effetto della elevatezza del suo animo, che dello studio da lui posto
nei
Tulli e nei Demosteni, antecessori suoi. Possa so
a elevatezza del suo animo, che dello studio da lui posto nei Tulli e
nei
Demosteni, antecessori suoi. Possa solamente ques
e a L. ROBOTTI salutata nell’arte di roscio maestra non superba
nei
trionfi, nelle dovizie, nei plausi non pavida
ll’arte di roscio maestra non superba nei trionfi, nelle dovizie,
nei
plausi non pavida in casi avversi e malattie
Colombino Napoleone, nativo di Biella, fu attore accurato
nei
diversi ruoli di brillante, di padre e di tiranno
di Madama Guichard nel Signor Alfonso di Dumas figlio, della Duchessa
nei
Mariti di Torelli, della Marchesa nei Danicheff d
di Dumas figlio, della Duchessa nei Mariti di Torelli, della Marchesa
nei
Danicheff di Dumas figlio, della Madre nel Marche
olo Francesco, nell’altro il solo Angiolo, e i due elenchi concordano
nei
nomi di altri attori. La Compagnia era della Madd
e Pasquale del Sografi, Così faceva mio padre del Bon furono i lavori
nei
quali si levò a maggior altezza. Fu il 1820 nella
Vacantiello Francesco. È citato da Trajano Boccalini
nei
suoi Ragguagli di Parnaso, là dove dice (I, 242)
anche fuochi artificiali. Aveva sostituito nel 1736 l’amoroso Vitalba
nei
Comici di Carlo Goldoni, il quale dice di lui che
riuscì a farsi molto apprezzare dai vari pubblici sì nelle commedie e
nei
drammi, sì nelle tragedie. Morirono entrambi a Ro
di Agostino nel Clermont di Scribe, di Gionata nel Saul, e di Roberto
nei
Due Sergenti, applauditissimo sempre. Dalla Compa
di qualche pregio, che si diede ai primi attori del gran repertorio,
nei
quali riuscì talvolta sufficientemente.
molto bella, et bene recitata al possibile. » Il De Sommi lo chiama,
nei
suoi dialoghi, l’argutissimo Zoppino da Mantova,
nella Veuve Coquette di Desportes ; e il 14 luglio seguente comparve
nei
Débuts sotto le spoglie di Mezzettino, e vi cantò
e rinomato intorno all’anno 1625. » Il Callot ci ha dato una scenetta
nei
Balli di Sfessania tra Guazzetto e Mestolino (V.
il 1846 in Compagnia Balduini e Rosa, e il 1847 in quella Capodaglio,
nei
cui elenchi figura come parte ingenua : il '61 co
). Il Giornale de’ teatri (Teatro applaudito, ecc., vol. II) dice : «
nei
caratteri di varia semplicità conservò sempre il
Faustina Tesi, che molto aveanlo in pregio, benchè vecchio. Grazioso
nei
gesti e nelle parole, destò fanatismo in varie pr
premeditata, come all’improvviso, grande nel poetare, irreprensibile
nei
costumi, filosofo per eccellenza. Nato a Torino d
a parola, tra gli attori del suo tempo : aristocratico nella dizione,
nei
modi, nel vestire, nella persona, nella voce, in
oce armoniosa, che insinuante accarezzava l’orecchio del pubblico ; e
nei
paesi meridionali il giudizio dell’orecchio è sup
iscena che opere proprie. Oh ! se lo avesser visto nel Padre Prodigo,
nei
Fourchambault, nel Torquato Tasso di Goldoni, lav
o era meno della parola. Non gli sfuggiva un monosillabo ! Lo ricordo
nei
Borghesi di Pontarcy di Sardou ! Distribuite le p
i Paolo nella Francesca, di Pilade nell’Oreste, di David nel Saul ; e
nei
riposi di Salvini, quelli di Alfieri nel dramma o
a. Si sposò giovinetta a un suggeritore Zocca, del quale restò vedova
nei
primi anni di matrimonio. Recitò mediocremente ne
osteneva il personaggio del Conte. Ma egli fu maggiormente apprezzato
nei
drammi popolari come Sisto V, I misteri dell’ Inq
na – dice il Loehner in nota alle Memorie del Goldoni (Cap. XXXVII) –
nei
primi anni del secolo con quella Compagnia a cui
nzio : gli spettatori aspettavano, ansiosi, ritti nella platea, ritti
nei
palchi. E a un tratto la voce d’un di quegli atto
ista a vicenda col Larouette, e talvolta l’arlecchino, specie l’ '84,
nei
Due gemelli bergamaschi di Florian, in cui apparv
incipi o a comparire nelle pubbliche allegrezze in mezzo alle corti e
nei
sontuosi palagi, cominciò anche a lasciarsi veder
o alle corti e nei sontuosi palagi, cominciò anche a lasciarsi vedere
nei
teatri prezzolati, dove regolata da impressari sc
ssoggettarono a particolar correzione, l’uno il disordine che regnava
nei
cangiamenti di scena, l’altro la maniera d’introd
bellezze, che dopo venti e più secoli siamo pur costretti ad ammirare
nei
loro scritti drammatici. [10] Siffatta riforma ve
drammi ne’ quali se ben l’uno e l’altro partecipano del cattivo gusto
nei
vezzi soverchi, e ne’ caratteri manierati pur qua
iceveranno dalla posterità altro premio se non se quello di far serie
nei
voluminosi tomi del Quadrio. Il marchese Scipione
so del ruolo di Arlecchino, e quattro giorni dopò, avanti di recitare
nei
Due Biglietti di Florian, rivolse al pubblico cal
na delle migliori creazioni del Coralli fu quella del fratello minore
nei
Gemelli Bergamaschi di Florian, dati la prima vol
ato per le parti tragiche. Dove però mi son fatto onore fu nel figlio
nei
Due Sergenti, e nel paggetto milanese nel Parini.
effetto, ma dell’ interesse. Nè Claudio Leigheb costringe le sue doti
nei
confini del teatro. Dotato di un singolare spirit
inora la continuazione delle Rivoluzioni del teatro musicale italiano
nei
torchi di Bologna. Però riflettendo al rispetto c
seppe Antonio Balletti nacque a Monaco verso il 1692, e morì a Parigi
nei
1762.
