(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514

Brizzi Giacomo. Di questo ex attore intelligente, corretto, che per le parti di generico primario e di primo attore ebbe tanti schietti encomj dai giornali e dai pubblici nostri e forestieri, metto qui una nota autobiografica, la quale, nella sua modesta semplicità, rivela l’uomo e l’artista.

Mio padre, povero nobiluccio romano, discendente da una famiglia di quei signorotti dei Castelli Romani, entrò nell’arte drammatica non troppo giovane, con una buona dote d’istruzione, che non gli servì punto per diventare un buon artista ; fu anzi mediocre attore, ma onestissimo uomo. Io nacqui a Zara, capitale della Dalmazia, nel 1832. Mia madre, nipote del conte Cesarotti, poeta e letterato padovano, seguì sempre suo marito nella sua nomade carriera. Io venni al mondo in tristissimi tempi, ed educato alla meglio seguii modestamente l’arte del padre mio, che mi lasciò per patrimonio la volontà del lavoro e dello studio. Fui sempre in ottime compagnie ; e conobbi in quella primarissima di Cesare Dondini, Clementina Cazzola, che fu celebre attrice, e che dopo qualche anno d’ un amore romanzesco e perseverante, divenne mia moglie…. Fui attore studioso, ma mediocre ; l’esecuzione tradiva spesso il concetto, quantunque all’estero e particolarmente a Parigi e a Londra, abbia avuto encomj esagerati dal pubblico e da tutta la stampa. La prima sera che si diede l’ Otello al Teatro Italiano di Parigi, Folchetto (Capponi) telegrafò al Fanfulla parole troppo lusinghiere per me, perchè io possa ripeterle. Per 23 anni di seguito fui amministratore, segretario, attore ed amico di Ernesto Rossi attraverso a quasi tutto il mondo ; ed ora eccomi qui, rappresentante l’Accademia dei Filodrammatici e direttore di un teatro……

Quanto al teatro (il Filodrammatico di Milano) ch’ egli cominciò a dirigere nell’ ’85, sappiamo che la sua attività e la sua intelligenza si sono affaticate nervosamente, prepotentemente per dargli quel primato al quale aveva diritto, quello splendore a cui lo si era destinalo. (V. Gazzetta artistica). Sarah Bernardt, Iudic, Coquelin, per dir de’ maggiori, han fatto la loro apparizione al Filodrammatico. Nè solamente il Brizzi intende alle cose del teatro suo ; ma dell’arte drammatica in genere, discutendo, consigliando, ammonendo con larghezza di vedute sempre, e con sano criterio.

Quando più sembravano arridergli le gioie della famiglia, dovè staccarsi dalla moglie che adorava, e che morta pianse con affettuosi versi, e rifugiarsi nel suo dolore, solo. Fu allora, nel ’64, che abbandonato Cesare Dondini, entrò, attore e amministratore, con Ernesto Rossi.

Pubblicò in gioventù molte poesie, nelle quali, più che la elevatezza della forma son da ammirare una freschezza e spontaneità che non si attenuarono in lui col sopravvenir degli anni, come può far fede la lirica seguente dettata in sul cader dell’ ’89, e pubblicata or non ha molto con altri versi in un volumetto fuor di commercio.

ETÀ CRUDELE

Quando negli anni fervidi
M’ardeva in petto il core,
Quando d’affetti turgido
Serpea col sangue amore !…
Quella era vita ! all’impeto
Dell’alma abbandonata,
D’ogni dolore immemore,
Sol dal desio guidata
E riluttante all’incubo
D’indomito poter !
Nelle più strane immagini
Accarezzando il ver !
Sorgere all’alba, correre
A calpestar le brine,
Salir sui monti, ridere,
Baciar le montanine,
Inebriarsi al garrulo
Pispiglio degli augelli,
Sugger la vita in margine
Dei limpidi ruscelli !
Forti di membra, creduli
Nell’infido avvenir….
Tutto bramar nell’estasi
Procaci del desir !…
Quella era vita !! – fremere
Degli astri all’armonia,
Sovra un visetto pallido
Leggere un’elegia,
Sognar battaglie, glorie,
Sul tramite ridente,
Sprezzanti d’ogni ostacolo,
Gonfia d’idee la mente.
Inceder fra i pericoli
Baldi di voluttà,
Con uno sguardo vincere
Le più restie beltà !…
Quella era vita !! or restano
Le larve dell’inganno,
Qualche memoria sterile,
Qualche recente affanno ;
La pianta annosa incurvasi,
Langue appassito il fiore,
Nè val se sempre giovane
Palpita ardito il core.
La vita fugge, mancano
Le forze, ed è virtù
Dei giorni che passarono
Non ricordarsi più !…
Meglio morir nel fascino
Della passione ardente !
Meglio morir nel turbine
Dell’anima fremente,
Quando d’amor fioriscono
Le rose della vita,
Vòlti a una meta incognita
Giovanilmente ardita !
Quando fra lotte indomite
Scorrono lieti i di !…
Meglio morir che piangere
Sul tempo che fuggi !…
Divenir vecchi ; assistere,
Se il senno ci rimane,
Al trapassar monotono
Delle miserie umane,
E l’uom che prima impavido
Uso a tremar non era,
Volgersi malinconico
Stupidamente a sera.
Che se ingannarlo un alito
Può ancor di gioventù,
La vigoria dei muscoli
Non sa ingannarlo più !
Addio liete battaglie
Dei ludi fescennini !
Addio pugne titaniche
Degl’itali destini,
Glorie dell’arte, teneri
Contrasti d’ogni affetto !
Già l’affannoso anelito
Grava degli anni il petto….
Le forti membra assidera
Dell’egra etade il gel,
E gli occhi immoti fissano
Lo scoperchiato avel !…