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1 (1648) Della cristiana moderazione del teatro. Detto la qualità delle Commedie pp. -272
. Io lodo, e ammiro in te, che subito dal sacro tempio uscendo, quali da un ardente fornace di celeste zelo, diventasti ma
ma, e santa risoluzione, ben degna di essere imitata ; come fu subito da quelle Comiche convertite ; poiché illuminata Com
omiche convertite ; poiché illuminata Cometa, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babil
, e con lei Nicosa, prima da Dio col chiaro lampo della grazia, e poi da Babila con la chiarezza di tale esempio, si compu
, e le Statue disoneste non sono permesse in Pubblico scandalosamente da Buoni Cristiani, cosi non è permissibile la Comme
renze. Si può stampare. Firenze lì 8 Gennaio 1645. Io Gio. Muzzarelli da Fanano Inquisitor Generale. Alessandro Vettori Se
Q. 5. E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto fatto da S. Carlo contro i Commedianti, e Ciarlatani ? Pag
i nel pubblico Teatro ? Pag. 157 Q. 14. La Comica può vestirsi da uomo comparendo a saltar, o a far altri giochi ne
Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle da molti altri luoghi del Mondo. Pag. 179 Q. 3.
o. Pag. 183 Q. 4. Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti da Donne nel Teatro. Pag. 188 Nota. Della princ
agione per la quale non si approva la comparsa dei Giovanetti vestiti da Donna per le pubbliche scene del Teat. Pag. 195
Comiche le levò dal Teatro. Pag. 244 Q. 14. perché lo scritto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono
m est »Ser. De Fas. Dom.. E è ben ragione lo stimolare, che si ritiri da morte, chi pericola nella vita : anzi è legge pre
acchioso dorme nell’iniquità. Io adunqueam secondo i detti registrati da questi gravissimi Dottori, e santi Padri dico, ch
i da questi gravissimi Dottori, e santi Padri dico, che chi considera da senno il manifesto periglio di molti, e non si mu
e biasimato, acciocché s’emendi, per non rendersi biasimevole, è cosa da non biasimarsi ; ma biasimando chi non deve biasi
na la buona volontà. Quesito Primo Le moderne Azioni si recitano da mercenari Comici secondo la debita, e cristiana m
ativa efficacemente alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento i
do detto l’Istanza ; ove con la risposta moltiplicata a molti Quesiti da noi si concluderà, che le moderne Azioni non si r
i Quesiti da noi si concluderà, che le moderne Azioni non si recitano da molti secondo la debitabb, e cristiana moderazion
m invitis profutura. »bh Cioè. Voi mi dite. E fino a quando sentiremo da te le medesime cose ? E io vi debbo dire. E fino
hiaro lume ci recano gli illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri : da libri di questi, come da luminosi corpi si spicca
illuminati Dottori, Teologi, e santi Padri : da libri di questi, come da luminosi corpi si spiccano moltiplicati raggi, pe
llazzevoli trattenimenti elegge il godimento della Commedia, la quale da modesti Comici rappresentata ricrea con dolcezza,
on fiere: non ischerzabt con fuochi artificiatibu: non danza con dame da por gelosia: fugge i rumori, e spende poco. Tacci
a por gelosia: fugge i rumori, e spende poco. Taccio il resto scritto da Beltrame, per aggiungere un poco scritto dal Comi
ercenari Commedianti ? Ricalcherò qui brevemente il chiodo battuto da me altrove in questa materia: e ora solamente ric
da me altrove in questa materia: e ora solamente ricordo, che un’Arte da tristi esercitata pregiudica bene spesso alla fam
tempi indebiti. E sotto questi termini, e con questo modo prescritto da San Tommaso fu data una volta la licenza ad alcun
da San Tommaso fu data una volta la licenza ad alcuni Comici virtuosi da S. Carlo Borromeo con un pubblico Decreto autenti
Quinto E secondo la dottrina di S. Tommaso un altro Decreto, fatto da S. Carlo contro i Commedianti, e Ciarlatani ?
debita moderazione, e tali sono i viziosi degni di essere discacciati da tutti, e castigati. Non merita goder buona raccol
iluppo nn si rinchiudono quei Corsari Illustri, che sgombrano il mare da Ladroni Pirati, e che suppongono ai nemici dellac
, e che suppongono ai nemici dellacc nostra fede: che vi è differenza da chi ha per arte il furto, a chi ha per fineg guer
lontani dall’esercizio de’ Mimi, e Buffoni, quanto i Corsari Illustri da Pirati. » Questa risposta di Beltrame non mi disp
né mi par un suono stonato, né ingrato all’orecchio;  tuttoché venga da un Comico Cantore, e non da uno scolastico Presso
né ingrato all’orecchio;  tuttoché venga da un Comico Cantore, e non da uno scolastico Pressore: perché veramente par,  c
ne non fu necessario che si parlasse con distinzione de’ Comici buoni da cattivi nel Decreto Sinodale; perché fu formato p
ici virtuosi: o che o fosse ben capace dell’arte Comica, io lo cavocd da questo avvenimento. » Sin qui Beltrame. E qui par
escovo col 2. Decreto favorevole mostrasse co’ fatti, che il primo fu da lui stabilito senza aver piena contezza dell’Arte
i concedere le licenze, o negarle, o moderate, quando si fa l’istanza da Commedianti per ottenerle. Dunque non è probabile
enza: perché conveniente si è, che i Principi, e i Magistrati caccino da sé le persone sospette, e perlopiù perniciose: e
osa, e di vita perduta. Secondo, perché mirò alla pratica di recitare da Comici usata nel suo tempo, la quale era tanto re
edianti. Terzo, perché mirò al modo di parlar, e scrivere usato quasi da tutti i Dottori, che trattano della Comica : poch
opere buone e dicano delle sante Orazioni: bisogna, che si astengano da tutti i peccati mortali, se vogliono la salute. Ô
iano. Ma come quel numeroso racconto di tante virtù, poste ne’ Comici da Beltrame, non scacciaci lungi da sé l’abito vizio
nto di tante virtù, poste ne’ Comici da Beltrame, non scacciaci lungi da sé l’abito vizioso del parlar disonestamente in s
elle tante perfezioni per ordinario sono manifeste a poche persone, e da poche credute: ove all’incontro le imperfezioni T
e’ Savi si giudicano simili a quelli, de’ quali S. Bonaventura citato da Beltrame fa un presupposto tale, come se fossero
conventiam negotii, seu personæ. » Tocca il Santo Dottore sette Capi, da quali possiamo prendere la ragione dell’Azione il
aietano nel Commento di quel luogo di S. Tommaso. « Invitatoria verba da mortalem lasciviam. » Come se un Comico nella sce
cte questo Comico; e piacesse a Dio, che il detto suo fosse praticato da tutti i Comici cristianamente; ma nella pratica s
o molte in particolare; e quindi inferiamo che le parole brutte dette da loro, non mortali di lor natura, diventano mortal
ualche equivoco osceno, almeno coperto con parole belle, e noi inteso da tutti ? come una Cortigiana comparisce amantatact
troppo rigore; e mostra, che non si vogliacu concedere materia alcuna da ridere agli spettatori, che alla fine vanno alla
equivoco, e quasi vestirlo con belle parole, acciocché non sia inteso da tutti, non toglie, che non sia in se stesso vizio
ita secondo l’uso della casta Diana, rimane Venere per realtà, se ben da tutti talvolta non è conosciuta. Non voglio tacer
hé possono cavare i ridicoli, per muovere diletto, e riso onestamente da molti capi onesti ; come insegnano i maestri, per
a del parlare, dall’iperbole, dalla metafora, dall’interpretazione, e da altri capi : senza che dica dalle persone, quali
lla oscenità, che è un capo bassissimo, trivialissimo, e lontanissimo da ogni buona, e consumata civiltà poiché a parere d
onorata Cittadina: acciocché tutti gli Auditori godessero di sentire da lei onesti, e ingegnosi ridicoli, e non brutti e
n tutto ciò mi piace più dire col parere di molti Teologi interrogati da me sopra questo punto, che in semenza di S. Tomma
um ad hoc sufficiat » : se una parola basti per quello ; sia trattata da S. Tommaso; però volgo il pensiero ad altri Dotto
esto senso. « Non dico, scrive egli,che in Commedia si nomini peccato da far’ arrossir i Giovani puri, o le semplici Fanci
tta la Commedia illecita, e in degna di onorato recitamento. Ho udito da un Comico, che vide, e è buon testimonio in quest
ceno. Io non scrivo cosa formata nella mia immaginazione, ma ricevuta da persona di molto credito, e degna di gran fede. I
pparenza di altra oscenità : e subito ordinò, che si restasse affatto da tal recitamento: onde l’Autore della composizione
o di Sicilia. Vi vennero i Commedianti, si fecero le zioni. Un giorno da un Comico fu fatto, per far ridere notabimente gl
bimente gli spettatori, un gesto di tanta indegnità, così fu riferito da chi era presente, che tutti, e tra tutti anche i
vergognarono, che calarono unitamente gli occhi alla terra, oppressi da gran vergogna, e niuno rise. Or qui, chi legge qu
peragatur. » E questo gran male procede dalla malvagità de’ Comici, e da malvagi tempi. « Istrionum improbitare, e perdito
emporum consuetudine. » Gambacorta in un Trattato manuscritto, veduto da me in Palermo, dice delle Commedie correnti del s
ultimi cinquanta, e più anni la Commedia si è riformata perfettamente da queste imperfezioni. Io replico. Piacesse alla Di
icatore della compagnia di Gesù, in una Città di Lombardia fu pregato da un gran Signor Ecclesìastic a fare una gagliarda
osamente, e indubitamente raccogliere, e concludere, che sono oscene, da questo solo accidente, che narro, tacendo gli alt
o richiede l’Azione, che recitiamo. Or qui noi di grazia argomentiamo da questo fatto ; se quel Comico, e quella Comica er
penetrante acutezza dell’occhio vagheggiatore, possono essere scusate da colpa mortale; quando ciò sia conforme all’uso de
ili, e oneste Rappresentazioni. Ma consideriamo gli altri capi tocchi da S. Tommaso, e che appartengono all’uso moderato d
udo abstinendum est a nocivis proximo », dice un Teologo, e lo piglia da S. Tommaso, il quale scrive, che l’ufficio Istrio
Sacerdotale. » Ma se quel virtuoso Sacerdote sentì pungersi il cuore da giusto rimorso; pensiamo noi, che tutti ciò senta
voglio dir altro de nocumentido: e  voglio anche tacere il tempo, che da S.Tommaso è chiamato indebito; perché basta quel
sona. Silvestro dice che non si facci con negoziato d’incantesimi, né da persone Ecclesiastiche. « A personis Ecclesiastic
exercere. » Il decoro non comporta, che tali Azioni siano esercitate da personaggi Clericali. E aggiunge. Illecita è quel
agesima. »De Tem. Cit. de Eutropelia.Esercitar non si deve cotal’Arte da Sacerdoti, né da Religiosi, né in Chiesa, né in t
Cit. de Eutropelia.Esercitar non si deve cotal’Arte da Sacerdoti, né da Religiosi, né in Chiesa, né in tempo del sacro di
25. E questo può bastare per dichiarazione dei  sette punti accennati da S. Tommaso intorno all’uso lecito dell’officio Is
le operazioni del Re sono riposte nelle cose davvero, e non in quelle da burla; e volendo egli con la propria persona porg
volendo egli con la propria persona porger diletto ai sudditi in cose da gioco, di fine, che egli è de’ popoli suoi, si fa
ia che la maestà reale non significa altro, che somiglianza di Deità, da essa il Re grandemente si scosterebbe, se in azio
, da essa il Re grandemente si scosterebbe, se in azioni ordinarie, e da burla travagliassedw, e massimamente potendo in e
acconta, che Decio Laberio Cavalier Romano, e grave di età fu pregato da Cesare, che, non solo componesse una Commedia, es
irtuoso, merita onorata lode, e merita di esser trattato con rispetto da ogni saggio Scrittore; né si può giustamente aggr
disonesto  e immoderato uso dell’Arte Comica, praticata viziosamente da non pochi nella cristianità. Il Comico Cecchino h
o de’ contravversori, e accertarli, che questo caso è stato ventilato da persone di santa speculazione, e zelanti più dell
ti fatti senza distinzione, a me non pesa molto perché si vede chiaro da quello, che io scrivo, che non mi si confà cotal
rate bastevolmenteed. Noi qui vediamo, se dai Dottori antichi, citati da Beltrame, si prova efficacemente l’intento della
gionamento amoroso in pubblica presenza di deboli di spirito, e fatto da due persone innamorate, sono cose brutte. E aggiu
per l’infelice sentiero del peccato, ovvero dannazione: perché lungi da quel sen vanno coloro che si servono de’ giochi m
ente dell’Arte, né de’ giochi teatrali; perché ho inteso più volte, e da più personaggi degnissimi di fede, che vi frappon
entenza della Tabiena; perché ella precisamente replica le cose dette da S. Tommaso, e con le quali si mostra l’illecita i
mici, e ai Ciarlatani, per sentenza di Medina, e di Silvestro, citati da Beltrame insieme con i soprallegati Dottori, e po
citati da Beltrame insieme con i soprallegati Dottori, e portati qui da me secondo l’ordine col quale il Comico li porta
Trinitate.Quasi voglia significar il S. che non è buon gioco far dire da un Autore ciò, che non si contiene nei detti suoi
ino le Commedie turpi. Che se alcuono mi chiede la sostanza del detto da Comitolo. Rispondo. Egli suppone, che la Commedia
citati. Io rispondo, che, come Comitolo non insegna nel modo scritto da Beltrame, così non insegna Filliucci, le cui paro
è i verissimo, né contiene errore alcuno; ma non fa il senso scritto da Beltrame nell’allegar Comitolo: perché ogn’uno in
sua intelligenza, e passo alla citazione di Marcello Megalio, Citato da Beltrame così. « Tomo primo. Variatur resolutionu
iamo alla considerattone delle parole di Henriquez, le quali lanciate da Beltrame sono queste. « Inter publicos peccatores
tenza di Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez nel luogo citato da Beltramel. 9 de matr. d. 16 u 42.. « Componentes,
legati dal Comico a suo favore; ma io credo, che noi siamo i favoriti da lui, e non Beltrame. Propone il Bonancina, non le
virtuosi Professori, e che il sole risplende per ogni clima; e cavino da questa verità frutto copioso di cristiana santità
que noi portiamo nuove autorità di altri moderni Dottori, non portare da Beltrame, il quale saggiamente dice, non aver dub
le saggiamente dice, non aver dubbio, che non vi siano altre autorità da lui non vedute. Io ho vedute quelle, che qui porr
tissimo, che i moderni Comici, per la maggior parte, non si astengono da tali rappresentazioni: dunque sono illecite per s
derne sono illecite per sentenza di Azor. Potrei lasciare lo scritto da altri moderni Dottori; perché basta il notato sin
ni. Dalle Commedie d’oggi escono in danno della misera gioventù; come da fornace di Babilonia, fiamme ardentissime di libi
er sentenza del Casano. Gambacorta in un Trattato manuscritto, veduto da me in Palermo l’anno 1638 discorre dottamente, e
tti, ordinati ad una ragionevole ricreazione dell’animo: come si cava da Aristotile nel 4 dell’Etica. E tali detti, e fatt
le, ma veniale; atteso che non eccitano, né dispongono alla disonestà da vicino, ma da lontano. Nelle moderne Commedie son
; atteso che non eccitano, né dispongono alla disonestà da vicino, ma da lontano. Nelle moderne Commedie sono spesse volkt
. » E nel c. 59 propone il teologico Trattato dell’Arte Comica cavato da S. Tommaso, e da altri Sommisti, con che prova, c
ropone il teologico Trattato dell’Arte Comica cavato da S. Tommaso, e da altri Sommisti, con che prova, che la Commedia è
uovo beveraggio per la nostra sete; e io procurerò d’attinger l’acqua da salutifero, e cristallina fonte. Quesito Deci
i di molta confusione, e grave scornofi. Questo racconto ho io inteso da personaggio vecchio: religioso e gravissimo, che
al peccato. E queste oscenità di queste Commedie non sono conosciute da molte persone, per altro pratiche, e giudiziose,
3. c. 13. n. 11. . Proviamo solamente l’ordinario pericolo cagionato da questa femminile, e scenica comparsa, per essere
cazioni, di adulteri, e di omicidi: e fece colpo tale predicando, che da quelle pudiche Signore fu lasciato il disegno, e
re certe Azioni Teatrali: le fecero, ma ne seguirono dicerie, formate da lingue imprudenti, per non dire malvagie, e serpe
minile comparsa fosse praticamente un efficace invito alla disonestà: da che io stimo di poter affermare, che cotal compar
re nel pubblico Auditorio, ove sa, che sono, almeno alcuni conosciuti da lei in particolare, deboli di spirito, e che pecc
mmedianti così. « Non avete mai incontrato per strada femmine vestite da cavalle di giostra, cariche di pennacchi, cimieri
overci più vigorosamente: anche le pitture grandi, e i grandi colossi da vicino empionogh lo sguardo dei vagheggiatori, ch
ossi da vicino empionogh lo sguardo dei vagheggiatori, che gli stessi da lontano. Quesito Terzo La comparsa di Donna,
e il garrir di Meretrice impura: Quivi efficacemente ella sollazza, E da celle, e caverne oscure, e chiuse Viene il postri
tenore. Della Donna in generale si legge, che il peccatore sarà preso da lei, « Peccator capietur ab illa. »gk Che dovremm
studio, con artificio istrionico per infiammare ? E di cose poi, che da per loro stesse possano far ardere d’impudica fia
n si può dire senza rossore, gli abbraccigm, e altro di peggiore, che da questi infernali furie in pubblica scena si vede
muoveranno nel Teatro profano, dove suole stare il Demonio, e vestite da uomo, o lascivamente, e parlano impudicamenteNell
li domanda. Se pecca gravemente una Giovanetta, la quale si fa vedere da un Giovane, da cui crede, che sarà desiderata dis
pecca gravemente una Giovanetta, la quale si fa vedere da un Giovane, da cui crede, che sarà desiderata disonestamente. E
 » Cioè. Dico, che la Donna, quando teme d’essere amata lascivamente, da qualcuno particolare, è obbligata di non comparir
obbligata di non comparire in pubblico, e astenersi dall’azione, che da occasione alla rovina altrui; quando può senza su
musica, psaltria perite ludi scenici ». E però Donne tali sono amate da molti, che fanno loro molti, e preziosi donativi.
persone, che seguono le compagnie dei Comici moderni, onde se gli può da noi prestare ampissima fede, e giudicarlo verissi
e manifesta. Ma qui dirà qualche Amico di Beltrame le parole scritte da lui nel c. 34. Poco male possono far le Donne del
piagare i lontani con le saette. Ma qui sorge una gagliarda obiezione da ponderarsi nel seguente Capo, e nei suoi Quesiti:
macchiata ragionevolmente la sua coscienza: echi vuole di vero vivere da virtuoso, deve operare in modo, che la sua vita n
per loro alcune Ragioni, quali ho inteso o dai Comici stessi, ovvero da altri molto ben informati; e le pondererò al modo
so ciò vedendo, subito disse ad alcuni. O là fate levare quella Donna da quell’alto posto. Ma subito si sentì rispondersi.
