è pure sfuggita ad Euripide. Ma le studiate bellezze poetiche profuse
nell’atto
IV, allorchè la nutrice novera i veleni raccolti,
e ne sia più ornato, e talvolta più del bisogno verboso, specialmente
nell’atto
I. Molte ciarle in assai bei versi contiene la sc
elasi Ecuba nobilmente de’ mali della patria e della propria famiglia
nell’atto
I, malgrado di quel falso pensiero, Priamus flam
ggito del lione si appressa alla madre. Cresce l’interesse e il lutto
nell’atto
IV, vedendosi condotta con inganno Polissena al s
i alle prigioniere quali padroni sieno loro caduti in sorte. Si narra
nell’atto
V l’intrepida morte di Polissena e il precipizio
ettava di vedere quella medesima madre trafitta e sì al vivo scolpita
nell’atto
III. Trovansi di questa tragedia varie espression
areo nel Catone, S’è ver ch’oltre la tomba amin gli estinti. Seneca
nell’atto
III: Levia perpessac sumus, si flenda patimur ,
ll’Artaserse, Picciolo è il duol, quando permette il pianto. Seneca
nell’atto
IV: Perge thalamos appara, quid tedis opus est,
in una declamazione di Edipo su i mali della peste ripetuti dal coro
nell’atto
I. Sofocle con saggia economia svolge gradatament
in lui la curiosità di abboccarsi col pastore. All’opposto in Seneca
nell’atto
IV e magrissima e pressochè sfornita di passione.
embrami lo stile del l’Agamennone. Non è molto infelicemente espressa
nell’atto
II la situazione di Clitennestra presso a riveder
Per le vie di virtù. Torna innocente Chi detesta l’error, Magnifica
nell’atto
II è la dipintura della tempesta che scompiglia e
be che le scene vi fossero con più artificio concatenate. Soprattutto
nell’atto
V si scopre la poca destrezza e pratica di teatro
o, quando sono lunghe e troppo circostanziate. Tale è quella di Atreo
nell’atto
III: Sic cum feras vestigat, et longo sagax Loro
Tratto dal vero è parimente ciò che dice Tieste al figliuolo Plistene
nell’atto
IV: Occurret Argos, populus occurret frequens, S
destare l’orrore del misfatto. Sublime è anche la risposta di Tieste
nell’atto
V allorchè Atreo insulta al di lui dolore: Atr.
sentarne agli uomini la dipintura in un teatro. II discorso di Megara
nell’atto
II fa desiderare il patetico che si ammira nella
. Meritevoli di particolar lode sono eziandio le preghiere di Ercole
nell’atto
IV. Anfitrione gl’insinua d’implorar da Giove il
un cuor magnanimo. Non è da omettersi la bella espressione di Giunone
nell’atto
I: … Monstra jam desunt mihi; Minorque lab
leau, Le sujet n’est jamais assez tôt expliquè. Scappa dall’inferno
nell’atto
III l’ombra di Agrippina per precedere le nozze d
al disinganno, e felicitato dal possesso della pastorella amata. Vaga
nell’atto
I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo d
erlo imitati da quelli vaghissimi col passero di Catullo. Si macchina
nell’atto
II a danni de’ due amanti per separargli suscitan
ea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel medesimo fenile. Pregevole
nell’atto
III è la scena in cui Telaira sorella di Filebo v
ma il carattere dell’ottimo dialogo. Telaira stessa parla con Gelopea
nell’atto
V, e si scioglie l’equivoco, conoscendo gli amant
in fine degli atti, ma in mezzo di essi da’ personaggi e soprattutto
nell’atto
V. Si registrano nel Catalogo della Biblioteca Im
al disinganno, e felicitato dal possesso della pastorella amata. Vaga
nell’atto
I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo d
merlo imitati da quelli vaghissimi col passero di Catullo. Si machina
nell’atto
II a danni de’ due amanti per separargli suscitan
ea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel medesimo fenile. Pregevole
nell’atto
III è la scena in cui Telaira sorella di Filebo v
ma il carattere dell’ottimo dialogo. Telaira stessa parla con Gelopea
nell’atto
V, e si scioglie l’ equivoco, conoscendo gli aman
in fine degli atti, ma in mezzo di essi da personaggi, e soprattutto
nell’atto
V. Si registrano nel catalogo della biblioteca Im
ile ne sia più ornato e talvolta più del bisogno verboso specialmente
nell’atto
primo. Molte ciarle in assai bei versi contiene l
Querelasi Ecuba nobilmente de’ mali della patria e della sua famiglia
nell’atto
primo, mal grado di quel falso pensiero, Priamus
gito del lione si appressa alla madre. Cresce l’ interesse e il lutto
nell’atto
quarto, vedendosi condotta con inganno Polissena
alle prigioniere, quali padroni sieno loro caduti in sorte. Si narra
nell’atto
quinto l’intrepida morte di Polissena, ed il prec
ettava di vedere quella medesima madre trafitta e sì al vivo scolpita
nell’atto
terzo. Trovansi di questa tragedia varie espressi
edia varie espressioni bellamente imitate dal Metastasio. Seneca dice
nell’atto
secondo: Si manes habent curas priores, nec perit
nel Catone, S’è ver ch’oltre la tomba amin gli estinti. Seneca
nell’atto
terzo: Levia perpessæ sumus, si flenda patimur, e
rtaserse, Picciolo è il duol, quando permette il pianto. Seneca
nell’atto
quarto: Perge thalamos appara, quid tedis opus es
in lui la curiosità di abboccarsi col pastore. All’opposto in Seneca
nell’atto
quarto è magrissima e pressochè sfornita di passi
sembrami lo stile dell’Agamennone. Non è molto infelicemente espressa
nell’atto
secondo la situazione di Clitennestra presso a ri
le vie di virtù. Torna innocente Chi detesta l’error. Magnifica
nell’atto
secondo è la dipintura della tempesta che scompig
be che le scene vi fossero con più artificio concatenate. Soprattutto
nell’atto
quinto si scopre la poca destrezza e pratica di t
Tratto dal vero è parimente ciò che dice Tieste al figliuolo Plistene
nell’atto
quarto: Occurret Argos, populus occurret frequ
destare l’orrore del misfatto. Sublime è anche la risposta di Tieste
nell’atto
quinto, allorchè Atreo insulta al di lui dolore:
sentarne agli uomini la dipintura in un teatro. Il discorso di Megara
nell’atto
secondo sa desiderare il patetico che si ammira n
ocle, diviene grossolano nella tragedia latina, e stanca il leggitore
nell’atto
secondo con mille discorsi che per far senno pote
, Le sujet n’est jamais assez tôt expliqué. Scappa dall’inferno
nell’atto
terzo l’ombra di Agrippina per precedere alle noz
nell’autunno del 1771, rappresentando La Vedova Scaltra del Goldoni,
nell’atto
di porsi il zendado alla veneziana, fu colpita d’
ome la forza e la violenza. Notabili e patetiche sono le querele d’io
nell’atto
IV, e quelle di Prometeo nel V dopo le minacce di
n un’altra lingua. La riconoscenza del fratello e della sorella si sa
nell’atto
II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla
magico, infernale, e pieno del fuoco di Eschilo, cantato dalle furie
nell’atto
