ad udirlo. Di lui parla con lode il Padre Ottonelli (op. cit.), e si
fa
menzione nelle Memorie degl’Intagliatori. Il Car
mposte dal Siuello. Bondì bondì Pedraz Bondì e bon’an Zambù Volem
fa
sto parentad Che l’altr’ jer ve n’ ho parlad In l
Zan Frogniocola Gnigniocola Frogniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Che sa mo fa la spos
ca la man alla sposa Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa. Che sa mo
fa
la sposa La sa tester la tila S’a vedesem quella
Zan Frogniocola Frogniocola Gnigniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Che sa mo far ol spo
Zan Frogniocola Gnigniocola Frogniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Za che le chi lò vn
Zan Frogniocola Frogniocola Gnigniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Si inuidat in Val pe
Zan Frogniocola Gnigniocola Frogniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Che ’l se fazza ade
Zan Frogniocola Gnigniocola Frogniocola Toca la man alla sposa Che ’l
fa
allegrezza tutta Val pelosa. Qui comincia il Bal
1782 fuor della scena per la soverchia età. Anche di lei Carlo Gozzi
fa
menzione nel citato canto ditirambico : Sieda an
Commedie tratte dallo spagnuolo furono scritte per lei. F. Bartoli ci
fa
sapere come « al suo valore non corrispondesse an
pingue di soverchio le fu di molto discapito nell’arte sua. » Di ciò
fa
cenno anche il Gozzi nel canto ditirambico : L'A
or, xè un Zagno da vu recorso in fretta, sol, perchè ’l meschinel nol
fa
vadagno, e non ha soldi da comprar la Bretta ; m
o, quà senza scaldaletto, che a sta foza vedrò, se ti xe instrutto, e
fa
saltar la rana sora el tutto. Muzzina Za, ch’e
ore, finge l’innamorato con Gradello, il qual si ride del padrone, li
fa
le fiche in sul viso, le mocche di dietro, si pro
di porco, con un guardo in sberleffo verso i rivali del suo padrone,
fa
mostra di sè stesso come d’un can mastino corrucc
zo della piazza impettolato. Fornita questa istoria, Gradello
fa
una squaquarata di voce e di canto molto sonora ;
sti incontro al sole ; chi occhiali fatti per vedere allo scuro ; chi
fa
veder mostri stupendi e orribili all’aspetto, chi
ello artificioso, chi si cava di bocca dieci braccia di cordella, chi
fa
trovare una carta all’improvviso in man di un alt
offia in un bossolo e intinge il viso a qualche mascalzone, e chi gli
fa
mangiare dello sterco in cambio di un buon boccon
i voglia rimproverar taluna di certe sue sciocchezze, si suol dirle :
fa
minga la Zana ! Nel linguaggio famigliare veneto
servidor, il quale nel corso della commedia è sempre chiamato Zane, e
fa
precisamente la parte dello Zanni. Ed eccoci, se
ama Da ti cagna patterina. Bona sera o Bertolina. Oltra questo mi so
fa
D’ogni cosa che se pol di So cantà mi la sol fa E
a. Oltra questo mi so fa D’ogni cosa che se pol di So cantà mi la sol
fa
E la sol fa do re mi So sonar ol violi La chitarr
sto mi so fa D’ogni cosa che se pol di So cantà mi la sol fa E la sol
fa
do re mi So sonar ol violi La chitarra col trombu
t Che t’e ti che un mat ceruel Com s’è vist in tra la gent Dunq à voi
fa
testament Perche a vegh che ho a morì Solament pe
tognuola Un bel caspi de fenoch E seg lag la grattarola Che la possa
fa
di gnioch Et puo lag a Zan Batochio Me fradel que
ioch Et puo lag a Zan Batochio Me fradel quella bajada Che s’adroua a
fa
la jada E puo lag a te mamina Un bel bas in la bu
lsette e Abito, alla riserva della Mascara e Coppola. » Ma Barese gli
fa
tutt’a un tratto sapere ch’egli non può partire p
ella era Di Fiore. Dunque il Barese nel 1745 era alla Cantina ; tutto
fa
supporlo. Ma vi rimase anche dopo quell’anno ? No
one, musicata da Cimarosa. Sulla primavera dell’anno medesimo, Barese
fa
la parte del Barone nel Tamburo di G. B. Lorenzi,
a or generico, ora caratterista nelle opere buffe. L’apparire ch’egli
fa
più spesso in quelle di Francesco Cerlone, potreb
empre vicini, e applaudivano la sua cara metà, con quella voce che si
fa
sentire tanto dagli orecchi, come dal naso. Egli
nome. Del Poeta no parlo ; el soffre, el tase, Perchè a lu no i ghe
fa
nè ben, nè mal ; El Pubblico el respetta, el se c
obbligo mio, E lo fazzo de cuor, come convien, E no go invidia de chi
fa
del ben. V’auguro a tutti sanità perfetta, E long
rcana. El complimento Che ’l vostro Direttor v’ ha messo in boca, Nol
fa
parer un’ omo de talento, Ma no diremo gnanca, ch
ancuo con qualche differenza. Gh’ è cascà sie Commedie, e l’accidente
Fa
, che incontra la settima qualcossa, Le sie più lu
se dirlo nol podesse. El ne lo mostrerà, che el ghe xe drio ; Nol lo
fa
per invidia, nè interesse. La corruzion d’un Popo
, ha da bastar. La rabbia che lo rode, caro ben, Per bocca vostra ghe
fa
dir assai. Respetto verso el Pubblico el mantien
la cassella. Almanco, se le Fiabe no corona, Le ga de bon, che chi le
fa
, le dona. Diseghe, cara fia, con libertà, Che no
lossi, ecc. Nel '75, assieme al Turri Pantalone e all’Allori Valerio,
fa
istanza al Serenissimo di Mantova di appartenere
passaporti, e raccomanda con molto belle parole Federico Beretta che
fa
le parti di Capitano Spagnuolo, pubblicata al nom
nel carattere d’innamorato. Passò a Napoli, ed ivi presentemente si
fa
distinguere per comico di non poca abilità, e mol
n l’impresario del Valle di Roma. Sospettando del Buonamici, Tomeo lo
fa
arrestare e condurre alle carceri di S. Giacomo.
ia e nobiltà vivamente tutte le cose, che rappresenta. Nelle Commedie
fa
valere il suo spirito e parla con eleganza e con
duol, pietà, timore e spene. Quindi il tuo nome dell’invidia a scorno
fa
la sincera fama a te rivolta, nel pien Teatro ris
be in me stima pe' vostri merti, e pel saper profondo, che ad Elicona
fa
salirvi in cima. Ond’oggi il mio desir più non v'
la pose in istato di poter fare un tal passo, per dedicarsi, com’ella
fa
con tutto lo spirito, a istillare in due suoi fig
er non ingannarla. In lei merita una gran lode il suo buon volere che
fa
tutti i sforzi possibili per renderla capace dell
zione, che il De Fornaris fece a Napoli le sue prime armi. Il Sand lo
fa
nascere il 1560 (e a undici anni, il 1571, avrebb
re Celia, e di Bernardino Lombardi, il famoso Dottor Lanternone) e lo
fa
morire il 1637 in Italia. La commedia dell’Ang
scena, le quali hanno forse auuilite quelle che ’l vostro Cataldo vi
fa
leggere…… ? Forse a un’opera, sin qui sconosciut
gli antichi Davi, la quale scopre in lui il letterato invidioso, e ne
fa
svanir l’uomo onesto210? Non é già, ch’essa vada
ale moderna senza verun difetto? é forse la Merope di Voltaire? Ma si
fa
che i medesimi Francesi ne fecero una sanguinosa
de una tragedia intitolata le Disgrazie di Ecuba, la cui sola lettura
fa
fremer di compassione e terrore, con tanta energi
he può ristuccare; che nella morte d’Astianatte il dolor di Andromaca
fa
perder di vista quello di Ecuba personaggio princ
lli ultimi anni aumentato il numero delle nostre buone prefazioni. Si
fa
leggere con piacere la tenera elegante Zelinda, t
gna di nominarli tra le buone «per essere (mi scrive un letterato che
fa
onore all’Italia) molto bene scritta, ben condott
sieri quell’aria di naturalezza che si scorge in Metastasio, la quale
fa
sì, che si accordano con tutto il resto, e non se
pubblicata la sua intitolata Elisa Dido. Egli é però, manifesto a chi
fa
la storia letteraria, che di tutte le tragedie fu
e. Or il Regolo di quel poetastro é un Petit-Maître innamorato che si
fa
veder sempre colla sua Bella accanto221. Pare al
essità di apparire reo d’accular l’amico. Questo e tutto il rimanente
fa
riuscir il componimento musicale italiano diversi
edia non passerà oltre, non potendo convenire a Sesto la parte che vi
fa
Cinna d’ipocrita e di traditor determinato. Perso
tto é detto con giudizio e grandezza, e nulla é straordinario. Ma che
fa
nascere nel dramma italiano lo scoprimento della
Due incontri originali inimitabili. Nella scena IV dell’atto II Tito
fa
che si congiura contro la sua vita, ma non che Se
figge, e non sel crede. Che contrasto interessante per lo spettatore
fa
quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quel
parte delle scene europee bisognose della nostra musica. A Metastasio
fa
plauso la leggiadra gente, e la veramente dotta
marito. Per non nuotare nel vacuo delle idee, e dare in stravaganze,
fa
d’uopo leggere e rileggere di continuo con somma
é si possa dir, Quel core é mio. Che amabili martir, Un’alma allor si
fa
, Un’alma allor si fa, Un’alma che non ha Che un s
core é mio. Che amabili martir, Un’alma allor si fa, Un’alma allor si
fa
, Un’alma che non ha Che un sol desio.» Le parol
che cominciano e finiscono in vocali, il che spesseggia l’elisioni e
fa
più fluida la pronunzia: é sonoro e maestoso perc
li somministra maggior nobiltà ed energia, chiarezza e melodia, e gli
fa
evitare il duro e l’unisono». 227. Fu fatto in
erba coi superbi : tale è il mio motto. » E di questa sua bontà anche
fa
fede sua madre, in una lettera a me diretta del '
Tartufari della vasta e solida coltura, di cui la egregia attrice non
fa
alcuna pompa, intesala un mattino discorrere nel
a che meritava. « Se Italia Vitaliani volesse, – scriveva alcun tempo
fa
Alberto Manzi — vedrebbe i pubblici entusiasti di
ar con gli effetti in cose di sustanza la stima che tutta questa Casa
fa
delle sue intercessioni. Et le bacio le mani. Di
piam precisare, è indubbiamente erronea la notizia del Bartoli che la
fa
sopravvivere al marito.
eccessivi mai ; ma siate certa che un pizzico di civetteria nei modi,
fa
la donna cento volte più amabile e provocante. E
’appetito, e vi lecchereste anche le dita. Tale e quale di una donna.
