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1 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213
ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de
o alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. Non avrei mai creduto, che potessi dis
mai creduto, che potessi dispiacere all’Apologista nella descrizione de’ Teatri di Madrid. Non pertanto egli dice (p. 298.
Vitruvio insegnato, che il modello archetipo della buona costruzione de’ Teatri debba torsi dagl’Italiani di oggidi? E se
di oggidi? E se tali cose non si leggono in veruna parte della Storia de’ Teatri, dove, Sig. D. Saverio, fondate il vostro
per mio sentimento? Se al vostro giudizio sembra, che la costruzione de’ Teatri di Madrid possa intaccare il gusto della n
e che io così pensi, protesto che v’ingannate ancora. La construzione de’ Teatri di Madrid nulla ha di repugnante al gusto.
ha di repugnante al gusto. E’ un misto di nuovo metodo per gli ordini de’ palchetti che vi sono, e di antico per le scalina
erei ancora di togliere quegli oscuri Corridoj, e quelle faltriqueras de’ lati nè comode, nè graziose. Circa l’entrate anco
e quelle parti surriferite non pajono fabbricate colla mira dell’agio de’ concorrenti. Quello però che è più notabile, e di
ca intanata in que’ meschini Corridoj interiori, e in quelle angustie de’ varj spartimenti, potrebbe liberarsi prontamente
fumo. Udiste, Sig. Lampillas, che i nazionali savj non fanno apologie de’ manifesti difetti, ma pongono l’energia del patri
per promuoverne la correzione. Io intanto nell’Edizione della Storia de’ Teatri non volli far uso del passo del Sig. Ponz,
censura del sospettoso Apologista. Vediamo però di trovare l’origine de’ suoi foschi sospetti. Fosse a caso la mia descriz
essione ciò che vi accennai delle ritirate, e delle oscuritá visibili de’ Corridoj? Niuna offesa parmi che ne ridondi al gu
senza verun riguardo per gli altri concorrenti, qual proteggendo uno de’ Teatri, e quale l’altro. Davano in somma, tuttoch
ltro. Davano in somma, tuttochè pochi per numero, idea dello strepito de’ Teatri Latini, di cui diceva Orazio: Garganum m
an parte a tali sconcezze il Magistrato di Madrid, e troncò la radice de’ partiti, formando di ambe le Compagnie una sola C
vista di ognuno? Circa un centinajo e mezzo di esemplari della Storia de’ Teatri essendosi sparsi per la Spagna, domandai a
irar giù a mosca cieca, non curandovi nè anche di leggere gli scritti de’ nazionali, e poi spacciate per epigrafe del Saggi
altrui colpe sognate? quale il tignere tutte le cose del fosco colore de’ vostri aerei sospetti1? 1. T.V. p. 322. Viage
nor Lampillas mi domanda ancora, perchè non abbia narrati i disordini de’ Teatri Francesi? Ma forse ho io nel 1777. parlato
ati i disordini de’ Teatri Francesi? Ma forse ho io nel 1777. parlato de’ Teatri di Grecia, d’Italia, e delle altre moderne
Teatri di Grecia, d’Italia, e delle altre moderne nazioni? Ho parlato de’ Teatri di Madrid, perchè mi erano sotto gli occhi
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
ssi della Commedia Antica. Frattanto la parte ridicola e satiresca de’ Cori che precedettero la poesia Tespiana, apparta
città, trovarono da poi ne’ poeti comici tanti zelanti patrocinatori de’ loro diritti offesi; ed il magistrato Ateniese pe
lumi maggiori e sull’origine della commedia e sull’ordine cronologico de’ poeti comici. Tuttavolta la diligenza di molti va
cco Vossio, Giovanni Meursio, Francesco Patrizi, squadernando i libri de’ commentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti,
ni Meursio, Francesco Patrizi, squadernando i libri de’ commentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’
dernando i libri de’ commentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, ed approfittandosi di q
i de’ commentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, ed approfittandosi di quelli di Ateneo
a di essere minutamente informato di siffatte cose, consulti le opere de’ riferiti scrittori. Noi intanto limiteremo le nos
sicure che appaghino la curiosità e rischiarino sobriamente la storia de’ predecessori di Aristofane senza opprimere la stu
seminarvi acconciamente la sapienza pitagorica, e nella piacevolezza de’ motteggi. Plauto secondo Orazio nell’una e nell’a
il paragone e colla magnificenza dell’apparato e colla pompa poetica de’ cori. Impazienti poscia dell’uguaglianza ambirono
emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridico
uenti di certi cittadini viziosi nati in Atene; quelle Vespe immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle Rane simboli
e Vespe immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle Rane simboli de’ molesti verseggiatori ciclici; quelle Nuvole coll
e Nuvole colle quali si satireggiava l’ipocrisia morale e l’inutilità de’ calcolatori fantastici. Ma se l’emulazione rendè
feggiare ambasciadori, screditar magistrati, manifestare i latrocinii de’ generali, e additare i più potenti e perniciosi c
iù potenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al natu
ompiacque della indecenza che vi regnava vedendovi il ritratto fedele de’ suoi costumi; e applaudì a quella malignità che m
allontana da ogni favola comica moderna. I frammenti che ci rimangono de’ primi comici non basterebbero a darne compiuta id
trighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire, altri comici
vi campeggiano, i quali non appariscono agevolmente senza la fiaccola de’ principii surriferiti, senza la cognizione della
accola de’ principii surriferiti, senza la cognizione della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria d
ualche estratto più circostanziato che non feci nel 1777 nella Storia de’ Teatri in un solo volume, delle favole di Aristof
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
nate le lingue moderne. L’orrore e la desolazione che alla venuta de’ barbari settentrionali si distese per le provinci
rimori riconoscendo un capo della nazione conservavano una gran parte de’ loro diritti, stabilirono fra noi un governo fatt
di anni trenta calato questo gran principe in Italia nel 773 sfornito de’ rudimenti gramaticali della lingua latina; conobb
robabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II di Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo. In simil guisa pervenne
e dell’Arcipelago con una gran parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e di altri Italiani, prod
go con una gran parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e di altri Italiani, produssero lo stabi
o fece dell’Italiab, fralle altre cose attesta che le città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di quell
ione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori, e di stabilire un governo libero ed egua
governo libero ed eguale, che agli abitanti assicurasse la proprietà de’ beni, accrescesse la popolazione e incoraggisse l
guitato e mortalmente ferito. Così venne a indebolirsi l’indipendenza de’ baroni, le corone accrebbero la propria prerogati
ndo condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta de’ divieti si videro introdotti nelle Chiese, ne rip
e nel principio del XIII secolo che si abolisse simile contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica, e l’uso di c
tre fanciulli nella fornacea Correva il popolo volentieri alla festa de’ pazzi che si celebrava dal Natale all’Epifania in
n inventario, in cui si parlava della mitra e dell’anello del Vescovo de’ Pazzi c Non riusciva men cara a’ popoli di quel t
li di quel tempo la festa degl’Innocenti che era un tralcio di quella de’ Pazzi, e si celebrava nel dì de’ Santi Innocentia
nocenti che era un tralcio di quella de’ Pazzi, e si celebrava nel dì de’ Santi Innocentia Posero in oltre i monaci di man
nocentia Posero in oltre i monaci di mano in mano in dialogo le Vite de’ Santi, come quella di Santa Caterina recitata nel
die e commedie di Anselmo Faìdits nella poco esatta e favolosa storia de’ Poeti Provenzali del Nostradamus a, ma quell’Anse
stesso, e cantati insieme colla moglie che egli menava seco iu cambio de’ ministrieri e de’ Giullari. L’Heregia dels Preyre
insieme colla moglie che egli menava seco iu cambio de’ ministrieri e de’ Giullari. L’Heregia dels Preyres è il titolo rima
i e de’ Giullari. L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci di uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fosse una
rchese Bonifacio da Monferrato. Si parla eziandio di alcune pastorali de’ Provenzali che erano piccioli dialoghi ne’ quali
lla, i quali entrarono a parlare degli affari politici e delle vedute de’ gabinetti dell’Europa, e la pastorella specialmen
e in versi; in Canteres, o Cantori che aggiungevano il canto ai versi de’ Trovatori; e in Giullares, ovvero Giullari o Giuc
la famosa Corte o Parlamento d’Amore, e poscia in Tolosa l’Accademia de’ Giuochi Florali, ove ognuno sceglievasi un’ Amica
evasi un’ Amica e la stabiliva sovrana dominatrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri, e ne portava la divisa, ed a lei d
gettarsi l’opinione di chi afferma che tali poeti degl’infimi tempi e de’ mezzani non avessero preso l’esempio da essi cono
sian, ed il valoroso nostro amico il sig. Cooper Walker nelle Memorie de’ Bardi Irlandesi. Furono questi i successori de’ G
Walker nelle Memorie de’ Bardi Irlandesi. Furono questi i successori de’ Greci poeti, come Tirteo, che nelle battaglie acc
e battaglie accendevano e sostenevano co’ loro canti l’ardor marziale de’ guerrieri, battendo con entusiasmo l’arpa e canta
Eduardo I d’Inghilterra era talmente persuaso della potente influenza de’ ministrieri sull’animo de’ combattenti, che avend
talmente persuaso della potente influenza de’ ministrieri sull’animo de’ combattenti, che avendo fatta la conquista del pa
una legge, per cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mesti
r cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiereb Tornand
eppe don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine delle Orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a quel tempo il
continuò ad eseguire nella settimana santab. Un’altra rapresentazione de’ Misteri della Passione di Cristo trovasi fatta da
lla poesia teatrale greca e latina; essendo come le povere scaturgini de’ gran fiumi, che con ogni diligenza e con diletto
i diligenza e con diletto curiosamente si ritraccianoa. a. Il regno de’ Longobardi in Italia ne porge un chiaro esempio.
sta. Le necessarie discordie domestiche l’indeboliscono, e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella
arie discordie domestiche l’indeboliscono, e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Au
sua moderazione e dottrina ribatte la comune opinione adottata da uno de’ nostri pregiati scrittori qual è il chiarissimo C
i scrivesse latinamente con più purità ed eleganza del famoso storico de’ Longobardi Paolo di Varnefrido; e che non fossero
una nota non breve e ad implorar per la lunghezza di essa il perdono de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che
orità, cedendo il luogo a certe costumanze vaghe e bizzarre. Più poi de’ nominati scrittori compruova ciò lo stesso Liber
ti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie di anarchia de’ tribunali, e ad altri disordini, se in essa agiva
nghilterra. Fin sotto Ferdinando il Cattolico duravano gli sconcerti de’ secoli precedenti. Al dir del medesimo istorico,
ervanza per più secoli, passa glorioso e trionfante con ugual perizia de’ tempi mezzani a dipignere i disordini della giudi
a, citando l’esgesuita Bettinelli, sulle cui sole asserzioni fabbrica de’ grandi castelli. A questi tempi (dice) le decis
ata Fuero Real fatta da Alfonso IX, e veder nel prologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi di A
che morisse nello steccato. Nella II al tit. 21 si parla in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il mod
rii dell’Italia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentot
uì in Italia secondo il racconto di Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi: Erat sane hoc mirabile in regno Lon
iunque il volesse, di vivere colle Romane leggi, e colle costituzionì de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque
o Pellegrino un certo Capuano copiò in un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno
aceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di
le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di Benevento, frammenttendovi alcune sue os
tandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la vera pena stabilita nell
o il suo autorevol patrocinio, che questo bel bacio era una legge non de’ Longobardi, ma de’ Borgognoni, e leggesi ne le ad
patrocinio, che questo bel bacio era una legge non de’ Longobardi, ma de’ Borgognoni, e leggesi ne le addizioni ad Ll. Burg
lo Spirito delle Leggi, giudice troppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le l
Leggi, giudice troppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice
oppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XVIII,
e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egic
ssa tralle leggi promulgate in quella mezzana età in Italia, e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Queste ultime, ad onta
i promulgate in quella mezzana età in Italia, e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Queste ultime, ad onta di quel bacio
a citar le memorie di m. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di
a notizia, accenniamo soltanto, che tal festa stimossi una imitazione de’ Saturnali de’ Gentili. La libertà data a’ servi n
enniamo soltanto, che tal festa stimossi una imitazione de’ Saturnali de’ Gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre di
rati in istrane guise. Creavasi eziandio un Vescovo, e talora un Papa de’ Pazzi che officiava solennemente, e benediceva il
cantava alla Messa una canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di san Giovanni un’altra prosa de
a via in osservanza in qualche monistero della Provenza. Nel convento de’ France scani in Antibo il dì degl’Innocenti asten
Per altro indifferentemente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino, delle calende, degl’Innocenti.
o e profeta Narbonese che di anni 62 finì di vivere nel 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali da lui scritte e per la prima vo
sofia dello spagnuolo Arteaga che sempre ragiona prima di assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si avvolge per un mon
sson recare alcuni bei monumenti tratti dagli Statuti della Compagnia de’ Battuti di Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati
rocessione che usciva dalla chiesa di san Filippo Neri, fatta a spese de’ confratelli della Compagnia della Morte. Tale not
4 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
ve per l’innesto non pure del latino parlare e del settentrionale, ma de’ rimasti rottami de’ primitivi linguaggi Italici d
pure del latino parlare e del settentrionale, ma de’ rimasti rottami de’ primitivi linguaggi Italici de’ popoli indigeni,
ettentrionale, ma de’ rimasti rottami de’ primitivi linguaggi Italici de’ popoli indigeni, e de’ forestieri Etrusci, Osci,
imasti rottami de’ primitivi linguaggi Italici de’ popoli indigeni, e de’ forestieri Etrusci, Osci, Greci, Sabini, ed altri
derici), che i popoli Italiani già in quel tempo nulla più ritenevano de’ barbarici costumi degli antichi Longobardi, e che
loro costumi e linguaggio compariva molto della pulizia e leggiadria de’ vecchi Romani. L’eruditissimo Muratori conta dal
Paolo Giovio il fondatore del Toscano linguaggio, e da altri il Poeta de’ Pittori; Dante afferma nel capitolo X del suo Con
singa nel succennato luogo ci attesta parimente che le Città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di tutte
tutti i buffoni, giocolieri, cantambanchi, e simili che portavano via de’ grossi regali”. In fatti all’anno 1324 tenendo in
uffoni, musici, sonatori, oltre a quelli che già fissi erano al soldo de’ Principi. I lor giuochi, siccome ricavasi dalla C
ta Narbonese. Egli d’anni sessantadue finì di vivere al 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali da lui scritte, e per la prima v
varie buffonerie, sonando qualche stromento, o sollazzavano i conviti de’ Principi e gran Signori con canti, suoni e balli,
Principi e gran Signori con canti, suoni e balli, celebrando le gesta de’ Paladini, e le bellezze delle donne. Tutti costor
la famosa Corte o Parlamento d’Amore, e poscia in Tolosa l’Accademia de’ Giuochi florali, ove ognuno sceglievasi un’ Amica
vasi un’ Amica, e la stabiliva sovrana dominatrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri; e di là vennero le giostre, i torn
e arpe, e le viuole, e con altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (come fecero da principio nella Grecia i p
ropa del dì 4 luglio 1764, tom. II, M. Millot nella Storia letteraria de’ Trovatori, il Cav. Tiraboschi nella Storia della
Sig. Blair intorno ai poemi del Celto Ossian, e dall’erudite Memorie de’ Bardi Irlandesi del Sig. Cooper Walke, non solo c
o, ma in tempo di battaglia, come tanti Tirtei, accendevano gli animi de’ soldati al furor marziale, battendo con entusiasm
o uccisi. In tempo di pace ordinariamente cantavano l’ eroiche azioni de’ loro guerrieri per tramandarle a’ posteri; e per
de’ loro guerrieri per tramandarle a’ posteri; e per ciò Tacito disse de’ Germani, che altra storia essi non aveano che i c
avano i loro versi chiamati runici, e i loro cantici appellati wises, de’ quali serbasi una gran quantità nel settentrione,
tto, siccome l’hanno asserito il Crescimbeni ed altri, una invenzione de’ monaci del IV o del V secolo. Nota VII. Q
losofo Don Pietro Napoli-Signorelli autore di quest’eccellente Storia de’ Teatri) anche così: Il favor de’ Monarchi sa germ
li autore di quest’eccellente Storia de’ Teatri) anche così: Il favor de’ Monarchi sa germogliar nello Stato gli uomini ill
o nell’Entusiasmo delle belle arti l’Ab. Bettinelli) oggi senza favor de’ Principi, senza emulazione, senza ricompense, nel
migliore entusiasmo. Ma sebbene in Italia da qualche tempo suol farsi de’ Letterati e degli Artisti quell’uso che fassi de’
he tempo suol farsi de’ Letterati e degli Artisti quell’uso che fassi de’ limoncelli, come diceva l’eloquente Cardinal Cass
ie, l’ acque, i terreni, per l’armonica tempera, e per la delicatezza de’ sensi, per la proprietà del loro temperamento, pe
apparente nell’esteriore, per la placidezza, avvenenza, e gentilezza de’ costumi, per lo sodo, nobile, e grazioso modo di
ze sua patria come reo di congiura contro la vita del Cardinal Giulio de’ Medici, e che si ricoverò in Francia, dove di tal
minutezza e povertà, che non aveano i nostri mostrata nell’imitazione de’ Greci. Or da questo passo del Ch. Abate Bettinell
paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre all’imitazione de’ moderni. La Spagna fu la prima nazione che abbrac
o XVI. Nota XIII. Parlando il sig. di Voltaire del mal gusto de’ Francesi del secolo XVI dice: Pour les Français,
oridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, le Pasquelle de’Fiorentini, i Travaglini
ono Don Pasquale de’ Romani, le Pasquelle de’Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangu
le Pasquelle de’Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulci
Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulcinella, il Coviello e ’l Pasqua
5 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
nate le lingue moderne. L’Orrore e la desolazione che alla venuta de’ barbari settentrionali si distese per le provinci
rimori riconoscendo un capo della nazione conservavano una gran parte de’ loro diritti, stabilirono fra noi un governo fatt
i anni trenta calato questo gran principe in Italia nel 773, sfornito de’ rudimenti gramaticali della latina lingua, conobb
robabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II di Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo. In simil guisa pervenne
e dell’arcipelago con una gran parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e d’altri Italiani, produ
go con una gran parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e d’altri Italiani, produssero lo stabil
ione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori e di stabilire un governo libero ed egual
n governo libero ed eguale che agli abitanti assicurasse la proprietà de’ beni, accrescesse la popolazione e incoraggisse l
uitato e mortalmente ferito. Così venne a indebolirsi l’ indipendenza de’ baroni; le corone accrebbero la propria prerogati
, reticenze ed artificii Lampigliani, nè con invettive e declamazioni de’ sedicenti filosofi, nè con villanie e tagliacanto
almente nel principio del XIII secolo l’abolire questa contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica e l’uso di ce
re fanciulli nella fornace10. Correva il popolo volentieri alla festa de’ pazzi che si celebrava dal natale all’epifania in
un inventario, in cui si parla della mitra e dell’anello del vescovo de’ pazzi 12. Non riusciva men cara a’ popoli di quel
di quel tempo la festa degl’ Innocenti, che era un tralcio di quella de’ pazzi e si celebrava nel dì de SS. Innocenti13. P
ocenti13. Posero in oltre i monaci di mano in mano in dialogo le vite de’ santi, come quella di S. Caterina recitata nel co
la di tragedie e commedie di Anselmo Faidits nella poco esatta storia de’ poeti Provenzali del Nostradamus (Nota IV) ma que
stesso, e cantati insieme colla moglie che egli menava seco in cambio de’ ministrieri, e de’ Giullari (Nota V). L’Heregia d
nsieme colla moglie che egli menava seco in cambio de’ ministrieri, e de’ Giullari (Nota V). L’Heregia dels Preyres è il ti
iullari (Nota V). L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci di uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fosse una
chese Bonifazio da Monferrato. I mentovati ministrieri erano compagni de’ trovatori, e per lo più giravano per li castelli
i erano compagni de’ trovatori, e per lo più giravano per li castelli de’ signori per divertirli nell’ora del desinare, can
i per divertirli nell’ora del desinare, cantando su proprii stromenti de’ versi accompagnati da musica da loro composta. In
eppe Don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine delle orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a quel tempo il
tinuò ad eseguire nella settimana santa20. Un’ altra rappresentazione de’ misteri della passione di Cristo trovasi fatta da
la poesia teatrale greca e latina; essendo come le povere scaturigini de’ gran fiumi, che con ogni diligenza e con diletto
i diligenza e con diletto curiosamente si rintracciano. 1. Il regno de’ Longobardi in Italia ne porge un chiaro esempio.
ista. Le necessarie discordie domestiche l’indeboliscono e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella
sarie discordie domestiche l’indeboliscono e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Au
sua moderazione e dottrina ribatte la comune opinione adottata da uno de’ nostri più accreditati scrittori il chiar. Carlo
esse latinamente con più purità ed eleganza del famoso lodato storico de’ Longobardi Paolo di Varnefrido, e che non fussero
una nota non breve, e ad implorare per la di lei lunghezza il perdono de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che
torità, cedendo il luogo a certe costumanze vaghe e bizzarre. Più poi de’ nominati scrittori compruova ciò lo stesso Liber
ti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie di anarchia de’ tribunali e ad altri disordini, se in essa agiva
Inghilterra. Fin sotto Ferdinando il Cattolico duravano gli sconcerti de’ secoli precedenti. Al dir del medesimo istorico,
ervanza per più secoli, passa glorioso e trionfante con ugual perizia de’ tempi mezzani a dipignere i disordini della giudi
talia, citando il Sig. Bettinelli, sulle cui sole asserzioni fabbrica de’ gran castelli. A questi tempi in Italia (egli dic
ata Fuero Real fatta da Alfonso IX, e veder nel prologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi di A
che morisse nello steccato. Nella II al tit. 21 si parla in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il mod
rietà dell’Italia dal Sig. Lampillas, che ci permetterà di dirgli che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentot
uì in Italia secondo il racconto di Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi: Erat sane hoc mirabile in regno Long
hiunque il volesse, di vivere colle Romane leggi e colle costituzioni de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque
o Pellegrino un certo Capuano copiò in un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno
aceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di
le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di Benevento, frammettendovi alcune sue oss
tandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la vera pena stabilita nell
il suo autorevol patrocinio, che questo bel bacio era una legge, non de’ Longobardi, ma de’ Borgognoni, e leggesi nelle Ad
atrocinio, che questo bel bacio era una legge, non de’ Longobardi, ma de’ Borgognoni, e leggesi nelle Addizioni ad Ll. Burg
lo Spirito delle leggi, giudice troppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le le
leggi, giudice troppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice n
oppo competente, intorno alle leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XXVIII, c
e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egic
assa tralle leggi promulgate in quella mezzana età in Italia e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Quest’ ultime, ad onta
gi promulgate in quella mezzana età in Italia e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Quest’ ultime, ad onta di quel bacio
a citar le memorie di M. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di
a notizia, accenniamo soltanto, che tal festa stimossi un’ imitazione de’ Saturnali de’ gentili. La libertà data a’ servi n
enniamo soltanto, che tal festa stimossi un’ imitazione de’ Saturnali de’ gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre di
in altre strane guise. Creavasi eziandio un vescovo e talora un papa de’ pazzi che officiava solennemente e benediceva il
cantava alla Messa una canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di S. Giovanni un’ altra prosa de
ncora in osservanza in qualche monistero della Provenza. Nel convento de’ Francescani in Antibo il dì degl’ Innocenti asten
Per altro indifferentemente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino, delle calende, degl’ Innocenti
ennajo del 1766. 15. Nel citato Discorso si va continuando la storia de’ menestrels, e si dice che sotto il regno di Ricca
una legge, per cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mesti
r cui i menestrels erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiere. 16. Mu
colla verità certa filosofia che sempre ragiona prima di assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si avvolge per un mon
6 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « NOTE DI D. CARLO VESPASIANO. » pp. 301-306
anni in compagnia del Nebrissense, e passato in Portogallo fu Maestro de’ due Principi, e morì decrepito in sua casa nel 15
la storia? Quel che vi si avanza, specialmente dell’ignoranza provata de’ Sacerdoti Spagnuoli sino al XV secolo, è fondato,
mo italiano, calato fosse ad insegnare a scrivere commedie ai maestri de’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’ Italiani, che, co
o fosse ad insegnare a scrivere commedie ai maestri de’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’ Italiani, che, come bene osserva l’
sta eccellente Storia teatrale, già possedevano le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Ben
e, già possedevano le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Bentivogli. Nota II. Avv
o le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Bentivogli. Nota II. Avvegnachè la prima
entivogli. Nota II. Avvegnachè la prima Accademia scientifica de’ Segreti della Natura fosse stata formata in Napol
ssa col loro capo vissero nel XVII, e furono aggregati nell’Accademia de’ Lincei instituita in Roma l’ anno 1603 dallo scie
la si famosa dell’Istituto nel 1714. I principj dell’Accademia Senese de’ Fisiocritici, al dir del prelodato Amaduzzi, furo
e del dotto ab. Gimma. Nota III. Del Buonarrotti il giovane e de’ di lui drammi leggasi quanto ne dice il conte Maz
Tancia commedia, ove per cori all’usanza delle antichissime commedie de’ Greci, inventò alcuni intermedj nel fine d’ogni a
ne dello spirito e del buon comico”. 126. L’Italia ha perduto uno de’ più zelanti suoi difensori letterati e l’autore d
’onor della lingua e della letteratura Italiana. Egli godè l’amicizia de’ più colti uomini dell’una e dell’altra nazione, d
i godè l’amicizia de’ più colti uomini dell’una e dell’altra nazione, de’ Diderot, de’ D’Alembert, dell’Ab. Arnaud dell’Acc
izia de’ più colti uomini dell’una e dell’altra nazione, de’ Diderot, de’ D’Alembert, dell’Ab. Arnaud dell’Accademia France
rugoni, del Duca di Belforte, dell’avvocato Diodati, del can de Silva de’ marchesi della Banditella, dell’ab. Cristofano Am
7 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
i, le scimie, gli elefanti, ed i castori operai insieme ed architetti de’ loro borghi. In tanta varietà del regno animale s
solo e fornito di quanto bisogna alla sua sussistenza, ma disdegnoso de’ primi cibi non compri, dell’erbe su cui giaceasi
e della gola, alle soffici oziose piume, alla delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli o
la, alle soffici oziose piume, alla delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli ori, delle
vanità ed effemminatezza, perviene alla rettitudine degli Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati, de’ Senocrati,
perviene alla rettitudine degli Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla medita
a rettitudine degli Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Pla
li Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anass
la probità de’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anassagori, degli Archimedi. E fat
evarsi fisicamente entro esile e leggier globo areostatico per le vie de’ venti co’ Mongolfieri e co’ Lunardi, ma che trava
confuse e impercettibili nel chiarore della detta Via Lattea, rivela de’ corpi celesti i volumi, le densità, le velocità,
asi senza l’illusione seducente d’ ombre e di lumi ritrarre l’effigie de’ corpi ed imitar la natura con materie solide onde
’ascolta; prendendone l’esempio dal concorde suono del grato mormorar de’ ruscelli, del susurrar dell’aure leggiere, del fr
morar de’ ruscelli, del susurrar dell’aure leggiere, del frascheggiar de’ teneri frondosi virgulti, e del lieve aleggiare e
neri frondosi virgulti, e del lieve aleggiare e del gorgheggiar soave de’ canori augelletti. Ma que’ versi profferiti o can
o nella coltura tendente sempre mai irresistibilmente alla perfezione de’ proprj ritrovati, mal poteva limitarsi a quella s
acente al dilicato e fine suo gusto, poteva arrestarsi all’invenzione de’ nudi versi? Essa v’infuse un’anima, un’energia, u
scuote, che agita, che aggira, che violenta, che strappa dall’intimo de’ cuori un profluvio di elettriche scintille per in
ti, i Lucrezii nell’insegnar le fisiche, l’astronomia, e la filosofia de’ costumi. E così le antiche nazioni da prima altro
no; Euripidi che s’internano ne’ cuori, e vi scoprono le ascose molle de’ gran delitti, e vi studiano le sorgenti della com
spe, gli uccelli, le nuvole, saettano con acuti motteggi la bruttezza de’ prepotenti e cacciangli in fuga, versando nelle l
, seppero pungere costumi, e vizj generali e far la guerra agli abusi de’ ceti interi, e delle scuole Pitagoriche. Colà sol
spiccano gli Apollodori, i Difili, i Filemoni, e Menandro la delizia de’ filosofi, ed il modello inarrivabile de’ Cecilii
emoni, e Menandro la delizia de’ filosofi, ed il modello inarrivabile de’ Cecilii e de’ Terenzii. E quì chieder potrebbesi
dro la delizia de’ filosofi, ed il modello inarrivabile de’ Cecilii e de’ Terenzii. E quì chieder potrebbesi in prima, ond
ze e gli eccessi, da’ quali si chi de lontano, gode della somiglianza de’ ritratti che se ne forma, e si compiace di farsen
iche, o, come Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come E
allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Menandro, vi contendessero per lo
sto sì fine, che la Scenica Poesia portata all’eccellenza è la scuola de’ costumi; che niun genere meglio e più rapidamente
’arte sì bella, sì utile e sì necessaria alla gloria e all’educazione de’ popoli, quanto vide profondamente nella natura de
sser tali, voi siete nelle più favorevoli circostanze. Liberi al pari de’ Greci, di essi al pari agognar potrete a far che
ificano più che altrove nelle Repubbliche. Il vostro Governo composto de’ vostri migliori Concittadini volge tutte le sue m
In Italia ne’ precedenti secoli fiorirono più Accademie, come quelle de’ Rozzi e degl’Intronati, consacrate singolarmente
lari, per corrispondere coll’evento felice alle paterne provvide cure de’ grandi Cittadini che vi governano. Voi studierete
ano. Voi studierete eziandio il florido Teatro Francese: esso è ricco de’ capi d’opera di Corneille, Racine e Voltaire, di
8 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
aggio Apologetico, di cui la maggior parte s’impiega contro la Storia de’ Teatri, al quale rispondendo credo di non aver da
do me ne asterrò per l’avvenire, sicuro della mia retta intenzione, e de’ fatti scenici che riferisco, contro de’ quali, pe
della mia retta intenzione, e de’ fatti scenici che riferisco, contro de’ quali, per la conoscenza che tengo del vostro mod
to di ottima morale, forse non ne abbisognerete punto. Ma voi a guisa de’ gran Signori gli accetterete con benignità popola
on cammino qualche altro futuro Apologista traviato, sendo questo uno de’ benefizj chiamati innoxiæ utilitatis, che la Natu
eci, e Romani a proposito del Saguntino: sulla immaginaria Drammatica de’ Moro-Ispani: sulla creduta mancanza d’invenzione
difettose l’Orso, l’Elefante bianco, i Pugili, i Gladiatori, la pompa de’ Trionfi, e tutti i Giuochi del Circo, e dell’Anfi
’Orazione in di lui lode, “giudicava cosa conveniente, che l’autorità de’ Re dovesse essere notabile per bontà, non per ast
ncesi, ma con tal felicità, che sono diventati i modelli, e la misura de’ voti degli altri Popoli. Dal 1730. e non prima, h
elli inspirano ne’ paesani l’amore dell’Agricoltura, la conservazione de’ Boschi, la piantagione degli alberi tanto necessa
animarlo in parte, e vedere non più le monete di cuojo, ma le specie de’ metalli preziosi circolare per la Spagna? Se nel
re degne della Umanità, opere che assicurano, non che i beni, le vite de’ Popoli per tanti anni distrutte dall’intemperie d
tanti anni distrutte dall’intemperie dell’inverno, dalle inondazioni de’ fiumi e torrenti, e dalla frequenza degli assassi
e quindici Casali, che prendono il nome di Popolazioni di Andalusia, de’ quali è capitale la Carlotta? Secondando queste R
di Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare per le Accademie de’ Cadetti situate in Barcellona, nel Ferol, in Cart
che già se ne veggono nobili frutti in tanti ragionatori rischiarati, de’ quali oggi trovasi così gran numero in sì famosa
della Nazione: secondare le sublimi vedute di sì benefico Monarca, e de’ patriotici zelanti Ministri, che con tanta alacri
istri, che con tanta alacrità e prontezza le mandano ad esecuzione, e de’ Filosofi nazionali, che non cessano dall’indagare
e Spagne, non vi curate di mettere avanti la ignoranza, e la rozzezza de’ primi tempi della Città di Roma per averli discac
secolo di lei tralusse in Numa Pompilio, ammirato da’ Posteri al pari de’ Soloni, de’ Licurghi, de’ Zaleuci, per aver saput
i tralusse in Numa Pompilio, ammirato da’ Posteri al pari de’ Soloni, de’ Licurghi, de’ Zaleuci, per aver saputo ingentilir
Numa Pompilio, ammirato da’ Posteri al pari de’ Soloni, de’ Licurghi, de’ Zaleuci, per aver saputo ingentilire un Popolo fe
, coll’ordine, e colle Leggi. Coloro che rilevano la primera rozzezza de’ Romani non riflettono, che essa non l’impedi di g
atori, Matematici, Musici teorici, e Poeti, ed anche non pochi avanzi de’ loro aurei Libri. Or se, come dice l’Apologista,
oquentemente col torto manifesto? Ambiste mai di passare pel Carneade de’ nostri giorni? Ma i Carneadi cavillosi si rigetta
do1 i materiali della Storia Letteraria di Spagna intorno alla venuta de’ Fenici alle Coste di Andalusia da tempo anteriore
e dice: “E’ certo, e incontrastabile il commercio, e lo stabilimento de’ Fenici nella Spagna anteriore assai all’epoca di
Storia Letteraria si dilata per verificare i fatti, e la Letteratura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè
teraria si dilata per verificare i fatti, e la Letteratura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè l’oggetto
lata per verificare i fatti, e la Letteratura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè l’oggetto di tal travag
e; nè poi costa, che c’insegnassero cosa veruna. L’istesso è da dirsi de’ Greci. Or perchè non si afferma il medesimo de’ F
L’istesso è da dirsi de’ Greci. Or perchè non si afferma il medesimo de’ Fenici? Perchè la venuta di questi si ha da rigua
Venghiamo ora ad osservare il poco fondamento dell’arrivo sì remoto de’ Fenici nella Spagna. Se questo non si potesse dif
n troppa sicurezza, senza avere riscontrati gli originali, sulla fede de’ compilatori Cordovesi della Storia Letteraria, pa
Mondejar intitolato Gades Phæniciæ “vien fissata l’epoca della venuta de’ Fenici nella Spagna, verso l’anno 1500. prima del
o le parole ἐμπόριον ἀκήρατον, i Fenici furono posteriori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta di 1500. anni prima d
o, e secondo Erodoto questi vi ammise i Focesi, forza è che la venuta de’ Fenici in Ispagna, e il possedere nella Costa di
oro vicini. Da ciò risulta, che più recente ancora fu lo stabilimento de’ Fenici in quella Costa, mentre i successi narrati
lo stabilimento de’ Fenici in quella Costa, mentre i successi narrati de’ Cartaginesi coincidono col III. secolo, prima del
della Grecia, e di Roma? Stavano scritte con questa Logica le Scienze de’ Turdetani?” In questa guisa ragionano i veri dott
ivie di Rodrigo tradita, da Opa, e Giuliano venduta, non rimase preda de’ Barbari? Una Nazione, che annichilita sotto gli A
a dell’ammirazione universale, ma singolarmente a questi aurei giorni de’ PRINCIPI BORBONICI fiorentissima? Ha bisogno sì g
l’Oratore diceva, ch’egli era di parere essere a tutte le Biblioteche de’ Filosofi da preferirsi, che che del suo giudizio
apologetiche petitesses, per dirla alla Francese, ha bisogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega, degli Errera, de’ Leonardi
rancese, ha bisogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega, degli Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la Spagna, per
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31
imi e pantomimi. Le tragedie erano o palliate che imitavano i costumi de’ Greci, a’ quali appartenevasi il pallio, o pretes
uali appartenevasi il pallio, o pretestate, che dipingevano i costumi de’ Romani i quali usayano la pretesta. Di quest’ulti
igliare alla greche Ilarodie. La commedia latina si copiò dalla Nuova de’ Greci, e non ebbe coro di sorte alcuna. La caterv
mmedia latina divideasi in motoria e stataria; se si miri alla natura de’ costumi imitati, essa era palliata, ossia greca,
commedia nobile, e talvolta giugneva ad essere pretestata, a cagione de’ personaggi cospicui che soleva ammettere, ed anch
ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale degli auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata trabeata par
Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma esposto per la discordia de’ suoi genitori, fu poscia donato per gramatico a M
o del presente libro abbiamo osservato) indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si
vilegii loro accordati era quello di escludere dalla rappresentazione de’ loro esodii o farse giocose gli altri istrioni, i
non pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appressoa. Senza ciò che dovremmo
resentare una farsa mimica in pubblico da matrone e cavalieri in vece de’ soliti attoria. Pisone il quale fu in procinto di
estici istituiti dal Trojano Antenored. III. Mimi. I Mimi de’ Latini furono picciole farse buffonesche usate da
eri l’occasione di mortificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati da Publio. Di questo liberto s
vulgati trovansene in fine di un codice del Capitolo Veronese, alcuni de’ quali sono riferiti dal marchese Maffei nel suo t
alcuni de’ quali sono riferiti dal marchese Maffei nel suo trattatino de’ Teatri: Vincere est honestum, opprimere acerbum,
del Triumviro. Fu stimato al pari del famoso Verrio Flacco precettore de’ nipoti di Augusto. Terminò il suo corso dandosi a
ire di oscenità la buffoneria, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse da Ovidio, imitantes tu
case, campeggiava la loro impudenza. A un cenno del popolo nel tempo de’ Giuochi Florali dovevano snudarsi e fare spettaco
holam foeditatis . Minuzio Felice nel terzo secolo dell’era Cristiana de’ Mimi dice in fine del suo Ottavio: In scenis eti
llorchè cominciò a regnarvi la moda delle buffonerie e delle oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a tratt
inciò a regnarvi la moda delle buffonerie e delle oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a trattenere un po
degenerando. Ma le nostre querele e quelle di tanti scrittori contro de’ pantomimi, cadono sulla loro arte o sulla scostum
si per mille e dugento anni sino a produrre (che cosa mai?) i partiti de’ Guelfi e de’ Ghibellini? È vero che in Roma ed in
e dugento anni sino a produrre (che cosa mai?) i partiti de’ Guelfi e de’ Ghibellini? È vero che in Roma ed in Costantinopo
Ghibellini? È vero che in Roma ed in Costantinopoli arsero le fazioni de’ Verdi e de’ Turchini nel circo e ne’ teatri; ma è
È vero che in Roma ed in Costantinopoli arsero le fazioni de’ Verdi e de’ Turchini nel circo e ne’ teatri; ma è vero ancora
a che i pantomimi influirono negl’interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discor
mimi influirono negl’interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discordìa de’ Teban
e degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discordìa de’ Tebani Eteocle e Polinice. a. Orazio chiamò a
III, c. 18 Controvers. a. Su di ciò vedasi il mentovato trattatino de’ Teatri del Maffei, il quale con diligenza raccols
una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni da lei guadagnati, assegnandone una parte pe
Flora è più antico della cortigiana Flora, e fu istituito da Tazio re de’ Sabini in Roma; e i giuochi Florali cominciarono
o di Lena e Postumio. Così fa dire Ovidio alla stessa dea Flora nel V de’ Fasti: …… Consul cum Consule ludos Posthumio Lae
10 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO II. Se i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. » pp. 9-13
e i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. Si dimostrò nella storia de’ Teatri, che i Mori-Ispani non si dilettarono di S
be un Popolo Asiatico essere competentemente colto, e non compiacersi de’ divertimenti Europei? Colta era la Spagna prima d
e gli spettacoli scenici erano rozzi ed informi. Gli Alemanni aveano de’ Leibnitz, e tuttavia ascoltavano in Teatro Giovan
, ammiratore delle arti e delle scienze degl’Inglesi, degli Olandesi, de’ Francesi fu Pietro il Grande, inoltre, amava la m
di canne, i tornei, e simili feste potevano empiere talmente il gusto de’ Mori di Spagna, che non dessero loro luogo a desi
to accomodati eccetto di quello di secondare i pregiudizj e la vanità de’ paesani, corrono per qualche anno. Prende l’Apolo
argomenta) accoppiata all’Arte come mai non insegnò agli Arabi l’idea de’ Giuochi Scenici in più di sette Secoli? E se il l
tura dell’uomo? Tardi Roma udì quest’impulso naturale, e sull’esempio de’ Drammi Greci della ludrica Etrusca, e delle Farse
ale d’imitazione altro cammino e novelli oggetti. Che se per le colpe de’ Cristiani la Provvidenza avesse loro duplicate le
voluto serbare per le ultime fortune il più debole, il più inefficace de’ suoi argomenti. Molti componimenti Greci e Latini
oltre misura di quelle dell’Arabico) non ci hanno privato interamente de’ loro Drammi, le vicende dell’Arabico in Ispagna,
o sempre in piedi tanti parlanti testimonj di tali studj nelle rovine de’ loro Teatri: ma in Ispagna in poco più di tre Sec
non si possa giustamente dubitare, che abbiano una volta esistito. Ma de’ pretesi Drammi Arabo-Ispani niuno si è mai avvisa
11 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Att
mpestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporaneamente nelle
il suo teatro, i cui marmi si trasportarono per edificarne Coraa. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia Minore er
o Antonino Pio. I Turchi hanno interamente demolito questo teatro, e de’ marmi ritrattine costruito un bellissimo Basar o
amazione della nazione Greca, si vogliono quì rammemorare le reliquie de’ teatri di quell’ isola. Pregevoli singolarmente s
agliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena nè delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane alcun vestigio. Me
cui tempo forse potè edificarsi il teatroa. L’esistenza di tal regina de’ Siracusani si compruova con un gran numero di med
netta, matura, vicino alla vecchiaja, vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri di Siracusa e di Agira, abbiamo con qualch
la del teatro di Venosa sacro ad Imeneo secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Al
i vecchi fondamenti si additano presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia di Platea, era veramente
vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni delle ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno
io attore Lisiodo cioè che rappresentava parti di donne, a differenza de’ Magodi che rappresentavano quelle dell’uno e dell
ene; e Cornelio l’adduce appunto per uno degli esempj nella diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno
lio l’adduce appunto per uno degli esempj nella diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi d
appunto per uno degli esempj nella diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda
nella diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri uomini grandi dell
entatore e fu, come vedemmo, creato capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi che mostravano la di lui perizia nelle
lliche. Eschilo musico attore e saltatore non meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto di lui g
lica stima il saltatore Teleste che si segnalò nella rappresentazione de’ Sette a Tebe. Si è già riferito a qual segno gode
e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitola
e quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale, e l’una e l’altra de’ lati Ξενοδοκειον, ospitale a Questa scena, a seco
cui con otri ripieni di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al di dietro era il Coragio che oggi
a di un cuneo e secondo Giusto Lipsioa diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati ai diversi ceti degli spettatori
ti gli spartimenti erano di modo separati, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tira
urale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma b
destrezza, di valore e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teat
va dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’ Greci aveano luogo gli spettacoli scenici. Colui
iuno potesse sedervi, se non pagava un picciolo prezzo fisso a favore de’ fabbricatori del teatro, perchè si rimborsassero
alle farse informi, e si avvilisce per le declamazioni degl’imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi
e declamazioni degl’imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi e matematici immaginarii: dove in somma
di Vitruvio; nel Gallucei della Tragedia, e Commedia; nel Calliachio de’ Giuochi Scenici; nel Mazzocchi dell’Anfiteatro e
ni ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel di lui Stato presente de’ Monumenti antichi Siciliani del 1767. La rapportò
12 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242
mi, e pantomimi. Le tragedie erano o palliate che imitavano i costumi de’ Greci, a’ quali appartenevasi il pallio, o pretes
uali appartenevasi il pallio, o pretestate che dipingevano il costume de’ Romani che usavano la pretesta. Di quest’ultima s
igliare alle greche Ilarodie. La commedia latina si copiò dalla nuova de’ greci, e non ebbe coro di sorta alcuna. La caterv
media latina dividevasi in motoria e stataria: se si mira alla natura de’ costumi imitati, essa era palliata, ossia greca,
commedia nobile, e talvolta giugneva ad essere pretestata, a cagione de’ personaggi cospicui che soleva ammettere, ed anch
ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale degli auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata trabeata par
elisso da Spoleto, il quale nato ingenuo, ma esposto per la discordia de’ suoi genitori, fu poscia donato per gramatico a M
del presente volume abbiamo osservato), indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si
ilegii loro accordati, era quello di escludere dalla rappresentazione de’ loro esodii e farse giocose gli altri istrioni, i
non pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appresso. Senza ciò che dovremmo
resentare una farsa mimica in pubblico da matrone e cavalieri in vece de’ soliti attori136. Pisone, il quale fu in procinto
Cestici istituiti dal Trojano Antenore139. III. Mimi. I mimi de’ latini furono picciole farse buffonesche che usar
eri l’occasione di mortificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati da Publio. Di questo liberto c
vulgati trovansene in fine di un codice del Capitolo Veronese, alcuni de’ quali sono riferiti dal Marchese Maffei nel suo t
alcuni de’ quali sono riferiti dal Marchese Maffei nel suo trattatino de’ Teatri. Vincere est honestum, opprimere acerbu
del triumviro. Fu stimato al pari del famoso Verrio Flacco precettore de’ nipoti di Augusto. Terminò il suo corso dandosi a
ire di oscenità la buffoneria, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse da Ovidio, imitantes tur
ica, allorchè cominciò a regnarvi la moda delle buffonerie e oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a tratt
hè cominciò a regnarvi la moda delle buffonerie e oscenità de’ mimi e de’ pantomimi, spettacoli più atti a trattenere un po
degenerando. Ma le nostre querele e quelle di tanti scrittori contro de’ pantomimi, cadono sulla loro arte o anzi sulla sc
uaronsi per mille e dugento anni sino a produrre, che cosa? i partiti de’ Guelfi e de’ Ghibellini! È vero che in Roma e in
ille e dugento anni sino a produrre, che cosa? i partiti de’ Guelfi e de’ Ghibellini! È vero che in Roma e in Constantinopo
Ghibellini! È vero che in Roma e in Constantinopoli arsero le fazioni de’ Verdi e de’ Turchini nel circo e ne’ teatri; ma è
È vero che in Roma e in Constantinopoli arsero le fazioni de’ Verdi e de’ Turchini nel circo e ne’ teatri; ma è vero ancora
che i pantomimi influirono negl’ interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discor
imi influirono negl’ interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discordia de’ Teban
e degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì la discordia de’ Tebani Eteocle e Polinice. 129. V. Suetonio De
III, c. 18 Controvers. 145. Vedasi su di ciò il mentovato trattatino de’ Teatri del lodato Maffei, il quale con diligenza
una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni da lei guadagnati, assegnandone una parte pe
ra è più antico di tal cortigiana, e fu in Roma istituito da Tazio re de’ Sabini; e i giuochi Florali cominciarono l’anno d
i Lena e di Postumio. Così fa dire Ovidio alla stessa dea Flora nel V de’ Fasti: . . . . . . Consul cum Consule ludos P
ime comparissero nude sulle scene? 147. Macrobio nel libro II, c. 7 de’ Saturnali. 148. Suetonio nella V. di Augusto c. 