cenità, infatti, a giudizio dei virtuosi. L’anno 1639. fu interrogato da me un Teologo molto vecchio dottissimo, e pratici
arire le Donne, la negano; benché ricevano lettere di raccomandazione da personaggi grandi; benché siano caldamente pregat
raccomandazione da personaggi grandi; benché siano caldamente pregati da molti; e benché i Comici testimonino; e sia vero,
era di favore di un gran personaggio, e di più pregato gagliardamente da molti suoi amici, che gli allegavano ancor l’esem
ato di soddisfare alla loro obbligazione, e negando la licenza solita da autentificarsi « in scriptis ». Quando si vedono
a quo discorent, habentes, operam non dederunt. » Cioè. Non si scusa da colpa ogni uomo ignorante: dunque non potrà perdo
n Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere di S. TommasoC. 29., e da altri Dottori, e Sommisti; e lo porta acciocché s
o di lui sentono, e portano molte, e molto potenti ragioni gli Autori da me citati, quali se leggeranno i moderni Comici,
i, e gli altri non tanto moderni, la riprovano implicitamente; e così da tutti è condannata; e si suonano le campane a dop
ogliono. Quando noi arriviamo alle porte delle Città, subito sentiamo da molti quella inchiesta. E bè conducete voi Donne 
tte non fosse per recar gusto agli Spettatori. Cosa maggiore udii già da un altro, non Commediante, ma personaggio di repu
l’occasione. Ma io dico, che questa ragione di gusto osceno si scopre da se stessa per iniquia, e per irragionevole; attes
Donne in scena. Non vi è buon libro, testificahg BeltrameC. 15., che da loro non sia letto; né bel concetto, ch e non sia
trameC. 15., che da loro non sia letto; né bel concetto, ch e non sia da essi tolto; né descrizione di cosa, che non sia i
oltre tali comici possono rallegrare con tali termini la brigata, che da nessunohi siano tenuti malinconici senza che, « n
he non sa, come dar gusto, senza mendicare parole di chiasso, e gesti da Mimi. Ed io dico a Beltrame, che quel Comico si d
, che nella piazza attendevano alle Azioni rappresentate con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi di c
con le Donne da Commedianti, le lasciavano, e andavano quasi di corsa da lui, per fargli cerchio, e per ricevere il solito
gusto. Eppure in quelle scene mai comparve Donna, né Giovane vestito da Donna. Or questi sa imitare il Comico virtuoso, e
A chi non è noto quell’augustissimo, e frequentissimo detto, chiamato da S. Agostino « urbanitas facetissima »  e con il q
dimento. Io so di un altro Ciarlatano, che essendo caldamente pregato da un Religioso a lasciare la femminile comparsa nel
anco, e allettare il popolo con altre dilettevoli invenzioni, rispose da galantuomo chiaramente. Io, per dirvela Padre, ho
ici, e Ciarlatani ; sanno servirsi della scena; e del banco per campo da seminar dolci carote, e graziose burle, da far ri
ena; e del banco per campo da seminar dolci carote, e graziose burle, da far ridere insinohm i severissimi Catoni, e i lac
te intorno intorno. Sdegnato qui dunque, e stupito cessa d’allettare; da segno di partenza al suo compagno; colgono le tat
l’altro, come cagione della mal sortita impresa di allettare: vengono da parole villane ad oltraggiosi fatti; e uno fa sem
a l’altro si ritira tremante, e ritirato si gridahp, che si fa sentir da lontani, e da vicini: si muovonohq molti in un ba
itira tremante, e ritirato si gridahp, che si fa sentir da lontani, e da vicini: si muovonohq molti in un baleno, e molti
molti corrono; e per il concorso restano i due Ciarlatani circondati da numerosa moltitudine di Spettatori. Ed eco all’or
intorno a noi: eppure poco avanti ci fuggivate, come persone infette da morbo pestilente: noi non siamo nemici no, ma car
gni vostri. La moltitudine concorsa del popolo restò con grazia presa da questo inopinato avviso, e gustò non poco dell’in
Spagnole, e tutte le latine antiche, e moderne, che poté ritrovare; e da ciascuna ne prese ciò, che di ridicolo modesto vi
enza, una buona mano di Comiche composizioni cogliendo ciascuna, come da ben coltivato giardino quei fiori nei quali si ve
ece ridere tanto, che alcuni Auditori gridando. Basta, basta, non più da ridere, non più basta: perché sentiamo mancar la
i grido alcuno di cristiano e savio Oratorio. Il secondo caso narrato da Beltrame il quale l’intese dal Comico Dottor Viol
o anche a me come testimone di presenza occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna di mare sequestrata una Compagnia di
bero biasimati dai dotti, e zelanti Predicatori, e Scrittori; i quali da fedeli relatori sono ragguagliati degli eccessi d
screti vituperano il Teatro. Lelio Peregrino scrive, come cosa notata da Aristotele, che gli antichi Gentili moderarono le
d Nicem. C. 8.Eppure è vero, che sono dette nelle scene parole brutte da Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono
Eppure è vero, che sono dette nelle scene parole brutte da Buffone, e da persone ridicole, le quali vogliono passare con n
ceti; ma in realtà sono disonesti Zanni, ai quali conviene lo scritto da Aristotele nel luogo citato. « Scurra ridicoli mo
iuscita di un negozio, quando non si tratta secondo il modo giudicato da noi per buono, e desiderato. Molti desiderano, co
o giudicato da noi per buono, e desiderato. Molti desiderano, come io da più Gentiluomini, e da Comici ancora ho sentito,
buono, e desiderato. Molti desiderano, come io da più Gentiluomini, e da Comici ancora ho sentito, che le vere Donne compa
pirituali senza miscuglio di vere Donne: se ne vedonohx tali recitate da virtuosi: e tali spesso se ne compongono con dili
tori; anzi con sommo gusto, e con plauso universale. Questo ho saputo da un dotto, il virtuoso Personaggio, oculato testim
mostri più formidabili, e più nocivi, che non furono glihz incontrati da quel famoso Greco, e antico Eroe. Voglio dire per
ito: e nondimeno l’infelice fu intrappolato, essendo rimasto persuaso da certi Signori, che poteva sicuramente condor la M
castità della Moglie tra l’evidenza dei mondani pericoliic, cagionati da lascivi Amanti. Un Argo di cent’occhi perderebbe
pag. 90.E quante volte succedono casi di grave scandalo ? Lasciamone da parte molti, anche non molto antichi, ricordiamon
alcuni assai moderni. Il primo narrato mi fu l’anno 1641. in Fiorenza da un Comico testimone di presenza. Passava per cert
fu ritenuta in palazzo per le disoneste voglie dell’impudico Padrone, da cui la mattina fu restituita, con motteggiare di
, domesticandosi con le Mogli altrui. Il secondo caso è questo. Partì da una città principalissima, pochi anni orsono, una
rsono, una bella, e famosa Comica in compagnia di suo Marito, portata da una carrozza di un nobilissimo Signore. Quando ec
supremi Signori non si opponeva, ne sarebbe seguito qualche incendio, da smorzarli, non con l’abbondanza d’acqua, ma con l
polo con le loro pubbliche comparse, e azioni: d’onde ne seguitò, che da certi Baroni, quasi ladroni di Venere, furono più
e diligenza alla conservazione dell’onore della sua Donna: questa fu da certo personaggio lascivamente amata, e anche sol
ne siano state in qualche Compagnia di scandalose: e per questo hanno da essere tutte infamate ? Domanda bene questo Uomo
bene; e io credo, che rispondo bene, rispondendo, che non tutte hanno da essere infamate; perché non tutte fanno vita meri
deste Comiche. La risoluzione di questo galantuomo buona, per salvare da qualche pericolo di castità il corpo della Moglie
. d. 8. n. 64.Cioè domanderai. Se la Donna, avvertendo, che è toccata da uno con affetto libidinoso, sia ritenuta sotto pe
, che mi rechi qualche sicurezza, che quella fede sia veramente fatta da un Curato ? Il Comico di nuovo prese tempo con pr
a cosa l’andar ad una principale città, ed essere talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o da
ale città, ed essere talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o da 6. E vedersi condotta a prepa
d essere talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o da 6. E vedersi condotta a preparare stanze,
talvolta incontrata da nobili cavalcate, e anche da carrozze da 4. o da 6. E vedersi condotta a preparare stanze, e ivi r
senti di vesti, di collane, di gioie, e di piastre d’argento, e d’oro da qualificati personaggi, e anche da supremi Princi
e, e di piastre d’argento, e d’oro da qualificati personaggi, e anche da supremi Principi, e alla fine sperare di poter co
delle Comiche con il vituperio dello scandalo peccaminoso e mortale, da cui la Donna resta infetta comparendo, e parlando
la quotidiana esperienza ci convince: e però le Donne sono introdotte da Ciarlatani nei banchi, e dai Comici nelle scene.
omiche stesse, quando in una città trovano qualche fanciulletta, nata da persone loro parenti, o amiche, e povere, ma che
e fu subito condotta via dai commedianti. Questo caso fu scritto a me da un gran personaggio; e v’aggiunse, che il tutto s
avanti di dar principio alla Commedia. Un giorno due Religiosi, mossi da buon zelo, e con speranza d’impedire molti peccat
e, il capo di una di quelle Compagnie si risentì con parole non udite da molti, ma piene di sdegno, e di rabbia tale, che
ia: e allora ella verrà ad impedire: e così noi resteremo rovinati; e da lei si otterrà l’intento, che non si facciano Com
gno sperato, e bramato. L’anno 1637. Un Religioso Predicatore partito da Perugia viaggiava verso la città di Monte Pulcian
’indegna azione, e seguirono il loro cammino: ed il Religioso aiutato da certe buone persone uscì alla fine con travaglio,
aiutato da certe buone persone uscì alla fine con travaglio, e stento da quel grave pericolo; e si persuase, che quel Comi
illeciti, e indegni e un mezzo di tal fonte, e affatto illecito, si è da comparsa delle donne parlanti d’amore nelle pubbl
o. Così precisamente già di se medesimo uno: ma si potrebbe confermar da molti. 2. La donna guadagna sul banco; perché all
le Comiche sono sovente lodate, favorite, e talvolta sollecitate sino da personaggi di stima, e quasi violentate con donat
i antichi, e moderni potrei additare, come vasti grossi vapori usciti da questa laguna, per offuscare il serenissimo cielo
tare, e pieno di uomini licenziosi, mantiene la sua Cortigiana illesa da tutti, non potrà così mantener illesa la sua Donn
rici con duplicato fuoco; voglio dire, che gravissimo è il danno, che da quella finzione doppiamente, e nel Teatro, e nell
e una Comica principale l’anno 1640. dimorando in una città governata da una Serenissima Principessa. E per prova basti il
erenissima Principessa. E per prova basti il seguente caso, narratomi da un nostro Predicatore, a cui occorse. Io avevo pr
acramento, che stava esposto per comune devozione, mi sentii ispirato da Dio a fare un’invettiva contro i Comici, che già
che l’anno 1639. dimorando in una città in tempo estivo, fu visitata da un Gentiluomo, e lo ricevette in camicia senza ve
amente. Non è molto, che in una città due Religiosi furono incontrati da certi Giovanotti, che andavano a conversazione in
andavano a conversazione in casa di alcune Comiche, e sentirono dirsi da uno di loro con grazia disgraziata. O Reverendi P
a qualche cosa di suo; per atto di esempio un anello, acciocchè serva da premio a quello, che tirando le sorti, fa maggior
ggermente quel guadagno di alcuni Comici miseri, e virtuosi, il quale da un savio è chiamato guadagno doppio, ma è duplica
tutti gli affetti, e quindi segue tra loro una scambievole mutazione; da che legge, che lo sguardo degli occhi lascivi ecc
mines vulnerant: quantum feriunt oculi »Nonnus in Dionis.. Intesi già da un dotto, che Aristotele aveva scritto, che le Do
pericolo, benché grande della vita; massimamente che tanto più si ha da frenare lo sguardo verso tali oggetti, che non gu
tti, che non guardar a fare verso le immagini degli Idoli; quanto che da guardar quelle non ne veniva più che tanto offesa
udichi vagheggiatori delle femminili bellezze tentano di giustificare da grave colpa i loro vanissimi, e pericolosissimi v
sibi per delectationem subiugit. » E commentando quelle parole dette da Dio al Serpente. « Super pectusIbid. c. 2. Gen. c
pente. « Super pectusIbid. c. 2. Gen. c. 3. 14. tuum gradieris, lette da lui,pectore, et ventre repes, dice, Jerpes pector
lo, ma dall’Inferno. « Totus homo damnabitur, dice S. Agostino citato da S. Tommaso, nisi hac, qua sine voluntate operandi
Città dell’opulento Regno di Sicilia un Gentiluomo, colà trasferitosi da Messina, andava in cocchio per suoi affari: e giu
i l’acqua fresca del gusto Teatrale, e mirando quegli Spettacoli, che da Comici, e dalle Comiche erano rappresentati. Il C
u notata quell’accortezza, come segno di vera, e saggia spiritualità, da un prudente Sacerdote, che dopo alcuni giorni lo
nia con tanto copioso frutto delle anime, che con ragione fu chiamata da un Servo di Dio, Predicatore, e uomo pratico del
one del gran frutto. Questo caso, e altri simili dovrebbe considerare da senno, chi dice senza senno. Io miro col senso, m
beltàL. 25. c. 24. del viso bontà dei costumi è congiunta, qual cuore da questa gemina facejk non sarà vinto, e incenerito
lo: quella accarezzandoti ti distruggerà: questa fuggendoti farà, che da te medesimo ti consumi: quella in un mar di miser
: questa in un pelago di tormenti ondeggiante ti lascerà; e dal porto da te bramato sempre ti terrà lontano: e finalmente
è la 3. Obiezione.) Io miro con franchezza la Comica: perché la miro da lungijl: e così non corro pericolo alcunojm di pe
o alcunojm di peccare. Ma io rispondo. Forse voi qualche volta mirate da vicino, e non sempre da lontano; non credo già, c
a io rispondo. Forse voi qualche volta mirate da vicino, e non sempre da lontano; non credo già, che voi siate sempre nell
sempre nello stesso palchetto, posto lontano dalla scena per rimirare da lontano; e però stando alle volte vicino, e miran
la tentazione della vostra libidine è vicina. La bellezza di Bersabea da lontani balenò all’occhio reale dello spettatore:
positos inficit. » Aggiungo di più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché da lontano una fac
. » Aggiungo di più. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché da lontano una faccia, abbellita c
ù. Alle volte è cosa peggiore mirar da lontano, che da vicino: perché da lontano una faccia, abbellita con arte, sembra qu
abbellita con arte, sembra qualche cosa vaga, e graziosa: ove mirata da vicino, si scopre stibiata, infarinata, incrostat
non amore. Dunque è mera scusa, e non buona ragione il dire. Io miro da lontano la bella Comica recitante. Dice finalment
per comparire almeno meno brutta, massimamente al lume delle torce, o da lontano; e comparendo per dilettare, e per allett
na, o con stravedimento diabolico: forse per quella ragione accennata da Platone, ove dice. « Amanti is animus, in suo cor
Mi sovviene un nobilissimo Signore, il quale pochi anni orsono, seguì da Napoli a Roma, e indi ad un’altra principalissima
iolena. » Questo Santo Dottore significajw il pensiero spiegato anche da S. Crisostomo; cioè, che Iddio, e la natura incli
vendolo con perfezione. Benedetto Gononi nel Prologo dell’Opera fatta da lui intorno alle vite dei Padri di Occidente narr
r mezzo del diletto negli animi degli Uditori. E la ragione è portata da Nicolò Biesio, ove adduce il luogo di Platone, e
questa ragione, e passo a riferire un altro luogo di Platone portato da Simanca. « Si voluptuosam Musamlex de Rep. l. 9.
se S. Efrem, quando scrisse, che un’anima presa dal Diavolo gli serve da mezzana per allacciarne altre: come una pernice d
da morte, e del maledetto plauso, che già ricevette un osceno Cantore da uno Spirito Infernale. Lo narra Tommaso Cantiprat
la durezza, e ill diamante della sua ostinazione. E però cacciato fu da quel servizio, e restò dopo lo spazio di pochi gi
on l’amante suo. Aggiungo al detto di questo Comico quel poco scritto da un moderno Dottore. Che sarà poi udire la Donna p
udo, che bisogna aver un corsaletto d’acciaio, per conservarsi illeso da questi dardi. La stessa neve, e il ghiaccio stess
nel suo cuore l’udire una pestilente, e diabolica cantilena proferita da una Femmina teatrale. « Temet ipsumHom. 2. in Mat
Nazianzeno. « Malorum feminum mala seges », questa è una raccolta rea da rea semenza. Ed un nobile Satirico moderno ha scr
ficacia mi esortò a predicare, e a stampare, che si pecca mortalmente da chi vi andava. E po aggiunse. O che miseria veder
edie, le azioni, e sboccamenti lascivi, che altro buono effetto hanno da produrre nel cuore, se non pensieri non casti ? E
rabile Theatrum: terre turpi saltatione polluintur. » Pensino un poco da senno gli spettatori di questi balli, quanto sono
sepins cantasti. » Ricevi questo per mercede delle canzoni impudiche, da te spesse volte cantate per diletto. Si riscosse
’Aquino, Tommaso Cantipratense scrive un funesto racconro, narratogli da un soggetto della Religione. Era, dice, una Femmi
ite voi a questo mio dire o Sante Donne ? Credo, che diciate, che non da saggio di Femmina vergognosa, e pudica quella, ch
questa fronte tanto sfrontata, e troppo ardita. Luca a penna, citato da Girolamo Fiorentino, e da altri, pempra la penna
tata, e troppo ardita. Luca a penna, citato da Girolamo Fiorentino, e da altri, pempra la penna per avviso di queste infel
Che le Femmine compaiono con gli uomini; e di più bene spesso vestire da uomo esercitano il salto Gaditano nel fine delle
e meravigliose leggiadramente, compaiono in scena, o in banco vestite da uomo, in un farsetto lascivo, a arcando, storcend
trici. O quanto tupri, e disonesti quei gesti, che le Femmine vestite da uomo fanno soprale scene, o sopra i banchi saltan
in una Città principale, ove egli l’Avvento predicava, era cagionato da una Comica Saltatrice vestita da uomo; vi rimediò
i l’Avvento predicava, era cagionato da una Comica Saltatrice vestita da uomo; vi rimediò predicando prima gagliardamente
me si derivava dalla vista lasciva di quei salti femminili; e ottenne da lui parola, e promessa, che la Donna non sarebbe
he ora se ne fanno tali, perché mentre scrivo quella materia, intendo da testimone di vista, che una Donna, vestita da uom
quella materia, intendo da testimone di vista, che una Donna, vestita da uomo salta pubblicamente, e balla slla corda, e s
pina del gravoso castigo alla rosa del peccaminoso diletto. Ho saputo da un gravissimo Religioso, testimone di vista, che
i eterni patimenti. Quesito Decimo quarto La Comica può vestirsi da uomo per dilettare comparendo a saltar, o a far a
fornace. Ora per cagione di questo salto femminile la Comica si veste da uomo; e io di lei domando con il proposto Quesito
Come comparse (dico io) le Meretrici al tempo di Carnevale si vestono da uomo, per andare liberamente a casa degli Amanti
ica di Feb. 4. Dom. 4. di Quares. sotto pena si scominuca, che non si da , se non per il mortale; proibiscono, che la Donna
che non si da, se non per il mortale; proibiscono, che la Donna vesta da uomo. Ne mi dite. Il Silvestro le scusa dal morta
osi piaceri. Come l’anno 1634. faceva una Meretrice, la quale vestita da uomo viveva nella compagnia di alcuni Banditi, an
ando giornalmente con loro a modo di Bandito, e era stimata vero uomo da chi la vedeva, ne sapeva la sua malvagia, e dison
a malvagia, e disonesta ipocrisia. L’avviso di Lirano viene approvato da Cornelio a Lapide, che riprova nella Donna l’uso
alla forza di questo precetto, in quanto fu cerimonia già prescritta da Dio al popolo Ebreo; ma vi soggiace, in quanto è
vestito con foglie di pero, o di limone: e la ragione si può prendere da S. Tommaso. « cultus exterior2. 2. q. 169. 4. 2.
ntamente al Quesito. Non è malagevolekn negozio l’imparar cosa rea da un reo Mætro: l’animo del discepolo, a maniera di
ato di sua natura; perché alle volte si fa lecitamente; come fu fatto da quella Vergine, che stando per forza nel luogo in
go infame, vittima innocente dell’impudica Venere, se ne usci vestita da uomo, persuasa dalle preghiere di quel castissomo
icarci, che l’uso della veste virile nella Donna, è un’azione viziosa da se, non quasi che sia per se stessa; o si sua nat
on la congiuntura di alcune circostanze. Tale azione dunque è viziosa da se; perché ha l’apparenza di male, e se non vien
verità. Dico 2. Alle volte pecca solo venilamente la Dona, vestendosi da uomo. Tutti i sopra citati Dottori favoriscono qu
lla leggerezza, per cagione della quale una donna alle volte si veste da uomo senza altra circostanza di più grave colpa.