Fa
la civetta a spese dell’onore ?… Oibò !… Che roba
a. Fa la civetta a spese dell’onore ?… Oibò !… Che robaccia !… Non la
fa
punto ? Peggio ancora !… Essere insulso !… Bellez
A leggere tutti i sei volumi del Teatro di Evaristo Gherardi, ci si
fa
un’idea ben chiara di quel che fosse di amabile d
onaggio ragguardevole per sapere, probità, e gentilezza, pochi giorni
fa
m’informò che un Congiunto di V.S., dimorante in
a dopo di essa certa nobile serena giovialità verso l’avversario, che
fa
quivi distinguere la persona costumata da chi non
’azione. Riflettiamo poi che non è l’istesso p. e. chiamare, com’Ella
fa
, Dramma un’ Ecloga per capriccio tutto nuovo*, ch
a riflettere, che quanto più essa sarà naturale nell’abbellirsi, come
fa
oggi giorno, tanto più mostrerà la nativa sua mas
asse sotto colui che compose dentro la Caverna di Salamina (che a lei
fa
tanto orrore), e che egli osasse penetrarvi ancor
sciò alcuni dialoghi scritti per le commedie all’improvviso, e di cui
fa
menzione Luigi Riccoboni nella sua Histoire du Th
del Biancolelli, ma di Petronio Ruinetti, che par l’editore, il quale
fa
anche precedere all’opera una lettera dedicatoria
è se i grati amici danno al merito tuo condegno onore, maraviglia mi
fa
, mi fa stupore che ti lodino ancora i tuoi nemici
grati amici danno al merito tuo condegno onore, maraviglia mi fa, mi
fa
stupore che ti lodino ancora i tuoi nemici. Ti b
idente, il quale nella sua Fiammella (Parigi, Abell’ Angeliero, 1584)
fa
dire nell’atto III, scena VI, a Bergamino : Ho v
n Compagnia, quando viveva l’Armani ? Il Rossi nella pastorale citata
fa
dire a Bergamino che La Signora Vincenza i so ca
’vn deluvio salvandose solo un battello. Una casa dove la natura vivi
fa
che habitemo in soffita, e morti la ne manda in m
a razza real ; e un corpo che per le sue alterazion o vicisitudini ne
fa
vegnir in cognizion delle sue infirmitae. Ma per
ità dal spirito e dalla carne, e secondo da qual parte se butta la si
fa
spirituale e buona, o carnale e cattiva, come sar
la sodezza e gravità, rappresentando una persona matura, che tanto si
fa
ridicola, in quanto dovendo esser persona d’autor
’autorità e d’esempio e di avvertimento agli altri, colto dall’amore,
fa
cose da fanciullo, potendo dirsi : puer centum an
lmente con una mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino, a cui
fa
contrasto una barbetta a punta arricciata all’ins
allora di recitar ne’conviti ; e il Giannotti, ne’suoi Vecchi amorosi
fa
dire : « Il Barlacchi, se noi il potessimo averc,
ere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : « Chi
fa
l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sd
on gli ozj suoi neghittoso alle fredde ombre ti rese, alma risorgi, e
fa
al mio cor palese quell’affetto d’amor che or dor
Teatro – dice esso Quadrio – per occasione di Giulio Cesare Capaccio,
fa
menzione di costui, come di eccellentissimo comic
Raccomandandola il Perticari al Conte Gabrielli di Fano, scriveva : «
Fa
ragione che le nove muse vengano di persona a sal
orto a' tuoi mali, or la metade è di te stesso ; appena il potrai tu,
fa
ch'ei ti guidi al tempio di Maria, madre di Crist
CAPO V. La Drammatica nel secolo XV
fa
ulteriori progressi in Italia. Due ben differe
dino Campagna dedicata dall’autore al pontefice Sisto IV, della quale
fa
menzione il lodato Maffei nella Verona illustrata
erno? Sopra simili fondamenti i due citati autori, seguiti pochi anni
fa
dal riputato cavaliere Antonio Planelli mio amico
i aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci
fa
retrocedere col pensiero almeno sino a’ Latini, n
no sino a’ Latini, nè possiamo altrimenti concepir la tragedia di cui
fa
motto, se non come quella degli antichi. Ciò che
ice, san Giacomo, il Re, il cardinal Mendoza, il Coro. Nel parlar che
fa
Plutone della religione di Cristo e di Maometto f
proprietà ed eleganza Virgiliana. Adduco per saggio la dipintura che
fa
Mendoza del traditore Ruffo dopo aver commesso l’
lla morte. Il Poliziano calcando anche quì l’orme di Virgilio così la
fa
parlare: Aimè! che troppo amore Ci ha disfatti a
II parte I citata anche dal Tiraboschi il quale di altre farse sacre
fa
pur menzione nella pag. 183 nella parte II del t.
dizioni, delle quali si parla nel l’Eloq. Ital. del Fontanini; e solo
fa
menzione di una terza del 1513 di Venezia, ed a q
tando nel carattere dell’Innamorato, e che anche presentemente (1782)
fa
valere il suo spirito sopra i Teatri della Lombar
azioni liriche, lo stile che non si eleva a quel punto di sublime che
fa
grandeggiar la tragedia, sono difetti con abbonda
icaleccio, ciò che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che
fa
Oreste delle proprie avventure incominciando dall
di ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza del racconto che
fa
Ifigenia della propria sventura quando fu in proc
l l’anno 1546, s’impresse in Venezia pel Giolito nel 1549. La Fama vi
fa
il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice
bagnato di lagrime. Un cuore veramente Romano transparisce in quanto
fa
e dice Publio, ma quando è in procinto di perdere
Zoppio data al pubblico nel 1579 di cui nell’epistola 50 del IV libro
fa
un bell’elogio il Mureto. Potrebbe anche pascere
ibonda e di Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto che se ne
fa
. … Il re trovolla Pallida, esangue
orosi per indurre la figlia a maritarsi; della minuta numerazione che
fa
Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venu
ioli l’Altea che s’impresse nel 1556, e la Polissena, della quale non
fa
menzione il Fontanini. Scrisse poi l’Astianatte i
ualche altro non corrisponde al l’energia dell’originale. Allorchè si
fa
entrare Astianatte nel sepolcro, l’Andromaca del
l Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più di un moderno,
fa
raccontare il suicidio di Alvida e Torrismondo a
e non copo i primi impeti, e per così dire ne l’intermittenza. Seneca
fa
raccontar la morte di Polissena ed Astianatte al
to vivo dopo di avere assistito all’eccidio de’ figliuoli. Il barbaro
fa
presentare alla vedova le mani tronche del padre
con una coppa di veleno. Nel voler ella bere Mustafà la trattiene, la
fa
legare e la manda schiava a Costantinopoli. Il Fu
iano re di Egitto uccide Orsilia sua moglie per isposare Acripanda, e
fa
esporre il bambino che ne avea avuto. Questo fanc
osa pace, riceve in ostagi i di lui figliuoli avuti da Acripanda; gli
fa
in pezzi, e sono così portati all’infelice madre.
’avviso fatale che ne riceve Nino si accoppia lo scoprimento che egli
fa
di esser Dirce sua sorella. L’orrore e la dispera
to non sia risposta o scusa. A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia,
Fa
ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa
con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal di lei stato, la quale
fa
ammirare l’arte del poeta senza che egli si disco
tranquillità ed allegrezza. Ma nell’equivoche espressioni che adopra,
fa
trasparire da lontano la perversità dell’intento.
figlie in dote. Oltre di ciò facea ridendo un attoa Che la regina il
fa
sempre che ride. Nè il vidi mai che non scemasse
or disperato, seguendo Torquato anche in ciò che in esso si riprende,
fa
rivolger Nino a parlare al luogo, benchè poi la n
Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome di Giammaria Cecchi
fa
che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce
audaci, ispirando in tutti ardire. Preparato in tal guisa il colpo lo
fa
scoppiare. Già morte eran le vittime, e le fibbr
à morte eran le vittime, e le fibbre Erano apparse liete alla regina.
Fa
condur Polifonte un bianco toro Con le corna dora
era del sig. Cooper Walker. a. Il Fontanini nel l’Eloquenza Italiana
fa
solo menzione dell’edizione di Roma dal 1726. a.
agone della tragica Poesia nel capo IV; art. II. a. Nel discorso che
fa
la Tragedia impresso dopo l’Orbecche. a. Fu ques
osce assai bene : un’altra è l’arte della lettura, ïntorno alla quale
fa
quotidianamente studi ed esperienze nella sua scu
…. Adimaro. P. S. — Rileggo quanto ebbi a scrivere diciannove anni
fa
nel Capitan Fracassa, in occasione d’ una memorab
almente abbattuto. Gigi Rasi è ancora il biondo Rasetto di venti anni
fa
e par quasi che il tempo non l’ abbia toccato con
la grotta di Pozzuoli, piena di sentimento e di grazia. Un omino che
fa
dei versi come questi e prego e prego e prego, e
tasia, di sentimento e di molta coltura, che dell’ arte del declamare
fa
un’estetica pensata e imaginosa. Alla Sua Signora
de verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si
fa
una piacevole pittura locale della vanità degli a
tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando di una donna che si
fa
credere chiamata a monacarsi. Un perverso tutore
all’arrivo di suo padre prende il linguaggio melato degl’ ipocriti e
fa
credere col pevole la cugina. Nell’atto III son d
na: l’artificio con cui si prepara lo scoglimento colla mutazione che
fa
un parente del suo testamento. Egli volea lasciar
lea lasciar Chiara erede del suo, ma sapendo che si faceva religiosa,
fa
la sua disposizione a favore di Agnese e muore. C
orreggerne i difetti, equivale all’ innamorato Fausto: D. Basilio che
fa
riconoscere nel finto Marchese un vero truffatore
o a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come
fa
in tutta la commedia l’ importante secreto della
citi da’ presidj, i cocchieri ubbriachi e simile gentame che talvolta
fa
ridere e spesse volte stomacare, e che La Bruyere
Bartolo Ganascetti e Crosa (sic) Compagni. 1748, 10, Dicembre S. E.
