. Io lodo, e ammiro in te, che subito dal sacro tempio uscendo, quali
da
un ardente fornace di celeste zelo, diventasti ma
ma, e santa risoluzione, ben degna di essere imitata ; come fu subito
da
quelle Comiche convertite ; poiché illuminata Com
omiche convertite ; poiché illuminata Cometa, e con lei Nicosa, prima
da
Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babil
, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della grazia, e poi
da
Babila con la chiarezza di tale esempio, si compu
, e le Statue disoneste non sono permesse in Pubblico scandalosamente
da
Buoni Cristiani, cosi non è permissibile la Comme
renze. Si può stampare. Firenze lì 8 Gennaio 1645. Io Gio. Muzzarelli
da
Fanano Inquisitor Generale. Alessandro Vettori Se
Q. 5. E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto fatto
da
S. Carlo contro i Commedianti, e Ciarlatani ? Pag
i nel pubblico Teatro ? Pag. 157 Q. 14. La Comica può vestirsi
da
uomo comparendo a saltar, o a far altri giochi ne
Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle
da
molti altri luoghi del Mondo. Pag. 179 Q. 3.
o. Pag. 183 Q. 4. Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti
da
Donne nel Teatro. Pag. 188 Nota. Della princ
agione per la quale non si approva la comparsa dei Giovanetti vestiti
da
Donna per le pubbliche scene del Teat. Pag. 195
Comiche le levò dal Teatro. Pag. 244 Q. 14. perché lo scritto
da
alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono
m est »Ser. De Fas. Dom.. E è ben ragione lo stimolare, che si ritiri
da
morte, chi pericola nella vita : anzi è legge pre
acchioso dorme nell’iniquità. Io adunqueam secondo i detti registrati
da
questi gravissimi Dottori, e santi Padri dico, ch
i da questi gravissimi Dottori, e santi Padri dico, che chi considera
da
senno il manifesto periglio di molti, e non si mu
e biasimato, acciocché s’emendi, per non rendersi biasimevole, è cosa
da
non biasimarsi ; ma biasimando chi non deve biasi
na la buona volontà. Quesito Primo Le moderne Azioni si recitano
da
mercenari Comici secondo la debita, e cristiana m
ativa efficacemente alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita
da
persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento i
do detto l’Istanza ; ove con la risposta moltiplicata a molti Quesiti
da
noi si concluderà, che le moderne Azioni non si r
i Quesiti da noi si concluderà, che le moderne Azioni non si recitano
da
molti secondo la debitabb, e cristiana moderazion
m invitis profutura. »bh Cioè. Voi mi dite. E fino a quando sentiremo
da
te le medesime cose ? E io vi debbo dire. E fino
hiaro lume ci recano gli illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri :
da
libri di questi, come da luminosi corpi si spicca
illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri : da libri di questi, come
da
luminosi corpi si spiccano moltiplicati raggi, pe
llazzevoli trattenimenti elegge il godimento della Commedia, la quale
da
modesti Comici rappresentata ricrea con dolcezza,
on fiere: non ischerzabt con fuochi artificiatibu: non danza con dame
da
por gelosia: fugge i rumori, e spende poco. Tacci
a por gelosia: fugge i rumori, e spende poco. Taccio il resto scritto
da
Beltrame, per aggiungere un poco scritto dal Comi
ercenari Commedianti ? Ricalcherò qui brevemente il chiodo battuto
da
me altrove in questa materia: e ora solamente ric
da me altrove in questa materia: e ora solamente ricordo, che un’Arte
da
tristi esercitata pregiudica bene spesso alla fam
tempi indebiti. E sotto questi termini, e con questo modo prescritto
da
San Tommaso fu data una volta la licenza ad alcun
da San Tommaso fu data una volta la licenza ad alcuni Comici virtuosi
da
S. Carlo Borromeo con un pubblico Decreto autenti
Quinto E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto, fatto
da
S. Carlo contro i Commedianti, e Ciarlatani ?
debita moderazione, e tali sono i viziosi degni di essere discacciati
da
tutti, e castigati. Non merita goder buona raccol
iluppo nn si rinchiudono quei Corsari Illustri, che sgombrano il mare
da
Ladroni Pirati, e che suppongono ai nemici dellac
, e che suppongono ai nemici dellacc nostra fede: che vi è differenza
da
chi ha per arte il furto, a chi ha per fineg guer
lontani dall’esercizio de’ Mimi, e Buffoni, quanto i Corsari Illustri
da
Pirati. » Questa risposta di Beltrame non mi disp
né mi par un suono stonato, né ingrato all’orecchio; tuttoché venga
da
un Comico Cantore, e non da uno scolastico Presso
né ingrato all’orecchio; tuttoché venga da un Comico Cantore, e non
da
uno scolastico Pressore: perché veramente par, c
ne non fu necessario che si parlasse con distinzione de’ Comici buoni
da
cattivi nel Decreto Sinodale; perché fu formato p
ici virtuosi: o che o fosse ben capace dell’arte Comica, io lo cavocd
da
questo avvenimento. » Sin qui Beltrame. E qui par
escovo col 2. Decreto favorevole mostrasse co’ fatti, che il primo fu
da
lui stabilito senza aver piena contezza dell’Arte
i concedere le licenze, o negarle, o moderate, quando si fa l’istanza
da
Commedianti per ottenerle. Dunque non è probabile
enza: perché conveniente si è, che i Principi, e i Magistrati caccino
da
sé le persone sospette, e perlopiù perniciose: e
osa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica di recitare
da
Comici usata nel suo tempo, la quale era tanto re
edianti. Terzo, perché mirò al modo di parlar, e scrivere usato quasi
da
tutti i Dottori, che trattano della Comica : poch
opere buone e dicano delle sante Orazioni: bisogna, che si astengano
da
tutti i peccati mortali, se vogliono la salute. Ô
iano. Ma come quel numeroso racconto di tante virtù, poste ne’ Comici
da
Beltrame, non scacciaci lungi da sé l’abito vizio
nto di tante virtù, poste ne’ Comici da Beltrame, non scacciaci lungi
da
sé l’abito vizioso del parlar disonestamente in s
elle tante perfezioni per ordinario sono manifeste a poche persone, e
da
poche credute: ove all’incontro le imperfezioni T
e’ Savi si giudicano simili a quelli, de’ quali S. Bonaventura citato
da
Beltrame fa un presupposto tale, come se fossero
conventiam negotii, seu personæ. » Tocca il Santo Dottore sette Capi,
da
quali possiamo prendere la ragione dell’Azione il
aietano nel Commento di quel luogo di S. Tommaso. « Invitatoria verba
da
mortalem lasciviam. » Come se un Comico nella sce
cte questo Comico; e piacesse a Dio, che il detto suo fosse praticato
da
tutti i Comici cristianamente; ma nella pratica s
o molte in particolare; e quindi inferiamo che le parole brutte dette
da
loro, non mortali di lor natura, diventano mortal
ualche equivoco osceno, almeno coperto con parole belle, e noi inteso
da
tutti ? come una Cortigiana comparisce amantatact
troppo rigore; e mostra, che non si vogliacu concedere materia alcuna
da
ridere agli spettatori, che alla fine vanno alla
equivoco, e quasi vestirlo con belle parole, acciocché non sia inteso
da
tutti, non toglie, che non sia in se stesso vizio
ita secondo l’uso della casta Diana, rimane Venere per realtà, se ben
da
tutti talvolta non è conosciuta. Non voglio tacer
hé possono cavare i ridicoli, per muovere diletto, e riso onestamente
da
molti capi onesti ; come insegnano i maestri, per
a del parlare, dall’iperbole, dalla metafora, dall’interpretazione, e
da
altri capi : senza che dica dalle persone, quali
lla oscenità, che è un capo bassissimo, trivialissimo, e lontanissimo
da
ogni buona, e consumata civiltà poiché a parere d
onorata Cittadina: acciocché tutti gli Auditori godessero di sentire
da
lei onesti, e ingegnosi ridicoli, e non brutti e
n tutto ciò mi piace più dire col parere di molti Teologi interrogati
da
me sopra questo punto, che in semenza di S. Tomma
um ad hoc sufficiat » : se una parola basti per quello ; sia trattata
da
S. Tommaso; però volgo il pensiero ad altri Dotto
esto senso. « Non dico, scrive egli,che in Commedia si nomini peccato
da
far’ arrossir i Giovani puri, o le semplici Fanci
tta la Commedia illecita, e in degna di onorato recitamento. Ho udito
da
un Comico, che vide, e è buon testimonio in quest
ceno. Io non scrivo cosa formata nella mia immaginazione, ma ricevuta
da
persona di molto credito, e degna di gran fede. I
pparenza di altra oscenità : e subito ordinò, che si restasse affatto
da
tal recitamento: onde l’Autore della composizione
o di Sicilia. Vi vennero i Commedianti, si fecero le zioni. Un giorno
da
un Comico fu fatto, per far ridere notabimente gl
bimente gli spettatori, un gesto di tanta indegnità, così fu riferito
da
chi era presente, che tutti, e tra tutti anche i
vergognarono, che calarono unitamente gli occhi alla terra, oppressi
da
gran vergogna, e niuno rise. Or qui, chi legge qu
peragatur. » E questo gran male procede dalla malvagità de’ Comici, e
da
malvagi tempi. « Istrionum improbitare, e perdito
emporum consuetudine. » Gambacorta in un Trattato manuscritto, veduto
