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1 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
glioramento dello stile, o alla perfezione della musica. A maggiore e più compita illustrazione della materia io aveva pens
tarle alla lunga in up’opera che ha tutt’altro fine ed oggetto. Tanto più che l’Italia avrà fra poco il piacere di leggere
ne notizie. Per ciò che riguarda il secondo argomento vi sarà luogo a più ampiamente e più di proposito dilucidarlo in un a
iò che riguarda il secondo argomento vi sarà luogo a più ampiamente e più di proposito dilucidarlo in un altro libro di cui
arte deliziosa, che i saggi dell’antichità risguardavano come il dono più grande che gli dei avessero fatto agli infelici m
e, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri filosofi. Né ho difficoltà di asserire c
so che guardar si possa la musica sotto un altro punto di vista ancor più vantaggioso de’ primi. Si sono finora limitati gl
i precetti e d’esempi, e la musica, quella di tutte le belle arti che più ci commove, quella che ha maggior imperio sugli a
. E siccome gli obbietti d’imitazione nella musica sono infinitamente più moltiplicati e molto meno costanti e sensibili ch
ostanti e sensibili che gli obbietti delle altre arti, avendo essa di più il privilegio di poter piacere anche allor quando
facoltà. Per altro l’abuso sorprendente che di tali obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più d
tali obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più delle volte fuorché ad abbellire i capricci della
cconcio l’esporvi, o Signore, i differenti significati che gli autori più antichi e que’ de’ secoli posteriori attaccavano
rmine. E di ciò appunto io ne feci serio esame. A tutti è noto che il più bello e più squisito artificio della versificazio
ciò appunto io ne feci serio esame. A tutti è noto che il più bello e più squisito artificio della versificazione greca e l
i piedi o numeri, pure ho creduto di poter dare un’idea di essi ancor più precisa e più chiara trasferendoli alla musica pe
ri, pure ho creduto di poter dare un’idea di essi ancor più precisa e più chiara trasferendoli alla musica per modo che il
d’ogni sillaba. Con questo metodo così semplice ho veduto operarsi i più meravigliosi effetti. Il trocheo al dire degli an
cui maestosa e sublime semplicità non potrebbero arrivare giammai li più studiati raffinamenti. Valerio Massimo 188 ci rip
ti, ed ho ravvisato con piacere (e meco l’hanno parimenti ravvisato i più dotti artisti e gli amatori dell’arte, ai quali c
a breve e della lunga, e corrisponder la lunga ora a due brevi, ora a più di due, ora ad una breve e mezzo soltanto. Egli s
zo soltanto. Egli soggiugne in appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni degli altri, e ad esemp
Egli soggiugne in appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni degli altri, e ad esempio ci addita
tes”; ove, come si scorge, il monosillabo “stant” esige una pronunzia più lenta e più durevole che in queste “stant acies”.
ome si scorge, il monosillabo “stant” esige una pronunzia più lenta e più durevole che in queste “stant acies”. Leggesi anc
i ancora nel medesimo autore (IX. 4.), che vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così delle brevi
sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così delle brevi più brevi; “pallentes” per esempio, e “divini” sono d
i tre lunghe: ad ogni modo e chi non s’accorge che la prima parola va più lentamente della seconda? Perlochè a questo corso
prima parola va più lentamente della seconda? Perlochè a questo corso più o meno rapido, più o meno lento de’ medesimi pied
lentamente della seconda? Perlochè a questo corso più o meno rapido, più o meno lento de’ medesimi piedi io ho attribuita
lume questa parte della loro musica onde mi sono inoltrato con tanto più impegno quanto più sapeva nulla essersi scritto f
della loro musica onde mi sono inoltrato con tanto più impegno quanto più sapeva nulla essersi scritto finora di concludent
Signore, ne viene che gli antichi non ebbero il costume d’affastellar più note intorno ad una stessa sillaba, e che non con
a troppo ignorata prosodia delle nostre lingue, che spezzando e ognor più accorciando i nostri suoni indeboliamo di giorno
no quella parte della espression musicale, ch’è fuor d’ogni dubbio la più vigorosa. Io voglio adunque persuadere a’ nostri
posti. Puossi pronunziare, e si pronunzia di fatti ognora una sillaba più alta e più bassa, senza che v’entri per niente la
si pronunziare, e si pronunzia di fatti ognora una sillaba più alta e più bassa, senza che v’entri per niente la sua quanti
ed alla ragione distruggendo la bellezza principale, e l’artifizio il più felice della greca versificazione. Per quanto sia
idee, niente di meno questi strumenti ponno essere, e sono in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più de
e di meno questi strumenti ponno essere, e sono in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più f
uesti strumenti ponno essere, e sono in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli un
nti ponno essere, e sono in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli uni degli altr
sere, e sono in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli uni degli altri. Prescinde
in realtà più aspri o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli uni degli altri. Prescindendo da ogni p
degli altri. Prescindendo da ogni pregiudizio il suono d’un flauto è più dolce di quello d’un tamburo… Ma io non m’avveggo
odulazioni. A dir vero noi ci sforziamo a rendere di giorno in giorno più giuste le inquietudini de’ saggi, i quali gridano
n diletto proprio di essa, e non comunicabile agli altri generi, come più non si pensa che il ridicolo è l’anima e il fonda
ma e il fondamento della commedia 193. Noi ci promettiamo de’ nuovi e più squisiti piaceri allor che ne infettiamo le sorge
é ne’ templi ch’essi ergevano agli dei, non solo faceano mostra delle più belle proporzioni, ma applicavano ad ogni divinit
e più belle proporzioni, ma applicavano ad ogni divinità l’ordine che più s’acconciava al suo carattere. Il dorico pien di
e nella pratica di tutte le arti, la portarono con la scrupolosità la più grande alla musica. Ogni soggetto avea il suo mod
ma piuttosto un intreccio confuso di questi tre generi194, e ciò ch’è più , discorrendo questa per diversi modi in uno stess
sarlo per tutti i concerti dell’Europa. Tal mezzo non potrebbe essere più semplice, e più vantaggioso insieme. In cotal gui
i concerti dell’Europa. Tal mezzo non potrebbe essere più semplice, e più vantaggioso insieme. In cotal guisa ci verrebbe f
ovrebbono eseguirsi; i nostri organi acquistarebbero un’aggiustatezza più decisiva e costante, e la nostra perspicacia in d
a un medesimo soggetto per diverse modulazioni, purché queste rendano più interessante e più forte l’espressione, e che inn
tto per diverse modulazioni, purché queste rendano più interessante e più forte l’espressione, e che innanzi ad ogni altra
abbellimento ed aiuto. Ben avventurato l’artista che sa coglierlo! E più felice ancora colui che dopo aver toccato il segn
damente raccomandavano ai principianti, come la parte della musica la più utile all’eloquenza e in cui mostrerò a qual grad
egletta per disavventura dalla maggior parte de’ nostri artisti anche più celebri. Io osservo che nella musica più che in o
rte de’ nostri artisti anche più celebri. Io osservo che nella musica più che in ogni altra arte v’ha de’ luoghi che si dov
he si dovrebbero trascurare, o levar via del tutto, imperocché quanto più un’arte è dilettevole, altrettanto è vicina a gen
ntinua e non mai interotta dolcezza. Io farò che tutto ciò comparisca più evidente per mezzo di esempi; e siccome non parlo
he della sola melodia francese: così li traggo dalle opere de’ nostri più rinomati autori. Poscia mi rivolgo al canto itali
à e l’ampiezza delle loro cognizioni, con quello che ne han pensato i più grand’uomini dell’Italia 198, e tenterò infine di
uo andamento. Soggiugnerò che le forme del canto italiano non sono né più abbondanti né più varie di quelle del nostro, ma
iugnerò che le forme del canto italiano non sono né più abbondanti né più varie di quelle del nostro, ma che la musica ital
ppassionati che adorano fino i difetti delle loro belle200. I dotti i più giudiziosi e più illuminati dell’Italia traveggon
dorano fino i difetti delle loro belle200. I dotti i più giudiziosi e più illuminati dell’Italia traveggono de’ difetti e d
perché la poesia italiana è dotata d’un’arditezza maggiore, perché ha più di spirito e di brio che non la nostra, perché ab
a più di spirito e di brio che non la nostra, perché abbonda di tuoni più felici fa d’uopo perciò avvilire la poesia france
anto all’armonia. [9] Il maggior numero dei dotti che hanno penetrato più addentro in questa parte della musica, vuol conco
quest’opinione con un’erudizione così profonda che parve non lasciar più adito alcuno a chi volesse sostenere il sentiment
ra ad essa nascosto: ma queste ricchezze che stan così bene che nulla più alla musica istrumentale, non convengono per nien
n tali circostanze i suoni meno atti ad unirsi insieme, gli accordi i più disparati, e più aspri si cangiano in altrettante
e i suoni meno atti ad unirsi insieme, gli accordi i più disparati, e più aspri si cangiano in altrettante bellezze squisit
ragione devono preferirsi a quelli de’ sensi. Io parlerò poscia delle più intime squisitezze dell’armonia, e di tutti i mez
evale la musica per giugnere al suo scopo ch’è l’imitazione, vengo al più importante oggetto dell’opera mia, ch’è l’imitazi
poesia? Si rinviene egli mai presso agli antichi la menoma prova, la più picciola conghiettura di siffatta opinione? Essi
ritraevano dagli Egiziani unita alla maniera di metterla in opera. I più degli autori moderni che han trattato di tale mat
moltiplicare inutilmente i trattati, e i sistemi. Io ho voluto tanto più applicarmi all’esame di questa parte quanto più v
i. Io ho voluto tanto più applicarmi all’esame di questa parte quanto più vedeva l’affinità di essa col mio soggetto, sendo
te d’unire delle parole acconcie ad essere cantate, com’io proverollo più a lungo parlando della loro declamazione. Quindi
imitazioni istrioniche. La migliore imitazione, dice Aristotile, è la più semplice, e la meno semplice è quella senza dubbi
ma d‌e’ nostri drammi lirici, che di tutti i drammi sono certamente i più imperfetti, non essendo per lo più che una serie
i tutti i drammi sono certamente i più imperfetti, non essendo per lo più che una serie d’episodi staccati fra loro senza v
senso delle parole202. Conchiudo alfine osservando i diversi stili de più celebri musici non meno della scuola francese, ch
one. Amico dell’oscurità, il cui soave riposo m’è sembrato mai sempre più caro che non il fasto pieno d’inquietezze, e di n
oi vostri lumi non v’ha cosa, ch’io non osassi d’imprendere. Sono col più profondo rispetto. Vostro Umil. Dev. Serv. L’Ab.
oduzione, e cinque lunghi discorsi, ciascuno dei quali sarà divisp in più partizioni, o capitoli. Nel primo discorso, risal
buon gusto, sarà fregiata di moltissimi esempi tratti dalle opere de’ più accreditati oratori poeti, musici, e storici dell
de accertatamente giudicare in siffatte materie. A tale fatica, che a più d’uno sembrerà erculea, io m’accingerò tostochè m
i suoni impetuosi e iterati del ritmo onde valevasi Tirteo a renderli più animosi. 189. [NdA] «Musica est’exercititium ari
Febo ora dal mezzo del cielo piove empie faville         Arde ora i più freddi monti l’adusto cane, Fermati: troppo sei d
troppo sei da fervide vampe riarso,         Non ponno i stanchi piedi più oltre gire. Qui l’aure il caldo, qui la stanchezz
lega ne fece, e compagni trovò di sommo grido, che la invenzione sua più oltre condussero, tra quali il gran Fracastoro no
una cagione feconda di varietà e di precisione, essendo manifesto che più facile e pieghevole non meno pel genere eroico ch
erminazione medesima abbia bisogno di due parole per esprimerlo. Così più disinvolta e precisa sarà la greca che dice “logo
ciò insussistente, o per una convenzione generale di tutta la nazione più difficile a conseguirsi che la mutazione istessa.
, ma quando la poesia e la musica si separarono, i musici non ponendo più la medesima cura nell’espressione non ebbero nemm
fronto cogli attori ordinari. La sua espressione diviene in quel caso più viva, più forte, più vibrara, e più piena; ma que
li attori ordinari. La sua espressione diviene in quel caso più viva, più forte, più vibrara, e più piena; ma questo è un m
rdinari. La sua espressione diviene in quel caso più viva, più forte, più vibrara, e più piena; ma questo è un merito che d
espressione diviene in quel caso più viva, più forte, più vibrara, e più piena; ma questo è un merito che da essa non si e
iluppa il motivo musicale, dove il tuono dominante viene condotto per più modulazioni differenti, e dove la melodia fa pomp
differenti, e dove la melodia fa pompa di tutte le sue squisitezze fe più atta a rallegrare colla varietà de’ suoi disegni,
i hanno sempre considerata l’invenzione dell’aria come la scoperta la più brillante e la più doviziosa che potesse mai fars
iderata l’invenzione dell’aria come la scoperta la più brillante e la più doviziosa che potesse mai farsi nella musica dram
Un altro modo di riformare il melodramma è stato quello indicato dal più volte citato Brown che noi esporremo colle sue pr
esentazione delle azioni andiamo adesso avanti a considerare un altro più perfetto genere di riforma, in cui molti soggetti
la natura in un tempo in cui le azioni rappresentate erano dal genere più semplice. Questa semplicità d’azione debbesi nece
temente interrotti da brevi narrative, possono con tal mezzo riuscire più animati d’una semplice e continuata ode, la quale
nell’entusiasmo del canto; ed essendo le narrazioni brevi ed animate più di quello ch’è possibile nell’uso continuato del
i quello ch’è possibile nell’uso continuato del dialogo, si accostano più all’indole dell’ode, e possono perciò ricevere se
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37
n essi soltanto desideravansi que’ vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e che questi non istimaronsi necessarii,
Incredibile era la loro sontuosità. L’immaginazione de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più m
one de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più magnifico di quello di Emilio Scauro quando fu cr
Il disegno si tolse dal greco teatro di Mitilene; ma si concepì assai più splendido, pieno di commodi e di delizie, e capac
l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti, non potendo contenere che vent
ocarono i vasi di rame o bronzo soprannomati, per quel che osserva il più volte lodato architetto Vitruvio. Tali vasi però
tre cose differivano da’ teatri Greci i Romani. Il pulpito Romano era più spazioso del Greco, perchè in Roma ogni spezie di
Romano non dovea passare l’altezza di cinque piedi, perchè collocato più alto avrebbe incomodato i più ragguardevoli spett
tezza di cinque piedi, perchè collocato più alto avrebbe incomodato i più ragguardevoli spettatori, i quali sedevano nell’o
estra. Seguivano poscia i quattordici gradini destinati ai cavalieri. Più sopra sedeva la plebe, e gli scaglioni da essa oc
ri, e la media e la summa dal rimanente del popolo. La media però era più decente della summa, perchè in questa sedevano le
erò era più decente della summa, perchè in questa sedevano le persone più vili e mal vestite. Forse allontanandoci da quest
e e popolare. Cosi l’ima cavea apparterrà a’ senatori, la parte media più vicina all’orchestra a’ cavalieri, e la più lonta
senatori, la parte media più vicina all’orchestra a’ cavalieri, e la più lontana insieme colla summa a’ plebei. Gli ambasc
me colla summa a’ plebei. Gli ambasciadori stranieri aveano luogo nel più basso spartimento co’ senatori; benchè poscia Aug
i collocasse la sedia di Augusta allorchè veniva in teatrob. I luoghi più elevati riserbaronsi alla plebaglia più sordida e
è veniva in teatrob. I luoghi più elevati riserbaronsi alla plebaglia più sordida ed abjettac. a. Nerone imperadore vi sp
3 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 243-247
n essi soltanto desideravansi que’ vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e che questi non istimaronsi necessarii,
Incredibile era la loro sontuosità. L’immaginazione de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più m
one de’ romanzieri la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più magnifico di quello di Emilio Scauro quando fu cr
Il disegno si tolse dal Greco teatro di Mitilene; ma si concepì assai più splendido, pieno di comodi e di delizie, e capace
l’altro eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, il quale era il più picciolo di tutti non potendo contenere che venti
ocarono i vasi di rame o bronzo soprannomati, per quel che osserva il più volte lodato architetto Vitruvio. Tali vasi però
tre cose differivano da’ teatri Greci i Romani. Il pulpito Romano era più spazioso del Greco, perchè in Roma ogni spezie di
pito Romano non dovea passare l’altezza di cinque piedi, perchè posto più alto avrebbe incomodato i più ragguardevoli spett
l’altezza di cinque piedi, perchè posto più alto avrebbe incomodato i più ragguardevoli spettatori, i quali sedevano nell’o
estra. Seguivano poscia i quattordici gradini destinati al Cavalieri. Più sopra sedea la plebe, e gli scaglioni da essa occ
ri, e la media e la summa dal rimanente del popolo. Era però la media più decente della summa, perchè in questa sedevano le
a media più decente della summa, perchè in questa sedevano le persone più vili e malvestite. Forse allontanandoci da questa
ori, la parte della media piu vicina all’orchestra a’ cavalieri, e la più lontana insieme colla summa a’ plebei. Gli ambasc
me colla summa a’ plebei. Gli ambasciadori stranieri aveano luogo nel più basso spartimento co’ senatori: benchè poscia Aug
si ponesse la sedia di Augusta allorchè veniva in teatro154. I luoghi più elevati si riserbarono alla plebaglia più sordida
niva in teatro154. I luoghi più elevati si riserbarono alla plebaglia più sordida e abjetta155. 150. Nerone Imperadore vi
4 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
certi rapidi abbozzi poetici, pe’ quali si vanno scegliendo i colori più vivaci in detrimento della verità istorica, ed a
osofo investigatore in qual distanza dalla coltura essi trovinsi. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messi
tore in qual distanza dalla coltura essi trovinsi. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messicani, quel di C
e danze e canzoni i Messicani, quel di Chiapa e di Tlascala mostransi più prossimi ad emergere dalle ombre, perchè non lont
sceverar ne’ loro drammi gli evenimenti ridicoli da’ compassionevoli. Più filosofi quei di Cusco giunsero a separar le azio
ne’ Sette a Tebe. Sofocle su di lui si forma, rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime, aggiugne alla s
a Tebe. Sofocle su di lui si forma, rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime, aggiugne alla scena tragic
e su di lui si forma, rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime, aggiugne alla scena tragica vivacità, de
vivacità, decenza, verità e splendidezza, diviene modello a’ posteri più colti con Edipo, Antigone, Elettra, Filottete. Do
e, ed occupa il raro intatto pregio di parlare al cuore avvivando col più vigoroso colorito tutte le interne mozioni che al
icità di azione, sapendosi per tutto ciò egregiamente prevalere della più poetica e più armoniosa delle favelle antiche e m
e, sapendosi per tutto ciò egregiamente prevalere della più poetica e più armoniosa delle favelle antiche e moderne, e adop
eo, Cratino, Eupolide ed Aristofane la perfezionarono e la rendettero più caustica. La natura del governo Ateniese ispirò a
erocia col timore delle potenze straniere, si avvezzò ad una commedia più discreta, più delicata, la quale si circoscrisse
ore delle potenze straniere, si avvezzò ad una commedia più discreta, più delicata, la quale si circoscrisse a dilettare co
lustrar questo genere gli Apollodori, i Filemoni, Difilo, Demofilo, e più di ogni altro Menandro che divenne la delizia de’
5 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
Terza causa. Abbandono quasi totale della poesia musicale. Esame de’ più rinomati poeti drammatico-lirici dopo il Metastas
ili colà si veggono maggiormente avvanzare e fiorire dove lo studio è più universale, i tentativi più costanti e più freque
ente avvanzare e fiorire dove lo studio è più universale, i tentativi più costanti e più frequenti, e la libertà nell’opina
e fiorire dove lo studio è più universale, i tentativi più costanti e più frequenti, e la libertà nell’opinare è meno ristr
a nelle sue conseguenze. Ond’è che la regione de’ metafisici è per lo più la regione degli errori, e che per ogni spirito b
limitata può colla fatica e lo studio aggiugner qualche particella di più alla massa generale del sapere nelle scienze natu
ori del corno della luna, o di dominatori degli elefanti. Non potendo più applicarsi con frutto la più deliziosa fra le art
i dominatori degli elefanti. Non potendo più applicarsi con frutto la più deliziosa fra le arti d’imitazione ai grandi ogge
a meschinella a servir di patuito insignificante complimento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione,
ascita, di accademia, e di che so io, senza che altre immagini per lo più ci appresenti fuor di quelle solite della fiaccol
ed avvenente garzone, o della povera Nice, cui si danno dagli amanti più epiteti contradditori di pietosa e crudele, d’emp
«Sogni d’infermi e fole di romanci», ora che lo spirito non rigusta più né il diletto che nasce dalla sorpresa, né quello
i e chi le dispensa151. [5] Tra i generi però della poesia niuno v’ha più vilipeso e negletto che il dramma musicale. È cos
. Gli insetti della letteratura, coloro cioè che ronzan dintorno alle più fangose paludi del Parnaso, sono appunto i soli c
appunto i soli che ardiscano a metter mano in una spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più diffìcile di qu
e ardiscano a metter mano in una spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più diffìcile di quante possa offrir
ter mano in una spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più diffìcile di quante possa offrire la ragione poet
di quante possa offrire la ragione poetica. Non vi dovrebbe essere il più arduo, ma non v’è in pratica impegno più triviale
a. Non vi dovrebbe essere il più arduo, ma non v’è in pratica impegno più triviale che il divenir autore d’un libretto dell
nda formandosi certi cancelli poetici e musicali che mantengono nella più servile mediocrità l’una e l’altra. Quantunque la
imenti dell’anima. In contraccambio ha ella il vantaggio di sembrarci più verosimile e più conforme alla natura, dal che ne
. In contraccambio ha ella il vantaggio di sembrarci più verosimile e più conforme alla natura, dal che ne viene in consegu
ene la declamazion recitata abbia minor azione sopra i sensi, è bensì più acconcia a produrre in noi la persuasione, e pert
i propri del melodramma e circa la natura dei personaggi dove si fece più diffusamente vedere che i lunghi racconti, le del
rsi nella materia opportuna per la melodia drammatica, la quale, come più volte si è replicato, non può afferrare nella sua
ta scarsezza di esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica una più che competente ricchezza, se la poesia meno schia
pietà, ebbero pure un teatro sì patetico, sì variato e sì ricco, con più ragione dovrebbero averlo i moderni, i quali aven
bbero averlo i moderni, i quali avendo adottato un sistema drammatico più dilatato perché più conforme al presente stato po
ni, i quali avendo adottato un sistema drammatico più dilatato perché più conforme al presente stato politico della società
la gloria, l’amor coniugale, l’amor figliale, l’amor della patria con più altri affetti consimili sconosciuti nella maggior
difetto prodotto dai costumi ora dominanti fra noi, la poesia non osa più trattar argomenti che non versino sull’amore, e c
otto, e costretto a riserbare pei due primi personaggi le modulazioni più vere e più appassionate, che altro può metter in
tretto a riserbare pei due primi personaggi le modulazioni più vere e più appassionate, che altro può metter in bocca agli
i ineguali circostanze sempre si spiegano nella guisa medesima. Tanto più nella passione amorosa, la quale come chè sia la
Tanto più nella passione amorosa, la quale come chè sia la forte e la più intensa della natura, è tuttavia la meno estesa,
tenerezza che sebbene talvolta da vera passione proceda, non è per lo più che un linguaggio convenzionale posto in uso dall
mmatici perché favoreggia mirabilmente la loro ignoranza e s’accomoda più d’ogni altro alla loro inerzia. L’anzidetto pattu
o di salire in Parnaso con minore fatica, e di essere incoronato d’un più facile benché men durevole alloro? [10] In siffat
a storia e il sistema generale dell’opera italiana non si confacciano più colle circostanze del teatro. Al che aggiugnendos
e massime recentemente adottate; ma s’è lecito anticipar un vaticinio più sicuro nelle cose letterarie che non nelle politi
è perché le orecchie, che sono le giudici nella epopea, ponno essere più facilmente sedotte dalla narrativa e farci creder
nanzi ai quali si suppone che si rappresenti l’azione drammatica sono più disposti a discernere il falso dal vero, e più di
azione drammatica sono più disposti a discernere il falso dal vero, e più diffìcili a lasciarsi sorprendere dai prestigi de
                            «E giunge Ciò che va per l’orecchio ognor più tardi Gli animi ad agitar di ciò, ch’esposto È al
ue compagne, cioè l’armonia o la decorazione. Di questa perché quanto più d’attenzione porgerà l’uditore allo sfoggio delle
nfini dell’umano ingegno, e come una spezie di talento suppone per lo più l’esclusione d’un altra. Non insisterò per tanto
ar la poesia, ad effemminare la musica, guastare i costumi. Io non so più dove m’abbia il capo. Cammino una strada, che non
arire le naturali bellezze e la vivace leggiadria delle giovani donne più avventurose di lei157. [15] Parecchi drammi parte
delle sue opere. Tra questi si distinguono l’Orfeo e l’Alceste benché più celebri per la musica eccellente del Gluck che gl
che i numi infernali sconsiglino Alceste dal morire, laddove sarebbe più confaccente al loro carattere e al loro interesse
taliani dotati da una sensibilità meno pofonda, e avezzi a un’armonia più leggiera e più brillante. Avrebbe ancora dovuto b
da una sensibilità meno pofonda, e avezzi a un’armonia più leggiera e più brillante. Avrebbe ancora dovuto badare a non cad
io inalzato fino alle stelle il merito del poeta cesareo, e poste nel più chiaro lume le stranezze e le irregolarità del si
iracchia l’orditura, prepara a suo modo gl’incidenti, e travvisa come più gli torna in acconcio i caratteri. «Rem quocumque
pettatore da tutte le bande cosicché non gli rimanga l’agio di badare più che tanto alla poesia. Ma svaniti che siano cotal
ttere o qualche situazione che possa dirsi appasssionata, come per lo più lo sono gli avvenimenti d’Ipermestra e di Linceo,
e mostrassero la menoma renitenza ai barbari comandi del padre. Tanto più che il carattere di Danao e delle Danaidi non ci
anza che si richiederebbe, che gli scioglimenti siano freddi e per lo più inverosimili, e che il desiderio di ridurre il me
o ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe dei loro re, non era il più a proposito per ordinare quattro balli differenti
eseguita con ispirito, con disinvoltura e con brio benché inesatta in più luoghi perché troppo libera, e mancante forse di
ficilmente pervengono i troppo fervidi ingegni, fa vedere che nessuno più di lui era forse in istato di rimpiazzare la perd
enirsi ha avuto il coraggio d’intraprendere in lingua non sua uno de’ più difficili lavori della ragione poetica qual è la
o avesse l’autore voluto congiugnere maggior rapidità nell’intreccio, più di calore nell’azione, e un più vivo contrasto ne
nere maggior rapidità nell’intreccio, più di calore nell’azione, e un più vivo contrasto negl’incidenti. Altri forse avrebb
è perché a produrre l’azione (ch’è l’anima del teatro musicale) assai più acconcio è il combattimento e il contrasto delle
nione della musica e della poesia. In altro luogo ci converrà parlare più a lungo degl’inconvenienti e dei vantaggi annessi
e lo spirito della guerra senza che voi cerchiate d’inferocirlo ancor più divinizzando l’alloro che gronda di vostro sangue
caratteri, per la forza di essi, e per la verità della espressione è più dilatata nella prima che nella seconda. Gli argom
rché nell’universo morale, come nel fìsico, le grandi catastrofi sono più rare, e perché, sebbene la vita umana sia una ser
egli estremi piaceri. Attalchè la crisi d’una passione violenta non è più durevole nell’uomo di quello che lo sia in una st
ene nella commedia. I soggetti che vi s’introducono formano la classe più numerosa della società. Gli avvenimenti che vi si
ose. Quidquid agunt homines è la divisa del comico. Ma bisogna andare più oltre. Le affezioni della gente popolare sono men
della gente popolare sono meno riconcentrate, e conseguentemente sono più aperte. I loro caratteri meno artefatti e perciò
guentemente sono più aperte. I loro caratteri meno artefatti e perciò più facili ad essere rappresentati. L’accento della l
perciò più facili ad essere rappresentati. L’accento della loro voce più sfogato e vivace, e in conseguenza più musicale.
