dice, ma, certo non quella del Di Fiore, che nel 1745, un anno prima,
cioè
, di passare al Nuovo recitava a San Carlino. E a
spesso in quelle di Francesco Cerlone, potrebbe dimostrar questo, che
cioè
, avendolo il Cerlone conosciuto da Pulcinella nel
esti del S. Carlino. E le parole su per giù eran sempre queste : che,
cioè
, nella Cantina lo spettacolo era svariato e moral
per fertile, & abondante, la chiamai Felsina, quasi felix sinus,
cioè
luogo felice ; e perche gli abitatori di quella m
e vuol dir Bue, Non, che significa non, & Jam, che s’espone già ;
cioè
Bos non jam ; per mostrare, che non era già vn Bu
na, dalle parole, che seguitando Dafne diceua, fel sinas, fel sinas ;
cioè
, o Ninfa, sinas, lascia, dal verbo sinos, is, che
ubito in quel luogo vna Città, nominandola Bononia, quasi Bonum onus,
cioè
buono, e soave m’era stato il peso nel portar Ven
la che spalancata la mia larga bottega, chiamai quella Città Felsina,
cioè
tutta dolcezza, e senza alcuna sorte d’amaritudin
nte si piglia per ignorante ; dalla dittione non, e dal verbo hauere,
cioè
Bononia Bò non ha : è però meritamente è chiamata
ndo parlare. Et ideo la Città fu chiamata Bologna, quasi Bonus logos,
cioè
buon parlare, dalla parola Latina bonus, a, um, c
mnia in ea sunt, e Bologna in volgare, perchè la fama sua Boat longe,
cioè
rimbomba, e si fà sentire da lontano. O voletene
i sempre le medesime sarsuole composte per lo più dal lodato La Cruz,
cioè
las Segadoras (mietitrici) de Vallegas, las Fonca
adotte e accomodate a foggia di sarsuole alcune opere buffe italiane,
cioè
rappresentandosi senza canto il recitativo e cant
ntire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica,
cioè
tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato
in fine che l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso
cioè
Frigia di nazione mostri tanto odio contro le pro
Il teatro spagnuolo ha un’ altra specie di rappresentazione musicale,
cioè
la tonadilla e la seguidilla, narrazioni fatte pe
. Sussistono quelli di Lisbona e di Codice. Madrid ha quattro teatri,
cioè
quello della Corte nel Ritiro, l’altro de los Cañ
avia le macchine che servirono per la rappresentazione della Nitteti,
cioè
un gran sole, la nave che si sommergeva, le macch
non impedire la vista a i corridoj, che riguardano al punto opposto,
cioè
alla cazuela 33. La capa parda ed il sombrero cha
pposto, cioè alla cazuela 33. La capa parda ed il sombrero chambergo,
cioè
senza allacciare, ancor di cara memoria a’ Madril
certi; ma il bello è che dell’unione delle casse reca questa ragione,
cioè
che il Governo volle con ciò rimediare alla prepo
Guarinos e de’ La Cruz) codesta profonda erudizione tutta chamberga,
cioè
che cade da tutti i lati, che cosa fa mai al caso
ea verificare le importanti particolarità istoriche da lui accennate (
cioè
se il nastro della Ladvenant era di color di solf
in Tuscolo, ne montò la perdita a cento milioni di sesterzi in circa,
cioè
intorno a due milioni e ottocentomila ducati napo
inio, ove s’innalzò questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri,
cioè
il teatro nominato Lapideo, quello detto di Corne
i, come dicemmo, si valevano dell’orchestra per una specie di attori,
cioè
pe’ musici e danzatori. In oltre il pulpito Roman
in Tuscolo, ne montò la perdita a cento milioni di sesterzi in circa,
cioè
intorno a due milioni e ottocentomila ducati Napo
o Flaminio, ove era questo teatro Pompeano, se ne vedevano tre altri,
cioè
il teatro nominato Lapideo, quello detto di Corne
come si disse; si valevano dell’orchestra per una parte degli attori,
cioè
per gli musici e i danzatori. In oltre il pulpito
a seguitare l’ Apologista nelle sue congetture sul Teatro Saguntino,
cioè
che i Saguntini presero i Giuochi Scenioi da’ Gre
nchè la larghezza fosse conforme a’ precetti dell’ Architetto Latino;
cioè
di tre palmi e un quarto. Io tralascio qualche al
e il Martì nel Teatro di Morviedro l’Orchestra costrutta alla Romana,
cioè
destinata a’ Senatori; là dove l’Orchestra Greca
i, la cui valuta si stimò che ascendesse a cento milioni di sesterzj,
cioè
a due milioni e mezzo di scudi Romani moderni, o
laudiamo a ragione; perchè la più bella parte della rappresentazione,
cioè
il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal
re col frammischiare con gli attori scoperti quegli altri mascherati,
cioè
i quattro poveri vergognosi perpetui, il Pantalon
laudiamo a ragione; perchè la più bella parte della rappresentazione,
cioè
il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal
re col frammischiare con gli attori scoperti quegli altri mascherati,
cioè
i quattro poveri vergognosi perpetui, il Pantalon
ano i nazionali, studiò più anni in Italia. Madrid ha quattro teatri,
cioè
quello della corte nel Ritiro, l’altro de los Cañ
enti le macchine che servirono per la rappresentazione della Nitteti,
cioè
un gran sole, la nave che si sommergeva, un gran
non impediscano la vista ai corridojo, che guardano al punto opposto,
cioè
alla cazuela. Il sig. abate Saverio Lampillas esg
ità senza verun fondamentoa. La capa parda ed il sombrero chambergo,
cioè
senza allacciarsi, ancor di cara memoria a’ Madri
uesta provvidenza del Governo dimostra appunto ciò che Huerta negava,
cioè
che ciascun partito avea una predilezione decisa
mala fede o mancanza di raziocinio? Venghiamo all’ultimo e VI Saben,
cioè
«che il sombrero chambergo non è in Ispagna più a
tello del sig. Vincenzo) codesta profonda erudizione tutta chamberga,
cioè
che cade da tutti i lati, che cosa mai fa al caso
ate, ma certo, veduto e confessato da classici scrittori transalpini,
cioè
quello di avere insegnato alle nazioni ad esser l
Provenzali più di una specie di mestiere. Dividevansi in Troubadores,
cioè
Trovatori detti dal trovar prontamente le rime e
i quelle persone decorate ed ingenue che coltivarono la Gaja Scienza,
cioè
la poesia tutta a que tempi rivolta a sviluppar c
atti seguenti. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo di barbarie,
cioè
nell’878, volendo spiare la situazione dell’armat
lto, col quale tagliò a pezzi il nemico esercito. Sessanta anni dopo,
cioè
nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso
nia, non avrebbe in essi dovuto esprimersi questa varietà essenziale,
cioè
, che le rappresentazioni da mute che si furono ne
e. Per altro non può negarsi quel che osserva il medesimo Tiraboschi,
cioè
che siffatti Misteri, ed i versi cantati su’ teat
quanto alla legislazione a’ tempi di Alarico, e ne’ secoli seguenti,
cioè
nel medio evo? Mal grado della universale barbari
i il Conrigio, Lindebrogio, Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora,
cioè
sin dal 1001, che secondo Camillo Pellegrino un c
ò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli,
cioè
de’ Borgognoni. Ecco però la vera pena stabilita
pecuniaria? Più grave era la pena onde punivasi un ladro di un cane,
cioè
dovea pagare una somma nove volte maggiore di qu
licazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
cioè
trecentoventi anni dopo dell’istituzione. Diciamo
ate di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e semifilosofi,
cioè
a dire nè eruditi nè filosofi. a. Con nostro si
il povero galantuomo ad un peso, al quale si vede non essere avvezzo,
cioè
a quello di ragionare per principi, e che siccome
a le loro teorie musicali farà che non si possano comparare a priori,
cioè
esaminando i principi, sui quali è appoggiato l’u
ma non toglierà mai che si possano mettere in confronto a posteriori,
cioè
argomentando dagli effetti che produceva l’una, e
ie religiose in onore degli dei». Gli oracoli si rendevano in musica,
cioè
cantando in versi la profezia. I numi stessi eran
co, e dell’amfiteatro; luoghi quasi, direi, consecrati all’idolatria,
cioè
alla religione dominante del paese. Erano essi de
o stessi, non seguì il medesimo dei drammi greci quando migliorarono,
cioè
quando furono scritti a più personaggi? Mentre né
nnanzi. «Non seguì il medesimo de’ drammi greci, quando migliorarono,
cioè
quando furono scritti a più personaggi? Mentre né
ostra musica il Sig. Arteaga le rileva da due de’ suoi più bei pregi,
cioè
dalla sua ricchezza e dal contrappunto. Ma chi pu
antiche cantilene di chiesa, ho speso in tali ricerche sedici pagine,
cioè
dalla 184 fino alla 201 del secondo tomo, delle q
nto, l’uso moderato del quale non può esser che buono; ma abusandone,
cioè
volendo comporre a troppe parti unite, e per cons
tre cagioni più forti dimostrino la disuguaglianza delle due musiche,
cioè