III, avendo trovato Oreste, e ’l giudizio fatto n
ra che si appressa al fine. Il racconto della perdita della battaglia
nell’atto
II, bellamente interrotto di quando in quando dal
e alla madre l’effetto del regalo fatale della veste inviata al padre
nell’atto
III: ma Ilo l’ha egli stesso veduto nel promontor
ello Polinice mal grado d’un rigoroso divieto di Creonte. E’ notabile
nell’atto
II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene,
bia la moderna Europa. Dopo il contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta
nell’atto
III cercando di consolare il consorte con iscredi
cora, come qui Giocasta si sforza di torre il credito agli oracoli, e
nell’atto
IV Edipo stesso, all’udir che Polibo, suo creduto
. Che riconoscenza poi mirabilmente condotta per tutte le circostanze
nell’atto
IV, e di qual tragica catastrofe produttrice! Ari
che nel testo precede all’epilogo. Ma quanto é tragico e spaventevole
nell’atto
V il racconto della morte di Giocasta e dell’acci
mici e lontani dal gusto moderno. La scena però d’Elettra e di Oreste
nell’atto
IV é sommamente tenera e ben degna del pennello d
gli affetti che destano la compassione. Che delicato contrasto fanno
nell’atto
III le innocenti naturali domande d’Ifigenia e le
Clitennestra e ad Achille. Vigorosa é la declamazione di Clitennestra
nell’atto
IV; e ’l discorso d’Ifigenia sommamente tenero e
to di Polidoro. Eccellente é la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena
nell’atto
II, dove i leggitori che amano le dipinture natur
no scoppiare il cuore. Nel patetico racconto della morte di Polissena
nell’atto
III si ammirano varj tratti pittoreschi e tragici
igoroso nell’ambiziosa Vitellia di Metastasio. Osservisi in tanto che
nell’atto
IV Ermione e Oreste fuggono da Ftia per andare a
rmione e Oreste fuggono da Ftia per andare a Delfo a uccider Pirro, e
nell’atto
V si narra in Ftia quest’uccisione già avvenuta i
, insieme col destino di queste prigioniere. Le profezie di Cassandra
nell’atto
II e l’addio ch’ella dà alla madre e alla patria,
none. Squarcia poi i cuori men sensibili ancora il dolore d’Andromaca
nell’atto
III al vedersi strappar dalle braccia Astianatte:
ltre formate su tal modello. Uno de’ più importanti squarci di essa é
nell’atto
IV, dove Medea intenerita con i suoi figli, gli a
scena di Ion e Creusa che non si conoscono. Il discorso di Ion a Xuto
nell’atto
II é vaghissimo e molto naturale, ed é stato deli
satirico e delle antiche tragedie che trattavano solo di Bacco. Vi é
nell’atto
IV una scena totalmente comica tra l’infelice Pen
e tenent. E poco dopo: Virtute ambire oportet, non favitoribus, E
nell’atto
II: Ita Diis placitum, voluptati ut maeror comes
tto di Medea, é pur fuggita ad Euripide. Le bellezze poetiche profuse
nell’atto
IV quando la nutrice numera i veleni raccolti, e
e ne sia più ornato, e talvolta più del bisogno verboso, specialmente
nell’atto
I. Molte ciarle in assai bei versi contiene la sc
a. Nobilmente si querela Ecuba de’ mali di Troia e della sua famiglia
nell’atto
I, mal grado di quel falso pensiero, «Priamus fla
adre, impaurito dal ruggito d’un lione. Cresce l’interesse e ’l lutto
nell’atto
IV, vedendosi condotta con inganno Polissena al s
si alle prigioniere i padroni che sono loro caduti in forte. Si narra
nell’atto
V l’intrepida morte di Polissena, e ’l precipizio
oluto vedere anche qui quella medesima madre trafitta dipinta al vivo
nell’atto
III. Vari tratti di questa tragedia si veggono be
ono bellamente imitati dal Metastasio, come, per esempio, Seneca dice
nell’atto
II, ………………………… Si manes habent Curas priores, ne
to I, sc. VIII, S’é vero, ch’oltre la tomba amin gli estinti Seneca
nell’atto
III, ………… Levia perpessae sumus, Si flenda patim
to II, sc. V, Piccolo é il duol, quando permette il pianto. Seneca
nell’atto
IV, …………………… Perge, thalamos appara, Quid taedis
di lui curiosità di abboccarsi col pallore; e all’opposito in Seneca
nell’atto
IV é magrissima e pressoché senza passione. Lo sc
uello dell’Edipo, e dell’Ercole Oeteo ch’é peggiore. E’ bene scolpita
nell’atto
II la situazione di Clitennestra presso a veder i
Per le vie di virtù. Torna innocente Chi detesta l’error. Magnifica
nell’atto
II é la dipintura della tempesta che scompiglia e
uando son lunghe e soverchio circonstanziate89. Tale é quella d’Atreo
nell’atto
III: Sic cum feras vestigat, et longo sagax Loro
a preparare all’orror del fatto. Sublime é pure la risposta di Tieste
nell’atto
V, allorché Atreo insulta al di lui dolore: …………
ostrarlo agli uomini da un teatro. La declamazione generale di Megara
nell’atto
II fa desiderar il patetico che si ammira in Euri
scondit umbra. Meritevoli di lode sono ancora le preghiere di Ercole
nell’atto
IV. Anfitrione infirma al figlio d’implorar da Gi
nel desolarla. Non é da tralasciarsi la bella espressione di Giunone
nell’atto
I. ……………… Monstra iam desunt mihi; Minorque labo
ofocle, diviene grossolano nella tragedia latina, e stanca il lettore
nell’atto
II con mille discorsi che saviamente potevano omm
benissimo Boileau: Le sujet n’est jamais assez tôt expliqué. Scappa
nell’atto
III dall’inferno l’ombra di Agrippina per precede
n due frammenti in qual guisa si esprima Solimano e Mustafo. Il primo
nell’atto
IV dopo aver deliberata la morte del suo gran fig
enze più ricercate che in Seneca, il linguaggio più spesso fangoso, e
nell’atto
V si accumolano troppe cose dopo la morte di Seja
espressi. La Virginia, mal grado del buon dialogo d’Icilio e Numitore
nell’atto
I, e del racconto felice e senza ridondanza del d
e sublime e raramente gonfio, e ricco di passi ben espressi. Lodevole
nell’atto
I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani
ere eroico e feroce di Orazio, l’amara divisione di Orazia e Curiazio
nell’atto
III, la notizia della pugna stabilita tra’ Curiaz
il nobile ed accomodato agli affetti? di quel vago racconto di Egisto
nell’atto
I, e dell’avventura del IV conservataci da Aristo
, copiatore, piggioratore ancora della Merope del Maffei specialmente
nell’atto
V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizion
gnanimità la risposta di Didone all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è
nell’atto
terzo il contrasto di Didone, che giugne gioliva
e, e pretende ch’egli vi concorra. Io porterommi al tempio (ella dice
nell’atto
III), mi scoprirò al tiranno, gli trarrò dal capo
ioni interessanti ben condotte. Viva e patetica è la preghiera che fa
nell’atto
I Osmene al padre per non isposar Giocasta. Tener
rezzo della morte in faccia di Creonte nel IV atto. Piace soprattutto
nell’atto