13 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli att
mpestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei si eresse estemporaneamente nelle g
uo teatro, i cui marmi furono trasportati per edificarne Cora155. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia minore er
o Antonino Pio. I Turchi hanno interamente demolito questo teatro, e de’ suoi marmi costruito un bellissimo Basar o Bezest
i vecchi fondamenti si additano presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia di Platea, era veramente
vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni delle ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno
ore Lisiodo, cioè che rappresentava solo parti di donne, a differenza de’ Magodi che facevano quelle dell’uno e dell’altro
ene; e Cornelio l’adduce appunto per uno degli esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno
lio l’adduce appunto per uno degli esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi d
appunto per uno degli esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda
della diversità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri grand’ uomini dell
tore fu, come abbiam veduto, creato capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi. Eschilo musico, attore e saltatore no
versi. Eschilo musico, attore e saltatore non meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto di lui g
lica stima il saltatore Teleste che si segnalò nella rappresentazione de’ Sette a Tebe. Si è già riferito a qual segno gode
e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitola
quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale, e l’una, e l’ altra de’ lati ξενοδοχειον, ospitale 163. Questa scena, a s
cui con otri ripieni di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al di dietro era il coragio che oggi
termina la parte del teatro destinato alle operazioni degli attori e de’ musici e de’ ballerini. Un semicircolo col suo di
arte del teatro destinato alle operazioni degli attori e de’ musici e de’ ballerini. Un semicircolo col suo diametro compre
i un cuneo, e secondo Giusto Lipsio167 diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati a i diversi ceti degli spettator
utti gli spartimenti erano di modo divisi, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tira
urale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma b
destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teat
va dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’ Greci, aveano luogo gli spettacoli scenici. Colui
iuno potesse sedervi, se non pagava un picciolo prezzo fisso a favore de’ fabbricatori del teatro, perchè si rimborsassero
lle farse informi, e si avvilisce per le declamazioni degl’ imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi
declamazioni degl’ imperiti, de’ pedanti orgogliosi e raggiratori, o de’ filosofi e matematici immaginarj: dove in somma s
a di Vitruvio: nel Gallucci della Tragedia e Commedia: nel Calliachio de’ Giuochi Scenici: nel Mazzocchi dell’Anfiteatro e
14 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
mpagnarsi quella di una divinità e di un culto religioso16 (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucre
i un culto religioso16 (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucreziani), e tali idee nell’infanzia de
Bacco, i versi saliari del Lazio, gl’ inni Peruviani al Sole, quelli de’ Germani alle loro guerriere divinità, e tanti alt
cui canti chiamaronsi Wyses. I Celti nazione più antica e più potente de’ Goti pregiarono sommamente i loro Bardi. Tra gli
to 19. Secondo Tacito i Germani non aveano altra storia che i canti de’ loro Bardi. Lino, Orfeo, Museo, Esiodo, Omero ecc
i ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano d’istorie. “Strana cosa (di
ciolta orazione che aveano comune con tutti, adoperarono la meccanica de’ versi, i quali subito e a poco costo allontanansi
si un divertimento colle delicate materie religiose. Allora le classi de’ cittadini si vanno aumentando, si assegnano a cia
nuovi bisogni e nuovi mali. Il teatro che vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a que’ mali sov
verso. Imperciochè in cambio di trattenere il volo dell’immaginazione de’ poeti, la legge gli ha costretti ad uscire dall’u
tural conseguenza che la poesia rappresentativa non nasce nelle tribù de’ selvaggi, perchè essa richiede maggior complicazi
terà: e se si giunga all’ultimo raffinamento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e
ento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset21. 16. Plutarco
ropria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset21. 16. Plutarco nel libro contra Colote
necessità della religione per la società. 17. Aristotile nel libro I de’ Politici. 18. Olao Wormio de Litteratura Runica,
oduzione alla Stor. di Danimarca. 19. Veggasi la bellissima versione de’ poemi pubblicati sotto il nome di Ossian fatta da
15 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
I precedenti fatti principali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura, compon
i fatti principali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura, compongono la stori
cipali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura, compongono la storia de’ teatri
à de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura, compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste mo
formare una parte indispensabile di ogni festa e convito scambievole de’ Mandarini23. Girano perciò continuamente i commed
a prima dell’Era Cristiana25. Ma se la prostituzione, la dissolutezza de’ costumi, e la schiavitù rendono infami i commedia
ici e militari27. Ed è tale l’esattezza che si esige nell’ imitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rapprese
ansi alla contemplazione e all’esercizio colla musica, anche Chun uno de’ più celebri Imperadori Cinesi, che secondo gli st
vasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto la direzione de’ maestri della campana e del tamburo, ma ne furono
arini d’armi e di lettere si uniscono per gli esami, e quando il Capo de’ discendenti di Confugio ed il Generale de’ Bonzi
li esami, e quando il Capo de’ discendenti di Confugio ed il Generale de’ Bonzi vengono alla corte, e quando si costruisce
nno gli Orientali coltivati da gran tempo i balli pantomimici. Alcuni de’ commedianti Cinesi si sono addestrati a rappresen
cuni collegj e destinate a danzare ne’ Pagodi ed a servire ai piaceri de’ Brami. Ma varie compagnie di codeste cortigiane c
osa agilità, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori de’ quali tutte sono esse sparse e profumate, le fa g
che posseggono in grado eminente, sono quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tem
rando di un vantaggioso articolo l’edizione del 1777 di questa Storia de’ Teatri. 23. Du-Halde Vol. III. 24. Vedasi il
 III. 24. Vedasi il Viaggio di Saris del 1613 nella Storia generale de’ Viaggi. 25. Martin Histor. Sinens. lib. X. 26
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO V. Produzioni comiche di Commediani di mestiere nel secolo XVI. » pp. 256-264
za dell’azione di ogni scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitrio de’ rappresentatori. Queste farse istrioniche aveano
to abate Carlo Denina opinato, allorchè affermò a, che dalla schiera de’ commedianti sogliono per l’ordinario uscir fuori
verificato questo suo avviso in alcun paese? Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà egli certamente preteso parlare; p
passabili, non che pregevoli? Quale che meriti di porsi in confronto de’ due Corneille, di Racine, del Piron, del Crebillo
r dee contarsi tra’ buoni autori; là dove contansi fuori della classe de’ commedianti di mestiere tanti stimabili scrittori
a che abbiamo tessuta degli autori tragici e comici del XVI secolo, e de’ due seguenti, dimostra l’immenso spazio che separ
ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, la Pasquelle de’ Fiorentini, i Travaglini
commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, la Pasquelle de’ Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovann
no Don Pasquale de’ Romani, la Pasquelle de’ Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangu
a Pasquelle de’ Fiorentini, i Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulci
Travaglini de’ Siciliani, i Giovannelli de’ Messinesi, il Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulcinella, il Coviello, il Pascari
Giangurgolo de’ Calabresi, il Pulcinella, il Coviello, il Pascariello de’ Napoletani…. E riguardo segnatamente al Pulcinell
17 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22
compagnarsi quella di una divinità e di un culto religiosoa (malgrado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucre
di un culto religiosoa (malgrado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucreziani) e tali idee nel l’infanzia de
a Bacco, i versi saliari del Lazio, gl’inni Peruviani al Sole, quelle de’ Germani alle loro guerriere divinità, e tanti alt
a sono i Cantici del loro legislatore Mosè. In versi erano le memorie de’ defunti scolpite nelle colonne Egiziane, ed intor
cui canti chiamaronsi Wyses. I Celti nazione più antica é più potente de’ Goti pregiarono sommamente i loro Bardi. Tra gli
Secondo Tacito i Germani non aveano altra storia se non che i canti de’ loro Bardi. Lino, Orfeo, Museo, Esiodo, Omero ecc
i ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano d’istorie. «Strana cosa (di
sciolta orazione che aveano comune contutti, adoperarono la meccanica de’ versi, i quali subito, e a poco costo allontanans
si un divertimento colle delicate materie religiose. Allora le classi de’ cittadini si vanno aumentando, si assegnano a cia
nuovi bisogni e nuovi mali. Il teatro che vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a que’ mali sov
rso. Imperciocchè in cambio di trattenere il volo del l’immaginazione de’ poeti, la legge gli ha costretti ad uscire dal l’
ural conseguenza, che la poesia rappresentativa non nasce nelle tribù de’ selvaggi, perchè essa richiede maggior complicazi
terà: e se si giunga all’ultimo raffinamento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e
ento e alla doppiezza propria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset a a. Plutarco
ropria de’ popoli culti, nasceranno i Tartuffi de’ Molieri e i Cleoni de’ Gresset a a. Plutarco nel libro contra Colote
rticole Prose nel Dizionario dell’Enciclopedia. b. Aristotile nel i de’ Politici, Può anche vedersi su di ciò l’opera di
18 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
ando in qual maniera potevano recarsi in italiano le comiche bellezze de’ migliori Francesi, e nel 1704 pubblicò in Venezia
a i Litiganti, ossia il Giudice impazzito franca ed elegante versione de’ Plaideurs di Racine, e nel 1711 impresse in Roma
ano col Prodigio della Bellezza impressa nel 1703, il dottor Annibale de’ Filippi da Serino colla commedia de’ Due Bari pub
ssa nel 1703, il dottor Annibale de’ Filippi da Serino colla commedia de’ Due Bari pubblicata in Firenze nel 1705, Pietro P
l Gianni Barattiere data in luce nel 1717, mostrarono il valor comico de’ regnicoli anche sull’incominciar del secolo. Ma l
to dopo il 1750, e singolarmente la verità delle dipinture che faceva de’ caratteri e de’ costumi, e la bellezza della patr
e singolarmente la verità delle dipinture che faceva de’ caratteri e de’ costumi, e la bellezza della patria locuzione, no
ato barbaro uso delle formole francesi, e l’importunità rincrescevole de’ molesti complimenti vuoti di verità. Giulio Cesar
adino Fiorentino. La regolarità, il falso motteggiare, la naturalezza de’ ritratti ne costituiscono il merito, e gli procac
fa alla verità, per addormentar lo spettatore in vece di riscuoterne de’ bravi. Il celebre sig. Cirillo gran letterato ed
tutti i sensi è costretto dalla fame a passar per filosofo e Principe de’ Letterati in forza di un gergo neologico inintell
Giornalista: Torc. Avreste difficoltà a metterlo nel vostro Giornale de’ Letterati? Fall. Che dite mai, Messer Torchio? E
sofica. Vi adopera tutto il sale Aristofanesco e Plautino per ridersi de’ Filosofi d’ogni aria e d’ogni secolo, com’ egli d
le ha tradotte in Napoli con particolare accuratezza ed intelligenza de’ due idiomi. Il sig. Rinaldo Angelieri Alticozzi n
soggetto entrambe, la Donna di garbo scritta interamente, ed il Servo de’ due Padroni argomento suggeritogli dall’eccellent
no? Lasciamo alla rigorosa critica di notare le lunghe aringhe morali de’ Pantaloni, i motti talvolta scenici, qualche defe
in mezzo agli atti ec. e veggiamo noi in queste i quadri inimitabili de’ costumi correnti, la verità espressiva de’ caratt
ueste i quadri inimitabili de’ costumi correnti, la verità espressiva de’ caratteri, il cuore umano disviluppato. L’anno 17
fatto che il concorso del popolo non era argomento sicuro della bontà de’ loro drammi. E per conseguirlo ricorse al solito
a, come dee fare il comico, che in calcare le orme del picciol numero de’ buoni scrittori che il tragico prende a modelli?
ella Faustina, commedia di un altro carattere. Terminiamo il racconto de’ nostri poeti comici col fecondo prelodato sig. co
vivacità, il salso motteggiare, e l’arte di ben rilevare il ridicolo de’ caratteri. II. Pastorali. Non sono del gu
e65. Ora è chiaro che tanto la curva della platea, quanto l’artificio de’ palchetti contribuiscono a vedere e ad udire. L’o
del palco, e vi si veggono quattro file ciascuna di 17 palchetti. Uno de’ famosi teatri italiani è il Reale di Torino edifi
La sua figura è ovale, contiene sei ordini di palchetti, nel secondo de’ quali è il palco di S. M., e la platea ha 57 pied
ancora, dicono gl’ intelligenti, nulla ha influito nella costruzzione de’ moderni teatri Romani. Esistono in Napoli diversi
do nel sito detto Ponte Nuovo. Il più antico degli esistenti è quello de’ Fiorentini così detto per la vicinanza della chie
’ Fiorentini così detto per la vicinanza della chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini. Sconcia n’era la figura di un arco co
ggio del Molo un teatro che ha preso il nome dal Fondo di separazione de’ lucri. Con una piena libertà d’immaginare ed eseg
esser visto, non armonico all’ udire; mentre la più eccellente musica de’ Sarti e de’ Paiselli perdevi due terzi della nati
non armonico all’ udire; mentre la più eccellente musica de’ Sarti e de’ Paiselli perdevi due terzi della nativa squisitez
ano per cui si fece, e dell’Augusta Coppia che oggi forma la felicità de’ nostri paesi, e l’ornamento più caro de’ nostri s
a che oggi forma la felicità de’ nostri paesi, e l’ornamento più caro de’ nostri scenici spettacoli. Edificato tutto di pie
li, que’ festoni, quell’oro, que’ torchi senza numero, i lumi copiosi de’ palchetti riverberati e in mille guise moltiplica
cità e resistenza che la rimandi e diffonda, e la prodigiosa quantità de’ torchi dell’illuminazione del palco e della plate
ma del 1772: il nominato Vincenzo Lamberti nella Regolata Costruzione de’ Teatri stampata in Napoli nel 1787. Chi di loro l
il suo avviso in pro del teatro dell’ Anonimo? 62. V. il Giornale de’ Letterati d’Italia nel tom. VIII, e la Bibliotheq
rcier e di Villi, e che cosa è la Faustina! Egli è il più deplorabile de’ Wasp, de’ Freloni, de’ Falloppa e de’ Nicasii Mal
Villi, e che cosa è la Faustina! Egli è il più deplorabile de’ Wasp, de’ Freloni, de’ Falloppa e de’ Nicasii Malverme. 6
cosa è la Faustina! Egli è il più deplorabile de’ Wasp, de’ Freloni, de’ Falloppa e de’ Nicasii Malverme. 65. Algarotti
tina! Egli è il più deplorabile de’ Wasp, de’ Freloni, de’ Falloppa e de’ Nicasii Malverme. 65. Algarotti sopra l’Opera i
chitettato dal Vaccaro, nell’ultima sua opera la Regolata Costruzione de’ Teatri, il nostro dotto Vincenzo Lamberti morto l
19 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
are studiar la gioventù. Amurat I creò e disciplinò la temuta milizia de’ giannizzeri. Amurat II si contraddistinse come gu
lonia ch’egli osservò fedelmente, e che i cristiani violarono ad onta de’ giuramenti; ed ebbe il cuore così nobile e superi
avveduto, virtuoso ancora e illuminato forse più della maggior parte de’ principi della sua età, si formò sulla storia che
giurisprudenza, si applicano sui comenti dell’Alcorano, e sui decreti de’ gran signori e i tetfà de’ Mufti, come noi sulla
o sui comenti dell’Alcorano, e sui decreti de’ gran signori e i tetfà de’ Mufti, come noi sulla Bibbia e i santi padri, e s
come noi sulla Bibbia e i santi padri, e sul codice e le costituzioni de’ nostri principi. Si trovano fra loro ancora molte
a leggere, scrivere, e spiegar l’Alcorano. In generale l’istituzione de’ collegi tende principalmente a formar le genti ap
del Gulistan, o dell’imperio delle rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turchi e persiani, come ne’ nostri Virgilio
ine, tralle quali alcune rappresentano da uomini. Le rappresentazioni de’ pupi son pure assai amate e comuni nella Turchia.
mangiare, fumare, prender caffé e sorbetti, suonare, e veder le farse de’ pupi col soccorso delle lampadi. 261. Vedi Gro
20 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
I precedenti fatti principali, variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi, e de’ gradi di coltura, compo
fatti principali, variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi, e de’ gradi di coltura, compongono la stor
pali, variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi, e de’ gradi di coltura, compongono la storia de’ teatri
de’ costumi, de’ tempi, e de’ gradi di coltura, compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste mo
e formare una parte indispensabile d’ogni festa e convito scambievole de’ mandarini4. Girano per questo istancabilmente i c
a prima dell’era cristiana6. Ma se la prostituzione, la dissolutezza de’ costumi, e la schiavitù rendono infami nell’orien
avola drammatica8. Ed é tale l’esattezza che si esige nell’imitazione de’ caratteri, o il timore di abbassarsi rappresentan
rientali da remotissimo tempo hanno avuto i balli pantomimici. Alcuni de’ commedianti cinesi sonosi addestrati a rappresent
cuni collegi, e destinate a danzar ne’ pagodi ed a servire ai piaceri de’ brami. Ma varie compagnie di codeste cortigiane c
rprendente, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori, de’ quali son tutte asperse e profumate le fa grondar
che posseggono in grado eminente, son quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tem
. III. 5. Veggasi il viaggio di Saris del 1613 nella Storia Generale de’ viaggi. 6. Martinius Histor. Sinen. Lib. X. 7.
21 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
ri dell’Italia e delle Spagne, termineremo questo libro con un saggio de’ progressi della coltura della Turchia e della com
r comodo della gioventù. Amurat I creò e disciplinò la temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero
iannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli Ungheri: conchiuse una tregua col r
ol re di Polonia ch’egli osservò, e che i Cristiani violarono ad onta de’ giuramenti: ed ebbe il cuore sì nobile e superior
ne e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci oc
udiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i s
noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. Sin dal XVI secolo abbondavan
lle rose, fin dal secolo XIV è passato in quelle regioni pel principe de’ poeti Turchi e Persiani (Nota X). Ibraim Gran Vis
amore78. Alle riferite cose da noi scritte sin dal 1777 nella Storia de’ Teatri in un volume giova aggiugnere alcuna notiz
resentano da uomini. Comuni sono ancora fra’ Turchi le rappresentanze de’ Pupi. In occasione di nozze si passa la giornata
ngiare, fumare, prender caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ pupi al lume delle lampadi, di che può vedersi il
vante del Tournefort. Si compiacciono parimente i Turchi e i Persiani de’ pantomimi, ne’ quali riescono eccellentemente i C
22 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
nnate, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri filosofi. Né ho difficoltà di asseri
ltra poi i filosofi a niente badarono fuorché alle varie combinazioni de’ suoni fra loro, cioè a dire alla sua parte scient
i possa la musica sotto un altro punto di vista ancor più vantaggioso de’ primi. Si sono finora limitati gli uomini ad inse
rimi. Si sono finora limitati gli uomini ad insegnarci l’accozzamento de’ suoni, a ordinar de’ concerti, a conoscere i moti
limitati gli uomini ad insegnarci l’accozzamento de’ suoni, a ordinar de’ concerti, a conoscere i moti e le misure anzi che
uo intento. Noi abbiamo sopra l’archittetura, la pittura, e la poesia de’ trattati analitici ripieni di precetti e d’esempi
o Signore, i differenti significati che gli autori più antichi e que’ de’ secoli posteriori attaccavano a siffatta parola.
seconda? Perlochè a questo corso più o meno rapido, più o meno lento de’ medesimi piedi io ho attribuita la principal cagi
loro lingua, e segnatamente di rivolgere l’attenzion loro all’energia de’ piedi onde ogni parola è composta. Io addito loro
d’essere considerata come l’opera degli dei, altro non fu che l’opera de’ musici. Del resto io son ben lontano dall’esclude
enza distruggere l’armonia del verso. Cosiffatti segni, l’istituzione de’ quali è posteriore d’assai alla bella età della l
n favore di questa difettosa pronuncia, ad ogni modo essi hanno avuto de’ successori, coi quali vengo alle prese, e oppongo
di passare alla melodia permettete, o Signore, ch’io ragioni un poco de’ modi della musica antica, che non differivano dal
ci sforziamo a rendere di giorno in giorno più giuste le inquietudini de’ saggi, i quali gridano contro alla decadenza del
sivi nostri antenati per opera appunto di coloro, la fama, e il grado de’ quali sembra che renderli dovesse non i distruggi
colo è l’anima e il fondamento della commedia 193. Noi ci promettiamo de’ nuovi e più squisiti piaceri allor che ne infetti
ione? Altrimenti cosa diremo a coloro che preferiranno l’archittetura de’ Goti e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Roman
menti cosa diremo a coloro che preferiranno l’archittetura de’ Goti e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Romani, il poema
oloro che preferiranno l’archittetura de’ Goti e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Romani, il poema di Lucano a quello d
eferiranno l’archittetura de’ Goti e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Romani, il poema di Lucano a quello di Virgilio,
ngolare? Questi magistrati temettero senza dubbio riguardo a’ costumi de’ Francesi que’ tristi effetti che Platone presagiv
umi de’ Francesi que’ tristi effetti che Platone presagiva a’ costumi de’ Greci, ove eglino permettessero che il disordine,
o musica195. La lettura di Platone formava l’occupazione e le delizie de’ sapienti di quel secolo, e le inquietudini del fi
el filosofo ateniese dovettero fare vie maggior impressione nel cuore de’ magistrati avendo l’agio di osservare in Plutarco
utarco, in Dione, e in Massimo di Tiro, che la decadenza della musica de’ Greci seco trasse anche quella de’ loro costumi.
iro, che la decadenza della musica de’ Greci seco trasse anche quella de’ loro costumi. Ma tornando a noi, la musica de’ Gr
co trasse anche quella de’ loro costumi. Ma tornando a noi, la musica de’ Greci fu nella sua origine in tal modo semplice c
un modo solo196. E questo ci rende ragione della quantità prodigiosa de’ loro strumenti, e in un ci scopre come essi giuns
ti, e in un ci scopre come essi giunsero a formarsi delle proprietà e de’ modi un’idea così ben fondata che giammai li conf
io esorto appunto i nostri compositori a non confondere le proprietà de’ modi da loro impiegati, a rintracciarne quelli ch
e ch’esistono in qualche guisa da sé. E siccome giusta l’osservazione de’ veri filosofi il canto in ogni lingua debbe esser
; e di fatti lo è sovente. Imperocché essendo una seconda espressione de’ sentimenti e delle imagini che si ricercano, essa
o serio e profondo non solo delle differenti proprietà de movimenti e de’ modi, ma ancora di quelli de’ suoni; studio che g
lle differenti proprietà de movimenti e de’ modi, ma ancora di quelli de’ suoni; studio che gli antichi aveano molto a cuor
Bellezza inestimabile e negletta per disavventura dalla maggior parte de’ nostri artisti anche più celebri. Io osservo che
celebri. Io osservo che nella musica più che in ogni altra arte v’ha de’ luoghi che si dovrebbero trascurare, o levar via
ma giunta che della sola melodia francese: così li traggo dalle opere de’ nostri più rinomati autori. Poscia mi rivolgo al
degli Italiani differiscono dalla prosodia, dai costumi, e dal genio de’ Francesi. Porrò a confronto ciò ch’han detto dell
ze dell’aria199. Farò ravvisare ad un tempo stesso l’intreccio felice de’ suoi modi, la finezza de’ suoi passaggi, la belle
isare ad un tempo stesso l’intreccio felice de’ suoi modi, la finezza de’ suoi passaggi, la bellezza de’ suoi episodi uniti
eccio felice de’ suoi modi, la finezza de’ suoi passaggi, la bellezza de’ suoi episodi uniti mai sempre al soggetto, e sopr
200. I dotti i più giudiziosi e più illuminati dell’Italia traveggono de’ difetti e de’ vizi nella lor musica, e perché dun
più giudiziosi e più illuminati dell’Italia traveggono de’ difetti e de’ vizi nella lor musica, e perché dunque ci faremo
ra i piaceri dello spirito e della ragione devono preferirsi a quelli de’ sensi. Io parlerò poscia delle più intime squisit
fossero scritte in versi, pure non furono giammai comprese nel numero de’ poemi, non perché loro mancava l’entusiasmo, ma p
] Coloro che non abbracciano siffatta opinione ricorrono all’autorità de’ Latini, ma non s’avveggono che questi non aveano
veano aver nemmeno della poesia la medesima idea che i Greci, i poeti de’ quali furono i primi teologi, i primi legislatori
materie. Siccome essa non si propone che di cucire, e tessere insieme de’ testi separati capevoli di varie interpretazioni,
ca del pari che l’eloquenza a piacere, commovere, e persuadere; parlo de’ suoi dialoghi e delle sue riflessioni, e mi sforz
se essi s’avezzassero a cogliere per tal modo il carattere principale de’ poemi che ponessero mente alle parti senza trascu
più partizioni, o capitoli. Nel primo discorso, risalendo all’origine de’ nostri sentimenti si tratterà delle intrinseche r
ime sorgenti del piacere ch’esse ci apportano. Nel secondo si parlerà de’ suoni e degli accenti della voce umana considerat
del buon gusto, sarà fregiata di moltissimi esempi tratti dalle opere de’ più accreditati oratori poeti, musici, e storici
risvegliare il coraggio che a temperare l’ardore e regolare la marcia de’ soldati; ma ciò non prova se non se l’impressione
mente osservata fintantoché i poeti formarono eglino stessi la musica de’ loro versi, ma quando la poesia e la musica si se
sentire un’idea dominante, e dipigne delle idee distinte, ed esprime de’ sentimenti precisi. Essa allora rimpetto alla mel
pa di tutte le sue squisitezze fe più atta a rallegrare colla varietà de’ suoi disegni, e colla leggiadria del suo canto, c
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
iam se il nome di Lucinda col quale solamente fu chiamata nell’elenco de' Comici di Parma del 1664 (V. Fabrizio Napolitano)
i sempre amante di Valerio, tal volta di Orazio, tal volta di Ubaldo, de' Scenarj pubblicati da A. Bartoli, un de' quali, d
Orazio, tal volta di Ubaldo, de' Scenarj pubblicati da A. Bartoli, un de' quali, di P. C., ha per titolo : L'onorata fuga d
ga di Lucinda. Troviam Lucinda col suo casato di Nadasti nell’elenco de' Comici del Duca di Modena pel 1688, in cui ella s
24 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9
i sempre una Poetica a ciascuna di esse corrispondente, ed una Scelta de’ più cospicui esempj sì delle cadute che dei proge
cili ad essere illusi e sedotti da cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui passi che con felicità o troviamento si
troviamento si danno nelle rispettive carriere. Io condussi la Storia de’ Teatri sino a’ tempi prossimi al punto dell’edizi
a soglia. Di grazia può qualunque siesi fregiarsi dell’augusto alloro de’ principi della letteratura, i quali per altro rip
suo modo, mostra di vedervi quel che mai non vi si scolpì, ed inalza de’ torracchioni dappresso alle Nefelococcigie Aristo
suole di quando in quando favellar di comedi antichi e moderni, cioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli
ando in quando favellar di comedi antichi e moderni, cioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli Scaramucci e
ndo favellar di comedi antichi e moderni, cioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli Scaramucci e de’ Don-Fa
r di comedi antichi e moderni, cioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli Scaramucci e de’ Don-Fastidj, bass
ioè de’ Satiri, de’ Roscj, de’ Baron, de’ Garrick, degli Scaramucci e de’ Don-Fastidj, bassi oggetti da’ quali difficile e
n chiudo in seno un cuore così pavido e pusillanime, che si atterisca de’ maligni aliti che sfumano da simili fungose escre
da me con alacrità di animo altrove rammentati tra’ grandi ornamenti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere
o, la coltura, la virtù, la morale, e per secondar le provvide vedute de’ legislatori. Sanno altresì che l’adunarsi in un l
25 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione eccessiva negli spettacoli sceneci. » pp. 38-55
barbare nazioni nell’Impero Romano. Non è già che sotto gl’imperadori de’ tre primi secoli della nostra era cessato fosse i
e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti fece menzione il chiarissimo Girolamo
tri che in parte ancora esistono e frequentavansi sotto gl’imperadori de’ primi secoli. Torello Saraina Veronese rammenta i
’uno fosse nè l’altro. Le reliquie indicate per suo parere sono opera de’ bassi tempi, come si rileva dal lavoro troppo min
e i frammenti del di lui dramma si trovano inseriti nella collezione de’ Tragici Greci ed in quella de’ Poeti Cristiani. C
a si trovano inseriti nella collezione de’ Tragici Greci ed in quella de’ Poeti Cristiani. Ciò che ce ne rimane consiste in
usione e dilettare la moltitudine non apparisce. L’antichissima festa de’ Tabernacoli, in cui gli Ebrei divisi in cori cant
in cui si piantarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ Veterani di Camaloduno, dove era un tempio dell’i
n teatro, il quale, fra gli altri prodigii osservati nella rìbellione de’ Trinobanti governando Paulino Suetonio i Brittann
i millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi donò l’anello d’oro all’istrione Erennio
utti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri. Era Tiberio uno de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Eg
i Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di domandargli, qual de’ due fra Giove e lui gli sembrasse più maestoso. E
lui destinati procuratori delle provincie; ne collocò uno nell’ordine de’ cavalieri; un altro nel senatorio; ed uno che da
punir coll’ultimo supplicio i tragici che non rispettavano la memoria de’ re della stessa mitologia o della più remota anti
ad un popolo snervato e corrotto, che sotto Eliogabalo si compiaceva de’ mimici stupri e adulterii, non che finti e imitat
e depravazioni mimiche, ed il teatro divenne lo scopo delle invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattan
i mimiche, ed il teatro divenne lo scopo delle invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque
e lo scopo delle invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell’istesso Impero
26 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
tepassati per conseguire fine sì bello. Non credo però, che la Storia de’ Teatri vi abbia dato motivo di pensare, che io pr
tivo di pensare, che io pretenda destinare i Drammi solo alla lettura de’ Savj, come pare che vogliate insinuare, scappando
, o instituto, vivono a così fatto modo, paghi del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antichità, delle loro ar
loro rosi rimasugli dell’antichità, delle loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafis
fabeti Orientali, della loro notte Metafisica, delle loro guastade, e de’ lambicchi chimici, meritano ogni rispetto, ma non
ero considerevole in quest’amenissima Riviera? nelle Patrie fortunate de’ Colombi, de’ Doria, de’ Chiabreri, de’ Lomellini,
vole in quest’amenissima Riviera? nelle Patrie fortunate de’ Colombi, de’ Doria, de’ Chiabreri, de’ Lomellini, de’ Frugoni?
st’amenissima Riviera? nelle Patrie fortunate de’ Colombi, de’ Doria, de’ Chiabreri, de’ Lomellini, de’ Frugoni? Ben io ve
iviera? nelle Patrie fortunate de’ Colombi, de’ Doria, de’ Chiabreri, de’ Lomellini, de’ Frugoni? Ben io ve ne trovo di mol
atrie fortunate de’ Colombi, de’ Doria, de’ Chiabreri, de’ Lomellini, de’ Frugoni? Ben io ve ne trovo di molti. E forse tan
letto da quella Plebe, che Lope e voi credete incapace di compiacersi de’ buoni Drammi. Non è che la Gente colta non goda d
rate, che da Quintiliano vien detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Bibliote
lizie degli Ateniesi, e di tutti gli altri Greci? Nè di essi soli, ma de’ Macedoni? Fino nella Sicilia, e nell’Italia Greca
ste augurare a molti la sorte di convivere con Euripide ne’ Gabinetti de’ Savj? E con chi vorreste convivere con i Mulattie
sato di età in età più di venti secoli sempre con ammirazione estrema de’ suoi Posteri? di essere incessantemente imitato,
esso afferma, di piacere al Popolo? E non era al tempo stesso l’amore de’ Lelii, de’ Furii, degli Scipioni, uomini dottissi
a, di piacere al Popolo? E non era al tempo stesso l’amore de’ Lelii, de’ Furii, degli Scipioni, uomini dottissimi, e insie
a, senza riflettere a tali fatti, osate credere incompatibili le idee de’ dotti, e quelle de’ volgari? Ma lasciando le anti
a tali fatti, osate credere incompatibili le idee de’ dotti, e quelle de’ volgari? Ma lasciando le anticaglie, che forse vi
Arie, le scene intere? E intanto non fanno in tanti paesi la delizia de’ dotti? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabin
anno in tanti paesi la delizia de’ dotti? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabinetti, non meno che delle più scelte Bib
ui egli, e l’Apologista si compiacciono. Sicuro del voto del Volgo, e de’ Commedianti (a’ quali oggi si unisce quello del S
quali oggi si unisce quello del Sign. Lampillas) niuna cura si prese de’ dotti giudiziosi contemporanei, e futuri. Così, a
s? il destino degli scritti scenici del Vega, che disprezzò i clamori de’ dotti coetanei, è più invidiabile di quello delle
tro Castigliano, come del Francese lo divenne Pietro Corneille. Quale de’ due Lopi sarebbe oggi più rispettabile, più glori
o altro quì non dice, se non che la plebaglia nel meglio di recitarsi de’ versi s’innamorava di vedere lo spettacolo dell’O
recitarsi de’ versi s’innamorava di vedere lo spettacolo dell’Orso, o de’ Pugili. Or l’Orso, e i Pugili erano forse rappres
ose desiderate non meno dalla Plebe, che da’ Cavalieri Romani in vece de’ buoni Drammi; nel che prende ancora un bel granch
parla dello spettacolo trionfale (che pur nel Circo solea condursi1), de’ Re prigionieri incatenati, che seguivano il Carro
enati, che seguivano il Carro di colui che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e delle Città dip
i, ne’ Bovicidj, e, se non fosse Spagnuolo, le troverebbe nelle Feste de’ Tori sì care alla Nazione. Ma egli si sarà ingann
diatori, nè i Ballerini da corda, nè le Città dipinte, e le ricchezze de’ nemici portate in trionfo, nè le corse de’ Cavall
tà dipinte, e le ricchezze de’ nemici portate in trionfo, nè le corse de’ Cavalli, e delle carrette, nè l’O so, nè il Camel
gloriosi, che non una riposata rappresentazione teatrale, e l’armonia de’ versi. Ma quando poi si compiaceva di ascoltare u
i di cercarlo di qualche Poeta di mal gusto, non si contentava se non de’ suoi famosi Tragici, e Comici Ennio, Pacuvio, Acc
pe, che può dirsi che contengano un branco di spettatori in confronto de’ Latini? Sovvenitevi che il minor numero, che in q
ustificata dalla sognata corruzione del gusto teatrale della Plebe, e de’ Cavalieri di Roma, fondata sulla vostra erronea c
ate. Colla medesima felicità, e solidezza discorre il Sig. Apologista de’ Poeti scenici Italiani moderni. Secondo lui essi
rsificazione, in somma per cose che mirano più a cattar la maraviglia de’ conoscitori, che a divertire il volgo, e le Donne
ova, e la Biblioteca teatrale di Lucca, e tante altre versioni scelte de’ Drammi di Racine, di Moliere, di Destonches, di V
parte, e quanta di essa ha egli osservata? E’ dunque anch’egli ignaro de’ fatti da me sopraccennati? Si fonda forse nelle r
e Italiane. Ma del Signor Eximeno accennammo alcuna cosa nella Storia de’ Teatri, che non ci fa camminar sicuri ed a chiusi
ra, che fossero sciocchie stravaganti. Si prende dal modo di comporre de’ migliori e più famigerati Drammatici, Signor Lamp
n ispiegano queste parole dell’Apologista, è che Racine, a differenza de’ Greci, fu il primo a introdurre l’amore nella Tra
27 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
nuazione del Teatro Greco. Frattanto la parte ridicola e satiresca de’ cori che precedettero alla poesia tespiana, appar
ama che furono chiamati e ammessi a rappresentare in città, e al pari de’ tragedi, ottennero dal governo le spese delle dec
ilmente l’amarezza della satira. Osserviamo intanto, che l’emulazione de’ poeti, la natura del governo, e la prosperità del
e il paragone colla magnificenza dell’apparato, e colla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’uguaglianza, ambirono d
ro emuli, adoperando le proprie armi, cercarono di attenuar il merito de’ migliori pezzi delle tragedie col renderli ridico
nti di certi cittadini viziosi, noti in Atene; quelle vespe, immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle rane, simboli
vespe, immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle rane, simboli de’ molesti e sciocchi verseggiatori; e quelle nuvole
quelle nuvole, onde satireggiavasi l’ipocrisia morale, e l’inutilità de’ calcolatori fantastici. Ma se l’emulazione rese t
beffeggiare ambasciadori, screditar magistrati, manifestar latrocini de’ Generali, e additar i più potenti e perniciosi ci
iù potenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al natu
mpiacque della sporcizia che vi regnava, vedendovi il ritratto fedele de’ suoi costumi, e applaudì a quella malignità che m
i allontana da ogni favola comica moderna. I frammenti che ci restano de’ primi comici, non basterebbero a darcene una gius
espedienti vi campeggiano, i quali non appariscono senza la fiaccola de’ principi sopraccennati, senza la cognizione della
Nell’istesso coro possiam veder ancora un ritratto delle composizioni de’ comici competitori di Aristofane. Egli ne sa la s
tene, colle maschere di varii uccelli si mettevano in vista i costumi de’ cittadini, ed erano fabbricate di modo che al car
ell’uccello si accoppiavano i tratti più rimarchevoli delle fisonomie de’ personaggi satireggiati41. In tal commedia interl
e in ogni altra, e si avvicina al tragico. Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà
della moglie, e fa in piazza ciò che la natura gli comanda. La satira de’ poeti contemporanei, e spezialmente dei tragici,
commedia, ma si presume preso (come ordinariamente avviene a i servi de’ letterati) dal furore di far da bell’ingegno a im
gia d’abiti col proprio schiavo, ed é destinato giudice della disputa de’ due tragici. Nell’atto III alla di lui presenza s
e lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la
oprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fecondità; la pienezza, il sale a
oneva agli occhi di tutti nelle sue composizioni la segreta ambizione de’ magistrati che governavano la repubblica, e de ge
e di Persia, domandando di questo poeta agli ambasciadori spartani, e de’ suggetti ordinari delle di lui satire, ebbe a dir
, si sarebbero impadroniti della grecia» 45. Il gran Platone, l’idolo de’ nostri filosofi, che con tanti inutili sforzi si
e nel 1769. Tanto lo spirito di Perrault, cieco e affettato ammirator de’ moderni galli, e spregiator degli antichi greci e
il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, viene il far uso in qualunque modo di sogg
stessi nella dipintura immaginaria. In quest’ultima dilicata commedia de’ greci, dalla quale é uscita la moderna, travaglia
o successo Apollodoro, Difilo, Menandro, Alesside, Filemone, Posidio, de’ quali ci rimangono appena pochi frammenti. Spiccò
olgarmente pupi. Potino con esse rappresentò (benché con indignazione de’ buoni, cioé de’ pochi) alcune burlette in Atene e
Potino con esse rappresentò (benché con indignazione de’ buoni, cioé de’ pochi) alcune burlette in Atene e in quella medes
i in qualsivoglia popolo. N’ebbe Atene, n’ebbe Roma, ne han le patrie de’ Newton, de’ Descartes, de’ Galilei. Criticastri m
oglia popolo. N’ebbe Atene, n’ebbe Roma, ne han le patrie de’ Newton, de’ Descartes, de’ Galilei. Criticastri meschini, per
’ebbe Atene, n’ebbe Roma, ne han le patrie de’ Newton, de’ Descartes, de’ Galilei. Criticastri meschini, per ispacciarvi da
la bocca, i potini ad Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli e ’l teatro delle teste da parrucche di M. 