i prodigi che faceva l’antica de’ quali è scarsa
a musica, che adesso non operi tanto, se i miracoli gli ha già fatti,
cioè
, se ha già umanizzata gran parte di mondo.» RISP
r Manfredini per applicar rettamente la stessa musica a varie parole,
cioè
che i versi sieno d’una stessa misura, e che il s
l semituono, come se questi due ultimi non fossero due altre seconde,
cioè
la maggiore e la minore, e come se anche quasi tu
seconde mineure». Lo dice lo stesso giornalista, «come se questi due (
cioè
il tuono e il semituono) non fossero due altre se
precisa; ma abbiamo già detto che quando il contrappunto è moderato (
cioè
quando le altre parti non confondano colle loro c
arte, e ch’è prodotto da una specie d’invidia pei loro contemporanei,
cioè
di lodare assai le cose antiche e sprezzar le mod
a tanto declamare e senza ripetere ciò ch’è stato già detto da altri (
cioè
che vi sono molti guastamestieri che le regole no
ffetto immediato della curiosità. L’anima nostra è fatta per pensare,
cioè
per percepire e combinare l’idee. Tutti gli ogget
prospettiva. Quello che in generale può dirsi è che nelle mani loro (
cioè
non de’ maestri accennati prima ma di questi seco
d altri nella summentovata nota13. del nostro libro Regole armoniche,
cioè
che la musica d’allora in poi avendo sempre guada
«Non ci sembra neppur ben provato ciò che asserisce il Sig. Arteaga,
cioè
: «L’amor del piacere che ricompensa gl’Italiani d
eatri e di spettacoli, abbonda ancora degli ornamenti più essenziali,
cioè
di Università, di Accademie, di Scuole, di Stampe
di ciò pianta fin da principio una proposizione in tutto differente,
cioè
che l’«abbondanza de’ teatri e la frequenta degli
fare tutto ciò colla prima proposizione che doveva dimostrarsi falsa
cioè
: l’«amor del piacere ha fatto nascere la frequent
quella del Tiraboschi. GIORNALISTA. [87] «Nei tre seguenti capitoli,
cioè
nel terzo, quarto, e quinto, che compiscono quest
futazione, e quale la cosa confutata? Io aveva detto, che «la musica,
cioè
non la musica in genere, ma la troppo sfarzosa e
r di parere uniforme il Sig. Arteaga al P. Martini e a qualcun altro,
cioè
che la musica non abbia un gusto fisso; che le co
ltro estratto incluso in questo giornale al N. VIII dell’anno scorso,
cioè
che quello ch’è veramente buono e bello in qualun
altrui nella summentovata nota 13. del nostro libro Regole armoniche,
cioè
che la musica d’allora in poi non è stata mai tan
ta la parte filosofica storica e critica della musica, i soli aspetti
cioè
sotto i quali venga riguardata quell’arte nell’op
asi sempre le medesime sarsuole composte per lo più da Ramòn La Cruz,
cioè
las Segadoras (mietritrici) de Vallegas, las Fonc
adotte e accomodate a foggia di sarsuole alcune opere buffe italiane,
cioè
rappresentandosi senza canto il recitativo e cant
, e poi settanta versi soli danno luogo a ben cinque pezzi di musica,
cioè
tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato
in fine che La Cruz dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso,
cioè
Frigia di nazione mostri tanto odio contro le pro
Il teatro spagnuolo ha un’ altra specie di rappresentazione musicale,
cioè
la tonadilla e la seguidilla narrazioni in musica
dove…. al tempo in cui il Bartoli dettava le sue notizie dei comici,
cioè
al 1780 circa, viveva ancora recitando.
ate; ma certo, veduto e confessato da classici scrittori transalpini,
cioè
quello di avere insegnato alle nazioni ad esser l
ni e i Danesi. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo di barbarie,
cioè
nell’878, volendo spiare la situazione dell’armat
lto, col quale tagliò a pezzi il di lui esercito. Sessanta anni dopo,
cioè
nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso
nia, non avrebbe in essi dovuto esprimersi questa varietà essenziale,
cioè
che le rappresentazioni da mute che furono nel XI
può negarsi quel che osserva il medesimo chiar. Cavalier Tiraboschi,
cioè
che siffatti misteri, ed i versi cantati su’ teat
ia quanto alla legislazione a’ tempi d’Alarico e ne’ secoli seguenti,
cioè
nel medio eve? Mal grado della universal barbarie
onrigio, il Lindebrogio, il Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora,
cioè
sin dal 1001, che secondo Camillo Pellegrino un c
ò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli,
cioè
de’ Borgognoni. Ecco però la vera pena stabilita
a pecuniaria? Più grave era la pena onde punivasi un ladro d’un cane,
cioè
dovea pagare una summa nove volte maggiore di que
licazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
cioè
trecentoventi anni dopo dell’istituzione. Diciamo
umi di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e semifilosofi,
cioè
a dire nè eruditi nè filosofi.
nel vol. XIII dell’ edizione Pasquali, dice di lui : Primo vecchio,
cioè
Pantalone, Andrea Cortini del Lago di Garda, il q
Monti Giuseppe. Bolognese. Era il secondo vecchio,
cioè
Dottore, della Compagnia di Giuseppe Imer, che po
rra da tanti scrittori (V. il P. Coronelli Bibl. tom. III pag. 1317),
cioè
che Antonio di Nebrixa nato nell’Andalusia al 144
ggo però un altro possibile incomparabilmente più comune, e naturale,
cioè
, che il Nasarre ignorasse o dissimulasse la barba
citare), e spacciasse un fatto passato solo dentro del suo cervello,
cioè
che ne fosse sbucciato un autore spagnuolo che, u
imputare altro difetto che quello che deriva in lui da natura, quello
cioè
della pronuncia. ( ?… Era fiorentino). Egli sa pe
io a pruova ne produrrò alcun’ altra di quella del Ceruti. La fredda,
cioè
la riposata Critica, per veder bene, fa serenare
gedia del Cueva, per essere fantastico il carattere del Protagonista,
cioè
tratto dall’immaginazione del Poeta, e non accred
azioni principali, affermerei esser tre, non contando le subalterne:
cioè
1. la Morte d’Isabella e Muley per l’amor lascivo
a di una Tragedia composta di tre, come il corpo favoloso di Gerione;
cioè
i Tramezzi e i Balli che s’interpongono fra atto
o. Ho ciò trovato nella confessione che fa l’ingenuo Signor Montiano,
cioè
che “in essa si accumulano tanti e tanti fatti ch
osservano le tre unità, non si vede offesa la più importante di esse,
cioè
quella di Azione dalla moltitudine e complicazion
l furore di Attila, può dissimularsi quel comun ricorso degl’ingegni (
cioè
l’amore unico ordigno della favola), e ammettersi
las reglas en otras quien tan puntualmente las supo guardar en esta”,
cioè
nella quinta ch’è l’Elisa. Adunque questa sola è
erba dell’Elisa, le altre quattro Tragedie sono scritte alla moderna,
cioè
senza guardar le regole? Ascolti l’istesso Virues
re notare il Signor Lampillas il carico che dà il Montiano al Virues,
cioè
di aver contribuito a cangiar metodo con mezclar
agedia, e col cantare il cantarne con vera musica ciò che và cantato,
cioè
i cori, la qual cosa direbbesi acconciamente e co
nelli mio amico, veggono l’opera in musica dovunque cantaronsi versi,
cioè
ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre c
e, ed hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine del secolo,
cioè
nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e
difficile compartirvele; ma allora sorgerebbe un dubbio inevitabile,
cioè
, come mai ninfe e pastori scorrendo per ogni band
erviamo di passaggio che il pensiero di adoperare ne’ drammi le arie,
cioè
le stanze anacreontiche che oggi formano il più m
el corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV,
cioè
a dire un secolo e mezzo prima del Cicognini. Anc
to il travaglio intempestivo di correggermene; giacchè un anno prima,
cioè
nel 1784, quando usci il citato volume III delle
eri drammi Italiani rappresentati con plauso e per tali riconosciuti,
cioè
alla Catinia, al Cefalo, al Gaudio d’amore, alla
ioli et al presente maggiormente sfortunato per quello che sono certa
cioè
della moglie che mesi souo uiue inferma et essend
ono questo genere comico lugubre con felicità in alcuni componimenti,
cioè
il primo nel Disertore che si è ripetuto in Franc
tetiche del rimanente. Sedaine non riescì ugualmente in altri drammi,
cioè
nel Filosofo senza saperlo, nella Scommessa, come
ltre due commedie lontane dalle tinte lugubri delle rappresentazioni,
cioè
il Barbiere di Siviglia, e la Giornata pazza, ovv
a il sig. di Voltaire con due buone favole malgrado di alcun difetto,
cioè
col Figliuolo prodigo rappresentato nel 1736, e c
uale esso signoreggia e discorre, di modo che se l’urto fu piacevole,
cioè
se scosse con soavità la tela de’ nervi, l’intell
nde per bene le forme che la cagionarono: se la scossa fu dolorifica,
cioè
