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1 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [38.]. DELLA RANA, ET SUO FIGLIUOLO. » p. 376
cedendo al voler de la natura Vivi de la tua sorte ognihor contenta : tentar con pericol manifesto De le tue forze l’im
lla, che non volea per modo alcuno Folle patir d’esser minor del Bue, creder che colui, ch’era suo figlio, Lei madre vi
mette a far con cor superbo e vano Quel, ch’a ragion tentar non può, deve.     Dunque ascolti ciascun l’altrui cons
ragione la sua lingua mova ; Ché non sta con l’età sempre il sapere : sempre è gioventù mendace e vana. Non gli anni,
2 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [98.]. DELL’ASINO, E DEL VITELLO. » p. 
ò parmi, che sarebbe buono     Torci di questo loco periglioso,      il fulmine aspettar udito il tuono. Onde gli fu
ssa     Altri, che del padron il duro legno,     Sia ch’ei si sia ; temo altra percossa. Così non prende l’huomo sa
loco, e ancor Signore,     Pur che ne stia de la sua sorte al segno, provi stato del primier peggiore. Nulla è il lo
3 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [75.]. DEL LUPO, ET L’AGNELLO. » p. 155
Vide inchinato far simil effetto : E come quel, che di natura è rio, havea cagion, e pur volea trovarla Di venir seco
o vere o false Che sian, nel sen de la nequitia sua ; Con cui non val la ragion, né il vero. L’huomo possente e rio r
Che sian, nel sen de la nequitia sua ; Con cui non val né la ragion, il vero. L’huomo possente e rio ragion non sent
4 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [99.]. DEL CONTADINO, E GIOVE. » p. 
to l’anno governò a richiesta Del Contadino. Or finalmente avenne Che biada, né vin quell’anno colse Tanto sterile andò
governò a richiesta Del Contadino. Or finalmente avenne Che né biada, vin quell’anno colse Tanto sterile andò la terra
r del suo consiglio venne.     Così devrebbe ognun fidarsi in Dio, chieder più da lui quello, che questo : Ch’ei, cu
5 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [71.]. DELLA CORNACCHIA, ET LA PECORA. » p. 553
e l’insolenza tua ben ti dorresti, Ben t’avvedresti de la tua pazzia, lungamente te n’andresti altera. Ella rispose. Be
iò che puoi.     Così l’huomo insolente ancorché vile A chi non sa può mostrarsi rio Dà spesso impazzo : ché benigno
6 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [93.]. DE GLI ARBORI, E DEL PRUNO. » p. 262
alfin d’andar al Pruno, E dar a lui questo supremo grado. Et ei, che di sé, né d’altri havea Cura, che punto l’annoias
ndar al Pruno, E dar a lui questo supremo grado. Et ei, che né di sé, d’altri havea Cura, che punto l’annoiasse mai, Gi
to a ricercar l’altrui governo, Senza pensar qual sia l’ufficio suo : suole ambition di cure altrui Mover il cor di chi
7 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — A I LETTORI. DEL PADRE, E DEL FIGLIUOLO, che menavan l’asino. » p. 721
et uscir d’affanni e duolo. Il caminar a piedi era lor grato,      ’l debole animal di peso alcuno,     Perch’ei no
el giovine a cavallo     Camini, e a piedi il vecchio dispossente. trovaro alcun mai, cui grave fallo     Ciò non p
le,     Che far contento ognun pensa e s’ingegna     De l’opre sue, questo asseguir vale. Perché in natura tal disc
voglia si compiace ;     Chi loda il pan mal cotto, e chi l’adusto, pur Venere stessa a tutti piace. Chi vuol de l’
8 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [67.]. DELLA VOLPE INGRASSATA. » p. 24
Entrò in un tetto di galline pieno Per satiar di lor la lunga fame : difficil le fu la stretta entrata. Ma quando sati
he non hebbe il modo mai D’uscirne, e si dolea la notte e ’l giorno : restava però di mangiar sempre De’ polli il resto
9 (1180) Fables « Marie de France, n° 65b. Les loups » p. 688
sample recunte ici que tuit le lu sunt enveilli en cele pel u il sunt  ; la remainent tut lur eé. Ki sur le lu meïst bon
10 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [89.]. DEL LEONE INNAMORATO, E DEL CONTADINO. » p. 222
tado : E sì forte d’Amor sentì l’ardore, Che mai non havea ben giorno notte Pensando sempre a la fanciulla amata. Et pe