ati. L’accento della loro voce più sfogato e vivace, e in conseguenza più musicale. I ridicoli loro più evidenti e più cari
più sfogato e vivace, e in conseguenza più musicale. I ridicoli loro più evidenti e più caricati che è lo stesso che dire
vivace, e in conseguenza più musicale. I ridicoli loro più evidenti e più caricati che è lo stesso che dire più acconci a p
I ridicoli loro più evidenti e più caricati che è lo stesso che dire più acconci a piegarsi sotto la mano di chi vuol imit
ontari del povero colla maggior apertura di cuore, indizio d’un’anima più ingenua, e colla non mentita allegrezza, indizio
ma più ingenua, e colla non mentita allegrezza, indizio d’uno spirito più contento. [23] Per poco che il lettore voglia ino
erà dunque che il sistema dell’opera buffa considerato in se stesso è più ferace e più comodo di quello che sia il sistema
e il sistema dell’opera buffa considerato in se stesso è più ferace e più comodo di quello che sia il sistema dell’opera se
ratteri o sia di natura imitabile. Lo è per il secondo a motivo della più facile esecuzione sì perché i tratti dell’oggetto
facile esecuzione sì perché i tratti dell’oggetto rappresentato sono più spiccati e decisivi, come perché ritrova ovunque
di quel diluvio di note, col quale inondandosi nella tragedia le arie più patetiche e interessanti, hanno gli altri cantori
ono di quelli che preferiscono ed amano, e mostrano di pregiare assai più la commedia musicale che la tragedia. E a dirne i
ello che è, resteremo sorpresi nel vedere che non havvi al mondo cosa più sguaiata, più bislacca, più senza gusto di questa
steremo sorpresi nel vedere che non havvi al mondo cosa più sguaiata, più bislacca, più senza gusto di questa. Come la famo
si nel vedere che non havvi al mondo cosa più sguaiata, più bislacca, più senza gusto di questa. Come la famosa statua di G
runa delle spezie appartenenti alla ragione poetica. Per farlo vedere più chiaramente figuriamoci un poco il discorso che t
aordinaria, mentre il restante dell’anno s’adoperano altre masserizie più triviali. «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’
ello di strozzar i drammi di quell’autore, levando via a capriccio il più bello per inserire in sua vece arie e duetti fatt
icator dozzinale; dal che restano essi così sfigurati e mal conci che più non gli riconoscerebbe il padre che li generò, se
iscuoter sul teatro un durevole applauso. Non ha guari che si replicò più di quaranta volte sulle scene un’opera buffa dove
tori v’ammonissero in contrario. «V’avverto che non dovete introdurre più di sette personaggi, né meno di cinque. Sapete qu
nuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi aggradi. Se colui che fa la parte del padre ha
della musica. In ricompensa del disagio potrete sceglier i mezzi che più v’aggradino per maneggiare lo scioglimento. Ne fo
per l’allegrezza. Egli è vero che codesti finali rassomigliano per lo più ad una sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben
che ciò non si conviene, e che anzi l’ultimo atto dovrebbe essere il più vivo e incalzante. Ma coteste sono sottigliezze d
o ballo, l’uditorio va via, e che i suonatori e virtuosi non vogliono più faticare.» [26] Con tali principi, su quali s’ag
rbidirlo alquanto secondo i bisogni della melodia, e mettendo un poco più di contrasto e di forza nelle situazioni e nei ca
iano. Mi fanno pensare in tal guisa il Teodoro re di Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due commedie musicali di q
ade ove si cammina senza che tali elogi facciano ni piccoli né grandi più di quello che sono coloro che gli fanno o che gli
essendo certo per altro che trovasi attualmente fra i poeti italiani più d’uno che compone con sensatezza e con gusto. 1
eratura non sono stati ben accolti dal pubblico, si convertono per lo più in altrettanti detrattori di esso genere. Il famo
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
bi eccellenti e simpatici attori, tutti e due geniali. Il Pieri forse più pronto, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon
i e simpatici attori, tutti e due geniali. Il Pieri forse più pronto, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon più castigat
i attori, tutti e due geniali. Il Pieri forse più pronto, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon più castigato, più nobil
. Il Pieri forse più pronto, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon più castigato, più nobile, più vero. Pieri più variat
e più pronto, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon più castigato, più nobile, più vero. Pieri più variato e proteiforme
, più vivace, più arguto ; il Bellotti-Bon più castigato, più nobile, più vero. Pieri più variato e proteiforme ; il Bellot
ù arguto ; il Bellotti-Bon più castigato, più nobile, più vero. Pieri più variato e proteiforme ; il Bellotti più personale
, più nobile, più vero. Pieri più variato e proteiforme ; il Bellotti più personale. Il Pieri più studioso ; il Bellotti ni
Pieri più variato e proteiforme ; il Bellotti più personale. Il Pieri più studioso ; il Bellotti niente affatto. Pieri sape
bianco alla grandezza dell’attore unire la grandezza del capocomico e più specialmente del direttore ; chè, come tale, fu d
d’arte proclamato primo fra’ primi. Militaron sotto la sua bandiera i più grandi artisti del tempo : altri ne formò egli di
rte dotazione. Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella p
ione. Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di C
le opere teatrali ch’eran venute occupando il primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione, una volta
a. Alle nuove compagnie che le rappresentavano il pubblico non andava più …. Così le produzioni si successero alle produzion
o che il pubblico avvezzo al nuovo, di nuovo assetato, non s’occupava più che del nuovo, per una sera tanto : e al nuovo de
a tutti i pubblici d’Italia, ch’ egli aveva mosso per tanti anni alle più sane risate. L’infiacchimento e la sfiducia comin
empia, quando nell’alta vergogna di un fallimento, sentì di non poter più continuare in quelle agiatezze che gli vennero pe
roposito dell’artista : « Se tutti lo imitassero, nessuno studierebbe più la parte, e ritorneremmo ai bei tempi della comme
troppo, non è facile !… » Il critico aveva ragione : nessun attore fu più soggettista di L. Bellotti-Bon…. E tal volta una
altri suoi amici mascherati in diversa guisa. Finalmente, non potendo più resistere all’ inclinazione ch’egli aveva per il
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 499-500
tti spariva anche il metodo di recitazione, che fu, a creder mio, de’ più bizzarri : strascicava le finali, fermandole con
e seguono) perchè portano sul collare una corona reale, » strappava i più calorosi applausi ; ma per le scene piane, nelle
rosi applausi ; ma per le scene piane, nelle quali poi il difetto era più palese. Ma dove il difetto della pronunzia sicili
e parole, rivelando al pubblico, colla maggior semplicità di mezzi il più riposto concetto dell’ autore, era nelle cose com
concetto dell’ autore, era nelle cose comiche. Giammai mi accadde, nè più mai forse mi accadrà, di sentire il Brindisi di G
ù mai forse mi accadrà, di sentire il Brindisi di Girella del Giusti, più semplicemente e finamente detto, e più profondame
rindisi di Girella del Giusti, più semplicemente e finamente detto, e più profondamente sviscerato, che da Michele Bozzo. E
iere di spirito, e altre siffatte, nelle quali fu artista egregio nel più largo senso della parola. Il fisico del Bozzo fu
ita brillantissima ;… ebbe guadagni e prodigalità senza fine : queste più di quelli…. se ne indovina la fine : la vecchiaja
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 540
splendido ornamento della Compagnia di Giovanni Toselli, e una delle più geniali figure del teatro piemontese, che abbando
ali figure del teatro piemontese, che abbandonò, giovanissima, quando più le arrideva la gloria, per entrare nel santuario
anti come stelle ; un sorriso che ipnotizzava tutti con quelle labbra più rosse e fresche del corallo, con quei denti che a
e fresche del corallo, con quei denti che avrebber fatto invidia alle più autentiche perle orientali ; un’indole quasi infa
e artista italiana. Bastava vederla e sentirla una volta sola per non più dimenticarne la graziosissima figura, la voce spo
erle. Quell’aurea semplicità e quella cara ingenuità constituivano il più grande e più prezioso merito della Cagliero. E qu
urea semplicità e quella cara ingenuità constituivano il più grande e più prezioso merito della Cagliero. E questo bel tipo
zioso merito della Cagliero. E questo bel tipo di artista vera, forse più unico che raro nel suo genere, che tutti dicevan
ro e della Pezzana, e di altre che, stelle fulgidissime, han brillato più tardi nell’orizzonte glorioso del nostro Teatro i
9 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
que il lettore se nel dipigner, che farò, lo stato attuale dell’opera più non udrà risuonar que’ gran nomi che tanto splend
lle cause generali di essa per discender poscia a delle particolarità più interessanti. [2] Bisogna richiamar in mente ciò
Ciò si vede nell’origine della tragedia, e della commedia, e l’abbiam più chiaramente veduto in quello del dramma. Ma la no
una sola persona, e cotal riunione fu costantemente adoperata come il più possente e immediato strumento per imprimer negli
esser considerate come oggetti di somma importanza, si considerano al più come una occupazion dilettevole bensì, ma sempre
a spiegar lo scadimento presso di noi delle belle arti in generale, e più immediatamente di quelle che contribuiscono a for
ifferenza non si scorge nell’onorar, che noi facciamo, la memoria del più celebre musico con una iscrizione od un sonetto,
punto maggior indulgenza della Francia. Avrebbe veduto che la musica più bella che si canti nelle lingue viventi, né il pi
duto che la musica più bella che si canti nelle lingue viventi, né il più bravo poeta dramatico-lirico della Europa, né l’a
e che gli antichi non avessero alcuna notizia; abbiamo un’armonia via più doviziosa e più raffinata di quella che avevano e
i non avessero alcuna notizia; abbiamo un’armonia via più doviziosa e più raffinata di quella che avevano essi nel tempo in
o maravigliosi; si dice altresì che i moderni strumenti, abbracciando più ottave di quelli, siano più atti a produrre combi
esì che i moderni strumenti, abbracciando più ottave di quelli, siano più atti a produrre combinazioni più variate di suoni
acciando più ottave di quelli, siano più atti a produrre combinazioni più variate di suoni. Ma siffatti presidi, i quali re
riate di suoni. Ma siffatti presidi, i quali rendono la nostra musica più brillante e più vaga, la rendono parimenti meno a
Ma siffatti presidi, i quali rendono la nostra musica più brillante e più vaga, la rendono parimenti meno acconcia a destar
ni musicali nel muovergli affetti non altronde deriva se non se dalla più vicina imitazione della natura, cioè dalla espres
n se dalla più vicina imitazione della natura, cioè dalla espressione più esatta di quei toni naturali, nei quali prorompe
lunque altra passione impetuosa e vivace. Ora egli è certo che quanto più l’armonia diviene artifiziale e complessa, tanto
certo che quanto più l’armonia diviene artifiziale e complessa, tanto più si scosta dall’accento appassionato, e che a misu
fine vedrassi la preferenza d’una cantilena, semplice sopra un’altra più lavorata e composta. Imperocché codesta seconda m
omposta. Imperocché codesta seconda maniera d’agire dei suoni tanto è più efficace quanto più gagliarde sono le impressioni
codesta seconda maniera d’agire dei suoni tanto è più efficace quanto più gagliarde sono le impressioni che per mezzo delle
vigore un sentimento od una imagine, e cotali inflessioni sono tanto più energiche quanto più fedelmente esprimono la voce
od una imagine, e cotali inflessioni sono tanto più energiche quanto più fedelmente esprimono la voce della natura. Quindi
ce l’oggetto preso ad imitare. Tutto ciò che l’arte ne aggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma una circonlocuzion
sugli animi di quei popoli fra le mani di Lino, d’Anfione e d’Orfeo. Più varia in seguito e più doviziosa, ma semplice anc
poli fra le mani di Lino, d’Anfione e d’Orfeo. Più varia in seguito e più doviziosa, ma semplice ancora e compagna insepara
ento con cui molto prima dello stabilimento della filosofia i governi più illuminati della Grecia vegliavano con tanta cura
e pubblico per aver alterata l’antica musica aggiugnendo due corde di più alla lira. Da ciò si rileva altresì il perché in
ù alla lira. Da ciò si rileva altresì il perché in seguito gli uomini più saggi fra i Greci, persuadendosi che fosse più ut
in seguito gli uomini più saggi fra i Greci, persuadendosi che fosse più utile anzi necessario al bene dello stato il mode
sofia trovato il segreto d’ottenere siffatta calma. Perciò nei secoli più remoti della Grecia s’introdusse il costume di ca
e degli eroi affine d’impedire gli affetti della ubbriacchezza tanto più pericolosa a que’ tempi quanto che gli animi non
mmatica siccome contribuirono ad ampliar le richezze della musica via più raffinandola, così ne scemarono a poco a poco la
l giudizioso Plutarco gl’inventori delle tragedie si paragonavano coi più gran capitani. «Che giovamento adunque» , dice qu
a si separò dalla poesia e dalla musica, e l’una e l’altra non furono più confidate alle mani del legislatore. Allora forma
un rinforzo soltanto della espressione poetica, o per esprimersi con più esattezza, altro non era che l’arte di far valere
dei professori e la svogliatezza degli ascoltanti. La poesia non ebbe più quel perfetto combaciamento che aveva dianzi avut
i non seppero rinvenir altra via che la novità e la stranezza. Quanto più moltiplicavano essi i capricci dell’arte tanto pi
stranezza. Quanto più moltiplicavano essi i capricci dell’arte tanto più si scostavano dalla natura. S’ampliò il numero de
confusero insieme le proprietà dei generi, dei modi e delle voci, né più sì conservò per l’avvenire l’applicazione delle c
gionare i grandi effetti che prima era solita di produrre, e divenuta più artifiziosa e più dotta divenne meno espressiva e
ffetti che prima era solita di produrre, e divenuta più artifiziosa e più dotta divenne meno espressiva e patetica. Nella s
dè sua favorita da cui se n’era slontanato con fermo proposito di non più ritornarvi. L’idea che gli Arabi si formavano del
lla nazione, alla quale io rimetto i lettori che volessero acquistare più distinte notizie. «L’impiego della musica è una
on se un’armonia grata all’udito prodotta dalle proporzioni dei suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più veloci e più l
onia grata all’udito prodotta dalle proporzioni dei suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più veloci e più lenti. Il cos
odotta dalle proporzioni dei suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più veloci e più lenti. Il costume in cui siamo fin d
proporzioni dei suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più veloci e più lenti. Il costume in cui siamo fin dalla infanzia
in così brevi limiti. Ma gli antichi, i quali aveano di essa nozioni più generali, comprendevano sotto quella parola più c
veano di essa nozioni più generali, comprendevano sotto quella parola più cose. Il largo significato che le davano i Greci
parola più cose. Il largo significato che le davano i Greci apparisce più chiaramente dalle seguenti parole che si leggono
a legge e invariabile. La lingua che serviva loro di strumento era la più flessibile, la più vaga, la più armoniosa, la più
le. La lingua che serviva loro di strumento era la più flessibile, la più vaga, la più armoniosa, la più pittoresca e la pi
che serviva loro di strumento era la più flessibile, la più vaga, la più armoniosa, la più pittoresca e la più musicale ch
di strumento era la più flessibile, la più vaga, la più armoniosa, la più pittoresca e la più musicale che sia stata giamma
più flessibile, la più vaga, la più armoniosa, la più pittoresca e la più musicale che sia stata giammai parlata dagli uomi
o di Venere? Fa uso principalmente dell’“e” e dell’“i”, lettere delle più tenui e quasi cascanti. «Ἰλιὼ δʹ αὐτε προσεενπε
il muggito del mare allorché percuote con impeto le rive, ei replica più volte la lettera “o” la più sonora di tutte e la
é percuote con impeto le rive, ei replica più volte la lettera “o” la più sonora di tutte e la più rappresentativa nel caso
rive, ei replica più volte la lettera “o” la più sonora di tutte e la più rappresentativa nel caso presente. Parimenti se v
la vocale di suono oscuro e nasale, rappresenta ciò che vuol dire con più energia che da altri non farebbesi in una intiera
rezza e lo sdegno con movimenti rapidi e veloci, la speranza con moti più equabili, con più rimessi il timore, e così delle
con movimenti rapidi e veloci, la speranza con moti più equabili, con più rimessi il timore, e così delle altre, s’avvisaro
ne gli effetti. Di ciò ne basti arrecar una pruova. Essi facevano uso più volte nei loro versi di due piedi il giambo e il
a del genio, e la cagion effettrice della musicale possanza. [19] Ben più elevato e più sublime era l’altro vantaggio che a
la cagion effettrice della musicale possanza. [19] Ben più elevato e più sublime era l’altro vantaggio che aveva il ritmo
su queste materie concerterete con Damone quali piedi o misure siano più adattate per esprimere l’avarizia, la petulanza,
ngono un abito soprannaturale infuso dalla grazia divina) sono per lo più un effetto della sensibilità e del fisico tempera
musicale e i traduttori e commentatori dei Greci senza eccettuarne i più recenti e più accreditati. Noi non possiamo abbas
traduttori e commentatori dei Greci senza eccettuarne i più recenti e più accreditati. Noi non possiamo abbastanza comprend
, stimandosi abbastanza ricompensati coll’acquisto d’altri fini assai più importanti e più propri d’ogni arte imitativa. Ri
stanza ricompensati coll’acquisto d’altri fini assai più importanti e più propri d’ogni arte imitativa. Rilevando che l’ene
i, era fatto per esprimere la tenerezza e gli amori. L’enarmonico, il più complicato e difficile, si serbava per le situazi
armonico, il più complicato e difficile, si serbava per le situazioni più concitate dell’animo. Similmente l’armonia dorica
este teneva dietro quello degli strumenti. Il modo dorico, che era il più grave, suonavasi con due tibie destre, il lidio p
orico, che era il più grave, suonavasi con due tibie destre, il lidio più acuto con due sinistre, e il frigio mezzo tra l’u
rimenti una destra e l’altra sinistra. Nella poesia lirica modulata a più voci il coro cantava e danzava al suono degli str
ni adoperavano le tibie perfettissime, e secondo Ateneo le perfette e più che perfette. V’erano le tibie verginali, le puer
uerili, e le virili, e siccome varie erano le spezie di esse, così le più brevi servivano pei fanciulli e per le fanciulle,
sse, così le più brevi servivano pei fanciulli e per le fanciulle, le più lunghe si destinavano agli uomini, e le medie era
o ha voluto chiamarli a contrasto. Come la musica risorse fra noi ne’ più barbari secoli, nei quali gli spiriti non ancor d
genio. Però a misura che l’armonia fece dei progressi trovossi ognor più difettoso il metodo d’impararla, al quale volendo
fetti che dovrebbono attendersi dalla sua unione colla poesia. Quanto più avanti s’anderà col pensiero si ricaverà che cota
fortemente imbarazzati se fossero costretti a metter sotto le note il più bel sonetto del Petrarca, o del Casa, o il più ma
etter sotto le note il più bel sonetto del Petrarca, o del Casa, o il più magnifico squarcio dell’Ariosto e del Dante: né s
oeta. Tutto ciò che il musico poteva metter del suo, era il movimento più veloce o più tardo; sebbene anch’esso veniva indi
iò che il musico poteva metter del suo, era il movimento più veloce o più tardo; sebbene anch’esso veniva indicato dal poet
così accade nell’italiano, poiché non sapendo se la sillaba “spo” sia più lunga o più breve della sillaba “gli” o della sil
nell’italiano, poiché non sapendo se la sillaba “spo” sia più lunga o più breve della sillaba “gli” o della sillaba “e”, no
o della sillaba “e”, non sa precisamente se alla prima corrispondano più o meno tempi che alla seconda, e alla terza. Si v
itrio del musico, formano di per sé un ritmo musicale distinto per lo più dal poetico, e non poche volte contrario. Lo che
della dovuta precisione se vogliono tener dietro alle parole? Che al più solo potranno averla nei concerti puramente strum
ve gli intervalli della voce essendo meno marcati, e conseguentemente più veloce la pronunzia, le note non possono seguitar
nelle arie stesse dove il riposo della voce sulle rispettive vocali è più durevole, e più facilmente possono accomodarsi le
e dove il riposo della voce sulle rispettive vocali è più durevole, e più facilmente possono accomodarsi le note, troppo è
coli non si conobbe l’uso delle prolazioni, ovvero sia d’affastellare più note sopra la stessa sillaba. Se prestiamo fede a
note in una sillaba sola, lo che, slungando e distraendo la pronunzia più del dovere, fa che affatto si perda il senso dell
nostra musica abbastanza ricompensata colla invenzione di comporre a più parti, e col ripolimento e perfezione cui portata
sica drammatico lirica, non trovarono a perfezionare la melodia mezzo più spedito di quello di sbandirne e screditarne il c
e gli strumenti cantassero tutti all’unisono nei cori degli antichi, più difficile è ancora l’immaginarsi come la moltipli
le di essa, lenti, per esempio, ove si vorrà esprimere la maninconia, più spediti dove si tratti dell’allegrezza, velocissi
asso, il tenore, il contralto e il soprano, il basso, che è l’estremo più grave e per conseguenza quello che procede con mo
e è l’estremo più grave e per conseguenza quello che procede con moti più lenti, si congiugne nella stessa cantilena col so
nti, si congiugne nella stessa cantilena col soprano, che è l’estremo più acuto e che procede con movimenti più celeri; dal
na col soprano, che è l’estremo più acuto e che procede con movimenti più celeri; dalla qual congiunzione risulta una misch
ore debba esprimere un sentimento di allegrezza, e che gli intervalli più a proposito per rappresentare siffatto sentimento
, e che fra tutte le voci dovrà scegliersi quella del soprano come la più agile e in conseguenza la più atta a significar l
à scegliersi quella del soprano come la più agile e in conseguenza la più atta a significar l’allegrezza. Mentre la cantile
sistema della nostra armonia (ripugnanza nata dal comprendere insieme più spezie contrarie di movimento) le toglierà sempre
ria, ci farà vedere che noi non abbiamo della musica fuorché la parte più materiale e meno importante, che non conosciamo l
o da altri il tuono grave, come alla stessa cantilena s’attribuiscono più volte effetti opposti non che dissimili. Platone,
ili. Platone, per esempio, parlando della melodia frigia, dice ch’era più tranquilla della dorica, che ispirava la moderazi
zioni d’Olimpo antico musico nativo della Frigia ispiravano un furore più che umano. Ciò nonostante, i Nomi, ovvero siano c
regina, i cortigiani non poterono far a meno di non abbandonarsi alle più sonore risate. Il Meibomio piccato al sommo di co
trandosi poi nel Bourdelot, gli pestò il viso a forza di pugni dovuti più che all’innocente sua curiosità alla balordaggine
laba contumax, repugnas» dice poi che i Greci avrebbero potuto farlo più comodamente, perché si prendevano maggior libertà
a vocale senza offender l’orecchio de’ suoi lettori avvezzo fin dalla più remota antichità a separare le lunghe dalle brevi
ate da me indicate nel capitolo quinto del tomo primo, dove si trattò più diffusamente degli abusi del contrappunto. A cota
10 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-11
taneamente dalla natura presentate. Le vide egli, se ne approfittò, e più oltre spingendo lo sguardo esaminò con maggior di
aminò con maggior diligenza la natura, la quale essendo solita per lo più di corrispondere con una spezie di gratitudine a
prima e seconda necessità, le quali nascono da bisogni comuni, per lo più si acquista senza esempio. Trittolemo e Cerere in
mune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maestre del rimanente del genere uma
onduce i dotti ad attribuire alla propria nazione, o a quella da essi più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là diss
he è avvenuto che per una forte accensione di fantasia fondata per lo più in una radice etimologicà, in un monumento ambigu
o che si dissipò tosto che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con
issipò tosto che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con maggior f
che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con maggior fondamento a
narle, acquista la conoscenza de’ segni distintivi delle cose. Queste più o meno remotamente hanno un rapporto proporzionat
templa come male. L’uomo adunque si avvezza dalla prima età per senso più che per raziocinio a suggir quel dolore e quel ma
poco si avvede che tale rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e più . non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostu
imitare che impara per rassomiglianza. Di tutte le imitazioni però la più naturale è quella de’ simili, ed assai vi contrib
rono a vedere. l’oggetto di cui l’uomo riceve da’ sensi le prime e le più frequenti notizie, è l’uomo stesso. I bambini tra
ulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci sono più dappresso, e quindi diventiamo Don Chisciotti, o
i Algerini, seguono tutti l’occulta forza del l’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A chi attribuiremo l
i che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice del l
zione di Roma, e certamente non la ricavarono da’ Greci che conobbero più tardi. Come poi sarebbe dal l’Attica passata la s
gli spettacoli teatrali da un lato nel l’Oriente fra’ Cinesi fin da’ più remoti tempi, e dall’altro nel l’Occidente fra’ P
11 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-9
taneamente dalla natura presentate. Le vide egli, se ne approfittò, e più oltre spingendo lo sguardo esaminò con maggior di
aminò con maggior diligenza la natura, la quale essendo solita per lo più di corrispondere con una specie di gratitudine a
prima e seconda necessità, le quali nascono da bisogni comuni, per lo più si ac quista senza esempio. Trittolemo e Cerere i
mune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maestre del rimanente del genere uma
conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là diss
he è avvenuto che per una forte accensione di fantasia fondata per lo più in una radice etimologica, in un monumento ambigu
o che si dissipò tosto che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con
issipò tosto che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con maggior f
che apparve a rischiarar le menti una sapienza più sana, più sobria, più vasta, la quale insegnò con maggior fondamento a
narle, acquista la conoscenza de’ segni distintivi delle cose. Queste più o meno remotamente hanno un rapporto proporzionat
templa come male. L’uomo adunque si avvezza dalla prima età per senso più che per raziocinio a fuggir quel dolore e quel ma
poco si avvede che tale rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e più non ischiva di rappresentarsele, anzi si accostum
imitare che impara per rassomiglianza. Di tutte le imitazioni però la più naturale è quella de’ simili, ed assai vi contrib
no a vedere. L’ oggetto, di cui l’uomo riceve da’ sensi le prime e le più frequenti notizie, è l’uomo stesso. I bambini tra
ulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci sono più dappresso; e quindi diventiamo Don Chisciotti, Da
li Algerini, seguono tutti l’occulta forza dell’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A chi attribuiremo l
i che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice dell’
zione di Roma, e certamente non la ricavarono da’ Greci che conobbero più tardi. Come poi sarebbe dall’Attica passata la sc
o gli spettacoli teatrali da un lato nell’Oriente fra’ Cinesi sin da’ più remoti tempi, e dall’ altro nell’Occidente fra’ P
12 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
na delle altre due, anzi in tanto si dice buona, o cattiva, in quanto più , o meno si adatta ai genio della musica, e della
ettacolo, sono per sua natura sbanditi dal dramma; come all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscono l’una e l’altra
uniscono l’una e l’altra delle anzidette qualità. Ma siccome la parte più essenziale del dramma viene comunemente riputata
a sua mente concetto, raccolse da molte fanciulle bellissime i tratti più perfetti, onde poi un tutto formò, che non esiste
or direttamente scoprendo negli oggetti quelle circostanze, che hanno più immediata relazione con noi, e che ridestano per
ne d’analogia della musica colla poesia consiste: imperciocché quanto più la espressione poetica de’ motti s’avvicina alla
motti s’avvicina alla natura delle cose, che si rappresentano, tanto più agevolmente potrà la musica le cose stesse imitar
e nulla affatto si converebbe alla poesia. Ciò si vede in Lucrezio il più celebre poeta filosofo dell’antichità, il quale s
abbandonati i suoi vaghi episodi, s’innoltra nel puro didascalico, e più chiaramente si scorge ne’ moderni suoi pretesi im
ia nelle loro gotiche poesie2. [6] Egli è vero che negli autori anche più celebri si trovano spesso delle sentenze morali,
nel rimirare siffatti oggetti. Il lettore mi risparmierà l’entrare in più profonda ricerca intorno a questo punto. Cotale s
l che dei Non quel che puoi dell’opre tue misura. Il pubblico procura Più che il tuo ben. Fa che in te s’ami il padre, Non
due osservazioni spettanti al mio proposito. La prima che la musica è più povera della poesia, limitandosi quella al cuore,
nde anche allo spirito, ed alla ragione. In contraccambio la musica è più espressiva della poesia, perché imita i segni ina
ni inarticolati che sono il linguaggio naturale, e per conseguenza il più energico, egli imita col mezzo de’ suoni, i quali
zo de’ suoni, i quali, perché agiscono fisicamente sopra di noi, sono più atti a conseguire l’effetto loro che non sono i v
te alle facoltà interne dell’uomo, hanno per esser gustati bisogno di più squisito, e dilicato sentimento. Quindi è, che un
nto. Quindi è, che una melodia semplice commuove universalmente assai più che non faccia un bel componimento poetico. La se
e questa richiede, e rigettarne tutte le altre: circostanza che tanto più divien necessaria quanto la lingua è men musicale
ibile se il poeta non si prendesse la cura di troncare le circostanze più minute. Il secondo, che siffatte minutezze per es
he parole: «Rendimi il figlio mio: Ahi! mi si spenga il cor: Non son più madre, oh Dio! Non ho più figlio.» [12] Ecco un
glio mio: Ahi! mi si spenga il cor: Non son più madre, oh Dio! Non ho più figlio.» [12] Ecco un esempio della concisione c
tazione nell’animo, come la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più grande quanto esso è più vivo e calcato. Cosicché
la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più grande quanto esso è più vivo e calcato. Cosicché chi canta è in qualche m
uisce la musica strumentale, la quale accoppiatasi colla vocale rende più forte, e più durevole la sorpresa, e trattenendo
ca strumentale, la quale accoppiatasi colla vocale rende più forte, e più durevole la sorpresa, e trattenendo l’uditore del
. Si vede tra i profani nell’incominciamento d’alcune odi d’Orazio, e più di lui nell’inimitabile Pindaro, appo cui tutti i
, per volerli escludere dal teatro lirico. Ci è ancora una ragione di più per ammetterlo nell’opera, ed è l’uniformità che
        Gli urli del Cerbero         Se un dio non è.» [18] Quanto più varia, e per conseguenza più dilettevole non si r
        Se un dio non è.» [18] Quanto più varia, e per conseguenza più dilettevole non si rende la musica frammezzando l
re nel maggior delirio, così la espressione de’ concetti debbe essere più disordinata, e più libera, piena di voli ardiment
rio, così la espressione de’ concetti debbe essere più disordinata, e più libera, piena di voli ardimentosi, di trasposizio
tanze che in quelle che suppongono agitazione. Mal s’applicherebbe la più possente e la più energica delle arti d’imitazion
e che suppongono agitazione. Mal s’applicherebbe la più possente e la più energica delle arti d’imitazione ad un discorso f
ad un ingenuo, e facile trasporto. Siffatti personaggi, usando per lo più d’un tuono di voce uniforme e composto, non fanno
se non un luogo subalterno, lasciando ad essi l’onore d’ottener posti più riguardevoli pella tragedia, dove una orditura pi
re d’ottener posti più riguardevoli pella tragedia, dove una orditura più circostanziata apre più vasto campo allo sviluppo
iguardevoli pella tragedia, dove una orditura più circostanziata apre più vasto campo allo sviluppo di tai caratteri. Calli
, la chiarezza e la brevità, osservando che l’ultima di queste doti è più necessaria nell’opera che nella tragedia sì per l
o supposto finora inutili al canto. Havvi un’altra situazione d’animo più veemente e concitata, dove i primi impeti delle p
le sue incertezze si risolve finalmente, e abbraccia quel partito che più confacente le sembra. Gli affetti più liberamente
e, e abbraccia quel partito che più confacente le sembra. Gli affetti più liberamente si spandono, e sono, per così dire, n
a conclusione, l’epilogo, o epifonema della passione, e il compimento più perfetto della melodia. Un esempio rischiarerà me
na della fortuna d’essere riamato. Sa che l’amore indipendente per lo più della riflessione, e della ragione non ha altro d
risolve: Il giusto è solo Chi sa fingerlo meglio, e chi nasconde Con più destro artificio i sensi sui Nel teatro del mondo
che il volerle tutte senza eccezione difendere. L’uomo generalmente è più dominato dai sensi che dalla ragione. Le catene c
ha codesta facoltà sì grande imperio, non sa immaginare le cose anche più astratte se non rivestite delle proprietà che oss
a negli oggetti sensibili. Quindi l’origine della metafora, figura la più conforme di tutte alla umana natura, poiché la ve
ché la veggiamo usarsi ad ogni momento dai fanciulli, e dalle persone più rozze anche inavvertentemente ne’ loro famigliari
altre somiglianti espressioni s’odono ad ogni tratto nella bocca de’ più idioti. Quindi l’origine eziandio delle similitud
parlar figurato e comparativo tanto è maggiore in un popolo quanto è più scarso il linguaggio, e meno progressi v’ha fatto
o a poco ammorzando l’entusiasmo, la poesia, e la eloquenza divengono più polite, e più regolari, ma conseguentemerite meno
zando l’entusiasmo, la poesia, e la eloquenza divengono più polite, e più regolari, ma conseguentemerite meno espressive: a
sdegno fortemente compreso. Ma qualora sento Aquilio, che immerso ne’ più profondi pensieri mi vien fuori con questo parago
per esser probabili. Se si disamina con giusta critica niente v’ha di più stravagante a sentirsi, come ben riflette il marc
iglianza. perché il poeta drammatico sceglierà per il duetto il punto più viva, ovvero sia la crisi della passione, userà i
uetto il punto più viva, ovvero sia la crisi della passione, userà il più che possa del dialogo nell’aria che lo precede, s
edere le mutazioni che induce la prospettiva, ovvero sia con vocabolo più esteso la decorazione. L’opera non è, o non dovre
io dell’una e dell’altra, poiché assai chiaro egli è, che né l’azione più ben descritta dal poeta, né la composizione più b
li è, che né l’azione più ben descritta dal poeta, né la composizione più bella del musico sortiranno perfettamente il loro
e del luogo che si ha presente, seguita a mantener l’illusione quando più non s’ascoltano i suoni, e la grand’arte combinat
, siccome vedesi in alcune tragedie dei Greci, in quelle di Seneca, e più nei moderni grecisti dal Trissino fino al Lazzari
re, il sapere cioè se alla interna costituzione del dramma convengano più gli argomenti tratti dal vero, oppure i maravigli
tare l’immaginazione e i sensi, pare che ad ottener un tal fine siano più acconci degli altri gli argomenti favolosi, ne’ q
storico de’ fatti, può variare a grado suo le situazioni, può essere più rapido ne’ passaggi, e può accrescere, e sostener
sì chiari scrittori ardisco di slontanarmi dalla opinione loro, tanto più che la trovo appoggiata sulle false nozioni ch’eg
distinguono se non pei mezzi che vi conducono: quella per lo sviluppo più circostanziato de’ caratteri e degli affetti, que
lavorati senza disegno. Se si pone mente alla esecuzione, niuna cosa più inverosimile, e insiem più difficile ad eseguirsi
si pone mente alla esecuzione, niuna cosa più inverosimile, e insiem più difficile ad eseguirsi che codesti personaggi fan
so teatro della natura considerata nel mondo fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di quello, c
ella natura considerata nel mondo fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di quello, che sia l’un
erata nel mondo fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di quello, che sia l’universo ideale fabb
aiuto grandissimo a vieppiù internarsi nella passione, e a penetrare più addentro nell’animo dell’uditore, come il dover d
dio gli oggetti naturali, che sono sotto gli occhi di tutti, gli darà più mossa e coraggio a destramente imitarli. Dal che
nte il genio del compositore. Non solo s’udirà sortir dalla orchestra più minaccioso il fragore della tempesta, che il deco
sul teatro maestrevolmente dipinta, non solo gli strumenti renderanno più spaventevole l’ingresso della grotta di Polifemo,
resso della grotta di Polifemo, ovvero i flutti d’un mare agitato, ma più dilettevole, e più grato apparirà coi suoni d’una
di Polifemo, ovvero i flutti d’un mare agitato, ma più dilettevole, e più grato apparirà coi suoni d’una bella sinfonia il
rio boschetto sacro al riposo, e alla felicità degli amanti: scorrerà più vivace, e più fresco il ruscello, dove Licida s’a
sacro al riposo, e alla felicità degli amanti: scorrerà più vivace, e più fresco il ruscello, dove Licida s’addormenta dive
iù vivace, e più fresco il ruscello, dove Licida s’addormenta diverrà più vermiglia l’aurora, che presiede alle tenerezze d
ata dalla mano d’Aiaccioli, o di Bibbiena parrà fregiarsi d’un azzuro più bello, e comparir più ridente dopo i suoni dolcis
ioli, o di Bibbiena parrà fregiarsi d’un azzuro più bello, e comparir più ridente dopo i suoni dolcissimi d’un Tartini. [39
il buon senso vuol essere da per tutto rispettato, e che gli squarci più vaghi d’immaginazione, e d’affetto non difendono
utore dalla censura quando va contro ai dettami della ragione. Chi fu più gran poeta di Quinaut? Chi più di lui tra i Franc
ontro ai dettami della ragione. Chi fu più gran poeta di Quinaut? Chi più di lui tra i Francesi è ricco d’armonia, di numer
ragedia egualmente, dove però si vede praticato con evento felice dai più gran poeti l’uso di far morire i personaggi in te
re alla fantasia idoleggiando ogni cosa, al cuore scegliendo i quadri più interessanti, all’orecchio lavorando i suoi versi
e quello delle lodi della vita rusticana nelle Georgiche interessano più che i sei libri de natura rerum. 3. [NdA] Siccom
cevono dai corpi sonori. Ottava: la luce percossa nel tempo stesso da più particole trasmette più colori diversi nello stes
Ottava: la luce percossa nel tempo stesso da più particole trasmette più colori diversi nello stesso tempo, e senza confus
stesso tempo, e senza confusione, così l’aria trasmette all’orecchio più tuoni differenti senza confonderli. Nona: la prog
essere di luce, ma il progetto svanì, perché nella esecuzione mostrò più ingegno che giudizio. 4. [NdA] Trattato dell’op
13 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
o e capace l’ingresso d’un palazzo. Oltradicchè diventa oggimai tanto più necessario il parlarne quanto che la possente inf
lito metodo ch’è quello di risalire fino ai principi a fine di cavare più ovvie e più legittime le conseguenze, cercherò di
ch’è quello di risalire fino ai principi a fine di cavare più ovvie e più legittime le conseguenze, cercherò di restringere
armonica. La comparazione fra il canto e il ballo può condursi ancora più avanti. V’è un canto naturale e un canto imitativ
tini, nelle accademie, e nei domestici diporti. Allorché per renderlo più aggradevole vi si mischiano parecchie sortite, ev
ltre ci insegna che il linguaggio primitivo de’ popoli fu dappertutto più d’azione che di parole composto, e che dalla usan
e di forza, cui tenterebbe indarno agguagliare l’artifiziosa e per lo più inefficace verbosità de’ nostri più rinomati orat
gguagliare l’artifiziosa e per lo più inefficace verbosità de’ nostri più rinomati oratori. Tarquinio, il quale invece di r
ue persuasive oratrici si vede assoluta dal delitto d’irreligione nel più rigido tribunale della Grecia; i Salams ovvero si
classe di sentimenti e di passioni ponno dipignersi alla fantasia con più vivaci colori per mezzo della vista che per mezzo
enti i quadri oratori o poetici è l’arte di radunare in una sola idea più immagini, le quali rappresentino muovimento, come
ccennato principio: osservazione che può farsi ancora nello stile de’ più grandi scrittori antichi e moderni, la magia del
teressano generalmente il cuore umano; posciachè i mezzi in apparenza più triviali possono fra le mani d’un legislatore fil
o, i Greci che fecero servire fino i propri divertimenti agli oggetti più rispettabili e più sublimi, i Greci insomma quel
ro servire fino i propri divertimenti agli oggetti più rispettabili e più sublimi, i Greci insomma quel popolo estraordinar
chiamò la filosofia dal cielo, colui che dall’oracolo fu riputato il più saggio fra gli uomini, il maestro di Eschine, di
veniva accompagnata da un altra spezie di prostituzione in apparenza più scandalosa. Non solo adoperavano i Greci la danza
dove le donzelle di Lacedemonia ballavano affatto ignude e divise in più cori innanzi al simulacro di Diana sotto gli occh
usac 165 appagheranno ampiamente la curiosità di coloro che di sapere più oltre avessero vaghezza. Tuttavia due cose relati
la tragedia e la buona commedia con ogni altro spettacolo drammatico più giudizioso. La prima delle accennate osservazioni
perfezione sarebber capaci fra noi le arti pantomimiche avendo mezzi più efficaci che non avevano essi per ben riuscirvi.
re sia costretto a risentirli in se stesso172. L’ultima circostanza è più d’ogni altra legge necessaria alla pantomima, per
e decisive così atte a produrre il loro effetto, e che sono il frutto più pregiato dello studio e del genio. Bello è il rap
della ninfa, che fugge verso il boschetto, e fuggendo cerca di essere più attentamente guardata174. [13] Dal semplice abboz
scritto quelle de’ poeti e degli oratori. Ma lasciando cotal impegno ( più utile e di maggior conseguenza che non si crede c
maggior conseguenza che non si crede comunemente) ad altri scrittori più profondi, passiamo a disaminare qual uso possa fa
erano sul nascer loro non poteva continuarsi allorché divennero essi più lunghi e più complicati. Così tanto i Greci che i
scer loro non poteva continuarsi allorché divennero essi più lunghi e più complicati. Così tanto i Greci che i Latini si vi
di tempo anche questa usanza fu levata via, e la danza non accompagnò più la tragedia fuorché nei cori, o in qualche scena
na particolare. Ciò ch’essi fecero mossi dalla necessità, non potendo più reggere alla fatica, è stato poi confermato dalla
d’uopo assoggettare non meno le facoltà appartenenti al gusto che le più elevate scienze, ha insegnato ai coltivatori di q
verla bandir eziandio come episodio. Un ballo improviso che venga sul più bello a sospender l’azione, indebolisce l’interes
rapponga diminuisce l’impressione, e per conseguenza l’effetto; tanto più se l’ornamento frapposto è di tal natura che inve
l’intelligenza di ciò che dicono le parole, non serve che a renderla più difficile. Tale appunto è il ballo, il quale per
i nella Lavinia, e quello dei lottatori nei funerali di Castore, e in più altri drammi. Ma s’avverta che in questi e simili
ar lo stesso nel melodramma? E se sarebbe deriso uno storico, che sul più bello d’un racconto fatto in volgare mi saltasse
sto ballo e cotesto coro, né se i poeti conservassero l’uno e l’altro più per l’autorità imperiosa della religione, o d’un
sto curioso punto di storia per maggior istruzione dei lettori; tanto più che pochissimo o nulla si trova raccolto dagli sc
o un brando; ed il carro tutto pieno di fuoco. Questi mostri erano la più bizzarra cosa del mondo; ma non si può dir a chi
sti erano tanto ben fatti, Monsignor mio, che certo non credo che mai più si sia finto cosa simile al vero; e tutti questi
li spettatori, ch’io per me non so s’ho veduto giammai spettacolo che più mi diletti e molto mi meraviglio, che sin qui l’I
a riceverle e rappresentarne ancor ella ecc» 178. Questa lode è tanto più dovuta a quella nazione quanto che in ogni tempo
i, di cui altrove se ne fece gloriosa menzione, fit l’inventore delle più leggiadre feste, e dei balletti più rinomati che
a menzione, fit l’inventore delle più leggiadre feste, e dei balletti più rinomati che fossero al suo tempo eseguiti nella
gravate le spalle, consegnandolo ad Alithia compagna inseparabile del più saggio e del più illuminato fra i re. Dopo questo
, consegnandolo ad Alithia compagna inseparabile del più saggio e del più illuminato fra i re. Dopo questo recitativo il ve
l globo- con un sontuoso corteggio, danzarono successivamente facendo più sortite di diverso carattere coi personaggi che s
quella nazione il gusto delle cose musicali, si distinse ancora colle più gentili invenzioni ne’ balli eseguiti a Parigi, d
lunghe lente e posate accompagnate dal pochi strumenti, e questi de’ più gravi, cosicché i brillanti giovani e le vezzose
e compositore, furono i primi a dar qualche idea d’una danza teatrale più ragionevole. Sotto la direzione del primo il cant
le più ragionevole. Sotto la direzione del primo il canto s’intrecciò più felicemente col ballo in varie feste teatrali rap
volta l’arie dette di prestezza, perché in esse il movimento divenne più vivo e la cadenza più marcata, dalla qual novità
prestezza, perché in esse il movimento divenne più vivo e la cadenza più marcata, dalla qual novità commossi secondo il so
to ora come parte costitutiva, ora come intermezzo. Lambert, Campra e più altri compositori di sommo merito perfezionarono
’ogni maniera e graziosi intermezzi all’opere in musica tratti per lo più da argomenti buffi o mitologici. Di già erasi ved
nzioni. Diamone anche un qualche saggio di esse rimettendo coloro che più oltre cercassero alla storia della danza del Cahu
’ suoi colori mille forme diverse, egli ne possa scegliere quella che più a grado le sia. Giunone ode gl’inviti d’Amore e c
Iride vola per ordin suo mostrando l’arco fregiato di mille colori un più vivo dell’altro. L’Amore dopo averli tutti osserv
L’Amore dopo averli tutti osservati, ne sceglie il gridellino come il più vivo e il più perfetto, volendo che in avvenire c
verli tutti osservati, ne sceglie il gridellino come il più vivo e il più perfetto, volendo che in avvenire codesto colore
inoltre ch’esso si vegga brillare ne’ fiori, che traluca nelle pietre più preziose, che gli uccelli più rari se ne adornin
are ne’ fiori, che traluca nelle pietre più preziose, che gli uccelli più rari se ne adornin le piume, e che serva di fregi
più rari se ne adornin le piume, e che serva di fregio agli abiti de’ più felici mortali. Tutte le quali cose avvivate dall
e da gran numero di decorazioni sorprendenti rappresentarono uno de’ più ingegnosi divertimenti in quel genere. Nella mede
spetti, i quali givano avanti all’Apparenza e alla Menzogna. La parte più interna del teatro si scopri. Sopra una gran nube
cuno delle parole una intiera tragedia o commedia condotta secondo le più esatte regole della drammatica. La gloria di cond
tal segno era riserbata ad una nazione tenuta fin allora comunemente più abile nel promuovere l’erudizione e le scienze ch
ese, «se un Tedesco poteva aver dello spirito». Essi fecero ancora di più . Mostrarono d’averlo in quelle cose che sembrano
ompositori eccellenti che perfezionaron la musica e rappresentarono i più rinomati componimenti182. Angiolini campeggia in
arte oratoria è di persuadere, i mezzi che adoperava Cicerone erano i più atti alla persuasione, egli otteneva l’intenta di
sso ai Greci; la musica greca fu dunque e dovette essere fra tutte la più perfetta. Per la ragione de’ contrari se conosciu
i se conosciuto il fine ultimo d’un’arte in se stessa nol riconoscerò più nelle operazioni degli artefici, se vedrò che le
o comunica, generalmente parlando, a’ nervi del sensorio delle scosse più efficaci e più veementi che non sono quelle che p
eralmente parlando, a’ nervi del sensorio delle scosse più efficaci e più veementi che non sono quelle che per mezzo degli
do all’anima se non se alcune poche qualità de’ corpi, e queste delle più inerti non isvegliano se non se uno scarso numero
maggior copia di vibrazioni, onde i nervi subalterni che sono scossi più fortemente mettono in maggior esercizio la sensib
nella varietà, nella scelta, e nella forza delle attitudini avendo di più l’impareggiabile prerogativa di poter mettere ne’
da una musica espressiva, e afferrando nella sua imitazione i tratti più caratteristici e più terribili d’un argomento, ab
siva, e afferrando nella sua imitazione i tratti più caratteristici e più terribili d’un argomento, abbia prodotto sugli sp
n cetto grado di raffinamento condotta, ivi l’espressione del gesto è più rara e meno efficace, come all’opposto dove il co
o il vicendevol commercio della voce, il linguaggio de’ gesti diviene più comune e più energico, siccome accade ne’ fanciul
ol commercio della voce, il linguaggio de’ gesti diviene più comune e più energico, siccome accade ne’ fanciulli, ne’ muti
rimere i primi movimenti delle passioni, i quali appunto per essere i più genuini e i meno artefatti sarebbero i più acconc
quali appunto per essere i più genuini e i meno artefatti sarebbero i più acconci ad essere imitati dal mimo. La facilità i
sti. Conseguentemente a quanto si è detto la mimica eroica dev’essere più scarsa di modelli che non la pantomima comica, pe
o onde traggono i gesti la loro espressione; dovechè nella seconda la più rozza, o se vogliamo pur dirlo, la men travisata
o pur dirlo, la men travisata educazione, rendendo le persone imitate più spensierate e più schiette, fa sì che s’abbandoni
n travisata educazione, rendendo le persone imitate più spensierate e più schiette, fa sì che s’abbandonino al loro istinto
fa sì che s’abbandonino al loro istinto con minore ritegno secondando più liberamente gl’impulsi della loro sensibilità. [3
ntiel in Ispagna tra Don Quisciotte e Sancio Panza, tra Rozzinante il più leale fra i cavalli e Ruzio il più mansueto fra i
e Sancio Panza, tra Rozzinante il più leale fra i cavalli e Ruzio il più mansueto fra i giumenti183.‌ Balli dove niuna con
otto gli occhi troppo gran violenza all’imaginazione184. Balli per lo più di soggetto così recondito che pochissimi spettat
rità si scontra soltanto nei balli dozzinali, ne sono ripieni anche i più celebrati. Io sfido il leggitore più acuto e lo s
zzinali, ne sono ripieni anche i più celebrati. Io sfido il leggitore più acuto e lo spettatore più sagace a sapermi dire d
nche i più celebrati. Io sfido il leggitore più acuto e lo spettatore più sagace a sapermi dire dopo averlo letto o veduto
ano in una grotta che giace sulla riva del mare. Ivi le fanciulle non più impaurite si lasciano ammansare dai rapitori, man
giovane danzatrice essere Imeneo stesso travestito in ninfa per poter più liberamente vagheggiare la sua vezzosa Temira? Le
spettatore dividendola fra lo spettacolo e il libro, non pruova ella più d’ogni altra cosa che i balli sono altrettanti en
ti delle altre membra, negli occhi e nella fisionomia lasciati per lo più da essi pressocchè inoperosi e negletti. Non così
rte nostra alla verità, farebbe d’uopo curarsi meno delle gambe e dar più attenzione alle braccia; lasciar le cavriuole per
riuole per l’interesse dei gesti; abbandonar i passi difficili, e far più conto della fisionomia; non mettere tanta forza n
la fisionomia; non mettere tanta forza nell’esecuzione, ma apportarvi più senso; discostarsi senz’affettazione dalle strett
entenza che m’ispirano essi. Se vogliamo conservare gli altri piaceri più delicati e più gentili farebbe d’uopo assolutamen
spirano essi. Se vogliamo conservare gli altri piaceri più delicati e più gentili farebbe d’uopo assolutamente bandirnela.
