(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 743-748
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 743-748

Zanotti-Cavazzoni Giovan Andrea. Nato il 1622 alle Caselle, terricciuola del Comune di San Lazzaro di Sàvena presso Bologna, fu comico de'più egregi per le parti d’Innamorato, sotto nome di Ottavio. Mortogli nel '40 lo zio materno Vincenzo Zanotti, ne restò erede per testamento, coll’obbligo di assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico al servizio del Duca di Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio dal’ 47.

Il carnovale la Compagnia era in Parma, dove si fecero i più magri affari ; e da Parma passò a Roma, d’onde fu inviata una lettera al Duca il 27 febbrajo, sottoscritta dallo Zanotti, da Marco Napolioni e da Carlo Cantù (V.), perchè interponesse i suoi buoni offici presso certo Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento di un debito di lire trecento che essi non riconoscevano, sapendo di dovergli solo il fitto del palco, il quale anche speravano fosse loro condonato in ragione della scarse faccende.

Da Roma la Compagnia doveva andar subito dopo Pasqua a Napoli co' viaggi pagati : e Napolioni (Flaminio) si affannava a raccoglier firme tra' compagni perchè la gita si effettuasse, ma altri, e specialmente il Pantalone Bindoni (V. Suppl.) e Zanotti, si opponevano, allegando la niuna solvibilità degl’impresari a Napoli, dove i comici più insigni di Lombardia han dovuto lasciare in pegno i bauli per potersene partire. E tali ragioni furono scritte dallo Zanotti stesso al Duca, esagerando il male con tal conchiusione : « Sì che unito con tutta la mia povera famiglia supplico per l’amor di Dio l’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se desidera il mantenimento di mia casa ». Ma dell’andata a Napoli non si ha più traccia, e si passa al '51, anno in cui Zanotti scrive il 16 e il 23 marzo da Bologna a Gir. Graziani per la nuova Compagnia del Duca, che avrebbe dovuto recarsi a Milano, se fosse riuscita a sciogliersi da un preventivo impegno di Padova.

E furono citate lettere di cavalieri (di quanta autenticità non saprei dire) che pare avessero scritto al Fichetto Lolli (V.) pregando di desistere dall’andata a Padova per non incorrere nella ruina della Compagnia. La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani che non sa ancora se e quando dopo Pasqua si recherà a Brescia o a Verona, poichè

non sono mai frequentate dalle Compagnie de' comici per qualche poco di tempo doppo Pasqua quelle Città, che dano il luogo scoperto per rappresentar comedie, come Brescia e Verona, perchè sarebbe un volontariamente perdersi col esporsi alle stravaganze de tempi, che per lo più riescono in simile stagione piovosi.

Fu poi scelta Verona, d’onde il 10 agosto si raccomanda al Graziani perchè, dovendo la Compagnia andare a Venezia il novembre, il signor Marchese Bentivoglio le ottenga per l’ottobre il teatro di Ferrara

con qualche Emolumento dal’affittatore del detto Teatro, che sia almeno per le case franche per tutti : e che anche siano fatto franchi dal dare bolettini a sia chisisia, e quelli ordinari della Dogana siano ridotti ad un numero ragionevole ; e perchè non è ordinario l’essere Comici in tal tempo in quella Città, è necessario che il detto sig. Marchese ci faccia grazia d’introdurvi le Dame ad udirci, che noi dall’altra parte ci oblighiamo d’affaticarci in modo, che resteranno gustati.

Il febbrajo del '52 la Compagnia era a Modena, e la sera del primo, Ottavio, venuto a parole, s’ebbe un pugno da Trivellino, il quale per ciò fu attaccato alla corda in piazza (V. Locatelli Domenico). L'agosto del '55 egli era a Genova, come si rileva dalla lettera inviata a Modena al Conte Cimicelli (V. Fortunati Tiberio) ; e qui cessano le notizie d’Italia avanti la sua andata a Parigi, ove esordì all’antica Commedia Italiana nel 1660 per le parti di secondo amoroso, passando poi il '67 a quelle di primo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli detto Valerio (V.). L'11 di gennajo del '68 gli morì la moglie, Teodora Blaise (forse Blasi), che era, dice Corrado Ricci in Ottavio dalle Caselle, bolognese : e l’atto d’inumazione chiama lo Zanotti « Capitano del Ponte della Samose ». Forse, si domanda lo Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di Modena ? Probabilmente. Per insignificante potesse essere quel villaggio, non meno doveva riuscir reboante quel titolo, specie a quel tempo di non facili comunicazioni e in Capitale straniera.