se con maggiore asprezza esse incresparono quella
etto? Si rammenta pure, benchè da prima con certo ribrezzo, del male,
cioè
delle forme che gli apportarono dolore; ma a poco
uale esso signoreggia e discorre; di modo che se l’urto fu piacevole,
cioè
se scosse con soavità la tela de’ nervi, l’intell
nde per bene le forme che lo cagionarono: se la scossa fu dolorifica,
cioè
se con maggiore asprezza esse incresparono quella
to? Si rammenta pure, benchè da prima con qualche ribrezzo, del male,
cioè
delle forme che gli apportarono dolore; ma a poco
tratto, ma successivamente si arricchisce. Egli si avvezza al facile,
cioè
ad osservare i particolari e a dipingerseli; e pr
chio e del nuovo continente trovansi si bene i semi della drammatica,
cioè
saltazione, canto, versi, ma non rappresentazione
trale. Ne segue parimente un’ altra filosofica, e sicura conseguenza,
cioè
che la poesia teatrale prende l’aspetto della cul
lio di lui ha saputo, come dicono i commedianti, giocar le Maschere ;
cioè
sostenere le scene giocose colle quattro Maschere
moglie Costanza in età di circa 35 anni, avvenuta il 17 ottobre 1736,
cioè
quasi un anno dopo l’intrigo. Della sua vita art
; ma le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo la di lui morte,
cioè
nel 1598 da Michele suo figlio che lasciato avea
opo della di lui morte, la sua tragedia dovè comporsi prima del 1558,
cioè
almeno dodici anni prima che Camoens tornasse in
si latini varie azioni tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605,
cioè
un anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbra3
ostscenium degli antichi), e dietro di questa manta stavano i musici,
cioè
gli attori che da principio cantavano senza chita
Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi,
cioè
un latino scolastico, un italiano insipido, il ca
la vana jattanzia aggiunta a questa istoriella gratuita del Nasarre,
cioè
che il Naarro insegnò agl’ Italiani a scrivere co
chiamò commedie. Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie,
cioè
el Duque de Viseo, Roma abrasada, el Castigo sin
ivarono la drammatica senza discostarsi da’ principj dell’Arte Nuevo,
cioè
lambiccandosi il cervello in lavori sregolatissim
cosa di poche altre tragedie accennate nel II Discorso del Montiano,
cioè
la Honra de Dido restaurada, la Destruicion de Co
igettate dalla poesia scenica, una machina inutile allo scioglimento,
cioè
lo spirito d’ Isabella che appare unicamente per
igrammi) poco doviziosi, che provvedonsi, o prendono a nolo un abito,
cioè
un’ opera, cui danno il loro nome, e credonsi gra
l’ impostori (aggiugne il lodato autore) volentieri, ma occultamente (
cioè
senza citare saccheggiando i morti e i vivi e più
a dar precetti della vera commedia in Europa, s’egli nacque nel 1562,
cioè
ottantaquattro anni dopo la nascita del Trissino
tizia che Bernardino Daniello fece imprimere la sua Poetica nel 1536,
cioè
ventisei anni prima che fosse conceputo Lope de V
ovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564,
cioè
due anni dopo che il Vega venne al mondo; che qua
na la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto anni,
cioè
neppure era pervenuto a que’ dieci, in cui vantav
fatta da Don Joseph Ortiz di Villena pubblicata in Saragoza nel 1644,
cioè
più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di c
le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo che cessò di vivere,
cioè
nel 1598 da Michele suo figlio che lasciato aveva
si latini varie azioni tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605,
cioè
un anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbraa
postscenium degli antichi) e dietro di questa manta stavano i musici,
cioè
gli attori che da principio cantavano senza chita
Tralascisi poi che i personaggi usano in tal commedia quattro idiomi,
cioè
un latino scolastico, un italiano insipido, il ca
attanzia aggiunta a questa istoriella mendace e gratuita del Nasarre,
cioè
che il Naarro insegnò agl’Italiani a scrivere co
se si fosse anche ricordato di ciò che si narra da tanti scrittori c,
cioè
che Antonio di Nebrixa nato nell’Andalusia il 144
eggo però un altro possibile incomparabilmente più comune e naturale,
cioè
che il Nasarre ignorasse o dissimulasse la barbar
e citare) e spacciasse un fatto passato solo dentro del suo cervello,
cioè
che ne fosse sbucciato un autore spagnuolo che us
chiamò commedie. Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie,
cioè
el Duque de Viseo, Roma abrasada, el Castigo sin
arono la drammatica senza discostarsi da’ principii dell’ Arte Nuevo,
cioè
lambiccandosi il cervello in lavori sregolatissim
cosa di poche altre tragedie accennate nel II discorso del Montiano,
cioè
la Honra de Dido restaurada, la Destruicion de Co
gottate dalla poesia scenica, una macchina inutile allo scioglimento,
cioè
lo spirito d’Isabella che appare unicamente per c
il primo a dar precetti della vera commedia, se egli nacque nel 1562,
cioè
ottantaquattro anni dopo la nascita del Trissino
tizia che Bernardino Daniello fece imprimere la sua Poetica nel 1536,
cioè
ventisei anni prima che fosse conceputo Lope de V
ovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564,
cioè
due anni dopo che il Vega venne al mondo: che qua
na la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto anni,
cioè
neppure era pervenuto a que’ dieci, nel qual temp
n sus loas (che in questo luogo significano introduzioni drammatiche,
cioè
in dialogo) fatta da un don Joseph Oetiz de Ville
a da un don Joseph Oetiz de Villena pubblicata in Salamanca nel 1644,
cioè
(notino quest’epoca i signori Huertisti, se ve ne
tratto, ma successivamente si arricchisce. Egli si avvezza al facile,
cioè
ad osservare i particolari e a dipingerseli; e pr
chio e del nuovo continente trovansi sì bene i semi della drammatica,
cioè
saltazione, canto, versi ma non rappresentazione
atrale. Ne segue parimente un’ altra filosofica e sicura conseguenza,
cioè
che la poesia teatrale prende l’aspetto della col
7 dicembre 1727, e un altro, questo Gioacchino, il 2 maggio del 1728 (
cioè
a dire dopo quattro mesi e mezzo), anzichè del 17
done un frammento. Giulio Polluce nomina tre altre favole di Rintone,
cioè
due Ifigenie in Aulide e in Tauri ed il Telefo. I
Socrate, ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento anni dopo,
cioè
a’ tempi di Augusto. Non sarebbe (dice M. Le Fevr
a negli episodj, si appropriò certi attori più esperti nel declamare,
cioè
nel recitare i versi con azione naturale e con un
omimica portata dagli antichi all’ eccellenza. Avanti di quest’epoca,
cioè
avanti che la rappresentazione indirizzasse il ba
izj e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro Androne,
cioè
uno che prima di ogni altro si avvisò di saltare
spasto soleva colle sue figurine (benchè con rincrescimento de’ buoni
cioè
de’ pochi) rappresentare alcune burlette o spezie
udi al disegno di una riforma, ma se ne disapprovava il mezzo scelto,
cioè
l’esempio de’ Francesi. “Il nostro gusto e i nost
e fra noi in un’ opera buffa. Ma julle scene napoletane sin dal 1727 (
cioè
quando Krüger non contava che cinque anni) compar
à che un autore di buone tragedie urbane riesca del pari nelle reali,
cioè
nella grand’arte de’ Sofocli e de’ Cornelj, per a
n prosa sul gusto Inglese si coronarono non ha molti anni in Amburgo,
cioè
i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio di Taranto di L
anto difficile al Wieland autore del Mercurio tedesco. Ma il Postzug,
cioè
il Tiro a quattro commedia del medesimo Ayrenhoff
un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scena;
cioè
l’obbligare, ad onta della propria nobiltà, il fi
ere che già nel 1300 scriveansi comunemente tra noi in versi volgari (
cioè
facili ad esser compresi da’ volgari, benchè lati
tica giusta la forma degli antichi. Egli compose due tragedie latine,
cioè
l’Achilleis detta così da Achille che n’era il pe
re novellamente scoperto. Leggonsi però prima cinque versi narrativi,
cioè
detti dal poeta, e non da qualche attore, per li
ere che già nel 1300 scriveansi comunemente tra noi in versi volgari (
cioè
facili ad esser compresi da’ volgari, benchè lati
tica giusta la forma degli antichi. Egli compose due tragedie latine,
cioè
l’Achilleis detta così da Achille che n’era il pe
e una preghiera al padre. Leggonsi però prima cinque versi narrativi,
cioè
detti dal poeta, e non da qualche attore; per li
di buon gusto, si discende ad un dramma senza contrasto riprensibile,
cioè
ad una commedia lagrimante, nella quale s’imbratt