lia? Voi sarete una dimostrazione rigorosa dell’esistenza del volgo e de’ fanciulli canuti della vostra nazione. Dopoché ta
ui vecchi fondamenti si additano presto la tomba di Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia di Platea, era veramente
ono pure esagerazioni d’uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’ teatri moderni, i quali in fatti esser dovrebbero
fu ancora esposto alla pubblica irrisione e beffe in questa commedia de’ Cavalieri. 38. «On ne saurait trop répéter (scr
lle Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli dettagli di fisica, de’ quali i filosofi del suo tempo si occupavano trop
to del capezzale, come Alessandro il Grande faceva di Omero. 47. Uno de’ sintomi dello scadimento delle lettere in Francia
anche col progresso degli anni sempre più accresciuta tra i francesi de’ nostri giorni questa lusinghiera e vanitosa opini
lche prefazione, che si sono veduti confusi dopo di avere scritti due de’ tre atti d’una commedia, per non saper di che tra
le parole si presenteranno da se stesse». Menandro che fu la delizia de’ filosofi l’oggetto di tanti elogi, il modello di
28 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299
farsa contro il ministero sotto Giorgio II fu denunziata alla Camera de’ Comuni, che propose un bill per soggettare gli sc
pplauso, e con profitto della cassa, avendo dato ai comici di entrata de’ nostri docati 123080? Ma appena incomincia l’otto
degno tragico in Francia? Dopo Regnard e Des Touches e qualche altro de’ primi anni del secolo, havvi più un solo comico?
disperate, gelosi arrabbiati che danno a mangiare alle spose i cuori de’ loro amanti, uomini dabbene che vanno a rubare in
le sel est affadi, E i bei versi di Racine hanno perduto l’impero de’ cuori? Cedono ad una lugubre prosa soporifera; on
mano dal figlio dell’armonia e delle grazie Metastasio emulo illustre de’ Rasini e de’ Cornelj, essa ha ben dati nella trag
io dell’armonia e delle grazie Metastasio emulo illustre de’ Rasini e de’ Cornelj, essa ha ben dati nella tragedia e nella
sue favole la vera guisa onde scuotere e gettar via il fosco corrotto de’ Sedaine e de’ Diderot, se l’Albergati, il Pepoli
vera guisa onde scuotere e gettar via il fosco corrotto de’ Sedaine e de’ Diderot, se l’Albergati, il Pepoli e qualche altr
tterati furiofili della loro demonomania delle mascherate infernali e de’ prestigj mitologici della verga incantata? Quella
Quella non curanza e quella desolazione a cui trovansi negli scrigni de’ loro per altro rispettabili autori condannate le
come ne pervenne a me la notizia in una lettera di un amico Spagnuolo de’ 22 agosto 1786: Muy Señor mio = El dia catorze de
29 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
meteo. Noi ne ammiriamo la nobiltà e grandezza dello stile e la copia de’ sentimenti appassionati. Soprattutto in essa come
lle, chimere, arpie e quante mostruose larve pose Virgilio nella sede de’ sogni sull’ingresso degli elisj, rappresentano un
e l’ eccellente dipintura del Paglietta geluso. Andrea Belmuro autore de’ due intermezzi recitati in Venezia nel 1731, la C
l nostro Gennaro Antonio Federico inimitabile pel colorito Tizianesco de’ suoi ritratti comici? Il di lui Finto Fratello co
a produrre le sue opere il nostro don Giambatista Lorenzi noto poeta de’ nostri giorni. Perito nell’arte, dotato di natura
oli sin dal 1699 e replicato altrove tante volte. Sono adunque alcuni de’ suoi drammi anteriori a quelli del Zeno. Non bene
but al Zeno il costume osservato poi costantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici di far mutare di sinistra in
tte. Notabili singolarmente sono i melodrammi del Zeno per la varietà de’ caratteri e degli argomenti, essendosi arricchito
jugale, man forte a sollievo degl’ innocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di
Profeti e gli Apostoli collo stile delle Scritture, e co’ sentimenti de’ Padri e de’ Dottori della Chiesa, stimando, che q
li Apostoli collo stile delle Scritture, e co’ sentimenti de’ Padri e de’ Dottori della Chiesa, stimando, che quanto meno f
i le rimenerà sulle armoniche scene? Forse i partigiani delle furie e de’ demonj ballerini? La musa di questo grand’uomo si
orta saperlo convertire in proprio sangue e sostanza, ed è questo uno de’ rari pregi del Metastasio. Si è da’ critici detto
aggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. Questo traffico de’ letterati è antichissimo (Nota IV); ma distinguas
ando si seguono a bello studio; Aretade presso i Greci fece un volume de’ pensieri degli scrittori che s’incontrano senza s
adini? Una stravaganza eterogenea uscita nel 1671 in tre atti, ognuno de’ quali contiene un argomento differente, e in uno
i dia il suo: che quest’amico col manto di Sesto segnato colla divisa de’ congiurati arrivi alla presenza dell’ imperadore
è un ben dipinto carattere somministrato dalla natura, e da’ costumi de’ grandi, superiore forse alla stessa Ermione di Ra
per Vitellia che lo tiranneggia. Per comprendere appieno la diversità de’ due caratteri, pongasi, nella scena full’ abdicaz
enire va a lagnarsi con lui medesimo, coll’ amico, dell’ingratitudine de’ Romani: Tit. Sesto, mio caro Sesto, io son trad
mati periodici che respirano coll’ altrui fiato velenoso? la severità de’ Petrarchisti e Dantisti? l’invide filippiche di q
i riuscirono oltre modo in teatro, per le decorazioni e per la musica de’ primi due di Pasquale Cafaro, e dell’ultimo del m
ue poesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è vicino ad accertarsi de’ di lui progressi nell’arte d’incatenar gli eventi
all’opera Metastasiana con fondata speranza del pubblico, e la scelta de’ suoi argomenti accreditò il di lui gusto. La sua
a per riuscire sul teatro di San Carlo ripieno dell’armonia immortale de’ Jommelli, de’ Piccini, de’ Mai e de’ Paiselli. Il
sul teatro di San Carlo ripieno dell’armonia immortale de’ Jommelli, de’ Piccini, de’ Mai e de’ Paiselli. Il suo Oreste co
i San Carlo ripieno dell’armonia immortale de’ Jommelli, de’ Piccini, de’ Mai e de’ Paiselli. Il suo Oreste colla musica de
o ripieno dell’armonia immortale de’ Jommelli, de’ Piccini, de’ Mai e de’ Paiselli. Il suo Oreste colla musica del Napoleta
ne ed acconcia al genere; lo stile chiaro, nobile, conciso, ed ornato de’ fiori poetici che Metastasio stesso ammise nella
li musici non perde di vista il tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità. Ma di quanto verso quel t
a parte di poesia e di verità non conviene oggi sacrificare al furore de’ gran pantomimi, mercè de’ quali ormai s’ignora se
ità non conviene oggi sacrificare al furore de’ gran pantomimi, mercè de’ quali ormai s’ignora se il melodramma sia parte a
i melodramma inedito tuttavia dell’ingegnoso giovane don Matteo Galdi de’ cui ben coltivati talenti già si gustano i precoc
za di congiungere agl’incantesimi, ai sison delle furie ed a’ bilancè de’ personaggi allegorici di Quinault il vivo interes
ere, e mostrò in Vienna nel 1767 la sua di Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheront
coll’Acheronte, colla caverna di Averno, ed accoppiò allo spettacolo de’ sensi l’interesse e la possibile commozione in bu
tasio, ma essi furono mutilati al pari di coloro che reggono le parti de’ loro protagonisti. È colpa forse de’ lodati poeti
i di coloro che reggono le parti de’ loro protagonisti. È colpa forse de’ lodati poeti la barbara esecuzione de’ norcini te
ro protagonisti. È colpa forse de’ lodati poeti la barbara esecuzione de’ norcini teatrali all’impero de’ direttori de’ mod
e’ lodati poeti la barbara esecuzione de’ norcini teatrali all’impero de’ direttori de’ moderni pantomimi? Il sig. Calsabig
i la barbara esecuzione de’ norcini teatrali all’impero de’ direttori de’ moderni pantomimi? Il sig. Calsabigi fermo nel pr
nte dell’opera mitologica, impiegò tutto l’ apparato naturale di essa de’ demonj e delle furie danzanti e della descrizione
che abbia presentate sulle scene le nuove vesti delle antiche furie, de’ numi infernali, delle ombre e delle parche, corte
enso campo della natura di sì varie e vaghe e preziose pompe, ad onta de’ valorosi ingegni che fra noi pur fioriscono, non
hmit ecc.: che debbono andar fastosi del loro Hass (pregevole allievo de’ conservatorj di Napoli) e del prodigioso Gluck e
mente di Mersenio, Burette, D’ Alembert &c.; pure qual altro nome de’ loro moderni maestri musici ha sormontate le Alpi
rona”. 69. Gli contende gran parte di queste doti e forse tutte uno de’ più illustri nostri poeti, il chiar. Bettinelli,
Aggiugne di aver egli stesso provato il difficil tragico nello stile de’ drammi ne’ cori del Gionata ed in una Cantata: ch
che richiedeva l’opera e la tragedia, volli distruggere l’imputazione de’ critici, ed indicare la necessità che avea Metast
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344
mmortali di pittura, scultura ed architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti, e delle invenzioni di varii celebri pitt
Cominciò da prima a coltivarsi il dramma musicale nelle case private de’ gentiluomini, indi passò su’ teatri. L’Andromeda
isogna però confessare che la cura maggiore non si pose nell’elezione de’ poeti. I deputati de’ principi, e più gl’impressa
che la cura maggiore non si pose nell’elezione de’ poeti. I deputati de’ principi, e più gl’impressarii particolari, badar
ipintori di prospettiva, di pratichi macchinisti, di voci squisite, e de’ migliori sonatori e maestri di musica. La bella p
vendo qualche componimento musicale, non si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità di spiegare a
li ci chiamano alla memoria un osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dall’erudito estensore di quel te
cominciassero a praticarlo per conservare più lungo tempo la gioventù de’ loro cinedi. Alcuni usurpatori dell’altrui regno
amo di commercio abominevole divenuto necessario per la matta gelosia de’ serragli orientali. Gli Eunuchi fra’ Romani furon
gli orientali. Gli Eunuchi fra’ Romani furono servi addetti alla cura de’ letti, come accenna Apulejo, e per tal uso veniva
, cap. 5 , troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle. Chi ignora poi quanto poco fo
a Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi delle voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti femminili, non mai
’ caroselli. Nè tra’ giullari e ministrieri che cantavano per le case de’ signori, nè tra’ buffoni che in qualunque modo, s
he fosse cessata si bella usanza di assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le Nazioni settentrionali aliene da ques
la Sicilia ed alcune terre della Puglia e delle Calabrie, colla voce de’ loro laidi eunuchi Affricani ne poterono risvegli
sti moderni non guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardini orientali, si rivolsero n
guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardini orientali, si rivolsero nell’una e nell’
talone, se a suo tempo si fossero usate in teatro le voci artificiali de’ castrati? E se il fiorentino Rinuccini gli avesse
che si violenti la natura, quanto mai sanno eseguire le non naturali de’ castrati. Noi nel nostro secolo XVIII ne abbiamo
erita Costa, Erirreo ne nomina un’altra come una delle più eccellenti de’ tempi suoi, cioè Leonora Baroni figlia della nomi
nesta. Passando da un tono all’altro fa talvolta sentire le divisioni de’ generi enarmonico e cromatico con tal destrezza e
llo studio delle donne, quali vantaggi maggiori ne presentano le voci de’ castrati, perchè non abbiano a sbandirsi dalle sc
a morte gli uomini rei  or non sarebbe ancor meglio impiegata la voce de’ veri dotti a muovere la potenza e la pietà de’ pr
glio impiegata la voce de’ veri dotti a muovere la potenza e la pietà de’ principi spagnuoli ed italiani per salvar tante v
o. Anche il Lemene cavaliere lodigiano poeta non dispregevole ad onta de’ difetti del suo tempo, compose melodrammi non cat
liano autore della Stellidaura impressa nel 1678 e cantata nella sala de’ vicerè in Napoli e dell’Epaminonda impresso e can
iano Matteo Noris impresso nel 1693 in Firenze, i quali illustri nomi de’ tempi andati attendevano un ingegno assai più sub
ità di Grevio e Gronovio. b. L. III, § 4, 5, et 6 Al Legem Corneliem de’ Sicariis. c. Qui fortem vetat interire sexum
di voci felici esprimeranno sempre con verità ed energia le passioni de’ personaggi principali dell’opera eroica. a. Erit
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
e, Tespi e Frinico I furono tre uomini di talento particolare, ognuno de’ quali sorpassò il predecessore e diede nuovo lust
Cherilo e di Frinico. Volle in oltre egli stesso e comporre la musica de’ suoi drammi, e inventar de’ balli, e prescrivere
in oltre egli stesso e comporre la musica de’ suoi drammi, e inventar de’ balli, e prescrivere i gesti e i movimenti del Co
antichi maestri ballerini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori di scemare il numero degl’indiv
iosa, mostra nello stile la grandezza, il brio militare e la fierezza de’ proprii sentimenti. Il suo carattere è robusto, e
aluce nel Prometeo l’elevazione del l’ingegno di Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si vede a certa antica ruvide
he il poeta si prefigge di pignervi la prepotenza della maggior parte de’ Grandi su gli nomini ancor meritevoli e benefici;
su gli nomini ancor meritevoli e benefici; la qual cosa era lo scopo de’ Greci poeti, repubblicani, di che fecero pure qua
i aimè! non m’ode. Vedete i mali miei; me nume un nume, Nuovo signore de’ superni Dei, E preme e oltraggia e inesorabil dan
e uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge saluta
talenti, come furono i La-Mothe, i Perrault e i Cartaud de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio do
nazione. Mercurio dopo di aver pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, f
ti, fulmini, scuotimenti di terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del di lui cuore, appor
ma e la strascina verso i vascelli, la qual cosa esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di pe
ttamente bisognerebbe risalire col pensiero agli antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Om
mi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’
o giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca dil
gici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca diletto ed invita a leggere anc
ce. La tragedia Agamennone fu coronata, e certamente anche a giudizio de’ posteri intelligenti meritava quest’onore. Il Vip
conoscenza di Elettra e del fratello si fa nel secondo atto per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle ve
cui si accinge: che si lagni dell’oracolo di Apollo ond’è minacciato de’ più crudeli supplizj, se lascia invendicato il pa
erisca alla di lui rimembranza: che si mostri anche sensibile ai mali de’ popoli sacrificati agli usurpatori del trono. Tut
o acconciamente interrotto di quando in quando dalle querele del Coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo
Discordi pure da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e degli Scaligeri, purchè non mi si ascri
o serio? Le favole del padre della tragedia greca furono, come quelle de’ suoi successori Sofocle ed Euripide, vere azioni
tico. Ma la nuova edifieazione di tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abitatori, avvenne nell’olimpiade LXXVI. Ad
32 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. III. Teatri materiali. » pp. 132-135
Sussiste ancora a’ nostri dì questo teatro ben conservato per diletto de’ viaggiatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è co
uesto teatro ben conservato per diletto de’ viaggiatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è così ben tenuto il teatrino di S
di Traetto, che fe fabbricare Sabbionetta, uomo dottissimo e fautore de’ letterati, nato nel Regno di Napoli in Fondi l’an
ormati di legno già più non esistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni, degli Accesi e della Calza. In questo
eretti moltissimi teatri. Le accademie degl’Infocati, degl’Immobili e de’ Sorgenti in Firenze, e quella de’ Rozzi e degl’In
emie degl’Infocati, degl’Immobili e de’ Sorgenti in Firenze, e quella de’ Rozzi e degl’Intronati in Siena, ebbero i loro te
33 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
Copia di teatri per l’impero. Non è già che sotto gl’ imperadori de’ tre primi secoli cessato fosse il gusto degli spe
e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti ha fatta menzione il chiar. Tirabosch
i che in parte ancora esistono, e frequentavansi sotto gl’ imperadori de’ primi secoli. Torello Saraina Veronese rammenta i
in cui si piantarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ veterani di Camaloduno, dove era un tempio dell’
n teatro, il quale, fra gli altri prodigii osservati nella ribellione de’ Trinobanti governando Paulino Suetonio i Britanni
i millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi donò l’anello d’oro all’istrione Erennio
utti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri. Era Tiberio uno de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Eg
Apelle, e gli venne il capriccio di domandargli, fra Giove e lui qual de’ due gli sembrasse più maestoso. E perchè Apelle i
di essi destinò procuratori delle provincie; uno ne pose nell’ordine de’ cavalieri, un altro nel senatorio; un altro che d
a, e perchè avvenisse. Ma non ostante il numero e la magnificenza de’ teatri, e le ricchezze e gli onori prostituiti ag
e erano e superiori a’ principi stranieri, come credevansi, divennero de’ proprii signori bassissimi cortigiani. La libertà
stato. Alcuni versi inseriti in un’ altra, e dalla malignità naturale de’ cortigiani interpretati contro del Principe, cagi
Trajano, che il popolo stesso abborriva sotto di lui l’effemminatezza de’ pantomimi. Egli è ancor vero, che secondo il racc
urelio di lui figliuolo adottivo e successore diceva, che le commedie de’ suoi tempi altro non erano che mimi. In fatti sot
ico. E come trovarne dalla morte di Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi in Italia, periodo il più deplorabile
hè altre feste si fossero introdotte. Lasciando stare i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale d
ui Biblioteca io non trovai un solo componimento drammatico; non dico de’ secoli de’ quali ora favelliamo, ma nè anche de’
ca io non trovai un solo componimento drammatico; non dico de’ secoli de’ quali ora favelliamo, ma nè anche de’ seguenti si
drammatico; non dico de’ secoli de’ quali ora favelliamo, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dall
i ora favelliamo, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dalle Spagne. Altro non vi si legge se non c
uto, facendo parola di quanto noi abbiamo non ha guari riferito, cioè de’ giuochi teatrali dati in Cadice da Balbo, del tea
ce che il principio del vuoto della storia teatrale si trova a’ tempi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi des
ncipio del vuoto della storia teatrale si trova a’ tempi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi despoti, i quali
indistintamente i teatri, e per fuggirne gli abusi, ci privammo ancor de’ vantaggi: a somiglianza di quegl’ impazienti colt
sa, danno al tronco e alle radici degli alberi, e privansi per sempre de’ loro frutti. TAL fu nel mondo conosciuto l’antico
gran delitti l’orrore o la compassione, a schernire e mordere i vizj de’ privati, e ad esser dalla legge richiamati a temp
rezza, rendesi talvolta turgido, impetuoso, oscuro; e pure a traverso de’ secoli e delle vicende di tanti regni, giugne all
ca in un consiglio di stato, nulla ha di rassomigliante nè alla nuova de’ Latini nè alla moderna commedia. Le Cereali, le N
guisa che Eupolide era stato sacrificato nell’antica al risentimento de’ potenti. Per questi gradi passando la Grecia perv
Difilo, Demofilo, e più di ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ filosofi e ’l modello di Terenzio, e fu il primo
unir coll’ ultimo supplicio i tragici che non rispettavano la memoria de’ re della stessa mitologia o della più remota anti
ad un popolo snervato e corrotto, che sotto Eliogabalo si compiaceva de’ mimici stupri e adulterii, non che finti e imitat
le depravazioni mimiche, ed il teatro divenne lo scopo dell’invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattan
ni mimiche, ed il teatro divenne lo scopo dell’invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque
ne lo scopo dell’invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell’istesso Impero
e i frammenti del di lui dramma si trovano inseriti nella collezione de’ tragici Greci ed in quella de’ poeti Cristiani. C
a si trovano inseriti nella collezione de’ tragici Greci ed in quella de’ poeti Cristiani. Ciò che ce ne rimane consiste in
ione e dilettare la moltitudine, non apparisce. L’ antichissima festa de’ Tabernacoli, in cui gli Ebrei divisi in cori cant
, num. 6 (Nota XX). 181. Per quanto i dotti compilatori del Giornale de’ Letterati stampato in Pisa ci fecero sapere nel v
in queste comparazioni la differenza della commedia antica da quella de’ suoi posteri? e quella che correva tra Atene emul
34 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XI. Se il Ch. Poeta Cesareo Metastasio imitò, o poteva imitare le Opere di Pietro Calderèn de la Barca. » pp. 140-148
to da Calderòn. Tale proposizione ch’io feci poi entrare nella Storia de’ Teatri, increbbe allora all’Amico, e vedo che ogg
llas mi fa una dimanda, a cui vò soddisfare, imitando “La gran bontà de’ Cavalieri antiqui.” “Mi dica, Signor D. Pietro;
n avrebbe perdute le ore in tai rifiuti del Teatro Spagnuolo. Le Vite de’ Santi ripiene di stranezze, di apparenze, di mira
la locuzione? Calderòn in tali sue favole espone tutta la filastrocca de’ fatti, alterandone bensì le circostanze ad arbitr
hi di abbondante saporosa pescagione? Ecco gli ostacoli, che, ad onta de’ tratti patetici che io ammiro nel vostro Poeta, a
col comodo di un’ altra contigua, gli amanti nascosti, e simili molle de’ Drammi Calderonici, non si ammettono in un’ Opera
nza venerazione? Se Calderòn fosse Greco, soggiacerebbe alla disamina de’ Critici Filosofi, come vi soggiacquero tanti altr
lla Commedia Spagnuola, i quali hanno elevati (aggiugne) i sentimenti de’ vostri Attori, ed avviliti col paragone quelli de
ugne) i sentimenti de’ vostri Attori, ed avviliti col paragone quelli de’ nostri. Questi caratteri Spagnuoli quì lodati met
s’infinge, o non si avvede, che questo sagace Impostore non dice già de’ vostri Poeti, ma de’ vostri Attori. Ed invero gli
avvede, che questo sagace Impostore non dice già de’ vostri Poeti, ma de’ vostri Attori. Ed invero gli Attori pubblici, che
orzati, di tinte forti, per trionfare della naturale rappresentazione de’ Neottolemi, de’ Satiri, de’ Poli, ed altri eccell
forti, per trionfare della naturale rappresentazione de’ Neottolemi, de’ Satiri, de’ Poli, ed altri eccellenti Attori Grec
trionfare della naturale rappresentazione de’ Neottolemi, de’ Satiri, de’ Poli, ed altri eccellenti Attori Greci. Questo di
concede dunque agli Spagnuoli il pregio di avere elevati i sentimenti de’ Tragici moderni (come con un colpo di penna franc
rni (come con un colpo di penna franca cambia il Sign. Lampillas), ma de’ moderni Attori; e di più rigetta il viluppo delle
35 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
ne scompagnarsi quella d’una divinità e di culto religioso (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni lucre
à e di culto religioso (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni lucreziani), e tali idee nell’infanzia de
che, i versi saliari del del Lazio, gl’inni peruviani al Sole, quelli de’ germani alle loro guerriere divinità, e tanti alt
che abitavano nelle coste del Baltico, ebbero le famose rime runiche de’ loro poeti chiamati scaldi 2. I celti, nazione pi
ro poeti chiamati scaldi 2. I celti, nazione più antica e più potente de’ goti, ebbero in grande stima ed onore i loro bard
ani ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali conteneano l’imprese de’ loro eroi, e servivano d’istorie. «Strana cosa (d
ciolta orazione che aveano comune con tutti, adoprarono il meccanismo de’ versi che subito e con poca spesa si allontanano
divertimento colle dilicatissime materie religiose. Allora le classi de’ cittadini si vanno aumentando; si assegnano a cia
o nuovi bisogni e nuovi mali. Il teatro che dee considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a quei mali, s’
ssai diverso; perocché in cambio di trattenere il volo delle fantasie de’ poeti, la legge gli ha costretti ad uscir dell’un
duzione alla Storia di Danimarca. 3. Veggasi la nobilissima Versione de’ Poemi di Ossian, fatta dal celebre Signor Abate C
36 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
I Precedenti fatti principali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura compong
i fatti principali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura compongono la storia
cipali variamente modificati dalla diversità de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura compongono la storia de’ teatri
tà de’ costumi, de’ tempi e de’ gradi di coltura compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste mo
formare una parte indispensabile di ogni festa e convito scambievole de’ Mandarinib. Girano perciò continuamente i commedi
a prima del l’era Cristianab. Ma se la prostituzione, la dissolutezza de’ costumi, e la schiavitù rendono infami i commedia
tici e militarib. Ed è tale l’esattezza che si esige nel l’imitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rapprese
asi alla contemplazione e al l’esercizio colla musiea, anche Chun uno de’ più celebri imperadori Cinesi, che secondo gli st
vasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto la direzione de’ maestri della campana e del tamburo, ma ne furono
arini d’armi e di lettere si uniscono per gli esami, e quando il capo de’ discendenti di Confucio ed il generale de’ bonzi
li esami, e quando il capo de’ discendenti di Confucio ed il generale de’ bonzi vengono alla corte, e quando si costruisce
i Orientali hanno da gran tempo coltivati i balli pantomimici. Alcuni de’ commedianti cinesi si sono addestrati a rappresen
uni collegii e destinate a danzare ne’ pagodi ed a servire ai piaceri de’ Brami. Ma varie compagnie di codeste cortigiane c
osa agilità, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori de’ quali tutte sono esse sparse e profumate, le fa g
che posseggono in grado eminente, sono quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tem
rando di un vantaggioso articolo l’edizione del 1777 di questa Storia de’ Teatri. b. Du-Halde Vol. 3. a. Vedasi il Viagg
Vol. 3. a. Vedasi il Viaggio di Saris del 1613 nella Storia generale de’ Viaggi. b. Martinius Histor. Sinens. lib. 10.
37 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200
dargli a bere del vino generoso, L’accieca, e fugge con tutto il Coro de’ Satiri, i quali intervengono nella favola con Sil
Sileno vecchio si trattiene seco stesso delle giovanili sue imprese e de’ travagli che stà soffrendo in vecchiaja, per aver
n vecchiaja, per aver voluto per affetto verso Bacco seguir le tracce de’ pirati Tirreni, i quali favoriti da Giunone avean
cqua. Compiange gl’infelici che sono quì capitati ignorando i costumi de’ Ciclopi. Ulisse viene fuori coll’intento di forni
. Il dialogo di Sileno e di Ulisse nel darsi vicendevolmente contezza de’ proprii casi e di quanto importa al secondo per p
ù fanno rispondere a’ personaggi quel che comanda la rima o L’armonia de’ versi. Ulisse si rende benevolo Sileno dandogli d
rossolano ed assai conveniente a’ tali personaggi. Si avvede Polifemo de’ capretti legati e del latto portato fuori da Sile
condo fuor dell’usato. Chi ha legato questi capretti? Chi ti ha dato de’ pugni sul viso? Parla. Sileno sbigottito accusa
a nol fulmina? Atto III. Narra Ulisse al Coro pateticamente la strage de’ suoi compagni divorati da Polifemo, indi il pensi
go, sembra che avesse accresciuto il numero degli spettacoli teatrali de’ Greci con queste nuove favole, che dal suo nome c
genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso dice che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero an
questa farsa limitavasi a rappresentare gli artificii e le imposture de’ maghi, e de’ salsi medici. Secondo Ateneoa essa n
limitavasi a rappresentare gli artificii e le imposture de’ maghi, e de’ salsi medici. Secondo Ateneoa essa non esigeva nè
el Nuovo Mondo tra’ selvaggi medico e mago erano quasi sinonimi. Uno de’ primi e più intendenti Storici dell’America (dic
omposto in versi; e versi in fatti sono i frammenti che si conservano de’ suoi Trofei Femminili e Virili. Il Mazzoni, il Ve
arte la riferita ambizione di tanti diversi rappresentatori, ciascuno de’ quali cercò di distinguersi da se, vuolsi riflett
semplice moderata, la quale contenendo la voce nell’armonico sistema de’ toni produceva una melodia regolata nel salir dal
to animato dalle parole con alcuni movimenti regolati, quale è quella de’ cori tragici o comici, ebbe minor parte che nel b
te o comiche o tragiche o satiresche, e a dire in tal guisa per mezzo de’ sensi qualche cosa allo spirito, altro non era la
ne celebrato da Omero per l’agilità e destrezza onde scansava i colpi de’ nemici, passa a nominare le tre principali specie
no di riposare e divertirsi! Fra tanti magnifici ingegnosi spettacoli de’ Greci ne troviamo uno assai puerile. Non mancava
tino neurospasto soleva colle sue figurine (benchè con rincrescimento de’ buoni che vuol dire de’ pochi) rappresentare alcu
colle sue figurine (benchè con rincrescimento de’ buoni che vuol dire de’ pochi) rappresentare alcune burlette o spezie di
ovansi in ogni popolo. N’ebbe Atene, n’ebbe: Roma, ne hanno le patrie de’ Newton, dei Leibnitz, dei Des-Cartes, de’ Galilei
e: Roma, ne hanno le patrie de’ Newton, dei Leibnitz, dei Des-Cartes, de’ Galilei e da’ Borrelli. Criticastri infelici, che
infacciare i Potini ad Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli, e il teatro della teste di parrucche di Fo
lla teste di parrucche di Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de’ baluardi a Parigi e l’arlecchino all’Italia? Scri
ostra posta; voi sarete sempre una dimostrazione evidente del volgo e de’ fanciulli canuti della vostra nazione. a. Dei
38 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289
argli a bere del vino generoso, l’ accieca, e fugge con tutto il coro de’ Satiri, i quali intervengono nella favola con Sil
Sileno vecchio si trattiene seco stesso delle giovanili sue imprese e de’ travagli che sta soffrendo in vecchiaja, per aver
n vecchiaja, per aver voluto per affetto verso Bacco seguir le tracce de’ pirati Tirreni, i quali favoriti da Giunone avean
a. Compiange gl’ infelici che sono quivi capitati ignorando i costumi de’ Ciclopi. Ulisse viene fuori coll’ intento di forn
. Il dialogo di Sileno e di Ulisse nel darsi vicendevolmente contezza de’ proprj casi e di quanto importa al secondo per pr
ù fanno rispondere a’ personaggi quel che comanda la rima o l’armonia de’ versi. Ulisse si rende benevolo Sileno dandogli d
icondo fuor dell’usato. Chi ha legati questi capretti? Chi ti ha dato de’ pugni sul viso? Parla. Sileno sbigottito accusa U
a nol fulmina! Atto III. Narra Ulisse al coro pateticamente la strage de’ suoi compagni divorati da Polifemo, indi il pensi
go, sembra che avesse accresciuto il numero degli spettacoli teatrali de’ Greci con queste nuove favole, che dal suo nome c
genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso dice che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero an
o questa farsa limitavasi a rappresentare gli artificj e le imposture de’ maghi e de’ medici. Secondo Ateneo127 essa non es
sa limitavasi a rappresentare gli artificj e le imposture de’ maghi e de’ medici. Secondo Ateneo127 essa non esigeva nè mol
Nel Nuovo Mondo tra’ selvaggi medico e mago erano quasi sinonimi. Uno de’ primi e più intendenti storici dell’America (dice
composto in versi; e versi infatti sono i frammenti che si conservano de’ suoi Trofei Femminili e Virili. Il Mazzoni, il Ve
arte la riferita ambizione di tanti diversi rappresentatori, ciascuno de’ quali cercò di distinguersi da se, vuolsi riflett
semplice moderata, la quale contenendo la voce nell’armonico sistema de’ tuoni produceva un’ armonia regolata nel salir da
nto animato dalle parole con alcuni movimenti regolati, qual è quella de’ cori tragici o comici, ebbe minor parte che nel b
te o comiche o tragiche o satiresche, e a dire in tal guisa per mezzo de’ sensi qualche cosa allo spirito, altro non era la
ne celebrato da Omero per l’agilità e destrezza onde scansava i colpi de’ nemici, passa a nominare le tre principali spezie
mo di riposare e divertirsi! Fra tanti magnifici ingegnosi spettacoli de’ Greci ne troviamo uno assai puerile. Non mancava
tino neurospasto soleva colle sue figurine (benchè con rincrescimento de’ buoni cioè de’ pochi) rappresentare alcune burlet
o soleva colle sue figurine (benchè con rincrescimento de’ buoni cioè de’ pochi) rappresentare alcune burlette o spezie di
rovansi in ogni popolo. N’ebbe Atene, n’ebbe Roma, ne hanno le patrie de’ Newton, dei Des-Cartes, de’ Galilei e de’ Borelli
be Atene, n’ebbe Roma, ne hanno le patrie de’ Newton, dei Des-Cartes, de’ Galilei e de’ Borelli. Criticastri infelici, che
be Roma, ne hanno le patrie de’ Newton, dei Des-Cartes, de’ Galilei e de’ Borelli. Criticastri infelici, che non meritando
infacciare i Potini ad Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli e il teatro delle teste di parrucche di M.