Prima del '74 passò a seconde nozze con Margherita Enguerant di Abville, donna gagliarda, che gli diede sette figliuoli : i primi cinque battezzati a S. Germano e gli altri due a S. Salvatore.

Poco si sa dell’arte di Gio. Andrea Zanotti. Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il Principe di Parma, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere segreto del Re, e Boileau Puymorin, Intendente generale della feste e degli affari privati del Re, tennero al fonte del battesimo i suoi figli. E il Fantuzzi (Notizie degli Scrittori bolognesi) scrive :

L'incontro colà (a Parigi) non fu minore che in Italia, e si fece distinguere ancora pel suo carattere civilissimo ed onesto, e pel genio di coltivare l’amicizia de' principali drammatici di Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore premura, e di cui captivò l’animo in singolar modo, fu il famoso Pietro Cornelio.

Ma v'ha qualcosa più. Nel Viaggio di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei paesi – relazione di Sebastiano Locatelli, prete bolognese, tradotto sui manoscritti originali dell’Università di Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito di una introduzione e di note storico-critiche per opera di Adolfo Vautier, archivista paleografo di Parigi, sono alcuni passi interessantissimi che concernono l’attrice Eularia (V. in Supplemento) e il nostro Zanotti. In un d’essi Eularia è chiamata gloria della Compagnia del Zanotti, la più stimata che vadi a torno : ma si trova fermata in Parigi da S. Maestà (senza speranza di riveder più l’Italia) « con provvigione di sedici mila franchi annui, oltre a quello si guiadagnano in far l’opre e le commedie, che tolto l’Aduento e la Quaresima sempre si fanno ; nè vi entra, senza pagare, se non la famiglia tutta del Palazzo del Re ». E in un altro, a proposito del recitare in italiano a persone, che per lo più non intendevano, e del bisogno di far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni, mutazioni di scene, e cose simili per contentar l’uditorio, è detto : « Il bravissimo Zanotti non più con la sua Eularia poteva dialogando mostrar la finezza del bel dire, l’argutezza delle risposte, le sentenze, e gli equivochi frizzanti per guadagnar i cuori…. » Ottavio era dunque il capocomico, e dallo stesso Locatelli sappiamo che la Compagnia era composta di nove persone, « cioè due Innamorati, due Donne, la Rufiana, un Coviello, un Pantalone et un Dottor Graziano ». Notizie queste esattissime di certo, perchè riferite al Locatelli da Eularia, come tutte le altre concernenti lei stessa.

L'84 tornò in Italia con la moglie e i figli, ai quali, assai provvisto di danaro, potè far dare in Bologna una buona educazione. Non credo abbandonasse il teatro : o almeno egli non lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio quando Giovan Battista Costantini, lasciata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome di Ottavio. Anzi I Fratelli Parfaict e, per conseguenza, il Campardon dicono ch' egli fu poscia chiamato Vecchio Ottavio per essere distinto dal Costantini. Dove ? in Francia ? Ma se non v' era più. In Italia ? Che confusione poteva nascere tra due attori, di cui uno recitava in Italia e l’altro in Francia ? Non era forse ragione bastevole per farsi chiamare Vecchio Ottavio il recitar gli amorosi a quasi settant’anni ?

E in casa Volta, infatti, a Bologna, nel carnovale del 1693 (a settantun’anno) « recitò una bella commedia, » secondo la notizia che i Ricci ha tratto dai Diarj legatizi (vol. IV, pag. 390) ; e morì il 13 settembre del 1695.

