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1 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
, appianata la via alla soluzione del problema proposto. Se la poesia dee secondare l’indole della musica, e se questa non
ggetti, che contengono passione, o pittura, dunque il dramma musicale dee principalmente versare circa argomenti, che abbon
ero morir di languore gli uditori. [11] Quindi l’andamento del dramma dee essere rapido: imperocché se il poeta si perde in
rietà d’inflessioni, che sono l’anima della musica imitativa. Però si dee schivare che s’introducano nei melodramma, oppure
tativo semplice adunque, che declamazion musicale piuttosto che canto dee propriamente chiamarsi, giacché della musica altr
iverso è quello che forma il recitativo obbligato, lo stile del quale dee conseguentemente essere vibrato, e interciso, che
rarsi nella difficile, e delicata carriera del teatro. [25] Lo stesso dee dirsi delle comparazioni. Mi sembra egualmente in
de’ suoi personaggi le similitudini, ma acciochè riescano verosimili, dee metterle come lo farebbe la natura, e non altrime
purché dia campo alla musica d’ottener compiutamente il suo fine, non dee imbarazzarsi gran fatto dei cicalecci dei critici
della tragedia. Abbiamo detto che la poesia debbe esser variata, che dee parimenti variarsi la musica in guisa che le situ
erto? A che gioverebbe la poesia piena di varietà, e d’interesse, che dee pur essere il principal fondamento? Si dirà forse
egualmente suscettibili del medesimo grado di passione, che la musica dee talvolta piegarsi all’uopo della poesia in attenz
roprio dell’opera, siccome non è improprio ogni soggetto favoloso. Si dee schivar in quello il lungo raggiramento: si può a
a d’usarlo con sobrietà, e di consultar prima la verosimiglianza. Non dee star attaccato alla unità di scena, ma non dee tr
a verosimiglianza. Non dee star attaccato alla unità di scena, ma non dee trascurarla a segno, che ad ogni scena vi sia un
2 (1878) Della declamazione [posth.]
quale si afferma: Montato il teatro nazionale su questi principj, si dee diminuire il prezzo, il più ch’è possibile, degli
ene assortiti, riescono sorprendenti e maravigliosi. In tali incontri dee ciascuno atteggiarsi secondo la sua passione e la
terpreti a’ barbari, che non intendevano la loro lingua. E perciò non dee far maraviglia se lo stesso Nerone dava tutta l’o
r più del genere semplice e famigliare. Secondo questi tre modelli si dee distinguere il carattere proprio della loro decla
overla e di migliorarla, secondo i principî ed il fine, che l’arte si dee proporre. E questi sforzi e tentativi, che si son
ne. E per conseguenza quest’azione e questa vita, che la declamazione dee loro comunicare, è il vero subbietto che noi pren
icato le consonanti. Or nessuno di questi elementi e de’ loro modi si dee trascurare o alterare sia parlando, o leggendo; e
raccoglie eziandio una specie di tempo, che l’arte di ben pronunziare dee pur calcolare e distinguere specialmente in certe
ungo tempo ed a capo di tali e tante vicende, questa pretesa analogia dee rimanere così sparuta e tenue, che niuna sensibil
più particolarmente la relazione ad un termine, a cui la voce vuole e dee corrispondere. Noi diciamo: Tu non sei in tuono,
he può determinare sicuramente il tuono che la voce ne’ vari incontri dee prendere? [2.19] Primieramente noi possiamo disti
il secondo è quello de’ periodi, il terzo delle parole. Ogni discorso dee avere il suo tuono proprio; ed, in questo senso,
o acconciamente si diversifichi da quello de’ periodi e delle parole, dee sempre servirgli di appoggio e di regola. E sotto
estemporaneamente e senza la menoma ombra di precedente apparecchio, dee convenevolmente far tutta sentire la forza del ve
far tutta sentire la forza del verso in cui parla. Perlocché egli non dee trascurare gli accenti, le pause e le cadenze che
l tipo di versificazione che alla tragica si conviene. Il declamatore dee dunque seguire ed esprimere lo stesso artificio,
ualcosa siccome il periodo secondo la natura delle parole e del senso dee pronunciarsi, i versi debbono declamarsi in manie
l verso si lasciano, per dir così, strascinare. [4.6] L’arte poetica dee dunque consistere nel congiungere e accavallare u
lor da rinnovelli ecc.; ma questa relazione grammaticale e logica non dee distruggere la relazione metrica e armonica che o
ca non dee distruggere la relazione metrica e armonica che ogni verso dee conservare. E sarà questa relazione più o meno se
vero tuono al discorso, al periodo, alla frase ed alla parola che si dee pronunciare, si può ritrarlo dalla interjezione s
ice esclamazione Ah! secondo il bisogno della passione, alla quale si dee servire, darebbe il tuono per così dire fondament
m videmur attingere. Hinc fletus et rigantes ora vivi. Perlocché non dee farci meraviglia, se Apulejo veggendo a Corinto u
operando fisicamente su gli organi interni ed esterni della persona, dee produrre dei moti corrispondenti; e questi come t
io e conveniente alla sua natura, al suo sviluppo, al suo grado, essa dee conforme a questo fine e tendere ed operare al di
ti a quest’uopo, e dipingerlo ed imitarlo con quei medesimi co’ quali dee fuggirlo o minacciarlo o assalirlo. In caso di co
la possiam badare ad imitare e dipingere l’uno e l’altra. E perciò si dee sempre trascegliere l’espressione più necessaria,
eno è frequentissimo nella pronunciazione successiva; e l’artista non dee trascurarlo per bene imitarlo opportunamente. [6
sone semplici e incolte, che sono i modelli più sinceri, in cui può e dee studiarsi la vera espressione delle passioni. [8.
one non ci presentano a contemplare? Quello che io dico della pittura dee dirsi egualmente della scultura. Molte statue, ba
nima sua. La favola di Pigmalione simboleggia l’effetto verissimo che dee produrre la contemplazione di sì maravigliosi mon
iovati per determinarne alcune espressioni. E l’artista diligente non dee cessare dal raccogliere e meditare tali osservazi
dipendenza e la ragione, l’artista li trasceglie per imitarli. Questi dee dunque avere un principîo e una regola per trasce
di questo assai più bello ed interessante; ed in questo mondo ideale dee pur cercare l’espressione, il suo tipo. [10.3] Pa
letti. Ma perché questo tipo abbia un termine più o men diffinito non dee allontanarsi dal tipo reale, se non quanto il com
massima illusione prodotta con l’espressione conveniente. Ella dunque dee trascegliere la illusione più dilettevole, e l’es
azione si confonde ed immedesima nell’esecuzione; e di essa può, anzi dee dirsi, che cerca o verifica il tipo medesimo che
ocale e strumentale, le dissonanze. Il perché se l’attore non può, né dee tutte imitare l’espressioni, che descrive il poet
uò, né dee tutte imitare l’espressioni, che descrive il poeta, può, e dee felicemente imitare molte di quelle che sfuggono
tituirsi. Io dico dunque che ogni artista, e l’attore principalmente, dee rispettare l’opinione e l’uso predominante della
, ut non nati secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or quanto più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso con la più
ioni più forti. Dee in tali casi l’attore tutta sentirne la forza, ma dee avere, ad un tempo tutta l’arte di regolarla conv
ell’arte, soffocarla, ma non distruggerla per eccesso. L’arte insomma dee in certo modo creare e regolare la natura, e dopo
passioni, le sentenze, lo stile, e quindi la pronunzia che anch’essa dee darle la sua espressione conveniente. Tali sono l
circostanze del vero, onde ottenere quell’intento che la tragedia si dee proporre. [12.5] Da questo principîo importantis
ente tragico. La persona, il tuono, l’atteggiamento, l’incesso, tutto dee annunciare una condizione certamente non ordinari
zione tragica, non servono al vero, ma a quel verisimile, il cui tipo dee migliorare e abbellire il vero, non possono dar l
zi pregiudicare all’effetto che l’arte vuole produrre. Imperocché non dee l’attore mostrarsi fuor della scena qual su la sc
perocché non dee l’attore mostrarsi fuor della scena qual su la scena dee solamente apparire, se non vuol diminuire quel gr
solamente apparire, se non vuol diminuire quel grado d’illusione, che dee su la scena produrre. Lungi da siffatte caricatur
che dee su la scena produrre. Lungi da siffatte caricature, l’attore dee possedere un animo nobile, capace di fargli tutta
ll’importanza delle qualità corporali e morali dell’attore tragico si dee più particolarmente al tuono della voce applicare
determinare i principî onde essi abusano, e l’applicazione che se ne dee fare. Supponendo alcuni che la declamazione rappr
ltro verissimo, da cui partivano. Se qualunque specie di declamazione dee fondarsi principalmente sul tuono ordinario della
principalmente sul tuono ordinario della conversazione, questo tuono dee accomodarsi alle persone, alla circostanza, all’a
to della conversazione che si vuole imitare. Il perché tanta distanza dee passare fra il tuono ordinario ed il tragico, qua
tur, tragedus vociferatur. [13.2] Né questa specie di declamazione dee unicamente attribuirsi, secondo che Diderot opina
hi allo stile soltanto, e non già alla declamazione, che in ogni caso dee prendere anche il carattere e la forma di quello.