teste di parrucche di M. Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de’ baluardi a Parigi (Nota XXII) e l’arlecchino all’
sarete sempre una dimostrazione evidente dell’ esistenza del volgo e de’ fanciulli canuti della vostra nazione. 127. D
39 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193
IV. L’amor delle scienze e la delicatezza del gusto, nobili frutti de’ governi moderati, producono i veri poeti. A misur
già comunemente si scriveano nell’Italia in versi volgari le imprese de’ re, e si cantavano ne’ teatri123. Erano dunque gi
lmacco, il Cionacci nelle osservazioni sopra le rime sacre di Lorenzo de’ Medici, e ’l Crescimbeni nella storia della poesi
commedia intitolata la Filologia, la quale volle involare agli occhi de’ posteri126. Troviamo ancora nell’opere del Petrar
a nell’opere del Petrarca fatta onorata menzione di un celebre attore de’ suoi giorni, sommante erudito, nominato Tommaso B
aso Bambasio da Ferrara, della cui amistà si gloriava questo principe de’ nostri lirici, come il principe degli oratori lat
nciò il canto reale. Esso consisteva in versi in lode della vergine e de’ santi, cantati a competenza da’ vari branchi di p
scorge un popolare spettacolo destinato soltanto a trattener l’occhio de’ riguardanti, e non molto opportuno a un regolare
pre abbia ragione quando é portato a credere, che le rappresentazioni de’ sacri misteri ed altre pie farse, fatte nel XIII
é che in quelle gli attori si componessero negli atteggiamenti propri de’ personaggi, cui rappresentavano, ma non venissero
40 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO III. Se ne’ secoli XIV., e XV. gl’Italiani ebbero Poesie Sceniche. » pp. 14-19
olo XIV., se fosse certo ciò che scrive l’Autore della Storia Critica de’ Teatri, cioè che la Poesia Drammatica a imitazion
e tali parole chi avesse letto il II. Capo del II. Libro della Storia de’ Teatri? Intanto l’Apologista per confutarlo ha do
sfuggita ciò che si narra nelle pagine 189. 190. e 191. della Storia de’ Teatri. Ivi si rapportavano tre Tragedie e due Co
i; ma, ad onta della delicatezza di questo grande ingegno, che fu uno de’ primi promotori dell’erudizione Greca e Latina, v
Nevio, di Pacuvio, di Accio, erano meno Drammi scritti ad imitazione de’ Greci, per non essere esenti da difetti? Sincerit
ratto cangia natura. Se censura gli Spagnuoli, per Voi è un baccalare de’ precetti poetici: se scredita gl’Italiani, è un L
io nel secolo XV. Dissimula francamente ciò che si narra nella Storia de’ Teatri: tanto più in tal tempo degno di riconvenz
più in tal tempo degno di riconvenzione, quanto è maggiore il numero de’ Drammi Italiani. Egli parla soltanto delle rozze
on tutta prestezza gli studj scenici, e che attendendo alle dipinture de’ caratteri e delle passioni, ed altri meriti de’ D
ndendo alle dipinture de’ caratteri e delle passioni, ed altri meriti de’ Drammi lodati, giustamente si asserisce che allor
tenticato dalle prove, da’ passi degli Autori, e dagli Scritti stessi de’ riferiti Drammatici (che quì non si tratta di Dra
e se Voi con questi altri gl’ignoravate, rimanete incluso nella lista de’ poco instruiti, che se poi ad arte fingete di ess
41 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94
ipide. Non si curarono, a quel che sembra, di coltivarla i Latini: ma de’ loro Drammi ci sono rimaste troppo scarse reliqui
te, che in Ispagna nacque la Scenica Pastorale. E perchè questo è uno de’ possibili non lontanissimi dal convertirsi in att
l’Apologista presentare data veruna da contrapporre all’epoche fisse de’ componimenti, e degli Scrittori Italiani, ricorre
che propone, è questa che si legge alla p. 168.: “Nella serie storica de’ primi Autori delle Commedie Spagnuole dopo il Rue
anni di quel secolo sino al quaranta”. In prima questa serie istorica de’ Comici Spagnuoli si è forse trovata in qualche sc
arte della vita nella Corte; e che in fine si ritirò vestendo l’abito de’ Cisterciensi, e morì nel 1596.1. Se dovea egli fi
de Roxas, che egli forse in fide parentum stimò che fosse una Storia de’ Teatri delle antiche Nazioni, ed anche dello Spag
il XVII., e scrisse alcuni Dialoghi intorno al mestiere, e a’ costumi de’ Commedianti, mostrando la loro laboriosissima vit
Abate Apologista, alcuni Dialoghi del mestiere, della vita laboriosa de’ Commedianti Spagnuoli, e de’ loro costumi, sono i
loghi del mestiere, della vita laboriosa de’ Commedianti Spagnuoli, e de’ loro costumi, sono in verità ben altra cosa che u
oli, e de’ loro costumi, sono in verità ben altra cosa che una Storia de’ Teatri delle antiche Nazioni e del Teatro Spagnuo
, che farà sempre bene al solito. Mi dica solo; questa trasformazione de’ Dialoghi del Roxas su la vita de’ Commedianti Spa
Mi dica solo; questa trasformazione de’ Dialoghi del Roxas su la vita de’ Commedianti Spagnuoli in Istoria Teatrale antica
a cinque Scene, e riconosce il genere, non dall’azione, ma dal numero de’ versi, osservando che anche col toglierne un lung
zio del Signor Lampillas per istallare a Dramma un’ Ecloga, le uscite de’ personaggi e il numero de’ versi. Rapin insegna d
r istallare a Dramma un’ Ecloga, le uscite de’ personaggi e il numero de’ versi. Rapin insegna di siffatte cose? Ottima eco
42 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
l’amor del sublime che l’impeto e la foga che il trasportava al pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ ampolloso. Il
rò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso di certo M. Ch
Appresso ad impulso di certo M. Chalons segretario della regina Maria de’ Medici ritirato a Roano, diessi a leggere le comm
pagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna, ne formò una tr
ommise un anacronismo, trovandosi Siviglia al tempo del Cid in potere de’ Mori e non de’ Cristiani (che è il grande errore
onismo, trovandosi Siviglia al tempo del Cid in potere de’ Mori e non de’ Cristiani (che è il grande errore che esultando i
de Laudun Degaliers. L’ artificiosa traccia dell’azione, la vivacità de’ caratteri, la forza delle passioni episodiche, re
s amis, Cinna, c’est moi qui t’en convie. Benchè le rappresentanze de’ martiri Cristiani sieno poco atte ad eccitar la t
na la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. In tutti gli o
uila, che si solleva sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisci
nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’ atmosfera. Ma perch
meglio graduate, e più perfette di quelle di P. Cornelio, per avviso de’ più scorti critici, trionfano l’Ifigenia rapprese
il poeta s’ innalza e grandeggia imitando alcuna volta il linguaggio de’ profeti; il Britannico rappresentato nel 1670, in
l dilicato Huerta) nulla conteneva che non conducesse alla correzione de’ costumi. Adunque (dirà taluno) bandiremo l’amore
i tragiche. Ma se quel Polifonte e quel Paride prendono il linguaggio de’ Celadoni, e si trasformano in pretti signorotti F
eo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire,
, il quale poco più del nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si vale di un’ astuzia poco tragica per
enchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento degli affetti de’ personaggi coll’ interesse dello stato, e quando
sofferenza ecc. Sono, è vero, tali figure ammesse ancora nella poesia de’ Greci e degl’ Italiani; ma da’ drammatici frances
perpetuo tessuto di astratti che diventano persone, e la ripetizione de’ medesimi tropi forma l’unico fondo del loro stile
che studiava sì felicemente il cuore dell’uomo e la poesia originale de’ Greci, Racine che possedeva il rarissimo dono del
I Greci che nella poesia ravvisarono l’amore per l’aspetto del piacer de’ sensi, non l’ammisero nella tragedia come non con
ezza di stile e con minore ingegno del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più del fratello gasti
era il solo degno di essere il primo, eccettuandone Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano di Bergerac
Tiro rappresentata per tre mesi nel 1663 e rimasta al teatro malgrado de’ motteggi di Boileau; Bellerofonte tragedia fischi
lo stile, la mancanza di verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri di
rità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di queste favole che
e degli antichi, e fu lodato da Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore di varie
la compassione. Ma si loda con ragione l’ elezione ch’egli seppe fare de’ principali personaggi proprj ad eccitar la pietà
tragico teatro, e faranno sì che Racine si acclamerà come il principe de’ tragici del secolo XVII dovunque regnerà gusto, s
simiglianza. Il lettore da se giudicherà tra Racine ed Huerta, a qual de’ due meglio competano i gentili elogj d’ignoranza,
sistema d’interpretare i tragici Greci osservò ancora che la tragedia de’ Francesi non è la tragedia de’ Greci; ma non ne f
i Greci osservò ancora che la tragedia de’ Francesi non è la tragedia de’ Greci; ma non ne fece consistere la differenza in
; ma non ne fece consistere la differenza in altro che nella mancanza de’ cori, la qual cosa non la diversifica nell’essenz
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
nze. Ma simili dubbii e timori, giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’
uttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, nelle quali la nazione che soffre,
XV secolo di un alto incendio di guerra in più luoghi; ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi di
dio di guerra in più luoghi; ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi di Milano, degli Angioini cog
omini di lettere ad apprendere profondamente le due più famose lingue de’ dotti, ed anche a disotterrar nelle lontane regio
dizione, specialmente per le cure del famoso segretario e consigliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del p
e idioma. Quanto alle farse non cessarono in Roma le rappresentazioni de’ Misteri, ma si fecero con maggior sontuosità. Scr
o di Meda fratelli, e si ristampò in Venezia l’anno 1568 per Domenico de’ Franceschia. Altre ne scrisse anche in volgare Fe
e l’altro cianciato termina l’atto con un coro. Trattasi nel II atto de’ mali apparsi dopo la pace fatta , e gl’interlocut
al fine. Ma potrebbero forse avere altri due significati, in ciascuno de’ quali sparisce ogni idea di opera. Perchè in prim
, per quella specie di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io canto. Perchè poi non potrebbe dir
, veggono l’opera in musica dovunque cantaronsi versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle c
tre, con i cori Messicani, colle musiche Peruviane, co’ rustici canti de’ selvaggi, e con che no? Ma i moderni alla voce op
sificano, non che dalle cose accennate, dagli stessi pezzi drammatici de’ Greci e de’ Latini, a’ quali pur si avvicina. Agg
n che dalle cose accennate, dagli stessi pezzi drammatici de’ Greci e de’ Latini, a’ quali pur si avvicina. Aggiungasi che
el 1500, che fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII
ed illustrata. Precede un argomento rinchiuso in due ottave. Ciascuno de’ cinque atti, ne’ quali è diviso, porta un titolo
i Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi tre atti, accennandovisi eziandio il monte,
na foresta su questo monte destinata dalle Baccanti alla celebrazione de’ loro riti. Che se di tutte queste cose volesse id
ettono giù i loro parti senza scelta e con precipitanza a somiglianza de’ verseggiatori estemporanei impazienti di lima. Ma
è il primo di lei autore Cotta non ne compose se non che un atto solo de’ ventuno ch’ n’ebbe poi nel secolo XVI? Conchiudia
tarvisi, specialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ Cori. Due altre azioni teatrali volgari leggonsi
re Antonio Planelli seguito poscia dal Tiraboschi, ed io nella Storia de’ Teatri che produssi in un solo volume nel 1777. V
eamente di essermi ingannato, avvenne che un modernissimo gazzettiere de’ nostri paesi pretese che in sua coscienza io ripo
l Planelli. Ma io che penso di avere una coscienza un pò più delicata de’ gazzettieri di queste contrade, le dico che si as
more. Il carattere di essa è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi servi ruffiani parassiti meret
in vario metro intitolata l’Amicizia. In Roma senza verun dubbio uno de’ principali autori del risorgimento della drammati
Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi recitare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di
ran teatro di legno innalzato nel cortile del suo palazzo la commedia de’ Menecmi di Plauto, alla cui traduzione egli stess
l tutto ed uno che portò più tardi il nome di Opera. a. Nella Storia de’ Teatri impressa nel 1777, lo dissi nato in Vairan
. a. Rer. Italic. Script. vol. XXIII. a. Vedi le Memorie istoriche de’ Letterati Ferraresi opera postuma di Giannandrea
44 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. » pp. 20-25
ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. L’Inesorabile Apologista
a disagio la Storia, e la Logica. Inprima non sono tante le migliaja de’ nostri Drammi: ed è pregio della meritamente loda
togliere ogni pretesto agli Stranieri col formare delle loro Tragedie de’ due passati secoli una Raccolta. Renduta questa p
ro di eccellenti Epici Italiani, i quali egli riduce a due. Il numero de’ nostri buoni Epici trascende forse del doppio que
gomenterebbe che essi non hanno conosciuta l’Epica Poesia. L’orgoglio de’ Letterati non vuol trovare in tutta la Grecia se
ngo. Le Tragedie Spagnuole, siano regolate o difettose, unendo quelle de’ due secoli trascorsi, non parmi che arrivino alle
riuscito a ritorcere nell’avversario la ragione allegata nella Storia de’ Teatri1. 1. Non comprendo io in questo numero a
orso? Per questi dubbj potrebbe il Signor Sedano sottrarre dal numero de’ venti Tragici Spagnuoli più di un nome, qualora v
itolo di Tragici, perchè non accontare a quel numero tutta la schiera de’ Drammatici Spagnuoli? Essi vi hanno il medesimo d
mpillas su gli altrui nei. Corse nell’Edizione di Napoli della Storia de’ Teatri un abbaglio intorno al Portoghese Luis de
45 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIII. Commedia Mezzana. » pp. 141-150
n morisse in mare ma in Egina; pure è sempre certo, che per un editto de’ Quattrocento sotto Alcibiadeb, o de’ Trenta Tiran
sempre certo, che per un editto de’ Quattrocento sotto Alcibiadeb, o de’ Trenta Tiranni nell’olimpiade XCIII o XCIVc, non
il Governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far uso in qualunque modo di sogg
ceti come le scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e delle nazioni. Ciò rilevasi da’ frammen
delle nazioni. Ciò rilevasi da’ frammenti che se ne sono conservati, de’ quali alcuni ne riferii con mia traduzione nel to
i Ateneo leggesi un bel passo di Alesside, in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini. Un altro
si un bel passo di Alesside, in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini. Un altro ne adduce lo
di Alesside, in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini. Un altro ne adduce lo stesso Ateneo de
sto, nulla han di reale, E dopo un velocissimo romore Passano, al par de’ sogni, in sen del nulla. L’ora fatal sopravverrà
ini di melogranato. Per renderne l’idea abbiamo sostituito le bevande de’ moderni popoli settentrionali che si usano per lu
46 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo I. Ritorno delle Rappresentazioni Teatrali dopo nate le Lingue moderne. » pp. 181-187
tartari ultimi conquistando la China, vi divennero cinesi. Ma i figli de’ tartari antichi che inondarono le provincie roman
de balze grosse reliquie: di là tante guerre intestine, tanti diritti de’ leudi e antrustioni, vassalli angari parangari, e
ssità di farsi intendere dava la vita a certi nuovi gergoni, ciascuno de’ quali prendeva un carattere nazionale e distinto,
feodale fu da per tutto ferito mortalmente. S’indebolì l’indipendenza de’ baroni, le corone accrebbero la propria prerogati
l’istesso Balaam sull’asina. Correva il popolo volentieri alla festa de’ pazzi, a quella degl’innocenti e anche alla music
ese. I monaci poi si avvisarono ancora di mettere in dialoghi le vite de’ santi, come quella di Santa Caterina rappresentat
medie composte da Anselmo Faidits nella poco esatta e veridica Storia de’ Poeti Provenzali del Nostradamus; ma quegli fiorì
giullari. L’Heregia dels Preyres é il titolo che ci é restato di uno de’ dialoghi di Faidits. I nominati menestrels, a gui
estato di uno de’ dialoghi di Faidits. I nominati menestrels, a guisa de’ rapsodi dopo il tempo di Omero, andavano suonando
andavano suonando e cantando sui loro stromenti la musica, e i versi de’ trovatori provenzali, e giravano per i castelli d
musica, e i versi de’ trovatori provenzali, e giravano per i castelli de’ signori per divertirli colla musica, nell’ora di
s de Nasarre rintracciare la famosa origine letteraria delle Orazioni de’ Ciechi. L’Italia che già contava vari dotti poeti
di Resurrezione dell’anno 1243, o 1244120. Un’altra rappresentazione de’ misteri della passione di Cristo ec. trovasi fatt
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO III. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 125-139
vo campo per esercitarle. Era questo il grato frutto della libertà, e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per me
(cioè facili ad esser compresi da’ volgari, benchè latini) le imprese de’ re, e si cantavano ne’ teatria. In una cronaca ma
leste contro lo spietato oppressore. Atto III. Parlano i due fratelli de’ dominii acquistati e di quello a cui aspirano. Zi
ll’avviso di essersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. I
sersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. I suoi commilito
a, il suo ritorno in Verona e la barbara vendetta da lui presa contro de’ prigionieri. Ma qual tempo è corso dal consiglio
da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteria. Delle altre due composizioni drammatich
cora nell’opere del Petrarca mentovato onoratamente un erudito attore de’ suoi giorni chiamato Tommaso Bambasio da Ferrara,
ommaso Bambasio da Ferrara, della cui amicizia gloriavasi il principe de’ Lirici Italiani, come il principe degli Oratori L
dottrina e per l’eccellenza nel rappresentarea. Basta questo racconto de’ pregi del Bambasio a provare la frequenza delle r
mai avrebbe egli rappresentato? Forse i muti misteri, o le buffonerie de’ cantimbanchi? Ma con simili cose avrebbe meritati
imanente. Non per tanto egli è degno di lode, si per essere stato uno de’ primi a tentar questo guado, si per avere dopo de
e vide Padova i primi saggi di tragedia che siensi dati dopo il tempo de’ Romani . Quì però il sig. Andres istesso per far
48 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO II. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 32-40
ovo campo per esercitarle. Era questo il grato frutto della libertà e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per me
(cioè facili ad esser compresi da’ volgari, benchè latini) le imprese de’ re, e si cantavano ne’ teatri27 (Nota VII). Se pe
leste contro lo spietato oppressore. Atto III. Parlano i due fratelli de’ dominj acquistati e di quelli a cui aspirano. Zir
l’ avviso di essersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. I
sersi presa Padova da’ fuorusciti entrativi col favore de’ Veneziani, de’ Ferraresi e del Legato del Papa. I suoi commilito
a, il suo ritorno in Verona e la barbara vendetta da lui presa contro de’ prigionieri. Ma qual tempo è corso dal consiglio
da lui scritta in assai tenera età ch’egli volle involare agli occhi de’ posteri32. Delle altre due composizioni drammatic
cora nell’opera del Petrarca mentovato onoratamente un erudito attore de’ suoi giorni chiamato Tommaso Bambasio da Ferrara,
ommaso Bambasio da Ferrara, della cui amicizia gloriavasi il principe de’ lirici Italiani, come il principe degli oratori L
ottrina e per l’eccellenza nel rappresentare34. Basta questo racconto de’ pregi del Bambasio a provare la frequenza delle r
mai avrebbe egli rappresentato? forse i muti misteri? o le buffonerie de’ cantimbanchi? Ma con simili cose avrebbe meritati
imanente. Non per tanto egli è degno di lode, sì per essere stato uno de’ primi a tentar questo guado, sì per avere dopo de
vide Padova i primi saggi di tragedia, che siensi dati dopo il tempo de’ Romani. 32. Comœdiam me admodum tenera ætate di
49 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
ilite. Ma tali riflessioni che possono esser giuste nelle inondazioni de’ barbari, nelle quali tutto é orrore e distruzione
incendio di guerra in diversi suoi paesi nel secolo XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi di
si suoi paesi nel secolo XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi di Milano, degli angioini cog
vore, la generosa protezione, e la magnanima liberalità e munificenza de’ nostri principi, ministri, generali, e grandi ver
uomo di lettera ad apprender profondatamente le due più famose lingue de’ dotti, non l’universale entusiasmo di quanti a qu
e per le cure, l’ingegno e ’l buon gusto del degretario e vonsigliere de’ nostri re aragonesi Giovanni Pontano135, e del pr
erpretazione forse più fondata aver due altri significati, in ciascun de’ quali sparisce ogn’idea di opera. Primieramente p
opera in musica dovunque si son cantati versi solennemente, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle c
con i corei messicani, colle musiche peruviane, con i cantici rustici de’ selvaggi, e con che no? Ma i moderni alla voce op
rdi da Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII,
ri da Marcellino suo nipote. Non parleremo qui delle rappresentazioni de’ misteri, le quali, essendosi ne’ secoli precedent
te in Lipsia nel principio del XVI secolo. Leon Battista Alberti, uno de’ più gran valentuomini de’ suoi tempi, nato second
del XVI secolo. Leon Battista Alberti, uno de’ più gran valentuomini de’ suoi tempi, nato secondo il Manni e ’l dottor Lam
aboschi) comunque scritta in prosa, ha nondimeno alquanto dello stile de’ comici antichi, e pruova lo studio che l’Alberti
gata come sua, e dedicata al marchese di Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti principi della sua età e de’ più splend
i Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti principi della sua età e de’ più splendidi mecenati della letteratura, fu da A
e della penisola delle Spagne il popolo si divertiva colle buffonerie de’ giullari degenerati in meri cantambanchi. Nelle c
lle gran Festività nelle chiese oltramontane, e ne’ pubblici ingressi de’ sovrani nelle città principali. Allorché Carlo ul
es princes bienfaisants». E un nostro scrittore anche così: «Il favor de’ monarchi fa germogliare nello stato gli uomini il
Guarino da Verona, Giovanni Aurispa, e Francesco Filelfo, il secondo de’ quali, più che gli altri, ci arrecò ricchissima s
i Niccolò V. montò sulla cattedra di San Pietro, oltre a molti altri, de’ quali parla colla sua solita dottrina ed esattezz
mana, e Giovanni Sulpizio da Veroli dello Stato Pontificio, per opera de’ quali i due cardinali Pietro e Rafaello Riari fec
lo di opera. 142. Chi desidera esatta notizia delle rappresentazioni de’ sacri misteri fatte in questo XV secolo, legga il
50 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
esia ovver dalla musica, o se tutto debba ripetersi dalle circostanze de’ tempi, ecco ciò che niun autore italiano ha finor
lli del vero, si divaga pei mondi ideali da lei creati, e si compiace de’ suoi errori più forse di quello che farebbe della
o al Metastasio eccitato universale diletto, e riscossa l’ammirazione de’ popoli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ ro
riscossa l’ammirazione de’ popoli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ romanzi e delle avventure degli erranti cavalieri
a, e parimenti un Apollo si finsero, il quale, avendo la fronte cinta de’ raggi, guidasse colle briglie d’oro in mano il ca
a’ poeti, che s’approfittarono, affine di soggiogare l’immaginazione de’ popoli. [5] Questa avvivata dalle due passioni pi
ere, e l’immortali donzelle che il sagace Maometto destinò ai piaceri de’ suoi fedeli musulmani dopo la morte loro, non alt
prima, essendo noto ad ognuno che nacque dalla mal intesa imitazione de’ poeti greci e latini trasferita al teatro. Merita
pi; i brillanti fenomeni dell’aurora boreale per la maggior obliquità de’ raggi solari frequentissimi in quei climi; notti
sogni, doveano necessariamente disporre alla credulità le rozze menti de’ popoli settentrionali. Della qual disposizione ap
ni era quello di bere un nettare delizioso presentato loro nel cranio de’ propri nemici dalle Ouris, ninfe di sovrumana bel
morte per far danno ai viventi. Quindi ebbero origine le appirazioni de’ gli spiriti aerei, gli spettri, i fantasimi, i fo
sicuri di riportarne vittoria. Rath era un genio sitibondo del sangue de’ fanciulli, il quale invisibilmente succhiava qual
no i Septi, ovvero sia i principiali tra loro per la buona educazione de’ figliuoli, uno dei primi era quello di facitore d
a moderna mitologia abbellita di poi, e vieppiù propagata da’ poeti e de’ romanzisti. I disordini introdotti dal governo fe
cere, e che in tutti i secoli e dappertutto furono la cagion prossima de’ vizi dell’uomo e delle sue virtù. Quindi per la r
n prossima de’ vizi dell’uomo e delle sue virtù. Quindi per la ragion de’ contrari non men valevole nelle cose morali che n
osa, i quali altro non sono stati in ogni secolo se non se la pittura de’ pubblici costumi. Perciò insiem coi palazzi e le
, le fate, e i demoni or favorevoli or nemici, vi si leggono fellonie de’ malandrini severamente punite, provincie liberate
iberate dai tiranni e dai mostri, cortesie, e prodezze impareggiabili de’ paladini, pudor seducente nelle donne e costanza
erenza che gli interessati scrittori danno ai costumi delle nazioni e de’ secoli che essi chiamano illuminati, sopra quei d
e de’ secoli che essi chiamano illuminati, sopra quei delle nazioni e de’ secoli che chiamano barbari66, [15] Alle accennat
colla venuta dei Greci in Europa, e col patrocinio della Casa Medici, de’ pontefici, e de’ re di Napoli, rinacque in Italia
Greci in Europa, e col patrocinio della Casa Medici, de’ pontefici, e de’ re di Napoli, rinacque in Italia nel secolo XV pr
ostituirli nella spiegazione delle cose naturali alle qualità occulte de’ peripatetici, da cui volevano ad ogni modo scosta
o impero, vi si scorge per entro un vizio radicale, di cui gli sforzi de’ più gran musici e poeti non l’hanno potuto intier
di paragonarle colle viventi si paragonasse colla poesia e la lingua de’ Greci. So che alcuni eruditi non si sgomentano de
saminar i pezzi di musica corica, ovvero a più voci, che ne rimangono de’ cinquecentisti per veder quanto allor fosse imbar
a’ tempi favolosi. Non sapendo come interessar il cuore colla pittura de’ caratteri e delle passioni, cercarono d’affascina
ria e degli avanzamenti, pel gran concorso di stranieri, e pel favore de’ principi. L’architettura si lasciò parimenti vede
51 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
ienze. Ma simili dubbj e timori giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’
uttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, nelle quali la nazione che soffre,
XV secolo di un alto incendio di guerra in più luoghi: ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi di
dio di guerra in più luoghi: ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi di Milano, degli Angioini cog
omini di lettere ad apprendere profondamente le due più famose lingue de’ dotti, ed anche a disotterrar nelle lontane regio
dizione, specialmente per le cure del famoso segretario e consigliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del p
e idioma. Quanto alle farse non cessarono in Roma le rappresentazioni de’ misteri, ma si fecero con maggior sontuosità. Scr
o di Meda fratelli, e si ristampò in Venezia l’anno 1568 per Domenico de’ Franceschi43. Altre ne scrisse anche in volgare F
e l’altro cianciato termina l’ atto con un coro. Trattasi nel secondo de’ mali apparsi dopo la pace fatta, e gl’ interlocut
al fine. Ma potrebbero forse avere due altri significati, in ciascuno de’ quali sparisce ogni idea di opera. Perchè in prim
, per quella specie di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io canto. Perchè poi non potrebbe dir
nelli, veggono l’opera in musica dovunque cantaronsi versi, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle C
re, con i corei Messicani, colle musiche Peruviane, co’ rustici canti de’ selvaggi, e con che no? Ma i moderni alla voce op
sificano, non che dalle cose accennate, dagli stessi pezzi drammatici de’ Greci e de’ Latini, a’ quali pur s’avvicina. Aggi
n che dalle cose accennate, dagli stessi pezzi drammatici de’ Greci e de’ Latini, a’ quali pur s’avvicina. Aggiungasi che d
el 1500, che fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII
; ma non pare che avesse conosciuto la prima edizione in quarto fatta de’ di lui drammi in Roma per Magistrum Eucharium Sil
ata. Precede al dramma un argomento rinchiuso in due ottave. Ciascuno de’ cinque atti, ne’ quali è diviso, porta un titolo
i Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi tre atti, accennandovisi eziandio il monte,
na foresta su questo monte destinata dalle Baccanti alla celebrazione de’ loro riti. Che se di tutte queste cose volesse id
ando mettono giù i loro parti senza scelta e senza lima a somiglianza de’ verseggiatori estemporanei59. I sentimenti di Orf
tarsene, spezialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ cori. Due altre azioni teatrali volgari leggonsi
re; ed il di lei carattere è nel basso comico, seguendo la condizione de’ personaggi antichi, servi, ruffiani, parassiti, m
in vario metro intitolata l’Amicizia. In Roma senza verun dubbio uno de’ principali autori del risorgimento della drammati
Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi recitare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di
ran teatro di legno innalzato nel cortile del suo palazzo la commedia de’ Menecmi di Plauto, alla cui traduzione egli stess
l tutto ed uno che portò più tardi il nome di opera. 49. Nella Stor. de’ Teatri impressa nel 1777 lo dicemmo nato in Vaira
ancora composta, perchè il primo autore Cotta non ne fece che un atto de’ ventuno che poi n’ebbe nel XVI secolo? 60. Il p
alier Planelli seguito indi dal Tiraboschi ed anche da me nella Stor. de’ Teat. del 1777. Volendo però io, per le strofette
. 62. Rer. Italic. script. Vol. XXIII. 63. V. le Memorie Istoriche de’ Letterati Ferraresi opera postuma di Giannandrea
52 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistat
di scheletri mostruosi, e tra ’l convivere con Euripide ne’ gabinetti de’ savi di tutti i tempi e di tutti i paesi? 271.
e Fraguier nella nota contesa intorno alla preminenza degli antichi e de’ moderni, «et plût à Dieu qu’il se prouvât, la gue
he dalla natura fu di predante ingegno ampiamente privilegiato, e che de’ propri talenti può fare quell’ottimo uso che si r
antasia vivace, cuor sensibile, orecchio purgato, pratica del mondo e de’ più famosi poeti, e scelta dottrina per poter ben
tro moltissimi fra’ dotti, come son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti, o Fan triangoli, tondi, e forme quadre;
nizione dell’uomo; coloro i quali con ammirabile franchezza favellano de’ corpuscoli elementari e de’ loro vari moti e acco
quali con ammirabile franchezza favellano de’ corpuscoli elementari e de’ loro vari moti e accozzamenti nella primitiva for
nti. Quindi ebbe a dire il signor di Saint-Evremond che nel commerzio de’ dotti «rarement on trouve des personnes de bon go
53 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
ope si bandì dal Teatro Spagnuolo l’indecenza. I. Ecco quel che de’ Drammi Italiani del Cinquecento dice il Signor La
rni costumi e genj delle Nazioni, esse si videro trasportate a’ tempi de’ Greci, e de’ Romani: e in vece di vedersi sul Tea
genj delle Nazioni, esse si videro trasportate a’ tempi de’ Greci, e de’ Romani: e in vece di vedersi sul Teatro i ritratt
i de’ Greci, e de’ Romani: e in vece di vedersi sul Teatro i ritratti de’ moderni Italiani, si videro quelli delle nazioni
, nè il Brignole Sale del Geloso non geloso, nè il Porta della Turca, de’ Fratelli Rivali &c. &c. Voi troverete arg
utto tolto dagli originali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’ difetti delle Antiche Nazioni, come vo
dagli originali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’ difetti delle Antiche Nazioni, come voi francamen
e che i più bravi ingegni inviluppati nella superstiziosa osservanza de’ precetti Aristotelici non ebbero coraggio di scuo
d’Italia nelle ciancie e freddure d’Arlecchino e Brighella”. Or quale de’ due mostra più senno e meno parzialità? Voi, o qu
mine, che vogliono ridere sgangheratamente delle Maschere Italiane, e de’ Graziosi e delle Graziose, e de los Vejetes Spagn
lo; e convien tollerarle. Credete voi che queste insipide sciocchezze de’ Graziosi Spagnuoli siano meno sconcie delle Arlec
i Drammi? Le Tragedie furono tante che di molto superano le Spagnuole de’ due secoli messe insieme (s’intende però senza co
le fecero andare in disuso, e ricondussere la desolazione nel Teatro de’ Commedianti. Sì, caro Signor D. Saverio, quelle C
di bel nuovo si trovarono abbandonati. Or quì il Signor Lampillas che de’ fatti fa poco conto, e si attiene alle amate sue
io, e Agesilao cavalca co’ figliuoli sulla canna, e Atene si compiace de’ Pupi de’ Ciarlatani. Quando poi si vuol dare al P
silao cavalca co’ figliuoli sulla canna, e Atene si compiace de’ Pupi de’ Ciarlatani. Quando poi si vuol dare al Popolo per
e, volta le spalle al Teatro. Ecco perchè si soffrono le balordaggini de’ Graziosi e dell’Arlecchino, che trovò luogo anche
a materia, la leggerezza dell’Aria, la regione del fuoco, la solidità de’ Cieli, l’avversione invincibile al Voto, l’eterni
ti tanti valentuomini, gloriosi ornamenti delle Accademie, Napoletana de’ Segreti, Fiorentina del Cimento, Romana de’ Lince
lle Accademie, Napoletana de’ Segreti, Fiorentina del Cimento, Romana de’ Lincei &c., diffusero per tutta la Nazione, p
Romana de’ Lincei &c., diffusero per tutta la Nazione, per mezzo de’ loro individui, il vero lume della Ragione, e del
a un gusto singolarmente delicato? E non bastava il solo senso comune de’ volgari? Gl’Italiani, dite, erano avvezzi alle pi
illas, discorrete per carità una volta, e non adoperate il linguaggio de’ volgari. E volete Voi dare ad intendere a’ vostri
Greci e i Latini? Nò, egregio Signor Lampillas, lasciate il favellare de’ volgari, riprendete quello de’ Saggi, tra’ quali
ignor Lampillas, lasciate il favellare de’ volgari, riprendete quello de’ Saggi, tra’ quali con gran ragione io vi conto. L
e arlecchinate rimasero, come le vostre Commedie Magiche, per pascolo de’ volgari, e delle donne, e di que’ forestieri, che
figurano quanto tocccano. Ma avvertite che gli Scrittori le purgarono de’ difetti principali; e chi fa una Storia della Poe
come il vostro Agostino de Roxas, al mestiere, alla vita, e a’ fatti de’ negletti Istrioni. Svolgete un poco qualche Libro
stà che v’introdussero: “La nuova Commedia bandì dal Teatro i bagordi de’ giovani colle meretrici, e agl’infami personaggi
Antonio Lopez si lamenta delle irregolarità delle favole del Vega, e de’ suoi coetanei1: strepita contro il Comico in esse
ri. Dico solo, che il Sign. Lampillas può osservare, che nella Storia de’ Teatri non si è detto, se non una minima parte de
, che nella Storia de’ Teatri non si è detto, se non una minima parte de’ difetti additati da questi Nazionali, ed al contr
dava la berta a quel Crispino, che lo disfidava a vedere a prova qual de’ due facesse più versi in un tempo prefisso; sapre
li, soprattutto in Italia, e che la di loro voce finisce, come quella de’ Cigni, colla vita, nè passano mai da verseggiator
lemme; ma quale uscì dalle sue mani! E chi la legge degli stranieri e de’ nazionali! Ma è veramente per lo meglio, che non
ommedie, che gli è comune cogli Hardy e cogli Hann Sacs? Non v’ha che de’ Terenzj, Signor Abate, i quali sanno scrivere sol
i Lope egli conculcasse le regole ragionevoli; che questo sarebbe uno de’ vostri farfalloni madornali. Fin anco in quelle C
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
l’amor del sublime che l’impeto e la foga che il trasportava al pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ampolloso. Il s
rò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso di certo m. Ch
pagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna, ne formò una tr
e un anacronismo, mentre a tempo del Cid Siviglia trovavasi in potere de’ Mori, e non de’ Cristiani (che è il grande errore
, mentre a tempo del Cid Siviglia trovavasi in potere de’ Mori, e non de’ Cristiani (che è il grande errore che nel Cid di
le deprimerla non avendo potuto farla passar per sua. Ma il Cid è uno de’ felici frutti del genio che s’invidiano e si crit
o de Laudun Degaliers. L’artificiosa traccia dell’azione, la vivacità de’ caratteri, la forza delle passioni episodiche ren
a delle applaudite tragedie del Corneille. Benchè le rappresentazioni de’ martiri Cristiani sieno poco atte ad eccitar la t
alla grandezza ed al terror tragico si pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pu
na la ragione accompagnata da tutta la pompa e da tutti gli ornamenti de’ quali è capace la lingua francese. In tutti gli o
la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire: « Per mezzo de’ medesimi capi d’opera del Cornelio abbiamo noi im
aquila che s’innalza sopra le nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisci
nubi mirando il sole senza prender cura de’ baleni che si accendono e de’ fulmini che strisciano per l’atmosfera. Ma perchè
io ordinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più scorti critici, trionfano l’Ifigenia rapprese
e il poeta s’innalza e grandeggia imitando alcuna volta il linguaggio de’ profeti; il Britannico rappresentato nel 1670, in
lanteria la Fedra nulla conteneva che non conducesse alla correzione de’ costumi . Adunque (in tal proposito può dirsi da
i tragiche. Ma se quel Polifonte e quel Paride prendano il linguaggio de’ Celadoni, e si trasformino in pretti signorotti f
, di Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire,
a, il quale poco più del nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si vale di un’astuzia poco tragica per
enchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento degli affetti de’ personaggi coll’interesse dello stato, e quando s
offerenza ecc. Sono, è vero, tali figure ammesse an cora nelle poesie de’ Greci e degl’Italiani; ma da’ Francesi drammatici
petuo tessuto di astratti i quali diventano persone, e la ripetizione de’ medesimi tropi forma l’unico fondo del loro stile
che studiava sì felicemente il cuore dell’uomo e la poesia originale de’ Greci, Racine che possedeva il rarissimo dono del
me del tragico teatro, per le quali Racine si acclamerà come principe de’ tragici del secolo XVII dovunque regnerà gusto, s
Il leggitore imparziale da se giudicherà tra Racine ed Huerta a qual de’ due meglio competano i gentili elogii d’ignoranza
I Greci che nella poesia ravvisarono l’amore per l’aspetto del piacer de’ sensi, non l’ammisero nella tragedia come non con
istema d’interpretare i tragici greci osservò ancora che la tragedia de’ francesi non è la tragedia de’ greci ; ma ne fece
greci osservò ancora che la tragedia de’ francesi non è la tragedia de’ greci ; ma ne fece consistere la differenza nella
gedia de’ greci ; ma ne fece consistere la differenza nella mancanza de’ cori , la qual Cosa non là diversifica nell’essen
ezza di stile e con minore ingegno del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più di Pietro castigat
solo degno di essere il primo , eccettuandone sempre Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano di Bergerac
iro rappresentata per tre mesi nel 1663, e rimasto al teatro malgrado de’ motteggi di Boileau; Bellorofonte tragedia fischi
lo stile, la mancanza di verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri di
rità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di quelle favole che
degli antichi, e fu lodato dal Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore di varie
la compassione. Ma si loda con ragione l’elezione che egli seppe fare de’ principali personaggi proprii ad eccitar la pietà
eramente accordarsi a’ compilatori francesi della Picciola Biblioteca de’ Teatri che veggansi in tal tragedia sparsi quà e
55 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
ra formate di grandi pietre squadrate, levigate e connesse all’usanza de’ Toscani imitati poi da’ Romani. Tali i due Tempj,
esse all’usanza de’ Toscani imitati poi da’ Romani. Tali i due Tempj, de’ quali il primo semplice, grave, e solido contiene
sta, e si allontana dalla maniera dorica greca, e dall’ordine toscano de’ tempi posteriori, ed il secondo tempio più piccio
e colla solidità il gusto di ornare. Tali finalmente sono le reliquie de’ Portici, di un Atrio, e l’Anfiteatro 1. ADDIZI
riade del museo Cortonese. Se ne veggano i comentarj dell’ab. Bracci, de’ quali leggesi un buono estratto nel Nuovo Giornal
acci, de’ quali leggesi un buono estratto nel Nuovo Giornale Modanese de’ Letterati d’Italia. ADDIZIONE IV* Ciò che aff
Asserzione del sig. Denina su i tragici Latini. Da quanto dicesi de’ lodati tragici latini così di quest’epoca, come d
bbono convincerci che la maestà dell’idioma latino, l’eroismo proprio de’ Romani, lo spirito di sublimità che gli elevava s
, tragedia da Quintiliano reputata degna di compararsi colle migliori de’ Greci, in oltre quelle di Curiazio Materno altame
rvene state alcune da mettersi degnamente in confronto delle migliori de’ Greci. Cicerone, Tacito, Plinie anche evidentemen
tragici più antichi. Molto meno dee egli appoggiarsi nell’abbondanza de’ difetti de’ tragici latini e nella scarsezza di s
antichi. Molto meno dee egli appoggiarsi nell’abbondanza de’ difetti de’ tragici latini e nella scarsezza di sublimità; pe
le ufficioso letterato mi avvertì che le reliquie indicate sono opera de’ bassi tempi; e ciò si rileva dal lavoro troppo mi
sistenti, pare che il Querolus dovè comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Rom
del popolo doveano snudarsi   a un cenno del popolo, nel tempo de’ Giuochi Florali, doveaao snudarsi *. Al Ca
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
si, un principe persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi di madamigella Scudery, che dipingeva i b
rghiggiani di Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilii, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasi
Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilii, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasii, de’ Pergole
nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilii, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasii, de’ Pergolesi, suole esser
eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilii, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasii, de’ Pergolesi, suole esser seguita da
hità. L’epoca de’ Virgilii, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasii, de’ Pergolesi, suole esser seguita da una numerosa os
e restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando
del Bedmar contro Venezia, diede un saggio più vigoroso e più deciso de’ tragici suoi talenti, e svegliò nel pubblico, e n
ipinte con vivacità; ma l’azione sembra difettosa. In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene nell’atto I, eccita tanta com
uò riprendersi che Romolo venga dipinto come innammorato a differenza de’ suoi soldati che altro non cercano se non che una
. Nè anche si riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea las
eganza nè la poesia nè l’abbondanza nè la grandezza nè la delicatezza de’ sentimenti di Giovanni Racine. Esposta questa tra
Esposta questa tragedia alle critiche talvolta giuste spesso maligne de’ semidotti e de’ follicularii invidiosi, ha non pe
tragedia alle critiche talvolta giuste spesso maligne de’ semidotti e de’ follicularii invidiosi, ha non pertanto sempre tr
conquistatrice reina degli Assiri. A vista della manifesta ribellione de’ suoi ella dimostrasi così inetta che non sa prend
è il celebre Francesco Maria Arouet di Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contemporanei sinora ha pareggiata, non che
e la virtù; si dirà che Tito morendo ebbe un vostro sguardo per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amate ancora, che alla to
curi? Tornando al Voltaire si osserva ancora che egli colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi delle straniere nazi
al Voltaire si osserva ancora che egli colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi delle straniere nazioni ha saputo
e questa novità l’ha preservato quasi sempre (sia ciò detto con pace de’ pedanti che asseriscono il contrario) dalla tacci
’ Parigini. Finalmente i suoi difetti medesimi sono diversi da quelli de’ lodati tragici. Non va nell’ampolloso del Corneil
ne, che essendo Zaira uccisa appunto quando abbracciando la religione de’ suoi maggiori è disposta a rinunziare alla felici
più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personaggi: le bellezze de’ passi sono grandi e frequenti in tutta la tragedi
to che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si smentisce apertamente e si dimostr
li parranno ben fondate, veggano certi eleganti ma ciechi panegiristi de’ drammatici francesi qual vantaggio essi rechino a
bala degl’impostori, per gelosia di mestiere e per naturale malignità de’ follicularii. Voltaire che in simili opere spende
che ne sostiene l’interesse. L’esempio dell’antichità più venerata, e de’ Francesi ne’ loro giorni più belli, e del rimanen
uzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principii del Newton, la quale terminò di vivere
n, la quale terminò di vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse
; sempre si vorrebbe che l’autore si occultasse meglio ne’ sentimenti de’ personaggi; ma sempre in compenso vi trionfano l’
al suo successore, e per la Grecia col mettere con bell’arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ombr
In prima un’ ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri
ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione,
arisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione, riesce così
iù chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione, riesce così poco credibi
sso il volgo, e contribuiscono a far nascere o ad aumentare i rimorsi de’ colpevoli di grandi delitti. Oltre a ciò essa dis
’ colpevoli di grandi delitti. Oltre a ciò essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini;
ilia in preda all’avarizia, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che d
da all’avarizia, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande:
, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande: Grecs, Arabes,
acitè Des brigands du midi, du nord et de l’aurore. Nobile e proprio de’ tempi della cavalleria è pure il bell’orgoglio di
atetici colori nella morte dell’eroe. Sabatier des Castres nel libro de’ Tre secoli decide che Alzira, Maometto, Merope e
n diletto le bellezze, lasciando alla critica comunale l’enumerazione de’ difetti. Anche i fanciulli sanno notare la mano c
sostenne l’onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio de’ famelici impudenti gazzettieri pronti a sparger m
ratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla di bastardi Volterian
Edoardo donde il volle poscia discacciare. Fu egli l’eroe del partito de’ Yorck opposto ai Lancastri. Edoardo ricusò di pre
il rimanente delle sue produzioni drammatiche non corrispose ai voti de’ suoi amici. Pharamond, Timoleon, Gustave, Melanie
di Sofocle, quasi volendo rivenire dalle passate stranezze sulle orme de’ Greci, i quali pur si pretende da’ belli-spiriti
francese varie favole inglesi e compose Jeanne d’Angleterre, e Adele de’ Ponthieu. La sola sua Venezia salvata riuscì assa
entò nel 1744 senza applauso. Il credito dunque che godè Piron di uno de’ tragici francesi degno di rammemorarsi con onore,
mpre con diletto, e si rappresentò di nuovo nel 1793. È una dipintura de’ constumi selvaggi e spagnuoli in contrasto. La ra
o ciò fa che questa tragedia seguiti a ripetersi. Prima di far parola de’ tragici componimenti prodotti sulle scene della F
ce vano millantatore meschino. Che relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Ba
fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito di menzogna che l
condo lui è un ribelle. Ma è ciò vero? Avogadro era bresciano suddito de’ Veneziani, perchè Brescia sin dal 1426 si era dat
cesi allora poco capaci di disciplina, e di cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del potere, insolentiscono, e div
al figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padroni della città, non è ascoltato, i mal
Furono ribelli gli Spagnuoli che per sette secoli combatterono contro de’ Mori per iscuoterne il giogo? Ma sia pure Avogadr
ino, se voglia tenersi presente la storia, ma semplicemente un nemico de’ Francesi. Adunque la crudeltà che usò con lui Gas
fuggir l’ignominiosa morte èssi rappresentavano di esser nati sudditi de’ Veneziani….Si ascoltò la politica, e non la giust
aliana. Temè in prima che le potesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro di loro la formidabil l
non mancarono di componimenti teatrali quelle agitate contrade, molti de’ quali si risentivano delle passioni esaltate e de
te contrade, molti de’ quali si risentivano delle passioni esaltate e de’ sentimenti del tempo che correva. Quanto alla tra
tà dell’azione e l’energia dello’ stile. Se si comparino le dipinture de’ caratteri nel poema epico del Voltaire, si trovan
con acuta ironia le dice vous fûtes mère , rimproverandole la strage de’ proprii figli; quella di Teseo riconosciuto dal p
li; quella di Teseo riconosciuto dal padre alla presenza del popolo e de’ sacerdoti. Madama Raucourt e Talma si distinsero
ourt e Talma si distinsero nel rappresentar Medea e Teseo. Sul teatro de’ Troubadeurs di Parigi udii recitar di questa trag
di amori, e di amori illegittimi posti in azione o almeno mentovati, de’ quali niuno chiama l’attenzione per esser subalte
i di certi tempi mezzani e di certe popolazioni lontane dalla coltura de’ tempi a noi vicini ove non si rimuovano le idee e
ltura de’ tempi a noi vicini ove non si rimuovano le idee ed immagini de’ tempi correnti. Cajo Mario in alcuni tratti mostr
recinto delle loro case, sia reo di morte. La legge è stabilita. Due de’ tre Inquisitori di stato nemici per interessi di
la tua fiamma è un delitto, e la mia un’ingiuria? Ecco il linguaggio de’ romanzi, in cui il solo amore è virtù, ed i virtu
il suo destino. Atto V. Il teatro rappresenta il luogo dell’assemblea de’ tre Inquisitori. Vi sono per essi tre sedie nere
domanda che voglia dire quell’apparato funesto? Quello del Consiglio de’ Tre, gli dice Pisani; quì pronuncia, e nel fondo
ani si ritirano, e la scena rimane vota secondo il più recente metodo de’ moderni. Sottentrano Contarini e Capello. Questi
l’accusato è condannato dalla legge, e che non dipende dall’arbitrio de’ giudici. Arriva il terzo inquisitore, e seggono.