ati e più gentili farebbe d’uopo assolutamente bandirnela. Il primo e più immediato effetto della pantomima sarà sempre que
calliscono, a così dire, il palato, e insensibile il rendono al gusto più indebolito degli altri vini. Ella ha in se tutti
i sensi, e ne parla d’una maniera efficace. Se la intende cogli occhi più facili ad essere ingannati che non lo sono le fac
Poscia al desio le narra, e le descrive, E ne fa le sue fiamme in lui più vive». [44] Questo complesso di cause che produc
alla commedia, al canto, e ad ogni altro spettacolo che abbisogni di più dilicatezza a comporsi, e di maggiore finezza a c
’uso de’ suoi piaceri? Che voglia preferire i divertimenti men vivi e più difficili ad un altro più piccante e più facile?
voglia preferire i divertimenti men vivi e più difficili ad un altro più piccante e più facile? Che si procacci con una ri
re i divertimenti men vivi e più difficili ad un altro più piccante e più facile? Che si procacci con una riflessione fatic
che diede ai costumi, ma il danno che indi si derivò alla drammatica più giudiziosa, cosicché a misura che venne crescendo
adimeno la sua totale proscrizione potrebbe sembrar troppo rigorosa a più d’uno de’ miei lettori. Ned io contrasterò che at
pantomima dal melodramma sarebbe lo stesso che togliere un diletto di più senza rimediare alle altre sconvenenze che vi s’o
non regolare i loro giudizi sull’esempio di essa, che un’autorità di più non avrebbe oramai a generare in loro un effetto
ro del dramma? Nel modo stesso che suol riempirsi nella tragedia anzi più acconciamente. Il dramma musicale è una spezie di
ti dello spettacolo. Costume che riesce quivi assai meglio adattato e più naturale che nella tragedia o nella commedia reci
terzo discorso del suo fazioso libro intitolato lo Spirito, va ancora più avanti, e supponendo che l’accennato costume non
e l’accennato costume non fosse abbastanza efficace avrebbe voluto di più che ad eccitar negli Spartani l’entusiasmo, o com
i doppo il ritorno d’una battaglia condurre avanti a tutto l’esercito più truppe di belle donne ignude educate a questo sol
diportati meglio nella zuffa. Così, dic’egli, i soldati diverrebbero più intrepidi e più virtuosi, perché la virtù cresce
o nella zuffa. Così, dic’egli, i soldati diverrebbero più intrepidi e più virtuosi, perché la virtù cresce in proporzione d
i siano i maggiori anzi i soli piaceri della vita; ciò mi condurrebbe più oltre del bisogno. Ma dirò bensì che questo celeb
er premio il piacere de’ sensi che non vi fa mai al mondo legislatore più austero, né che più cercasse di rimuovere dal suo
de’ sensi che non vi fa mai al mondo legislatore più austero, né che più cercasse di rimuovere dal suo popolo ogni mollezz
ette, le quali non velano una parte del loro corpo se non per rendere più seducente l’altra che scuoprono. Io non dico se b
ccelli, di vespe e di rane. Mi pare che questa inrerpretazione faccia più onore a’ greci drammatici che non il crederli cap
gli oggetti a misura delle disposizioni del loro spirito, e che tutti più o meno rassomigliamo a quei popoli della Guinea,
vero, che la battaglia di Fingal collo spirito, benché rappresenti il più fiero e magnifico quadro che abbia mai prodotto l
gli uomini, ma un’uomo che vorrebbe far fronte agli spettri. Omero in più luoghi delle sue opere mi dipinge gli dei poco di
forse che quella d’un corpo aereo sottilissimo impalpabile, capace al più di tramandare una tenue modificazione di suono? E
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 566-567
nazzata ; in cotesti sberleffi e sghignazzate egli si grogiolava. Non più una parola senza un doppio senso, non più una fra
ate egli si grogiolava. Non più una parola senza un doppio senso, non più una frase, una situazione la più semplice, in cui
na parola senza un doppio senso, non più una frase, una situazione la più semplice, in cui egli non trovasse modo di metter
vi si strepita, vi si fa un baccano da taverna, sarebbe il narratore più esatto. In nessun’altra occasione, nemmeno negli
bolgia infernale. Fortunatamente ognuno è padrone di andarsene quando più gli aggrada ; ed invero questo è il solo mezzo ch
zo che rimane, quando si è nauseati di vedere un pubblico, che fra le più volgari bassezze, dimentica interamente la sua di
à, fino al punto di far credere a chi non lo conosce, che esso non ha più nè buon senso, nè gusto, nè moralità, nè pudore.
ù nè buon senso, nè gusto, nè moralità, nè pudore. Nè in mezzo alle più volgari allusioni, ai frizzi improvvisati del Can
he ; chè, anzi, a lungo andare, ci avea fatto l’abito a segno ch’eran più le sere passate per esse in prigione che in teatr
si fece per chiasso, ma questa volta se ti mando via ’un ti ripiglio più . » E un’altra, alludendo alla minaccia di abolire
ecc., ecc. Dove il Cannelli poteva mostrar la sua vena satirica, era più specialmente a lavoro finito, quando s’intrattene
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 499-500
ovinetto a Torino, quando a notte alta per le vie ci ripeteva i brani più salienti delle interpretazioni paterne : nelle mo
perfetta. Un po'appunto per questo, e molto per la fibra che appariva più tosto debole a sostener le lotte e le fatiche del
a a Buenos-Ayres, poi a Rosario di Santa Fè e a Montevideo, s’ebbe il più vivo dei successi. Tornato in patria si unì ad An
o di suo padre, il quale risentitolo a Roma e a Firenze (non ne aveva più l’idea dall’'89 a Ferrara), non solamente gli die
dissonanza. Egli è ricco di attitudini chiare e rare, congiunte a una più rara volontà. Gli ostacoli non lo impacciano, lo
tia scriveva, a' primi del '900, di sè : « …. lo studio mi aveva reso più forte nelle interpretazioni, ma io adesso posso c
recitato gli ultimi anni in Compagnia Morelli-Pieri non reciterò mai più . Sarò e potrò diventare ancora più profondo nelle
nia Morelli-Pieri non reciterò mai più. Sarò e potrò diventare ancora più profondo nelle concezioni, ma recitare più vero,
ò e potrò diventare ancora più profondo nelle concezioni, ma recitare più vero, più spigliato, più spontaneo di quell’epoca
diventare ancora più profondo nelle concezioni, ma recitare più vero, più spigliato, più spontaneo di quell’epoca, No. » Pr
a più profondo nelle concezioni, ma recitare più vero, più spigliato, più spontaneo di quell’epoca, No. » Proprio così : la
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 280-281
Gaspare, fratello minore delle precedenti, nato a Roma il 1827, fu il più forte artista brillante del suo tempo. Cominciò g
ome attore. La rinomanza sua era giunta a tale, che non gli occorreva più spedir l’ elenco della Compagnia a'vari teatri :
più spedir l’ elenco della Compagnia a'vari teatri : il suo nome era più che sufficiente. A un colpo di tosse, a una frase
d’ entrare in scena, si propagava in un attimo per tutto il teatro la più festosa allegria. Grazioso, pieno di anima e di v
comparire ; Salvini furoreggia ; ma con la debita modestia io sono il più festeggiato, e ne ho potenti prove pecuniarie. Pe
ro fatti, mentre in festa con Dramma nuovo, non abbiamo mai incassato più di 160 lire. Ne feci due repliche con bel teatro,
ato Goldoni. Lo stesso Paolo Ferrari che me la pose in scena, mi fa i più lusinghieri complimenti. La feci studiare e prova
e nella lettera al Righetti dianzi accennata, scriveva : « non voglio più dolori di testa, nei più begli anni della mia car
ti dianzi accennata, scriveva : « non voglio più dolori di testa, nei più begli anni della mia carriera : questo è il momen
poi capocomico fino alla morte (a Genova, il 3 marzo 1866), e per di più senza dolori di testa.
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
Novelli Ermete. L'artista più generico del nostro tempo, che fa pensare nella s
e nella spontaneità maravigliosa, e nella prodigiosa multiformità, a' più grandi attori della Commedia dell’arte, i quali,
ecitando e le buffonate e la tragedia, eran capaci di rendere le idee più alte de' poeti drammatici, e d’imitar le più stra
apaci di rendere le idee più alte de' poeti drammatici, e d’imitar le più straordinariamente ridicole della natura (V. Bert
tra italiani, dalle altissime cime della tragedia potè scendere alle più basse della pochade, passando pel dramma moderno
pel dramma moderno in tutte le sue svariatissime forme esprimenti le più calde passioni, e destando le più disparate commo
e svariatissime forme esprimenti le più calde passioni, e destando le più disparate commozioni in chi lo vede e ascolta. Il
dal cuore, è entrata per modo nelle sue consuetudini, che non sappiam più se in iscena reciti, o se fuor della scena discor
de in Papà Lebonnard, o in Un dramma nuovo. Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva, di Novelli, è quella di riman
aneggiar tal volta le opere che rappresenta, di guisa che non rimanga più traccia della forma primitiva. Tagli, aggiunte, r
ervello, nè esercizj di pazienza !… Le profondità degli studj sono il più spesso, rispetto agli artisti di teatro, nella im
egozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato, che tra' più gustosi aneddoti della sua vita è questo, che, ve
i predilige, son quelle ancora che gli dànno il maggior dei dolori. I più tra noi che di arte antica non capiscon jota, rid
le compere del Novelli, che dicon vittima della propria ignoranza ; i più , tra noi, che dell’arte tragica del Novelli non h
9). Ma di tal reluttanza al pubblico non va dato il torto. La colpa è più tosto delle circostanze. La interpretazione dell’
della tragedia fu buttata dall’artista al pubblico, quando questi era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. La prete
nità, e delle sicumere tutte sue…. L'assenza dal teatro gli sembrò la più giusta delle lezioni all’audace…. diciamo la sua
co se ne compiaceva, poichè non era stato avvezzo a vedersi d’innanzi più specialmente un carattere ; ma sì i caratteri più
a vedersi d’innanzi più specialmente un carattere ; ma sì i caratteri più varj del repertorio. Marecat degl’ Intimi, France
a sempre ragione lui. Gli amorosi diventavan brillanti, le situazioni più scabrose, momenti di grandissimo effetto, ogni pa
i rabbia ; e Novelli ottenne il suo intento : da quella sera non ebbe più parte nelle farse del secondo brillante. Una g
sse continuato in quella via, il pubblico avrebbe visto, come la cosa più naturale di questo mondo, la parabola ascendente
el Goldoni voglion contrapporre (che c’entra ?) la casa di Molière. I più continueranno a dare al Novelli il loro aiuto mor
morale e materiale ; e dagli esempi di pertinacia ch'egli ci ha dato più volte, si può concludere che egli dal modesto pri
18 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
divaga pei mondi ideali da lei creati, e si compiace de’ suoi errori più forse di quello che farebbe della verità stessa.
nza d’un fanciullo, e anche d’un ragazzo di dodici o quindici anni il più bello squarcio della storia di Senofonte o di Tit
pire una dimostrazione di geometria, o mettetegli avanti gli occhi la più leggiadra esperienza di fisica, egli non istarà m
, addimandate ad un poeta, perché raminghi e soli inoltrandosi fra le più cupe foreste, e fra deserti inerpicati dirupi sfu
idicole, pur di sollazzo e di piacevole intertenimento servirono alla più colta e più gentil parte d’Europa a preferenza de
di sollazzo e di piacevole intertenimento servirono alla più colta e più gentil parte d’Europa a preferenza degli storici
l’incantesimi, tutti insomma gli aborti dell’umano delirio, piacquero più assai alla immaginazione attiva e vivace che non
delle leggi dell’universo fatte da immaginarie intelligenze le furono più a grado che non il costante e regolar tenore dell
o debole ingegno il diffondermi circa un argomento, che richiederebbe più tempo, e penna più maestrevole. A dir però qualch
diffondermi circa un argomento, che richiederebbe più tempo, e penna più maestrevole. A dir però qualche cosa non mi pare
orrere quel fiume, vegetar quella piantale mover quel sole, trovarono più facile inventar certi agenti invisibili, a’ quali
re l’immaginazione de’ popoli. [5] Questa avvivata dalle due passioni più naturali all’uomo, il timore cioè e la speranza,
é un sistema, che spiegava materialmente i fenomeni della natura, era più adattato a quegli uomini grossolani, su i quali a
il soccorso di codeste intelligenze invisibili, i suoi voli diventano più ardimentosi e più liberi, e l’invenzione più pell
este intelligenze invisibili, i suoi voli diventano più ardimentosi e più liberi, e l’invenzione più pellegrina. I mezzi na
i, i suoi voli diventano più ardimentosi e più liberi, e l’invenzione più pellegrina. I mezzi naturali non sariano stati su
mbattuta virtù del giovane eroe. Perciò gli antichi, i quali sapevano più oltre di noi nella cognizione dell’uomo, stimaron
qualche riflessione. [9] Lo squallido aspetto della natura ne’ paesi più vicini al polo per lo più coperti di neve, che or
Lo squallido aspetto della natura ne’ paesi più vicini al polo per lo più coperti di neve, che ora si solleva in montagne a
rono, o almea promossero, quella sorte di maraviglioso che parve loro più conducente ad eccitare in proprio vantaggio l’amm
di nume delle battaglie, di struggitore e d’incendiario. I sagrifizi più graditi che gli si offerivano erano l’anime degli
cisi in battaglia, come il premio che si riserbava nell’altra vita ai più prodi campioni era quello di bere un nettare deli
ninfe di sovrumana bellezza destinate per sin nel cielo ad essere il più caro oggetto di godimento, ovunque una religione
lenze e rapine, e dove la bellezza dell’oggetto era un incitamento di più ai rapitori, aveano convertita l’Europa in un vas
d’assassini e di furti, di scorrerie e di saccheggi. Tra le prede che più avidamente cercavansi, eran le donne, come oggett
men valevole nelle cose morali che nelle fisiche, nacque la custodia più gelosa di loro, e il combatter per esse, e il rit
giormente grazia nel cuor delle belle riconquistate: grazia che tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile,
lle belle riconquistate: grazia che tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile, e quanto più erano consapevo
e tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile, e quanto più erano consapevoli a se medesimi d’aversela merita
e quanto più erano consapevoli a se medesimi d’aversela meritata. Di più , essendo a que’ tempi ricevuta dalle leggi l’appe
ero agli spettacoli accompagnati dalla musica. Per ispiegarle bisogna più alto risalire. [17] Benché l’unione della musica
pero, vi si scorge per entro un vizio radicale, di cui gli sforzi de’ più gran musici e poeti non l’hanno potuto intieramen
rà quanto vuole per contrastar la loro opinione; io che l’attribuisco più che a mancanza d’ingegno al non aver gli organi b
giudizio non si sconverrebbe alle orecchie di Mida, il quale trovava più grati i suoni della sampogna di Pane che della li
egio d’aver veduto chiaro in molte cose, che di quarantaquattromila e più voci radicali che formano la lingua italiana, sol
tessero nella musica69. Dall’altra parte questa rinata come la lingua più per caso o per usanza, che per meditato disegno d
i poco favorevole alla melodia. Il qual imbarazzo tanto dovette esser più grande quanto che la natura di esso accoppiamento
ione alla poesia. E basta esaminar i pezzi di musica corica, ovvero a più voci, che ne rimangono de’ cinquecentisti per ved
di naturalezza che avea presso a’ Greci acquistata, dove la relazione più intima fra queste due arti dopo lungo uso di molt
più intima fra queste due arti dopo lungo uso di molti secoli rendeva più familiare, e per ciò più naturale il costume d’ud
arti dopo lungo uso di molti secoli rendeva più familiare, e per ciò più naturale il costume d’udir cantar sul teatro gli
li eroi e l’eroine. Perciò gl’inventori s’avvisarono di slontanare il più che si potesse l’azione dalle circostanze dello s
, rimase nella sua mediocrità dai tempi del Caccini e del Peri fino a più della metà del secolo decimosettimo. Crebbe all’o
tuperio di chi gli legge, e di chi gli scrive: parlo soltanto dei due più celebri, che abbia l’Europa moderna, cioè la Clar
a società, dipinse nell’Amante di Clarice un mostro di perfìdia tanto più pericoloso quanto che si suppone fornito di gran
n è che una scuola, dove gli uomini di mondo possono imparare le arti più studiate e più fine, onde gabbar le fanciulle ben
ola, dove gli uomini di mondo possono imparare le arti più studiate e più fine, onde gabbar le fanciulle ben educate. Così
19 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »
nelle anime gentili il diletto, furono immaginati dall’uomo, forse il più ingegnoso e compito si è l’opera in musica. Niuna
ivar si potesse al proposto fine. E ben si può asserire che quanto di più attrattivo ha la poesia, quanto ha la musica e la
gli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che quanto più riescono composti, tanto più ancora si trovano a
egli ordigni della meccanica, che quanto più riescono composti, tanto più ancora si trovano a guastarsi soggetti. [Intro.2
enica rappresentazione, che dovrebbe di sua natura esser tra tutte la più dilettevole, riesca cotanto insipida e noiosa. Co
ne a mettersi tra le differenti parti di essa, d’imitazione non resta più ombra, svanisce in tutto la illusione che può nas
mente dall’accordo perfetto di quelle; e l’opera in musica, una delle più artifiziose congegnazioni dello spirito umano, to
gli converrebbe, prima di tutto, metter mano a una impresa non so se più difficile a riuscirne o a pigliarsi più necessari
mano a una impresa non so se più difficile a riuscirne o a pigliarsi più necessaria. E questa si è regolare con buoni ordi
e, dove tante soperchierie vengon fatte al maestro di musica, e molto più al poeta, che dovrebbe a tutti presiedere e timon
e ariette, sull’altezza del cimiero, sulla lunghezza del manto, assai più mal agevoli ad esser diffinite, che non è in un c
fosse ridato quel freno che gli fu tolto ingiustamente di mano, e co’ più vigorosi provvedimenti saria mestieri ogni cosa r
guadagno dalla curiosità e dall’ozio di pochi cittadini, non sanno il più delle volte ciò che fare si convenga, o atteso i
20 (1878) Della declamazione [posth.]
della bibliografia secondaria inerente al trattato preso in esame e, più in generale, al suo autore, del quale diversi tes
ella politica dell’epoca si è rivelata la raccolta di lettere, per lo più risalenti agli anni dell’esilio parigino, pubblic
ermometro politico della Lombardia in veste di critico drammatico, e, più in generale, l’esperienza teatrale milanese, ebbe
o ad insinuare nel popolo l’amore per la libertà: Or non vi è scuola più attiva ed efficace del teatro, la cui rivoluzione
iù attiva ed efficace del teatro, la cui rivoluzione effettuerebbe il più presto possibile la compiuta rivoluzione del Popo
l teatro nazionale su questi principj, si dee diminuire il prezzo, il più ch’è possibile, degli spettatori, perché se ne ag
eclamazione degli interpreti: Pare che gli attori si sieno tutti chi più , chi meno imposta una legge di far rispondere a c
ergumeni o paralitici, cui spesso bisogna non guardare, per intendere più facilmente35. Salfi contesta la meccanicità dei
laddove questi potrebbero essere strumentali alla resa dei sentimenti più della parola stessa. Trascurando del tutto l’aspe
rebbe ottenuto, se non osando di alzare lo sguardo ad Appio, si fosse più manifestato il contrasto di un giustissimo risent
ta l’istituzione di una Scuola teatrale e di un’Accademia direttrice, più orientata dunque verso progetti concreti di organ
in merito a un testo drammatico: La rappresentazione è uno dei mezzi più sicuri, per giudicare massimamente dell’effetto d
e, i caratteri, lo stile, i versi, le parole medesime, rianima sempre più l’interesse non pur di chi legge, ma di chi ascol
locazione, possa fare la differenza: Spesso una parola di meno, o di più , o qua piuttosto che là collocata, è capace di pr
ineando come spesso siano i versi meno agili a declamarsi a suscitare più impressione nello spettatore, mentre quelli che c
iarsi con quello dei classici, sebbene si credano gli uni e gli altri più opposti e più discordi, che non lo sono realmente
lo dei classici, sebbene si credano gli uni e gli altri più opposti e più discordi, che non lo sono realmente55». Salfi con
lenti in questo genere di tratti caratteristici che si riferiscono al più profondo della natura umana; e che i classici far
disteso la vita del personaggio che, messo a confronto con situazioni più variegate, era nella posizione di far emergere la
te, era nella posizione di far emergere la complessità del proprio io più recondito. Manzoni fu tra coloro che, nella teori
casuale, dal momento che essa è generalmente considerata come quella più multiforme. È Engel infatti a scrivere: Se poi s
rocede, come accade nella gelosia, la quale non è che un complesso di più affetti cospiranti insieme, che non pur si succed
Ma se la fate durare ventiquattr’ore, bisognerà che lasciate fuori il più essenziale, la pittura dell’animo di Nerone che s
o è l’amore. Questa passione vi è descritta dal suo nascere fino alle più miserabili delle sue sciagure, attraverso le qual
pere, alla prosecuzione del testo e alla sua revisione. Soffermandoci più nel dettaglio sulle fonti biografiche del Salfi,
trattato ci viene fornita in nota dal Renzi a proposito del progetto più generico di riformare le scene e il sistema decla
r la reforme théâtrale qu’il avait provoquée83. Il Greco si sofferma più diffusamente sull’opera in Vita letteraria ossia
particolare il Renzi scrive: Ho pur veduto il Sig. Botta ieri per il più tardi, poiché lo vedo spesso. Le sue occupazioni
o assumono un peso minore. Un dato a favore di un’elaborazione per lo più parigina è la traduzione, da parte dell’amico Ras
el contesto di una pedagogia del mestiere di attore che andava sempre più assumendo carattere istituzionale. L’esperienza d
re al piacere di vederla rappresentare sui teatri pubblici, la vostra più grande soddisfazione è di rappresentarla voi stes
n contesto in cui fioriva la pratica del dilettantismo, sembra essere più che altro uno schermo per rivolgersi invece ai co
genere drammatico e Organi della poesia drammatica. Il testo è per lo più orientato a rintracciare lo sviluppo del genere d
ri ai suoi tempi, sì traviata dalla strada vera da non ritrovarsi mai più fuorché incominciando da capo103. Salfi tracciav
iormente segnalati e dei quadri e delle figure che avessero suscitato più effetto sul pubblico. La preoccupazione di Salfi
gliersi su sé stessa. In ultima sede, viene analizzata la gelosia, la più sfuggente e proteiforme delle passioni. Capitolo
. Nell’ambito della natura, bisogna saper trascegliere tra i soggetti più espressivi e saper cogliere la passione quando ra
grado di nobiltà del significato espresso (ad es. l’ira di Achille è più nobile di quella di Tersite); l’efficacia dei seg
ll’artista non consista nell’imitare la natura, ma nel portarla ad un più alto grado di perfezione. Occorre dunque formarsi
he possa domarlo e indirizzarlo. Capitolo XII: Salfi si sofferma qui più specificatamente sull’espressione tragica, sottol
co, che deve essere distinto da quello della conversazione ordinaria, più adatto alla commedia. Non per questo si deve inco
ia di dover sforzare la voce per farla arrivare anche agli spettatori più lontani. Un altro accorgimento utile sarebbe quel
cia a favore dell’utilizzo di tratti grafici che segnalino i passaggi più difficoltosi per l’attore. Per quanto concerne in
l pianto. L’attore di talento saprà così commuovere anche gli spiriti più ritrosi, ragione per cui in alcune epoche e luogh
a dalla creazione di illustrazioni che riproducano le scene e i gesti più significativi delle messe in scena; di grande van
rispetto alle altre. Or se di tutti i mezzi che le arti maneggiano, i più pronti, i più facili ed i più propri e spontanei
altre. Or se di tutti i mezzi che le arti maneggiano, i più pronti, i più facili ed i più propri e spontanei sono quelli ch
tutti i mezzi che le arti maneggiano, i più pronti, i più facili ed i più propri e spontanei sono quelli che impiega la dec
uova continua nella storia naturale de’ fanciulli, che quella esprime più o meno del selvaggio o de’ primi uomini. E sotto
el selvaggio o de’ primi uomini. E sotto questo punto di vista l’uomo più colto ed incivilito non è dal selvaggio e dal fan
punto diverso. Quindi è l’efficacia dell’esempio. Ed Aristotele, che più di tutti avea de’ suoi tempi compreso la forza di
rticolarmente la natura morale, e quindi a contraffare quelle persone più segnalate, quelle azioni più importanti, quegli a
e, e quindi a contraffare quelle persone più segnalate, quelle azioni più importanti, quegli avvenimenti più celebri, che p
rsone più segnalate, quelle azioni più importanti, quegli avvenimenti più celebri, che più meritassero di essere per comune
te, quelle azioni più importanti, quegli avvenimenti più celebri, che più meritassero di essere per comune istruzione o dil
Pare dunque che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomini, che si volevano volgarmente
, il culto liturgico di ogni religione sono in tutto rappresentazioni più o meno esatte di quegli avvenimenti solenni, che
a, la quale di semplice e monologica, ch’era da principîo, divenne di più in più complicata e dialogistica, e migliorata a
uale di semplice e monologica, ch’era da principîo, divenne di più in più complicata e dialogistica, e migliorata a tal seg
migliorata a tal segno, che formò la delizia ed il pregio delle genti più incivilite e più colte. Di fatti, la tragedia di
segno, che formò la delizia ed il pregio delle genti più incivilite e più colte. Di fatti, la tragedia di molto avanzata e
està. [Intro.8] Gli effetti maravigliosi che quest’arte produsse nei più bei tempi della Grecia e di Roma, e il gusto e l’
romani costantemente mostrarono per gli spettacoli teatrali, debbono più che altronde farci arguire, quanta fosse quest’ar
e, che i monumenti superstiti delle arti loro tuttavia ci conservano, più che altro ci debbon render certi di quanto pregio
i gruppi maravigliosi delle statue greche, sono per noi gli argomenti più luminosi della eccellenza, cui doveva esser giunt
diligenza indefessamente la studiavano; né sdegnavano di ragionarne i più gravi filosofi, come Socrate, Platone, Aristotele
stotele e Luciano; e di apprenderla dagli stessi istrioni gli oratori più insigni, sì come l’apprese Demostene dal vecchio
ata universalmente. Il solo gesto muto emulava talvolta il linguaggio più eloquente e più vario. I pantomimi fecero dire ch
te. Il solo gesto muto emulava talvolta il linguaggio più eloquente e più vario. I pantomimi fecero dire ch’essi parlavano
a di comparir sulle scene sotto la divisa di attore; così i pantomimi più insigni giunsero ad avere emolumenti straordinari
avere emolumenti straordinari, e ad essere stimati nel pubblico assai più che i senatori, e talvolta divisero Roma in più p
ti nel pubblico assai più che i senatori, e talvolta divisero Roma in più parti, che sostenevano il merito d’Ila o di Pilad
dizione, e questa, trovandosi interrotta, e quindi ignorata, non poté più per mancanza di esempi e di modelli comunicarsi e
rvono ad altro che al perditempo de gli eruditi, i quali senza pruove più chiare si affogano su tali ricerche in vane ipote
e XII, e l’arte drammatica e la declamazione particolarmente sono le più tarde a rialzarsi e rimettersi a livello delle al
nario improvviso, si vide pur recitare alcuna buona commedia o dramma più o men regolare, come il Pastor fido. Ma infelicem
pplaudire la bella declamazione italiana, che d’allora si venne ognor più degradando fra noi, a misura che si venne nella F
paragoni e trattati sull’arte del commediante; ma la sua opera giovò più agli stranieri che ai suoi nazionali, i quali o n
a o stazionaria. Tutte le altre nazioni, che l’hanno conosciuta assai più tardi di noi, si sono come largamente compensate
tinguersi; e talvolta è rimasto in forse, se il merito del dramma sia più d’attribuirsi al declamatore o al poeta. E gli at
ceduti, mi contento soltanto di dire che con la propria esperienza ho più volte provato gli effetti reali dell’arte loro, e
ti delle persone, o della scuola, o della nazione, o del tempo, tutti più o meno annunziano lo studio teoretico e pratico,
[Intro.14] Ed hanno cercato e cercano tuttavia di emularli le genti più colte di Europa. Il teatro e l’arte di Shakespear
i di gran lunga sorpassato il famoso David Garrik. Egli avea lavorato più drammi, alcuni col poeta Colman, ed altri da sé s
maravigliosi ch’egli produceva sull’animo de’ suoi spettatori. Niuno più di lui ha fatto sentire la forza e il terrore del
oche di che invidiar la francese. [Intro.16] Lo stesso gusto, benché più tardi, si è pure introdotto nell’Alemagna. Le buo
o pur commendato altri attori ed attrici in quegl’incontri, ne’ quali più spiccava il loro talento; ed è questa una pruova
to seguito il genio della inglese, e per l’ordinario si diletta ancor più del genere semplice e famigliare. Secondo questi
[Intro.19] È già pur qualche tempo che tali idee si sono svegliate in più parti d’Italia. Le tragedie di Alfieri hanno comu
porle e nel declamarle, pure raggiunto l’uno si possono pur gli altri più o meno raggiungere per l’identità de’ principî, d
tativi, che si sono fatti e ripetuti negli ultimi tempi, hanno sempre più mostrato quello che potrebbe diventar l’arte in m
a difficoltà e per caso, interrottamente e di rado, se l’osservazione più sagace, e la accurata diligenza, e il criterio pi
se l’osservazione più sagace, e la accurata diligenza, e il criterio più sano non raccolgano gli esperimenti, i tentativi,
mparandone l’uso e l’impressione, riducano l’arte a regole e principî più o meno determinati, e si formi in questo modo e s
amente. Allora l’arte, procedendo da’ suoi veri principî, può, sempre più sviluppandoli ed applicandoli, progredire per que
a che mena alla perfezione. E tutte le nazioni che si sono avvicinate più o meno a questo termine, non hanno trascurato né
essa un’ arte regolare come la scrittura, la pittura, la musica; e i più grandi filosofi, non che gli artisti più celebri,
, la pittura, la musica; e i più grandi filosofi, non che gli artisti più celebri, teoreticamente ne ragionarono, e ciascun
o al loro subbietto particolare importava, alla teatrale declamazione più o meno si riferirono, ma niuna opera di questa ma
ampati in Londra sul 1728, e l’Arte del teatro. [Intro.23] Dopo lui, più che gli italiani, le altre nazioni seriamente se
ia il Commediante di Sainte Albine, e le note e le osservazioni assai più giuste di Dhannetaire, il Corso di declamazione d
amai non vi ha scrittore insigne di belle arti che della declamazione più o meno non ragioni. Di fatti, più volte ne ragion
i belle arti che della declamazione più o meno non ragioni. Di fatti, più volte ne ragionarono Diderot De la poésie dramati
ésie dramatique, e Marmontel e Mercier Du Théâtre, e lo Spettatore in più luoghi, e Lessing nella sua Dramaturgie e Bibliot
to. La lettura e il confronto di tutti quelli scrittori, che ne hanno più o meno trattato finora, e le osservazioni e la pr
intenzioni, e che altri, migliorandone l’esecuzione, possano influire più efficacemente alla perfezione di un’arte, che, ri
ionaria, a fronte delle altre nazioni, che l’hanno imparata da noi, e più di noi migliorata. Capitolo I. Della espres
più di noi migliorata. Capitolo I. Della espressione nel senso più generale — Della declamazione in ispecie, e propr
o dotato di forza o di facoltà propria, opera a proporzione, e genera più o meno al di fuori di certi effetti corrispondent
ile, propria di qualunque essere, costituiscono. Quindi diciamo l’uno più o meno operativo dell’altro, quanto più o meno pr
uiscono. Quindi diciamo l’uno più o meno operativo dell’altro, quanto più o meno produce e spiega al di fuori di tali effet
lla forza, o cagione interna, che li produce, costituiscono nel senso più ampio la espressione comune a tutti gli esseri de
no si manifesta progressivamente per tutte le specie organizzate, dal più semplice vegetabile sino all’animale più perfetto
e le specie organizzate, dal più semplice vegetabile sino all’animale più perfetto, che noi conosciamo, od all’uomo. Sia la
superiore, della quale è l’uomo informato, sia la sua organizzazione più estesa e moltiplice, sia la combinazione dell’una
zione dell’una e dell’altra, esso genera ed esprime al di fuori assai più che gli altri non fanno. E tali effetti, che noi
espressione fu la prima lingua della natura comune a tutti gli esseri più o meno attivi e modificabili, ch’essa comprende.
