scure per caso a lui di mano Uscita andò di quello insino al fondo :
Onde
il meschin piangea dirottamente La sua disgratia
lui s’era la sua. Il leal Contadin rispose il vero, Che sua non era :
onde
Mercurio tosto Finse di novo di cercar la sua, E
rte Di lasciarsi cader allhor la scure In mezzo il corso de le rapide
onde
: E finse lagrimar con gran sospiri, E gran quere
E finse lagrimar con gran sospiri, E gran querele la sua dura sorte.
Onde
Mercurio, che sapea l’inganno Del fraudolente, im
i ; e finto anch’egli seco Di volergli trovar la scure sua, Fuor de l’
onde
una d’or tosto ne trasse, Ch’al peso, e a l’occhi
na. Se uscir vuoi di tal loco, ti conviene Astenerti dal cibo,
onde
ti pasci : Che così tornerai, come eri prima, Sma
onde ti pasci : Che così tornerai, come eri prima, Smagrita e scarna,
onde
dal picciol buco Passar potrai dove vorrai sicura
ieme. Così fa l’huom, ch’ognihor vivuto sia In mediocre stato,
onde
quieta Menò sua vita, e senza alcun travaglio, Qu
ature allegra vista : E cominciò con appetito immenso Far ogni prova,
onde
potesse haverne. Ma per ben ch’ella alzasse i piè
rrivar a quel pendente cibo, Però mai non ne giunse un picciol grano.
Onde
vedendo ogni sua speme vana Se ne ritrasse, et a
iudicio altrui, restar d’accordo Di far l’Aquila in ciò giudice loro.
Onde
esponendo sua ragion ciascuno Dinanzi a lei, che
po breve spatio a lei tornaro Ciascun mostrando a lei la preda fatta.
Onde
mostrando il Nibio con gran suono D’altera voce u
con l’effetto Chiara ciascun di voi fatto m’havete Del valor dubbio,
onde
pendea la lite, Mia sentenza sarà, che quanto men
e uscito Per novello disio di trovar cibo, Che gli gustasse fuor de l’
onde
salse ; Onde pascendo a suo diporto andava Lungo
novello disio di trovar cibo, Che gli gustasse fuor de l’onde salse ;
Onde
pascendo a suo diporto andava Lungo a la spiaggia
Scorrean nel mezo a la seconda un fiume Portati a galla da le rapide
onde
. Ma perché quel di terra assai più lieve Scorrea
e : Et legatosi seco in compagnia Volesse far quel periglioso corso :
Onde
l’altro gli diè simil risposta. Non m’è di
: E volse dar principio (a quel ch’io stimo) Di far lo stame,
onde
trahesse poi Mille mistier, ch’in verso io n
A prohibirne il mal, ch’essa comprende : E dice, che quel seme,
onde
si duole, Devrebbe trarsi pria, che n’esca l
no Vive di farle offesa, e la ricetta Dentro a’ suoi tetti,
onde
l’osserva ognuno. E in prender gli altri augell
stanca dal continuo volo Per posar sopra un sasso al pian discese : D’
onde
un uccellator, ch’ivi la vide, E la prese di mira
rte giunta, L’ali allargando declinò lo sguardo Verso l’offesa parte,
onde
sapesse La ria cagion dell’improviso colpo. Et ve
iudice del fatto Chiamar d’accordo la sagace Volpe. Or dato il segno,
onde
ciascuna havesse A cominciar il destinato corso P
renza di colui, Che molto inferior di ciò si vede, Quando opra tenta,
onde
l’honore importi ; Che confidato nella sua virtut
ccia, che la confidenza A la sciocchezza è figlia, e a l’otio madre ;
Onde
ne nasce l’infelice prole Biasmo, e vergogna, e d
lte sponde in un profondo pozzo, Stando per affogarsi adhora adhora :
Onde
di là passando a caso il Lupo ; Che tratto dal ro
amicitia loro Ch’ei volesse calando al basso un laccio Darle materia,
onde
salir potesse, Prestando aiuto a lei, ch’era sua
ova depose a punto allhora, Che incominciavan biancheggiar le spiche.
Onde
matura a pieno era la biada Quando anchor non hav
no il volo appreso I pargoletti figli anchora ignudi Di quelle penne,
onde
sian atti al volo. Però qualunque volta iva per c
asser ciò, che seguitar devea. Così quel giorno non comparse alcuno :
Onde
il padron de la matura biada Giunto verso la sera
sogno ; Fa’ che tosto diman, figlio, per tempo Qui due messore porti,
onde
ambidue Noi farem cotal opra ad agio nostro, Né a
ir di cani e cacciatori Da un campo non lontan strepito fiero.
Onde
già volto in fuga a tai romori Corre veloce
giovamento, E prezzar quel, che gli è d’aspro tormento Cagione,
onde
rimane afflitto e mesto. Non quel, che par ; ma
facea, non potea trarla Se ben s’affaticasse più d’un giorno.