l delitto. Loredano profferisce, che quando anche potesse discolparsi de’ suoi progetti, non sarebbe meno reo di aver contr
una gentil donna per nome Teresa nata nel 1601 fu moglie di un nobile de’ Contarini uomo zotico niente amabile ed immorale,
’autore ha composti varii altri componimenti teatrali ancor peggiori, de’ quali parleremo da quì a poco. a. Si vegga l’ep
ge Litteraire impresso in Amsterdam nel 1756. a. Verdizzotti vol. II de’ Fatti Veneti dall’anno 1504 al 1570. a. Vedasi c
57 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
e comodo della gioventù. Amurat I creò e disciplinò la temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero
iannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli Ungheri; conchiuse una tregua col r
ol re di Polonia ch’egli osservò, e che i Cristiani violarono ad onta de’ giuramenti. Ebbe anche il cuore sì nobile e super
ne e alla giurisprudenza, studiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Muftì, come noi ci oc
udiano i comenti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Muftì, come noi ci occupiamo sulla Sacra Bibbia,
i occupiamo sulla Sacra Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’ nostri legislatori. Sin dal XVI secolo abbondavan
elle Rose, fin dal secolo XVI passava per quelle regioni pel principe de’ poeti Turchi e Persiani. Egli viveva a’ tempi di
esentano da uomini. Comuni sono ancora fra Turchi le rappresentazioni de’ Pupi. In occasione di nozze si passa la giornata
ngiare, fumare, prender caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ Pupi al lume delle lampadi, di che può vedersi il
vante del Tournefort. Si compiacciono parimente i Turchi e i Persiani de’ pantomimi, ne’ quali riescono eccellentemente i C
58 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO III. LIBRO III » pp. 50-54
TOMO III. LIBRO III ADDIZIONE I* Pastorali de’ Provenzali. Si parla eziandio di alcune pasto
Pastorali de’ Provenzali. Si parla eziandio di alcune pastorali de’ Provenzali, che altro pure non furono se non che
lla, i quali entrano a parlare de gli affari politici, e delle vedute de’ gabinetti dell’Europa, e la pastorella specialmen
sson recare alcuni bei monumenti tratti dagli Statuti della Compagnia de’ Battuti di Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati
osa processione, che usciva dalla chiesa di San Filippo Neri, a spese de’ confratelli della Compagnia della Morte. Tal nott
Capo II in fine della pag. 34, alle parole della nota, dopo il tempo de’ Romani, si aggiunga come segue. *. Al Capo IV pa
59 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195
licarono in Napoli dal Muzio nel 172673. Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’art
Napoli dal Muzio nel 172673. Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica del
mica la vanità ridicola, la letteratura pedantesca e la falsa bravura de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati di ventu
ratura pedantesca e la falsa bravura de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia delle sue favole è
i non ammesse da’ Toscani rigorosi. Egli sulle orme degl’ Intronati e de’ Rozzi e di altri che introdussero qualche persona
(possiamo dire con Madama Dacier che tante buone cose conobbe a molti de’ suoi posteri sfuggite), e siccome non v’ha cosa p
iar del secolo. Sono tutte artificiose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati da servi astuti, e
servi astuti, e talvolta con colori tolti da Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare un Capitano nell’ Alvida che
fu la minore nè la meno frequente quella delle continue depredazioni de’ barbari sulle nostre terre littorali non più cope
ragione lodate dal Gravina per la loro regolarità e per la dipintura de’ caratteri e degli affetti, sono la Schiava impres
a di opere immortali di pittura, scoltura ed architettura: gloriavasi de’ talenti e delle invenzioni di varii celebri pitto
Cominciò da prima a coltivarsi il dramma musicale nelle case private de’ gentiluomini, indi passò su’ teatri. L’Andromeda
isogna però confessare che la cura maggiore non si pose nell’elezione de’ poeti. I deputati de’ principi, e più gl’ impresa
che la cura maggiore non si pose nell’elezione de’ poeti. I deputati de’ principi, e più gl’ impresarj particolari badavan
ivendo qualche componimento musicale non si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità di spiegare a
ci richiamano alla memoria un’ osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore
da Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi delle voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti femminili, non mai
’ caroselli. Nè tra’ giullari e ministrieri che cantavano per le case de’ signori, nè tra’ buffoni che in qualunque modo, s
he fosse cessata sì bella usanza di assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le nazioni settentrionali aliene da ques
la Sicilia ed alcune terre della Puglia e delle Calabrie, colla voce de’ loro laidi eunuchi Affricani ne poterono risvegli
sti moderni non guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardini orientali, si rivolsero n
guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardini orientali, si rivolsero nell’una e nell’
talone, se a suo tempo si fossero usate in teatro le voci artificiali de’ castrati? E se il Fiorentino Rinuccini gli avesse
che si violenti la natura, quanto mai sanno eseguire le non naturali de’ castrati. Noi nel nostro secolo ne abbiamo avuti
ita Costa l’Eritreo ne nomina un’ altra come una delle più eccellenti de’ suoi giorni, cioè Leonora Baroni figlia della nom
sta.” Passando da un tuono all’altro fa talvolta sentire le divisioni de’ generi enarmonico e cromatico con tal destrezza e
llo studio delle donne, quali vantaggi maggiori ne presentano le voci de’ castrati perchè non abbiano a sbandirsi dalle sce
or meglio impiegata la voce dei dotti a muovere la potenza e la pietà de’ Principi Spagnuoli ed Italiani per salvar tante v
o. Anche il Lemene cavaliere Lodigiano poeta non dispregevole ad onta de’ difetti del suo tempo compose melodrammi non catt
liano autore della Stellidaura impressa nel 1678 e cantata nella sala de’ vicerè in Napoli, e dell’Epaminonda impresso e ca
rni, di ratti, puntigli, duelli, equivoci, raggiri, sorprese al favor de’ manti. Queste novità tirarono per qualche tempo l
ecolo con buon successo nuove maschere per contraffare le ridicolezze de’ popoli diversi che compongono la nazione Italiana
istrioni non furono sempre i migliori attori. Le accademie letterarie de’ Rozzi e degl’ Intronati che tornarono a fiorire n
ere in dispregio la maniera per lo più plebea, caricata, declamatoria de’ pubblici commedianti. Il celebre cavalier Bernini
copiosa eloquenza estemporanea, per la grazia, per la copia e novità de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare
lui casa in Firenze divenne un’ accademia letteraria sotto il titolo de’ Percossi, ove intervenivano l’insigne Vangelista
la Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’ capi d’opera che produceva Moliere. Scaramuccia p
gli (aggiugnesi nella di lui Menagiana) “fu il più perfetto pantomimo de’ nostri tempi; Moliere original Francese non perdè
ll’altra, tutto ciò, dico, farà sempre ammirar questo teatro come uno de’ più gloriosi monumenti dell’amor del grande e del
rchestra) esso non è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori; ed incresce il vedere che già mostra
a di ogni altra avuti teatri costruiti a norma del compasso immortale de’ Palladj e de’ Sansovini. Giacomo Torelli ed altri
a avuti teatri costruiti a norma del compasso immortale de’ Palladj e de’ Sansovini. Giacomo Torelli ed altri cinque cavali
ifetto comune quasi a tutti gli altri, che la voce si perda ne’ buchi de’ palchetti, perchè tutti convengono che vi si sent
Ha sei ordini di palchetti; ma (dice l’autore dell’ opera del Teatro) de’ comodi interni, e dell’abbellimento esteriore, no
Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni di mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini, lo Stefonio, il Bonar
esia pastorale drammatica componimenti da non arrossirne al confronto de’ primi in tal genere, la Filli, la Rosa, l’Armonia
vedrà subito che quel nostro letterato non intese al certo di parlare de’ buoni componimenti teatrali da noi mentovati, ma
parlare de’ buoni componimenti teatrali da noi mentovati, ma sì bene de’ pasticci reali, eroici, regiocomici oltramontani
cominciassero a praticarlo per conservare più lungo tempo la gioventù de’ loro cinedi. Alcuni usurpatori dell’altrui regno
mo di commercio abbominevole divenuto necessario per la matta gelosia de’ serragli orientali. Gli eunuchi fra’ Romani furon
gli orientali. Gli eunuchi fra’ Romani furono servi addetti alla cura de’ letti, come accenna Apulejo, e per tal uso veniva
Pignorio de Servis & eorum apud veteres ministeriis nel tomo III de’ Supplimenti di Giovanni Poleni alle Antichità del
I, cap. 5, troviamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle. 82. L. III, § 4, 5, & 6
quali il Lampillas applicava ad altre tradotte da letterati e purgate de’ difetti principali. Questi sono, e non altri i pa
60 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179
zioni barbare nell’imperio romano. Non é già, che sotto gl’imperadori de’ tre primi secoli fosse cessato il gusto degli spe
rovincie che ora compongono il regno di Napoli, ebbero i loro teatri, de’ quali veggonsi anche oggi alcune vestigia. In gre
molti ne destinò procuratori delle provincie; ne pose uno nell’ordine de’ cavalieri, un altro nel senatorio, un altro che d
prefetto dell’esercito108. Ma non ostante il numero e la magnificenza de’ teatri, e le ricchezze e ’l favore degl’istrioni,
elio, di lui figliuolo adottivo e successore, diceva, che le commedie de’ suoi tempi altro non erano che mimi, Dagli Antoni
109. E come trovarne dalla morte di Teodosio I fino allo stabilimento de’ longobardi in Italia, periodo il più deplorabile
biblioteca non trovai pure un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli di cui ora parliamo, ma né anco de’ seguen
mento drammatico, non dico de’ secoli di cui ora parliamo, ma né anco de’ seguenti fino all’intera espulsione de’ mori dall
cui ora parliamo, ma né anco de’ seguenti fino all’intera espulsione de’ mori dalle Spagne. Altro non vi si legge senonché
usione e dilettar la moltitudine, non apparisce. L’antichissima festa de’ tabernacoli, in cui gli ebrei divisi in Cori cant
Letteratura Italiana tom. II lib. IV cap. 3. 110. «Dopo l’invalsone de’ barbari (dice il dottissimo Tiraboschi tom. IV li
simo Tiraboschi tom. IV lib. III cap. 3), e singolarmente dopo quella de’ longobardi, io non credo che si possa additare al
61 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
Manfredi, Giacinto Gimma, e gli altri illustri membri dell’Accademia de’ Segreti, de’ Lincei 175, del Cimento 176, degl’In
acinto Gimma, e gli altri illustri membri dell’Accademia de’ Segreti, de’ Lincei 175, del Cimento 176, degl’Investiganti 17
incei 175, del Cimento 176, degl’Investiganti 177, degl’Inquieti 178, de’ Fisiocritici 179, della Società scientifica Rossa
nanima, importante e utile impresa intenta l’Italia consacra il fiore de’ talenti agli studi severi della natura, e si scem
iore de’ talenti agli studi severi della natura, e si scema il numero de’ buoni coltivatori dell’amena letteratura. Nel com
lo, prepondera lo spirito geometrico e filosofico, rimangono in balia de’ talenti mediocri l’eloquenza e la poesia, se ne a
cenza delle decorazioni, per la delicatezza delle voci, per l’armonia de’ concerti, e per le belle composizioni del Monteve
ero presto andare in disuso, e ricondussero la desolazione nel teatro de’ commedianti. Durar non poteva in verun conto simi
tato di violenza per l’indole Italiana; e in fatti la disapprovazione de’ savi, e l’allontanamento della gente ben nata dal
essa col lor capo vissero nel XVII, e furono aggregati nell’Accademia de’ Lincei istituita in Roma l’anno 1603 dallo scienz
lle Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal principe Leopoldo de’ Medici, e cessò nel 1667. 177. L’Accademia degl’
quella dell’Istituto nel 1714. 179. I principi dell’Accademia Senese de’ Fisiocritici, al dir del sopraccitato abate Amadu
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
wel cassò con insolenza il parlamento, e ne convocò un altro composto de’ suoi parziali scelti fra il popolaccio, detto per
suo Histriomastix, mettendo alla vista le mostruosità e le indecenze de’ teatri inglesi. Queste contese e la grande rivolu
refazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’
storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. Egli non meno del Shakespear scrisse
timenti. Egli non meno del Shakespear scrisse molti drammi poco degni de’ suoi talenti; con questa differenza che a Shakesp
zza. Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominciarono gli spettacoli teatrali a co
simile a Lope de Vega tanto per la varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per avere al pari di Lope be
neamenti forti e grossolani del suo Goldingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano veramente una dipintura
utto il suo lume. La satira e l’oscenità sono le note caratteristiche de’ poeti comici inglesi. Le commedie più graziose di
a gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro
a di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”. Questa commedia è ben condotta; ma il su
però in essi scelta e venustà, e la decenza richiesta nella dipintura de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi
63 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
ciola tragedia che non si eleva agl’ interessi delle intere nazioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie
te divenuto religioso della Trappa che geme tra i cimiterj e le teste de’ morti; nell’altro una religiosa disperata, la qua
l sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi delle famiglie che astringono le donzelle a
o troppo comico e malizioso ne’ caratteri di Anito, Melito e Drixa, e de’ pedanti Grafio, Como e Bertillo giornalista, sare
e a sì alto segno? Nell’Indigente il sig. Mercier ha confuse le tinte de’ caratteri comici colle tragiche, dando al suo dra
pubblico teatro, e meno nella lettura, per chi non ama la confusione de’ generi, si sono veduti sulle scene francesi. M. L
o alle minutezze su gli abiti e all’affettata descrizione pantomimica de’ personaggi muti, poco danno indizio di un ingegno
a de’ personaggi muti, poco danno indizio di un ingegno investigatore de’ grandi lineamenti della natura e ricco di vero gu
e ricco di vero gusto. Nondimeno non parmi che si debba coll’ autore de’ Tre Secoli collocare senza veruna riserba la di l
i di Eugenia son dilicati, e sebbene eccedano alquanto passando oltre de’ limiti concessi alla commedia tenera, non hanno p
, e col Caffè ovvero la Scozzese. Mirabile nella prima è la dipintura de’ costumi. Toccati con maestria e con pennello comi
è nobile, delicato, interessante. Non v’ha che Monrose il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella favola la pr
64 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
a tutte le adunanze letterarie la stravaganza e ’l mal gusto, si rise de’ secentisti e di chi avea tenuti in pregio e pagat
e’ secentisti e di chi avea tenuti in pregio e pagati sì cari i versi de’ Marini e degli Achillini; e la poesia de’ Greci e
io e pagati sì cari i versi de’ Marini e degli Achillini; e la poesia de’ Greci e de’ Latini fu ricondotta trionfante dentr
sì cari i versi de’ Marini e degli Achillini; e la poesia de’ Greci e de’ Latini fu ricondotta trionfante dentro il recinto
era poesia, applaudirono alle spiritose e sensate produzioni sceniche de’ Francesi, e stimolati dal bell’esempio, ambirono
ia del celebre commediante Luigi Riccoboni. Martelli meritò gli elogi de’ giornalisti olandesi, e di quelli di Trévoux, i q
icchiva le nostre scene, il dotto GianVincenzo Gravina calabrese, uno de’ gran promotori del buon gusto e dell’erudizione,
l pro? S’industriò di adoperare, secondo la greca maniera, la varietà de’ metri, ed elevare al possibile lo sdrucciolo, pre
superiori a quelle del Martelli e del Gravina. Soprattutto il decoro de’ costumi e la verità de’ caratteri v’é guardata es
Martelli e del Gravina. Soprattutto il decoro de’ costumi e la verità de’ caratteri v’é guardata esattamente, e, quello che
ica del teatro ateniese. Il signor D. Alonso Varano di Camerino é uno de’ tragici, di cui l’Italia si può gloriare a ragion
anelli hanno avuto una gloria efimera, mal grado di tutti gli encomi, de’ quali le ha caricate il signor abate Bettinelli.
o altresì distinguere fra i tragici italiani; ma che ne dicano alcuni de’ suoi amici e compatrioti, ei si é rimasto di lung
i affetti. Il piano é semplice, e l’economia della favola é sul gusto de’ greci; ma é scritta in prosa, giusta il progetto
itazione su riprensibile nelle lettere? é forse grandissimo il numero de’ poemi immortali senza verun modello?) Ella fu cor
milanese, e la Rossana dell’anzinomato Magnocavallo. Dallo scrittore de’ primi anni delle romane Efemeridi e della Gazzett
’intreccio e di carattere, i Birbi, e ’l Curatore che Niccolò Salerno de’ Baroni di Lucignano, uno de’ più fecondi e piacev
Birbi, e ’l Curatore che Niccolò Salerno de’ Baroni di Lucignano, uno de’ più fecondi e piacevoli ingegni napoletani, fé st
i competitori, che ’l concorso del popolo non é argomento della bontà de’ componimenti scenici, e per conseguirlo é ricorso
, che finalmente saran costretti dall’evidenza a deporre il rimanente de’ pregiudizi mimici de’ loro predecessori. Il progr
costretti dall’evidenza a deporre il rimanente de’ pregiudizi mimici de’ loro predecessori. Il programma di Parma non ha f
attribuire il costume osservato poi costantemente nello scioglimento de’ drammi musicali di far mutare di sinistra in pros
ezza nel maneggio delle passioni, più forza e nobiltà nelle dipinture de’ caratteri eroici. La lingua é pura, lo istile é r
si sieguono a bello studio218. Aretade pressi i greci fece un volume de’ pensieri di vari scrittori che s’incontrarono sen
onimento capriccioso, uscito nel 1671, composto di tre atti, ciascuno de’ quali contiene un argomento differente maneggiato
io gli dia il suo: che questi col manto di Sesto segnato colla diviso de’ congiurati arrivi alla presenza dell’imperadore i
per Vitellia che lo tiranneggia. Per conoscere la manifesta diversità de’ due caratteri, mettasi Sesto in luogo di Cinna ne
venire va a lagnarsi con lui medesimo, coll’amico, dell’ingratitudine de’ romani: Tit. Sesto, mio caro Sesto, io son trad
ingratitudine verso il suo buon principe; l’ammirabile combattimento de’ sentimenti da Tito nel soscriver la sentenza; il
a Figliuola e ’l Filosofo di Campagna del Goldoni, e la maggior parte de’ drammi del napolitano Gennaro Antonio Federico. I
gl’italiani e meglio e prima degli altri coltivata quella dominatrice de’ cuori, essi che a tutti gli altri precedettero in
zamento delle lettere, e il far argine al cattivo gusto e al torrente de’ pregiudizi, sarà sempre laudevole, anzi necessari
dello stato antico e moderno della Gran Corte della Vicaria, nell’un de’ quali tomi in due dissertazioni ha sviluppata l’o
ertazioni ha sviluppata l’origine del governo feudale, e la diversità de’ feudi del regno da quelli introdotti in Lombardia
nto Plus oneris, quanto veniae minus. 215. Egli é certo che niuno de’ nostri drammatici, e niuno degli esteri ha giamma
l nostro gran Metastasio qualora gli é convenuto imitare i pensamenti de’ poeti greci, latini e italiani, da’ quali, come c
che da Omero prese Virgilio, senza quelli dell’Egloghe, o Buccolica, de’ quali egli e Teocrito ed Esiodo ha dispogliati. L
rie lezioni di Marcantonio Mureto, e si vedrà di quanti fiori e gemme de’ nove lirici greci Orazio siasi fatto corona, come
i italiani e spagnuoli, come di sopra é stato accennato; e così anche de’ loro predecessori fecero Sofocle, Euripide, Racin
um, lo dice il Tasso di un solo, cioé di Orcano così: E lieto ormai de’ figli, era invilito Negli affetti di Padre e di
e in se il comune senno, e ’l dettame del naturale giudizio, e meglio de’ semidotti ascolta, e de’ dotti appassionati», non
e ’l dettame del naturale giudizio, e meglio de’ semidotti ascolta, e de’ dotti appassionati», non so comprendere, perché c
inguaggi; onde riesce molto più favorevole alla musica e alla varietà de’ suoni: é ricco e abbondevole, perché più d’ogni a
é ricco e abbondevole, perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci e de’ latini, più d’ogni altro é figurato,
bbondevole, perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci e de’ latini, più d’ogni altro é figurato, e più d’ogni
rice, prerogative che lo rendono più atto e più capace alla diversità de’ movimenti, alla vaghezza e vivacità dei vari colo
8. L’auris Batava può a’ nostri giorni applicarsi alla maggior parte de’ francesi amanti della loro musica vocale, la qual
rgo fu già in Grecia la scuola della musica, così in Italia ne’ tempi de’ romani, e dopo il risorgimento delle arti, lo é s
ò a ragione viene esaltata, come fede e fonte della scienza musica, e de’ talenti armonici, da due celebri suoi poeti, il c
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79
cadenza della drammatica. Non ostante il numero e la magnificenza de’ teatri e gli onori e le ricchezze prostituite agl
e erano e superiori a’ principi stranieri, come credevansi, divennero de’ proprii signori bassissimi cortigiani. La libertà
i Trajano che il popolo stesso abborriva sotto di lui l’effeminatezza de’ pantomimi. Vero è ancora che, per quanto Sparzian
Aurelio di lui figliuolo adottivo e successore diceva che le commedie de’ suoi tempi altro non erano che mimi. In fatti sot
ico. E come trovarne dalla morte di Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi in Italia, periodo il più deplorabile
à, di guerre, d’incendii, di penurie, di contagii che all’inondazione de’ barbari desolarono l’Europa? Ausonio ha conservat
tenti, pare che il Querolus dovette comporsi prima del discacciamento de’ Druidi, e non già sotto Teodosio II, quando i Rom
i, benchè altre feste s’introdussero. Lasciando stare i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale i
ta Biblioteca io non trovai un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli de’ quali ora si favella, ma nè anche de’
ca io non trovai un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli de’ quali ora si favella, ma nè anche de’ seguenti si
drammatico, non dico de’ secoli de’ quali ora si favella, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dall
i ora si favella, ma nè anche de’ seguenti sino all’intera espulsione de’ Mori dalle Spagne. Altro non vi si legge se non c
tuo, facendo parola di quanto noi abbiamo non ha guari riferito, cioè de’ giuochi teatrali dati in Cadice da Balbo, del tea
ce che il principio del vuoto della storia teatrale si trova a’ tenpi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi des
ncipio del vuoto della storia teatrale si trova a’ tenpi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi despoti, i quali
indistintamente i teatri, e per fuggirne gli abusi ci privammo ancor de’ vantaggi: a somiglianza di quegl’impazienti matti
sa, danno al tronco e alle radici degli alberi, e privansi per sempre de’ loro frutti. a. Libere, delicate sono le amen
, imperioso dispotismo (ch’è tutto l’opposto della moderata sovranità de’ tempi moderni) le atterrisce, si arretrano, perdo
lture delle Sicilie pag. 289. a. I valorosi compilatori del Giornale de’ Letterati stampato in Pisa nel secolo XVIII ci fe
sso in Parigi nel 1777, quando noi pubblicammo la prima nostra Storia de’ Teatri in un sol volume; e si pretende che fosse
66 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
e Eterno. Sotto la denominazione di Misteri vengono parimente le Vite de’ Santi poste sul teatro francese in questo secolo.
i poste sul teatro francese in questo secolo. Nominasi da’ collettori de’ pezzi teatrali francesi la Vita e i Miracoli di S
re buffonerie. I Cornards di Normandia sotto un capo chiamato l’Abate de’ Cornards che portava la mitra ed il pastorale, ra
tichi da imitarsi con profitto. Nè anche si erano i Francesi disfatti de’ misteri muti. Quando Carlo VII entro in Parigi l’
i con simili rappresentazioni. La prima che incontrò fu la mascherata de’ sette peccati mortali combattuti dalle tre virtù
ali. Nella penisola di Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de’ giullari degenerati in meri cantimbanchi e ciarla
cantimbanchi e ciarlatori. Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del
logo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del bibliotecario don Blàs de’ Nasarre, i discorsi del Montiano, e del mio amico
per isposare la regina Isabellaa, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re , come asserì il Lampillas. Questo m
si , di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe nel seguente secolo per altra
soleva praticarsi ne’ dì festivi nelle chiese e ne’ pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca d
propriamente in Piacenza, in Padova, in Roma, colle rappresentazioni de’ Misteri rinacque l’informe spettacolo scenico sac
reca qualche gloria, e questa non può negarsi all’Italia per la serie de’ fatti narrati e finora non contraddetti da pruove
67 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84
e Eterno. Sotto la denominazione di Misteri vengono parimente le vite de’ santi poste sul teatro Francese in questo secolo.
poste sul teatro Francese in questo secolo. Nominansi da’ collettori de’ pezzi teatrali Francesi la Vita e i miracoli di S
re buffonerie. I Cornards di Normandia sotto un capo chiamato l’abate de’ Cornards il quale portava la mitra e ’l pastorale
o70. Nella penisola di Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de’ giullari degenerati in meri cantimbanchi. Nelle c
ti in meri cantimbanchi. Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del
per isposare la regina Isabella71, e non già in occasione delle nozze de’ Cattolici re, come afferma il Lampillas. Questo m
rsi, di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse un atto solo de’ ventuno che n’ebbe poi nel seguente secolo per al
solea praticarsi ne’ dì festivi nelle chiese, e ne’ pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca d
propriamente in Piacenza, in Padova, in Roma, colle rappresentazioni de’ Misteri rinacque l’informe spettacolo scenico sac
reca qualche gloria, e questa non può negarsi all’Italia per la serie de’ fatti narrati e finora non contraddetti da pruove
il sopprimer poi quanto se n’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Arc
’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito di a
con simili rappresentazioni. La prima che incontrò, fu la mascherata de’ sette peccati mortali combattuti dalle tre virtù
68 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
chi disotterrate, non tardò col confronto ad avvedersi della rozzezza de’ proprii drammi, e conchiuse che più efficace espe
uparonsi in prima gl’ Italiani con somma cura a calcar le stesse orme de’ Greci traducendone ed imitandone le favole; indi,
erchè da allora rifiorì in Europa la drammatica vaga e vigorosa emula de’ Greci e de’ Latini. Di grazia poteva sperarsi che
ora rifiorì in Europa la drammatica vaga e vigorosa emula de’ Greci e de’ Latini. Di grazia poteva sperarsi che nascesse al
no rimproverano all’Italia la languidezza e ’l portamento tutto greco de’ drammi del cinquecento) i salti, dico, troppo pro
ca e filosofia i passi della poesia rappresentativa i quali all’epoca de’ lodati grand’ingegni condussero i moderni. Si tro
nel 1513 in occasione di essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’ Medici fratello del pontefice, le Bacchidi del me
el pontefice, le Bacchidi del medesimo comico nel celebrarsi le nozze de’ Cesarini coi Colonnesi, il Formione di Terenzio c
sa pel gran padre degli uomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e di disgrazie v
Nubi; e con tal senno e garbo e buon successo egli il fece, che niuno de’ moderni latini drammi composti prima e dopo di lu
notizie mitologiche e geografiche, e l’altro della pomposa evocazione de’ morti. Seguì l’ originale nell’economia della fav
tezza: Quilibet sibi vult melius esse quam alteri. I trasporti de’ re (dice nel greco la Nutrice) sono veementi e da
licemente la scena di Giocasta co’ figliuoli, la dipintura assai viva de’ loro caratteri, la robustezza dell’aringa della m
degli assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulminato, il duello de’ feroci fratelli con tutta l’energia delineato. Pa
e di Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fatta da Prometeo de’ beneficj da lui procurati agli uomini, e nelle ve
ell’ azione, e sì grande insieme, patetico e naturale nelle dipinture de’ caratteri e degli affetti, e sì sublime nello sti
i confrontarle coll’ originale e colle languidi ineleganti traduzioni de’ fratelli Rosetini di Prat’alboino, verrà compensa
ta nel nostro volgare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ Marchesi di Savona nato in Casal Monferrato nel s
in linguaggio per lo più Lombardo. Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principj
rtagine, lo studio di calcare con soverchia superstizione le vestigia de’ Greci, alcune ciarle, certe comparazioni liriche,
que’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi ch’egli a nome de’ Francesi si mostri grato a quella colta e ingegno
; egli le narra ancora intempestivamente nel metter piede nella terra de’ barbari. Ma per tali nei si priveranno i leggitor
procinto di esser sacrificata in Aulide; quello del coro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della mort
la morte di Agamennone. Molti squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero d’ esser trascritti; ma c
poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci corifei e coll’ esempio del Trissino e del
n ciò piuttosto il Trissino che il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re di Roma l’eccesso della spietata Tullia per es
ia la storia stessa, ella spiega la più detestabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccit
a la più detestabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se l’indignazione d
col Conte di Calepio assai più difettoso l’Edipo dell’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Cornelio, di
Folard; e col Nores troviamo riprensibile l’ episodio della discordia de’ figliuoli di Edipo, per cui si rende la favola do
vea rappresentarsi in Padova l’anno 1542 dagli Accademici Infiammati, de’ quali era principe; ma ne fu interrotto il disegn
re il personaggio di Venere. Vide questo gran letterato che il veleno de’ tragici componimenti de’ suoi contemporanei consi
re. Vide questo gran letterato che il veleno de’ tragici componimenti de’ suoi contemporanei consisteva nella noja e langui
poste alla vista ed in azione, e ’l non essersi l’autore approfittato de’ rimorsi che doveano insorgere in Canace e Macareo
le l’avea stimolato a comporla. Fu rappresentata ancora alla presenza de’ Cardinali Ravenna e Salviati; ma sembra che alla
aldi nella dedicatoria, si puote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’ nostri tempi, ne fu uno de’ principali attori. Gi
uote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’ nostri tempi, ne fu uno de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappr
patet ec., è imitata quella del luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli: Giace nel fondo di quest’alta torre
546. La Fama vi fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche di
principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologhi che servirono di poi a onorare i princip
ari, Che nell’empiree logge affiggi il trono Del volubil collegio de’ pianeti; e quest’altra del II, Gli abbracci
storia teatrale potrà mai senza infastidirsene leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori d’oggidì
pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla, e la Romilda di Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 1551, la Cleop
bell’ elogio il Mureto. Potrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia di Angelo Leonico intitolat
Tasso colla tragedia del Torrismondo si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo las
o o poco provveduto di certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de’ componimenti teatrali, non fu mosso nè dalla trag
Tasso, il quale ideò i suoi personaggi su i modelli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima di o
re avea appreso che il carattere tragico consista nella modificazione de’ costumi e non già nella qualità delle passioni? d
e tanti altri, anche suoi compatriotti, osservarono, cioè che l’epoca de’ duelli, delle giostre, de’ beni della lancia è ap
ompatriotti, osservarono, cioè che l’epoca de’ duelli, delle giostre, de’ beni della lancia è appunto un ritratto, appena d
lancia è appunto un ritratto, appena da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei e degl
da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Che se, in vec
tto gli occhi? Non erano generali in Alemagna i torneamenti, il primo de’ quali, secondo Bastiano Munster 94, si tenne nel
a testa di un esercito contra il re Davide Brus? Non al combattimento de’ trenta Brettoni con trenta Inglesi, nel quale Bea
roppo? Potè almeno obbliar del tutto il Rapin il famoso combattimento de’ tredici Italiani con tredici Francesi che rimaser
ato poscia a morire sotto altro pretesto dalla vedova regina Caterina de’ Medici nel 1574? Or tutti questi combattimenti e
chè più credibile e per conseguenza più interessante? Se dunque havvi de’ nei nella tragedia del Torrismondo, essi certamen
e di Rapin e de la Sante, o l’ignoranza del Carlencas, o la stupidità de’ nostri scioli che affettano nausea per tutto ciò
e sotto varie forme le medesime cose; del racconto della Regina Madre de’ piaceri amorosi per indurre la figliuola a marita
la figliuola a maritarsi; della minuta numerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo;
ma per quanto afferma il conte Mazzucchélli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria di Torino ne fanno
eci, ad oracoli, fatalità, predizioni, ad antichi delitti e spergiuri de’ principi Trojani, tutto trovasi ammassato nell’at
l’orditura, la Sofonisba per l’ affetto, e l’ Oreste per la bellezza de’ passi, può questa giustamente pretendere per lo s
o nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage di Dirce e de’ figliuoli e l’eseguisce in un sotterraneo. All’ a
e, la mira e piange; indi s’invia al luogo della strage della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte d
, principia colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giunto al fiero spettacolo s
tazione della Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ GranDuchi di Toscana e stampata presso il Martell
ne del secolo l’Accademia degl’ Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti. Egli vi recitò cinque sue t
gravità delle sentenze, l’eleganza dello stile, e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni debbonsi prima di ogni
n dallo studiare e ritrarre talora con più recenti colori le bellezze de’ greci esemplari? E che pedanteria ed affettazione
tragici Italiani del cinquecento? E senza prima osservare le vestigia de’ migliori, quando mai i moderni si sarebbero inolt
benchè per far risorgere la tragedia si avvisassero di seguire l’orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente di qu
efissero se non di richiamare sulle moderne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo di quella na
uesta (egli dice104) che noi ora chiamiamo tragedia, è una invenzione de’ moderni ignota del tutto agli antichi. Crede egli
dir temerarie. Essi vollero (dice degl’ Italiani il nuovo interprete de’ Greci tragici) lavorare le loro tragedie all’uso
nuovo interprete de’ Greci tragici) lavorare le loro tragedie all’uso de’ Greci, senza sapere che fossero le Greche tragedi
Sussiste ancora a’ nostri dì questo teatro ben conservato per diletto de’ viaggiatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è co
uesto teatro ben conservato per diletto de’ viaggiatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è così ben tenuto il teatrino di S
a Duca di Traetto, che fabbricò Sabbioneta, uomo dottissimo e fautore de’ letterati, nato nel regno di Napoli in Fondi l’an
ono di legno, già più non sussistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni, degli Accesi e della Calza. Quello de
etti moltissimi teatri. Le accademie degl’ Infocati, degl’ Immobili e de’ Sorgenti in Firenze, e quelle de’ Rozzi e degl’ I
ie degl’ Infocati, degl’ Immobili e de’ Sorgenti in Firenze, e quelle de’ Rozzi e degl’ Intronati in Siena, ebbero i loro t
rebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un assonnato, e che del t
utare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un assonnato, e che del teatro Italia
. E che mai spinse il Signor Andres ad affermare con tanta franchezza de’ drammi Italiani del cinquecento, che la freddezza
69 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. Decadendo l’arte de’ Sofocli in Italia, e perdendosene le tracce nelle
si, un principe Persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi di madamigella Scudery che dipingeva i bo
rghiggiani di Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilj, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasj,
Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilj, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasj, de’ Pergoles
l nome degli eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilj, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasj, de’ Pergolesi, suole essere
i eroi dell’antichità. L’epoca de’ Virgilj, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasj, de’ Pergolesi, suole essere seguita da
ichità. L’epoca de’ Virgilj, de’ Raffaelli, de’ Tassi, de’ Metastasj, de’ Pergolesi, suole essere seguita da una numerosa o
e restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando
ipinte con vivacità; ma l’azione sembra difettosa. In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene nell’atto primo, eccita tanta
può riprendersi che Romolo venga dipinto come innamorato a differenza de’ suoi soldati che altro non cercano che una donna;
. Nè anche si riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea las
za, nè la poesia, nè l’abbondanza, nè la grandezza, nè la delicatezza de’ sentimenti di Racine. Esposta questa tragedia all
Esposta questa tragedia alle critiche talvolta giuste, spesso maligne de’ semidotti e de’ follicularj invidiosi, ha non per
ragedia alle critiche talvolta giuste, spesso maligne de’ semidotti e de’ follicularj invidiosi, ha non per tanto sempre tr
conquistatrice reina degli Assirj. A vista della manifesta ribellione de’ suoi ella dimostrasi così inetta, che non sa pren
è il celebre Francesco Maria Arouet di Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contemporanei sinora ha pareggiata, non che
e la virtù; si dirà che Tito morendo ebbe un vostro sguardo per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amavate ancora, che alla
a libertà che regna nelle sue tragedie36. Egli ancora colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi delle straniere nazi
regna nelle sue tragedie36. Egli ancora colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi delle straniere nazioni ha saputo
e questa novità l’ ha preservato quasi sempre (sia ciò detto con pace de’ pedanti che asseriscono il contrario) dalla tacci
’ Parigini. Finalmente i suoi difetti medesimi sono diversi da quelli de’ lodati tragici. Non va nell’ampolloso del Corneli
ne, che essendo Zaira uccisa appunto quando abbracciando la religione de’ suoi maggiori è disposta a rinunziare alla felici
più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personaggi: le bellezze de’ passi sono grandi e frequenti in tutta la tragedi
to che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si smentisce apertamente e si dimostr
li parranno ben fondate, veggano certi eleganti ma ciechi panegiristi de’ drammatici Francesi qual vantaggio essi rechino a
ala degl’ impostori, per gelosia di mestiere e per naturale malignità de’ follicularj. Voltaire che in simili opere spendev
uzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newton, la quale terminò di vivere in
n, la quale terminò di vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse
, sempre si vorrebbe che l’autore si occultasse meglio ne’ sentimenti de’ personaggi; ma sempre in compenso vi trionfano l’
al suo successore, e per la Grecia col mettere con bell’ arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ omb
In prima un’ ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri
ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione,
arisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione, riesce così
iù chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ satrapi, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione, riesce così poco credibi
aumentare i rimorsi degli scellerati. III Essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini;
Trasse anche Voltaire gli Sciti dall’Arminio indi intitolato i Figli de’ Cheruschi. Venne da una novella spagnuola la sua
lia in preda all’ avarizia, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che d
a all’ avarizia, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande:
, alla ferocia e alla rapacità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande: Grecs, Arabes
Des brigands du Midi, du Nord & de l’ Aurore. Nobile e propria de’ tempi della cavalleria è pure il bell’ orgoglio d
ci colori nella morte dell’eroe. L’ab. Sabatier des Castres nel libro de’ Tre Secoli decide che Alzira, Maometto, Merope e
n diletto le bellezze, lasciando alla critica comunale l’enumerazione de’ difetti. Anche i fanciulli sanno notare la mano c
sostenne l’ onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio de’ famelici inpudenti gazettieri pronti a sparger me
ratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla di bastardi Volterian
ragedia di Sofocle quasi rivenendo dalle passate stranezze sulle orme de’ Greci che si vogliono usciti di moda. M. Colardea
ne di questo scrittore. Rimane a parlare di un altro tragico Parigino de’ nostri giorni, cioè di M. de Belloy morto nel 177
vano, millantatore, meschino. Che relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Ba
fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito di menzogna che l
condo lui è un ribelle. Ma è ciò vero? Avogadro era Bresciano suddito de’ Veneziani, perchè Brescia sin dal 1426 si era dat
Francesi allora incapaci di disciplina e di cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del potere, insolentiscono e dive
al figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padroni della città, non è ascoltato. I mal
Furono ribelli gli Spagnuoli che per sette secoli combatterono contro de’ Mori per iscuoterne il giogo? Ma sia pure l’ Avog
dro un traditore, un infame, un assassino, ma semplicemente un nemico de’ Francesi da’ quali tentò liberar la patria oppres
fuggir l’ignominiosa morte essi rappresentavano di esser nati sudditi de’ Veneziani . . . Si ascoltò la politica e non la g
aliana. Temè in prima che le potesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro di loro la formidabil l
rvi la vivacità che interessa. L’esempio dell’antichità più venerata, de’ Francesi ne’ loro giorni più belli, del rimanente
ue poi di replicarlo ne’ due già presi figliuoli. Verdizzotti vol. II de’ Fatti Veneti dall’anno 1504 al 1570. 46. Vedasi
70 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
della vera eloquenza nelle contrade chiuse dalle Alpi; e già nel 1690 de’ suoi allievi e proseliti potè in Roma formarsi un
adia, le cui colonie si sparsero per l’ Italia tutta. L’antica poesia de’ Greci e de’ Latini ricondotta trionfante ne’ sett
colonie si sparsero per l’ Italia tutta. L’antica poesia de’ Greci e de’ Latini ricondotta trionfante ne’ sette colli insp
, nè la ricchezza, la sublimità e l’eleganza dello stile, nè la copia de’ pensieri, nè l’arte di colorire acconciamente i c
ppresentarsi. Certo è però che i forestieri stessi non furongli avari de’ loro applausi. I giornalisti Olandesi ne manifest
io, nel Taimingi &c. 37. La semplicità della condotta, la nobiltà de’ sentimenti, l’eleganza e la gravità dello stile,
Martelli partecipò felicemente di questa gloria, e con miglior senno de’ nostri cinquecentisti accomodò all’importanza e a
nno de’ nostri cinquecentisti accomodò all’importanza e alla vaghezza de’ greci argomenti l’artifizio della moderna economi
celebre Calabrese Gian Vincenzo Gravina volle richiamarci allo studio de’ Greci, e scrisse in tre mesi cinque tragedie, Pal
sta erudizione greca, poteva far risalire i leggitori sino a’ costumi de’ remoti popoli della Grecia nel Palamede e nell’An
re al moderno teatro che sì poco desiderava le stesse lodate tragedie de’ cinquecentisti? Dovea egli poi serbare il modo st
la veste greca? Volle ancora adoperare alla greca maniera la varietà de’ metri, e sventuratamente elesse l’endecasillabo s
olta ingiustizia gli fecero i contemporanei e fangli alcuni semidotti de’ giorni nostri. Non si proponga a modello, ma se n
pregi che possiede. Se ne censuri la versificazione, l’ uso frequente de’ latinismi, l’affettazione di alcune similitudini
iudizio, e si vegga il filosofo e l’ erudito nell’artificiosa pittura de’ moderni costumi applicata a’ personaggi delle sue
me di morale, nella quale arte il Gravina si è distinto da gran parte de’ nostri poeti &c. Si mostrerà sempre un critic
i si scorgono varie pennellate franche e vigorose; vivo è il ritratto de’ favoriti nell’ atto III, buona è la scena del IV
roposito, O quai rei simulacri in noi produce La fiera compagnia de’ proprj falli! Più moderatamente nella Sofonisb
si ben espressi. Lodevole nell’atto I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani del regno, ed in Furio de’ repubblicis
è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani del regno, ed in Furio de’ repubblicisti, sul gusto delle politiche discussi
saggia maniera d’ interessare i moderni alla lettura seguendo le orme de’ tragici francesi. Il Marchese trattò il Crispo ch
Carapelle pose in musica i cori del Domiziano: Domenico Sarro quelli de’ Massimini: Leonardo Vinci del Massimiano: Frances
i fa avanti ed offre al tiranno il bambino. Qual cruda spada al cuore de’ miseri genitori? Irene torna coll’ infante; la ma
a i sistemi da loro seguiti secondo la storia. Volle il Conti far uso de’ cori per riunire alla tragica rappresentazione la
a? Chi di quella interessante semplicità della condotta? della verità de’ caratteri? del mirabile vivo ritratto di una madr
te del poeta si avventa due volte ad Egisto colla scure? che le scene de’ confidenti sono troppe? che i coltelli, i vasi, i
ovessero anche averne i difetti; essi saranno le macchie degli Omeri, de’ Virgilj, de’ Sofocli fra’ raggi dell’immortalità.