fa
rimettere al Direttore Camerale di Parma l’anness
l’annesso memoriale di Elisabetta da Flisio detta la Passalacqua e lo
fa
rendere ad un tempo inteso di aver accordato a fa
mismo che il Goldoni chiama novità incantatrice. Anche il Quadrio ne
fa
cenno, confermando la rara abilità nel ritrovare
ta città per passare a Venezia un famoso comico, detto Gandini, quale
fa
la figura di diversi personaggi con una prestezza
mpo ed Oblìo, Lavinia or viene. Rende le menti in un fosche e serene,
fa
che ogni volto impallidisca e inostri, apre i più
a e inostri, apre i più cupi e i più sublimi chiostri, brillar, gelar
fa
il sangue entro le vene. Suscita col suo dir gioj
esentato Goldoni. Lo stesso Paolo Ferrari che me la pose in scena, mi
fa
i più lusinghieri complimenti. La feci studiare e
la prima parte del terzo atto la recitiamo senza rammentatore, lo che
fa
un bellissimo effetto. Era stato il '54 nella Co
un carattere, non altro, nel suo complesso, che il mammo di un secolo
fa
: il Filippetto del Goldoni, il Marchese Pipetto
e Nobiltà non è certo il medesimo di Tetillo ; quello di mettiteve a
fa
l’ammore co me è ben diverso dall’altro di Duje m
quando non ottiene il fine di acconciamente imitare gli oggetti, così
fa
d’uopo convenire essere oltre modo difficile l’an
one al passo di Valerio Massimo, pure m’ha confessato egli stesso che
fa
toccar di continuo l’anapesto in quelle sinfonie
9, non è a molti riguardi che un calcolo oscuro e secreto che l’anima
fa
senza esserne consapevole190. [6] Da quanto ho l’
della lingua greca, voglio dire all’onomatopea, di cui Quintiliano ne
fa
tanto conto, che si lagna forte perché la lingua
he piaccia una cosa, perché debba essere accolta ed applaudita? E non
fa
egli d’uopo che il piacere che se ne ritragge, co
rosi e bellicosì, l’ut minore ne’ soggetti teneri e lamentevoli, e il
fa
minore nelle cantilene tetre e lugubri? Or io eso
irito e di brio che non la nostra, perché abbonda di tuoni più felici
fa
d’uopo perciò avvilire la poesia francese? Ma a m
quali può ognuno profferire il proprio giudizio; così d’ordinario non
fa
che moltiplicare inutilmente i trattati, e i sist
emettere a ciascun caso l’articolo. Nella medesima guisa l’uso che si
fa
dei verbi ansiliari essere e avere mettendoli ava
di Tebe. 197. [NdA] È vero però che talvolta la melodia strumentale
fa
sentire un’idea dominante, e dipigne delle idee d
della musica italiana nascere per la massima parte dall’abuso che si
fa
del canto nell’arie vorrebbono ad ogni modo sband
ativo diverrebbe monotona ed insopportabile. L’aria sola è quella che
fa
conoscere in tutta la sua estensione l’abilità d’
ante viene condotto per più modulazioni differenti, e dove la melodia
fa
pompa di tutte le sue squisitezze fe più atta a r
rimo caso sparisce ogni idea d’imitazione e di dramma, nel secondo si
fa
una strana violenza all’imaginazioue, poiché nel
olenza all’imaginazioue, poiché nel punto, che il poeta mi dice, o mi
fa
capire che mi trovo ad ascoltarlo in una camera,
ssiano, unissi all’altra di Francesco Paganini, in cui da alcuni anni
fa
valere il suo merito, e può fra le buone attrici
biamo la mente, il veder sulla scena Pelizza, tutto quanto obliare ci
fa
.
recato con la Compagnia Locatelli a Parigi, ove morì il 1660. Di lui
fa
menzione il Loret nella Muse historique del 31 ma
Rasi, Il Libro degli aneddoti. Firenze, Bemporad, 1898), il quale ci
fa
anche sapere che la Parrini era divisa dal marito
ta dal suo nume Vulcano, e si accinge a sacrificargli un’ ecatombe, e
fa
apprestare un lauto banchetto e dell’oro, per rim
indi risolve di castigarla con una morte men pronta e più atroce. La
fa
chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle
il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che gli altri, e chi ciò
fa
per giustizia e chi per proprio comodo. Martirano
giare, come fanno Seneca e Racine, senza l’inverisimile ardire che si
fa
mostrare ad Ippolito nell’affrontare il mostro78,
ilo, benchè con più libera imitazione, specialmente nel descriver che
fa
la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di G
cicaleccio; il che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che
fa
Oreste delle proprie avventure incominciando dall
di ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza del racconto che
fa
Ifigenia della propria sventura quando fu in proc
ssino e del Rucellai, e le vince per gravità di stile. Giraldi Cintio
fa
onorata menzione dell’Antigone Italiana, noverand
549, e dedicata al pontefice Paolo III sin dall’anno 1546. La Fama vi
fa
il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice
o bagnato di lagrime. Un cuore veramente Romano trasparisce in quanto
fa
e dice Publio; ma quando è in procinto di perdere
perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che gli rimane, allora
fa
vedere tutto il padre, implorando la pietà del po
al pubblico nel 1579, di cui nella 50 del IV libro delle sue Epistole
fa
un bell’ elogio il Mureto. Potrebbe anche pascere
ibonda e di Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto che se ne
fa
: . . . . . . . . Il re trovolla Pallida, esan
si per indurre la figliuola a maritarsi; della minuta numerazione che
fa
Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venu
qualche altro non corrisponde all’energia dell’originale. Allorchè si
fa
entrare Astianatte nel sepolcro: l’Andromaca del
el Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più d’un moderno,
fa
raccontare il suicidio di Alvida e Torrismondo a
e non dopo i primi impeti, e per così dire nell’intermittenza. Seneca
fa
raccontar la morte di Polissena e di Astianatte a
on sia risposta o scusa. A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia,
Fa
ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi spo
con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal di lei stato, la quale
fa
ammirare l’arte del poeta senza ch’egli si discop
tranquillità ed allegrezza; ma nell’equivoche espressioni che adopra,
fa
trasparire da lontano la perversità dell’intento.
e in dote. Oltra di ciò facea ridendo un atto 99, Che la regina il
fa
sempre che ride: Nè il vidi mai che non scemass
lor disperato, seguendo il Tasso anche in ciò che in lui si riprende,
fa
rivolgerlo a parlare al luoco, benchè poi la natu
Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome di Giammaria Cecchi
fa
che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce
endere verisimile l’ardito colpo di Telefonte. Per ordine del tiranno
fa
che i satelliti rimangansi all’entrata del tempio
udaci, spirando ardire a tutti; e preparato in tal guisa il colpo, lo
fa
scoppiare: Già morte eran le vittime, e le fib
rte eran le vittime, e le fibbre Erano apparse liete alla regina.
Fa
condur Polifonte un bianco toro Con le corna do
dirizzata all’Accademia Spagnuola. 87. Il Fontanini nell’Eloq. Ital.
fa
solo menzione dell’edizione di Roma del 1726. 88
gone della tragica poesia nel capo IV, art. II. 90. Nel discorso che
fa
la Tragedia impresso dopo l’Orbecche. 91. Vedi c
rcita con bravura nelle parti gravi ; e ne’ caratteri serio-faceti si
fa
conoscere per un comico d’abilità. Sono parecchi
zia di questo comico in Compagnia della Diana, al quale il Martinelli
fa
indirizzar le sue lettere per maggior sicurezza.
efinitiva, non può tardar molto ; e sarà giustizia. Ancora poco tempo
fa
di lei si diceva : arriverà. Ora si dice : arriva
r le spalle, cedono al pettine che li sosteneva, la voce si rompe, si
fa
rauca, ingrata. E Morselli : Non è completa ; e
, prima amorosa. Di questa, il Corriere delle Dame del 5 agosto 1820,
fa
molti elogi col Boccomini, dopo le prime due reci
a Battaglia e con altri. Scrisse cose teatrali non ispregievoli, e ne
fa
fede la Penelope, tragedia tratta dall’originale
lia, e la voce e i gesti acconci a questi e a quelli, come egli ha, e
fa
avere a tutti coloro che sono ammaestrati da lui,
sacerdotessa dipinge a lungo quel che tutti sanno, cioè la strage che
fa
la fame ne’ Numantini ridotti, mancate l’erbe e l
essi, come partirono senza perchè, senza perchè son tornati. L’autore
fa
venire l’Affricano Giugurta come ambasciadore de’
to dell’azione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo
fa
tornare. Egli vuol essere incluso nella sortizion
sa. Olvia sdegnata lo discaccia, indi vuol che impugni la spada; egli
fa
a suo modo e parte. Un andare e venire de’ person
non prima di allora comparisce e va a precipitarsi nelle fiamme, come
fa
lo stesso Megara ma non prima di aver recitati al
Io stessa, aggiugne, gli affronterò. Ciò poteva bastare; ma Huerta la
fa
continuare con una tirata istrionica di primera d
a Rachele è tutta alla vista. Ma Rachele che esce di nuovo con Ruben,
fa
supporre che la di lei disperazione, il suo piant
nzia dell’autore che si arrogava un merito esclusivo. Se poi nulla si
fa
nel vuoto degli atti, cade Huerta ancora nel ride
isca l’eccidio di Rachele fine a che il re vada alla caccia. Manrique
fa
sapere a Garcia che Rachele l’esilia da Toledo, a
ele l’esilia da Toledo, al che egli risponde magnanimamente. L’autore
fa
nascere per incidente un contrasto fra loro, e Ga
o aver fra essi qualche aderenza? Le lagrime di Rachele, cagione poco
fa
di fenomeni rari e pellegrini, riescono questa vo
side un’ altra volta sul trono, parla de’ pubblici affari, decreta, e
fa
quello stesso ch’ella un secolo prima avea fatto
rinfaccia i pravi suoi consigli. Giungono i Castigliani, e Rachele si
fa
loro incontro, dicendo: Traidores .. mas que d
impone all’Ebreo di ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
fa
pregare, e la ferisce. I Castigliani si ritirano;
litennestra moribonda; ed il sig. Huerta ve la spinge senza perchè, e
fa
che declami sola venti versi, e poi se ne torni d
esareo ha calcato diverso sentiero nel Demofoonte; là dove il Colomès
fa
nascere perturbazioni meno tragiche col formare i
nteressante dell’atto V dell’uno e dell’altro dramma. Ma nel francese
fa
un effetto più grande, perchè l’arcano si è conse
i. La stessa istorica imparzialità che ci obbliga a tal confronto, ci
fa
dire che il Colomès ha prestato a quest’argomento
di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione è il racconto che
fa
Agnese alla regina nell’atto II: quanto la stessa
si esprime con bassezza e villania col fratello: nel cangiamento che
fa
si dimostra stravagante, incongruente ed opposto
cello, come significa carnicero. 18. Sofocle sin dalla prima scena
fa
dire ad Oreste, torneranno portando nelle mani (χ
sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire dalla naturalezza,
fa
sentire la musica di quella voce. Apriti cielo !