V la patetica separazione di Antigona e Osmene ne
tà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsinoe
nell’atto
II con Seleuco e con Artamene. Il contrasto dell’
to dell’amore colla virtù in lei ed in Artamene è dipinto ottimamente
nell’atto
III, e vi sono con felicità e dignità disviluppat
Divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa di Sedecia
nell’atto
II. Manasse seconda sua tragedia ci dipinge un p
lli generosamente si animano a morir con costanza. Tutto bene; ma già
nell’atto
II, come si è notato, è seguita una volta la loro
ll’atto II, come si è notato, è seguita una volta la loro nobil gara;
nell’atto
IV i medesimi che sono stati liberati da Demetrio
gno dell’autore. V’ha non pertanto più di un passo vigoroso. Virginio
nell’atto
III parla con eroica grandezza al Decemviro: nel
ie scene teatrali49. Tali mi sembrano le seguenti: quella di Penelope
nell’atto
II, che intende la morte di Ulisse comprovata col
sse comprovata col di lui manto: la riconoscenza di Ulisse e Telemaco
nell’atto
III: la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chius
egli esser debba uno de’ tragici pregevoli del nostro tempo. Vigoroso
nell’atto
I è il discorso tenuto da Sempronio al giovane Eb
misteri de’ baccanti. Vivace la dipintura che fa dell’empietà di essi
nell’atto
II Fecenia spaventata dal vedere ascritto il caro
effetto dell’italiana. L’autore nel tessere la sua tela non ha potuto
nell’atto
V serbare il modo tenuto da’ moderni e guardarsi
itraggono. Le scene per noi singolarmente pregevoli sono le seguenti:
nell’atto
I la 2 di Manfredi co’ suoi cortigiani, e la 3 di
magnanimità in mezzo all’ ira. Tali caratteri ricevono l’ultima mano
nell’atto
V, quando il moribondo Eteocle fingendo d’abbracc
oppressione repentina della tirannia, e pel ravvedimento del tiranno
nell’atto
di spirare. L’eroismo trionfa in Timoleone senza
ale l’atto IV, e vera la dipintura di Don Alonso oppresso da’ rimorsi
nell’atto
V. L’autore benchè in prosa si vale di uno stile
osò il Cavalieri, in seconde nozze ? Ma come non se ne terrebbe conto
nell’atto
di morte ? Alle quali dimande non mi par facile i
ce del sacco di una città presa per assalto si legge con gran piacere
nell’atto
secondo. L’ultimo atto sembra veramente un access
emodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. Segue
nell’atto
IV l’uccisione di Egisto, ed il pianto che sparge
leggerla consultò il cuore. Il racconto della perdita della battaglia
nell’atto
II bellamente interrotto di quando in quando dall
e alla madre l’effetto del regalo fatale della veste inviata al padre
nell’atto
terzo, ma Ilo l’ ha egli stesso veduto nel promon
tello Polinice mal grado del vigoroso divieto di Creonte. E’ notabile
nell’atto
II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene,
i vasti se ne contino. Dopo il contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta
nell’atto
III cercando di consolare il consorte con iscredi
. Che riconoscenza poi mirabilmente condotta per tutte le circostanze
nell’atto
IV e di qual tragica catastrofe produttrice! Aris
lta che i tuoi raggi io miri 67. Ma quanto è tragico e spaventevole
nell’atto
V il racconto della morte di Giocasta e dell’acci
edrebbero con piacere sulle loro scene Filottete zoppicante e disteso
nell’atto
II colle convulsioni: ma ciò si rappresentava sen
ci, ma è vicino ad esser punito per l’uccisione della madre. Si legge
nell’atto
primo un breve dialogo di Elena e di Elettra sua
lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra con Oreste
nell’atto
quarto sommamente tenera merita di essere ammirat
giudizio, gusto e sensibilità noterà il dilicato contrasto che fanno
nell’atto
terzo le innocenti naturali domande d’ Ifigenia,
il cuore per la pietà. Nel patetico racconto della morte di Polissena
nell’atto
secondo si ammirano varj tratti pittoreschi e tra
estive. Serpeggia per tutto il dramma una forza tragica terribile; ma
nell’atto
terzo si tratta della morte di Polidoro, per la q
bievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi ancora che
nell’atto
quarto Ermione e Oreste fuggono da Ftia per andar
ol destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie di Cassandra
nell’atto
secondo, e l’addio che Ella dà alla madre e alla
one. Squarcia poi i cuori ancor meno sensibili il dolore di Andromaca
nell’atto
terzo al vedersi strappar dalle braccia Astianatt
Jolao, per determinar gli Ateniesi a proteggere gli Eraclidi, leggesi
nell’atto
primo. L’oracolo che comanda un sacrificio di una
e di persone straniere a versare il sangue di una propria figlia. Ode
nell’atto
secondo questo nuovo sconcerto la vergine Macaria
di Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragionamento di Jone a Suto
nell’atto
secondo è ben vago e naturale, e da Racine è stat
irico e alle antiche tragedie che trattavano soltanto di Bacco. Havvi
nell’atto
quarto una scena totalmente comica trall’infelice
o a Bologna in Compagnia Menichelli, ebbe la destra gravemente ferita
nell’atto
di dividere i duellanti, e ne restò imperfetta ne
il quale nella sua Fiammella (Parigi, Abell’ Angeliero, 1584) fa dire
nell’atto
III, scena VI, a Bergamino : Ho vist la Lidia, m
greca; ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare
nell’atto
IV pedantescamente la nutrice accumulando tante n
rnamenti rettorici famigliari ad Euripide. Ciascuno (dice in Euripide
nell’atto
I il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che
ono le rime, i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura
nell’atto
V di Canace sul letto funesto col bambino allato
nte alcune ciance della nutrice, l’espressioni di Oronte appassionato
nell’atto
II che si trattiene per molti versi su i casi del
virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcuni versi. Si espone
nell’atto
I la pugna stabilita dagli Orazj e Curiazj per de
verchio ardita e viziosa qualche espressione, come questa del feciale
nell’atto
I, Fattor degli astri larghi e degli avari,
dove pon mente Iddio. Sorda e cieca è la legge, dicono i Duumviri
nell’atto
IV; e bene, dice Publio, si punisca il mio figliu
nella descrizione delle notturne inquietudini dell’innamorata Alvida
nell’atto
I: . . . . . . Oimè! giammai non chiudo Quest
o; di quel cumolo di varj impossibili ammaslato dallo stesso Germondo
nell’atto
III, Dal freddo carro muover prima vedrem ecc. Si
chi delitti e spergiuri de’ principi Trojani, tutto trovasi ammassato
nell’atto
I fatto da Giunone ed Iride, che è insieme prolog
naturalezza, e forse con robustezza minore. Ma bisogna confessare che
nell’atto
IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino.