cagion, che leggerezza. Dico 3. Pecca mortalmente la Donna vestendosi da uomo con intenzione gravemente viziosa, o con alt
virilem habitum imitetur, anathema sit. » Se alcuna Donna si vestirà da uomo, giudicando ciò utile al suo proposito, sia
me occorse una volta, che di mezzo dì fu veduta una Meretrice uscire, da una porta principale di una Città, ove l’aspettav
civi; e giunta si trasse tosto le veste femminile, comparendo vestita da uomo con vestimento colorito, e molto bello, ma d
rativo dell’animo suo molto brutto, e disonesto. E chi mai la scuserà da colpa mortale per tal vestito usato per più liber
ppure lo scandalo di notabile gravezza. Dico 4. La Comica, vestendosi da uomo per dilettar saltando nella presenza di pers
ando, non pecca; dicendo Navarro, che la Femmina non pecca vestendosi da uomo con intenzione di recar danno ad altri onest
i scandalizza notabilemente, ne prende occasione di rovina spirituale da cose per le stesse indifferenti: come sono i salt
i salti, e i gesti, che sogliono accompaganrli, tutto che siano fatti da Comica Saltatrice. Ne vedo per ora altra buiona r
on pecca mortalmente. Dico 5. Pecca mortalmente la Comica, vestendosi da uomo per dilettare comparendo a saltare, o a far
ortalmente. E la Medea di queste morti spirituali è la Comica vestita da uomo per dilettare saltando. E come le parole bru
dico altrove; così ora dico, che i salti, fatti dalla Comica vestita da uomo nel pubblico Teatro, sono peccati mortali al
virtù. Dirà forse tal’uno, che la Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare; perché nella veste femminile fa
de causa. » Io rispondo, che se la Comica con giusta cagione si veste da uomo per saltare nella presenza di persone virtuo
perché la comica può vivere, e mantenersi onoratamente senza vestirsi da uomo per dilettare con il salto, e per conseguenz
conseguenza non ha veramente la pretesa necessità. E chi mai scuserà da peccatograve quella comica Saltatrice, che lìanno
Città, per guadagnare saltando, e procedendo così ? Compariva vestita da uomo con un viso tutto lisciato, e imbellettato;
e straordinarie, e meravigliose : dopo le quali tutte fatte, e vedute da tutti, ella scendeva dalla corda, cessava dai sal
ori, e qundi diceva qualche parola ad altri, e molte ne sentiva dette da altri e se, nelle quali, come in valle d’impurità
compare vezzosa nel pubblico Teatro, nuoce in tanti modi, che sin qui da me sono stati assegnati, e ponderati, ai quali no
e opere, tamen ipsa per se perit. » Nello stesso modo l’anima colpita da una lasciva saetta per la curiosità dello sguardo
nché si parta dal Teatro senza eseguir il male con l’opere, nondimeno da se sola perde la vita della grazia, e mancando se
scive Gregorio, e tutti lo sanno, fu assalito nella deserta campagna da quella fiera, e tanto gagliarda tentazione di sen
assaggio, e casualmente uno mira sul balcone una donna, e qindi, come da fiamma, concepisce faville, che per pericolo spaz
con la vista loro. Praticamente, e mortalmente pare impossibile, che da tali Basilischi non restino molti deboli di spiri
ferisce il suo troppo curioso vagheggiatore; come potranno schermirsi da colpi dell’affetto lascivo quelli, che studiosame
eggere diligentemente, e di bilanciare prudentemente le poche ragioni da me portate con questo Ricordo: contro le quali, è
ano Difficoltà; ma nemmeno mancano le Risposte: ne credo, sia impresa da gigante, ne troppo difficile darle buone, chiare,
e dal Teatro ? Si asserisce nel primo luogo quella difficoltà, che da molti è portata con questa forma. Se le Donne si
rsone, che si sono gettate nei pozzi per amore; e per questo si hanno da chiudere tutti i pozzi ? L’amor è affettonaturale
rpem sui amorem. » Cioè. Se la Femmina sa di essere amata bruttamente da alcuno, non è rea di peccato, ogni volta che si o
Se le Donne si levano dal Teatro, perché non bisognerà anche levarle da molti altri luoghi del Mondo ? La presente dif
festini, e ancora dai banchetti: anzi di più dalle sacre Stazioni, e da tanti Tempi; perché la loro comparsa in luoghi ta
er tutto; e più. Ove è più agiata l’occasione. Così discorre Beltrame da galantuomo. Ma io rispondo, che le Donne, compare
er dilettare con i suoi vani, e aomorosi ragionamenti: onde parimente da me si deve riprovare: e la ragione si è; perché è
Comparsa delle Donne nel Teatro ? Ecco la terza difficoltà formata da coloro, che così discorrono. Il vedere le Donne i
nde manifestamente. E un imperfetto di virtù ouò misurare anche altri da se medesimo ; quando oltre all’imperfezione in se
ire, che i discorsi amorosi sono finti, e conosciuti per tali; perché da quella finzione, anche per tale conosciuta, segue
rebbe per un pomo tutto il giovamento nascosto nell’allegoria; perché da lei egli non sa, ne cura di sapere causare per be
dei fanciulli; in modo che come confetti, e non come medicine, siano da loro inghiottiti; altrimenti facendo, il popolo n
ll’immascherato, che come un uomo copertocon la maschera è conosciuto da pochi; così da pochi è conosciutol’utile immasche
, che come un uomo copertocon la maschera è conosciuto da pochi; così da pochi è conosciutol’utile immascherato di giocond
à; ove all’incontro la giocondità scoperta è conosciuta scopertamente da moltissimi, dai quali è anche affettuosamente ama
attanto la volontà, e l’appetito sensitivo restino sinceri, e nettilf da ogni affetto impuro: con ciò sia anche essendo qu
volntà, vi lascia però qualche cosa della sua immondizia. Pure se ho da concederti cosa l’astrazione, te la concederò, qu
rai talmente domate le passioni viziose, e staccato talmente l’afftto da queste cose create, che tu possa dire con S. Paol
quella distinzione, e astrazione del diletto dal peccato è difficile da farsi leggendo un libro poco onesto: molto più di
ivirtù morali; o di una predica di santità fatta con grande artificio da un Apostolico Predicatore. Il senso carnale ci ga
ne. Quesito Quarto Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti da Donne nel Teatro ? Questa difficoltà una volta
? Questa difficoltà una volta propose a me un Comico principale, e da altri è proposta gagliardamente: cioè se non si i
cono le Donne vere nelle scene, vi si introdurranno i Giovani vestiti da Donna, donnescamente imbellettati, e adornati; e
olto più conforme alla natura, che le Femmine rappresentino figliuole da Marito, che travestire Giovanetti da Femmina. Egl
Femmine rappresentino figliuole da Marito, che travestire Giovanetti da Femmina. Egli sul principio del c. 55. dice con b
iulli. Io non loderei mai li far recitare quotidianamente i Fanciulli da Donna: atteso che io ho veduto in certe Accademie
mie l’imbroglio di questi Ragazzi: non si sanno vestire in tali abiti da loro stessi; e si fanno addobbare a casa da altri
nno vestire in tali abiti da loro stessi; e si fanno addobbare a casa da altri. Ma le Donne sono più nautrali, e si sanno
a casa da altri. Ma le Donne sono più nautrali, e si sanno addobbare da loro stesse. Dal detto di questo Comico io inseri
uesto Comico io inserisco. Dunque chi introdurrà i Giovanetti vestiti da Femmina, farà cosa non approvata dai medesimi Com
collo per il sentiero dell’iniquità i Giovanetti Recitanti. Ho saputo da persona grave, e testimone di vista, che nel nobi
dianti; enon introducono alle scene vere Donne, ma Giovanetti vestiti da Donna, e quindi non seguono gravi, né peggiori in
eguono quei tanti, e così gravi, e scandalosi mali, che nascono, come da seminario d’iniquità, dalla condotta, comparsa, e
gli amanti; o ella si faccia con vere Donne, o con Giovanetti vestiti da Donna; perché questa materia in sostanza è scanda
ne questo Comico Scrittore, dicendo, che poche Commedie sono composte da Poeti, nelle quali non si vedanoll i disonesti am
ci. » Rispondo 3. Da molti è riprovata la comparsa di Giovane vestito da Donna. Ed io qui potrei cercare dottrinalmente, s
potrei cercare dottrinalmente, se il Comico pecchi, o no, vestendosi da Donna, per dilettare comparendo in pubblico Teatr
da Donna, per dilettare comparendo in pubblico Teatro: ma mi ritengo da tal Quesito; si perché si può conoscere la risolu
ngo da tal Quesito; si perché si può conoscere la risoluzione per lui da ciò, che ho notato nel c. 3. al Q. 14. parlando d
una città fuori d’Italia, che un certo lascivo amante si era vestito da Donna, per andare a favellar sicuramente con l’Am
ocura trasfigurarsi disonestamente con la colpa. E quel caso io seppi da un personaggio Veneziano, che mi mostrò in Fioren
da un personaggio Veneziano, che mi mostrò in Fiorenza lettere venute da Venezia con quella relazione. Legga lo zelante Cr
a quel Batalo, che fu uomo di effeminatissima condizione. Considerino da senno queste cose i Giovani Comici, o altri, che
i Giovani Comici, o altri, che vogliono comparire nelle scene vestiti da Donna, che spero se ne asterranno, come da cosa d
parire nelle scene vestiti da Donna, che spero se ne asterranno, come da cosa degna di riprensione. S. Cipriano riprende g
ne, e questo biasimo si deve, qualche volta che un Giovanetto vestito da Femmina finge di essere un’impudica Innamorata. M
disonesti interpreta il titolo d’Istrione, come di uomo, che vestito da Donna rappresenta disonestà. « Histriones dici il
Femmina, ora quella di Ruffiano, e ora quella di Adultero. Mazzarino da per avviso ai Superiori, che non permettano, che
iso ai Superiori, che non permettano, che Giovanetti recitino vestiti da Donna: dei quali Giovanetti non volgio passare qu
e lusingandoli li diano animo di farsi onore: cose invero, stimo io, da straccare la pazienza a chi ha tale cura. Così di
Predicatore, e nobile Veneziano ho saputo un’accidente narrato a lui da quello, a cui successe: e fu tale. Un Gentiluomo
di virtù segnalato, e di età ormai senile, e grave, si trovò assalito da una pericolosa infermità, per la quale giunse « a
one, che tanto lo combattè, era stata cagionata secondo il suo parere da questo; perché nella sua Gioventù laicale si era
re rappresentare Commedie, nelle quali comparivano Giovanetti vestiti da Donne con belle, e graziose acconciature da testa
rivano Giovanetti vestiti da Donne con belle, e graziose acconciature da testa. Notino questo accidente i Sig. Accademici;
inam etiam sanctam ». Cioè. Si levi dal Teatro l’abito femminile: mai da me è stato approvato, che un Giovane vestito da D
’abito femminile: mai da me è stato approvato, che un Giovane vestito da Donna rappresenti una Femmina, tutto che buon sia
gione, per la quale non si approva la comparsa dei Giovanetti vestiti da Donna per le pubbliche scene del Teatro. Lo sc
o dico, che merita grad lode, chi con provido accorgimento si dilunga da tutte quelle occasioni; che o per malattia umana,
grazia. Una di queste occasioni è la comparsa dei Giovanetti vestiti da Donna in scena, la quale da moltiè riprovata, e c
ioni è la comparsa dei Giovanetti vestiti da Donna in scena, la quale da moltiè riprovata, e credo, che la ragione princip
to, che gli uomini castiTrat. della mortific. c. 15. nel mezzo. hanno da conservare i loro occhi non solamente dallavista
iti a tempo nostro, e degni della nostra riflessione. A me fu narrato da un principalissimo Signore, e di molta giurisdizi
quadro secondo la nostra debolezza: e lo narrerò, come narrato mi fu da quel grave, e sacro personaggio, a cui accorse. U
gran spavento quello, che già successe in Germania, e mi fu riferito da un grande Religioso, e dotto Teologo in Roma l’an
li per allegrezza, per giuoco, e per sollazzo si mascherarono vestiti da Donna, e comparvero con belle maniere, e con graz
le Drammatiche Azioni mai compaiano né vere Donne, né Giovani vestiti da Donna; ma di quelle si faccia solo menzione bisog
iva consolatamente. E quel valnte Comico faceva alle volte la Comedia da sé solo, rappresentando vari personaggi (della qu
in Cibilem) » e quando voleva rappresentare una Donna, non si vestiva da Donna: ma faceva sentir dentro la scena la voce f
ne sino alla fine, senza far vedere mai Femmina, o Giovanetto vestito da Femmina, piaceva molto agli Spettatori, e da tutt
na, o Giovanetto vestito da Femmina, piaceva molto agli Spettatori, e da tutti era lodato, e ammirato. Potrebbero i modern
onna: questo stesso, pochi anni orsono, mi confermò, come convenevole da farsi, un buon Religioso, che nel secolo aveva gi
fine; perché questo è estrinseco delle azioni: ma dagli oggetti loro, da quali ricevono l’essere specificativo. « Alio hab
pio uomo, (parlo con un cristiano) il quale subito non levigli occhi da così fastte cose ? Eppure sono finte; anziche ess
diventa vero Lenone: e tu o Fanciulla fatti Meretrice: nonsi usi più da voi il fingere. E tu o Teatro, che ti fingi luogo
Giovanotti, ti temeranno i Vecchi ti aborriranno; ne alcuno imparerà da te più quelle cose indegne; che poi fra poco facc
on l quale si prova, che i brutti giuochi, e le brutte finzioni usate da i Comici non si giustificano, dicendo, che si rap
osceni Istrioni antichi per autorizzare le rappresentante disonestà, da lui chiamate « vitia publicaIn Paran. autoritatis
ecenza del Sacramento. S. Tommaso vuole, che parte della moderazione, da prescriversi ai Comici, sia, che non pongano in b
on gravissimo peccato di scacrilega derisione. Cauietano citato anche da Beltrame dice. « Histrionam peccatusum. v. Histri
lti semplici, che non sanno la distinzione della ragione Sacramentale da quella del contratto, e del trattato, possono sti
amento; bisogna levare le scandalose bruttezze, e le mortali lascivie da ogni comico avviluppamento; in modo che riesca az
ali lascivie da ogni comico avviluppamento; in modo che riesca azione da piacere agli uomini, senza che offenda, e spiacci
o, e facendo atti, e altre cose indecenti. E sapendo di essere veduta da molte persone onorate ? E queste bruttezze si ved
blico, come in Giovane ottiene, tatti, e baci, e altre cose peggiori, da una Donna, quale poi alla fine riceve per Moglie.
pose. E come possiamo esguir questo in questo luogo, ove siamo veduti da tanta moltitudine di spettatori ? Certo resteremo
i, e virtuosi; così dovrebbero essere imitati nella modestia, e virtù da quei Comici del nostro tempo, che non solo con le
upposto viene riprovato, parte esplicitamente, e parte implicitamente da quanti Santi Dottori, e Scolastici io ho letto si
ovazione. E chi non sa, che molti libri sono stati approvati talvolta da Savi, e dotti uomini; e approvati secondo tutto i
, « quanto, secundum praxim », secondo il costume, e la pratica usata da moltissimi Comici, e Ciarlatani del nostro tempo.
comparsa della donna ornata, e parlante d’amore lascivamente: perché da moltissime Commedie mercenerie è proposta ornata
e calde e amorose grazie della disgraziata Venere impudica. Ho saputo da un virtuosissimo, e dottissimo Teologo Religioso,
za cattiva intenzione; ancora che sapesse di essere amata bruttamente da alcuni parrticolari, e determinati; perché sarebb
, e comparire in pubblico secondo l’uso, e decenza della persona, che da lei viene rappresentata onestamente in una lecita
re condannata per adornarsi, quando sa di essere amata disonestamente da alcuno. « Autores cessante causa honesta eam cond
imeo ammettere non si deve alcun peccato a quell’orazione, che nacque da santa carità, e da attesissima intenzione: né in
si deve alcun peccato a quell’orazione, che nacque da santa carità, e da attesissima intenzione: né in quell’ornamento a c
uo onesto, e non libidinoso: dove spiega la Glossa liberando Giuditta da ogni macchia di calunnia, e di peccato. Ora io do
to ? e tæl allettamento come non è scandaloso ? E come si può scusare da peccato mortale ? Massimamente che la comica ha v
a Donna sa, che per l’atto suo, anche cattivo di adornarsi quelli che da vengono comparire, o non si muoveranno a male; o
finchè tutto si ridurrà a qualche numero di peccati veniali cagionati da i Comici, e dalle Comiche con le loro poco modest
ri dai giardini ben coltivati non è argomento, che si voglia comporre da qualche mazzetto penicioso all’odorato di un nobi
ri di modestia si sforzano di scegliere dalle Commedie stampate, come da tanti giardinetti; quei fiori, con i quali stiman
gili tanto intorno le materie disoneste, e che non ne lascia spuntare da nessuno; tuttavia vi è, chi scrive, che il Mondo
è, chi scrive, che il Mondo non è ripieno d’altro, e che i Fanciulli da quelle apprendono ogni vizio, e gli mostrano prim
he nati. Eppure sappiamo, che i Libri di buona Poesia non sono intesi da Fanciulli, né ben capiti dai Giovani. Ma io aggiu
ero, massimamente in Azioni sacre, Giovinetti savi, e onesti, vestiti da Donna con non troppo sfoggiate; e pompose vesti,
stificherebbe la lor Comparsa ? Non è tutto oro quel, che si causa da una miniera d’oro, né tutto è sostanza di perla c
o errare seguendo Platone, che non fu maestro irreprensibile, lontano da ogni errore. Alcuni per difesa delle mercenarie C
ia un’amor Platonico: e se, veramente egli è tale, non si può scusare da peccato grave ? Rispondo. Una volta un letterato,
pondo. Una volta un letterato, tenuto per buon Teologo universalmente da isuio Cittadini, discorse con me nella proposta f
lascivo Amante, e poi dire, che non brama altro, che amare; sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto,
oi dire, che non brama altro, che amare; sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo forn
brama altro, che amare; sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo fornito della nostra
sono cose da uomo Platonico, da uomo ideale, da uomo astratto, e non da uomo fornito della nostra ordinaria natura, e car
i forte immondizia, trattano i Savi del Mondo, e gli uomini virtuosi, da ciechi incantati, e che non si accorgono della st
sse l’Eminentissimo Sig. Cardinale , e buon Teologo, Centino. Egli fu da Paolo V. sommo Pontefice destinato alla cura past
di onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità, da nel biasimo di personaggio crudele. Non pare, che
i è sempre bene: ma il non volere cavalcare; perché molti sono caduti da cavallo: né andare per le strade; perché molti sd
ompaiono le ordinarie Comiche, e parlano d’amore lascivamente: dunque da questo si deve fuggire e le Comiche si devono rit
o dare al Quesito: e d è. Che la comparsa delle donne non si è levata da tutta la cristianità; perché i Dottori antichi no
stintamente, ed esplicitamente dei molti, e gravi mali, che cagionano da questo inconveniente. Ed io aggiungo: perché i mo
si leverà affatto per comando irrevocabile dei Signori Superiori, se da essi ella sarà considerata al bilancio dell’autor
imitatore di coloro, che nel c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ritirati da noi, che non vogliamo la scienza delle tue strade
o. Ed ignoranza tale pare, che sia detta grassa e supina; perché, chi da lei è oppresso , si rende simile ad un uomo stupi
on cura, e avvertenza a quelle cose, che tiene avanti, né fa ciò, che da altri è saputo comunemente per tutto. Ora quando
non riprovino detta comparsa: ma io dico, che tutti i Dottori, veduti da me sono al presente, la condannano; benché non si
ipe, e a grattargli piacevolemente le orecchie; ogni male si deriverà da simili presone al danno della pubblica felicità.
volontario amatore della cecità. Il buon Teologo non si cura far coro da sé Teologando, ma gode di formare l’armonia dottr
o del Principe il nobilissimo parto del vero, e forte amore di Cristo da cui poi seguano tutte le altre cose in ottima dis
tino; ma io lo trasportoqui in Italiano con ogni fedeltà; in modo che da tutti possa essere comodamente inteso, e praticat
ei Principi, sono degnio di essere scacciati, come Personaggi infetti da gravissimo morbo; e quello, che è più miserabile,
i da gravissimo morbo; e quello, che è più miserabile, non conosciuto da loro. La onde il savio Principe, che è sollecito
ssore; anzi piuttosto si rallegri, se ciò avvenisse, vedendosi libero da un peso tanto pericoloso. Ma se per avventura il
umilmente licenza di andarsene; e anche non ottenendola, se la prenda da se, e parta: perché cosa meno grave si è il soppo
e ponderato tra le Opere dell’altro Cardinale, che è il secondo de’ 2 da me proposti, Giovsnni de Lugo, ciò, che egli scri
. 1. Cioè. Se deve il Confessore correggere il penitente, e rimuovere da lui l’ignoranza circa i peccati, che egli commett
verno dei sudditi, e ad altre cose di tal fatta. Intorno alle quali è da notarsi, che di rado avviene, che l’ignoranza sia
il Confessore vedrà, che l’ignoranza del penitente è invincibile, né da lei segue scandalo, o danno al penitente, o di sc
ra almeno tiene il luogo del proprio Pastore per delegazione fattagli da lui. Ed ad Pastore s’appartiene l’ammaestrare i s
ne il Superiore, suo penitente, tolleri tal comparsa, deve informarsi da lui, o da altri consapevoli delle ragioni; in mod
riore, suo penitente, tolleri tal comparsa, deve informarsi da lui, o da altri consapevoli delle ragioni; in modo che poi
e. Dico 7. Il Confessore proceda all’avviso nelledebite circostanze , da solo a solo; e soprattutto con molta piacevolezza
missus ad Ierobeam 3. re. 13 ». Anche Reginaldo tra le interrogazioni da farsi al Principe penitente pone questa. « An non
tà; in modo che l’avvisato le potesse leggere, rileggere, e ponderare da sé con molta maturità, ed attenzione, che così co
, che alludesse alla bella, dotta, e breve Operetta scolastica, fatta da Girolamo Fiorentino Lucchese con titolo di Comædi
attività concorre con la licenza il Superiore. 4. perché il Superiore da licenza ai Religiosi di predicare nelle piazze co
erché chi dice. Si proibisce il desiderare, non il mirare, ed io miro da lunginb. Si risponde. « Mulier de longe, libido p
d, et captus est », scrive S. Agostino in ps. 502. E se alcuni mirano da lontano, molti mirano da vicino. Alla proibizione
e S. Agostino in ps. 502. E se alcuni mirano da lontano, molti mirano da vicino. Alla proibizione poi del desiderare, e no
consenso. E a questo concorre la licenza il Superiore. 7. perché chi da licenza di salire in banco, o di comparire in sce
icenza di salire in banco, o di comparire in scena ad una Donna vana, da occasione agli Spettatori di cooperare al peccato
a Donna pecca mortalmente, quando sifa vedere senza legittima cagione da persona , che sa essere solita desiderarla. Quell
e in banco, o in scena, sa per esperienza, che sarà desiderata almeno da alcuni di pochissimo spirito, ai quali per piacer
una Donna vana, e udirla parlare di quelle cose, che sogliono udirsi da quelle, che compaiono nelle piazze sui banchi, o
i, o nei Teatri sopra le scene ? Il Demonio la piglierà per strumento da uccidere molte anime, scrive un Dottore; e lo pro
E dopo averlo provato, aggiunge per i Principi. Sappiamo, che saranno da Dio severamente castigati. E nel Disc. 58. ragion
pubblicò una costituzione « de iis expellendis », la quale p riferita da Pietro Greg. L. 34. Synt. Iuris. c. 16. E Filippo
allora, e di poi ancora non restò di celebrare, la risoluzione presa da quel Principe Vice Re, e degnissima di essere seg
uzione presa da quel Principe Vice Re, e degnissima di essere seguita da ogni gran Superiore con l’imitazione. Il bene ris
in natura splendor. » Quesito Decimo quarto perché lo scritto da alcuni moderni, e dotti Personaggi, che concedono
a in Commedia, ma desidero interpretare a mio favore ciò, che scritto da loro sembra contrario a quello, che di presente i
divulgare per la più eccellente Commediante di nostra età. Non lascio da parte quella Lidia gentile della mia patria, che
e a una perfetta Commediante. Sin qui il Garzoni. Ma io rispondo, che da questa difficoltà, presa da i due citati Scrittor
. Sin qui il Garzoni. Ma io rispondo, che da questa difficoltà, presa da i due citati Scrittori, non resta abbattuta, benc
, non solo come condannato dai Sacri Dottori; ma come riprovato anche da Tullio: e questo, che dico io qui in breve Italia
modesto senza nessuna oscenita. né è cosa nuova, che un uomo si vesta da Donna, per rappresentarla; poichè, come ho detto
le oscenità; e se trattano con le Comiche in Scena, non si astengono da gesti lascivi, né da parole brutte, e scandalose.
attano con le Comiche in Scena, non si astengono da gesti lascivi, né da parole brutte, e scandalose. E questo basti, per
nte in onore; ma tenuti per vili presso tutti, e cacciati molte volte da Roma, e repulsi dagli onori dei Cittadini, e dei
dimostra, due di loro essere state tali recitando, e comparendo, che da nessun Teologo, credo si possono scusare da pecca
itando, e comparendo, che da nessun Teologo, credo si possono scusare da peccato mortale: poichè una lasciò recitando in u
se un sonetto; o volgiamodire piuttosto, un’amorosa letterina dettata da un sonetto. E che amore fu quello ? Di virtù, o d
irtù, con che si mantiene il possesso della divina grazia. Leggasinl, da chi vuole, il resto scritto dal Garzoni nel cit.