ubito Tommaso Salvini la slanciò nel genere drammatico, e il successo
fa
eguale. Essa non perdeva sillaba della Cazzola, c
rivela a un tratto tutta la potenza tragica dell’amore d’Adriana e ci
fa
anche presentire il terribile scioglimento del dr
tatamente vivo, apporta la rivoluzione della fortuna di Elettra, e la
fa
passare da un sommo dolore ad una somma gioja. Il
quella occasione ripigliare la materna tenerezza? Tuttavolta il poeta
fa
che Clitennestra vada per tal menzogna a trovar l
ta da’ semplici gramatici, e da freddi traduttori o critici, a’ quali
fa
uopo che sieno materialmente siffatte cose accenn
e il volto, è perduta, e parer debbe men bella e men propria. Essa ci
fa
vedere un Generale pieno del suo privato dolore,
Ἰώ ιδεστε, ahi! ahi! vedete , ed il sesto conterebbe il racconto che
fa
il Nunzio a Clitennestra e la venuta d’Agamennone
redere, le ha ancora ben divise . Ma questo enfatico cicaleccio oggi
fa
poca fortuna, e suol compararsi alle precauzioni
ragica. Il contrasto però di Admeto col padre, e i rimproveri ch’egli
fa
a quel povero vecchio, cui non è bastato l’animo
pugnanza di morir per un altro, che mostra l’istesso padre di Admeto,
fa
trionfare sempre più l’amor conjugale di Alcestid
agico francese score più rapido e con maggior nerbo, nè si ferma come
fa
Euripide a far dire da Fedra alla Nutrice, sai t
o facendolo disporre ad assalire il mostro. Racine passa più oltre, e
fa
che arrivi a lanciare un dardo che lo ferisce. N
he; Polibio non è uno storico, ma bensì una specie di parlatore che
fa
riflessioni sulla storia; gli Oratori Greci, senz
e in versi più piccioli; la qual cosa, con pace del calabrese Mattei,
fa
vedere che gl’interpreti de’ tragici Greci compre
.. Vieni, ben mio, ricevi Gli ultimi amplessi, i tuoi sospiri estremi
Fa
ch’io raccolga… Oh barbari, spietati, Inumani, ti
sse e a Diomede, la quale vedendo sopraggiugnere Paride, per salvarli
fa
che il Duce Trojano travegga, e la prenda per Ven
nti. Se ne rallegra Alcmena; ma e da notarsi che verun motto ella non
fa
sul destino di Macaria degna di tutto il suo dolo
molta naturalezza il vestibolo. Ione si appressa a queste straniere e
fa
loro osservare i quadri e i bassi rilievi, dicife
ente trovarsi gli squarci che si vanno indicando. L’atto I adunque si
fa
terminare col Coro Αὐρα, ποντιας αὐρα, Aure marin
ava in Atene Teseo; ma il poeta valendosi de’ privilegii della poesia
fa
che la protezione degli Eraclidi si prenda dai di
on la Compagnia, ma certo al servizio sempre di Don Alfonso,… come ci
fa
sapere la moglie Anastasia (probabilmente non com
uero e legitimo Debitore et obliga ogni mio Avere. Altro documento ci
fa
sapere che S. A. diede la sussistenza in ragione
possono vedersi presso M. de Fontenelle. Io ne ho veduta, pochi anni
fa
, sul teatro spagnuolo in un Intermezzo l’azione p
ale marita a uno sciocco chiamato Guglielmo una giovane ch’egli ama e
fa
passar per sua cugina, e finalmente gli scopre il
ono a rappresentarsi. Del re Eduardo VI, delle cui cognizioni Cardano
fa
grandi elogi, si dice, che avesse composta una co
lla religione e dalla sacra scrittura. Nella biblioteca di Gesnero si
fa
menzione del Protoplaste e della Nomothesia, comi
bblico per la sera successiva : Le done gelose de siora Lugrezia, che
fa
pegni in cale del Ridoto a sior Boldo orefese e a
Cosa comàndeli da mi ? Pubblico. (Da un palchetto). Che commedia se
fa
doman de sera ? Duse. Doman de sera go preparà u
de sentirla ; e po mi me tegno al provverbio che dise : gallina vecia
fa
bon brodo : E i provverbi de rado sbaglia. Dunque
on quà vogio confidarghe un affar che me dà molto da pensar, e che me
fa
star de mal umor. Pubblico. Cosa xe, cosa xe nat
piccoletto. Si vede che egli vuol piacere : lavora abbastanza bene :
fa
il suo carattere in modo da non si poter meglio.
, ella è rimasta tuttavia co' suoi stessi compagni, e per il Piemonte
fa
presentemente (1781) distinguersi piena d’abilità
uscì alla luce anche in Firenze. Oltre a questi tre drammi l’Eritreo
fa
menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini.
e Notizie intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina, non
fa
motto di questa Aretusa, tuttochè così diligente
sia a forza di analizzarla, e ridurla a un certo preteso vero che gli
fa
inviluppare in un continuo ragionar fallace. Ma s
onosca la falsità, e se ne sovvenga ad ogni istante, si trasporta, si
fa
sedurre, piange, freme, si adira, seguendo i movi
delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se stesso: Il poeta
fa
parlare Aquilio come si deve e come esige il suo
ta un contrasto di calore e di brio che Aquilio ben comprende che gli
fa
uopo contenere, ed il maestro di musica che ragio
sserva: quindi lo scadimento del moderno teatro e il niun effetto che
fa
sopra di noi l’unione di tutte le belle arti benc
a, quello scoglio fatale contro a cui si spezzano tutte le teorie, ci
fa
vedere che il superbo e dispendioso spettacolo de
invece di rinvigorir le nostre sensazioni simplificandole, altro non
fa
che snervarle moltiplicandole all’eccesso, e inve
e imita il canto dei diversi uccelli ingannati dai suoni omogenei che
fa
egli sentire nel silenzio della notte. La timida
he la semplice modificazione del suono secondo le leggi armoniche, ci
fa
restringer quest’arte in così brevi limiti. Ma gl
sica. Socr. Cotesto appunto». Attenendoci soltanto alla divisione che
fa
in altro luogo lo stesso Platone 116, la melodi
pieni, ora mollemente scabri, e sempre opportunamente variati; ci si
fa
vedere la scelta che di essi facevano i composito
i. Vuol egli significare il sorriso, il vezzo, il favellio di Venere?
Fa
uso principalmente dell’“e” e dell’“i”, lettere d
galoppo de’ cavalli che traversano su e giù le cime del monte Ida, lo
fa
con evidenza tale che ti par quasi di sentirne il
e va scemando il secondo, così i poeti satirici (alla testa dei quali
fa
d’uopo metter Archiloco) adoperavano il giambo pe
rmazione del verso al solo numero di esse sillabe, la misura musicale
fa
tutto da sé, e poche volte va d’accordo colla poe
gna. [28] So che i fautori della moderna musica, alla testa de’ quali
fa
d’uopo metter il Signor Don Saverio Mattei napole
medesimo oggetto rappresentato sotto due aspetti differenti altro non
fa
che dividere l’attenzione dello spirito senza fis
aba sola, lo che, slungando e distraendo la pronunzia più del dovere,
fa
che affatto si perda il senso delle parole; ed ec
a determinata e individuale passione. Conciosiacchè ad eccitar questa
fa
di mestieri una serie di movimenti tutti dal prin
iduale che ne vien generato. Ciò è tanto vero che se in una cantilena
fa
il musico valere piuttosto una quinta, per esempi
osì a costoro incapaci di sentir per se stessi la forza d’una pruova,
fa
d’uopo venir avanti coll’autorità spezie di argom
stra musica a muovere qualcuno degli affetti, per esser caso raro, ci
fa
conoscere che ella intrinseca mente e di sua na
ire questa lunga nota senza rapportare un curioso aneddotto, il quale
fa
vedere quanto ridicolamente si giudichi su questa
, i poeti non badavano che alla sola posizione degli accenti, come si
fa
nelle moderne poesie. Non è questo il luogo d’esa
gentil, che monna Urania ci vorrebbe a lodarti, o quella smania, che
fa
la poesia tanto aggradevole. Pur dirà ad onor tuo
il Fracanzani a ricalcare le tracce di questo suo precursore. Egli si
fa
applaudire per le sue qualità distintive e indivi
utto ciò la più vaga allegoria di questa favola consiste nel Coro che
fa
sforzi grandi, tirando alcune corde per ismuovere
eccellente di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio
fa
osservare che le città prima miseramente sacchegg
ntissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si
fa
capo delle donne Greche, e ordisce una congiura p
poscia la loro imperizia nel concionare. Prassagora stessa, che se ne
fa
capo e sembra la meno sciocca, aringa stranamente
della fatica. Ora il poeta sagace, per mostrarne l’insussistenza, lo
fa
uscire da teste femminili e poco ragionatrici, e
a aver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia, e chi ne
fa
delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso
te colui che tende insidie al popolo, o chè maltratta le donne, o che
fa
tregua o amicizia con Euripide, o che pensa di fa
il poeta dà il nome di putto a cagione de i di lui costumi) il quale
fa
sapere alle donne di avere udito nel foro che Eur
comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che di lontano gli
fa
qualche cenno, dal quale intende (per altro con p
Eschilo la cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perde,
fa
conto di combattere contro di Euripide. Si comme
te città: una donna vana che dameggia, un figliuolo di un villano che
fa
da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora dire
rate, insegna che non vi sia altro nume fuor delle Nuvole, alle quali
fa
una preghiera con parole incomprensibili per aggi
e da quello della scena del Bourgeois Gentilhomme, quando M. Giordano
fa
lezione alla moglie e alla serva. Ma se la copia
trarci ora il frutto della corrotta scuola di un falso filosofo. Egli
fa
trapelare ancora che per l’avvenire questo sfacci
. Egli risolve di vendicarsi del perfido maestro. Chiama i servi, si
fa
dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di So
eretero. Pist. Oh che mai dì tu! conoscendolo per Prometeo. Prom. Che
fa
Giove? Dà serenità o nuvole agli uomini? Pist. Po
o. Dì su ora senza timore. Prom. Odi adunque. Pist. Ti ascolto. Prom.
