o comico, famosissimo sotto la maschera dello Scapino, che il Goldoni
dice
eccellente pantomimico, e d’un esccuzione esattis
fosse in prigione, l’atto di matrimonio che tolgo dallo Ial non ce lo
dice
: A di sedici luglio, mille settecento ventiquat
lie del suo padrone, ovvero la Cameriera nobile ; e tanto vi piacque,
dice
il D’Origny, per la energia, l’intelligenza e la
ne, che non si fu punto in forse di accettarlo in società. Nel 1740 –
dice
lo Ial – egli fu ricevuto come segretario, serban
n lustro a pena, morì a settantadue anni il 12 giugno del 1774. Egli,
dice
il Campardon, di cui un celebre satirico aveva de
Visentini-Rusca Margherita. Figlia di un muratore di Venezia –
dice
Gueullette. – Nata a Bologna – dice la prefazione
iglia di un muratore di Venezia – dice Gueullette. – Nata a Bologna –
dice
la prefazione del Nuovo Teatro italiano (Parigi,
ruolo, alla Comedia italiana di Parigi il 1716. Essa era, quel che si
dice
, una gran buona donna : non forte attrice, ma non
Casanova nella Compagnia Grimani per le parti di amorosa. Il Goldoni
dice
ch’ella, giovane, bella, di aspetto signorile, e
della parrocchia di S. Giacomo Apostolo di Udine (Loehner, op. cit.),
dice
che Antonia, moglie di Antonio Ferramonti, verone
ì 5 agosto 1735. Ferramonti Camilla. « Prima donna di sommo merito –
dice
Fr. Bartoli – che travagliò con indefessa attenzi
me attore e capocomico, ma anche come scrittore. Fu uomo piissimo ; e
dice
Francesco Bartoli che a’compagni suoi inculcava
visazioni de’ comici più o meno intelligenti. Zanuzzi, per esempio, –
dice
Cailhava ne’ suoi studî su Molière – sosteneva la
strampalata ampollosità del fraseggiare. Eccone un saggio. Cintio
dice
a Fulvio : Nel crociuolo della fede l’oro della
tesi, che le commedie cioè sono la più moral cosa del mondo, e chi ne
dice
male un fior d’ignorante, egli conclude : …. Nel
’autorità cuopre i difetti, o che gli muta il nome. Se un gentilhuomo
dice
alcune cose ridicolose, si dice ch’egli è faceto
e gli muta il nome. Se un gentilhuomo dice alcune cose ridicolose, si
dice
ch’egli è faceto ; ma ad un pover huomo senz’altr
è faceto ; ma ad un pover huomo senz’altro è un buffone. S’un Signore
dice
un motto satirico, vien tenuto per arguto ; ma il
sse un gentil’ huomo, si direbbe un servizio, et ad una par vostra si
dice
ajuto. Il ruffianesmo è come il furto : in un gra
ino, e mariuolo, per giunta, del peggiore stampo. Quando Scappino gli
dice
: « vorrei che tu facessi una cosa contra a l’uso
Zannata oscena, e che la stimassero Commedia : poichè vi è taluno che
dice
Commedia alle bagattelle che fanno i bambocci de’
ndreini Gio. Battista, Fidenzi Cintio, Malloni Maria, Zecca Niccolò),
dice
di sè stesso : Ed io più infimo di tutti, fui fa
ll’accidente. Niccolò Barbieri terminò cristianamente i suoi giorni —
dice
il Bartoli — poco dopo il 1640. Ed ora alcune pa
Lombardo Gio. Donato detto il Bitontino. Il D' Ancona
dice
che il Gio. Donato, che è tra gli Uniti firmati n
e, ma anche per dilettanti. Nella licenza del prologo nono (d’ Amore)
dice
: ho congiunti dietro questo teatro certi amorosi
un’opera amorosa. In quella del prologo ventunesimo (della Gloria),
dice
: Oggi coronerò di qncsta corona di lauro, di fi
orme al vostro desiderio. La licenza del prologo LIV (della Fatica),
dice
: Ogni cosa che giovamento apportar suole, da me
Benedetti Luigi fiorì –
dice
F. Bartoli – ne’ Teatri di Roma sua patria, dove
i, Memorie inutili, II). Scioltasi la Compagnia del Sacchi, ridotta –
dice
esso Gozzi – per le di lui stravaganze un carcame
i a Bologna, ov’egli ottenne onorato impiego. Fu il primo e l’unico –
dice
F. Bartoli – che portasse in Lombardia una commed
o di Burchiella i fatti e le prodezze di Manoli Blessi strathioto, ci
dice
di lui che nel recitar commedie passò così avanti
tà sua. – E de’versi che il Burchiella lasciò in italiano e in greco,
dice
il Dolce ch’e’ potean contendere con quelli del B
e di Manoli Blessi è scritto in una lingua (greco volgare ?) che ha –
dice
il Rossi (le lettere del Calmo) – fenomeni foneti
e che cominciò a fiorire verso il 1560. « Il Ghilini nel suo Teatro –
dice
esso Quadrio – per occasione di Giulio Cesare Cap
Ricci Anna, bolognese « figliuola —
dice
il Bartoli, di Paolo Ricci, accademico recitante,
. » Entrò con lui in arte, sostenendovi le parti d’ingenua ; e di lei
dice
ancora il Bartoli che « nelle cose dove la tenere
altro dato nella poesia greca e latina al solo Giove) Ioda Achille e
dice
con poetica bellezza che il di lui nome solo è d
l di lui nome solo è definizione degna di Achille. Di Agamennone si
dice
che gli eroi della Grecia si gloriano di essergli
udencia , livellando la sua condotta dalla sua prudenza. De’ Greci si
dice
, separamos los brazos de los cuellos de las espo
mennone nè vuol cedere Criseida, nè permettere che sia riscattata, si
dice
con proprietà castigliana ni cederla quiere ni r
conda parte di essa (che conviene alla prima come il basto al bue) si
dice
: Y de nuestras vidas con afectos nobles aprehen
obles aprehendan los robles à permanecer. Achille nella scena quarta
dice
a Briseida, Al beneficio de los ayres puros Nues
ta, e nella seconda parte, che non ha che fare col primo pensiere, si
dice
, Sin tus perfecciones serà à mis pasiones dific
ed Achille; ed il servo, contro l’indole de’ Taltibii, disubbidiente
dice
che gli ha enunciati, ma non è passato oltre per
ni, los pajaros parleros sean mudos testigos che lo stesso Achille
dice
di avere appreso da Ulisse â despreciar la voz d
, perchè nel dramma del La Cruz niuno glie l’ha detto; che Agamennone
dice
ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patrocl
re trallo sfoderarsi i ferri e trafiggerlo. Ersilia che nell’atto III
dice
da parte di avere scritto il biglietto, manifesta
che La Motte nelle sue prose ostentava. Contra il tragico artificio (
dice
ancora il dotto critico) le belle doti di Costanz
er la virtù che possiede. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che
dice
la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che
piano. È la sola tragedia tenera composta dal Voltaire, in cui (egli
dice
) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominc
l suo amore persiste in tutto il vigore. Io mi volgo piangendo a Dio (
dice
Zaira) ma, o Fatima, ben tosto
erestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostro Dio,
dice
il primo, Et ce Dieu la punit d’avoir brûlè pour
o, dice il primo, Et ce Dieu la punit d’avoir brûlè pour toi. Ella (
dice
Fatima insultando Orosmane) si lusingava che Iddi
o mal persuaso. Tu hai all’infelice mio figlio rapita quest’armatura,
dice
Merope. Questa? è mia, le dice Egisto. Merope tut
lice mio figlio rapita quest’armatura, dice Merope. Questa? è mia, le
dice
Egisto. Merope tutta commossa meritamente ripigli
tu? Ed Egisto coll’ingenuità che lo caratterizza, je vous jure , le
dice
, Par vous, par ce cher fils, par vos divins aïeu
perava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma egli
dice
che suo padre si chiama Policlete, e la reina tor
gerla alle abborrite nozze, facendola temere per la di lui vita? Egli
dice
: Voila mon fils, madame, où voila ma victime. E
natismo o Maometto è dopo il 1740, benchè in una edizione del 1743 si
dice
composta fin dal 1736 e mandata allora al princip
traduzione dell’elegantissimo p. m. Giuseppe Maria Pagnini. Ravvisa,
dice
Gusmano a Zamoro, De’ Numi che adoriam la differ
a riscatto tutti coloro che hanno perduta l’innocenza; e nell’Olimpia
dice
acconciamente l’istesso Voltaire, Helas! tous le
nto, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno di una madre? Si
dice
, è vero, Au sacrificateur on cache la victime,
rova il parricidio come un’ azione lodevole e dal cielo desiderata, e
dice
dopo il fatto, Le ciel est satisfait; la vengean
a del delitto della madre? La lettera di Nino moribondo a Fradate non
dice
altro se non che: io muojo avvelenato, e soggiugn
giacerebbe a quel medesimo infortunio. E per ultimo si noti che Assur
dice
a Ninia al comparire Semiramide spirante, Règard
hiamando con tanto fasto ed apparecchio i Francesi ad ammirarlo? Egli
dice
in prosa rimata, Contemplez de Bajard l’abaissem
una scelleratezza meditata da Avogadro? In niun conto. L’ho tolta (
dice
Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisc
acevole p. e. questa di Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna, e
dice
a’ soldati: Mort je puis vous guider , morto anc
to ancora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina, si
dice
di Avogadro e del Disertore morti entrambi nel so
nza de’ popoli, abusano del potere, insolentiscono, e diventano, come
dice
il Muratori, gravosi anche agli amici per la lor
devole. L’assassino, l’infame, il poltrone Altemoro della tragedia si
dice
essere il Principe d’Altamura napoletano. Questo
si dice essere il Principe d’Altamura napoletano. Questo personaggio,
dice
il tragico meschino, e lo storico impostore, est
i, il comando delle sue truppe. Sia questo un fatto tres-vrai , come
dice
il Belloy. È però una cosa stessa col dipingere G
; quella di Teseo, Pallante e Medea, in cui Teseo con acuta ironia le
dice
vous fûtes mère , rimproverandole la strage de’
’attenderà. Montcassin con risposte pungenti trafigge Bianca, che gli
dice
che a torto egli di lei si lagna. Distruggi dunqu
, che gli dice che a torto egli di lei si lagna. Distruggi dunque (le
dice
) i miei sospetti. Io t’amo (risponde) ciò dee bas
bedienza, potendosene a ragione offendere lo sposo. Bianca nettamente
dice
, che questa obedienza la fa tremare, e rivela di
vela di aver fatta un’ altra scelta. E chi è colui che hai tu scelto (
dice
Contarini)? Quello che arriva, dice Bianca, addit
E chi è colui che hai tu scelto (dice Contarini)? Quello che arriva,
dice
Bianca, additando Montcassin che giugne. Contarin
Bianca, additando Montcassin che giugne. Contarini a lui rivolto gli
dice
: siete voi il seduttore di mia figlia? Montcassin
a. Contarini comanda che esca di sua casa. Montcassin minaccevole gli
dice
: Ah cet excès d’outrage Comme à ta cruautè, m
Contarini, ed a proporre le sue angustie ed i suoi dubbii. Contarini
dice
, io gli farò svanire; venite nel bel mezzo della
l palazzo vicino del ministro di Spagna. Egli viene; tutto è perduto,
dice
, le so
di morte o di fuga. Montcassin l’affretta a fuggirà. In questo punto (
dice
Bianca)? Montcassin, e che aspetti tu ad abbandon
ì l’obbrobrio ti copre bisogna dunque incontrarla, e parte. Contarini
dice
a Bianca, che viene lo sposo col sacerdote. Io no
anca, che viene lo sposo col sacerdote. Io non diverrò mai spergiura,
dice
Bianca. E Contarini le dice, che se persiste a di
sacerdote. Io non diverrò mai spergiura, dice Bianca. E Contarini le
dice
, che se persiste a disubbidire, la maledirà. Nel
voglia dire quell’apparato funesto? Quello del Consiglio de’ Tre, gli
dice
Pisani; quì pronuncia, e nel fondo punisce. Montc
ù recente metodo de’ moderni. Sottentrano Contarini e Capello. Questi
dice
al Collega, perchè mi riveli in questo punto che
scolpa veruna da allegare; risponde di non averne alcuna. Capello gli
dice
: grande interesse avrete avuto ad infrangere la l
morte, ed invita Capello a votare. Contarini lo chiama a parte, e gli
dice
: io ben comprendo che se non foste suo rivale, pu
un testimone arriva; e questo testimone è Bianca velata. Si svela, e
dice
di venire per l’accusato. Dice, Son crime c’est
ma il Foscarini veneto è trasformato in un Montcassin francese che si
dice
di aver salvata due volte Venezia. Ma è permesso
la sua epistola a S. A. la Duchessa du Maine. b. Oltre a ciò che si
dice
in varie collezioni delle sue opere, si veggano l
stata distaccata dal Milanese per 83 anni. Non è dunque vero quelche
dice
il Belloy che era stata sotto il dominio Veneto p
classe delle Tragedie, bensì il Poeta dal numero de’ buoni Tragici. E
dice
forse altra cosa il ch. Tiraboschi? Egli1 asseris
one, il merito tragico, e il pregio dell’invenzione. Quanto al tempo,
dice
l’Apologista, che secondo Gregorio Giraldi, essa
Satire, ma solo alcuna Commedia che fu intorno al 1498., il Trissino (
dice
il Giraldi) habet Sophonisbam Tragædiam in manus,
del 1516., come io dissi. Vero è che il Zeno nelle Note al Fontanini
dice
che la Rosmunda si rappresentò nel 1517.; il Volt
ò che porta la rappresentazione della Sofonisba in Vicenza, al 1514.,
dice
così di quella della Rosmunda: “Deux ans aprés le
ofonisba si rappresentò nella Patria dell’Autore. Vediamo ora ciò che
dice
l’Apologista sul merito di questa Tragedia. Egli
ologista sul merito di questa Tragedia. Egli veramente da se nulla ne
dice
, ma la stima di poco pregio appoggiandosi all’aut
a queste? In oltre il Varchi parla dell’Antigona di Luigi Alamanni, e
dice
che anzi che Tragedia debba dirsi traduzione dell
esi? a quello di M. de Voltaire Tragico insigne? “Essa è nobile (egli
dice
), è regolare, e scritta puramente. Havvi de’ Cori
fece imprimere nel 1585. Il Montiano che fu assai diligente altro non
dice
nel I. Discorso se non che “sono così antiche le
6. affermato positivamente dal Signor Lampillas; nè poi a verun patto
dice
il Montiano che si componessero in Italia. Il Sig
che si componessero in Italia. Il Signor D. Giuseppe Lopez de Sedano
dice
, come il Montiano, che le scrivesse prima del 153
ma del 1533., ma non già che ciò avvenisse in Italia: “Costando (egli
dice
) che le compose prima del 1533., e trovandosi fuo
cora quel triste annessovi con tanta felicità. Per esso ha rimediato (
dice
il Signor Lampillas) “in parte alla moltiplicità
a in tal dialogo si riconosce più la Polissena Greca saggia in quanto
dice
, magnanima ancor morendo? Non pare convertita in
glio del precedente. Recitava le parti d’ innamorato, e il Bartoli lo
dice
nel 1781 di freschissima età. Lo vediamo capocomi
issimo a Bologna col Menichelli, protagonista, nell’ estate del 1795,
dice
ch' egli esprimendo con tragica energia il soprae
cedente. Lo vediam terzo amoroso nella Compagnia di Giuseppe Imer ; e
dice
il Goldoni ch' egli fu cattivo comico finchè fece
disdiceva, anzi lo rendeva di piacevole caricatura. Anche il Bartoli
dice
che travagliò con molto spirito nella maschera de
aveva domandato le commedie volgari già rappresentate a quella Corte,
dice
che non può favorirlo, per essersi fatte soltanto
alcuni degli attori in Francia, a Napoli, a Modena, a Reggio. E dove
dice
(nella lettera autografa, che è nel ducale Archiv
Così il Bartoli. Benedetto Croce ne’ suoi Teatri di Napoli(pag. 104),
dice
che evidentemente il Brancaccio era un gentiluomo
del Bartoli fatte sul Prologo stesso. Alla fine di esso il Brancaccio
dice
: la commedia si chiama La Flaminia, nome pur tro
rlo Antonio, nato il 1702 non sappiam precisamente dove (il Campardon
dice
a Venezia, Fr. Bartoli a Verona, e lo Jal forse a
ea, fatto per dar aria alla sala. Carlo Veronese, uomo facoltoso –
dice
Fr. Bartoli – che accrebbe, andando in Francia, l
quattordici anni dopo la morte dell’eccellente Pantalone. Il Bouchot
dice
: « vers 1730. » Ma io credo debba assegnarsi una
hiezza; ma egli è pure il vero, che le sue fole, e i suoi sogni (come
dice
bene Longino de sublim. cap. VII) sono belle fole
Nota IV. Eschilo, secondo il testimonio di Sofocle, e secondo che
dice
Callistene presso Luciano, e Plutarco nel Simposi
gedia allegorica sopra i Re, e forse sopra Serse, e sopra Dario, come
dice
il P. Pietro Brumoy. Æschile dans son Promethée (
eurs amis. Nota VI. Lo scopo della Poesia e dell’Eloquenza (
dice
ottimamente il Signor Raimondo di Saint-Marc) è d
m Homero esse discipulum. Senofonte nel libro I delle Cose Memorabili
dice
: Homerum in carminibus Epicis, in Tragicis Sophoc
i Samo nel terzo o quarto anno dell’olimpiade LXXXIV. Ipsos scenicos (
dice
de’ Greci S. Agostino nel lib. IV della Città di
giorno ch’egli uscì alla luce del mondo. Nota XIII. Euripide (
dice
Quintiliano nel lib. X delle Istituz. Orat:, c. 1
Nota XVI. Crudelitas fati tanto ingenio non debita, di lui
dice
Valerio Massimo lib. IX, cap. 12. Da ciò che il d
cendi. Quando principiò a fiorire la commedia mezzana, Chori loco (
dice
il dotto Scaligero nella Poet. lib. I c. 9.) Para
si. Nota III. Ovidio nel principio del libro I de arte amandi
dice
, siccome traduce l’Ab. Metastasio, che Le disp
mps un portrait véritable, Pour consommer cette oeuvre du démon,
dice
benissimo il Signor di Voltaire. Nota VII.