à di nuovo, e in ristretto rispondo, che la comparsa di quelle donne, da lui descritte: sebbene era modesta, e artificiosa
articolare tutti i danni, che quindi ne seguono. E quelli che nascono da queste Commedie, non si può sapere, quanto siano
he i Supremi, e principalissimi Sig. Ecclesiastici, e Secolari siano, da chi può, informati pienamente, e distintamente de
ro tutti, se fosse loro supplicato: e se leggessero le suppliche, che da dotti si possono formare, e sarebbe conveniente,
Che se il Comico Cecchino scrisse i suoi brevi Discorsi, e gli inviò da Napoli a Roma l’anno 1616. all’Eminentissimo Sig.
nore, che giustamente distrugga tutti gli eccessi del Teatro. Io uomo da niente, e miserissimo peccatore, se fossi ai pied
cessità di tanto desiderato provvedimento. I difetti popolari servono da sproni per fare, che il Principe spinga il suo vo
nvenienti. Non voglio tacere quello, a cui io fui esortato caldamente da un Illustrissimo Vescovo di Sicilia l’anno 1639.
pregare i Commedianti, professori di cristiana modestia, a ponderare da senno, non solo quello, che dicono gli allegati S
ativa efficacemente alla disonestà. 2. O per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. O con l’argomento i
226. Arsenio non voleva ricordarsi di una Donna. Pag. 171. Artificio da pochi è distinto dal pericolo di peccato. Pag. 18
tà. Pag. 106. Non è scusato dall’ignoranza. Pag. 90. Si può informare da Teologi. Pag. 90. Nuoce nei beni spirituali. Pag.
rebbero poi recitar immodestamente. Pag. 21. Perché furono licenziati da Milano. Pag. 11. Condannano alcune Commedie moder
ttò un Predicatore in un fosso. Pag. 120. Uno faceva le Commedie solo da sé. Pag. 197. Gli antichi scrittori di Commedie n
le parole. Pag. 72. Modesta alletta. Pag. 258. Fu introdotta in scena da Frinico 73. Solo comparendo in pubblico alletta a
prima. Pag. 229. Vista una sola volta rovina. Pag. 227. Non si vesta da uomo. Pag. 161. Se può vestirsi così per saltare.
nte con intenzione gravemente viziosa. Pag. 167. Non pecca vestendosi da uomo per saltare in presenza di persone forti di
non reciti in Commedia. Pag. 41,42 F Fanciulletta condotta via da Comici. Pag. 117. Fatto brutto mortale qual sia.
sonesto dei Comici. Pag. 128. Giovanetto Castigato, perché si vestiva da donna. Pag. 191. Quanto gli sconvenga tale veste.
casa. Pag. 193. Un uomo per acconciare i capi dei Giovanetti vestiti da donna patì gran tentazione vicino a morte. Pag. 1
icino a morte. Pag. 194. Perché non si approvano i Giovanetti vestiti da donna in Commedia. Pag. 195. Casi di scandalo. Pa
i atto matrimoniale è lecito in pubblico. Pag. 207. Meretrice vestita da uomo con Banditi. Pag. 162. Una si vergognò di pe
amente. Pag. 151. N Nerone recitò in Teatro. Pag. 43. La Natura da vesti diverse al maschio, e alla femmina. Pag. 16
Miro per solo gusto. Pag. 134, 135. Miro senza consenso 136.137. Miro da lunginw. Pag. 140. La donna è brutta. Pag. 140. O
S Salto della Comica è pernicioso. Pag. 157. Saltatrice ingannata da un Amante. Pag. 109. Una castigata da Dio. Pag. 1
Pag. 157. Saltatrice ingannata da un Amante. Pag. 109. Una castigata da Dio. Pag. 159. Una scandalosa. Pag. 169.158. Scri
a la comparsa delle Donne oscene. Pag. 252, 255. Tentazione cagionata da ricordanza di Donna già veduta. Pag.171. S. Tomma
rtificiali . bv. [NDE] Comprendre : nessuna. bw. [NDE] Comprendre : da . bx. [NDE] Comprendre : con molta cautela. by.
li. cy. [NDE] Comprendre: purezza. cz. [NDE] Comprendre: Ritengo. da . [NDE] Comprendre: Si noti. db. [NDE] Comprendre
2 (1649) Della Cristiana Moderazione del Teatro. La soluzione dei nodi pp. -
eologo Religioso, stampata ad instanza del Sig. Odomenigico Lelonotti da Fanano. Si aggiunge al fine una Censura d’Autori
medie, che si rappresentano tal’hora con titolo di onesta Ricreatione da persone ascritte in una osservante Congregatione.
ede, e con timore, e incertezza della salute, l’Autore del vero bene, da cui speriamo il tesoro d’ogni nostro bene. Deh du
a sempre un giardinetto di onestissimi fiori di lecita Ricreazione, e da lei niuno si parta, se non consolato nella Virtù,
uo martirio l’Apostata Giuliano, indegnissimo Imperatore  ; così noi, da te avvalorati, confondiamo l’Αροstata del Cielo S
6 P. 10. Se per la tolleranza delle Commedie Oscene, basta, che siano da tutto il Mondo abbracciate. 41 P. 11. Se basta, p
158. P. 4. Se sia buona Ragione di tollerare i Comici, il sapere, che da taluno si prova, che devono essere amati. 162. P.
236. P. 14. Di quello, che possiamo giudicare di certi Casi spiegati da gli Autori contro i Commedianti Osceni. 240. Prim
244. Quinto 245. Sesto 246. P. 15. Di molti Casi accennati brevemente da D. Francesco Maria del Monaco nella sua Parenesi.
a Parenesi. Clas. 7. 248. P. 16. Di altri Casi più moderni, e sentiti da persone degnissime di piena fede. 250. P. 17. Del
degnissime di piena fede. 250. P. 17. Del frutto, che si può sperare da chi vuole scrivere, ò parlare contro i Comici Osc
si riprendono. 54 Accademici vanno alle Commedie oscene per imperare da Comici osceni 84. poco possono imparare da quelli
mmedie oscene per imperare da Comici osceni 84. poco possono imparare da quelli 86. Ma molto da altri 86. Accompagnare un
are da Comici osceni 84. poco possono imparare da quelli 86. Ma molto da altri 86. Accompagnare un Amico, o Parente, o Pat
perché fu bandito 210. Arte sufficiente ad uno per vivere lo ritenga da far il Comico osceno 155. 156. Molte Arti sono lo
il purgar Terenzio 175. Commedia è Cronica 62. sia onesta, e recitata da persone oneste 82. È di quattro sorti 52. Le Acca
to. E poi immodesta in altro 70. l’oscena è proibita in più modi 183. da Filippo II 37. poi quel Re concesse la modesta 38
8. 67. sono difese 5. 6. sono giochi perniciosi 7. non leciti 10. 11. da pazzi 12. condannate da molti 18. sanno molti, e
sono giochi perniciosi 7. non leciti 10. 11. da pazzi 12. condannate da molti 18. sanno molti, e gran mali 38. quale è la
nno molti, e gran mali 38. quale è la oscena 6. mille oscene composte da uno 86. Le Commedie sono abbracciate quasi da tut
. mille oscene composte da uno 86. Le Commedie sono abbracciate quasi da tutto il Mondo 41. Non vero 42. 43. La Mercenaria
ara il detto 37. 38. 39. Stimata in Spagna 42. Come oscena riprendesi da Spagnuoli 38. 39. Alcune Spagnuole fatte in Città
ntro l’ozio 150. Non è un male minore 158. 159. L’oscene sono fuggite da alcuni per le ragioni lette ne’ Libri 217. 218. P
anni gran rimorso 154. Perché alcuni non la lasciano 154. Non trovano da vivere 155. Sono Buffoni, non Comici 158. Non son
non peccarono recitando una Commedia Satirica 206. Non sono corretti da altri Comici, e perché 255. 256. Non s’emendano.
insegnino a’ Penitenti certe precisioni 80. Buon consiglio dato loro da un Dotto 81. Quando debba seguir l’opinione del P
a i Comici osceni 113. 114. Monsignor Francesco Diotallevi come scusi da peccato uno invitato d’andar alla Commedia oscena
sia 107. Grazia di Dio vi vuole grande per liberare un Comico osceno da quella vita 153. Guadagno diabolico dalla Commedi
à teatrali 195. Legislatori mirino tre cose 182. Leschen era un luogo da ragionare di cose allegre, e serie 154. Lettera c
rebbe, se vi fosse 77. 78. Opinione d’assolvere un Moribondo, che non da segni di penitenza 77. Opinioni stravaganti difes
predicato contro le Commedia oscene più le biasimò 251. 252. Aiutato da Dio fa frutto 216. Primi Auditori della Commedia
i, e per sicurezza de’ buoni Cristiani. Opera Di un Teologo Religioso da Fanano. Proemio La moderata ricreazione del
no Teatro si concede, quasi gioconda, e salutevole aura di rinfresco, da chiunque conosce, che i focosi travagli dell’uman
, che nello stare presente ad una graziosa Rappresentazione, la quale da oneste persone sia onestamente rappresentata: e c
e persone sia onestamente rappresentata: e che il riso in essa derivi da qualche grato artificio; e non da parola, o da at
ntata: e che il riso in essa derivi da qualche grato artificio; e non da parola, o da atto, che tengano dell’impuro, o del
il riso in essa derivi da qualche grato artificio; e non da parola, o da atto, che tengano dell’impuro, o del disonesto. I
he tengano dell’impuro, o del disonesto. Io concedo, che tal’avviso è da onorato Cristiano, e da virtuoso Comico; e inferi
o del disonesto. Io concedo, che tal’avviso è da onorato Cristiano, e da virtuoso Comico; e inferisco. Dunque non è ragion
deve riprendere con la debita distinzione delle moderate, e virtuose, da quelle, che peccaminose sono, e smoderate. Che pa
con tutto ciò ricercano la soluzione; perché sogliono essere proposte da molti a difesa delle mercenarie, e consuete Comme
ativa efficacemente alla disonestà. 2. o per accidente, essendo udita da persone deboli di spirito. 3. o con l’argomento i
zi, e non leggi. » E poteva aggiungere per le Commedie il detto usato da Ausonio per i libri. « Cui hic ludus noster non p
hi, scherzi, sollazzi, trattenimenti, e cose finte per burla; ma sono da senno, e con reale successo una vera miseria, e u
vvenimento di moltiplicata morte spirituale a molte anime: imperochév da quelle, come da velenose piante nascono molti ger
ltiplicata morte spirituale a molte anime: imperochév da quelle, come da velenose piante nascono molti germogli di peccati
con il gioco del teatro. Né alcuno, usi per l’auditore il detto usato da Ausonio a difesa del lettore. « Cui hic ludus nos
gioco osceno Comico ancorché non fosse letto, né udito, né ricordato da altri, è cattivo in se stesso, e però non è tolle
Tommaso, insegna In c. 5. Ep. Ad Ephes. V. 4. nu. 178., che la virtù, da noi nomataw Urbanità, e da’ Greci Eutrapelia, mod
dilettarsi di qualche atto lussurioso: e che non se n’esca aggravato da molti, e da gravi peccati mortali. Queste Azioni
di qualche atto lussurioso: e che non se n’esca aggravato da molti, e da gravi peccati mortali. Queste Azioni dunque non s
giochi per gli uomini, ma, come ho detto giochi per i Diavoli; poiché da essi furono inventati, e principiati in onore deg
vina facondiay, screditava affatto le sozzure del vizio, che uscivano da quelle mal nate bocche, che altro per appunto non
poiché sono giochi bugiardi, e degni d’essere disprezzati, e fuggiti da ciascuno, come si fugge la peste. Et io dico a ci
ogno di tutti con i suoi medicamenti. Si sente proclamare bene spesso da molti a difesa delle Teatrali oscenità in questa
ti? E non sono simili, o equivalenti le carnevalesche dissoluzioni? E da loro come da pestilente morbo, non restano infett
o simili, o equivalenti le carnevalesche dissoluzioni? E da loro come da pestilente morbo, non restano infette ogn’anno mo
sì proibire si devono le oscenità del Teatro; perché sono illecite, e da esse, come da fonte, scaturiscono torbidi riviab
devono le oscenità del Teatro; perché sono illecite, e da esse, come da fonte, scaturiscono torbidi riviab di lascivie, e
voli, e brutti accidenti. Aggiungo: le carnevalesche ricreazioni sono da molti luoghi quasi levate, o almeno in gran parte
uasi sempre furono occupati aac udire la moltitudine de’ penitenti. E da quel tempo si cominciò a praticare altrove questa
omodano al sentimento, e affetto di penitenza, che allora si professa da Santa Chiesa, e frequentano le mortificazioni, e
enità del banco, o della scena; acciocché siano conosciuti, e fuggiti da tutti e da tutti sia fuggita la dannazione. A mor
anco, o della scena; acciocché siano conosciuti, e fuggiti da tutti e da tutti sia fuggita la dannazione. A morbi simili s
fare una cosa lecitaVerb. Fest. N. 21. l. 5. Instit. Mor. C. 1. q. 5. da una illecita. E ragionevole si è quella, che è se
, che sempre è stato ricevuto quello, che sempre è stato perseguitato da personaggi di sommo valore? Voglio dire queste fa
modeste: e io professo oppugnar solo le oscene, acciocché si rimedi, da chi può a’ gravi danni, che nati dalle oscenità i
all'Attioniak del Teatro I Sublimi, e altissimi segreti, dipendenti da principi superiori al nostro umano intendimento,
dipendenti da principi superiori al nostro umano intendimento, devono da noi riverirsi con umile ammirazione, e non stimar
virtù Cristiana: onde mi ricordo, che recitandosi una volta un’Azione da persone, non mercenarie, ma onoratissime, comparv
ittà divotissima di quella gloriosa Eroina. M’immagino di vedere, che da nobilissimi, e virtuosi Attori si rappresenta in
in pubblico Teatro l’Azione intitolata, Agata Vittoriosa, veggo, che da essi non si fa sentire a parlare in scena il lasc
uintiano con ardente amore del suo brutto e focoso desiderio: né meno da essi è indotta a pubblica vista la scellerata vec
’altri, o pure vien supposto fatto altrove fuori della scena, e lungi da gli occhi, e dall’orecchie degli Spettatori. Ora
tudinem introducta sunt. » Noto di più, che nelle Azioni sacre, fatte da persone onorate, e non mercenarie, non si vede il
vere donne recitanti: ma al più si fanno comparire Giovanetti vestiti da donna, e conosciuti da tutti per maschi; né io co
a al più si fanno comparire Giovanetti vestiti da donna, e conosciuti da tutti per maschi; né io condanno quelli, che usan
mente menzione in scena, o usando altro modo convenevole, e accennato da me altrove. Ora passiamo ad altro concludendo , c
fferma darsi leggerezza di materia nelle cose Lascive, la quale scusi da peccato mortale. Onde il P. Diana conclude, che a
ccolissimo neo, ovvero una sottilissima, e debolissima punta di spina da non stimarsi molto; ma sono un pestifero, e micid
to danno all’anima Cassuno : altrimenti, come dice un dotto, e saputo da tutti i dotti, l’atto interno di desiderio delibe
tili, che male può egli mai fare? Forse, che ti porrà Massime in capo da turbarti la mente, o che ti confonderà la coscien
a per tal mare, e non s’ingolfa tant’oltre. Forse ti glosseràau Testi da porre i Regni, e le Provincie sottopra? Il Comico
rgomenti? La rete del Comico non è fabbricata per tale affare; è rete da pescar solamente quattro pesciolini da poter vive
ricata per tale affare; è rete da pescar solamente quattro pesciolini da poter vivere. Quanto male possa fare un mal Comic
Giovane a libidinosi, e impudichi pensieri; cosa in vero mal fatta, e da noi in comune detestata. Ma ti lascia però Cristi
in presenza di molti deboli di virtù, e de’ quali almeno alcuni sono da loro conosciuti. E ammette, come lecita la introd
sono contro la Dottrina de’ Santi Dottori, e degli Scolastici, anche da lui citati. Chi professa ragionare, o scrivere a
condo le circostanze necessarie alla Cristiana moderazione prescritta da S. Tommaso, e da’ Dottori, non deve supporre per
Comico non si getta per allacciar, e pescar solo quattro pesciolini, da potere mantenersi in vita secondo il grado di pov
te dal Teatro col viso ridente, e sollazzante, ma col cuore impiagato da saetta di sozzo pensiero: e partendo pensa, e rip
essaria confessione sacramentale resta confuso, trovandosi circondato da un esercito innumerabile di mortalissime colpe co
giungo, che l’osceno parlare burlesco, e il ridicolo osceno è dannato da Tullio, da’ Savi Gentili, da S. Tommaso, e da dot
burlesco, e il ridicolo osceno è dannato da Tullio, da’ Savi Gentili, da S. Tommaso, e da dotti Scolastici; e però la scus
dicolo osceno è dannato da Tullio, da’ Savi Gentili, da S. Tommaso, e da dotti Scolastici; e però la scusa fondata sopra d
Io aggiungo al detto del Barbieri, che l’anno 1644 in Fiorenza intesi da un Fiorentino, uomo di molto spirito, e pratico d
co della Spagna, che egli circa l’anno 1610 stando in Siviglia, seppe da certi suoi amici uomini vecchi, e testimoni di vi
’informa da’ pratici di Spagna, ovvero intende, o vede il modo tenuto da alcuni Comici Spagnoli venuti in Italia, non può
o. Così dice Pietro de Gusmandist. 6. §. 8., il detto di cui riferito da me ad un gran Signore pratico di Spagna a fine, c
a per sé, e lascia il resto. Io confesso, che quella risposta, uscita da Personaggio di tanta autorità mi diede da pensare
che quella risposta, uscita da Personaggio di tanta autorità mi diede da pensare non poco: nondimeno non fu difficoltà di
o può derivarsi dal loro trattenimento. Inoltre l’anno 1644 ho inteso da un nobile, dotto, e grave Religioso venuto da Spa
e l’anno 1644 ho inteso da un nobile, dotto, e grave Religioso venuto da Spagna, ove era dimorato 4 anni, che i Predicator
are in un’altra principal Città dello stesso Regno di Sicilia, intesi da un grave personaggio, che certi Commedianti Spagn
lle oscene Azioni ordinarie. E erano accettati in casa, e accarezzati da Signori grandi, e Cavalieri molto principali; e e
o. Se per la tolleranza delle Commedie oscene basta, che siano quasi da tutto il mondo abbracciate. L’erbe fornite di no
nque al Dubbio, che le Commedie oscene, tutto che fossero abbracciate da quasi tutto il mondo, non sarebbero tollerabili «
efficace correttivo al morbo della peccaminosa oscenità. Anche quasi da tutto il mondo (e lo sappiamo, e lo piangiamo) so
impero del Divino Legislatore: sono abominevoli peccati; sono oggetti da fuggirsi da ogni fedele soggetto, e virtuoso Cris
ivino Legislatore: sono abominevoli peccati; sono oggetti da fuggirsi da ogni fedele soggetto, e virtuoso Cristiano; sono
n quanto oscene ovvero conosciute per oscene, siano abbracciate quasi da tutto il mondo; perché moltissime persone le cond
lla Supplica sua pone queste titolo: Che le Commedie sono abbracciate da tutta Europa. E dice nella spiegatura di quel cap
: e se la facezia non mortificasse un poco la Commedia, sarebbe forse da connumerarsi tra le cose contingenti al ben pubbl
ame in breve circa l’ultimo dello stesso capo. Le Commedie sono quali da tutto il mondo abbracciate. Ma questo Comico, com
come anche il Cecchino, parla delle Commedie modeste, ovvero stimate da lui modeste; e non delle oscene: il che si vede c
, in quanto sono oscene; o si stimano oscene, siano abbracciate quasi da tutto il mondo. Non posso anche tacere ciò, che C
voluptatem facilius vitia subrepunt. »Ep. 7. Lascio il resto addotto da Filologo, e concludo asserendo che le Commedie os
concludo asserendo che le Commedie oscene non sono abbracciate quasi da tutto il mondo: anzi quasi da tutto il mondo sono
medie oscene non sono abbracciate quasi da tutto il mondo: anzi quasi da tutto il mondo sono aborrite, detestate, e fuggit
oem Digest. Le Comiche Rappresentazioni sogliono farsi in grano parte da persone forestiere, e nuove, che per interesse di
ran gusto, o meschino te, apparecchiati pur di sentir tanto, che abbi da perder o il gusto, o la pazienza; e così tutte le
stro accidente della persona. Molti gusti confinano con i disgusti; e da molti spassi tal volta si passa agl’inconvenienti
azioso, si avventura nella disgrazia. Basta per prova un caso narrato da Paolo Emilio, citato da Angelo Grossi ne’ suoi Tr
la disgrazia. Basta per prova un caso narrato da Paolo Emilio, citato da Angelo Grossi ne’ suoi Trattenimenti bh, ove dice
olenne ballo di principalissime Dame, si vestì, e fece vestire altri, da Leone, imitando la spoglia leonina con tele impeg
composta in velli. Mentre danzavano questi Leoni, un Cavaliere mosso da curiosità, avvicinò un lume, per mirarli meglio,
Ne’ corsi de’ Barbari, o d’altri animali, molti sono stati calpestati da Cavalli, e molti dalla turba del popolo spaventat
nità, e ad altri la vita. lo schermire, il danzare, e fino il giocosa da burla, è più pericoloso dell’udir Commedie. » Cos
ecitante morto, e seguitò egli la Commedia; e che essendo interrogato da chi lo conobbe, perché facesse tal’Azione, rispos
o volesse, che non farebbe altro guadagno, se non quello, che cavasse da qualche parla laida, o da qualche gesto mal’ordin