Fa
conto che Giove sia morto. Pist. Morto? Prom. Mor
Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si
fa
bello di quello che gli altri fanno di buono, acc
rmi nel governare il popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole.
Fa
quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e r
dice Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si
fa
caso. Demostene: Havvi un migliajo di Cavalieri
gran lode, stette in fiore finchè fu mordace; ma perchè ora altro non
fa
che cianciare, si vede andare con una corona secc
artire. Cremilo nol permette; gli dice che egli è uomo dabbene; e gli
fa
sperare di adoperarsi perchè possa ricuperar la v
o uno taglia corami, uno e fabbro, un altro muratore, un altro ruba e
fa
buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti
ni saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli
fa
diventare gottosi panciuti grossi di gambe e lasc
o per ringraziarlo della mutata sua fortuna; e nella dipintura che ne
fa
Aristofane maestrevolmente possiamo ravvisare il
Dei, ma mi dolgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente
fa
una scena di parasito. Prega di poi il servo ad a
e tenerla soggetta e priva di commercio. Mentre Pistetero (Alcibiade)
fa
che gli Uccelli (gli Spartani) si fabbricano Nefe
belli dialoghi, e mise sotto il di lui nome il hel discorso che egli
fa
dell’amore. b. Vuolsi a ciò aggiugnere: e della
, e una instancabile volontà. Il Teatro moderno applaudito, Vol. III,
fa
menzione di una Teodora Donati, di un Giovanni Do
co eccellente. Viveva ancora al tempo del Bartoli (1782), il quale ci
fa
sapere com’ egli a Malta scrivesse un Prologo in
Re (Di) Pietro.
Fa
cenno di lui il Padre Gio. Domenico Ottonelli nel
togallo, dove, oltre a un impostore falsario che con firme imitate si
fa
credere Nunzio e Cardinale della Chiesa Cattolica
in altre quattro su Marta Romorantina, in cui il Diavolo amoreggia e
fa
da primèr Galàn, in due del Mago D. Juande Espina
vo si trovarono abbandonati. Or quì il Signor Lampillas che de’ fatti
fa
poco conto, e si attiene alle amate sue congettur
vvertite che gli Scrittori le purgarono de’ difetti principali; e chi
fa
una Storia della Poesia Drammatica, non corre die
arà ben poco mirato in questo specchio, in cui la sua gentil Dama non
fa
la migliore, nè la più decente figura. Ed invero
cente figura. Ed invero havvi Commedia tale fra’ migliori Autori, che
fa
stupire i ben costumati. Che carattere detestabil
tempo che si spende nel comporre, si trovi maggiore indulgenza? Nulla
fa
il tempo in prò di un Poema, gridano tutti gl’int
an fatto su di ciò. Sia così: s’egli il dice e il crede, l’Apologista
fa
bene a crederlo, e a ripeterlo. Non per tanto io
che scrisse pel Teatro Istrionico allora assai corrotto, delle quali
fa
egli menzione, se non m’inganna la memoria, nella
. Niuno finora ha pensato in negar l’evidenza in tal proposito, come
fa
l’Apologista. Egli niega, che il Teatro Spagnuolo
one, eccetto il tuo comando; sì, lo giuro.” Vengono i soldati, Amlet
fa
che giurino di non palesare a veruno l’apparenza
enterete la Morte di Gonzago, cui io aggiugnerò alquanti versi; e gli
fa
partire. Amlet resta riflettendo al potere della
affettuosamente; la regina s’inginocchia con gran rispetto; il re la
fa
alzare, e piega la testa sul petto della sposa, i
an dolore; s’uccisore con altri due ritirano il cadavere. L’assassino
fa
premure affettuose alla regina, ella resiste un p
enz’altro di mandare Amlet in Inghilterra per sicurezza comune. Il re
fa
venire Amlet alla sua presenza, e gl’impone che s
rra. Ordina che si porti il cadavere di Polonio alla Cappella. Orazio
fa
sapere alla regina che Ofelia è divenuta pazza. E
onato lo sconcerto della ragione di lei; ma ad ogni domanda che le si
fa
risponde con un’ arietta musicale, e poi parte. P
derazione come ladri compassionevoli, ed io gli ho ben compensati. Tu
fa
in modo, che il re riceva le carte che gli mando,
CAPO IV. La drammatica nel secolo XV
fa
ulteriori progressi in Italia. Due ben differe
dino Campagna dedicata dall’autore al pontefice Sisto IV, della quale
fa
menzione il lodato Maffei nella Verona illustrata
pra simili fondamenti il P. Menestrier e ’l Bayle, seguiti pochi anni
fa
dal cav. Planelli, veggono l’opera in musica dovu
i aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci
fa
retrocedere col pensiere almeno sino a’ Latini, n
no sino a’ Latini, nè possiamo concepir altrimenti la tragedia di cui
fa
motto, se non come quella degli antichi. Ciò che
ella morte. Il Poliziano anche quì calcando l’orme Virgiliane così la
fa
parlare: Aimè! che troppo amore Ci ha disfat
i t. II, parte I citata dal Tiraboschi, il quale di altre farse sacre
fa
pur menzione nella p. 183 della parte II del t. V
edizioni, delle quali si parla nell’Eloq. Ital. del Fontanini, e solo
fa
menzione di una terza che se ne fece in Venezia n
erla. Ancor qui i partiti e gl’intrighi si avvicendano, ma l’evidenza
fa
cessare le storte illusioni. L. Da Rizzo il 7 l
mmina ingrata, che dopo averlo lusingato per averlo in Compagnia, gli
fa
fare delle parti non da paedre, e la moglie di lu
io vado in tracia della mia fortuna, si come fu di Nardelli, che non
fa
che ripetere, la mia sorta la Devo alla Bettini….
sola l’avvenire della Compagnia, della quale naturalmente il Lottini
fa
parte. Il Bosio, si capisce, era nella Reale. E t
er la Bettini e scrive : Vi faccio una confidenza : la Santoni me ne
fa
provare d’ogni genere – cerca tutte le strade di
in quanto alla buona recitazione. Io chino il capo alle circostanze :
fa
ciò che credi, quello che il cuore ti detta. Solo
one drammatica. » Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si
fa
più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42, fa la pr
che il matrimonio non si fa più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42,
fa
la proposta di scritturarla col titolo di « Iª at
olita. Francesco Bartoli la dice contemporanea della Diana (V.), e la
fa
morir nel 1730. Fu dedicato a lei come alla Diana
Paganini, in cui morì a Bologna nel carnevale del '78. Carlo Goldoni
fa
cenno, nel XIV volume dell’edizione del Pasquali,
ra loro il fidelissimo servo di V. E. Battista Vanino da Rimino, qual
fa
la persona del Zanni, qual’è principalissima et n
: dorrommi della mia pouera ventura. l’amoreuole proferta ch’ella mi
fa
si nuovo della sua casa, sarà da me accettata nel
armi con il Sig.r leandro, e Brighella, e quell’estremo dolore che mi
fa
, con hogni humiltà, suplicare il Ser.mo Sig.r Duc
utto quello che al mondo possede. Sprezzatore dell’altrui merito, non
fa
mai conto de'Personaggi, che recano decoro e vant
in questa Dominante, se non si fanno cose nuove, e non vedute, non si
fa
mai bene il nostro interesse.
nda ; bello di gloria e amor dritto è che splenda il raro ingegno che
fa
scorrer l’ore inavvedute e care anche al dolore c
che il fucile della secca questa volta ha fatto cecca. Già Livorno si
fa
lieto perchè a lei rivolgi il piè, ed il povero p
iudono la bella fuggitiva, o di Temide che avvolta in rosea nuvoletta
fa
trecento volte per anno il viaggio dell’Olimpo fi
o il cuore altri sentimenti che quelli che può infatti somministrare,
fa
di mestieri sostituire il linguaggio della immagi
a rovina della musica e della poesia; poichè siccome questa altro non
fa
sentire per il comune che l’“idolo”, il “nume”, i
ragguardevoli doti, e dall’aver trascurato Metastasio, di cui neppur
fa
menzione nella sua storica prefazione premessa al
re sue cose bellissime, e contentiamoci della ingenua confessione che
fa
egli medesimo della sua inesperienza in fatto di
attere e al loro interesse il confermarla nella sua risoluzione, come
fa
la morte parlando con Apolline nella tragedia di
o lo è a S. Giovanni Evangelissa il ridicolo discorso che Ariosto gli
fa
tenere col paladino Astolfo nel globo della luna.
initura alla quale difficilmente pervengono i troppo fervidi ingegni,
fa
vedere che nessuno più di lui era forse in istato
nella italiana favella una scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci
fa
vivamente desiderare di veder dalla stessa mano i
Timoteo del Conte Gastone della Torre di Rezzonico rappresentato anni
fa
nel regio ducale teatro di Parma Pochi, o per dir
de il teatro. L’autore, imitando troppo esattamente il suo Dryden, ci
fa
intendere fin dalla prima scena che Taide e Timot
troppo dal parlar familiare proprio de’ personaggi che rappresentano,
fa
che i buffi non si perdano in gorgheggi o cadenze
bbene sia il primo drammatico del mondo) vuolsi fare quell’uso che si
fa
nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie
geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi aggradi. Se colui che
fa
la parte del padre ha quindici o vent’anni meno d
tro ai Petroniani per la Secchia rapita. A fine di schivar le contese
fa
di mestieri parimenti che tutti i personaggi cant
nso me lò và continuamente insinuando, mà per Dio che là mia Patienza
fa
miracoli. Attendo uostre risposte, è Vi saluto di
n Jumella, e d’un Metastasio. [3] Ad altre cagioni oltre le accennate
fa
di mestieri non per tanto appigliarsi volendo esp
e dardegigate dai raggi del sole. [5] E incominciando dall’uso che si
fa
generalmente della musica strumentale, pare a me
si accompagnata dal colorito forte degli strumenti. Il quale riflesso
fa
più d’ogni altra cosa vedere quanto l’uso e il po
diverso fine cui serbavalo Enea, lo sfortunato e miserabil uso che ne
fa
Didone, l’eccesso di passione che la guida a tron
, oh Dio! non so.» così nelle interrogazioni che l’uomo appassionato
fa
sovente a se medesimo, nelle apostrofi oggetti in
gnar le parole, onde invece di rinvigorir l’espressione, altro non sì
fa
che indebolire l’effetto, poiché, siccome s’accen
ed intelligibili nella esposizione di trenta e forse più scene? E se
fa
di mestieri che l’uditore dopo aver sentita la si
tura dell’oggetto cui devono rappresentare. Anfossi, nelle parole «E
fa
co’ suoi ruggiti Le selve risuonar», ha fatto ru
heggiar su quel povero core. Crederemo che sia finita? Non per certo.