siccome tutti quelli che qualunque conversazione sostengono; e perciò dee sempre tener presente, che egli non legge, non in
do di dir quel che sente, e di sentir quel che dice. Per la qual cosa dee egli operare ad un tempo tutte le relazioni di qu
E questo è il genere drammatico. [13.7] Ma questo tuono medesimo si dee modificare secondo la condizione di ciascheduno,
pirci l’animo de’ sentimenti più generosi e delle passioni più forti; dee l’attore, che di queste si suppone altamente inva
e se il tuono di questi non suona mortale, neppure il tuono di quelli dee comparir volgare e plebeo: esso dee esser tale ch
rtale, neppure il tuono di quelli dee comparir volgare e plebeo: esso dee esser tale che corrisponda alla forza e alla dign
, modellandosi originalmente sul tuono della conversazione ordinaria, dee prendere il carattere della persona e delle passi
bbe esser perciò naturalmente nobile, dignitosa, autorevole; e quindi dee prendere un grado di estensione ed intensità, che
n è certamente ordinario. E, più che nell’esecuzione e nell’acutezza, dee nella gravità e nella forza consistere. E da ques
rciò furiosi, stravolti, ridicoli. Ed è questo il giusto contegno che dee prendere e conservare l’attore tragico. [13.10]
ndo ad un tempo i due estremi dell’ampolloso e del languido. L’attore dee quindi, il più che sa, avvicinarsi alle proporzio
o al massimo termine, ossia dallo stato più semplice al più violento, dee sempre conservare la sua qualità originaria e fon
tere di padre. L’amabilità nelle figlie, e l’amorevolezza nelle madri dee primeggiare, sempre che dalla fierezza non debba
a specie, procedono dalla natura, e non già dall’arte, che però può e dee svilupparli e perfezionarli. Come darsi altriment
l’unità del disegno e l’armonia del tutto risulta. Prima ciascuna non dee perdere di vista il genere tragico, e per quanto
sta il genere tragico, e per quanto questo si modifichi e si digradi, dee pur serbare in tutte le sue modificazioni e degra
, e sono più degni della commedia che della tragedia, ma questa colpa dee solo imputarsi ai poeti, che gli hanno sconvenevo
o specie, e ciò vuol dire che il carattere tragico e fondamentale non dee soffocare e confondere lo speciale, che nelle mod
odificazioni di quello consiste. Quindi è che nelle loro degradazioni dee ciascuno conservare il suo posto e il suo grado.
regolare, e quindi spiegare diversi gradi ed epoche distinte, in cui dee apparire più o meno risentito, a misura dell’età,
più questa risalta, quanto è maggiore la reazione e il contrasto che dee superare, e che giunge a superare di fatti. L’Alf
uole produrre. E nel notare e distinguere tali differenze e contrasti dee principalmente occuparsi l’attore che voglia osse
ressione conveniente a quelle parole, sentenze, frasi e discorsi, che dee l’attore pronunciare. [15.11] Per l’ordinario le
carattere individuale determinato dalla situazione e dall’epoca può e dee determinare siffatti accidenti. Quindi ogni qual
ferenti personaggi paressero o fossero simili le sentenze e le frasi, dee l’espressione distinguersi secondo la differenza
Allora facilmente emergono l’epoche, i momenti, gli incontri, in cui dee spiegarsi la sua maggiore o massima reazione, la
a di tali elementi, che richiedono la massima attenzione, ed a’ quali dee riservarsi principalmente l’espressione, perché d
o o straordinario di espressione, che con l’ordinario e col medio non dee confondersi. In questo modo, determinando i tratt
e i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed ordinarsi in guisa che là tutta spi
e visage. [16.13] Spiegando la stessa analisi a minimi termini può e dee farsi allo stesso modo di una sola sentenza, o pe
più, fra le altre, determina il sentimento a cui serve. Ed in questa dee massimamente calcarsi l’espressione di tutto il p
azione principale, a cui il significato relativo di tutte le altre si dee riferire. [16.14] A due difetti contrari possono
te maneggiarsi nel seguito, o si trova oltremodo indebolita, allorché dee più fortemente annunziarsi. In questa maniera si
che progredendo nulla si raffreddi ed annoi; ma questo principîo non dee recar pregiudizio a quei momenti più interessanti
e come l’onda del mare riceve e ripete. Or qual sarà quella legge che dee governare la rapidità di questi passaggi in un mo
la seconda. E perciò si è detto ch’essa non può operare per salti, ma dee sempremai proceder per gradi, sia che progredisca
egge si disviluppa e progredisce la passione, e con la legge medesima dee pur seguirla l’espressione. E se questa trascuras
ente si toccano e si succedono. Or come l’associazione dell’uno può e dee associarsi e comporsi con quella dell’altro? O pe
unque ei sia, è uno di quelli che la favola rappresentano, e co’quali dee nel corso di essa interloquire e cooperare. Però,
ssa interloquire e cooperare. Però, riguardandolo come interlocutore, dee pur dare alla sua espressione alcune modificazion
de ed Elettra come con Egisto e Clitennestra. E lo stesso personaggio dee dare alla sua espressione caratteristica tante mo
stinzioni, e quindi il tuono ed il contegno conveniente, che l’attore dee tenere co’ rispettivi interlocutori, variano cost
di loro. [17.7] Determinata questa prima relazione, secondo la quale dee situarsi il guardo ordinario della scena, può e d
secondo la quale dee situarsi il guardo ordinario della scena, può e dee in progresso di tempo l’attore modificarne più o
are questo quadro secondo il movimento che lo sviluppo della passione dee comunicare alla figura e agli interlocutori, e qu
ne agli spettatori. [17.8] L’indole del dialogo e degli interlocutori dee pure determinare la positura particolare, che gli
n generale non debbe esser mimico, ma semplicemente accennante, può e dee ancora accomodarsi alla condizione e relazione de
ll’oratore secondo il genere di eloquenza e della pronunciazione, che dee spiegare. Tali sono le scene, in cui Semiramide d
iori ed inferiori interviene, il gesto come l’espressione in generale dee seguire la natura e la forza della passione, che
tutt’altra, e tale insomma, che non ama dispiegarsi, e che piuttosto dee mostrarsi ed esprimersi a quella maniera. [17.14]
ccade per l’ordinario all’organo della voce, allorché l’interlocutore dee nel corso del dialogo alternativamente parlare e
arlare, ancorché l’altro si taccia. E nell’uno e nell’altro caso egli dee prendere quel contegno, quella figura o quell’att
a voce apertamente spiegarsi. L’indole e lo sviluppamento del dialogo dee determinare questa specie di espressione, che mut
vie più l’interessa, nella fisonomia, nell’attitudine, e nell’andare dee tutto esprimere il suo desiderio e il suo intendi
e tutto esprimere il suo desiderio e il suo intendimento. Come dunque dee presentarsi? Che fare? Come disporsi a parlare? È
rsi? Che fare? Come disporsi a parlare? È questo il primo momento che dee fermare l’attenzione degli spettatori, e che per
l suo stato dalle nuove impressioni dissone o consone ch’egli riceve, dee pure alterarsi e modificarsi analogamente la sua
a sua fisonomia e nella sua attitudine, convenientemente alterate, si dee leggere tutto l’effetto o la reazione, che le nuo
tacere o a partire; e qualunque sia la deliberazione di questo, egli dee sempre indicarle con l’attitudine conveniente a c
o poter ritrarre questa regola generale, che cioè la persona che tace dee rimanere nell’attitudine di quel sentimento onde
me alle nuove impressioni, ch’ella successivamente riceve ascoltando, dee passare insensibilmente a quella che annunzi il s
ta. L’attore adunque dacché entra in iscena sino a tanto che ne parte dee sempre mostrarsi qual egli è, o quale debb’essere
l egli è, o quale debb’essere, e perciò sia ch’ei parli o che taccia, dee sempre mostrarsi animato di quell’interesse predo
la risposta, l’interlocutore si tace, o perché non osa, o perché non dee dire, e pur suo malgrado egli dice alla fine ciò
ene assortiti, riescono sorprendenti e maravigliosi. In tali incontri dee ciascuno atteggiarsi secondo la sua passione e la
hanno bisogno di molto artifizio perché si formi un bel tutto, tutto dee parere naturalmente avvenuto senza che l’affettat
orridita, che pare di rivedere quel ch’espone parlando. A questo modo dee pur Clitennestra narrare ad Elettra l’ombra di Ag
ciò che riguarda la decorazione tanto dell’attore quanto della scena dee anche esso considerarsi come parte più o men nece
per conseguenza all’effetto della declamazione. E di vero se l’attore dee fare tutti gli sforzi per convertirsi e quasi ide
