(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117

Medebach (Metembach) Girolamo. Il più celebre capocomico del secolo xviii, che dovè gran parte della sua celebrità, se non tutta, a' vincoli artistici ch'egli ebbe con Carlo Goldoni, nacque a Roma nel 1706 circa da Giovanni Francesco, e gli furon messi i nomi di Agostino, Raimondo, Girolamo. A tredici anni abbandonò Roma con una compagnia di attori, e l’autunno del 1739 fece la sua prima comparsa a Venezia, ove agiva la Compagnia di ballerini da corda e comici insieme, diretta da Gasparo Raffi, dal quale fu scritturato, e del quale, divenuto poi direttore della Compagnia, domandò in moglie ufficialmente, il 15 gennaio 1740, la figlia Angela, Teodora, Giovanna, lucchese, di circa diciassette anni, che trovavasi da pochi mesi a Venezia. Furon testimoni, fra gli altri, della domanda, il padre della sposa Gasparo Raffi del fu Lazzaro, romano, di quarantadue anni, l’attore Giuseppe Marliani, piacentino, zio della sposa (V.), esperto ballerino da corda, ed egregio Brighella, e i comici Gasparo Zorni di Gorizia, e Francesco Monti di Milano. Ma, o in questa domanda il Medebach di fronte alla giovinezza della sposa si è scemato gli anni, o il Bartoli, che glie ne dà novanta circa nel 1781, ha voluto esageratamente aumentarli. Il nome di Metembach, messo fra parentesi, trovo in una istanza a Sua Eccellenza il signor conte Cristiani, amministratore generale di Stato di Modena a dì 3 luglio 1748 :

Geronimo Metembach, e Gaspare Raffi, condutori di una Compagnia di comici e servidori umilissimi di Vostra Eccellenza. Ossequiosamente la suplicano, a degnarsi di concederle licenza per rappresentare nel corr.te estate un corso di Recite nel Teatro Rangoni che della Grazia etc.

E il permesso fu accordato. E la Compagnia vi recitò la prima volta, col Goldoni presente, la Vedova scaltra. Il 10 marzo era stata firmata fra l’autore e il capocomico la scrittura, in forza della quale doveva quegli scrivere otto commedie all’anno, e averne in compenso dal Medebach 450 ducati, con obbligo di seguir la Compagnia anche nelle città di terraferma. Pare che la Compagnia tornasse al Rangoni di Modena anche l’estate del '49. I patti di scrittura furon mantenuti da ambe le parti ; e se il buon successo delle commedie stabilì la fama dello scrittore, non meno formò la fortuna dell’ impresario. Il Medebach recitava in esse la parte di Ottavio, scritte a posta per lui. Fatto poi questi pubblicare dal Bettinelli il teatro di Goldoni, senza il di lui consenso, tanto egli se ne asprì che ruppe il contratto, passando a scrivere pel Teatro San Luca : e ciò fu al 15 febbraio del 1752. Ricorse allora il Medebach all’ opera dell’ Abate Pietro Chiari, il quale, se ben per nulla comparabile al Goldoni, ne fu tuttavia un formidabile antagonista. Alle di lui commedie romanzesche, salite alle stelle, altre non men romanzesche contrapponeva il Goldoni, come : La sposa persiana, Le Ircane, La Peruviana, La bella selvaggia ; a queste altre nuove e più romanzesche, o meglio, più ancor bislacche contrapponeva il Chiari ; e, tra' due litiganti, chi godeva era il solito terzo, che accumulava danaro. E il Medebach ebbe colla sua Compagnia luminosi successi dovunque ; e lo vediamo, partendosi da Milano, ove avea fatto il migliore degl’ incontri nell’ estate del '55, munito di Lettere-Patenti del Duca di Modena, Francesco III, dettate nella forma più larga e laudativa. Nel '61 gli venne a morte la moglie, e visse di tal perdita addoloratissimo per molti anni, passando poi a seconde nozze con la figlia del noto dottore Scalabrini di Bologna, che sopravvisse al marito, e che vediamo più tardi in Compagnia di Pietro Rosa. L'agosto del '62 fino a tutto il settembre recitò al Rangoni di Modena, d’onde dovea recarsi a Reggio per la fiera, invitatovi in nome del Capponi da Alessandro Frosini, che dice la Compagnia di lui, la migliore che si conosca. Partito quello stesso anno e quello stesso mese il Goldoni per Parigi, cessaron le gare poetiche ; e il Medebach per alcun tempo continuò a condur Compagnia con relativa fortuna. Lo rivediamo l’estate del '63, del '66 e del '74 in Milano, e al suo partirne, gli furon volta per volta rinnovate le Patenti del Duca. L'agosto del '70, nonostante il contratto già firmato, non andò più a Milano, ove con nuova deliberazione, fu abolita la stagione di prosa, per surrogarvi le opere buffe. Si recò invece a Modena ove ottenne il solito gran successo ; avendo seco il comico cantante, Sante Vitali, che sosteneva egregiamente le parti di Dottore, e che poco dopo il suo arrivo in Modena fu tocco d’apoplessia, e vi morì a trentotto anni. Ma recitandosi con buon successo le nuove traduzioni della Caminer al Sant’Angelo, e con immensa fortuna le imitazioni dallo spagnuolo di Carlo Gozzi al San Luca, il povero Medebach (recitava allora al San Gio. Grisostomo) n’ebbe in poco tempo deserto il teatro, e dovè ricorrere, l’autunno del 1772, a Maddalena Battaglia, prima donna allora di grandissima fama, che gli recò non comune sollievo, specialmente con le molte rappresentazioni della Semiramide di Voltaire. Sollievo effimero codesto ; dappoichè concesso ingiustamente il teatro alla stessa Battaglia, il Medebach, rassegnato, si rifugiò a quello di San Cassiano, dove le sorti non furon delle più prospere. Passò poi, o meglio, tornò al Sant’Angelo, partitosene il Lapy, e con miglior fortuna ; non tale però da non costringerlo il 1780 ad abbandonar quella Venezia, per la quale avea così indefessamente e onestamente lavorato, e cercar altrove con una Compagnia sociale, un qualche miglioramento alla sua condizione, divenuta omai delle più misere. Di lui scrisse Francesco Bartoli :

È stato il Medebach un esperto conduttore della sua Truppa, un eccellente recitante in que' suoi particolari caratteri ; ed ha saputo acquistarsi il concetto d’uomo di probità. Egli ha tollerato con pace la sua non cercata, e non meritata espulsione dal Teatro di San Gio. Grisostomo procuratagli ingratamente da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli prudente e saggio, egli pietoso soccorritore delle miserie altrui, merita bene il nome d’uomo onorato, e rendesi degno della stima d’ognuno. Essendo egli poi stato l’unico movente, per cui l’Italia possa pregiarsi d’aver sortito anch' essa un Eccellente Poeta comico nel celebratissimo Goldoni, non avendo perciò da invidiare alla Francia il suo Molière, si viene per lui a stabilire un’ epoca considerabile nella storia del nostro Teatro.