(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 57-58
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 57-58

Majeroni Achille. Metto qui intero il breve e bello articolo che il dottor Icilio Polese, direttore dell’ Arte drammatica, pubblicava nel suo giornale, il 21 gennaio del 1888 :

Achille Majeroni è morto a Bologna ieri (20) alle sei pomeridiane.

Che vita artistica spensierata fu la sua ! Era figlio dell’arte. Sua madre fu la famosa attrice veneziana Morelli, quell’attrice che ai primi del secolo fu di moda per lo squisito modo di recitare le commedie di Goldoni.

Majeroni, fatte le prime armi in compagnie infime, a un tratto rifulse in quella rinomata Compagnia Lombarda, fondata e diretta dal milanese Giacinto Battaglia, distinto commediografo. – Povero Battaglia ! Come presto fosti dimenticato, specialmente dai tuoi concittadini ! E sapete chi faceva parte della rinomata Compagnia Lombarda di Giacinto Battaglia nell’anno 1846 ? – La Fanny Sadowski, la gentile Mayer, la Botteghini, Alamanno Morelli (fratellastro di Majeroni), Luigi Bellotti-Bon, Gaetano Vestri e Achille Majeroni.

Poi Majeroni, scritturato da Adelaide Ristori, fece il giro dei principali teatri d’ Europa.

Dopo il primo giro artistico all’estero, Adamo Alberti lo scritturò nella sua compagnia permanente al teatro Fiorentini di Napoli, compagnia sussidiata con biglietto regio borbonico, e là rimase per anni ed anni, passando da un teatro all’altro. Là il suo nome diventò gigante.

Formò Compagnia nel 1866, e quando il nostro esercito prendeva possesso del Veneto, la Compagnia Majeroni era la compagnia di moda.

Guadagnò denari a cappellate – ne spese a sacchi. Visse in un bel momento artistico – non seppe approfittarne. Come abbiamo i milionari Salvini e Rossi, ci debbono essere gli spensierati che all’indomani non pensano.

Amò i molti figli. Fu buon marito ; e dalla sua buona compagna, signora Graziosa, fu pietosamente assistito sino all’ultimo momento della sua vita.

Aveva sessantacinque anni.

Come artista, era bravo senza essere ottimo ; era bello, aveva una voce armoniosa, incantava la sua figura statuaria.

Ecco mostrato in poche parole l’artista e l’uomo ; a complemento delle quali dirò che nacque in Milano il 1824 da Eduardo, ufficiale del primo impero, che lasciò poi la milizia per darsi all’arte, esordendo nella Compagnia Romagnoli, Bon e Berlaffa, e da Antonia Musich, nobile ungherese. Dell’arte sua e della sua vita abbiam testimonianza in un manoscritto contemporaneo di epigrammi (forse del Forti), da cui traggo i seguenti :

A Majeroni

Sei sopportabile nelle commedie,
molto insoffribile nelle tragedie :
giura non più rappresentar l’ Egisto,
e chiedi a tanto ardir perdono a Cristo.

Alla Morelli

Riprender vuoi marito :
e in mezzo a tanti comici birboni,
il più birbo scegliesti in Majeroni ?
Veggo che di te stessa
tu stessa sei nemica.
Tel perdonino i figli, il ciel ti benedica.

Cominciò Achille a sostener nel '40 col padre, in compagnia Modena, le parti di Agostino nel Clermont di Scribe, di Gionata nel Saul, e di Roberto nei Due Sergenti, applauditissimo sempre. Dalla Compagnia Lombarda passò il '49, primo attore assoluto, in quella di Coltellini e Zannoni, con Carolina Santoni prima attrice. Tornò il '50 in Compagnia Lombarda, e fu il '35 in quella di Cesare Dondini. Tornato dopo il’ 60 dall’estero colla Ristori, si unì colla Sadowski e si fermò al Teatro del Fondo in Napoli, ove mise in iscena con allestimenti non più veduti, il Faust e il Don Giovanni, che gli procacciaron lodi nuove e ingenti somme ; e dove, dopo varie peregrinazioni, tornò del '68.

Achille Majeroni fu il più generoso degli artisti drammatici ; ma la sua generosità era piuttosto prodigalità, o meglio scialacquo. Soldato del '49 alle barricate di Roma, si ebbe attestazioni di lode da Garibaldi e dall’ Avezzana. Creò del '65, all’infierir del colèra, la compagnia di Misericordia, essendo capitano della guardia nazionale. I poveri soccorse in ogni maniera, e organizzò grandi recite gratuite pei militari di bassa forza, reduci dalle patrie battaglie. Colpito il Taddei d’apoplessia, il Majeroni gli diè gratuitamente per due anni la cospicua somma di diciottomila lire, procurandogliene poi altre dodicimila con una solenne rappresentazione ch'egli fece insieme a Tommaso Salvini. Fu nel lusso pari a principi : ebbe cavalli e carrozze di ogni specie, e servitori di ogni razza. Vòltegli la sorte le spalle, incalzando la vecchiaja e i malanni, i suoi compagni d’arte si ricordaron di lui, ma non così da risparmiargli l’ultima ora nella miseria.

Aveva sposato del '59 Graziosa Bignelti, comica e figlia di comici, compagna d’arte di lui, a' Fiorentini di Napoli, ove sosteneva con buon successo le parti di prima attrice giovane.

Una caratteristica di Achille Majeroni fu il gran pizzo ch'egli non tolse mai, fuorchè pel Goldoni e le sue sedici commedie di Paolo Ferrari, ch'egli recitò stupendamente al Teatro Gallo di Venezia il 16 dicembre del '53.

Ebbe un fratello, Odoardo, artista di qualche pregio, che si diede ai primi attori del gran repertorio, nei quali riuscì talvolta sufficientemente.