da
me in Palermo, dice delle Commedie correnti del s
ultimi cinquanta, e più anni la Commedia si è riformata perfettamente
da
queste imperfezioni. Io replico. Piacesse alla Di
icatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato
da
un gran Signor Ecclesìastic a fare una gagliarda
osamente, e indubitamente raccogliere, e concludere, che sono oscene,
da
questo solo accidente, che narro, tacendo gli alt
o richiede l’Azione, che recitiamo. Or qui noi di grazia argomentiamo
da
questo fatto ; se quel Comico, e quella Comica er
penetrante acutezza dell’occhio vagheggiatore, possono essere scusate
da
colpa mortale; quando ciò sia conforme all’uso de
ili, e oneste Rappresentazioni. Ma consideriamo gli altri capi tocchi
da
S. Tommaso, e che appartengono all’uso moderato d
udo abstinendum est a nocivis proximo », dice un Teologo, e lo piglia
da
S. Tommaso, il quale scrive, che l’ufficio Istrio
Sacerdotale. » Ma se quel virtuoso Sacerdote sentì pungersi il cuore
da
giusto rimorso; pensiamo noi, che tutti ciò senta
voglio dir altro de nocumentido: e voglio anche tacere il tempo, che
da
S.Tommaso è chiamato indebito; perché basta quel
sona. Silvestro dice che non si facci con negoziato d’incantesimi, né
da
persone Ecclesiastiche. « A personis Ecclesiastic
exercere. » Il decoro non comporta, che tali Azioni siano esercitate
da
personaggi Clericali. E aggiunge. Illecita è quel
agesima. »De Tem. Cit. de Eutropelia.Esercitar non si deve cotal’Arte
da
Sacerdoti, né da Religiosi, né in Chiesa, né in t
Cit. de Eutropelia.Esercitar non si deve cotal’Arte da Sacerdoti, né
da
Religiosi, né in Chiesa, né in tempo del sacro di
25. E questo può bastare per dichiarazione dei sette punti accennati
da
S. Tommaso intorno all’uso lecito dell’officio Is
le operazioni del Re sono riposte nelle cose davvero, e non in quelle
da
burla; e volendo egli con la propria persona porg
volendo egli con la propria persona porger diletto ai sudditi in cose
da
gioco, di fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa
ia che la maestà reale non significa altro, che somiglianza di Deità,
da
essa il Re grandemente si scosterebbe, se in azio
, da essa il Re grandemente si scosterebbe, se in azioni ordinarie, e
da
burla travagliassedw, e massimamente potendo in e
acconta, che Decio Laberio Cavalier Romano, e grave di età fu pregato
da
Cesare, che, non solo componesse una Commedia, es
irtuoso, merita onorata lode, e merita di esser trattato con rispetto
da
ogni saggio Scrittore; né si può giustamente aggr
disonesto e immoderato uso dell’Arte Comica, praticata viziosamente
da
non pochi nella cristianità. Il Comico Cecchino h
o de’ contravversori, e accertarli, che questo caso è stato ventilato
da
persone di santa speculazione, e zelanti più dell
ti fatti senza distinzione, a me non pesa molto perché si vede chiaro
da
quello, che io scrivo, che non mi si confà cotal
rate bastevolmenteed. Noi qui vediamo, se dai Dottori antichi, citati
da
Beltrame, si prova efficacemente l’intento della
gionamento amoroso in pubblica presenza di deboli di spirito, e fatto
da
due persone innamorate, sono cose brutte. E aggiu
per l’infelice sentiero del peccato, ovvero dannazione: perché lungi
da
quel sen vanno coloro che si servono de’ giochi m
ente dell’Arte, né de’ giochi teatrali; perché ho inteso più volte, e
da
più personaggi degnissimi di fede, che vi frappon
entenza della Tabiena; perché ella precisamente replica le cose dette
da
S. Tommaso, e con le quali si mostra l’illecita i
mici, e ai Ciarlatani, per sentenza di Medina, e di Silvestro, citati
da
Beltrame insieme con i soprallegati Dottori, e po
citati da Beltrame insieme con i soprallegati Dottori, e portati qui
da
me secondo l’ordine col quale il Comico li porta
Trinitate.Quasi voglia significar il S. che non è buon gioco far dire
da
un Autore ciò, che non si contiene nei detti suoi
ino le Commedie turpi. Che se alcuono mi chiede la sostanza del detto
da
Comitolo. Rispondo. Egli suppone, che la Commedia
citati. Io rispondo, che, come Comitolo non insegna nel modo scritto
da
Beltrame, così non insegna Filliucci, le cui paro
è i verissimo, né contiene errore alcuno; ma non fa il senso scritto
da
Beltrame nell’allegar Comitolo: perché ogn’uno in
sua intelligenza, e passo alla citazione di Marcello Megalio, Citato
da
Beltrame così. « Tomo primo. Variatur resolutionu
iamo alla considerattone delle parole di Henriquez, le quali lanciate
da
Beltrame sono queste. « Inter publicos peccatores
tenza di Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez nel luogo citato
da
Beltramel. 9 de matr. d. 16 u 42.. « Componentes,
legati dal Comico a suo favore; ma io credo, che noi siamo i favoriti
da
lui, e non Beltrame. Propone il Bonancina, non le
virtuosi Professori, e che il sole risplende per ogni clima; e cavino
da
questa verità frutto copioso di cristiana santità
que noi portiamo nuove autorità di altri moderni Dottori, non portare
da
Beltrame, il quale saggiamente dice, non aver dub
le saggiamente dice, non aver dubbio, che non vi siano altre autorità
da
lui non vedute. Io ho vedute quelle, che qui porr
tissimo, che i moderni Comici, per la maggior parte, non si astengono
da
tali rappresentazioni: dunque sono illecite per s
derne sono illecite per sentenza di Azor. Potrei lasciare lo scritto
da
altri moderni Dottori; perché basta il notato sin
ni. Dalle Commedie d’oggi escono in danno della misera gioventù; come
da
fornace di Babilonia, fiamme ardentissime di libi
er sentenza del Casano. Gambacorta in un Trattato manuscritto, veduto
da
me in Palermo l’anno 1638 discorre dottamente, e
tti, ordinati ad una ragionevole ricreazione dell’animo: come si cava
da
Aristotile nel 4 dell’Etica. E tali detti, e fatt
le, ma veniale; atteso che non eccitano, né dispongono alla disonestà
da
vicino, ma da lontano. Nelle moderne Commedie son
; atteso che non eccitano, né dispongono alla disonestà da vicino, ma
da
lontano. Nelle moderne Commedie sono spesse volkt
. » E nel c. 59 propone il teologico Trattato dell’Arte Comica cavato
da
S. Tommaso, e da altri Sommisti, con che prova, c
ropone il teologico Trattato dell’Arte Comica cavato da S. Tommaso, e
da
altri Sommisti, con che prova, che la Commedia è
uovo beveraggio per la nostra sete; e io procurerò d’attinger l’acqua
da
salutifero, e cristallina fonte. Quesito Deci
i di molta confusione, e grave scornofi. Questo racconto ho io inteso
da
personaggio vecchio: religioso e gravissimo, che
al peccato. E queste oscenità di queste Commedie non sono conosciute
da
molte persone, per altro pratiche, e giudiziose,
3. c. 13. n. 11. . Proviamo solamente l’ordinario pericolo cagionato
da
questa femminile, e scenica comparsa, per essere
cazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece colpo tale predicando, che
da
quelle pudiche Signore fu lasciato il disegno, e
re certe Azioni Teatrali: le fecero, ma ne seguirono dicerie, formate
da
lingue imprudenti, per non dire malvagie, e serpe
minile comparsa fosse praticamente un efficace invito alla disonestà:
da
che io stimo di poter affermare, che cotal compar
re nel pubblico Auditorio, ove sa, che sono, almeno alcuni conosciuti
da
lei in particolare, deboli di spirito, e che pecc
mmedianti così. « Non avete mai incontrato per strada femmine vestite
da
cavalle di giostra, cariche di pennacchi, cimieri
overci più vigorosamente: anche le pitture grandi, e i grandi colossi
da
vicino empionogh lo sguardo dei vagheggiatori, ch
ossi da vicino empionogh lo sguardo dei vagheggiatori, che gli stessi
da
lontano. Quesito Terzo La comparsa di Donna,
e il garrir di Meretrice impura: Quivi efficacemente ella sollazza, E
da
celle, e caverne oscure, e chiuse Viene il postri
tenore. Della Donna in generale si legge, che il peccatore sarà preso
da
lei, « Peccator capietur ab illa. »gk Che dovremm
studio, con artificio istrionico per infiammare ? E di cose poi, che
da
per loro stesse possano far ardere d’impudica fia
n si può dire senza rossore, gli abbraccigm, e altro di peggiore, che
da
questi infernali furie in pubblica scena si vede
muoveranno nel Teatro profano, dove suole stare il Demonio, e vestite
da
uomo, o lascivamente, e parlano impudicamenteNell
li domanda. Se pecca gravemente una Giovanetta, la quale si fa vedere
da
un Giovane, da cui crede, che sarà desiderata dis
pecca gravemente una Giovanetta, la quale si fa vedere da un Giovane,
da
cui crede, che sarà desiderata disonestamente. E
» Cioè. Dico, che la Donna, quando teme d’essere amata lascivamente,
da
qualcuno particolare, è obbligata di non comparir
obbligata di non comparire in pubblico, e astenersi dall’azione, che
da
occasione alla rovina altrui; quando può senza su
musica, psaltria perite ludi scenici ». E però Donne tali sono amate
da
molti, che fanno loro molti, e preziosi donativi.