a tutte le altre. La decorazione dunque della persona e della scena, dee concorrere anch’essa alla verità dell’espressione
ne ed al fine dell’arte. [20.2] E cominciando dalla persona, l’abito dee riguardarsi come la sua forma estrinseca e distin
ese, soffrirono ancora che ne fossero francesi le fogge. Ma la verità dee sempre signoreggiare, specialmente là dove gli us
’effetto che si propone l’imitazione di essa. [20.8] Questo principîo dee pur regolare la decorazione della persona. La nud
e distruggerebbero ogni effetto dell’espressione e dell’arte. Dunque dee mostrarsi della stessa verità quanto basti a farl
venevole. [20.9] Determinata la forma comune e propria della persona dee pur adattarsi non solo alla condizione particolar
ne e l’interesse degli spettatori? [20.10] Per la stessa ragione non dee neppur trascurarsi il carattere della scena, la q
corre dal suo canto a render vera e credibile l’espressione. La scena dee rappresentare il luogo, il tempo e le circostanze
a, sia per farsi meglio sentire. [20.13] Non v’ha dubbio che la voce dee pervenire sino all’estrema circonferenza del teat
ri che abbiam fatto finora debbono regolare lo studio che ogni attore dee fare della sua parte. E perché molte cose si tras
no servire a meglio determinarne la pratica. Dico dunque che la parte dee studiarsi, perché se ne comprenda tutto il valore
sioni massimamente si spiegano e si distinguono. Da questa lettura si dee ritrarre il vero da imitarsi; e perciò dovrebbe f
sua parte; e questo non debbe essere limitato alle sole parole, ch’ei dee recitare, ma a tutto il dialogo a cui esse appart
o tace ed ascolta, il suo studio debbe abbracciare non pur quello che dee sentire ed esprimere quando ei parla, ma quello a
lo che dee sentire ed esprimere quando ei parla, ma quello ancora che dee sentire ed esprimere quando tace. Ed in che modo
amente richiede, se l’attore non tenga presente e prontissimo ciò che dee dire ove parli, e ciò che dee fare ove taccia? Ol
on tenga presente e prontissimo ciò che dee dire ove parli, e ciò che dee fare ove taccia? Oltrecché la variazione opportun
igere la vera espressione della sua parte, o di smarrir le parole che dee il suggeritore imboccargli. [21.9] Io so che i c
Dovendo l’attore mandarsi a memoria non pur le parole ed i versi che dee recitare, ma tutti i modi e gli accidenti che all
e, in cui la persona in certe situazioni più rilevanti e pittoresche, dee singolarmente spiccare ed atteggiarsi a far grupp
l terrore e della compassione si diletta principalmente. Ora l’attore dee secondare, ed oso ancor dire, assicurare ed accre
il pubblico è inetto a tale da lasciarsi illudere, ed ammirarli, non dee il buono attore aspirare a questo genere di appla
un abuso che farebbe dell’attore un semplice ballerino. Il ballo non dee servirgli ad altro uso, che a rendergli il corpo
si voglia declamare, potrà allora esercitarsi colla pratica. E questa dee darsi sopra la scena. Il professor della scuola d
ata la parte si passa agli esperimenti su la scena. Qui il professore dee prima evitare quelle più sconce maniere a cui gli
e i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed ordinarsi in guisa che là tutta spi
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
videntemente, e per la data della lettera e per l’indole dell’artista dee trattarsi di altra persona.
4 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
o non veduto o disprezzato dagl’istrioni musici; Qual differenza, non dee immaginarti che si troverebbe da chi potesse para
e del dotto abate Gimma. V. l’Italia Letterata del medesimo. 181. Si dee osservare che i soprannominati ed altri filosofi
même le Siècle de la philosophie; mais il le prépare et l’amène». Si dee anche considerare, che l’intelletto dell’uomo non
5 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
nel 1755 come una traduzione di quello di Tompson alunno di Adisson, dee collocarsi nella classe delle tragedie cittadine
auditi come il Disertore. Le Roi & le Fermier del medesimo autore dee collocarsi in una classe men tetra della commedia
ersi. In alcuni drammi di Diderot, di Beaumarchais e di qualche altro dee riconoscersi una specle di rappresentazione men l
6 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Avvertimento al lettore per la presente edizione »
dico essere le più essenziali fra tutte, poiché c’insegnano l’uso che dee farsi de’ mezzi particolari ad ottenere nella mag
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 336
oggi egli è sempre primo attor giovine ; come, secondo le moderne, si dee dire che primo attore egli è da un pezzo, almeno
8 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’aut
oro svaporato cervellino mal sosterrebbe il travaglio di analizzar le dee che sono concorse alla formazione degli spettacol
manifesta un contrasto di calore e di brio che Aquilio comprende che dee contenere; e un Piccini, un Sacchini, un Gluck, s
ista là dove un critico gelato non vede che fredde massime! Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi,
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 614
ttuta dal punto d’onore. Morì in Milano nell’anno 1775. » A queste si dee aggiungere un libretto per musica L’Impresa d’ope
10 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
nel 1755 come una traduzione di quello di Tompson alunno di Adisson, dee collocarsi nella classe delle tragedie cittadine
Parigi salvato. Diede anche l’istesso autore le Roi et le Fermier che dee collocarsi in una classe men tetra della commedia
i. In alcuni drammi del Diderot e del Beaumarchais e di qualche altro dee riconoscersi una specie di rappresentazione men l
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 479
o più tardi in teatro, della esattezza e rapidità di esecuzione. Non dee far maraviglia che in queste pagine figuri un sem
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638
sto diavolo in sottana : ma è certo che nell’una cosa o nell’altra si dee ricercar la causa della lor serbata unione. Nel p
poco vitio adoprar sempre un sol braccio, o una sola mano, ma che si dee hor l’ una, hor l’altra et hora tutte due muovere
ui si parla in scena, et se per sorte si parla solo fra sè stesso, si dee andar discorendo, se della sua donna si querella,
aggio si taccia subito, non impedendo il luoco a quello che cominciar dee a parlare e troncar qual si voglia bel discorso p
er non lasciar mutto colui, che di novo è giunto, havertendo però chi dee uscire di star sin tanto che conoschi esser giunt
l dir breve e compendioso è quello solo che piace, et ch’ osservar si dee , non repplicando le cose dette più volte per non
13 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
; ed a tal fine si danno varie instruzioni intorno al buon gusto, che dee regolarli, se ne compongono tanti, come per saggi
del Popolo quel conto, che ne tiene il Principe, il quale sebbene non dee locar tutta la sua fiducia nell’affetto ed inclin
’affetto ed inclinazione popolare, perchè gira ad ogni vento; pur non dee credere di regnar sicuramente senza esso . . . .
ssero nella Caverna di Salamina. Or non è questo il vero scopo, a cui dee aspirare il Poeta Drammatico? E che dunque va fan
nella propria nazione, e più tardi che si possa sorgavi (che al fine dee sorgervi) qualche riformatore simile a Corneille.
nno portando di paese in paese in Ispagna los Comicos de la Legua, si dee argomentare della Poesia Scenica Spagnuola? del g
14 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66
colo. Lo stesso sig. ab. Bettinelli, per rendergli giustizia, ciò non dee ignorare; ma egli può noverarsi tra certi eruditi
palme nella scena comica, ed il Dancourt assai debole attore, che pur dee contarsi tra’ buoni autori; là dove contansi fuor
15 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
tto dell’uccisione di Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che dee prefiggersi un buon tragico, non si scorge in tal
i in tre soli versi sulla picciola bagattella del tirarsi a sorte chi dee morire, dovendosi occupare per cinque intere pagi
ste della savia e tenera Olvia. Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il di lui nome uscito dall’urna. P
i dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di p
a sorella. Giugurta si ritira nè per altro motivo se non perchè Olvia dee dire a Terma una inutile bugia. Le dice dunque ch
reduta Giugurta. Olvia ferita grida, ai de mi; non importa; Aluro non dee conoscerla per altri che pel traditore Giugurta.