li del figlio colla madre, e per quelle di Anaferne con Dirce, riesce
nell’atto
II interessantissimo l’ abboccamento di Dirce opp
resente alla strage, atterrita, disciolta in lagrime viene a narrarla
nell’atto
IV. Il racconto fatto con colori veri e vivaci è
rto della scelleraggine che vuol commettere. Egli va pur risoluto. Ma
nell’atto
V egli torna fuori senza avere nulla eseguito nel
o di esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze col tiranno; e
nell’atto
II lo stato del tiranno tormentato anche in pace
at sibi nata, nihil non arrogat armis. Notabile sembrami parimente
nell’atto
V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’
e; ma nè proprietà nè verità apparisce nel carattere d’Icilio, quando
nell’atto
III corteggia il Decemviro con umili espressioni
e e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia
nell’atto
IV, ed i tre primi atti altro non sono che una le
licemente. Che risposta recherò al mio re? dice l’ambasciadore moro
nell’atto
I; e Gusmano: Che i Castigliani non rendono le fo
o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olvia
nell’atto
I narrare all’amante? Non è ancor tempo; bisogna
azzino i vecchi per prolongare la vita de’ giovani. Un popolo ridotto
nell’atto
II a tanta estremità presenterà nel proseguimento
to III, in cui Olvia torna con Aluro a soddisfare alla promessa fatta
nell’atto
I e rimasta sospesa senza perchè sino a questo pu
. Da tale potente ragione rimane persuaso il dolce Dulcidio. Annotta
nell’atto
V, e Giugurta al solito va e viene liberamente da
di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto un’ altra volta
nell’atto
I senza aver nulla ottenuto. Rachele viene a fare
lio non puoi, Roma almen salva. Patetico è il discorso del sacerdote
nell’atto
III; felice l’immagine che Volunnia rappresenta a
non iscompagnata dalla passione, è il racconto di Agnese alla regina
nell’atto
II; quanto ella dice nell’atto V, è parimente esp
e, è il racconto di Agnese alla regina nell’atto II; quanto ella dice
nell’atto
V, è parimente espresso con verità ed affetto; ch
llata ovunque Esser solea. Delicatezza e proprietà si desidera anche
nell’atto
III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo st
nonpertanto che vi si trova espresso con passione e felicità ciò che
nell’atto
IV dice Ifigenia al padre, tratto dal greco, e ci
dalla prima all’ultima scena. Fanciulla bizzarra e alquanto leggiera
nell’atto
primo ; donna esitante, ignara di ciò che realmen
e e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia
nell’atto
IV, ed i tre primi altro non sono che una lenta p
felicemente. Che risposta recherò al mio re? dice l’ambasciadore Moro
nell’atto
I; e Gusmano: che i Castigliani non rendono le fo
a della medesima Olvia con Aluro, e poi viene Megara, come si è detto
nell’atto
I; ma se quegli amanti non sono rimasti alla vist
mazzino i vecchi per prolongar la vita de’ giovani. Un popolo ridotto
nell’atto
II a tanta estremità mostrerà nel proseguimento q
o III in cui Olvia viene con Aluro a soddisfare alla promessa fattaci
nell’atto
I e rimasta sospesa sino a questo punto. Essi tra
entassero. Da tale ragione rimane persuaso il dolce Dulcidio. Annotta
nell’atto
V, e Giugurta al solito va e viene liberamente da
di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto un’ altra volta
nell’atto
I senza aver nulla ottenuto. Rachele viene a fare
o non puoi, Roma almen salva. Patetico è il discorso del sacerdote
nell’atto
III: felice l’immagine che Volunnia rappresenta a
n iscompagnata dalla passione è il racconto che fa Agnese alla regina
nell’atto
II: quanto la stessa Agnese dice nell’atto V è pa
che fa Agnese alla regina nell’atto II: quanto la stessa Agnese dice
nell’atto
V è parimente espresso con verità ed affetto: chi
a ovunque Esser solea. Delicatezza e proprietà si desidera anche
nell’atto
III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo st
bita. Non per tanto si trova espresso con passione e felicità ciò che
nell’atto
IV dice Ifigenia al padre tratto dal greco, e ciò
tempi, e degne di studiarsi. Nella commedia degli Acarnanii si trova
nell’atto
III la pittura al naturale del mercato di Atene i
ente Cleone, né artefice che ne volesse far la maschera, come si dice
nell’atto
I; per la qual cosa Aristofane dovette egli stess
adrone? E’ artificiosa e piacevole la scena di Socrate con Strepsiade
nell’atto
II. Quella di costui col proprio figliuolo é molt
, ripetendogli le cose apprese da Socrate. Si osservi come Strepsiade
nell’atto
IV indirizza la parola agli spettatori, e ciò fas
i qual de i due debba sedere allato di Plutone, e si continua l’esame
nell’atto
IV; e nel V Bacco giudica a favor di Eschilo. Nel
uë que les Anytus et les Melitus lui présentèrent». 39. Aristophane
nell’atto
I scen. II delle Nuvole dà la baia alle minuzie e
car le rime, i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura
nell’atto
V di Canace sul letto funesto col bambino allato
nte alcune ciance della nutrice, l’espressioni di Oronte appassionato
nell’atto
II che si trattiene per molti versi su i casi del
virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcuni versi. Si espone
nell’atto
I la pugna stabilita tra gli Orazii e Curiazii pe
verchio ardita e viziosa qualche espressione, come questa del feciale
nell’atto
I, Fattor degli astri larghi e degli avari Che n
dove pon mente Iddio. Sorda e cieca è la legge , dicono i Duumviri
nell’atto
IV; e bene, dice Publio, si ponisca il mio figliu
; di quel cumolo di varii impossibili ammassato dallo stesso Germondo
nell’atto
III, Dal freddo carro muover prima vedrem . Si b
chi delitti e spergiuri de’ principi Trojani, tutto trovasi ammassato
nell’atto
I fatto da’ Giunone ed Iride, che è insieme prolo
li del figlio colla madre, e per quelle di Anaferne con Dirce, riesce
nell’atto
II al sommo interessante l’abboccamento di Dirce
ch’è stata presente alla strage atterrita disciolta in lagrime viene
nell’atto
IV a narrarla. Il racconto fatto con veri e vivac
arlo accorto della scelleraggine che medita. Egli va pur risoluto. Ma
nell’atto
V torna fuori senza avere nulla eseguito nel vuot
o di esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze dal tiranno; e
nell’atto
II lo stato del tiranno; e nell’atto II lo stato
so alle sue nozze dal tiranno; e nell’atto II lo stato del tiranno; e
nell’atto
II lo stato del tiranno tormentato anche in pace
egat sibi nata, nihil non arrogat armis. Notabile sembrami parimente
nell’atto
V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’
io bene? Sangaride T’amo, e lo stato tuo peggior divienea. Delicato
nell’atto
IV è il lamento di Sangaride. Ella volle nel prec
e Sangaride più non conoscendola. La dea crudele gli rende la ragione
nell’atto
V, ed egli conosce l’eccesso ove ella l’ha spinto
chio di coprir l’azione di ridicolo. La favola già per ciò intepidita
nell’atto
III con gli esseri allegorici, in tutto l’atto IV
l’azione sembra difettosa. In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene
nell’atto
primo, eccita tanta commozione che fa comparire l
endo correre trallo sfoderarsi i ferri ed il trafiggerlo. Ersilia che
nell’atto
terzo dice da parte di avere scritto il biglietto
che Orosmane. La medesima passione si manifesta in tutta la sua forza
nell’atto
V. Chiamata dal fratello col biglietto Zaira cerc