ltre due commedie lontane dalle tinte lugubri delle rappresentazioni,
cioè
il Barbiere di Siviglia, e la Giornata pazza ovve
to ancora il Voltaire con due buone favole malgrado di alcun difetto,
cioè
col Figliuol Prodigo rappresentato nel 1736, e co
agedia, e col cantare il cantarne con vera musica ciò che va cantato,
cioè
i cori, la qual cosa direbbesi acconciamente e co
e, ed hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine del secolo,
cioè
nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e
fficile il compartirvele; ma allora sorgerebbe un dubbio inevitabile,
cioè
, come mai ninfe e pastori scorrendo per ogni band
ri drammi Italiani, rappresentati con plauso e per tali riconosciuti,
cioè
alla Catinia, al Cefalo, al Gaudio d’amore, alla
be nel XVI secolo? 60. Il pensiero di adoperare ne’ drammi le arie,
cioè
le stanze anacreontiche che oggi formano il più i
el corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV,
cioè
a dire un secolo e mezzo prima del Cicognini. Anc
ravaglio di correggermene coll’ accusarmi da me stesso un anno prima,
cioè
nel 1784, quando uscì il nominato volume III dell
di far conoscere la rettorica e la filosofia dell’arte, quelle parti
cioè
le più trascurate dai moderni musici, ma le quali
omico. Di lui la Gazzetta di Genova del 18 settembre 1822, dell’anno,
cioè
, in cui egli entrò a far parte della Compagnia, s
e, nei loro drammi, della quale usanza invaghiti i maestri dozzinali (
cioè
la maggior parte) trascurarono a poco a poco i re
tore del bello, il quale però ha i due capitali difetti di non essere
cioè
aggregato a veruna accademia musicale, e di dire
drammatico tre cose concorrono principalmente a produr l’espressione,
cioè
l’accento patetico della lingua, l’armonia, e la
il trionfo del sentimento. [10] Partendo da un principio inconcusso,
cioè
che nella musica drammatica tutto esser deve imit
ne: quindi la regola dettata dal buon senso e dalla esperienza d’usar
cioè
vicendevolmente della poesia e degli strumenti co
a l’accusa che vari scrittori fanno al canto moderno di non convenire
cioè
in alcune occasioni a quello stile sublime, a que
gli ornati per conciliar fra loro i due estremi difficili, di emendar
cioè
coll’arte i difetti della natura, e di non sostit
ia per la stessa cagione che non s’infiora l’esordio di una orazione,
cioè
perché ivi è più che altrove necessaria la sempli
itte dal buon senso tutte le cadenze eseguite nello stile di bravura,
cioè
quelle cadenze arbitrarie inventate all’unico fin
farmi impallidir.» e quel sentimento medesimo cantato alla moderna,
cioè
facendo che Messer Temistocle si diverta per un q
te a parole ebraiche o latine che alle italiane? Dove all’aria stessa
cioè
alla stessa passione che conserva la tinta e il c
erebbe ad una bottega da caffè, ad una conversazione o ad un ridotto,
cioè
per ispendervi quattr’ore in tutt’altro esercizio
uesta classe voglionsi aggiugnerc gli ippocriti di sentimento, quelli
cioè
che affettano di provar diletto nella musica per
le con quell’altro diletto più intimo che producono nell’uomo morale,
cioè
nell’uomo considerato come un essere capace di co
al Gregory 147 poi di nuovo in Italia dal più volte lodato Borsa 148,
cioè
che prendendo a legger Metastasio, a fatica si pu
alche lume sul quesito che ho udito farsi da molti onde tragga origin
cioè
la rapidità con cui si succedono i gusti nella mu
ere senza lo scioglimento di molte questioni preliminari. Converrebbe
cioè
prima di tutto sapere se vi sia un genere di musi
più della diversità delle opinioni in questo genere, il non rimanere
cioè
alla posterità un classico esemplare, che fìssi i
faciles ad sua verba manus.» ma che quel canto fosse come il nostro
cioè
così sminuzzato, raffinato e sottile, questo è ci
l tempo di Francesco Bartoli, editore delle più volte citate notizie,
cioè
circa il 1782. Abbiamo di lui un aneddoto nelle «
iamato il Ruzzante scrisse alcune commedie che s’impressero nel 1598,
cioè
lo Fiorina, l’Anconitana e la Piovana, le quali d
commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato come attore,
cioè
le rodomontate. Generalmente i pubblici commedian
uali venti furono coronate; ma non ne sono a noi pervenute che sette,
cioè
Ajace, le Trachinie, Antigone, Elettra, Edipo re,
i Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle Venerabili Dive,
cioè
delle Furie, la cui memoria di tanto orrore colma
ntovarle col loro vero nome, e per antifrasi le appellavano Eumenidi,
cioè
benevole, benigne da εὑμενέώ, benevolus sum. Il c
nando, e cantando l’azione della tragedia … Eschilo trovò il secondo,
cioè
un’altra maniera di contrafacitori… dividendo il
no … E Sofocle trovò il terzo, e divise la moltitudine in tre classi,
cioè
in ballatori, cantori e sonatori . Non vuole adun
a prima scena intervengono la Forza, la Violenza, Vulcano e Prometeo,
cioè
quattro personaggi. Conviene però avvertire che c
n attore ; e se non sta col padre, passa in podestà del marito, sposa
cioè
Germoglia che fa il primo attore ; nell’un caso o
ngiusti. Questa Compagnia ha un’ottima qualità complessiva, di tutti,
cioè
: quella di recitar la commedia naturalmente, par
tica ciò che la filosofia pronunziava da lungo tempo come certissimo,
cioè
che le modificazioni del bello sono assai varie,
vizio non minore di questo è venuto di mano in mano prendendo piede,
cioè
la spessezza della note. Queste negli antichi spa
vare alcuni tratti dalle opere d’un compositore in oggi rinomatissimo
cioè
di Giambattista Borghi. Nel famoso recitativo d’E
role «Tolgan gli dei ec.», le quali esprimono un sentimento risoluto,
cioè
quello di non condannare il padre? E che dopo tal
er ischivarne il quale bisognerebbe posporre le note due parole dopo,
cioè
inanzi al “Ma chi?” perché facendosi ivi manifest
acendosi ivi manifestamente il passaggio da un movimento in un altro,
cioè
dall’orrore che ispira ad Ermelinda l’idea di dov
ro venuti altri danni egualmente grandi alla musica drammatica quello
cioè
di repetere mille volte le stesse parole invece d
onde non sussisterebbe più la legge fondamentale stabilita di sopra,
cioè
l’unità di soggetto e di melodia. Questa usanza i
patetico della lingua, che serve di fondamento alla musica imitativa,
cioè
i tuoni individuali di ciascuna passione. Avvegna
tà, e che a siffatto riguardo esse non parlino che un solo linguaggio
cioè
quello del piacere o del dolore; tuttavia nella m
eloquenza musicale. Non s’insegna loro la rettorica dell’arte, quella
cioè
che sollevando l’ingegno sopra la meccanica dispo
loro quei rami di filosofia applicabili all’uffizio del compositore,
cioè
la scienza dell’uomo sensibile, la cognizione del
rio proviene da due principi irremediabili ascosì nell’umano spirito,
cioè
dalla inquietudine e dalla vanità. Per un effetto
principio nell’armonia gli accordi più naturali e più semplici, tali
cioè
che nascano espontaneamente dall’argomento, e pos
dere la dovuta giustizia ai due famosi eredi dello spirito di Tartini
cioè
Pagin e Nardini, il primo dei quali si creò un su
oli saggi ci porge ancora in due pregevolissimi torinesi il Chiabrano
cioè
, violonista eccellente, e il Giardini, imitatore
ta in Costantinopoli un’ accademia di marina chiamata Muhendis Khanè,
cioè
camera di geometria aperta verso il 1773. Il prim
l volgare soccorso di machine, magie e trasformazioni. Dura tre anni,
cioè
a dire incomparabilmente meno, non dico delle fav
endo che fu per semplice error di proto stampato Fedeli e non Fedele,
cioè
Aurelia, comica fedele ; questo immaginando che i
prima, e Brigida Fedeli dopo ? Comunque sia, quel che più preme, che
cioè
l’Aurelia Fedeli e la Brigida Bianchi fosser la s
in tale ufficio a Modena il 1758, dove immaginò I fuochi teatrali,
cioè
: Due fontane versanti nella platea le composizio
difetti; ma per trovarsene moltissimi ne’ migliori Tragici Spagnuoli,
cioè
nel Bermudez, nel Cueva, nel Virues, nell’Argenso
Lampillas, piena la mano di alcune autorità Italiane contro di essa,
cioè
dell’Ingegnieri, del Quadrio, e del Maffei. Io la
Vicentino fu il primo a scrivere una degna Tragedia in questa lingua,
cioè
in idioma Italiano. Nè poteva dire altrimenti chi
le, se non col prendere il partito accennato nella Storia de’ Teatri,
cioè
assegnando loro due epoche, o sia riconoscendo in
me Voi dite, senza forse ricordarvi della favola di Euripide, ma due,
cioè
la morte di Polissena, e la vendetta presa da Ecu
done un frammento. Giulio Polluce nomina tre altre favole di Rintone,
cioè
due Ifigenie, in Aulide e in Tauri, ed il Telefo.