persone, che seguono le compagnie dei Comici moderni, onde se gli può
da
noi prestare ampissima fede, e giudicarlo verissi
e manifesta. Ma qui dirà qualche Amico di Beltrame le parole scritte
da
lui nel c. 34. Poco male possono far le Donne del
piagare i lontani con le saette. Ma qui sorge una gagliarda obiezione
da
ponderarsi nel seguente Capo, e nei suoi Quesiti:
macchiata ragionevolmente la sua coscienza: echi vuole di vero vivere
da
virtuoso, deve operare in modo, che la sua vita n
per loro alcune Ragioni, quali ho inteso o dai Comici stessi, ovvero
da
altri molto ben informati; e le pondererò al modo
so ciò vedendo, subito disse ad alcuni. O là fate levare quella Donna
da
quell’alto posto. Ma subito si sentì rispondersi.
cenità, infatti, a giudizio dei virtuosi. L’anno 1639. fu interrogato
da
me un Teologo molto vecchio dottissimo, e pratici
arire le Donne, la negano; benché ricevano lettere di raccomandazione
da
personaggi grandi; benché siano caldamente pregat
raccomandazione da personaggi grandi; benché siano caldamente pregati
da
molti; e benché i Comici testimonino; e sia vero,
era di favore di un gran personaggio, e di più pregato gagliardamente
da
molti suoi amici, che gli allegavano ancor l’esem
ato di soddisfare alla loro obbligazione, e negando la licenza solita
da
autentificarsi « in scriptis ». Quando si vedono
a quo discorent, habentes, operam non dederunt. » Cioè. Non si scusa
da
colpa ogni uomo ignorante: dunque non potrà perdo
n Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere di S. TommasoC. 29., e
da
altri Dottori, e Sommisti; e lo porta acciocché s
o di lui sentono, e portano molte, e molto potenti ragioni gli Autori
da
me citati, quali se leggeranno i moderni Comici,
i, e gli altri non tanto moderni, la riprovano implicitamente; e così
da
tutti è condannata; e si suonano le campane a dop
ogliono. Quando noi arriviamo alle porte delle Città, subito sentiamo
da
molti quella inchiesta. E bè conducete voi Donne
tte non fosse per recar gusto agli Spettatori. Cosa maggiore udii già
da
un altro, non Commediante, ma personaggio di repu
l’occasione. Ma io dico, che questa ragione di gusto osceno si scopre
da
se stessa per iniquia, e per irragionevole; attes
Donne in scena. Non vi è buon libro, testificahg BeltrameC. 15., che
da
loro non sia letto; né bel concetto, ch e non sia
trameC. 15., che da loro non sia letto; né bel concetto, ch e non sia
da
essi tolto; né descrizione di cosa, che non sia i
oltre tali comici possono rallegrare con tali termini la brigata, che
da
nessunohi siano tenuti malinconici senza che, « n
he non sa, come dar gusto, senza mendicare parole di chiasso, e gesti
da
Mimi. Ed io dico a Beltrame, che quel Comico si d
, che nella piazza attendevano alle Azioni rappresentate con le Donne
da
Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi di c
con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi di corsa
da
lui, per fargli cerchio, e per ricevere il solito
gusto. Eppure in quelle scene mai comparve Donna, né Giovane vestito
da
Donna. Or questi sa imitare il Comico virtuoso, e
A chi non è noto quell’augustissimo, e frequentissimo detto, chiamato
da
S. Agostino « urbanitas facetissima » e con il q
dimento. Io so di un altro Ciarlatano, che essendo caldamente pregato
da
un Religioso a lasciare la femminile comparsa nel
anco, e allettare il popolo con altre dilettevoli invenzioni, rispose
da
galantuomo chiaramente. Io, per dirvela Padre, ho
ici, e Ciarlatani ; sanno servirsi della scena; e del banco per campo
da
seminar dolci carote, e graziose burle, da far ri
ena; e del banco per campo da seminar dolci carote, e graziose burle,
da
far ridere insinohm i severissimi Catoni, e i lac
te intorno intorno. Sdegnato qui dunque, e stupito cessa d’allettare;
da
segno di partenza al suo compagno; colgono le tat
l’altro, come cagione della mal sortita impresa di allettare: vengono
da
parole villane ad oltraggiosi fatti; e uno fa sem
a l’altro si ritira tremante, e ritirato si gridahp, che si fa sentir
da
lontani, e da vicini: si muovonohq molti in un ba
itira tremante, e ritirato si gridahp, che si fa sentir da lontani, e
da
vicini: si muovonohq molti in un baleno, e molti
molti corrono; e per il concorso restano i due Ciarlatani circondati
da
numerosa moltitudine di Spettatori. Ed eco all’or
intorno a noi: eppure poco avanti ci fuggivate, come persone infette
da
morbo pestilente: noi non siamo nemici no, ma car
gni vostri. La moltitudine concorsa del popolo restò con grazia presa
da
questo inopinato avviso, e gustò non poco dell’in
Spagnole, e tutte le latine antiche, e moderne, che poté ritrovare; e
da
ciascuna ne prese ciò, che di ridicolo modesto vi
enza, una buona mano di Comiche composizioni cogliendo ciascuna, come
da
ben coltivato giardino quei fiori nei quali si ve
ece ridere tanto, che alcuni Auditori gridando. Basta, basta, non più
da
ridere, non più basta: perché sentiamo mancar la
i grido alcuno di cristiano e savio Oratorio. Il secondo caso narrato
da
Beltrame il quale l’intese dal Comico Dottor Viol
o anche a me come testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove
da
una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di
bero biasimati dai dotti, e zelanti Predicatori, e Scrittori; i quali
da
fedeli relatori sono ragguagliati degli eccessi d
screti vituperano il Teatro. Lelio Peregrino scrive, come cosa notata
da
Aristotele, che gli antichi Gentili moderarono le
d Nicem. C. 8.Eppure è vero, che sono dette nelle scene parole brutte
da
Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono
Eppure è vero, che sono dette nelle scene parole brutte da Buffone, e
da
persone ridicole, le quali vogliono passare con n
ceti; ma in realtà sono disonesti Zanni, ai quali conviene lo scritto
da
Aristotele nel luogo citato. « Scurra ridicoli mo
iuscita di un negozio, quando non si tratta secondo il modo giudicato
da
noi per buono, e desiderato. Molti desiderano, co
o giudicato da noi per buono, e desiderato. Molti desiderano, come io
da
più Gentiluomini, e da Comici ancora ho sentito,
buono, e desiderato. Molti desiderano, come io da più Gentiluomini, e
da
Comici ancora ho sentito, che le vere Donne compa
pirituali senza miscuglio di vere Donne: se ne vedonohx tali recitate
da
virtuosi: e tali spesso se ne compongono con dili
tori; anzi con sommo gusto, e con plauso universale. Questo ho saputo
da
un dotto, il virtuoso Personaggio, oculato testim
mostri più formidabili, e più nocivi, che non furono glihz incontrati
da
quel famoso Greco, e antico Eroe. Voglio dire per
ito: e nondimeno l’infelice fu intrappolato, essendo rimasto persuaso
da
certi Signori, che poteva sicuramente condor la M
castità della Moglie tra l’evidenza dei mondani pericoliic, cagionati
da
lascivi Amanti. Un Argo di cent’occhi perderebbe
pag. 90.E quante volte succedono casi di grave scandalo ? Lasciamone
da
parte molti, anche non molto antichi, ricordiamon
alcuni assai moderni. Il primo narrato mi fu l’anno 1641. in Fiorenza
da
un Comico testimone di presenza. Passava per cert
fu ritenuta in palazzo per le disoneste voglie dell’impudico Padrone,
da
cui la mattina fu restituita, con motteggiare di
, domesticandosi con le Mogli altrui. Il secondo caso è questo. Partì
da
una città principalissima, pochi anni orsono, una
rsono, una bella, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata
da
una carrozza di un nobilissimo Signore. Quando ec
supremi Signori non si opponeva, ne sarebbe seguito qualche incendio,
da
smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con l
polo con le loro pubbliche comparse, e azioni: d’onde ne seguitò, che
da
certi Baroni, quasi ladroni di Venere, furono più
e diligenza alla conservazione dell’onore della sua Donna: questa fu
da
certo personaggio lascivamente amata, e anche sol
ne siano state in qualche Compagnia di scandalose: e per questo hanno
da
essere tutte infamate ? Domanda bene questo Uomo
bene; e io credo, che rispondo bene, rispondendo, che non tutte hanno
da
essere infamate; perché non tutte fanno vita meri
deste Comiche. La risoluzione di questo galantuomo buona, per salvare
da
qualche pericolo di castità il corpo della Moglie
. d. 8. n. 64.Cioè domanderai. Se la Donna, avvertendo, che è toccata
da
uno con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pe
, che mi rechi qualche sicurezza, che quella fede sia veramente fatta
da
un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con pr
a cosa l’andar ad una principale città, ed essere talvolta incontrata
da
nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o da
ale città, ed essere talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche
da
carrozze da 4. o da 6. E vedersi condotta a prepa
d essere talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze
da
4. o da 6. E vedersi condotta a preparare stanze,
talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o
da
6. E vedersi condotta a preparare stanze, e ivi r
senti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’oro
da
qualificati personaggi, e anche da supremi Princi
e, e di piastre d’argento, e d’oro da qualificati personaggi, e anche
da
supremi Principi, e alla fine sperare di poter co
delle Comiche con il vituperio dello scandalo peccaminoso e mortale,
da
cui la Donna resta infetta comparendo, e parlando
la quotidiana esperienza ci convince: e però le Donne sono introdotte
da
Ciarlatani nei banchi, e dai Comici nelle scene.