la sua usurpazione col matrimonio di Merope: ha variata l’invenzione
nell’atto
IV e mantenuti in maggior commozione gli affetti,
i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli di Narba e d’Ismenia
nell’atto
III, nè il parlar da parte usato nel calore del m
del luogo non vi si osserva: che l’azione procede con certa lentezza
nell’atto
II: che i personaggi talora entrano in iscena non
i tradimenti orditi da Altamoro e Avogaro, e pur gli dissimula, e poi
nell’atto
quinto, parlandogliene Bajardo, egli falsamente r
ogna che lo predomina. Un disertore Francese poi, che piove dal cielo
nell’atto
V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? fors
nso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno
nell’atto
IV Gastone, Avogaro ed Eufemia? É una situazione
nell’Africano re Mammolino. Il primo incontro della figliuola col re
nell’atto
II è quale avviene nella tragedia greca tra Ifige
e naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. E’ tenero
nell’atto
III l’ abboccamento di Sileno colla moglie e coll
al piacere in teatro e nella lettura anche a’ nostri giorni. Si trova
nell’atto
I qualche imitazione del Tasso. Il vanto che si d
n quando qualche passo energico. Tale è il discorso del finto Atlante
nell’atto
III, Dunque con forte destra, tale la confusione
à dello stile) il magnanimo carattere di Cleopatra. A Dite, ella dice
nell’atto
terzo, Anderò dall’Egitto, e non da Roma. Nè
su quelle scene rappresentando l’ Emone nell’ Antigone dell’ Alfieri,
nell’atto
ch'ei dovea simulare di uccidersi, veramente si f
nell’Africano re Mammolino. Il primo incontro della figliuola col re
nell’atto
Il è quale avviene nella tragedia greca tra Ifige
se naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. È tenero
nell’atto
III l’abboccamento di Sileno colla moglie e colla
al piacere in teatro e nella lettura anche a’ giorni nostri. Si trova
nell’atto
I qualche imitazione di Torquato Tasso. Il vanto
o qualche passo energico. Tal mi sembra il discorso del finto Atlante
nell’atto
III, Dunque con forte destra ; tale la confusion
à dello stile) il magnanimo carattere di Cleopatra. A Dite, ella dice
nell’atto
III, Anderò dall’Egitto, e non da Roma. Nè vogli
ce del sacco di una città presa per assalto si legge con gran piacere
nell’atto
secondo. L’ultimo atto sembra veramente un access
emodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. Segue
nell’atto
quarto l’uccisione di Egisto; ed il pianto che sp
ggendola consultò il cuore. Il racconto della perdita della battaglia
nell’atto
secondo acconciamente interrotto di quando in qua
un soprannome del Pantalone, ma un secondo nome di famiglia. Infatti,
nell’atto
di morte egli è chiamato Antonio Mattiucy Collalt
nde sommamente interessante l’atto III. Cresco sempre più l’interesse
nell’atto
IV. Nella bellissima prima scena quando nasce l’a
nto di Credulo che vuol morire per la durezza della sua ninfa. Tenera
nell’atto
V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è ques
in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio
nell’atto
I. Che mi rileva errar per gli ermi boschi che
a, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti
nell’atto
IV si vede Ardelia divenuta un novello Narciso ch
della regolarità, della grazia e del giudizio. Lodevoli singolarmente
nell’atto
I sono: la prima scena in cui si espone il sogget
in sua casa, non faceva uopo dirsene un motto? La venuta di D. Monica
nell’atto
III in casa di D. Cristofano dopo essere stata ra
imila scudi per le gioje: che Pepita in tali circostanze non dovrebbe
nell’atto
II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza de
greca, ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare
nell’atto
IV pedantescamente la Nutrice accumolando tante n
amenti rettorici famigliari ad Euripide. Ciascuno (dice in Euripide
nell’atto
I il Pedagogo alla Nutrice) ama più se stesso che
l’azione sembra difettosa. In fatti l’eccidio de’ Macabei che avviene
nell’atto
I, eccita tanta commozione che fa comparir langui
dovendo correre trallo sfoderarsi i ferri e trafiggerlo. Ersilia che
nell’atto
III dice da parte di avere scritto il biglietto,
che Orosmane. La medesima passione si manifesta in tutta la sua forza
nell’atto
V. Chiamata dal fratello col biglietto, Zaira cer
la sua usurpazione col matrimonio di Merope: ha variata l’invenzione
nell’atto
IV, e mantenuti in maggior commozione gli affetti
i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli di Narba e d’Ismenia
nell’atto
III, nè il parlar da parte usato nel calore del m
del luogo non vi si osserva: che l’azione procede con certa lentezza
nell’atto
II: che i personaggi talora entrano in iscena non
ra i tradimenti orditi da Altamoro e Avogadro, e pur gli dissimula, e
nell’atto
V, parlandogliene Bajardo, egli falsamente rispon
zogna che lo predomina. Un disertore Francese poi che piove dal cielo
nell’atto
V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? fors
nso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno
nell’atto
IV Gastone, Avogadro ed Eufemia? È una situazione
ici, avvocati, frati ecc. Eccone un saggio de’ Suppositi. Lizio servo
nell’atto
V attribuisce a coloro che presiedono al governo,
o di lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa notturna, la quale
nell’atto
III forma una scena incomparabilmente più grazios
a? L’ olim istuc olim cum ita animum induxti tuum , è ancora imitato
nell’atto
IV. Un’altra imitazione Terenziana si scorge nell
ama l’attenzione dello spettatore. Non si vede, per darne un esempio,
nell’atto
I la ragione per cui Fulvia che altre volte ha ve
ento; e perchè non usa del modo più agevole già praticato? Allora che
nell’atto
V i fratelli di Calandro ci hanno colto Lidio e F
esta favola son da contarsi gl’impedimenti che sopravvengono a Fausto
nell’atto
III, ne’ quali si rinviene la piacevolezza degl’I
imi Accademici lanciati su gli Spagnuoli di quel tempo. Dice Fabrizio
nell’atto
I, dove alloggiano gli Spagnuoli? E l’altro ris
nerali conservano la loro franchezza in ogni tempo. Anima mia (dice
nell’atto
II Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta
applicare in ogni incontro ed in ogni situazione. Gisippo poi intende
nell’atto
V che Giulietta è viva. Satiro servo gliene reca
ici, avvocati, frati ecc. Eccone un saggio de’ Suppositi. Lizio servo
nell’atto
IV attribuisce a coloro che presiedono al governo
o di lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa notturna, la quale
nell’atto
terzo forma una scena incomparabilmente più grazi
a. L’olim istuc olim cum ita animum induxti tuum, è ancora imitato
nell’atto
IV. Un’ altra imitazione Terenziana si scorge nel
’attenzione dello spettatore. Non si vede, per darne qualche esempio,
nell’atto
I la ragione, per cui Fulvia che altre volte ha a
ento; e perchè non usa del modo più agevole già praticato? Allora che
nell’atto
V i fratelli di Calandro ci hanno colto Lidio e F
esta favola son da notarsi gl’ impedimenti che sopravvengono a Fausto
nell’atto
III, ne’ quali si rinviene la piacevolezza degl’
no in essa varj motteggi sugli Spagnuoli di quel tempo. Dice Fabrizio
nell’atto
I, dove alloggiano gli Spagnuoli? E l’altro rispo
generali conservano la loro freschezza in ogni tempo. Anima mia (dice
nell’atto
II Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta
applicare in ogni incontro ed in ogni situazione. Gisippo poi intende