mon, dice benissimo il Signor di Voltaire. Nota VII. “Noi (
dice
Gellio lib. II, c. 23.) leggiamo le commedie de’
giudicio, seguito in ciò dal Poliziano nell’erudita Selva de’ poeti,
dice
, che di questa infericrità n’è cagione, che i Lat
stri rappresentatori e le decorazioni. Il n’y a que les connaisseurs,
dice
bene il Signor di Voltaire, qui fixent à la longu
Il celebre Marc-Antonio Mureto nelle varie lezioni lib. XVI, c. 15
dice
: Ex omnibus Senecæ tragœdiis plurimum mihi semper
si contengono, ma per aver saputo formarli a cantare di ciò che, come
dice
Orazio, proposito conducat & hæreat aptè, abb
agici Greci. Nota XIV. Giusto Lipsio sopra l’Ercole Eteo così
dice
: Profecto tota hæc fabula præter cæteros argutatu
gi d’Italia, di Spagna &c. Nota XVIII. Io sono d’avviso (
dice
il P. Bianchi) che sebbene appresso i Romani il n
no è dipinto e sostenuto felicemente. Che risposta recherò al mio re?
dice
l’ambasciadore Moro nell’atto I; e Gusmano: che i
se l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito 2. Temi la morte?
dice
Gusmano al figlio, Confiesalo à tu padre que t
ve e prodotte da un affettato patriotismo. La censura del Signorelli (
dice
il difensore) suppone pochissima riflessione sull
tirsi in flebile elegia o lugubre epicedio. Circa poi le declamazioni
dice
il protettor dell’Ayala che il Signorelli dovea f
i aver tenuto sulle spine l’ ascoltatore per altri ottanta versi, gli
dice
: senti la tua pena e la mia angustia; Giugurta .
inati. Può lodarsi simile distribuzione di materiali? Megara partendo
dice
ad Olvia, observa esta parte, ella resta a far l’
ze? Incongruente è pure l’abboccamento di Giugurta con Olvia. Ella le
dice
che passi co’ suoi a Numanzia, mentre ella l’atte
parlando sola a voce alta, perchè l’ode lo spettatore e Giugurta che
dice
Olvia es, i su espada me asegura. Viene anc
tro motivo se non perchè Olvia dee dire a Terma una inutile bugia. Le
dice
dunque che si è travestita per uccidere Giugurta.
er uccidere Giugurta. Stando altercando esce Aluro in tempo che Terma
dice
, refrena tu furor, ed egli ciò udendo dice, quest
e Aluro in tempo che Terma dice, refrena tu furor, ed egli ciò udendo
dice
, questa che parla è Olvia, certamente questo è in
r avea confuso un Affricano con la sua innamorata. Megara ti attende,
dice
Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedir
Giugurta. Parte Dulcidio, e seguitando le donne a contrastare, Terma
dice
, Numantinos; ed Aluro seguita a crederla Olvia, e
come alla porta di una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli
dice
: giacchè la tenda di Scipione stà vicina (verisim
ivano la veduta), ditegli che vo’ parlargli. Che pretendi, Numantino?
dice
Scipione affacciandosi. Megara lo riconosce subit
erta, ma s’impresse in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (ci
dice
l’editore di Madrid) si compose quando uscirono l
ergense, ne vennero ben sessantamila. Ma niuno de’ citati cronisti ci
dice
che Alfonso VIII vi fusse andato con gli altri. E
rna frettoloso, intende che Garcia conduce i sollevati, e si sdegna e
dice
, su garganta El hilo probarà de mi cuchill
ziosa e amante viene a tentar di commuoverlo. L’ha egli chiamata (gli
dice
) per darla in potere de’ sollevati? Lagnasi il re
per darla in potere de’ sollevati? Lagnasi il re di tali parole, e le
dice
che l’esilia per salvarle la vita. Ella vuol riac
l re; ma ella già poco spera nelle proprie lagrime. Altra volta, ella
dice
, avrebbe per esse dichiarata la guerra a chi che
a reale per cinquantotto versi14. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso
dice
: Raquel llora! mucho de ti recelo valor mio. Ande
l patetico di quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo, e gli
dice
: non ordinaste voi stesso il mio esiglio? É vero,
mularlo, e gli dice: non ordinaste voi stesso il mio esiglio? É vero,
dice
Alfonso, ma ne fu cagione la paura che io ebbi, t
el inserito anche nel Parnaso Español. Luis de Ulloa autore del poema
dice
così: Traidores, fue decirles, y turbada vie
en fra tanti robusti armati solo, debole e vile cava un pugnale (come
dice
) per difendersi, e Fañez per non far macchiare le
no? Rachele moribonda chiama Alfonso che giugne, ed ella spirando gli
dice
che la plebe sollevata l’ha condannata a morire,
di Oreste in vece di raffreddarla con fanciulleschi enigmi? Chi sei?
dice
l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste rispo
si nota una felice imitazione di un pensiero del Metastasio. Zenobia
dice
, salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti deb
E se entrambi non puoi, salva il mio sposo. Vetturia nel Marzio
dice
, Ad una madre Tu ridona il sostegno, e con
conto che fa Agnese alla regina nell’atto II: quanto la stessa Agnese
dice
nell’atto V è parimente espresso con verità ed af
nell’oziosa scena 2 dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bassi
dice
alle principesse che gode del loro arrivo e che n
tanto si trova espresso con passione e felicità ciò che nell’atto IV
dice
Ifigenia al padre tratto dal greco, e ciò ch’ella
e nell’atto IV dice Ifigenia al padre tratto dal greco, e ciò ch’ella
dice
ancora nella conchiusione della 7 scena dell’atto
recare al nostro idioma in versi sciolti la di lui Raquel, come egli
dice
, Per la gloria di dare all’un germano Dell’a
rapitoci dalla morte nell’età di anni 42 in circa nel 1780. 2. Tito
dice
a Sesto: Odimi, o Sesto, Siam soli: il tuo
Mori) pillando, quemando, talando, arruinando, matando y cautivando,
dice
il Duchesne nel suo Compendio della Storia di Spa
iconoscenza Elettra indirizzando la parola ad Oreste che crede morto,
dice
, come io traduco, Vieni pondo ben lieve in pic
nte in quella di Antonio Marchesini, applauditissimo. « Era verboso –
dice
il Bartoli – e ne’ lazzi suoi mostrava una comica
di Venezia a sostituirvi il Brighella Gandini, e benchè non avesse –
dice
il Goldoni (Ediz. Pasquali, XV) – gli adornamenti
oni ed invocazioni di ogni maniera mostra l’orrore onde è preso, indi
dice
: Ricordati di me? sì alma infelice; scancellerò
l’interno del nipote si tiene in disparte per intendere ciò che Amlet
dice
ad Ofelia. Il principe viene dicendo fra se. Qua
tenga l’occhio attento sopra del re e l’esamini con tutta la cura, e
dice
che farà egli lo stesso, e si communicheranno poi
te un poco: affine ne accoglie gli amorosi omaggi. Ciò vedendo Ofelia
dice
ad Amlet: Of. Che è questo? Aml. Questo è un ass
lma, il primo uccise. A questo passo il Re Danese commosso e colpito
dice
ad Amlet: Re. Ti sei bene informato dell’azione
attista. Viene un commediante ad avvelenare quel che dorme, ed Amlet
dice
: Aml. Vedete? Ora l’avvelena nel giardino per us
se l’ammazza mentre stà orando, gli assicura la gloria eterna. Nò ,
dice
, l’ucciderò quando tripudii, gozzovigli, giuochi,
a poco a poco dal colpevole suo nuovo sposo… Di poi ripigliandosi le
dice
, che anzi nol faccia, ed ironicamente le insinua
si occulta. Si ode strepito grande. Un cavaliero chiama la guardia, e
dice
al re che fugga, perchè il volgo va seguendo Laer
ari presentano alcune lettere. Orazio legge; è un foglio di Amlet che
dice
: Orazio, come avrai letto questo foglio, diriger
Amlet. Il re ha raccontato a Laerte la verità dell’accaduto, gli
dice
poi di non aver potuto ancora vendicare il sangue
hini parlando di Ofelia che si ha da sotterrare in luogo sacro. L’uno
dice
che ciò stà ben disposto dal giudice; l’altro che
cuore che l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet
dice
che egli si ride di simili presagi; pur nella mo
che si chiudano le porte, e che si trovi il traditore. Laerte morendo
dice
, che il traditore è presente . Tu sei morto, Am
Amlet muore. Termina la tragedia coll’arrivo di Fortinbras, il quale
dice
che paleserà tutto tosto che saranno esposti alla
rie alla semplicità della bella natura. Quando piangevano i poveri (
dice
Antonio) Cesare lagrimava ; l’ ambizione doveva e
iprende coloro che comparano Racine e Shakespear, perchè il primo (ei
dice
) ha fatte tragedie; e l’altro soltanto composizio
a greca diventò sì comune dopo la presa di Constantinopoli, che, come
dice
Costantino Lascari nel proemio ad una sua gramati
pubblicate in Londra in otto volumi nel 1765; e pure nella prefazione
dice
di lui moltissimo bene e moltissimo male, che è q
di un nazionale il carattere del poeta drammatico inglese. I critici (
dice
Johnson) hanno rimproverato a Shakespear il tropp
mancavano le dignità richieste nella loro classe. Dennis si offende,
dice
Johnson (e Dennis, signor Sherlock, era anche nat
si è andato sempre più disviluppando sino a’ nostri giorni. a. Ciò (
dice
Pietro Bayle) si riferisce da Balsac sul testimon
introdursi nella distribuzion delle parti degli Amori di Alessandro,
dice
: La parte della Majani è di una giovinetta alqua
doro), e all’intendimento di adattar la parte alla signora Bresciani,
dice
: la signora Giustina si sarebbe opposta.
Davia Marta. Bolognese. Nata –
dice
il Bartoli – da poveri parenti, cominciò per proc
ambo pel Sacchi Truffaldino (Firenze, tip. Colombani, 1774, T. VIII),
dice
: Se il Sacchi avesse que’due compagnoni, (Antoni
a prima attrice dello Stenterello Luigi Del Buono (V.). Dell’arte sua
dice
la Gazzetta Universale di Firenze (10 gennajo 180
r il corso di molti anni. Il Morrocchesi nelle sue Memorie inedite la
dice
invece : instabile e prosuntuosa ; robusta e di g
è dipinto e sostenuto felicemente. Che risposta recherò al mio re?
dice
l’ambasciadore moro nell’atto I; e Gusmano: Che i
se l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito a. Temi la morte?
dice
Gusmano al figlio; Confiesalo à tu padre que te
ia usata dal Cadahalso, e da me non approvata. Si es un vicio (egli
dice
gravemente) la rima de los pareados, està autoriz
un eccessivo affettato patriotismo. La censura del Napoli-Signorelli (
dice
il difensore) suppone pochissima riflessione sul
ebili nenie elegiache, in lugubri epicedii. Circa poi le declamazioni
dice
il protettor dell’Ayala che il Napoli-Signorelli
ver tenuto sulle spine Aluro e l’ascoltatore per altri ottanta versi,
dice
; Senti la tua pena e l’angustia mia. Giugurta …
inati. Può lodarsi simile distribuzione di materiali? Megara partendo
dice
ad Olvia, observa esta parte; ella rimane a far l
genze? Incogruo è pure l’abboccamento di Giugurta con Olvia. Ella gli
dice
che passi co’ suoi a Numanzia, perchè ella l’atte
va in maschera!); Dulcidio al vederla venire la ravvisa. Olvia viene (
dice
il poeta) con algun disfraz che si lascia immagin
viene parlando sola a voce alta, e l’ode lo spettatore e Giugurta che
dice
, Olvia es, i su espada me asegura. Viene anche
perchè abbia Olvia tutto l’agio di dire a Terma una inutile bugia. Le
dice
dunque che si è travestita per uccidere Giugurta;
ha mandata la spada? Stando altercando esce Aluro in tempo che Terma
dice
, refrena tu furor , ed egli ciò udendo dice; que
Aluro in tempo che Terma dice, refrena tu furor , ed egli ciò udendo
dice
; questa che parla è Olvia; certamente questo è in
a presa l’innamorata per un guerriero affricano, Megara ti attende ,
dice
Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedir
come alla porta di una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli
dice
; giacchè la tenda di Scipione stà vicina (veris
ta, ma s’impresse poi in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (
dice
l’editore di Madrid) si compose quando uscirono l
ergense, ne vennero ben sessantamila. Ma niuno de’ citati cronisti ci
dice
che Alfonso VIII vi fosse andato con gli altri. E
na frettoloso, intende che Garcia conduce i sollevati, e si sdegna, e
dice
, su garganta El hilo probarà
mante viene a tentar di commuoverlo. M’hai chiamata, o signore , gli
dice
, per darmi in potere de’ sollevati? Lagnasi il r
er darmi in potere de’ sollevati? Lagnasi il re di tali parole, e le
dice
che egli l’esilia per salvarle la vita. Ella vuol
re; ma ella già poco spera nelle proprie lagrime. Altra volta , ella
dice
, avrebbe per esse dichiarata la guerra a chi che
o dominato da una cieca passione. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso
dice
: Raquel llora! mucho de ti recelo valor mio. An
l patetico di quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo, e gli
dice
; non ordinaste voi stesso il mio esiglio? È vero,
mularlo, e gli dice; non ordinaste voi stesso il mio esiglio? È vero,
dice
Alfonso, ma ne fu cagione la paura che io ebbi,
costanze esigerebbero un discorso rapido, cocente, e non ciò che ella
dice
in ventiquattro versi freddi anziche nò, per li q
Raquel inserito nel Parnaso Español. Luis de Ulloa che n’è l’autore,
dice
così : Traidores, fue decirles, y turbada viendo
a tanti robusti armati solo debole e vile cava fuori un pugnale (come
dice
) per difendersi. Fañez per non far macchiare le s
ente accusare da Rachele, vede il furore del re, ascolta ciò che egli
dice
, e non fugge. Chi vide rappresentar la tragedia,
iconoscenza Elettra indirizzando la parola ad Oreste che crede morto,
dice
come io traduco, Vieni pondo ben lieve in piccio
ce di raffreddarla sgarbatamente con fanciulleschi enigmi? Chi sei?