te, e nella generosità della Nobile Guarnigione, e sperando di essere
nei
loro voti favoriti vi tributano in concambio stim
La cosa è chiara perchè, precisamente a quest’epoca, Venezia ammirava
nei
teatri di S. Samuele e di S. Luca il Cortini ed i
Ciasscti e spasseti, nel Moroso de la nona, ecc., ecc., e più ancora
nei
Oci del cuor, la sua ultima creazione, fu artista
ntava La clemenza di Tito, il Padre in Giulietta e Romeo, il Generale
nei
Due Sergenti e l’Aristodemo con dignità singolari
1871 dall’avv. prof. Augusto Ruggeri, insegnante letteratura italiana
nei
Licei e nelle Scuole Normali del Regno, e da Cori
e di servetta, mostrandosi anche buona cantante e graziosa danzatrice
nei
balli. Nel ’55 si ritirò dalle scene. Fu donna di
o, nella quale era il più ampio ben servito che dir si potesse. Forse
nei
diciassette anni ch'egli fu al servizio di Ferdin
ui, bisognava averlo ammirato, la sera prima, nella parte di Fiorenso
nei
Rantsau. Quale distacco ! Allora con la sua bell
eneghini ! Nè fu colpa del destino, ma fu tua scelta, se tu ti aggiri
nei
trivii di Milano, anzi che aggirarti nella Reggia
eghino trae la sua origine da Domenica, essendochè era uso in Milano,
nei
secoli passati, di chiamare in servizio, per tutt
nte il carattere di Caterina perchè l’illustre attrice, presentandosi
nei
diversi aspetti di questo personaggio storico, po
o voluto studiare il personaggio. L'ho ricercato nel testi classici e
nei
semi-storici o romanzeschi ; e così, a poco a poc
ltro fine riflesso si chiama propriamente danza ed è quello che s’usa
nei
festini, nelle accademie, e nei domestici diporti
priamente danza ed è quello che s’usa nei festini, nelle accademie, e
nei
domestici diporti. Allorché per renderlo più aggr
la Grecia; i Salams ovvero sia specie di muta comunicazione inventata
nei
serragli dell’oriente, la quale consiste nel mand
ero a quelli inintelligibili caratteri trovati dal celebre Maupertuis
nei
suoi viaggi alia Lapponia166. Ogni sentimento del
gono regolati cogli stessi principi. Attitudini scherzose e festevoli
nei
balli buffi, nei tragici animate e terribili, mae
li stessi principi. Attitudini scherzose e festevoli nei balli buffi,
nei
tragici animate e terribili, maestose e gravi nei
li nei balli buffi, nei tragici animate e terribili, maestose e gravi
nei
seri, vaghe e semplici nei boscherecci, vezzose e
gici animate e terribili, maestose e gravi nei seri, vaghe e semplici
nei
boscherecci, vezzose e dilicate negli amorosi, re
anza fu levata via, e la danza non accompagnò più la tragedia fuorché
nei
cori, o in qualche scena particolare. Ciò ch’essi
ionfo, uno sposalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o
nei
funerali degli antichi, nei sagrifizi, nell’espia
legrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali degli antichi,
nei
sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari riti o costu
pestre, o nei funerali degli antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni,
nei
vari riti o costumanze delle nazioni. Così sepper
Armida, e quello delle Baccanti nella Lavinia, e quello dei lottatori
nei
funerali di Castore, e in più altri drammi. Ma s’
araviglia che si propagasse subito cotesto genere di pantomima eroica
nei
teatri esteri, e per conseguenza in quelli d’Ital
e trame ordite dai congiurati? Come far sentire la gradazione diversa
nei
caratteri de’ personaggi, per esempio in Cesare l
embra un indovinello, né cotal difetto d’oscurità si scontra soltanto
nei
balli dozzinali, ne sono ripieni anche i più cele
mitazione della natura e l’espressione degli affetti, e non piuttosto
nei
muovimenti delle altre membra, negli occhi e nell
o il godimento senza la fatica di ricercarlo e che amano la diversità
nei
piaceri perché si confà colla loro intolleranza,
ali) ha per lui un cenno di lode al proposito della parte di Giacinto
nei
Mercatanti che sostenne con gran plauso a Livorno
Dottore, sostenne poi la parte di Florindo nell’Amore paterno ? Forse
nei
Dottori non piacque, e tentò gl’Innamorati ? Fors
n vista che gli animi giornalmente da gravi cure oppressi, richiedono
nei
serali divertimenti una dolce ricreazione. Anche
poteva trovare uno che con decoro potesse servirgli di supplemento ;
nei
Commedianti era inutile cercarlo ; non ci è assol
beranza da scatti di passione, calda, violenta, ch'ei serba tuttavia,
nei
quali è il segreto di tutta la sua forza.
po di avere esordito con ottimo successo in quella di vecchia mugnaia
nei
Mulinari. In breve doventò uno de' capisaldi dell
ella natura, cioè dalla espressione più esatta di quei toni naturali,
nei
quali prorompe l’uomo allorché si sente oppresso
erente in mezzo alle tanto applaudite armoniose ricchezze? [5] Che se
nei
suoni non vuolsi considerare la facoltà che hanno
dalla filosofia trovato il segreto d’ottenere siffatta calma. Perciò
nei
secoli più remoti della Grecia s’introdusse il co
nei secoli più remoti della Grecia s’introdusse il costume di cantar
nei
convitti le lodi degli dei e degli eroi affine d’
uni componimenti d’armonia saparata dalle parole, introdussero poscia
nei
cori dei drammi e in quelli dei giuochi pitici la
saacco Vossio gli effetti di questa misura del tempo si trovano anche
nei
corpi rozzi purché siano sonori. Se le campane ve
Lo riconosceva nel volo degli uccelli, nella pulsazion delle arterie,
nei
passi d’un ballerino, e persino arrivava il sagac
etti. Di ciò ne basti arrecar una pruova. Essi facevano uso più volte
nei
loro versi di due piedi il giambo e il trocheo co
so dei loro strumenti, il numero delle consonanze che potevano entrar
nei
loro sistemi, mille altre circostanze insomma, se
i a contrasto. Come la musica risorse fra noi ne’ più barbari secoli,
nei
quali gli spiriti non ancor digrossati erano inca
pendenti dall’altro, ha posto quei rilevante divario che pur sussiste