e averne i difetti; essi saranno le macchie degli Omeri, de’ Virgilj, de’ Sofocli fra’ raggi dell’immortalità. Intorno al m
1721 con una dissertazione dell’ab. Girolamo Leoni. Contiene la pugna de’ tre Tegeati e tre Feneati narrata da Plutarco ne’
arrata da Plutarco ne’ Paralleli con tutte le particolarità del fatto de’ Curiazj ed Orazj. Trionfa in essa l’amor della pa
Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto di lei e de’ sei campioni, i poco utili ed all’ azione mal con
o Sicheo, e ne ha onta: si duole di vedersi adorna di altri abiti che de’ vedovili: ordina a Bargina che trovi Enea e l’ in
della regolarità, dello stile, della versificazione, e della nobiltà de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira sc
tragedie col coro continuo lavorate con una troppo servile imitazione de’ Greci, per la quale riescono fredde e nojose, la
gli sforzi perduti contro la Storia Civile del Giannone, e pel libro de’ vizj e de’ difetti del moderno teatro uscito in R
perduti contro la Storia Civile del Giannone, e pel libro de’ vizj e de’ difetti del moderno teatro uscito in Roma nel 175
anelli il vanto di dar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varano de’ duchi di Camerino distinto per natali, per dottri
nomia della favola, ottima la versificazione, conveniente il colorito de’ caratteri, magnifici i cori introdotti soltanto n
n è istorica, eccetto che nell’àncora naturalmente impressa nel corpo de’ Seleucidi42 dal Varano adoperata nel riconoscimen
llo stile, la regolarità, la bellezza del dialogo, il colorito vivace de’ caratteri non discordano dal Demetrio tanto nell’
nto alquanto uniforme43. Il non esser esse però accomodate al bisogno de’ pubblici teatri, fece che ne fossero escluse, e c
i pregevole per la semplicità della favola animata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evil
e per la semplicità della favola animata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Na
o, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio nè degli antichi nè de’ moderni tragici. Io però credo che fra gli antich
ragedia qualche lentezza. Dione che liberò la Sicilia dalla tirannia de’ Dionigi, e rimase indi oppresso dalla propria imp
dia del Granelli. La regolarità della condotta, la vivace espressione de’ caratteri ben colpiti, l’eccellenza del dialogo,
ione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ sentimenti di Seila, sostengono la favola nel med
ne ha più oggetti, esigendone il rigido eroismo di Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perdono di Demetrio. Di più
traditore. Produce ottimo effetto la tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza dell’atto II a p
ntrasto che si ammira in Timandro del padre e dell’arconte, dell’amor de’ figli con quello della patria, della passione col
d una sola? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti di Timandro e de’ figli. Dice il padre: Io come padre, Voi com
animi della moltitudine, e perciò rimane inferiore non meno a quella de’ Persi che al di lui Serse. I terrori di questo re
biam veduto in pro delle belli arti spuntar nuovamente i lieti giorni de’ Principi Farnesi. Tra varie tragedie prodotte dal
anguida Blanche & Guiscard del Saurin; ma è grandissimo il numero de’ buoni componimenti che non ebbero verun modello?
conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi impressa nel 1769; il dottor Willi che
are sulla condizione di Virginia; il ripetersi tre fiate la citazione de’ testimonj, e il darsi ogni volta nuova dilazione
, e più di una volta il teatro rimane vuoto. Il partire ed il restare de’ personaggi non sempre avviene giusta le regole de
elemaco salvo e di Ulisse vincitore. Ella sviene, e ripigliando l’uso de’ sensi si trova tralle braccia del tanto sospirato
ope tra’ proci; gli artificj del sagace Ulisse per rompere l’alleanza de’ due amanti principali seminando fra loro la diffi
rchio La fe della madrigna a me palese Era. Ma sebbene sia uno de’ possibili ch’egli non abbia mai nè visto nè conos
sicali, la qual cosa par che dissuoni, perchè le maniere e le formole de’ popoli cacciatori introdotti nel Calto dovrebbero
i nel Calto dovrebbero esser sempre di molti gradi lontane dalle idee de’ popoli culti e dal linguaggio delle opere in musi
ondanna del suo dramma. Si pubblicò in Bassano nel 1779 Ugolino Conte de’ Gherardeschi tragedia senza nome di autore, la qu
i sulla scena, e una spietatezza, per dir così, riposata alla maniera de’ Caligoli, qual’è questa di Nino che dà luogo all’
de come quello della Cleopatra del cardinal Delfino. Il nobile autore de’ Baccanali tragedia pubblicata in Venezia nel 1788
ata in Venezia nel 1788, colla regolarità della condotta, colla forza de’ caratteri, con varj tratti robusti e colla gravit
ravità dello stile fa concepire alte speranze ch’egli esser debba uno de’ tragici pregevoli del nostro tempo. Vigoroso nell
scorso tenuto da Sempronio al giovane Ebuzio da iniziarsi ne’ misteri de’ baccanti. Vivace la dipintura che fa dell’empietà
circostanze, maggior cura in certe espressioni, più attività nel capo de’ ribelli nella tragedia de’ Coloni, meglio accredi
n certe espressioni, più attività nel capo de’ ribelli nella tragedia de’ Coloni, meglio accreditata ne’ Baccanali la guisa
e di Euripide ha prodotta in Roma nel 1789 un’ Ifigenia in Tauri, uno de’ due argomenti tragici della Grecia, che Aristotil
re che trasse verso il Tamigi tutta l’ attenzione dell’Europa, è uno de’ pochissimi argomenti proprj del vero coturno. In
enture di personaggi eroici che altro non fanno che cangiar le catene de’ regni. Quì si vede una tremenda catastrofe della
he nel gran passaggio dal soglio al patibolo trafitto dalla tenerezza de’ figli conserva il decoro reale e muore da forte:
il decoro reale e muore da forte: Cromuel che si ravvisa alla vastità de’ suoi disegni e alla naturale spietatezza vestita
Federiga e Dacri che dipingono la virtuosa debolezza compassionevole de’ pochi in pro del principe sacrificato. La dizione
, ed il Rodrigo, per le cui lascivie passò la Spagna sotto il dominio de’ Mori. Scrisse la prima ad emulazione di quella de
editandone la vendetta fatale a tutta la Spagna. Dalle solite vicende de’ serragli de’ Turchi ricavò la sua Zulfa, in cui s
vendetta fatale a tutta la Spagna. Dalle solite vicende de’ serragli de’ Turchi ricavò la sua Zulfa, in cui si vede Sereme
i de’ Turchi ricavò la sua Zulfa, in cui si vede Seremeth il migliore de’ mariti ed il più generoso degli uomini tradito ed
ad andarvi. L’argomento della tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessut
utore stesso in quella di Romeo. Chiudiamo con lieta fronte la classe de’ moderni tragici italiani col sig. ab. Vincenzo Mo
i forestieri, nella guisa che i Romani abbandonarono tal volta l’orme de’ Greci, avea trattato un argomento nazionale 54. L
esa, Dove coraggio avrem? Ed Ubaldo:    Nel petto, Nell’amor de’ vassalli. Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti
e troppo, manca di ogni poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati epici e lirici da lui meritamente abborri
irici da lui meritamente abborriti56, ma di quelli che l’uso costante de’ tragici eccellenti antichi e moderni accorda alla
gni sorte di confidenti, ed è quindi astretto a valersi con frequenza de’ monologhi spesso narrativi altrettanto nojosi e p
n ci nasconde i pregi di questa favola. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, ve
e del gallicismo Atride forse già mi sospetta. Oltre della proprietà de’ caratteri e della forza delle passioni, è inimita
te. Nella medesima lunghissima, benchè bella, avviene la riconoscenza de’ fratelli in un luogo tanto sospetto. Oreste decla
aggior sicurezza. Timofane dopo avere scoperte tutte le occulte trame de’ cittadini oppressi, e fatta strage degli zelanti
eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni di atroci fatti privati de’ signori Falbaire, Mercier, Sedaine, Dorat, Arnaud
recitate dovunque ascoltansi i commedianti Lombardi. Dietro la scorta de’ lodati drammisti Francesi hanno i nostri inventat
cellerati che disonorano l’umanità, frammischiata di bassezze comiche de’ servi Merville e Ricauld. Aggiungasi che il dimos
Simili desiderj antiveduti mi spinsero, qualunque io mi sia, a formar de’ teatri una storia generale ma ragionata, che dess
rivendo alla cieca qualche articolo dell’Enciclopedia secondo la moda de’ nostri conosciuti plagiarj di mestiere. 46. L’au
le altrui voci senza afferrarne le idee. 50. Si trova nel libro III de’ di lui versi latini impressi nel 1742: Scipio
mpate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San Giorgio uscita verso il 1749, e p
ne disse il Gazzettiere Enciclopedico traspiantato in Venezia editore de’ Colpi d’occhio? Che il Monti con quel testo avea
autor da colpi d’occhio noverò tra’ difetti dell’Alfieri l’imitazione de’ Greci? L’ha egli forse mostrata servile per conda
posto da circa otto anni dal fecondo improvvisatore don Gaspare Mollo de’ duchi di Lusciano: un terzo Corradino scritto dal
eremo l’impressione di simili cose enunciate dall’autore all’orecchio de’ suoi conoscenti, per ammirar poi tutto ad un trat
71 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290
lto tardi ebbero teatri stabili, e che le favole drammatiche in tempo de’ Ludi si rappresentavano nel Foro dove con statue
alezza, verità ed arte con un’ azione, una favola, e un vero ritratto de’ costumi del tempo: Un vers heureux & d’un
Nota VII. “Noi (dice Gellio lib. II, c. 23.) leggiamo le commedie de’ nostri poeti prese e tradotte da quelle de’ Greci
23.) leggiamo le commedie de’ nostri poeti prese e tradotte da quelle de’ Greci, di Menandro cioè, di Posidio, di Apollodor
ragione, perchè i Comici Latini non abbiano aggiunto all’ eccellenza de’ Greci, zoppicando in questa parte la commedia Lat
di squisito giudicio, seguito in ciò dal Poliziano nell’erudita Selva de’ poeti, dice, che di questa infericrità n’è cagion
iù ingegno che studio si scorge. Fin quì il Salvini. Ma lo svantaggio de’ Comici Latini a fronte de’ Greci deesi più che ad
orge. Fin quì il Salvini. Ma lo svantaggio de’ Comici Latini a fronte de’ Greci deesi più che ad altro attribuire al poco o
acconta Plinio il giovane lib. VI, epist. 17, che allor quando alcuno de’ suoi amici esortavalo a far qualche cambiamento n
terie letterarie è sempre miglior consiglio l’attenersi al sentimento de’ giudici saggi e di buon gusto, i quali son pochi,
stomacarono della Medea di Euripide, contuttochè l’ autore per l’oro de’ Corintj ne avesse affatto cambiato la storia che
, Difilo, Apollodoro, Turpilio, Trabea, Cecilio, e tutte quelle altre de’ Greci e Latini, di cui o pochissimi frammenti o a
ia d’infamia, di cui erano notati i veri strioni, i quali senz’ordine de’ magistrati, e fuora de’ Ludi sagri, facevano i lo
no notati i veri strioni, i quali senz’ordine de’ magistrati, e fuora de’ Ludi sagri, facevano i loro giuochi. Egli è certo
erzo secolo il Cristiano Avvocato di Roma Minucio Felice così favella de’ Mimi verso il fine del suo Ottavio. In scenis eti
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO IV. Memorie drammatiche d’oltramonti nel medesimo secolo XIV. » pp. 140-147
cosa il distendere il giudizio del Fontenelle, intorno all’ignoranza de’ Trovatori Provenzali, anche alle provincie Spagnu
e apologetiche e le bravate e i lampi e i tuoni strepitosi ed innocui de’ Lampillas, dell’Arteaga, de’ Garcia de la Huerta,
i lampi e i tuoni strepitosi ed innocui de’ Lampillas, dell’Arteaga, de’ Garcia de la Huerta, ed altri simili trasoni, sof
ll’abate Andres. Si avvicinano bensì alle teatrali alcune farse sacre de’ primi anni di questo secolo che si trovano mentov
a che si diede una festa, in cui si vide la persona di N. S. mangiar de’ pomi ridendo con sua Madre, dire de’ paternostri
vide la persona di N. S. mangiar de’ pomi ridendo con sua Madre, dire de’ paternostri cogli apostoli, e risuscitare e giudi
zzo del Canto Reale. Esso consisteva in versi in lode della Vergine e de’ Santi, cantati a competenza da varii branchi di p
73 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
a Puttana di Babilonia esaltata dagli antiquarj ma sfuggita all’esame de’ moderni per essersi perduta. A gloria però delle
li. Spicca soprattutto nel colorire con forza ed evidenza i caratteri de’ grand’ uomini, segnandone i temperamenti, i difet
iderano come i di lui drammi migliori18. Abbiamo osservato nel parlar de’ drammatici Italiani l’esattezza di tanti industri
i tanti industriosi scrittori intenti a far risorgere l’arte teatrale de’ Greci. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza d
e, se fosse possibile, che questo era Bruto. Longino, Orazio e Boelò, de’ quali con privilegio esclusivo vantasi ammiratore
ridicolezza si metterebbe in confronto colle orazioni dei Demosteni e de’ Tullj. Di grazia questi due prodigiosi principi d
glio e di punta contro i fantasimi ch’egli stesso infanta, e giudichi de’ popoli colla più deplorabile superficialità. Non
a, come dimostra proponendo per cosa tutta nuova all’Italia lo studio de’ Greci: a quella Italia, dove anche nella tenebros
tudio de’ Greci: a quella Italia, dove anche nella tenebrosa barbarie de’ bassi tempi fiorirono intere provincie, come la M
ilterra per opera di Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini maestri de’ due Guglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove
tova, in Modena ecc., che essa vince di gran lunga il gregge numeroso de’ viaggiatori transalpini stravolti, leggieri, vani
itanniche contro di Shakespear per instruirlo anche in ciò che ignora de’ suoi stessi compatriotti. Inglese era Dryden, eru
pear sacrifica tutto alla natura e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini.
a tutto alla natura e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bi
a deriso il teatro di Shakespear in mille guise, formandosi fin anche de’ di lui versi piacevolissime parodie. Adunque non
ile) viene riferito da Balsac sul testimonio di Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scritta al conte di Execester.
era de’ 25 di giugno 1634 scritta al conte di Execester. 17. Storia de’ Poeti Inglesi del Warton tom. III. 18. Noi non c
in comprenderli? Il far capire le bellezze dello stile e la grandezza de’ pensieri e l’energia dell’espressioni, non è mest
74 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181
, ma il Canto assoluto in teatro. Più nettamente si dice nella Storia de’ Teatri poco appresso, che questi Periodici Pedant
ile vostro M. de Marmontel. Egli dice1, che gl’Italiani all’austerità de’ soggetti storici hanno intrapreso “d’allier le Ch
mmiratore di Lucano ammirato dal saggio Critico Lampillas, è il primo de’ Criticastri, che rifiutano il canto nell’Opera It
on credereste mai, il quale da se stesso si va a mettere tralla folla de’ Criticastri. Vi sono dunque oltramonti tali Criti
iana. Perchè dunque l’Apologista si mette a negarlo prima d’istruirsi de’ fatti? per far poi la fantastica opposizione coll
ià viene il Signor Lampillas colla mano armata di acute folgori, cioè de’ passi di alquanti eruditissimi Italiani, i quali,
i soccorsero cogli stromenti. Erano que’ nostri Eruditi, a differenza de’ Criticastri transalpini, informati, che non solo
no sapere siffatte cose, avessero ripreso il canto nell’Opera a guisa de’ meschini Criticastri? Essi rigettano l’eccesso, l
testare la Musica teatrale; altrimenti egli adoprerebbe il linguaggio de’ Criticastri. Siegue per quarto un passo del Marte
i quali si fanno lecito inveire contro il Canto teatrale! Egli è uno de’ più saggi Critici, a’ quali increscono gli abusi
ore e Dacier, e Sant Evremont; ma Voi, quando non altro, dalla Storia de’ Teatri avreste potuto osservare quelche di essi,
Che l’antico Canto degli Episodj, per essere meno figurato di quello de’ Cori, non era Canto. E quale Scrittore non si ver
el Basso per la diversità delle chiavi? Non è ugualmente Canto quello de’ nostri Recitativi e quello delle Arie, quello di
e quello di Giove di 81155. sarà il primo meno dell’altro del genere de’ Pianeti, o corpi erranti? Vi pare, acuto Signor A
colo XVI. allorchè nacque l’Opera in Musica, cercò di seguire le orme de’ Greci, esprimendo la verità ne’ Recitativi, e i t
rlante intepidisce l’azione, e fa trascurare i pezzi più appassionati de’ Recitativi. Ciò dimostra, che la Musica teatrale
e le radici a certi abusi, a cui il Poeta Cesareo, per le circostanze de’ tempi, non potè tutto in un colpo ovviare. Il Sig
alcuna cosa a favore del Signor Lampillas? Prova, che la non curanza de’ Maestri, e de’ Cantori nel bene esprimere, e la l
favore del Signor Lampillas? Prova, che la non curanza de’ Maestri, e de’ Cantori nel bene esprimere, e la loro soave dolci
hiamazza, rassomiglino alle incoerenze, a’ delirj della maggior parte de’ Drammatici Spagnuoli de’ due trascorsi secoli? Di
le incoerenze, a’ delirj della maggior parte de’ Drammatici Spagnuoli de’ due trascorsi secoli? Distinguiamo, Sig. D. Saver
a accanto alla Poesia della vostra Commedia, voi troverete, che niuno de’ difetti di questa trovisi in quella. Forse che l’
nzi dal Vecchio al Nuovo Continente? usa forse di quei perenni rimedj de’ manti, de’ nascondigli, delle case che si compene
chio al Nuovo Continente? usa forse di quei perenni rimedj de’ manti, de’ nascondigli, delle case che si compenetrano? intr
tojo di qualche novizio). L’Opera adunque rinuncia alla maggior parte de’ suoi privilegj per non infrangere le regole, non
le, non gia del Maestro Aristotele, che pure le attinse nella pratica de’ buoni Poeti antichi, ma della eterna Ragion Poeti
Ragion Poetica, che risulta dal verosimile ben inteso. In fatti niuno de’ Francesi ha mai sognato attribuire alla Opera Ita
eccettuarne Quinault: che gl’Italiani danno alle loro Opere più unità de’ Francesi: che le parole sono più proprie per la M
della più terribile batterìa Lampigliana contro la Opera, e la Storia de’ Teatri. Voglio dire a quella parte, dove l’Apolog
quell’aggiunto Moderno, che vi apponeste, fu un pretesto per valervi de’ passi degli Eruditi Italiani senza molta sconcezz
lse, per meglio imprimere i suoi dettati negli animi, e nella memoria de’ popoli; e in un affare di tanta serietà non si re
i l’Attore o l’Attrice interrompe le parole come sospesa dalla novità de’ pensieri che le sopravvengono, o dalla varietà de
, non fecero in voi impressione nel 1777. quando s’impresse la Storia de’ Teatri, come non vi scossero nel 1779. quando usc
età. Eschilo l’ebbe sommamente a cuore, e cangiò gli alberi e l’ombre de’ Carri Tespiani, e il tavolato di Platina, in un t
un teatro decente, e in una scena opportuna all’ azione. L’imitazione de’ personaggi storici, o favolosi fu un altro pensie
resso il Cristianissimo, tolse al Teatro Spagnuolo le bandine proprie de’ Pupi, e vi sostituì diverse Mutazioni di Scene, p
è necessario! E quando pure i moderni Roscj e Neottolemi in compagnia de’ migliori Critici di buon gusto vi avranno ben rif
toria del Testamento Vecchio. Qual Pittura più degna di quel Principe de’ Pittori della Trasfigurazione sul Taborre? Intant
si produce senza convenzioni. Ma la Commedia Spagnuola, per confenso de’ nazionali e stranieri, e vostro, è imperfetta e a
oeta s’innoltrassero un poco più, e la Musica gli seguisse sulle orme de’ Greci per la verità, e su quelle de’ Moderni per
a Musica gli seguisse sulle orme de’ Greci per la verità, e su quelle de’ Moderni per la delicatezza? 1. Sat. I. Lib. II
e novelle idee circa la Musica, riducendola alla verità, senza veruno de’ difetti musici. 1. V. la Lettera sull’Opera Mu
75 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
gersi in Diodoro Siculo nel libro 1. ADDIZIONE III** Per le leggi de’ Barbari in versi. Aristotile nel 1 de’ Polit
ZIONE III** Per le leggi de’ Barbari in versi. Aristotile nel 1 de’ Politici. Può anche vedersi su di ciò l’opera di
cutissime grida. Si avanzò poi alla testa degli attori situati in uno de’ lati del mezzo cerchio un personaggio principale,
rchio un personaggio principale, e declamò alcune parole alla maniera de’ nostri recitativi accompagnandole con gestire ass
oeta si dee la cura di descrivere i poeti drammatici secondo l’ordine de’ tempi sin dal loro principio1. ADDIZIONE XI*
o Alesside. Ciò rilevasi da’ frammenti che se ne sono conservati, de’ quali stimiamo quì addurne alcuni. Nelle Cene di
di Ateneo leggesi un bel passo di Alesside in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini nelle tav
esi un bel passo di Alesside in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini nelle tavole. Eccolo se
di Alesside in cui si esprime il lusso de’ Sibariti, de’ Siciliani e de’ Tarentini nelle tavole. Eccolo secondochè l’abbia
nulla han di reale, E dopo un velocissimo romore Passano, al par de’ sogni, in sen del nulla. L’ora fatal sopravverr
gliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena, nè delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane verun vestigio. Me
a, e forse a suo tempo si eresse il teatro1. L’esistenza di al regina de’ Siracusani si compruova con un gran numero di med
ta, matura, vicino alla vecchiezza, e vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri di Siracusa e di Agira, abbiamo con qualch
del teatro di Venosa, secondo l’Antonini, sacro ad Imeneo, di quelio de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja e di A
sie dal celebre p. Giuseppe Maria Pagnini impressa in Parma col testo de’ suoi Inni ed Epigrammi nel 1792 dall’inimitabile
Bodoni. *. Al Capo VII, art. III, pag. 252, lin. 13, dopo le parole, de’ costumi e delle ragioni, si tolga la nota (1), e
e si aggiunga quanto segue. 1. Si sono quì sostituite queste bevande de’ moderni popoli settentrionali all’uso antico dell
ni ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel di lui Stato presente de’ Monumenti antichi Siciliani del 1767. La rapportò
eatro di Ansano abbia ad apportare l’eruditissimo Sacerdote Uomobuono de’ Bucachi che stà tessendo la storia della sua patr
76 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
rma interiore dall’architetto spagnuolo don Ventura Rodriguez per uso de’ pubblici balli in maschera. Per acquistar luogo s
ti alla commedia nazionale, la cui struttura si allontana dalla forma de’ nostri teatri. Coràl propriamente significa una c
ci, essi presero la forma di quelle case e corti nella costruzione sì de’ palchi superiori, e della platea, e dello scenari
tte, perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco comodamente la rapprese
rada. Entrambi i teatri hanno tre ordini di palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per le dame, ed altra gente agiat
elli de’ teatri italiani per le dame, ed altra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è nel mezzo interrotto da un alt
dubbio inurbano sin dal 1790, quando uscì il tomo sesto della Storia de’ Teatri in sei volumi, io appellai al testimonio d
rtino i sei saben di codesto picciolo pedante. I Saben «che i partiti de’ Chorizos y Polacos sussistono nel primo stato di
dio di Oràn, altrimenti avrei arricchita la mia storia colla mangiata de’ chorizos, e manifestata l’origine famosa’ de’ Pol
a storia colla mangiata de’ chorizos, e manifestata l’origine famosa’ de’ Polacos, dicendo che consisteva in certa notizia
qualche conflitto sanguinoso, o una giornata campale simile a quella de’ Mori e degli Spagnuoli sotto il re Rodrigo che de
prologo! Pareva a lui una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ due teatri a colpi di pugni? Era bagattella quel
olo passando al V Saben «che la disposizione data di unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’ nastri nè da’ disordi
rno mostra che fu la causa il rimediare alla prepotenza alternativa de’ due partiti che rendeva disuguale il guadagno, e
agno, e cagionava intrighi e maneggi nella formazione delle Compagnie de’ commedianti. Chi crederebbe che ciò si allegasse
nce imbrattò i suoi scartafacci! Tutta in somma la cavillosa cicalata de’ saben si riduce a negare rotondamente il fatto no
i. Indebolì il primo, come si è già detto, ogni rivalità e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo
e si è già detto, ogni rivalità e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed una cassa. Compiè l’o
teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una
a nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di c
77 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
si della Commedia Antica. Frattanto la parte ridicola e satiresca de’ cori che precedettero la poesia Tespiana, apparta
ama che furono chiamati e ammessi a rappresentare in città ed al pari de’ tragedi ottennero dal governo le spese delle deco
indi per la città, trovarono ne’ poeti comici tanti zelanti avvocati de’ loro diritti offesi, ed il magistrato Ateniese pe
lumi maggiori e sull’origine della commedia e sull’ordine cronologico de’ poeti comici. Tuttavolta la diligenza di molti va
cco Vossio, Giovanni Meursio, Francesco Patricj, squadernando i libri de’ comentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, d
nni Meursio, Francesco Patricj, squadernando i libri de’ comentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’
adernando i libri de’ comentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi di qu
ri de’ comentatori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi di quelli di Ateneo,
i di essere minutamente informato di siffatte cose, consulti le opere de’ riferiti scrittori: noi intanto limiteremo le nos
sicure che appaghino la curiosità e rischiarino sobriamente la storia de’ predecessori di Aristofane senza opprimere la stu
l seminarvi acconciamente la sapienza Pitagorica e nella piacevolezza de’ motteggi, e Plauto secondo Orazio nell’una e nell
marezza della satira. Osserviamo intanto in generale che l’emulazione de’ poeti, la natura del governo e la prosperità stes
il paragone e colla magnificenza dell’apparato e colla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’ uguaglianza ambirono d
emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridico
uenti di certi cittadini viziosi nati in Atene; quelle Vespe immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle Rane simboli
e Vespe immagini de’ magistrati ingordi e venali; quelle Rane simboli de’ molesti verseggiatori ciclici; quelle Nuvole coll
le Nuvole colle quali satireggiavasi l’ipocrisia morale e l’inutilità de’ calcolatori fantastici. Ma se l’emulazione rendè
ffeggiare ambasciatori, screditar magistrati, manifestare i latrocinj de’ generali, e additare i più potenti e perniciosi c
iù potenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al natu
mpiacque della indecenza che vi regnava, vedendovi il ritratto fedele de’ suoi costumi, e applaudì a quella malignità che m
allontana da ogni favola comica moderna. I frammenti che ci rimangono de’ primi comici, non basterebbero a darne una compiu
trighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire, altri comici
ici ordigni vi campeggiano, i quali non appariscono senza la fiaccola de’ principj sin quì riferiti, senza la cognizione de
la de’ principj sin quì riferiti, senza la cognizione della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria d
tali tinte veramente comiche, tali politiche vedute, e tal conosenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal gr
ce (Ειρηνης). Nulla pruova con maggior evidenza che nel comico teatro de’ Greci agitavansi le quistioni politiche correnti,
itrarre con pennellate vivaci i danni della guerra posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico di questa fa
astone. Da ciò si ricava, che quanto i comici Latini dicevano di se e de’ poeti contemporanei ne’ prologhi, i Greci facevan
ti contemporanei ne’ prologhi, i Greci facevano dire in qualche parte de’ cori. Trigeo arrivato tra’ suoi narra varie cose
itto, che un guscio di castagna non sia irsuto, e nega di partecipare de’ licori adoperati nel sacrifizio, perchè non l’ha
a l’argomento n’è indecentissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne Greche, e
se ne fa capo e sembra la meno sciocca, aringa stranamente valendosi de’ più ridicoli argomenti nel dimostrare che per mig
farsi nel più segreto della propria casa. Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere; e se Aristofane non ha c
di le donne frettolose per metter giù i pallii, i bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di
la famiglia: Questo progetto suole in ogni paese trovarsi nella bocca de’ poveri che non posseggono, per invidia de’ ricchi
paese trovarsi nella bocca de’ poveri che non posseggono, per invidia de’ ricchi e per rincrescimento della fatica. Ora il
sì che i volgari vi si ammaestrino senza tediarsi della lezione! Uno de’ principali inconvenienti che il poeta mette in vi
e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereali (Θεσμοφοριαζουσαι). La satira de’ poeti contemporanei, e spezialmente de’ tragici,
(Θεσμοφοριαζουσαι). La satira de’ poeti contemporanei, e spezialmente de’ tragici, era uno de’ principali oggetti della com
a satira de’ poeti contemporanei, e spezialmente de’ tragici, era uno de’ principali oggetti della commedia antica, non leg
ve contro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più
e espressioni si dimostra preso (come ordinariamente avviene a’ servi de’ letterati) dalla smania di far da bell’ ingegno a
presso levasi Mnesiloco, e contraffacendo la voce femminile, e usando de’ tuoni acuti, sottentra ad aringare a favore di Eu
stode, lo disvia, scioglie Mnesiloco, e si fugge con lui. La bellezza de’ tre primi atti non pare agli occhi miei continuat
eva eseguirsi nel vasto teatro Ateniese, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e
rato dagli amici. Erc. In che parte sarà andato? Bac. Nel convito de’ beati. Erc. Senocle poi? Bac. Egli è morto.
ori che fanno vergogna al mestiere. Questo squarcio ne dà la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali,
entarsi, ma si trattengono, temendo di peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e degli arlecchini, ma è vivace e ridi
cciato? Eac. No, ma il popolo grida, e pretende che si esamini qual de’ due sia il più insigne. San. E Plutone che cosa
gnato a parlare agli Ateniesi: son io che ho fatto discepoli migliori de’ tuoi; perochè tu non hai che Formisio, Menegeto,
unque cosa essi dicano, Bacco frammischia qualche facezia sullo stile de’ nostri zanni istrionici e de’ graziosi della comm
frammischia qualche facezia sullo stile de’ nostri zanni istrionici e de’ graziosi della commedia Spagnuola. Passano indi a
ci e de’ graziosi della commedia Spagnuola. Passano indi alla censura de’ canti o sia della musica apposta alla loro poesia
e Aristofane mette in bocca ai due tragici, ci conservano il giudizio de’ Greci contemporanei sulle tragedie, e non parrà n
essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara il sito dell’inferno de’ Greci. Sarebbe a desiderarsi che i critici in ogn
inente e a vederlo poscia denunziare all’Areopago, o sia al Consiglio de’ Cinquecento. Sappiamo dall’altra parte da Eliano
αυτῶ τα ἀσπὲρματα, e queste cose (cioè il disprezzo che facea Socrate de’ comici maledici) furono ancora l’origine della co
Da questo matrimonio disuguale cominciarono a buon’ ora le discordie de’ consorti, che Strepsiade va rivangando nella prim
prega a conservare il segreto, e gli confida che sta misurando quanti de’ proprj piedi una pulce ha saltato dalla fronte di
è veduto nella propria casa, indi nella strada. In Grecia la vastità de’ teatri dava il comodo agli attori di agire in più
uscire dalla scena. All’aprirsi della scuola Strepsiade si maraviglia de’ visacci e degli strani gesti de’ discepoli, de’ q
ella scuola Strepsiade si maraviglia de’ visacci e degli strani gesti de’ discepoli, de’ quali altri incantato guarda al su
epsiade si maraviglia de’ visacci e degli strani gesti de’ discepoli, de’ quali altri incantato guarda al suolo, altri stra
quistar fama di scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi coltivatori degli studj severi è bene antic
li parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati; dice di esser que
gli altri avondo preso a pungere Iperbolo non cessano mai di trargli de’ calci. Eupoli nella sua commedia intitolata Maric
. . Oh! l’ho trovata; è bellissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori di farmachi sì rilucente, colla quale s
gnità voleva far passare Socrate per tale, e ne merita l’indignazione de’ posteri. Nisieli non seppe distinguere questi due
re: il secondo che lo renderebbe un nemico del popolo, un distruttore de’ principj di giustizia e di morale non può imputar
leggere con riflessione. Si rappresentò questa favola nella festività de’ Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e d
che dominava in Egitto e nella Fenicia? Tutte queste cose, mal grado de’ comentatori e degli scoliasti, oggi sono a noi in
scoliasti, oggi sono a noi indifferenti ed allora rapivano gli animi de’ Greci. L’argomento è una sollevazione degli uccel
rreligione. Pistetero trasportato nel regno degli uccelli è una copia de’ viaggiatori progettisti che vanno disseminando no
Riceve poi notizie degli applausi e onori fattigli da tutti a cagione de’ beni loro apportati colla nuova città e religione
eurs, ma non potè seguire l’originale nel copiare le minute formalità de’ tribunali, nè anche valersi della piacevolezza ch
liamo con altro rispetto, e per lo più con manifesta adulazione anche de’ popoli che servono nelle monarchie o nelle aristo
i l’animo del popolo, indolcendolo con belle parolette, a somiglianza de’ cuochi. Animo; nulla a te manca di ciò che può re
E chi mi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: Havvi un miglia
favellare del poeta. Degno di lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce que’ medesi
ontoni non era pet origine più illustre dell’ allegorico pizzicagnolo de’ Cavalieri. Gli Acarnesi (Αχαρνεις). In questa fav
o punir Cleone colla multa di cinque talenti per mezzo della commedia de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si
rare un magnifico convito, e il coro ammira la copia e la squisitezza de’ cibi, la diligenza e lo zelo di coloro che servon
oi compagni, uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto. Pur questi non sa risolversi ad
re gli esercizii spirituali della nazione vedutivi solo dal traduttor de’ Salmi ed autore de’ Paradossi. A me, ripiglia Mer
rituali della nazione vedutivi solo dal traduttor de’ Salmi ed autore de’ Paradossi. A me, ripiglia Mercurio, non importa u
ile; e la moralità infinita. Variano assai i giudizj degli antichi e de’ moderni intorno al merito d’ Aristofane. Platone,
e lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la
oprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fecondità, la pienezza, il sale A
e, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ magistrati che governavano la repubblica e de’ ge
e la segreta ambizione de’ magistrati che governavano la repubblica e de’ generali che comandavano gli eserciti. Era nelle
e di Persia) domandando di questo poeta agli ambasciatori Spartani, e de’ soggetti ordinarj delle sue satire, ebbe a dire,
vano, si sarebbero impadroniti della Grecia. Il gran Platone, l’idolo de’ nostri filosofi, al quale cercano con tanti inuti
on morisse in mare ma in Egina, pure è sempre certo che per un editto de’ Quattrocento sotto Alcibiade115, o de’ Trenta Tir
sempre certo che per un editto de’ Quattrocento sotto Alcibiade115, o de’ Trenta Tiranni nell’olimpiade XCIII o XCIV116, no
il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far uso in qualunque modo di sogg
ceti, come le scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e delle nazioni117. Secondo Plutarco ques
uando la formidabile potenza Macedone dando nuovo aspetto agli affari de’ Greci, avea richiamato in Atene quell’utile timor
i originali, quando se ne alterna la lettura, comparisce la debolezza de’ Latini, i quali disperando di emularle con dignit
senza ritegno. Ma del ricco gli errori e le follie Il folto stuol de’ bassi adulatori Agli occhi altrui, per suo guad
i occhi altrui, per suo guadagno, invola. Fin quì Gellio. Un altro de’ più pregevoli frammenti di Menandro parmi quello
uoi precipitando perde. Tu poi nè di tant’alto al fin cadesti, Nè de’ mali è il maggior quel che ti avvenne. Or come
e sue riflessioni filosofiche inserivansi a gara nelle migliori opere de’ sacri scrittori Cristiani, non che de’ più illust
si a gara nelle migliori opere de’ sacri scrittori Cristiani, non che de’ più illustri filosofi gentili, se ne sono conserv
zione di essersi essi trovati intrigati dopo di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo di che trat
esquisse. In questa guisa appunto l’intendeva Menandro, la delizia de’ filosofi, l’ oggetto di tanti elogj, la misura de
nandro, la delizia de’ filosofi, l’ oggetto di tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti diammatici, il modello di Ter
emplici esagerazioni di uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’ teatri moderni, i quali in fatti esser dovrebbero
ioni! 97. V. la di lui Ottica nella quest. XIII pag. 345, e il libro de’ Principj proposiz. VIII, coroll. 3. 4. 98. Fabbr
ne che giunse a governare Atene, e fu punito coll’ ostracismo al pari de’ più illustri Ateniesi. V. Tucidide lib. VIII, c. 