Nelle Memorie manoscritte di Bologna antica scriveva il canonico Ghiselli :

A di 17 settembre fu data sepoltura a G. A. Zanotti detto Ottavio, celebre commediante nella sua parte di Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi teatri di Europa, e particolarmente in Francia ove quel Re lo haveva graziato d’ un’ annua provisione di ducento doppie sua vita durante, che li furono sempre puntualmente sborsate. Lasciò la pròfessione molt’ anni sono con buona grazia del Re, disse, per poter salvare l’anima sua, che teneva in dubbio se fosse mòrto in quell’Esercitio ; e venne a stare in Bologna, nel contado della quale era nato, nel Comune delle Caselle, e morì in età di circa ottant’ anni (data, come s’ è visto, erronea), e fu sepolto nella chiesa del Corpus Domini. Lasciò tre figliuoli, tutti e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornati tutti di belle lettere sì in prosa che in versi !

Fr. Bartoli dice che gli sopravvisse molti anni la moglie. A proposito della quale mi sia lecito por qui una quistione.

« Rimasto vedovo – scrive il Ricci – e sposata Maria Margherita Enguerant di Abville, potè aver da lei dicìotto figliuoli ! Lo afferma lo stesso Francesco Maria, che fu l’ultimo d’essi. » Diciotto figliuoli !… Quando ?

L' 84 lascia Parigi con sette figliuoli, secondo la notizia sui documenti data dallo Jai, e torna in Italia ; ha già sessantadue anni ! Quando avrebbe avuto gli altri undici figliuoli ? E dalla prima moglie non ne ebbe alcuno ? A chi volle alludere in quel passo al Duca : con tutta la mia povera famiglia ? Alla moglie, al padre, alla madre ? O vi furon figliuoli morti, o persi di vista ? O quel diciotto del figliuolo Francesco Maria è un errore grafico ?… Questo io ritengo assai probabile.

Gio. Andrea Zanotti pubblicò due traduzioni a stampa : dell’Eraclio e del Cid di Corneille.

L'Eraclio Imperatore d’Oriente. Bologna, Pietro Maria Monti, 1691.

Honore contro Amore, tragedia ricavata da soggetto spagnuolo vestita alla francese e tradotta in italiano per G. A. Z. D. O. (cioè : Giovan Andrea Zanotti detto Ottavio), dedicato all’Altezza Serenissima di Ferdinando Carlo secondo duca di Mantova, Monferrato, Carlovilla, Guastalla, ecc. In Bologna, M. DC. XCI. Per Gioseffo Longhi, in-12°. Nella dedicatoria dice che tradusse l’opera del Cid mentre aveva le sue dimore in Francia, trattenuto al soldo di quel monarca.

Tre dei figliuoli di Zanotti ebber fama di egregi uomini : Ercole, che fu storico e poeta ; Francesco Maria, filosofo e scienziato celebratissimo ; e Gian Pietro, pittore e storico dell’Accademia Clementina.

Zanotti Marianna. Bolognese, fu, prima, ballerina ; poi, sposatasi all’attore Giuseppe Barilli, che faceva gl’Innamorati, e, meglio, i servi brillanti, si diede all’arte comica recitando le parti di donna seria, prima in Compagnia di Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e di Luigi Perelli (1781). A Rimini le fu dedicato da Panginefilo (?) il seguente sonetto che riferisco dal Bartoli :

No, che non sa qual su gli umani affetti
abbia possanza amor, chi te non vede
co i vezzi a lato, e i teneri amoretti
mover d’Alcide in sulle scene il piede.
Nè sa come tu dolce il cor saetti
coi due begli occhi, dove in propria sede
regnan le grazie, e i cari genj eletti
a cento belle e gloriose prede.
Parlan, che il sanno l’Ariminee genti,
nè perciò il corso a'tuoi trionfi arresti,
anzi mediti ognor nuovi portenti ;
che se puoi tanto co'bei modi onesti,
co' lieti scherzi e coi leggiadri accenti,
l’arte di farti amar d’onde apprendesti ?