altro guadagno, se non quello, che cavasse da qualche parla laida, o da qualche gesto mal’ordinato all’onestà, qual suol
all’onestà, qual suol avere per guiderdonebi un isgridamentobj dietro da gli uditori galantuomini. Io al commento di quest
e ore per lo meno, ove senti discorsi, concetti, sentenze, e facezie, da consolarti l’animo, e i sensi. Bastano queste poc
Aggiungo, che ad alcuni piace troppo; e io ho sentito una volta dirmi da un Gentiluomo. Io non posto stare senza le Commed
o, e di udire con suo grandissimo gusto i Recitanti. Onde pi risanato da quella pazzia per la diligenza de’ Medici, e degl
’ Fedeli si trova persona tanto affezionata alle Commedie oscene, che da in simile insania, e mostra di aver posto uno de’
trea, men’avrà luogo per la Pietà: chi porge la mano alla Parzialità, da de’ piedi alla Giustizia: lo aver riguardo a’ Com
, e non a quelli, che per necessità professano tal’Arte, è una carità da me non intesa, o una giustizia da me non conosciu
à professano tal’Arte, è una carità da me non intesa, o una giustizia da me non conosciuta. Le Commedie de’ Signori Accade
o le Commedie mercenarie, e tacciono di quelle, che sono fatte gratis da gli Accademici, o da altri; forse perché quelle s
rie, e tacciono di quelle, che sono fatte gratis da gli Accademici, o da altri; forse perché quelle si fanno quasi quotidi
a, o mercenaria sia, o fatta gratis, si deve biasimare, e è biasimata da Dottori, quando è viziosa per l’oscenità, o per a
l’oscenità, o per altra imperfezione repugnante a’ termini prescritti da S. Tommaso, e da Teologi secondo la debita modera
altra imperfezione repugnante a’ termini prescritti da S. Tommaso, e da Teologi secondo la debita moderazione del cristia
a, e dell’onestà. È ben vero, che alle volte si fanno in alcune Città da Signori Accademici certe Rappresentazioni, molto
l Falcone. Ma consideriamo le Commedie della 2. sorte, che sono fatte da certi Giovani della Città, e delle quali, dice Be
ochi anni, che una Gentildonna molto principale fu caldamente pregata da certi giovani; acciocché ella facesse l’invito de
prensione rimproverò loro l’indecenza. E invero che le Commedie fatte da simili Cittadini posso riuscir, non solo cattive,
a dell’indecenze Teatrali. Come anche i medesimi, se non sono tenuti da qualche degno rispetto, gridano pubblicamente con
a materia, ciò fa contro tutte le Commedie poco oneste, o siano fatte da Comici Mercenari, o da’ Sig. Accademici, o da alt
o oneste, o siano fatte da Comici Mercenari, o da’ Sig. Accademici, o da altri,troppo licenziosi nel Teatro, i quali certo
. E nel c. 22. pone per titolo. Che la Commedia divertisce le persone da molti errori. E poi nel discorso dice, che il fre
che levano le persone dalle male pratiche; e fanno, che si correggano da vizi. Ma io rispondo, che questo Comico non disco
oso del gioco; o dalla rea conversazione con una trista Femminella, o da altro inconveniente: nondimeno con le loro brutte
utilità: e noi possiamo aggiungere, che molto più conviene guardarsi da quelle, che sono poco modeste, e perniciose. S. T
r le cose ridicole porger diletto ancora, nondimeno il riso si caverà da bruttezza non bruttamente palesata, ma con onestà
quale Nerone insolentemente le azioni tiranniche esalta; all’incontro da Seneca cotali opinioni nel medesimo modo sono rip
loro professioni ». Or qui ripiglio il discorso intorno allo scritto da Beltrame, e avviso, che le sue Commedie non osser
l Teatro; nel quale chi segue per sua guida l’esperienza, non cammina da imprudente, né a capriccio: e noi possiamo dire,
Beltrame in quel capo 16. ma io credo, che non si accettino per buone da gli uomini dotti in riguardo delle comiche osceni
Moderazione prescritta da’ Dottori, i quali vogliono, che sia purgata da ogni scandalosa oscenità. È notisi, che non tutto
ervono di parole troppo significanti; o spiegano certi artifici usati da tristi nel peccare; perché insegnano il malvagio
Religioso predicava con gran concorso: ma che? Senti un giorno dirmi da un prudente, e grave uomo. Io non torno più ad ud
’ingannare il Padre? Se le persone spettatrici applicano a se le cose da te rappresentate, le Matrone si faranno Meretrici
portato loro, e quanto di decoro. O veri Fedeli di Cristo, e chiamati da lui nel suo meraviglioso lume, lasciate a’ Gentil
e continua languidezza di spirito, e di virtù: e questi sono molti; e da questi molti si fanno per ordinario in una medesi
i nascosto: ove il diletto è molto, e è scoperto: e questo si conosce da tutti, e da tutto vi si corre: e quell’altro è co
ove il diletto è molto, e è scoperto: e questo si conosce da tutti, e da tutto vi si corre: e quell’altro è conosciuto da
conosce da tutti, e da tutto vi si corre: e quell’altro è conosciuto da pochi, e da pochi è prezzato  : e però nello prat
tutti, e da tutto vi si corre: e quell’altro è conosciuto da pochi, e da pochi è prezzato  : e però nello pratica scuopre
vande, e i preziosi vini; e se ben tutti mangiano del pane; nondimeno da tutti se ne fa poco capitale, e poco vi si bada.
facezie oneste, e con Favole piene di piacevolezze, ma vote in tutto da tutte le scandalose oscenità: da che segue, che l
ne di piacevolezze, ma vote in tutto da tutte le scandalose oscenità: da che segue, che la Commedia è lecita a loro per la
tà: e così dir si può, che la Moderata Commedia divertisce le persone da molti errori; e che per la Commedia, se non s’ing
e dal gioco altri dalla conversazione con le perdute Femmine e altri da altre occasioni prossime di grave peccato. Onde l
ma di più è lodevole molto, e molto amabile. E io godo di aver inteso da un Personaggio savio, e molto pratico di un fiori
quel Teatro, certo che tutto farebbe lucidissimo. Ho parimente saputo da un amico, e prudente Vecchio, che in una Sereniss
plauso degli Spettatori; perché si usava con somma diligenza la purga da ogni minima, e oscena imperfezione. O piacesse a
mente:i principali, professano d’abitar sotto un Cielo sempre purgato da ogni illecita oscenità; ma la censura de’ Dottori
to Intermedi osceni, ovvero nelle Scene dell’Opera fanno vedere gesti da vituperosi Mimi, e udire detti da infami Buffoni:
Scene dell’Opera fanno vedere gesti da vituperosi Mimi, e udire detti da infami Buffoni: e usano altre cose turpi, e scand
e meritano di esser castigati, o almeno ridotti a termini prescritti da S. Tommaso, e da gli altri Dottori, secondo la Cr
ser castigati, o almeno ridotti a termini prescritti da S. Tommaso, e da gli altri Dottori, secondo la Cristiana, e necess
che Mercenari Comici recitano alla Città, sento alle volte tali cose da molti, che frequentano il moderno Teatro degli At
si debba credere pienamente ciò,che l’anno 1641 mi fu esposto in voce da un Personaggio dotto in Teologia, e molto pratico
abili indecenze: e però si rivegga l’Opera tutta con i suoi Intermedi da giudiziosi, dotti, zelanti, e pratici Censori; e
udiziosi, dotti, zelanti, e pratici Censori; e si purghi, bisognando, da ogni necessario difetto nocivo a’ buoni costumi;
vvero possono accomodare secondo le regole della modestia altre fatte da altri; le quali riuscendo di universale soddisfaz
per ragione del secondo Capo. Capo Secondo Delle Difficoltà prese da gli Spettatori. San BernardoSerm. 28. in Cant.
e di Dio, e del suo impero. E invero chi cade in questo errore, deve, da chi può, essere caritativamente soccorso, e aiuta
tori delle Teatrali oscenità, temo io, che a’ giorni nostri non siano da riporsi in cotal numero poiché vanno al Teatro de
d’astenersi dall’andare alle Commedie oscene, nondimeno sono assolti da molti Confessori dotti, pratici, e spirituali, i
Eminentissimo, e esemplarissimo Cardinale. Questi fu condotto, non so da chi, né perché, alle Commedie pubbliche dello Sta
degno della sacramentale assoluzione, caso che non volesse desistere da questo Spettacolo. E egli rispose affermativament
peccato; e per conseguenza non si doveva assolvere, se non desisteva da simile volontà. Questo parere è approvato da Giro
olvere, se non desisteva da simile volontà. Questo parere è approvato da Girolamo Fiorentino nella sua ComediocrisiPa. 6.
senza grave colpa seguir in pratica quella sentenza tenuta probabile da qualcuno. E la ragione si è, perché quando il Con
di alcuni Dottori. Questa dottrina ho io raccolta dalla risposta data da tre valenti Teologi pubblici professori di Roma a
ora io dico nel caso nostro. Se vi è opinione alcuna tenuta probabile da qualcuno, che si possa assolvere una persona debo
lla mia coscienza: dunque né egli ha ragione di giustizia per esigere da me l’assoluzione. Che se pure egli, o qualche per
non vi è lecito l’andarvi, né io vi assolverei, mentre non desistete da tale volontà. Buona regola era quella per la salu
Buona regola era quella per la salute delle anime, e degna di essere da molti Confessori praticata: Se bene chi va alla C
dice. « Le buone Commedie, cioè quelle, che sono di oneste materie, e da oneste persone rappresentate, sono di tanta conse
il bene deve si prendere dalle buone, cioè oneste Rappresentazioni, e da gli onesti Recitanti, e non dalle disonestà, che
’insegnar un poco di bene insegnino ancora molto male e però non sono da tollerarsi. Platone non restò di cacciare i Poeti
no da tollerarsi. Platone non restò di cacciare i Poeti; forse perché da loro si poteva imparar qualche male: e pure si po
ue «inter certamina Vitiorum» in mezzo delle battaglie, de’ Vizi, che da questi osceni, e viziosi Maestri sono rappresenta
enza universale. Veggasi un poco, se dopo il partir de’ Comici osceni da una Città, o da altro luogo, quelli, che hanno fr
Veggasi un poco, se dopo il partir de’ Comici osceni da una Città, o da altro luogo, quelli, che hanno frequentato il Tea
è vedendo Orazio fallito, spogliato, in disgrazia del Padre, aborrito da gli Amici, fuggito da tutti, e in fine vituperato
to, spogliato, in disgrazia del Padre, aborrito da gli Amici, fuggito da tutti, e in fine vituperato da mille parti, richi
Padre, aborrito da gli Amici, fuggito da tutti, e in fine vituperato da mille parti, richiamò la Ragione, e rimettendola
levasse il dominio al depravato senso, il quale mortificato anch’egli da gli accidenti, che in Scena vide comparire, compo
oscene, e gli atti schifi, che io vi costituisco il Comico in un dato da doversi invidiare da ogni secolare condizione. Io
hifi, che io vi costituisco il Comico in un dato da doversi invidiare da ogni secolare condizione. Io ora dico. Notino ben
no ai loro desideri i Commedianti osceni, perché i Componimenti fatti da quelli sono per ordinario, come dice il P. Mazzar
plebea, stile triviale, artificio giullaresco, e reggimento di corpo da Buffoni. A chi vuole veramente addottrinarsi nell
ta invenit quam mille Damones » trovò peccati in numero maggiore, che da mille Demoni non furono mai ritrovai. Voglio fini
sa temere d’incorrere qualche pericolo dell’anima sua, quando non sia da molto buona ragione confortato ad andarvi. ll cas
onio si usassero tra gli uomini gli Spettacoli, i quali sono chiamati da TertullianoDe Spect.. « Diaboli retia », reti del
amati da TertullianoDe Spect.. « Diaboli retia », reti del Diavolo; e da Salvianol.5. de Provid. sono detti opere del mede
o’ pensieri. Oltre che quelle oscenità rappresentate, vedute, e udite da gli Spettatori, cagionano loro molti peccati anch
tà principali e non si fermassero mai nelle ordinarie: certo il danno da loro cagionato non sarebbe una pestilenza tanto u
si avvilirebbero  ? Dove si fonda? E pure fu una volta a me proposta da un uomo di gran giudizio. Io per mio credere teng
perfettamente; onde resti il piacer del Banco, e del Teatro godibile da tutti gli onorati, e cristiani Spettatori. Voglio
no a tutti i Comici questa sua volontà, e che si emendassero in tutto da ogni fatto, e parola oscena, altrimenti sarebbero
emendandosi vivrebbero abilitati a pubblici offici, e privi, e liberi da quella brutta macchia d’infamia, che fino allora
delle Commedie oscene, il qual dice. Io vi vado, perché sono invitato da altri; e il ricusare l’invito pare una scortesia.
invitato, dovrebbe andare agli Spettacoli indecenti, conosciuti prima da lui per tali; nondimeno se, non sapendo la futura
tante, e per non parere scoperte? No certo secondo il mio sentire. Ma da chi non è saputo, che contro gli Spettatori delle
nte di non consentire al diletto della disonestà, sentendosi invitare da qualche Personaggio Grande, a cui difficilmente p
levi, il quale in un Trattato di questa materia manoscritto, e veduto da me in Fiorenza dice così. Io mi figuro l’esempio
V. Re Commedie veramente oscene, benchè forse non fossero tenute tali da molti poco intelligenti, e per ordine di quel Sig
Balli e Canzoni: perché, essendo quello Spettacolo molto pericoloso, da nessuno è saputo, quanto un altro vi possa perico
tornò a casa con il Diavolo addosso; il quale interrogato, e sforzato da chi lo scongiurava, a rendere ragione: perché fos
vado, e l’accompagno; e credo non peccare: perché se non fosse mosso da questo rispetto, non v’anderei. Rispondo. Suppost
ne vuole risolutamente, che il Servitore lo accompagni; e non desiste da tal volere, benché ne sia pregato; dico, che il S
ne sia pregato; dico, che il Servitore molto bene farebbe a partirsi da quella servitù, se può senza suo grave danno: ma
accompagnare i loro Parenti, e Superiori; procurino levar il pensiero da quelle oscenità, e di aborrirle: che così non pec
llo, in cui; navigo io. Se è permessa loro la tal cosa, perché non ha da essere lecita a me? Ecco, che questo, quello, e a
to, quello, e altri molti fanno l’istesso, che io fo. Che occorre dir da vantaggio? Ora è venuta questa usanza; tutti fann
i insieme, e etc. Né lascia di essere peccato quello, che si commette da molti; anzi per questa stessa ragione è più tosto
iamo ad esempio, e non ci lasciamo convincere dalla ragione; ma tirar da gli usi. Se pochi facessero ciò, che noi pretenda
si. Se pochi facessero ciò, che noi pretendano di fare, ci asterremmo da imitargli: ma se molti hanno cominciato a farlo,
loro troppo scomodo far tanta fatica per la piccola mercede ricevuta da un solo. Ma poi dice male; perché l’aver compagno
ad Virg. laps. c. 9. Possiamo aggiungere qui la considerazione fatta da S. Bernardo intorno al grave errore commesso da E
considerazione fatta da S. Bernardo intorno al grave errore commesso da Eva, quando tirò seco nella colpa il misero suo M
za la presenza, e mercede mia. Rispondo. Questa difficoltà è trattata da vari Teologi, tra quali ecco il primo, che è Piet
l danno con la restituzione. E dichiara questo con un esempio portato da Navarro , e da Lessio. E dice. Con voti scoperti
restituzione. E dichiara questo con un esempio portato da Navarro , e da Lessio. E dice. Con voti scoperti pubblicamente s
a un altro esempio, e è questo. Quattro GiudiciSubsect. X. cit. hanno da sentenziare: tre sentenziano ingiustamente: il qu
data cagione bastevole all’esterno peccato degli Histrioni; non pare da condannarsi per questo capo, se alcun vi va; perc
to loro; come appare evidente per se stesso: e si raccoglie benissimo da S. Antonino in quelle parole. « Vel daret operam
nt ad ipsa, vel solunt facientibus, qui alia non facerent. » Due sono da notare quell’ultime parole. « Qui alias non facer
ono da notare quell’ultime parole. « Qui alias non facerent », perché da queste si vede, che di mente di S. Antonino non p
erazione quello, che paga coloro, i quali, se bene non fossero pagati da questa persona particolare, farebbero il medesimo
insegni o esponendosi al pericolo, o dando scandalo, o restando vinto da qualche rispetto, che obbliga il Fedele a fuggire
Ove sono stese molte reti, non basta fuggirne una per rimanere libero da tutte. E chi pecca mortalmente per una sola ragio
o sei obbligato di chiarirti, avendone qualche dubbio, e d’informarti da chi lo sa; per non porti temerariamente a manifes
à. Rispondo. L’andare per le pubbliche strade è un atto cohonestatobr da qualche buona ragione, o di necessità, o di conve
o ragione precisa di fine, perché questo è estrinseco dell’azione, ma da gli oggetti loro, da’ quali ricevono l’essere spe
icevono l’essere specificativo secondo S. Tommaso. E la malizia presa da tali oggetti non può essere fatta buona da qualsi
ommaso. E la malizia presa da tali oggetti non può essere fatta buona da qualsivoglia buon fine, essendo estrinseco. Vero
ettamente; perché questo è sufficiente al volontario: e il male nasce da qualsivoglia difetto. Ora io dico, che chi va all
», per dar guadagno a disonesti Attori; onde tal guadagno è congiunto da S. Tommaso2. 2. q. 87. a. 2. ad 2. col bruttissim
elle molte ragioni, per le quali vi peccano molti; e non sono scusati da quella ignoranza crassa, che si trova in loro. Né
ma mostra la sua gran malizia; la quale non sa, o non vuole, cessare da un peccato, se non si appiglia ad un altro peggio
ure e ciascun Fedele per legge di Cristianità è tenuto ai ritiramento da tutte le colpe gravi mortali, e anche veniali. « 
nchez, « et non valet in malis intrinsece » ; come dice Banes, citato da Reginaldo: onde nel caso nostro non si ammette, s
ondo assolutamente, e universalmente può secondo la dottrina allegata da molti Dottori; tra quali bastami per ora il P. Ba
ar loro occasione di commettere un mal minore, acciocché si astengano da un maggiore. Dico che il Superiore non può permet
volesse dire. Lo Spettatore deve imitar l’Api, e non i Ragni cogliere da Teatrali Recitamenti il dolce miele di allegrezze
il Comico osceno, vi concorre come cagione morale, scandalosa, e che da efficacemente occasione di rovina spirituale. L’u
imano, che sia onestissimo trattenimento, come che distolga il popolo da cose miserabili, e peggiori. Molti difendono, che
gegno, e spiegata con la lingua di uomini dottissimi e mi fu proposta da un Personaggio parimente dottissimo, quasi che io
ati, era solamente questa; perché avvisavo. Ora ponderiamo la maniera da questo Teologo usata rispondendo. Io, dice, ringr
dero provvedere alla salute di tutti? E avrei peccato d’ignoranza, se da voi non fossi stato avvertito? Sì. Adunque voi st
ie. Anzi hanno scritto un libretto, il quale io ho veduto; e ho udito da altri, che da loro fu portato in Scena agli Audit
scritto un libretto, il quale io ho veduto; e ho udito da altri, che da loro fu portato in Scena agli Auditori, e’ comuni
sua dottrina: e nondimeno la insegnò. Il Profeta santo ebbe precetto da Dio d’innalzar a modo di tromba la sua voce, per
unque coloro, che vanno alle Commedie con ignoranza, non sono scusati da grave colpa; perché possono fare, e non fanno la
ssono fare, e non fanno la diligenza morale, e necessaria, per sapere da Dotti, se l’andarvi sia, o non sia, peccato morta
i. Io mi rimetto al rimorso di coscienza, che credo si faccia sentire da ciascuno in vita; ma molto più si farà sentire ne
mostrano tanto difficili, che spaventano, chiunque a tal carico si ha da sottoscrivere: e però parmi, che mutar lo spasso
e però parmi, che mutar lo spasso vizioso in diletto civile, sia arte da medicare senza apportar terrore d’annichilità di
m, qua moventur, et perturbationis sunt plena. » Voglio dire: l’anima da nello scoglio del peccato, e resta misera naufrag
ia membra latenter decurrit. » Così dice il medesimo Crisostomocitato da Cor. In Deuter. c. 23. v. 19. : Dunque chi è Supe
mento dell’umor suo troppo malinconico, le faccia rivedere, e purgare da ogni oscenità; e comandi a Comici, che si astenga
ere, e purgare da ogni oscenità; e comandi a Comici, che si astengano da qualsivoglia dimostrazione impura, e poi le goda.