dice
l’Elettra dell’Huerta, ed il di lui Oreste rispon
i osserva una felice imitazione di un pensiero di Metastasio. Zenobia
dice
, Salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti debba il
oso, E se entrambi non puoi, salva il mio sposo. Vetturia nel Marzio
dice
: Ad una madre Tu ridona il sostegno, e con la p
ssione, è il racconto di Agnese alla regina nell’atto II; quanto ella
dice
nell’atto V, è parimente espresso con verità ed a
iosa scena seconda dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bassi
dice
alle principesse che gode del loro arrivo , e ch
che vi si trova espresso con passione e felicità ciò che nell’atto IV
dice
Ifigenia al padre, tratto dal greco, e ciò che el
nell’atto IV dice Ifigenia al padre, tratto dal greco, e ciò che ella
dice
ancora nella conchiusione della settima scena del
e recare al nostro idioma in versi sciolti la di lui Raquel, com’egli
dice
. Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro
o rapitomi dalla morte in età di anni 42 in circa nel 1780. a. Tito
dice
a Sesto; Odimi, Sesto, Siam soli
Mori) pillando, quemando, talando, arruinando, matando y cautivando ,
dice
Duchesne nel suo Compendio della Storia di Spagna
oni ed invocazioni di ogni maniera mostra l’orrore onde è preso, indi
dice
: “Aml. Ricordarmi di te? Sì, alma infelice; scan
si; indi ordina all’attore di proseguire, come eseguisce. Domani, gli
dice
poi, rappresenterete la Morte di Gonzago, cui io
, tenga egli l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogni cura;
dice
che egli farà lo stesso; uniranno poi le loro oss
ella resiste un poco, al fine ne ammette l’amore. Ciò vedendo Ofelia
dice
ad Amlet, che è questo? “Aml. Questo è un assass
ma, il primo uccise. A questo punto il re Danese commosso e colpito
dice
ad Amlet: “Re. Ti sei bene informato dell’azione
ttista”. Viene un commediante ad avvelenare quel che dorme, ed Amlet
dice
: “Vedete? Ora l’avvelena nel giardino, per usurpa
”. A ciò il re si alza; tutto resta sospeso; egli parte. Ahi! Orazio,
dice
Amlet; quanto disse lo spirito è troppo certo! Po
he se l’ammazza mentre stà orando, gli assicura la gloria eterna. No,
dice
; l’ucciderò quando gozzovigli, giuochi, bestemmi,
co a poco dal colpevole suo nuovo sposo . . . Di poi ripigliandosi le
dice
, che anzi nol faccia; ed ironicamente le insinua
i presentano alcune lettere. Orazio legge; è una lettera di Amlet che
dice
: “Orazio, come avrai letta questa lettera, dirig
ui comandi. Il re ha raccontata a Laerte la verità dell’accaduto; gli
dice
poi di non aver potuto vendicare ancora il sangue
cuore che l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet
dice
, che egli si ride di tali presagj; pur nella “mor
che si chiudano le porte, e che si trovi il traditore: Laerte morendo
dice
che il traditore è presente. “Tu sei morto, Amlet
” Amlet muore. Termina la tragedia coll’arrivo di Fortimbras il quale
dice
che paleserà tutto tosto che saranno esposti alla
non saranno menzione, se non per declamar contro di lui allorchè non
dice
a lor modo. Il meno impudente la spoglierà, la pr
iarsi, dopo di avere citato i nomi di coloro che se ne allontanarono,
dice
: « Atanasio Zannoni di lui cognato, valentissimo
nziere del Re, rappresenta il vecchio Cigolotti del prologo. Il Gozzi
dice
: Atanagio Zannoni, che sostiene con rara abilit
to di ciò che tal valore formava, noi abbiamo da Fr. Bartoli, là dove
dice
che Atanasio Zannoni per rendersi particolare n
tutto il '600. Per esempio : Battendo alla porta della donna Donna
dice
: Chi batte ? L'è un corrier d’amor a caval dell’
lcaini che prelude ai Motti della prima edizione (Venezia, 1787) egli
dice
: « Nella mia vecchiezza, fatta più grave dalle d
irtù la resero piacevolissimo spettacolo sui teatri…. !! » Il Goldoni
dice
di lei nella Prefazione al Vol. XIII dell’ edizio
modificandola, la Griselda tragedia di Pariati. Era stata a Vienna –
dice
il Loehner in nota alle Memorie del Goldoni (Cap.
aliano, dal quale traggonsi moltissime osservazioni importanti. Vi si
dice
però che la prima epoca gloriosa della poesia re
iù di una volta egli vi sostenne ancora la parte del prologo, come ci
dice
Gabriele suo fratello in quello della Scolastica:
Temolo parla della fama delle di lui opere prodigiose. Cose mirabili (
dice
) … Di lui mi narra il suo garzone. Tem. … Di lu
l suo garzone.Fateci, Se Dio vi ajuti, udir questi miracoli. Cint. Mi
dice
, che a sua posta fa risplendere La notte, e il di
ltro sesso somministratomi dalla favola del Negromante. Ecco quel che
dice
Cintio a Massimo lodatore della ritiratezza delle
gabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli
dice
che avendo appena appreso a leggere e scriver mal
a della cassa. Graziosissima è la seconda burla che riceve. Fazio gli
dice
che il facchino l’ha portata in dogana, cosa veri
tto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli
dice
che faccia conto che Massimo abbia già saputo il
già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. Sono iti?
dice
Cintio, Faz. Sì sono. Cint. Sì sono.Io son spac
o, e nuovo calore alla favola. Cintio disperato pensa a fuggire (egli
dice
) Tanto lontano che giammai più Massimo Non mi riv
commedia, ci danno l’epoca delle prime commedie dell’Ariosto. Ivi si
dice
: … Questa nuova commedia. Dic’ella aver avuta da
alla risposta data dal servo Davo a Miside nell’Andria è ciò che quì
dice
Accursio: Ma non sapete voi che Messer Claudio M
rsonaggio di figlia di messer Lazzaro. La giovine promette; ma appena
dice
Accursio Ecco la casa là del nostro Eurialo, che
na dice Accursio Ecco la casa là del nostro Eurialo, che trasportata
dice
, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà pote
e l’insigne Storico della nostra Letteraturab; giacchè il Castiglione
dice
di questa recita che non essendo ancor giunto il
si faceva in Roma, ma in un’altra città. Nel parlarsi de’ gemelli si
dice
che essi sono in Roma, e che gli spettatori vedra
e si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si
dice
) staria molto bene lo essere rubato, per tenere i
ontentissimo pruova a morire e rivivere col bel segreto. Fessenio gli
dice
che guardi a farlo bene. Cal. Tu ’l vedrai. Or g
o della qualità della scena, dell’azione, e degl’interlocutori. Vi si
dice
fralle altre cose: La favola Mandragola si chiam
i uno squarcio della seconda scena dell’atto I. Ligurio parassito gli
dice
, che egli forse avrà briga di andar colla moglie
ci stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che
dice
di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, qu
l dire, vivacità di pennello e forza comica, il sign. Giovanni Andres
dice
delle di lui commedie che peccano alle volte in
guenza allontanerebbe sempre più la favola dalla languidezza. Ciò che
dice
poi dell’oscenità di tali commedie potrebbe sì be
è in prosa come tutta la commedia, lo confessa l’autore stesso. Egli
dice
che un caso anticamente avvenuto in Grecia, è poi
che onesta, benchè egli non creda che vi sia; ma quando pur vi fosse,
dice
, sarà in modo che queste donne potranno senza ar
o Cleandro a Palamede quando ed in qual modo venne in casa la Clizia,
dice
: Quando dodici anni sono nel 1494 passò il re Ca
trascrisse aut impudenter aut perversè . E per esempio di ciò che ne
dice
in ultimo luogo, adduce il passo della scena quin
tu, Pirro? Pir. Combatto ora con chi voi combattete sempre. Nic. Che
dice
ella? che vuole ella? Pir. Pregami che io non tol
iudizio che ne diede il chiarissimo Bettinelli. Ben è Curioso (egli
dice
) il leggere le lodi date da molti a queste commed
mparabilmente o almeno altrettanto licenziosa che la Mandragola) egli
dice
graziosamente che i papi, i cardinali e i prelat
Cristianissimo. L’argomento di questa favola è nuovo. L’autore stesso
dice
nel prologo che si è sforzato di comporre una com
aniere. Nel prologo mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi,
dice
, nulla faremo di perfetto, se dietro ai di lei ve
simi che gli dà a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli
dice
, ai gridi di Fulvio, e gli domando, Che avete? c
attori volgere il parlare agli spettatori. Panzana nell’Amor costante
dice
: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’
trodotto, e dove songo li forestiere? E Panzana additando l’uditorio
dice
: Eccone qua tanti. De chiste (l’altro ripiglia)
vanno al Rampino. Lo stesso Fabrizio nel III dubitando d’una fante,
dice
: Crede farmi stare a qualche scudo; ma è male in
intelligenza ed il gusto che possedeva in tal genere: In Essa (egli
dice
) non si vedranno riconoscimenti di giovani o fanc
Donzello, il Corredo, lo Spirito, e il Servigiale; e per quel che ne
dice
il Quadrio, molte altre ne rimasero inedite. Dall
molto contento del linguaggio dell’innamorato Licinio, il quale così
dice
alla sua Delia, che gli parla da dentro senza apr
argomento, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato,
dice
però di avere in ogni altra cosa seguitato il lor
ni generali conservano la loro franchezza in ogni tempo. Anima mia (
dice
nell’atto II Gisippo che crede morta la sua bella
ene reca la novella. É risuscitata la Giulietta, la Giulietta , egli
dice
Gis. Che Giulietta, bestia? Sat. Oh padrone, che
Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si
dice
o si risponde cosa che non sembri l’unica espress
duca Borbone generale di Carlo V, i quali cantano una canzonetta che
dice
, Quella che il Mondo vinse abbiamo vinta, alla
etermina di rapirla travestito con gli abiti di Giuba. Bella pensata!
dice
egli stesso, gran gioja avrò nel tenerla tralle b
i Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere di Catone. Cesare (
dice
il legato ) vuol essere amico di Catone; proponet
…Di rimanere oppresso Non dubitar, che allora Tu solo non basti, gli
dice
Cesare, ed io potrei I giorni miei sacrificare i
ne l’interrompe: che ha egli fatto? ha abbandonato il suo posto? No ,
dice
Porzio; egli si è opposto a’ Numidi, ed è caduto
io; egli si è opposto a’ Numidi, ed è caduto da forte. Son contento ,
dice
Catone; egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quan
ebbe sofferta. Catone volgendosi a i circostanti che piangono, amici,
dice
, voi piangete per una perdita privata? Roma è qu
trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli
dice
addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il
del dialogò di Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (
dice
Catone col libro di Platone alla mano e colla spa
cchi, ed egli vuol prima soddisfare a questo bisogno del suo corpo, e
dice
, Colpa o timore Sveglia
l Reggente del sign. Barthie Graathead rappresentata in Drury-Lane si
dice
ben condotta ed interessante; ma i personaggi sub
so esecrando, applaude al colpo della spietata madre. Mi ha superato,
dice
, nell’arte mia; di me più fiera ha trucidato il f
colla funesta falsa notizia. Comala si scioglie in lagrime. Melilcoma
dice
, che ode un suono verso Arden, e che vede certo l
che ode un suono verso Arden, e che vede certo lume nella valle. «Ah,
dice
Comala, altri esser non può che il nemico di Coma
un estratto nel tomo VII della Gazzetta letteraria dell’Europa, «noi,
dice
, non abbiamo potuto leggerlo senza esserne commos
’affettuoso servo Randal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli
dice
: Addio… Ti arresta. Tu non conosci il mondo, a m
ì sciocco di fidarsi della tua apparente onestà. Mi consigliate (gli
dice
il servo) a far quello che voi avreste vergogna d
bbaccinata allo splendore di tanti diamanti. Quante ricchezze (ella
dice
)! Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’or
costanze il cuore umano non possa esser tentato ad approvare. Agnese
dice
che essi possono evitare il suicidio detestabile
rovera la vita passata. Wilmot si fa sedurre. Oh Agnese Agnese, (le
dice
) se vi è inferno, egli è giusto che noi vi siamo
atta da Constant nella propria persona. Che non ho io fatto per voi (
dice
alla moglie nella seconda scena dell’atto II)? Pe
i zerbini che vengono in bottega, presenta uno specchio, in cui (egli
dice
) la civettuola può vedere la sua vanità, la bacch
erie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando una scattola
dice
che è una rarità, perchè è la più picciola che tr
lle persone più basse ed esecrabili. A mirar la nostra professione (
dice
l’infame Peachum ritratto di Jonathan Wild impicc
Il Mendico che nell’ultima scena torna in teatro col commediante, gli
dice
: Nel corso dell’opera avrete notata la grande ra
come dal capo al fondo tutta fuori della natura . La musica italiana (
dice
lodandolo Swift) è pochissimo fatta pel nostro cl
il Belisario, che fu poi rappresentato a Venezia il 24 novembre), ci
dice
di lui, che era « pulitissimo ed onestissimo (Mem
Com’egli e per qual motivo entrasse in arte non sappiamo : Goldoni ci
dice
solamente che « non contento della sua sorte in G
donna della compagnia, furon la causa della rovina d’Imer, il quale,
dice
il Bartoli, « avanzato poi in età fu mantenuto de
Camerani Bartolommeo Andrea. Ferrarese. « Sostenne –
dice
Fr. Bartoli – con bravura il carattere d’Innamora
o dell’ attore Camerani abbiamo invece notizie controverse, dappoichè
dice
il Campardon (Les comédiens du Roi) ch’ egli esor
a Commedia Italiana le parti di Scapino, egli lo sostituì, riuscendo,
dice
il Campardon, aussi faible que dans les amoureux.
potrà andare avanti. » Il Goldoni di fatti (Mem., P. III, Cap. XXIX)
dice
del Camerani : « Quest’uomo molto attivo, pieno d
là (grida in aria) non mi aprite? Mercurio gli domanda chi sia. Sono (
dice
) Trigeo Atmoneo buon vignajuolo, che non sono nè
tmoneo buon vignajuolo, che non sono nè spione nè ladro. Mercurio gli
dice
che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo
lasciare agli nomini il pensiero di se stessi. Dovesono essi andati?
dice
Trigeo. Più in alto, risponde Mercurio, per non v
spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (egli
dice
) è ottimo compositore di commedie e pieno di glo
o vedersi eseguiti nel giorno stesso che si pubblica. In oltre Trigeo
dice
appena di voleré andare in cielo che vi si trova:
la dell’erudito Nisielia? La pace, ove consiste tutta la favola, non
dice
mai una parola. Non dice mai una parola, ed è pu
La pace, ove consiste tutta la favola, non dice mai una parola. Non
dice
mai una parola, ed è pure il fondamento della fav
di tutta la favola, è la persona in cui cade una riconoscenza, e non
dice
mai una parola . Lisistrata (Λυσιστρατη). L’ogge
anno i vizii e gli abusi e gli errori; e ne addita la guisa. Bisogna (
dice
) mettere tutti i beni in commune, e da questo fon
e non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. Ma qual pro da questo?
dice
Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri di
minaccevole facendo forse una parodia di qualche scena tragica, No ,
dice
, non fia che mai più tu allatti questa fanciulla,
bondo si accinge a svenare la bambina: Incolpa, o misera fanciulla (
dice
a lei rivolto) incolpa della tua morte la spietat
eda recita alcuni versi tragici. Euripide la consola. Chi sei tu? gli
dice
Andromeda. Io sono Ecco che ripete i suoni e le p
lizzare le tragedie più rinomate. Il Coro invoca Pallade, ed Euripide
dice
alle donne, che se vogliono venir seco a patti e
rta alcuni vasi, un letto ed altro, batte alla porta di Ercole, e gli
dice
che in leggendo l’Andromeda di Euripide erasi inv
uesto tragico dall’inferno ed averlo seco. E che vuoi tu farne? gli
dice
Ercole. Bac. Vo che ritorni al mondo, perchè i t
e? Ma in che modo vi andasti tu? Erc. Mi guidò Teseo ecc. Ercole gli
dice
poi tutto il cammino e le difficoltà che incontre
a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar que’ vasi; il morto
dice
che gli porterà per due dramme. Due dramme a Bacc
mpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e
dice
quali sono i perversi, i furfanti, i traditori ch
ne. Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli
dice
a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e
ndo e ingiuriandosi. Bacco cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei
dice
, che poeti, uomini di lettere, si vituperino, e d
ecedenza ad Eschilo, il quale si accinge a tornar tra’ vivi; ma prima
dice
a Plutone che conceda la sede tragica a Sofocle,
ristofane un desiderio di vendicarsene in uua commedia? Eliano stesso
dice
chiaramente και ταυτα οὺν της κωμοδιας ην αυτῶ τα
o, e ciò ne darà motivo in appresso di ammirare l’arte del poeta. Gli
dice
che bisogna mutar vita e costumi, mettere da band
repsiade domanda che cosa sono queste Nuvole? sono esse regine? No ,
dice
Socrate, sono Nuvole celesti, Dee sublimi, che ag
ivoci e contraddire. Desidera indi di veder le Nuvole, e Socrate gli
dice
, che si volga verso il monte Parnaso, donde potrà
er l’aria sembrano tanti volumi di lana che ondeggi. O sciocco , gli
dice
Socrate, non hai tu alcune volte veduto in cielo
, per renderlo odioso, giusta l’oggetto che si ha prefisso. Ma Giove,
dice
Strepsiade, non fulmina gli spergiuri? Ciance (
meditare per rinvenire qualche espediente. Strepsiade si prova, e poi
dice
: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo
grande se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade
dice
di aver bene un figliuolo, ma che non vuole impar
i, e diconsi molte ingiurie aspramente altercando. Non v’è giustizia,
dice
il Torto; che se vi fosse Giove che ha legato il
a. Risponde il Dritto che se i giovani prestassero orecchio a ciò che
dice
il suo nemico, diventerebbero tanti infami ciuedi
mille testimoni. Il vecchio ne gongola. O care le mie viscere (gli
dice
vedendolo venire) io scorgo nella tua fronte cert
baldanza, che sia lecito battere la madre ancora. Va scellerato (gli
dice
il padre tardi accorto del proprio errore); con
tanto con gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (
dice
un di essi) da noi gli spettatori nè il riso ruba
reo è veramente un cane, ed il cappone rubato è veramente quel che si
dice
; là dove in Aristofane il cane rubatore di un for
e? Giusto per questo tu diverrai grande , risponde Demostene. Ma io (
dice
l’altro) non sono uomo molto dabbene, ignoro coll
cattivo, sei plebeo, e gli oracoli ti favoriscono. E chimi ajuterà?