Socrate; ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento anni dopo,
cioè
a’ tempi di Augusto. Non sarebbe (dice m. Le Fevr
negli episodii, si appropriò certi attori più esperti nel declamare,
cioè
nel recitar versi con azione naturale e con un ca
tomimica portata dagli antichi all’eccellenza. Avanti di quest’epoca,
cioè
avanti che la rappresentazione indirizzasse il ba
zii e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro Androne,
cioè
uno che prima di ogni altro si avvisò di saltare
Cornelio illustrate le scene con gli Orazj, col Cinna e col Poliuto,
cioè
nel 1641 o 1642. Questa commedia assai piacevole
. Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli,
cioè
che nelle imitazioni ridicole avesse satireggiato
menti Italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto,
cioè
dalla commedia latina del Vercellese Mercurio Ron
Tre altri comici rinomati si vogliono nominar con onore dopo Moliere,
cioè
Regnard, Brueys e Dancourt. Giovanni Francesco Re
lta danzò Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò in pubblico Luigi XIV,
cioè
nell’Ercole amante insieme colla regina, nella ma
suo libro degli uomini insigni riferisce una cosa assai più notabile,
cioè
che in Isparta ogni vedova quanto si voglia nobil
ella Vita di Silla egli pur mentova un certo Metrobio attore Lisiodo,
cioè
che rappresentava solo parti di donne, a differen
ne comparire un’ altra165. Nell’alto della scena eravi il Θεολογειον,
cioè
il luogo onde parlavano le divinità. Nell’alto er
o cittadino potente e adulatore del popolo promulgò una strana legge,
cioè
che chiunque proponesse di trasportare ad uso di
ni domenica sera. Ognun de’Soci doveva confessarsi tre volte l’anno :
cioè
la Pasqua di Resurrezione, l’Assunzione e il Nata
sc. 2, fa che Palestrione greco personaggio lo chiami poeta barbaro,
cioè
non greco, ma latino, la qual cosa non avrebbe po
ca, e non barbara. Adunque Nevio non ebbe la patria greca ma barbara,
cioè
straniera. Aulo Gellio nel rimproverare a Nevio i
ce che i suoi bei versi mostravano tutta la nativa alterigia Campana,
cioè
del proprio paese. E’ inutile accumulare argoment
. [2] Bisogna richiamar in mente ciò che abbiam detto in altro luogo,
cioè
che nel risorgimento delle lettere in Italia, com
n altronde deriva se non se dalla più vicina imitazione della natura,
cioè
dalla espressione più esatta di quei toni natural
rno degli Anfizioni s’introdussero in Atene le gare fra i ceteratori,
cioè
fra i poeti che cantavano le proprie poesie accom
sé, nacque presso a’ Greci la scienza che i moderni chiamano musica,
cioè
quella combinazione artifiziosa di suoni che può
ato e più sublime era l’altro vantaggio che aveva il ritmo d’influire
cioè
sui costumi nazionali, e sulla pubblica educazion
nsazione o imagine, nascono all’opposto due linguaggi diversi, quello
cioè
del poeta e quello del musico, ciascuno dei quali
musica, si dice ancora della musica strumentale rispetto alla vocale,
cioè
che vicendevolmente si nuocono per voler ciascuna
? Che al più solo potranno averla nei concerti puramente strumentali,
cioè
nel genere meno perfetto della musica, siccome qu
Se si parla delle misure semplici, le quali non sono che due la dupla
cioè
, e la tripla, la prima non esprime che due soli t
seconda tre. Se si parla delle composte, queste non sono che quattro,
cioè
la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla
o, il trocheo e il tribraco; poiché misurandosi tutti tre ad un modo,
cioè
con una tripla, rimangono fra loro indistinti. né
parti principali che costituiscono la nostra armonia equitemporanea,
cioè
il basso, il tenore, il contralto e il soprano, i
va quantità delle sillabe senza badare agli accenti di puro rinforzo,
cioè
all’acutezza e gravità de’ suoni nella pronunzia.