pur si comunicava e si propagava sino a tutti gli organi esterni, che più o meno ne dipendevano. E questa esterna modificaz
’arte, riguardata come imitativa della natura significante. Nel senso più generale, l’arte altro non fa, che raccogliere ed
nerale, l’arte altro non fa, che raccogliere ed imitare l’espressioni più vive e più vere della natura parlante, e sul mode
rte altro non fa, che raccogliere ed imitare l’espressioni più vive e più vere della natura parlante, e sul modello delle o
ne e migliorarne delle altre artificiali, che rendono quasi la natura più bella e più perfetta, imitandola. [1.6] Uno fu d
arne delle altre artificiali, che rendono quasi la natura più bella e più perfetta, imitandola. [1.6] Uno fu dunque l’ogge
nere che l’imitato, come interviene allorché l’uomo imita o contrasta più o meno il suo simile, parlando e operando alla ma
e stromenti dell’arte rispettiva soglion dirsi; perché erano questi i più ovvi ed i più facili a conoscere e mettere in ope
ll’arte rispettiva soglion dirsi; perché erano questi i più ovvi ed i più facili a conoscere e mettere in opera. [1.7] Da
ri. [1.8] L’uomo, imitando il suo simile, atteso la varietà di mezzi più o meno distinti, che contemporaneamente poneva in
ffetti, gli accidenti ed i tentativi, dividendosi e suddividendosi di più in più i mezzi e gli stromenti delle arti più o m
gli accidenti ed i tentativi, dividendosi e suddividendosi di più in più i mezzi e gli stromenti delle arti più o meno com
osi e suddividendosi di più in più i mezzi e gli stromenti delle arti più o meno composte, si divisero e suddivisero le art
colori, ora i rilievi soltanto, si distinsero e perfezionarono sempre più la lingua ed il canto, la danza e la pantomina, l
he s’imita. [1.11] Tale imitazione drammatica si divise anch’essa in più specie. Gli antichi aveano distinto 1a comica, la
pur declamando gli attori tragici, riuscendo la loro declamazione, e più efficace per l’uso, e più mirabile per gli effett
tragici, riuscendo la loro declamazione, e più efficace per l’uso, e più mirabile per gli effetti, e più difficile pel suo
amazione, e più efficace per l’uso, e più mirabile per gli effetti, e più difficile pel suo magistero, essa venne attribuit
mano in mano determinando tali mezzi, sicché ne rendano l’esercizio e più regolare e più sicuro. [1.14] Or, considerandola
terminando tali mezzi, sicché ne rendano l’esercizio e più regolare e più sicuro. [1.14] Or, considerandola nella sua tota
e il declamatore deve esercitare l’arte sua, dandole quella forma che più le conviene per renderla quale debbe essere. Le n
ne. Noi diremo adunque di questa ciò che reputeremo al nostro intento più necessario. [2.2] Di tutte le maniere o parti de
ome quella che, per facilità, per prontezza e per varietà, si presta, più che le altre, ad esprimere quanto il bisogno, l’u
lle altre parti visibili della persona parlante, le quali con la voce più o meno cospirano ad esprimere la stessa cosa. Que
do il tuono della voce, la figura del viso, ed il moto del corpo, che più si convengono alle parole nelle quali si esercita
re ed accompagnar le parole con la voce, con la fisonomia e col gesto più accomodato al significato delle parole ch’esprime
migliore, debbono approssimarsi a quell’accento ch’è, e si reputa il più perfetto; e questo non s’apprende e s’insegna, se
no e diversificano le parole. Ogni parola non è che un tratto di voce più o meno lungo e variamente modificato. Quindi nasc
ocali, le consonanti e le sillabe, che le parole costituiscono. Una o più sillabe possono comporre una parola; ed ogni sill
cessariamente da una vocale, può essere variamente temperata da una o più consonanti che la precedono e la seguano. Ogni vo
calizzare ed articolare pronunciando. [2.7] Ogni parola, composta di più o meno sillabe, una ne distingue fra le altre, la
sillabe, una ne distingue fra le altre, la quale fra queste primeggia più risentita per maggior forza di suono. Al suo conf
nfronto sembrano le altre meno aperte, meno vivaci, meno sensibili, e più mute, più oscure, più rapide e come destinate a s
mbrano le altre meno aperte, meno vivaci, meno sensibili, e più mute, più oscure, più rapide e come destinate a servir quel
tre meno aperte, meno vivaci, meno sensibili, e più mute, più oscure, più rapide e come destinate a servir quella, che sopr
si appoggia e signoreggia. Or questa forza o spinta, per cui la voce più in una, che in altra sillaba si raccoglie e si po
ltre la differenza della vocale, ne modifichi e diversifichi il suono più o meno sensibilmente. Ma siffatti accidenti sono
ente in certe parole. Perocché le sillabe disaccentate riescono tanto più rapide a pronunziare quanto più sono dall’accento
e sillabe disaccentate riescono tanto più rapide a pronunziare quanto più sono dall’accento lontane, o dall’accento piuttos
e che susseguite. Quindi una parola riesce, a proporzione dell’altra, più rapida e più sfuggevole quanto ha più sillabe dis
ite. Quindi una parola riesce, a proporzione dell’altra, più rapida e più sfuggevole quanto ha più sillabe disaccentate e c
esce, a proporzione dell’altra, più rapida e più sfuggevole quanto ha più sillabe disaccentate e continue, e più ancora se
ida e più sfuggevole quanto ha più sillabe disaccentate e continue, e più ancora se queste anzi seguano che precedan l’acce
iù ancora se queste anzi seguano che precedan l’accentata. Così amo è più rapida di amò, amano di amerò. Quindi pur si dist
si concede, e che grave per distinzione han chiamato. Ed alcuni altri più sottilmente hanno lo stesso acuto in più ancor di
an chiamato. Ed alcuni altri più sottilmente hanno lo stesso acuto in più ancor distinto, parendo loro delle stesse sillabe
più ancor distinto, parendo loro delle stesse sillabe accentate l’una più spiccata, e l’altra più rotonda, sia per la loro
ndo loro delle stesse sillabe accentate l’una più spiccata, e l’altra più rotonda, sia per la loro natura assoluta e primit
re ammesso l’accento circonflesso, che pare un accento dell’ordinario più sostenuto e prolungato. I toscani, o non l’usano
brevi egualmente, rimanendo la quantità pure sempre la stessa, e che più sillabe o tutte lunghe o tutti brevi potevano con
i propri e genuini a qualunque elemento delle parole. Ma in una serie più o meno lunga di parole noi sentiamo la necessità
tà di soffermarci a quando a quando, e di prendere secondo il bisogno più o men di riposo. E perché tali pause giovassero a
senso delle parole. Per la qual cosa si distinsero da prima le parti più notevoli del discorso e così via via le meno sino
a le parti più notevoli del discorso e così via via le meno sino alle più semplici e inseparabili. Quindi il periodo, i suo
asi, ecc. Di tali periodi vien formato il discorso, che pure in parti più o meno lunghe si suole dividere; onde risultano c
o capitoli, articoli, paragrafi ed altrettali divisioni, che tutte di più o meno periodi successivamente compongonsi. [2.15
nte compongonsi. [2.15] Il periodo suole comprendere una proposizione più o meno complessa o composta di altre subalterne,
ltre subalterne, che dalla principale dipendono. Ora queste, che sono più o meno dipendenti, si pronunciano l’una dalle alt
ste, che sono più o meno dipendenti, si pronunciano l’una dalle altre più o men distaccate, a misura della maggiore o minor
si posero in uso i punti e le virgole; e così, procedendo dal meno al più , si passò dalla virgola al punto-virgola, a’ due-
; ed accento del discorso potrebbe dirsi. Quindi procedono quei suoni più o meno gagliardi, sostenuti e significanti che co
ali incominciamenti, tali cadenze, tali riprese, che, notandone ancor più la consonanza e la correlazione, servivano ad acc
oni ed accenti un certo effetto risulta, che diletta e persuade ancor più , e quindi rende ancor più efficace il magistero d
fetto risulta, che diletta e persuade ancor più, e quindi rende ancor più efficace il magistero de’ due precedenti principî
o numero d’intervalli dal grave all’acuto, e collocandosi gli accenti più tosto in uno che in altro luogo; e quelli adopera
li accenti più tosto in uno che in altro luogo; e quelli adoperandosi più o meno di lentezza, di celerità, di riposo, si fo
ezione della lingua, che consiste nell’esprimere e farsi intendere il più che si può. [2.18] L’accento oratorio, secondo i
do, che la voce prende progressivamente nel pronunciare. Esso esprime più particolarmente la relazione ad un termine, a cui
discorso dee avere il suo tuono proprio; ed, in questo senso, esso è più o meno elevato, più o meno grave, più o men grazi
il suo tuono proprio; ed, in questo senso, esso è più o meno elevato, più o meno grave, più o men grazioso conforme all’ind
io; ed, in questo senso, esso è più o meno elevato, più o meno grave, più o men grazioso conforme all’indole del subbietto,
ntale del discorso non corrispondano. Ed ecco, secondo noi, il metodo più giusto e più semplice per regolare il tuono della
corso non corrispondano. Ed ecco, secondo noi, il metodo più giusto e più semplice per regolare il tuono della pronunciazio
per teorica. Ci siamo quindi limitati ad accennarne piuttosto quelle più generali ed importanti relazioni, che l’armonia d
sso fine come le parole, ch’è quello d’esprimere e farsi intendere il più che si può, noi crediamo di poterli tutti ridurre
ciglia ecc. Spesso qualunque gesto diventa eccitatorio, accrescendone più o meno l’azione ed il movimento. [3.5] 3.º Altri
mento ordinario del parlare, e sono i meglio significanti, ancorché i più frequenti e comuni, e sì capricciosi che sarebbe
criverli. Essi emergono per l’ordinario allorché altra gesticolazione più importante e necessaria non ci preoccupa, e perci
di cose poco importanti e indifferenti. [3.6] 4.º Altri gesti assai più parlanti sono i descrittivi, che dimostrativi pos
nque altro oggetto ed azione, imitandola e contraffacendola co’ gesti più propri e rassomiglianti. È questa la lingua ordin
rassomiglianti. È questa la lingua ordinaria de’ muti, e ne ritengono più o meno quei popoli che hanno parole ed espression
icienti per esprimere adeguatamente i loro pensieri. Io ho confermato più volte questo fenomeno, avendo osservato in più pr
ieri. Io ho confermato più volte questo fenomeno, avendo osservato in più province d’Italia che là dove la lingua è assai p
specialmente se l’immaginazione è massima, la gesticolazione è assai più del parlare espressiva ed eloquente. [3.7] 5.º P
colazione è assai più del parlare espressiva ed eloquente. [3.7] 5.º Più di tutti significanti, quantunque più semplici, s
essiva ed eloquente. [3.7] 5.º Più di tutti significanti, quantunque più semplici, sono i propriamente detti espressivi, e
ei poi, che altri dicono motivati, sono quelli, in cui l’anima prende più o meno parte, e gli eseguisce con certo disegno,
llontanarlo o distruggerlo ecc. [3.10] 8.º Alcuni di questi riescono più o meno analoghi all’interna attitudine della pers
all’interna attitudine della persona che gli adopera, quasi imitando più o meno al di fuori i moti e i sentimenti che prov
e gli oggetti ideali, descrivono invece quegli oggetti sensibili, che più sono a quelli rassomiglianti; ed essi riescono pi
tti sensibili, che più sono a quelli rassomiglianti; ed essi riescono più o meno belli e significanti quanto maggiore o min
o simbolici e geroglifici. Perocché via via combinandosi variamente e più o meno alterandosi, specialmente dovendo servire
te dovendo servire ad accompagnare il discorso, per l’ordinario assai più complesso più spedito e più rapido, non si poteva
vire ad accompagnare il discorso, per l’ordinario assai più complesso più spedito e più rapido, non si potevano spiegare pe
agnare il discorso, per l’ordinario assai più complesso più spedito e più rapido, non si potevano spiegare per intiero, e c
ozzati si trovano obbligati ad accennar di loro appena alcuna parte o più facile, o più sensibile, o più importante. Quindi
ano obbligati ad accennar di loro appena alcuna parte o più facile, o più sensibile, o più importante. Quindi rimasero in u
accennar di loro appena alcuna parte o più facile, o più sensibile, o più importante. Quindi rimasero in uso cenni leggeris
i, e che adopera tuttavolta per abitudine, e quasi naturalmente senza più conoscerne l’origine etimologica, o la vera filia
l’antica relazione al loro significato. Ogni specie di gesti è stata più o meno sottoposta a questa vicenda; ed il filosof
icoprivano il capo e stavano ritti, e noi teniamo scoperto il capo, e più o meno ci pieghiamo. E l’abbracciaro ove il magg
a terra, da quelli intorno a sé rigirandosi, ec. E per cotal modo il più della pronunzia gesticolatoria, come la liturgica
i sono proposti o si propongono di trattare. Da chi parla nello stile più semplice e familiare sino a chi parla nello stile
rla nello stile più semplice e familiare sino a chi parla nello stile più studiato e sublime ciascuno preferisce e pratica
udiato e sublime ciascuno preferisce e pratica una maniera propria la più conveniente di pronunziare, ossia di usare conven
i la pronunciazione a’ differenti stati dell’animo, venne distinta in più specie, secondo la differenza di subbietti, delle
rché avessero per lungo tempo discordato sul genere di versificazione più convenevole. Lo stesso Shakespeare, il cui genio
e che gli ascoltatori hanno il diritto di attendere. Io dico anzi di più che il metro per la sua natura particolare ad una
si sforzi di violentare la versificazione siffattamente che una prosa più o meno rassembri, ne verrebbe ad emergere una pro
ndo che il poeta abbia dato alla tragedia quel metro e quel ritmo che più le convengono, e che sono più adattati alle quali
la tragedia quel metro e quel ritmo che più le convengono, e che sono più adattati alle qualità delle persone che debbono r
e maraviglioso. Il Cesarotti, il Frugoni e il Parini hanno dopo Dante più che altri imitato quest’artificio nella versifica
altri imitato quest’artificio nella versificazione italiana; ma niuno più dell’Alfieri nelle sue tragedie. Egli è il primo
re e variare l’armonia della pronunciazione; così possiamo e dobbiamo più o meno notarle nelle cadenze finali de’ versi, se
e l’armonia del periodo. Ed esse possono e debbono variare ed essere più o meno sensibili secondo la relazione maggiore o
ene via via così ad essere modificato da quello del senso, che sempre più nuova, varia e grata armonia ne acquistano i peri
periodi ed i versi. [4.7] Applichiamo i suddetti principî a qualche più notabile esempio. Dante apre in questo modo la sc
ica e armonica che ogni verso dee conservare. E sarà questa relazione più o meno sensibile, ove la divisione e la pausa del
relazione più o meno sensibile, ove la divisione e la pausa del senso più o men la comporti, siccome nella cadenza de’ vers
suono del verso con quello del periodo, sicché quello del senso ancor più ne risalti. Noi ci siamo circoscritti a parlare f
tutti, soffre tali e tante modificazioni, che spesso l’un verso varia più o meno sensibilmente dall’altro, e questa varietà
delle circostanze, sicché non pur armoniche ed aggradevoli, ma ancor più espressive e significanti diventano. Esse dipendo
ole ti par che gareggi. Io credo oppor tuno qui notare uno de’ tratti più artificiosi della Poetica del Vida, il quale, rac
ontendeva l’evidenza imitativa dell’armonia de’ suoi versi. Il Tasso, più che altri, si era allontanato da questo modello p
versificatori, che hanno vie meglio imitato la varietà poetica, niuno più dell’Alfieri ne ha sentito la necessità, e ne ha
sue tragedie, nel qual genere la declamazione troppo avvertita, e per più ore continuata, farebbe alla lunga sentirne la mo
ersona che va richiamando i suoi pensieri, secondo le circostanze che più l’interessano. Ma ben tosto si turbano, e si veng
ngono acconciamente modificando a misura che dipingono le circostanze più rilevanti dell’assassinio di Agamennone:        
n tuo, che mio Padre in appresso. Ed ei mi trafugava Per quella porta più segreta, tutto Tremante: e dietro mi correa sull’
rzo la confusione e le qualità degli affetti che producevano. E tanto più comparisce un tal magistero, quanto più si cerca
etti che producevano. E tanto più comparisce un tal magistero, quanto più si cerca bentosto di esprimere, con la dolcezza d
ione e lo sforzo; e ciò potrà fare con tanta maggior facilità, quanto più si studierà di servire, pronunciando, al senso de
Dante, malgrado le tante regole minutissimamente accumulate, e quasi più per confondere che per istruire, faceva ed armoni
richiede. Se le parole, le frasi, i versi, i periodi hanno de’ suoni più o meno analoghi al loro significato, cioè alla na
Della visibile applicata a ciascun organo. [5.1] La modificazione più distinta che riceve la pronunciazione del declama
l cuore comunica alla persona, che la concepisce e l’esprime nel modo più conveniente alla sua natura. E siccome la pronunc
na e dall’altra risulta ad un tempo. [5.2] Ogni qualvolta sia l’uomo più o meno affetto e commosso da qualche idea o senti
tto di espressione. [5.3] Or incominciando dalla voce, dalle prime e più semplici modificazioni ch’essa ricevette dalle va
n complesso di naturali interrogazioni, che le affezioni degli uomini più vive e pressanti significavano. Questi informi el
altro fu che un sospiro, il quale, alterandosi e sviluppandosi ognor più secondo la specie e lo sviluppo delle passioni, c
di mano in mano la forma ora del singhiozzo, che del sospiro è assai più rapido e ripetuto, ora del gemito ch’è come un si
ra del gemito ch’è come un singhiozzo continuo, i cui intervalli sono più estesi e più lenti, ed ora di fremito, d’urlo e d
ch’è come un singhiozzo continuo, i cui intervalli sono più estesi e più lenti, ed ora di fremito, d’urlo e di altrettanti
estesi e più lenti, ed ora di fremito, d’urlo e di altrettanti gridi più o meno veementi, e per l’ordinario imitativi di q
anti gridi più o meno veementi, e per l’ordinario imitativi di quanto più fortemente sentivano e immaginavano. Per cotal mo
ù fortemente sentivano e immaginavano. Per cotal modo la voce, sempre più dispiegandosi e articolandosi, ritenne sempre il
lla confidenza, della maraviglia, dell’orrore ecc.; ed ecco il metodo più giusto più semplice e più sicuro da regolare il t
nza, della maraviglia, dell’orrore ecc.; ed ecco il metodo più giusto più semplice e più sicuro da regolare il tuono di qua
viglia, dell’orrore ecc.; ed ecco il metodo più giusto più semplice e più sicuro da regolare il tuono di qualunque patetica
ma l’andamento successivo delle parole, delle frasi, del periodo, che più o meno rapidamente, o lentamente, o interrottamen
onunciazione successiva e continua delle parole. Né regola migliore e più certa possiamo trovare su tal proposito fuorché q
dell’orrore. [5.5] Ogni lingua ha notato e figurato i suoi elementi più o meno arbitrari e convenzionali della voce, come
sente, naturalmente li distingue e li pratica. Dal selvaggio all’uomo più incivilito e più colto, se ne togli le picciole d
te li distingue e li pratica. Dal selvaggio all’uomo più incivilito e più colto, se ne togli le picciole differenze di cost
sempre e da per tutto lo stesso. Quindi è che secondo certi caratteri più distintivi delle passioni, si può ancora determin
o hanno finora trattato gli antichi ed i moderni. Quintiliano ne avea più che gli altri diffusamente parlato; ed egli non n
o ne avea più che gli altri diffusamente parlato; ed egli non ne dice più di quanto ne avea detto più brevemente Cicerone a
diffusamente parlato; ed egli non ne dice più di quanto ne avea detto più brevemente Cicerone avanti di lui: Aliud enim vo
Per la qual cosa non può anch’egli prescindere da quella espressione più o meno patetica, ch’è proporzionata all’impressio
movimento che riceve dalle sue idee. Sotto questo rapporto l’oratore più tranquillo e contento, l’istruttore più riflessiv
tto questo rapporto l’oratore più tranquillo e contento, l’istruttore più riflessivo e più semplice, il narratore di cose c
to l’oratore più tranquillo e contento, l’istruttore più riflessivo e più semplice, il narratore di cose che men lo riguard
nel tempo, e che tali modificazioni delle quali abbiamo accennate le più generali, essendo le stesse in tutti gli uomini d
nte intorno agli altri che pur come quello alla passione predominante più o meno obbediscono. Ricevendo ciascuno di essi il
igura, il colore e l’atteggiamento della persona e di ogni sua parte, più o meno modificabile, diventano anch’essi effetti
e non pur vocale diventa ancora visibile; e tutti i membri diventano più o meno espressivi e parlanti. Niuno ha meglio esp
nclinare innanzi o indietro, a dritta od a manca. E a determinare vie più queste generali posizioni concorre massimamente l
o, tutta l’anima si dipinge. In esso traspariscono fedelmente tutti i più piccioli moti della mente e del cuore; ed a secon
le labbra si conformano anch’essi con l’espressione del volto, e vie più la caratterizzano e la confermano. Il naso si rit
aguzza e si contrae, o si abbandona e si appoggia sul petto. Ma assai più che il naso ed il mento hanno le labbra una gran
eggiano. L’occhio per la sua mobilità è quello che a’ moti dell’anima più prontamente obbedisce, e per la sua trasparenza c
lui fondo. E quest’effetto è si meccanico e necessario, che l’uomo il più esperto non può nasconderlo, ond’è che l’occhio s
ezzo chiuse, e la pupilla si eleva alcun poco, si cela ed annunzia il più profondo dolore; e tal’altra si spalancano le une
nonnunquam saltare solis oculis . Si crede che i Siciliani abbiano, più che ogni altro popolo, il talento e l’abitudine d
e feroce alzar vedresti La regal fronte. [5.26] Spesso è la sede dei più gravi pensieri, che in essa principalmente si rac
assare a suo talento. [5.29] IX. Mano. L’organo che dopo il vocale è più in azione nella pronuncia si è il braccio, e per
le dita. Questo stromento, per cui l’uomo diventa fra gli animali il più operativo ed industrioso, concorre eziandio a ren
e l’ingegno creatore dietro certi modelli generali ed archetipi, ama più di creare, che di ripetere in qualunque arte. [5
rtitamente considerata rispetto a ciascuno, si mostra per l’ordinario più o meno complessa, simultanea e generale rispetto
eamente lo stesso sentimento e la stessa idea. Ma spesso gli uni sono più espressivi quando gli altri lo sono meno, e talvo
into              M’era nel viso e il dimandar con esso,               Più caldo assai, che per parlar distinto. [5.35] E
detti patetici. Tutti quindi prendono questa qualità predominante, e più o meno patetici tutti diventano. Riguardate l’esp
ti diventano. Riguardate l’espressioni sotto questo punto di vista il più semplice e generale, noi cercheremo di ridurle e
ice e generale, noi cercheremo di ridurle e ordinarle secondo la loro più giusta teorica, onde più accuratamente e secondo
eremo di ridurle e ordinarle secondo la loro più giusta teorica, onde più accuratamente e secondo i veri principî della nat
percezione, come il cuore, e per esso la sensazione, agiti e commuova più o men fortemente alcune parti del corpo, nessuno
emente alcune parti del corpo, nessuno può dubitarne. Le speculazioni più astratte, le verità più sublimi, le più tranquill
corpo, nessuno può dubitarne. Le speculazioni più astratte, le verità più sublimi, le più tranquille meditazioni ci alteran
uò dubitarne. Le speculazioni più astratte, le verità più sublimi, le più tranquille meditazioni ci alterano siffattamente
o anch’essi le loro espressioni particolari. Noi ne abbiamo la pruova più luminosa nella scuola di Atene di Raffaello, ove
ando: l’ho trovata , dovette atteggiarsi a pronunciare nella maniera più propria allo stato della sua mente. La storia let
ena di siffatti fenomeni, sicché possiamo sicuramente asserire che le più astratte verità e le idee più sincere hanno anch’
hé possiamo sicuramente asserire che le più astratte verità e le idee più sincere hanno anch’esse i loro piaceri ed i loro
guardo, inarca le ciglia chi medita profondamente; così in chi sente più o meno forte ora si allenta o si accelera la resp
ici e necessari si spiegano i volontari e spontanei, nei quali prende più o meno parte la volontà, ed i primi a spiegarsi,
e più o meno parte la volontà, ed i primi a spiegarsi, e che a quelli più o meno si approssimano, sono gl’imitativi od anal
li esseri non pur ragionevoli, che bruti ed inanimati noi ci sentiamo più o meno inclinati e disposti a contraffarli ed a l
o inclinati e disposti a contraffarli ed a lor conformarci secondoché più o meno ci commuovono e c’interessano. Così noi im
quiloni, del leone, del toro, ma quelli della persona la cui presenza più fortemente ci affetti. Quindi alla presenza od an
comporci alla loro maniera per una specie d’istinto, che ci obbliga a più o meno imitarli. Per questa legge fisiologica l’u
’uomo pronuncia, si muove e si atteggia analogamente agli oggetti che più lo feriscono per l’imperio di quell’azione, che g
rgani interni ed esterni. [6.6] Dall’imitar tali oggetti od immagini più o meno sensibili, si passò di mano in mano ad imi
o ad imitare e dipingere eziandio le loro relazioni, e quindi le idee più astratte ed intelligenti, e le affezioni più deli
azioni, e quindi le idee più astratte ed intelligenti, e le affezioni più delicate e sentimentali. Per lo qual magistero lo
lare o confusa di certe parole, di certi moti, di certi gesti imitano più o meno figuratamente e sensibilmente la qualità e
re come principîo fondamentale e regolatore di essa, che la relazione più generale di causa e di effetto ne costituisce la
costituisce la natura e la forza. E siccome tale relazione può essere più o meno evidente o necessaria, più o meno diretta
E siccome tale relazione può essere più o meno evidente o necessaria, più o meno diretta o indiretta, da siffatta necessità
aggior o minor forza dell’espressione. L’espressione può esser dunque più o meno forte, vivace e significante ogni qual vol
ù o meno forte, vivace e significante ogni qual volta abbia relazione più o men necessaria, evidente e diretta con l’idea o
sudetto principîo nel modo seguente: che l’espressione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante, quanto è più
incipîo nel modo seguente: che l’espressione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante, quanto è più evidente e
modo seguente: che l’espressione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante, quanto è più evidente e diretta la
sione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante, quanto è più evidente e diretta la relazione tra l’idea o l’af
recedenti, e che non già all’imitazione, ma servono bensì quali mezzi più o meno atti ed opportuni a soddisfarla ne’ suoi b
tutti gli atti ed i moti, che a tal uopo s’impiegano, diventano tanto più espressivi e significanti, quanto più sono necess
po s’impiegano, diventano tanto più espressivi e significanti, quanto più sono necessari ed efficaci a conseguirlo. La forz
conseguirlo. La forza di tali espressioni sta dunque nella relazione più o meno evidente o necessaria o diretta de’ mezzi
sollievo. E per lo contrario nella gioja si vuole vivere e sentire il più che si possa, e più atti festivi si ripetono e si
ontrario nella gioja si vuole vivere e sentire il più che si possa, e più atti festivi si ripetono e si comunicano, amandos
ltri e moltiplicata, per quindi raccoglierla di nuovo e goderne ancor più . L’uomo allegro vuole spandersi e moltiplicare la
ria ci limita a noi soli, come se ogni altro oggetto ci dovesse ancor più nuocere od annojare; e gli oggetti più innocui ed
altro oggetto ci dovesse ancor più nuocere od annojare; e gli oggetti più innocui ed indifferenti si temono, si fuggono e s
tutti ridursi i tuoni, i gesti ed i movimenti che si riguardano come più o meno naturalmente espressivi. E nella loro ragi
bbiamo osservato la pronunciazione tutta si restringe ad eseguire, il più fedelmente che può, l’intenzione dell’animo nostr
re l’uno e l’altra. E perciò si dee sempre trascegliere l’espressione più necessaria, più efficace e diretta, se le leggi d
ra. E perciò si dee sempre trascegliere l’espressione più necessaria, più efficace e diretta, se le leggi della natura si v
i adempiere il suo ufficio particolare, di cui è incaricato, nel modo più conveniente alla sua natura e destinazione. Noi o
a che l’ha preceduta. Gli occhi, le ciglia ed il volto sono i primi e più pronti a risentirsi di qualunque interno moviment
artista non dee trascurarlo per bene imitarlo opportunamente. [6.14] Più diffìcile, e non meno frequente, è l’altro caso,
, servendo tutti gli organi alla medesima passione, ed essendo questa più o meno complessa, o tendendo a più fini, ciascuno
desima passione, ed essendo questa più o meno complessa, o tendendo a più fini, ciascuno organo cerca di adempiere il suo u
di adempiere il suo ufficio particolare, di cui è incaricato nel modo più conveniente alla sua natura o destinazione. [6.1
rocede, come accade nella gelosia, la quale non è che un complesso di più affetti conspiranti insieme, che non pur si succe
spetto, della collera, dell’odio ecc. Parimenti nella stessa passione più semplice dell’amore o dell’odio alla presenza del
conflitto o di combinazione quali debbano preferirsi o predominare, o più o meno concorrervi od escludersi affatto, e come
sacrificano tutti quegli altri che al soggetto rapportansi, il quale più a sé non bada, ove in quello tutto si occupi. [6
non cessa di sentire e d’imitare in parte alcuni di quegli accidenti più funesti, che lo hanno principalmente colpito. Egl
mere l’orrore e il furore de’ congiurati, che era l’effetto che a lui più importava di verificare, e ad Emilia di apprender
ondere quei gesti semplicemente imitativi ed analoghi, che quai cenni più o meno rapidi, indicano l’oggetto a cui si rappor
meno rapidi, indicano l’oggetto a cui si rapportano; da quegli altri più particolareggiati e minuti, che per la loro lenta
vrebbero dirsi. Possono ancor questi servire alcuna volta quali mezzi più o meno utili, o necessari ad un qualche fine; ma
esprimere la sentenza generale, e non già le parole singolarmente, e più le affezioni ed i sentimenti di chi ragiona, che
ringa di Cicerone medesimo contro Verre, dove esponeva le circostanze più commoventi della flagellazione di Gavio. E di ver
dovermi trattenere alquanto su l’analisi di una parte che è certo la più importante nella declamazione, ed alla quale, anc
iguarda la realità del fenomeno, che abbiamo sottoposto ad analisi, e più lo sviluppamento delle conseguenze, che la teoric
servire alla passione che lo predomina, e quindi secondo quale norma più giusta e sicura si sogliano e debbano combinare n
taneamente operanti. Sotto questa relazione, l’espressione si enuncia più o men generale ed intera; perocché tutta la perso
ite ed infinitamente varie le passioni, io quelle tralascerò che sono più acconce al nostro intento e più forti e risentite
ssioni, io quelle tralascerò che sono più acconce al nostro intento e più forti e risentite, perché le altre, o più semplic
acconce al nostro intento e più forti e risentite, perché le altre, o più semplici o men ovvie, allo stesso modo si osservi
interni ed esterni dell’uomo, e così dalle tendenze e dagli appetiti più leggeri sino alle passioni più forti ed alle azio
e così dalle tendenze e dagli appetiti più leggeri sino alle passioni più forti ed alle azioni più determinate, a due gener
agli appetiti più leggeri sino alle passioni più forti ed alle azioni più determinate, a due generi si posson ridurre, cioè
he vogliam dire, che cresce, si invigorisce, si sviluppa a misura che più l’interessa, sino a tanto che diventa e si denomi
guardiamo, perché i tratti della sua espressione corrispondente sieno più rilevanti e distintivi. [7.6] Quindi, procedendo
ed esporne le classi; e noi a quello ci appiglieremo che parendoci il più conforme alla ragione, ed il più semplice ed effi
llo ci appiglieremo che parendoci il più conforme alla ragione, ed il più semplice ed efficace per l’uso nostro, noteremo l
più semplice ed efficace per l’uso nostro, noteremo le principali che più convengono al nostro fine ed al nostro disegno.
o come una macchina sottoposta all’azione degli obbietti esterni, che più o meno l’agitano e la commovono, e notiamo quelle
e possiamo chiamare. Tale stato, come oggetto di desiderio, divenendo più o men volontario, prende l’indole e la forma di p
impressioni che la sorprendono e la travolgono; e siccome sono queste più o meno interessanti a proporzione del dolore o de
l volto è stupido; il resto del corpo rimane immobile, ed al silenzio più o meno prolungato succede un parlare aspirato e i
e aspirato e interrotto. Gli stessi movimenti, ove sieno tratteggiati più fortemente giungono ad esprimere lo stupore, l’es
de di questa passione sono gli occhi e le ciglia. Niuno ce ne ha date più belle, più vere, e più varie forme di Raffaello n
a passione sono gli occhi e le ciglia. Niuno ce ne ha date più belle, più vere, e più varie forme di Raffaello nella sua Sc
ono gli occhi e le ciglia. Niuno ce ne ha date più belle, più vere, e più varie forme di Raffaello nella sua Scuola di Aten
rcondano e ne commovono. Ma prima di determinarci, specialmente se da più obbietti e da impressioni differenti o contrarie
ta incertezza è sovente volte vivissima ove si contrastino a un tempo più idee, più consigli, più desideri, più affetti. Da
zza è sovente volte vivissima ove si contrastino a un tempo più idee, più consigli, più desideri, più affetti. Dante ne ha
volte vivissima ove si contrastino a un tempo più idee, più consigli, più desideri, più affetti. Dante ne ha dipinto con la
a ove si contrastino a un tempo più idee, più consigli, più desideri, più affetti. Dante ne ha dipinto con la solita eviden
a, sino a tanto che a ferma determinazione non si risolva. Gli organi più affetti da tale passione sono la testa, le mani e
passione sono la testa, le mani e le gambe. [7.14] Gli obbietti che più c’interessano sono quegli esseri che più fra gli
be. [7.14] Gli obbietti che più c’interessano sono quegli esseri che più fra gli altri ci rassomigliano e che noi riguardi
d’alquanto s’avanza su l’inferiore. Si abbassano i muscoli del viso, più che tutti languisce l’occhio, e una dolce lagrima
condizione dell’uomo. [7.17] La passione, che tra le altre si mostra più frequente e primeggia, è l’amore, il quale è desi
inclinazioni, che gli accenti, l’attitudine, i modi, e si conforma il più che si può al mo dello che ammira e idolatra per
iù che si può al mo dello che ammira e idolatra per rendersene ognora più degno. Quindi legge e contempla beato nella fison
eda capace di cagionargli alcun male; quindi soffre diverse affezioni più o meno forti e distinte sotto l’azione di quello;
e distinte sotto l’azione di quello; ma ha l’odio fra tutti i tratti più note voli, di che pur le altre più o meno parteci
o; ma ha l’odio fra tutti i tratti più note voli, di che pur le altre più o meno partecipano. In generale esso desidera la
a, per le labbra illividite le parole escono masticate, aride, rotte. Più che altrove l’odio si dipinge nella guancia e neg
n breve essa pone l’uomo nello stato di guerra. Niuno fra gli antichi più di Seneca ne ha caratterizzato l’indole, l’espres
Bolle il sangue ed erra precipitoso per le vene, che, gonfie, par che più non bastino a contenerlo; i nervi e le ossa si sq
te. Non si conosce altra passione, che nella sua espressione impieghi più di questa tutte le parti del corpo ad un tempo. D
manda interrottamente accenti incerti e sommessi. E del terrore assai più deforme l’orrore aggrinza ed abbassa molto le cig
la pupilla attonita non ne rimane coperta di sopra, ed apre la bocca più verso gli angoli, che nel mezzo, per cui comparis
ccesso del terrore e dell’orrore si spiega la disperazione, la quale, più di ogni altra passione, ove nulla più speri, di t
iega la disperazione, la quale, più di ogni altra passione, ove nulla più speri, di tutte le più feroci si vale nel cospira
a quale, più di ogni altra passione, ove nulla più speri, di tutte le più feroci si vale nel cospirare contro se stessa, e
ade nel silenzio e nel riposo, il riposo ed il silenzio sono la parte più terribile della sua espressione. L’Inferno di Dan
seme             Di lor semenza e di lor nascimenti ecc. [7.29] Ma, più che altrove, egli ha descritto lo sviluppo di que
            E tre dì li chiamò poi che fur morti:             Poscia più che ‘1 dolor poté il digiuno. Quando ebbe detto c
i altre pur se ne spiegano, e vi s’innestano, e rendono l’espressione più o meno mista e composta, come la cagione da cui p
piro. [7.34] Forse di tutte le passioni quella che soffre e dispiega più forme varie, diverse e contrarie è la gelosia. Es
o questa passione multiforme in persona di Medea, e niuno fra moderni più di Shaskepeare in persona di Otello, di cui Volta
etti necessari, o a dipingere la loro cagione, o ad impiegare i mezzi più o meno volontari di soddisfare i loro bisogni. E
enere di osservazione e di studio che solo può fornirci la cognizione più estesa ed esatta del carattere distintivo e sensi
enienza degli effetti e delle cagioni, riducendo ad uno o a’ principî più semplici tutti i loro fenomeni. In tale studio no
più semplici tutti i loro fenomeni. In tale studio noi troviamo assai più la ragione che le osservazioni di fatti, ancorché
otti. Ma questo non basta all’esercizio dell’arte sua. Egli debbe, il più che può, particolareggiare e individualizzare gli
2] Quindi risulta la utilità e necessità di apprendere la espressione più sincera e reale delle passioni nel libro della na
o non potrebbe in verun conto fornirgli. E così la teorica renderebbe più spedita, e più sicura la pratica; e in questo mod
in verun conto fornirgli. E così la teorica renderebbe più spedita, e più sicura la pratica; e in questo modo tutti i migli
eglio apprenderne ed imitarne i tuoni, gli atteggiamenti e le maniere più espressive e più naturali. [8.4] Ma questa medes
ed imitarne i tuoni, gli atteggiamenti e le maniere più espressive e più naturali. [8.4] Ma questa medesima osservazione
tevole è necessario in prima che si trascelgano quegli originali, che più fra gli altri si prestano alle mire e al disegno
arla e si esprime in tutti egualmente; perlocché conviene osservare i più naturalmente sensibili ed eloquenti. Socrate ritr
oce, per la forza e le belle proporzioni del corpo. [8.5] Quello che più Socrate diceva degli Ateniesi fra gli antichi pos
l’Italia come una sorgente perenne ed inesauribile di espressioni, e più volte consiglia l’osservatore a raccoglierle e co
se egli avesse potuto debitamente osservarle, avrebbe rettificato in più luoghi le sue teoriche. Fra gli europei è certame
le sue teoriche. Fra gli europei è certamente il francese quello che più si accosta all’italiano; ma spesso l’arte e l’ele
ssicurano, che nel viso degli Ottaiti le affezioni si esprimono assai più vivamente che su le nostre fisonomie europee. [8.