degli Ebrei. Ed in che si fida? Ne’ soldati entrati in Toledo? E non dee almeno sospettare che i nobili vantati da Garcia
eale lascia il fatto com’ è: la teatrale l’accomoda al fine. Il poeta dee maneggiarlo in guisa che il personaggio destinato
itamente non vi si distinguerebbero i versi. Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia di coltiv
buona scelta a chi n’ha di molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee preferirsi il verso sciolto o quello coll’assonan
n y Latre verseggiò di nuovo la Procne y Filomena del Roxas; nè vi si dee notare altra differenza se non che l’Aragonese in
16 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Conclusione »
n musica, perché ne riesca un tutto regolare ed armonico. E tanto pur dee bastare perché, col favore di qualche principe vi
17 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO III. Teatro Olandese: Danese: Suedese: Polacco. » pp. 253-256
lder ed altre favole che gli fecero onore fra’ suoi. Ma singolarmente dee la Danimarca pregiarsi della sig. Passow nata in
18 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Dei balli »
nuità legge inviolabile della natura e che l’arte, di lei imitatrice, dee fare in ogni cosa di non trasgredire. Ma lasciand
19 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
onia, che gli toccherà poi in sorte d’ascoltare sì lungo tempo, e che dee per conseguenza essere dal compositore sobriament
che mi prepara a sentire le amorose smanie d’Issipile, quello che mi dee strappare le lagrime per l’abbandono di Costanza
on mai interrotta continuità di declamazione, quel tuono musicale che dee modellarsi prima sulla spezie di canto suboscuro
ni sua parte lo stesso Gluck. Ma siccome l’utilità d’un ritrovato non dee misurarsi dall’abuso che se ne può fare da chi no
, cioè quello di non condannare il padre? E che dopo tale risoluzione dee subito passare senza fermarsi alla conseguenza “M
dannare un padre, a quello di dover sagrificare l’amante, l’orchestra dee rappresentare altresì l’irresolutezza nata dal co
rito dagli strumenti. Conseguentemente a siffatto carattere il motivo dee con tutta l’esattezza possibile corrispondere al
il musico non mi dica una cosa allorché il poeta m’inculca un’altra; dee contenere un unico e solo pensiero, il quale veng
uditori, agguisa di proemio, o preambolo, del sentimento generale che dee regnare nell’aria. Cessano gli stromenti, e la vo
re in varie guise le note. [46] Ma da siffatte cose fino a quelle che dee sapere un compositore corre una distanza infinita
irigendo la fantasia nella invenzione del motivo principale, il quale dee corrispondere al tuono che domina nella poesia, a
20 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VIII. Teatro Lirico: Opera Comica: Teatri materiali. » pp. 177-187
i sçu plaire, e Je vai revoir ma charmante maîtresse! Ecco quello che dee piacere in ogni tempo; ecco il linguaggio che giu
vaudevilles applauditi, di parodie e di opere buffe. L’attore Favart dee contarsi tra’ più fecondi e piacevoli scrittori d
21 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
co Cirenese autore degl’Inni ed Epigrammi e di altri pregiati lavori, dee contarsi tra coloro che fiorirono nella poesia ra
Callimaco drammi satirici, tragedie e commedie. Al medesimo poeta si dee la cura di descrivere i poeti drammatici secondo
, che non si trova nell’edizion veneta. *. Al Capo V, il cui titolo dee così scriversi, Tracce di rappresentazioni scenic
22 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO ULTIMO. Conchiusione. » pp. 300-303
zza che si avvicina all’assoluta. Or non son questi gli esemplari che dee raccomandare il gusto? Vi sono poi certe farfacce
23 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
buona composizion musica per altro, avutosi riguardo all’effetto che dee produrre, non è il tutto; questo dipende in gran
dinario e difficile. Lo studio delle maggiori difficoltà della musica dee senza dubbio farsi anch’esso da’ giovani cantori,
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
la cura di tirar Gelopea al fenile di Alfeo per accertarsi che Filebo dee trovarvisi con altra ninfa. Nerino malvagio pover
diare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo scoperto dee soggiacere a questa pena. Tirsi il giudice più ze
25 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO II. Pastorali Italiane. » pp. 131-143
la cura di tirar Gelopea al fenile d’Alfeo per accertarsi che Filebo dee trovarvisi con altra ninfa. Nerino malvagio, pove
isce insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo dee soggiacere a questa pena. Tirsi, il giudice più z
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417
vede ; et chi più v'alza al Ciel, chi più vi cede, più di ciò che far dee serua il decoro. Perchè non sol di Tullio organo
27 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
ndrebbe contro a un fine principalissimo a cui nel porre il teatro si dee aver l’occhio dall’architetto; e ciò è ch’esso ri
erta regola e misura. La grandezza del foro, dice ancora Vitruvio, si dee fare proporzionata alla quantità del popolo, acci
28 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
i hanno diritto alla stima pubblica, e che un sol genere di bello non dee , e non può donar la esclusiva agli altri. Quindi
i non per tanto a vestire or l’uno or l’altro tutti i personaggi. Non dee solamente cercare sterili fatti, ma l’ordine e il
mente cercare sterili fatti, ma l’ordine e il congegnamento tra essi: dee usar di stile conveniente al soggetto, ma senza t
29 (1715) Della tragedia antica e moderna
o che le tragedie franzesi piacciono più delle vostre e la ragione vi dee ben essere, perché senza valente ragione egli è p
etta in curiosità l’auditore di ciò che avverrà, in guisa che, quanto dee poi avvenire, riesca nuovo ed inaspettato. [1.116
reconsulto. [1.123ED] La nazione spagnuola, a cui la tragedia moderna dee molto per l’invenzione di quei caratteri che voi
ttadini; ma non l’ha né può mai averlo nelle tragedie, il cui viluppo dee esser semplice e naturale, acciocché lo sviluppo
e una tragedia veramente perfetta un’azione, una di un giorno, non si dee rappresentar che in un luogo; ma questa unità non
morire. [2.109] Nel principio Oreste era in casa ed in letto, e qui dee entrare in casa, dunque era in strada. [2.110ED]
e quando conviene far parlare altra persona di cose che il primo non dee ascoltare, ed in ciò son bene inferiori ai Franze
ì piano che il popolo non l’ascolti; se il popolo, che è più lontano, dee udirlo, tanto l’udirà maggiormente l’attore che è
inconveniente. [3.26ED] Ben è vero che allora il discorso in disparte dee esser brevissimo, perché o fosse borbottare o fos
a, a cui vigorosamente resiste, ma questa sua resistenza non tanto si dee rifondere nella virtù del giovane casto, quanto n
italiano rimato lo è. [4.71ED] Subsumo. [4.72ED] La tragedia italiana dee comporsi in versi italiani, dunque dee comporsi i
[4.72ED] La tragedia italiana dee comporsi in versi italiani, dunque dee comporsi in versi rimati. [4.73ED] Questa seccagi
l’Impostore — ti ho detto altre volte che l’imitazione perché diletti dee contentarsi di una perfezione la quale non esca f
ezione la quale non esca fuori della sua sfera, e però in alcune cose dee convenire col vero e in alcune disconvenire. [4.1
bbe la comparazione. [4.108ED] Tale si è l’imitazione: in alcune cose dee convenire, in alcune disconvenire, altrimenti non
con la candeletta sul libro chi le suggerisce; sa che il recitamento dee essere in versi; sa che un’azione di un giorno no
loro. [4.172ED] Certo è che quanto ai vocaboli una lingua viva sempre dee crescere e la stessa Accademia della Crusca col s
la rima. [4.178ED] Imperocché per ciò ch’è concesso, ogni regola si dee prender in avvenire tanto nella prosa quanto nel
in questo secolo. Dunque dagli scrittori in verso di questo secolo si dee ricever la regola in avvenire. Nessuno scrittore
Ma bisogna supporre per fondamento che in questo vago spettacolo non dee negarsi la preminenza alla musica: ella è l’anima
lentieri. [5.119ED] Ben è però vero che per amore della repubblica ti dee piacer l’onestà: con questa l’affetto amoroso è u
recitativo ed in ariette o le diciam canzonette. [5.131ED] Ogni scena dee contenere o solo recitativo o sola arietta o per
la. [5.146ED] Gl’ingressi debbono chiudere ogni scena e un musico non dee mai partire senza un gorgheggiamento di canzonett
usica, essendo arte inventata per delizia e alleviamento degli animi, dee pure rimaner secondata da parole e da sentimenti,
altre si possano non abborrire per la purità e per lo spirito, né qui dee finire la tua disinvoltura. [5.187ED] La professi
delle sillabe: conto il conservare nelle parole quelle vocali, su cui dee passeggiare la voce del musico. [5.192ED] L’a pot
luogo di un’aria di sdegno, che vi era già collocata, un’altra vi si dee porre che era d’amore e che di sdegnose parole vu
ro al mastro di cappella. [5.197ED] Che se poi l’impresario, il quale dee pagarti la tua fatica (non arrossire, che questa
cché quando in essa parlano gli attori senza passione, allora la voce dee uscir sostenuta ed eguale, senza arrestarsi ne’ t
he tu mi adduci, per condurmi nel sentimento che l’armonia della voce dee in qualche maniera secondare il numero ancora del
era che nella maggior parte di ciò in cui spicca l’ingegno del poeta, dee spiccare la voce ancor dell’attore, e recitano es
