diede già felice occasione di convertirti santamente a Dio. Tu vivevi
nel
lezzo de’ disonesti piaceri, sacrificando te stes
ntro i Commedianti, e Ciarlatani ? Pag. 12 Q. 6 perché S. Carlo
nel
Decreto Sinodale dei Comici parla senza distinzio
? Pag. 47 Q. 15 I moderni Dottori si accordano con gli antichi
nel
giudicare dell’azioni dei Comici moderni ? Pag. 5
ragione sufficiente di far onesta la comparsa delle ordinarie Comiche
nel
pubblico Teatro ? 92 Q. 3. L’allenamento e
2. Leac ordinarie Comiche nuoconoad alleae anime con i balli fatti
nel
pubblico Teatri. Pag. 152 Q. 13. Nuoconoaf
eatri. Pag. 152 Q. 13. Nuoconoaf agliag animi co i salti fatti
nel
pubblico Teatro ? Pag. 157 Q. 14. La Comic
Comica può vestirsi da uomo comparendo a saltar, o a far altri giochi
nel
pubblico Teatro ? Pag. 160 Nota. Si risponde
te al Quesito. Pag. 164 Q. 15. Le Comiche ordinarie comparendo
nel
pubblico Teatro nuoconoah con altro modo oltre i
coltà, che si fanno per difendere la comparsa delle ordinarie Comiche
nel
pubblico Teatro. Pag. 175 Q. 1. Se le Donne
83 Q. 4. Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti da Donne
nel
Teatro. Pag. 188 Nota. Della principal ragio
il Confessore del Superiore per rispetto della comparsa delle Comiche
nel
pubblico Teatro. Pag. 234 Nota 1. Si rispon
care, il personaggio veramente buono, virtuoso, e giusto si è quello,
nel
cuore di cui, come in nascosto favo, si ritrova i
vi corre, e non senak cura, o non si muove : eppure dovrebbe tremare
nel
lacrimevole caso di tanti infelici; e non dovrebb
uoso, degno di fama, e meritevole di onore. Mi dà speranza di colpire
nel
segno, senza rompere il disegno di verunoaq, il d
, il detto di Nicolò Barbieri, chiamato Beltrame tra Comici, il quale
nel
c. 4 della Supplica sua dice così. Chi della Com
agioni, per le quali si fanno comparire tali Comiche pubblicamente. E
nel
4. Capo risponderò ad alcune difficoltà, che si f
a moderazione ? Voglio porre su questo principio, quello che pongo
nel
fine di un’altra Opera detta l’Istanza, cioè la d
i qui in breve ciò, che con lunga dichiarazione siamo per considerare
nel
2. Capo del Ricordo detto l’Istanza ; ove con la
. Che però io lodo la prudenza del Comico Cecchino per quel poco, che
nel
principio dei suoi Discorsi intorno alle Commedie
minosi corpi si spiccano moltiplicati raggi, per illuminare tutti noi
nel
dubbio cammino delle drammatiche oscurità. E S.To
dubbio cammino delle drammatiche oscurità. E S.Tommaso è quello, che
nel
primo luogo c’illumina grandemente ; e io di lui
dizio all’utile, all’onore, e al merito dei buoni: E però i Superiori
nel
dar licenza di recitare le Commedie ai mercenari
rono i Comici, furono sentiti benignamente dall’amorevole Pastore : e
nel
seguente giorno si disputò il caso, e all’ultimo
liendo il caldo alle bevande l’Estate: tutta è neve ma varia gl’aiuti
nel
variar stagione. S. Carlo con la sua rettitudine
re discacciati da tutti, e castigati. Non merita goder buona raccolta
nel
campo, chi nel campo sparge semenza di messecb vi
da tutti, e castigati. Non merita goder buona raccolta nel campo, chi
nel
campo sparge semenza di messecb viziosa, e pestil
di messecb viziosa, e pestilente. Quesito Sesto Perché S. Carlo
nel
Decreto Sinodale de’ Comici parla senza distinzio
esto dubbio non mancano varie risposte : Beltrame Comico ne porta due
nel
c. 38. del suo discorso, e dice nel primo luogo,
te : Beltrame Comico ne porta due nel c. 38. del suo discorso, e dice
nel
primo luogo, che il benedetto Prelato non scrisse
ma non dicono, che l’Autore dice. Commedianti, Mimi, e Buffoni e che
nel
viluppo di questi esercizi ha inteso parlar della
ecessario che si parlasse con distinzione de’ Comici buoni da cattivi
nel
Decreto Sinodale; perché fu formato precisamente
essori di quella: e che se non fosse stato per non generar confusione
nel
popolo, si avrebbe disdetto di molte cose, amando
le S. Carlo fece il Decreto a favore delle Commedie, cole io ho detto
nel
Quesito Quarto. Onde Beltrame stima discorrere fo
lo forse nona vesse, o senza forse, piena cognizione dell’Arte Comica
nel
tempo, che formò quel Decreto contro i Comici. 2.
genza, con molto studio, e col consiglio di uomini letterati, i quali
nel
particolare delle Commedie dovevano aver letto, e
uerreggiare ? La riprensione dell’errore suppone la debita cognizione
nel
riprensore. Devo io pregar inoltre il Lettore a f
n la debita moderazione. E chi negherà, che tutto questo non supponga
nel
Superior, che concede tal facoltà, una piena cogn
erché ove manca il confronto delle condizioni premesse, e presupposte
nel
paragone di due soggetti, non si deriva, se non a
ota Terza L’autore risponde al Quesito. Chi tutto intento fatica
nel
ripurgar il grano, getta lungi dall’aia le mondig
tro le persone viziose, e perniciose. Questo santo zelo dimostrò egli
nel
Decreto contro gli Istrioni, Mimi, e Circolatori,
o dimostrò egli nel Decreto contro gli Istrioni, Mimi, e Circolatori,
nel
quale non stimò necessario parlare con distinzion
erduta. Secondo, perché mirò alla pratica di recitare da Comici usata
nel
suo tempo, la quale era tanto rea, che alcune Cit
’Artefice Scenico, e il Comico può essere virtuoso e degno di riporsi
nel
numero di quelli, che « non sunt in statu peccati
à, dai valenti uomini, e faranno pur qualche elemosinach. Ma Beltrame
nel
medesimo luogo si fa sentire più canoro, e lungo
alla Messe ogni giorno, che non dicano orazioni nell’andar a letto, e
nel
levarsi; e così fanno fare ai loro figliuoli ; an
tatrice, la quale crede a quel check vede, e ode; e vedendo, e udendo
nel
teatro molti mali, detti, e fatti da’ Comici, con
li sono parole turpi di lor natura mortali ? Io rispondo con Caietano
nel
Commento di quel luogo di S. Tommaso. « Invitator
quando gli Uditori non sono, a modo di vigorosa pianta, ben radicati
nel
suolo della virtù. Lessio, diceL. 4. 6. 3. d. 8.