nei
nostri moderni sistemi ad onta degli sforzi di ta
se vogliono tener dietro alle parole? Che al più solo potranno averla
nei
concerti puramente strumentali, cioè nel genere m
ore nel numero delle note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e
nei
tempi che debbono impiegarsi nel proferirle? Però
al guisa le voci diverse e gli strumenti cantassero tutti all’unisono
nei
cori degli antichi, più difficile è ancora l’imma
n narrato dai grammatici intorno al valore quantitativo delle sillabe
nei
poemi degli antichi altro non sia che una pura e
inciarono a far un uso più frequente delle arie, o strofette liriche,
nei
loro drammi, della quale usanza invaghiti i maest
ezza nella figura s’aggiugne come una conseguenza la poca espressione
nei
movimenti, difetto che hanno essi comune con quas
i multiformi cimieri, e le vario-pinte altissime piume che si muovono
nei
palchetti, salutando nella platea i suoi conoscen
la lingua non essendo altro che il linguaggio naturale delle passioni
nei
vari loro caratteri, è quello che serve di fondam
o semplice, recitativo obbligato ed aria; divisione troppo necessaria
nei
nostri sistemi di armonia e di lingua, ma la qual
acersi. Dovrebbe far sentire la successione degli intervalli armonici
nei
tuoni della voce, e farla sentire in maniera che,
moltitudine d’inflessioni e d’accenti scappati alle persone sensibili
nei
movimenti di qualche passione, e disposti poi dal
ar al filo dell’azione la dovuta attenzione. [25] Seconda. Molto meno
nei
recitativi obbligati, ove rappresentandosi la dub
diverte cantando in una camera, o in un’accademia. [34] Undecima. Ma
nei
casi indicati, come in tutti gli altri, gli ornam
ettate, la varietà nelle modulazioni, la maestria nette appoggiature,
nei
passaggi, nei trilli, nelle cadenze, nelle vocali
ietà nelle modulazioni, la maestria nette appoggiature, nei passaggi,
nei
trilli, nelle cadenze, nelle vocalizzazioni, sicc
veva alcune delle proprietà del canto nostro senz’averle tutte, e che
nei
dialoghi era a quando a quando accompagnata da un
o dagli attori in iscena, ma non hanno quella melodia che si richiede
nei
cori, i quali possono più facilmente procurarla p
là dove parlando delle allegre occupazioni del popolo che si radunava
nei
prati vicino al Tevere in certe feste dice che an
ere in certe feste dice che andavano cantando tutto ciò che appresero
nei
teatri, e accompagnandolo coi moti delle braccia
, e il famoso Odeon erano parimenti coperti. Dicono altresì che anche
nei
teatri scoperti l’argomento della voce relativame
ri a provare i loro componimenti prima d’esporli al pubblico giudizio
nei
teatri grandi, come fecero tante volte Eschilo ed
giustezza d’espressione e di verità i differenti personaggi di Sofia
nei
Due Sergenti, della qual parte faceva una vera cr
Costantini-Corona-Sabolini Teresa. Moglie del precedente, assai nota
nei
fasti teatrali col nome di Diana. Il Campardon do
sca Lombardo, fece il suo ingresso in arte, rappresentando per favore
nei
Mafiusi di Rizzotto (1864), che era amicissimo de
lto pregio. Aggiunge il Bartoli che non contento di rimaner ristretto
nei
confini della Toscana, il Roffi percorse con gran
rove ; e man mano che queste si svolgono, mi rendo conto degli errori
nei
quali posso essere caduto, vedo con maggior preci
d è facile capire come con questo studio del personaggio non soltanto
nei
fatti che si svolgono, ma ben anco nelle parole c
eff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann,
nei
Disonesti di Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don
urale della modestia, dell’affabilità, della bontà. Quando in estate,
nei
mesi di riposo, può con una maglietta nera, coi c
eneva la parte di Paolo nella Francesca da Rimini e quella di Roberto
nei
Due Sergenti, diventando Sofia al secondo atto e
scritto appartenente al Magistrato di Sanità, dei morti nella città e
nei
suburbi di Milano, morì ex febri acuta, sine pest
appalto come d’uso in Napoli, » arrivò a pena, dopo quattordici anni,
nei
quali era diventato il beniamino del pubblico, a
vine donna che ama e crede nell’amore, che pare profonda e confidente
nei
gesti, nel volto, nei toni pacati della sua bella
rede nell’amore, che pare profonda e confidente nei gesti, nel volto,
nei
toni pacati della sua bella voce ! La passione re
mordace nel riprendere i vizj, arguta nelle subite risposte, mirabile
nei
bei discorsi d’amore ; e non era alcuno che le po
ben composta, altrove non fu vista mai. Aveva del virile nel volto e
nei
portamenti, onde se talora in abito di giovanetto
ro ; alcuni in treccie avvolti, alcuni negletti ad arte givan vagando
nei
margini della fronte, e benchè fosser sciolti, le
con debita convenienza, fiammeggiavano gli occhi a guisa di Zaffiri,
nei
quali irraggi il sole….. Le guancie nella calda e
ava per le parti di delicato affetto, come, ad esempio, la Margherita
nei
Racconti della Regina di Navarra. A Parma vollero
er alcun tempo, aspettando gli eventi. Qui capita Tabarrino occupato
nei
preparativi per le nozze sue con Isabella ; e, ri
si manifesta comico di larghe vedute, che non vuol l’arte impastoiata
nei
vincoli di canoni assurdi. Ad afforzar le sue ide
sussidi da Gerolamo Medebach, e dove morì del 1765. Si mantenne viva
nei
repertori del tempo una sua commedia, intitolata
nun brama onorarla. Parrini Luigi. Pisano, fu attore assai reputato
nei
primi del secolo, per le parti della tragedia alf
inegia allorché divenne maestro della Serenissima Repubblica, e prima
nei
privati palagi e ne’ conviti dei dogi, poi nell’a
lle canzoni chiamate da loro Drinking Catches, ovvero sia da cantarsi
nei
brindisi. In questi componimenti non meno che neg
io palazzo. Anna Iowanona portò sul trono il gusto della musica, e fu
nei
primi anni del suo regno che si vide l’Abiazar, o