sicuro Era dal gran valor del fier Leone, Che non haveva più l’ugne, i denti, Non solo di negargli hebbe ardimento La
11 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [44.]. DEL SERPENTE, ET GIOVE. » p. 198
DEL SERPENTE, ET GIOVE. IN mezo d’una via stava il Serpente,      però ad altri facea danno alcuno,     Anzi sempr
12 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [6.]. DELLA CORNACCHIA, E LA RONDINE. » p. 229
e sempre mi consola,     È la medesma et a l’Estate e al verno,      accidente alcun giamai l’invola. Quel bene adun
13 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 194 » p. 139
lan, l’ayant aperçue, dit : « Tu n’as que ce que tu mérites, puisque, née oiseau, tu cherchais ta vie sur la mer. » Ainsi l
14 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [7.]. DELL’ASINO, IL CORVO, E ’L LUPO. » p. 190
iava, e in van scoteasi.     Il suo padron vedendol sen ridea :      per quello aiutar però moveasi.     Intanto un L
15 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [87.]. DEL CIGNO, E DELLA CICOGNA. » p. 95
sento, onde potria dir forse alcuno Ch’io non sia per sentir mai mal bene ; Io, che cangiato havrò sorte e figura, In
esti sfere, Che danno al tutto ognihor principio e fine. Così parlò : la Cicogna pote Dir altro contra a sue vive ragio
16 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [52.]. DELL’ASINO, LA SIMIA, ET LA TALPA. » p. 
si dolea che l’ampia fronte Non havea, come il Bue, di corne armata ; la Simia facea minor lamento Di non haver la coda
17 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [63.]. DEL LEONE IMPAZZITO, ET LA CAPRA. » p. 341
giù di campi un largo piano : Et da stupore, et gran cordoglio mossa, senza grave horror del suo periglio Tra sé medesm
18 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [50.]. DEL GRANCHIO, ET LA VOLPE. » p. 116
tosto l’afferrò per divorarlo. Ei che s’accorse del crudele effetto, scampo a sua salute haver poteva, Lagrimando tra
19 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [10.]. DELL’ANGUILLA, E ’L SERPENTE. » p. 
ispose il Serpe : Avienti questo Sorella mia, perché tu fuggi e cedi, forza mostri, onde far possi offesa A qualunque a
20 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [27.]. DELLE VOLPI. » p. 17
fuggissi. E tanto scorno, e dispiacer ne prese, Che viver non sapea, comparire Fra le compagne sue di quella priva. E
21 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [39.]. DEL DRAGO, ET LA LIMA. » p. 93
devria colui lasciar le imprese, Che impossibili sono alle sue forze, contrastar con quel, ch’è più possente Di virtute
22 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [86.]. DELLO SPARVIERO CHE, seguiva una colomba. » p. 
ustitia il vendicar il torto, Che l’innocenza da l’huom empio sente ; merita da gli altri haver perdono Chi fa senza ra
23 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 204 » p. 338
σιν. Codd. Ba 49 Bb 31. Dans la saison d’été, quand la chaleur fait naître la soif, un lion et un sanglier vinrent boire à u
24 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 344 » p. 375
abandonné même leur vrai propriétaire, avec qui la nature les a fait naître  ? » Il ne faut pas nous affliger des accidents qu
25 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [17.]. DEL CAVALLO E L’ASINO CARCHI. » p. 181
l tempo : onde ne nasce poi Che la soma di quel sopra lui cade Tutta, trova chi gli porga aiuto Per giusta ira del ciel
26 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [42.]. DEL LUPO, ET LE PECORE. » p. 451
  Tal l’huom bugiardo e di malitia pieno Rimaner suole a lungo andar, puote Sempre venir al fin del suo pensiero Con la
27 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [70.]. D’UN CANE, CHE TE- meva la pioggia. » p. 
le mie spese imparo     Fuggir così de l’acqua ogni periglio :      fuori uscir, se non è ’l ciel ben chiaro. Tal d
28 (1692) Fables choisies, mises en vers « Livre premier. — X. Le Loup et l’Agneau. » p. 155
moy tu médis l’an passé.