dice
Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de
tanto il Coro si trattiene a favellare del poeta. Degno di lode (ei
dice
) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perch
o e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (egli
dice
) mi viene da Giove invidioso del bene altrui. Ess
uoni? Pluto risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette; gli
dice
che egli è uomo dabbene; e gli fa sperare di adop
ure egli non sa risolversi ad entrare nella casa di Cremilo. Se io (
dice
) entro in casa di qualche avarone; incontanente m
occo e pieno di malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettamente
dice
allo stesso Cremilo che a lui non piace di vederl
chezze. Se ne maravigliano i Villani, e bramano di pariteciparne. No,
dice
Cremilo; non è possibile, se prima non si tenti d
Coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo di miserie. Parti (
dice
) una bella impresa il far nascere mendici da’ men
o, non vi è più chi si ricordi di sacrificare agli Dei. Ben vi stà ,
dice
Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque
istofane? Facciamolo giudicare dal critico Freron a. Aristofane (egli
dice
) le cui commedie empivano con tanto applauso il t
XXII. a. Eliano His. Var. lib. II, c. 18. a. Anzi dugento, siccome
dice
ella stessa: Pour moi j’avüe que je suis si char
Determina di rapirla vestito con gli abiti di Giuba. Bella pensata,
dice
egli stesso, gran gioja avrò nell’averla tralle b
di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere di Catone. Cesare (
dice
il legato) vuol essere amico di Catone, proponete
on dubitar, che allora Sarò tuo difensore. Tu solo non basti, gli
dice
Cesare, ed io potrei I giorni miei sacrificare
Catone l’interrompe: Che ha egli fatto? ha abbandonato il posto? No,
dice
Porzio, egli si è opposto a’ Numidi ed è caduto d
o, egli si è opposto a’ Numidi ed è caduto da forte. Io son contento (
dice
Catone) egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quan
trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli
dice
addio agli amici; indi conchiude: S’appressa i
to del dialogo di Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (
dice
Catone col libro di Platone alla mano e colla spa
Il Reggente del sig. Barthie Graathead rappresentata in Drury-Lane si
dice
ben condotta e interessante, ma i personaggi suba
idallàn colla falsa notizia. Comala si scioglie in lagrime. Melilcoma
dice
che ode un suono verso Ardven e che vede certo lu
che ode un suono verso Ardven e che vede certo lume nella valle. “Ah (
dice
Comala) altri esser non può che il nemico di Coma
n estratto nel tomo VII della Gazzetta letteraria dell’ Europa, “noi (
dice
) non abbiamo potuto leggerlo senza esserne commos
’affettuoso servo Randal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli
dice
: “Addio . . . ti arresta, tu non conosci il mondo
ì sciocco di fidarsi della tua apparente onestà. “Mi consigliate (gli
dice
il servo) a far quello che voi avreste vergogna d
abbacinata allo splendore di tanti diamanti. “Quante ricchezze (ella
dice
)! Questo tesoro discaccerebbe da questa casa l’or
ostanze il cuore umano non possa esser tentato ad approvare”. Agnese
dice
che essi possono evitare il suicidio detestabile
improvera la vita passata. Wilmot si fa sedurre. Oh Agnese Agnese (le
dice
)! se vi è inferno, egli è giusto che noi vi siamo
te esatte, ingegnose e piene di caratteri assai di moda in ciò che si
dice
gran mondo, avendo animati con tinte vivaci e nat
atta da Constant nella propria persona. “Che non ho io fatto per voi?
dice
alla moglie nella seconda scena dell’atto II. “Pe
i zerbini che vengono in bottega, presenta uno specchio, in cui (egli
dice
) la civettuola può vedere la sua vanità, la bacch
e che grazie, più spirito che buon senso. Presentando una scattoletta
dice
che è una rarità, perchè è la più picciola che vi
alle persone più basse ed esecrabili. “A mirar la nostra professione (
dice
l’infame Peachum ritratto di Jonathan Wild impicc
l Mendico che nell’ultima scena torna sul teatro col commediante, gli
dice
: “nel corso dell’ opera avrete notata la grande r
terprete ottima. Bugani Vincenzo. Padovano. Da un’arte non fabrile –
dice
il Bartoli – passò il Bugani a far il comico eser
to, se non di vero merito, se dobbiam credere a Carlo Gozzi, il quale
dice
di lui nel tomo secondo delle sue Memorie inutili
veronese. Fu attore molto pregiato per le parti di Pantalone. Goldoni
dice
di lui che « piaceva dappertutto, fuorchè a Venez
men di sfuggita, all’amicizia antica ? Divenni amico di suo marito,
dice
al Cap. XXXVII ; poi (ivi) : facendo le mie scuse
res, ove si morì nel 1522, e lasciò molte opere. Il medesimo anche si
dice
che fatto avesse Ario Barbosa (V. Nic. An tonio B
ioso e fallace raziocinio ed ascriverlo all’autor della Nota? Poteva (
dice
poi il medesimo apologista) nel principio del XVI
Del Buonarrotti il giovane e de’ di lui drammi leggasi quanto ne
dice
il conte Mazzucchelli, a cui si può aggiugnere il
tri in Francia e in Germania. Il Poeta antico Du Bellai al sonetto 32
dice
, che spera, venendo in Italia, d’apprendere il ba
liani, siccome una rarità prima del 1500. Nota V. “Wycherley (
dice
il sig. di Voltaire) ha tirato dalla Scuola delle
llo sfoderarsi i ferri ed il trafiggerlo. Ersilia che nell’atto terzo
dice
da parte di avere scritto il biglietto, manifesta
pposto che solo nel fine si ricongiunge. Contro il tragico artificio (
dice
ancora) le belle doti di Costanza distraggono alq
debbesi a quelle d’Inès. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che
dice
la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè
l piano. É la sola tragedia tenera composta da Voltaire, in cui (egli
dice
) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominc
l suo amore persiste in tutto il vigore. Io mi volgo piangendo a Dio (
dice
Zaira) ma, o Fatima, ben tosto les traits de ce q
erestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostro Dio,
dice
il primo, Et ce Dieu la punit d’avoir brûlé po
ice il primo, Et ce Dieu la punit d’avoir brûlé pour toi. Ella (
dice
Fatima insultando Orosmane) si lusingava che Iddi
torio persuaso. Tu hai all’infelice mio figlio rapita quest’armatura,
dice
Merope. Questa? è mia, le dice Egisto. Merope all
lice mio figlio rapita quest’armatura, dice Merope. Questa? è mia, le
dice
Egisto. Merope allora tutta commossa meritamente
s-tu? Ed Egisto coll’ ingenuità che lo caratterizza, Je vous jure, le
dice
, Par vous, par ce cher fils, par vos divins aï
perava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma egli
dice
che suo padre si chiama Policlete, e la reina tor
ra inedita dell’ elegantissimo P. M. Giuseppe Maria Pagnini. Ravvisa,
dice
Gusmano a Zamoro De’ Numi che adoriam la differ
a riscatto tutti coloro che hanno perduta l’innocenza; e nell’Olimpia
dice
acconciamente l’istesso Voltarre, Hélas! tous
nto, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno di una Madre? Si
dice
, è vero, Au sacrificateur on cache la victime,
rova il parricidio come un’ azione lodevole e dal cielo desiderata, e
dice
dopo il fatto Le ciel est Jatisfait; la vengea
del delitto della Madre? La lettera di Nino moribondo a Fradate, non
dice
altro se non che io muojo avvelenato, e soggiugne
partito e soggiacerebbe a quel medesimo infortunio. Ultimamente Assur
dice
a Ninia al comparire Semiramide spirante, Rega
hiamando con tanto fasto ed apparecchio i Francesi ad ammirarlo? Egli
dice
in prosa rimata: Contemplez de Bajard l’abaiss
te una scelleratezza meditata da Avogadro? In niun conto. L’ho tolta (
dice
Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisce
iacevole p. e. questa di Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna e
dice
a’ soldati, Mort je puis vous guider, morto ancor
rto ancora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina si
dice
di Avogaro e del Disertore morti entrambi nel sot
opoli, abusano del potere, insolentiscono e diventano al solito, come
dice
il Muratori, gravosi anche agli amici per la loro
devole. L’assassino, l’infame, il poltrone Altemoro della tragedia si
dice
essere il principe d’Altamura Napoletano. Questo
si dice essere il principe d’Altamura Napoletano. Questo personaggio,
dice
il tragico meschino e lo storico impostore, est d
mpi, il comando delle sue truppe. Sia questo un fatto tres-vrai, come
dice
il Belloy. Ma ciò è una cosa stessa col dipingere
di lui epistola a S. A. la Duchessa du Maine. 34. Oltre a ciò che si
dice
in varie collezioni delle sue opere, vedi le Memo
hanno saputo dare alle tragiche passioni il Crebillon e il Voltaire,
dice
il chiar. ab. Andres. Ci si permetta dirgli rispe
staccata dal Milanese per ottantatre anni. Non è dunque vero quel che
dice
il Belloy che era stata sotto il dominio Veneto p
e e seguì sempre il padre e la sorella, recitando da Serva. Di questa
dice
il Bartoli : « il gentil personale adattato al ca
iuole, si ridusse a Venezia, ov' era ancora l’ 82, « ben conservata —
dice
il Bartoli — e in buona salute, presso una dovizi
iano, dal quale traggonsi moltissime osservazioni di buongusto. Vi si
dice
però che la prima epoca gloriosa della poesia reg
iù di una volta egli vi sostenne ancora la parte del prologo, come ci
dice
Gabriele suo fratello in quello della Scolastica:
o parla della fama delle di lui opere prodigiose. Cose mirabili (egli
dice
) Di lui mi narra il suo garzone: Tem. Fateci,
ne: Tem. Fateci, Se Dio v’ajuti, udir questi miracoli. Cint. Mi
dice
che a sua posta fa risplendere La notte, e il d
tro sesso, somministratomi dalla favola del Negromante. Ecco quel che
dice
Cintio a Massimo lodatore della ritiratezza delle
gabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli
dice
che avendo appena appreso a leggere e scriver mal
a della cassa. Graziosissima è la seconda burla che riceve. Fazio gli
dice
, che il facchino l’ha portata in dogana, cosa ver
tto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli
dice
che faccia conto che Massimo abbia già saputo il
già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. Sono iti?
dice
Cintio; Faz. Sì, sono. Cin. Io son spacciato,
o un nuovo calore alla favola. Cintio disperato pensa a fuggire, egli
dice
, Tanto lontano che giammai più Massimo Non m
commedia, ci danno l’epoca delle prime commedie dell’Ariosto. Ivi si
dice
: . . . . Questa nuova commedia Dic’ella aver
Simile alla risposta data da Davo a Miside nell’Andria è ciò che quì
dice
Accursio: Ma non sapete voi che Messer Claudio
l personaggio di figlia di M. Lazzaro. La giovane promette; ma appena
dice
Accursio Ecco la casa là del nostro Eurialo,
ce Accursio Ecco la casa là del nostro Eurialo, che trasportata
dice
, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà
l’insigne Storico della nostra letteratura116; giacchè il Castiglione
dice
di questa recita che non essendo ancor giunto il
si faceva in Roma, ma in un’ altra città. Nel parlarsi de’ gemelli si
dice
che essi sono in Roma, e che gli spettatori vedra
che si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si
dice
) staria molto bene lo essere rubato, per tenere i
ontentissimo pruova a morire e rivivere col bel secreto. Fessenio gli
dice
che guardi a farlo bene: Cal. Tu ’l vedrai. Or
o della qualità della scena, dell’azione e degl’ interlocutori. Vi si
dice
fralle altre cose: La favola Mandragola si chi
i uno squarcio della seconda scena dell’atto I. Ligurio parassito gli
dice
, ch’egli forse avrà briga di andar colla moglie a
ci stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che
dice
di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, qu
’Aminta, e si sviluppa con un’ agnizione. Venere languidezza. Ciò che
dice
poi dell’oscenità di tali commedie, potrebbe sì b
è in prosa come tutta la commedia, lo confessa l’istesso autore. Egli
dice
, che un caso anticamente avvenuto in Grecia, è po
do Cleandro a Palamede quando e in qual modo venne in casa la Clizia,
dice
: Quando dodici anni sono nel 1494 passò il re Car
i dispiaceri sulle nozze di Clizia, qualche religioso. A chi andremo?
dice
Sofronia. Nic. E’ non si può ire a altri che a
e trascrisse aut impudenter aut perverse. E per esempio di ciò che ne
dice
in ultimo luogo adduce il passo della scena quint
Pirro? Pirr. Combatto ora con chi voi combattete sempre. Nic. Che
dice
ella? che vuole ella? Pirr. Pregami ch’io non t
Cristianissimo. L’argomento di questa favola è nuovo. L’autore stesso
dice
nel prologo che si è sforzato di comporre una com
aniere. Nel prologo mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi,
dice
, nulla faremo di perfetto, se dietro a i di lei v
simi che gli dà a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli
dice
, a i gridi di Fulvio, e gli domando, Che avete
e gli attori s’indrizzino agli spettatori. Panzana nell’Amor costante
dice
: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’
, domanda: E dove songo li forastiere? E Panzana additando l’uditorio
dice
, Eccone quà tanti. De chiste (l’ altro ripiglia)
i vanno al Rampino. Lo stesso Fabrizio nel III dubitando d’una fante,
dice
: crede farmi stare a qualche scudo; ma è male inf
igenza ed il buon gusto che possedeva in questo genere: In essa (egli
dice
) non si vedranno riconoscimenti di giovani, o fan
Donzello, il Corredo, lo Spirito, e il Servigiale; e per quel che ne
dice
il Quadrio molte altre ne rimasero inedite. Dalla
molto contento del linguaggio dell’innamorato Licinio, il quale così
dice
alla sua Delia che gli parla da dentro senza apri
argomento, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato,
dice
però di avere in ogni altra cosa seguitato il lor
ioni generali conservano la loro freschezza in ogni tempo. Anima mia (
dice
nell’atto II Gisippo che crede morta la sua bella
iene reca la novella. E’ risuscitata la Giulietta, la Giulietta, egli
dice
. Gisip. Che Giulietta, bestia? Sat. Oh padron
Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si
dice
o si risponde cosa che non sembri l’unica espress
duca Borbone generale di Carlo V, i quali cantano una canzonetta, che
dice
Quella che il mondo vinse, abbiamo vinto, a
mparato a memoria : ma dal comico italiano si richiede ben altro. Chi
dice
buon comico italiano, dice un uomo di fondamento,
comico italiano si richiede ben altro. Chi dice buon comico italiano,
dice
un uomo di fondamento, che esercita assai più la
assai più la fantasia che la memoria, che compone, recitando, ciò che
dice
, che sa coadiuvare il suo interlocutore, vale a d
al teatro italiano, privo di qualsiasi pregio, composto a quel che si
dice
dall’autore dell’Arliquiniana (Cotolendi) o della
nto importante; Romeo spinto dalle patriotiche espressioni di Uberto,
dice
: Perchè, gran Dio, Quale Uberto non so
alvare Anagilda, ed ella ricusa di seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le
dice
Enrico: Ana. Io teco? io sola? Io figlia
un esercito, ed affretta con insidie l’eccidio del prigioniero. Ella
dice
(scena 3 del II atto): Dunque indarno sperai ch
ai che alle superbe Germane un dì pari sedessi anch’io? ma perchè
dice
di avere sperato invano? non è ella già regina?