tto nel gran Regno di Francia il Sig. Cardinal Richeliù nel modo, che da me altrove è stato dichiarato. E chi non è Superi
ti onesti e non impuri. Di più consideri la sentenza di Tullio citato da S. Tommaso2. 2. q. 168. a. 2. ad. 2.. « Non ita g
i facciano in tempi indebiti. E queste tre condizioni si cavano anche da M. Tullio; poiché della prima divide il gioco in
10. pag. 741.Ma ricordiamoci ancora della dottrina di Platone citato da S. Tommaso. « Plato non posuit, omnes delectation
annarono, perché non distinguevano il bene, che è assolutamente bene, da quel bene, che è tale rispettivamente in riguardo
er accidente. Ma questa dottrina non è contraria a noi; ne si dilunga da , quello, che pretende mostrare in quell’Articolo
anima col peso del peccato. E per conseguenza non è buono rimedio, né da praticarsi volentieri; poiché non procede da uomo
non è buono rimedio, né da praticarsi volentieri; poiché non procede da uomo savio, ne da buono, e virtuoso Cristiano; ma
io, né da praticarsi volentieri; poiché non procede da uomo savio, ne da buono, e virtuoso Cristiano; ma da uomo malo, chi
iché non procede da uomo savio, ne da buono, e virtuoso Cristiano; ma da uomo malo, chi si diletta delle opere male, e per
o risibile: e se fosse buono, o necessario, non si sarebbero astenuti da lui uomini prudentissimi: come quel gran Catone,
chi và alla Commedia, per ridere un poco, e modestamente, molte volte da nel troppo, e nell’indecente, secondo il detto di
quam auditus scurrilium. » E se ridesse per sentire qualche oscenità da un Comico, ovvero Comica poco modesta, si ricordi
dere ascoltando o dicendo le facezie. Non voglio ricordare lo scritto da molti, e molto diffusamente: spero, che basti un
Nobile Poetal’Azzolini.. « Tu lascivi colloqui, e disonesti, Ogn’or da Veglie,e da Commedie ascolti. Ne sia, che il suo
al’Azzolini.. « Tu lascivi colloqui, e disonesti, Ogn’or da Veglie,e da Commedie ascolti. Ne sia, che il suo pensier lord
uggire tutti e non un solo: e il provvido Nocchiere salva il legno fu da tutte le Fortune, e dagl’incontri di tutti gli sc
Stimano gran ventura i poveri di credito, quando si veggono protetti da Personaggio accreditato nel punto della reputazio
o molto piccolo il capitale del credito loro, sono difesi, e protetti da qualche Teologo, o da qualche Predicatore, o da q
itale del credito loro, sono difesi, e protetti da qualche Teologo, o da qualche Predicatore, o da qualche altra persona s
no difesi, e protetti da qualche Teologo, o da qualche Predicatore, o da qualche altra persona stimata comunemente dal pop
le Commedie oscene secondo la prudente, e sicurissima relazione avuta da persone degnissime di ogni credenza. E però avend
persone degnissime di ogni credenza. E però avendo saputo quello che da quel Teologo era stato con molta franchezza predi
ette un’altra a Palermo: che certe persone volevano levar le Commedie da quel Regno; ma non sortì loro l’effetto: poiché i
i scorsi, ma dal nostro ultimo tempo. In una Città, non molto lontana da Roma, andarono i Commedianti osceni; vi furono ac
i. Ma che? Non passò l’applicazione del rimedio senza l’oppugnazione: da un altro Religioso fu predicato assai diversament
o almeno proibizione. Questo caso mi fu narrato in Roma l’anno 1639. da un dotto, e grave Religioso, come presenziale tes
orrei andare. Ogni Savio si può qui persuadere, che tali parole udite da molti, e riferite a molti, furono ragionevole occ
amo una parola del rimedio al proposto Dubbio. Credo, che per levarlo da molti Nobili, e Popolari, gioverà il dichiarare b
5. Seneca scrive all’amico suo un avviso degno d’essere considerate da ogni Virtuoso Cristiano. « Ita fac, vindicate tib
empre stati tornei e giostre, e danze, e Commedie, e altri passatempi da cavalieri, e da sfaccendati. Non scrive male ques
ei e giostre, e danze, e Commedie, e altri passatempi da cavalieri, e da sfaccendati. Non scrive male questo Comico; perch
entì con giusta querela a suo parere dicendo. Che uno sappia, dove ha da mangiare, e bere; e che voglia levar il pane alle
do il vitto in altro modo; come procurano tanti altri, i quali vivono da buoni, e onorati Cristiani con il guadagno delle
con verità, che vi vuole una grazia molto grande per fare, che escano da quello stato: imperoché l’andare a spasso da una
nde per fare, che escano da quello stato: imperoché l’andare a spasso da una Città ad un’altra; lo stare su le burle; mang
scudi cantando, sonando, e burlando, ricevere spesso grossi donativi da Signori, e da Principi; è una vita de Cuccagna, m
o, sonando, e burlando, ricevere spesso grossi donativi da Signori, e da Principi; è una vita de Cuccagna, ma Cuccagna del
uni Casi. Pausania riferisce, che nella Grecia era un luogo, nomato da que’ di Delfo Leschen. « Locum Delfi Leschen voca
si ritirano dall’esercizio osceno, e infame di quell’Arte; perché non da loro il cuore di guadagnarsi il vitto travagliand
oli, che peccava grandemente con le oscenità; e l’esortai a ritirarsi da tale esercizio: ma egli mezzo sospirando mi rispo
ma egli mezzo sospirando mi rispose. O Padre, che mi dite? Che volete da me? Se non fo’ quest’Arte, bisogna, che io pigli
avano gli osceni Commedianti pari suoi; ma ebbe difficoltà nel trovar da vivere: gli fu proposto di farsi lodato; ma ebbe
ntento: alla fine, dopo essere stato tentato alcune volte con lettere da certi Commedianti suoi amici, ad andare a loro, p
tti, e Ignoranti, a’ Modesti, e Immodesti, tiriamo tutti al Teatro, e da tutti guadagniamo. Rispondo con il paragone del C
le sboccataggini, quella taccia era, ingiusta, e doveva essergli data da persone poco amiche all’Onestà  : ove all’incontr
e non smoderato; faceto, e non sfacciato. E chi parla disonestamente, da in questi eccessi, e merita di essere cacciato da
Commedie, e i Comici per manco male acciocché il popolo si divertisca da mali maggiori con la presenza di un male minore:
punto si per mettono le Cortigiane; acciocché siano riparo alle Donne da bene; essendo che i sensuali sono sempre in traff
onore; ma non mai con salario furono invitate: e però vi è differenza da necessità ad arbitrio. Oltre di ciò i Comici chie
Ma se una Donna andasse da’ Superiori a chiedere licenza in iscritto da cominciar a far la Concubina, non sarebbe esaudit
licenza di far peccato mortale; vi sono ben gabelle: e vi è giustizia da non lasciarle oltraggiare, ma non licenza di far
. Lodovico le cacciò dal Cristianissimo Regno di Francia: e ho inteso da molti, che ne ora vi si permettono. P. o V. Ponte
te i Vandali; perché levarono affatto i Lupanarilib. 7. de Provid.. E da queste poche cose, per tacerne altre, si può racc
to quarto. Se sta buona Ragione di tollerare i Comici il sapere che da tal uno si prova, che devono esser amati. Chi re
, di non pregar Iddio per l’universale salute. Lasci il resto scritto da questo Comico, e rispondo. Queste lunghe tirate s
persuasiva de’ medesimi Commedianti, o dei loro amici, e protettori; da quali non si sa, o non si vuol sapere distinguere
decisione ogni persona interessata in un affare difettoso, può temere da taluno il risentimento di giusta appellazione. Io
sta difficoltà proposta, e risoluta sotto questi termini dagli Autori da me letti: e però stimo di dovere spiegare il mi s
i soliti Recitamenti; né può trovare, chi rappresenti il Personaggio da lui rappresentato. Nel qual caso forse possiamo d
eratores peccati » : come spiegano in molti casi i Dottori; e scusano da peccato mortale molte sorti di persone. Il P. Dia
entionem, et remote»vi concorre, e ha giusta cagione di non ritirarsi da tal concorso, per non perdere qualche necessario
e comparse di vari Personaggi, ciascun de’quali deve, e può astenersi da ogni indecenza mortale; e così astiensi il Comico
(e credo, che ogni dotto, e pratico Teologo, o Padre spirituale bene da lui informato, non riproverà il mio pensiero) che
otrà esser aiutato, e mantenuto fin all’ultimo di sua vita. Ho inteso da Girolamo Chiesa, Comico di Professione, nominato
rne, e drammatiche Rappresentazioni. Ma temo, che questo mio consigli da pochi sarà accettato per eseguirlo: e forse tal’u
accettato per eseguirlo: e forse tal’uno se la passerà con un sorriso da Galantuomo. E io ne concepisco dolore, e con lacr
ichiarato, e provato. E si ricordi l’ammonizione del Signore spiegata da S. Ilario, ove dice. « Vigilare nos Dominus propt
ribunale Divino; e stimo, che difficilissimamente si potranno scusare da grave peccato. Dunque fatichino essi virtuosament
star in finestra non si vieta per necesità alla Donna; e se standovi da occasione di peccato, non è occasione colpevole,
a perniciosa Conversazione, dalla quale vengono mille mali, cagionati da certe lusinghe, da certi vezzi, da certe leggiadr
sazione, dalla quale vengono mille mali, cagionati da certe lusinghe, da certi vezzi, da certe leggiadrie, e artifici, con
uale vengono mille mali, cagionati da certe lusinghe, da certi vezzi, da certe leggiadrie, e artifici, con i quali le Comi
chiero. Se si potevano leggere nello loro Scuole alcuni luoghi scelti da Terenzio. E egli rispose con la negativa latina d
integrum legere velint. » Cioè. Il leggere alcuni pochi luoghi scelti da Terenzio, e puri da ogni oscenità può facilmente
nt. » Cioè. Il leggere alcuni pochi luoghi scelti da Terenzio, e puri da ogni oscenità può facilmente eccitare i Giovanett
e questo difetto seguito nella purga di altri Libri osceni e proposti da leggere con la bellezza delle forme del dire, e s
si aveva prefisso, dichiarando Terenzio. E questo fu disegno, inteso da Monsignore, fu approvato, e comandato; come ben m
. 46. n. 43.. Ma solo intendo non approvarla, e quindi negar ciò, che da lei s’inferisce, cioè, che lecito sia a’ disonest
o il citato Autore. Molti stimano assaissimo questa Ragione: ho udito da Uomini, per altro dotti, che ella è insolubile: m
ve nella sua eloquentissima prosa predicatoria, avvertendo. Non è pur da mentovarsi in questo luogo la sacrosanta autorità
a conservazione de’ buoni costumi contro i pericolosi abusi inventati da Satanasso: tra’ quali uno si è quello delle corre
die impure, che sono grandemente nocive alla Cristiana Onestà. E però da alcuni si domanda. Perché il Papa non lo proibisc
rive, che più volte era stata fatta questa obiezione In Paren. p. 43. da un dotto Iurisconsulto domandando. E perché i Som
, che con semplice fornicazione si domesticano con loro. Permesso era da Dio agli Ebrei il Repudio: e nondimeno secondo al
recitate nella forma, e modo solito de’ nostri tempi; né s’informasse da Dottori, quali siano le oscenità di peccato morta
nde, non può dar poco; tal che per levarsi dall’importunità di questi da molte volte assai più che non fa alla virtù degli
per far correr il danaro, per mantenere gli esercizi, per operar cose da Principi pacifici, per dar gusto alla Cittadinanz
o tale non basta per farle tollerabili; perché i Popoli, come agitati da varie, e sregolate passioni, molte volte gustano
er cadere in moltitudine grande di peccati mortali. Da questa caso, e da altri occorsi nell’arrivo, e nella dimora de’ Com
iuna specie di Gioco esser più dilettevole della imitazione, il Gioco da rappresentare a sudditi del Re sarà imitazione. P
appresentazioni. Io adunque concludo, che le Commedie oscene non sono da tollerarsi; perché il popolo ne gusta: e prego tu
Commedie, io non credo, che siano oscene, o almeno siano tenute tali da Principi quelle, che essi approvano con la loro a
icenza a’ Commedianti Mercenari di Recitare. E rispose. La licenza si da con la clausola moderativa. « Nihil obscenum misc
parere. che tale aggiunta non sia vera; né ben fondata. Con tutto ciò da questi casi vediamo, che i Superiori danno licenz
stessi Comici sanno, che molte volte sono stati castigati, e banditi da Venezia molti Compagni della loro Professione per
osservanza di una Legge promulgata, e accettata, che sia l’introdurla da principio contro molte difficoltà e ripugnanze. I
esti molti. Aggiungo. Il Superiore con permettere le Commedie oscene, da occasione a que’ medesimi pochi, più sfrenati, e
venuto che un tristo, udendo qualche brutta Commedia, si sia emendato da qualche suo brutto vizio; sarà dato un gran mirac
acolo della misericordia di Dio, che, come sapientissimo Artefice, sa da una spinosa pianta far nascere una bella rosa: ma
isolva dunque il savio, e zelante Superire purgar il Teatro cristiano da tutte le Teatrali, e mortali oscenità. E alla ris
possa permettere le Teatrali oscenità per ragione di cavarne guadagno da impiegarsi in qualche pia opera, ein occorso di q
ti per sufficiente prova la dottrina de’ Teologi, più volte replicata da noi in questo, e in altri Libri, e per la quale n
, non si levino maggiori beni, ovvero non ne seguano mali peggiori. E da questa dottrina cava S. Tommaso questa conseguenz
r quindi forse alcun discorrerà con questa forma. Il sussidio, cavato da una parte del guadagno della Commedia oscena, e d
gran bene; perché è un mantenere la vita corporale a persone strette da grave necessità. Adunque, acciocché tal bene non
stissima Supplica, che porgo loro facendo instanza, che caccino lungi da se la Permissione di un abuso tanto nocevole alla
un abuso tanto nocevole alla Cristianità, stimando ciascuno dato a se da S. Gregorio Niss. quell’avviso Epist. Ad Historia
nere che si levassero affatto le Rappresentazioni scandalose recitate da persone scostumate: quali sono le Commedie oscene
li sono le Commedie oscene che oggidì ancora si veggono Rappresentate da molti Mercenari e poco modesti Commedianti. E que
che a favore della permissione delle Commedie oscene alcuni prendono da medesimi Scrittori. Punto primo. Se i Padri, e
ere l’uso contro quell’infermità del nostro tempo, la quale è diversa da quella dell’antichità. Con questo pensiero i Prot
nza, o permetta, che si reciti qualche Commedia satirica; e ho saputo da un Gentiluomo degno di fede, e pratico del Teatro
essendo stato rappresentato, e imitato nella Scena, e posto in burla da Aristofane , fu agevolmente dopo accusato, e cond
ondo la dottrina di tutti i Teologi, e di tutti i savi Scrittori, che da me fino al presente giorno sono stati letti; adun
e quale si debba vietare.. E se i Teologi, Predicatori ciò non fanno; da chi lo devono imparare? Da’ Commedianti? Non sono
: delle quali la pessima qualità essi possono anche sapere alle volte da qualche Comico, che sentendo rimorso di quella vi
e si pagasse all’ingresso. Ma poco durò quella, Moderazione:e aiutati da certi Protettori, poco timorati di Dio, tornarono
alche volta alcune persone da’ ridotti del gioco, o dal postribolo, o da altro luogo peccaminoso; non per questo deve esse
e libera dalla Censura de’ Teologi, e de’ Predicatori perché non leva da tutti i peccati ma opera, che si lasci un peccato
peccato, per farne un altro, e forse più grave, e forse accompagnato da moltitudine grande di altri peccati poiché sta pr
a Rappresentazione, si fa bersaglio, per essere colpito, e trapassato da mille strali ardenti, e infuocati nell’infernal f
m. 2. de Davis et Saul. E è vero l’avviso del gran Boccadoro, che Dio da la grazia del persuadere; come dava a quel Profet
prima. Dunque il Predicatore3. p. q. 8. a. 6. ad 2. converte; perché da la grazia; ma poi risponde. « Homo non dat gratia
o quelli, che si fanno Spettatori delle Teatrali oscenità: e se le ho da confessare il vero, mi hanno le sue efficacissime
ie, che difficilmente m’indurrei a capitare, ove si recitano. L’opera da lei composta è per mio credere santissima, e è pi
zarre di Commedie, ma equivochi di disonesta interpretazione, e gesti da commuovere a laidi pensieri. Io lascio il resto,
l Convento, infilzati in un gran spiedo, essere miseramente arrostiti da un Cuoco infernale, che in forma di Moro, più spa
sempre alle pene Infernali, o pure la Misericordia divina vi libererà da tali tormenti, e v’alzerà al Cielo? Risposero que
storico. E io considero; se queste pene si tollerano nell’altro Mondo da chi non stima la perdita del tempo nella santa Re
, ma con zelo ben regolato, prudente, e discreto: perché l’indiscreto da nel troppo e dove basta pungere con l’ago, ferisc
: poiché si commette più tosto per elezione, che per essere assaltato da tentazione. Settima, perché la gente bassa, e pop
vagliano cristianamente a fine, che il cristiano Teatro resti purgato da tutte le oscenità mortali e sia godibile senza of
, che alle volte avviene, che non solo da’ Mercenari Comici, ma anche da certi indiscreti Cittadini, e Giovani licenziosi
si sono biasimati, e disprezzati i Predicatori, quando sentono essere da quelli riprese le loro immodeste Rappresentazioni
dice. Alcuni per Interesse parlano contro i Comici osceni. Guardati da chi parla per Interesse mascherato di zelo, perch
dati da chi parla per Interesse mascherato di zelo, perché tira colpi da Gigante; e dove giunge, fa larga piaga, e fracass
retesa del merito; non s’appaga col sapere, che tali discorsi s’odano da tanti, e tante volte, che fan rallentare la curio
o prezzo i loro segreti, coi quali molti mal’affetti restano liberati da lunghe infermità, per cagione delle quali seguite
tringe l’Oratore Cristiano all’osservanza di quella Regola prescritta da S. Paolo. « Argue, obscera, increpa », convinci,
delle inutili misture, che in vece di medicamenti ottimi sono vendute da alcuni tristi Ciarlatani, e però si mostrano alie
i sono vendute da alcuni tristi Ciarlatani, e però si mostrano alieni da simili persone, non per interesse di perdere qual
o Ciarlatano, merita d’essere favorito, onorato, e da’ Sig. Medici, e da ogni altro giudizioso Personaggio. È vero, che, c
a, che sia la misera miseramente necessitata di partirsi quanto prima da una Città, nella quale altre volte per le sue Vir
tro le oscenità, e contro i peccati, che sono cagionati da’ Comici, e da Ciarlatani disonesti i quali devono lamentarsi di
gli altri pubblici Peccatori sono ripresi, e screditati a più potere, da chi ha punto di vero Zelo dell’onor di Dio, e del
ell’onor di Dio, e del bene spirituale delle anime, né ciò si giudica da veruno per opera ingiusta, ma grandemente giusta,
Con tutto ciò si ricordino, che il loro guadagno, per essere ritratto da Azioni oscene, è illecito, e vituperoso; e si rip
oso; e si riprende, non come guadagno, ma come osceno, e come causato da opera cattiva, e peccaminosa. Adunque essi lascin
annate, e allettare alla rete del Diavolo, cioè al Teatro osceno, che da Tertulliano fu nomato. « Retia Diaboli »l. de Spe
allav. il permettere, che gli uominidel Bene l. 4. p. 2. c. 50. n. 7. da lui graditi per faceta conversazione, s’usurpasse
tare la poca fede di lei, e gli scaltri, modi tenuti per cavar danari da i Corrivi? E quanti si sono ravveduti da altri er
modi tenuti per cavar danari da i Corrivi? E quanti si sono ravveduti da altri errori? In Faenza un Padre riaccettò l’unic