 Comment l’aurois-je fait si je n’estois pas  ?
 Reprit l’Agneau, je tete encor ma mere,
 Si ce
29 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [22.]. DEL TORO E DEL MONTONE. » p. 217
tue tutte, e far tue forze vane, S’io mi degnassi di contender teco, da cura maggior cacciato io fussi Al corso, che v
30 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [54.]. DEL CONTADINO, ET ERCOLE. » p. 291
SAVA un Contadin col carro carco Di biada per un calle assai fangoso, havendo i buoi per la stanchezza forze D’indi rit
31 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [77.]. DEL CINGHIALE, E LA VOLPE. » p. 224
Sarò da chi vorrà movermi guerra, Non havrò tempo d’arrotar i denti, d’altro far, ch’oprar l’armi e la forza. Però nel
32 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [94.]. DELLA VOLPE, ET DELLA SIMIA. » p. 
on ha in mente havuto. Chi servo è del Tiran vive in periglio,      li giova innocenza, o buon consiglio.
33 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE XXVI. Du Chévreau, et du Loup. »
mesmes que la Nature commet pour leur gouvernement. Ces Presomptueux naissent avec tant d’amour propre ; Ils s’estiment si gran
tion de leur esprit. Ils croyent bastardes toutes les plantes, qui ne naissent point en leur terroir : Ils jugent de la conduite
34 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [97.]. DELL’ALLODOLA. » p. 325
dopo andò la madre anchora Per procacciarne a i figli esca novella : apparve in tanto metitore alcuno. Ma quando più l
due messore porti, onde ambidue Noi farem cotal opra ad agio nostro, ad alcun altro havremo obligo alcuno.     Il c
35 (1692) Fables choisies, mises en vers « Livre premier. — XXII. Le Chesne et le Rozeau. » p. 70
iez pas tant à souffrir ;
 Je vous defendrois de l’orage :
 Mais vous naissez le plus souvent
 Sur les humides bords des Royaum
36 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [32.]. DE I TOPI. » p. 613
aglio al collo al Gatto ?     A tal proposta ognun muto restossi : seppe dar al ver risposta alcuna : E van restò di
37 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [23.]. DELL’ASINO, E ’L CAVALLO. » p. 357
olazzi e feste : Ond’esso mal pasciuto a le fatiche Sempre era posto, mai conoscea Il giorno da lavor da quel di festa,
38 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [37.]. D’UN VECCHIO, ET LA MORTE. » p. 60
In caricarmi del caduto peso, Che, come vedi, ancora in terra giace : da te cerco verun’altra cosa.     Così molti l
39 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [41.]. DEL PORCO, ET DEL CANE. » p. 
egli ti nudrisce et pasce Di miglior cibo ; perché allhor s’appressa ( vorrei dirlo) di tua vita il fine ; Quando egli h
40 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [43.]. DELLA GALLINA, ET LA RONDINE. » p. 192
de pene e guai,     Et è superbo a quel, che gli è più humile :      può placar un beneficio pio     Un cor, che nato
41 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [78.]. DEL PARDO, E LE SIMIE. » p. 
io. Tal l’huom, che studia al fin de le sue brame     Venir un dì, haverne il modo sente,     Dee con prudenza usar
42 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [82.]. DEL LEONE, ET LE RANE. » p. 141
vera cagion ; ché tanto offende, Quanto ferisce de la voce il suono : più oltra può far di quel, che ’l vento Opra, che
43 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [56.]. DEL TOPO CITTADINO, E ’L TOPO VILLANO. » p. 352
satiaro a pien l’ingorda fame, Benché tremanti, e di sospetto pieni : però si sapean levar da mensa Dal gusto presi del
or vi trarrete de l’error comune, Nel quale ognun precipitoso corre : stimarete l’oro, o ’l lucid’ostro, O le delicatis
44 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [85.]. DEL GATTO, E DEL GALLO. » p. 
d’ogni mal è padre ; e gli ricorda A non marcirsi nelle pigre piume ; per ciò canto fuor di tempo mai.     Soggiunse
45 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 356 » pp. 244-244
tu oses, tout nouveau venu, pousser de pareils cris, tandis qu’à moi, née à la maison, les maîtres m’interdisent de crier !