che dipende dal gusto, ha la ragione della sua eccellenza nel clima,
nei
costumi, nel governo, e nell’indole non meno fisi
fu già a Venezia, ove lo vediamo la sera del 10 gennaio 1508 recitar
nei
Menechmi di Plauto a S. Canziano, e poco dopo nel
ma, ella pure di 22, ’23 anni appena : svelta della persona, elegante
nei
movimenti, con una pronunzia aperta e correttissi
pur di Marenco, la Ida nella Vita Nuova di Gherardi Del Testa, l’Emma
nei
Mariti di Torelli, ed altre molte, in cui non ebb
due parti che tra l’ultime gli crebber fama, furono il Duca Valentino
nei
Borgia, e l’Ammiraglio Rotei nella Cleopatra di P
oraneo, lo chiama un « ottimo Padre Nobile, riuscito ugualmente bravo
nei
tre generi di recitazione, » e Luigi Aliprandi, c
si trova quindi in disaccordo con le posizioni espresse da Corneille
nei
Trois discours sur le poème dramatique; il france
i Voltaire e di de La Motte), in virtù del fatto che il suo interesse
nei
confronti della drammaturgia non è tanto di natur
l Teatro Italiano di Maffei, se non nell’obiettivo finale, certamente
nei
principi che ne guidano la stesura. L’autore pros
iori gli Italiani, dal momento che i Francesi hanno spesso introdotto
nei
loro intrecci affetti secondari, utili soltanto a
tragedia del Lazzarini —, e probabilmente una implicita riprovazione
nei
confronti dell’incoerenza del Marchese, il quale,
fallibile che cade in disGrazia a causa di un proprio errore e prova
nei
suoi confronti quella pietà, quella misericordia,
, affidata spesso a lunghe e noiose narrazioni. L’opinione di Calepio
nei
confronti dei confidenti che popolano la tragedia
n questo senso vanno lette le veementi accuse lanciate dal bergamasco
nei
confronti delle tragedie di Duché, il quale, nell
fedeltà agli antecedenti classici, ma in questo punto, ancor più che
nei
precedenti, emerge l’immenso divario fra le trage
rizione de’ costumi italiani, pubblicato, sempre per mezzo del Bodmer
nei
tomi della ginevrina Bibliothèque Italique 10. L’
na volta nel medesimo periodo; si è normalizzato l’uso dell’apostrofo
nei
casi in cui la stampa lo richiedeva: dal oggetto
n modo incoerente: muovimento → movimento; calumniato → calunniato; —
nei
plurali di sostantivi in –io è stata modernizzata
», Elisabetta Selmi, che in qualità di supervisore ha saputo guidarmi
nei
meandri della drammaturgia rinascimentale e moder
legami disciolto in un bel prato, che in sè ritroso la giumenta vista
nei
campi aperti alza su i crini folti, le nari allar
il corpo è un grave pondo. Così da giusti principi dipende ogni vigor
nei
popoli ogni ardire. Senza essi sono le cittadine
i, Bari, Laterza, 1979, p. 367). Lo stesso Torquato Tasso rivendicava
nei
Discorsi dell’arte poetica la natura essenzialmen
964, p. 34), salvo poi limare significativamente questo primo assunto
nei
Discorsi del poema eroico, in cui tentava di sald
tique Auguste Baron, sottolineando i debiti contratti da Saint-Gelais
nei
confronti del Trissino, scrive: «Melin, ainsi que
dal punto di vista scenico come causa prima del malanimo dei francesi
nei
confronti delle tragedie greche, ultimamente espr
06; Luigi Ferrari, Le traduzioni italiane del teatro tragico francese
nei
secoli XVII e XVIII: saggio bibliografico, Paris,
re, nel 1657. Sebbene il giudizio complessivo espresso nella Pratique
nei
confronti del teatro di Corneille fosse ampiament
ché più tenue, spingerà una madre a moderare l’arbitraria benevolenza
nei
confronti del proprio figlio, un marito a non ess
confronti del proprio figlio, un marito a non essere troppo deferente
nei
confronti di una moglie di secondo letto, e il pu
p. 149), riportata a testo, che dimostra la scarsa stima del francese
nei
confronti dell’operazione critica che da secoli s
egetica condotta dal francese, Calepio formula un perentorio giudizio
nei
confronti dei Discours, considerati il frutto del
e, su cui pesava l’originario giudizio dello Scaligero, poco benevolo
nei
confronti di Omero, si veda Luigi Ferrari, La que
, 1988, pp. 78-79). Prima di lui già Martello confermava un interesse
nei
confronti del processo catartico dichiaratamente
1). Un altro grecista convinto come il maceratese Domenico Lazzarini,
nei
Frammenti dell’arte poetica, valorizzava al contr
vica Angelo Mai di Bergamo. In questa sede, pur ribadendo la condanna
nei
confronti del «dramma eroico» di Corneille, l’aut
42b 34-1543a 11), Corneille assumeva una posizione fortemente critica
nei
confronti di Aristotele. In prima battuta egli no
formazione classicistica e al suo interesse filologico e linguistico
nei
confronti del testo greco, come dimostrano i nume
cura di Luigi Poma, Bari, Laterza, 1964, pp. 102-103). Al contrario,
nei
Discorsi del vicentino Niccolò Rossi, Oreste veni
emnestra uccide il marito proprio per vendicare questo delitto. Anche
nei
Sette contro Tebe i personaggi rispondono parzial
o crede troppo facilmente alle accuse mosse a tradimento dalla Regina
nei
confronti del figlio Mustafà, mentre nell’Aristod
usto conto Giraldi, e una successiva giunta crescimbeniana pubblicata
nei
Commentari, nel quale si inventariano i titoli di
vissuto al tempo di Diocleziano; dall’altra esprimeva alcune riserve
nei
confronti di un meccanismo tragico che avesse al
epio cita successivamente due tragedie come il Cicerone e I Taimingi,
nei
cui proemi l’autore aveva riflettuto proprio sull
si sofferma anche su pièces recentissime, in quanto il suo interesse
nei
confronti della drammaturgia non è tanto di natur
drigue dans le Cid, et Placide dans Théodore», ivi, p. 149). Calepio,
nei
successivi paragrafi si impegnerà a dimostrare la
rio in virtù di questo diverso trattamento della fabula i primi atti,
nei
quali si rappresentano i tormenti delle due donne
i delle due donne, sembrano a Calepio molto più intensi degli ultimi,
nei
quali la vicenda di Orazio giunge al suo termine.