Fa
pausa il cantore, e gli stromenti riempiono l’int
tro note senza l’analisi, divisione, o repetizione dei periodi che si
fa
nella prima, se non in quanto fra le pause della
do, anzi troncando senza ragion sufficiente il senso delle parole? Si
fa
, diranno i maestri imperiti, per dar luogo all’ar
forse che debba ritrarsi da una persuasione intima che l’amor proprio
fa
nascere in noi, che se gli uomini, i numi, od il
da capo solito a mettersi nel fine delle arie. Senza l’abitudine che
fa
loro chiuder gli occhi su tante improprietà, gl’I
te improprietà, gl’Italiani avrebber dovuto riflettere che niuna cosa
fa
tanto chiaramente vedere la poca filosofia colla
rmi Farnaspe che inebbriato da quel nettare inconcepibile cui l’amore
fa
gustare alla presenza, e in compagnia dell’oggett
flauto meccanicamente, oppure in quella macchina inventata pochi anni
fa
da un Boemo, e veduta nell’imperial corte di Vien
iero che debbe unicamente servire di stromento al loro guadagno; egli
fa
d’uopo confessare, che la musica soggetta a tutti
rà la sua spezie di Coliseo per gli scioperati. La dimanda che oggidì
fa
il popolo italiano a chi timoneggia nel governo,
e suppone un qualche sforzo di mente per ben comprendersi, perché ciò
fa
onore alla penetrazione e alla dottrina dell’uomo
luogo che Goldoni fra i poeticomici; d’un Paisello tornato poco tempo
fa
in Italia dopo essere stato ai servigi della impe
sorriso di compiacimento, di modestia e di orgoglio insieme, ch’egli
fa
ogni tanto al futuro nipote che gli è quasi alle
a a casa più sani, più felici e più buoni di prima, perchè l’allegria
fa
buon sangue e il buon sangue fa buone azioni. Voi
più buoni di prima, perchè l’allegria fa buon sangue e il buon sangue
fa
buone azioni. Voi senza saperlo dal vostro palcos
sione, eccetto il tuo comando, sì lo giuro. Vengono i soldati. Amlet
fa
che giurino di non palesare a veruno l’apparizion
senterete la Morte di Gonzaga, cui io aggiungerò alcuni versi ; e gli
fa
partire. Amlet rimane riflettendo al potere della
affettuosamente; la regina s’inginocchia con gran rispetto; il re la
fa
alzare, e piega la testa sul petto della sposa, i
n dolore; l’uccisore con altri due ritirano il cadavere. L’ assassino
fa
premure affettuose alla regina; ella resiste un p
olve senz’altro di mandare Amlet in Inghilterra per sicurezza comune.
Fa
venire Amlet alla presenza sua, e gl’impone che s
erra. Ordina che si porti il cadavere di Polonio alla capella: Orazio
fa
sapere alla regina che Ofelia è divenuta pazza. E
onato lo sconcerto della ragione di lei; ma ad ogni domanda che le si
fa
, risponde con un’ arietta musicale, e poi parte.
derazione come ladri compassionevoli, ed io gli ho ben compensati. Tu
fa
in modo che il re riceva le carte che gli mando,
ogo il poeta giudizioso non lavora mai contro se stesso. Or che altro
fa
colui che volendo intenerire e commuovere impedis
Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona
fa
il duca di Milano al Valentino. Nella sola orazio
buffone; e Voltaire crede che sia violar la decenza il dipingere che
fa
nell’Hamlet l’usurpatore Danese ubbriaco, Ma Shak
a, che a gran passi alla vecchiezza s’incamminava. Del merito di lei
fa
fede Carlo Gozzi, il quale nel Ditirambo pel Sacc
go di Pantalone al primo atto, tutto a bisticci : La sorte s’urta, e
fa
che morte m’urta se vago vuogo, e se sto fermo fo
ema pastorale. Ma d’assai più interessante per noi è il racconto che
fa
Bergamino di aver veduto una frotta di commediant
re, Goldoni, la Passalacqua, Vitalba, nel quale il povero Goldoni non
fa
la più bella figura al mondo, vedi il mio monolog
egli stesso si firma : Antonio Vitalba detto Ottavio Comico. Anche lo
fa
nascere a Bologna, mentre Goldoni lo dice padovan
nonostante l’incalzar degli anni, mostrava ancora, sino a poco tempo
fa
, la traccia dell’antico valore. Morì a Genova, do
uscì alla luce anche in Firenze. Oltre a questi tre drammi l’Eritreo
fa
menzione dell’Aretusa altro dramma del Rinuccini.
e Notizie intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina, non
fa
motto di quest’Aretufa, tuttochè così diligente s
esia a forza di analizzarla e ridurla a un certo preteso vero che gli
fa
inviluppare in un continuo ragionar fallace. Ma s
iconosca per falso e se ne sovvenga ad ogni istante, si trasporta, si
fa
sedurre, piange, freme, si adira, seguendo i movi
delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se stesso: Il poeta
fa
parlare Aquilio come si deve e come esige il suo
tenerezza di madre. L’atto termina con quest’ottima riflessione, che
fa
la combattuta Elvira : Que lexos de la culpa est
sacerdotessa dipinge a lungo quel che tutti sanno, cioè la strage che
fa
la fame ne’ Numantini ridotti, mancate l’erbe e l
to I narrare all’amante? Non è ancor tempo; bisogna attendere ancora.
Fa
poi l’autore venir Giugurta come ambasciadore de’
to nell’azione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo
fa
venire di nuovo. Egli vuole esser incluso nella s
on prima di allora comparisce, e va a precipitarsi nelle fiamme, come
fa
Megara stesso dopo di aver recitati altri cinquan
teva bastare, ma Huerta con una tirata istrionica di primiera dama la
fa
continuare così : Pues si enciendo la collera en
sinora (può dire lo spettatore)? Rachele che esce di nuovo con Ruben,
fa
supporre che la di lei disperazione, il suo piant
nzia dell’autore che si arrogava un merito esclusivo. Se poi nulla si
fa
nel voto degli atti, cade Huerta ancora nel ridev
isca l’eccidio di Rachele sino a che il re vada alla caccia. Maurique
fa
sapere a Garcia che Rachele l’esilia da Toledo, a
l’esilia da Toledo, al che egli risponde magnanimamente. Quì l’autore
fa
nascere per incidente un contrasto fra loro, e Ga
o aver fra essi qualche aderenza. Le lagrime di Rachele, cagione poco
fa
di fenomeni rari e pellegrini, riescono questa vo
side un’ altra volta sul trono, parla de’ pubblici affari, decreta, e
fa
quello stesso ch’ella un secolo prima fece nella
impone all’Ebreo di ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
fa
pregare, e la ferisce. I Castigliani si ritirano.
el parlar di Polo, e dall’istesso Sofocle. Egli sin dalla prima scena
fa
dire ad Oreste; torneranno portando nelle mani χε
esareo ha calcato diverso sentiero nel Demofoonte; là dove il Colomès
fa
nascere perturbazioni meno tragiche col formare i
eressante dell’atto V dell’uno e dell’altro dramma. Nel francese però
fa
più grande effetto; perchè l’arcano si è conserva
i. La stessa istorica imparzialità che ci obbliga a tal confronto, ci
fa
dire, che il Colomès ha prestate a questo argomen
esprime con bassezza, e villania col fratello, e nel cangiamento che
fa
si dimostra arrogante, incongruente, ed opposto a
La locuzione è prosaica talmente che scrivendosi seguitamente come si
fa
in prosa, non vi si distinguerebbe il numero de’
gl’interni movimenti se non col pianto che le soprabbonda, e il poeta
fa
che Dafne gli vada disviluppando: Tu sei pietosa
ta di lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il volto di lagrime,
fa
certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia.
plicato dell’Aminta, e si sviluppa con un’agnizione. Venere stessa vi
fa
il prologo, e ne accenna l’argomento: Miracol no
enza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del di lui dolore
fa
che gli si faccia sapere che è viva, e ne seguono
siccome non è anche la commedia per la medesima ragione, e non vi si
fa
. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non s
edi che il fece alla sua boschereccia. Di un’ altra pastorale inedita
fa
anche menzione il Manfredi composta dal conte Alf
dirne il parere sul suo Contrasto amoroso, come l’udì sulla tragedia.
Fa
altresì menzione il Manfredi di Enone boscherecci
e che è vivo, e ne imprende la guarigione. Nè lo stile nè la condotta
fa
desiderarne l’impressione. a. Degli errori comm
l’ interni movimenti se non col pianto che le soprabbonda, e il poeta
fa
che Dafne gli vada disviluppando: Tu sei pietos
vita: un di lui sguardo verso lei che gli bagna il volto di lagrime,
fa
certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia.
licato dell’Aminta, e si sviluppa con un’ agnizione. Venere stessa vi
fa
il prologo, e ne accenna l’argomento: Miracol
enza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del di lui dolore
fa
che gli si faccia sapere che è viva, ed ei la tog
siccome non è anche la commedia per la medesima ragione, e non vi si
fa
. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non s
edi che il fece alla sua boschereccia. Di un’ altra pastorale inedita
fa
anche menzione il Manfredi composta dal conte Alf
il parere sopra il suo Contrasto amoroso, come l’udì sulla tragedia.