46 (1692) Fables choisies, mises en vers « Livre premier. — VIII. L’Hirondelle et les petits Oyseaux. » p. 39
a qui n’est pas loin,
 Que ce qu’elle répand sera vôtre ruine.
 De là naîtront engins à vous enveloper,
 Et lacets pour vous att
47 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [14.]. D’UN HUOMO, ET UN SATIRO. » p. 35
essendo di natura empi e malvagi, Sono vuoti d’amor, di fede scarsi ; conto fanno de l’amore altrui, Ma sprezzano egual
48 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [80.]. DELLA LEPRE E LA TESTUGGINE. » p. 226
breve spatio avanzar tutte Le fatiche de l’altro, e ’l tempo corso : s’accorge, ch’un sol continuo moto, Benché debole
49 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 100 » pp. 303-303
« Je n’en veux pas tant à la hache qui me coupe qu’aux coins qui sont nés de moi. » Il n’est pas si rude d’essuyer quelque
50 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 270 » pp. 82-82
disait en mourant : « Malheureux et insensé que je suis ! n’étant pas de parents guerriers, pourquoi suis-je parti en g
51 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE CXV. De la Chauue-souris, et du Buisson, et du Plongeon. »
nt au Buisson, c’est la marque d’une humeur pesante, qui n’estant pas née aux grandes choses, demeure enracinée dans une pl
52 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [1.]. DELL’AQUILA, ET DELLA VOLPE » p. 1
ervar de l’amicitia vera Le ragion sante, e con l’honesto il dritto : per cagion benché importante assai, Che dal giust
53 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [84.]. DEL LEONE INVECCHIATO, ET LA VOLPE. » p. 16
ssuna guardar verso l’uscita : Ond’io fo stima molti esservi entrati, fatto haver alcuno indi partita : Però lasciovi i
54 (1300) Fables anonymes grecques attribuées à Ésope (Ier-XIVe s.) « Chambry 222 » pp. 155-155
rit : « Mais l’an passé tu as insulté mon père. — Je n’étais pas même à cette époque, » répondit l’agneau. Alors le lou
55 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [40.]. DEL CERVO, E ’L CAVALLO, E L’HUOMO. » p. 269
lui, di cui già possessore Si sente, e haver tutte le forze in mano ; vuol haver per altri indarno speso Il valor propr
56 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE XVIII. De l’Arondelle, et des autres Oyseaux. »
ent jugeant tous leurs advis reprochables. Mais de quelque source que naisse ceste imprudence, soit de l’une de ces causes soi
57 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE XXXVIII. De l’Esprevier, et de la Colombe. »
n la Terre saincte, et par Othoman en l’Asie Mineure, quoy qu’il fust sujet et serviteur de Saladin leur Roy ? Tout de
58 (1570) Cento favole morali « CENTO FAVOLE MORALI. raccolte, et trattate in varie maniere di versi da m. gio. mario verdizoti. — [21.]. DEL TOPO GIOVINE, ET. la Gatta, e ’l Galletto. » p. 716
plice è come tu semplice sei, Tutto benigno, e pien di scherzi vani ; mai del sangue altrui si nutre e pasce : E sol pe
59 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « A MONSEIGNEUR. MOROSINI, AMBASSADEUR. ORDINAIRE DE LA. SERENISSIME REPUBLIQVE. DE VENISE, PRES DE SA MAJESTÉ. TRES-CHRESTIENNE. »
’est encore une chose comme fatale à ceux qui en sont sortis, d’estre nés aux grandes Negotiations, où ils ont accoustumé d
60 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE XII. De l’Aigle, et du Renard. »
ants, encore qu’à la verité ce soit une chose indigne d’un homme bien de tomber en cét inconvenient envers qui que ce s
61 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE CXI. De Venus, et d’une Chatte. »