a Poëtique d’Aristote…, Paris, Barbin, 1692, p. 140). Anche Voltaire,
nei
suoi Remarques all’opera di Corneille sottolineav
e veniva attribuita una poca decorosa (e verosimile) abilità oratoria
nei
discorsi politici («on ne souffre pas volontiers
nicus è invece tratto dal racconto di Tacito circa le vicende occorse
nei
primi tempi dell’impero di Nerone, quando già Agr
so della tragedia Mithridate non appare all’autore abbastanza pietoso
nei
confronti del figlio e della donna — di cui conos
inzione si scopre è proprio Roxane a far eseguire la condanna a morte
nei
confronti di Bajazet. Calepio in prima battuta ri
brare in tutto e per tutto il modello tragico italiano, di cui noterà
nei
capi successivi molti difetti. Aggiunge inoltre,
Archi, 1726, p. 8). Simili ragioni, contornate da un’accesa polemica
nei
confronti della pastorale, e segnatamente del Pas
sero dalla norma aristotelica o dalla riflessione del Tasso, il quale
nei
Discorsi del poema eroico stabiliva al contrario
08. Corneille probabilmente intercettò con piacere questa citazione e
nei
suoi Discours si ricordò dell’autore del Costanti
Merope riconosceva il figlio sul punto di ucciderlo — così sostengono
nei
paratesti delle molteplici edizioni della tragedi
Lombardi, La dipintura poetica: problemi di costruzione del racconto
nei
testi di teoria e critica della letteratura e di
la riconoscenza in ogni tragedia. Questa chiusa nasconde una polemica
nei
confronti di molte tragedie italiane che riproduc
ità delle passioni, le tecniche efficaci con cui predisporre la pietà
nei
confronti dei protagonisti, ed infine le modalità
ro che la tragedia d’oltralpe fosse capace di attirare la compassione
nei
confronti del protagonista della vicenda, Calepio
to della memoria del fratello, ucciso da Achille, e l’amore che prova
nei
riguardi di colui che dovrebbe odiare. Nell’ambit
sta sventurato, farebbe covare loro un sentimento di animosa ostilità
nei
confronti del cattivo: l’insorgere di questo slan
nista non previene lo spettatore dal provare un profondo risentimento
nei
confronti di quella madre sciagurata, distogliend
esimo che pronuncia Calepio, sebbene per motivi diversi; se Voltaire,
nei
suoi Commentaires, rimproverava Corneille per non
eroi miseri, con una punta di ipocrisia, se vogliamo, dal momento che
nei
capi successivi demolirà ogni impiego del persona
ndendo spunto da queste considerazioni, taccia il Francese di invidia
nei
confronti del più capace poeta greco, denunciando
agedia e nell’epopea, specificando che, a differenza di quanto accade
nei
drammi, nei quali le digressioni che rallentano l
l’epopea, specificando che, a differenza di quanto accade nei drammi,
nei
quali le digressioni che rallentano lo sviluppo d
si della propria umanità, certificata dal fatto che prova compassione
nei
confronti dei miseri («Ma ci dobbiamo ricordare d
ente verbose, soprattutto in determinate zone topiche, e segnatamente
nei
cori, oppure nell’esposizione di antefatti o avve
zionale alla sua traduzione in termini rappresentativi. Uno dei punti
nei
quali emerge maggiormente l’abituale assenza, nel
servata alle passioni di Camille e Sabine risultava «passionatissima»
nei
primi due atti, nei quali le due donne si dolevan
i di Camille e Sabine risultava «passionatissima» nei primi due atti,
nei
quali le due donne si dolevano della crudele sort
lla critica sei-settecentesca; lo stesso Corneille aveva riconosciuto
nei
Discours tale difetto, citando l’Infanta come car
così rigido nella sua censura, non aveva fatto a meno dei confidenti
nei
suoi giovanili esperimenti tragici, specialmente
résus prende effettivamente le mosse a partire dal terzo atto, mentre
nei
primi due atti ha uno spazio maggiore l’episodio
gli affetti amorosi era necessaria a rendere il pubblico ben disposto
nei
confronti del protagonista («Rejeter l’amour de n
tendo in ridicolo le caratteristiche dell’eroe amante che campeggiava
nei
drammi d’oltralpe («Su questi amori per l’ordinar
n antagonismo con le pièces francesi, preferendo l’amore di una madre
nei
confronti del figlio non tanto — o non soltanto —
lle sventure occorse al figlio, oppure che mostra la propria crudeltà
nei
suoi confronti — non solo la Merope di Maffei, ma
le mosse il procedimento catartico che lo porta a provare compassione
nei
confronti del suo simile e paura di incontrare la
nza annoiarlo o dargli a vedere che lo sta istruendo. Di conseguenza,
nei
seguenti paragrafi prenderà a censura qualsiasi d
i. In generale Euripide impiega spesso divinità e figure ultramondane
nei
suoi prologhi, come Poseidone nelle Troiane e l’o
oro nell’Ecuba. L’autore ammette di prediligere la versione sofoclea,
nei
cui prologhi non compaiono figure di questo tipo:
pediente; Gravina faceva invece seguire al suo discorso di rimprovero
nei
confronti di Euripide un altrettanto severo senti
uschioni, Milano, Marzorati, 1971, p. 591). Sull’uso della prosopopea
nei
prologhi delle opere sceniche cinquecentesche si
e e la Rodogune. Quanto al Cid, Calepio ribadisce la consueta critica
nei
confronti del personaggio dell’Infanta che interv
ivardi, Paris, H. Champion, 2004, p. 400) e poi da Voltaire, il quale
nei
Commentaires sur Corneille riproponeva la medesim
ano i rilievi dei critici successivi — la simpatia che Cesare provava
nei
suoi confronti. La lunga narrazione permette a Co
., Le quattro tragedie, Firenze, Bonducci, 1751, p. 351). Meno severo
nei
confronti di questo espediente, ritenuto notevolm
i di stampo classicistico che riprendevano l’archetipo dell’Edipo Re,
nei
drammi nostrani campeggiano numerose narrazioni d
ragedia cinquecentesca (primi sondaggi)», in Le metamorfosi del sogno
nei
generi letterari, a cura di Silvia Volterrani, Fi
e «indizio» del soggetto, si rifaceva al prototipo terenziano, mentre
nei
prologhi di Plauto l’argomento era descritto più
gli censura il monologo con cui Rosmonda ragiona dell’amore che nutre
nei
confronti del fratello (II, 2); dell’Astianatte d