quando virtutem colit. » (E vero, che può darsi caso, come dichiarerò
nel
Ricordo detto le Ammonizioni, nel quale per qualc
che può darsi caso, come dichiarerò nel Ricordo detto le Ammonizioni,
nel
quale per qualche buona ragione e circostanza sia
bruttezze i popoli spettatori: e constringono la Commedia a comparire
nel
cristiano Teatro con maniere, e costumi di sfacci
2. P. sum. T. 1.6. 23. `1.« Nihil turpe ibi misceatur. » Egli favella
nel
numero del meno. « Nihil turpe. » Niente di brutt
i Fanciulle, che in noi sarebbe errore. »C. 16. Io noto, che favella
nel
numero del meno ; quasi che un solo grave errore
ietuto: e io tratto un Dubbio già trattato dal dotto Casano, il quale
nel
libretto grazioso, e utile intitolato. Il Giovane
l Giovane Cristiano composto dal moralissimo, devotissimo Franciotti;
nel
c. 15 della 3. Parte tratta diligentemente, e dot
azione, cioè levare quella parola, che la rende impura, restando ella
nel
rimanente con la sua purezzadc. Chi può facilment
nella deformità del volontario. Prendesi anche la voce, turpitudine,
nel
significato di oscenità: che però in S. Paolo Eph
ore ; la cui maestà seppe, che in una Commedia, che recitar li doveva
nel
suo cospetto pubblicamente, interveniva un sol ba
eplica del suono, quando è di gioamento, e di consolazione. Il Casano
nel
moderno negozio dell’Arte Comica diceAppresso il
asano nel moderno negozio dell’Arte Comica diceAppresso il Franciotti
nel
Giovane cristiano p.3 c. 15.. Le commedie sono, c
latamente con le loro Comiche in una pricipalissima Città di un Regno
nel
cospetto di molti Cavalieri e molte Dame; e usava
eguitar mio marito, (non era obbligata di seguitarlo, come io proverò
nel
c. 3. q. 9.) il quale vuole, che io comparisca in
ar le trombe a festa per segno di una perfetta moderazione introdotta
nel
Teatro ? Siamo ancor nella vigilia della festa, e
scrive un Teologo appresso Beltrame; o pur Beltrame stesso tologando,
nel
c. 59 del suo bel Discorso. E è conforme alla com
t. De’ Ciarlatani poi con brevità ci avvisa il Giardino de’ Sommisti
nel
c. 321 che peccano per le parole disoneste, gesti
gersi il cuore da giusto rimorso; pensiamo noi, che tutti ciò sentano
nel
cuore ? Non lo pensa, credo il pratico, anzi stim
da S.Tommaso è chiamato indebito; perché basta quel poco, che noterò
nel
Ricordo detto l’Instanza al Capo Quarto, Quesito
le volte si compiace di esercitarsi nella scena e di comparire Attore
nel
Teatro. Io rispondo. S. Tommaso vuole che l’Azion
le, e cavalleresco, se la convenienza di persona recitante tra Comici
nel
Teatro convenga, o non convenga a personaggi non
is Iovi Capitolino dicata. »C 28.Cioè. Nerone Imperatore recitò versi
nel
pubblico Teatro con applauso così grande di tutti
ato Vecchio ma nella guisa migliore, che poté, scusò il fatto dicendo
nel
Prologo. « Ego bis trigenis annis actis fine not
anità. Il Comico Cecchino ha fatto una bella raccolta di questi fiori
nel
giardinetto de’ suoi Discorsi intorno alle Commed
nell’amenissimo giardino della Supplica del Comico Beltrame, il quale
nel
c. 59 dopo lunga citazione, e ponderazione di Teo
o. Dunque secondo S. Antonino l’Arte Comica è illecita, non in sé, ma
nel
modo usato dai moderni, e mercenari Commedianti.
ri, e portati qui da me secondo l’ordine col quale il Comico li porta
nel
suo Trattato dell’Arte Comica cavato dalle Opere
Quesito Decimo quinto I moderni dottori s’accordano con gli Antichi
nel
giudicare dell’Azioni de’ Comici moderni ? Qua
ucci, e gli altri citati. Io rispondo, che, come Comitolo non insegna
nel
modo scritto da Beltrame, così non insegna Filliu
peccatori per sentenza di Henriquez. Ponderiamo le parole di Sanchez
nel
luogo citato da Beltramel. 9 de matr. d. 16 u 42.
causa ruina. » Et aggiunge con un altrro Dottore. « Licet componens,
nel
representas id non intendat: quia ex se præbet su
lectationem in verbis, quæ ob solam vanam curiositatem audiuntur. » E
nel
n. 22 dice degli Ecclesiastici, che mentre « assi
die: dunque sono illecite per sentenza di Sanchez. II medesimo scrive
nel
citato capo, che sarebbe peccato mortale mirare i
edias neminem honestas appellantem audivi, nisi autores turpitudinum,
nel
fautores. Eos dumtaxat, qui ut fædissima crimina
ad una ragionevole ricreazione dell’animo: come si cava da Aristotile
nel
4 dell’Etica. E tali detti, e fatti si esamineran
giudiziosamente le lecite dalle illecite Rappresentaizoni. Pio Rossi
nel
suo Convito morale stampato l’anno 1639 nella par
a nostro favore contro le illecite Rappresentazioni. E vero, che egli
nel
c. 58 dice. « La Commedia è oggi mai passata per
biasimò; o che non la conobbe, o che non era simile alla nostra. » E
nel
c. 59 propone il teologico Trattato dell’Arte Com
no degli osceni, e se ne son trovati parimente ne’ tempi andati. Dice
nel
c. 19. « Non tutti i Comici sono stati modesti :
e rei: troppo farebbe, che tutti i Comici fossero uomini dabbene. » E
nel
c. 56 parla così d’alcuni. « Certi Comici segrega
otto, e onorato, sono illecite. Ma per qual ragione ? Io lo spiegherò
nel
seguente Quesito; e sarà nuovo beveraggio per la
i insegnano a fare gli adulteri, mentre con finzioni li rappresentano
nel
Teatro; e quel detto di Arnobio suo maestro. « Hi
la, che alcuni innominati portano appresso Beltrame, e de’ quali egli
nel
c. 19 così discorse. Alcuni zelanti della salute
ueste sordidezze. Mi ricordo quello, che, molti anni sono, occorseff
nel
Seminario Romano. Il P. Gio. Paolo Navarola Retto
volezze: onde tosto il zelante vecchio, e ottimo Superiore, alzandosi
nel
mezzo dell’Auditorio, lifg sgridò aspramente, e l
re i poco virtuosi Commedianti : malamente si sta in piedi alla lunga
nel
lubrico della viziosa, e abituale oscenità. Ma co
scivamente ornata fatto col suo favorito in presenza di un Auditorio,
nel
quale sono Giovani malefk inclinati, e persone de
o tutti quei prudenti, che mirano alla pratica del mercenario Teatro,
nel
quale vedono per esperienza, che la comparsa di v
Ultia. » S. Giovanni Crisostomo scrive d’aver inteso dire, che alcuni
nel
vedere solamente certe Statue di marmo rappresent
o luogo di Crisostomo è portato con il suddetto tenore dal Franciotti
nel
Libretto della Giovane cristiana. Ed io qui vi ag
ssimo, di dover risentirsi, come si risentì l’anno 1628 in una Città,
nel
Duomo di cui egli predicava la Quadragesimafv. Al
tarono privi della reputazione e della vita. Questi germogli spuntano
nel
terreno teatrale quando la Donna, quasi Agricoltr
La comparsa di una vera Donna, o Comica ordinaria è illecita ? Se
nel
vorace seno del mare non si facessero mai naufrag
e Comica ordinaria, in Scena, o in Banco, e parlante di lascivo amore
nel
pubblico Auditorio, ove sa, che sono, almeno alcu
ro detto, se fosse loro stato concesso di vedere al tempo nostro, che
nel
Teatro con gli uomini compaiono ad atteggiar anco
tevole penitenza per tanti peccati commessi col pensiero, e desiderio
nel
Teatro ? O quante fornicazioni ivi si commettono;
le parole di lei s’infiammano alla disonestà, e molti ne danno segno
nel
pubblico Teatro con atti, e con parole disoneste.