atta una rendita certa. Essi si dicevano sicofanti, cioè denunziatori de’ fichi, e la voce derivava da συκον, ficus, e φαιν
r fichi fuori dell’Attica. Da prima dunque sicofanti erano i delatori de’ contrabbandisti di fichi; e poi questa voce diven
lib. II. 117. Ciò rilevasi dai frammenti che se ne sono conservati, de’ quali alcuni ne traducemmo nelle Vicende della Co
to da una poèsia corrispondente. Insiste sempre questo noto traduttor de’ Salmi e autor de’Paradossi e di Giobbe Giureconsu
onsulto nel mettere (nè so per qual capriccio) per oggetto principale de’ drammi Greci il ballo, e noi sempre attenendoci a
l che non si sarebbe omesso, se il ballo fosse stato il primo oggetto de’ Greci drammi. Parlando poi della commedia nuova e
78 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
die poco interessanti e difettose, ebbero qualche merito in confronto de’ poeti contemporanei. Il Bugiardo, tratto dalla Ve
Italia il cavaliere Giambatista della Porta; ma la dipintura delicata de’ costumi attendeva l’ inimitabile Moliere, cui i p
pubblico polito, se la pedanteria non lo corrompe, sa giudicar dritto de’ componimenti teatrali. Nell’autunno del medesimo
omitiva Italiana. La dimora ch’ei fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di Moliere intorno al cuore umano e a’ costu
Il carattere di questa favola parimente ricavata dagl’ Italiani non è de’ più dilicati, ma per la piacevolezza e per l’inte
incipe geloso, in cui riuscì male come attore e come poeta, la Scuola de’ mariti tratta principalmente dal Boccaccio, la cu
nte anno se ne vendicò comicamente facendo ridere il pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola
nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgogna, contraffacend
zo alle tinte risentite che diconsi zingaresche. Ad onta della grazia de’ caratteri, della felice arditezza dell’idea, dell
oderni, e Giorgio Dandino piacevolissima farsa, il cui soggetto non è de’ più innocenti, e che col sale comico scema in par
ai più. Il solo Luigi XIV ne giudicò in Versailles più favorevolmente de’ suoi cortigiani, il che dimostra il buon gusto di
i verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e
tessa d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero solo i nomi de’ personaggi, e la commedia-balletto l’Ammalato imm
le sue forze; non fu quella filosofia che fa pompa del suo compasso, de’ suoi calcoli e dell’ austerità della sua dottrina
te studiato (Note VI). In Versailles ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; essi stessi c
zioni. Espose graziosamente alla derisione il pedantismo, l’impostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’aff
lla derisione il pedantismo, l’impostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne prezios
zioni di Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi di Terenzio. G
ena. Il Dispetto amoroso è del Secchi. Lo Stordito è il Servo balordo de’ commedianti Italiani, e l’Inavvertito del Barbier
morto nel 1725 o 1726, fu un commediante di mediocre abilità, ed uno de’ buoni autori comici. Dialogizza con felicità e pi
Italia sin dal secolo XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori di violino Italiani, mandato da
ota F. 18. V. la Vita di Racine e la di lui prefazione alla commedia de’ Plaideurs. 19. V. le Memorie Letterarie che form
79 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
dilettevole. Questa istoria ci si presenta ad ogni passo nelle opere de’ più veridici scrittori dell’antichità, e punto no
e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta dell’
lo stato della drammatica di quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ posteri. In una tragedia pose alcuni versi così p
. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini di talento, ognuno de’ quali sorpassò il predecessore e diede nuovo lust
Cherilo e di Frinico. Volle innoltre egli stesso e comporre la musica de’ suoi drammi, e inventar l’azione de’ balli, e pre
egli stesso e comporre la musica de’ suoi drammi, e inventar l’azione de’ balli, e prescrivere i gesti e i movimenti del co
antichi maestri ballerini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori di scemare il numero degl’ indi
iosa, mostra nello stile la grandezza, il brio militare e la fierezza de’ proprj sentimenti (Nota IV). Il suo carattere è r
raluce nel Prometeo l’elevazione dell’ingegno di Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si vede a certa antica ruvide
mè, non m’ode. Vedete i mali miei: me nume un nume, Nuovo signore de’ superni dei, E preme e oltraggia e inesorabil d
e uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge saluta
talenti, come furono i La-Mothe, i Perrault e i Cartaud de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio do
nazione. Mercurio dopo di avere pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, f
ti, fulmini, scuotimenti di terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del di lui cuore, appor
ma e la strascina verso i vascelli, la qual cosa esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di pe
ttamente bisognerebbe risalire col pensiero agli antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Om
mi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’
o giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca dil
gici antichi senza comprendere la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca diletto ed invita a leggere anc
ce. La tragedia Agamennone fu coronata, e certamente anche a giudizio de’ posteri intelligenti meritava quest’onore. Il Vip
gua. La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba e delle ves
cui si accinge: che si lagni dell’oracolo di Apollo onde è minacciato de’ più crudeli supplicj, se lascia invendicato il pa
risca alla di lui rimembranza: che si mostri ancora sensibile ai mali de’ popoli sacrificati agli usurpatori del trono. Tut
o II bellamente interrotto di quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo
Discordi pure da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e degli Scaligeri, purchè non mi si ascri
tico. Ma la nuova edificazione di tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abitatori, avvenne nell’olimpiade LXXVI. Ad
ccortezza di scerre argomenti adattati al talento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza di voce no
abilità di ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillare i piedi de’ ballerini, fe calzar loro certe scarpe bianche. S
e quali dovunque fioriscono gli ottimi studj, divengono gli esemplari de’ più pellegrini ingegni. Lo stile di Sofocle è tal
campo Greco, tra molte bellezze generali e varj pregi della favola e de’ caratteri, si ammirino con ispezialità le tre seg
ili il Robortelli, il Nisieli ed altri nostri critici, per nulla dire de’ transalpini falsi belli-spiriti la-Mothe, d’Argen
itrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici ripreso, era proprio de’ primi tempi della nazione Greca. I concetti sono
ra proprio de’ primi tempi della nazione Greca. I concetti sono figli de’ costumi, e le stesse passioni generali nel genere
brobrj esagerati? Più forte è la scena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfa
a, σέ . . . . τὸν έκ της αιχμαλώτιδος, osato ricalcitrare agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro
rachinia? D’altronde il giudizioso Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ Greci una inverisimilitudine sì manifesta, se il
ficile ne’ teatri Greci, la cui grandezza non può ravvisarsi in niuno de’ moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contin
ustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol di Giove Che sì soave spi
. Invocata poi Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Tebe: Giace dal morbo afflitto il popo
trasportato in italiano. Simili traduzioni animate, fedeli, armoniose de’ nostri cinquecentisti fanno vedere quanto essi in
one alla pagina 210, che i nostri antichi traevano da quelle miniere ( de’ tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro
uarto è accoppiato ai lamenti di Filottete, i quali pajono una spezie de’ moderni recitativi obbligati o vogliamo dire acco
ichiarato insano69. Questo gran tragico, secondo Luciano nel catalogo de’ macrobj, morì strangolato con un grano di uva di
, tragico in supremo grado. Certo il suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col p
secondo Quintiliano, al genere oratorio con tale riuscita che a niuno de’ più eloquenti rimane inferiore (Nota XIII); ma pe
se riportarono la corona, e nelle altre egli soggiacque alla sventura de’ valentuomini per lo più posposti a’ competitori i
simili negligenze, che noi schiettamente rileviamo, ma senza il fiele de’ nemici dell’ antichità, la tragedia di Euripide c
vivrò: tu mi nutristi, Io curerò di te, finchè avrò fiato. Oimè! de’ nostri detti io mi sovvengo, Tu l’obbliasti, e
e che le va rammentando i suoi più cari. Finalmente con somma perizia de’ moti del cuore umano questo grande ingegno mostra
appresenta un’ armata divisa in due partiti pronti ad assaltarsi, uno de’ quali è retto dall’iracondo Achille. Ora in tal c
iù ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re, era condisceso a sacrificar la figliuola. Si
mprenda tutta l’arte e la vaghezza? Egli è vero che il noto traduttor de’ Salmí e il degno autor delle Probole il Signor Ma
De la mente i delirj. Fed. Al monte al monte: Seguiam la traccia de’ fugaci cervi: Giova aizzare il cacciatore alano
no e piante? Fed. Dive di Linna, a presedere elette A l’esercizio de’ corsieri ardenti, Deh perchè non poss’ io con q
mpre alla perfezione. Io ardisco dissentire dal di lui avviso. Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualche partigiano che ne ap
ternato nella verità dell’orribil caso. E questo ci addita lo spirito de’ Greci ognora intento a copiare con esattezza la n
Greci ognora intento a copiare con esattezza la natura, e lo spirito de’ moderni propenso a spingerla oltre, a manierarla,
sente alcun poco d’irreligione verso gli dei, che cosa avremo appreso de’ pregi inimitabili di questa bella tragedia? I gio
tanti e tanti tragici. Con altra ammirazione e imparzialità giudicano de’ Greci i veri dotti e i critici profondi. Rechiamo
uesto formidabile Gradasso non tratta con maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani, degli Spagnuol
dabile Gradasso non tratta con maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani, degli Spagnuoli e degli I
di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena Francese le Ode di Orazio
masso di nojosità, mostruosità e disordini. Egli ammirava la pazienza de’ Romani nell’ascoltare Cicerone chiacchierone che
la qual cosa con pace del Signor Mattei, fa vedere che gl’ interpreti de’ tragici Greci compresero il loro artificio per ci
i tradurlo ancora, ed affinchè i giovani avessero una competente idea de’ cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poc
e de le altere torri Già la corona in cenere conversa Nereggiano de’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligi
m’invidia e fura. Deh la femmina rea sempre raminga Erri in balìa de’ minacciosi flutti, Nè i patrii tetti a riveder
l Greco, Chi può rapirti al precipizio orrendo? Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio
per Minerva. Tali cose allora convenivano a’ principj e alle opinioni de’ Greci, e perciò non parevano assurde e stravagant
figli è degna di particolar riflessione per la maestrevole dipintura de’ due fratelli ugualmente fieri, ed accaniti nell’o
i Greci per mostrare la nobiltà remota delle loro leggi ed origini, e de’ loro costumi a gloria della nazione. Nell’atto se
uerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde prende il titolo questa
i Copreo come pur disse il Nisieli. L’esercito muove da Alcatoe città de’ Megaresi posta fra Atene e Corinto, siccome accen
riferisce la venuta d’Illo figlio di Ercole con un esercito a favore de’ congiunti. Se ne rallegra Alcmena; ma è da notars
he ci è pervenuto di simil genere; ma di esso favelleremo nel trattar de’ Satiri. Della Danae, del Cresfonte, dell’Auge, de
emocrito, Anassagora, Ecateo lo storico, Niceneto il poeta, ed altri, de’ quali vedasi Stefano Bizantino alla voce Ἅβδηρα,
ubri. Con questi due rari ingegni finì la gloria della poesia tragica de’ Greci82. Discordarono gli antichi nel dar la pref
ica de’ Greci82. Discordarono gli antichi nel dar la preferenza a uno de’ nominati gran tragici Eschilo, Sofocle ed Euripid
neva qualche nuova tragedia, avendolo amato e per la bontà e bellezza de’ versi e per la sapienza con cui gli nobilitava. Q
altri poeti tragici di qualche nome o poco innanzi o intorno al tempo de’ tre nominati. Si segnalarono in tal carriera in A
6. L’altra favola Endimione citata da Giulio Polluce non si sa a qual de’ due appartenga. Contemporaneo del grande Euripide
scirono Euripidi e Sofocli, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici di quella nazione furono co
eo. Per la qual cosa su mestieri per instruire la gioventù in difetto de’ nominati sostituire i poemi di San Gregorio Nazia
; plaustris vexisse poemata Thespis. 45. Vedi la di lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 446 dell’edizione d
poco, che soleva dire, che avrebbe voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo
che Francese ha confusi questi due Frinici; e noi ancora nella Storia de’ teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventur
P. II, particella 4 della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori da una a due, e diminuì le parti
n essere stati più di tre effettivamente gl’ istrioni Greci, ciascuno de’ quali rappresentava due o tre parti, non altrimen
non altrimenti che i commedianti Cinesi. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno
poetiche, gran parte delle quali sono poste in opera nell’aureo libro de’ Principj di una Scienza Nuova del dottissimo Vico
ti: Ahi me misero! ahi lasso! E’ certo, è chiaro Tutto il terror de’ casi miei. Ti miro Or per l’ultima volta, Diu
ione premessa alla sua versione del Reso. 77. Vedi Aristotile nel II de’ libri Rettorici cap. 23. 78. Storia Varia lib. 
ata la vergine Macaria, regnava in Atene Teseo; ma il poeta valendosi de’ privilegj della poesia fa che la protezione degli
re certo barbaro disprezzo per la lingua, la letteratura e le maniere de’ popoli che non sono Francesi, asserisce con magis
Coro stabile. Essi vi hanno in tutt’altro adoperate le medesime molle de’ Greci. Le più belle tragedie dell’immortale Racin
preferire il moderno all’ antico, senza aver ragione della diversità de’ tempi e de’ paesi, senza avere in testa un guazza
l moderno all’ antico, senza aver ragione della diversità de’ tempi e de’ paesi, senza avere in testa un guazzabuglio di fo
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
ccortezza di scerre argomenti adattati al talento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza di voce no
abilità di ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillare i piedi de’ ballerini, fe calzar loro certi calzari bianchi.
, le quali dovunque fioriscono gli ottimi studii, divengono esemplari de’ più peregrini ingegni. Lo stile di Sofocle è talm
campo Greco, tra molte bellezze generali e varii pregi della favola e de’ caratteri, si ammirino con ispezialità le tre seg
ili il Robortelli, il Nisieli ed altri nostri critici, per nulla dire de’ transalpini falsi belli-spiriti La-Mothe, d’Argen
itrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici ripreso, era proprio de’ primi tempi della Greca nazione. I concetti sono
ra proprio de’ primi tempi della Greca nazione. I concetti sono figli de’ costumi, e le stesse passioni generali dell’uomo
io delle razze e famiglie diverse. Ognuno può osservare nelle aringhe de’ Greci oratori con quali forti ingiurie l’uno cont
robrii esagerati? Più forte è la scena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfa
cattiva, σὲ… τόν ὲκ της αιχμαλώτιδος, osato ricalcitrare agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro
achinia? D’ altronde il giudizioso Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ Greci una inverisimilitudine sì manifesta, se il
tà di tanti secoli, o se avesse creduto far cosa contraria al pensare de’ suoi compatriotti? Sommamente patetico in quest’a
troppo ne’ teatri Greci, la cui grandezza non può ravvisarsi in niuno de’ moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contin
ustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori. Invocato Giove, Minerva, Diana ed Apollo, s
. Invocato Giove, Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Tebe in tal guisa: Giace dal morbo affli
trasportato in italiano. Simili traduzioni animate, fedeli, armoniose de’ nostri cinquecentisti fanno vedere quanto essi in
(alla pagina 210) che i nostri antichi traevano da quelle miniere ( de’ tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro
dichiarato insanoa. Questo gran tragico, secondo Luciano nel catalogo de’ Macrobii, morì strangolato con un grano di uva di
P. II, particella 4 della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori da una a due, e diminuì le parti
on essere stati più di tre effettivamente gl’istrioni Greci, ciascuno de’ quali rappresentava due o tre parti, non altrimen
non altrimenti che i commedianti Cinesi. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno
poetiche, delle quali gran parte sono poste in opera nell aureo libro de’ Principii di una Scienza Nuova del dottissimo Gia
oso Tragico della Grecia. Vedi la sua Nota al I tomo della mia Storia de’ Teatri in sei volumi del l’edizione Napolitana.
elitti: Ahi me misero! ahi lasso! E’ certo, è chiaro Tutto il terror de’ casi miei. Ti miro. Or per l’ultima volta, Diurna
81 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « L’EDITORE A CHI LEGGE » pp. -
e suo amico questi ultimi notamenti per inserirli nella nomata Storia de’ Teatri in una nuova edizione; e l’autor cortese g
de’ Teatri in una nuova edizione; e l’autor cortese gli rimise quelli de’ primi due tomi della patria edizione. Il Pepoli f
icare in Napoli con tali notamenti un volume settimo in continuazione de’ sei dell’edizione napolitana, e l’autore si compi
di sapermi buon grado di simile cura, per cui chi possiede la Storia de’ Teatri impressa in Napoli, se ne assicura il comp
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 634
Vergnano Corrado, torinese, fu uno de' più egregi artisti brillanti nella prima metà del
anti nella prima metà del secolo xix, per la correttezza e la nobiltà de' modi. Il Diplomatico senza saperlo e il Ballandar
morte fu seguita dal generale compianto. Fu quasi sempre capocomico e de' più pregiati, e militaron con lui i migliori atto
ecitava quella sera il 4° atto di Misantropia e Pentimento, poi il 2° de' Due Sergenti. La Pelzet in una lettera a Niccolin
83 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
colo dell’opera tutto insieme piaceva nondimeno agli Italiani ad onta de’ suoi difetti sì per la novità, sì perché non ne a
asse più avanti nell’animo, e qualche tratto non infelice dalla penna de’ poeti. La natura ha questo di proprio, che basta
i un’arte imitatrice della natura, esprimendo colla varia successione de’ tuoni e delle note i diversi accenti delle passio
tte a’ suoni quella energia dominatrice che ne’ componimenti s’ammira de’ gran maestri. La quale non altronde deriva se non
he la grammatica tenta di accomodare ai precetti generali le anomalie de’ nomi e de’ verbi. Ma fintantoché il compositore r
atica tenta di accomodare ai precetti generali le anomalie de’ nomi e de’ verbi. Ma fintantoché il compositore resterà fra
egno che è lo spirito vivificante della pittura, così la combinazione de’ suoni nulla giova a interessare senza la melodia.
aroscuri delle valli dipinti sul quadro sebbene invaghiscano l’occhio de’ riguardanti, nulla dicono però allo spirito loro;
omini grandissimi, che allora fiorivano in Francia, che di far mostra de’ propri talenti alla corte d’un sì gran re protett
ia se non per le rovine che ci attestano della strage; laddove quella de’ principi che proteggono le cognizioni proficue in
abbiano fatto i moderni italiani. La difficoltà consiste nella natura de’ nostri sistemi musicali composti di moltiplicità
i Alessandro Scarlatti e Leonardo Leo, napoletani, nelle composizioni de’ quali incominciarono le arie a vestirsi di conven
ile al secondo ei maneggiò con felicità incomparabile i diversi stili de’ quali si fa uso nella musica, mostrandosi grave,
olta a Parigi, di cagionare una inaspettata rivoluzione negli orecchi de’ Francesi troppo restii in favor della musica ital
ll’esempio loro con ottimo gusto, benché con istili alquanto diversi, de’ quali però, non formando classe da per sé, ma rid
, oppur caricati di soverchio gli accordi, come se alla linda venustà de’ puttini dell’Albano volesse un pittore accoppiare
loro movimento colla mossa generale degli altri, affinchè l’aggregato de’ suoni avesse quell’unità, senza cui non havvi sen
ra, e fra gli altri i maestri napoletani, alla particolar avvedutezza de’ quali ne è debitrice l’Italia della sua superiori
zione e colla propria spezie di canto, la natura e situazione attuale de’ personaggi che prendonsi a rappresentare. né mino
l’immortale Jummelli, il quale in siffatto pregio come nella felicità de’ suoi voli musicali, che lo rendono, a così dire,
i voli musicali, che lo rendono, a così dire, il Chiabrera e l’Orazio de’ compositori, nell’accoppiar la espressione al dif
ell’accoppiar la espressione al difficile, nella fecondità e nel brio de’ suoi concerti fu veramente originale. Ma da niun
iara la musica italiana in quest’epoca quanto l’eccellenza e la copia de’ cantori, che fiorirono di qua dai monti. Infatti
gesto appropriato e convenevole i movimenti del canto, e il carattere de’ personaggi, in una parola nel portar il più lonta
gli oratori destinati con gran vantaggio della musica alla educazione de’ cantanti ebbe il Gasparini e il Lotti per capiscu
usica sacra avea da lungo tempo introdotta la necessità degli studi e de’ maestri, fioriva allora per l’industria e pe’ tal
do del mare affine di emendare la balbuzie della sua lingua col suono de’ ripercossi flutti, gli esercitavano essi facendol
e, replicando distintamente le modulazioni, gli ammoniva con evidenza de’ loro difetti, e gli disponeva a correggersi più f
e a torto il chiama il Conte Algarotti 90, il fece anzi comparire uno de’ più rinomati cantori del suo tempo. Antonio Raff,
ltro sesso ebbe allora l’Italia, oppure quali fossero i diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci
allora l’Italia, oppure quali fossero i diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini
lia, oppure quali fossero i diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesin
li fossero i diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi
diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzz
de’ Buzzoleni, de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzzoni, delle Visc
le Boschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti altri, l’abilità de’ quali è ita sotterra con esso loro, sebben non ri
e si fecero a quel tempo sentir sul teatro con gloria uguale a quella de’ più celebrati cantori. La prima fu Vittoria Tesi
ossesso grande della scena, azione mirabile, espressione sorprendente de’ diversi caratteri: doti, che la resero la prima a
stessa, che dovrebbe andar più superba d’averlo avuto per figlio che de’ trionfi, che ne adornano il suo Campidoglio, ebbe
a: «Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto delle fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvilupati intre
tro secolo posseduti l’Italia, e che nella sua immortale composizione de’ salmi gareggia col Palestina se non lo supera. Qu
84 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14
sì valorosi antiquarii una nazione che aveva dominato in Italia prima de’ Romani e de’ Galli, che fiori prima della stessa
ntiquarii una nazione che aveva dominato in Italia prima de’ Romani e de’ Galli, che fiori prima della stessa Greciaa, è ch
ia e colle colonie si sparsero ancora per le Alpi, e tennero il paese de’ Grisoni anticamente chiamato Rhaetia a Se si att
ura formate di grandi pietre squadrate levigate e connesse all’usanza de’ Toscani imitati poscia da’ Romani. Tali i due Tem
all’usanza de’ Toscani imitati poscia da’ Romani. Tali i due Tempii, de’ quali il primo semplice, grave, solido contiene s
osta, e si allontana dalla maniera Dorica Greca e dall’ordine Toscano de’ tempi posteriori; ed il secondo più picciolo che
re alla solidità il gusto di ornare. Tali finalmente sono le reliquie de’ Portici, di un Atrio, e l’Anfiteatro a. Del magis
a. Del magistero degli Etruschi nel dipingere oltre a’ Vasi colorití, de’ quali savella il Masseib ed altri posteriormente
la gioventù; batteva i Fidenati e i Vei, scacciava i Galli, trionfava de’ Sanniti, preparava i materiali per fabbricar le c
Intorno ad esse leggesi un buono estratto nel Nuovo Giornale Modanese de’ Letterati d’Italia. b. Gori Museo Etrusco T. II
85 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
nobili energiche e poetiche possono notarvisi. Agamennone chiamato re de’ mortali (titolo per altro dato nella poesia greca
gloriano d’essergli soggetti, nivelando su conducta por su prudencia: de’ Greci si dice, separamos los brazos de los cue
recitativo: che vi si trova uguale ignoranza delle favole Omeriche e de’ tragici antichi: che Briseida augura ipocritament
bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una
uì di passaggio l’anno stesso in cui si sospesero le rappresentazioni de’ siti reali. Oggi vi si tornano a rappresentare le
rma interiore dall’architetto spagnuolo Don Ventura Rodriguez per uso de’ pubblici balli in maschera. Per acquistar luogo s
resero la forma di quelle case e di quelle corti nella costruzione sì de’ palchi superiori che della platea e dello scenari
ette perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco commodamente la rappres
da. L’uno e l’altro teatro ha tre ordini di palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per le dame e altra gente agiata;
quelli de’ teatri italiani per le dame e altra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è interrotto nel mezzo da un alt
que soltanto ciò che importino i suoi saben. Saben I: “che i partiti de’ Chorizos e Polacos sussistono nel primo stato di
ava in Oran, altrimente avrei arricchita la mia storia colla mangiata de’ chorizos, ed avrei manifestata l’origine famosa d
ia colla mangiata de’ chorizos, ed avrei manifestata l’origine famosa de’ Polacos dicendo che consisteva in certa notizia c
a io avessi preteso indicare qualche giornata campale simile a quella de’ Mori e del re Rodrigo che decise del dominio dell
passando al. Saben V: “che la disposizione data di unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’ nastri, nè da’ disord
oè che il Governo volle con ciò rimediare alla prepotenza alternativa de’ due partiti che rendeva disuguale il guadagno, e
pur ve n’ha qualche altro secreto oltre di Don Pedro suo fratello, e de’ Guarinos e de’ La Cruz) codesta profonda erudizio
alche altro secreto oltre di Don Pedro suo fratello, e de’ Guarinos e de’ La Cruz) codesta profonda erudizione tutta chambe
ofismi formicavano in quel capo! Tutta in somma la cavillosa cicalata de’ saben si riduce a negare rotondamente il fatto no
cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo ogni rivalità e prepotenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti u
mediarvi. Indebolì il primo ogni rivalità e prepotenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti un corpo ed una
primo ogni rivalità e prepotenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti un corpo ed una cassa. Compiè l’opera
il presidio delle grida e delle fischiate, nè i recessi e l’oscurità de’ corridoj bastarono ad assicurare alla plebe prima
teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una
uo segno di tutti i papelillos degli Huertisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos,
rtisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos, e di mille opere teatrali del LaCruz mu
86 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
i la gloria principale dell’Ariosto e di tanti altri comici Italiani, de’ quali ragioneremo, è questa appunto di aver migli
di tal tempo non pervenne all’insolenza della greca antica, a cagione de’ governi delle Italiche contrade assai differenti
lla civile società, o almeno non furono schiavi come la maggior parte de’ Latini. Quindi è che nelle commedie dell’Ariosto
maggior parte de’ Latini. Quindi è che nelle commedie dell’Ariosto e de’ contemporanei si trovano proverbiati coraggiosame
ministri, governatori, giudici, avvocati, frati ecc. Eccone un saggio de’ Suppositi. Lizio servo nell’atto IV attribuisce a
nze le immagini ritratte al vivo par che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che di tutta la poes
l Ferrarese valoroso dipintore della natura, il quale imitò i costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella fre
e le cose: han lor specchi, lor pettini, Lor pelatoj, lor stuccetti de’ varii Ferracciuoli forniti: hanno lor bossoli
n è totalmente passata di moda la pittura di certi titolati ridicoli, de’ quali si burla lepidamente, essendosene conservat
e Italiane del cinquecento parlano gl’ innamorati con tutto il calore de’ Panfili o de’ Cherei Terenziani, e ben lontani da
cinquecento parlano gl’ innamorati con tutto il calore de’ Panfili o de’ Cherei Terenziani, e ben lontani dalle sottigliez
ze metafisiche degli Spagnuoli, e dalle tirate e da’ tratti spiritosi de’ Francesi. La natura in quell’animato linguaggio s
genere inferiore ha tutte le grazie del viluppo e della piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa.
ppo e pel calore e ’l movimento dell’azione e per la vivace dipintura de’ caratteri e per la grazia de’ motteggi, merita ch
o dell’azione e per la vivace dipintura de’ caratteri e per la grazia de’ motteggi, merita che si legga con attenzione che
da supplire alla storia stessa delle nazioni intorno all’alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro ab
oni intorno all’alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro abusi. Per questo aspetto mirava Platone le
il proprio onore nella fedeltà delle donne), e nella vendetta crudele de’ tradimenti amorosi (e pure dovrebbe sapere l’auto
ntrighi pericolosi per gli amanti, e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che questo maestro di poe
i da parte che questo maestro di poetica ciò scrivendo non si ricordò de’ Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e ’l sann
he questo maestro di poetica ciò scrivendo non si ricordò de’ Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e ’l sanno i ragazzi,
quel che dice Cintio a Massimo lodatore della ritiratezza delle donne de’ tempi passati: . . . . Ma in quali case essere
liana che corre di bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenza de’ costumi Italiani ha fondato il suo filosofico pri
ne’ caratteri della tragedia. Chi ripose tal forza comica nella copia de’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse.
ri della tragedia. Chi ripose tal forza comica nella copia de’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse. Una languid
all’autore, il quale nel rimettergliela l’accompagnò con una lettera de’ 16 di gennajo del 1520. Or questa data, e le paro
la società, per la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio
sentazione non si faceva in Roma, ma in un’ altra città. Nel parlarsi de’ gemelli si dice che essi sono in Roma, e che gli
te. Sputa in su. Ed ecco che i lavaceci Italiani hanno la fisonomia de’ Pourceaugnac Francesi, nè è a noi mancato un penn
pennello nazionale che abbia saputo ritrarli un secolo e mezzo prima de’ Molieri. Ma sebbene tutto fia comico e pîacevole
antilla per far rimaner Calandro scornato, e riuscire la riconoscenza de’ gemelli; Quodcumque ostendis mihi sic, incredu
utte le sue parti. Per conoscere M. Nicia che avrà la ventura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della seconda scen
uditi comici del secolo XVI. Se si attenda alla felicissima dipintura de’ caratteri introdotti che non può migliorarsi, e a
de’ caratteri introdotti che non può migliorarsi, e all’ardita satira de’ licenziosi costumi allora dominanti, e a i sali e
di Voltaire, e ammirata da M. il primo a portare in iscena gli amori de’ pescatori. Il più volte nominato Cieco d’Adria eb
a la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze di Clizia,
i di casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo, e fatti beffe de’ santi. Pirr. Sì, ma se voi morissi, e’ santi mi
pere in musica per sapere che vi furono poste in musica le canzonette de’ cori, dovrebbero contare ancora tralle opere musi
2, che nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Ariosto suo amico, compose
rara. Il Geloso e i Fantasmi videro la luce delle stampe nel 1545; ma de’ Romiti e dell’Arianna non ci è rimasto che il nom
egl’ intrighi pericolosi per gli amanti atti ad esercitar le furberie de’ servi, i quali non abbiamo potuto finora rinvenir
la gelosia e la vendetta Italiana? Sono essi più pericolosi, non dico de’ Fajeli d’ultima data, ma del Principe geloso, di
ie, come se fossero state sempre fredde e languide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di ques
fossero state sempre fredde e languide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola so
ognar: Che v’è incontrato? Nol posso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va di buon passo a do
cita Trajano Boccalini, da cui stimavasi il Piccolomini come principe de’ poeti comici Italiani. Egli però seguì Plauto ed
nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bocca che non rida. Un Napole
gentiluomo) motteggiato di spilorceria nella commedia degl’ Ingannati de’ medesimi accademici Sanesi. Si notano in essa var
imeni ecc. Si lascino queste imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi di venti secoli indietro ch
u una comica imitazione in versi fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però, come afferma egli st
Aristofane, e v’introdusse il coro. L’Aridosio appartiene a Lorenzino de’ Medici, e la Sporta a Giambatista Gelli, Fiorenti
to e questa squisitezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggon
cita alla luce nel 1551. Anton Francesco Grazzini detto il Lasca, uno de’ cinque fondatori dell’Accademia della Crusca e as
aziosa, tralle quali spiccano la Gelosia (che non è certamente quella de’ Fajeli) pubblicata in Firenze nel 1551, e la Spir
anto sono lontane simili studiate espressioni dal linguaggio infocato de’ Fedrj, de’ Panfili e de’ Cherei di Terenzio, o de
ontane simili studiate espressioni dal linguaggio infocato de’ Fedrj, de’ Panfili e de’ Cherei di Terenzio, o degli Erostra
studiate espressioni dal linguaggio infocato de’ Fedrj, de’ Panfili e de’ Cherei di Terenzio, o degli Erostrati dell’Ariost
Erostrati dell’Ariosto! L’ affettazione, il raffinamento, la falsità de’ concetti cominciavano a fare smarrire a’ poeti il
ta cogl’ intermedj di Giovanbatista Cini nelle nozze di Don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna d’ Austria, e stam
1597. Nè in regolarità nè in grazia comica cedono gran fatto a quelle de’ contemporanei. Il capitano Niccolò Secchi compose
Italiane. Gl’ Inganni (tradotta poi nel seguente secolo dal principe de’ comici Francesi, ed imitata nel nostro dal Napole
seguir gli antichi dando all’ imitazione la più gaja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di
arsi di coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai le bellezze de’ componimenti quasi obbliati, per poterli sacchegg
aro, padron mio (così convien ch’ io vi chiami, poichè mi trovo serva de’ servidori della vostra moglie), gli affanni che i
, che per voi sono state tante tempeste, per voi sono venuta in preda de’ corsari, per voi si può dire, che io sia morta, p
cademici e pedanteschi che vi si tengono, delle storie, degli esempi, de’ versi, onde la riempiono il servo Lucilio, il med
esentata in Firenze nelle nozze di Don Cesare d’Este e Donna Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Pri
sportata alla mediocrità comica, l’avventura di Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo ste
dell’Oddi non meno bella per lo stile, per l’onestà, per la vaghezza de’ caratteri e per l’intreccio, intitolata i Morti v
drio: della Porzia e del Falco commedie inedite di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico di Parm
lo Scilinguato e gli Strabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’ Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Mintu
li se si volesse dare idea del teatro Ateniese sulle rappresentazioni de’ neurospasti? che, se per dare a conoscere il teat
za dell’azione di ogni scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitrio de’ rappresentatori. Queste farse istrioniche aveano
ncipe Don Francesco figliuolo del Duca. 108. V. il Pigna nel lib. II de’ Romanzi. 109. Un sogno simile, se ben m’appongo,
risultati veri. Ciò serva di norma ancora ad altri sedicenti filosofi de’ giorni nostri disprezzatori dell’ erudizione di c
dritto. 110. Si è stimato notar ciò in carattere corsivo, per comodo de’ plagiarii accattoni de’ nostri paesi, i quali vog
to notar ciò in carattere corsivo, per comodo de’ plagiarii accattoni de’ nostri paesi, i quali vogliono, a dispetto degli
lioteca del Fontanini tomo I. 116. T. VII, P. III. 117. Vasari Vite de’ Pitt. T. III. 118. Vedi la giunta fatta alla p. 
Collegio di quella città, e che si eseguì egregiamente alla presenza de’ Sovrani. 127. Di lui vedi il Crescimbeni, il Fo
87 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
wel cassò con insolenza il parlamento, e ne convocò un altro composto de’ suoi parziali scelti fra il popolaccio, detto per
suo Histriomastix, mettendo alla vista le mostruosità e le indecenze de’ drammi Inglesi. Queste contese e la gran rivoluzi
refazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’
storia, la dignità de’ personaggi, la gravità dello stile e la forza de’ sentimenti. Egli non meno del Shakespear scrisse
zza. Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominciarono gli spettacoli teatrali a co
imile a Lope de Vega, tanto per la varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per aver come Lope compresa
neamenti forti e grossolani del suo Goldingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano veramente una dipintura
utto il suo lume. La satira e l’oscenità sono le note caratteristiche de’ poeti comici Inglesi. Le commedie più graziose di
a gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro
a di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”. Questa commedia è ben condotta, ma il su
a in essi la scelta, la venustà, la decenza richiesta nella dipintura de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi
88 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
cciola tragedia che non si eleva agl’interessi delle intere nazioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie
te divenuto religioso della Trappa che geme tra’ cimiterii e le teste de’ morti; nell’altro una religiosa disperata, la qua
l sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi di famiglie che astringono le donzelle a sep
o troppo comico e malizioso ne’ caratteri di Anito, Melito e Drixa, e de’ pedanti Grafio, Como e Bertillo giornalista, sare
te a sì alto segno? Il signor Mercier nell’Indigente confuse le tinte de’ caratteri comici colle tragiche, dando al suo dra
ntazione e meno nella lettura, riprovati da chi non ama la confusione de’ generi. Il sig. Louvais nel 1773 publicò l’Adone
alle minutezze su gli abiti, e all’affettata descrizione pantomimica de’ personaggi muti, poco danno indizio di un ingegno
a de’ personaggi muti, poco danno indizio di un ingegno investigatore de’ grandi lineamenti della natura, e ricco di vero g
, e ricco di vero gusto. Nondimeno non parmi che si debba coll’autore de’ Tre Secoli collocare senza veruna riserba la di l
i di Eugenia son delicati, e sebbene eccedano alquanto passando oltre de’ limiti concessi alla commedia tenera, non hanno p
senza bisogno di adoprar nuove voci che non possono cangiar la natura de’ generi. Beaumarchais ha composte altre due commed
e col Caffè, ovvero la Scozzese. Mirabile nella prima è la dipintura de’ costumi. Tratteggiati con maestria, e con pennell
nobile, delicato, interessante. Non v’ha che Monrose, il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella favola la pr
89 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
ava ancora una storia seguita prima ch’io l’abbozzassi nella generale de’ Teatri pubblicata nel 1777, ed i buoni nazionali
sso coll’usata imparzialità di delineare le fisonomie (per così dire) de’ drammatici spagnuoli, e di rilevarne le bellezze
nel 1529) e porta il titolo di tragicommedia divisa in atti ventuno, de’ quali solo il primo fu scritto dal primo autore.
in dialogo, in cui l’autore sempre occultandosi tutto mette in bocca de’ personaggi, sarà un libro ricco di varie bellezze
ritevole di certo applauso. Ed in fatti la vivacità delle descrizioni de’ caratteri, e la maestria del pennello ne’ quadri
elle descrizioni de’ caratteri, e la maestria del pennello ne’ quadri de’ costumi, non permetteranno che tal libro perisca,
E dopo la di lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque volumi, de’ quali il secondo contiene le commedie, il terzo l
se dopo Camoens, scrisse qualche commedia da mentovarsi per la grazia de’ motteggi e pe’ caratteri ben sostenuti. Quella in
o circa i costumi e i caratteri, avrebbero forse impedita l’irruzione de’ drammi stravagantia. Se ne fece un’altra edizione
so dalla stessa e col congedo che ella prende da’ figliuoli; la forma de’ versi saffici de’ cori, l’atto V, in somma tutto
col congedo che ella prende da’ figliuoli; la forma de’ versi saffici de’ cori, l’atto V, in somma tutto involò al Portoghe
Miguèl Cervantes la descrizione circonstanziata della fanciullezza e de’ primi suoi avanzamenti. Questo scrittore nato nel
trezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche
in circostanze pericolose o tragiche trassero seco loro la confusione de’ generi. Mentre tali cose accadevano nel pubblico
tuttochè mutata non sia o la situazione, o lo stato, o le circostanze de’ personaggi. La Giacinta per consenso de’ nazional
o lo stato, o le circostanze de’ personaggi. La Giacinta per consenso de’ nazionali stessi preoccupati, è un dialogo insuls
tre commedie della Propaladia; ma non vogliamo abusare della pazienza de’ leggitori. Ebbe dunque torto il Nasarre a gloriar
ttere la nota I che nel 1789 si appose nel IV volume della Storia mia de’ teatri che appartiene a Carlo Vespasiano a. Egli
anni in compagnia del Nebrissense, e passato in Portogallo fu maestro de’ due principi, e morì decrepito in sua casa nel 15
la storia? Quel che vi si avanza specialmente dell’ignoranza provata de’ sacerdoti spagnuoli sino al XV secolo, è fondato,
o italiano, calato fosse ad insegnare a scrivere commedie a i maestri de’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’Italiani, che, com
fosse ad insegnare a scrivere commedie a i maestri de’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’Italiani, che, come osserva l’autore
sta eccellente storia teatrale, già possedevano le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Ben
e, già possedevano le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Bentivogli? Fin quì il Vespasian
o le comiche produzioni de’ Trissini, degli Ariosti, de’ Machiavelli, de’ Bentivogli? Fin quì il Vespasiano. Ma poste da ba
degli eventi e delle cose più che maravigliose, cercò d’impadronirsi de’ cuori, e secondare, com’egli diceva, il gusto del
o ai fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, ovvero dalle Vite de’ santi, come El Animal Profeta, in cui san Giulian
acramentali l’erudito bibliotecario Nasarre vorrebbe trarla da’ canti de’ pellegrini che andavano al sepolcro di san Giacom
dagli elementi senza passare a mostrar come e quando quelle cantilene de’ pellegrini convertite si fossero in poesia teatra
altrove, dalle quali vennero indi escluse da’ Concilii e dagli sforzi de’ pontefici. Ma niuno indizio si ha che nel corso d
. Probabilmente sarebbe questo scrittore rimasto confuso tralla turba de’ drammatici oscuri senza la felice imitazione del
è le azioni di questo componimento si aggirano sulle fraterne contese de’ figliuoli del re Fernando, nelle quali assai acce
enal, che altri leggermente pretese che avesse scritte tragedie prima de’ suoi compatriotti e degl’istessi Italiani. Nasce
opera intitolata Philosophia vulgar b più ingenuo del suo lodatore e de’ moderni apologisti, non ci ha conservata memoria
res asserire che il primo che abbia dato qualche saggio di un teatro de’ Greci, è stato il Perez . Ma se non si’ sa quando
la traccia, le situazioni, i pensieri, l’espressioni. La Ianguidezza de’ primi atti (dal Ferreira evitata in parte colla p
portinajo, del carnefice, e i plebei motteggi di quest’ultimo contro de’ rei, e lo sputar loro in faccia, sono cose tutte
Alessandra, le quali si rappresentarono con gran concorso e vantaggio de’ commedianti. Sono state sepolte sino a’ nostri gi
d Alessandra, che è obbligata a lavarsi in quel sangue: i nomi stessi de’ personaggi sono in competenti: Luperzio, Remolo,
ità che a lui era naturale, giacchè oppresso dalle meritate invettive de’ suoi paesani sin dal 1786 ha finiti angosciosamen
averla letta. a. Il Crescimbeni mentova questa versione nel I libro de’ suoi Comentarii dando al traduttore il nome di Al
a vista la stessa cosa con minori mezzi, e che conta sempre le glorie de’ Portoghesi come appartenenti agli Spagnuoli; nè a
ebbe rossore di esprimere il suo desiderio che si perdesse la memoria de’ Principii di una Scienza Nuova di quel grande. Sv
tudio stesso che fanno i plagiarii per allontanar da essi il sospetto de’ ladronecci, gli discopre, e riscalda la bile dell
dell’ediz. Veneziana. a. L’Italia ha perduto (aggiunsi in essa) uno de’ più zelanti suoi difensori letterarii, e l’autore
’onor della lingua e della letteratura italiana. Egli godè l’amicizia de’ più colti uomini dell’una e dell’altra nazione (F
cognome in numero plurale, come Ramirez, Rodriguez, Fernandez, Lopez, de’ Rumiri, de’ Rodrighi, de’ Fernandi, de’ Lopi. Ma
umero plurale, come Ramirez, Rodriguez, Fernandez, Lopez, de’ Rumiri, de’ Rodrighi, de’ Fernandi, de’ Lopi. Ma nell’autore
come Ramirez, Rodriguez, Fernandez, Lopez, de’ Rumiri, de’ Rodrighi, de’ Fernandi, de’ Lopi. Ma nell’autore Vega la voce L
Rodriguez, Fernandez, Lopez, de’ Rumiri, de’ Rodrighi, de’ Fernandi, de’ Lopi. Ma nell’autore Vega la voce Lope è nome pro
che delle prime commedie rappresentate in Europa dopo lo stabilimento de’ barbari, si suppongono autori gli Spagnuoli. Ognu
ili, fondò l’introduzione del suo famoso Prologo, dove la moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla di lui arroga
e col cumolo di villanie che vomita contro gl’Italiani e i Francesi, de’ quali il buon uomo perfettamente ignorava, non ch
terzo lustro del secolo XVIII instituita da Filippo V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di c
ri di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevati nella Storia de’ teatri con tanto fasto e con ingiurie tabernarie
io meravigliarmi col mio dotto amico Nicolàs Fernandez de Moratin uno de’ buoni poeti di quell’ingegnosa nazione. La Storia
de Moratin uno de’ buoni poeti di quell’ingegnosa nazione. La Storia de’ Teatri corse per Madrid sin dal 1779, quando vi t
as; ed alzò poi sì bruscamente la voce dopo che l’autore della Storia de’ Teatri disse addio a quel caro suo soggiorno di c
urato? E che altro io feci nelle Note su gli autos poste nella Storia de’ Teatri prodosta nel 1777? E quello che ora io dic
à riferite del portoghese Gil Vicente; nè poi traile figure del carro de’ commedianti alcuna se ne mentova che a tal sacram
occhi Mi cercherà: queste pareti intrise Scorgerà del mio sangue. Ah de’ miei colpi, Amato sposo, io già morir ti veggio!