icuro forse che essi o non sentiranno, o non parleranno di ciò che si
dice
. Egli per farsi conoscere agli spettatori nomina
seguito seppe che era viva, perchè non farne motto? A che poi Filinto
dice
che essi furono presi da un corsaro? Non è ciò no
saro? Non è ciò noto a Gerbino? Egli sul gusto lirico de’ secentisti,
dice
, come potrò Scacciar dal sen la deitâ suprema
ante ad onta del padre che l’ha destinata ad un altro. Viene Osmida e
dice
(forse alla guardia) conduci i prigionieri, che p
a de’ due prigionieri, ed Erbele al sentire ciò che narra di Gerbino,
dice
Questa è l’età di che fiorìa Gerbino. Entra Ge
è l’età di che fiorìa Gerbino. Entra Gerbino, erbele sviene, Zelinda
dice
: Ripiglia il tuo valore: Al re nascondi L’arc
nor proprio alla passione, si offende perchè Gerbino dubita di lei, e
dice
con nobil disdegno, Dammi la morte, e l’onor mi
ima volta, ed Erbele ha sentito più volte il racconto di Zelinda, che
dice
, Più fiate il labro mio gli estremi detti A t
o senza destrezza le altrui invenzioni. Nella scena 5 esce Osmida che
dice
a Gerbino Il fuggitivo piè non ti sottrasse A
del real dono? Osmida poi non potendo sapere chi de’ due sia Gerbino,
dice
Voglio che il vero Dall’uno e l’altro il
rradino del Caraccio; ed in esso conviene trattenerci alquanto. Vi si
dice
alla bella prima, che la tragedia è un’ azione pu
quelle del XVI secolo, manchi di armonia. Ci fermeremo in ciò che si
dice
dell’argomento del Corradino. I si maraviglia l’a
provera a Corradino la dimenticanza della vendetta e del regno, e gli
dice
che miri l’ombre di Federigo II e di Manfredi che
e di Geldippe. Vi è il prigioniero Tancredi (nome preso da Corradino)
dice
Amelia nella scena 2, e Geldippe risponde il cor
ena 2, e Geldippe risponde il cor mel disse. Parlando a Corradino gli
dice
La regia culla Al tuo valor negò l’iniq
a esitanza o disposizione a mutarsi. Corradino però non vi bada, e le
dice
, il sole è sorto due volte dall’alto Vesevo, ed i
potenze, Non pareggiate il mio giojoso stato. Terza scena. Carlo
dice
Quì venga Ermini e i prigionier ben anche1; indi
anche soffrirebbe che gli si dicesse sul viso ciò che l’empio Ermini
dice
a Carlo: Versa il sangue che vuoi. Pietà nascon
bbe di peggio un Bulenger, o l’autore del Sistema della Natura? Carlo
dice
nella scena 5: Per me non voglio il crine
prendere, è superfluo, famigliare e comico anzi che tragico. Egli le
dice
che il re gl’impone di partire dandogli la libert
Ma questo breve indugio diviene sospetto al re. Partiremo domani (gli
dice
il duca d’Austria) perchè cammin non lungo in sì
lungo in sì poche ore del cadente giorno avremmo fatto; ed il re gli
dice
, Andate pur, ci rivedrem domani. Un re che ha
i esser nostro commensale. Ella nulla di ciò gli risponde, e Carlo le
dice
, vanne e torna, dovendoti parlare. Ermini dice ch
i risponde, e Carlo le dice, vanne e torna, dovendoti parlare. Ermini
dice
che senza dubbio si amano, e Carlo che egli laver
si fa avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. Un grandinar di colpi,
dice
, Piombi sul capo suo, piombi sul petto, e Gel
e. Nella seconda adunque Iroldo ambasciadore della madre di Corradino
dice
che viene a trattar di pace e del riscatto di Cor
e viene da’ Greci strappato dal seno, stà ascoltando questa madre che
dice
(ci si permetta di accennarlo colla nostra traduz
esercito alla conquista del regno. Andromaca sciogliendosi in lagrime
dice
a ragione: “Per dominar sull’Asia, Non per morir
con sentimento sommamente patetico e con tutta sobrietà espresso, gli
dice
, “Perchè mai stringi L’imbelle madre tua, e
luppano a maraviglia l’eroismo spartano che lo riempie. In seggio, ei
dice
, Riponi or tu, non le mie, no, ma l’alte, Lib
oldati, ad onta del comando di Leonida, rimangono immobili. Agide gli
dice
, che egli stesso lo trarrà d’impaccio; raccomanda
le al pari di ogni altro ove non si tratti della patria. Oh figli, ei
dice
, Deh per or basti. Il vostro egregio e vero P
ro pur l’ultima volta, Lasciami il piè ritrarre. Ciniro al fin le
dice
che i suoi modi le hanno tolto l’amor del padre.
re a Roma la libertà. Bruto nell’atto V prende la parola in Senato, e
dice
che Cesare vi è venuto per mostrare che sa trionf
andarono alla guerra di Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli
dice
Apecide) aver tutte queste notizie? Io (risponde)
piene di apparenze alla spagnuola, come il Tempo e la Ragione, che si
dice
allegoria comica, e v’intervengono esseri allegor
erbia intollerabile, disprezza quelli che aspirano alle nozze di lei,
dice
a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia
tato per la venuta del re, stupisce, e lo rincora; Ti perdo, Elfrida,
dice
Adelvolto; ed ella: Come! minacci me con quel fun
careccio. Siede il re col suo seguito. Vengono i combattenti. Orgando
dice
ad Adelvolto: se il cielo abborre i rei e ne fa v
. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore di Orgando. Il re
dice
, Non più si dia della battaglia il segno, ver
o alla barriera, e protesta contro l’ingiustizia della pugna. Eggardo
dice
, questa è la legge, ed ordina che le s’impedisca
ti, da cavalieri ec. ribellandosi manifestamente? E tanto ardisci! le
dice
il re; ed impone alle guardie, le quali non han s
lo pel comando del re che esilia il marito. Ella vuol seguirlo. E se,
dice
Adelvolto, ne impedisce il re ed Orgando? Ella ma
e vale la stessa cosa esangue. Resta Elfrida, e viene il re, cui ella
dice
che seguirà lo sposo. Eggardo risponde che nol pe
la stessa resistenza di Elfrida, che produce un duetto. Ma il Padre?
dice
Orgando: Elfr. . . . . Oh Dio! s’io l’amo, S
che ben sa Elfrida che sia giudizio di sangue. Adelvolto condotto via
dice
fra se (quasi andasse a chiudersi alla Trappa) ad
e suo pregare ottiene la grazia e il perdono al marito. Hai vinto, le
dice
il re, e con nobil sentimento contrario al primo
Merope, dalla Nitocri e da altri. La Catastrofe dell’Elfrida è nova,
dice
pure d’Herbert, naturale, preparata, e condotta n
iene muto nella decima che è seguita dal finale, ed in esso altro non
dice
, che, vuoi guerra, e guerra avrai; nel secondo no
ciarsi vedere e ascoltare. Benedicono il giorno che si videro. Elvira
dice
, ne’ fati è scritto il nostro amor; e Adallano,
olà notturna e ascosa, e se altri sia con lei. Elvira dispettosamente
dice
partendo, Non mi seguir . . . Festeggia N
di ciò che è accaduto a Ricimero nel giardino. Un suono d’armi, egli
dice
, di guerra un grido mi trassero nel boschetto. Od
soffrir? Viene Almonte a presentare a Odorico un foglio sospetto, che
dice
di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di
delitto, per evitare lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si
dice
pudor di virtù, di virginità ec., e rossore, onta
leganza, la forza e la precisione Calsabigiana. Partito il padre ella
dice
piangendo, vedete . . . mirate (che debbono esser
imero, e canta un’ aria imitata da un’ altra del Metastasio. Scitalce
dice
nella Semiramide, “Se in campo armato “Vuoi cim
a l’ire e l’armi “La gran contesa “Deciderà.” Adallano nell’Elvira
dice
, Se generoso Vuoi contrastarmi D’Elvira il
I. Odorico volendo leggere nel cuor di Elvira con maniere di padre le
dice
che vorrebbe che ella prendesse marito senza obbl
di falso e di finto nel largo partito che le propone. Quando poi egli
dice
, Così comprendo Che a Ricimero ti stringe
tra inclinarsi ad Adallano, e allora il padre vestendosi di austerità
dice
impallidendo e infiammandosi di rossore Scegli
ce di Odorico, se non con gravità da coturno, almeno non a torto, gli
dice
, Padre, un bel core hai per Elvira in seno! Q
erra dal bosco viene un Guerriero sconosciuto tutto coperto, il quale
dice
ad Almonte e a Ricimero, fermate. Chi sei? gli è
acasso della commedia istrionica moderna. Per punto cavalleresco egli
dice
di non accettar la disfida d’un ignoto. Conoscimi
o egli dice di non accettar la disfida d’un ignoto. Conoscimi dunque,
dice
il cavaliero, sono Adallano. . . . Che ne risulta
pe di Elvira, che si dichiara moglie di Adallano. Torna dunque a lui,
dice
il padre in una cavatina in tre, e la discaccia.
na in tre, e la discaccia. Viene Almonte nella scena 12 con fretta, e
dice
che morì Adallano. Ma Almonte è un noto impostore
Ricimero, come si vedrà, il lor terrore è una pura ipocrisia. Odorico
dice
nel quartetto, Le bianche chiome avvolgere Mi
Parla ad uno spettro sanguinoso, scena nuova, ma passi ancora. Ella
dice
, Spettro che pallido E sanguinoso, Prendi
a fa discendere dall’immaginazione alla realità del basso mondo. Ella
dice
: Tu non ci sei (nel mondo), e va bene ciò; ma che
e: Elvira se ne intenerisce, e gettandoglisi a’ piedi, per tutti, gli
dice
, Elvira è morta, vivrà per te ec. In questa scena
per tutti, gli dice, Elvira è morta, vivrà per te ec. In questa scena
dice
Odorico che in rammentare il caro nome di Elvira
hè Elvira gli diventi moglie. Ed il buon vecchio mentendo un poco gli
dice
, che del primo suo rifiuto fu causa un cieco erro
del primo suo rifiuto fu causa un cieco errore, e ne chiede scusa, e
dice
ad Elvira che sia Adallano suo consorte, e di lui
s suo figliuolo? 1. Se ne vegga alcun esempio. Nella sc. 5 del 1 si
dice
: Io temo sol che con tuoi dubbj offendi, in vece
Dante, La qual molte fi-a-te l’uomo ingombra. 1. Il Tasso
dice
, Non cala il ferro mai che appien non colga,
guito da Rullo o Nullo e da Magnete. Aristotile però nella Poetica ci
dice
, che i Megaresi di Sicilia pretesero che Epicarmo
là (grida in aria) non mi aprite? Mercurio gli domanda chi sia. Sono,
dice
, Trigeo Atmoneo buon vignajuolo, che non sono nè
tmoneo buon vignajuolo, che non sono nè spione nè ladro. Mercurio gli
dice
che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo
lasciare agli uomini il pensiero di se stessi. Dove sono essi andati?
dice
Trigeo. Più in alto (risponde Mercurio) per non v
i spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (ei
dice
) è ottimo compositore di commedie e pieno di glor
possono vedersi eseguiti nel giorno che si pubblica. In oltre Trigeo
dice
appena di voler andare in cielo che vi si trova:
la dell’erudito Nisieli94? La pace, ove consiste tutta la favola, non
dice
mai una parola. Non dice mai una parola, ed è pur
? La pace, ove consiste tutta la favola, non dice mai una parola. Non
dice
mai una parola, ed è pure il fondamento della fav
di tutta la favola, è la persona in cui cade una riconoscenza, e non
dice
mai una parola. Lisistrata (Λυσιϛρατη). L’oggett
se ne correggeranno gli errori, e ne dimostra il modo. Bisogna (ella
dice
) mettere tutti i beni in comune, e da questo fond
e non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. Ma qual pro da questo?
dice
Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri di
minaccevole, facendo forie una parodia di qualche scena tragica, No,
dice
, non sia che mai più tu allatti questa fanciulla,
uribondo si accinge a svenare la bambina: Incolpa o misera fanciulla (
dice
a lei rivolto), incolpa della tua morte la spieta
eda recita alcuni versi tragici. Euripide la consola. Chi sei tu? gli
dice
Andromeda. Io sono Ecco che ripete i suoni e le p
lizzare le tragedie più rinomate. Il coro invoca Pallade, ed Euripide
dice
alle donne, che se vogliono venir seco a patti, e
rta alcuni vasi, il letto ed altro, batte alla porta di Ercole, e gli
dice
che in leggendo l’Antromeda di Euripide erasi inv
questo tragico dall’inferno ed averlo seco. E che vuoi tu farne? gli
dice
Ercole: Bac. Vò che ritorni al mondo, perchè i
Ma in che modo vi andasti tu? Erc. Mi guidò Teseo ecc. Ercole gli
dice
poi tutto il cammino e le difficoltà che incontre
a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar que’ vasi; il morto
dice
che gli porterà per due dramme. Due dramme a Bacc
piattomi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e
dice
quali sono i perversi, i furfanti, i traditori, c
ne. Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli
dice
a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e
ederla a un altro di maggior nome che sopravvenga: E perchè dunque (
dice
Santia) Eschilo è così adirato? Eac. Perchè-egl
ndo e ingiuriandosi. Bacco cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei
dice
, che poeti, uomini di lettere, si vituperino, e d
ecedenza ad Eschilo, il quale si accinge a tornar tra’ vivi; ma prima
dice
a Plutone che conceda la sede tragica a Sofocle,
ristofane un desiderio di vendicarsene in una commedia? Eliano stesso
dice
chiaramente, και ταῦτα οὺν της κωμωδιας ην αυτῶ τ
o, e ciò ne darà motivo in appresso di ammirare l’arte del poeta. Gli
dice
che bisogna mutar vita e costumi, mettere da band
Strepsiade domanda che cosa sono queste Nuvole, e se son regine? No,
dice
Socrate, sono Nuvole celesti, dee sublimi, che ag
re equivoci, e contraddire. Vuole indi veder le Nuvole, e Socrate gli
dice
, che si volga verso il monte Parnaso, donde potrà
er l’aria sembrando tanti volumi di lana che ondeggia. O sciocco, gli
dice
Socrate, non hai tu alcune volte veduto in cielo
, per renderlo odioso, giusta l’oggetto che si ha prefisso. Ma Giove,
dice
Strepsiade, non fulmina gli spergiuri? Ciance (re
ie invenzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati;
dice
di esser questa la migliore delle sue favole, e s
editare per rinvenire qualche espediente. Strepsiade si pruova, e poi
dice
: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo
grande se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade
dice
di aver bene un figlio, ma che non vuole imparare
e diconsi di molte ingiurie aspramente altercando. Non v’è giustizia,
dice
il Torto; che se vi fosse, Giove che ha legato il
a. Risponde il Dritto che se i giovani prestassero orecchio a ciò che
dice
il suo nemico, diventerebbero tanti infami cinedi
di mille testimonj. Il vecchio ne gongola. O care le mie viscere (gli
dice
vedendolo venire) io scorgo nella tuà fronte cert
baldanza, che sia lecito battere la madre ancora. Va scellerato (gli
dice
il padre tardi accorto del proprio errore), con t
parlano con gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (
dice
un di essi) da noi gli spettatori nè il riso ruba
è veramente un cane, ed il cappone rubato non è altro che quel che si
dice
; là dove in Aristofane il cane rubatore di un for
cce? Giusto per questo tu diverrai grande, risponde Demostene. Ma io (
dice
l’altro) non sono uomo molto dabbene, ignoro coll
cattivo, sei plebeo, e gli oracoli ti favoriscono. E chi mi ajuterà?