edie recitano le Donne tra gli uominiNella 3. p. del profilo spiritus
nel
trat. della Mortific. al c. 35.. Ci avvisagi la S
iccheremo il chiodo; e il nostro intendimento resterà più soddisfatto
nel
punto di questa dottrinale verità. Quesito Qua
do sono vestite onestamente; e parlano di cose sante: come muoveranno
nel
Teatro profano, dove suole stare il Demonio, e ve
s’inserisce. Che cosa dir si deve intorno alle commedie rappresentate
nel
volgare idioma, nelle quali si frappongono molte
rtado basti per ora in luogo di molti, che provano il mio senso. Egli
nel
Vol. 2. de 3. Virtut. Theol. Chiama con le parole
quotidianamente vestirsi, spogliarsi. Ornarsi, e le vedono alle volte
nel
letto mezzo nude; « seminudas » : e le odono parl
m stringit ligulas, ac vincit suras. » Di poi comparendo per recitare
nel
pubblico Teatro; spiegano gli amori, i quali spie
eguiti, e nella relazione di personaggi degnissimi di fede. E Hurtado
nel
citato luogo professa, che ciò, che scrive, l’ha
festa. Ma qui dirà qualche Amico di Beltrame le parole scritte da lui
nel
c. 34. Poco male possono far le Donne delle scene
, e artificio piacciono mirabilmente, e fanno peccare con il consenso
nel
Teatro, e fuori del Teatro ancora con il ricordog
ani con le saette. Ma qui sorge una gagliarda obiezione da ponderarsi
nel
seguente Capo, e nei suoi Quesiti: non credo però
siamo Teologi, né Casisti; e però con tal licenza camminiamo con fede
nel
nostro esercizio, per guadagnare quei pochi soldi
do levò quell’occasione scandalosa, e pericolosa di peccare per molti
nel
vagheggiarla. Ora che avrebbe giudicato, e fatto
sitiva licenza ai Comici, o Ciarlatani di far comparire le Donne loro
nel
pubblico Teatro. Quel Signore mi fece prima alcun
agione sufficiente per far onesta la Comparsa delle ordinarie Comiche
nel
pubblico Teatro ? Possiamo nominar la terrena
rra sono l’esca dei vizi. E tal esca molto abbondantemente si prepara
nel
moderno Teatro per innescare gli animi dei poco v
sue modeste, e tanto ingegnose, e ridicole, che al suo primo comparir
nel
banco, e far cenno, con il girare il fazzoletto,
cita difficile, e non pensata, e parte quel grazioso galantuomo colpì
nel
proprio disegno dicendo all’Auditorio. Voi tutti
o caldamente pregato da un Religioso a lasciare la femminile comparsa
nel
banco, e allettare il popolo con altre dilettevol
anche all’improvviso, coi quali vittoriosi nella scena, e vittoriosi
nel
banco, trionfino ingegnosamente, e dilettevolment
: ma che ? Quindi poco lontano fermano il passo; si miranoho alterati
nel
viso; l’uno con parole incolpa l’altro, come cagi
ntesi in fiorenza l’anno 1642 che stando nella sua gioventù impiegato
nel
ministero della scuola, e insegnando Retorica, eb
e tutti onesti e graziosi. E composta quest’ave la fa cenno comparire
nel
Teatro per mezzo di buoni, e bene citati Recitant
lità. E se i Commedianti osceni procedessero con questo accorgimento,
nel
recitare, non sarebbero biasimati dai dotti, e ze
altà sono disonesti Zanni, ai quali conviene lo scritto da Aristotele
nel
luogo citato. « Scurra ridicoli moderari non pote
tti i desiderosi di far l’entrata in Paradiso. Vide, e vedendo ricevé
nel
cuore fiamme tali di dolore, che gli occhi di lui
laris ». Che la Commedia è un Poema drammatico, pieno di negozi lieto
nel
fine, e dichiarato con lo stile popolare. Queste
con meht; quando però voglia sentire secondo quello, che ha stampato
nel
caso del suo gentile Discorso. La Commedia, dice
agnizionihu chiare, e soprattuttohv di buonissimi costumi colorita. E
nel
c. 16. dice. « La Commedia è una Cronaca popolare
possono rappresentare senza donne in scena, come si fanno senza esse
nel
mondo: dunque la Commedia fare si può senza la fe
Commedie ; eppure non hanno bisogno di pubblica, e femminile comparsa
nel
Teatro. Non mancano Autori, che hanno composte Ra
mi dispiace il detto di Beltrame, che un galantuomo, che sia grazioso
nel
procedere arguto nelle proposte, pronto nelle ris
sicuro, che se ne resti soletta nelle stanze dell’albergo, impiegata
nel
lavoro dell’ago, o del fuso. Lo zelo di buon Mari
mattina fu restituita, con motteggiare di più al Marito, che mostrava
nel
volto gran dispiacere dello scorno; che non si cr
edie: e partirono i Comici, per andare ad un’altra Città: quando ecco
nel
viaggio ad un luogo, situato tra certe montagne f
e, che sopra modo illecita si può giudicare la loro comparsa pubblica
nel
Teatro. Mas noi che ne diciamo ? Nota unica
e di nascosto se ne fuggirono velocemente: forse perché non trovarono
nel
fondo dei bauli. Ove dicevano di star riposte, le
diem ira ». Diventano tesoriere dell’ira divina, che sperimenteranno
nel
giorno spaventoso del Giudizio. Quesito Sesto
mortale, da cui la Donna resta infetta comparendo, e parlando d’amore
nel
banco, o nella scena per le ragioni proposte, e e
r far gran profitto in quell’Arte tanto difficile , e tanto praticata
nel
mondo, cioè nell’Arte di cavare dalla borsa del c
a voluto confessare per lo spazio di molti anni, fu toccato, e ferito
nel
cuore dallo strale della divina grazia in modo, c
fetta, e dolorosa confessione ritornò a Dio. Ma quando quei Religiosi
nel
palco cominciarono a predicare, il capo di una di
ttarono onestamente: venderono felicemente: e mentre i Comici stavano
nel
palco della piazza, le loro Donne si trattenevano
pernicioso a molti deboli di spirito. Chi vuole sa recitando colpire
nel
bersaglio della virtù, non si serva del vizio nel
a recitando colpire nel bersaglio della virtù, non si serva del vizio
nel
saettare. Quesito Ottavo In che modo le ordi