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
lle arti cortigianesche che in esse campeggiano aliene dalla ferocità de’ Goti non da molto tempo avvezzi alla coltura che
idia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egli si querela più perchè offendono il suo
poi che ad un tratto nel V tutta svapori la ferocità e la tracotanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque ques
introdotto nella sua favola Bruto finto pazzo. Ma questa è la smania de’ follicularii famelici, voler, tutto ignorando, da
n meritava la persecuzione che sofferse degl’inetti efimeri libelli e de’ motteggi del volgare scarabbocchiatore di sainett
i lei passione, avrebbe dovuto con più artifizio velare la sordidezza de’ suoi disegni, i quali colla cruda richiesta scopr
, ripetersi, acclamarsi, e pure fu essa lo scopo delle maligne satire de’ piccioli rimatori. Maria Ignacia Ordoñes, già pri
teatrale in un volume, dispiacquero in parte al prelodato bibliografo de’ viventi, e prese a giustificare l’Ayala, il quale
o serbandolo al Coro. Lo spirito umano nella mescolanza delle tinte e de’ suoni non meno che nella moltiplicità mal graduat
a che il Napoli-Signorelli doveva farsi bien cargo della situazione de’ Numantini. Ma egli stesso no se ha hecho bien car
na attendere ancora. Fa poi l’autore venir Giugurta come ambasciadore de’ Romani per la ragione che egli è imparziale. Ma q
Ma questo principe affricano che dicesi imparziale, e milita a favor de’ Romani con diecimila soldati e venti elefanti, vi
ensa a tirare a sorte tra’ vivi chi debba morire e servire d’alimento de’ superstiti. Si propone altresì che si ammazzino i
. Si propone altresì che si ammazzino i vecchi per prolongare la vita de’ giovani. Un popolo ridotto nell’atto II a tanta e
zione, cui resiste Dulcidio per questa ragione; perchè è proprio solo de’ Romani il discacciare per politica i Tarquinii. Q
ia v’ha tra Megara capo e difensore amato da’ Numantini per vantaggio de’ quali offre di morire, con Tarquinio tiranno oppr
uo popolo? Ci dica il bibliografo Guarinos, qui è forse la situazione de’ Numantini (di cui se ha da hacer bien cargo il Si
guenze dello scemare il numero degli assalitori, sono assai più lente de’ funesti rapidi progressi della fame? Appresso Olv
rafo encomiatore. Stanno poi in essa assai bene accomodate allo stato de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro, le ca
andolo; Giugurta pensa a fare a suo modo, e parte. Un andare e venire de’ personaggi senza perchè empie le scene 6, 7 ed 8.
e. Durando apparentemente la notte, Megara che ha saputa, la disfatta de’ Luziani ausiliarii, e la debolezza de’ Vasei che
ara che ha saputa, la disfatta de’ Luziani ausiliarii, e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo
e portato un moderato giudizio, e se dovea rincrescere al bibliografo de’ viventi. Vedrà l’istesso giudice se alla Numanzia
mancanza d’azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità, e di
tto lodevole; ma vi si desidera calore ed interesse. La maggior parte de’ personaggi introdotti, e segnatamente Haber e Bar
stò il regno di Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devozione de’ Cristiani; benchè per accordo fatto col Saladino
iani; benchè per accordo fatto col Saladino lasciato si fosse in mano de’ Saracini colà avvezzi ad orare senza escludersene
o il medesimo Abate Uspergense, ne vennero ben sessantamila. Ma niuno de’ citati cronisti ci dice che Alfonso VIII vi fosse
he non sempre le ricerche istoriche debbono attendersi da’ possessori de’ diplomi di un’ Accademia d’Istoria sa Dio come co
no ignora che nelle circostanze istoriche delle persone introdotte, e de’ fatti noti e sicuri il poeta non ha la libertà di
olosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno di Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Cantabri. Huerta accademico della
be enunciato Edipo tiranno di Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Cantabri. Huerta accademico della Storia commise
mmuoverlo. M’hai chiamata, o signore , gli dice, per darmi in potere de’ sollevati? Lagnasi il re di tali parole, e le di
? Giornata II. Esce Rachele piangendo con Ruben. Ma frall’intervallo de’ due atti che cosa è avvenuta? nulla? l’azione si
azione si è riposata? Ciò sarebbe contro la verità e la savia pratica de’ nostri tempi. Oggi si esige che l’azione inevitab
poco) in essa nè si migliora nè si peggiora il metodo degli antichi e de’ moderni. Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’
delle sete del Catai , delle porpore di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchia , delle tele di Persia , e ag
a gentilità per dir fuoco, conviene ad un Ebreo? Quel sudor d’argento de’ Pirenei, mentre Vulcano ne rende liquide le vene,
ità. Alfonso riposando su tali disposizioni riflette sulla condizione de’ principi bene infelice, e si vale di alcuni pensi
in tutto il tempo della sua vita che in verseggiare, non si accorgeva de’ versi leonini che gli scappavano dalla penna di t
Garcia rimprovera a Manrique varii tradimenti commessi dalle famiglie de’ Lara e de’ Castro, rimprovero nulla conducente al
rovera a Manrique varii tradimenti commessi dalle famiglie de’ Lara e de’ Castro, rimprovero nulla conducente all’argomento
le si consola alla meglio, si asside un’ altra volta sul trono, parla de’ pubblici affari, decreta, e fa quello stesso ch’e
ar troncar la testa a Garcia, ma viene interrotta da nuovi schiamazzi de’ Castigliani. Chiama impaurita la guardia che l’ha
os aceros nel poema contiene una lusinga, che nobilita la condizione de’ congiurati, il che non esprime la diestra detto n
nale (come dice) per difendersi. Fañez per non far macchiare le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Eb
che è il manigoldo dell’italiano; nè mai nella lingua degli Orazii e de’ Tullii significò il bottegajo di un macello, come
con menos impropriedades , cioè rimanesse spoglio della maggior parte de’ suoi errori. Per conseguirlo bisognava in prima c
verun modo; rende la favola pesante colla nojosa lunghezza e languore de’ ragionamenti; per troncarne le pretese impropriet
odurre una cassa capace di un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ facchini, in vece di lasciar
ce di un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ facchini, in vece di lasciarvi l’urna antica che
si il sig. Andres ben poco curato di leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle prendere la difesa. Senza ciò, come c
olsci, e quella di Marzio combattuto dalla vendetta che vuol prendere de’ suoi nemici nazionali e dall’amor filiale. Chi vu
di Roma, ora nel campo Marzio, ora nel tempio di Marte, ora nel campo de’ Volsci, e tutta la ristringe con qualche violenza
trattenendosi i Romani ne’ Comizii senza punto sapere dell’invasione de’ Volsci, i quali hanno già espugnata Lavinio, cacc
re il Tevere, farsi due abboccamenti colla madre, una zuffa nel campo de’ Volsci, seguir la morte di Tullo, la sortita de’
una zuffa nel campo de’ Volsci, seguir la morte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione di Coriol
de’ Volsci, seguir la morte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione di Coriolano. Contuttociò lod
i Torquato Tasso si scorgono nella scena sesta descrivendosi la rotta de’ Volsci; interessante in fine l’ultima scena per l
seguitamente come si fa in prosa, non vi si distinguerebbe il numero de’ versi. Circa la lingua tutto si dee perdonare a u
per istamparsi a Madrid, abbia trattato l’autore della Storia critica de’ Teatri con tutta l’animosità e l’asprezza fratern
e l’asprezza fraterna. Noi annojati dalle inette sofistiche cicalate de’ piccioli entusiasti apologisti che sacrificano al
à, e turbano la tranquillità delle lettere con gli orrori e gl’impeti de’ fazionarii, lasceremo per ora borbottare in pace,
tto Che Augusto nol saprà. a. Piacemi di quì recarlo per tormento de’ meschini apologisti, i quali interpretano per ing
pueblo y al poeta gusto. a. Allorchè feci imprimere la mia Storia de’ Teatri in un volume nel 1777, corsi nell’errore d
91 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « A CHI AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA. » pp. -
della natura, e corransi con sufficiente sicurezza gli immensi spazj de’ cieli? Tutto però esser non debbe calcolo 1 e tel
i, le farfalle, occuparono sovente ingegni sublimi, nè men degni sono de’ più distinti encomj i Rai, i Grew, i Levenoek, i
cuotono giustamente i pubblici applausi le leggi del moto e del corso de’ pianeti, non ne meritano minori quelle che dirigo
ni filosofi morali? Pur sono moltissimi quelli che svolgono i libri de’ moralisti? Tutto il popolo abbisogna di essere ed
itti dal pubblico bene; corre perciò tutto il popolo alle biblioteche de’ filosofi? L’educazione domestica è forse una fiac
e e mascherarsi di piacevolezza? Ben possiamo dire, che a somiglianza de’ numi della mitologia che cinti di umane spoglie v
do ci dipigne quali veramente siamo, per avvertirci delle discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze della sapienza. La
nostri ritratti dalle bellezze della sapienza. La morale è la maestra de’ costumi, e la poesia drammatica è la stessa moral
onto veruno della rigidezza affettata di alcuni sedicenti coltivatori de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non
e il pubblico il saggio che ne diedi l’anno 1777 nella Storia critica de’ teatri in un sol volume in ottavo, ho voluto, inv
empio di Franco Sacchetti. Che se gergone rassomiglia anche al jargon de’ Francesi, quale in ciò è la mia colpa? Sono forse
ate e strane12. O dunque debbesi moderatamente far uso della severità de’ puristi intorno alle parole di straniera origine,
che   non che farmi Cieco su’ miei stessi capricci, ardisco Contro de’ vizii miei darmi battaglia, per valermi del co
oi voluto defraudare il pubblico delle Note apposte alla prima storia de’ teatri dall’eruditissimo Professore di Eloquenza
so si abbassa a riprendere sette o otto voci da me usate nella Storia de’ teatri del 1777. 7. (*) Nell’Entusiasmo usò impe
iù un senso differente del latino turbinare che equivale all’aguzzare de’ Toscani: nel poema delle Raccolte disse trica, el
talia ecc. 8. (*) Forse per le stesse mie ragioni un abile scrittore de’ nostri tempi non si astenne dall’usare la voce ge
rgone apparato nelle vie, nelle botteghe e per le magioni da’ parlari de’ popoli senza alcun studio ne’ libri? Non ignora i
92 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Indice. » p. 443
27. Aristofane, analisi di sue Commedie 87. giudizio degli antichi e de’ moderni su di esso 94. Arcadia, Accademia Romana
io Tommaso, antico attore It. 191. Balli degli antichi 29. 105. 168. de’ moderni 314., V. Pantomimi Ballerine di Surate
Abate le) suo giudizio su di Euripidi e Racine 63. Beccati (Agostino de’ ) p. It, 232.  Beccelli Giulio Cesare p. It. 325.
onio p. It, 229. Bermudez Girolamo p. S. 264. 266. 339. Bertola (P.  de’ Giorgi) p. I. 405. n. Bernard b. F. 382. Bettin
I. alza un teatro di legno in Ferrare 304. pone mano alla traduzione de’ Menecmi 205. Alfonso alza un teatro di pietra sec
lce Lodovico p. It. 54. 55- 57. 68. 70. 75. 214. 340. Dottori (Carlo de’ ) p. It. 271. Dovizio da Bibbiena Cardinal Bernar
o) sua distesa di Aristofane 96. cosa dice di M. de la Harpe 225. n., de’ drammi Tedeschi 402. e 403. a., della nuova Filos
287. Grimm Sigismondo p. T. 250. Groto Luigi. It. 214. 234. Guerre de’ popoli culti meno nemiche alle lettere 193. Guil
cusato di plagj 339. n. Menestrels musici Provenzali 185. successori de’ Bardi e degli Scaldi 186. Metastasio riesce mira
cavano tra di se 7. Posidio comico Greco 102. Potino rappresentator de’ fantocci in Atene 106. Pradon p. F. 300. 340.
nale gran promotore delle Lettere in Francia, e generoso rimuneratore de’ Poeti Drammatici 292. Ritratto de’ secoli barbar
Francia, e generoso rimuneratore de’ Poeti Drammatici 292. Ritratto de’ secoli barbari 180 . Riouperoux p. F. 305. Roll
acomo, suo sentimento sulla parola genie 354. suoi drammi 382. contro de’ Filofosi Francesi 428. n. S Sadi principe
ammi 382. contro de’ Filofosi Francesi 428. n. S Sadi principe de’ poeti Turchi e Persiani 423. Sage (Alano-Renato
14. Saguntino sue rovine 178. n . Teatri letterarj seguendo l’ordine de’ secoli. Greco e Latino. V. Tragedia e Commedia. F
6. FRANCESE. XIII. Componimenti Provenzali 185. 191. XIV. Canto Reale de’ pellegrini 192. XV. Misterj della Passione pieni
di piselli pesti 242. Farse di Forestier e di Bourgeois 243. Caterina de’ Medici vi porta il buon gusto, e ne sorgono alcun
XV Sulpizio e Pomponio Leto insegnano a recitare i Drammi e per opera de’ Cardinali Riarj fanno rappresentare azioni teatra
. Poscia il gusto per la musica e per le decorazioni fa perder quello de’ buoni drammi 273. XVIII. Martelli e Maffei vi rip
lo Nasarre sull’ignoranza e boria nazionale 157., deplora la mancanza de’ Mecenati in Italia 194., loda il Metastasio 334.
nel genere tragico 150., fa il ritratto del Secolo filosofico 271. e de’ sedicenti Filosofi Parigini 427. e di certi uomin
93 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
o del secolo cadendo nel meritato disprezzo. La giustezza e la verità de’ pensieri e la correzione dell’espressioni già cam
passò al nominato professore di Lipsia Gottsched pieno della lettura de’ drammi francesi e persuaso della giustezza de’ lo
ed pieno della lettura de’ drammi francesi e persuaso della giustezza de’ loro principj. Tradusse dal francese, compose e f
di una riforma, ma se ne disapprovava il mezzo scelto, cioè l’esempio de’ Francesi. “Il nostro gusto e i nostri costumi (os
i veggono con una occhiata”. Simili riflessioni contrapposte a quelle de’ seguaci di Gottsched fecero nascere in Germania d
ri di Cornelio e Racine scrupolosi osservatori delle regole, e quello de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mostru
segno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più ragionevole e soprattutto il costu
rammatici della Francia e dimorando in Venezia acquistò la conoscenza de’ nostri gran poeti. Il suo Codro tragedia regolare
i vedeva ugualmente gli errori tanto di chi contento della regolarità de’ Francesi non sentiva il gelo e la languidezza di
nodo, per lo sviluppamento e per l’elevatezza delle idee, per l’unità de’ caratteri, per la rapidità dello stile, pel calor
ell’Adamo, perchè (come egli stesso bene osserva) le bellezze proprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno u
è (come egli stesso bene osserva) le bellezze proprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno universali di que
ne tragedie urbane riesca del pari nelle reali, cioè nella grand’arte de’ Sofocli e de’ Cornelj, per anteporlo in Alemagna
bane riesca del pari nelle reali, cioè nella grand’arte de’ Sofocli e de’ Cornelj, per anteporlo in Alemagna a’ Klopstock e
sing ha composte ancora commedie spiritose e delicate nella dipintura de’ costumi. Le più pregiate sono lo Spirito-forte in
i, ed il Tesoro in uno solo. Nella prima ha ben colorita la malvagità de’ dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno
le si notano molte bassezze ed assurdità. Il colonnello Ayrenhoff uno de’ letterati dell’Austria ha composte più tragedie e
composto il Padre di famiglia Tedesco, che si trova nella collezione de’ drammi tedeschi tradotti in francese fatta dal Fr
e i capi d’opera della musica italiana. Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di musica nazionale vocale, il rin
e, il rinomato Hendel, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorj di Napoli, il patetico ed armonico B
i chiamò con molta spesa gli attori musici dall’Italia e la compagnia de’ balli da Parigi. La prima opera che vi si rappres
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
edie poco interessanti e difettose ebbero qualche merito in confronto de’ poeti contemporanei. II Bugiardo tratto dalla Ver
n Italia il celebre Giambatista della Porta. Ma la dipintura delicata de’ costumi attendeva l’inimitabile Moliere, cui i po
pubblico polito, se la pedanteria non lo corrompe, sa giudicar dritto de’ componimenti teatrali. Nell’autunno del medesimo
a Italiana. La dimora che Moliere fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di lui intorno al cuore umano e a’ costumi n
favole. Il carattere di questa parimente ricavata dagl’Italiani non è de’ più delicati, ma per la piacevolezza e per l’inte
incipe geloso, in cui riuscì male come attore e come poeta; la Scuola de’ mariti tratta principalmente da Giovanni Boccacci
nte anno se ne vendicò comicamente facendo ridere il pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola
nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgogna, contraffacend
zo alle tinte risentite che diconsi zingaresche. Ad onta della grazia de’ caratteri, della felice arditezza dell’idea, dell
oderni, e Giorgio Dandino piacevolissima farsa, il cui soggetto non è de’ più innocenti, e che col sale comico scema in par
ai più. Il solo Luigi XVI ne giudicò in Versailles più favorevolmente de’ suoi cortigiani, la qual cosa manifesta il buon g
a d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero soltanto i nomi de’ personaggi, e la commedia-ballo l’Ammalato immagi
le sue forze; non fu quella filosofia che fa pompa del suo compasso, de’ suoi calcoli e dell’austerità della sua dottrina.
mavano il carattere. In Versailles ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; e si sa che e
zioni. Espose graziosamente alla derisione il pedantismo, l’impostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’aff
lla derisione il pedantismo, l’impostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne prezios
zioni di Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi di Terenzio. G
ena. Il Dispetto amoroso è del Secchi. Lo Stordito e il Servo balordo de’ commedianti Italiani e l’Inavvertito del Barbieri
degl’Italiani. Di ciò convengono il Baile a, il Leris nel Dizionario de’ Teatri di Parigi, e l’abate Dubos mentovato dal s
e morto nel 1725 o 1726 fu un commediante di mediocre abilità. ed uno de’ buoni autori comici. Dialogizza con felicità e pi
Italia sin dal secolo XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori di violino italiano, mandato da
mmedie e sul gusto di Moliere. Il sig. Bret però si oppone all’avviso de’ riferiti autori. a. Si vegga la Vita di Racine e
iferiti autori. a. Si vegga la Vita di Racine e la di lui prefazione de’ Plaideurs. a. Vedi le Memorie letterarie che for
95 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
bianco una comitiva di ladroni. Lasciava il padrone sotto la custodia de’ servi un paniere pieno di provvisioni: i ladri ca
aniere, ed i bianchi approfittandosi del tempo camminando sulla punta de’ piedi sollevavano leggermente gli addormentati ar
tto drammatico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge. Esso non è che un bal
acutissime guida. Si avanzò poi alla testa degli attori situati in un de’ lati del mezzo cerchio un principal personaggio,
cerchio un principal personaggio, e declamò alcune parole alla foggia de’ nostri recitativi con gestire espressivo, che agl
i con gestire espressivo, che agl’Inglesi parve superiore al l’azione de’ più applauditi attori del nostro paese. Il primo
llo spirito imitatore universale che guida l’uomo a copiare le azioni de’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i
96 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
entò ancora pomposamente in Roma il Penulo di Plauto, quando Giuliano de’ Medici, di lui fratello, fu dichiarato cittadino
e tali componimenti drammatici, che ci potremo contentare di ragionar de’ primieri in ogni genere, e di quelli che mostrano
avella, e in una forma regolare, fu la Sofonisba di Galeotto Carretto de’ marchesi di Savona, nato in Casal-Monferrato, nel
e per tradizione, e si vanno afferrando per aria le notizie, come fan de’ grilli e delle mosche i ragazzi, s’inciampa e si
erati diedero il nome loro alla milizia di Melpomene dietro la scorta de’ greci corifei. Luigi Alamanni produsse l’Antigona
dito, mancava di cuore, non sentiva quanto basta per giudicar diritto de’ componimenti drammatici, e perciò sconobbe la tra
ero, e forse con cura anche soverchio superstiziosa e servile, l’orme de’ greci, non pertanto la spogliarono della musica c
prefissero se non di rimettere sui nostri teatri la forma del dramma de’ greci, non già il loro spettacolo con tutte le ci
eci pag. 194, «Questa che noi ora chiamiamo tragedia é una invenzione de’ Moderni, ignota del tutto agli Antichi». Or crede
giati col soggiungere: Essi vollero lavorare le loro tragedie all’uso de’ greci senza saper che fossero le greche tragedie.
maginaria a Molière dicendo che fu il primo a far ridere con ritratti de’ nobili uscendo dagli schiavi, parasiti, e raggira
mpo non pervenne all’insolenza della greca antica per la costituzione de’ governi italiani, ben differente dall’ateniese; m
ragguardevoli nella società, e non già schiavi, come la maggior parte de’ latini. Perciò si trovano nelle commedie dell’Ari
ior parte de’ latini. Perciò si trovano nelle commedie dell’Ariosto e de’ suoi contemporanei, proverbiati coraggiosamente s
II. Nel 1548 uscirono i Simillimi del Trissino, l’Aridosio di Lorenzo de’ Medici, e la Sporta e l’Errore del Gelli. Ma se s
, il qual volesse dar idea del teatro ateniese sulle rappresentazioni de’ neurospasti? Non chiamerebbe egli maligno e ignor
ell’azione di ciascuna scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitrio de’ rappresentatori. Tali farse istrioniche conteneva
iù di venticinque letterati, tra’ quali si contraddistinsero Agostino de’ Beccari da Ferrara col Sacrificio, comporto senza
inventata l’opera musicale. La musica, costante amica dei versi ancor de’ selvaggi, la quale nell’oriente si frammischia se
mico del Chiabrera, e l’Euridice in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Errico IV, furono poste in musica da G
are quel che in tal questione scrisse giudiziosamente M. Diderot, uno de’ più renomati filosofi moderni della Francia165.
ondo il compilator del Mercurio, «sono più riflessivi degl’Italiani e de’ Greci», mi direbbe egli, perché i suoi nazionali
di Europa, basterebbero a convincermene le produzioni de la Harpe, e de’ sedicenti filosofi della Senna, a’ quali, salvo a
o ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono D. Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fiorentini, i Travaglini
e commedie introdotti, come sono D. Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fiorentini, i Travaglini de’ siciliani, i Giovann
ono D. Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fiorentini, i Travaglini de’ siciliani, i Giovannelli de messinesi, il Giangur
Travaglini de’ siciliani, i Giovannelli de messinesi, il Giangurgolo de’ calabresi, il Pulcinella, il Coviello, e ’l Pasqu
». Filippo Baldinucci narra questo fatto nella parte II delle Notizie de’ Professori del Disegno pag. 104. A quella favola
fa sedurre, piange, freme, s’adira seguendo i movimenti e le passioni de’ personaggi imitati? E che altro produce quest’eff
ofitto dell’ingegno creatore e armonico del Metastasio e dell’armonia de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck,
atore e armonico del Metastasio e dell’armonia de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Picc
onico del Metastasio e dell’armonia de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’
Metastasio e dell’armonia de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’ Paiselli,
e dell’armonia de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’ Paiselli, animano il
a de’ Sarri, degli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’ Paiselli, animano il canto e la po
gli Hafs, de’ Vinci, de’ Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’ Paiselli, animano il canto e la poesia con quella
gran ragione! é possibile che sia uscita dal settentrione, produttore de’ Leibnitz, de’ Volsi, e de’ Federici II? «nessun e
é possibile che sia uscita dal settentrione, produttore de’ Leibnitz, de’ Volsi, e de’ Federici II? «nessun essere ragionev
he sia uscita dal settentrione, produttore de’ Leibnitz, de’ Volsi, e de’ Federici II? «nessun essere ragionevole penserebb
97 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
a nel nostro regolare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ marchesi di Savona nato in Casal Monferrato nel s
in linguaggio per lo più lombardo. Tali cose traggonsi dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principi
rtagine, lo studio di calcare con soverchia superstizione le vestigia de’ Greci, alcune ciarle, certe comparazioni liriche,
ue’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi che egli a nome de’ Francesi si mostri grato a quella ingegnosa nazio
; egli le narra ancora intempestivamente nel metter piede nella terra de’ barbari. Ma per tali nei si priveranno i leggitor
procinto di essere sacrificata in Aulide; quello del coro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della mort
la morte di Agamennone. Molti squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero di esser trascritti; ma c
poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci corifei e coll’esempio del Trissino e del R
uendo in ciò il Trissino, e non il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re di Roma l’eccesso della spietata Tullia per es
ia la storia stessa, ella spiega la più detestabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccit
a la più detestabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se tutta l’indignaz
col conte da Calepio assai più difettoso l’Edipo del l’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Corneille, di
Folard; e col Nores troviamo riprensibile l’episodio della discordia de’ figliuoli di Edipo, per cui si rende la favola do
vea rappresentarsi in Padova l’anno 1542 dagli Accademici infiammati, de’ quali era principe, ma ne fu interrotto il disegn
re il personaggio di Venere. Vide questo gran letterato che il veleno de’ tragici componimenti de’ suoi contemporanei consi
re. Vide questo gran letterato che il veleno de’ tragici componimenti de’ suoi contemporanei consisteva nella noja e langui
oste alla vista ed in azione, ed il non essersi l’autore approfittato de’ rimorsi che insorger doveano in Canace e Macareo
uale l’avea stimolato a comporla. Si rappresentò ancora alla presenza de’ cardinali Ravenna e Salviati. Sembra però che all
ldi nella dedicatoria, si puote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’ nostri tempi , ne fu uno de’ principali attori. G
ote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’ nostri tempi , ne fu uno de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappr
tet etc., è imitata quella del luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli. Giace nel fondo di quest’alta torre I
549. La Fama vi fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche di
ipi italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo forse il primo esempio de’ prologhi destinati da poi ad onorare i principi,
li avari Che nell’empiree logge affiggi il trono Del volubil collegio de’ Pianeti; e quest’altra del II: Gli abbracciamen
ne. Dice il sacerdote: Il valore de l’asta e de la spada E il timore de’ riti e de le pene Non tiene in alto le cittadi ma
toria teatrale, potrà mai senza infastidirsene leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori di oggid
o pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla e la Romilda di Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 1551, la Cleop
n bell’elogio il Mureto. Potrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia di Angelo Leonico intitolat
Tasso colla tragedia del Torrismondo si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo las
o o poco provveduto di certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de’ componimenti teatrali, non fu mosso nè dalla trag
Tasso, il quale ideò i suoi personaggi su i modelli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima di o
e aveva appreso che il carattere tragico consista nella modificazione de’ costumi, e non già nella qualità delle passioni?
ompatriotti osservarono, cioè che l’epoca de i duelli, delle giostre, de’ beni della lancia, è appunto un ritratto appena d
lancia, è appunto un ritratto appena da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei, e deg
da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei, e degli Achilli puntigliosi. Che se in vec
tto gli occhi? Non erano generali in Alemagna i torneamenti, il primo de’ quali, secondo Bastiano Munster a, si tenne nel 9
minato Eduardo III per la contessa di Salisbury? Non al combattimento de’ trenta Brettoni con trenta Inglesi, nel quale Bea
oppo ? Potè almeno obbliar del tutto il Rapin il famoso combattimento de’ tredici Italiani con tredici Francesi che rimaser
nato poscia a morte sotto altro pretesto dalla vedova regina Caterina de’ Medici nel 1574? Ora tutti questi combattimenti e
uenza più atta a chiamare e tener ferma l’attenzione? Se dunque havvi de’ nei nel Torrismondo, essi certamente non provengo
ma preoccupata o poco sensibile di Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas, o la stupidità de’ nostri scioli che a
e di Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas, o la stupidità de’ nostri scioli che affettano nausea per tutto ciò
i e sotto varie forme le stesse cose; del racconto della regina Madre de’ piaceri amorosi per indurre la figlia a maritarsi
re la figlia a maritarsi; della minuta numerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo;
ma, per quanto afferma il conte Mazzucchelli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria di Torino ne fanno
eci, ad oracoli, fatalità, predizioni, ad antichi delitti e spergiuri de’ principi Trojani, tutto trovasi ammassato nell’at
di lui potere, e fu bruciato vivo dopo di avere assistito all’eccidio de’ figliuoli. Il barbaro fa presentare alla vedova l
arbaro fa presentare alla vedova le mani tronche del padre e le teste de’ figliuoli con una coppa di veleno. Nel voler ella
er l’orditura, la Sofonisba per l’affetto, e l’Oreste per la bellezza de’ passi, può questa giustamente pretendere per lo s
o nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage di Dirce e de’ figliuoli, e l’eseguisce in un sotterraneo. All’a
, la mira, e piange; indi s’invia al luogo della strage della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte d
a principia colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giunto al fiero spettacolo si
spinse il signor Giovanni Andres ad affermare con mirabile franchezza de’ drammi Italiani del cinquecento, che la freddezz
tazione della Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ Gran Duchi di Toscana, e stampata presso il Marte
ine del secolo l’Accademia degl’Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti. Egli vi recitò ciuque sue t
gravità nelle sentenze, l’eleganza dello stile e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni, debbonsi prima di ogn
minutezza e povertà che non aveano i nostri mostrata nell’imitazione de’ Greci ? S’ingannò dunque, dirò un’ altra volta l’
aragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre al l’imitazione de’ moderni. La Spagna fu la prima nazione che abbrac
n dallo studiare e ritrarre talora con più recenti colori le bellezze de’ greci esemplari? E che pedanteria ed affettazione
tragici Italiani del Cinquecento? E senza prima osservare le vestigia de’ migliori, quando mai i moderni si sarebbero innol
enchè per far risorgere la tragedia si avvisassero di seguire le orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente di qu
efissero se non di richiamare sulle moderne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo di quella na
tagora. Questa (dicea) che noi chiamiamo tragedia, è una invenzione de’ moderni ignota del tutto agli antichi. Crede egl
rie. Essi vollero (dice degl’Italiani il calabrese nuovo interprete de’ Greci Tragici) lavorare le loro tragedie all’uso
nuovo interprete de’ Greci Tragici) lavorare le loro tragedie all’uso de’ Greci, senza sapere che fossero le greche tragedi
rebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un assonnato, e che del T
utare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un assonnato, e che del Teatro Italia
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
i la gloria principale dell’Ariosto e di molti altri comici Italiani, de’ quali dovrem ragionare, è questa appunto di aver
principii sicuri. Ciò serva di norma ancora ad altri pretesi filosofi de’ tempi nostri disprezzatori dell’erudizione di cui
i tal tempo non pervenne all’insolenza della Grecia antica, a cagione de’ governi delle Italiche contrade assai differenti
lla civile società, o almeno non furono schiavi come la maggior parte de’ Latini. Quindi è, che nelle commedie del l’Ariost
ggior parte de’ Latini. Quindi è, che nelle commedie del l’Ariosto, e de’ contemporanei si trovano proverbiati coraggiosame
ministri, governadori, giudici, avvocati, frati ecc. Eccone un saggio de’ Suppositi. Lizio servo nell’atto V attribuisce a
averne gli uscii le domeniche. E quì si avverta che si parla appunto de’ Rettori di Ferrara, dove si rappresentava la comm
ze le immagini ritratte dal vivo par che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che di tutta la poes
l Ferrarese valoroso dipintore della natura, il quale imitò i costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella fre
tte le cose; han lor specchi, lor pettini, Lor pelatoi, lor stuccetti de’ varii Ferracciuoli forniti: hanno lor bussoli, Lo
Non è totalmente passata di moda la pittura di certi titoli ridicoli, de’ quali lepidamente si burla, essendosene conservat
ie Italiane del cinquecento parlano gl’innamorati con tutto il calore de’ Panfili o de’ Cherei Terenziani, e ben lontani da
l cinquecento parlano gl’innamorati con tutto il calore de’ Panfili o de’ Cherei Terenziani, e ben lontani dalle sottigliez
e metafisiche degli Spagnuoli, e dalle tirate, e da’ tratti spiritosi de’ Francesi. La natura in quell’animato linguaggio s
genere inferiore ha tutte le grazie del viluppo, e della piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa.
, e pel calore ed il movimento dell’azione, e per la vivace dipintura de’ caratteri, e per la grazia de’ motteggi, merita c
dell’azione, e per la vivace dipintura de’ caratteri, e per la grazia de’ motteggi, merita che si legga con attenzione che
da supplire alla storia stessa delle nazioni intorno alle alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro ab
ni intorno alle alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro abusi. Per questo aspetto mirava Platone le
il proprio onore nella fedeltà delle donne) e nella vendetta crudele de’ tradimenti amorosi (e pure dovea sapere l’autore
intrighi pericolosi per gli amanti e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che tal maestro di poeti
te che tal maestro di poetica cìò scrivendo non si ricordò de Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e sel sanno anche i r
quel che dice Cintio a Massimo lodatore della ritiratezza delle donne de’ tempi passati: … Ma in quali case essere Sentite
liana che corre di bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenza de’ costumi italiani ha stabilito il suo filosofico p
ne’ caratteri della tragedia. Chi ripose tal forza comica nella copia de’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse.
ri della tragedia. Chi ripose tal forza comica nella copia de’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse. Una languid
all’autore, il quale nel rimettergliela l’accompagnò con una lettera de’ 16 gennajo del 1520. Or questa data, e le parole
la società, per la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio
esentazione non si faceva in Roma, ma in un’altra città. Nel parlarsi de’ gemelli si dice che essi sono in Roma, e che gli
e. Spunta in su. Ed ecco che i lavacceci italiani hanno la fisonomia de’ Pourceaugnac francesi, nè è a noi mancato un penn
antilla per far rimaner Calandro scornato, e riuscire la riconoscenza de’ gemelli; Quodcumque ostendis mihi sie, incredulu
le sue parti. Per conoscere messer Nicia che avrà la ventura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della seconda scen
uditi comici del secolo XVI. Se si attenda alla felicissima dipintura de’ caratteri introdotti che non può migliorarsi, e a
de’ caratteri introdotti che non può migliorarsi, e all’ardita satira de’ licenziosi costumi allora dominanti, e a i sali e
rasportare al moderno idioma i complimenti, le frasi, e l’espressioni de’ comici latini . Questa osservazione può adattarsi
a la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze di Clizia,
tri di casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo, e fatti beffe de’ santi. Pir. Si, ma se voi morissi, i santi mi tra
ere in musica, per sapere che vi furono poste in musica le canzonette de’ cori, dovrebbero contare ancora tralle opere musi
a, che nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Ariosto suo amico, compose
ara. Il Geloso le i Fantasmi videro la luce delle stampe nel 1545; ma de’ Romiti e dell’Arianna è rimasto a noi il solo nom
egl’ intrighi pericolosi per gli amanti atti ad esercitar la furberia de’ servi , i quali non abbiamo sinora trovati nelle
la gelosia e la vendetta italiana? sono essi più pericolosi, non dico de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso, di
ie, come se fossero state sempre fredde e languide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di ques
fossero state sempre fredde e languide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola so
sognar: che vi è incontrato? Nol posso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va di buon passo a do
i, il Doni, il Varchi, il Domenichi (che vagliono bene una gran parte de’ censori transalpini) applaudivono a tutte le di l
nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bocca che non rida. Un Napol
ente Hidalgo motteggiato di spilorceria nella commedia degl’Ingannati de’ medesimi Accademici lanciati su gli Spagnuoli di
umi e le passioni; ma quegli Accademici si dipartono dalla semplicità de’ prelodati autori, e vanno in traccia del ravvilup
eni, ecc. Si lascino queste imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi di venti secoli indietro ch
fu comica imitazione in versi del celebre vicentino Trissino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però come afferma egli ste
ristofane , e v’introdusse il coro. L’Aridosio appartiene a Lorenzino de’ Medici e la Sporta a Giambatista Gelli, ambi fior
to e questa squisitezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggon
ta alla luce nel 1551. Antonio Francesco Grazzini detto il Lasca, uno de’ cinque fondatori dell’Accademia della Crusca e as
i Erostrato dell’Ariosto. L’affettazione, il raffinamento, la falsità de’ concetti cominciavano a fare smarrire a’ poeti il
a con gl’intermedii di Gio: Batista Cini nelle nozze di don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna d’Austria stampata
1597, Nè in regolarità nè in grazia comica cedono gran fatto a quelle de’ contemporanei. Il Capitano Niccolò Secchi compose
italiane. G l’Inganni (tradotta poi nel seguente secolo dal principe de’ comici francesi, ed imitata nel XVIII dal napolet
seguir gli antichi dando all’imitazione la più gaja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di
arsi di coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai le bellezze de’ componimenti quasi obbliati, per poterli sacchegg
re bellezze delle opere ingegnose atte a fecondar le fervide fantasie de’ giovani onde dipende la speranza delle arti; a’ s
daro, padron mio (così convien ch’io vi chiami, poichè mi trovo serva de’ servidori della vostra moglie) gli affanni che io
i che per voi sono state tante tempeste, per voi sono venuta in preda de’ corsari, per voi si può dire, che io sia morta, p
cademici e pedanteschi che vi si tengono, delle storie, degli esempi, de’ versi, onde la riempiono il servo Lucilio, il med
esentata in Firenze nelle nozze di don Cesare d’Este e donna Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Pri
asportata alla mediocrità comica l’avventura di Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo ste
ioglimento. L’altra commedia dell’Oddi non meno bella per la vaghezza de’ caratteri e dell’intreccio, intitolata i Morti vi
drio. Della Porzia e del Falco commedie inedite di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico di Parm
li se si volesse dare idea del teatro di Atene sulle rappresentazioni de’ Neurospasti? Che, se per dare a conoscere il teat
presentazioni de’ Neurospasti? Che, se per dare a conoscere il teatro de’ Francesi, dimenticato Moliere e Racine, se ne fon
cipe don Francesco figliuolo del duca. a. Vedi il Pigna nel libro II de’ Romanzi. a. Si è stimato notar ciò in carattere
’ Romanzi. a. Si è stimato notar ciò in carattere corsivo per comodo de’ plagiarii accattoni de’ nostri paesi, i quali vog
ato notar ciò in carattere corsivo per comodo de’ plagiarii accattoni de’ nostri paesi, i quali vogliono, a dispetto degli
iblioteca del Fontanini tomo I. b. Tomo VII, P. III. a. Vasari Vita de’ Pittori ec. Tomo III. a. Vedi la giunta fatta al
Collegio di quella città, e che si eseguì egregiamente alla presenza de’ Sovrani. a. Di lui vedi il Crescimbeni, il Font
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 286
on tal cura affettuosa, da acquistarsi la benevolenza e l’ammirazione de' pubblici più severi. Creò, prima attrice e capoco
, una infinità di parti, fra le quali primeggiavan la Pia del Cantico de' Cantici, la Maja de' Fourchambault, la Madre de'
ti, fra le quali primeggiavan la Pia del Cantico de' Cantici, la Maja de' Fourchambault, la Madre de' Borghesi di Pontarcy,
n la Pia del Cantico de' Cantici, la Maja de' Fourchambault, la Madre de' Borghesi di Pontarcy, la Beatrice del Marito aman
100 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
e del suo tentativo massimamente in Firenze in casa di Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio, cavaliere virtuoso e liberale, d
ogni genere di lettere e conseguentemente stimatore giusto, e amante de’ letterati, a’ quali ogni aiuto e favore somminist
io Caccini gentiluomo romano per passar le ore non, come è il costume de’ nostri tempi, in oziose ciccalate, in giuoco rovi
i a loro Arrigo Glareano, scrittore svizzero, e Don Niccolò Vicentino de’ Vicentini, tentarono d’accomodar alla pratica mod
ndeva altro non essere stata la musica greca se non se una confusione de’ nostri tre generi cromatico, diatonico ed enarmon
uito nella musica a cagion di piacere. La natura donando agli oggetti de’ nostri sensi corporei le qualità necessarie per d
nze ad un numero scarso, s’avvidero i musici che il ritorno frequente de’ medesimi tuoni quantunque gradevoli potrebbe alla
a appetisce l’ordine fin nella varietà stessa56, rende cotal rapporto de’ suoni spiacevole. Se v’ha cosa mirabile nelle bel
i. La dolcezza delle consonanze, che dovea riferirsi alia espressione de’ concetti dell’animo, fu presaper se sola senz’alc
chio s’avvezzò a poco a poco a compiacersi del puro diletto meccanico de’ suoni senza cercar oggetto più nobile. Le dissona
me i vermi al dire di Sofocle, consumavano le membra di Filottete uno de’ più forti guerrieri dell’esercito greco. [11] Nè
intendenti. [12] La musica madrigralesca, ch’era a un dipresso carica de’ medesimi raffinamenti, ricevette allo stesso temp
altri valenti compositori, ma sopra tutti dal principe di Venosa uno de’ maggiori musici, che avresse avuti l’Italia, se a
i suonatori. [13] Da tali e tanti stimoli incitato Giulio Caccini uno de’ mentovati nella letteraria adunanza, prese, sicco
e del suo nella musica, che contribuirono non poco a migliorarla. Uno de’ principali mezzi fu quello d’applicar l’armonia a
tratto strisciare alcune vette d’oro finissimo. Petrarca, il Platone de’ poeti, fu nel parnaso italiano inventore d’un nuo
asse da lui che la spoglia; Angelo di Costanzo celebre per robustezza de’ concetti, e per unità di pensiero benché sovente
re la passione, erano, ciò nonostante, nel medesimo caso per l’indole de’ poemi loro nella maggior parte narrativi, per la
nte trovarono, o credettero d’aver trovato, il vero antico recitativo de’ Greci, ch’era stato da lungo tempo il principale
acuto discernimento, che gli aveano conciliato la stima e il rispetto de’ musici. [19] Molto maggior fortuna sortì in appre
ccini. Tutte le circostanze concorsero a render quello spettacolo uno de’ più compiti che d’allora in poi siano stati fatti
siano stati fatti in Italia. La novità dell’invenzione, che gli animi de’ fiorentini di forte maraviglia comprese; la fama
e francesi oltre la presenza del Gran Duca e del Legato del papa, che de’ più virtuosi uomini d’Italia chiamati a bella pos
nierato italiano del 1600, ma in nulla conformi all’antica semplicità de’ Traci pastori a’ tempi d’Orfeo. Dall’uso ancora c
i nereggianti nubi artifiziosamente ingombrato, i soggiorni dilettosi de’ campi Elisi, gli orrori del Tartaro accresciuti d
’infelici tormentati, boschi ed alberi nati all’improvviso, i tronchi de’ quali aprendosi i saltellanti Satiri partorivano,
ove si ragiona del melodramma. La variazione dei tempi, la diversità de’ gusti, che tanto influisce sulle cose musicali, e
nell’adirarsi, e nelle altre passioni adoprano comunemente, a misura de’ quali conobbero che dovea farsi movere il basso o
he nei drammi per lo passato non hanno mai avuto luogo i cori, invece de’ quali sono stati inventati intermedi d’ogni manie
sa, la Flora, la Sant’Ursola, e mille altre? Ignorava egli, che niuno de’ celebri melodrammi italiani fu senza cori fin qua
e del secolo? Cotanta ignoranza si rende pressoché incredibile in uno de’ primi storici della italiana poesia. [28] Facendo
rincipalmente l’elogio al Rinuccini, il quale coll’armonia e bellezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire dei co
nel che le fanciulle del Cinquecento non differiscono punto da quelle de’ nostri tempi. Se un poeta è rimasto invaghito del
Trat. dell’opera, p. 14. 62. [NdA] Tom. 8. p. 335. 63. [NdA] Storia de’ Teatri. 64. [NdA] Commentari alla volgar poesia,
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