nostre fisonomie europee. [8.6] Ma non basta lo scegliere le persone più atte ad esprimersi, ma bisogna osservarle e sorpr
le, tutta spiega la sua forza, e i suoi mezzi, e l’espressione riesce più viva, più risentita, e conforme al fine ed alla c
spiega la sua forza, e i suoi mezzi, e l’espressione riesce più viva, più risentita, e conforme al fine ed alla cagione, a
ate ed equivoche. Allora una seconda natura succede alla prima, assai più debile e incerta, o mascherata e fallace. Quindi
stessa, o, ch’è peggio, mentita e falsa per arte. E perciò si è detto più volte, che, anziché i grandi, i cortigiani e le p
i, ch’è quanto dire le persone semplici e incolte, che sono i modelli più sinceri, in cui può e dee studiarsi la vera espre
sa una certa specie di passioni, e di un certo grado si riguarda come più propria di una certa epoca o stato, che più propi
to grado si riguarda come più propria di una certa epoca o stato, che più propinguo alla natura si reputa; e così altre spe
o di riferire l’una epoca all’altra, che tutte egualmente alla natura più o meno spiegata appartengono. Secondo questo rapp
vi ha delle nuove passioni ne’ personaggi moderni, le quali ancorché più o meno fittizie, riflessive e circospette hanno a
na copia della natura, ma della natura scelta ed imitata nell’aspetto più interessante. Sotto questo rapporto lo spettacolo
belle arti si può riguardare, non solo come un gabinetto de’ fenomeni più singolari dell’espressione, per bene studiarla e
itatore della natura, si è studiato di notarne ed esporne gli effetti più importanti e maravigliosi, e spesso, come osserva
entata in certi rincontri non ordinari, in cui ella era per avventura più indulgente, più espressiva e più bella. [8.12] Or
rincontri non ordinari, in cui ella era per avventura più indulgente, più espressiva e più bella. [8.12] Or quanti di tali
inari, in cui ella era per avventura più indulgente, più espressiva e più bella. [8.12] Or quanti di tali fenomeni non ci s
el Canova, che hanno tutto dell’antico, fuorché l’età. [8.13] Quanto più tale statue vagheggi e contempli, credi che si mo
dagli altri vagamente imitati, e tutti tratteggiati dalle espressioni più proprie e significanti. Erodoto, Tucidide, Senofo
cessare dal raccogliere e meditare tali osservazioni, che sono tanto più interessanti quanto più sono rare e straordinarie
e meditare tali osservazioni, che sono tanto più interessanti quanto più sono rare e straordinarie. Il sig. di Marmontel p
orredo di quelle altre circostanze esterne, che concorrono a renderle più verisimili. [8.16] Non mancano tali mezzi al pitt
che adopera lo statuario. Quindi l’uno e l’altro con le forme reali e più o meno simili, che possono mettere in opera, ci o
na per conseguire il suo fine; e perciò la sua espressione diventa la più completa e perfetta, e tocca il massimo grado del
essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la cognizione ed il dizionario di ques
o di ammirare Ortenzio ed altrettali oratori per apprenderne l’azione più eloquente e più propria. Io non dubito che gli an
tenzio ed altrettali oratori per apprenderne l’azione più eloquente e più propria. Io non dubito che gli antichi artisti si
i alle officine di quelli pure accorrevano per apprenderne le mosse o più significanti o più dignitose. Io non so se Timant
quelli pure accorrevano per apprenderne le mosse o più significanti o più dignitose. Io non so se Timante sia stato il prim
nia; ma quel che è certo si è che i poeti e gli attori hanno ripetuto più volte la medesima espressione. [8.19] Possiamo d
andoci a contemplar la natura negli originali trascelti e nelle copie più esatte, non pure apprenderemo a ben conoscerla, m
generi o specie appartengono, noi distinguiamo alcuni individui come più o meno perfetti degli altri, in quanto più o meno
iamo alcuni individui come più o meno perfetti degli altri, in quanto più o meno ubbidiscono a tali leggi, e conseguiscono
ia ciascuna perfetta rispetto all’ordine universale, può l’una essere più o meno perfetta dell’altra individualmente parago
ltra appartengono. In questo senso noi diciamo comparativamente l’uno più bello e perfetto dell’altro. [9.4] Fra tutti gli
’uno più bello e perfetto dell’altro. [9.4] Fra tutti gli esseri che più o meno corrispondono ai loro fini, e che sono più
utti gli esseri che più o meno corrispondono ai loro fini, e che sono più o meno belli e perfetti dei loro simili, ve ne ha
e costantemente la stessa. Ora essendo tutti gli oggetti della natura più o meno complessi, quelli interessano più che hann
tti gli oggetti della natura più o meno complessi, quelli interessano più che hanno più elementi atti a produrre insieme lo
i della natura più o meno complessi, quelli interessano più che hanno più elementi atti a produrre insieme lo stesso piacer
l’espressione. L’espressione si riguarda non solo come un composto di più elementi ridotti ad uni tà, ma altresì disegni, c
sì disegni, conspiranti allo stesso significato, e tanto ci apparisce più bella, quanto tutti e ciascuno impiegano tutte le
à della nostra intelligenza, che accrescono il nostro diletto, quanto più chiaramente ed agevolmente ci si presenta l’ogget
enta l’oggetto, a cui serve l’espressione. A che gioverebbe l’accordo più armonico, se poco o nulla significasse? La stessa
cui serve. Ella ne prende il colore, l’indole e l’importanza, e tanto più c’interessa e diletta, quanto più c’interessa l’o
e, l’indole e l’importanza, e tanto più c’interessa e diletta, quanto più c’interessa l’obbietto invisibile che ci presenta
obbietto invisibile che ci presenta. Alcune affezioni dell’animo sono più belle, perché più nobili e generose. Quindi l’esp
e che ci presenta. Alcune affezioni dell’animo sono più belle, perché più nobili e generose. Quindi l’espressioni che vi co
a bellezza del significato. Ed ecco perché certe espressioni appajono più belle di alcune altre dello stesso genere, perché
lle di alcune altre dello stesso genere, perché la specie delle une è più interessante della specie delle altre, per la dif
ella specie delle altre, per la differenza del loro significato, ch’è più interessante nelle prime che nelle seconde. L’ira
nelle prime che nelle seconde. L’ira di Achille ci piace dunque assai più che l’ira di Tersite; e perciò le attitudini ch’e
iò le attitudini ch’esprimono quella specie d’ira, ci piacciono ancor più che le altre. Così un’espressione di dolore, di t
tre. Così un’espressione di dolore, di timore, di gioja ecc., diletta più nell’uno che nell’altro, e più in questo che in q
ore, di timore, di gioja ecc., diletta più nell’uno che nell’altro, e più in questo che in quel momento, e più a questo che
a più nell’uno che nell’altro, e più in questo che in quel momento, e più a questo che a quell’uso, perché l’effetto, il fi
he a quell’uso, perché l’effetto, il fine e il significato dell’uno è più generoso, magnanimo e interessante che quello del
co perché il dolore di Ajace, di Filottete e di Ercole ci piace assai più che quello di qualunque altro, che non esprimesse
i principî il Riccoboni aveva dato varie regole agli attori, ed ancor più l’Hogarth a’ pittori; e così di mano in mano tutt
ndere se non sempre quella direzione, attitudine o forma, che sono le più efficaci ed acconce a conseguire il suo fine. Ed
orrito e temuto. [9.13] In generale ogni desiderio sceglie i mezzi i più efficaci, e quindi i più facili ed i più brevi, e
In generale ogni desiderio sceglie i mezzi i più efficaci, e quindi i più facili ed i più brevi, ed anche i retti o curvi,
desiderio sceglie i mezzi i più efficaci, e quindi i più facili ed i più brevi, ed anche i retti o curvi, gli orizzontali
ed anche i retti o curvi, gli orizzontali o perpendicolari, che sono più adatti e necessari a conseguire l’intento. Chi fu
sari a conseguire l’intento. Chi fugge un pericolo si move per la via più corta e spedita, chi è incerto va saltellando e c
; e non possono questi o propriamente od impropriamente non esprimere più o meno la natura di quella, che li produce. Che s
diversa, che non può del tutto distruggere, ci rendono l’espressione più interessante e aggradevole. Ed ecco come l’espres
portanza dell’obbietto che espone ed imita. Quindi l’espressione sarà più bella quando è più importante il significato che
tto che espone ed imita. Quindi l’espressione sarà più bella quando è più importante il significato che imita, e più veraci
ne sarà più bella quando è più importante il significato che imita, e più veraci i mezzi che adopera a questi fini. Capi
ungendole quello ch’ei suppone mancarle, procura pur dal suo canto di più abbellirla e di migliorarla. Quindi concepisce un
a e la forma ad opere ed esseri nuovi, e degli ordinari e reali assai più belli ed interessanti. [10.2] Sia il confronto d
no diletta nel complesso di alcune, si sostituisce quello che diletta più nel complesso di altre; sia la virtù di certe fac
rme intellettuali, che la producono e la determinano; sia piuttosto e più facilmente quel principîo di perfettibilità indef
oncepirlo, tratteggiarlo, ripeterlo e renderlo con l’imitazione ancor più perfetto. Or sia alcuna di queste, o tutte insiem
che mentre è verisimile, perché sul reale formato, è di questo assai più bello ed interessante; ed in questo mondo ideale
e tanto nel fisico, quanto nel morale, allora ne diventan gli effetti più risentiti, maravigliosi ed interessanti non pur n
giusto e l’iniquo, il magnanimo e il perfido ecc., del mondo ideale è più giusto o più iniquo, è più magnanimo o perfido di
iquo, il magnanimo e il perfido ecc., del mondo ideale è più giusto o più iniquo, è più magnanimo o perfido di chi sia tale
nimo e il perfido ecc., del mondo ideale è più giusto o più iniquo, è più magnanimo o perfido di chi sia tale nel mondo rea
moderni. E questa specie di perfezione immaginata e artificiale tanto più ci diletta, quanto che rappresentando il vero sot
to del vero della natura combinato col probabile e col possibile, che più interessi e diletti. Ma perché questo tipo abbia
, che più interessi e diletti. Ma perché questo tipo abbia un termine più o men diffinito non dee allontanarsi dal tipo rea
po reale, se non quanto il comporti il possibile ed il probabile, che più giovi all’indole ed al fine dell’arte. Il perché
l’espressione conveniente. Ella dunque dee trascegliere la illusione più dilettevole, e l’espressione più efficace a produ
dunque dee trascegliere la illusione più dilettevole, e l’espressione più efficace a produrla. Da questa convenevolezza del
tamente colorati, e l’altra con forme solide; ma l’una e l’altra dove più , dove meno contraffanno alcune parti della natura
nta descrivere la bellezza dei corpi, che nel simultaneo complesso di più elementi consiste, procura di ottenere il suo int
mplesso di più elementi consiste, procura di ottenere il suo intento, più dagli effetti ch’essa produce, che dalla rapprese
tali hanno tentato di tratteggiare alcuna parte della poesia, da loro più o men maneggevoli. Ma per quanto l’una e l’altra
to l’una e l’altra procurino di lusingare nell’uno o nell’altro modo, più o meno imitando, non tutte egualmente possono esp
di questa ne richiamino pure qualche altra invisibile, che con quella più o meno probabilmente si associi; e quindi si valg
quindi si valgono di segni o naturali o arbitrari per avvicinarsi il più che possono al tipo loro. Il tipo adunque della d
mi imitati dalle arti e riguardati a traverso di queste, diminuiscono più o meno tale impressione ingrata a misura che l’im
dalla scultura e dalla statuaria, le quali per certi riguardi possono più che la pittura imitare il reale ed il vero. Or ma
effetto, se la declamazione imprendesse a produrlo, perché niun’arte, più ch’essa, può rappresentarci e quasi verificare l’
e quasi verificare l’oggetto imitato. E perciò certe espressioni, che più o meno ci dilettano ed interessano descritti, non
sé ignobili, disgustevoli. Le Furie di Eschilo, che fecero sconciare più donne incinte, dovettero un tale sconcio alla tro
onda, ed ove questa sia pur corrotta, la rimeni prudentemente al tipo più sincero della prima. Ed in caso di conflitto giov
che dalla seconda. Dalle precedenti considerazioni io raccolgo l’idea più propria del bello dell’espressione, che alla decl
Shaskespeare, Moliere e Garrick, egli medesimo lo eseguirebbe; niuno più di lui avrebbe il talento e il diritto di determi
el poeta che lo ha concepito. Il perché tutto il carattere e le parti più minute dell’espressione dall’opera e dalle parole
susseguissero. Ma è la natura o l’arte, o l’una e l’altra insieme, o più l’una che l’altra che produce un tal magistero? I
sta disamina donde tali idee potrem raccogliere, che gioveranno ancor più a determinare praticamente il bello naturale ed a
nati, ut non nati secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or quanto più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso con la
ntur. Or quanto più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso con la più bella figura e con la più elegante organizzazione
ò dirsi degli attori? [11.3] Spesso con la più bella figura e con la più elegante organizzazione, e con lo studio e con l’
con la più elegante organizzazione, e con lo studio e con l’artifìcio più squisito, manca un certo che, che dà l’anima e la
la nature, je n’en ai jamais pu faire que mes singes. Quindi è che le più belle espressioni originali nell’uno, ripetute re
e le circostanze, prendeva i costumi, le attitudini e le maniere che più gli tornassero in acconcio. [11.6] Quel che si è
ei caratteri, che volesse o dovesse imitare. E perciò si attribuivano più anime a quel mimo che solo rappresentava una favo
gno degli organi nuovi, per mezzo de’ quali penetra e si caccia per i più cupi recessi del corpo umano, e si annunzia per m
e diletta, e quindi si trasporta ne’ tratti, negli accenti e nei moti più delicati ed espressivi della persona; e dispone e
suppone in chi la possiede tali facoltà, che per non esser comuni a’ più , né facili ad apprendersi da molti, sembrano piut
tosto innate che acquisite. E questa opinione, che confermavano ognor più le difficoltà dell’arte e la meraviglia de’ suoi
nata. Lasciamo dunque di esaminare, se l’arte o la natura soltanto, o più l’una che l’altra sia utile e necessaria all’arti
re quelle qualità, che l’arte preliminarmente richiede, mostriamo con più profitto in che modo l’arte medesima possa e degg
ca eloquenza, e il flagello e il terror di Filippo il Macedone. E per più riguardi lo stesso avvenne eziandio di Baron, e d
iguardi lo stesso avvenne eziandio di Baron, e di tutti quegli attori più o meno celebri, i quali a forza di arte e di stud
primum ipsi tibi. [11.12] Io non trovo per tale esercizio un mezzo più efficace della lettura di quelle opere, nelle qua
ressano come se gli accidenti che ti presentano fossero veri, ed anzi più o meno ti appartenessero. A tutti sono da preferi
14] Ma se l’attore arriva a sentire e sviluppare questo genio, non ha più bisogno di arte quanto nel momento che n’è domina
niva di tanta prudenza quanta allora che doveva esprimere le passioni più forti. Dee in tali casi l’attore tutta sentirne l
chi sembravano piccoli e meschini con quelli paragonandoli, ed a chi più grandi dell’ordinario, per l’idea vantaggiosa che
no attinta. [12.3] Egli è ben vero che questo carattere tragico, che più a quei tempi si conveniva, si è venuto sempre più
attere tragico, che più a quei tempi si conveniva, si è venuto sempre più alterando, e quasi addimesticando con l’incivilim
ivilimento delle nazioni, che perdono di grandezza e di forza, quanto più acquistano di eleganza e di incivilimento, e che
che la tragedia debba assolutamente circoscriversi a quella età, che più a quella natura eroica si adattava o si avvicinav
i accidenti, che ai popoli posteriori appartengono, od all’età nostra più si avvicinano; ma bensì ch’essa debbe più o men c
rtengono, od all’età nostra più si avvicinano; ma bensì ch’essa debbe più o men conservare la sua original dignità, e che p
ontani e diversi, debbe loro improntar quella forma, di cui sono essi più o meno capaci, e che al suo tipo più o meno gli a
r quella forma, di cui sono essi più o meno capaci, e che al suo tipo più o meno gli assimili. Non fu il caso o il capricci
enza e la riflessione che determinò questo genere presso gli antichi. Più che altra cosa la poetica di Aristotele, ben inte
al livello dell’antica tragedia, e darle quella maggior dignità, che più potea combinarsi con le circostanze del vero, ond
corpo non annida un’anima grande e superiore; ma tutti i popoli sono più o meno barbari per tal rispetto: essi si misurano
una forma autorevole. Urget presentia Turni. Gli scultori non danno più di sei piedi alla grandezza naturale d’un uomo; m
la fama mi mostra nella distanza dei tempi, quali eroi di una taglia più che umana; ed io veggio all’incontro sotto i loro
omparire gli accompagna sempre questo decoro. Omero, anche allora che più gli assoggetta all’imperio delle passioni più vio
Omero, anche allora che più gli assoggetta all’imperio delle passioni più violente, e quasi gli adegua alla condizione dei
mportanza delle qualità corporali e morali dell’attore tragico si dee più particolarmente al tuono della voce applicare, ne
azione principalmente consiste. E perché su tal particolare o variano più , o s’intendono meno coloro che ne han ragionato,
, e che alla tragedia diedero un tuono proprio e dall’ordinario assai più elevato e sostenuto, e quale alle persone interlo
i di quelle inflessioni, passaggi, consonanze e cadenze, che il tuono più significante della conversazione ci detta. Parlan
orprenderci, scuoterci, atterrirci e riempirci l’animo de’ sentimenti più generosi e delle passioni più forti; dee l’attore
irci e riempirci l’animo de’ sentimenti più generosi e delle passioni più forti; dee l’attore, che di queste si suppone alt
grado di estensione ed intensità, che non è certamente ordinario. E, più che nell’esecuzione e nell’acutezza, dee nella gr
ulta, secondo me, quel tuono fondamentale che la tragica declamazione più propriamente determina. [13.8] Dallo stesso princ
arole sono i principali mezzi che debbono esprimere il sentimento col più d’interesse e di forza, che all’indole di questo
per l’ordinario la declamazione francese, siccome quella che prima e più delle altre ha conosciuta e sentita la natura e l
stessa imputazione, e spesso con quella caricatura, che mostra assai più lo spirito di parte, che l’amor dell’arte. Il sig
i con cui potrebbe un ammalalo esprimere un dolor colico. Ma quel che più importa si è che gli stessi francesi hanno pur ri
gli attori delle altre nazioni e di tutti i tempi, perché era l’abuso più facile e quasi proprio del genere tragico. [13.1
l’attore del suo tempo, il quale, rappresentando Erode, voleva essere più furibondo di lui; e nella stessa tragedia deride
a natura del dramma, e fa dire ad Amleto così: Niuna cosa mi offende più quanto il sentire un autore inparrucca, il quale
possiamo egualmente attestarla dell’italiana. Dacché questa si trova, più che altrove, decaduta miseramente, i commedianti
o che imitare il peggio di questi, e si può dire ch’essi fanno per lo più consistere il merito della loro declamazione in u
gerata, nojosa. [13.13] Pare dunque che in tale sconcio sieno incorsi più o meno tutte le nazioni, e tutti gli attori che n
la nazione, non hanno abbastanza considerato, che se i francesi danno più che gli altri in quell’eccesso, ciò loro intervie
n quell’eccesso, ciò loro interviene, perché degli altri naturalmente più enfatici, sentono troppo la forza tragica, e per
più enfatici, sentono troppo la forza tragica, e per troppo sentirla più facilmente alcuna volta ne abusano. E di fatti so
itar la natura in tutte le sue parti l’hanno guasta in quella che era più interessante e perfetta. Engel fra gli altri cond
a esattezza ci toglierebbe l’effetto di quel verisimile, il quale s’è più limitato, è più perfetto ed interessante. Così da
oglierebbe l’effetto di quel verisimile, il quale s’è più limitato, è più perfetto ed interessante. Così dando maggior lati
i due estremi dell’ampolloso e del languido. L’attore dee quindi, il più che sa, avvicinarsi alle proporzioni della statur
elevandosi, e monti dal minimo al massimo termine, ossia dallo stato più semplice al più violento, dee sempre conservare l
onti dal minimo al massimo termine, ossia dallo stato più semplice al più violento, dee sempre conservare la sua qualità or
ico. [14.1] Il carattere generale dell’attore tragico ne abbraccia più specie particolari, che più o meno lo diversifica
generale dell’attore tragico ne abbraccia più specie particolari, che più o meno lo diversificano secondo certe relazioni.
ttori gli ha fatti destinare a quelle classi speciali, a cui parevano più adattati. Io chiamo questi caratteri speciali. Da
iore classificazione, secondo me, sarebbe quella che fosse a un tempo più semplice, e che meglio servisse al fine, a cui è
sufficiente a rendere completa la loro compagnia. Ora a quali specie più o meno determinate e differenti si potrebbero rid
gli o di figlie. E siccome questi caratteri principali possono essere più o meno modificati, io crederei che due modificazi
ssono essere più o meno modificati, io crederei che due modificazioni più generali e più distinte potessero bastare a carat
ù o meno modificati, io crederei che due modificazioni più generali e più distinte potessero bastare a caratterizzare e com
Madri. Figli e Figlie. [14.4] A ciascuna classe si possono dare più o meno individui, e suddividere ancor questi, sec
all’effetto teatrale. Appena la voce, il guardo ed il contegno, come più mobili e facili ad alterarsi, possono prendere qu
ltronde le abitudini e le arti si sviluppano e si perfezionano quanto più sono limitate e circoscritte. E poi certi miracol
e nell’altro la memoria delle impressioni precedenti, che la presente più o meno indebolirebbero o per distrazione, o per c
iù o meno indebolirebbero o per distrazione, o per contrasto. E tanto più si correrebbe questo pericolo, quanto maggiore sa
o. Che se l’abilità dei commedianti e la necessità delle compagnie ha più o meno conservato ed ampliato cotesto abuso, non
i che l’attore, che reciti nella commedia specialmente in certe parti più importanti, si vedesse comparire e declamare nell
gradazioni il suo carattere primordiale. I confidenti, che sembrano i più remoti della sfera dei personaggi principali, si
rebbe grave sconcio se il poeta non gli avesse come tali concepiti; e più sconcio ancora, se come tali non sapesse l’attore
per evitare un difetto estrinseco di pura declamazione, che si poteva più facilmente correggere, espose le sue tragedie a d
facilmente correggere, espose le sue tragedie a difetti intrinseci e più gravi, che senza l’uso opportuno dei confidenti n
re quei confidenti che nulla serbano di comune coi principali, e sono più degni della commedia che della tragedia, ma quest
iuttosto correggere le imperfezioni ordinarie dei confidenti, e tanto più , quanto che non sono mancati né mancano attori, i
nell’Arianna. La signora Clairon è stata forse la prima, e quella che più facesse sentire l’interesse e l’importanza nella
l suo posto e il suo grado. Da questa nuova proporzione risulta ancor più l’unità e l’armonia del disegno, per cui tutte le
ano concordemente a far risaltare la principale. In tutti i monumenti più insigni delle belle arti si osserva questo accord
r non conviene. Tu le vedi dolersi, piangere e disperarsi a tale, che più non potrebbe la principale a cui la sventura unic
o troppo smodatamente elevandosi. Questa legge si trova osservata dai più celebri artisti nelle loro pitture e sculture, si
e un’attitudine propria di quella situazione particolare, ed apparire più o men differenti da quelle ch’erano per l’ordinar
e più o men differenti da quelle ch’erano per l’ordinario. [15.4] Di più lo stesso carattere debbe avere uno sviluppo prog
quindi spiegare diversi gradi ed epoche distinte, in cui dee apparire più o meno risentito, a misura dell’età, dell’eserciz
erti accidenti straordinari, sieno pur veri o probabili e verisimili, più o meno reagiscono e risaltano o di un modo o di u
ano o di un modo o di un altro, il poeta si permette di dare un grado più o meno elevato a questa specie di reazione e risa
e lo stesso carattere, la stessa passione, la stessa persona riuscire più o meno efficace, interessante, meravigliosa sotto
one e la penna dell’uno, che sotto quella d’un altro, in quanto l’uno più che l’altro ha saputo sviluppare e lumeggiare que
indebolirebbe il carattere e la passione predominante; perocché tanto più questa risalta, quanto è maggiore la reazione e i
sono stati concepiti dai migliori maestri dell’arte, sono animati dal più vivo contrasto di due passioni diverse o contrari
maestro: cupido dell’altrui, prodigo del suo; ne’ desiderii bollente; più eloquente assai che assennato. Sempre nella vasta
buono stimava ogni mezzo, purché regno gli procacciasse, ogni giorno più s’inferociva quell’animo, da povertà travagliato,
azione che avea meditata. Ed in questo momento il suo carattere non è più l’ordinario, esso si dispiega nel suo massimo gra
o principîo non debbono neppur soffocarsi tutti quegli altri elementi più o men notevoli, che si trovassero nello stesso ca
ce carattere di sposo, di amante e di sultano. Ma di questo parleremo più partitamente nel capo seguente. Capitolo XVI.
l suo principîo, il suo eccesso, e fra l’uno e l’altro infiniti gradi più o meno importanti s’interpongono, che debbonsi tu
li accidenti eterogenei che tra via vi si innestano, e che la rendono più o meno mista e complessa. La quantità riguarda se
ssono anch’essi ridursi a’ gradi della quantità, pei quali comparisce più o meno alterata, e quindi più o meno debole o ris
di della quantità, pei quali comparisce più o meno alterata, e quindi più o meno debole o risentita. [16.3] È dunque necess
la passione predominante, e quali le circostanze e gli accidenti che più le si oppongono, o la secondano. Allora facilment
cui dee spiegarsi la sua maggiore o massima reazione, la quale per lo più non può misurarsi dalla sola significazione delle
la stessa sentenza acquistano tante volte un senso ed un’espressione più o men differente, sia nella sua modificazione, si
loga e convenevole espressione. La prima legge è dunque di variare il più ch’è possibile, e sempre analogamente questi mome
cordo col tuono fondamentale. Senza l’una si cadrebbe nella monotonia più nojosa ed intollerabile, e senza l’altra nella di
notonia più nojosa ed intollerabile, e senza l’altra nella dissonanza più ributtante. Se, a differenza dei suoni musicali,
a differenza dei suoni musicali, la scala de’ vocali è di gran lunga più estesa e più varia, e comprende elementi sì vicin
dei suoni musicali, la scala de’ vocali è di gran lunga più estesa e più varia, e comprende elementi sì vicini, minuti e s
progresso esigesse che si elevi, o, per dir meglio, si rinforzi ancor più senza esporla a tuoni strani e pericolosi, può be
l’armonia dell’espressione, la sostiene e rinfranca opportunamente, i più degli attori ordinari perdono la forza necessaria
ente, i più degli attori ordinari perdono la forza necessaria là dove più ne han di bisogno. [16.6] Quello che più importa
la forza necessaria là dove più ne han di bisogno. [16.6] Quello che più importa di considerare nella progressione general
ere, si è di notare ed esprimere quei momenti che sieno fra gli altri più risentiti e caratteristici, e che perciò richiedo
fra gli altri più risentiti e caratteristici, e che perciò richiedono più degli altri, che mediatamente o immediatamente li
diatamente o immediatamente li seguono o li precedono, un’espressione più forte ed equivalente. Sono questi quei tratti, in
valente. Sono questi quei tratti, in cui la passione ed il sentimento più e massimamente si spiega e risulta, ed a’ quali t
eguisce lo scioglimento. La media, che dell’ordinaria e straordinaria più o meno partecipa, si applicherà al rimanente, che
e l’altro intercede. Egli è manifesto che tali epoche distintissime e più o meno continuate, in cui la passione più o meno
tali epoche distintissime e più o meno continuate, in cui la passione più o meno conserva e sviluppa un certo grado diforza
e corrispondente. [16.8] Parimenti ha ciascuna scena il momento che più fra gli altri primeggia. Dunque richiede anch’ess
va per la quale si spiega e procede la passione, noi avremo i momenti più interessanti del tutto e delle sue parti, e, comp
é i subalterni e minori siano a quello subordinati, in modo che tutti più o meno cospirino a farlo primeggiare e distinguer
mente rimproverato. Così di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espres
overato. Così di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee c
di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed o
ima nel Mitridate ad abbassar la voce, allorché pronunziava, ed anche più che il senso non richiedeva, ne’ seguenti versi:
te primeggia, ove ch’ella si trovi, e quella primeggia fra tutte, che più , fra le altre, determina il sentimento a cui serv
sentimento che veramente domina nel periodo. E ciò riuscirebbe tanto più assurdo, quanto che certe parole si prendono in s
aneggiarsi nel seguito, o si trova oltremodo indebolita, allorché dee più fortemente annunziarsi. In questa maniera si nuoc
sostenersi dietro quel tuono, ed all’effetto speciale che da’ momenti più rilevanti si debbe attendere. Debbono perciò gli
perciò gli attori contenere prudentemente l’espressione, perché possa più modularsi, accrescersi e rinforzarsi secondo il b
sembra a questo in certo modo contrario, e consiste nel riservare il più dell’espressione constantemente nel fine; e non s
d annoi; ma questo principîo non dee recar pregiudizio a quei momenti più interessanti, che si trovassero altrove nel corso
sentirne una ti par sentire tutte le altre, siccome può dirsi per lo più delle nuove arie melodrammatiche; e supponendo ch
rapidamente, e senza alcuno intervallo. In tali incontri i sentimenti più diversi ed opposti par che immediatamente si tocc
dialogo propriamente derivano. L’attore appena entra in iscena non è più solo: egli s’incontra, vive ed usa con altri simi
, che in tutto il dramma si espone e si circoscrive, si ripartisce in più scene, le quali sono per l’ordinario altrettanti
iù scene, le quali sono per l’ordinario altrettanti dialoghi di due o più persone, che animate dallo stesso o diversi inter
o più persone, che animate dallo stesso o diversi interessi, sia che più o meno, o pur conspirino, o pur discordino, s’int
stantemente al variar delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più difficili quanto più sono vere e belle ed interes
delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più difficili quanto più sono vere e belle ed interessanti, eseguendole, o
nino nella medesima scena o dialogo, siccome per l’ordinario allorché più e diversi interlocutori si trovano insieme. Così
ttenga con Clitennestra e con Elettra, o con Agamennone. Ma di quanto più cresce la difficoltà e l’interesse, ove questi si
che parlando tengano la parte anteriore della persona rivolta per lo più agli spettatori, e la testa e lo sguardo per lo p
na rivolta per lo più agli spettatori, e la testa e lo sguardo per lo più rivolti verso di loro. [17.7] Determinata questa
rio della scena, può e dee in progresso di tempo l’attore modificarne più o meno le attitudini e i movimenti successivi, se
d anche da tergo, e rivolgersi intorno, siccome il pittore dispone il più delle volte le sue figure. Per la qual cosa lungi
ttitudini insignificanti ed assurde. In questo modo diventa il quadro più vario, più vero, più spontaneo e più bello. E per
nsignificanti ed assurde. In questo modo diventa il quadro più vario, più vero, più spontaneo e più bello. E perché non si
nti ed assurde. In questo modo diventa il quadro più vario, più vero, più spontaneo e più bello. E perché non si abusi di q
In questo modo diventa il quadro più vario, più vero, più spontaneo e più bello. E perché non si abusi di questa libertà, e
ebbono riferirsi. Così, per esempio, se l’attore dovesse alcuna volta più dirittamente all’interlocutore rivolgersi ed affi
re rivolgersi ed affissarsi, egli potrebbe destramente farsi alquanto più indietro ed allontanarsi dall’altro, sicché possa
farsi alquanto più indietro ed allontanarsi dall’altro, sicché possa più comodamente guardare all’interlocutore, e non tog
a la scena, o almeno in qualche parte di essa. Il sedersi ove non sia più che necessario, ed espressamente prescritto dal p
e condizioni; e lo stesso può dirsi di tutte le passioni violente che più non conoscono modi e riguardi. [17.13] Ancorché
ltri ragionamenti studiati e lavorati metodicamente, ma sembra per lo più non preparata, momentanea, interrotta, ne viene q
della voce bene adottati, e spontaneamente eseguiti, formano la parte più bella della declamazione dialogistica. [17.15] O
monotono, e quindi molesto o annojevole. Per lo contrario risulta la più interessante armonia ogni qualvolta alle acconce
varietà di sentimento e per celerità di transizioni sieno le riprese più staccate, vibrate, brevissime e sempre incalzanti
altri simili tratti non vi offrono le tragedie di questo autore, che più di tutti ha fatto servire l’artificio del dialogo
alvolta l’uno di essi rimane in riposo, mentre gli altri continuano a più o meno operare analogamente alle circostanze. E c
la figura o quell’attitudine convenienti al suo stato, e spesso tanto più risentiti e significanti, quanto meno può con l’o
intanto di applicare questo principîo generale a’ casi particolari e più considerevoli, in cui l’interlocutore debbe tacer
ché venendo o per comunicare o per intendere quel che attualmente vie più l’interessa, nella fisonomia, nell’attitudine, e
ossono e debbono esprimer tacendo? Spesso l’abile attore ha impiegato più momenti in questa prima uscita; e possono esser t
iegato più momenti in questa prima uscita; e possono esser tali pause più o meno lunghe e variate se la riflessione o l’inc
o lunghe e variate se la riflessione o l’incertezza od altra passione più o meno lenta sorprende ed agita la persona. Si na
de ed agita la persona. Si narra che il commediante Le Kain impiegava più momenti di silenzio prima che cominciasse a parla
manderebbero il corredo di tante circostanze estrinseche, per fare la più grande impressione sul pubblico, entrando in isce
ro andare, la loro attitudine, l’espressione di tali momenti? Uno dei più belli è certamente quello di Matan nell’Atalia di
na, lo stesso personaggio che aveva rappresentato. [18.8] Il silenzio più espressivo si verifica allora che, a vista di chi
doveri opposti combattono, si resistono e riescono per l’ordinario i più tragici e commoventi. Quindi nascono quelle incer
, che gli antichi dicevano morae, e che manifestavano nel silenzio la più grande agitazione di un animo contrastato. Ti par
tro, e si ritiri di nuovo e riconcentri nel cuore. Intanto il segreto più terribile, malgrado il più ostinato silenzio, tra
riconcentri nel cuore. Intanto il segreto più terribile, malgrado il più ostinato silenzio, trasparisce tra il pallore del
i: Ingentes stupent. La violenza e la piena è tale, che o non si può più articolar parola, o si prorompe in qualche esclam
or taciturno Ajace con lo stesso disegno, ed il suo furore lo ritiene più tempo in iscena senza nulla esprimere. I migliori
a se ne trovano dei subalterni, i quali come confidenti o spettatori, più o meno prendono parte negli interessi di quelli.
chissimo parlano, debbono pur sempre, quando essi tacciono, mostrarsi più o meno scossi e turbati da quanto o ascoltano, o
dal suo disegno e travagliata da colpi d’iniqua fortuna, non potesse più o men vaneggiare e chiamare i suoi pensieri a con
ace di vivamente sentire e di meditare profondamente, e che non abbia più volte sperimentato in se stesso cotesto fenomeno?
