(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 476-477
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 476-477

Bon Laura. Figlia del precedente e di Luigia Ristori-Bellotti (V. Bellotti-Bon), nacque nel 1825 a Torino. Cominciò per tempissimo a recitar parti comiche di qualche importanza con molto successo. A sedici anni era a Milano con Tommaso Zocchi, ingenua applauditissima ; a soli venti anni applauditissima prima attrice assoluta con Pisenti e Solmi. « Maravigliò – scrive il Regli – per la stupenda esecuzione da lei data a quelle parti, in cui più le violenti passioni campeggiano, come nel Ricco e Povero, nel Testamento d’una povera donna, nell’ Eulalia Granget, Era io » della signorina R. Wan-Duersen, ch’ella stessa volgarizzò, e in cui riportò un successo clamoroso. Nè solo nel dramma fu artista pregiatissima, ma anche nella commedia e nella tragedia : e a quest’ultima, anzi, dedicò ogni suo studio negli ultimi anni di arte. Recatasi nel ’46 al Vecchio Re di Milano colla Compagnia di Vincenzo De Rossi, diventò a un tratto l’idolo del pubblico, ch’ella trascinò all’entusiasmo, specialmente colla Teresa di Dumas e la Parisina del Somma. Si riunì poi il ’48 a suo padre nella Compagnia Lombarda, con Alamanno Morelli e Bellotti-Bon. Ma intollerante di giogo, o più tosto di quiete, di natura mobile e bizzarra, passò di compagnia in compagnia, or a’ Fiorentini di Napoli, or col Billi, or col Bosio, or con Rossi e Gattinelli, or col Bastrelli, festeggiata ovunque. Lasciò l’arte per alcun tempo : vi tornò fiorente ancora, e ancor bene accolta dai pubblici, ma conducendo sempre vita travagliosa anche in mezzo alle dovizie che le piovver più volte in ogni modo e da ogni parte.

Di lei così scrive Ernesto Rossi nel vol. I delle sue Memorie artistiche :

…… attrice intelligentissima : se avesse voluto, avrebbe potuto essere di decoro all’arte e di utile a sè stessa : disgraziatamente non aveva tutti i giorni della settimana ; credo glie ne mancasse qualcheduno : però era sempre una buona compagna, più dannosa a sè stessa che agli altri, e quando voleva era bravissima.

Fu conduttrice di compagnie ella stessa, e finì col ridursi a Firenze, ove per alcun tempo recitò di quando in quando assieme a filodrammatici per campar la vita, e ove trovasi anch’oggi. Una volta, a sollevarla dalla indigenza nella quale fu trascinata un po’dalle vicende dell’arte e molto dalla sua natura, si unirono con pietoso e gentile proposito i migliori artisti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano una data nella storia dell’arte. Si recitò l’Oreste di Alfieri e le parti furon così distribuite :

Elettra Adelaide Ristori
Clitennestra Laura Bon
Oreste Achille Majeroni
Pilade Tommaso Salvini
Egisto Angiolo Grossi (dilettante)

E a compimento dell’opera seguì alla tragedia la farsa Un laccio amoroso, recitata da Maria Luigia Rubini e da L. Bellotti-Bon, il fratellastro di Laura.

Il solenne spettacolo ebbe luogo al R. Teatro Niccolini la sera di mercoledì 9 marzo del 1870.

Bonaldi Antonio, detto Pezzetta. Fu, dice il Bartoli, Arlecchino, e recitava assai bene nella commedia all’improvviso, che insegnava anche agli altri con passione ed amore. Lasciata l’arte, andò con la moglie a stabilirsi a Bologna, dove morì, assistito caritatevolmente dal capocomico Onofrio Paganini. Secondo il Loehner, questo Antonio non è che il Lorenzo Bonaldi, marito di Colombina, di cui il Goldoni tenne a battesimo una figliuola (a Rimini il 16 luglio 1743). « Patrini fuere Dominus Carolus Goldoni ac Domina Angela Zanotti. »

Ecco le parole del Goldoni :

Andai a pranzo dal Direttore ; e Ferramonti avendo parlato molto di me, tutti i Comici si eran là radunati. La prima amorosa era un’attrice eccellente, ma molto avanzata in età ; e la seconda era una beltà stupida e mal educata. Colombina era una bruna fresca e vezzosa, prossima al parto, e che, per parentesi, bentosto fu mia comare. Questa era la cameriera, e questa era la parte che mi piaceva.

L’arlecchino della compagnia non era però il Bonaldi, ma il Bigottini.