Viziosità: e i Semplici, e Ignoranti vi bevono in più modi il veleno, da che restano privi della vita della Grazia, e sepp
cchi, e altre cose simili? Quanti guadagnano a far fiori finti, vezzi da collo, collane di vetro, o paglia, gioie contraff
potrebbero far di meno? Quanti campano la vita loro, per far ordigni da uccidere altrui? E questi’ sono tanti, e di tanto
necessità di furto. Ma ben mi sa strano, che il nostro esercizio sia da tali lacerato, e Dio sa perché. A questa querela
u sei uomo troppo stretto e severo, insegnando queste cose; imperoché da persone secolari non si deve cavar, come per forz
emente il Ciel: e tal violenza è comandata a tutti. Io ricerco questo da color, che si gloriano di aver ragione al possess
imo quarto. Di quello, che possiamo giudicare di certi Casi spiegati da gli Autori contro i Commedianti osceni. Il caso
, che i sinistri accidenti occorsi nelle Commedie non siano argomenti da far biasimar la Comica Professione. Così Beltrame
che il portar esempio di casi, succeduti in Commedia, non è capitale da munir la mala intenzione di chi odia le Commedie;
: come gli uscì di bocca, quando ne fece oblazione, per farsi adorare da chi poi gli fiaccò le corna. E perché le stanze d
chi poi gli fiaccò le corna. E perché le stanze delle Commedie hanno da esser sue? Un nobile Teatro non è postribolo, non
’impara a schivare il bene, e operare il male. E così il Caso narrato da Tertulliano contro l’antico Teatro si applica giu
ia, e il Demonio prese la sua figura, e seguitò l’Azione; e richiesto da chi lo conobbe, perché ciò facesse: rispose; per
bbe, perché ciò facesse: rispose; per non perdere il guadagno preteso da lui dal farsi tal Commedia. Ora di questo caso, c
il Demonio non farebbe altro guadagno, se non di quello, che cavasse da qualche parola laida, o da qualche gesto mal’ordi
ro guadagno, se non di quello, che cavasse da qualche parola laida, o da qualche gesto mal’ordinato all’onestà, il quale s
che aggiunge, dicendo. Simili accidenti sono un nulla. Sono concetti da riempir un discorso , e non argomenti reali per s
Mondo, la portarono stampata per Spagna, e per la Cristianità. Or noi da questo caso possiamo ben formare un argomento, ch
gento Casi d’alta considerazione, avvenuti ne’ nostri tempi; e veduto da me in Fior. narra, che l’anno 1561. regnando in I
sa all’Altare, e sacrifica al Signore. Venne dunque fuori uno vestito da Sacerdote col Servente appresso; se ne andò ad un
ndé molte copie; ma anche ho parlato con quelli, che l’hanno letto, e da più persone sentito a raccontare. Sin qui l’Autor
mortale. Quinto caso. Un erudito Autore spiega, come successo narrato da Vincenzolib. 3. c. 19. nello Specchio Naturale, c
buon spazio di tempo: alla fine un giorno, essendo poco ben guardato da un custode, se ne fuggì, e fuggendo, se n’andò a
erò la favella: di che tutto allegro uscì dall’acqua, e fu incontrato da quel Custode, che lo cercava tutto sollecito, e d
e dice S. Efrem Siro. Punto Decimo quinto. Di molti Casi accennati da D. Francesco Maria del Monaco nella sua Parenesi
vitore corretto dal savio Padrone poca cura si prese di emendarsi, fu da lui licenziato né passarono molti giorni, che inf
sera tornata al suo albergo a pena chiuse gli occhi al sonno, che fu da due Diavoli portata all’Inferno, e bruciata in mo
ato Autore ciò, che nell’Istorie universali de’ suoi tempi fu scritto da Giovanni Villani Cittad. Fiorentino, il quale dic
., che il sig. Cardinale di Prato era in Fiorenza amato dal Popolo, e da Cittadini , sperando tutti, che fosse per mettere
orribili Demoni, e molti rappresentavano Anime ignude, le quali erano da quelli gettate in crudelissimi tormenti con grand
masero malamente rotti, e guasti nelle persone; si che il Gioco fatto da beffe, e per allegrezza, riuscì Caso doloroso, la
dit. c. 7. Punto decimo sesto. Di altri Casi più moderni, e sentiti da persone degnissime di piena fede. In una Città m
ne Ecclesiastica, e che aveva solo gli ordini Minori, faceva la parte da Innamorato sciocco: e appunto scioccamente profer
ole di equivoco impudico, e facendo alcuni gesti indegni e osceni, fu da subito e fiero accidente assalito, vinto, e restò
farete impure, disoneste, e oscene; queste saranno degne di essere, e da me, e da ogni Cristiano, e zelante Predicatore bi
pure, disoneste, e oscene; queste saranno degne di essere, e da me, e da ogni Cristiano, e zelante Predicatore biasimate,
ali, come si crede, fra lo spazio breve di soli 15 giorni fu oppresso da morte repentina, spirando l’anima, e finendo l’in
menò sua vita. Punto decimo settimo. Del frutto, che si può sperare da chi vuole scrivere, o parlare contro i Comici osc
1. Niun dotto Teologo; e niun’altro savio Scrittore di quanti fin’ora da me sono stati letti, e credo anche niuno tra Pred
e’ sacri Dicitori, i quali trattando questo Comico soggetto, usano, e da principio, e nel progresso del Trattato, più, e p
simi Comici lo concedono, e asseriscono, e desiderano, che si faccia, da chi scrive, o parla contro di loro. Ma dico bene,
a dico bene, che non si fa tal correzione: e credo,proceda la Ragione da qualcuno di questi rispetti. O perché, i Comici,
ri Scrittori, e Predicatori comunemente, e ragionevolmente. Ho saputo da un onoratissimo, e dotto Religioso, e Predicatore
portano per lo Mondo, e pubblicano con detti, e con fatti un opinione da tutti i Dottori condannaata, come improbabile, e
offesa di Dio, et rovina spirituale d'innumerabili Fedeli, che rapiti da quel dolce incanto per due minuti di vanissimo di
ioriti pensieri della sua fecondità ove la sterilità dell'Autore sarà da lui manchevole giudicata. Con tale dichiarazione
ava, però la pongo qui al fine dopo le brevi Risposte date brevemente da me a gli altri Dubbi proposti, e risoluti in alcu
re di ciascuno, per utilità grande di molti Fedeli, le parole scritte da S. Ambrogiot. 4. l. de Vocat. Gent. c. 3.. « Ad m
ori, Composizioni, Lezione, e Recitamento di poca onestà. Raccolta da un Religioso Teologo da Fanano. Nota prima. Ne
ne, e Recitamento di poca onestà. Raccolta da un Religioso Teologo da Fanano. Nota prima. Nella presente Censura, co
sura, composta per via di Discorso, e distinta in Note, si propongono da considerare quattro cose; la prima i Compositori
olte Commedie oscene, ovvero Libri disonesti, meritamente è censurato da Savi. S. Agostino scrive, che appresso i Romanit.
Bresciano, avvisando, che sono persone discendenti quanto a costumi, da schiatta più tosto Epicurei, che cristiana: perso
loro impudichi. Le quali Questioni se fossero lette spesso, e rilette da moderni Compositori delle Commedie oscene, e de’
. Il Signor Cavaliere Battista Guarini desiderava ottenere una grazia da Sua Santità, e elesse per intercessione il gravis
5. resp. moral. q. XI. Nu. 9. pag. 645., citando la dottrina spiegata da Platone ne’ Libri della Repubblica dice.«Cogendi
avendo veduto danni irreparabili, e dolorosissime cadute, principiate da questa vanissima vanità, tanto protetta dagli sci
Compositori osceni io dico, che possono temere qualche grave castigo da Dio, se differiscono la tremenda emendazione; in
vita. Che se gli antichi Greci, e Latini Poeti trattarono i loro Dei da adulteri, incestuosi, ladroni, bugiardi, parricid
per se stessa intollerabile, e degna di essere deplorata con lacrime da chiunque ha scintilla di zelo dell’onor di Dio e
pere oscene; acciocché si scorga la bruttezza de’ vizi; e sia fuggita da tutti, e detestata. « Scio, hoc asylum esse eorum
hene Cotal canaglia a furia di sassate. O pur dovria qualche signor da bene Con l’Arci maestro lor Publio Nasone Manda
disfaceva in lacrime, ricordandosi con spirito profetico, che avevano da venir tempi, ne’ quali gli uomini chiudessero le
ad incentius libidinum. »l. 3. c. 13. dis. 37. c. 15. E S. Bernardino da Siena dice del libro d’Ovidio de Arte. « Quis apu
es Infideles execrabilis putaretur. » E quanti Libri sono stati fatti da Cristiani, che sono ugualmente e forse più pernic
ia. « Frons meretricis facta est turpi »cap. 3., hai fatta una fronte da meretrice. Effeminano l’animo, ingrossano l’ingeg
nguono nella gioventù, come dice Tullio, i semi della virtù innestati da Dio nella natura. Avviliscono sopra molo l’animo,
Dogmi della Chiesa di Cristo e che non meno questi, che quelli hanno da essere lontani dalle mani, e dai segni della giov
un gran bene, e sono onorati, e quasi dissi, adorati come tanti Idoli da tante persone; e in tanti luoghi; che però il P.
stimoli di lascivia: portano in fronte titoli di Grandi, al cui nome da gli Autori furono consacrati; e con ciò vanno tan
ro di, qualche infamia perpetuamente macchiate: flagello senza dubbio da Dio giustamente permesso in castigo della trascur
re Angel Grossi dicendo. QualeTrattenimmento 1. pag. 38. altro frutto da tal seme si miete, che lascivia, e vergogna? Che
Religiose, Sacerdoti, e Ministri evangelici, quando li vedo innescati da somigliante lettura de’ Poeti Gentili, o amori pr
unse, «se volete cacciar la febbre, bisogna, che quanto prima leviate da voi e di casa vostra tutti i Libri a questo somig
ianti: e se ciò farete, tenete per fermo che la febbre subito partirà da voi». Cosa meravigliosa subito che fu gettato il
onta, che Ciriaco Abate vide in sogno, che la B. Vergine accompagnata da i due SS. Giovanni, non volle entrare nella sua c
iede a leggere, e continuando la lezione, giunse ad un trattato fatto da Nestorio, e legato nel fine di quel volume; e con
il cattivo effetto di quel Libro osceno, solamente in parte, e tenuto da giovane per altro virtuoso, e senza intenzione di
sa in postribolo e pubblicando se per vituperose meretrici. Ho saputo da persona religiosa, vecchia, e degna di pienissima
a caso un Libro profano e non osceno, il quale fu letto alcune volte: da che segui, che il Padre sentì nell’orazione aridi
avigliò, e ne sentì disgusto: alla fine dubitando, che non procedesse da quella lezione di Libro profano, che alle volte u
ce fermissimo proposito di astenersi nell’avvisare sempre, e in tutto da simile lezione. Or che effetti cagioneranno i Lib
le lezione. Or che effetti cagioneranno i Libri osceni uditi, o letti da persone secolari, e poco virtuose? Se le colonne
a divina Giustizia presto le fu sopra, la giunse, e fece che oppressa da grave infermità si vedesse nell’ultimo passo di q
può il saggio lettore seco stesso immaginarsi. Certo che un Auditore, da cui io l’ho saputo, retto con gli altri tutti mol
ato, nel quale oggidì si trova la Cristianità. »F. Innocenzio Biguami da Lodi, Dominicano disc. 17. nella Dom. fra l’Ottav
40. 13. propriamente è una cannella, che serve a trasportare l’acqua da un luogo all’altro. L’istesso nome però al presen
atem acceptis plagis perdiderunt. » Cioè. Il primo effetto, cagionato da questa Lezione de’ Libri disonesti; è ferire gli
uali mai commisero peccato di quella sorte. E questo vien significato da Isidoro, pianto da Agostino, avvisato da Basilio,
peccato di quella sorte. E questo vien significato da Isidoro, pianto da Agostino, avvisato da Basilio, e temuto dagli alt
e. E questo vien significato da Isidoro, pianto da Agostino, avvisato da Basilio, e temuto dagli altri. Il secondo effetto
ngenti, fastidiose. Non voglio qui tacere il caso di Germano riferito da Cassianocol. 14. c. 12. nelle Colazioni. Egli dic
nerat cogitationes, extinguit devotionem. » E però quel Santo Dottore da quel santo avviso. « Ne legas, qua non ædificant.
e e con buone ragioni Nota undecima. Della Prima Ragione, apportata da chi vuole leggere Composizioni, e Libri impuri. P
. de V. Apost. E tutto ciò si vede nel poco, che aggiungo, come preso da gravi, e valenti Autori. Il Teologo Religioso Bre
erudita spiegatura. »cg. E io vi aggiungo il debito nostro accennato da S. Girolamo in c. 5 Amos. « Non debemus sequi Fab
di quell’antico Agricoltore, che per uccidere le Api di un Emolo suo, da se molto odiato, e invidiato, sparse il veleno ne
c. 10. §. 5. pag. 835., e tra le altre cose dice, come cosa riferita da Cassiodoro nella vita di Teofilo. « Gravis quonda
liono far le Api, che ne’ campi fioriti si posano solo in que’ fiori, da quali possono ricevere giovamento, e lasciano gli
lle belle parole; e in tanto l’appetito, e la volontà restino sinceri da ogni impuro affetto verso le cose brutte: perché
se brutte: perché queste due potenze sono molto connesse tra di loro, da che segue, che dalla cognizione speculativa dell’
atur. »lib. 1. Geogr. E questa dottrina è spiegata copiosamente anche da Strabone, il quale avvisa, che fu già antico isti
ne meritamente si chiama oscena, e degna d’esser fuggita, e detestata da tutti i Virtuosi. Ma pure molti non la fuggono; a
diso. Chi pratica dunque tal Lezione, che aiuto può aspettar in morte da Gesù, da Maria, e da’ Santi  ? 5. Motivo è persua
pratica dunque tal Lezione, che aiuto può aspettar in morte da Gesù, da Maria, e da’ Santi  ? 5. Motivo è persuadersi, ch
ti Turchi, i quali tenendo solo Libri virtuosi, mostravano co’ fatti, da qual Lezione essi ricevessero diletto. «Ex is, di
to d’aver impiegato l’ingegno, e la penna in opere sregolate, e fatte da loro, e non secondo le buone Leggi della cristian
stia. Nella vita del virtuosissimo Servo di Dio P. Bernardino Realino da Carpi, e Religioso della Compagnia di Gesù, scriv
nia di Gesù, scrive il P. Giacomo Fuligatti, che delle Opere composte da lui nell’età secolare una sola se ne stampò, e fu
andola, e alcuni altri Scrittori del nostro secolo bruciarono i Libri da loro composti in materia di Amore ovvero piansero
oscenità, credo bene, che lo mostreranno in morte; se vorranno morire da buoni Cristiani. Io aveva inteso, che Gio. Battis
atore Bianchini a Fiorenza. Rever. In Cristo Padre. Mi sono informato da molti Padri di gravità di quanto V. P. m’ha coman
etta Ragione, e della Cristiana Fede, cominciò a considerare un Libro da se composto, come un novello Faetonte del Mondo,
ideroso di vederla; lo splendor della gloria, che gli veniva promessa da un Libro degno di plauso universale, e unico in q
ro, che hanno cura d’Anime. Bernardo Dias di Luco Vescovo di Calahora da il seguente avviso a Curati delle anime. Perché l
si ritrovano; e meno pronti veggono i Padri, e le Madri loro a torli da così cattiva Compagnia. E perché, se bene le cose
loro a torli da così cattiva Compagnia. E perché, se bene le cose se da se stesse assai chiare, e vere appariscono, l’aut
i precipitate in que’ mali gravi, e infiniti, che sogliono cagionarsi da così nociva Lezione. E forse anche peccherà di sc
ge, e detesta ogni oscena Lezione; quando però non sia a lei astretto da qualche gran ragione di necessità, ovvero di zela
osito cantarono cose amatorie: l’istituto loro è scellerato, e alieno da gli studi virtuosi, e onesti: che se per avventur
come l’oro nel loto, la politezza del dire, e la nobiltà delle forme da usarsi scrivendo, o favellando. Rispondo col P. P
sta, e per conseguenza non si deve permettere, che né anche sia letta da lei, acciocché non cada nelle bruttezze. « Nil d
iadra elocuzione. E il medesimo Dottore, interpretando il furto fatto da Achan nella presa di Ierico, legge quelle parole,
eno. S. Basilio, insegnando a’ Giovanetti il modo di prendere utilità da Libri de’ Poeti, gli avvisa, che non leggano quel
ti deboli di virtù; i quali piacesse a Dio, che non fossero allettati da queste lascive, e artificiose, morbidezze; perché
purgar non si può comodamente, si può lasciar affatto, massimamente, da chi nell’arringo della cristiana perfezione corre
r elezione degli oggetti puri, o degli osceni, resterà più facilmente da questi, che da quelli allettato, e allacciato. Di
i oggetti puri, o degli osceni, resterà più facilmente da questi, che da quelli allettato, e allacciato. Dico 4. L’obiezio
e per avviso di S. Agostino. Ma poi quanto più si devono gittar lungi da noi quegli Autori, i quali professando il candore
risto, di quando in quando si fa autore di qualche buon consiglio; ma da un Libro cattivo e lascivo mai s’impara di amare
e il Tridentino meritamente con la forza di severe Leggi hanno levato da gli occhi, e dalle mani de’ Fedeli questi impudic
occhi, e dalle mani de’ Fedeli questi impudichi Libri, a quali anche da altri, che da Dresselio sono stati giudicar peggi
e mani de’ Fedeli questi impudichi Libri, a quali anche da altri, che da Dresselio sono stati giudicar peggiori de’ pessim
bile osservanza, come chiarissimamente si vede nella sua Vita scritta da P. Alfonso Gaetano della medesima Compagnia, e st
ui non mancano Libri di simil fatta, e in tale abbondanza, che è cosa da piangere lo sperimentare oggidì verissime le paro
, si te viderit in Idolo recumbentem? » Il tempo si prezioso, che t’e da Dio conceduto per impiegarlo in ottime occupazion
evole cosa, e lascisi il rimanente. Appresso, dicono, che prenderanno da costoro le cose buone, lasciate le cattive da par
dicono, che prenderanno da costoro le cose buone, lasciate le cattive da parte; separeranno l’utili dalle nocevoli; trarra
rarranno l’oro dal loto. Rispondo, come pur ora diceva, che ciò non è da tutti; e le buone sono poche; e tutto il rimanent
manente, quasi vuote guainelle de’ legumi, come dice Girolamo, e cibo da porci, che caricano lo stomaco, l’empiono di vent
i, o di lascivie? Farannosi adunque a credere costoro d’essere esenti da quella generale sentenza. « Qui tetigerit picem,
toccando egli un tratto la Cetera, Alessandrino, levatosi prestamente da tavola, corse furioso a prender l’arme, e Tornand
ione, salvo che questa, cotanto la stimò vera, del grand’allettamento da queste Favole cagionato, stimolatrici della mente
t rituso veteres cognosco. »l. 1. c. 5. n. 1. Cioè. Imparo molte cose da questa Lezione di Libri osceni. Risponde. « Nimir
sitim ferre quam mortem libere. » Dunque ogni buon Fedele getti lungi da se questi perniciosi Librilib. Cit. pa. mibi’ 89.
e non fanno scrupolo alcuno, che siano letti liberamente, e non solo da Servitori, da Serve, ma anche da’ Figliuoli, e da
crupolo alcuno, che siano letti liberamente, e non solo da Servitori, da Serve, ma anche da’ Figliuoli, e da altre persone
ramente, e non solo da Servitori, da Serve, ma anche da’ Figliuoli, e da altre persone della famiglia loro: d’onde seguono
ggono: e negli stanzini, e camerini le Donzelle li studiano. Se io ho da dire quello, che sento in questa parte, vorrei pi
egozio, e tener lontani dalle case loro Libri tanto nocivi; acciocché da niuna persona della famiglia si pratichi, né meno
ntro il pericolo de’ Libri disonesti, eseguire nelle persone commesse da Dio alla loro cura quello, che i Superiori in mol
nimo nocumento. Ricordo anche le gravi parole di S. Girolamo, riposte da Graziano tra’ Canoni. « Nunc Sacerdotes Dei, omis
ano il Poeta Virgilio, prendendo materia di far un peccato di piacere da quello, che a’ Fanciulli è soggetto di necessità.