ono aiutati diligentemente dalle Commedie ad accumulare in molti modi
nel
banco, e nella scena, ed inoltre nella domestica
e nella scena, ed inoltre nella domestica conversazione di casa. Dico
nel
primo luogo per i Ciarlatani, che la Donna, la qu
o luogo per i Ciarlatani, che la Donna, la quale sale in banco, aiuta
nel
guadagno bancario in molte maniere. 1. Perché tal
applauso, e prestamente, perché molti vani, e lascivi si danno fretta
nel
far la parte di compratore. 3. E di guadagno la D
, che io scrivo; onde ripugna gagliardamente dicendo. Come un Soldato
nel
mezzo di un campo militare, e pieno di uomini lic
ire, che gravissimo è il danno, che da quella finzione doppiamente, e
nel
Teatro, e nelle case. Molte procedono in quella m
ore, a cui occorse. Io avevo predicato, disse egli a me, la Quaresima
nel
Duomo delle città N. e ivi poi rimasi ancora a pr
ue, affermando, che molte Comiche malinconiche danneggiano gravemente
nel
Teatro recitando, e nella casa conversando: al da
nte nel Teatro recitando, e nella casa conversando: al danno ricevuto
nel
Teatro alluse un buono, giudizioso fedele in Sici
affermando, che il male, che fanno le Comiche al tempo della Commedia
nel
Teatro, è il minore: perché il maggiore è quello,
lis transferre domicilium, modo non ex causa turpi, et inhonesta. » E
nel
caso nostro, è chiaro, che quel Comico triste con
dico, che è probabile, che ve ne siano; come ve n’erano l’anno 1623.
nel
quale trovandomi in una Città, seppi, che passava
onum domos intrarent, scriptum reliquit Cornelius Tacitus. » L’imitar
nel
bene un Principe Romano è materia di lode per ogn
mille sorti di sozzi pensieri, e disoneste bruttezze; perché insomma
nel
volto di una Comica non è per ordinari o « castit
ui viderit ad concupescendum Ho. 17. in Mat. ». Ed Ilario scrive, che
nel
Vangelo di Cristo. « Adulerio motus tantum incide
gliega per acconcio di questo narra, che un Fanciullo si allevò prima
nel
deserto, e poi nel Religioso chiostroDisc. 29. es
di questo narra, che un Fanciullo si allevò prima nel deserto, e poi
nel
Religioso chiostroDisc. 29. es. 19. nel lib. Dett
levò prima nel deserto, e poi nel Religioso chiostroDisc. 29. es. 19.
nel
lib. Detto Frutti Maravigl., ove giunto all’età d
cilmente escono insieme con il cuore a commettere il peccato; ch però
nel
Salmo 77.7 ove la volgata dice. « Prodiit quasi e
S. Tommaso fonda la sua dottrina nella comunione degli Scolastici; e
nel
parere di S. Agostino, ove dice. « Cum sola cogit
fermò alquanto, per avvisar la gente, che si stringesse, e lasciasse
nel
mezzo la comodità del passo. Frattantoji quel vir
za della comica, e femminile comparsa, tutta impiegata per quel tempo
nel
dilettare. Schifò di por le labbra al vaso di que
etto seguirà lo sguardo; e chi mira affettuosamente, facilmente cadrà
nel
peccato. Silvestro discorrendo secondo il rigore
rere, che il buon Capitano debba essere uomo fornito di molta cautela
nel
custodire gli occhi dal mirare la bellezza delle
orpore moriens, in alieno est vivens. » L’animo di chi ama, sta morto
nel
proprio corpo, che informa, e vive nell’altrui co
Comica col primo modo, che è farsi vedere bella, ornata, e tutta vana
nel
banco, o nella scena. Oggetto di tal fatta è una
no. Quesito Undicesimo Le ordinarie Comiche nuocono alle anime
nel
Teatro con altri modi ? Il capo di Medusa era
apprezzatojr, si avanza, come può, o con i grazia di bellissimi modi
nel
trattare, o con la dolcezza di soavissima voce ne
di bellissimi modi nel trattare, o con la dolcezza di soavissima voce
nel
cantare; finché ella comparendo e graziosa, e can
o, e rovina a molti; e però l’astuto nemico Satanasso l’ha introdotta
nel
pubblico Teatro per allettare molti, e per rovina
lum Diabolum, sed etiam Dominum habemus adversum ? » Che sarà di noi
nel
Teatro, dal quale ci separano i divieti sacrosant
tro, se oltre all’essere bella, ornata, e vana, vi comparirà graziosa
nel
trattare, dolcissima nel canto ? Farà, credo, ss
bella, ornata, e vana, vi comparirà graziosa nel trattare, dolcissima
nel
canto ? Farà, credo, ss stessa una rete infernale
allettamento vien cagionato a molti col cnato della donna in banco, o
nel
teatro. E però sarà bene, che ne diciamo qualche
Ecclesie petra culpam suam diluit. » Il canto cagionò la compunzione
nel
discepolo di Cristo Pietro. E qui io mi ricordo,
e di donarsi tutto a Dio, servendolo con perfezione. Benedetto Gononi
nel
Prologo dell’Opera fatta da lui intorno alle vite
nar l’alme avvelena Femminea voce: qual sia poscia il rischio, Quando
nel
canto, e suon sembra Sirena ? Come all’occulte pa
Nota. Contro l’oscenità del canto, in modo che si fuggisse, fugià
nel
concilio Maguntino formato un Canone con quelle p
moniosi; come attestano Filosofi di gravissima autorità. Non mi fermo
nel
bilancio di questa ragione, e passo a riferire un
volere diabolico: e qualche volta formano coro con i compagni osceni
nel
cantare, e così degne si fanno della miseranda mo
vita militare, aveva un Servo di cattivi costumi, ma di soave talento
nel
cnataare: ma cantava laidezze, e oscenità, con la
. La stessa neve, e il ghiaccio stesso diventerebbe un’ardente fiamma
nel
mezzo di queste ardentissime fiamme: dunque ciasc
Crisostomo esamini se stesso, per vedere, che cattivo effetto cagioni
nel
suo cuore l’udire una pestilente, e diabolica can
Duodecimo le ordinarie Comiche nuocono alle anime con i balli fatti
nel
pubblico Teatro ? Feconda materia di nocumenti
oni, e sboccamenti lascivi, che altro buono effetto hanno da produrre
nel
cuore, se non pensieri non casti ? E aggiunge poc
no dal recere mortal danno alle anime di molti con i loro balli fatti