oro continuo. Calepio rimarca la netta differenza tra i drammi greci,
nei
quali l’introduzione del Coro era appropriata, in
ade in scena. Calepio asseconda in questo senso la generale disistima
nei
confronti dell’istituto classicistico del Coro ch
e contemporanee. Voltaire esprime a chiare lettere questa perplessità
nei
paratesti dell’Œdipe, conosciuti senz’altro dal C
izione di conoscere il protagonista, cosa che non accade puntualmente
nei
drammi italiani, in cui il personaggio principale
Bologna, Zanichelli, 1905, p. 518). Sulla distribuzione della materia
nei
diversi atti del Torrismondo si vedano Andrea Pag
n che sia/ poco da gente frequentato il loco», I, 3) e poi nascostisi
nei
pressi di quella zona dove verranno a confidare i
ard, 1987, p. 359). Non altrettanto favorevole si dimostrava Voltaire
nei
suoi Commentaires, censurando tanto l’accusa rivo
508). La condanna a questi brani sarà condivisa da Voltaire, il quale
nei
Commentaires sur Corneille condannerà l’inclinazi
ra di Maria Luisa Doglio, Modena, Panini, 1989, p. 13). Al contrario,
nei
Francesi Calepio non riscontra una sequenza così
Messenia il piede», scatenando una serie di altre modifiche a cascata
nei
versi successivi). Il drammaturgo difendeva tutta
soltanto nella commedia Le Menteur, pur dichiarando la sua avversione
nei
confronti di questo espediente («J’ai tâché de la
segnala alcuna in modo puntuale — si potrebbe probabilmente scorgere
nei
finali delle tragedie di Corneille, dove l’accele
etezza che richiedono le pièces del tempo, agite per la maggior parte
nei
palazzi reali, in questa sede riprova anche l’imp
eità del dramma per musica sei-settecentesco. Accanto a questo brano,
nei
dibattiti dell’epoca viene spesso rievocato un al
stione dell’unità di luogo in molti degli Examens delle sue tragedie,
nei
quali ammette talvolta di aver deliberatamente tr
da Corneille nel suo Discours, apparendogli questa troppo indulgente
nei
confronti del drammaturgo e poco rispettosa dell’
Venezia, Geremia, 1724, pp. 3-4). Più spiritosa ma non meno tagliente
nei
confronti dei denigratori degli antichi era la ma
28, pp. 17-18). Punto sul vivo dalla citazione del Calepio e scettico
nei
confronti dell’assunto secondo cui le tragedie gr
à e dell’equilibrio del suo giudizio, non viziato da alcuna deferenza
nei
confronti della tragedia francese, né dalla parti
le metteva in bocca alla Santa sconci pensieri galanti, come accadeva
nei
passi citati dal teologo giansenista (Théodore, I
scelto per le sue tragedie dei protagonisti quasi sempre virtuosi; se
nei
casi sopraccitati infatti il personaggio scellera
aratteri secondari, utili ad amplificare il sentimento di compassione
nei
confronti del protagonista perseguitato, come not
deve far nascere nello spettatore un sentimento di pietà e di terrore
nei
confronti dei casi del protagonista —, sia la con
essing — esercitando attivamente il proprio sentimento di compassione
nei
confronti dei miseri rappresentati, così da raggi
appropriata. Il Bergamsco, riprendendo il ben noto parallèle inserito
nei
Caractères del La Bruyère, secondo cui Corneille
Ciò nondimeno la preoccupazione per il rispetto della verità storica
nei
drammi è destinata a protrarsi a lungo tra Sei e
ne, figlia poco pudica, che Chapelain pronuncia la sua ferma condanna
nei
confronti del Cid di Corneille (cfr. su questo pu
, 1583, pp. 141-142. Nel Seicento francese si moltiplicano le censure
nei
confronti delle infrazioni della «bienséance» com
gli eroi, soprattutto antichi, come fragili amanti, era già presente
nei
trattati precedenti all’opera di Racine. La Mesna
esnardière, La Poëtique, Paris, Sommaville, 1640, p. 115). Le censure
nei
confronti di donne eccessivamente eroiche non son
89, p. 110). Nel suo Esame critico Salìo si mostrava invece perplesso
nei
confronti di questo tentativo di rispettare i cos
iore, in quanto nel racconto liviano la donna non era mossa dall’odio
nei
confronti dei genitori, ma esclusivamente dall’am
in scena a filosofare inverosimilmente; la critica era stata ripresa
nei
Prologhi alle sue tragedie da Gravina, in polemic
tiranno Polifonte, che per lei era appunto un «cortese amante» e che
nei
versi riportati a testo (vv. 2645-2647; 2658-2662
rtalia tangunt”», Eneide, I, 459-462). Calepio elenca poi altri punti
nei
quali l’eroe virgiliano è sorpreso a piangere: qu
so. Secondo Calepio i tratti eroici di Philoctete, che si manifestano
nei
primi due atti, ed in particolare nel confronto c
urata come amante di Itys, figlio di Egisto, benché l’eroina nutrisse
nei
confronti del secondo marito della madre un odio
nverosimile che Elettra possa essere mossa da questo tipo di passione
nei
confronti del figlio di un tale nemico, in virtù
s, Saillant, 1765, p. 105). [5.6.4] Un modo per evitare di incorrere
nei
controsensi che si vedono rappresentati nella Phè
d’Adria di quella, ond’ei cavò l’argomento della sua Dalida: “Scritta
nei
libri, ch’arsero in Egitto”», Scipione Maffei, Il
, Le quattro tragedie, Firenze, Bonducci, 1751, p. 147). Più benevolo
nei
confronti dei soggetti inventati era invece il Go
to una generica noncuranza da parte dei poeti tragici della sua epoca
nei
confronti della resa attenta dei costumi dei pers
perché non presentano la vivacità necessaria, che si incontra invece
nei
caratteri della tragedia francese del Seicento. A
egli passa ora a considerare quei medesimi testi che aveva esaminato
nei
capi precedenti sotto il profilo stilistico. Come
, Laterza, 1963, p. 159) di alcuni tragici italiani che incastonavano
nei
dialoghi «bizzarre figure» poco adatte al contest
e l’Orbecche del Giraldi. Positivo è invece nel complesso il giudizio
nei
confronti delle tragedie di Rucellai, il cui stil
ettere […] parte prima, Venezia, Ciotti, 1596, p. 22) e consolidatosi
nei
decenni successivi, anche grazie all’autorevole p
esibire il proprio carattere artificioso, proverebbero sì ammirazione
nei
confronti del pittore — così come gli spettatori