omiche stesse, quando in una città trovano qualche fanciulletta, nata
da
persone loro parenti, o amiche, e povere, ma che
e fu subito condotta via dai commedianti. Questo caso fu scritto a me
da
un gran personaggio; e v’aggiunse, che il tutto s
avanti di dar principio alla Commedia. Un giorno due Religiosi, mossi
da
buon zelo, e con speranza d’impedire molti peccat
e, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non udite
da
molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che
ia: e allora ella verrà ad impedire: e così noi resteremo rovinati; e
da
lei si otterrà l’intento, che non si facciano Com
gno sperato, e bramato. L’anno 1637. Un Religioso Predicatore partito
da
Perugia viaggiava verso la città di Monte Pulcian
’indegna azione, e seguirono il loro cammino: ed il Religioso aiutato
da
certe buone persone uscì alla fine con travaglio,
aiutato da certe buone persone uscì alla fine con travaglio, e stento
da
quel grave pericolo; e si persuase, che quel Comi
illeciti, e indegni e un mezzo di tal fonte, e affatto illecito, si è
da
comparsa delle donne parlanti d’amore nelle pubbl
o. Così precisamente già di se medesimo uno: ma si potrebbe confermar
da
molti. 2. La donna guadagna sul banco; perché all
le Comiche sono sovente lodate, favorite, e talvolta sollecitate sino
da
personaggi di stima, e quasi violentate con donat
i antichi, e moderni potrei additare, come vasti grossi vapori usciti
da
questa laguna, per offuscare il serenissimo cielo
tare, e pieno di uomini licenziosi, mantiene la sua Cortigiana illesa
da
tutti, non potrà così mantener illesa la sua Donn
rici con duplicato fuoco; voglio dire, che gravissimo è il danno, che
da
quella finzione doppiamente, e nel Teatro, e nell
e una Comica principale l’anno 1640. dimorando in una città governata
da
una Serenissima Principessa. E per prova basti il
erenissima Principessa. E per prova basti il seguente caso, narratomi
da
un nostro Predicatore, a cui occorse. Io avevo pr
acramento, che stava esposto per comune devozione, mi sentii ispirato
da
Dio a fare un’invettiva contro i Comici, che già
che l’anno 1639. dimorando in una città in tempo estivo, fu visitata
da
un Gentiluomo, e lo ricevette in camicia senza ve
amente. Non è molto, che in una città due Religiosi furono incontrati
da
certi Giovanotti, che andavano a conversazione in
andavano a conversazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi
da
uno di loro con grazia disgraziata. O Reverendi P
a qualche cosa di suo; per atto di esempio un anello, acciocchè serva
da
premio a quello, che tirando le sorti, fa maggior
ggermente quel guadagno di alcuni Comici miseri, e virtuosi, il quale
da
un savio è chiamato guadagno doppio, ma è duplica
tutti gli affetti, e quindi segue tra loro una scambievole mutazione;
da
che legge, che lo sguardo degli occhi lascivi ecc
mines vulnerant: quantum feriunt oculi »Nonnus in Dionis.. Intesi già
da
un dotto, che Aristotele aveva scritto, che le Do
pericolo, benché grande della vita; massimamente che tanto più si ha
da
frenare lo sguardo verso tali oggetti, che non gu
tti, che non guardar a fare verso le immagini degli Idoli; quanto che
da
guardar quelle non ne veniva più che tanto offesa
udichi vagheggiatori delle femminili bellezze tentano di giustificare
da
grave colpa i loro vanissimi, e pericolosissimi v
sibi per delectationem subiugit. » E commentando quelle parole dette
da
Dio al Serpente. « Super pectusIbid. c. 2. Gen. c
pente. « Super pectusIbid. c. 2. Gen. c. 3. 14. tuum gradieris, lette
da
lui,pectore, et ventre repes, dice, Jerpes pector
lo, ma dall’Inferno. « Totus homo damnabitur, dice S. Agostino citato
da
S. Tommaso, nisi hac, qua sine voluntate operandi
Città dell’opulento Regno di Sicilia un Gentiluomo, colà trasferitosi
da
Messina, andava in cocchio per suoi affari: e giu
i l’acqua fresca del gusto Teatrale, e mirando quegli Spettacoli, che
da
Comici, e dalle Comiche erano rappresentati. Il C
u notata quell’accortezza, come segno di vera, e saggia spiritualità,
da
un prudente Sacerdote, che dopo alcuni giorni lo
nia con tanto copioso frutto delle anime, che con ragione fu chiamata
da
un Servo di Dio, Predicatore, e uomo pratico del
one del gran frutto. Questo caso, e altri simili dovrebbe considerare
da
senno, chi dice senza senno. Io miro col senso, m
beltàL. 25. c. 24. del viso bontà dei costumi è congiunta, qual cuore
da
questa gemina facejk non sarà vinto, e incenerito
lo: quella accarezzandoti ti distruggerà: questa fuggendoti farà, che
da
te medesimo ti consumi: quella in un mar di miser
: questa in un pelago di tormenti ondeggiante ti lascerà; e dal porto
da
te bramato sempre ti terrà lontano: e finalmente
è la 3. Obiezione.) Io miro con franchezza la Comica: perché la miro
da
lungijl: e così non corro pericolo alcunojm di pe
o alcunojm di peccare. Ma io rispondo. Forse voi qualche volta mirate
da
vicino, e non sempre da lontano; non credo già, c
a io rispondo. Forse voi qualche volta mirate da vicino, e non sempre
da
lontano; non credo già, che voi siate sempre nell
sempre nello stesso palchetto, posto lontano dalla scena per rimirare
da
lontano; e però stando alle volte vicino, e miran
la tentazione della vostra libidine è vicina. La bellezza di Bersabea
da
lontani balenò all’occhio reale dello spettatore:
positos inficit. » Aggiungo di più. Alle volte è cosa peggiore mirar
da
lontano, che da vicino: perché da lontano una fac
. » Aggiungo di più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che
da
vicino: perché da lontano una faccia, abbellita c
ù. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché
da
lontano una faccia, abbellita con arte, sembra qu
abbellita con arte, sembra qualche cosa vaga, e graziosa: ove mirata
da
vicino, si scopre stibiata, infarinata, incrostat
non amore. Dunque è mera scusa, e non buona ragione il dire. Io miro
da
lontano la bella Comica recitante. Dice finalment
per comparire almeno meno brutta, massimamente al lume delle torce, o
da
lontano; e comparendo per dilettare, e per allett
na, o con stravedimento diabolico: forse per quella ragione accennata
da
Platone, ove dice. « Amanti is animus, in suo cor
Mi sovviene un nobilissimo Signore, il quale pochi anni orsono, seguì
da
Napoli a Roma, e indi ad un’altra principalissima
iolena. » Questo Santo Dottore significajw il pensiero spiegato anche
da
S. Crisostomo; cioè, che Iddio, e la natura incli
vendolo con perfezione. Benedetto Gononi nel Prologo dell’Opera fatta
da
lui intorno alle vite dei Padri di Occidente narr
r mezzo del diletto negli animi degli Uditori. E la ragione è portata
da
Nicolò Biesio, ove adduce il luogo di Platone, e
questa ragione, e passo a riferire un altro luogo di Platone portato
da
Simanca. « Si voluptuosam Musamlex de Rep. l. 9.