nel
pubblico Teatro. So, che i dotti insegnano, che i
solezzato ballando, e cantando si ritirò all’albergo per riposare; ma
nel
riposo non trovò riposo; chiuse gli occhi del cor
rei fuochi, et ivi fu bruciata di modo, che pur un capello non rimase
nel
suo corpo; il quale comparve subito tutto gonfiat
impiagato. « Extendam manum meam super te. » Il Profeta S. Ezechiele
nel
citato luogo segue le minacce dell’irato Dio cont
sce per dritto il capo della Donna così fortemente, che subito caduta
nel
suolo diviene moribonda, e poco dopo termina i gi
, e lo spavento: s’impallidì loro il viso; si annodò la lingua; tremò
nel
petto il cuore; e tutto il corpo, e l’animo tutto
del Paradiso; e però anche il corpo doveva restare privo dell’albergo
nel
sacro luogo. Io posso fare l’Epifonema a questo c
fare l’Epifonema a questo caso, per utilità delle Comiche Ballatrice
nel
pubblico Teatro, e posso dire con le parole dell’
o terzo. le ordinarie Comiche nuociono alle anime con i falsi fatti
nel
pubblico Teatro ? Ugone Cardinale spiegando in
ergognosa, e pudica quella, che gode farsi vedre sul palco Saltatrice
nel
fine della Commedia fatta dai Comici, o dopo lo s
ni; e di più bene spesso vestire da uomo esercitano il salto Gaditano
nel
fine delle Commedia, « etiam Gaditanam saltatione
enne da lui parola, e promessa, che la Donna non sarebbe più comparsa
nel
pubblico banco Saltatrice. E o fosse piaciuto a D
dal comandamento di un gran personaggio, che venuto a vedere la Donna
nel
solito impiego dei salti; e intesa la cagione, pe
ria. Ma non so, se il buffone, mentre una di queste salta, e tripudia
nel
pubblico, egli mai, tripudiando alla zannesca, fa
rigata. So bene di avere già veduto di tal fatta per mia disavventura
nel
tempo della mia vita secolare; e ora nella Religi
degne le disoneste Comiche, le quali saltando, e lascivendo compaiono
nel
Teatro alla rovina spirituale d’innumerevoli Spet
irsi da uomo per dilettare comparendo a saltar, o a far altri giuochi
nel
pubblico Teatro ? La Comparsa di una lasciva C
ri giuochi nel pubblico Teatro ? La Comparsa di una lasciva Comica
nel
pubblico Teatro per dilettare suole apportare tan
si può chiamare con Agostino. « Saltus in profundum Inferni », salto
nel
profondo dell’Inferno: quasi che verissimo sia, c
l’Inferno: quasi che verissimo sia, che il corpo saltando miseramente
nel
peccato, e si fa reo, di essere costretto a salta
»Cap. Si qua mulier. 30. dist., come dice la Glossa, e l’Arcidiacono
nel
cit. Canone. Ora se hanno quel mal fine molte vol
e saltando: e ciò farò con portare le sentenze dei Dottori bilenciate
nel
rigore della scolastica disciplina. Nota unic
fa lecitamente; come fu fatto da quella Vergine, che stando per forza
nel
luogo infame, vittima innocente dell’impudica Ven
è di sua natura peccato mortale alla Donna. Io concedo , che il Santo
nel
citato luog scrive. « De se vitosum est, quod mul
si da uomo. Tutti i sopra citati Dottori favoriscono questo mio detto
nel
caso della leggerezza, per cagione della quale un
mortale per tal vestito usato per più liberamente fornicare. Navarro
nel
citato lugo scrive, che la Donna pecca solo venia
agione, per la quale si debba condannare la Comica di peccato mortale
nel
mutar il proprio vestito per dilettar saltando in
osi da uomo per dilettare comparendo a saltare, o a far altri giuochi
nel
pubblico Teatro. Prendo la ragione dalla spiritua
trove; così ora dico, che i salti, fatti dalla Comica vestita da uomo
nel
pubblico Teatro, sono peccati mortali almeno per
rave quella comica Saltatrice, che lìanno 1641. andando per l’Italia,
nel
mese d’Aprile si trattenne con i suoi Compagni in
heronte. Quesito Decimo quinto Le Comiche ordinarie, comparendo
nel
pubblico Teatro nuociono con altro modo oltre i m
cipalissima fabbircstrice si è la Comica lasciva, che compare vezzosa
nel
pubblico Teatro, nuoce in tanti modi, che sin qui
non solo la vista attuale di una Comica ferisce l’animo con i peccati
nel
Teatro; ma anche la sola ricordanzakq di lei in a
commesso moltissime iniquità per il ricordo di una Comica già veduta
nel
pubblico banco di una piazza. Il mirar una Donna,
simile favellando, si può dire del delicato, e gran Pesce spada, che
nel
Faro di Messina, ovvero altrove, ove si fa la cac
nzione le belle, ornate, graziose, vane, ballanti, e saltanti Comiche
nel
Teatro ? Tema pur, e aspetti con fondata probabil
ella disonestà nella cinta del cuore dei negligenti Spettatori ? E se
nel
sacro Tempio, ove si ode la divina predicazione,
introduce di nascostoa foggia di Ladroncello; come potranno superarla
nel
Teatro coloro, che lontani dall’udir, e dal veder
raticamente « in actu exercito » ; mentre usano la femminile comparsa
nel
Teatro. Veniamo al Capo quarto, e ultimo di quest
quarto, e ultimo di questo Ricordo, il quale Capo forse nomarsi puòku
nel
Drammatico mare il capo tormentoso, e di buona sp
coltà, che si fanno per difendere la Comparsa delle Ordinarie Comiche
nel
pubblico Teatro. Chi è stimolato con gli acuti
i ben fondate ragioni alla confessione di qualche verità, merita lode
nel
confessarla candidamente, ne deve sdegnarsi d’apr
e Donne sono per tuttokv, perché levarle dal Teatro ? Si asserisce
nel
primo luogo quella difficoltà, che da molti è por
arringa, impugna la lancia per difesa delle sue Comiche Dame, e dice
nel
c. 34. I discorsi delle Comiche non sono, come ta
o crede il contrario; mai popoli interi, vedono il contrario, l’odono
nel
Teatro: la fama con le sue trombe lo fa risuonare
ere sfacciate Meretrici. Le Donne poi, che non sono di qualche valore
nel
recitare, cadono spesso in bassezze d’oscenità; p