i, al solito incline ad esprimere senza mezzi termini la scarsa stima
nei
confronti dell’operato poetico e critico del Rogg
esto. Alla sua battuta fa eco una risposta di Achille ancora modulata
nei
termini di una similitudine che richiama peraltro
ommistione di sentenze moralistiche generali — confinate non soltanto
nei
Cori, tradizionalmente adibiti a questa funzione,
a Calepio nel complesso migliore di quella italiana, dal momento che
nei
Francesi non compaiono le lunghe similitudini che
rato nell’articolo precedente (Paragone VI, 2, [2-3, 9-10]). Tuttavia
nei
Francesi si scorge talora il ricorso a concetti i
ando delle sticomitie concise e dirette, dà spazio a lunghi monologhi
nei
quali l’eloquio dei personaggi si protende verso
liptoti, con cui Antigone si rivolge alla personificazione dell’Amore
nei
versi riportati a testo; nel monologo che apre il
ssidio interiore della principessa, divisa fra il richiamo dell’amore
nei
confronti di Emone e l’inevitabilità della morte
i dall’eccesso di affettazione, adducendo a motivo il fatto che essi,
nei
poemi rappresentativi, facevano parlare i persona
e pagine del commento alla Phèdre di Georges Forestier — che registra
nei
versi in questione una reminiscenza virgiliana («
impreziosire i dialoghi tragici con figure eccessivamente raffinate;
nei
versi riportati a testo, pronunciati nella Polyxè
ette in discussione l’opinione — divulgata icasticamente dal Bouhours
nei
suoi Entretiens d’Ariste et d’Eugène — secondo cu
stile del Pompée rispetto alle dichiarazioni programmatiche contenute
nei
Discours si troverebbe, secondo Calepio, in un pa
osse bisogno di alcuna perifrasi per indicare Athalie, già presentata
nei
versi precedenti, e qui richiamata con la circonl
erizzata — ed è il caso dell’Andromeda — da una forte carica polemica
nei
confronti del modello drammaturgico della pastora
mento del veronese in questo passaggio, accusandolo di zelo eccessivo
nei
confronti della patria — proprio il Maffei, che e
fosse un fisico di professione, si rendeva ammirevole se dimostrava,
nei
propri scritti, qualche nozione di fisica, magari
presenti nella medesima proporzione, a differenza di quanto accadeva
nei
due contrari prototipi della Canace, in cui largh
1620, p. 130); tuttavia, spiega il Bergamasco, ciò avveniva soltanto
nei
cori e nelle sezioni atte ad esprimere plasticame
rmarsi i personaggi nel pieno dei loro sfoghi passionali. La polemica
nei
confronti del verso rimato veniva alimentata tant
i confronti del verso rimato veniva alimentata tanto dall’antagonismo
nei
confronti dei tragici francesi, quanto dall’assen
’antagonismo nei confronti dei tragici francesi, quanto dall’assenza,
nei
venerandi autori classici, di quella rima che ven
rini spingerebbe, secondo Calepio, i drammaturghi francesi a inserire
nei
propri versi numerose figure retoriche che sarebb
pire la misura del verso. Anche Voltaire, come ricorda il Bergamasco,
nei
paratesti del suo Œdipe criticava la tirannia del
i tomi contenenti le tragedie del de La Motte siano giunti a Calepio
nei
primi mesi dell’anno e che egli si sia impegnato
a non condivide il merito di alcuni giudizi, come quelli entusiastici
nei
confronti di Corneille. Il dato importante che sa
aria si occupava per lo più il francese Prosper Marchand, rifugiatosi
nei
Paesi Bassi per questioni religiose. Il contribut
bblico. Calepio si era espresso in termini molto simili in precedenza
nei
confronti del Cid di Corneille (Paragone I, 4, [2
palesemente difettoso. Ritornano così le preoccupazioni già espresse
nei
confronti dei personaggi di Corneille, maestosi e
co eterogeneo e spesso incolto, incapace di scindere il bene dal male
nei
caratteri che il drammaturgo metteva in scena (Pa
ppiattire le differenze fra la teoria corneilliana e quella delineata
nei
Discours del de La Motte in merito al concetto di
l’autore del Paragone ciò che maggiormente ci attira è la compassione
nei
confronti dei nostri simili disgraziati, con i qu
occasioni e all’unico scopo di aumentare l’interesse degli spettatori
nei
confronti dei protagonisti vessati («Il y en a de
eggiava nella Rodogune, condannata come carattere integralmente pravo
nei
trattati di Maffei e Calepio (Paragone II, 4, [2]
e tesi di Faustino Summo (Risposta in difesa del metro nella Poesia e
nei
Poemi, e in particolare nelle Tragedie e Commedie
essivo sviluppo dell’intreccio e la successiva commozione che proverà
nei
confronti del dolore di Salmonée (III, 4-5), che
za un qualche incoraggiamento da parte di Hersilie, la quale invece è
nei
suoi confronti sempre sprezzante e crudele. Si ve
radunato un esercito che marciasse di notte verso Roma, nascondendosi
nei
boschi durante il giorno («J’assemblois de long-t
rancese, e sulla quale lo stesso autore del Romulus si era soffermato
nei
suoi Discours («Il n’en demeure pas moins vrai qu
nto, indeciso fra la rivendicazione del proprio potere e la tenerezza
nei
confronti del figlio, e successivamente (IV, 2),
nice, raffigurati dal Francese, contra historiam, come troppo benigni
nei
confronti della memoria del padre. 1. Una pr
ella figura di Calepio e del Paragone aveva luogo nel primo Novecento
nei
grandi lavori storiografici sul diciottesimo seco
remo di noviziato, ma che furono anni di vita artisticamente vissuta,
nei
quali la prima attrice giovane colla intelligenza
ghetti dianzi accennata, scriveva : « non voglio più dolori di testa,
nei
più begli anni della mia carriera : questo è il m
n ; Giuseppe Mazzocca vi aggiunge Filippo Maria Visconti, Carlo Magno
nei
Poveri di Parigi, Zaccar, Il povero Giacomo, Papà
a per le parti di madre. Creò con molto successo la parte di Eleonora
nei
Tre Gemelli Veneziani di Antonio Mattiucci detto
prima volta da Rinaldo Petignoni de’ Gelosi) in una modesta Compagnia
nei
contorni di Cento, Modena, Finale o Carpi, nella
quadri di Watteau, Lancret, Pater, ispirati dalla Commedia Italiana,
nei
quali la Silvia è quasi sempre una delle eroine.