nell’atto
V che Giulietta è viva. Satiro servo gliene reca
e non dagli stolti. Chi in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene
nell’atto
I un eroe nascente in Bisnagar e nel III canuto n
nto di Credulo che vuol morire per la durezza della sua ninfa. Tenera
nell’atto
V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è ques
in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio
nell’atto
I, Che mi rileva errar per gli ermi boschi,
l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti
nell’atto
IV si vede Ardelia divenuta un novello Narciso ch
pregiato dello studio e del genio. Bello è il rappresentarmi Galatea
nell’atto
che scherzevolmente colpisce col pomo l’innamorat
esempio di Livio Andronico, che i ballerini cantassero eglino stessi
nell’atto
di danzare, oppure che mentre danzano, una voce n
che richiede la danza, mettersi i polmoni e la glottide dei cantanti
nell’atto
d’eseguire l’arie in una posizione che verrebbe a
ria ci assicura che gli Spartani usavano d’un certo ballo particolare
nell’atto
d’azzuffarsi coi loro nemici in battaglia, non di
spirito, che se un pittore dopo aver fornito un quadro mi presentasse
nell’atto
di mostrarmelo un paio d’occhiali per poterlo ved
tamente coll’altro, e dandosi leggieri gentilissimi calci all’intorno
nell’atto
che si tratta di liberar Ifigenia dal sagrifizio
spettatore i tuoni imitativi della musica. Il secondo di non iscemar
nell’atto
della rappresentazione l’interesse prodotto dalla
arono alla loro foggia. Cleopatra fu una delle tragedie di Jodelle, e
nell’atto
III senza verun riguardo nè al decoro nè al costu
ne, senza maneggio di teatro9. Cleopatra fu una delle sue tragedie, e
nell’atto
III l’autore, senza verun riguardo nè al decoro n
a propria casa, non dovea dirsene un motto? La venuta di donna Monica
nell’atto
III in casa di don Cristofano dopo essere stata r
diecimila scudi per le gioje. Pepita in tali circostanze non dovrebbe
nell’atto
II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza de
della grazia, dello stile e del giudizio. Lodevoli singolarmente sono
nell’atto
I; la scena prima in cui si espone il soggetto, s
istile sublime e raramente gonfio, e ricco di passi nobili. Lodevole
nell’atto
I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani
l nobile ed accomodato agli affetti ? di quel vago racconto di Egisto
nell’atto
I, e dell’avventura del IV conservataci da Aristo
, copiatore, piggioratore ancora della Merope del Maffei specialmente
nell’atto
V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizion
tà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsinoe
nell’atto
II con Seleuco e con Artamene. Il contrasto dell’
to dell’amore colla virtù in lei ed in Artamene è dipinto ottimamente
nell’atto
III, e vi sono con felicità e dignità disviluppat
divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa di Sedecia
nell’atto
II. Manasse seconda sua tragedia ci dipinge un p
’ atto II, come si è notato, è seguita una volta la loro nobil gara ;
nell’atto
IV i medesimi che sono stati liberati da Demetrio
gno dell’autore. V’ha non pertanto più di un passo vigoroso. Virginio
nell’atto
III parla con eroica grandezza al Decemviro : nel
ee. Teatrali p. e. mi sembrano le seguenti scene : quella di Penelope
nell’atto
II che intende la morte di Ulisse comprovata col
e comprovata col di lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre
nell’atto
III : la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiu
senza far torto al rimanente ; pur ne indicheremo alquanti. Notabile
nell’atto
II è la scena terza di Enrico, che come ambasciad
a magnanimità in mezzo all’ira. Tali caratteri ricevono l’ultima mano
nell’atto
V, quando il moribondo Eteocle fingendo di abbrac
ivo di libertà. Finalmente Elettra con poca grazia scopre il fratello
nell’atto
IV. Ed allora Egisto perchè non l’ammazza liberan
orruzione tornata colle ricchezze sostenuta dall’ingrato Leonida ? IV
nell’atto
V la prima che è un monologo di Agide, in cui si
uca il suo effetto, vale a dire che non interessi la parlata di Bruto
nell’atto
I, e la vista del corpo di Lucrezia trafitta che
opre la congiura de’figli di Bruto, e l’esame a cui essi soggiacciono
nell’atto
IV, disviluppa egregiamente il carattere di Bruto
taccata co’ passeggieri in Torrejoncillo, e nell’incontro colla sposa
nell’atto
I, che si rappresenta parte in Madrid e parte nel
ndo tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas
nell’atto
II. Degno di lui è pure nell’atto III che si rapp
verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. Degno di lui è pure
nell’atto
III che si rappresenta in Cabañas, il pensiero di
un cumolo di fatti che formano anzi un romanzo che un dramma, in cui
nell’atto
I interviene Sancio re di Castiglia, e nel II l’a
ego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro
nell’atto
I la chiedono ad un tempo in isposa. Il vecchio r
ella casa stessa, e per errore porta seco Dorotea. All’apparir del dì
nell’atto
III la riconosce, e si trovano nel medesimo luogo
a rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole separate. Trattasi
nell’atto
primo dell’incontro di Nino con Semiramide moglie
do e di un racconto de’ suoi andati casi impertinentemente cominciato
nell’atto
I, narrato a spezzoni ne’ seguenti, interrotto qu
’ cerusici; i di lui progressi con tal salvocondotto; Lady Fidget che
nell’atto
IV esce fuori col catino di porcellana guadagnato
co da’ cerusici, i di lui progressi con tal pretesto, Lady Fidget che
nell’atto
IV esce col catino di porcellana che ha guadagnat
nominar Sofia ad imitazione di Terenzio. Delicato è pure ciò che dice
nell’atto
II: Si on me la refuse, qu’ on m’apprenne à l’oub
cito il petto. Eccetto il ratto mi accingo a tutto. Io mi batto fuor
nell’atto
fino all’otto ; mi ci metto come un matto nè vo i
a e più morale. Celestina poi, anima di tutta l’ azione, muore uccisa
nell’atto
dodicesimo, per la qual cosa ne’ seguenti nove at
na? Ma sono da collocarsi tralle principali bellezze della Celestina,
nell’atto
I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dip
lle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone:
nell’atto
III la sagacità della vecchia ottimamente lumeggi
trovano ancora in Castiglia; or come possono nel medesimo dì trovarsi
nell’atto
IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormenta
arsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e
nell’atto
V giustiziati? In somma ha questa favola tali e t
Napoletano; ora io ne ritrassi non solo certo fuoco non isconvenevole
nell’atto
della disputa, ma dopo di essa certa nobile seren
le, senz’arte, senz’azione, senza verun maneggio di teatro. Cleopatra
nell’atto
III in presenza d’Ottaviano prende pe’ capelli un
situazioni tragiche che vi sono, come è la scena dell’ombra con Amlet
nell’atto
primo, e l’altra colla madre e coll’ombra nell’at
l’ombra con Amlet nell’atto primo, e l’altra colla madre e coll’ombra
nell’atto
secondo. Ognuno ne vede altresì l’irregolarità ed
abello che sia, cancelli con una mano quel che con l’altra dipigne; e
nell’atto
che dichiara gl’Italiani fanciulli in poesia , a
ti situazioni tragiche che vi sono come la scena dell’ombra con Amlet
nell’atto
I, e l’altra di Amlet colla madre nell’atto II. O
cena dell’ombra con Amlet nell’atto I, e l’altra di Amlet colla madre
nell’atto