azione passano il vero: torno a dire che nella rappresentazione tutto dee esser caricato, sì perché lo spazio fra gli attor
or borbottare. [6.77ED] Questo è un gravissimo error nell’attore, che dee in grazia degli uditori parlar sempre intelligibi
i men perfetti. [6.105ED] Questa bell’arte del rappresentar recitando dee senza dubbio aver le sue leggi, ma come che alcun
lcune ve ne siano universali ed inevitabili, che qualsivoglia nazione dee , quando è savia, accettare, ve n’ha però alcune p
la Crusca questo ed altri termini del teatro), egli è certo che né si dee vestir Agamemnone alla franzese né tampoco in far
si dee vestir Agamemnone alla franzese né tampoco in farsetto; ma vi dee essere un certo modo di mezzo che senza disgustar
di Gravina, Della tragedia, p. 542: «Ogni simile, perché sia simile, dee ancor esser diverso dalla cosa cui rassomiglia: a
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
se autore degl’inni ed epigrammi e di altri pregevoli lavori poetici, dee contarsi ben anche tra coloro che si distinsero n
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO II. Tragedie latine d’oltramonti, Tragici Olandesi, e Teatro Alemanno. » pp. 135-142
iele Einsio pubblicò la tragedia degl’Innocenti. Ugone Grozio, cui si dee una dotta collezione di frammenti di antichi trag
32 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO V. Tragedie Latine d’Oltramonti: Tragici Olandesi: Teatro Alemanno. » pp. 286-290
iele Einsio pubblicò la tragedia degl’ Innocenti. Ugone Grozio cui si dee una dotta collezione di frammenti di antichi trag
33 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193
orma regolare degli antichi da quelli stessi gran letterati, a’ quali dee l’Europa il rinascimento del gusto della lingua l
34 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO V. Produzioni comiche di Commediani di mestiere nel secolo XVI. » pp. 256-264
che colse le palme prime, ed il Dancourt assai debole attore, che pur dee contarsi tra’ buoni autori; là dove contansi fuor
35 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
, ora brillanti e piacevoli, ora tragiche e sublimi. Ivi l’attore non dee più recitare, ma modulare bensì le parole con pro
ecessari a produrre compiutamente il suo effetto, ivi l’artifizio non dee punto aver luogo. A conoscer poi quando la natura
sibile apparisca l’imitazione. Ma si ricordi bene ch’essa appunto non dee far altro che riempiere il vuoto, vale a dire cor
e l’artefice. [23] Dai principi accennati si ricava che il musico non dee ammetter in ogni luogo gli ornamenti, né in ogni
ne il discendere a qualche conseguenza di pratica. [24] Prima. Non si dee aggiugnere alcun abbellimento né dalla parte del
quella di amarsi e di godere s’appartiene ai secondi. [29] Sesta. Non dee il cantore frammetter gli ornamenti qualora l’and
d’un aria si è presentato adorno di certa classe di ornamenti, non si dee replicarlo di nuovo vestito in foggia diversa; pe
ce ogni mattina dalla sua capanna per additar al sole la carriera che dee percorrere in quel giorno; si vedrà che alla fine
giro di pochissimi anni dovrà cedere anch’esso ad un nuovo gusto che dee succedere sicuramente. Ed ecco un motivo di più d
36 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
o la varietà combinabile coll’intervallo armonico e colla lena di chi dee cantarlo; ora smozzando i versi nella metà affinc
tanta scioltezza e precisione dice qui il poeta cesareo. Lo stesso si dee dire delle discolpe della providenza inserite nel
di ciascuno de’ suoi componimenti il segreto ma costante rapporto che dee metter l’arte fra la musica e la prospettiva, o c
trambi. La tragedia è fatta per appagar la ragione e il cuore. Quindi dee principalmente badare al collegamento ed unità de
re non meno che alla ragione all’orecchio e all’immaginazione. Quindi dee render lo stile più lirico, frammetter gran illus
re di quella dell’Ariosto e di qualsivoglia altro poeta. L’Italia non dee considerarlo soltanto come scrittore eccellente d
gier.» [37] Così si vincono gli autori imitandoli. Una cosa che non dee tralasciarsi in favor suo, si è la preferenza che
n sentimento preciso su cui si forma poscia il motivo musicale, e che dee con ragione chiamarsi il capo d’opera del teatro
i. Am. Ferma. (Trattenendo Megacle che fugge. Per conseguenza Aristea dee fuggir parimente, ed esser trattenuta.) Arg. Sent
a, farebbero crollare quel buon senso e quella illuminata ragione che dee pur tutti guidare i lavori dell’ingegno. E qual d
37 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
dipingere e di commuovere; si studiò con maggior cura l’analogia, che dee sempre passare tra il senso delle parole e i suon
la musica italiana. Niuno meglio di lui ha saputo ottenere i fini che dee proporsi un compositore; niuno ha fatto miglior u
i. [12] Se non che il miglioramento dell’arte del suono in Italia non dee tutto ripetersi dalle accennate cagioni ma dalle
stro in Milano Francesco Brivio, e Francesco Redi in Firenze, che non dee confondersi coll’altro Redi parimenti Francesco,
ua venustà le rive della Senna e dello Scaldi. [24] Se non che non si dee credere che il buon gusto musicale quale è stato
38 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
tto dell’uccisione di Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che dee prefigersi un buon tragico non si scorge quale es
scelta a chi ne possiede di molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee preferirsi il verso sciolto o quello coll’assonan
re soli versi sulla picciola bagattella del tirarsi a sorte colui che dee morir prima; e si occupano per cinque pagine inte
ste della savia e tenera Olvia? Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il di lui nome uscito dall’urna. P
i dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di p
atto come è, la teatrale l’accommoda al fine della tragedia. Il poeta dee maneggiarlo in guisa che il personaggio destinato
li è stato rubato da diversi tragici dozzinali. Certo La-Motte non lo dee a veruno, nè gli fu sugerito dalla storia della C
on vi si distinguerebbe il numero de’ versi. Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia di coltiv
39 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
lusso, e col lusso crescono nuovi bisogni e nuovi mali. Il teatro che dee considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per
40 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
molta moderazione in permettere che il padre ripigliasse l’impero, e dee contarsi tra’ più grandi conquistatori, e tra’ pr
41 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
ono, il quale non esce assottigliato nella guisa che si richiede. Non dee averla nasale, perché facendosi una risuonanza tr
dell’arabo non piccola parte. Ora l’origine del moderno italiano non dee tutta ripetersi dal latino parlare o dal settentr
role, ed ecco il gran fonte onde scaturisce il modello, che il musico dee per ogni verso cercar d’imitare, e al quale la me
n sarebbe la più armoniosa, poiché la melodia per rendersi gradevole, dee non solamente esser dolce, ma esser ancora variat
42 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
dele, e far credere a Teseo che più non l’ami. Ati recitata nel 1676 dee reputarsi una delle favole più interessanti del Q
lli tacciono per udire il gorgoglio delle acque. Il drammatico sagace dee sempre ciò mitigare almeno con un sembra. Rinaldo
43 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
fone qualche motto che muova a riso. Ma questo vero indiscreto non si dee imitar sulla scena; in prima perchè la parte più
, come in fatti avviene, dispiacere ancor nella scena, dove la natura dee comparire scelta e conveniente19. In secondo luog
44 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
edele e far credere a Teseo che più non l’ami. Ati recitata nel 1676 dee reputarsi una delle favole più interessanti di Qu
ugelli tacciono per udire il gorgoglio delle acque. Il drammatico ciò dee sempre mitigare almeno con un sembra. Rinaldo si
45 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
molta moderazione in permettere che il padre ripigliasse l’impero, e dee contarsi tra’ grandi conquistatori e tra’ princip
46 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299
mimi, la quale, intepidito che sarà il furore della moda capricciosa, dee guarir l’Italia dell’umore anticomico del Lillo e
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
è manifesto che l’opera s’inventò nella fine del secolo XVI, e che si dee riconoscere come inventore dell’opera buffa l’aut
ista là dove un critico gelato non vede che fredde massime! Ma se non dee cantarsi quest’immagine piena di affetti attivi,
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
i sçu plaire, e Je vai revoir ma charmante maîtresse! Ecco quello che dee piacere in ogni tempo; ecco il linguaggio che giu
buffi, di parodie, e di vaudeville tutti ben accolti. L’attore Favart dee contarsi tra’ più fecondi e piacevoli scrittori d
a vi è l’inconveniente che in ognuno si cala il sipario, e l’uditorio dee attendere che si pianti con gran lentezza la scen
49 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « NOTE DI D. CARLO VESPASIANO. » pp. 301-306
. Laonde a questi due dotti uomini dirozzati ed ammaestrati in Italia dee la Spagna tutto l’onore di aver da’ suoi cacciata
50 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