Fa
altresì menzione il Manfredi di Enone boscherecci
de che è vivo e ne imprende la guarigione. Nè lo stile nè la condotta
fa
desiderarne l’impressione. 130. Degli errori co
tenere il passaporto per sè e uno per tutta la sua Compagnia : il che
fa
credere esserne stato lui il conduttore. Allo Zan
o la disposizione della favola richieda apparecchio e non elevatezza,
fa
risaltare il contrasto de’ caratteri, e corrispon
suoi teneri affetti coll’amore della libertà e della patria. L’autore
fa
che Romeo sia in un dubbio politico, non parendog
o della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e la costanza di lui la
fa
cadere nel più profondo abbattimento, al consider
. Questo sposo credendola morta precipitata dal castello di Martos si
fa
cavaliere della Mercede, e vi diviene professo. A
e qualche altra variazione rende a lui sospetti que’ cavalieri, e gli
fa
incatenare, rivocando la grazia degli altri schia
eatrali. I la quarta del II di Alfonso che trova viva la figlia, e le
fa
sapere che più non può esser suo Consalvo, perchè
n cui Enrico descrivendo con verità di colori la strage de’ Cavalieri
fa
senza sforzo un quadro vivace e patetico di Ramir
coltatori. Parte Erbele, e l’autore perchè non rimanga la scena vota,
fa
trattener Zelinda senza perchè, finchè da Ormusse
per farsi conoscere agli spettatori nomina se stesso, appunto come si
fa
ne’ drammi cinesi. Si lagna indi che vedrà Erbele
io ed ara nel mio cor possiede, Che vi riceve l’idolatro incenso.
Fa
poscia una indiscreta confessione a Filinto, la q
colse Tralle sue braccia, e al bianco petto strinse. La virtù quì
fa
poco contrasto alla passione, ed Erbele con tutto
mi detti A te narrò, dove se vuolsi pronunziare italianamente, si
fa
un verso di dodici sillabe dovendosi dire fi-a-te
ienti al genere, e soprattutto più rispetto, ed onestà, giacchè vi si
fa
passare per virtù l’incontinenza e la violazione
a un ambasciadore della madre di Corradino, che per la di lui libertà
fa
proposte di pace che son rigettate: un legato del
morte: il popolo che si solleva. Nel V Corradino è decapitato, Carlo
fa
venire il cadavere nella reggia per mostrarlo all
, che si uccide. Questa sola esposizione succinta manifesta che Carlo
fa
uccidere Corradino per assicurarsi il regno, e ch
iamone le particolarità. Atto I. Nella prima scena il Duca di Austria
fa
menzione con Corradino di cose a lui ben note, pe
e ed insipide ragioni: Un sacrificio in vero Il nostro sesso
fa
, quando palesa L’ascosa fiamma. Ma il pudor già
de que’ tre personaggi, caminando forse con gli occhi bassi. Carlo si
fa
avanti, e domanda alla figlia donde nata sia tal
o si amano, e Carlo che egli laverà la macchia coll’indegno sangue, e
fa
porre in aguato le guardie pronte a ferire, e per
tare di scambiarne il sentimento. Carlo non potendola più soffrire si
fa
avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. Un grand
orsi il seno, e del mio sangue Io ti nutrii?” ma Iroldo ciò copiando
fa
dire ad Elisabetta, se non un’ altra bugia, un se
argomento, ed a renderli il patetico naturale senza lo scambio che vi
fa
entrare il Caraccio, senza la malignità e la debo
onaggio importante e grande. La delicatezza del gusto dell’autore gli
fa
ravvisare per attivi solo il terzo e il quinto at
la dell’oro è figlia: Del tuo ti spoglia: i cittadin pareggia: Te
fa
Spartano, e in un Spartani crea: Ciò far voll’i
proposito poco misurato. Scipione però grande per se stesso, quì non
fa
vedere che la sua amicizia per Massinissa in salv
siensi le nozze, ella è vinta dagl’interni tumulti, è soperchiata, e
fa
svaporare l’intenso suo do lore, cagiona senza vo
ongiuro . . . . Ardisci, ardisci, il laccio infame scuoti, Che ti
fa
nullo a’ tuoi stessi occhi, e avvinte Ti tiene
enuto all’Alfieri che si prefisse di dipignere l’eroismo di Bruto che
fa
rinascere la repubblica. L’illustre autore nell’e
autore nel 1796. Si rende essa notabile per una fedeltà signorile che
fa
conoscere talmente le grazie latine di Plauto nel
llo stato e le malvagità del suo Ministro che vien punito: 5 il Tempo
fa
giustizia a tutti, commedia di due antichi abband
l personaggio del conte Ippolito che si enuncia come suo marito, e si
fa
credere morto, e nulla poi produce per l’argoment
scena settima senza prenderne consiglio dall’amante si presenta, e si
fa
conoscere ad Adelarda sua madre; Rodolfo subito p
ombattenti. Orgando dice ad Adelvolto: se il cielo abborre i rei e ne
fa
vendetta, io lascerò nel tuo scempio un tremendo
omes; che più? che fin anco il Pagano l’ha impiastricciata pochi anni
fa
nel suo Gerbino. Or come era nova l’anno 1793 nel
favola domina Odorico prepotente colla sua fazione spagnuola, di cui
fa
parte Ricimero scelto da Odorico per consorte di
oso investigatore di quanto fanno o non fanno in iscena i personaggi,
fa
mille giudizj sull’inselvarsi de’ due ardenti ama
ato in terra. E’ un foglio amoroso di carattere di Elvira. Odorico la
fa
chiamare, e le rinfaccia il foglio come da lei sc
Mori alla chiamata di Adallano, il quale da poco esperto generale si
fa
circondare. Ricimero vuol ferirlo; ma eccoti un a
eccoti un altro Guerriero sconosciuto, che ne ribatte il colpo, e gli
fa
cader la spada, e gli si avventa. E’ la stessa El
diriguere comae di Virgilio. L’orrore secondo l’uso de’ buoni Toscani
fa
arricciare o rizzare i capegli; ma l’avvolgere, p
e non finirebbe mai, se non passasse ad un pensiero eterogeneo che la
fa
discendere dall’immaginazione alla realità del ba
inarla a sopravvivere a suo riguardo alla perdita di Adallano; quindi
fa
che comparisca ferito sostenuto da due, tutto int
n non colga, Nè coglie appien che piaga anco non faccia, Nè piaga
fa
che l’alma altrui non tolga. Questa ricercata m
i. Egli fu anche espertissimo del canto e del ballo ; e il Bartoli ci
fa
sapere come « alla stessa Maestà napolitana abbia
llina e Pamela ; e Tommaso Salvini che l’ebbe lungo tempo a compagna,
fa
bella menzione di lei ne' suoi Ricordi artistici.
d è tuttavia, buon compagno di Eleonora Duse, a fianco della quale si
fa
specialmente apprezzare dai vari pubblici nostri
Giuseppe Costetti lo dice non figlio d’arte, mentre il Colomberti lo
fa
nascer da genitori oriundi napoletani che esercit
Infatti qual espressione di melodia può cavarsi dalla invocazione che
fa
l’Aurora all’Amore? «Saettator fornito D’alto fu
o Gonzaga con Margarita di Savoia con sontuosità e grandezza tale che
fa
stordire i lettori. Si trova alla distesa la desc
Che bel sentire, per esempio, il seguente vezzosissimo soliloquio che
fa
Sifone nell’Ercole in Tebe: «Go-go-go-gobo a me?
evole critica con pittura di caratteri assai bene delineati. Il tempo
fa
il prologo. Escono un medico e uno speziale, che
a vita: Se tu fossi tra noi saria spedita.» Un soldato
fa
la medesima cosa perché la verità lo beffeggia pe
ollezza, o per dir meglio, alla effemminatezza della nostra musica mi
fa
credere che gl’Italiani se ne prevalessero subito
Angelucci, e sopra tutti Loretto Vittori, di cui Giano Nicio eritreo
fa
tali elogi, che sembrano ad uom mortale non poter
timano il restante degli uomini altrettante pecore o tronchi. Ciò gli
fa
meritevolmente ridicoli agli occhi degli stranier
secolo dove si coltivano le scienze utili al secolo dove altro non si
fa
che parlare con eleganza. Dal che io conchiudo, c
genere di Commedia caustica e insolente, chiamata satirica e antica.
Fa
seguito e imitato da Eupoli, poeta più grazioso,
cia e Demostene addetti totalmente a i voleri di Cleone, il poeta gli
fa
travestire e parlar da schiavi. Pulcinella Princi
ma di Aristofane nel dipingere i caratteri39. Con una pennellata sola
fa
conoscer tosto lo spirito di tutta la casa di Soc
ne) ha saccheggiato i miei Equiti, aggiugnendovi solo una vecchia che
fa
un ballo, disonesto, che pure é rubato a Frinico.