persone, ed anche le meno capaci di grandi passioni, e per le strade più frequenti e di pieno giorno che, occupate da cura
i sonniloqui, e gli uomini se ben si osservi delirano e sognano assai più di giorno che di notte. Diciamo dunque che il mon
ltà del dialogo, oltre le sue proprie; perocché trovandosi la persona più che mai perturbata, sola e in balìa della passion
sa per salti dall’un sentimento all’altro; e tali passaggi sono tanto più difficili e pericolosi, quanto è minore l’interva
rivolta l’attenzione del pubblico, non potranno a questo sfuggire le più leggiere imperfezioni di lui. [19.4] Il carattere
] Il carattere generale dell’espressione monologistica è l’agitazione più violenta o la più profonda concentrazione, è l’ab
erale dell’espressione monologistica è l’agitazione più violenta o la più profonda concentrazione, è l’abbandono d’ogni rig
ituazioni, di movimenti, di pause, di silenzi, di vaniloqui; e spesso più che sentenze non si odono che parole tronche e sc
ginato. In questi momenti si meditano, si deliberano si dispiegano le più terribili macchinazioni, i più disperati disegni,
ditano, si deliberano si dispiegano le più terribili macchinazioni, i più disperati disegni, i delitti più atroci, e tutto
no le più terribili macchinazioni, i più disperati disegni, i delitti più atroci, e tutto ciò che di più geloso si teneva e
ni, i più disperati disegni, i delitti più atroci, e tutto ciò che di più geloso si teneva egli celato. Allora Medea medita
e, l’irrequietezza, la veemenza, la celerità. Fra tutti sono quelli i più interessanti e drammatici, che ammettono più vari
Fra tutti sono quelli i più interessanti e drammatici, che ammettono più varietà di passaggi, più delirio e trasporto. Gio
più interessanti e drammatici, che ammettono più varietà di passaggi, più delirio e trasporto. Giovi il commentarne alcuni
e alcuni dell’uno e dell’altro genere, affinché se ne comprenda ancor più l’indole e l’importanza. [19.7] Uno certamente d
mprenda ancor più l’indole e l’importanza. [19.7] Uno certamente de’ più naturali e maravigliosi è il monologo di Macbet,
l secondo genere sembrano tranquilli e riposati, e sono dettati dalla più profonda fissazione; e più che i sentimenti e i t
ranquilli e riposati, e sono dettati dalla più profonda fissazione; e più che i sentimenti e i trasporti sono le idee e le
le è quello di Amleto nella 3a scena del IIIo atto, il quale è legato più nell’animo di chi parla, che nelle parole che int
llo formò l’Addison il monologo del suo Catone, quantunque sia questo più grave, e quale al carattere di quello stoico si c
le al carattere di quello stoico si conveniva. [19.11] Io non finirei più se tutte volessi esporre quelle bellezze che tali
14] Questi sono delicatissimi, e procedono da concentramento, ma sono più risentiti quelli che procedono da trasporto. Tali
dell’attore quanto della scena dee anche esso considerarsi come parte più o men necessaria all’espressione, e per conseguen
tto, che nell’illusione unicamente consiste. E l’attore sarebbe tanto più riprovevole, quanto è più facile l’adempì mento d
icamente consiste. E l’attore sarebbe tanto più riprovevole, quanto è più facile l’adempì mento di questa parte, e sommo il
ia ecc. vestissero le fogge di Francia e de’ nostri giorni; e sarebbe più o meno sconcio se l’uno prendesse indistintamente
osì l’americano all’orientale, e viceversa. L’attore si troverebbe il più delle volte in aperta contraddizione con le sente
sopra questo particolare. [20.5] L’Italia, ch’era pur ricca e prima e più d’ogni altra nazione di monumenti teoretici e pra
teoretici e pratici di questo genere, è stata a paragone delle altre più restiva e più tarda a farne uso ne’ suoi teatri.
ratici di questo genere, è stata a paragone delle altre più restiva e più tarda a farne uso ne’ suoi teatri. I nostri artis
semplicemente accennarlo; e finalmente si va pur fra noi ogni giorno più correggendo. E se tuttavia la miseria obbliga alc
he l’imitazione si propone di cagionare. In tali incontri bisogna, il più che è possibile, conciliare prudentemente la veri
si dovrebbero tra le fogge vere o verisimili quelle trascegliere che più si accordassero fra di loro con quella convenient
sione. La scena dee rappresentare il luogo, il tempo e le circostanze più rilevanti, più notevoli in cui l’azione del dramm
dee rappresentare il luogo, il tempo e le circostanze più rilevanti, più notevoli in cui l’azione del dramma si sviluppa e
in cui l’azione del dramma si sviluppa e consuma. Alcune cose possono più o meno supporsi ed immaginarsi, ma non debbono ma
e si accennano o che si adoprano. La contraddizione riuscirebbe tanto più fatale alla verosimiglianza ed illusione, quanto
iuscirebbe tanto più fatale alla verosimiglianza ed illusione, quanto più fosse sensibile e facile ad evitarsi. E perciò in
gli antichi, nei quali, per la latitudine della scena che comprendeva più membri, e per l’uniformità delle situazioni e deg
ie moderne, essendo di gran lunga variato, ed essendone gli argomenti più particolari caratterizzati e distinti, e la scena
e diversi membri simultaneamente, non può la scena medesima servire a più tragedie indistintamente; e tanto più se fossero
può la scena medesima servire a più tragedie indistintamente; e tanto più se fossero conosciuti i luoghi dove l’azione dell
li antichi, e che per la troppa distanza non si potrebbe godere dalla più parte degli spettatori. [20.14] Si dovrebbe anco
modo che una gran parte ne assorbiscano e ne distruggano, la rendono più o meno fievole e rotta e condannano gli uditori a
l’attore a sforzarla col pericolo di attenuarla ed indebolirla ancor più . Ma questa cura appartiene agli architetti intell
prenda la natura del subbietto e delle persone, e quel che risulta di più considerevole intorno alle loro relazioni e contr
nterpretare all’uopo tuttociò che paresse dubbio intorno agli oggetti più interessanti, che i doveri di ciascuno attore rig
ano. In questa maniera non solamente si assegnerebbero le parti a chi più si convengano, ma ciascuno ricevendo la sua, ne a
olare, che il carattere e la disposizione della scena, e tutte quelle più importanti relazioni che con la scena deggiono av
ttore non solamente sente ed opera quando parla, ma ancora e talvolta più quando tace ed ascolta, il suo studio debbe abbra
la fisionomia, dell’attitudine e la qualità conveniente del tuono, or più , or meno elevato od accelerato, e sempre concorde
a o si dubita d’indovinare. L’attore in tale stato esprimerebbe assai più il suo imbarazzo e la difficoltà di mendicare ed
eciti a un tempo dal suggeritore e dall’attore pel solo effetto della più annojevole monotonia. E supposto che il rammentat
volgarmente si dica che i francesi sien fatti per annojarsi e variare più che altri; e lasciando da parte queste differenze
frono tali scandali, dovrebbero gli italiani una volta imitarli e non più tollerare di tali attori e suggeritori. Non si do
i potrebbe, anzi dovrebbe, potendosi, notare i tratti principali, che più meritassero la sua attenzione. Si è disputato lun
utto od almeno inparte una specie di canto, capace di tali gradazioni più o men spiccate per la loro intonazione o tenuta.
iarsi, è pur riuscito a molti di notarne utilmente e prudentemente le più sensibili modulazioni. E quantunque il signor Lar
Larive avesse tentato di ridurre questa pratica a sistema generale, i più esperti commedianti se n’erano assai prima giovat
ncipîare. Si potrebbe su lo stesso esempio moltiplicarne degli altri, più o meno lunghi e raddoppiarli e triplicarli orizzo
. E così si potrebbe aiutar la memoria e l’attenzione in certi luoghi più interessanti, senza imbarazzar troppo il libero a
mosse e posture straordinarie, in cui la persona in certe situazioni più rilevanti e pittoresche, dee singolarmente spicca
be pericolosa e difficile a colpire. E tale esperimento sarebbe ancor più utile se si facesse qualche volta con l’abito car
exit. [21.13] Ed Argante nella Gerusalemme liberata si esprime assai più con l’artificiosa disposizione del manto, che con
e con le parole. [21.14] E qui conviene particolarmente avvertire che più dello specchio sarebbe acconcio ed efficace un am
sa che Le Kain consultava sovente un suo amico particolare su’ passi più difficili e interessanti della sua parte, e fatti
are su’ passi più difficili e interessanti della sua parte, e fattine più sperimenti davanti a lui, preferiva per lo più qu
a sua parte, e fattine più sperimenti davanti a lui, preferiva per lo più quello ch’era dall’altro giudicato il migliore. I
ebba del tutto rinascere e crearsi di nuovo, non debbono risparmiarsi più prove ed esperimenti per conoscerla, correggerla
artis indigent quam laboris. E se ciò dell’oratore avvertiva, quanto più dell’attore si debbe esigere? Improbo fu lo studi
dell’arte. [22.1] Il fine della tragedia è di eccitare la passione più nobile e più sublime dell’uomo, la quale è la sor
[22.1] Il fine della tragedia è di eccitare la passione più nobile e più sublime dell’uomo, la quale è la sorgente di tutt
orgente di tutte le virtù civili, e che la società corrotta ha per lo più soffogata e quasiché spenta. Tutte le arti dovreb
pretendere d’interessar gli altri, s’egli che debb’essere interessato più d’altri, si trovi indifferente e freddissimo? A m
è quella, Che la conduce al suo perfetto stato. [22.3] Ma l’effetto più grande e mirabile è quello che si raccoglie dall’
ll’animo degli spettatori, e che pienamente ottenuto diventa il segno più certo della perfezione dell’arte. Ma siccome poss
o di quello effetto, non conoscendo, non trovando altro di meglio che più li soddisfi. Quindi si sono inventate e conservat
dell’arte, si è il terrore e la pietà, che sempre si manifestano nel più profondo silenzio, ne’ palpiti e nelle lagrime de
erito dell’attore, se giunge la sua espressione a penetrare ne’ cuori più difficili e meno fatti per sentir le voci della n
E perciò la tragedia ben declamata sarebbe per tal rispetto il mezzo più efficace di sorprendere e commuovere a favore deg
su’ pubblici mali, non sentissero quella pietà che suole precedere le più grandi catastrofi degli stati. [22.9] Può dunque
i catastrofi degli stati. [22.9] Può dunque conchiudersi che il segno più certo della perfezione dell’arte e del merito deg
bensì i palpiti, le lagrime, i fremiti ed i singhiozzi sono l’elogio più sincero, che i buoni attori possano e deggiano ri
ddo e profondo silenzio, interrotto da qualche sospiro, e foriero de’ più nobili sentimenti; ed è questo il vero trionfo de
ri ai suoi tempi, sì traviata dalla strada vera da non ritrovarsi mai più , fuorché incominciando da capo. Che s’egli diceva
ri, anche là dove l’arte e la scuola si tengono in pregio? e niuno da più tempo ne apparisce colà dove né dell’arte, né del
e rozza, difettosa ed imperfetta qual’è, attira e diletta il pubblico più che ogni altra? E perché trascurarla se oltre il
istruire e purificare le passioni e le opinioni del popolo, e rendere più civile e più colta la nazione? [23.2] Ma io non c
rificare le passioni e le opinioni del popolo, e rendere più civile e più colta la nazione? [23.2] Ma io non credo che vi a
a perfettamente egli è pur necessario il pronunciarla come quelli che più propriamente la parlano. In Parigi non si soffrir
onstitutiva di una buona educazione. Tutti i mestieri ne hanno tirato più o men di profitto. Ma l’attore principalmente pot
ezzare, distinguere ed imitare quelle attitudini, che sono a un tempo più espressive e più aggradevoli nell’esercizio dell’
re ed imitare quelle attitudini, che sono a un tempo più espressive e più aggradevoli nell’esercizio dell’arte sua. Con tal
Con tali cognizioni egli potrà meglio conoscere le forme migliori dei più grandi pittori e scultori, ed emularne il gusto e
el gesto quella solidità, dignità ed eleganza che ne rendono l’azione più interessante, io non credo che un buono attore ne
li abbia con troppo artifizio a misurare i passi, i gesti e qualunque più picciolo movimento del corpo. Questa sarebbe un’o
no. Il ballo non dee servirgli ad altro uso, che a rendergli il corpo più sicuro ad eseguire quelle attitudini e quei movim
ica l’organo vocale; e l’attore imparando a conoscere le degradazioni più semplici della voce, potrebbe farne un uso più es
oscere le degradazioni più semplici della voce, potrebbe farne un uso più esteso e conveniente per la parte più difficile d
lla voce, potrebbe farne un uso più esteso e conveniente per la parte più difficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo
istruito e convinto di certe grandi verità, che i doveri ed i diritti più importanti riguardano dell’uomo e delle città. [2
o e delle città. [23.11] Quindi risultano le passioni ed i sentimenti più generosi, e non potrà mai sperimentarli, né quind
ne o a preferenza di certi altri, che senza alcuna ragione, gli vanno più a verso. Tanto più che sovente la tragedia ammett
i certi altri, che senza alcuna ragione, gli vanno più a verso. Tanto più che sovente la tragedia ammette delle aringhe del
ettatori. [23.14] Ed è certamente di tutte le parti la drammatica la più necessaria. Imperocché l’ignoranza di questa part
o, ch’è peggio, si disprezzano. La drammatica degli attori sembra, il più delle volte, affatto diversa, per non dir contrar
verità della passione, alla facilità dello scioglimento, per cui, il più delle volte, le loro tragedie, o non sono ben dec
affatto, perché da loro non approvate. La Francia stessa ha sofferto più volte questo scandalo. L’Edipo di Voltaire non fu
e peggiorato introducendovi un genere di galanteria, che è il difetto più intollerabile di quella tragedia. La Merope sareb
chi, il martirologio degli attori drammatici, e che formano la storia più vergognosa dell’ignoranza degli ordinari commedia
ia più vergognosa dell’ignoranza degli ordinari commedianti. [23.15] Più barbaro è poi il trattamento che sogliono fare di
rdinari commedianti che non intendono il proprio mestiere?I caratteri più delicati sono spesso male accolti e peggio declam
a loro soppressione all’azione ed all’interesse del dramma. E per non più dilungarmi noi possiamo asseverantemente conclude
fosse d’assai superiore alla sua condizione. Luciano richiedeva ancor più per la semplice danza o pantomima. E perché i pan
e danza o pantomima. E perché i pantomimi di quel tempo devono essere più istituiti de’ nostri attori? Noi abbiam pure osse
arli. [23.18] Fornita che sia la persona delle precedenti cognizioni, più o meno necessarie a sentire o far sentire quello
uale si propone di esercitarli. Questa prova si potrebbe fare in giro più volte. Il professore avrebbe così l’occasione di
che le meritano, e di applicare in questo modo le massime teoretiche più rilevanti dell’arte, e di dedurre ad un tempo a q
e di dedurre ad un tempo a quale parte o carattere si mostri ciascuno più adatto. Questa lettura eseguita in questa maniera
, e, fatta così abituale la celerità di pronunciarle, non si potrebbe più moderare quando il bisogno lo richiedesse. E, mod
i esperimenti su la scena. Qui il professore dee prima evitare quelle più sconce maniere a cui gli alunni inclinassero, per
, almeno nelle grandi capitali delle nazioni, un ordine delle persone più colte ed esperte, che sotto nome o di Accademia,
te a quest’uopo le scene migliori; e con tal metodo si potrebbe ognor più perfezionare l’arte e gli attori. [24.2] Io aggi
ione, che pur tanto si richiedono a perfezionar l’arte. Il solo mezzo più sicuro e più efficace di conservare quel che più
tanto si richiedono a perfezionar l’arte. Il solo mezzo più sicuro e più efficace di conservare quel che più si può di que
’arte. Il solo mezzo più sicuro e più efficace di conservare quel che più si può di quest’arte, si è il disegnare tutti que
ellente per talento e per arte quelle posizioni, quegli atteggiamenti più rilevanti, che hanno meritato di essere nel teatr
tesso consiglio, col quale i declamatori debbono studiare i monumenti più espressivi dell’arte loro. Tutte le arti d’imitaz
rtiene. [24.6] In questa maniera si darebbe a un tempo una ricompensa più permanente e lusinghiera ai buoni attori, ed una
o imitarli o piuttosto emularli. [24.7] Ma quello che potrebbe ancor più estendere e perpetuare il merito dell’attore ed i
la loro rappresentazione, del merito degli attori, e degli attori che più si sono distinti, promovendo sempre i gran princi
el dramma, dell’eccellenza degli attori e delle impressioni che hanno più o meno fatte negli spettatori, co’ rispettivi dis
gni o dell’attore particolare, o de’ gruppi o de’ quadri, che si sono più segnalati alla vista del pubblico. In questo modo
segnalati alla vista del pubblico. In questo modo si verrebbero ognor più conservando, moltiplicando e comparando le osserv
in dall’infanzia e ciò li distingue dagli altri animali perché sono i più inclini all’imitazione e attraverso l’imitazione
erni (1777): «L’oggetto, di cui l’uomo riceve da’ sensi le prime e le più frequenti notizie, è l’uomo stesso. I bambini tra
te il proprio corpo e la propria voce. Sulla declamazione come l’arte più naturale, si veda Napoli Signorelli: «A chi attri
i che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice dell’
o si riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo, e più di una donna incinta vi si sconciasse». (Pietro N
i dell’Italia», dove «si vedevano alla rinfusa frammisti i personaggi più gravi e più eroici co’ più ridevoli e più grottes
a», dove «si vedevano alla rinfusa frammisti i personaggi più gravi e più eroici co’ più ridevoli e più grotteschi; e fra g
devano alla rinfusa frammisti i personaggi più gravi e più eroici co’ più ridevoli e più grotteschi; e fra gli angeli e i s
fusa frammisti i personaggi più gravi e più eroici co’ più ridevoli e più grotteschi; e fra gli angeli e i santi faceva anc
opia riformatrice del teatro tragico e esigenze sceniche. Il successo più tangibile di questa stagione fu la messa in scena
zi, nel corso della rappresentazione evitava con cura di abbandonarsi più del dovuto al sentimento perché temeva che la man
maticità. L’autore si limita a dare dei consigli ai giovani attori e, più in generale, agli amatori di teatro, ma è lontano
le qualità che un buon attore dovrebbe possedere, passa poi a parlare più distesamente della voce e del gesto, concedendo u
ste prendevano le mosse, per poi arrivare a toccare temi di carattere più generale, che tuttavia sono lontani dal costituir
a causa risiede infatti nel movimento degli spiriti animali, le parti più sottili del sangue, dal cuore verso il cervello.
4e éd., Paris, Jean-Pierre Mariette, MDCCXL, p. 214. [commento_1.7] Più tarde risultano la pittura e la scultura, che uti
sseri sensibili ed animali, quella bestia che tra tutti i brutti è di più forza imitativa dotata, cioè la scimia, questo an
bene o male così. Bisognerebbe ch’io la vedessi ottimamente recitata più volte, per ben giudicarne. Quel che mi pare a let
sono ottenere, né per metà pure, il loro effetto; essendo fatte assai più per gli occhi, che per gli orecchi» (Vittorio Alf
., Tutte le opere di Giovan Giorgio Trissino Gentiluomo vicentino non più raccolte. Tomo secondo contenente le prose, In Ve
cit., pp. 362-363). Il gesto esprimente la venerazione, declinato in più cinemi simultanei, permetteva così la coesistenza
come lo sono quei gesti, pittorici appunto, che Engel giudica come i più elementari e che tende a scartare dal bagaglio ci
i Egizi che, per primi, elaborarono un sistema di scrittura che fosse più sintetico e permettesse di accorpare i significat
a che fosse più sintetico e permettesse di accorpare i significati di più cose in uno segno. Dalla sola pittura, si passò a
uomo: «La lingua mimica fu la prima ad usarsi tra gli uomini, ed è la più facile a comunicarsi da chi non abbia altro mezzo
erano da noi recitati, non bene, ma a senso, e quindi erano chiari a più idioti; letti poi forse non così a senso, ma bada
uello stile e quella versificazione o troppo molli o troppo lirici, e più o meno effemminati che sfigurarono le precedenti
re il suo stile sopra quello di questo gran poeta che gli sembrava il più drammatico di tutti, e che ci fa ancor versare de
i si esprimeva in questo modo: «Riguardasi la lingua italiana come la più armoniosa di tutte le lingue moderne; ma nessuno
esso diretto della passione, al contrario di quanto avverrà in epoche più recenti, che vedranno l’ascesa del «geste comme p
âtrale, Paris, Éditions Sociales, 1980, p. 192). Per un inquadramento più dettagliato della questione, si veda Patrizia Mag
tà nei movimenti delle sopracciglia, in quanto costituiscono la parte più vicina alla ghiandola pineale, situata al centro
pronunciazione visibile può infatti declinarsi contemporaneamente in più organi, in grado di sfumare la passione tramite e
cedersi delle passioni è talmente rapido che alcuni organi reagiscono più lentamente degli altri al mutamento del sentiment
gambe, la persona, organi che, rispetto ad esempio al viso, impiegano più tempo nel passare da una posa all’altra, e quindi
nza tale da manifestarsi così rapidamente e attraverso i loro effetti più violenti?» (Johann Jakob Engel, Lettere sulla mim
do evidente il retaggio cartesiano di una tale definizione, una fonte più vicina va rintracciata nel saggio di Francesco Ma
sazioni son simili a’ tuoni. Quando le corde son tese e le vibrazioni più forti, riescon più acuti i tuoni. Così del pari l
a’ tuoni. Quando le corde son tese e le vibrazioni più forti, riescon più acuti i tuoni. Così del pari le fibre più tese e
brazioni più forti, riescon più acuti i tuoni. Così del pari le fibre più tese e gagliardamente vibrate generano le più viv
Così del pari le fibre più tese e gagliardamente vibrate generano le più vive sensazioni» (Francesco Mario Pagano, Discors
speariana da parte di Gotter: «Prendiamo in esame, se le va, un altro più nobile esempio! Si figuri Giulietta — nell’opera
 che non osa muovere di un passo per timore di non riuscire a sentire più quel suono — nella direzione da cui proviene il r
VI, v. 24, p. 182. [commento_7.26] «Ma quando la mente è commossa da più violento terrore, vediamo l’anima tutta consentir
anto XXXIII, vv. 73-78, pp. 991-992. [commento_7.34] La passione che più delle altre assume forme di gradazione differenti
utore, che probabilmente auspicherebbe da parte sua a una trattazione più dettagliata delle espressioni corrispondenti alle
degli attori e alla concertazione delle scene, che si sviluppavano su più piani simultanei. Questo faceva di Domenico Baron
elle passioni e che pertanto possono darsi solo in quei paesi situati più a Mezzogiorno, dove il sangue è più caldo; espres
darsi solo in quei paesi situati più a Mezzogiorno, dove il sangue è più caldo; espressioni che però anche noi, proprio in
sono grazia e sprezzatura. Come scrive Castiglione, «Ma avendo io già più volte pensato meco onde nasca questa grazia, lasc
ar valer circa questo in tutte le cose umane che si facciano o dicano più che alcuna altra, e ciò è fuggir quanto più si po
che si facciano o dicano più che alcuna altra, e ciò è fuggir quanto più si po, e come un asperissimo e pericoloso scoglio
o quello che in tanti affermavano, cioè «[…] che dopo Alfieri non sia più lecito compor tragedie in Italia, quando pur foss
zzare solo un singolo momento dell’azione, e deve perciò scegliere il più pregnante, sulla base del quale quel che lo prece
sulla base del quale quel che lo precede e quel che lo segue si rende più comprensibile. Allo stesso modo anche la poesia p
ca qualità dei corpi, e deve pertanto scegliere quella che suscita la più sensibile immagine del corpo dal punto di vista d
e egli descrive non appaiono tanto diversi da quelli di un ballerino, più incline a far risaltare la propria figura, piutto
gersi all’oggetto che brama o allontanarsi da quello che aborrisce il più velocemente possibile; e tra tutte le linee che c
congiungono due punti, la linea retta è quella che segue il percorso più breve» (Johann Jakob Engel, Lettere sulla mimica,
rà talun, che su la scena / deve immitarsi il natural vivente / e chi più cerca è pazzo da catena. / È pazzo chi non cerca
talor falla / ne la struttura dell’umana gente. / V’è chi ha un piede più corto e chi una spalla / più sollevata e chi l’oc
dell’umana gente. / V’è chi ha un piede più corto e chi una spalla /  più sollevata e chi l’occhio bugiardo, / chi è lungo
omento. Tuttavia sono certo che egli non avrà rappresentato Laocoonte più stoico di Filottetete e di Ercole. Lo stoicismo è
., pp. 94-99). Il trattato salfiano resta invece vicino a un’estetica più tradizionale, come lo era quella del Riccoboni de
e qualità, così benevolente fornite dalla natura di doni da sembrare, più che comuni mortali, esseri plasmati da una qualch
ho mai potuto farne che le mie scimmie. Il loro debutto prometteva le più grandi speranze perché ero dietro le quinte e per
la è muovere l’uditorio, e a teatro la recitazione fredda è sempre la più difettosa» (Pierre Rémond de Sainte-Albine, L’att
», vol. 7, ottobre 1989, pp. 215-243. [commento_11.11] L’espressione più idonea a definire il modello del tempo è quella d
ichesi per rendersi conto di come la presenza alfieriana fosse tra le più preponderanti (si veda l’Elenco cronologico degli
atto che egli stesso abbia attinto alla storia moderna. Al contrario, più i soggetti sono vicini alla platea, più è possibi
storia moderna. Al contrario, più i soggetti sono vicini alla platea, più è possibile ottenere l’effetto auspicato. È neces
preferenza degli altri mette sempre maggiore interesse in quelli, che più gli appartengono. Quantunque sia l’oscurità e la
ano, non cessavano tanti altri di tradurre i drammatisti oltremontani più stravaganti e d’imitare, ed anche esagerare la lo
rcier, d’Arnaud, di Beaumarchais, di Kotzebue e simili si uniscono le più strane imitazioni che ne fecero il veneziano Avel
XIV [commento_14.1] Salfi si inoltra qui in riflessioni di ordine più concreto, che coinvolgono la gerarchia stessa del
dell’attore, a un’epoca di transizione in cui al contrario la qualità più apprezzata era la versatilità nel comico quanto n
idea, il ruolo richiede un’intelligenza molto acuta e pronta, per di più quasi tutti rappresentano governatori, principi,
reve, e accennante piuttosto che narrante le cose, non debba riuscire più caldo, meno stucchevole, e altrettanto probabile,
quella di creare soltanto «personaggi attori» e di escludere nel modo più assoluto sia il «personaggio indifferente e creat
ate da Hume. Hume definisce i principi che regolano la coesistenza di più passioni insieme o il passaggio da una passione a
di solito provoca una nuova emozione negli spiriti animali, e produce più disordini che al convergere di due affezioni di u
entimento, debba corrispondere l’innalzamento della voce verso i toni più acuti. Discendere «all’ottava grave e inferiore»
o a smorzare il sentimento, ma anzi può conferirgli nuova forza e, in più , allontanare la voce dal rischio di inoltrarsi in
roposito dell’opera in musica: «Comparve, poco tempo è, sopra uno de’ più illustri Teatri d’Europa una valente Cantatrice,
E quell’altro attore famoso: Che aiuto potrò chiedere? recita quanto più dolcemente e placidamente possibile, senza alcun
di un amore colpevole agli occhi del mondo, sarebbe infatti risultato più umano agli spettatori. Di conseguenza, anche i se
e i sentimenti politici di cui si faceva portavoce, sarebbero apparsi più condivisibili, dal momento che ad esprimerli non
litica di un tramite per veicolare il messaggio civile ad un pubblico più vasto va inquadrata nei rivolgimenti politici del
ien roco. / Or io pretendo, e tel farò vedere, / che mai non fosti in più grande imbarazzo / d’alora che uditor déi compare
nto_18.3] «La seconda regola, che gl’inglesi scrittori osservano poco più della prima si è che niuna persona debba mai comp
scena o partirne, senza una qualche apparente ragione. Non vi ha cosa più goffa, e più contraria all’arte, di quello che un
rne, senza una qualche apparente ragione. Non vi ha cosa più goffa, e più contraria all’arte, di quello che un attore si pr
, o parta senz’altra ragione di ritirarsi, fuorchè il poeta non aveva più altre parole da porgli in bocca» (Hugh Blair, Lez
appena prodotto nel vostro animo, subitamente, e senza preparazione. Più questo moto deve sembrare improvviso e più è nece
nte, e senza preparazione. Più questo moto deve sembrare improvviso e più è necessario che la vostra risposta sia preceduta
fa seguito la constatazione di Elettra: «Ahi misero fratello!… / Già più non ci ode; […]» (ivi, V, 13, p. 353). «SAUL: Om
e abiti da petit maître con la veste da antico romano era qualcosa di più che una semplice riforma estetica dettata dalla v
scena può contribuire a far risaltare l’espressività del movimento. « più volte trattiene la voce, e nascondendosi con la v
he Salfi riponeva nelle potenzialità educatrici del genere tragico e, più in generale, del teatro, appare manifesta se ci c
e «[…] il Poeta non dovrebbe perdere di veduta il secolo la nazione e più la sua patria» (ivi, p. 150). Significativo appar
ici relativi al tremuoto: «Io non fui, che ammaliato alla prima dalle più superbe decorazioni dellle machine più ingegnose
che ammaliato alla prima dalle più superbe decorazioni dellle machine più ingegnose dalla musica più toccante, in una parol
lle più superbe decorazioni dellle machine più ingegnose dalla musica più toccante, in una parola, da tutto quel mostruoso
a pietà dal piacere. Balzato dunque in piedi, si allontanò dal teatro più di corsa che a passo normale, dicendo che era int
esia, la morale e la lingua italiana, si inscrive così in un contesto più ampio di rivalutazione sociale e morale del ruolo
mate a svolgere, finiti i fuochi della rivoluzione era apparsa quanto più impellente la necessità di creare un settore di p
enzione al modo in cui un uomo è costruito, si vedrebbe che non è mai più comodamente posizionato, e con più certezza ben d
struito, si vedrebbe che non è mai più comodamente posizionato, e con più certezza ben disegnato, che quando, poggiandosi i
imitata vanità al desiderio giusto e naturale di godere di uno status più onesto; il mio talento non può né descriversi né
fi contenuti all’interno del Termometro politico della Lombardia che, più che soffermarsi su aspetti legati al testo, si co
rofessionista sta acquistando una connotazione del tutto nuova: non è più il nobiluomo con i suoi amici letterati e appassi
egli spettacoli messi in scena nella Cisalpina in quel periodo, volte più alla riflessione sugli aspetti performativi, piut
1801, p. 95. 47. «Così di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espres
. 47. «Così di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee c
di ciascuna scena debbono risaltare i tratti più forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed o
Paris, chez J. J. Paschoud, 1814, vol. 2, p. 379. 72. Per un’analisi più dettagliata della questione si veda Edmond Eggli,
21 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
que molte cose potrebbono forse in mezzo recarsi contro alle opinioni più ricevute degli eruditi, e mi restringo ad esamina
o i vantaggi che ha la lingua italiana per la musica: circostanza che più d’ogni altra cosa ha contribuito all’incremento d
codesto leggiadrissimo ramo della italiana letteratura. Il che tanto più volentieri eseguirò quanto più opportuna comprend
lla italiana letteratura. Il che tanto più volentieri eseguirò quanto più opportuna comprendo essere siffatta investigazion
zione alla facile intelligenza di quanto dovrò in appresso narrare, e più scarsamente del bisogno veggo trattarsi dagli scr
on meno die gli alzamenti, e gli abbassamenti di essa, possono essere più o meno durevoli, secondo che più o meno dura l’es
abbassamenti di essa, possono essere più o meno durevoli, secondo che più o meno dura l’espirazione dell’aria, che esce dai
’aiuto delle consonanti, ma accoppiate con esse servono a distinguere più esattamente le sillabe dalle parole, e dall’accop
rali, che contribuiscono ad alterar i linguaggi, si farà di proposito più ampiamente discorso in un saggio filosofico sull’
lla formazione delle vocali, e delle consonanti risulta che la lingua più a proposito per il canto sarà quella: primo, che
espressione nella melodia: terzo, dove la pronunzia di essi suoni sia più decisiva, e marcata, perché ivi avrà più forza l’
pronunzia di essi suoni sia più decisiva, e marcata, perché ivi avrà più forza l’accento, e più sensibile renderassi il va
i sia più decisiva, e marcata, perché ivi avrà più forza l’accento, e più sensibile renderassi il valor musicale delle note
inguaggio musicale: quinto, dove il passaggio di parola in parola sia più spedito, e corrente, perché ciò contribuisce non
ne l’applicazione. Il numero delle sue vocali è uguale a quello delle più belle lingue del mondo la greca, e la latina, e s
ri che s’annoverano nel toscano alfabeto, si ricavano nella pronunzia più di trentaquattro elementi. Le quali diversità non
e negli autori loro, ed io ho non poche fiate osservato. E maggiore e più copiosa ricchezza in questo genere avrebbe il lin
per altre cause. [7] La collocazione delle consonanti non può essere più opportuna, non essendoci alcuna sillaba, che ne c
ò essere più opportuna, non essendoci alcuna sillaba, che ne contenga più di quattro, né trovandosi tre in seguito senza l’
er forza al discorso, per ischivar le troppe elisioni, o per terminar più speditamente il periodo, in una cadenza si tronca
cinto». [8] Inoltre la giusta misura e proporzione delle parole, che più acconci e le rende a ricever il valor delle note,
”, il quale, oltre il sostenere che fa la pronunzia, serve a dividere più esattamente i tempi nella musicale misura: ora ba
inusitati, versi talora rotondi talora spezzati colla scelta di voci più ruvide, le quali composte di maggior numero di co
il suono troppo vivace e sonoro delle vocali, rendendo così la poesia più sostenuta e robusta. Ne’ versi fatti per musica c
oni troppo difficili, o in suoni confusi, dal che ne risulti sintassi più facile, e, a così dir, più scorrevole, che metta
suoni confusi, dal che ne risulti sintassi più facile, e, a così dir, più scorrevole, che metta ne’ suoni una opportuna dis
te, e tra le variazioni, e le pause della voce. Le lingue e le poesie più perfette sono quelle che sanno combinar meglio in
; così stimo miglior consiglio il rimandar coloro che vorranno sapere più oltre, ai musici di professione, e ai matematici1
ma, e penultima breve precedute danna sillaba lunga, circostanza, che più agevole rende la musicale misura: adatta l’accent
che vario e differente suono risulta sì nelle rime che nei periodi, e più facile diviene la poggiatura nella cadenza. Misur
a ciò ne siegue che la melodia della lingua e del canto italiano è la più viva e sensibile di quante si conoscano, perocché
è agitato da qualche gran passione, ed essendo esse inflessioni tanto più variate, e moltiplici quanto maggiore è la variet
accenti nella sua pronunzia; egli è per conseguenza chiarissimo, che più espressiva sarà la melodia a misura, che la lingu
simo, che più espressiva sarà la melodia a misura, che la lingua sarà più abbondevole e varia in questo genere, perché l’im
le e varia in questo genere, perché l’imitazione della natura diverrà più perfetta. Che se alcun m’opponesse che i vantaggi
; ond’è che i cantanti per rendere men monotono il recitativo loro, e più gradevole all’orecchio, si veggono costretti a di
e la natura del verso sciolto permette al poeta di far la cesura dove più gli torna: conseguentemente il periodo può second
delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo, e
, gli amori Le cortesie, le Donne, e imprese audaci.» chi vi ravvisa più il pennello dell’immortal ferrarese? Non è per qu
il vantaggio della trasposizione farà in uguali circostanze progressi più sensibili nelle belle arti ora per la facilità ma
gravità dell’oggetto: ora facendo opportuna scelta di quei suoni, che più alla mimetica armonia convengono: ora per la sosp
lla lingua francese, la quale altro non è, se crediamo a’ loro autori più illustri, che un antico dialetto celtico diversam
erata in tutti i secoli e da tutte le genti, che l’accento naturale è più durevole delle leggi e dei governi. Quindi il pre
e: ora per lo studio di molte posto nelle belle lettere, e nelle arti più gentili, dal che nacque il desiderio d’imitarle n
ti che regolano imperiosamente i giudizi e la critica di tanti uomini più femmine di loro: quando bisogna per non recar dis
orno al pregiudizio di questo scrittore sulla lingua spagnuola; tanto più che non si è fermato soltanto in Francia, ma, val
è meno aspro, e men rozzo di quello, che sia la pronunzia del popolo più colto d’Italia cioè del fiorentino nel pronunziar
lia cioè del fiorentino nel pronunziare in “ca”, dov’essi fanno assai più sentire la gorgia; che la frequenza di esse lette
te, e per ben due terzi in vocale; che esse consonanti finali sono le più dolci, e soavi dell’alfabeto, per esempio “s, d,
ove la pronunzia niuno trova, o pochissimo intoppo; che le consonanti più ruvide, e meno musicali tanto adoperate dai Latin
sempre in vocale, la spagnuola ha l’altra non meno pregievole d’esser più varia nelle terminazioni, contandosi in lei da qu
he le somministrano le sue sillabe finali. Se la pronunzia italiana è più mitigata, e più dolce, quella delle vocali spagnu
ano le sue sillabe finali. Se la pronunzia italiana è più mitigata, e più dolce, quella delle vocali spagnuole è più spicca
italiana è più mitigata, e più dolce, quella delle vocali spagnuole è più spiccata, e più rotonda. Finalmente se la nostra
itigata, e più dolce, quella delle vocali spagnuole è più spiccata, e più rotonda. Finalmente se la nostra lingua he conser
e, onde talvolta si rende urtante all’orecchio, anche l’italiana cade più volte nel difetto degl’iati, e degli accozzamento
, e i zerbini d’Italia sono, come quelli di tutti gli altri paesi, la più ridicolosa genia, che passeggi orgogliosamente su
nto, un autore, il quale per esser moderno, e filosofo, e (quello che più importa) francese, spero, che m’abbia a servire d
in vocali, e sopra tutto in vocali dolci come l’italiana, sarebbe la più dolce di tutte. Essa forse non sarebbe la più arm
l’italiana, sarebbe la più dolce di tutte. Essa forse non sarebbe la più armoniosa, poiché la melodia per rendersi gradevo
ischianza di vocali, e di consonanti dolci, e sonore sarebbe forse la più armoniosa di tutte le lingue viventi e moderne.»