’Amicizia, commedia che per le ragioni addotte da monsignor Fontanini dee essersi prodotta almeno nel 1494. Ma intanto che
esse, il favore che dispensava ai dotti, l’introduzione, che a lui si dee , della scenica poesia, coltivata con splendide te
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
. Si può notare eziandio che o la rappresentazione di questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come riflette il Metasta
rdia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenir
52 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
le sparse parti della beltà per formarne la sua Venere. Questo esser dee l’uffizio della vera storia teatrale ragionata; e
guir? da qual sottrarmi? e poi,   Vincete entrambi, E se alcun dee perir, pera . . . ma quale? Alceste . . .? Crit
ili spoglie, e domanda ad Ormindo il cammino della reggia ch’ella non dee ignorare. Viene con animo di dar la morte a Creon
ione, e che non lascia intravedere il frutto morale che il drammatico dee prefiggersi. Dione ha due favoriti, Callicrate pe
asi del tutto, di un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse; e che dee a lei importare l’origine della contesa in quel p
are l’origine della contesa in quel punto? È l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo di aver saputo da Mentore a
meno con colpi di scena che con quadri e situazioni patetiche. Se ne dee pur lodare, oltre del pregio dell’ invenzione, qu
, si dirà colle parole del Voltaire; ma noi siamo persuasi che l’arte dee scegliere fra gli eventi naturali quelli che non
o Nancy; ma per l’idea che può ricavarsene da’ fogli periodici, esser dee una vera tragedia cittadina, che non degenera pun
53 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VI » pp. 94-106
delle tragedie del Virues. La gran Semiramis a buona ragione non dee reputarsi una tragedia divisa in tre atti o giorn
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
no poeta di stile austero, mordace e forte ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro di quel genere di commedia
55 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO III. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 125-139
alia tali divertimenti ne’ teatri di qualunque specie si fossero, non dee dirsi che essi cominciassero nel 1304 allorchè ne
56 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO II. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 32-40
lia tali divertimenti ne’ teatri, di qualunque spezie si fussero, non dee dirsi che essi cominciassero nel 1304 allorchè ne
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921
ignora Anna Fiorilli-Pellandi il prodigio della declamazione scenica, dee unicamente l’Italia la presente egregia traduzion
58 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
le gode fra mille pericoli e sospetti il possesso dell’amata, ciò che dee mantenere sempre viva la sua fiamma. Il signor di
erirlo. Ciò è senza ragione. La di lui candidezza che tutto confessa, dee almeno toglierle la sicurezza che esige la vendet
’accusa e vuol vendetta ed invita il figlio alla sua tomba; or questi dee saper qual sarà la vittima. Ma se Ninia può ignor
arne la verisìmiglianza non mancano esempi nella storia, e molto meno dee contrastarsi al poeta la facoltà di fingerne, pur
. Distruggi dunque (le dice) i miei sospetti. Io t’amo (risponde) ciò dee bastarti. Chi dunque (Montcassin) cagiona i nostr
. Vedi un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee à Letterati. a. Si legga il discorso ch’egli pr
59 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
utti sono del suo avviso; non solo pel genere di morte, ma perchè non dee parer bene in teatro che la punizione de’ due ama
i figli per assicurarsi il trono insieme col drudo. Il terror tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto di
e detestabili gli atroci delitti di sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno di sinc
ciso è salvato da un guerriero ignoto; ne cerca contezza, e trova che dee la propria vita alla grata e virtuosa Ormesinda,
e dell’uffizio di re nell’asserire (scena sesta del I), Buon re non dee esaminar le leggi, Ma sol cieco eseguirle. Qu
no amante favorito di Geldippe figlia di Carlo viene a dirle che egli dee partire; che ella chiede dilazione di un giorno;
Te del sangue de’ suoi tinte le schiere Cacciar in fuga. Ma qui dee dire Te del sangue de’ suoi tinto le schiere
con la confidente Amelia, Corradino viene mesto e confuso per dir che dee partire, e Geldippe l’incoraggisce a parlare con
imento una deflorazione violenta. Alcuna tralle commedie del Federici dee riconoscersi per totalmente tragica, come lo Schi
ificj decorati, l’apparenza del rogo ardente sull’Oeta. Singolarmente dee notarvisi il decoro conservato ne’ caratteri di E
segno l’azione restare oziosa e sospesa? E pure così avviene. Elfrida dee esigere dal re, dal padre e dalle guardie tutto l
utile alla musica. Poteva p. e. esprimersi con calore il pensiero che dee occupare Adelvolto di aver egli formata l’infelic
esimo Calsabigi in disprezzo del Metastasio. Lasciam da parte che ciò dee parer prosa a chi la riconosce a simili segni nel
60 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XI. Se il Ch. Poeta Cesareo Metastasio imitò, o poteva imitare le Opere di Pietro Calderèn de la Barca. » pp. 140-148
ero nelle Commedie . . . . ma non l’ha nelle Tragedie, il cui viluppo dee esser semplice, e naturale... Lodiamo dunque il g
61 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
6] Parte principalissima della musica drammatica è l’aria, che non si dee sotto silenzio trapassare. Il cavalier Planelli p
a ciascun s’appartiene nell’invenzione dell’opera seria, si vede che dee la città di Firenze il vanto riportarne principal
e fece la musica e la poesia, chiamato Orazio Vecchi, il quale non si dee confondere con Orfeo Vecchi, musico e maestro di
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136
aco, affinchè l’anima sua rimanga nera e maledetta come l’inferno che dee ingojarla. Va dalla madre. Appartamento della re
buffone qualche motto che muova a riso. Ma questo vero indiscreto non dee sulla scena imitarsi; in prima perchè la parte pi
à come in fatti avviene, dispiacere ancor nella scena, dove la natura dee comparire scelta e conveniente b. In secondo luog
63 (1772) Dell’opera in musica 1772
lla penultima sillaba de’ versi piani, e un altro che ogni verso aver dee presso alla metà sua, il quale ha tal forza che i
me quella che non è a finimento tristo obbligata, può (può, dico, non dee ) avere un protagonista sovranamente virtuoso. Ciò
bbe gli uomini all’infelice stato d’inazione. Il poeta drammatico non dee spacciar troppe massime. Il suo dovere è di compo
recitativo, nulla restasse ad aggiugnere nelle arie? Ma il poeta non dee consumare nel recitativo gli estremi sforzi della
o stile alla musica stromentale, a cui appartiene, anzi queste ancora dee d’uno stile sì ricercato fare assegnato uso e dis
ocché l’accompagnamento degli stromenti d’una qualche maggior libertà dee godere. Colla scorta di tali princìpi si può anco
gli abbia diretti a questo fine. Or di tai passi il diligente maestro dee fare suoi repertori, o zibaldoni, non tanto per a
zione di questo stile sia nello stil medesimo cantata, il compositore dee in quella esprimer tutto, e nella abbandonare all
usto, appreso avrebbero in quel codice prezioso, che la sinfonia aver dee connessione col dramma, e segnatamente colla prim
é a questa spezie di gesto fu dato il nome d’affettivo, non perciò si dee credere, che le due antecedenti spezie non servan
mina della mamma nel dialetto del suo paese. [Sez.IV.2.2.3] II. Egli dee proferir netto e intieramente tutte le parole, e
opera in musica. Nel vestire un personaggio greco o romano, egli noti dee così scrupolosamente seguire quella maniera di ve
tile e graziose fantasia. [Sez.V.1.0.5] Inventato il modo dell’abito, dee l’artefice porre attenzione alla scelta del color
bito che questi cesseranno di muoversi. Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori degli abiti e delle scene, è
e poste tra sé e ‘l suo oggetto. [Sez.V.2.1.5] Ma per altra parte non dee il pittor delle scene troppo scrupolosamente segu
ore, se ama d’acquistar lode d’ingegnose, e di valente nell’arte sua, dee contrassegnare quella campagna con tali particola
[Sez.V.4.4.1] L’esteriore d’un publico teatro di ragguardevole città dee spirare magnificenza e buon gusto; al qual oggett
e alla teoria della danza teatrale, donde, passando alla sua pratica, dee primieramente il maestro de’ balli badare a distr
ha mestieri di non comuni talenti. Il direttore dell’opera in musica dee regolare il poeta drammatico, i maestri della mus
[Sez.VII.2.0.1] Perché lo spettacolo sia ben eseguito, il direttore dee principalmente occuparsi della scelta degli artis
prima della metà del secolo sedicesimo. Senza che ogni altra ragione dee cedere a quella della publica costumatezza. [Sez
omposizione del quale entrano e virtù e difetti. Il direttore adunque dee conoscere quali sieno le virtù necessarie al gove
il peso della loro miseria? [Sez.VII.3.0.18] Non solamente il poeta dee rispettare alcuni difetti a cui soggiace l’umanit
ggiace l’umanità, ma sopra que’ vizi medesimi e quelle virtù, ch’egli dee prender di mira, non pretenderà di sguainarci add
nzi d’istruirlo che di dargli solazzo. Breve, il poeta drammatico non dee metter la morale in precetti ma in azione. [Sez.