t souffert les approches de leurs Valets ? bref, combien de personnes nées de familles ennemies, qui se sont naturellement e
62 (1660) Les Fables d’Esope Phrygien « LES FABLES D’ESOPE PHRYGIEN. — FABLE CXIII. Des Coqs, et de la Perdrix. »
et mediocre injure. Il est donc certain qu’une ame genereuse, et bien née , pour estre outragée n’en perdra jamais la tranqu
63 (1570) Cento favole morali « Présentation »
co Corradi, 11 octobre 2016 Biographie Giovan Mario Verdizzotti, à Venise entre 1537 et 1540 et mort entre 1604 et
64 (1893) Les fabulistes latins depuis le siècle d’Auguste jusqu’à la fin du moyen âge. Tome I : Phèdre et ses anciens imitateurs directs et indirects pp. -818
rects de Phèdre ont à leur tour été imités, et de ces imitations sont nées de nouvelles collections de fables, qui, à défaut
em Pierio mater enixa est jugo. C’est sur le mont Piérus qu’il était . Il est vrai que plusieurs critiques, parmi lesqu
nt implicitement quel était le versant du Piérus, sur lequel il était  ; car ce mont, comme l’Olympe et l’Ossa, était co
Ossa. » Comme la Thessalie dépendait de la Grèce et que Phèdre se dit , non pas en Grèce, mais dans le voisinage, il fau
é les noms de ces deux poètes de la Thrace que pour se justifier, lui plus près qu’eux de la Grèce, d’être entré dans l
omme le Père Desbillons, que Phèdre a voulu dire que Linus et Orphée, nés en Thrace, n’étaient pas autant que lui voisins d
vec le Père Desbillons et avec Schwabe que Linus et Orphée avaient pu naître dans la partie de la Thrace restée en dehors de l
is le Scythe. C’est à eux qu’il fait allusion, quand il dit qu’il est plus près de la Grèce, et il ajoute que son pays
rèce, et il ajoute que son pays plus voisin du foyer des lettres a vu naître Linus et Orphée. Qu’on lise toute la période qui
e à sa voix25 ! Mais, objectera-t-on, comment se fait-il que Phèdre, en Macédoine, ait pu se dire le compatriote des p
ce et sa nationalité, j’aurais à indiquer la date à laquelle il était . Mais sur ce point les documents font défaut, et
imativement fixée. Il a été également impossible de savoir s’il était dans l’esclavage, ou si, né libre, il y était ens
également impossible de savoir s’il était né dans l’esclavage, ou si, libre, il y était ensuite tombé. Il en a été enfi
rre Pithou fut l’aîné des deux enfants issus de cette union. Il était à Troyes, le 1er novembre 1539. Son père, qui éta
re savoir que Jacques de Bongars, seigneur de Bauldry et la Chesnaye, à Orléans en 1554, décédé à Strasbourg en 1612, a
on mariage avec Louis Le Peletier, secrétaire du roi, ajoute Grosley, naquit l’illustre Claude Le Peletier, qui succéda au gra
l il est tombé me fait un devoir de rappeler ce qu’il a été. Il était à Orléans, en 1568, c’est-à-dire dans la ville et
l’ouvrage, je crois devoir dire d’abord quelques mots de l’auteur. Il naquit , en 1430, à Sassoferrato, sur les confins de l’Om
avant, parcourait l’Europe. Il se nommait Jacques-Philippe d’Orville. le 28 juillet 1696, il avait d’abord été confié à
avait pas été moins rude. L’autorité, qui s’attachait à son nom, fit naître des doutes, et, il faut bien le dire, ils furent
. « Phèdre lui-même, lui écrivait-il207, a fait connaître qu’il était en Thrace, dans la partie de ce pays voisine de l
l n’est pas besoin de supposer qu’il n’a voulu parler que des auteurs nés à Rome pour trouver dans son langage une explicat
’écriture, et c’est d’abord par la tradition qu’elle s’est conservée. Née dans l’Inde, elle.se trouve dans les plus anciens
