(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-
/ 167
(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-

Ghirlanda Annina. Artista pregiata per le parti di prima donna, non sappiam dire se moglie o figliuola del precedente, recitava la quadragesima del ’32 a Livorno nell’ I. e R. Teatro Carlo Lodovico ; nel qual tempo le fu dedicato da A. C. (Angelo Consigli ?) il seguente sonetto :

[http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img173.jpg]

Fra due di loro che in Parnaso han seggio
per donna egregia fier contrasto nacque ;
Euterpe disse : « è mia ! Suoi pregi veggio
nella divina voce : » e qui si tacque.
Talia rispose : « E che ! cederla deggio,
se nella comic’arte ognora piacque ?
Titoli ho troppi, teco non gareggio,
sol per me d’Ipocren gustò dell’acque.
Ah no ! Non mai ! L’Ambiziosa è quella
che a me cara la rese, e se non fia,
lo dica il pianto di Malvina bella.
Alle scene costei, Annina è mia ! »
Così parlò la comica sorella ;
applauser l’altre, e trionfò Talìa.

Giagnoni Domenico, attore brillante de’ più vivaci e garbati, nato a Cecina (Pisa) il 27 giugno 1846, da Bartolomeo e da Pini Aurora, morì a Porta al Borgo, comune di Pistoia, di Émbolo, il 7 agosto 1883, compianto da quanti lo conobbero. Sul feretro, Giovanni Procacci lesse le seguenti parole, che dicon chiaro e bene le lodi del povero morto :

Spesso, ahi troppo spesso, ebbi a dire l’ultime parole d’addio sul feretro di carissimi amici ; ma non fu mai pietà simile a questa.

Dopo i felici studi de’ tuoi primi anni e le alate speranze che li accompagnavano ; dopo il getto magnanimo che tu facesti d’ogni grado accademico per abbracciarti alla grande e funesta Deità dell’arte ; dopo aver lietamente sostenute le ansie e le privazioni a cui essa sottopone i suoi devoti, mirarti oggi, o amico dolcissimo, nell’età che suole essere più fruttuosa e serena, inerte cadavere dinanzi a noi, è pietà inenarrabile.

Lontano fatalmente dalla famiglia, a cui non può mai pienamente sostituirsi nessuna amicizia, anche se rara e quasi favolosa come fu quella che tra molte ti sapesti meritare, tu muori, o amico, con l’amarezza nel cuore e il pianto negli occhi ; tu che eri avvezzo a sentirti sonare dintorno il vasto riso dei popolosi teatri, suscitato dalla tua comicità arguta e gentille.

Ma chi soltanto prese diletto di te, come artista teatrale, non conobbe che la minor parte della mente e dell’animo tuo.

Oh quanti che grandeggiano autorevolmente sulla scena del mondo, potrebbero invidiare il senno e il cuore di questo attore brillante, di questo Commediarolo, come si chiamava modestamente da sè, quando sentiva gli applausi degli amici rapiti dalla sua parola colta e vivace.

Ma il dolore che ha colpito tutti, senza eccezione, i migliori artisti e scrittori d’Italia all’annunzio della tua morte, è il più grande elogio su questo feretro.

A me, vecchio amico della tua famiglia e di te, tocca oggi di darti piangendo l’ultimo addio, a nome dei tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio.

Ahi come ogni giorno ci si fa più vedova e disfatta la vita !

Vale, amico desideratissimo !

E a dar prova luminosa della vivacità e festività dell’indole sua e del suo ingegno, festività e vivacità che trasmetteva poi da la scena in tutto il pubblico, a lui prodigo sempre delle più affettuose dimostrazioni, riferisco parte della gaja lettera che scrisse da Napoli ad un amico, Antonio Fiacchi, il 20 aprile del…. (senza anno) :

È una mattinata , il sole, « ministro maggior della natura, » già sorge sfolgorante dai balzi d’oriente…. « inebriarsi di sole a Napoli, » ha detto Dumas ; il Vesuvio, che io scorgo benissimo dalla mia finestra, mi sembra l’arciprete dei monti che con la cotta di neve incensa le stelle. Ho una bella passeggiata in prospettiva, poi pittura all’esposizione, masica a volontà e belle donne dappertutto…. Musica, pittura e donne…. tre belle cose di cui tutti parlano senza mai intendervi nulla. Non ti lascio sotto silenzio li maccaroni, specialità unica e squisitissima del paese, e nota maccaroni non maccheroni, perchè un tale, che ne assaporava un piatto stupendo, entusiasmato all’ultima forchettata, esclamò : « Ma voi non siete cari, ma…. caroni….  » la qual cosa combina anche con l’etimologia greca Μαχαρ, che vuol dire felice, beato, carissimo ; e non ti taccio che conto pure sopra una mezza dozzina di finocchi, squisitissimi a Napoli quanto i maccaroni, e chiusura inevitabile del pranzo. Questo frutto è indicato, raccomandato anche dalla Scuola Salernitana.

« Semen foeniculi fugat et spiracula culi emendat visum stomachum confortat anisum copia dulcaris anisi si melioris….  » e al sole…. (così detto perchè è solo !), ai maccaroni e al finocchio aggiungi una buona dose d’allegria, che non può mancare, perchè conseguenza dell’atmosfera tiepida calma serena che ti circonda e che ti rende amabile (vedi difficoltà !!), contento, felice.

Nulla è sano come la gioia « la gaieté est la politesse du cœur ! »E per ultimo al teatro, al campo della gloria ove lavoriamo Dora (il gran successo della stagione) e là ne attende un pubblico scelto, elettissimo per ricolmare di applausi, di bene ! di bravo ! che sono il paradiso dei poveri comici. E qui finisco, che di quest’acqua « sat prata biberunt » una bistecca mi attende, una buona bottiglia mi chiama ; e la bistecca è il mio debole che mi rinforza, il vino la mia passione che mi rasserena, dappoichè, come dice Byron, è solamente in fondo al bicchiere che non si trovano inganni, e « un peu de vin pris moderement est un remede pour l’ame et pour le corp. » Addio dunque, opprimi, ammala anche Alarico (nome teutonico che vuol dire molio potente) e di’ lui che sto bene quantunque sia sempre magro come una colonna gotica, ma la magrezza non guasta, anzi interessa ; vedi Paride magro, come lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro…. come narra la favola, Abelardo magro come descrive Rousseau, Romeo magro come lo dipinge Shakspeare, Iacopo Ortis non lasciò tempo al tempo di farlo ingrassare come narra Foscolo, e se il Petrarca era grasso gli è perchè era canonico e non corrisposto…. ci scommetterei, malgrado i suoi

« Fiori fronde erbe antri onde ombre auri soavi »

fra le quali ti mando a prender fresco e ti saluto e ti salutiamo, vi salutiamo e sono l’amico

MENICO.

A Domenico Giagnoni, sepolto nel Camposanto della Misericordia di Pistoia nella cappella sotterranea di S. Francesco, fu eretto un monumento in marmo (colonna e busto) nella corsìa del cimitero stesso.