nei pozzi, ma molti, anzi moltissimi, e moltissime volte, si gettano
nel
baratro del peccato mortale udendo le Comiche par
che si generano nelle conchilie di Venere, quando le Donne compaiono
nel
drammatico Mare per ivi atteggiare: dunque l’opin
sito Terzo L’uso non basta per giustificare la Comparsa delle Donne
nel
Teatro ? Ecco la terza difficoltà formata da c
adro, e diciamo, che la moderna, e quotidiana esperienza concince che
nel
tempo, nel quale i mercenari Comici, o i Ciarlata
iamo, che la moderna, e quotidiana esperienza concince che nel tempo,
nel
quale i mercenari Comici, o i Ciarlatani rapprese
stimano convenevole l’usare la giocondità per dar gusto: in modo che
nel
Teatro cresca l’Auditorio, e nella borsa cresca i
pensa, e ripensa, per ricevere moltiplicato diletto col pensare: e se
nel
Teatro ebbe tal diletto con il consenso di peccat
oscene rappresentate dai Commedianti, e dalle Comiche loro ? Siccome
nel
leggere un libro disonesto posso dilettarmi delle
atte con pietà, e con artificio ancora maggiore. Ora così noi diciamo
nel
caso nostro; poichè si corre ad udire, e si gusta
uesito Quarto Non sarà peggio introdurre i Giovani vestiti da Donne
nel
Teatro ? Questa difficoltà una volta propose a
guadagno. Ma questo sarebbe un lasciare il caldo del Sole, e saltare
nel
fuoco; o per fuggire le brine e andar al ghiaccio
etti Recitanti. Ho saputo da persona grave, e testimone di vista, che
nel
nobilissimo Regno d’Inghilterra sono molte Compag
e buone Commedie si richiede le femminil comparsa: come ho dichiarato
nel
c. 3. di questo Ricordo al Quest. 4. E qui solo a
sguardo delle menti loro, per colpire saettando, come valenti Arceri,
nel
bianco delle loro Rappresentazioni. Ma sentiamo c
lle loro Rappresentazioni. Ma sentiamo ciò, che lo stesso Plauto dice
nel
fine. « Spectatores ad pudicos mores facta hac f
perché si può conoscere la risoluzione per lui da ciò, che ho notato
nel
c. 3. al Q. 14. parlando della Comica: poichè tut
che perché basta poco, che qui ora aggiungo. Dio, supremo Legislatore
nel
Deut. c. 22. 5. comanda. « Vir non utetur veste F
Deum est. » L’umo non usi la veste Femminile; pechè si fa abominevole
nel
copsetto del grande Iddio, e Lirano dice, « che s
o la carcerazione ne seguì la punizione, con che quel reo fu mutilato
nel
naso, nelle orecchie, e nel labbro. Così merita d
a punizione, con che quel reo fu mutilato nel naso, nelle orecchie, e
nel
labbro. Così merita di essere trasfigurato giusta
; che alle volte un virtuoso Accademico si affaticherà diligentemente
nel
far vestire, e acconciare i Giovani all’uso di Do
ora sentirà fastidio alcuno contro la purità dell’animo suo; ma forse
nel
punto di morte sarà tentato gravemente con perico
erchia accortezza fuggire il pericolo, benché minimo, per assicurarsi
nel
passo di Morte con eterna salvezza. Io approvo qu
ilio lasciò scritto, che gli uomini castiTrat. della mortific. c. 15.
nel
mezzo. hanno da conservare i loro occhi non solam
i; poichè sappiamo, che per simili occasioni di vedere sono succeduti
nel
Mondo grandissimi mali a molti uomini: e abbiamo
poi lo seguirono scndalosamente. Ecco i puzzolenti fiori, che nascono
nel
giardino osceno, e Teatrale, quando un Giovane co
ave servo di Dio, Religioso, e Sacerdote, non sentì punto di fastidio
nel
tempo del recitare; ma poi per molto tempo, e ann
rsono, mi confermò, come convenevole da farsi, un buon Religioso, che
nel
secolo aveva già praticata l’Arte del Commediante
Non basta il fine buono per introdurre le Donne, e i discorsi amorosi
nel
pubblico Teatro ? Quando il fine è di ottima c
Tommaso, e di altri Dottori, e dico. Peccano mortalmente quelli, che
nel
recitare usano parole molto brutte, e provocative
rofesore di belle lettere scrisse. Se il fine è buonoD. Celso. Rosini
nel
sacro Museo., può qualificare i mezzi, quando non
hè non si faccia per deridere le cose di S. Chiesa; come già facevano
nel
Teatro gl’Istrioni Gentili con gravissimo peccato
. » Ma io dico, che il Matrimonio è lodevole, e onesto in se, e anche
nel
suo civile trattato: ma dai Comici per lo più non
a libertà, ma con sommo accorgimento di gran riverenza conversiamo: e
nel
copsetto pubblico di numeroso popolo non stimiamo
i con parole tanto affettuose, e ardenti, che accenderebbero un cuore
nel
mezzo delle nevi: e poi dicono, e professano di o
ose peggiori, da una Donna, quale poi alla fine riceve per Moglie. Ma
nel
rappresentare quelle prime impurità, dico, che la
ò facendogli vezzi, e lusinghe al fine, o di farlo cadere bruttamente
nel
peccato della fornicazione, o di muoverlo grandem
cora Beltrame, non fu trovata, ed approvataC. 7., per introdurre vizi
nel
Mondo; ma per correggerlo dai vizi; e per ammaest
vizi; e per ammaestrare con viva voce, e con apparenza i semplici. E
nel
fine del Capo conclude così. La Commedia è statat
ntando brutti innamoramenti, per dare spasso, e piacere alla brigata:
nel
che ricordo quel poco, che scrive S. Tommaso. « C
re ai Macedoni, dediti alla disonestà, introdusse le oscene bruttezze
nel
comico Recitamento Teatrale. « Comedia, dice un C
rsa si consideri secondo tutti i termini della mia Proposizione posta
nel
c. 2. al Que. 2. di questo Libro. E però stimo, c
in un altro. E così io della comparsa delle comiche parlanti d’amore
nel
pubblico Teatro; stimo, che ora non sia probabile
. Tommaso dei modesti: il primo considera la pratica disonesta tenuta
nel
recitare. Ed il 2. la moderata maniera, con la qu
lla scena, e dal banco, allora si risponderà all’obiezione, e domanda
nel
mod, che per ora necessario non è di rispondere.