II. Ognuno ne vede altresì la irregolarità, ed il
non dopo 126 versi recitati, e 32 versi poi sono seguiti da due arie:
nell’atto
II si recitano 150 versi prima di sentire un’ ari
hamberga e fin dal passato secolo avea additati Luis Velez de Guevara
nell’atto
I della Baltassarra, e molto dopo di detta Guardi
1710 da Felice Bertinazzi, ufficiale nelle truppe del Re di Sardegna (
nell’atto
di nascita è Bertinassi ; e Bertinassi egli si fi
degna (nell’atto di nascita è Bertinassi ; e Bertinassi egli si firma
nell’atto
matrimoniale) e da Giovanna Maria Gti (?). All’et
nominar Sofia ad imitazione di Terenzio. Delicato è pure ciò che dice
nell’atto
II; Si on me la rèfuse, qu’on m’apprenne à l’oub
animi nobili e sensibili, ed ispirare eroismo. Anche la scena ottava
nell’atto
IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confro
i senza far torto al rimanente; pur ne indicheremo alquanti. Notabile
nell’atto
II è la scena terza di Enrico che come ambasciado
ici che la rallentano. Si vede talvolta il teatro lasciato voto, come
nell’atto
V, partendo Margherita nella scena terza, e venen
divoti che insinuano guerre e stragi predicando pace e tolleranza, e
nell’atto
quinto comparisce profeta veridico degli eventi d
go. Ne addito come parti singolarmente pregevoli le scene seguenti. I
nell’atto
II la seconda, in cui Agide esorta la moglie a so
Il sangue mio giovar può a Sparta, Non il mio pianto a te. . . Il
nell’atto
III la seconda, in cui segue l’abboccamento d’Agi
ma sua spartana, e colla sicurezza di morire torna al suo carcere. IV
nell’atto
V la prima che è un monologo di Agide, in cui si
viglioso incremento scosso il giogo de’ Tarquinj. La parlata di Bruto
nell’atto
I e la vista del corpo trafitto di Lucrezia infia
nni, e nomina i primi consoli. L’esame del delitto de’ figli di Bruto
nell’atto
IV, i quali veggonsi come rei in mezzo a’ littori
are la propria ambizione, l’altro di rendere a Roma la libertà. Bruto
nell’atto
V prende la parola in Senato, e dice che Cesare v
a il Calsabigi di aver pregiudicato il dramma nella condotta, ha egli
nell’atto
terzo fatti altri tre cambiamenti tutti nella sce
versi recitati, e soli trentadue versi poi sono seguiti da due arie;
nell’atto
II si recitano cento cinquanta versi prima di udi
accata co’ passeggieri in Torrejoncillo, e nell’ incontro colla sposa
nell’atto
I che si rappresenta parte in Madrid e parte nel
ndo tutti i passeggieri caminando verso Toledo pernottano in Illescas
nell’atto
II. Degno di lui nell’ atto III che si rappresent
un cumolo di fatti che formano anzi un romanzo che un dramma, in cui
nell’atto
I interviene Sancio re di Castiglia, e nell’atto
he un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re di Castiglia, e
nell’atto
II l’azione segue sotto il regno del di lui succe
ego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro
nell’atto
I la chiedono in isposa ad un tempo. Il vecchio r
a casa, e per errore porta seco la stessa Dorotea. All’apparir del dì
nell’atto
terzo egli ravvisa Dorotea trovandosi nel medesim
cchè due secoli dopo ne troviamo nel poeta de’ savii Adisson. Seguono
nell’atto
IV i soliti amori. Sempronio mascherato viene a r
stesso della Rosmunda del Rucellai, se non che l’Irlandese la mostra
nell’atto
V rea di adulterio, e l’Italiano la preserva dall
un commercio! a. Nell’atto III scena terza partiti Marco e Porzio;
nell’atto
IV scena prima partite Marzia e Lucia, e nella sc
iosa e più morale. Celestina poi anima di tutta l’azione muore uccisa
nell’atto
dodicesimo, per la qual cosa ne’ seguenti nove at
nna? Ma sono da collocarsi tralle principali bellezze della Celestina
nell’atto
I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dip
orano tuttavia in Castiglia, or come possono nel medesimo dì trovarsi
nell’atto
IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormenta
arsi nell’atto IV in Lisbona, esser chiusi in carcere e tormentati, e
nell’atto
V giustiziati? In somma ha questa favola tali e t
nata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo
nell’atto
IV. Capuano fu ancora Lorenzo Stellati autore pre
abello che sia, cancelli con una mano quel che coll’ altra dipigne; e
nell’atto
che dichiara gl’ Italiani fanciulli in poesia, af
cuore, Je souhaite, je crains, je veux, je me rèpens. Delicato
nell’atto
quarto è il lamento di Sangaride. Ella volle nel
ingannare i mariti di Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce
nell’atto
IV col catino di porcellana guadagnato, l’azione
ipali regole del verisimile drammatico. Chi in tanta luce mostrerebbe
nell’atto
I un eroe giovane in Bisnagar, e nel III canuto n
ai teatrale, ed una vera dipintura di Don Alfonso oppresso da’rimorsi
nell’atto
V. Il dramma è scritto in prosa, ma l’autore vi a
lauso a questo dramma in uno de’teatri di Venezia. Vi è qualche scena
nell’atto
I, che può lodarsene. Non così di ciò che si trat
e scena nell’atto I, che può lodarsene. Non così di ciò che si tratta
nell’atto
II. Passi che Rodolfo tornato dal Crapac in Buda,
stessa maniera Maometto, ed ottiene parimente sede negli Elisii. Ciò
nell’atto
II. Si vedono nel III i campi Elisii, dove vengon
unatina e portano secoloro Confucio sventrato. Tornano i Campi-Elisii
nell’atto
V. I Giudici portano Maometto, avendogli riturata
enza approvare, dice che si rivedranno in casa Cherdalosi. Sempre più
nell’atto
II si disviluppano i caratteri di Annetta ed Agos
la, ed ei ne gode, E partiam tutti. Addio, signora Annetta. Agostino
nell’atto
IV fa del romore per le nozze rotte con Prosperin
non da’ mentecatti. Chi in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene
nell’atto
primo un eroe nascente in Bisnagar e nel terzo ca
, dove s’insegna in pubblico e sotto gli occhi del Governo, s’insegna
nell’atto
stesso che si offre allo spettatore un piacevole
a Chamberga e sin dal secolo XVII avea additati Luis Velez de Guevara
nell’atto
I della Baltassara, e molto dopo di detta Guardia
soggiungo. Nella tragedia di Euripide, Ecuba in tal guisa si lamenta
nell’atto
I: Τις αμυνει; ποια γεννα, Ποια δε πολις, cioè
rtet, non favitoribus. Sat habet favitorum semper qui rectè facit. E
nell’atto
II, scena 2, … Ita quoique comparatum Est in act
la presente. Notabile in essa è il personaggio del Corago introdotto
nell’atto
IV, il quale teme di perdere le vesti date in aff
e di Etolia: va in Elide: tratta quivi il cambio degli schiavi: si sa
nell’atto
IV che è tornato: nel V comparisce egli stesso, a
nè invidiava Il firmamento e il suo bel sole a Giove 58. Seguono
nell’atto
IV gli amori soliti; Sempronio mascherato viene a
enti epici e lirici! 59. Nell’atto III sc. 3 partiti Marco e Porzio:
nell’atto
IV sc. 1 partite Marzia e Lucia, e nella sc. 3.
re stata l’involontaria cagione della morte della sua amata? Leggansi
nell’atto
quinto dell’Attide que’ versi, dov’egli rimprover
rri, e del figlio ch’ella tiene lontano dal trono. Ma non piacemi che
nell’atto
III si ripetano le istanze di Mortimero per la pe
La vivacità ch’è l’anima delle scene, aumenta per gradi col comparire
nell’atto
III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno
erri e del figlio ch’ella tiene lontano dal trono. Ma non piacemi che
nell’atto
III si ripetano le istanze di Mortimero per la pe
uarci che soggiungo. Nella tragedia di Euripide Ecuba così si lamenta
nell’atto
primo: Τις αμύνει; ποία γενυα, Ποία δε πολις.