Ludimag. Cioè. Questi Libri di Umanità, e questi Poeti tanto stimati da certi Ecclesiastici, che li leggono con molto gus
se sacre, e i peccati de’ falsi Dei, e le disoneste Poesie? Che hanno da fare insieme il Salterio, e l’Opere d’Orazio, l’E
tto dell’eloquenza, « quod non multum damnaremus », il che un sarebbe da noi molto condannato, ma voltano, e rivoltano, le
onosciuto per Figliuolo, o Figliuola, adesso, e nel tempo della morte da Cristo Gesù, né dalla Beatissima Vergine, se tu g
iedero alle fiamme i propri Componimenti; alcuni de’ quali sono stati da me nomati di sopra nel Motivo 8. alla Nota 14. Il
ati di sopra nel Motivo 8. alla Nota 14. Il quarto Rimedio si propone da molti, e è accennato da Gersone con quelle parole
8. alla Nota 14. Il quarto Rimedio si propone da molti, e è accennato da Gersone con quelle parole. « Mandarem, plurima, u
glia dal grano, l’oro dal loto, le gioie dalle immondezze, e il buono da cattivo. « Sicut in legendis rosis, dice S. Basil
zione: E egli propone due maniere di farla: la prima si è questa. Che da un Autore, che scrive cose oneste, e disoneste, s
ripudiata, perché aveva un Autore impuro, e cattivo; ma poi .essendo da un virtuoso Senatore proferita, subito fu con app
in quanto a se, non v’essere altro,che il nascere,e il morire. Ma che da poi per certa occasione, che si offerse, o perché
a aggiungo io quest’altro. Intesi gli anni passati con mio gusto, che da una virtuosa persona si era, procurato, e ottenut
gusto, che da una virtuosa persona si era, procurato, e ottenuto, che da una sacra, e pubblica abitazione si levassero cir
frutto e si lasciasse la Lezione de’profani, e perniciosi: imperoche da un zelante Pastore, e Vescovo vigilante, che con
zio, e senza timor di Dio ammirano. Dimmi, che bene puoi tu riportare da sapere il ratto di Helena, la presa di Troia, i g
con l’impiego nell’historica Lezione: tanto utile se ne può raccolse, da chi vi; applica l’animo, e la fatica. In oltre a
va frapposta, e dal frapposto monte. Caso riferito a questo proposito da Girolamo Fracastorio:e dal quale possono conoscer
uto correggere il loro errore, tanto pernicioso a’ buoni costumi, che da lui solo cagionati sono i precipizi, e le rovine
bito alletta il curioso Lettore ad applicarvi l’animo, e il pensiero: da che segue, che, essendo, o cosa sacra, o almeno i
, et divina. » 2. Signori provocate di recuperare, per quanto potete, da gli Amici, e da altri, tutte l’Opere vostre oscen
. Signori provocate di recuperare, per quanto potete, da gli Amici, e da altri, tutte l’Opere vostre oscene, che, non pubb
bella e fresca, come un argomento di miracolosa conservazione operata da Dio: onde fu risoluto, che come santa reliquia si
rfido. E aggiunse di più. Io ho sentito dire pubblicamente in Ferrara da un Predicatore, che predicava ad un numeroso Audi
dazione? Certo sarebbero: anzi che i pochi scherzi amorosi, e osceni, da loro usati, sono stimati da Savi la macchia, che
zi che i pochi scherzi amorosi, e osceni, da loro usati, sono stimati da Savi la macchia, che non so come si è fatta nel c
tura, esortate i Giovanetti all’onesto rivolgimento delle pure carte, da farsi « diurna, nocturnaque manu »  : perché mi d
sto mio prego, distinto negli accennati punti, non può essere sentito da chi vorrei: supplico, che almeno sia letto in una
: supplico, che almeno sia letto in una, e due volte con riflessione, da chi forse per caso leggendo, in lui s’incontrerà;
ossima occasione a molti di rovinarsi, e però degna d’essere fuggita, da chi vuole dar segno di vera Compunzione. « Vera c
scrive a prova, che l’udir le Mercenarie, e correnti Commedie, fatte da lui, e da suoi pari, sia cosa comportabile: e arg
prova, che l’udir le Mercenarie, e correnti Commedie, fatte da lui, e da suoi pari, sia cosa comportabile: e argomenta « a
? Rispondo. È comportabile l’udir Commedie, ma oneste, e non le fatte da Beltrame, le quali per ordinario sono fatte senza
i può permettere il Recitamento osceno; non solo per le molte ragioni da me spiegate altrove, ma di più per quest’una; che
ra maggior forza, e molto più veemente, il Teatro, e la Scena animata da valenti Comici, muovono ogni sorte d’affetti nell
mmedie, che si rappresentano tal’ora con titolo di onesta ricreazione da persone ascritte in un’osservante Congregazione.
ere sfrenato, e disubbidiente. E chi spreme troppo, per aver il latte da una mansueta Pecorella, ne causa tal’ora il sangu
ando, e proibendo a Congregati quegli spassi modesti, da’ quali, come da buona semenza si raccoglie copiosa messe di virtu
egazione di virtuosi Artisti, giudicata di molto spirito, e governata da savi Religiosi, desideravano di esercitarsi per f
tale, e Carnevale una modesta Commedia. Uno di loro chiese licenza, e da lui, e da altri furono proposte, molte Ragioni, a
rnevale una modesta Commedia. Uno di loro chiese licenza, e da lui, e da altri furono proposte, molte Ragioni, alcune dell
oconda ricreazione. E tale si è quello di una modesta Commedia, fatta da loro con pubblica Rappresentazione. A questa Ragi
il danaro necessario al mantenimento della loro virtuosa vita, e non da spendersi nelle vanità. Ne’ giorni poi festivi ha
dalo a’ Parenti, che bramano il loro presto ritorno a casa. Ho saputo da persona grave, giudiziosa e di molto credito e au
to chiaro a’ giudiziosi, e a’ veri spirituali, che non sono consolati da quel gran Signore, che è « Deus totius consolatio
ccati, i quali certo sempre si devono impedire, e allontanare affatto da ogni Congregato. Si risponde a questa Ragione; ch
anità di questa seconda Ragione, la quale con zelo d’impedir peccati, da occasione di commetter peccati. Orsù diamo lunga
del concorso ad udirla? L’Azione fu stimata in se stessa onestissima da tutti: e disse un principalissimo Personaggio. Ve
di un Principe; il che non fu creduto; perché tal Principe se n’andò da quella Città sul principio di Quaresima: la vera
si permette qualche giusto motivo un inconveniente ad uno, senza che da lui si debba, o si possa prescrivere la facoltà d
il suono, o per meglio dire, lo strepito della terza Ragione, portata da coloro, che argomentano, dicendo. Altre volte i G
he si è veduto per esperienza, che tal permissione è molto nociva, né da tollerarsi in modo alcuno, e che si può con la pr
tano, o sono esercitati nel tempo, nel modo, e dalle persone deputate da chi governa il pubblico santamente. E con tutto c
olazione. Ma per ragionar poi di altre Congregazioni, dico, che io so da persona degna di molta fede, e molto pratica e ve
i nell’accrescimento di più consumata virtù, e santa vita. Molte cose da molti si fanno, che non sono per gli altri Catoni
e non sono per gli altri Catoniani Precetti, né Platoniche Istruzioni da osservarsi con accurata vigilanza, e con vigilant
si può; e il voler combattere con il furor de’ Venti, è una battaglia da Guerriero insano. La Ragione prescrive, che si pr
iberamente a spasso per la Città, in cui dalle Maschere, da’ Corsi, e da altro potrebbero aver qualche disturbo corporale,
valesco porge occasione alla Gioventù di bramar qualche intermissione da gli studi, e qualche onesta, e gioconda ricreazio
ua, e riesce bene. Vero è, che pochissime volte si fa una sola Azione da tutto il Seminario, nella quale intervengano gli
ione da tutto il Seminario, nella quale intervengano gli Attori presi da diverse Camerate: ma per lo più; anzi quasi sempr
osa, e morale Composizione, e sopra tutto nel tenere la mente lontana da peccati carnevaleschi, e occupata nella felice ri
o alcuni della Congregazione degli Artisti, di far Commedie nel tempo da Natale a Carnevale: ma è bensì un’efficace arring
mpungevano, e si convertivano. E anche ne’ moderni tempi succede, che da un’Azione rappresentata da virtuosi Giovani, con
no. E anche ne’ moderni tempi succede, che da un’Azione rappresentata da virtuosi Giovani, con l’indirizzo di Maestri, uom
praticati fruttuosamente: come sono la vita esemplarissima, e lontana da ogni teatrale passatempo; l’orazione frequente, e
pra un falso fondamento, non deve riceversi come buona, e efficace; e da se medesima se ne cade senza l’impulso di altra o
che una volta occorse, che dopo essere stata rappresentata un’Azione da molti Recitati, Soggetti di un Convento, al fine
atteggiare pubblicamente. Ma quella scusa non fu accettata per buona da molti savi, e con ragione; perché il recitar in u
hi professa di essere Discepolo di Cristo nel predicare, o nel vivere da buon Ecclesiastico: e può ricordarsi, per pondera
ci stringe alla compassione verso alcuni, che forse tal volta partono da una Congregazione per andare, ove si concede l’at
regati, che restano; poiché non sentiranno più, o almeno poco stimolo da parole, né provocarsi da’ vicini, e presenti, li
regazione. Pensino anche e si ricordino, quanto sia facile il passare da una modesta Ricreazione ad una modesta dissoluzio
principale. Che se la conversazione di qualche Fratello è discordante da queste misure, credo che si possa nomare con S. B
so certame contro i Vizi, e contro le difficoltà, che sono incontrate da chi brama trionfare dopo la vittoria nel glorioso
con questo avviso dato l’anno 1642. a un nobile, virtuoso Fiorentino da un Padre spirituale molto dotto, e molto sperimen
é s’intitola. Le Ammonizioni a’ Recitanti, premetto qui l’avviso dato da S. Agostinot. 9. tract. 7. de Vit. Chris. Initio.
r, ruaibus admonitionibus nostres interi m est contendat: et chiarita da veniam, cuius est, non considerare, quid offerat,
e di leggere Libri osceni, cioè perché sono in sostanza facezie usate da moltissimi. 71. N. 17. Si discorre intorno alle R
. N. 21. Di un altro Rimedio, che è composto di molti virtuosi avvisi da praticarsi da chi è stato Compositore impuro. 94.
altro Rimedio, che è composto di molti virtuosi avvisi da praticarsi da chi è stato Compositore impuro. 94. N. 22. Intorn
del S. Offizio si stampi questo dì 14. di Marzo 1647. Fr. Iacomo Cima da Sezza Inq. Generale di Fir. Alessandro Vettori Se
r. 6. adversus Iudeos. l. 1. off. c. 20. t. 5. h. 3. de David. citato da Cor. In Deuter. c. 23. v. 19. Nicolaus Biesius de
l p. 1. e 25. p f. 107. C. Trattamento pag. 30. F. Innocenzio Biguami da Lodi, Dominicano disc. 17. nella Dom. fra l’Ottav
] Comprendre: potrebbe. bm. [NDE] Ferraiolo  : ampio e lungo matello da uomo. bn. [NDE] Original  : compariscono bo. [N
3 (1607) Prologue de La Porte, Comédien
édiens a des limites. t. [NDE] Rainerius de Pisis (Raniero Giordani da Pisa ?), dominicain italien mort en 1381, Pantheo
chini, Trattato sopra l’arte comica, cavato dall’opere di S. Tomaso e da Altri Santi aggiuntovi il modo di ben recitare, L
e, Cecchini dit devoir ces références à un servite, le R.P. Hippolito da Pistoia O.S.M., qui ne semble pas avoir rien publ
défiler les textes dans le même ordre (S. Thomas, S. Antonin, Raniero da Pisa, Viguier, Cajetan, Fumi et Cagnazzo), avec l
4 (1590) De l’institution de la république « [FRONTISPICE] »
[NDE] Le De Institutione reipublicæ libri novem de Francesco Patrizi da Siena (1413-1494), achevé entre 1465 et 1470, est
5 (1541) Affaire du Parlement de Paris « Arrêt du Parlement de Paris autorisant, après avis du Roi, les représentations, sous conditions (25 janvier 1542) » pp. 167-166
erait une taxe par proclamation publique. cz. [NDE] En faveur des. da . [NDE] Comme il conviendrait et comme il pourra ê
6 (1687) Avis aux RR. PP. jésuites « IV. » pp. 17-22
dre le bon mot d’un Sicilien,3 " Quæso, inquit Prætor, Adversario meo da istum patronum, deinde mihi neminem." De grâce do
7 (1697) Essais de sermons « POUR LE VINGT-TROISIÈME DIMANCHE D’APRÈS LA PENTECÔTE. » pp. 461-469
ei dare quodcunque postulasset ab eo. At illa præmonita à matre sua : da mihi, inquit, hic in disco caput Joannis Baptista
8 (1759) L.-H. Dancourt, arlequin de Berlin, à M. J.-J. Rousseau, citoyen de Genève « CHAPITRE IV. Apologie des Dames. » pp. 119-155
vegg’io solo a se stesso uguale Cinto d’eterna inaccessibil luce, Che da se sol col suo saper produce Quanto da se a capi
eterna inaccessibil luce, Che da se sol col suo saper produce Quanto da se a capir l’uomo non vale. Fremer sento al suo p
9 (1697) Histoire de la Comédie et de l’Opéra « HISTOIRE ET ABREGE DES OUVRAGES LATIN, ITALIEN ET FRANCAIS, POUR ET CONTRE LA COMÉDIE ET L’OPERA — CHAPITRE II. » pp. 19-41
t un philosophe et théologien français. j. [NDE] Silvestro Mazzolini da Prierio (1456-1523), ou Sylvester Prierias, de l’
10 (1752) Traité sur la poésie dramatique « Traité sur la poésie dramatique — CHAPITRE VII. Histoire de la Poësie Dramatique moderne. » pp. 176-202
tre, Comedia nobilissima è ridiculosa per il Reverendissimo Cardinale da Bibiena : cette Piéce ridiculosa paroissant faire
11 (1768) Réflexions morales, politiques, historiques et littéraires sur le théatre. Livre onzieme « Réflexions morales, politiques, historiques, et littéraires, sur le théatre. — Chapitre premier.  » pp. 4-42
ccoboni, Hist. du théat. Ital. p. 32. La Calandra di Bernardo divitio da Bibiana Cardinale est imprimée de 1523. à Venise,
les deux dernieres éditions que nous ayons de 1558 & 1559 porte da Bibiana Cardinale, noavimenta ristempata, è corre
12 (1600) Traité des Jeux comiques et tragiques « [Traité] » pp. 3-62
imples ? On fut longtemps sans ThéâtresVarro. I. Caesar Scal. et alii da  ; et les Païens mêmes, prévoyant la corruption,
ct lib. 6 cu Sozom. li. 5 c. 16 cw Varro. I. Caesar Scal. et alii da Val. Max. li.2. ca.2 db Lib.7 dc 1 Cor. 7 dd
13 (1759) L.-H. Dancourt, arlequin de Berlin, à M. J.-J. Rousseau, citoyen de Genève « CHAPITRE III. De la Comédie. » pp. 92-118
eine (et Georges) de Scudéry, Artamène ou le Grand Cyrus, 1649-1653. da . [NDE] Il s’agit probablement de J. Van Effen, da
14 (1768) Réflexions sur le théâtre, vol 7 « Réflexions sur le théâtre, vol 7 — RÉFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE SEPTIÈME. — CHAPITRE IV. Traité de la Danse de Cahusac. » pp. 76-104
t Cahusac, les Anges toujours occupés dans le ciel à l’exercice de la da danse, & nous exhorte à les imiter : Quid bea
15 (1768) Réflexions sur le théâtre, vol 7 « Réflexions sur le théâtre, vol 7 — RÉFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE SEPTIÈME. — CHAPITRE VI. Suite de la Danse. » pp. 140-167
& prudentes. Donnez votre fille à un homme sensé : Homini sensato da illam. C’est de la main de Dieu qu’il faut recevo
16 (1733) Theatrum sit ne, vel esse possit schola informandis moribus idonea « Theatrum sit ne, vel esse possit schola, informandis moribus idonea. Oratio,  » pp. -211
enerosum aliquod facinus ad normam dramatis Lyrici rite concinnatum ; da versus fluentes molliter, & tamen sententiis
nnatum ; da versus fluentes molliter, & tamen sententiis graves ; da resonantes suaviter numeros, nihilóque minùs viri
17 (1768) Réflexions sur le théâtre, vol 10 « Réflexions sur le théâtre, vol 10 — RÉFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE DIXIEME. — CHAPITRE PREMIER. Peinture & Sculpture. » pp. 4-40
i bientôt appris son métier en perfection. En effet, grace aux leçons da Peintre, Laïs devint la plus fameuse courtisanne
18 (1647) Traité des théâtres pp. -
de ses statuts, et de prendre son Alliance en leur bouche »Pseau. 50. da Nous trouvons en Eusèbe Eusèbe, De Demonstration
 2. cp Chrysostome, in Ps. 119 to.1. ct Prov. 26. 7. cu Pseau. 50. da Eusèbe, De Demonstratione Evangelica Libri X, l
19 (1760) Lettre à M. Fréron pp. 3-54
), peintre italien de l’école de Bologne. c. [NDE] Antonio Allegri da Correggio, dit Le Corrège (1489 - 1534), peintre
20 (1671) La défense du traité du Prince de Conti pp. -
atione, et guiderdone di tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di
tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli
adas peccatori, et ne suscipias peccatorem ; et tamen omni petenti te da non tanquam peccatori. Et si peccator est qui te
petenti te da non tanquam peccatori. Et si peccator est qui te petit, da , non tanquam peccatori. Quando das tanquam peccat
ntelligendum. Hoc dixi, cum esurierit nescio quis, si habes unde des, da  : si vides dandum esse, ad subveniendum da. Ne pi
o quis, si habes unde des, da : si vides dandum esse, ad subveniendum da . Ne pigrescant in hoc viscera misericordiæ, quia
s, dança à bayle, que sirva como de salsa ò picante, todo lo demas no da tanto gusto, ni se lo corre tan bien la ganancia 
choses qui sont représentées : « Je dis, dit-il « Digo que lo que mas da à entender el damno de los theatros, es llamar lo
. 38. in Math. Ibid. Uno de otros daños es, la ocasion y licencia que da el mismo theatro, ò jugar, adonde tanta gente se
atione, et guiderdone di tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di
tanto beneficio. » Nelle vite de santi fatte da Nicolo Senso tradotte da Nicolo Manerbi Romito di San Mathia di Camaldoli
adas peccatori, et ne suscipias peccatorem ; et tamen omni petenti te da non tanquam peccatori. Et si peccator est qui te
petenti te da non tanquam peccatori. Et si peccator est qui te petit, da , non tanquam peccatori. Quando das tanquam peccat
ntelligendum. Hoc dixi, cum esurierit nescio quis, si habes unde des, da  : si vides dandum esse, ad subveniendum da. Ne pi
o quis, si habes unde des, da : si vides dandum esse, ad subveniendum da . Ne pigrescant in hoc viscera misericordiæ, quia
s, dança à bayle, que sirva como de salsa ò picante, todo lo demas no da tanto gusto, ni se lo corre tan bien la ganancia 
onados ò enseñados à esto. » Discurso 6. §.11. « Digo que lo que mas da à entender el damno de los theatros, es llamar lo
. 38. in Math. Ibid. Uno de otros daños es, la ocasion y licencia que da el mismo theatro, ò jugar, adonde tanta gente se
21 (1756) Lettres sur les spectacles vol.1 pp. -610
que les contestations du Clergé élevent fréquemment contre la liberté da Citoyen fidele, en le rendant esclave d’une domin
tentat ? Si sui ignis fomites appellat scenicos amores D. Augustinus, da luxum alium, da alios amores, & vicisti. Hone
ignis fomites appellat scenicos amores D. Augustinus, da luxum alium, da alios amores, & vicisti. Honesti ludi ii sunt
che faceva egli la principal parte, e con raro valore, come ci veniva da tutti riferito. Oltre tal nostra rigida riserva b
uso de’ Teatri nel Sermone, che inter Pontificalia già alcuni anni fu da Noi recitato. 14. Voltaire, que le célebre Aut
e con quanto maggior fervore possono, secondo i talenti a ciascheduno da Dio conceduti, esoitano, pregano, ed ammoniscono
miglie così spirituali come temporali…. Finalmente non posso recedere da quello, che sempre ho detto a miei penitenti, che
infami piaceri, ingannerebbero se medesimi, e rimarrebbero condannati da Dio, il quale vedendo la disposizione del nostro
noi loro diamo. Quelli dunque solamente meritano di essere eccettuati da questa regola generale, i quali sono indispensabi
22 (1772) Réflexions sur le théâtre, vol 9 « Réflexions sur le théâtre, vol 9 — RÉFLEXIONS. MORALES, POLITIQUES, HISTORIQUES, ET LITTÉRAIRES, SUR LE THÉATRE. LIVRE NEUVIEME. — CHAPITRE IV. Pieces singulieres. » pp. 107-153
tolere la Religion Catholique, & donne aux Catholiques la liberté da conscience ? Mettre les deux religions de niveau,
23 (1639) Instruction chrétienne pp. -132
, de la gravité qui sied à leur condition, passent à une stupidité… da . Bordeau : bordel. dd. Monstres : tours (de pres
24 (2019) Haine du théâtre: Bibliographie France (traités, pamphlets, documents, etc.)
arquise de Sablé . Patrizi, Della Republica, 1518 • Patrizi ( da Siena), Francesco (1413-1494) : Della Republica,
25 (1756) Lettres sur les spectacles vol. 2 «  HISTOIRE. DES OUVRAGES. POUR ET CONTRE. LES THÉATRES PUBLICS. —  HISTOIRE. DES OUVRAGES. Pour & contre les Théatres Publics. » pp. 101-566
Superiori, che si moderi Christianamente il Teatro dall’ oscenita’, e da ogni altro eccesso nel recitare. Le résultat de c
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