22 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
sa che i fiori sparsi innanzi al tempo sulle campagne indicano per lo più la sterilità del terreno. [2] Tuttavia non poteva
ortisse alle volte dagli strumenti qualche suono, il quale penetrasse più avanti nell’animo, e qualche tratto non infelice
ccession loro, come l’ortografia ne distingue i periodi, ora rendendo più giuste le intonazioni per mezzo degli intervalli,
ste le intonazioni per mezzo degli intervalli, come la sintassi rende più intelligibile l’orazione per mezzo delll acconcia
arbitrario dell’armonia, parte levando a quelli che restano il mezzo più possente della espressione, che è quello di parla
icar l’armonia dagl’ispidi intrecci del contrappunto, a concertar con più esattezza le parti, a connetter fra loro i passag
porzione e giustezza. Così la misura prese a poco a poco un andamento più regolare, il tempo divenne più esatto e più preci
isura prese a poco a poco un andamento più regolare, il tempo divenne più esatto e più preciso, e il ritmo musicale acquist
poco a poco un andamento più regolare, il tempo divenne più esatto e più preciso, e il ritmo musicale acquistò una cadenza
dopo la metà dello scorso secolo, cominciò a modular i recitativi con più di grazia e di semplicità, avvegnaché non vi si f
delle note. Ma il vero stile della declamazion musicale si riconobbe più distintamente nelle opere di Giambattista Lulli,
gran re protettor dichiarato d’ogni sorta di merito, e divenuto assai più celebre per questo mezzo che per l’incomparabile
or umano, che l’interesse, l’emulazione e la gloria siano le tre leve più possenti a sollevare l’ingegno e ad affrettarlo n
ordici mila scudi un pessimo sonetto di Claudio Achillini, faceva con più ragione attendere non dissimili favori per sé ai
ragione attendere non dissimili favori per sé ai belli spiriti tanto più bramosi nella pratica di ricchezze, e di un’agiat
più bramosi nella pratica di ricchezze, e di un’agiata fortuna quanto più si mostrano disprezzatori di esse ne’ loro scritt
i e imitatori del Lulli riportarono al loro ritorno nella patria idee più chiare e più distinte dell’armonia. S’aggiunse a
del Lulli riportarono al loro ritorno nella patria idee più chiare e più distinte dell’armonia. S’aggiunse a questa più gi
tria idee più chiare e più distinte dell’armonia. S’aggiunse a questa più giusta cadenza secondo il gusto lulliano, furono
opere italiane si lavorarono alla francese, il qual costume durò per più di vent’anni di qua dai monti fino al principio d
per tutto altrove comunemente, un titolo alla esclusiva, o un’arma di più contro al merito nelle mani dell’invidia, si pren
lla nostra armonia e l’abilità del maestro, nondimeno sogliono per lo più nuocere alla semplicità ed energia del sentimento
traordinario, né difficile ad ottenersi, è nullameno uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni italiani. La d
l guisa s’otterrà l’armonia, che è una combinazione equitemporanea di più modulazioni diverse? [9] Tra i primi autori di sì
i convenevol grazia e melodia, e fornite si veggono d’accompagnamenti più copiosi e brillanti. Il loro andamento è più spir
eggono d’accompagnamenti più copiosi e brillanti. Il loro andamento è più spiritoso e più vivo che non soleva essere per lo
gnamenti più copiosi e brillanti. Il loro andamento è più spiritoso e più vivo che non soleva essere per lo passato: donde
lato in gran parte da lui a questo modo è preferibile a quanto han di più fiero e più terribile nella pittura i quadri di G
parte da lui a questo modo è preferibile a quanto han di più fiero e più terribile nella pittura i quadri di Giulio Romano
o alle scienze armoniche nella persona di Fra Giambattista Martini il più illustre fra suoi discepoli. Niccolò Porpora, nap
miglior uso del contrappunto, ove l’uopo lo richiedeva; niuno ha dato più calore e più vita ai duetti, questa parte così in
el contrappunto, ove l’uopo lo richiedeva; niuno ha dato più calore e più vita ai duetti, questa parte così interessante de
a quegli occhietti della Serva padrona, modelli entrambi di gusto il più perfetto cui possa arrivarsi in codesto genere. E
ell’aria, che domina generalmente in questo paese, la quale, rendendo più ben cotti, più aridi, e conseguentemente più legg
omina generalmente in questo paese, la quale, rendendo più ben cotti, più aridi, e conseguentemente più leggieri i legni, e
aese, la quale, rendendo più ben cotti, più aridi, e conseguentemente più leggieri i legni, e più elastiche le corde, è la
più ben cotti, più aridi, e conseguentemente più leggieri i legni, e più elastiche le corde, è la cagione altresì che pesi
e più elastiche le corde, è la cagione altresì che pesino meno e che più acutamente risuonino. Al che aggiugnendosi l’acce
vigliarsi se la musica strumentale, la quale non è che una imitazione più o meno vaga e generica della musica vocale, ne pr
ndio che incominciarono a fiorire dopo la metà del passato secolo. Le più celebri furono quella del Corelli, e non molto do
, e non molto dopo quella del Tartini. La prima, che ebbe origine dal più grande armonista che mai ci sia stato di qua dai
lanti variazioni e soprattutto nelle suonate a solo, le quali sono la più pregievol raccolta che ci resta della scuola core
osta dagli uni e regolata dagli altri con incomparabile maestria. Non più si collocarono alla rinfusa gli strumenti, né si
a orchestra di Dresda regolata da lui per molti anni, dove s’imparerà più con una occhiata sola che colla più minuta descri
i per molti anni, dove s’imparerà più con una occhiata sola che colla più minuta descrizione che da me potesse farsi. [16]
ere se non troppo rimotamente ciò che si vuole, laddove il canto è la più compita e più interessante imitazione che le bell
ppo rimotamente ciò che si vuole, laddove il canto è la più compita e più interessante imitazione che le belle arti possano
teressante imitazione che le belle arti possano proporsi per fine. La più compita, poiché imitando immediatamente i tuoni d
etto rappresentato, servono ad essa di mezzi a ben rappresentarlo. La più interessante, poiché egli è certo, che fra tutte
ssante, poiché egli è certo, che fra tutte le imitazioni possibili la più gradita al cuor dell’uomo sarà in ogni tempo quel
enza, ne risveglia la sua attività, e ne dipinge le sue modificazioni più intime. Quelle sono come il Pimmalione della favo
e di essa voce non già all’arbitrio di chi la possiede fecondo per lo più di capricci, ma all’indole della natura e della p
del canto, e il carattere de’ personaggi, in una parola nel portar il più lontano che sia possibile l’interesse, l’illusion
magia. [17] Secondo lo spirito dell’esposto sistema s’aprirono nelle più cospicue città utilissime scuole intente a promuo
a di Roma colà dove si ritruova un sasso famoso per l’eco, che ripete più volte le stesse parole. Ivi ad imitazione di Demo
ammoniva con evidenza de’ loro difetti, e gli disponeva a correggersi più facilmente. Fu celebre maestro in Milano Francesc
ha recato alla sua lingua, alla poesia, e alla fisica. Ma gli empori più illustri del canto sul fine del Seicento furono N
ri, e di scuole, che lungo sarebbe il voler partitamente noverare. Le più insigni furono quelle di Leonardo Leo, di Domenic
lenti pel canto. Ni uno a’ tempi nostri ha sortito dalla natura còrde più valenti, e insiem più flessibili, tenera più sono
o a’ tempi nostri ha sortito dalla natura còrde più valenti, e insiem più flessibili, tenera più sonora, né maggior ampiezz
rtito dalla natura còrde più valenti, e insiem più flessibili, tenera più sonora, né maggior ampiezza di voce. Questa volav
torto il chiama il Conte Algarotti 90, il fece anzi comparire uno de’ più rinomati cantori del suo tempo. Antonio Raff, Gio
qualche modo contribuito all’odierno rilasciamento potrebbe forse con più ragione ripetersi dal Pasi bolognese scolaro del
fecero a quel tempo sentir sul teatro con gloria uguale a quella de’ più celebrati cantori. La prima fu Vittoria Tesi fior
rticolar modo menzione meno pel merito del suo canto che per un altro più insigne e più rispettabile agli occhi del filosof
menzione meno pel merito del suo canto che per un altro più insigne e più rispettabile agli occhi del filosofo. Sono note a
cuor sensibile) in Italia, in quella città stessa, che dovrebbe andar più superba d’averlo avuto per figlio che de’ trionfi
ra per le altre nazioni scuola pregiata d’ogni saper musicale, onde i più gran compositori stranieri o vi si portarono a be
tori quel barbaro gusto delle fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvilupati intrecci d’un ispido contrappunto. Que
» L’altro è il famoso Benedetto Marcello patrizio veneto, genio fra i più grandi che abbia nel nostro secolo posseduti l’It
ri, Annali d’Italia ann. 395. II bibliotecario estense è quasi sempre più erudito che filosofo; ma questa volta è una eccez
» 88. [NdA] Un siffatto carattere dovea render al nostro Tartini vie più insopportabile la compagnia d’una moglie riottosa
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 18-20
ua disposizione. » Codesto vizio dell’andare a soggetto non lo lasciò più . A Milano si rappresentava una commedia tradotta
ittà in città e di trionfo, e in poco tempo fu acclamato come uno dei più vigorosi e più spontanei comici. L’Alberti è orma
di trionfo, e in poco tempo fu acclamato come uno dei più vigorosi e più spontanei comici. L’Alberti è ormai più noto a no
o come uno dei più vigorosi e più spontanei comici. L’Alberti è ormai più noto a noi come conduttore e direttore della famo
ni di Napoli, nella quale egli scritturò pe’l corso di quarant’anni i più rinomati artisti d’Italia. Per quanto concerne l’
esco Augusto Bon, autore ed attore reputatissimo ; e quale finalmente più conveniva allo stile di Goldoni, su le cui commed
è comico del tutto. E quali sono mai le sue parti nella commedia ? Le più facili in apparenza, quali reputansi comunemente
fare una caricatura perfetta, bisogna esser Grandville. Passato per più vicende amorose, dalla Pieri alla Colomberti, e v
ceversa, sposò finalmente la prima, la Lucrezia Pieri, giovine se non più bella, più saggia veramente della Colomberti, e a
osò finalmente la prima, la Lucrezia Pieri, giovine se non più bella, più saggia veramente della Colomberti, e attrice vale
fidanzata dell’ottimista, La famiglia degli usurai, Fra gli amanti il più scaltro, Rubare ai ladri, Studio dal vero, L’esec
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
rino. Finito il Liceo, mio padre mi disse, lagrimando, che non poteva più mantenermi agli studj : feci l’ impiegato gratis
ente colle maggiori difficoltà d’interpretazione, creando i caratteri più disparati comici e tragici, del teatro nostro e f
nella tragedia di Shakspeare, di cui fu ed è tuttavia interprete de’ più forti. E se non ci appare artista completo, ciò s
nuova e inattesa dell’ Otello, che generò discussioni e polemiche non più udite, e, direi quasi, non più visti accapigliame
che generò discussioni e polemiche non più udite, e, direi quasi, non più visti accapigliamenti. ……………………….. Dacchè la
he vuol dire : I prattle out of fashion ?… – ed egli : – Chiaccherare più del necessario !… – Ho capito ! non la disturberò
 – Chiaccherare più del necessario !… – Ho capito ! non la disturberò più  !… – Ed è cosi, che ho potuto stabilire la non li
uzione e l’altra, ho potuto stabilire che la versione di Carcano è la più sdolcinata, quella del Maffei la più vibrata, que
che la versione di Carcano è la più sdolcinata, quella del Maffei la più vibrata, quella del Rusconi la più chiara, e la m
ù sdolcinata, quella del Maffei la più vibrata, quella del Rusconi la più chiara, e la mia (modestia a parte) la più fedele
ata, quella del Rusconi la più chiara, e la mia (modestia a parte) la più fedele. ……………………….. O giovani, lasciate fare dell
chini vorrebbe averli scritti Sardou : Jago nell’ Otello sarà il tipo più umanamente vero anche da qui a mille anni, e Ofel
il tipo più umanamente vero anche da qui a mille anni, e Ofelia è la più grande creazione d’ingenua passata, presente e fu
itici il Giulio Cesare di Shakespeare, e si persuaderanno forse anche più che i Romani erano uomini e non cantanti. Ma a se
siamo noi gli spavaldi e distruttori dell’opera altrui ! Noi tutt’al più tentiamo di abbattere quella crosta, che voi avet
fieri, ma non calunniate Shakespeare. Shakespeare fu e sarà sempre il più gran « verista » della letteratura drammatica, ed
r questo che sarà eterno. Le leggi del vero sono intangibili, come la più grande e raffinata espressione della verità, è la
: quello sta all’ Otello di Shakespeare come il panettone al pane : è più dolce ma non si digerisce. ……………………….. Otello, ge
dolce ma non si digerisce. ……………………….. Otello, generale della potenza più civile d’allora, non lo vogliono uomo come noi :
. Ma…. quanti di coloro che, appena mediocri, apparvero al suo fianco più che sufficienti, oggi tornati, lontano da lui, me
ntorno all’artista, al primo attore, c’è poco da aggiungere a ciò che più volte ho detto io stesso. Chi ha udito al Valle l
non esservi oggidi in Italia chi gli contenda il primato. È l’attore più vero e più efficace che si possa udire ; col prog
i oggidi in Italia chi gli contenda il primato. È l’attore più vero e più efficace che si possa udire ; col progredire negl
i benevoli che son venuti in teatro, dichiaro che in Asti non recito più , finchè il gusto artistico di questa città non si
non rimanervi. » Un’altra curiosità nella vita di Emanuel. Gli amici, più che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una
25 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
quali vestiti, come anche quelli de’ musici, hanno da accostarsi, il più che sia possibile, alle usanze dei tempi e delle
elle nazioni che sono rappresentate sulla scena. E dico accostarsi il più che sia possibile; che il teatro pur vuole una qu
e sia possibile; che il teatro pur vuole una qualche licenza, e forse più che in altro luogo si ha ivi da star lontano dall
iario fossero inspirati dal genio di quegli eruditi artefici. E molto più saria mestieri che dagli odierni pittori seguite
oggi in tal parte la scienza degli pittoreschi inganni. Fanno dipoi i più belli effetti e un gioco grandissimo all’occhio l
ui. Rivolti costoro ad imitare ciò che nelle sue invenzioni vi era di più facile, cioè la bizzarria, e lasciato il fondamen
si allontanarono via via da lui, facendo professione di seguirlo. Le più nuove fantasie, i più gran ghiribizzi del mondo,
via da lui, facendo professione di seguirlo. Le più nuove fantasie, i più gran ghiribizzi del mondo, trabiccoli, centinamen
all’antico pittore di Tralli, ebbe a provarlo il Padre Pozzi, uno de’ più rilassati maestri nella moderna scuola; basta dir
estra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli di più grandioso e severo, lasciando stare le piramidi,
ostume è di scegliere quegli oggetti che nel genere loro piacciono il più alla vista, disporgli in maniera che l’uno sia al
lette con di belli edifizi che nelle acque si specchiano. Dal sito il più orrido ti fanno tutto a un tratto trapassare al p
iano. Dal sito il più orrido ti fanno tutto a un tratto trapassare al più ameno; né mai dal diletto ne va disgiunta la mara
ini. Dalle ville d’Inghilterra ne è sbandita la simmetria francese, i più bei siti paiono naturali, il culto è misto col ne
’effetto dell’arte la meglio ordinata56. [5.7] Ma per tornare a cose più vicine a noi, che non istudiano i nostri pittori
chi? Oltre agli antichi edifizi che tuttavia sussistono in Italia, le più belle fabbriche moderne, che si potriano senza in
ci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse di gr
, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse di gran fantasia for
posta l’immagine della stessa grandezza, l’oggetto sarà veduto tanto più grande, quanto più sarà giudicato lontano. Quindi
ella stessa grandezza, l’oggetto sarà veduto tanto più grande, quanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono com
oi e diventan nani di mano in mano che si fanno innanzi ed all’occhio più vicini. Lo stesso è delle comparse, che non si vo
ralmente parlando, nel mescolare il vero col falso sono necessarie le più grandi cautele, perché l’uno non ismentisca l’alt
di un pezzo. [5.9] Un’altra cosa importantissima, a cui non si bada più che tanto, è la illuminazione delle scene; ed a t
ra ne viene a ricevere un tale sfumamento, un tale accordo, che nulla più . Ed io mi ricordo, in occasione di uno di quei se
imo marmo. In un teatro illuminato a dovere si verrebbe a manifestare più che mai il vantaggio che noi abbiamo sopra gli an
a brother, And half the platform just reflects the other; e un poco più sopra Consult the genius of the place in all; Th
26 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
lti, e dal gran numero di picciole tribù tuttavia selvagge, che, poco più di due secoli e mezzo indietro, vi trovarono gli
biano preceduto a quelli del vecchio mondo, che noi teniamo per molto più antico dell’americano. Tuttavolta per non interro
usar l’una e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non se ne sa più oltre. La nazione peruviana senza dubbio la più c
rali; ma non se ne sa più oltre. La nazione peruviana senza dubbio la più colta di tutta l’America, oltre all’avere inventa
nnuo sacrificio e convito pubblico colle medesime particolarità, e di più accompagnato da strani travestimenti e mascherate
ompagnavano tal sagrifizio, rendono assai probabile la congettura. La più solenne festività che i peruviani celebravano in
ce nascere il disegno di formar di tali cose un tutto e un’imitazione più ragionata. L’armi portate da’ curachi in un luogo
i e pastorali. Tali rappresentazioni si faceano nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la sopraccennata Ray
all’oscenità di Aristofane, e degl’inglesi. Cresce finalmente sempre più la probabilità delle nostre congetture sull’origi
sì gran parte della terra, le razze africane, americane, ed europee, più o meno nere, bianche, ed olivastre, confuse, mesc
e riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa dell’antica, distrutta alla giornata da ta
zioni vegetabili, vi sono piuttosto avveniticce che naturali; né reca più maraviglia il vedervi abbarbicato quanto si conos
i Chiapa, i cui abitanti, d’ingegno, di forza, di statura, e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, passano tutti gli
ccellenza quadri e stoffe di penne, antichi lavori messicani, non mai più da veruno imitati: vi si eseguiscono con destrezz
, o almeno indebolire, rendendo agl’infelici: il giogo meno pesante e più conforme all’umanità. Essi adunque in certi giorn
ì terribile, essendo incomparabilmente meno intrepido e feroce, molto più piccolo, e senza giubba. 14. Garcil. lib. VI, ca
27 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
nchè sieno tre i personaggi che v’ intervengono, per la qual cosa con più proprietà si nominerebbe scena o favola lirica &a
pera buffa. Essa per sua natura sarebbe una commedia musicale, cui al più si permette di avvicinarsi alla farsa, ma non già
nuta per le recenti mostruosità, sceglier seppe il Lorenzi la maniera più idonea per riuscire, cioè eccedere nel comico pop
i pose in opera il sacco di Bertoldo e di Scapino, nella Luna abitata più artifiziosa e teatrale del Mondo della Luna del G
uello, nella Fuga, ne’ Tre Eugenj, nella Scuffiara &c. si attenne più alla commedia. Ne incresce nel Furbo Mal accorto,
ella bellissima farsa del Socrate Immaginario, che vivamente e con la più ridente satira comica rappresenta l’immagine di u
hiari, e le Pazzie d’Orlando del Badini cantata in Londra ove egli da più anni è morto. La riuscita del Trofonio, e del Re
tra in prospera la fortuna dell’eroe. Le di lui ariette furono per lo più poco musicali; ma mostrò talora di saperne fare,
eta e Istorico Cesareo succeduto allo Stampiglia è stato di lui assai più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace.
Cesareo succeduto allo Stampiglia è stato di lui assai più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più inve
duto allo Stampiglia è stato di lui assai più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più ar
piglia è stato di lui assai più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro,
lui assai più regolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e forz
egolare, più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e forza nel maneggio d
e, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e forza nel maneggio delle passioni, più g
, più arte di teatro, più verità e forza nel maneggio delle passioni, più grandezza ne’ suoi eroi. La lingua è pura, lo sti
Davide umiliato, Giuseppe, Ezechia &c. L’autore stesso ha data la più giusta idea di tali sacri componimenti: In essi (
la Chiesa, stimando, che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi neg
ngono quelle che compose in compagnia di Pietro Pariati. Ed eccoci a’ più lieti giorni della virilità dell’opera eroica, ai
della virilità dell’opera eroica, ai giorni rischiarati dal corso del più bell’ astro della poesia drammatica musicale. Pie
ggio tragico70? Tito, Temistocle, Catone, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? e qual tesoro di filosofia no
ondono? L’idea di rappresentare gli affetti di una madre in Merope fu più d’una volta felicemente eseguita; ma chi può soff
olorito inimitabile di Mandane nel Ciro riconosciuto? chi fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nome d’ Alceo? Per
e par nato or ora quel che dissero venti secoli indietro. E chi saprà più dare agli altrui pensieri quella naturalezza che
aggiore attività e rapidezza nella favola, per servire al suo oggetto più con colpi di scena e situazioni che col dialogo o
sa Ermione di Racine da cui deriva77. Ella è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano di Tito l’
icevuti da Augusto. Sesto al contrario, personaggio incomparabilmente più tragico78, è combattuto dalla conoscenza delle vi
itore determinato. Personaggi così diversi producono situazioni ancor più differenti. Senza dubbio eccellente è la scena pr
eggiabile? Nella scena 6 del III non si conosce meno il maestro. Tito più non ignora che Sesto è un traditore, e che il Sen
(Numi! è quello ch’io miro Di Tito il volto? Ah la dolcezza usata Più non ritrovo in lui! Come divenne Terribile per
eccellenti, e certi amori subalterni, e qualche espressione studiata più che alla scenica non si conviene. Ma che perciò?
gli, senti che si forma un orrido vuoto nella poesia melica che niuno più riempie; là dove se altro moderno poeta, e grande
Se Anacreonte rinascesse, dubito che scrivesse in italiano un’ ode nè più armoniosa nè più dolce di questa: Oh che feli
ascesse, dubito che scrivesse in italiano un’ ode nè più armoniosa nè più dolce di questa: Oh che felici pianti,   Che
diceva: “Queste due scene sono comparabili, se non le superano, alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne d
Zenobie, e tanti altri affettuosi ed appassionati personaggi? Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, senten
ri affettuosi ed appassionati personaggi? Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e gius
naggi? Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chiare e precise, pezzi più
li e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, es
energici, sentenze più sublimi e giuste, più chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di senti
iuste, più chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimento e d’ affetto, non si troveran
lo Metastasio potrà in queste parti drammatiche far fronte a tutto il più bello e grande del teatro francese &c. Dopo
te per vostro meglio ed a gloria dell’ Italia, di cui Metastasio è il più caro ornamento, udite gli esteri, gli emuli stess
llustre autore si fa imprimere una raccolta di sue poesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è vicino ad accertarsi de’ d
colla musica del Valenziano Vincenzo Martin, il quale abbisognava di più lungo soggiorno in Italia per riuscire sul teatro
tastasio stesso ammise nella Didone ed in altri drammi ma che poi usò più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli m
nell’opera istorica non guasta da’ musici e da’ ballerini. I momenti più favorevoli dell’opera mitologica cessarono tosto,
llenti artisti novello gusto e splendore. La danza teatrale ora non è più un’ arbitraria filza di più pantomimi eterogenei
e splendore. La danza teatrale ora non è più un’ arbitraria filza di più pantomimi eterogenei serii o grotteschi con pieni
del ballo in due volumi con trenta rami dato alla luce nel 1779. Il più riscaldato, il più burbero, il più preoccupato ne
volumi con trenta rami dato alla luce nel 1779. Il più riscaldato, il più burbero, il più preoccupato nemico del nome Itali
a rami dato alla luce nel 1779. Il più riscaldato, il più burbero, il più preoccupato nemico del nome Italiano, non contras
della musica. Dal di lei seno uscirono i primi musici legislatori e i più famosi maestri, e quei che insegnarono a ricongiu
la poesia e la musica. Dal di lei seno senza contrasto sono usciti i più celebri maestri di questo secolo. Egli è ben vero
i uomini) che la perfezzione di sì bell’ arte è confinata nella parte più occidentale dell’Europa. Glorioso singolarmente è
”. 69. Gli contende gran parte di queste doti e forse tutte uno de’ più illustri nostri poeti, il chiar. Bettinelli, pret
ntate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più di Metastasio elegante ne’ suoi drammi sì bene sc
revole sua decisione che questo mondo culto e sensibile si commovesse più spesso ai drammi sì bene scritti del valoroso Zen
n seguire il Cornelio alla pesta, e di tessere la favola del suo Tito più rapida e più capace di compiere l’oggetto musical
Cornelio alla pesta, e di tessere la favola del suo Tito più rapida e più capace di compiere l’oggetto musicale. Ma dove ma
se? Non ho io senza ambiguità dichiarato che all’oggetto del Cornelio più non faceva d’uopo di quanto vi si trova? 76. Mol
l sig. Andres? Io sfido chichessia a trovare in natura un personaggio più di Sesto idoneo ad eccitare il tragico terrore e
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 759-763
Zoli Pietro. Caratterista e promiscuo de' più sinceri, forse il più sincero, che non potè avere
Zoli Pietro. Caratterista e promiscuo de' più sinceri, forse il più sincero, che non potè avere la fortuna, a cui gli
filodrammatici, ov'era già sua sorella, mostrò di punto in bianco le più chiare attitudini al teatro, al quale si sentì ir
he non c’era modo mai di raggiungerla), determinò il buon uomo di non più scritturarsi, nè più unirsi ad altri in società,
di raggiungerla), determinò il buon uomo di non più scritturarsi, nè più unirsi ad altri in società, ma condur solo una mo
azienda, di cui egli e la famiglia, otto o dieci persone, formavan la più gran parte. Dopo un lungo pellegrinaggio di
lor grande spontaneità prettamente romagnoli, da farlo parer talvolta più tosto un attor dialettale ; e un poco per la nume
le ; e un poco per la numerosa famiglia che gl’impedì, proprio quando più ce n’era il bisogno, di prendere il largo, e di e
arate serie e comiche di primo attore e di caratterista, ma in quelle più manifestò la sua grandezza così dette promiscue,
ltri un solo non si diede all’arte, Vincenzo, un dei nostri ufficiali più egregi, capitano d’ Affrica, insignito di più cro
un dei nostri ufficiali più egregi, capitano d’ Affrica, insignito di più croci e medaglie che attestano la grandezza del v
tiche acerbe…. Ma che ! Niente !… Un piatto di meno e una risatona di più . L'onestà, la probità, l’integrità scrupolosa del
ani, che sarebbero state oggi, in tanta convulsione dello spirito, il più bello e salutare esempio !
29 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
dramma musicale, e si rivolse poi di proposito alle tragedie e n’empì più volumi. Le sue favole sono ingegnose e regolate;
spersa! A me qui non le terge chi me le terse allora: Qui non vedo, e più forse non vedrò chi m’adora. Quella é la porta ov
la porta ov’egli primiero entrar si vide, Quella, ond’io da quell’ora più non son Perselide. Alto della vittoria entrò ec.
Perselide, e va a morire senza manifestarglielo. L’altre sue tragedie più celebrate sono Ifigenia in Tauri, e Alceste. Rach
giche. Nel medesimo tempo che Martelli, emulando i Francesi, riusciva più secondo il gusto moderno, e arricchiva le nostre
già pur dal Giraldi nell’Orbecche; ma che interesse possono prendervi più i moderni? Pieno com’era della greca erudizione,
greca erudizione, non trovò difficile di far retrocedere i Leggitori più dozzine di secoli; ma qual pro? S’industriò di ad
li alla maniera di Euripide, e dimostrano il filosofo e l’erudito. La più degna d’attenzione é il Servio Tullio, il cui car
caratteri v’é guardata esattamente, e, quello che si desidera per lo più ne’ tragici francesi, i romani vi compariscono ve
viene; ma i commedianti schivano le spese, e non le rappresentano. La più felice sembrami Giunio Bruto, la cui arringa é un
Gravina e dell’abate Conti? Il violare una legge vorrà significare al più rendere un Dramma in qualche parte inverisimile,
ese Scipione Maffei veronese, chiaro per gran dottrina ed erudizione, più felice degli anzilodati compose la Merope rappres
ito successo sulle scene, e che la rendono anche pregevole ai lettori più severi. Il signor Flaminio Scarselli bolognese si
talia delle tragedie del P. Ringhieri. Molte ne ha egli scritte, e la più parte nello stile drammatico metastasiano. Il suo
questo genere, se il suo ingegno vivace, e l’applicazione agli studi più severi, gli lasciassero maggior agio. Due illustr
ignora Elisabetta Caminer Turra veneziana, la quale accoppia il gusto più squisito alle più belle e rare cognizioni. Essa i
Caminer Turra veneziana, la quale accoppia il gusto più squisito alle più belle e rare cognizioni. Essa intrapreso anni son
le dalla signora Caminer tradotte. Forse le versioni potrebbono esser più esatte e più eleganti. Nulladimeno però l’opera r
ora Caminer tradotte. Forse le versioni potrebbono esser più esatte e più eleganti. Nulladimeno però l’opera reca vantaggio
liano e onore all’autrice. Molti volumi sono usciti di quest’opera; e più edizioni se ne veggono. L’altra donna che vogliam
a formare un inerito poetico non ordinario ad una fanciulla, e nulla più . Francesca Manzoni, donna assai valorosa di Milan
i, e ’l Curatore che Niccolò Salerno de’ Baroni di Lucignano, uno de’ più fecondi e piacevoli ingegni napoletani, fé stampa
, il Notaio, o le Sorelle, e la Marchesa Castracani. Quell’ultima per più di venti anni si é rappresentata continuamente ne
a noi non vista, ha riportata la corona del 1775 per mancanza di cosa più soffribile, per quello che ne riferiscono gli Efe
quello che ne riferiscono gli Efemeridisti. La commedia sarebbe e mai più difficile della tragedia214? Tra tante buone prod
i latini confederati con Tarquinio il Superbo, sono di lieto fine. Di più alcuna di esse é anteriore alle opere di Apostolo
ome asserisce nel trattato della musica il signor Eximeno, si dee con più ragione attribuire il costume osservato poi costa
e Metastasio romano. Il dotto Zeno, poeta e isterico cesareo, é stato più regolare più naturale, più maestoso dello Stampig
romano. Il dotto Zeno, poeta e isterico cesareo, é stato più regolare più naturale, più maestoso dello Stampiglia. Ha maggi
to Zeno, poeta e isterico cesareo, é stato più regolare più naturale, più maestoso dello Stampiglia. Ha maggiore invenzione
più naturale, più maestoso dello Stampiglia. Ha maggiore invenzione, più arte di teatro, più delicatezza nel maneggio dell
aestoso dello Stampiglia. Ha maggiore invenzione, più arte di teatro, più delicatezza nel maneggio delle passioni, più forz
one, più arte di teatro, più delicatezza nel maneggio delle passioni, più forza e nobiltà nelle dipinture de’ caratteri ero
te con un aforismo. Quel «Dubiam salutem qui dat afflictis, negat», é più naturale in Fulvia, addotto come una ragione, No
ne di Racine, da cui deriva. Ella é una romana piena d’ambizione, che più non sperando di conseguir l’imperio colo la mano
a’ benefici ricevuti da Augusto. Al contrario Sesto incomparabilmente più patetico é combattuto dalla conoscenza delle virt
ditor determinato. Personaggi così diversi producono situazioni ancor più differenti. É senza dubbio eccellente la scena I
une âme si traîtresse! Augusto lo confonde mostrandosi inteso delle più minute disposizioni della congiura, e Cinna convi
é quello ch’io miro      Di Tito il volto? Ah, la dolcezza usata       Più non ritrovo in lui. Come divenne      Terribile p
nte son da collocarsi nella classe delle farse. Hanno qualche tintura più propria della commedia alcuni drammi giocosi dell
maggior parte de’ drammi del napolitano Gennaro Antonio Federico. Il più riscaldato, più burbero, e più prevenuto nemico d
e’ drammi del napolitano Gennaro Antonio Federico. Il più riscaldato, più burbero, e più prevenuto nemico del nome italiano
apolitano Gennaro Antonio Federico. Il più riscaldato, più burbero, e più prevenuto nemico del nome italiano non contraster
Uscirono dal di lei seno i primi musici legislatori, e i compositori più famosi. E come non avrebbero gl’italiani e meglio
ognizioni scientifiche? Essi che per clima ebbero in forte gli organi più ben disposti, più armonici, sensibili e vivaci? C
iche? Essi che per clima ebbero in forte gli organi più ben disposti, più armonici, sensibili e vivaci? Che per industria p
sibili e vivaci? Che per industria pervennero a formarsi un’idioma il più atto e pieghevole alla delicatezza dell’armonia22
tichi, vi aggiunse le proprie scoperte, e compose un metodo di musica più facile e più giudizioso. Fu seguito dal Franco ne
iunse le proprie scoperte, e compose un metodo di musica più facile e più giudizioso. Fu seguito dal Franco nel XIII, e dal
gli uomini) che la perfezione di sì bell’arte é confinata nella parte più occidentale dell’Europa. Egli é ben vero che i te
o letterato facesse qua scelta delle migliori traduzioni italiane dei più pregiati drammi antichi e moderni, e la desse all
olo da potersi degnamente collocare quasi allato a quello del Redi; e più ancora per aver dati ultimamente alla luce i due
ia, in Francia, in Germania ed in Inghilterra; e con ciò ha esaminato più precisamente il sistema del governo stabilito dal
drammi musicali che non possono adottare per loro uso nel canto serio più di sei in sette mila parole radicali tra le quara
reci, latini e italiani, da’ quali, come certezza si può affermare, i più rinomati autori francesi hanno tolto quanto vi é
affermare, i più rinomati autori francesi hanno tolto quanto vi é di più bello ne’ loro componimenti. «J’ai toujours cru a
migliori tratti di que’ sagri Ingegni che nelle loro opere seguitando più dappresso la bella natura, han saputo contenersi
truit lui-même». Questo é un giudizio di un nemico di M. de la Motte: più sano é certamente quello del Signor Palissot: «La
tà di dire: «Queste due Scene sono comparabili, se non superiori alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne d
Se Anocreonte rinascesse, dubito che scrivesse in Italiano un’ode né più armoniosa, né più dolce di questa: Oh che felici
ascesse, dubito che scrivesse in Italiano un’ode né più armoniosa, né più dolce di questa: Oh che felici pianti, Di due be
piene di passione, e sono qualche volta degno di esser paragonate ai più belli passi di Orazio. «Tengo per fermo (trascri
delle principali cagioni della loro superiorità in questo (scrive il più volte lodato sig. Vespasiano in un discorso intor
signor Zannoni in Parigi nel 1772) deriva dall’esser l’italico idioma più d’ogni altro acconcio e adatto al cantare! Egli é
e cominciano e finiscono in vocali, il che spesseggia l’elisioni e fa più fluida la pronunzia: é sonoro e maestoso perché l
da la pronunzia: é sonoro e maestoso perché le sue vocali sono per lo più aperte e vigorose, cosa che rende il suono delle
: é armonioso, musico, e poetico, perché é dotato di una profonda vie più sensibile di quella degli altri linguaggi; onde r
vie più sensibile di quella degli altri linguaggi; onde riesce molto più favorevole alla musica e alla varietà de’ suoni:
e alla musica e alla varietà de’ suoni: é ricco e abbondevole, perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci e de
perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci e de’ latini, più d’ogni altro é figurato, e più d’ogni altro possi
to dall’erario de’ greci e de’ latini, più d’ogni altro é figurato, e più d’ogni altro possiede diminutivi e aumentativi, e
indole sagace della madre e della nutrice, prerogative che lo rendono più atto e più capace alla diversità de’ movimenti, a
ce della madre e della nutrice, prerogative che lo rendono più atto e più capace alla diversità de’ movimenti, alla vaghezz
r parte de’ francesi amanti della loro musica vocale, la quale per lo più altro non é che una certa salmodia, o detestanda
30 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
secrabile costumanza di privar della virilità loro i fanciulli, acciò più agili, e più snelli divenissero ne’ pantomimici a
tumanza di privar della virilità loro i fanciulli, acciò più agili, e più snelli divenissero ne’ pantomimici atteggiamenti.