mus». Ma dall’accennato testo pretende ricavare un moderno scrittore,
cioè
il padre Sacchi Barnabita nel capitolo secondo de
ta in Costantinopoli un’ accademia di marina chiamata Muhendis Khanè,
cioè
camera di geometria aperta verso il 1773. Il prim
lgar soccorso di macchine e di magie e trasformazioni. Dura tre anni,
cioè
a dire incomparabilmente meno, non dico delle fav
tazione in calce : S. A. S. ha ordinato che invece di Gaetano Caccia
cioè
Leandro, e di Galeazzo Savorini Dottore si paghin
mo ; di quella del sette nelle sue varie specie, espresse dal Donato,
cioè
: Palliata, Togata, Atellana, Tabernatia, Mimo, R
Ma già viene il Signor Lampillas colla mano armata di acute folgori,
cioè
de’ passi di alquanti eruditissimi Italiani, i qu
ri. La Tragedia Greca si cantava, e non si cantava, dice il Martelli,
cioè
non era un Canto deciso, come il Moderno, nè un p
che Metastasio è sicuramente un Poeta superiore a’ loro Poeti Lirici (
cioè
Musicali) senza eccettuarne Quinault: che gl’Ital
tiene in tutte le sue Scritture l’opinione del Poeta Filosofo Orazio,
cioè
che Ficta voluptatis causa sint proxima veris,
is, Sentimento espresso con altri termini da un giudizioso Inglese,
cioè
che il Vero Poetico sia il Verisimile. Ed Aristot
olcemente i cuori umani . . . . racchiusero gl’insegnamenti in verso,
cioè
in discorso armonioso, e l’armonia del verso acco
pettatore, il quale col fatto convenga in non cercare un impossibile,
cioè
una cosa, che non può andare altramente di quello
bjetto del volgo, dove vada? Vado, risponderà ridendo, alla Commedia (
cioè
ad una cosa che sa di esser finta): vado a vedere
tore di Urbino ne aggiungo un’ altra di uno non meno divino Artefice,
cioè
del fonte della Grazia pittoresca, Antonio Allegr
precise parole: Non si può negare, che negli ultimi predetti secoli,
cioè
dopo il mille e cento di gran lunga abbondasse pi
inguevano con varj nomi secondo i loro varj mestieri, in Troubadores,
cioè
trovatori, così detti dal trovar prontamente le r
altro sesso, che aveano spirito, senso e talento per la gaja scienza,
cioè
per la scienza d’ amore e di poesia a que’ tempi
ico di ciarlatani si comprendevano a que’ tempi non solo gli scenici,
cioè
i mimi, buffoni ed istrioni ma eziandio i giullar
fosse certo ciò che scrive l’Autore della Storia Critica de’ Teatri,
cioè
che la Poesia Drammatica a imitazione degli Antic
rito di mettere in iscena, al pari del Mussato, una storia nazionale,
cioè
la caduta di Antonio della Scala Signore di Veron
interior del teatro, a prescegliere si abbia il legno; quella materia
cioè
di che fannosi appunto gli strumenti da musica, s
nto di cosi raffinata invenzione, è facile a vedersi: la similitudine
cioè
, o l’analogia, che immaginarono doversi trovare t
stessa che usavano gli antichi a disporre nel loro teatro i gradini,
cioè
il semicerchio. Di tutte le figure di un perimetr
Cornelio illustrate le scene con gli Orazii, col Cinna e col Poliuto,
cioè
nel 1641 e 1642. Questa commedia assai piacevole
. Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli,
cioè
che nelle imitazioni ridicole avesse satireggiato
menti italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto,
cioè
dalla commedia latina di Mercurio Ronzio vercelle
re altri comici rinomati si vogliono mentovar con onore dopo Moliere,
cioè
Regnard, Brueys e Dancourt. Giovanni Francesco Re
una volta Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò in pubblico Luigi XIV,
cioè
nell’Ercole amante insieme colla Regina, nella ma
Dittatore L. Cornelio Silla venne Roscio onorato col l’anello d’oro,
cioè
fu ascritto all’ordine equestre. In fatti la disi
are in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sezterzii,
cioè
intorno a quattordicimila ducati napolitani. Più
esse vedasi Alberto Fabrizio Biblioth. Lat. lib. IV. b. Dell’esodio,
cioè
di questa spezie di tramezzo fatto da’ mimi o lud
che non vennero compresi nel bando degl’Istrioni i Tragedi e Comedi,
cioè
coloro che recitavano e cantavano drammi regolati
veste su le scene, ei non somiglia a sè stesso che in una sola cosa,
cioè
in esser sempre eccellente. » Di lui abbiamo t
, e l’ arte ne acquista perfezione; ma ciò s’intende quando la legge,
cioè
la ragione, gastiga i delitti, non già quando un’
ù deplorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità,
cioè
di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’
i non si trova se non quello che ebbero tutte le nazioni anche rozze,
cioè
musica, balli e travestimenti adoperati ne’ loro
e potuto, facendo parola di quanto noi abbiamo non ha guari riferito,
cioè
de’ giuochi teatrali dati in Cadice da Balbo, del
adoperando quasi sempre una molla per la loro nazione efficacissima,
cioè
la forza del fato e l’infallibilità degli oracoli
erno però su cui volgesi la tragedia Romana, è lo stesso della Greca,
cioè
il fatalismo, se tralle conosciute se n’ eccettui
atone in essa è mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti,
cioè
da una languida e inutile congiura di due furbi c
erato con Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese,
cioè
con una poetica comparazione, compresa nell’ orig
anguidi amori; ed ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca,
cioè
che l’amore di Marzia è degno di una vergine Roma
a storia teatrale contribuisce ai progressi del gusto nella gioventù,
cioè
le bellezze più che i difetti de’ componimenti, c
tato, forse per quello che nel medesimo dialogo di Platone s’insegna,
cioè
che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spi
li ultimi fogli periodici due tragedie quivi pur pubblicate nel 1788,
cioè
la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Regg
ella del sig. Gay rappresentata nel 1728. Il titolo è Beggars’ Opera,
cioè
l’Opera del Mendico, e non già de’ Pezzenti, come
i attrici ma non così naturali ebbe la Gran-Brettagna. Dopo la Nelly,
cioè
Elena Guyn attrice comica sì cara al re Carlo II,
del Bartoli, poichè Domenico era già morto nella primavera del 1774,
cioè
quindici anni prima dell’incontro di questo col C
, e mi correggeste gl’importantissimi errori di Critica, e di Storia,
cioè
l’aver chiamati Colloquj Pastorali tutte le favol
l letargo, è lo stesso che volerne essere a bello studio piaggiatore,
cioè
nemico tanto più pernicioso, quanto più occulto.
Pais, come altresì le Accademie, che riguardano al medesimo oggetto,
cioè
quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid
delle celebri Città Italo-Greche ci rimase qualche cosa più preziosa,
cioè
a dire la memoria gratissima della dottrina di ta
ce sia fondazione Fenicia, per quel che dice Sallustio ne’ Frammenti,
cioè
che non la fondarono, ma le mutarono il nome di T
za, potevano trasferiti alla musica moderna contribuir a migliorarla,
cioè
la dottrina dei generi e dei modi. A cotal impegn
di mestieri ripigliar da più alto la trattazione. [6] La consonanza,
cioè
quell’intervallo armonico, nel quale i due toni g
venne appigliarsi alla seconda. Questo fu d’introdurre le dissonanze,
cioè
quell’intervallo ove l’accordo di due suoni si tr
’ principali mezzi fu quello d’applicar l’armonia a parole cantabili,
cioè
a poesie appassionate ed affettuose. [14] Avvegna
fiore della toscana letteratura; l’occasione in cui fu rappresentata,
cioè
nello sposalizio di Maria Medici col re di Franci
al quale urtano sovente gli inventori in cotai generi, la mescolanza,
cioè
, dell’antica imitazione colle moderne usanze. La
ai leggiadra tratta dalla Flora d’Andrea Salvadori, stampata nel 1628
cioè
anni vent’uno prima del Giasone. «I’era pargole
e nel 1547; e dieci anni dopo s’impresse in Parigi il suo Eptamerone,
cioè
sette giornate di novelle giocose ma soverchio li
e di talento, e tra esse, oltre al medesimo Jodelle, due altri poeti,
cioè
Remigio Belleau, e il nominato Giovanni De la Per
l disegno di una riforma, ma molti ne disapprovavano il mezzo scelto,
cioè
l’esempio de’ Francesi. «Il nostro gusto e i nost
ie in prosa sul gusto inglese si coronarono verso il 1780 in Amburgo,
cioè