Onde
la Volpe a lui, che liberarla Come amico vol
ma havranno a trarmi Quel poco, che mi resta entro a le vene ;
Onde
potrei più in fretta a morte andarmi : Tal c
di trarla seco A i superni del cielo immensi campi Per darle il modo,
onde
volar potesse. Il generoso augel, che non
diè in preda al fato. Così la miserella, che non have L’ali leggiere,
onde
sostenga il peso Del debil corpo suo terreno e gr
Uccel, che per natura odia la luce, E senza piume sol di notte vola,
Onde
di Vespertiglio il nome prese, Benché Nottola anc
li un Topo, la cui specie sempre De la sua propria fu crudel nimica :
Onde
rispose il Vespertiglio allhora, Ch’ella prendea
a contra di lei, con lei sì forte Sdegnato, che volea mangiarla viva.
Onde
l’astuta al meglio che potea In sé raccolta, et f
sitarvi, non fu già per altro, Che per cagion di quel perfetto amore,
Onde
di tutto cor v’amo, e desio In tutti i modi la sa
prezzar, se nell’estate sola Esser a pena tal da te vedeasi ?
Onde
la mia, che sempre mi consola, È la medesma
t brûlot, Et puis nacelle, et puis balot ; Enfin bâtons flotans sur l’
onde
. J’en sçais beaucoup de par le monde A qui cecy c
o un Corvo ivi pasceasi, Et la ferita assai maggior facea ;
Onde
il mischin ragghiava, e in van scoteasi. Il
sua natura apprezza, E tien dal ciel per dono e caro e bello.
Onde
l’huomo ignorante e l’odia e sprezza, Come c
iorno uscita a la campagna De l’humil tana per cercar d’intorno Cosa,
onde
trarre a i pargoletti suoi Nati potesse l’odiosa
Con alquanti carboni accesi intorno Rapida salse al suo superbo nido.
Onde
soffiando a maggior furia il vento In quello già
la piacesse haver riguardo A i figli suoi se gl’incontrasse a sorte :
Onde
perch’ella non prendesse errore Le diede il segno
on mai più da lei veduti figli Nell’aspro nido quasi anchora impiumi.
Onde
dal cantar loro horrido tratta Tosto vi corse : e
ie mie passate : Io canto appresso la futura pace, E l’eterno riposo,
onde
la vita È priva sempre, e da continue cure Di pro
sempiterna pace. Ché, se ben quello io non sarò, che adesso Mi sento,
onde
potria dir forse alcuno Ch’io non sia per sentir
esse per lui preghi a gli Dei Ch’ei ricovrasse il suo vigor primiero.
Onde
la madre rispondendo disse. Deh come sarà mai, fi
corne armata ; Né la Simia facea minor lamento Di non haver la coda,
onde
coprisse Le parti, che modestia asconder suole. T
i più in mezo del liquor profondo De la vicina morte in mano andava ;
Onde
vedendo non poter fuggire L’odiato fin de la peno
Perché col tempo l’ignoranza folle, E la sua ambition si fa palese ;
Onde
additato è con vergogna e scorno. Chi veste de
s,
Tantost on les eût vûs coste à coste nager.
Tantost courir sur l’
onde
, et tantost se plonger,
Sans pouvoir satisfaire
inse sì col velenoso morso, Che lo traffisse di mortal ferita.
Onde
il Corvo sentito esser già preso Da lui, che suo
bia ucciso. Ché, benché degna di supplicio sia L’ignoranza,
onde
m’hai così deriso, Sarebbe a mia virtù di po
Avienti questo Sorella mia, perché tu fuggi e cedi, Né forza mostri,
onde
far possi offesa A qualunque a tua vita insidia p
comparire Fra le compagne sue di quella priva. E per trovar il modo,
onde
potesse In compagnia di tutte l’altre meglio Soff
le spugne bevendo il grave humore A doppio il caricar di doppia soma.
Onde
restando in lui l’usata forza Oppressa sì dal non
icati cibi Per sua salute, ma si astien dal troppo, Che nuocer suole,
onde
tal vitio nasce ; Sovente casca in misera fortuna
eva giunto assai vicino a morte, E di ciò sparsa era la fama intorno.
Onde
per visitarlo allhor si mosse Con cor maligno, e
villanel, ch’a lui tese le havea, Dando di capo alfin restò prigione.
Onde
a pregar si diè con humil voce Colui, che preso i
in parte Talhor levargli del suo ufficio il peso Per picciol tempo :
onde
ne nasce poi Che la soma di quel sopra lui cade T
dendo Dal suo vestir ch’ei fosse il suo pastore) E volse dar la voce,
onde
il volgesse Al pensato camin, fiero ullulato Fuor
et infinita copia : Perch’un manico farne esso volea A la sua scure,
onde
tornato a casa Fornir potesse alcuni suoi lavori.
civa de l’albergo usato Per gran timor, che di bagnarsi havea.
Onde
da un altro Can, ch’era già stato Nel comun
trer tout à l’heure.
Un Agneau se desalteroit
Dans le courant d’une
onde
pure.