nno bene impresse, e queste trattano quasi tutto di, o rappresentando
nel
Teatro, o meditanzo nel cuore, o studiando nei li
ste trattano quasi tutto di, o rappresentando nel Teatro, o meditanzo
nel
cuore, o studiando nei libri: onde poi parlando i
va Giuditta, la quale pare, che si ornasse con intenzione di prendere
nel
laccio della disonestà l’animo lascivo del Genera
nto della Commedia e al pagamento alla fomentazione dei Comici osceni
nel
loro peccato, e per conseguenza, e un efficace pr
muovono al pieno, e moltiplicato consenso di molti peccati mortali, e
nel
Teatro concepiscono quelle fiamme, che poi altro
te si concede la comparsa delle donne; perché non si concederà ancora
nel
recitamento dei mercenari Commedianti ? Io rispon
e è Comico, e Comico di valore; poichè i buoni Comici, dice Beltrame,
nel
rappresentare i casi si trasformanoCo. 36. in mod
ndole servono spiritualmente con gravissimo danno della virtù. Quindi
nel
Decreto sono ripresi con le parole di S. Girolamo
illos Comedias legere, et Mimorum turpia scripta cantar.» E conclude
nel
fine. « Helt Sacerdos sanctus fuit, sed quia Fili
ml la Comparsa delle ordinarie Comiche, parlanti d’amore lascivamente
nel
cospetto di molti Spettatori deboli di spirito; e
go. Le Commedie stamapte oscene si leggono senza operare, e fomentare
nel
peccato l’Amore, il quale, quando sono lette, for
ando sono lette, forse è morto, ovvero fa penitenza dei peccati fatti
nel
comporle: ma chi sta presente alle Commedie oscen
sente alle Commedie oscene recitate, coopera per ordinario, e fomenta
nel
peccato il Recitante; e però per ordinario pecca,
alo, che ne seguirebbe negli spettatori deboli di virtù. Così dico io
nel
nostro caso delle Commedie stampate, e delle reci
forma in questo modo. È vero, che le Donne dei Commedianti compaiono
nel
pubblico Teatro a ragionar d’amore, ma è un’amore
che l’amor delle Comiche, benché fosse Platonico in se, non è lecito
nel
publbico Teatro; perché riesce pernicioso, e scan
tefice destinato alla cura pastorale del Vescovato di Macerata, città
nel
bel Piceno. Seggio principale di quel Governo: to
onorato sforza; e chi vuole sforzarsi di mostrare troppa severità, da
nel
biasimo di personaggio crudele. Non pare, che le
onderata una mia scrittura. Io mai più comporterò, che la Donna salga
nel
pubblico banco. Potrei narrare a questo proposito
i prima, che egli scrivesse, nno comparivano le vere Donne a recitare
nel
pubblico Teatro: dunque cotal comparsa non è semp
comparsa, ben formate di persona, vezzose, scaltre, e bene esercitate
nel
rappresentare lascivi amori: ed egli non punto cu
a. 30. c. 3. Cioè. L’ignoranza scusa, quando non sia affettata; come
nel
caso, in cui uno a bella apposta vuole non sapere
uole non sapere, quasi che professi d’essere imitatore di coloro, che
nel
c. 21. di Giobbe dicono a Dio. Ritirati da noi, c
ibros, vel peritiores consulat. »t. de penit. d. 21. sec. 4. n. 70. E
nel
particolare del punto intorno alla Comparsa delle
ommedia sia lecitissima, ne la renda in modo alcuno immodesta; e però
nel
suo Trattato Teologico cita tanti Dottori antichi
il confessore del Superiore per rispetto della comparsa delle comiche
nel
pubblico Teatro ? Ad uomini dotati di molto se
cienza; e conseguentemente gli saprà molto bene, come portar si debba
nel
soddisfare all’obbligo della sua carica senza rec
e. Quindi considero, che non sia di mestieri, che io travaglimt molto
nel
rispondere con molte dottrine lungamente al prese
Eminentissimi Cardinali, il primo dei quali è Roberto Bellarmino, che
nel
libro composto intorno all’officio del Principe d
ché se per sorte non vuole lasciare quella cosa, che lo tiene immerso
nel
lezzo del peccato, certamente egli finge la penit
ssi, come uomo pubblico, e come Principe. perché non mancano Principi
nel
Mondo, i quali per quello, che tocca alla propria
alla pubblica fama, o d’altronde, quanto malamente i Monistri portino
nel
comune affare del governo. E se il detto Confesso
penitenziali, ma di più aquelle persone, alle quali forse è tenuto, o
nel
restituire la fama, o nel rifaremu i danni, o nel
uelle persone, alle quali forse è tenuto, o nel restituire la fama, o
nel
rifaremu i danni, o nel pagare i debiti, o nel da
i forse è tenuto, o nel restituire la fama, o nel rifaremu i danni, o
nel
pagare i debiti, o nel dare gli stipendi a tempo
restituire la fama, o nel rifaremu i danni, o nel pagare i debiti, o
nel
dare gli stipendi a tempo suo. Avvenga che spesse
el Giudice, che tiene il luogo di dio; in modo che forse esso non oda
nel
fine di sua vita. perché volesti essere Giudice n
e necessario, che il Principe avvisi il Confessore a non s’ingeriremx
nel
governo ovvero nei negozi di ragion di stato, o d
tti, e massimamente in Roma per lunga, e pubblica lettura di Teologia
nel
Collegio Romano della Comapgnia di Gesù, nel Tomo
lica lettura di Teologia nel Collegio Romano della Comapgnia di Gesù,
nel
Tomo del Sacramento della Penitenza propone quest
e la sua dottrina, ne cava alcune illazioni, delle quali la seconda è
nel
n. 37. ove l’Autore dice. « Infero secundo quid
regulas traditas. » Cioè a dire favellando all’Italiana. Io inserisco
nel
2. luogo, che cosa si debba dire dell’obbligo che
i addossa sulle sue spalle insieme con glialtri errori, che dissimula
nel
medesimo penitente; che però ambedue cadranno nel
o bene ordinamus, sed er res ludricas. » Dico 2. Non è probabile, che
nel
Superiore sia l’ignoranza invincibile, e incolpab
re lo spettacolo della Commedia di Donna parlante oscenamente d’amore
nel
Teatro, per la quale commettono molti peccati. E