se S. Efrem, quando scrisse, che un’anima presa dal Diavolo gli serve
da
mezzana per allacciarne altre: come una pernice d
da morte, e del maledetto plauso, che già ricevette un osceno Cantore
da
uno Spirito Infernale. Lo narra Tommaso Cantiprat
la durezza, e ill diamante della sua ostinazione. E però cacciato fu
da
quel servizio, e restò dopo lo spazio di pochi gi
on l’amante suo. Aggiungo al detto di questo Comico quel poco scritto
da
un moderno Dottore. Che sarà poi udire la Donna p
udo, che bisogna aver un corsaletto d’acciaio, per conservarsi illeso
da
questi dardi. La stessa neve, e il ghiaccio stess
nel suo cuore l’udire una pestilente, e diabolica cantilena proferita
da
una Femmina teatrale. « Temet ipsumHom. 2. in Mat
Nazianzeno. « Malorum feminum mala seges », questa è una raccolta rea
da
rea semenza. Ed un nobile Satirico moderno ha scr
ficacia mi esortò a predicare, e a stampare, che si pecca mortalmente
da
chi vi andava. E po aggiunse. O che miseria veder
edie, le azioni, e sboccamenti lascivi, che altro buono effetto hanno
da
produrre nel cuore, se non pensieri non casti ? E
rabile Theatrum: terre turpi saltatione polluintur. » Pensino un poco
da
senno gli spettatori di questi balli, quanto sono
sepins cantasti. » Ricevi questo per mercede delle canzoni impudiche,
da
te spesse volte cantate per diletto. Si riscosse
’Aquino, Tommaso Cantipratense scrive un funesto racconro, narratogli
da
un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmi
ite voi a questo mio dire o Sante Donne ? Credo, che diciate, che non
da
saggio di Femmina vergognosa, e pudica quella, ch
questa fronte tanto sfrontata, e troppo ardita. Luca a penna, citato
da
Girolamo Fiorentino, e da altri, pempra la penna
tata, e troppo ardita. Luca a penna, citato da Girolamo Fiorentino, e
da
altri, pempra la penna per avviso di queste infel
Che le Femmine compaiono con gli uomini; e di più bene spesso vestire
da
uomo esercitano il salto Gaditano nel fine delle
e meravigliose leggiadramente, compaiono in scena, o in banco vestite
da
uomo, in un farsetto lascivo, a arcando, storcend
trici. O quanto tupri, e disonesti quei gesti, che le Femmine vestite
da
uomo fanno soprale scene, o sopra i banchi saltan
in una Città principale, ove egli l’Avvento predicava, era cagionato
da
una Comica Saltatrice vestita da uomo; vi rimediò
i l’Avvento predicava, era cagionato da una Comica Saltatrice vestita
da
uomo; vi rimediò predicando prima gagliardamente
me si derivava dalla vista lasciva di quei salti femminili; e ottenne
da
lui parola, e promessa, che la Donna non sarebbe
he ora se ne fanno tali, perché mentre scrivo quella materia, intendo
da
testimone di vista, che una Donna, vestita da uom
quella materia, intendo da testimone di vista, che una Donna, vestita
da
uomo salta pubblicamente, e balla slla corda, e s
pina del gravoso castigo alla rosa del peccaminoso diletto. Ho saputo
da
un gravissimo Religioso, testimone di vista, che
i eterni patimenti. Quesito Decimo quarto La Comica può vestirsi
da
uomo per dilettare comparendo a saltar, o a far a
fornace. Ora per cagione di questo salto femminile la Comica si veste
da
uomo; e io di lei domando con il proposto Quesito
Come comparse (dico io) le Meretrici al tempo di Carnevale si vestono
da
uomo, per andare liberamente a casa degli Amanti
ica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. sotto pena si scominuca, che non si
da
, se non per il mortale; proibiscono, che la Donna
che non si da, se non per il mortale; proibiscono, che la Donna vesta
da
uomo. Ne mi dite. Il Silvestro le scusa dal morta
osi piaceri. Come l’anno 1634. faceva una Meretrice, la quale vestita
da
uomo viveva nella compagnia di alcuni Banditi, an
ando giornalmente con loro a modo di Bandito, e era stimata vero uomo
da
chi la vedeva, ne sapeva la sua malvagia, e dison
a malvagia, e disonesta ipocrisia. L’avviso di Lirano viene approvato
da
Cornelio a Lapide, che riprova nella Donna l’uso
alla forza di questo precetto, in quanto fu cerimonia già prescritta
da
Dio al popolo Ebreo; ma vi soggiace, in quanto è
vestito con foglie di pero, o di limone: e la ragione si può prendere
da
S. Tommaso. « cultus exterior2. 2. q. 169. 4. 2.
ntamente al Quesito. Non è malagevolekn negozio l’imparar cosa rea
da
un reo Mætro: l’animo del discepolo, a maniera di
ato di sua natura; perché alle volte si fa lecitamente; come fu fatto
da
quella Vergine, che stando per forza nel luogo in
go infame, vittima innocente dell’impudica Venere, se ne usci vestita
da
uomo, persuasa dalle preghiere di quel castissomo
icarci, che l’uso della veste virile nella Donna, è un’azione viziosa
da
se, non quasi che sia per se stessa; o si sua nat
on la congiuntura di alcune circostanze. Tale azione dunque è viziosa
da
se; perché ha l’apparenza di male, e se non vien
verità. Dico 2. Alle volte pecca solo venilamente la Dona, vestendosi
da
uomo. Tutti i sopra citati Dottori favoriscono qu
lla leggerezza, per cagione della quale una donna alle volte si veste
da
uomo senza altra circostanza di più grave colpa.
cagion, che leggerezza. Dico 3. Pecca mortalmente la Donna vestendosi
da
uomo con intenzione gravemente viziosa, o con alt
virilem habitum imitetur, anathema sit. » Se alcuna Donna si vestirà
da
uomo, giudicando ciò utile al suo proposito, sia
me occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire,
da
una porta principale di una Città, ove l’aspettav
civi; e giunta si trasse tosto le veste femminile, comparendo vestita
da
uomo con vestimento colorito, e molto bello, ma d
rativo dell’animo suo molto brutto, e disonesto. E chi mai la scuserà
da
colpa mortale per tal vestito usato per più liber
ppure lo scandalo di notabile gravezza. Dico 4. La Comica, vestendosi
da
uomo per dilettar saltando nella presenza di pers
ando, non pecca; dicendo Navarro, che la Femmina non pecca vestendosi
da
uomo con intenzione di recar danno ad altri onest
i scandalizza notabilemente, ne prende occasione di rovina spirituale
da
cose per le stesse indifferenti: come sono i salt
i salti, e i gesti, che sogliono accompaganrli, tutto che siano fatti
da
Comica Saltatrice. Ne vedo per ora altra buiona r
on pecca mortalmente. Dico 5. Pecca mortalmente la Comica, vestendosi
da
uomo per dilettare comparendo a saltare, o a far
ortalmente. E la Medea di queste morti spirituali è la Comica vestita
da
uomo per dilettare saltando. E come le parole bru
dico altrove; così ora dico, che i salti, fatti dalla Comica vestita
da
uomo nel pubblico Teatro, sono peccati mortali al
virtù. Dirà forse tal’uno, che la Comica con giusta cagione si veste
da
uomo per saltare; perché nella veste femminile fa
de causa. » Io rispondo, che se la Comica con giusta cagione si veste
da
uomo per saltare nella presenza di persone virtuo
perché la comica può vivere, e mantenersi onoratamente senza vestirsi
da
uomo per dilettare con il salto, e per conseguenz
conseguenza non ha veramente la pretesa necessità. E chi mai scuserà
da
peccatograve quella comica Saltatrice, che lìanno
Città, per guadagnare saltando, e procedendo così ? Compariva vestita
da
uomo con un viso tutto lisciato, e imbellettato;
e straordinarie, e meravigliose : dopo le quali tutte fatte, e vedute
da
tutti, ella scendeva dalla corda, cessava dai sal
ori, e qundi diceva qualche parola ad altri, e molte ne sentiva dette
da
altri e se, nelle quali, come in valle d’impurità
compare vezzosa nel pubblico Teatro, nuoce in tanti modi, che sin qui
da
me sono stati assegnati, e ponderati, ai quali no
e opere, tamen ipsa per se perit. » Nello stesso modo l’anima colpita
da
una lasciva saetta per la curiosità dello sguardo
nché si parta dal Teatro senza eseguir il male con l’opere, nondimeno
da
se sola perde la vita della grazia, e mancando se
scive Gregorio, e tutti lo sanno, fu assalito nella deserta campagna
da
quella fiera, e tanto gagliarda tentazione di sen
assaggio, e casualmente uno mira sul balcone una donna, e qindi, come
da
fiamma, concepisce faville, che per pericolo spaz
con la vista loro. Praticamente, e mortalmente pare impossibile, che
da
tali Basilischi non restino molti deboli di spiri
ferisce il suo troppo curioso vagheggiatore; come potranno schermirsi
da
colpi dell’affetto lascivo quelli, che studiosame
eggere diligentemente, e di bilanciare prudentemente le poche ragioni
da
me portate con questo Ricordo: contro le quali, è
ano Difficoltà; ma nemmeno mancano le Risposte: ne credo, sia impresa
da
gigante, ne troppo difficile darle buone, chiare,
e dal Teatro ? Si asserisce nel primo luogo quella difficoltà, che
da
molti è portata con questa forma. Se le Donne si
rsone, che si sono gettate nei pozzi per amore; e per questo si hanno
da
chiudere tutti i pozzi ? L’amor è affettonaturale
rpem sui amorem. » Cioè. Se la Femmina sa di essere amata bruttamente
da
alcuno, non è rea di peccato, ogni volta che si o
Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle
da
molti altri luoghi del Mondo ? La presente dif
festini, e ancora dai banchetti: anzi di più dalle sacre Stazioni, e
da
tanti Tempi; perché la loro comparsa in luoghi ta
er tutto; e più. Ove è più agiata l’occasione. Così discorre Beltrame
da
galantuomo. Ma io rispondo, che le Donne, compare
er dilettare con i suoi vani, e aomorosi ragionamenti: onde parimente
da
me si deve riprovare: e la ragione si è; perché è
Comparsa delle Donne nel Teatro ? Ecco la terza difficoltà formata
da
coloro, che così discorrono. Il vedere le Donne i