dice
Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de
Intanto il coro si trattiene a favellare del poeta. Degno di lode (ei
dice
) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perch
rco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (ei
dice
) mi viene da Giove invidiosó del bene altrui. Ess
uoni? Pluto risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette, gli
dice
ch’egli è uomo dabbene, e gli fa sperare di adope
to. Pur questi non sa risolversi ad entrare nella di lui casa. Se io (
dice
) entro in casa di qualche avarone, incontanente m
occo e pieno di malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettamente
dice
allo stesso Cremilo, che a lui non piace di veder
cchezze. Se ne maravigliano i villani, e bramano di parteciparne. No,
dice
Cremilo, non è possibile, se prima non si tenta d
l coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo di miserie. Parti (
dice
) una bella impresa il far nascer mendici da’ mend
luto non vi è più chi si ricordi di sacrificare agli dei. Ben vi sta,
dice
Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque n
Facciamolo giudicare dal buon critico M. Freron 112? Aristofane (egli
dice
) le cui commedie empivano con tanto applauso il t
e del governo, gli Ateniesi lo condannarono a morir di fame. Suida ci
dice
che questo comico portò la prima volta sulle scen
ma sfigurate come per lo più sogliono essere le copie. “Se leggiamo (
dice
Aulo Gellio123) le commedie Greche di Menandro, P
ebbero le vere scuole pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli
dice
, ne fa perdere di vista la vera fisonomia, diciam
. 100. Eliano Hist. Var. lib. II. c. 13. 101. Anzi dugento, siccome
dice
ella stessa: Pour moi (dice nel principio dell’es
b. II. c. 13. 101. Anzi dugento, siccome dice ella stessa: Pour moi (
dice
nel principio dell’esame delle Nuvole) j’ avoüe q
che conviene prevenire la gioventù vaga di erudirsi. Dell’antica egli
dice
: Quel che abbiam detto della tragedia antica (da
ano finti tutti, fantastici, capricciosi, e bizzarri oltre misura. Si
dice
in oltre che la commedia nuova sulla prima fu piu
tia Bologna, ove morì l’autunno del 1780. Del valore artistico di lui
dice
Francesco Bartoli : Recitava il Falchi con gran
pasticci, fricandò lasciamo al Medebacche, al Falchi, ed al Magnano,
dice
Carlo Gozzi nel ditirambo pel Truffaldino Sacchi
e, senza metterci su nè sale nè pepe. A Ruzzante che torna dal campo,
dice
: « Vagnìu adesso adesso de campo : si vu stò ama
retta da can. » A Ruzzante che nell’Anconitana, dopo aver cantato gli
dice
: « Caro frello, cantane un’altra ; e nu dà canté
fronte alla Donna costante, commedia di Raffaello Borghini, l’Amadei
dice
: facendo io ora ristampare la commedia chiamata
scorso in versi di Giovanni della Cueva, intitolato Esame poetico, si
dice
che il Malara compose mille Tragedie. Or chi gli
i alla vista del Pubblico i più bei squarci della Poesia Castigliana,
dice
trionfando: “Crede il Signorelli che sieno moltis
nor Lampillas ingiustamente se ne querela. Ma questo acuto Apologista
dice
di non vedere il fondamento di tal critica, e poi
ologista dice di non vedere il fondamento di tal critica, e poichè il
dice
uopo è crederglielo; e vorrebbe che il Signorelli
io in un luogo, Aut famam sequere, aut sibi convenientia finge: e
dice
in un altro, Ficta voluptatis causa sint proxim
i tutto ciò che appartiene a’ Drammatografi Spagnuoli, quanto ciò che
dice
del Signorelli a proposito delle Tragedie di ques
tima. Io non vi trovo, egli afferma, i pretesi gran difetti che altri
dice
. E se vi è qualche neo, si dee, secondo lui, attr
Drammatica la bellezza che hanno in altri generi: non erat hic locus,
dice
Orazio. Non mi distendo di vantaggio, non essendo
a me accennata su ciascuna Tragedia del Virues. Nella Semiramide (ei
dice
) confessa il Montiano, che il Poeta non osservò v
la prima Tragedia del Virues è difettosa e assurda. “Andiamo avanti (
dice
il Lampillas p. 115.). “Dove ha trovato il Signor
temps un portrait véritable, “Pour consommer cette œuvre du Démon;”
dice
ottimamente il Signor di Voltaire. Udite ancora c
tico Spagnuolo ci assicura tutto l’opposto”. Questo Critico Spagnuolo
dice
che in grazia de’ vivi colori, con cui è dipinto
a colle altre soggetta alla censura. “Nemmeno asserisce il Montiano (
dice
seguitando a travedere l’Apologista p. 117.) “che
e sole regole Drammatiche, che trasgredite deturpano un componimento,
dice
di tal Marcella, ch’egli la chiamerebbe, piuttost
so, mentre dopo vere asserito esser questa una Tragedia mal regolata,
dice
appresso che vi sono osservate le unità. Osservar
atro, encomia Virues come Autore delle migliori regole Comiche, e ciò
dice
appunto allorchè aggiugne che scrisse Tragedie; d
ortatore di manifesta decadenza. 263. Egli é purtroppo vero ciò che
dice
il signor di Voltaire: «On remarque dans les arts
ni virtuosi e assennati. «Virtus populum falsis dedocet uti vocibus»,
dice
Orazio lib. II. Od. 2. «Si, pour être philosophe,
i bravi scrittori. 264. L’avvocato Linguet parlando dell’Inghilterra
dice
: «Comment y sont écrites les pièces dramatiques,
gination». 265. «La tragédie de Didon de M. le Franc de Pompignan (
dice
M. Palissot) est très supérieure aux meilleures p
ivaux». 266. L’autore del giornale enciclopedico del 15 maggio 1770
dice
: «Malheureusement Melpomène a quitté la scéne fra
’l Figlio Naturale «Dans le grand goût du larmoyant comique» come
dice
scherzando il signor di Voltaire; ma ben anche vo
enere più strambo e bizzarro dell’opera buffa. «Lisez les réflexions (
dice
Carlo Palissot) que M. Diderot a mises à la suite
et l’on pleurerait à la tragédie.» E con egual sensatezza e criterio
dice
nell’anno letterario 1752 num. 19. pag. 258 : «Au
ait et le sombre Falbaire, Et Beaumarchais, et l’ennuyeux Mercier ,
dice
, auteurs de drames, bien ampoulés, bien sombres,
n. XV del Giornaletto ragionato teatrale di Venezia per l’anno 1820,
dice
in proposito della Compagnia Campana, che si è m
. 7 del Giornale delli Teatri Comici delle città principali d’Italia,
dice
che poteva passare nel genere degli spettacoli, m
obili Felicini, con certo Maccaferri sellaio, poi comico anch’egli, e
dice
Fr. Bartoli che lo vide « circa il 1760 rappresen
ni-del Puppo Orsola. Moglie del precedente, « fu veduta fanciullina –
dice
Fr. Bartoli – nella pubblica piazza di Bologna ad
guitati dalla calunnia e resi felici dalla magia, che « travagliata –
dice
Fr. Bartoli – con molto spirito, apportò del prof
delle tre Zelinde, e precisamente a Tognina, la cameriera di Barbara,
dice
che se la Catrolli non volesse fare la seconda se
lui come artista e come uomo non mancano. Il De la Fresnaye Vanquelin
dice
nel secondo libro della sua Arte poetica : ……………
présenté la façon et la grâce…. e in una sua satira al De Sanzay, lo
dice
il buon Ganassa. Il Barbieri al Capo XXV della S
l’opera L’ Espagne et ses Comédiens en France au dix-septième siècle,
dice
che il baron de Guenesche fu un tipo grottesco as
segretamente sposata la Principessa Maria Hercolani. Il Colomberti
dice
di lui : che sortì dalla natura un carattere inq
l suo Teatro italiano (II, 104), parlando de' comici figli di comici,
dice
: il solo Francesco Lombardi s’alza gigante in me
to il presente ritratto, è uno scritto di Tommaso Locatelli, il quale
dice
di lui : Il Lombardi è dotato dalla natura di al
al governo della famiglia. Con ciò che il marito le avea lasciato, e,
dice
Fr. Bartoli, « con qualche suo industrioso travag
ra tutto la fusse bona, sincera, e affabile e de bon cor. Il Bartoli
dice
infatti che « fu moglie amorosa, e nelle stravaga
colare su quelle terre. Gli vede scendere dal monte cantando, e mesto
dice
: E’ questa, oimè! L’antica illustre danza, Quest
se si rende benevolo Sileno dandogli del vino. Morde questo licoro (
dice
Ulisse) ? ti sollecita dolcemente la gola? Per Ba
gria, bee, ribee; domanda notizie di Troja, di Elena. Voi L’aveste ,
dice
, pur tralle mani quella bagascia perfida e carnaj
pe bee senza veruna misura e perde totalmente la ragione. Io veggo (
dice
già ubbriaco) girar la terra, il mare e il cielo;
nqne ti lagni , ripiglia il Coro, se niuno colpa al tuo male? Oimè! (
dice
il Ciclope) il forestiere mi ha fatto bere, egli
parimente questo genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso
dice
che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italich
uasi sinonimi. Uno de’ primi e più intendenti Storici dell’America (
dice
Robertsonb) restò sommamente colpito in vedere qu
ne valeva per ammaestrare e perfezionare gli Ateniesi; e Quintiliano
dice
che egli si addormentava tenendo il di lui libro
che viveva trecento anni dopo, cioè a’ tempi di Augusto. Non sarebbe (
dice
m. Le Fevre) strana cosa che Eusebio si fosse ing
one bellica, della quale facevano uso ne’ gran conviti. Senofontea ci
dice
che i Traci saltarono armati scuotendo e vibrand
cettuato un triennio, in cui se ne staccò, per inconsideratezza, come
dice
il Goldoni. Nelle cose improvvise non aveva chi l
lla celebre Corallina che fu nella sua fresca giovinezza, e le lodi —
dice
il Bartoli — che a lei si dànno in alcuni moderni
rla per la camerata e perche uole il bologna suo compare il Cap.° non
dice
niente per amor di Girolomo suo seruo non ce altr
ecc. A lui certo allude Luigi Riccoboni (op. cit., cap. VII), quando
dice
che Zaccagnino e Truffaldino chiusero la porta in
e Bartolommeo Cavalieri nella sua Scena Illustrata. Il Fiorillo però,
dice
Francesco Bartoli (Notizie istoriche de’Comici it
Masques et bouffons (Paris, 1860), parlando della Compagnia del 1653,
dice
: « vi troviamo attori che eran già venuti in Fra
.) ha anche una Beatrice senza cognome di sorta, « che si produceva —
dice
— sulle scene di Verona intorno al 1663. Recitava
insegnamenti. Intorno all’Avventuriere onorato (Ediz. Pasquali) egli
dice
: Io anzi aveva prima un tal Personaggio scritto
e. Dell’ arte del Collalto nella rappresentazione di questa commedia
dice
con più larghezza il Bartoli : Il Collalto rappr
ge artiste a bien fait de mettre la scène au village ! « Figli miei —
dice
loro il morente con un fil di voce — l’autore di
non si adatta [PAGE 692 MANQUANTE] [PAGE 693 MANQUANTE] ch'egli
dice
senza lirico abbandono : prodigiosa nella sua sem
ra ; quando un lavoro, sottoposto al suo giudizio, le spiace, essa lo
dice
, senza perifrasi nè pietose tergiversazioni ; qua
anche fa fede sua madre, in una lettera a me diretta del '900, in cui
dice
: « L'Italia è una buona figlia, amorosa ; essa v
onfessare a Dami di esser l’autore anonimo della commedia, che poi si
dice
fischiata in Parigi. La VII é ancor più vivace e
tti, non sono da dispreggiarsi e debbono per certo antiporsi, siccome
dice
benissimo il signor Palissot, «a tutte le rapsodi
lla filosofia de’ moderni deisti e materialisti francesi. «Il secolo,
dice
Dorante filosofo, ha fatti tanti progressi, che o
ma Diderot riesce bene nella dipintura dell’innamorato. «Elle pleure (
dice
Saint-Albin): elle soupire: elle songe à s’éloign
ed a qual altra penserebbe Saint-Albin? Delicato é ancora ciò ch’egli
dice
nella scena VIII dell’atto II «Si on me la refuse
erato a’ loro paesani l’affettazione e la durezza. «Io preferisco (si
dice
nell’ Anno 2440 di Voltaire) quest’italiani a’ v
vono il pubblico con più attenzione». «I nostri commedianti italiani (
dice
M. Diderot) rappresentano con più franchezza de’
to nel suo Dialogo sopra la tragedia Antica e Moderna. «Osservo (egli
dice
tralle altre cose nella sessione VI) ne’ francesi
icamente all’affetto ch’esprime e al personaggio che imita. «Parlano (
dice
ancora il Martelli) gli attori francesi a voce ba
o di ballerino, che sogliano dare ad Agamennone. «Ecco Agamennone (ei
dice
) col cappello e colla parrucca francese fino al c
loro commedianti alcuni francesi ancora. «L’arte della declamazione (
dice
ironicamente un di essi) si é fra noi alzata a un
andato sempre rivedendo i conti. 232. Egli é purtroppo vero ciò che
dice
qua il nostro autore. Il fanatismo, e ’l veleno d
i Cominge, di Eufemia, e di Fayel, drammi funebri del poeta d’Arnaud,
dice
: «M. Baculard se prévaut beaucoup d’être l’invent
iéces pour faire pénitence»». 234. «Quello mostro nacque, siccome
dice
benissimo il signor di Voltaire, dall’impotenza d
rancese: «L’ennui du beau engendre le laid». 235. «Les comédiens (
dice
M. Palissot) ont grand tort de négliger le Théâtr
gedie, ma il loro gusto eteroclito e depravato. «Thalie aime à rire (
dice
un savio scrittor francese) et la forcer à répand
connaissait trait pour trait». 241. «Le roman dramatique de Cénie (
dice
il signor Palissot ) n’est qu’une imitation de la
plus médiocres. 242. «M. de Boissy a fait plus de trente comédies (
dice
il signor Palissot) dont il n’est résté que les D
famose nozze di Bonifazio marchese di Toscana con Beatrice di Lorena,
dice
coll’ autorità del celebre Donizione citato qual
i Malatesta, si contarono 1500 cantambanchi, giocolieri, commedianti (
dice
il Muratori negli Annali) e buffoni, musici, sona
e di Galeazzo I con Bianca di Savoja nel 1350 furono date, secondochè
dice
il Corio e ’l Giovio, settemila braccia di panni
quista del paese di Galles, per assicurarsela, per una politica (come
dice
Davide Hume nel vol. II della sua pregiatissima S
dal Muratori de antiq. medii ævi, tom. II, dissert. 29, pag. 844, si
dice
descrivendosi l’antico teatro della Città di Mila
felicità degli stati. Les talens endormis dans le sein de la nature (
dice
egregiamente il Cardinal de Bernis) ne s’éveillen
les sciences, les lettres, & les arts sont parvenus jusqu’à nous,
dice
Carlo Duclos nell’Istoria di Luigi XI, vol. III,
arlando il sig. di Voltaire del mal gusto de’ Francesi del secolo XVI
dice
: Pour les Français, quels étaient leurs livres &a
ido come capocomico. Recitava le parti d’innamorato, e Fr. Bartoli lo
dice
« Uomo di molto ingegno, che non solo in Teatro,
logna il 1762. Antonio Marchesini si ritirò poi in Venezia, ov'ebbe –
dice
il Bartoli – pietosi sussidi da Gerolamo Medebach
iferisce agli Osci festivi, si, ma non osceni da principio. Gli Osci (
dice
pure lo stesso Cantel) dall’usar che facevano par
o aveva cantato quasi schivando il paragone. «Tu stesso ne prendesti (
dice
poscia ad Ennio volgendosi) molte cose, se vuoi c
affermava di esser egli nato ne’ monti Calabresi; ed Ovidio anche lo
dice
Calabris in montibus ortus . Ma vi fu una Rudia
edia, e dall’altra alcuni servi comici non convenienti alla tragedia,
dice
che la renderà una favola mista chiamata tragicom
chiamato Saurea. Ricorre a Libano suo servo assai trincato. «Io (gli
dice
) amo mio figlio e voglio esserne amato. Così pens
con avvisar di tutto la moglie di Demeneto. Non senza ragione Plauto
dice
nel breve prologo, Inest lepos, ludusque in hac
e rimasto prima col rustico marito, indi col vecchio commarito, come
dice
Plauto, gli respinge a pugni e a calci, e gli cac
mamente applaudita la prima volta che si rappresentò, e per quanto si
dice
nel prologo recitato allorchè si ripetè, superò t
ue sue figliuole perdute. A ciò Annone prende un’aria di tristezza, e
dice
che furono in fatti a lui rubate due figlie insie
uesti gli domanda, che si fa? Si vive , risponde Tossilo; Contento (
dice
l’altro)? Assai (Tossilo) se il moi pensier ries
che chi di sete stà morendo, Cavi acqua dalla pomice. Chiedi almeno,
dice
Tossilo, ad altri questo danaro. Sagaristione pro
va incontro chiamandolo suo Giove terrestre. Tu giungi , Tossilo gli
dice
, bene a tempo, caro Saturione. Menti, amico , egl
na di queste inezie che i Francesi chiamano turlupinades. Tossilo gli
dice
ch’egli mangerà, purchè si ricordi di ciò che jer
per Dio, che finora a quell’uscio non ha fiutato verun cane. No, no
dice
Tossilo; io la vo’ per altro. Ella e vaga e vezzo
ola. E Saturione. Tu vendere la mia figliuola? Anzi non io (Tossilo
dice
); ma qualche altro che possa fingersi forestiere;
rche tu mi venda satollo , replica Saturione. Tossilo allora così gli
dice
. Vanne dunque in casa, previeni la giovane, istr
niselene. Pegnio risponde, ti obedirò , e torna in casa. Dove vai?