ione, almen per quello che s’aspetta alla musica de gli strumenti, si dee piuttosto attribuire ad Orazio Vecchi cittadin mo
non del grave. Ma nel trascritto verso: «Anchorché s’agiti» l’accento dee retrocedere alla seconda sillaba e pronunziarsi ‘
l Cavaliere Riccardo Steele, il quale nel suo Tatler insegna, che «si dee scegliere per suggetto delle Opere Teatrali il vi
64 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
la cognizione de’ quali non è altrimenti necessaria al cantore. Né si dee far menzione di quella spezie di melodia o sensaz
avrà delle pericolose influenze su tutto il sistema. In primo, luogo dee ricondur sulle scene quel maraviglioso d’immagina
lla decorazione l’orditura, la verosimiglianza e il buon senso. Né si dee credere che finite appena le nozze avesse egli in
nocivi sono la materia propria della scena comica, che questa materia dee rappresentarsi abbellita da un colore alquanto ca
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
el sovrano cui avea servito colla penna e colla spada; Camoens, dico, dee contarsi tra’ benemeriti del patrio teatro pel su
cio, senza decenza nel costume. Gli argomenti sono di quel genere che dee bandirsi da ogni teatro culto. Ecco l’azione dell
. Laonde a questi due dotti uomini dirozzati ed ammaestrati in Italia dee la Spagna tutto l’onore di aver da’ suoi cacciata
i que’ che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta di Spagnuoli non dee chiamarsi Spagnuola? Or che puerilità affastella
nti alcuna se ne mentova che a tal sacramento possa riferirsi. 2. Non dee tenersi per fondamento di esserne autore lo stess
66 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
scienza, e il deterioramento della riputazione presso il pubblico, si dee poi riflettere, che parlando in tempo, che gli av
. Da questo esempio in somma si vuol dedurre, che il buono Apologista dee favoreggiar la Patria nella Buona Causa, in vece
67 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
olla in Trento nel 1472.a Venne poi l’Orfeo del Poliziano, nel quale dee riconoscersi la prima pastorale tragica fra noi c
er egli letto in quel Codice Veranensis in vece di Vezanensis,siccome dee leggersi per quel che appare da una lettera del m
68 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
olla in Trento nel 147258. Venne poi l’Orfeo del Poliziano, nel quale dee riconoscersi la prima pastorale tragica fra noi c
r egli letto in quel codice Veranensis in vece di Vezanensis, siccome dee leggersi per quel che si vede in una lettera del
69 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
i trassero quasi tutti da Omero e da’ tragici più antichi. Molto meno dee egli appoggiarsi nell’abbondanza de’ difetti de’
70 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94
picciole macchie, ma la massa intera del loro luminoso merito poetico dee tenersi avanti gli occhi nel ricordare i trapassa
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
fermare che l’Italia soffre tanta penuria di valenti comici, ch’ ella dee della morte del Blanes, come di non lieve perdita
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
gli sparsi pregi della beltà per formarne la sua Venere. Questo esser dee l’uffizio della vera storia teatrale ragionata ;
io seguir ? da qual sottrarmi ? e poi ; Vincete entrambi, E se alcun dee perir, pera… Ma quale ? Alceste… ? Critolao… ? No
i spoglie, e domanda ad Ormindo il cammino della reggia, che ella non dee ignorare. Viene con animo di dar la morte a Creon
one, e che non lascia intravvedere il frutto morale che il drammatico dee prefigersi. Dione ha due favoriti, Callicrate per
azione. Oltre a ciò gli eventi si enunciano con certa uniformità che dee ristuccare nella rappresentazione. Di più nella m
si del tutto, di un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse ; e che dee a lei importare l’origine della contesa in quel p
re l’origine della contesa in quel punto ? E l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo di aver saputo da Mentore a
sovrastare alla patria, l’altro grande nell’ opporsi col riguardo che dee all’ambizioso padre di Velante. Invito la giovent
i in questa tragedia. È giunto il punto, dice Arminio, in cui un solo dee regolare i Cherusci, ed egli sederà sul trono in
iso è salvato da un guerriero ignoto ; ne cerca contezza, e trova che dee la propria vita alla grata virtuosa Ormesinda, la
figli per assicurarsi il trono insieme col drudo. Il terrore tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto di
far detestare gli atroci delitti di sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno di sinc
l latte Timbevvi io l’odio del patrizio nome. Serbalo caro : a lor si dee che sono A seconda dell’aura o lieta o avversa,
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
ra d’ambe A noi convien. Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso di parlare in versi? Ma l’e
o sempre ingiusti, inurbani, e in niun modo tragici. Non per tanto si dee riflettere che Euripide era un gran maestro, nè a
tto (prosegue Le Batteux) vi si trova disposto come nella natura. Non dee lo spettatore affaticarsi, non esercitare il suo
nella natura si abbandona a se stesso e non ha più forza; e lo stesso dee seguire nelle opere del l’arte emule di quelle de
74 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
le gode fra mille pericoli e sospetti il possesso dell’amata, ciò che dee mantener sempre viva la sua fiamma. M. Crebillon
erirlo. Ciò è senza ragione. La di lui candidezza che tutto confessa, dee almeno toglierle la sicurezza che esige la vendet
accusa e vuol vendetta, ed invita il figlio alla sua tomba; or questi dee sapere qual sarà la vittima. Ma se Ninia può igno
31. V. un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee a’ letterati. 32. V. il di lui discorso premesso
75 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181
erebbe sì viva e naturale, se non considerasse, che a quella cosa non dee badare? Se non m’inganno, io ve ’l farò toccar co
one inverisimile può produrla. Voi però affermate, che sendo tale non dee , nè può produrla. Dunque la partorisce un altro p
parte dal Signor Iriarte, e da me sopraccennati, la rappresentazione dee sempre essere imperfetta, e rimarrà sempre all’Ud
76 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
cene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio come si dee , come richiedesi al di lui stato? Del verso e del
e non vede altro che gravi riflessioni e fredde massime! Ma se non si dee cantar quest’immagine piena d’affetti vigorosi, e
taccia a torto e inurbanamente di puerilità un grand’uomo, cui tanto dee il teatro musicale, egli poi non ha totalmente to
77 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
. Si può notare eziandio che o la rappresentazione di questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come riflette Metastasio
rdia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenir
lo teatro, ma dove gravemente decidevasi del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di
d’ambe A noi convien. Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso di parlare in versi? Ma l’es
no sempre ingiusti, inurbani e in niun modo tragici. Non per tanto si dee riflettere che Euripide era un gran maestro, nè a
gue il Signor Le Batteux) vi si trova disposto come nella natura. Non dee lo spettatore affaticarsi, non esercitare il suo
nella natura si abbandona a se stesso e non ha più forza, e lo stesso dee seguire nelle opere dell’arte emule di quelle del
78 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
non introdurre un amor galante in un argomento in cui l’ amor tragico dee regnar solo”. E quest’unico difetto trovava nella
primo a introdurlo nella tragedia con decenza e delicatezza; e quindi dee dirsi che da lui cominciasse la scena tragica ad
79 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
ersonaggi a favellare senza rendere le strade solitarie, la qual cosa dee osservarsi nella lettura di esse colla descrizion
cerre i tratti più espressivi dal vastissimo campo della natura, come dee fare il comico, che in calcare le orme del piccio
80 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
ti. Un parassito con danajo è indegno di portarne il nome. Egli esser dee puro cinico di setta: pochi mobili a lui bastano,
tà. Saturione si rattrista al’ vedere andare in fumo il banchetto, se dee dipendere da questo intrigo. Tossilo conchiude ch
s. Vanne dunque in casa, previeni la giovane, instruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia, da chi de
Toss. Ottimamente. Prendi anche un vestito per mascherar colui che dee fingersi forestiere e vendere tua figlia. Satur.