nde manifestamente. E un imperfetto di virtù ouò misurare anche altri
da
se medesimo ; quando oltre all’imperfezione in se
ire, che i discorsi amorosi sono finti, e conosciuti per tali; perché
da
quella finzione, anche per tale conosciuta, segue
rebbe per un pomo tutto il giovamento nascosto nell’allegoria; perché
da
lei egli non sa, ne cura di sapere causare per be
dei fanciulli; in modo che come confetti, e non come medicine, siano
da
loro inghiottiti; altrimenti facendo, il popolo n
ll’immascherato, che come un uomo copertocon la maschera è conosciuto
da
pochi; così da pochi è conosciutol’utile immasche
, che come un uomo copertocon la maschera è conosciuto da pochi; così
da
pochi è conosciutol’utile immascherato di giocond
à; ove all’incontro la giocondità scoperta è conosciuta scopertamente
da
moltissimi, dai quali è anche affettuosamente ama
attanto la volontà, e l’appetito sensitivo restino sinceri, e nettilf
da
ogni affetto impuro: con ciò sia anche essendo qu
volntà, vi lascia però qualche cosa della sua immondizia. Pure se ho
da
concederti cosa l’astrazione, te la concederò, qu
rai talmente domate le passioni viziose, e staccato talmente l’afftto
da
queste cose create, che tu possa dire con S. Paol
quella distinzione, e astrazione del diletto dal peccato è difficile
da
farsi leggendo un libro poco onesto: molto più di
ivirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio
da
un Apostolico Predicatore. Il senso carnale ci ga
ne. Quesito Quarto Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti
da
Donne nel Teatro ? Questa difficoltà una volta
? Questa difficoltà una volta propose a me un Comico principale, e
da
altri è proposta gagliardamente: cioè se non si i
cono le Donne vere nelle scene, vi si introdurranno i Giovani vestiti
da
Donna, donnescamente imbellettati, e adornati; e
olto più conforme alla natura, che le Femmine rappresentino figliuole
da
Marito, che travestire Giovanetti da Femmina. Egl
Femmine rappresentino figliuole da Marito, che travestire Giovanetti
da
Femmina. Egli sul principio del c. 55. dice con b
iulli. Io non loderei mai li far recitare quotidianamente i Fanciulli
da
Donna: atteso che io ho veduto in certe Accademie
mie l’imbroglio di questi Ragazzi: non si sanno vestire in tali abiti
da
loro stessi; e si fanno addobbare a casa da altri
nno vestire in tali abiti da loro stessi; e si fanno addobbare a casa
da
altri. Ma le Donne sono più nautrali, e si sanno
a casa da altri. Ma le Donne sono più nautrali, e si sanno addobbare
da
loro stesse. Dal detto di questo Comico io inseri
uesto Comico io inserisco. Dunque chi introdurrà i Giovanetti vestiti
da
Femmina, farà cosa non approvata dai medesimi Com
collo per il sentiero dell’iniquità i Giovanetti Recitanti. Ho saputo
da
persona grave, e testimone di vista, che nel nobi
dianti; enon introducono alle scene vere Donne, ma Giovanetti vestiti
da
Donna, e quindi non seguono gravi, né peggiori in
eguono quei tanti, e così gravi, e scandalosi mali, che nascono, come
da
seminario d’iniquità, dalla condotta, comparsa, e
gli amanti; o ella si faccia con vere Donne, o con Giovanetti vestiti
da
Donna; perché questa materia in sostanza è scanda
ne questo Comico Scrittore, dicendo, che poche Commedie sono composte
da
Poeti, nelle quali non si vedanoll i disonesti am
ci. » Rispondo 3. Da molti è riprovata la comparsa di Giovane vestito
da
Donna. Ed io qui potrei cercare dottrinalmente, s
potrei cercare dottrinalmente, se il Comico pecchi, o no, vestendosi
da
Donna, per dilettare comparendo in pubblico Teatr
da Donna, per dilettare comparendo in pubblico Teatro: ma mi ritengo
da
tal Quesito; si perché si può conoscere la risolu
ngo da tal Quesito; si perché si può conoscere la risoluzione per lui
da
ciò, che ho notato nel c. 3. al Q. 14. parlando d
una città fuori d’Italia, che un certo lascivo amante si era vestito
da
Donna, per andare a favellar sicuramente con l’Am
ocura trasfigurarsi disonestamente con la colpa. E quel caso io seppi
da
un personaggio Veneziano, che mi mostrò in Fioren
da un personaggio Veneziano, che mi mostrò in Fiorenza lettere venute
da
Venezia con quella relazione. Legga lo zelante Cr
a quel Batalo, che fu uomo di effeminatissima condizione. Considerino
da
senno queste cose i Giovani Comici, o altri, che
i Giovani Comici, o altri, che vogliono comparire nelle scene vestiti
da
Donna, che spero se ne asterranno, come da cosa d
parire nelle scene vestiti da Donna, che spero se ne asterranno, come
da
cosa degna di riprensione. S. Cipriano riprende g
ne, e questo biasimo si deve, qualche volta che un Giovanetto vestito
da
Femmina finge di essere un’impudica Innamorata. M
disonesti interpreta il titolo d’Istrione, come di uomo, che vestito
da
Donna rappresenta disonestà. « Histriones dici il
Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di Adultero. Mazzarino
da
per avviso ai Superiori, che non permettano, che
iso ai Superiori, che non permettano, che Giovanetti recitino vestiti
da
Donna: dei quali Giovanetti non volgio passare qu
e lusingandoli li diano animo di farsi onore: cose invero, stimo io,
da
straccare la pazienza a chi ha tale cura. Così di
Predicatore, e nobile Veneziano ho saputo un’accidente narrato a lui
da
quello, a cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo
di virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave, si trovò assalito
da
una pericolosa infermità, per la quale giunse « a
one, che tanto lo combattè, era stata cagionata secondo il suo parere
da
questo; perché nella sua Gioventù laicale si era
re rappresentare Commedie, nelle quali comparivano Giovanetti vestiti
da
Donne con belle, e graziose acconciature da testa
rivano Giovanetti vestiti da Donne con belle, e graziose acconciature
da
testa. Notino questo accidente i Sig. Accademici;
inam etiam sanctam ». Cioè. Si levi dal Teatro l’abito femminile: mai
da
me è stato approvato, che un Giovane vestito da D
’abito femminile: mai da me è stato approvato, che un Giovane vestito
da
Donna rappresenti una Femmina, tutto che buon sia
gione, per la quale non si approva la comparsa dei Giovanetti vestiti
da
Donna per le pubbliche scene del Teatro. Lo sc
o dico, che merita grad lode, chi con provido accorgimento si dilunga
da
tutte quelle occasioni; che o per malattia umana,
grazia. Una di queste occasioni è la comparsa dei Giovanetti vestiti
da
Donna in scena, la quale da moltiè riprovata, e c
ioni è la comparsa dei Giovanetti vestiti da Donna in scena, la quale
da
moltiè riprovata, e credo, che la ragione princip
to, che gli uomini castiTrat. della mortific. c. 15. nel mezzo. hanno
da
conservare i loro occhi non solamente dallavista
iti a tempo nostro, e degni della nostra riflessione. A me fu narrato
da
un principalissimo Signore, e di molta giurisdizi
quadro secondo la nostra debolezza: e lo narrerò, come narrato mi fu
da
quel grave, e sacro personaggio, a cui accorse. U
gran spavento quello, che già successe in Germania, e mi fu riferito
da
un grande Religioso, e dotto Teologo in Roma l’an
li per allegrezza, per giuoco, e per sollazzo si mascherarono vestiti
da
Donna, e comparvero con belle maniere, e con graz
le Drammatiche Azioni mai compaiano né vere Donne, né Giovani vestiti
da
Donna; ma di quelle si faccia solo menzione bisog
iva consolatamente. E quel valnte Comico faceva alle volte la Comedia
da
sé solo, rappresentando vari personaggi (della qu
in Cibilem) » e quando voleva rappresentare una Donna, non si vestiva
da
Donna: ma faceva sentir dentro la scena la voce f
ne sino alla fine, senza far vedere mai Femmina, o Giovanetto vestito
da
Femmina, piaceva molto agli Spettatori, e da tutt
na, o Giovanetto vestito da Femmina, piaceva molto agli Spettatori, e
da
tutti era lodato, e ammirato. Potrebbero i modern
onna: questo stesso, pochi anni orsono, mi confermò, come convenevole
da
farsi, un buon Religioso, che nel secolo aveva gi
fine; perché questo è estrinseco delle azioni: ma dagli oggetti loro,
da
quali ricevono l’essere specificativo. « Alio hab
pio uomo, (parlo con un cristiano) il quale subito non levigli occhi
da
così fastte cose ? Eppure sono finte; anziche ess
diventa vero Lenone: e tu o Fanciulla fatti Meretrice: nonsi usi più
da
voi il fingere. E tu o Teatro, che ti fingi luogo
Giovanotti, ti temeranno i Vecchi ti aborriranno; ne alcuno imparerà
da
te più quelle cose indegne; che poi fra poco facc
on l quale si prova, che i brutti giuochi, e le brutte finzioni usate
da
i Comici non si giustificano, dicendo, che si rap
osceni Istrioni antichi per autorizzare le rappresentante disonestà,
da
lui chiamate « vitia publicaIn Paran. autoritatis
ecenza del Sacramento. S. Tommaso vuole, che parte della moderazione,
da
prescriversi ai Comici, sia, che non pongano in b
on gravissimo peccato di scacrilega derisione. Cauietano citato anche
da
Beltrame dice. « Histrionam peccatusum. v. Histri
lti semplici, che non sanno la distinzione della ragione Sacramentale
da
quella del contratto, e del trattato, possono sti
amento; bisogna levare le scandalose bruttezze, e le mortali lascivie
da
ogni comico avviluppamento; in modo che riesca az
ali lascivie da ogni comico avviluppamento; in modo che riesca azione
da
piacere agli uomini, senza che offenda, e spiacci
o, e facendo atti, e altre cose indecenti. E sapendo di essere veduta
da
molte persone onorate ? E queste bruttezze si ved
blico, come in Giovane ottiene, tatti, e baci, e altre cose peggiori,
da
una Donna, quale poi alla fine riceve per Moglie.