dice
Tossilo; e Pegnio: in casa, per trovarmici mentr
lo baldanzosamente, e vedendo Dordalo, con disprezzo ed alterigia gli
dice
che prenda pure il danaro aspettato con tanta dif
è? Tos. Andar dovrai. Perchè?Come spergiuro. È ammirato quanto ella
dice
, e se ne tratta la vendita. Tossilo per accredita
ed egli chiudendo nel nome tutta la serie della frode, mi chiamo, gli
dice
, Vaniloquidorus Virginisvendonides Nugidololoqui
fiano che con alacrità confessa tutte le sue malvagità. Callidoro gli
dice
, perjuravisti, sceleste , ed egli risponde con p
; come ancora ciò che risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale
dice
di non aver modo di dotar la figliuola: ……………………
altre. Si vuole intanto osservare che Euclione nel fine dell’atto III
dice
di volere andare a nascondere il suo tesoro nel t
i che nell’andare a vederla il padrone della casa va via, e Teuropide
dice
al proprio servo, sequere hac igitur , e questi
e di lasciarla partire colla pretesa sorella e colla madre che già si
dice
imbarcata. Appena l’innamorato vestito da marinaj
e Crisalo annojato non ne vuol sentir parlare. T’incresce adunque (
dice
Pistoclero) di sentire la buona ventura del tuo p
più eccellenti di Plauto. Dousa n’era incantato. Gioacchino Camerario
dice
nel prologo: Inter Plautinas omnes haec et argum
odevole. Il poeta l’avea prevenuto nel prologo: « Non troverete (egli
dice
) in questa favola nè versi laidi, nè ruffiani spe
soldati millantatori » E nel congedo ripete lo stesso: O spettatori (
dice
il coro degli attori col nome di grex) questa fav
continua a rappresentarsi sulla scena Romana. b. Vedasi ciò che si
dice
da Giacomo Guitero lib. II c. 10 de V et. Jur. Fo
saepius, turpitudinis nomen sortiti , ibid. b. Manifeste patet (
dice
Cluverio) unam candemque fuisse gentem, quae vari
l rimproverare a Nevio il fastoso epitafio che per se stesso compose,
dice
che i suoi bei versi mostravano tutta la nativa a
a. Fabrizio Bibl. Latina lib. I, c. 1. a. Giova vederne ciò che ne
dice
il più volte citato Dousa nel libro III cap. 4 de
Dousa nel libro III cap. 4 del Centurionato. a. Incomincia (egli
dice
) la commedia alla porta, o dentro d’una cucina: s
Dottore, Plusquamdottore, Archimandritta di tutti i Dottori. In somma
dice
, e dice bene, che melius est nomen bonus, quam di
Plusquamdottore, Archimandritta di tutti i Dottori. In somma dice, e
dice
bene, che melius est nomen bonus, quam divitias m
dere, e gli domando quel che voglia dal fatto mio ; egli affannato mi
dice
. Gli Dei son raunati in consiglio, & è nato t
ua pretensione. Vien M. Saturno Zoppiconi, e Scappellatomisi dinanzi,
dice
così. Quando al tempo antico io fui scacciato dal
i sempre nominato Reno. O buono, ò buono, diss’io allhora ; ma perche
dice
odi l’altra parte, chiamo Gioue ; lui mi viene in
perche dice odi l’altra parte, chiamo Gioue ; lui mi viene innanzi, e
dice
: Io sono stato il fondatore di Bologna ; e poich
e del fiume Reno in Toscana, e non del fiume Peneo in Tessaglia (come
dice
quel minchione di ser Nasone), doue la Ninfa per
riferisce agli Osci festivi sì, ma non osceni da principio. Gli Osci (
dice
pure lo stesso Cantel) dall’usar che facevano par
vio avea cantato quasi schivando il paragone. Tu stesso ne prendesti (
dice
poscia ad Ennio volgendosi) molte cose, se vuoi c
edia, e dall’altra alcuni servi comici non convenienti alla tragedia,
dice
che la renderà una favola mista chiamata tragicom
a. Ricorre a Libano suo servo assai trincato. „Io amo mio figlio (gli
dice
) e voglio esserne amato. Così pensò mio padre, co
con avvisare di tutto la moglie di Demeneto. Non senza ragione Plauto
dice
nel breve prologo, Inest lepos, ludusque in ha
e rimasto prima col rustico marito, indi col vecchio commarito, come
dice
Plauto, gli respinge a pugni ed a calci e gli cac
amente applaudita la prima volta che si rappresentò, e, per quanto si
dice
nel prologo recitato nella ripetizione che se ne
e sue figliuole perdute. A ciò Annone prende un’ aria di tristezza, e
dice
che furono in fatti a lui rubate due figlie insie
chi di sete sta morendo Cavi acqua dalla pomice. Chiedi almeno,
dice
Tossilo, ad altri questo danajo. Sagaristione pro
i va incontro chiamandolo suo Giove terrestre. Tu giungi (Tossilo gli
dice
) bene a tempo, caro Saturione. Menti amico (egli
a di queste inezie, che i Francesi chiamano turlupinades. Tossilo gli
dice
ch’ei mangerà, purchè si ricordi di ciò che jeri
per Dio, che finora a quell’uscio non ha fiutato verun cane. No, no (
dice
Tossilo); io la vo’ per altro. Ella è vaga, è vez
iuola. E Saturione: Tu vendere la mia figliuola? Anzi non io (Tossilo
dice
) ma qualche altro che possa fingersi forestiere,
Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò, e torna in casa. Dove vai?
dice
Tossilo: E Pegnio: in casa per trovarmici mentre
ilo baldanzosamente, e vedendo Dordalo con disprezzo ed alterigia gli
dice
che prenda pure il danaro aspettato con tanta dif
ord. Perchè? Toss. Come spergiuro. E’ ammirato tutto ciò ch’ella
dice
, e se ne tratta la vendita. Tossilo per accredita
ed egli chiudendo nel nome tutta la serie della frode, mi chiamo, gli
dice
, Vaniloquidorus, Virginisvendonides, Nugidol
iano, che con alacrità confessa tutte le sue malvagità. Callidoro gli
dice
, perjuravisti, sceleste, ed egli risponde con pra
t altera. e ciò che risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale
dice
di non aver dote da dare alla figlia: . . . . .
re. In tanto si vuole osservare che Euclione nel fine dell’atto terzo
dice
volere andare a nascondere il suo tesoro nel temp
vi che nell’andare a vederla il padrone della casa va via e Teuropide
dice
al proprio servo, sequere hac igitur, e questi ri
e di lasciarla partire colla pretesa sorella e colla madre che già si
dice
imbarcata. Appena l’innamorato vestito da marinaj
o, e Crisalo annojato non ne vuol sentir parlare. T’incresce adunque (
dice
Pistoclero) di sentire la buona ventura del tuo p
llenti di sì gran Comico. Dousa n’era incantato. Gioacchino Camerario
dice
nel prologo: Inter Plautinas omnes hæc & argu
lodevole. Il poeta l’avea prevenuto nel prologo: “Non troverete (egli
dice
) in questa favola nè versi laidi, nè ruffiani spe
soldati millantatori”. E nel congedo ripete lo stesso: “O spettatori (
dice
il coro degli attori col nome di grex) questa fav
. ciocchè da Giacomo Guitero nel lib. II, c. 19 de Vet. Jur. Pont. si
dice
: A Romanis facile & cum voluptate intelligeba
ntur sæpius, turpitudine nomen sortiti. ibid. 33. Manifeste patet (
dice
Cluverio) unam eandemque fuisse gentem, quæ varii
Gio: Alberto Fabrizio Bibl. Lat. lib. I, c. 1. 66. Vedasi ciò che ne
dice
il più volte citato Dousa nel III libro capo. 4 d
Dousa nel III libro capo. 4 del Centurionato. 67. Incomincia (egli
dice
) la commedia alla porta, o dentro di una cucina:
e Poeti, ed anche non pochi avanzi de’ loro aurei Libri. Or se, come
dice
l’Apologista, la Spagna divenne Greca, e crede ch
ci alle Coste di Andalusia da tempo anteriore a quello di Salomone, e
dice
: “E’ certo, e incontrastabile il commercio, e lo
to, che i Fenici vennero in Ispagna sin da’ primi tempi; là dove egli
dice
soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra ling
anto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come
dice
nella sua l’Autore della Lettera citata mucho tie
l tempo sopraccennato fosse stata fondata da’ Fenici Commercianti; si
dice
poi, che i Fenici venuti in Ispagna furono alcuni
di una Colonna trovata in Tanger. Ma se tale Iscrizione è genuina, ci
dice
che si fermarono in Africa, e non Ispagna; nè qui
Si dubita parimente, che Cadice sia fondazione Fenicia, per quel che
dice
Sallustio ne’ Frammenti, cioè che non la fondaron
di Cristo va a rovinare. Di più, oltre a Cicerone, e Valerio Massimo,
dice
Appiano, che regnava in Cadice Argantonio in temp
n Ispagna, e il possedere nella Costa di Andalusia alcuni paesi, come
dice
Appiano, siano cose assai più moderne, e che quel
in cui i Fenici fecero in queste Coste i loro primi viaggi, come mai
dice
il Signor D. Saverio Lampillas, che è certo, è in
imperocchè qual altra pruova se ne porge? Mosco Filosofo Fenicio (si
dice
) inventò quel sistema; or se regnava tra’ Fenici
altro dato nella poesia greca e latina al solo Giove) lodando Achille
dice
che il di lui nome solo è definizione degna di lu
che il di lui nome solo è definizione degna di lui: di Agamennone si
dice
che gli eroi della Grecia si gloriano d’essergli
sergli soggetti, nivelando su conducta por su prudencia: de’ Greci si
dice
, separamos los brazos de los cuellos de las
amennone nè vuol cedere Criseida nè permettere che sia riscattata, si
dice
con tutta proprietà castigliana che ni cederla qu
nella seconda parte (che conviene alla prima come il basto al bue) si
dice
y de nuestras vidas con afectos nobles apr
bles aprehendan los robles à permanecer. Achille nella scena 4
dice
a Briseida, Al beneficio de los ayres puros
lla seconda parte di essa, che non ha che fare col primo pensiere, si
dice
, sin tus perfecciones serà à mis passiones
pur vede Briseida ed Achille in quel luogo; ed il servo disubbidiente
dice
che gli ha enunciati, ma non è passato oltre per
testimoni (los pajaros parleros sean mudos testigos): che il medesimo
dice
di avere appreso da Ulisse à despreciar la voz
stato Ettore, perchè nel dramma niuno gliel’ ha detto: che Agamennone
dice
ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patrocl
il Signorelli”. Mi dicano gli Huertisti, in qual libro ciò suppone o
dice
il Signorelli? Saben IV: “che non vi sia stata m
olare per quelle terre. Gli vede scendere dal monte cantando, e mesto
dice
, E’ questa, oime! l’antica illustre danza? Q
sse si rende benevolo Sileno dandogli del vino. Morde questo licore? (
dice
Ulisse); ti solletica dolcemente la gola? Per bac
ope bee senza veruna misura e perde totalmente la ragione. Io veggio (
dice
già ubbriaco) girar la terra, il mare e ’l cielo;
dunque ti lagni, ripiglia il coro, se niuno colpa al tuo male? Oimè! (
dice
il Ciclope) il forestiere mi ha fatto bere, ed è
parimente questo genere Scira nativo di Taranto, di cui Ateneo stesso
dice
che fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italich
quasi sinonimi. Uno de’ primi e più intendenti storici dell’America (
dice
Robertson129) restà sommamente colpito in vedere
ente mimografo commendato dagli antichi. Suida lo chiama comico, e ci
dice
che egli ad insinuazione del tiranno Dionisio tac
che viveva trecento anni dopo, cioè a’ tempi di Augusto. Non sarebbe (
dice
M. Le Fevre) strana cosa che Eusebio si fosse ing
e bellica, della quale facevano uso ne’ gran conviti. Senofonte137 ci
dice
che i Traci saltarono armati scuotendo e vibrando
Borghi, Vestri, Gottardi, Taddei, e altri molti. Il Bazzi, il quale,
dice
il Bonazzi, congiungeva a talenti profani monasti
isi ch’egli restringe poi in queste ultime parole : L’amante ingenuo
dice
all’oggetto più caro del suo cuore : – Sono inno
i che ha premeditata col suo delitto. Il padre coll’accento sicuro lo
dice
ai propri figli, ai giudici, agli astanti. Il gio
epolto nella chiesa del Salvatore il 13 maggio. « Alto e ben fatto, –
dice
il Dizionario dei teatri, – egli aveva la voce un
attesta Matteo Marais nel suo diario, alla data del 5 marzo 1730, che
dice
: « Agl’italiani hanno un lavoro che fa gran chia
rnovale di quell’anno a Genova, dove morì ai primi di gennajo. Di lui
dice
Fr. Bartoli che « piacque la sua maniera di recit
a umiliazione vò prima ripeterli, I. PREGIUDIZIO. Il Signorelli (
dice
l’Apologista p. 166.) quanto esalta giustamente i
un altro Teatro privo di quasi tutti questi pregi. Ma il Lampillas mi
dice
che questo è un pregiudizio, ed io vi rinunzio in
ie del Beolco non furono mica stampate a quei tempi di Leone X., come
dice
il Signor Lampillas, ma nella fine del secolo, ne
esta verità. Ciò che fa principalmente stordire nel Teatro Spagnuolo (
dice
l’eruditissimo Ab. Arnaud) è l’applicazione ridic
onsion; giura nella II. Por el santissimo bote de la Magdalena Santa:
dice
nella III. Valgame todo el Psalterio. Nella Confu
ce nella III. Valgame todo el Psalterio. Nella Confusion de un Jardin
dice
nell’esser preso un Cavaliere nel Giardino: “Es
à con cui afferma simil cosa? Io per me credo fermamente a quanto quì
dice
. E che importa che contro sì bella e felice pensa
le tre Lettere del Cueba, in cui si registra una filza di nomi, e si
dice
che furono Comici eccellenti. Comici vi furono al
ntéresse, et tes talens et ta beauté. Biancolelli Niccolò. Comico –
dice
il Bartoli – che fioriva intorno al 1650. Dalla p
ghe, scrive che fioriva nel 1680 ; lo suppone figlio di Niccolò, e lo
dice
fratello di Orsola. Ma quel Domenico, che lasciò
losi andarono in Francia con Orazio, Adriano, e Lidia ; e Fr. Bartoli
dice
che la Lidia da Bagnacavallo fioriva nel '75 circ
capelli della Vincenza tinti ?… Avea i capei lunghi di finissim’oro,
dice
il Valerini. O eran questi del Rossi comici non a
rsi, che faranno grande onore alla letteratura Italiana . Torchio gli
dice
: Questo è troppo ; è un ignorante ; cosa volete
tino per ridersi de’filosofi di ogni aria e di ogni secolo, come egli
dice
nel prologo, e soggiugne : Verran per ora Egizii
andarono alla guerra di Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli
dice
Apecide) aver tutte queste notizie ? Io (risponde
e da superbia intollerabile disprezza chiunque aspira alle sue nozze,
dice
a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia
trucidare piuttosto il proprio figliuolino. Che fate scellerata ? le
dice
il marchese atterrito, e siete madre ? E Gilda :
pessimi. Antipatro. E tiran na De buoni tutti sempre. Demostene poi
dice
ad Alessandro, Ti fo noto Che a pieni voti ogni d
imo Arconte. I Greci ridono, ed i Persiani tumultuano. Si promulghi,
dice
Alessandro Che Atene or fammi e Cittadino e Arco
e Calamo filosofo Indiano ; ma non essendovi donna veruna, Alessandro
dice
, Certo noi quì Saggi siam troppi, e spesso Tanta
partire e gridano uscendo in tumulto, Atene, Atene, Atene. Antipatro
dice
, Al diavol tutti, Efestione, E al diavol, spero,
di tutt’altro che passa nell’ isola. Si abbocca con Pigliatutto, cui
dice
che egli è odiato a cagione del ritrovato della r
ere il senza gambe. Finalmente si fa venire l’ Ombra di Demostene che
dice
: Scegli il Tre teste. Pigliatutto disprezza l’av
Ombre ed ogni loro ragione. Al fine sparite le apparenze Mischach gli
dice
che delle tre opinioni semivere a semifalse è for
a a quai patti promette Felici fargli, prodi, ottimi e giusti. Ella
dice
: ristringo, in una le quattro parole. Farvi or p
ppió de’ tuoni ec. La Neonata ordina che si acquetino. Voi tutti, lor
dice
, di mia mano misti, stacciati, rimpastati già sta
de’ patti della figlia, e tutti lo seguitano e giurano. Rimane solo,
dice
Pigliatutto, o figlia, a darti un nome per onorar
r le Ombre. Mercurio viene a ristabilir la pace negli Elisii, Minosse
dice
: Perchè quaggiù la pace si riabbia, Trionfi pu
ettimio. Ne parlano all’Inglese loro amico, il quale senza approvare,
dice
che si rivedranno in casa Cherdalosi. Sempre più
ioccolatte pel conte. Ciuffini le rimprovera lo sposalizio. Lucrezina
dice
di avere acconsentito per uscire da quella casa,
er trattar lui. Ma Ciuffini prendendo il cioccolatte risolutamente le
dice
che non vuole che sposi Prosperino. Lucrezina lo
o ricevuto da Lucrezina. Essi secolui si congratulano. Beato voi, gli
dice
il padre, figlio, mio caro figlio, abbracciami, s
racciami, sei salvo. I tre risolvono l’esecuzione del viaggio. Warton
dice
che gli accompagnerà. Sopraggiunge Annetta, cui S
Warton dice che gli accompagnerà. Sopraggiunge Annetta, cui Settimio
dice
: La Crezina non vuol del figlio mio, E gliel’h
no da Settimio, e minaccia un ritiro alla figlia. Torna Tramezzino, e
dice
che Settimio ed il figlio sono già lontani molte
ffini. Annella fugge arrabbiata tutti maledicendo. Agostino rimane, e
dice
; Oh fetor de’costumi Italicheschi Che giustamen
so ha data la più giusta idea di tali sacri componimenti. In essi (ei
dice
) studiai di far ragionare le persone e in partico
ia del Correggio e coll’espressione di Raffaello ? Difficile sarebbe (
dice
il dotto Carmmignani(a) determinare nel melodramm
i che profferivano parole ingiuriose contro del principe(a). V’è, gli
dice
Publio, chi lacera anche il tuo nome, e Tito, E
grato : e se in lui sono Impeti di malizia, io gli perdono. È prosa,
dice
l’invidia sotto la maschera di gran poeta ; ma il
nte dagl’ Italiani ne trassero i Francesi. Dall’ Ines de Castro, egli
dice
, Metastasio ricavò il Demofoonte. E perchè questo
a scena settimà del III che meritò l’ammirazione di Voltaire. Deggio,
dice
Tito, una vendetta alla mia clemenza sprezzata….