, non favitoribus. Sat habet favitorum semper qui recte facit. e
nell’atto
secondo, scena seconda, . . . Ita quoique compa
la presente. Notabile in essa è il personaggio del Corago introdotto
nell’atto
quarto, il quale teme di perdere le vesti date in
zione, senza superfluità. Osservisi ancora con quanta grazia e verità
nell’atto
stesso incontrandosi Panfilio colla serva Miside,
cesso con estremo piacere ripiglia la moglie. Si osservi che il poeta
nell’atto
quinto fa che Bacchide entri in casa di Mirrina,
rno, viene poi la notte nella quale si celebrano le Feste Dionisie, e
nell’atto
terzo fa giorno. Un periodo però di 24 ore o poco
e alla madre l’effetto del regalo fatale della veste inviata al padre
nell’atto
terzo. Ma Ilo l’ha egli stesso veduto nel promont
La vivacità ch’è l’anima delle scene aumenta per gradi col comparire
nell’atto
III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno
ne nella tragedia di Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara
nell’atto
secondo una festa di ballo tra i cortegiani per f
condizione de’ potenti schiavi sempre della fortuna e del pregiudizio
nell’atto
stesso che alleggerisce i disagi involontari del
zione, senza superfluità. Osservisi ancora con quanta grazia e verità
nell’atto
stesso incontrandosi Panfilo colla serva Miside,
cesso con estremo piacere ripiglia la moglie. Si osservi che il Poeta
nell’atto
V fa che Bacchide entri in casa di Mirrina, e nar
rno, viene poi la notte nella quale si celebrano le Feste Dionisie, e
nell’atto
III fa giorno. Un periodo però di 24 ore o poco p
ccuser Attendent mon epoux, pour le desabuser. Mourons . . . E
nell’atto
IV: Moi jalouse? & Thésée est celui que j’
prêts à m’accuser Attendent mon époux pour le désabuser! Mourons. E
nell’atto
IV. Moi jalouse? Et Thesée est celui que j’implo
prets à m’accuser Attendent mon epoux pour le desabuser. Mourons. E
nell’atto
IV: Moi jalouse? et Thèsee est celui que j’implo
di Lisetta la prende per Lucilia, e la rimprovera per averla sorpresa
nell’atto
che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corris
ostrigne a levarsi dagli occhi un sì caro e sì pericoloso oggetto, ma
nell’atto
di profferire colla bocca il fatale decreto gli s
la morte del suo unico figliuolo? Molti ne avranno rincrescimento, ma
nell’atto
di condolersi con esso lui ciascuno prenderà un t
viene alimentato a vicenda il lusso che rende squisite le sensazioni
nell’atto
che le moltiplica, e la connessione che hanno fra
fiumi della Lombardia, che portavano i pesci più squisiti, eseguendo
nell’atto
di esibirli ingegnose danze di diverso carattere.
re qual armonico guazzabuglio risultar ne debba da tutto ciò. Sentasi
nell’atto
secondo il gentil dialogo fra Isabella e il capit
te, il quale, dopo aver tacciuto l’arcano vent’anni, lo svela appunto
nell’atto
terzo del dramma. Un foglio è la cagione dello sc
utte le cose accennate vi vorrebbe un intiero volume. Questo si trova
nell’atto
III. scena I. dell’Olimpiade. La scena rappresent
iti di Lisetta, la crede Lucilia, e la rimprovera per averla sorpresa
nell’atto
che Dami le baciava la mano. Lo scoglimento corri
ggiorarla maggior parte, e se ne allontana con isvantaggio, come fece
nell’atto
V che non piacque a’ Francesi. Quest’anonimo però
di Lisetta la prende per Lucilla, e la rimprovera per averla sorpresa
nell’atto
che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corris
nata via da’ banditi Abbruzzesi, come ella stessa racconta ad Odoardo
nell’atto
IV. Capuano fu ancora Lorenzo Stellati autore pre
era indegna contro persone amate e non conosciute, ha poca estenzione
nell’atto
del riconoscerle, perciocché avvien ciò solamente
oralizzare tra sé. Potrebbesi dire il medesimo della venuta di Miseno
nell’atto
terzo dell’Astianatte del Gratarolo. Li dialoghi
posti all’azione del Solimano del Bonarelli, benché abbiano principio
nell’atto
primo, non debbonsi per simile cagione approvare,
scenza della favola, né da tale difetto aliena è la venuta di Licisco
nell’atto
5 scena 4 dell’Aristodemo, ancorché l’autore abbi
altri legato in qualche maniera la morte d’Arena con le cose narrate
nell’atto
primo. [4.3.2] Per non passare sotto silenzio le
o che qualifichi la natura di tali congressi, come per esempio accade
nell’atto
3 del Torrismondo, in cui dopo che s’è veduto il
ze dell’azione, in che fra l’altre è mirabile la narrazione d’Eudossa
nell’atto
secondo dell’Eraclio di Pietro Cornelio. Quanto a
massimamente mi spiacque nelle tragedie del Giraldi ed in particolare
nell’atto
5. della sua Cleopatra, ove prima esce Olimpo sol
tri sensi detti a parte, inescusabile è ciò che dice Cassio ad Albino
nell’atto
3, scena 6. Questo difetto che da me si considera
implorer son aide, ou sa vengeance. L’affettazione procede più oltre
nell’atto
3, scena 1, ove il medesimo racconta che la testa
a naissance. Chi crederebbe Antioco in una traversia tormentosissima
nell’atto
3, scena 5 della Rodoguna mentre dice, quasi παιγ
combinazion ricercata dell’abisso e del golfo, s’ammorza la passione
nell’atto
del concitarla. Il medesimo avviene appresso ove
ed al fratello Curiazio, i quali son per ire a combattere tra di loro
nell’atto
2, scena 6. Non non, mon frère non, je ne viens
n può se non approvare. Dirò solamente che quel difetto, che si trova
nell’atto
2. dell’Ifigenia del Racine, ove Achille lascia p
21] Non parlerò della maniera in cui Romolo si preserva da’ traditori
nell’atto
del sacrificio: monsieur de la Motte stesso conce
tarolo non apprezza il personaggio di Miseno, il quale entra in scena
nell’atto
terzo soltanto per fare un prolisso racconto dell
di loro. Secondo Calepio il Bonarelli non ha avuto questa oculatezza
nell’atto
terzo del Solimano, dove l’eroe eponimo finisce l
on altro, può farsi vedere il vizioso stesso, combattuto da i rimorsi
nell’atto
stesso di operar male, e di cadere in qualche fol
sabella, valente, ed eloquente, che, proprio al momento della Pazzia,
nell’atto
terzo, si pone in mezo di Burat. e di Franc. dic
per difetto, e che il gusto del cantore che s’abbandona a se medesimo
nell’atto
di ripeterle non può a meno di non travvisarle a
non sarebbe la sfacciata sozza scena di Mirina con Cinesia suo marito
nell’atto
quarto? Le donne per mezzo di quel ritrovato la v
ggiato; e molti commedianti si distinsero in questa pratica, la quale
nell’atto
che richiedeva talento e distrezza non ordinaria,
e dell’amore o dell’odio alla presenza dell’oggetto amato o abborrito
nell’atto
che la persona tende verso quello, o ne declina,
de cinque sentenze, e tutte importantissime, fra Creonte ed Antigone,
nell’atto
quarto della prima scena: Creonte. Scegliesti?
E basta? Agamennone. È troppo. [17.18] E fra Egisto e Clitennestra
nell’atto
quarto scena prima: Egisto. Altro partito forse
esì quelle comunicazioni segrete che si danno ad alcuno sommessamente
nell’atto
della scena, sì che né gli interlocutori, né gli
sarebbe la sfacciata e sozza scena di Mirrina con Cinesia suo marito
nell’atto
quarto? Le donne per mezzo di quel ritrovato la v
. [commento_Sez.II.7.2.4] • in questo duetto tra Megacle ed Aristea:
nell’atto
I, scena X dell’Olimpiade di Metastasio (1733, mu
dio! / tu mi trafiggi il cor!». • nel terzo atto del suo Demofoonte:
nell’atto
III, scena III del Demofoonte (1733, musicato anc
remendo a’ Romani. [3.72ED] Io l’ammiro, ma se il tuo diletto Racine,
nell’atto
che quegli sta agitando così terribil vendetta, m
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