i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto di
anto difficile al Wieland autore del Mercurio tedesco. Ma il Postzug,
cioè
il Tiro a quattro commedia del medesimo Ayrenhoff
un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scena;
cioè
l’obbligare, ad onta della propria nobiltà, il fi
fazione al Tomo XIII delle sue opere (Ediz. Pasquali) : Primo Zanni,
cioè
Brighella, Pietro Gandini Veronese, comico di gra
72, un anno avanti la pubblicazione delle rime del Vestamigli, quando
cioè
l’Isola si trovava a recitare a Bologna con Angio
uando risorsero? sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta,
cioè
più dilettevole e più instruttiva? Tutto ciò si d
e della giustizia, si eseguiva una musica chiamata Tchoung-hochao-yo,
cioè
che inspira concordia verace. Nel leggerglisi qua
o Locatelli sappiamo che la Compagnia era composta di nove persone, «
cioè
due Innamorati, due Donne, la Rufiana, un Coviell
uolo vestita alla francese e tradotta in italiano per G. A. Z. D. O. (
cioè
: Giovan Andrea Zanotti detto Ottavio), dedicato
atone è in essa mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti,
cioè
da una languida inutile congiura di due furbi che
erato con Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese,
cioè
con una poetica comparazione compresa nell’origin
disapprovati. Ed ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca,
cioè
che l’amore di Marzia è degno di una vergine roma
a storia teatrale contribuisce ai progressi del gusto nella gioventù,
cioè
le bellezze più che i difetti de’ componimenti, c
tato, forse per quello che nel medesimo dialogo di Platone s’insegna,
cioè
che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spi
el secolo XVIII si lodano due tragedie pubblicate in Londra nel 1788,
cioè
la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Regg
iddons e della Cibber diverse altre attrici stimabili. Dopo la Nelly,
cioè
Elena Guyn attrice comica sì cara al re Carlo II,
ella del sig. Gay rappresentata nel 1728. Il titolo è Beggars’ Opera,
cioè
l’Opera del Mendico, e non già de’ Pezzenti, come
e del Machiavelli, si vedrà che furono scritte assai prima del 1520,
cioè
intorno al 1498 o poco più; e per conseguenza che
o Della commedia, e farle serbar l’ordine. 107 Ariosto da prima,
cioè
ne’ suoi verdi anni, cominciò a scrivere le sue f
ne particolari. Reca singolar diletto al filosofo che non arzigogola,
cioè
che ragiona con sicurezza di dati, il rintracciar
adusse in prosa Francese, e s’impresse in Parigi nel medesimo secolo,
cioè
assai prima che vi si conoscesse il teatro Spagnu
resto da Roma vengano quì . . . . perciocchè la terra che vedete quì (
cioè
nella scena) è Roma, la quale già esser solea sì
del Castiglione conservate in Mantova, che ella fu in Roma nel 1514,
cioè
su i principj del pontificato di Leone X118. La t
bbero addurre in pruova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III,
cioè
di una parte del racconto che fa il servo al vecc
alternativamente. Vi si pongono alla berlina due personaggi ridicoli,
cioè
un Sanese scempiato che viene in Roma per farsi c
ata della Cattolica Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro,
cioè
uno sdrucciolo di sedici sillabe125, fatica e inv
pose in versi ch’è il Pellegrino impressa nel 1560, e sette in prosa,
cioè
l’Ermafrodito, il Ladro, il Marinajo, la Notte, i
chio Loredano, che dal 1587 al 1608 pubblicò sette commedie in prosa,
cioè
i Vani amori, la Malandrina, la Turca, l’Incendio
iamato il Ruzzante scrisse alcune commedie che s’impressero nel 1598,
cioè
la Fiorina, la Vaccaria, l’Anconitana e la Piovan
commedie, ove acciabattò quanto avea in iscena recitato come attore,
cioè
le rodomontate. Generalmente i pubblici commedian
paesi si sono infinite volte dipinte le donne con siffatto carattere,
cioè
distinte per grado e per virtù. Se M. Castilhon a
n musica dal Nauman, ed altre favole musicali imitate dalle francesi,
cioè
Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite. I
bra a me che fra essi molti declamino, e due soli veramente parlino ;
cioè
Cesare Dondini e la Romagnoli. » Ed Ernesto Rossi
Bulgarini pubblicata nel medesimo anno, e le commedie del Malavolti,
cioè
i Servi Nobili del 1605, l’Amor disperato del 161
eglio. Esse veramente non portano il nome dell’autore che le compose,
cioè
di Francesco d’Isa sacerdote erudito che dimorava
no fu ancora Lorenzo Stellati autore pregevole di altre due commedie,
cioè
del Furbo uscita in Napoli nel 1638, e del Ruffia
squisito gusto che abbia a’ nostri dì ragionato dell’opera in musica,
cioè
del conte Algarotti) di rimettere sul teatro mode
153. Così terminò il secolo XVI glorioso in tante guise per l’Italia:
cioè
per aver fatta risorgere felicemente in aureo sti
del suo poema della Musica pubblicato due anni dopo della mia Storia,
cioè
nel 1779; e benchè egli non si sia curato di cita
ben poco il cuore umano. Notate come il sangue di Cesare lo seguiva (
cioè
seguiva il maledetto acciajo di Bruto) come sforz
ne impiega ben quaranta solo in esagerate lodi della sua innamorata,
cioè
di Shakespear. Non è maraviglia che nella medesim
greche lettere, e fu la prima a comunicarle al rimanente dell’Europa,
cioè
alla Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando
ballo. Una dove l’uom non ha altro disegno che di ballar per ballare,
cioè
di eseguire certi salti regolati o per manifestar
alle leggi stesse alle quali soggiacciono tutte le arti d’imitazione,
cioè
di dare alla spezial materia che scelgono esse co
esigono le azioni drammatiche, e gli argomenti della oratoria. Debbe
cioè
apparire la danza una, varia, ordinata, convenien
za una, varia, ordinata, conveniente e patetica. Una, che rappresenti
cioè
un’unica azione principale senza divagarsi in epi
caratteri, il tempo, il luogo, e le circostanze171. Infine patetica,
cioè
che così acconciamente dipinga i movimenti propri
che in questi e simili casi la danza non è propriamente pantomimica,
cioè
rappresentativa d’una qualche azione determinata,
ssimo fatti; in cima il Nettuno col tridente ecc. dietro otto mostri,
cioè
quattro innanti, e quattro dappoi tanto ben fatti
feste teatrali rappresentate alla corte, in qualcheduna delle quali,
cioè
pel Trionfo d’Amore ballò il medesimo re Luigi de
i partigiani, era giunta presso ai Romani, a quel grado di perfezione
cioè
che nasce dall’eseguire col solo aiuto de’ gesti
oncetto mentale dell’uomo espresso al di fuori con due segni il gesto
cioè
, e la voce; ciascuno d’essi segni dee perder molt
o genitore? Come esporre alla vista ciò che accadde dietro alle scene
cioè
il biglietto trovato da Bruto sotto la statua di
necessario un qualunque compenso, e attesa l’indole degli spettatori,
cioè
di que’ sibariti in materia di gusto, che voglion
te più della precedente del difetto generale delle tragedie francesi,
cioè
vi si scorge più copia delle stesse espressioni p
venevolezza ciò che dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo,
cioè
che all’arrivo di Don Pietro in corte i di lui oc
ella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor di tempo,
cioè
mentre la reina è in procinto di tutta abbandonar
o ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene di Bruto con Cesare
cioè
la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa
aometto tralle tragedie è quello, che fu tralle commedie il Tartuffo,
cioè
un capo d’opera ammirato per sentimento dagl’ imp
l’autore si prefisse il più bel fine a cui siesi elevata la tragedia,
cioè
mostrare quanto la forza della virtù della religi
ore. Rimane a parlare di un altro tragico Parigino de’ nostri giorni,
cioè
di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli
come storico. La sua favola è posta in mezzo a due baluardi istorici,
cioè
a una prefazione e ad alcune note nel fine. Nell’
de’ Mori per iscuoterne il giogo? Ma sia pure l’ Avogadro un ribelle,
cioè
un suddito oppresso che non ha la virtù della tol
dai Francesi con che perfezionare la nostra opera; da quella nazione
cioè
che ha preso da esso noi la opera medesima.