agitato per la venuta del re. Elfrida lo rincora. Ti perdo, Elfrida,
dice
Atelvolto. Ed ella : Come ! minacci me con tal fu
la : Come ! minacci me con tal funesto presagio più che te stesso. Le
dice
al fine Non ti smarrir, son tua, voglio esser tu
areccio. Siede il re con suo seguito. Vengono i combattenti. Orgando
dice
ad Adelvolto, se il cielo abborre i rei, e ne fa
. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore di Orgando. Il re
dice
, Non più, si dia della battaglia il segno, ver
o alla barriera, e protesta contro l’ingiustizia della pugna. Edgardo
dice
, questa è la legge, ed ordina che le s’impedisca
da’ cavalieri ec., ribellandosi manifestamente ? E tanto ardisci ! le
dice
il re ; ed impone alle guardie, le quali non han
oporlo, perchè il re ha esiliato il marito. Ella vuol seguirlo. E se,
dice
Adelvolto, ne impedisce il re ed Orgando ? Ella m
ue ed alla musica infruttuosa. Resta Elfrida, e viene il re, cui ella
dice
che seguirà lo sposo. Edgardo risponde che nol pe
la stessa resistenza di Elfrida, che produce un duetto. Ma il padre ?
dice
Orgando, Elfr. Oh Dio ! s’io l’amo, Se più di me
siglio e gli fa correre un pericolo di morte ? Adelvolto condotto via
dice
fra se (quasi andasse a chiudersi alla Trappa) ad
l vivace suo pregare ottiene al fine il perdono al marito. Hai vinto,
dice
il re, e con nobil sentimento contrario al primo
tori di professione di Metastasio. La catastrofe dell’Elfrida è nova (
dice
pure il decisore Herbert, o per meglio dire Calsa
tornano a farsi vedere, e benedicono il giorno che si videro. Elvira
dice
, ne’ fati è scritto il nostro amor, e Adallano A
soffrir, viene Almonte a presentare ad Odorico un foglio sospetto che
dice
di aver trovato in terra. È un foglio amoroso di
to tradimento (ed è poco un bigliettino tenero creduto di lei ?) e le
dice
, Tu non hai del tuo delitto Nè vergogna nè pudor
eganza, la forza, e la precisione Calsabigiana. Partito il padre ella
dice
piangendo, vedete mirate (che debbono essere due
cimero, e canta un’ aria imitata da un’ altra di Metastasio. Scitalce
dice
nella Semiramide, Se in campo armato Vuoi ciment
non lo sono. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuore di Elvira le
dice
con maniere di padre, che vorrebbe che ella si de
ce di Odorico, se non con gravità da coturno, almeno non a torto, gli
dice
, Padre, un bel core hai per Elvira in seno. Seg
d Elvira, e di suo aggiunse che il padre minacciava, e compiangendola
dice
di più : A qual crudel sorte Ti esp ne l’orrore
di guerra del bosco viene un guerriero sconosciuto tutto coperto, che
dice
ad Almonte e Ricimero, fermate. Chi sei ? gli è d
ro con accusasti e offendesti. E vero che con idiotismo fiorentino si
dice
volgarmente a una persona sola voi parlasti, voi
avento della moderna commedia istrionica. Per punto cavalleresco egli
dice
di non accettar la disfida di un ignoto. Conoscim
egli dice di non accettar la disfida di un ignoto. Conoscimi dunque,
dice
il cavaliere, sono Adallano… Che ne risulta ? Ful
ira si discolpa dichiarandosi moglie di Adallano. Torna dunque a lui,
dice
il padre in una cavatina in tre, e la discaccia.
enzogne, come si vedrà, il loro terrore è una pura ipocrisia. Odorico
dice
Le blanche chiome avvolgere Mi sento in fronte
parla ad uno spettro sanguinoso, scena nuova ; ma passi ancora. Ella
dice
, Spettro che pallido E sanguinoso, Prendi l’effi
fa discendere dall’ immaginazione alla realità del basso mondo. Ella
dice
allo spettro : Tu non ci sei (nel mondo) e va b
noso di appoggio, tutto intento a intenerirla : I miei raccogli (le
dice
) moribondi respiri . Dall’ altra parte egli dà ta
enuto, Elvira se ne intenerisce, gli si getta a’ piedi, e, per tutti,
dice
, Elvira è morta, vivrà per te ecc. Ella conchiude
hè Elvira diventi sua moglie. Ed il buon vecchio mentendo un poco gli
dice
che del primo suo rifiuto fu causa un cieco error
poco gli dice che del primo suo rifiuto fu causa un cieco errore ; e
dice
ad Elvira che Adallano sia suo consorte e di lui
a casa, stando io lontano, nel 1799. (a). Ad altro io non aspiravo (
dice
nelle sue Memorie) che à riformar gli abusi del t
rarie alla semplicità della bella natura. Quando piangevano i poveri (
dice
Antonio) Cesare lagrimava; l’ambizione dovea esse
ua greca diventò sì comune dopo la presa di Costantinopoli, che, come
dice
Costantino Lascari nel proemio ad una sua gramati
pubblicate in Londra in otto volumi nel 1765; e pure nella prefazione
dice
di lui moltissimo bene e moltissimo male, che è q
per mezzo di un nazionale il carattere del poeta Inglese. I critici (
dice
Johnson) hanno rimproverato a Shakespear il tropp
mancavano le dignità richieste nella loro classe. Dennis si offende (
dice
Johnson, e Dennis, Sig. Sherlock, era anche nato
ia si è andato sempre più disviluppando sino a’ dì nostri. 16. Ciò (
dice
Pietro Baile) viene riferito da Balsac sul testim
iprende coloro che comparano Racine e Shakespear, perchè il primo (ei
dice
) ha fatte tragedie, e l’altro soltanto composizio
eri di recitazione, » e Luigi Aliprandi, contemporaneo e scritturato,
dice
di lui largamente ch'ebbe figura possente, ma voc
genere. Il Regli, a proposito della recitazione tragica del Tessari,
dice
che « si parlava ancora (1860) del modo stupendo
ncesco. Di lui non abbiam trovato alcun cenno fuorchè nel Quadrio che
dice
soltanto essere stato anch’egli di singolari tale
Bertocchi Carlo,bergamasco, recitò –
dice
Fr. Bartoli – assai bene nella maschera dell’ Arl
all’arlecchino Giovanni Fortunati (V.) « e con fama d’uomo onorato –
dice
il Bartoli – morì in Parma l’anno 1767. »
a compagnia e da lei separata le parti di donna seria. « Fu gradita –
dice
il Bartoli – sui teatri d’Italia, e fu stimata e
gni del Ruzzante (Vedi Beolco Angelo nell’opera e nel Supplemento), e
dice
lo Scardeone, che era chiamato Vezzo in commedia
do il costume Europeo, nè Tragedie nè Commedie, e che niuno Scrittore
dice
che ne avessero scritte. E ciò non equivale a dir
e avessero? E perchè ne avrebbero essi scritte, se il dotto Casiri ci
dice
nettamente, che non aveano per usanza di rapprese
ra a ribattere un altro argomento dell’ Apologista. “Chi non sa (egli
dice
) quali e quante siene state le vicende dell’Imper
nzali né un Mussato, né un Petrarca, né un Vergerio. Essi ignoravano,
dice
M. De Fontenelle, che nel Mondo eranvi una volta
rol. lib. X. de Gestis Italicorum. Veggasi ciò che sopra questo passo
dice
il dotto e giudizioso abate Tiraboschi nella cita
VII 126. «Due altri componimenti drammatici col titolo di Commedia (
dice
Girolamo Tiraboschi tom. V. lib. III. cap. 3.) tr
Samuele. Il Goldoni, che lo chiama Francesco Bruna, detto Golinetti,
dice
di lui nel vol. XV dell’ Ediz. Pasquali : Passab
Momolo Cortesan che fu poi l’ Uomo di mondo, il Bartoli erroneamente
dice
il Gollinetti inventore. Il Goldoni (ivi, XVI) ci
all’ improvviso. Tutti non pensano che chi parla all’ improvviso non
dice
sempre le stesse cose, e molti non badavano che i
Galeazzi Giacomo. « Comico di abilità –
dice
Fr. Bartoli – che fecesi sulle scene chiamare col
Lombardi Stefano da Nizza di Provenza. Il Bartoli lo
dice
comico di qualche merito. Recitò le parti d’innam
Manni Nicodemo. Fiorentino…. Fu conduttore —
dice
Fr. Bartoli — di una Comica Compagnia per molti a
do questi se n’andò col padre, dottore, a Napoli ; e Carlo Goldoni lo
dice
non superiore al Monti in abilità. (Ed. Pasquali,
ella plastica, o modellatrice. Clemente Alessandrino (Strom. lib. I.)
dice
φασὶ Τουσκανους την πλαςικήν επινοῆσαι. Vero è ch
proverare a Nevio il fastoso epitafio che egli compose per se stesso,
dice
che i suoi bei versi mostravano tutta la nativa a
er L. Ambivio Turpione. Di questo valoroso attore vedi ciò che ne
dice
Cicerone, che visse a’ suoi tempi, nel dialogo de
reo uscita nel 1619. Se ne ignora l’autore. Il dottissimo Fabricio ci
dice
: Marci Accii minime est, quoniam author ipse in p
ossi le sentenze di morte pronunziate sotto le quercie: Habeo (vi si
dice
) quod exoptas; vade, ad Ligerim vivito. Quid tum?
ssi, di Domenico Bassi, e (1781) di Francesco Paganini. Il Bartoli lo
dice
« fornito di qualche cognizione intorno alle lett
tutto, onde si mantenga svegliato il leggitore o l’uditorio. «E chi (
dice
ottimamente il signor Bicchierai autore di due tr
elli che profferivano parole ingiuriose contro il principe216. Publio
dice
a Tito, Ma v’é, signor, chi lacerare ardisce Anc
sio un’aria totalmente originale. Dall’Ambigu Comique di Montfleury (
dice
l’istesso critico) ha tratta la Didone. Quest’Amb
da’ francesi in siffatto genere tanto delicati. 208. Dent Itali (
dice
il P. La-Santé) dent saepe tragoedias, qualis ill
s. 209. «Les jugements dictés par la jalousie ou par l’ignorance (
dice
saviamente M. Racine il giovane), ne font aucun t
idia, la malignità, la calunnia, e l’iniqua satira, il cui trono egli
dice
essere in Parigi, sia poi egli stesso tante volte
duzioni, e molte cose proprie di poco merito. 212. «M. de la Mothe (
dice
l’abate Arnaud nella Gazzetta letteraria dell’Eur
ton-Maria Salvini nella lingua italiana) ce l’insegna Orazio allorché
dice
nell’Arte poetica: ……… brevis esse laboro, Obscu
us idem. (Horat. de art. poet.) Le cose belle sono malagevoli tutte,
dice
un dettato greco: παντα κἁλετὰ τὰ καλἁ. Gl’Iddii
ambatista Rousseau parlando de l’Inès de Catro del Signor de la Mothe
dice
così: «Ce qui ne mérite pas d’être lu, ne vaut pa
ma non é quello il luogo di trattarne di proposito. 224. «Virgile (
dice
l’abate Arnaud) quand il a imité, a su (secondo i
s, puerique parentum Blanditiis facile ingenium fregere superbum, lo
dice
il Tasso di un solo, cioé di Orcano così: E liet
troppo vero, Nil dictum quin dictum prius. 225. «Il Metastasio (
dice
il signor Eximeno), questo caro figlio della natu
sol desio.» Le parole dell’arie di Metastasio prese separatamente (
dice
il signor di Voltaire) sono spesso un abbelliment
rimo). Egli é nella drammatica maraviglioso, unico, incomparabile; lo
dice
tutta Europa, E lo direbbe ancor Affrica e ’l Mo
sieme e degl’indotti: Sic animis natum, inventumque poema juvandis,
dice
Orazio nell’Arte Poetica. Ella dee, come tutte le
a’ forestieri, nonché ai dotti, al popolo, «il quale, come saviamente
dice
Anton Maria Salvini, sebbene imperito delle finez
Bongiovanni Antonio. « Recitò –
dice
il Bartoli – nel carattere dell’arlecchino per mo
Jacomucci Leonilda, romana. Recitava con coraggio —
dice
il Bartoli — e con vivacità nel carattere della s
Zuccato Polonia. Moglie del precedente, e, come
dice
il Sansovino, notabilissima recitante, che rappre
co Fefferi, uno de’ principali attori della compagnia. Al nome di lei
dice
il Giornale de’ Teatri (Teatro app., Tom. III) ch
ssima della Maddalena Battaglia, in cui, con buon gusto di recitare –
dice
il Bartoli – seguendo lo stile de’suoi compagni s
’improvviso, principalmente nella maschera di Brighella, e « poteva –
dice
il Bartoli – tra’commedianti ingegnosi essere lod
ino d’arricchire per mezzo del commercio (Nota III). In questi paesi (
dice
Robertson nell’ introd. alla Stor. di Carlo V) i
re e battere l’orribil mostro del governo feudale! La Francia vicina (
dice
il lodato Storico Inglese) prima di ogni altra re
ssimi ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed in ciò che
dice
di Adriano il Tiraboschi, si attende allo zelo, a
benchè anche ignori che questa non contenne leggi gotiche, com’ egli
dice
, ma fu un breve estratto o sunto delle leggi del
della barbarie. I codici stessi delle leggi pubblicate dalle nazioni (
dice
il celebre Guglielmo Robertson nell’Introd. alla
rza la medesima cagione che li produceva altrove? Differenti cagioni (
dice
l’anzilodato Inglese) erano concorse a conservare
asserzioni fabbrica de’ gran castelli. A questi tempi in Italia (egli
dice
) le decisioni di liti tra’ privati, o di giurisdi
rti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi di Alarico. Nos (
dice
il re Alfonso) por la gracia de Dios Rei de Casti
4 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri; e nella 21 si
dice
che gli antichi cavalieri combattevano a favor de
ggi Longobarde, e se ne venne a formare un codice, che secondochè ben
dice
un nostro dotto scrittore, non ostante il ritrova
leggi de’ Borgognoni, de’ Longobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli
dice
nel libro XXVIII, c. 2) di Gondebaldo per li Borg
Nel citato Discorso si va continuando la storia de’ menestrels, e si
dice
che sotto il regno di Riccardo II verso la fine d
di quella morte particolari nelle sue Memorie (I, 43) ; dell’artista,
dice
che fu discretissima attrice, piena di zelo e di
ssimo in tutta Italia. Abbandonò le scene in tarda età, e Fr. Bartoli
dice
che s’egli era ancor vivo al suo tempo (1781), co
▲