l giovane Stratippocle. Oltre a ciò per procurargli quaranta mine che dee a un usurajo per aver comprata un’ altra donna, f
81 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
icolo, pag. 72, lin. 7, dopo le parole, se non che il proprio autore, dee cangiarsi ciò che segue nell’opera ne’ diciotto v
82 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 316-325
itica a non sofferire che gli odj sieno eterni. Nota XXVI. Si dee sapere, che fra gli altri ciarlatani, empirici ed
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
interprete de’ più forti. E se non ci appare artista completo, ciò si dee forse a una recitazione affaticata, direi quasi a
84 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130
tista della Porta diede alla luce il suo Ulisse nel 1614, nella quale dee lodarsi la scelta del protagonista, la naturalezz
benchè di molte se ne veggano anche nella tragedia del Bonarelli. Non dee omettersi però, che per l’economia della favola l
85 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
al vero discopritore la gloria di dare il nome al Nuovo Mondo. Ma ciò dee privarlo del l’onore di essere stato uno de’ prim
86 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
al vero discopritore la gloria di dare il nome al Nuovo Mondo. Ma ciò dee privarlo dell’onore di essere stato uno de’ primi
87 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
di prodigi che produceva in Grecia l’antica. La qual meraviglia tanto dee crescere maggiormente quanto che la sfoggiata ric
cibiade: Non saprei trovarlo. Socrate: Provati un poco. Quali sono le dee che presiedono a quest’arte? Alcib. Intendi forse
va coltura; lo strumento adunque destinato a rappresentar le passioni dee per conseguenza rappresentare i suddetti cangiame
certezza del compositore nel numero delle note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e nei tempi che debbono impiegarsi
88 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
si risponderà col Voltaire ; ma noi sostenghiamo che l’arte sceglier dee fra gli eventi naturali quelli che non distruggon
on ho mai potuto vedere ; e solo da’ fogli periodici ricavo che esser dee una vera tragedia cittadina che forse non degener
ersonaggi a favellare senza rendere le strade solitarie, la qual cosa dee osservarsi nella lettura delle commedie Liveriane
er una particolar società di dilettanti. Tra le commedie di carattere dee contarsi come buona. Il Merlo al vischio. Questo
segno l’azione restare oziosa e sospesa ? E pur così avviene. Elfrida dee esigere dal re, dal padre, dalle guardie tutto l’
utile alla musica. Poteva p. e. esprimersi con calore il pensiero che dee angustiare Adelvolto per aver egli formata l’infe
disprezzo dell’ altissimo poeta Metastasio. Lasciam da parte che ciò dee parer prosa a chi la trova ne’ drammi del Romano
autori un patto tacito, per cui si accorda che un innocente accusato dee tenersi per colpevole, per andare avanti. Senza d
lasciano in calma, se non hai nè delirio nè trasporto, se in ciò che dee rapirti tu non trovi che del bello ; osi tu doman
za che si avvicina all’ assoluta. Or non son questi gli esemplari che dee raccomandare il gusto ? Visono poi certe farsacce
89 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
ti. Un parassito con danajo è indegno di portarne il nome. Egli esser dee puro cinico di setta; pochi mobili a lui bastano:
à. Saturione si rattrista al vedere andare in fummo il banchetto, se dee dipendere da questo intrigo. Tossilo conchiude ch
ce. Vanne dunque in casa, previeni la giovane, istruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figliuola, da chi
Tossilo: Ottimamente. Prendi anche un vestito per mascherar colui che dee fingersi forestiere e vendere tua figlia. Alla st
l giovane Stratippocle. Oltre a ciò per procurargli quaranta mine che dee a un usurajo per aver comprata un’altra donna fa
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273
tista della Porta diede alla luce il suo Ulisse nel 1614, nella quale dee lodarsi la scelta del protagonista, la naturalezz
benchè di molte se ne veggano anche nella tragedia del Bonarelli. Non dee omettersi però, che per l’economia della favola l
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
non introdurre un amor galante in un argomento in cui l’amor tragico dee regnar solo ». E quest’unico difetto trovava nell
introdurlo nella tragedia con decenza e delicatezza; per la qual cosa dee dirsi che da lui cominciasse la scena tragica ad
92 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
4 si mostra in qual maniera debba eseguirsi la disfida. Lo sfidatore dee dire al chiamato, sei un traditore, e ’l disfidat
n traditore, e ’l disfidato rispondere, tu ne menti; e questa disfida dee farsi per corte e alla presenza del re. Si proseg
93 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170
i di una delle di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo, da essa dee prendersi la vera sorgente ed il modello della co
94 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
n fine si risolvono in nulla22; e chi non conosce le greche tragedie, dee sulle di lui parole concepirne un’immagine totalm
si conviene allo stato mio»; al che il P. Brumoy soggiugne: «l’attore dee mai mostrarsi inteso di parlare in versi»? Ma l’e
rorompo in querele da forsennata. L’espressione dunque d’Ifigenia non dee tradursi letteralmente per l’istessa misura de’ v
in cambio di Admeto suo Marito, dagli stupidi ammiratori de’ moderni dee leggersi attentamente l’atto II per apprendere l’
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716
el pubblico ? Io credo il pubblico ; il quale, o genialità o realità, dee volere soprattutto dell’arte pura. Tuttavia (e qu
96 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
ro gli spropositati groppi gongoreschi di matte metafore. La gioventù dee però esser prevenuta che Gongora non manca di mer
la finestra della prigione, e le dice che se non vuol essere ingrata, dee cercar nuova guisa di soddisfare al suo debito. L
ste, de que muy zelosa està. Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola di ogni verso del discor
ncessantemente da inculcarsi a’ poeti scenici, che il diletto non mai dee andar disgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di
dice, Es noche de Jueves santo, Que se hace prision en huerto. Non dee , però dissimularsi che nè gl’Impegni in sei ore,
97 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
sca; ma intanto non si sono recitati che foli dodici versi, ne’ quali dee supporsi trascorso il tempo richiesto al congress
bblìo l’accaduto, oggi però che è palese ch’ella abbia partorito, non dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per su
è palese ch’ella abbia partorito, non dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per suo un bambino che di lui non nac
a solita divisione degli atti dell’Eunuco. A suo credere l’atto I non dee terminare colle parole di Taide, Concedam hinc in
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
4 si mostra in qual maniera debba eseguirsi la disfida. Lo sfidatore dee dire al chiamato, sei un traditore; e il disfidat
n traditore; e il disfidato rispondere, tu ne menti; e questa disfida dee farsi per corte nella presenza del re. Si prosegu
99 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
, l’inferno di don Giovanni Tenorio tutto in un fascio? Ma tutto oggi dee sacrificarsi a’ ballerini. L’anno 1782 (ed è ques
lasciano in calma, se non hai nè delirio nè trasporto, se in ciò che dee rapirti, tu non trovi che del bello, osi tu doman
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
olti neccessari auuertimenti et ricordi. Sommario Di che qualita si dee elegere la comedia da recitarsi — Cauar le parti 
egola particolare, dirò solo, generalmente parlando, che il recitante dee sempre portar la persona suelta, Et le membra sci
ci mostra. et generalmente dico ancora, che mentre si parla ; non si dee mai caminare, se gran necessità non ce ne sforza.
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