pose. E come possiamo esguir questo in questo luogo, ove siamo veduti
da
tanta moltitudine di spettatori ? Certo resteremo
i, e virtuosi; così dovrebbero essere imitati nella modestia, e virtù
da
quei Comici del nostro tempo, che non solo con le
upposto viene riprovato, parte esplicitamente, e parte implicitamente
da
quanti Santi Dottori, e Scolastici io ho letto si
ovazione. E chi non sa, che molti libri sono stati approvati talvolta
da
Savi, e dotti uomini; e approvati secondo tutto i
, « quanto, secundum praxim », secondo il costume, e la pratica usata
da
moltissimi Comici, e Ciarlatani del nostro tempo.
comparsa della donna ornata, e parlante d’amore lascivamente: perché
da
moltissime Commedie mercenerie è proposta ornata
e calde e amorose grazie della disgraziata Venere impudica. Ho saputo
da
un virtuosissimo, e dottissimo Teologo Religioso,
za cattiva intenzione; ancora che sapesse di essere amata bruttamente
da
alcuni parrticolari, e determinati; perché sarebb
, e comparire in pubblico secondo l’uso, e decenza della persona, che
da
lei viene rappresentata onestamente in una lecita
re condannata per adornarsi, quando sa di essere amata disonestamente
da
alcuno. « Autores cessante causa honesta eam cond
imeo ammettere non si deve alcun peccato a quell’orazione, che nacque
da
santa carità, e da attesissima intenzione: né in
si deve alcun peccato a quell’orazione, che nacque da santa carità, e
da
attesissima intenzione: né in quell’ornamento a c
uo onesto, e non libidinoso: dove spiega la Glossa liberando Giuditta
da
ogni macchia di calunnia, e di peccato. Ora io do
to ? e tæl allettamento come non è scandaloso ? E come si può scusare
da
peccato mortale ? Massimamente che la comica ha v
a Donna sa, che per l’atto suo, anche cattivo di adornarsi quelli che
da
vengono comparire, o non si muoveranno a male; o
finchè tutto si ridurrà a qualche numero di peccati veniali cagionati
da
i Comici, e dalle Comiche con le loro poco modest
ri dai giardini ben coltivati non è argomento, che si voglia comporre
da
qualche mazzetto penicioso all’odorato di un nobi
ri di modestia si sforzano di scegliere dalle Commedie stampate, come
da
tanti giardinetti; quei fiori, con i quali stiman
gili tanto intorno le materie disoneste, e che non ne lascia spuntare
da
nessuno; tuttavia vi è, chi scrive, che il Mondo
è, chi scrive, che il Mondo non è ripieno d’altro, e che i Fanciulli
da
quelle apprendono ogni vizio, e gli mostrano prim
he nati. Eppure sappiamo, che i Libri di buona Poesia non sono intesi
da
Fanciulli, né ben capiti dai Giovani. Ma io aggiu
ero, massimamente in Azioni sacre, Giovinetti savi, e onesti, vestiti
da
Donna con non troppo sfoggiate; e pompose vesti,
stificherebbe la lor Comparsa ? Non è tutto oro quel, che si causa
da
una miniera d’oro, né tutto è sostanza di perla c
o errare seguendo Platone, che non fu maestro irreprensibile, lontano
da
ogni errore. Alcuni per difesa delle mercenarie C
ia un’amor Platonico: e se, veramente egli è tale, non si può scusare
da
peccato grave ? Rispondo. Una volta un letterato,
pondo. Una volta un letterato, tenuto per buon Teologo universalmente
da
isuio Cittadini, discorse con me nella proposta f
lascivo Amante, e poi dire, che non brama altro, che amare; sono cose
da
uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto,
oi dire, che non brama altro, che amare; sono cose da uomo Platonico,
da
uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo forn
brama altro, che amare; sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale,
da
uomo astratto, e non da uomo fornito della nostra
sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non
da
uomo fornito della nostra ordinaria natura, e car
i forte immondizia, trattano i Savi del Mondo, e gli uomini virtuosi,
da
ciechi incantati, e che non si accorgono della st
sse l’Eminentissimo Sig. Cardinale , e buon Teologo, Centino. Egli fu
da
Paolo V. sommo Pontefice destinato alla cura past
di onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità,
da
nel biasimo di personaggio crudele. Non pare, che
i è sempre bene: ma il non volere cavalcare; perché molti sono caduti
da
cavallo: né andare per le strade; perché molti sd
ompaiono le ordinarie Comiche, e parlano d’amore lascivamente: dunque
da
questo si deve fuggire e le Comiche si devono rit
o dare al Quesito: e d è. Che la comparsa delle donne non si è levata
da
tutta la cristianità; perché i Dottori antichi no
stintamente, ed esplicitamente dei molti, e gravi mali, che cagionano
da
questo inconveniente. Ed io aggiungo: perché i mo
si leverà affatto per comando irrevocabile dei Signori Superiori, se
da
essi ella sarà considerata al bilancio dell’autor
imitatore di coloro, che nel c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ritirati
da
noi, che non vogliamo la scienza delle tue strade
o. Ed ignoranza tale pare, che sia detta grassa e supina; perché, chi
da
lei è oppresso , si rende simile ad un uomo stupi
on cura, e avvertenza a quelle cose, che tiene avanti, né fa ciò, che
da
altri è saputo comunemente per tutto. Ora quando
non riprovino detta comparsa: ma io dico, che tutti i Dottori, veduti
da
me sono al presente, la condannano; benché non si
ipe, e a grattargli piacevolemente le orecchie; ogni male si deriverà
da
simili presone al danno della pubblica felicità.