ait celle d’un moine nommé Adémar. Adémar, qu’on appelle aussi Aymar, naquit vers 988, à Chabanais, localité située à distance
ue ce personnage eût existé, ces mots ne permettraient pas de le dire à Athènes. Au moins l’époque de sa vie était-elle
eux collections a été la fille de l’autre, ou si toutes les deux sont nées des fables de l’Æsopus ad Rufum, dont on pourrait
collections du manuscrit de Wissembourg et de Romulus sont deux sœurs nées de cet Æsopus, dont elles diffèrent un peu l’une
rles Burney, de qui je vais d’abord en quelques mots retracer la vie. , le 4 décembre 1757, à Lynn dans le comté de Norf
utes les autres. Elle fut publiée par le Dr Henri Steinhöwel, médecin à Wyrms, qui exerçait à Ulm sa profession, et imp
§ 8. — Éditions de Venise de 1493 et 1494. Hermann Liechtenstein, à Cologne, mais établi à Venise, imprima de 1493
à quel personnage il se rapporte. Aussi n’en dirai-je que deux mots. en 1057, à Lavardin dans le Vendômois, Hildebert
i, plein d’amour pour les lettres et les fruits heureux qu’elles font naître , passa sa vie à former une bibliothèque distingué
înent comme les événements politiques. Les fables en vers de Walther, nées du Romulus ordinaire, extrait lui-même du Romulus
te et son contemporain, en fut, comme lui, le traducteur poétique. Il naquit à Saint-Alban, au mois de septembre 1157. Tanner,
parce que l’autre collection, enfouie dans le monastère où elle était née , ne lui était pas connue. Il m’est facile de just
Au contraire, dans toutes les collections qui m’ont paru directement nées du Romulus primitif, elle appartient au livre I.
s montrer qu’ils ne peuvent être issus l’un de l’autre et qu’ils sont nés d’un auteur commun qui ne peut être que le Romulu
bles, on n’a plus de texte latin qui permette de savoir si elles sont nées du Dérivé complet ou si au contraire ce dernier e
e qui n’était peut-être pas bien nécessaire, établi qu’il n’était pas du Dérivé complet, mais encore j’ai, ce qui était
    Le Dérivé hexamétrique n’est pas la seule collection poétique née de la prose du Romulus de Nilant. Il en existe un
Phèdre, livre IV, 1re partie, fable v. 68. Adry (Jean-Félicissime), , en 1749, à Vincelotte, petit village de la Bourg
oyez p. 749 et suivantes. 75. Beaucousin (Christophe-Jean-François), à Noyon en 1731, fut reçu avocat au Parlement de
voici comment M. Fétis s’explique sur son origine : « Que Guido soit à Arezzo, cela ne paraît pas pouvoir être mis en
nom d’Aretinus. « Cependant il s’est trouvé des auteurs qui l’on fait naître ou du moins vivre en Normandie, en Allemagne, en
stiani Liebezeit, in-18. (Voyez p. 350 et 351.) 151. Louis Jacobilli naquit à Rome en 1598. Laborieux compilateur, il dirigea
-12. (Voyez articolo XV, nº XLIII, p. 455 à 468.) 154. Apostolo Zeno naquit à Venise, le 11 décembre 1668. Littérateur consci
par d’autres portant celui de Barbou. 165. Sanadon (Noël-Estienne), à Rouen le 16 février 1676, entra dans la Compagn
urut à Paris en 1731. 166. Valart (Joseph), grammairien et critique, naquit au hameau de Fortel près de Hesdin, dans le diocè
age, p. 399. 180. André Contrario, littérateur du xve  siècle, était à Venise. Æneas Sylvius, son ami, étant devenu su
III, pages 574 et suivantes. 290. Le diacre Paul, historien lombard, naquit vers 730 à Aquilée selon les uns, vers 740 à Civi
tium. Romæ, 1483, in-4º. 308. Laurent de Médicis, dit le Magnifique, le 1er janvier 1448, succéda à son père Pierre Ie
la Raccolta Pesarese, etc. N. R., t. XXIV, p. 23 et s. 414. Morelli, à Venise le 14 avril 1745, a été un des premiers
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