Un Loup survient à jeun qui cherchoit avan
erie note Di far ingiuria al misero, che oppresso È da cura maggiore,
onde
si vanta Poi vanamente de le proprie forze, Mentr
Corvo sopra un’alta quercia ; Et un pezzo di cascio havea nel rostro.
Onde
l’astuta Volpe, che ’l vedea, Cominciò seco ragio
denti suoi più acuti e lisci, Per oprarli per arme a’ suoi bisogni :
Onde
la Volpe ivi passando a sorte Lo domandò per qual
ndo tu per due coda bastante, Ond’io pur non ve n’ho picciolo segno ?
Onde
la Volpe a lei così rispose. Conosco troppo il ve
questo loco periglioso, Né il fulmine aspettar udito il tuono.
Onde
gli fu da l’Asino risposo : Togliti pur di q
À de’ Topi il Senato in un raccolto Fece consiglio di trovar il modo,
Onde
campar l’insidie e i tradimenti, Che lor tramava
regge ; E rapito un agnel ne i curvi artigli Levossi, e via portollo,
onde
si tolse. Il che vedendo il Corvo non lontano De
nte in breve ne mangiò, ch’alfine La vite ne restò spogliata affatto.
Onde
tornando i cacciatori allhora Per quel confine, e
er sur le bord d’un Estang. Grenoüilles aussi-tost de sauter dans les
ondes
, Grenoüilles de rentrer en leurs grottes profonde
arole, e par che non risponder brami Fin che ’l tempo non venga,
onde
sicura Risponder possa a tanta sua pressura.
un dì passando in certo loco Fermò sopra d’un chiodo a caso il piede,
Onde
restò trafitto amaramente Da quel, che dentro tut
uesto il più saggio, E d’huom, che fosse di prudenza specchio.
Onde
credeano in pace a tanto saggio D’openioni a
se tutti far contenti Potea pur, prese alfin novo partito,
Onde
tanti parer fossero spenti. E scendendo col fig
he la pelle facile a smarrire L’apparente beltà, ch’offender puossi :
Onde
la mia non può sentir offesa Mentre con essa mi r
l’utilità vil di quel frutto Il proprio honore alcun di noi vendesse,
Onde
il nome divin restasse infame. Udito ciò l
uò là su arrivarle, Fatto ogni prova, alfin partito prende,
Onde
possa di là con arte trarle. Finge far un gran
lasciò il Villano Sempre la cura del governo a Giove D’ogni stagione,
onde
si volge l’anno. E sempre quello in buona parte p
lanoit, faisoit la ronde, Voit d’enhaut le pauvret se debattant sur l’
onde
. Il fond dessus, l’enleve, et par mesme moyen La
e, che la custodia havesse De gli altri, e sopra lor dominio e regno.
Onde
il Pavone gran broglio facea D’esser quel desso,
is vous n’estes pas en estat
De passer comme nous les deserts et les
ondes
,
Ny d’aller chercher d’autres mondes.
C’est pou
stretta amicitia eran congiunti, Ma non però di conversar frequente :
Onde
acciò più crescesse il loro amore Cominciaro anco
dietro a i suoi con certo filo, Che per tal opra a lui recato havea.
Onde
il meschin, ch’allhor non intendea Qual fosse de
no anch’esso venne A poco a poco a lasciar giù le parti Del mantello,
onde
pria tutto era chiuso : Indi sentito assai maggio
ntia del suo leggiadro aspetto, E de l’alta virtù del suo bel canto :
Onde
abbracciarlo come caro amico Ella voleva, et nel
tri accordo brama, A non lasciarsi tor l’armi di mano, Od altra cosa,
onde
sua forza penda : Perché puote avenir, che ’l suo
d’una Quercia in cima un ramo, E per farlo da quel scender al piano,
Onde
potesse poi di lui cibarsi, Trovò un’astutia : et
giovine solea, Andando a caccia francamente il vitto. E via cercando,
onde
scacciar la fame Potesse, e prolungar sua vita qu
anta ricchezza allegra vivo De’ frutti miei con mio grande ornamento,
Onde
il cielo e la terra in pregio m’have, Possa sì fa
ime, et que tout pullule dans le monde ; Monstres marins au fond de l’
onde
, Tigres dans les Forests, Aloüettes aux champs. U
rt’armi, e da l’ingegno humano Alfin restò miseramente ucciso.
Onde
il Cavallo al fin de le sue voglie Venuto homai,
il Poëte, L’injure se grave en metail, Et le bien-fait s’escrit en l’
onde
: Au lieu que, s’il eust mené une vie modeste et
va in vista humano Sol per assicurar tua puritade Di farsegli vicina,
onde
potesse Dapoi satiar di te sua ingorda fame. Però
o, Che d’un palazzo era terreno albergo, Tutto odorato di soavi cibi,
Onde
abondante era d’intorno e pieno. Quivi senza aspe
arma les rochers et les bêtes des bois Et de l’Hèbre emporté retint l’
onde
à sa voix25 ! Mais, objectera-t-on, comment se f
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