edia intitolata Lisistrata, ch’é il nome di una ateniese, la quale si
fa
generale delle donne per astringer gli uomini all
lio, costretto da un bisogno naturale prende la vesta della moglie, e
fa
in piazza ciò che la natura gli comanda. La satir
vere scuole pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ci
fa
perder di vista la vera fisonomia, diciam così, d
pi di Gerone il vecchio nel V Secolo prima dell’era volgare, non solo
fa
eccellente nello scivere commedie, ma ne fa anche
ell’era volgare, non solo fa eccellente nello scivere commedie, ma ne
fa
anche il primo autore, come dottamente pruova il
one di quell’universale diletto che arrecano i suoi componimenti, non
fa
d’uopo fermarsi sulle proposizioni generali, che
Quel core è mio. Di due bell’alme amanti Un’alma allor si
fa
, Un’alma, che non ha Che un sol d
le future senza impaccio, né stiracchiatura, ma con un’agevolezza che
fa
restare. La prima scena del Temistocle e dell’Art
nell’immaginare i luoghi convenienti alla scena, la maestria con cui
fa
egli variare le situazioni locali, la dilicatezza
tosamente, e con decoro eseguirsi dagli attori. Quinaut nell’Iside ci
fa
vedere una furia, che afferrando pei capegli una
tanto nella parte lirica del melodramma; ma quale altissima stima non
fa
d’uopo concepire de’ suoi talenti in veggendo che
riginale che hanno dentro di sé. Le donne perché niun altro scrittore
fa
loro conoscer meglio la possanza sorprendente del
eggia tutti gli stili, che dipinge tutti i caratteri e che trascorrer
fa
il lettore dal sommo all’infimo con fortunatissim
llo, che atteggia ogni movimento, che colorisce ogni muscolo e che ti
fa
quasi vedere e toccare le cose rappresentate; a q
ardita immaginazione, la quale tante e sì maravigliose stranezze gli
fa
trovare per via, e che sì eccellente il rende in
ale, o tra quelli d’un valente architetto. Se la sua cattiva sorte il
fa
inciampare in alcuna dei primi, per quanto ingegn
gli ti avrà costretto a versare.» 101 Ma per risentire cotali effetti
fa
d’uopo avere uno spirito analogo a quello dell’au
ere uno spirito analogo a quello dell’autore che si prende per guida;
fa
d’uopo esser invaso da quella energica e rispetab
nseguentemente non abbastanza inoltrato nella cognizion della lingua,
fa
di mestieri andar a rilento nel decidere siffatta
ito e di Aricia è fredda, e quasi senza effetto perché subalterna. Mi
fa
tremare l’amore di Mitridate scortato dai furori,
ucendo lo stesso personaggio a spiegar il suo amore verso Galatea, il
fa
parlare in guisa ben diversa: «O bianca Galatea,
el greco poeta! Che raffinamento in quelli dell’italiano! Il primo ti
fa
vedere il ciclope selvaggio di Omero, il Polifemo
ta non ha potuto liberarsi abbastanza. Questo è il sostituire ch’egli
fa
, tante volte, lo stile della immaginazione a quel
riorità di un uomo di talento si conosce appunto dal sollevarsi ch’ei
fa
sopra gli errori e i pregiudizi dell’arte sua; ch
urre una donzella nata nella reggia di Susa a’ tempi d’Artaserse, che
fa
menzione della Ifigenia in Tauride tragedia compo
gnizione, quel gran fonte della maraviglia e del diletto teatrale, si
fa
nascer da lui per vie poco naturali, anzi romanze
ra, e i Mulati erano i suonatori e i cantanti. Questo racconto non ci
fa
egli venir in mente Venere in mezzo alla fucina d
utto ciò la più vaga allegoria di questa favola consiste nel Coro che
fa
sforzi grandi, tirando alcune corde per ismuovere
ia lezione di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio
fa
osservare che le città prima miseramente sacchegg
ntissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si
fa
capo delle donne Greche, e ordisce una congiura p
poscia la loro imperizia nel concionare. Prassagora stessa che se ne
fa
capo e sembra la meno sciocca, aringa stranamente
della fatica. Ora il poeta sagace, per mostrarne l’insussistenza, lo
fa
uscire da teste femminili e poco ragionatrici, e
a aver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia; e chi ne
fa
delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso
te colui che tende insidie al popolo, o che maltratta le donne, o che
fa
tregua o amicizia con Euripide, o che pensa di fa
i il poeta dà il nome di putto a cagione dei di lui costumi) il quale
fa
sapere alle donne di aver udito nel foro che Euri
comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che di lontano gli
fa
qualche cenno, dal quale intende (per altro con p
resentata questa favola, nella quale di que’ tragici si giudica, e si
fa
spezialmenre la comparazione di Eschilo ed Euripi
Eschilo la cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perda,
fa
conto di combattere contro di Euripide. Si comm
te città: una donna vana che dameggia, un figliuolo di un villano che
fa
da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora dire
rate, insegna che non vi sia altro nume fuor delle Nuvole, alle quali
fa
una preghiera con parole incomprensibili per aggi
e da quello della scena del Bourgeois-Gentilhomme, quando M. Giordano
fa
lezione alla moglie e alla serva. Ma se la copia
trarci ora il frutto della corrotta scuola di un falso filosofo. Egli
fa
trapelare ancora, che per l’avvenire questo sfacc
o. Egli risolve di vendicarsi del perfido maestro; chiama i servi, si
fa
dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di So
. . Pist. O che mai dì tu! (conoscendolo per Prometeo) Prom. Che
fa
Giove? Dà serenità o nuvole agli uomini? Pist.
su ora senza timore. Prom. Odi adunque. Pist. Ti ascolto. Prom.
Fa
conto che Giove sia morto. Pist. Morto! Prom.
e, si dà il termine delle difese al reo, si esaminano i testimonj, si
fa
in somma quanto può caratterizzar per matto il gi
Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si
fa
bello di quello che gli altri fanno di buono, acc
armi nel governare il popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole.
Fa
quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e r
dice Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si
fa
caso. Demostene: Havvi un migliajo di cavalieri d
gran lode, stette in fiore finchè fu mordace; ma perchè ora altro non
fa
che cianciare, si vede andar con una corona secca
guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e delle Grazie,
fa
preparare un magnifico convito, e il coro ammira
partire. Cremilo nol permette, gli dice ch’egli è uomo dabbene, e gli
fa
sperare di adoperarsi per fargli ricuperar la vis
o uno taglia corami, uno è fabbro, un altro muratore, un altro ruha e
fa
buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti
ni saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli
fa
diventare gottosi, panciuti, grossi di gambe e la
o per ringraziarlo della mutata sua fortuna; e nella dipintura che ne
fa
Aristofane maestrevolmente, possiamo ravvisare il
i dei, ma mi dolgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente
fa
una scena da parassito. Prega di poi il servo ad
vere scuole pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ne
fa
perdere di vista la vera fisonomia, diciam così,
o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurre di nuovo
fa
supporre che un’ altra, volta vi fosse stata in G
oni artistiche, le quali non si direbber da vero scritte mezzo secolo
fa
. Interessantissima è sopra ogni altra l’analisi c
zo secolo fa. Interessantissima è sopra ogni altra l’analisi ch’ egli
fa
delle varie parti, o ruoli (amoroso, primo uomo,
chetta e la Fiorina ; se bene il Calmo nella dedica della Rodiana che
fa
al Conte Ottaviano Vimercati, affermi questa comm
ono perchè debbono esser dette : nulla di quella ipocrisia voluta che
fa
i personaggi tisici del corpo e dell’anima ! Il p
aggio a dio piacendo. Ricordo a V. S. Ill.ma di Federico Beretta, che
fa
da Capitanio spagnolo, essendo personaggio onesta
. Oggi s’è data quasi esclusivamente al repertorio d’annunziano, e si
fa
molto ammirare così in Francesca (protagonista),
contagiosa de’ mimi Greci già ricevuti nella scena Romana. Tacito ci
fa
sapere che Tiberio dopo varie inutili lagnanze de
ipide nella sua favola perduta intitolata Alcmena. Plauto nel prologo
fa
dire a Mercurio che la sua favola è una tragedia;
n conveniva in un teatro ripieno di superstiziosi adoratori di Giove,
fa
che questo padre degli dei preceduto dallo strepi
ppunto divenute comiche larve, accomodando l’azione a’ tempi moderni,
fa
che Sosia con molta piacevolezza tronchi il compl
ingegno, ingannami, aggirami, inganna mia moglie e ’l fattore Saurea,
fa
di tutto; purchè mio figlio abbia questo danajo,
bblica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si
fa
da lei baciare e abbracciare in presenza del figl
per deludere il vecchio insieme col suo villano fortunato, la moglie
fa
vestire cogli abiti di Casina il servo Calino riv
conda scena dell’atto quarto negli arzigogoli del pescatore Grippo si
fa
un ritratto di coloro che da picciole speranze so
e dia quanto tu brami. Come stai? Tos. Come posso. Sag. Cosa si
fa
? Tos. Si vive. Sag. Contento? Tos. Assai, s
botta adottatata da’ Pulcinelli ed Arlecchini. Parte Tossilo. Ma che
fa
intanto Sofoclidisca? Ella è fuori: non vede Toss
o sciogliendosi dal contratto; ma si ferma al sentire lo strepito che
fa
la di lui porta nell’aprirsi. Esce Tossilo baldan
e ch’egli ha finto di aver ricevute di Persia dal proprio padrone. Lo
fa
trattenere in disparte, avvertendogli di comparir
ediam ragion. Verg. Stupir? perchè? Non permette il destin che mi
fa
serva, Che del mio mal meravigliar mi debba. T
i quante se ne sono esposte sulla scena; e Cicerone nel suo Catone ci
fa
sapere che Plauto stesso oltre modo se ne compiac
morato corrisposto. Quell’anello medesimo che ha servito all’inganno,
fa
che la Vergine venga riconosciuta per sorella del
letto Mantovano de’ 22 di giugno del 150162. L’ufficio del prologo si
fa
dal Lare famigliare della casa di Éuclione uno de
e esser la casa posseduta da mostri e fantasime, perchè sessanta anni
fa
vi fu spogliato e ammazzato un forestiere da colu
quaranta mine che dee a un usurajo per aver comprata un’ altra donna,
fa
sì che lo stesso Perifane compri un’ altra cantat
suo Centurionate. 62. Nella prefazione all’Orfeo del Poliziano se ne
fa
menzione dall’ eruditissimo Bibliotecario di Parm
ta dal suo nume Vulcano, e si accinge a sacrificargli un’ ecatombe, e
fa
apprestare un lauto banchetto e dell’oro, per rim
indi risolve di castigarla con una morte men pronta e più atroce. La
fa
chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle
il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che gli altri, e chi ciò
fa
per giustizia e chì per proprio comodo. Martiran
lo, benchè con più libera imitazione, specialmente nel descrivere che
fa
la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di G
ra queste. L’altra modificazione, che forma le lettere consonanti, si
fa
, qualora passando gli organi della bocca dalla lo
sonanti, come “alloppiare, oggetto”, il quale, oltre il sostenere che
fa
la pronunzia, serve a dividere più esattamente i
distingue i versi di Virgilio da quelli di Lucano, e di Lucrezio, che
fa
comparir sì gentile il Petrarca dirimpetto al fie
e che l’accozzamento de’ suoni fra le vocali e le consonanti, di cui
fa
egli uso comunemente, è atta bensì a grandeggiare
e sonanti, la disposizione dell’“a”, e dell’“o” oltre l’esprimer che
fa
mirabilmente la vacuità, e il silenzio delle cave
tazione trasferita al canto delle diverse successive inflessioni, che
fa
l’uomo nella voce ordinaria, allorché è agitato d
oesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si
fa
non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come
scere quanta grazia aggiunga allo stile la sola inversione, quando si
fa
secondo i movimenti dell’armonia, basta osservare
che più alla mimetica armonia convengono: ora per la sospensione, che
fa
nascer nello spirito lo sviluppo successivo d’un
incenzo Monti, nella quale stette fin oltre il '40. Il Costetti ne lo
fa
uscire il '43, sostituito da Pietro Boccomini, ma
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