volontario amatore della cecità. Il buon Teologo non si cura far coro
da
sé Teologando, ma gode di formare l’armonia dottr
o del Principe il nobilissimo parto del vero, e forte amore di Cristo
da
cui poi seguano tutte le altre cose in ottima dis
tino; ma io lo trasportoqui in Italiano con ogni fedeltà; in modo che
da
tutti possa essere comodamente inteso, e praticat
ei Principi, sono degnio di essere scacciati, come Personaggi infetti
da
gravissimo morbo; e quello, che è più miserabile,
i da gravissimo morbo; e quello, che è più miserabile, non conosciuto
da
loro. La onde il savio Principe, che è sollecito
ssore; anzi piuttosto si rallegri, se ciò avvenisse, vedendosi libero
da
un peso tanto pericoloso. Ma se per avventura il
umilmente licenza di andarsene; e anche non ottenendola, se la prenda
da
se, e parta: perché cosa meno grave si è il soppo
e ponderato tra le Opere dell’altro Cardinale, che è il secondo de’ 2
da
me proposti, Giovsnni de Lugo, ciò, che egli scri
. 1. Cioè. Se deve il Confessore correggere il penitente, e rimuovere
da
lui l’ignoranza circa i peccati, che egli commett
verno dei sudditi, e ad altre cose di tal fatta. Intorno alle quali è
da
notarsi, che di rado avviene, che l’ignoranza sia
il Confessore vedrà, che l’ignoranza del penitente è invincibile, né
da
lei segue scandalo, o danno al penitente, o di sc
ra almeno tiene il luogo del proprio Pastore per delegazione fattagli
da
lui. Ed ad Pastore s’appartiene l’ammaestrare i s
ne il Superiore, suo penitente, tolleri tal comparsa, deve informarsi
da
lui, o da altri consapevoli delle ragioni; in mod
riore, suo penitente, tolleri tal comparsa, deve informarsi da lui, o
da
altri consapevoli delle ragioni; in modo che poi
e. Dico 7. Il Confessore proceda all’avviso nelledebite circostanze ,
da
solo a solo; e soprattutto con molta piacevolezza
missus ad Ierobeam 3. re. 13 ». Anche Reginaldo tra le interrogazioni
da
farsi al Principe penitente pone questa. « An non
tà; in modo che l’avvisato le potesse leggere, rileggere, e ponderare
da
sé con molta maturità, ed attenzione, che così co
, che alludesse alla bella, dotta, e breve Operetta scolastica, fatta
da
Girolamo Fiorentino Lucchese con titolo di Comædi
attività concorre con la licenza il Superiore. 4. perché il Superiore
da
licenza ai Religiosi di predicare nelle piazze co
erché chi dice. Si proibisce il desiderare, non il mirare, ed io miro
da
lunginb. Si risponde. « Mulier de longe, libido p
d, et captus est », scrive S. Agostino in ps. 502. E se alcuni mirano
da
lontano, molti mirano da vicino. Alla proibizione
e S. Agostino in ps. 502. E se alcuni mirano da lontano, molti mirano
da
vicino. Alla proibizione poi del desiderare, e no
consenso. E a questo concorre la licenza il Superiore. 7. perché chi
da
licenza di salire in banco, o di comparire in sce
icenza di salire in banco, o di comparire in scena ad una Donna vana,
da
occasione agli Spettatori di cooperare al peccato
a Donna pecca mortalmente, quando sifa vedere senza legittima cagione
da
persona , che sa essere solita desiderarla. Quell
e in banco, o in scena, sa per esperienza, che sarà desiderata almeno
da
alcuni di pochissimo spirito, ai quali per piacer
una Donna vana, e udirla parlare di quelle cose, che sogliono udirsi
da
quelle, che compaiono nelle piazze sui banchi, o
i, o nei Teatri sopra le scene ? Il Demonio la piglierà per strumento
da
uccidere molte anime, scrive un Dottore; e lo pro
E dopo averlo provato, aggiunge per i Principi. Sappiamo, che saranno
da
Dio severamente castigati. E nel Disc. 58. ragion
pubblicò una costituzione « de iis expellendis », la quale p riferita
da
Pietro Greg. L. 34. Synt. Iuris. c. 16. E Filippo
allora, e di poi ancora non restò di celebrare, la risoluzione presa
da
quel Principe Vice Re, e degnissima di essere seg
uzione presa da quel Principe Vice Re, e degnissima di essere seguita
da
ogni gran Superiore con l’imitazione. Il bene ris
in natura splendor. » Quesito Decimo quarto perché lo scritto
da
alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono
a in Commedia, ma desidero interpretare a mio favore ciò, che scritto
da
loro sembra contrario a quello, che di presente i
divulgare per la più eccellente Commediante di nostra età. Non lascio
da
parte quella Lidia gentile della mia patria, che
e a una perfetta Commediante. Sin qui il Garzoni. Ma io rispondo, che
da
questa difficoltà, presa da i due citati Scrittor
. Sin qui il Garzoni. Ma io rispondo, che da questa difficoltà, presa
da
i due citati Scrittori, non resta abbattuta, benc
, non solo come condannato dai Sacri Dottori; ma come riprovato anche
da
Tullio: e questo, che dico io qui in breve Italia
modesto senza nessuna oscenita. né è cosa nuova, che un uomo si vesta
da
Donna, per rappresentarla; poichè, come ho detto
le oscenità; e se trattano con le Comiche in Scena, non si astengono
da
gesti lascivi, né da parole brutte, e scandalose.
attano con le Comiche in Scena, non si astengono da gesti lascivi, né
da
parole brutte, e scandalose. E questo basti, per
nte in onore; ma tenuti per vili presso tutti, e cacciati molte volte
da
Roma, e repulsi dagli onori dei Cittadini, e dei
dimostra, due di loro essere state tali recitando, e comparendo, che
da
nessun Teologo, credo si possono scusare da pecca
itando, e comparendo, che da nessun Teologo, credo si possono scusare
da
peccato mortale: poichè una lasciò recitando in u
se un sonetto; o volgiamodire piuttosto, un’amorosa letterina dettata
da
un sonetto. E che amore fu quello ? Di virtù, o d
irtù, con che si mantiene il possesso della divina grazia. Leggasinl,
da
chi vuole, il resto scritto dal Garzoni nel cit.
à di nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa di quelle donne,
da
lui descritte: sebbene era modesta, e artificiosa
articolare tutti i danni, che quindi ne seguono. E quelli che nascono
da
queste Commedie, non si può sapere, quanto siano
he i Supremi, e principalissimi Sig. Ecclesiastici, e Secolari siano,
da
chi può, informati pienamente, e distintamente de
ro tutti, se fosse loro supplicato: e se leggessero le suppliche, che
da
dotti si possono formare, e sarebbe conveniente,
Che se il Comico Cecchino scrisse i suoi brevi Discorsi, e gli inviò
da
Napoli a Roma l’anno 1616. all’Eminentissimo Sig.
nore, che giustamente distrugga tutti gli eccessi del Teatro. Io uomo
da
niente, e miserissimo peccatore, se fossi ai pied
cessità di tanto desiderato provvedimento. I difetti popolari servono
da
sproni per fare, che il Principe spinga il suo vo
nvenienti. Non voglio tacere quello, a cui io fui esortato caldamente
da
un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639.
pregare i Commedianti, professori di cristiana modestia, a ponderare
da
senno, non solo quello, che dicono gli allegati S
ativa efficacemente alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita
da
persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento i
226. Arsenio non voleva ricordarsi di una Donna. Pag. 171. Artificio
da
pochi è distinto dal pericolo di peccato. Pag. 18
tà. Pag. 106. Non è scusato dall’ignoranza. Pag. 90. Si può informare
da
Teologi. Pag. 90. Nuoce nei beni spirituali. Pag.
rebbero poi recitar immodestamente. Pag. 21. Perché furono licenziati
da
Milano. Pag. 11. Condannano alcune Commedie moder
ttò un Predicatore in un fosso. Pag. 120. Uno faceva le Commedie solo
da
sé. Pag. 197. Gli antichi scrittori di Commedie n
le parole. Pag. 72. Modesta alletta. Pag. 258. Fu introdotta in scena
da
Frinico 73. Solo comparendo in pubblico alletta a
prima. Pag. 229. Vista una sola volta rovina. Pag. 227. Non si vesta
da
uomo. Pag. 161. Se può vestirsi così per saltare.
nte con intenzione gravemente viziosa. Pag. 167. Non pecca vestendosi
da
uomo per saltare in presenza di persone forti di
non reciti in Commedia. Pag. 41,42 F Fanciulletta condotta via
da
Comici. Pag. 117. Fatto brutto mortale qual sia.
sonesto dei Comici. Pag. 128. Giovanetto Castigato, perché si vestiva
da
donna. Pag. 191. Quanto gli sconvenga tale veste.
casa. Pag. 193. Un uomo per acconciare i capi dei Giovanetti vestiti
da
donna patì gran tentazione vicino a morte. Pag. 1
icino a morte. Pag. 194. Perché non si approvano i Giovanetti vestiti
da
donna in Commedia. Pag. 195. Casi di scandalo. Pa
i atto matrimoniale è lecito in pubblico. Pag. 207. Meretrice vestita
da
uomo con Banditi. Pag. 162. Una si vergognò di pe
amente. Pag. 151. N Nerone recitò in Teatro. Pag. 43. La Natura
da
vesti diverse al maschio, e alla femmina. Pag. 16
Miro per solo gusto. Pag. 134, 135. Miro senza consenso 136.137. Miro
da
lunginw. Pag. 140. La donna è brutta. Pag. 140. O
S Salto della Comica è pernicioso. Pag. 157. Saltatrice ingannata
da
un Amante. Pag. 109. Una castigata da Dio. Pag. 1
Pag. 157. Saltatrice ingannata da un Amante. Pag. 109. Una castigata
da
Dio. Pag. 159. Una scandalosa. Pag. 169.158. Scri
a la comparsa delle Donne oscene. Pag. 252, 255. Tentazione cagionata
da
ricordanza di Donna già veduta. Pag.171. S. Tomma
rtificiali . bv. [NDE] Comprendre : nessuna. bw. [NDE] Comprendre :
da
. bx. [NDE] Comprendre : con molta cautela. by.
li. cy. [NDE] Comprendre: purezza. cz. [NDE] Comprendre: Ritengo.
da
. [NDE] Comprendre: Si noti. db. [NDE] Comprendre