ncora promosso al Cardinalato, con desiderio di essere illuminato; se
nel
mirare la luce della sua dottrina io vedevo corto
; e di significarmi con libera brevità il suo pensiero. Fui consolato
nel
desiderio; ed estinsi la sete nella bramata fonte
i disordini cagionati dalla pubblica comparsa delle impudiche Comiche
nel
Teatro; ove con tante parole disoneste, e con tan
umerosa, e principalissima Compagnia di Commedianti, i quali facevano
nel
Palazzo Regio le Commedie con gran concorso delle
i suoi mnistri non diano licenza alle Donne dei Commedianti di salire
nel
pubblico banco della piazza, né di comparire nell
frascritte ragioni. 1.perché il dar licenza concerne al foro esterno,
nel
quale si deve mirar al bene universale; e avantin
o, nel quale si deve mirar al bene universale; e avantina darla siamo
nel
caso « ante factum », ciè quando il Superiore può
perit ». E a questo concorre con la licenza il Superiore. 10. perché
nel
vedere queste Donne in banco, o in scena non si c
erebbero negarla, pensando allo strettissimo conto, che dovranno dare
nel
punto di morte: onde possono dire con Agostino. «
o, allude il P, Mazarino Siciliano, e della medesima Comp. Ove scrive
nel
Disc. 58. fece cristianamente quella Serenissima
ella Serenissima Repubblica degna, che l’imiti ogni altro Principe. E
nel
particolare delle Commedia dice chiaro nel Ragion
iti ogni altro Principe. E nel particolare delle Commedia dice chiaro
nel
Ragion. 110. No n si possono in conto nessuno lec
per i Principi. Sappiamo, che saranno da Dio severamente castigati. E
nel
Disc. 58. ragiona dei Principi, e dei Prelati cos
con un cuore pieno di docilità tutte le considerazioni, che ristrette
nel
foglio gli erano state presentate con umiltà: ne
pretende contraddire alle dottrine di personaggi eruditi, e consumati
nel
Liceo della Sapienza. Dico dunque a mio senso, ch
he di presente io scrivo contro il comparire delle Comiche mercenarie
nel
Teatro, e discorro in questo modo. Una difficoltà
e appunto chiamre si può Piazza di erudizione: egli tratta dei Comici
nel
Discorso 104. e loda mirabilemente, come Attrici
, lasciò in un mare di pene l’affannato cuore di quel Poeta che perso
nel
suo amore le mandò quel Sonetto, che comincia. Li
qui in breve Italiano, egli dice ivi con lunga spiegaturani latina. E
nel
c. 11. scrive chiaro. « Satis hic habeo ea ex M.
i vere Donne, e parlanti d’amore, le quali oltre il danno, che recano
nel
Teatro, cagionano altrove mille inconvenienti. No
e meglio, e più distintamente il senso, che il Garzoni mostra d’avere
nel
suo Discorso, ragionando, come Politico, e non co
ta la sua audienza. Dico 3. Egli nomina quattro donne eccellentissime
nel
recitare, e le contrappone ad una Commediante tan
sime nel recitare, e le contrappone ad una Commediante tanto infelice
nel
recitamento, che lei scrisse così. Una Signora, o
anto infelice nel recitamento, che lei scrisse così. Una Signora, oca
nel
dire, morta nel favellare, addormentata nel gesti
l recitamento, che lei scrisse così. Una Signora, oca nel dire, morta
nel
favellare, addormentata nel gestire, che ha perpe
se così. Una Signora, oca nel dire, morta nel favellare, addormentata
nel
gestire, che ha perpetua inimicizia con la grazie
e di un finissimo Ruffiano; avrebbe, dico, detto, meritano gran lode
nel
recitare; ma con tal detto non gli avrebbe giusti
a lasciò recitando in un mare di pene il cuore di un Poeta, che perso
nel
suo amore le scrisse un sonetto; o volgiamodire p
divina grazia. Leggasinl, da chi vuole, il resto scritto dal Garzoni
nel
cit. Discorso : io alla sua autorità di nuovo, e
cenità, e d’immodestia in una licenziosa donna cagiona sdegno, e odio
nel
cuore di chi la mira, e di chi la lode: ma ove si
ura della cosa precisamente: però non ricorriamo al modo, che tengono
nel
governo i Sign. Superiori; perché io lo riverisco
cena Commedia in Roma per qualche buona ragione; o almeno che paresse
nel
tempo più dissoluto dell’anno con probabile spera
he se i principalissimi Superiori fossero dagli inferiori interrogati
nel
punto della comparsa delle Femmine parlanti d’amo
i nel punto della comparsa delle Femmine parlanti d’amore in scena, o
nel
banco; massimamente con riguardo della pratica, e
vi ha posto efficace rimedio, proibendo affatto la femminile comparsa
nel
banco, o nella scena; e così credo farebbero tutt
tiche predicatorie, e con le scritture scolastiche avete fatto frutto
nel
nostro Regno per divina grazia contro l’abuso del
ostro Regno per divina grazia contro l’abuso della comparsa femminile
nel
pubblico banco, e nelle pubbliche scene: e io cer
ori, e Teologi antichi, e moderni; ma quel poco ancora; che Pio Rossi
nel
Convitto Morale, stampato nell’Eccelsa, e Serenis
. Pag. 51. Condanna alcuni Comici moderni. Pag. 65. Che cosa contenga
nel
suo libro. Pag. 69. S. Buonaventura non è contrar
ta con immodestia. Pag. 125. Non è obbligata seguire il Marito Comico
nel
peccato. Pag. 126. Anche brutta alle volte è amat
In sum. V. Spect. C. 16. 2.2 q. 144. a. 2.c. Appresso il Franciotti
nel
Giovane cristiano p.3 c. 15. Nell’Orat. Gra. Cont
della 3. par. del Giovane Cristiano. Nella 3. p. del profilo spiritus
nel
trat. della Mortific. al c. 35. L. 1. della Tribo
Dionis. In Tib. C. 7. Serloguis. 2. Reg. c. 11. 2. Disc. 29. es. 19.
nel
lib. Detto Frutti Maravigl. De Vir. l. 2. Ho. de
c. 26. C. 55. l. 3. Polit. C. 13. §. 7. Trat. della mortific. c. 15.
nel
mezzo. Ep. de Hilarione. l. 2. de morib. Eccl. et
1. a. 1. ad. 1. in 2. sent. dist. 40. §. de secundo. D. Celso. Rosini
nel
sacro Museo. c. 4. de Rcl. Tr. X. L. 9. c. 7. n.