ll’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier
nei
Corvi di Bèque, collocarono il Bertini fra i più
a naturalezza. Forse aveva un difetto : la sua natura emergeva troppo
nei
caratteri da lui rappresentati ; ma era una natur
figliuola di Pasquella, e amante di Pedrolino ; nel Marito è serva ;
nei
Tappeti alessandrini è serva. E la troviam serva
a delle braccia con l’agilità de’ piedi, ed apparisca quella facilità
nei
movimenti senza la quale il ballo è di fatica a q
ion del poeta, come s’egli neppur fosse stato al mondo. Così si legge
nei
titoli “le Vergini di Palestrina”, “il Trionfo de
rozzo e sublime, atteggiator robusto ma irregolare, nelle bellezze e
nei
diffetti egualmente intrattabile, offriva ai musi
ltri secoli, ditemi se alcun si trova fra voi che sappia tanto avanti
nei
principi filosofici dell’arte propria quanto sape
he verso la metà del secolo scorso cominciassero «a inserirsi le arie
nei
melodrammi poiché fin allora tutto fu in essa rec
rembo ai fortunati amanti, E tra i bei canti di soavi ardori Sveglia
nei
cori una dolc’aura, un riso Di
o secolo si spiega in questi termini: «Intanto dobbiamo avvertire che
nei
drammi per lo passato non hanno mai avuto luogo i
Cavriani tesoriere del Duca, pubblicate pur dal D'Ancona. Ma talvolta
nei
documenti che ci dànno indicazioni dell’itinerari
i agli Avvalorati di Livorno, accettò di sostener la parte principale
nei
Due Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal ri
s, che ne erano il principale sostegno. Ma siccome troppo è difficile
nei
popoli rozzi estirpare in picciol tratto di tempo
ato colla bellezza nelle donne e coll’onoratezza e il valor guerriero
nei
cavalieri. [14] Dalla osservazione di siffatti av
mondo vero e reale qual era uscito dalle mani del Creatore, comparve
nei
libri di que’ metafisici non diversi in ciò dai p
nione della musica e della poesia, considerata in se stessa o com’era
nei
primi tempi della Grecia, nulla abbia di stravaga
azione, da cui l’attore usciva trasformato. Nel Violinajo di Cremona,
nei
Fourchambaùlt, nel Cantico dei Cantici, nella Lib
re la prolusione. Andò dal Rasi che gliela fece studiare, e lessi poi
nei
giornali che a Parma avevano ammirato nel giovane
V. G. B. Fiorillo). Apprendiamo da Corrado Ricci (I Teatri di Bologna
nei
secoli XVII e XVIII, pag. 49. Bologna, 1888) come
dettati nell’ Istituto drammatico di Padova (Milano, Sanvito, 1857),
nei
quali, più che le lezioni teoriche, sono da ammir
ziosa del Nota, nella Matilde del Monvel, nella Medea del Ventignano,
nei
Baccanali del Pindemonte, nel Sospetto funesto de
una colonna che la curiosità dal cuor di donna. Oltre alla raccolta
nei
libretti del Cambiagi, ho potuto esaminare, comun
o combattevano anche i fratelli Antonio e Carlo ; il primo, coinvolto
nei
moti del 31 aveva dovuto emigrare a Parigi dove s
che andate facendo il secol d’oro. Humili inchinan voi tutti coloro,
nei
quali spirto di ragion si vede ; et chi più v'alz
e’ loro templi, o nelle drammatiche rappresentazioni, che si facevano
nei
teatri. Ora in niuno di cotai luoghi potea impara
edeansi astretti, se volevano celebrar gli uffizi divini, a ragunarsi
nei
sotterranei delle case, o nelle caverne, od in lu
iva che i nuovi ritrovati nelle scienze e nelle arti, o si smarrivano
nei
viaggi disastrosi, e poco sicuri, o si chiudevano
cagioni. La prima la differenza degli autori di esse rappresentazioni
nei
diversi paesi. L’impiego di poeta fra i primi Gre
dal popolo, era un sistema d’opinioni assurdo ne’ principi, difettoso
nei
mezzi, incoerente nelle conseguenze, indifferente
spagna, in Inghilterra, in Germania e in Italia, e prese voga persino
nei
monisteri dei frati e delle monache. E ciò che do
ta, che colà soggiorna un essere socievole, compagno nelle sciagure e
nei
diletti, e creato al paro di lui dalla natura per
nta agli amatori del bello musicale eccellenti esemplari d’imitazione
nei
maestosi e patetici gravi lavorati in gran parte
remerlo, giunse a trar fuori suoni dolcissimi, e maravigliosi. Spicca
nei
suoi componimenti quell’aurea schiettezza, quella
ne’ passaggi, destrezza nel conservar e ripigliar il fiato, vaghezza
nei
trilli, nuovi, e brillanti pasteggi amenti di voc
mato soltanto dai conoscitori, scrissero il nome di questa cantatrice
nei
fasti del genio. [22] A queste due mi si permetta
so di lumi, di coltura, e di cognizioni; una poesia ricca, e perfetta
nei
moltiplici rami che la compongono, suppone un uso
avellisti in amore, i quali noi credevamo non potersi trovare fuorché
nei
secoli della corruzione. Testimon ne sia la crude
secoli della corruzione. Testimon ne sia la crudele massima enunciata
nei
seguenti versi da Gilliberto, poeta che fioriva n
lebre trovatore che fiorì verso il 1235, si burla di cosiffatti poeti
nei
seguenti versi: «Feville ne flors ne vaut rien e
e arti. Allora si sentì sulla scena la musica accompagnar le tragedie
nei
cori, e le commedie nei prologhi e negli intermez
sulla scena la musica accompagnar le tragedie nei cori, e le commedie
nei
prologhi e negli intermezzi che si framettevano.
acconto della sua avventura con Apolline pastore allora del re Admeto
nei
campi di Tessaglia, e l’accortezza usata da lui n
ti, io lo dissi appoggiato alle rispettabili autorità d’Isaaco Wossio
nei
suo libro De poematum cantu, del Cavalier Temple
forza che in più altre pretensioni di quella Bella. VI. «Come provare
nei
normanni e nei goti la tessitura dei versi, e la
ù altre pretensioni di quella Bella. VI. «Come provare nei normanni e
nei
goti la tessitura dei versi, e la proporzione fra
he l’aveano preceduto, al primo imbarazzo che trovò nella oscurità, e
nei
prestigi del bosco tornò indietro scornato senz’a
imunerazione delle commedie recitate colla Compagnia in Sua presenza,
nei
mesi di settembre e ottobre, in ragione di 1200 l
Spacca ; il quale, mentre può essere, talvolta Capitano, come vediamo
nei
Balli di Sfessania del Callot, da cui poi lo Spac
cita, e cosa conta l’educazione ! Pochi anni fa questa scimmia viveva
nei
boschi, mangiava radici e carne cruda, era una be
; tace il suggeritore, l’intonazione di tutti gli artisti è perfetta,
nei
minimi particolari si osserva una cura diligente
icciola è la mutazione che da quel maestro è seguita a’ tempi nostri,
nei
quali si è oltrepassato ogni segno, e le arie si
di abbellir la natura. La bella modulazione trionferebbe del continuo
nei
recitativi, nelle arie, nei cori medesimamente di
lla modulazione trionferebbe del continuo nei recitativi, nelle arie,
nei
cori medesimamente di che vanno corredate le nost
ppressione della Comedia italiana, dopo di aver recitato in Fiandra e
nei
Paesi Bassi, morì a Bruxelles il 26 ottobre del 1
tro le traduzioni di tragedie dei due Corneille e di alcune di Racine
nei
collegi, specialmente per sollazzo di carnevale.
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