usica dal Nauman, e con altre favole musicali imitate dalle francesi,
cioè
Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite. I
i comici nell’ultimo atto della comedia uenerono un pocho alle mani,
cioè
Triuelino e Ottauio dentro pero, e dicono che fos
moltiplichiamo le nostre ciancie, purchè ci troviamo i nostri conti,
cioè
finchè io mi diverta nel mio ozio, ed Ella possa
za sotto il gran nome di Patria). La nostra pugna è per una Dulcinea,
cioè
per una divinità che noi stessi ci formammo dando
colle lettere. I primi suoi maestri retori e poeti furono Semigreci,
cioè
Greci delle Calabrie, perchè i primi che v’introd
o sei anni dopo che Livio ebbe introdotta la poesia teatrale in Roma,
cioè
verso l’anno 519, Gneo Nevio poeta nato nella Cam
el Consolato di Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cetego,
cioè
l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato
mo, per quello di Ennio composto nel settantesimo anno della sua età,
cioè
in quello in cui fini di vivere. La sua Medea Esu
isa si lamenta nell’atto I: Τις αμυνει; ποια γεννα, Ποια δε πολις,
cioè
Chi mi difende? qual gente? qual città? Ennio n
αρ ἐκ τʹ αδοξοὺτω ίων, Χακ τὼν δοκουντων, ἀυτὸς ου ταυτον τε σθενει,
cioè
, Non ha la medesima forza il medesimo discorso p
imiglianza facendo che Alcmena nel tempo solo della rappresentazione,
cioè
in una notte e un giorno resti incinta e partoris
novità simile a quella che abbiamo osservata in alcune di Aristofane,
cioè
l’illusione distrutta dal medesimo poeta. Aristof
lior gusto quasi intatta la più utile investigazione de’ loro drammi,
cioè
quella de’ tratti più vivaci, de’ vaghi colori sc
lidisca e Pegnio; e la loro scena è vivace e propria di tali persone,
cioè
di una fante di un ruffiano e di un ragazzaccio m
s (at. II, sc. 2) fa che Palestrione Greco lo chiami Poeta Barbaro ,
cioè
non Greco ma Latino, la qual cosa non avrebbe pot
a, e non barbara. Adunque Nevio non ebbe la patria Greca, ma barbara,
cioè
straniera. Aulo Gellio nel rimproverare a Nevio i
ce che i suoi bei versi mostravano tutta la nativa alterigia Campana,
cioè
del proprio paese. E’ inutile accumolare altri ar
i caratteri, ma che gli esprima cogli stromenti propri dell’arte sua,
cioè
col verso, e collo stile poetico; altrimenti s’av
usica imita la natura, ma la imita pei mezzi, che le si appartengono,
cioè
col canto e col suono: il qual linguaggio, attesa
la collocazione, la pronunzia, e il suono stesso de’ segni arbitrari,
cioè
delle parole l’immagine mentale da lui creata esp
che le somministra la poesia. Ed ecco un altro distintivo dell’opera
cioè
la simplicità, e la rapidità dell’argomento. [14]
inguaggio, che corrisponde al canto, debbe essere diverso dal comune,
cioè
, tale quale si converrebbe ad un uomo, che esprim
zione ci porta ad un altra cognizione non meno interessante, a quella
cioè
dei diversi generi di canto che corrispondono al
ora l’aria dovrà essere come una cscita, una scappata del sentimento,
cioè
quella riflessione ultima, in cui l’anima si trat
si affaccia un dubbio importante, che conviene dilucidare, il sapere
cioè
se alla interna costituzione del dramma convengan
famelici, voler dar legge di tutto tutto ignorando. Sette anni dopo,
cioè
nel 1770 l’istesso Moratin fe rappresentare ed im
ella trincea del campo di San Roque sotto Gibilterra3. Due anni dopo,
cioè
nel 1773 Don Tommaso Sebastian y Latre Aragonese
he tanti dolori cagionò agli Achivi? Errò Stazio cantando la Tebaide,
cioè
le discordie fraterne ed il regno alternato comba
a egli stesso no se ha hecho bien cargo di ciò che io dissi e ripeto,
cioè
che esse converrebbero a’ Numantini usate a tempo
all’azione. Terma sacerdotessa dipinge a lungo quel che tutti sanno,
cioè
la strage che fa la fame ne’ Numantini ridotti, m
ella Judia de Toledo del poeta Diamante da noi mentovata nel tomo IV,
cioè
la morte data da’ Castigliani a una Ebrea Toledan
ro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani,
cioè
di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra.
sagerarne i rapidi funesti effetti; ma aggiugnere che questo fulmine,
cioè
questa spada siasi spiccata dalle nubi, è falsità
a di correggere Sofocle per far che quedase con menos impropriedades,
cioè
che rimanesse spoglio della maggior parte delle i
nno speso onoratamente il loro ozio in comporre tragedie in italiano,
cioè
dell’ab. Don Giovanni Colomès Catalano, Don Emman
n raccomandato a prova nel suo tirocinio teatrale i due suoi maestri,
cioè
il proprio genitore, comico distinto a que’tempi,
e più d’una del Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in Madrid,
cioè
la Lindona de Galicia, e los Amantes de Teruel.
o me l’hanno fatta conservare in teatro ad onta di tante stravaganze,
cioè
il carattere vendicativo di questa dama che parla
egno di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore,
cioè
di permettergli di sperare la mano della figliuol
il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità,
cioè
che le passioni sfrenate e la pazza gelosia cagio
sce, e si trovano nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta,
cioè
a vista di Benamexì città de’ Mori. Dispettoso l’
mettersi per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e una Corilla,
cioè
verseggiatori estemporanei, è impossibile persuad
inserita nel suo Teatro Spagnuolo con altre due del medesimo autore,
cioè
col Parecido en la corte, e con No puede ser guar
ie applaudite, e solite anche al presente a rappresentarsi in Madrid,
cioè
el Montattes Juan Pasqual, ed el Sabio en su reti
ma s’intitola No ay plazo que no se compla, ni deuda que no se pague,
cioè
non vi è tempo prefisso che non arrivi, nè debito
dare questa massima: que no es ciencia que se studia la del reinar ,
cioè
che l’arte di regnare non si studia, la quale è m
si. Adunque dalla favola di Candamo risulta uno sciocco insegnamento,
cioè
che l’arte del regnare non s’impara se non col so
ode, è che vi si mostra coll’esempio di Camillo questa verità morale,
cioè
che un principe buono, che voglia bene adempiere
Saverio Bettinelli, che volle scherzare con una asserzione non vera,
cioè
che essi nè anche sapevano ridere senza gravità
lo seccano bevendo, e con ciò, la puente de su misma sed fabrican ,
cioè
si fabbricano un ponte colla propria sete, seccan
rtoghese poeta rinomato scrisse quattro commedie impresse in Lisbona,
cioè
due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella A
ne più d’una di Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in Madrid,
cioè
la Lindona de Galicia, e los Amantes de Teruel.
me l’hanno fatta conservare sul teatro ad onta di tante stravaganze,
cioè
il carattere vendicativo di questa dama che parla
egno di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore,
cioè
di permettergli di sperare la mano della figliuol
il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità,
cioè
che le passioni sfrenate e la pazza gelosia cagio
orotea trovandosi nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta,
cioè
a vista di Benamexi città de’ Mori. Dispettoso l’
a mettere per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e una Corilla,
cioè
verseggiatori estemporanei, è impossibile persuad
inserita nel suo Teatro Spagnuolo con altre due del medesimo autore,
cioè
il Parecido en la Corte, e No puede ser guardar l
ie applaudite, e solite anche al presente a rappresentarsi in Madrid,
cioè
el Montañes Juan Pasqual, ed el Sabio en su retir
ma s’intitola No ay plazo que no se cumpla, ny deuda que no se pague,
cioè
non vi è tempo che non giunga nè debito che non s
a piace-volezza di questa ridicola favola. El Castigo de la miseria,
cioè
il castigo dell’avarizia, di Giovanni la Hoz lasc
ci. Adunque dalla favola di Candamo risulta uno sciocco insegnamento,
cioè
che l’arte del regnare non s’impara se non col ma
de, è che vi si mostra coll’ esempio di Camillo questa verità morale,
cioè
che un principe buono che voglia bene adempiere a
nda lo seccano bevendo, e con ciò la puente de su misma sed fabrican,
cioè
si fabbricano un ponte colla propria sete. 119.
o come i Volgari sul Paolino, sul Koulicán, sulla Conquista del Perù;
cioè
a dire, che i Dotti accoppiano il gusto al discer
colui che scrisse nella Caverna di Salamina? Le Poesie delle Grazie,
cioè
a dire di Pietro Metastasio da circa sessant’anni
ad intendere a’ suoi compatrioti una cosa contraddetta dalla Storia,
cioè
che in tutte le Nazioni i Poeti scenici, al pari
bisognava che leggeste tutta, e col soccorso di qualche comentatore),
cioè
nel secolo di Augusto, non era volgo di gusto cor
uno sapesse dell’altro, e Racine e Corneille a un medesimo argomento,
cioè
alla Tragedia di Berenice. Veda dunque, che eravi
llo del Sig.r Duca Conti, et mi portarono versi p. doi altre machine,
cioè
il sole che p. non ueder il tradim.º che corse ne
la Compagnia Reale Sarda ; Clelia e la Plutomania, il ’54-’55, quando
cioè
la Reale Sarda, non più sovvenuta dallo Stato, di
suo libro degli Uomini insigni riferisce una cosa assai più notabile,
cioè
che in Isparta ogni vedova quanto si voglia nobil
. E nella Vita di Silla mentova pure un certo Metrobio attore Lisiodo
cioè
che rappresentava parti di donne, a differenza de
o cittadino potente e adulatore del popolo promulgò una strana legge,
cioè
che chiunque proponesse di trasportare ad uso di
Dittatore L. Cornelio Silla venne Roscio onorato coll’ anello d’ oro,
cioè
fu ascritto all’ordine equestre. In fatti la disi
are in pubblico la pirrica) promettendogli cinquecentomila sesterzii,
cioè
intorno a quattordicimila ducati Napoletani. Più
. Di esse vedi il Fabrizio Bibliot. Lat. lib. IV. 131. Dell’ esodio,
cioè
di quella spezie di tramezzo fatto da’ mimi o lud
o si lascia dietro un nemico non meno forte del Cefalo, e dell’Orfeo,
cioè
l’Egle del Giraldi pubblicata nove anni prima del
Sarà così: ma non per la piacevole ragione asseritane dal Lampillas,
cioè
che poco dopo il Rueda morì. Forse non si può mor
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