zza e l’abbondanza di esse consonanti. Cotal rinforzamento unito alla più lunga dimora della voce sulle rispettive sillabe,
che ne era una conseguenza, fece rallentar tutti i’ tuoni, frapporre più lungo intervallo tra i passaggi non meno di silla
ch’erano alla sua orte. Teodorico il compiacque, mandandogli uno de’ più valenti che vi fossero, e soggiungendo che glielo
maggior divozion de’ cristiani, o per la naturale sua semplicità era più atto a commuovere di quello che sia la sfoggiata
nata dell’Oriente s’erano propagate per l’Italia, creando delle altre più degne, o traendole con giudiziosa scelta dall’uso
ti, che credevano di seguitar Boezio senza comprenderlo, ed a cantori più ignoranti ancora, i quali pronunziavano a caso de
mente, potendosi ciò ampiamente vedere in altri autori che ne parlano più di proposito; aggiugnerò bensì, che gran parte di
dici corde, la senaria maggiore, abbia accresciuta di cinque corde di più la scala musicale, ed ampliato per consequenza il
ritrovamento non è di Guido, ma d’un altro autore anteriore a lui di più secoli, le parole espresse del quale si rapportan
olipettri, quali sono il clavicembalo, la spinetta, il clavicordio, e più altri di questo genere; ma da nessun monumento si
vi erasi per le cagioni di sopra indicate pressoché smarrita, e molta più nella prosa de’ salmi e delle antifone priva d’og
, o che debbasi, come io fortemente sospetto, risalir ancora a’ tempi più antichi, certo è che il Muris non ebbe parte in c
ente i semi di tante scoperte che si riferiscono comunemente a’ tempi più tardi. [6] Ma onde, dimanderà qualcheduno, tanta
clesiastica cerimonia, cui bastava aggiugnerne quello soltanto, e non più , che richiedevasi per soddisfar al bisogno: dalla
e, e di render note le proprie invenzioni. Talmente che nulla v’ha di più comune in quei tempi quanto l’attribuire ad un au
uei tempi quanto l’attribuire ad un autore delle scoperte che poi con più diligente ricerca si ritrova esser di molto a lui
l mondo, ma a misura ch’egli avanza il passo, l’illusione sparisce, e più non vi si trova il confine. [7] Che che sia di ci
incontrasse qualche contraddizione dalla parte d’alcuni, nullameno i più celebri musici d’Italia Anselmo Parmigiano, Fisif
no, Fisifo da Caserta, Prosdocimo Bendemaldo, Marchetto di Padova con più altri l’abbracciarono avidamente, onde gran incre
introdussero prima, e poi, che non a breve saggio come questo è, ma a più lunga storia si convengono. Cominciossi allora ad
i in certa guisa i primi abbozzi del dramma musicale, ci convien fare più distinta menzione affinchè si vegga la rassomigli
empi e nelle nazioni che diconsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura delle arti e delle scienze in un popol
carattere generale della filosofia quello di render probabili le cose più dubbiose, e di sparger dubbi sulle verità più evi
ender probabili le cose più dubbiose, e di sparger dubbi sulle verità più evidenti28 non è possibile ottenere che siffatto
le ottenere che siffatto scetticismo non si stenda anche agli oggetti più rispettabili, i quali appunto perché sono tali, e
Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. Quindi è che la esercit
are negli animi del popolo. Sapevano essi non pertanto trovar i mezzi più acconci a perfezionar il teatro, e a renderlo ogn
rovar i mezzi più acconci a perfezionar il teatro, e a renderlo ognor più conforme alle mire che si proponeva il governo. A
na truppa d’uomini ignoranti, e senza educazione. I Preti, che per lo più erano gli autori e i direttori degli spettacoli,
quelle verità, che mai non ebber bisogno di pruova presso le nazioni più incolte. Lascio pensare qual influenza dovesse av
ignoranza sulla formazione degli spettacoli. [10] La seconda cagione più sottile, e più ascosa è riposta nella natura, ed
a formazione degli spettacoli. [10] La seconda cagione più sottile, e più ascosa è riposta nella natura, ed indole d’entram
di splendente cristallo, ove trasparivano idoleggiati sotto le forme più fidenti la natura, gli uomini e i numi. Ove il cu
nza della bellezza, principio comune delle une e delle altre. [11] Di più : in una religione che parlava molto ai sensi e po
i a loro dai poeti , chiunque avea fior di senno dovea pregiare assai più un vile schiavo virtuoso, che non gli oggetti del
risvegliar in esso l’amore della libertà, e della patria, virtù delle più utili per tutto altrove, ma necessarissime nella
medesimo, il timore d’un Dio, che ovunque è presente per esaminare le più ascose rivolte dei cuore, la perpetua ricordanza
ivina alle passioni degli uomini, e far un materiale spettacolo della più spirituale fra tutte le religioni. Perciò gli arg
e fin dove possa giugner l’abuso che fa talvolta l’uomo degli oggetti più rispettabili. [16] Memoranda sarà mai sempre la f
ei Pazzi” celebrata per molti secoli in quasi tutta l’Europa, dove le più ridicole rappresentazioni si framischiavano a del
conferiva il nome di “papa”. La consecrazione si faceva colle formole più ridicole. L’eletto si metteva indosso le insegne
a chiesa. Ivi si tosavano i capegli e si radeva la barba al prete che più si fosse distinto nella festa. Si faceva dopo app
intorno la quale gli attori cantavano “hè messer asino hè” replicando più volte la stessa cantilena a due cori, e imitando
ieni di laidezze insipide e grossolane. Uno scandalo così enorme durò più d’ottocent’anni in Francia in Ispagna, in Inghilt
buglio, ove «veggonsi apparire nella scena il papa e l’Imperadore con più altri sovrani d’Europa e d’Asia, e l’Anticristo a
primi con fuochi, ed altre pene orribili a sentirsi, come si racconta più alla distesa dallo storico Giovanni Villanni 34.
o, avanti al quale Asmodeo presenta Epulone, intuonando certi versi i più ridicoli del mondo. [19] Un’altra si rappresentò
le, San Giorgio e Gedeone, altercando insieme per sapere chi fosse il più bravo fra di loro. Sopragiugne Sansone con una gr
i nuovo col medesimo carattere di stravaganza e d’assurdità anche ne’ più colti secoli e in quelle nazioni altresì che si d
e i Misteri della Passione. In Ispagna, dove le antiche usanze durano più lungo tempo che per tutto altrove, si conservò fi
chiesa in teatro col titolo di Autos sacramentales, ed abbellite coi più vaghi colori della poesia, e di superbe decorazio
, ove s’introdusse il contrappunto “fugato”, cioè, una serie di suoni più difficili e più carichi di fughe ed altri artifiz
se il contrappunto “fugato”, cioè, una serie di suoni più difficili e più carichi di fughe ed altri artifizi. Imperocché ap
a menoma idea di buon gusto, ond’è che ricercavansi da loro le parole più barbare, s’usavano i metri più esotici mai non ri
d’è che ricercavansi da loro le parole più barbare, s’usavano i metri più esotici mai non ricevuti nell’idioma latino, e si
teva risentirne la religione, contro cui nessun colpo si può scagliar più funesto di quello, che le viene indirizzato dalla
dispongono in oggi i fedeli nelle pubbliche solennità ad assistere al più augusto di tutti i sagrifizi, e i maestosi sentim
he dissi in questo luogo della filosofia, e (come avviene quando s’ha più cura di render odioso uno scrittore che d’esporre
applicata agli oggetti religiosi è quello di render probabili le cose più dubbie agli occhi del volgo, e di sparger dubbi s
qualunque secolo filosofico. Lascio giudicare a chi è qualche cosa di più ch’erudito se questo mio sentimento debba chiamar
ia, e sulla quotidiana esperienza. Tale sicuramente l’hanno creduta i più illustri filosofi d’ogni età, e tale la stimava i
r nemmeno mettersi in questione. Havvi sempre a temere, che le verità più evidenti acquistino dalla discussione un’aria di
Boileau, Art Poétique, Chant 3. 32. [NdA] Chi amasse d’informarsi più minutamente intorno a festa cotanto singolare, ve
n savait rien.» 37. [NdA] Per esempio nel seguente motteto uno de’ più famosi tra quelli dell’antica musica: «Peccavi, D
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
a moderna Letteratura pubblicate dal 1759 sino al 1763) rassomigliano più agl’Inglesi che a’ Francesi; nelle nostre tragedi
esi che a’ Francesi; nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa, e non si vede nella timida trag
francese; il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi più impressione del tenero e dell’appassionato, e in
egni di lode. Tale è in prima Giovanni Elia Schlegel benchè morto nel più bello della carriera. Suoi lavori scenici furono
Cornelio. Esse hanno un merito competente; ma i critici vi desiderano più calore e sfoggio minore di massime filosofiche.
to nell’alta Sassonia nel 1713, e morto nel 1769 mostrò buon gusto in più opere, e diede al teatro alcune commedie pregevol
ana e invidiosa et ciarliera mad. Orgone. Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento p
liera mad. Orgone. Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare
e dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più
, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più ragionevole, e soprattutto il costume più decente
e e l’uscire de’ personaggi più ragionevole, e soprattutto il costume più decente. A questi dì in Italia, in Francia, e nel
onnobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie sono; i Candidati, il Duca M
strando i medesimi talenti teatrali, e morì parimente negli anni suoi più verdi. Scrisse varie tragedie regolari, benchè l’
nella Germania e ne’ paesi esteri. Tre autori tedeschi si distinsero più nel genere pastorale, Rost, Gessner e Gaërtner. I
Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 ha mostrato nelle sue poesie di più di un genere or la delicatezza di Guido Reni e de
nelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con questo intento compose più tragedie, tralle quali si distinguono Edoardo III
figlio. Secondo me Weiss ha portata in Alemagna la tragedia reale al più alto punto. Egli tentò parimente la riforma dell’
ì amara e crudele, se anche me egli non può obbliare… Mano; egli a me più non pensa… almeno lo spero… lo spero? ah qual con
a mi sento trattenere da uno che pareva che mi rassomigliasse. Io co’ più vivi ringraziamenti esprimeva la mia gratitudine,
delle lettere, è che egli non meno del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti unicamente dal suo, alle
isce i più infami tradimenti usciti unicamente dal suo, alle famiglie più cospicue italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’
manno Federigo II il grande, il quale diceva che egli avrebbe stimato più questo scrittore, se non avesse composta Emilia G
riuscire in un piano vasto che chiami l’attenzione de’ popoli interi più che delle famiglie private; ed in fine all’arduit
ltresì commedie spiritose e delicate per la dipintura de’ costumi. Le più pregiate sono; lo Spirito-forte in cinque atti, g
di vizii chiunque nasce ne’ paesi che ne sono rischiarati. Il Tesoro più della precedente sembra propria della scena, meno
sembra propria della scena, meno della prima prolissa, ed in generale più comica ed interessante. Si ammira singolarmente i
rdità. Il colonnello Ayrenhoff uno de’ letterato dell’Austria compose più tragedie e commedie, e tralle prime viene sommame
lla nazione, fe dire al re di Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felici nella commedia che nella tragedia. Egli st
buisce gli errori politici dello stato all’ignoranza dell’algebra. Di più vi si si dipinge un di lui figliuolo che dall’uni
eschi tradotti in francese fatta dal Friedel. L’autore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre di f
lla stessa l’animò colla musica; valendosi anche dell’idioma italiano più del tedesco pieghevole alla melodia tanto nella T
primo ordine. Sappiamo che tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea di forma per lo
oggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di Vienna che sin da
ioni tedesche si eseguiscono in Vienna in un teatro diverso, ed anche più grande di quello della corte. I teatri dell’opera
opera di Berlino si costruì sotto il gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che
32 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
a moderna letteratura pubblicate dal 1759 sino al 1763) rassomigliano più agl’ Inglesi che a’ Francesi: nelle nostre traged
esi che a’ Francesi: nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa e non si vede nella timida trage
francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi più impressione del tenero e dell’appassionato, e in
egni di lode. Tale in prima è Giovanni Elia Schlegel benchè morto nel più bello della carriera. Suoi lavori scenici furono
elio. Esse hanno un merito competente, e solo i critici vi desiderano più calore e minore sfoggio di massime filosofiche. C
ato nell’Alta Sassonia nel 1713 e morto nel 1769 mostrò buon gusto in più opere e diede al teatro alcune commedie pregevoli
vana, invidiosa e ciarliera mad. Orgone. Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento p
liera mad. Orgone. Ma l’azione dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare
e dovrebbe essere più vivace, il disegno più unito, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più
, lo sceneggiamento più connesso, l’entrare e l’uscire de’ personaggi più ragionevole e soprattutto il costume più decente.
re e l’uscire de’ personaggi più ragionevole e soprattutto il costume più decente. A questi dì in Italia, in Francia e nell
conobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie sono i Candidati, il Duca Mi
ostrando i medesimi talenti teatrali, e morì eziandio negli anni suoi più verdi. Scrisse varie tragedie regolari benchè non
lausi nel proprio paese e tra gli esteri. Tre autori Tedeschi si sono più distinti nel genere pastorale. Rost, Gessner e Ga
la sua Dori. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 nelle sue poesie di più di un genere ha mostrato or la delicatezza di Gui
nelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con questo intento compose più tragedie, tralle quali son da distinguersi Edoard
ndo me Weiss è quello che ha portata la tragedia reale in Alemagna al più alto punto. Egli ha pur tentata la riforma dell’o
ara e crudele, s’egli ancora non può obbliarmi . . . Ma no; egli a me più non pensa . . . almeno lo spero . . . lo spero? a
o, ma mi fento trattenere da uno che pareva mi rassomigliasse. Io co’ più vivi ringraziamenti esprimeva la mia gratitudine,
delle lettere, è che egli non meno del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti dal di lui capo, alle fa
ibuisce i più infami tradimenti usciti dal di lui capo, alle famiglie più cospicue Italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’
malagevolezza di riuscire in un piano grande che interessi le nazioni più che le famiglie private, ed a quella di essere el
ancora commedie spiritose e delicate nella dipintura de’ costumi. Le più pregiate sono lo Spirito-forte in cinque atti, e
cipale ha dato a questa favola credito e corso. Il Tesoro a me sembra più interessante, più della precedente propria per la
uesta favola credito e corso. Il Tesoro a me sembra più interessante, più della precedente propria per la scena, meno della
edente propria per la scena, meno della prima prolissa, e in generale più comica. Singolarmente si ammira in essa il tratto
à. Il colonnello Ayrenhoff uno de’ letterati dell’Austria ha composte più tragedie e commedie, e tralle prime viene sommame
lla nazione, fe dire al re di Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felici nella commedia che nella tragedia. Egli st
uisce gli errori politici dello stato all’ignoranza dell’ algebra. Di più vi si dipinge un di lui figliuolo che dall’univer
eschi tradotti in francese fatta dal Friedel. L’autore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre di f
lla stessa l’animò colla musica, valendosi anche dell’idioma italiano più del tedesco pieghevole alla melodia tanto nella T
ro di ciascuna città. Essi tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti e con una platea di forma per
ia moderna a più ordini di palchetti e con una platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di Vienna che sin da
rappresentazioni tedesche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande di quello di corte. I teatri dell’opera e
ra di Berlino fu fatto costruire dal gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che
33 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
[1] Nel prender la penna per cominciar il presente capitolo io sento più che mai la difficoltà dell’impresa che mi sono fo
eta drammatico, né perché stimi che siasi Metastasio mostrato in essa più trasandato che nelle altre, ma perché dovendo res
esser collocata nel suo vero lume bisogno di lungo esame e d’indagine più circostanziata. Tanto più che a cotal impegno si
ro lume bisogno di lungo esame e d’indagine più circostanziata. Tanto più che a cotal impegno si è soddisfatto egregiamente
o; ora smozzando i versi nella metà affinchè s’accorcino i periodi, e più soave si renda la posatura; ora usando discretame
na le corde della greca investendosi di tutta l’anima dei greci poeti più felicemente di quanti il precedettero in Italia f
me maggior         D’Alfeo sul margine         Mai non suonò. Sudor più nobile         Del suo sudor         L’arena Olim
iette quando la musica vuol calore o immagine; Come siano esse per lo più connesse colla scena in maniera che prima di sent
    Dell’infido        Cacciator. Chiare fonti, apriche rive         Più non cerca, al dì s’invola        Sempre sola,    
se bolle ristretto,        A dispetto del carcere indegno        Con più sdegno gran strada si fà. Fugge allora, ma inta
atuto se ne dovesse sbandire il buon senso. Lo Stampiglia, lo Zeno, e più di tutti il Metastasio hanno smentita la comune o
sicurano una perpetuità che senza essi non avrebbe, cosicché non sono più i deliri dell’antica mitologia, ma la verità, ma
scioglimento fermandosi sulle varie circostanze quel tanto, e non di più , che conduce a tal fine. Notisi ancora la mirabil
l’attenzione degli uditori, perché ravviva il loro interesse mettendo più di rapidità nelle circostanze, perché rende la mu
se mettendo più di rapidità nelle circostanze, perché rende la musica più unita, e conseguentemente più energica, e perché
lle circostanze, perché rende la musica più unita, e conseguentemente più energica, e perché la scena diventa più viva fram
più unita, e conseguentemente più energica, e perché la scena diventa più viva frammettendovisi molt’azione. Quella azione,
hiarar l’intelletto altro non faceva che adormentarlo nel sogno della più sofistica stupidezza, ma quella aurea e divina ch
cino della eloquenza, o sotto i vezzi dell’armonia affine di stillare più soavemente negli animi la verità. Qual poeta dram
eriti di occupar i riflessi di un essere pensante, chi se n’è renduto più benemerito di lui? Chi ne ha dipinta la virtù con
renduto più benemerito di lui? Chi ne ha dipinta la virtù con colori più amabili o si ponga mente ai magnifici esemplari,
e’ sentimenti che gli mette in bocca il poeta in una delle situazioni più dilicate che possano presentarsi ad un eroe? Aten
rte nel vero. Ivi gode d’un cielo men tempestoso, ivi respira un’aria più degna di sé, ivi conversa con uomini che fanno on
i che nascono spontaneamente in una persona incalzata da quanto ha di più vivo il dolore. Così è naturalissimo che Timante
e vivo. Così nell’esempio testé accennato la parola “sogliono” rende più adattata e più naturale la sentenza che profferit
ell’esempio testé accennato la parola “sogliono” rende più adattata e più naturale la sentenza che profferita genericamente
ora di qual impareggiabile poetica venustà rivesta egli gli argomenti più astratti della filosofia; come fra le sue mani le
argomenti più astratti della filosofia; come fra le sue mani le cose più spinose fioriscano, avverandosi colla magia della
l’uomo una materia cotanto specolativa ed astratta, parendo a lui che più gran senno avrebbe fatto il poeta inglese e megli
do per l’aria spargeva nembi di rose ovunque passava. Quale argomento più profondo e più rigoroso che le prove della esiste
pargeva nembi di rose ovunque passava. Quale argomento più profondo e più rigoroso che le prove della esistenza d’Iddio. Qu
fondo e più rigoroso che le prove della esistenza d’Iddio. Qual altro più vero, e insiem più nemico del libertinaggio della
o che le prove della esistenza d’Iddio. Qual altro più vero, e insiem più nemico del libertinaggio della immaginazione? Epp
   Non si dà chi l’ignori. Oz. Ma l’essenze, che adori,        Se son più son distinte, e se distinte        Han confini tr
trova nelle opere di Samuele Clark e di Niewentit, che passano per le più profonde in questo argomento99, si potesse ricava
ano per le più profonde in questo argomento99, si potesse ricavare di più di quello, che con tanta scioltezza e precisione
la preferenza, né io dubito che non si trovino alcuni che la daranno più volentieri al francese, scorgendo forse nel suo p
nno più volentieri al francese, scorgendo forse nel suo poetare stile più lavorato, maggior verità nella espressione, carat
etare stile più lavorato, maggior verità nella espressione, caratteri più forti e più teatrali, piani orditi più destramant
più lavorato, maggior verità nella espressione, caratteri più forti e più teatrali, piani orditi più destramante, sceneggia
à nella espressione, caratteri più forti e più teatrali, piani orditi più destramante, sceneggiare più unito, e sviluppo di
i più forti e più teatrali, piani orditi più destramante, sceneggiare più unito, e sviluppo di passione più continuato e me
orditi più destramante, sceneggiare più unito, e sviluppo di passione più continuato e meglio preparato. Ma senza negar cot
preparato. Ma senza negar cotai pregi a Racine, io non credo già che più facile divenghi per questo la decisione, ripensan
a del dialogo; qualità che apportano seco maggior unione nelle scene, più d’ornamento nei discorsi, e sviluppo più circosta
maggior unione nelle scene, più d’ornamento nei discorsi, e sviluppo più circostanziato nelle cose. E tutto ciò è stato eg
ragione all’orecchio e all’immaginazione. Quindi dee render lo stile più lirico, frammetter gran illusione teatrale, sfugg
insomma rapidamente da una situazione in un’altra, acciochè si renda più brillante e più viva l’azione. Lo che il poeta ce
ente da una situazione in un’altra, acciochè si renda più brillante e più viva l’azione. Lo che il poeta cesareo ha mirabil
e di affetto. Là senti le disperazioni d’un genitore, che lacerato da più crudeli rimorsi crede di vedersi ad ogni passo l’
enne quello, che suole quando s’abbandona un sistema, cioè che per lo più si prende il partito opposto. Allora l’amore altr
della virtù che in quelle della bellezza. Col quale avvitamento tanto più agevolmente è divenuto signore degli animi quanto
’ piedi di Deidamia quell’Achille lo spavento di Troia e l’oggetto il più caro delle premure dei numi; osservar pendente da
la grandezza, il valore, in una parola quanto avvi fra gli uomini di più cospicuo, e di più rispettabile prostrato innanzi
alore, in una parola quanto avvi fra gli uomini di più cospicuo, e di più rispettabile prostrato innanzi al simolacro della
pure erano Crebiglioni, Corneli e Shakespeari. Niuno l’ha dipinto con più genuini colori ora rendendo visibili i sentimenti
’ha dipinto con più genuini colori ora rendendo visibili i sentimenti più ascosì, ora simplificando i più complicati, ora s
ri ora rendendo visibili i sentimenti più ascosì, ora simplificando i più complicati, ora smascherando le più illusorie app
i più ascosì, ora simplificando i più complicati, ora smascherando le più illusorie apparenze. Basta non che altro leggere
Amore per ravvisarvi dentro un compiuto filosofico trattato, dove coi più vaghi colori della poesia tutti si veggono espres
rono in un’azione, radunarle poi tutte nell’occasione, spiar i motivi più immediati, i più spediti, i più confaccenti col c
, radunarle poi tutte nell’occasione, spiar i motivi più immediati, i più spediti, i più confaccenti col carattere della pe
tutte nell’occasione, spiar i motivi più immediati, i più spediti, i più confaccenti col carattere della persona e più leg
diati, i più spediti, i più confaccenti col carattere della persona e più legati col suo particolar interesse. I suoi tocch
a patria lingua, si dilatano i confini della elocuzione poetica, e il più compito esemplare si ricava d’imitazione. Riflett
tore di Orlando. Ma dall’altra parte egli è vero altresì che quanto è più difficile a dipinger bene l’anima combattuta di R
i Serse che le pazzie del Signor d’Anglante per le campagne; quanto è più pregievole strappar dal cuore gli affetti che des
al cuore gli affetti che descrivere i palagi incantati, penetrare ne’ più intimi nascondigli dell’animo umano che crearsi u
a che scioglier pazzescamente la briglia alla immaginazione; quanto è più utile richiamar il bel sesso col mezzo d’una inca
e eloquenza alla imitazione di Beroe e d’Aristea che il prostituire i più trillanti colori della toscana poesia dipingendo
rificar questa ad ogni passo sull’altare della dissolutezza; quanto è più interessante un poeta che soddisfa nel medesimo t
quanto è più interessante un poeta che soddisfa nel medesimo tempo a più facoltà dell’uomo che un altro che non soddisfa s
tica legge, ne deride ogni esempio, e ne soverchia ogni regola, tanto più il paralello fra Metastasio ed Ariosto divien fav
iglio trattener il suo giudizio intorno a siffatto confronto, essendo più agevole il dubitare che l’asserir qualche cosa, e
Venere cui donerei il pomo della bellezza. [33] E tanto gliel donerei più volentieri quanto che la sua influenza sul gusto
rà di esser grande per aver battuta la strada additatagli da un altro più grande di lui. Il paragone non può camminar megli
i, dai quali debbono tenersi lontani. I vizi dei grandi artefici sono più pericolosi degli altri ai progressi dell’arte, pe
ricolosi degli altri ai progressi dell’arte, perché autorizzati da un più eccellente esemplare. Allora l’errore confuso col
lezza del verso per quanto lo comporta l’indole della lingua francese più ruvida dell’italiana; sebbene la prospettiva, e t
to ciò che appartiene alla decorazione, abbia, generalmente parlando, più luogo nei drammi dell’autore di Armida, e di Orla
lto al di sotto di Metastasio non solamente nel maneggio d’una lingua più bella, ma nella scelta ancora degli argomenti più
neggio d’una lingua più bella, ma nella scelta ancora degli argomenti più fecondi di passione e più atti alla melodia, nell
lla, ma nella scelta ancora degli argomenti più fecondi di passione e più atti alla melodia, nella pittura dei caratteri pi
ondi di passione e più atti alla melodia, nella pittura dei caratteri più difficili e più interessanti, nell’uso delle sent
e più atti alla melodia, nella pittura dei caratteri più difficili e più interessanti, nell’uso delle sentenze e della fil
de’ sonni tuoi         Coll’idea del mio piacer. Muova il rio passi più lenti,         E sospenda i moti suoi         Ogn
or suo, si è la preferenza che ha egli sul poeta francese nella parte più interessante di questo genere di poesia, qual è s
ntinuato recitativo. In quanto alla spezie di canto compreso in due o più strofi liriche, le quali chiudono un sentimento p
sempre liscio e sempre in cadenza, quei sensi mozzi e tronchi per lo più nella stessa cesura, quei periodi troppo uniformi
ratori della veneranda ruggine del Trecento e della battologia per lo più insipida del Cinquecento è sempre alle busse coll
one di colte persone, le quali amando la moderna foggia di esprimersi più disinvolta e meno impacciata, più spedita e men b
ndo la moderna foggia di esprimersi più disinvolta e meno impacciata, più spedita e men boccacevole, ne deridono l’antica s
erranno dati alla luce dalla Società tipografica di Nizza. [40] Molto più mi rincrescerebbe il non poterlo scolpare da altr
vani potrebbero condurli alla rovina del buon gusto. Incominciamo dal più frequente e più ovvio, che è quello di aver ammol
condurli alla rovina del buon gusto. Incominciamo dal più frequente e più ovvio, che è quello di aver ammollito, anzi effem
ssione abbastanza forte, seria, e terribile per rendersi teatrale. Ma più volte l’autore non ha avuto in vista né l’uno né
sarebbe versato sulla tomba della romana libertà, né gli avanzi della più sublime virtù, che abbiano ammirata giammai il pa
rlare da sé solo intorno all’amore che ha per Ersilia nello stile del più alambiccato platonicismo? «Romolo! E come mai   
sa, quel gigantaccio, la cui sola immagine farebbe tremar i fanciulli più di quella dell’orco e della Beffana, apostrofar o
strofar oratoriamente al suo cuore in un’arietta, sviluppando i punti più fini della passione, come potrebbe farlo un Tibul
parlare in guisa ben diversa: «O bianca Galatea, bianca all’aspetto Più che giuncata, e più che agnello tenera. Più d’un
n diversa: «O bianca Galatea, bianca all’aspetto Più che giuncata, e più che agnello tenera. Più d’un vitello superbetta,
latea, bianca all’aspetto Più che giuncata, e più che agnello tenera. Più d’un vitello superbetta, e acerba Più dell’uva im
cata, e più che agnello tenera. Più d’un vitello superbetta, e acerba Più dell’uva immatura. Tu sovente Ten vieni a me qual
nguaggio della natura gli sfoggiati ornamenti dello spirito. Nulla di più comune ne’ suoi componimenti quando il sentir i p
ggetti esterni, muove un forte sospetto d’ipocrisia nel suo dolore. E più frequenti del bisogno sono quei casi dove gl’inte
esse Cleonice esser fedele ad una pianta? Cotal fantasia scusabile al più in un epigramma o in un poema simile a quello del
delle ultime parole, s’appiglia per redarguirla ad un contrapposto il più ricercato e meno a proposito che in simili circos
fila che tendevano al centro, e nuocer alla energia delle situazioni più vive. Quindi i tanti personaggi posticci che solo
          Grossolano artifizio, e mal sicuro.            La destrezza più scaltra è oprar di modo,            Ch’altri se s
hé all’autore debbano attribuirsi gli accennati difetti. Un Aristarco più severo di me risponderebbe forse che con siffatta
loro nazione e al loro secolo invece di riceverla; che infinitamente più laude ne avrebbe acquistata il poeta cesareo, se
rio paese avendo sempre in bocca la toilette, la charmante beauté con più altre caricature francesi. Tutto ciò non so quant
uppone, di finir sempre in un paio di sposalizi (la qual cosa, benché più confaccente al genere comico che al tragico, potr
i rado avviene che Metastasio ne faccia uso di altri mezzi. Se questi più volte sono posticci; se condotti non vengono spon
ià come richiederebbero le circostanze e la situazione, ma come torna più in acconcio al poeta. Da essa deriva che gli atto
o sperar. Megac. Senz’Aristea non posso              Non deggio viver più . Arist. Morir vogl’io              Dove Megacle è
Che attender? Arist. Che ascoltar? Megac. Non si ritrova               Più conforto per me. Arist. Per me nel mondo         
    Più conforto per me. Arist. Per me nel mondo              Non v’è più che sperar. Megac. Serbarmi in vita… Arist. Imped
  Tutte le vie per cui si passa a Dite.» [63] Potrebbono rispondersi più aggiustatamente se ciascuno avesse la parte in is
attezza in grazia delle bellezze parziali, dalle quali dipende per lo più l’effetto della poesia e della musica. né mi si a
venerazione per l’illustre autore è grandissima, e che niuno il loda più sinceramente di me, né più volontieri adotta la s
autore è grandissima, e che niuno il loda più sinceramente di me, né più volontieri adotta la scuse per quelle mancanze q
e de’ Gracchi con una ballerina. E il confonder l’una coll’altra è il più sicuro e più pronto spediente per guastarle ambed
con una ballerina. E il confonder l’una coll’altra è il più sicuro e più pronto spediente per guastarle ambedue. Con tali
mi, l’Astrea placata con pochi altri de’ suoi componimenti drammatici più piccoli. Abbiano poi qualche indulgenza per il Gi
applicarle a personaggi, cui non si convengono. Quella ne loda l’uso più volte felice: questa ne condanna gli abusi, e l’u
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1019-1020
i, attore brillante (V.), e di Carolina Caracciolo (V.), fu una delle più forti attrici giovani, se non la più forte del su
na Caracciolo (V.), fu una delle più forti attrici giovani, se non la più forte del suo tempo. Dopo di essere stata, giovin
tti di Bologna, preconizzata cantante, entrò in arte, dando subito le più belle speranze di sè colla figurina incantevole,
n già sostituiva al convenzionalismo antico un altro convenzionalismo più melenso e più povero, mache assorgeva dalle raffi
va al convenzionalismo antico un altro convenzionalismo più melenso e più povero, mache assorgeva dalle raffinatezze e dall
e più povero, mache assorgeva dalle raffinatezze e dalle delicatezze più squisite del gusto e della modernità alle energie
agli impeti, alle lagrime della passione, alle grazie della comicità più festiva, ai fascini di un’idealità che si rispecc
35 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
l di d’oggi è in esempio tra noi singolarmente la musica. Risorta ne’ più barbari tempi in Italia, si diffuse tosto per tut
quale ha da essere secondo la vera instituzione sua: una espressione più forte, più viva, più calda dei concetti e degli a
a essere secondo la vera instituzione sua: una espressione più forte, più viva, più calda dei concetti e degli affetti dell
econdo la vera instituzione sua: una espressione più forte, più viva, più calda dei concetti e degli affetti dell’animo. Ma
allegri è composta sempre e di un grave, strepitosa quanto si può il più , non è mai varia, cammina sempre di un passo e di
gono i recitativi; e come quella suol essere la parte nella musica la più strepitosa, cosi questi ne sono, per cosi dire, l
usica la più strepitosa, cosi questi ne sono, per cosi dire, la parte più sorda. E pare oggimai che i nostri compositori si
ui siam presi: e ciò per far muovere il basso al tempo di quelli, ora più ed ora meno. Non tralasciò di scrupulosamente con
istrumenti. E forse non disconverrebbe che una tale usanza si facesse più comune ancora ch’ella non è. Qual calore e qual v
cuore ad un tempo e la fantasia? Non se ne può dare a mio giudizio la più manifesta prova, quanto adducendo in esempio la m
le differenti parti dell’opera. E già non pochi debbono essere stati più di una volta offesi a quel subito passaggio che s
] Bene è vero che, a meglio ottenere tra le varie parti dell’opera un più dolce accordo, savio partito anche sarebbe quello
, le arie medesime. Furono esse in ogni tempo la parte dell’opera che più delle altre risaltò. E secondo che la musica da t
principio. Tantoché e per la melodia, e per gli accompagnamenti, poco più alto sorgevano del recitativo. Il vecchio Scarlat
sorgevano del recitativo. Il vecchio Scarlatti fu il primo a dar loro più di mossa e di spirito; e le rivestì sopra tutto d
r loro più di mossa e di spirito; e le rivestì sopra tutto di belli e più copiosi accompagnamenti. Erano essi nondimeno dis
presse e quasi sfigurate sotto agli ornamenti con che studiano sempre più di abbellirle. Soverchiamente lunghi sogliono ess
ce? Pare che per ogni ragione se ne avesse a scemare il numero. Tanto più che ne sono bene spesso cosi affollate le nostre
te media tra i violini e i bassi, onde risultava l’armonia? Una delle più care usanze al dì d’oggi, sicura di levare nel te
nze al dì d’oggi, sicura di levare nel teatro il maggior plauso collo più strepitoso batter di mani, è il far prova in un’a
hanno potere di prendere gran parte della udienza, riescono pure alla più sana parte di essa rincrescevoli. E non si può ab
a cui debbono servire, e che eglino entrassero a luogo a luogo, dove più lo richiedesse l’espression della passione. Non s
ni che sieno entrati nella composizione delle arie. Conviene risalire più alto per trovare la sede primaria del male. Il ma
e che detta la passione e dopo finito il senso intero dell’aria, e il più delle volte non si dovrebbe neppure dir da capo l
ella passione, i quali non si ripiegano altrimenti in se stessi e dal più non tornano al meno. [2.11] Potrà ancora ciascuno
manca quivi giammai il compositore di tener le note, raddolcendole il più ch’ei può, e di rallentare a un tratto l’impeto d
ie che dipingono o esprimono, che chiamansi parlanti, che hanno in sé più di naturalezza; e la bella semplicità, che sola p
che sola può imitar la natura, viene poi sempre preferita a tutte le più ricercate conditure dell’arte. [2.13] La poesia
i saprebbono metterci di contrappunto quel tanto che bastasse e nulla più . Infatti ella è opinione de’ migliori nostri maes
vuole però un gusto finissimo e una somma discrezione di giudizio; lo più bel ramo, dice quello antico savio, che dalla rad
altro secondo tra gli antichi e primo certamente tra’ moderni. Chi fu più acceso dall’estro e più regolato insieme di lui?
tichi e primo certamente tra’ moderni. Chi fu più acceso dall’estro e più regolato insieme di lui? Nelle cantate del Timote
e’ Salmi, non solo egli ha mirabilmente espresso le passioni tutte, i più delicati sentimenti dell’animo, ma è giunto ancor
arabile Tartini, dove trovasi somma varietà congiunta con la unità la più perfetta. Prima di mettersi a scrivere è solito l
36 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
n Italia era stata nel XVI secolo. Ben fu però la tragedia del Cid la più fortunata, e quella onde l’autore divenne lo scop
è uno di que’ felici frutti del genio che s’invidiano e si criticano più facilmente che non s’imitano. La parte che il lod
he e per le largizioni diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici di quel tempo. Egli impose silenz
ell’Aretino. Così avesse Cornelio seguito questo modello italiano nel più importante punto, cioè nell’ interessar l’uditori
sar l’uditorio a favore del vincitore Orazio. Ma egli attese a render più degne di compassione Sabina e Camilla; per la qua
vien compensato dal nobil perdono di Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Si sono renduti assai memorabili pel pub
e nelle frasi il genio del suo Lucano, e quindi di essersi sollevato più che nelle altre sue favole. Ma gli ornamenti e le
sue favole. Ma gli ornamenti e le figure epiche e liriche, come niuno più ignora, riescono troppo impertinenti nella poesia
Sertorio, la Rodoguna. Presentò nella prima la magnanimità nel punto più vistoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un
i mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto nobile, come questo, Rome n’est p
l’Attila: con un tratto di pennello imprime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire:
conoscere l’ esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di essi potrebbero passar per eccellenti o
i che ci troviamo sì bisognosi”. Ingegno raro tutte in se raccolse le più rilevanti doti della poesia tragica, il tenero, i
atetico, il terribile, il grande, il sublime. Elevandosi all’ eroismo più eccelso, eleva e tira seco gli animi tutti. Si è
tere dell’amore, ha in essi dipinto il proprio, trasformandoli per lo più in avvocati, in sofisti, in declamatori e qualche
mità che riscuote ammirazione, ma vi si accoppiano certi amori per lo più subalterni che riescono freddi e poco tragici. In
l vantaggio del raro dono della grazia, che la natura concede a’ suoi più cari allievi, agli Apelli, ai Raffaelli, ai Corre
esi, ai Racini, ai Metastasii. Tralle tragedie di Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più
Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette di quelle di P. Cornelio, per avviso de’
lio graduate, e più perfette di quelle di P. Cornelio, per avviso de’ più scorti critici, trionfano l’Ifigenia rappresentat
stranezza di gusto i critici pedanti rendono problematiche le verità più manifeste. L’amore è una delle più attive passion
ti rendono problematiche le verità più manifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari di ogni altr
ezione, benchè sempre sia nobile, elegante, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor di Dario e dal
alla dipintura fattane dagli antichi. Nel Mitridate la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco pi
e la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico
a gravità. Dupin non a torto conchiudeva così: “Le nostre tragedie le più gravi altro non sono che commedie sollevate”. Dac
asterebbe cangiarne i tomi”. E Voltaire diceva ancora: “Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguag
iarne i tomi”. E Voltaire diceva ancora: “Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso ch
. E Voltaire diceva ancora: “Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonora
della scena, qualche sentimento freddo e qualche immagine superflua. Più rari sono questi difetti nelle altre sue favole,
ga ancora nel Mitridate, nell’ Andromaca e nell’Ifigenia. Nella Fedra più che la soverchia pompa del racconto di Teramene d
arato, ma certamente da essa diversa per disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, e fondata su di un princip
rni sulla scorta del Petrarca attinsero nella filosofia Platonica una più nobile idea dell’amore, e ne arricchirono la poes
nta con disprezzo mal grado di essersi continuata a rappresentare per più di cento anni. Ludovico Dolce, come accennammo, s
commedia spagnuola del Coello Dar la vida por su Dama; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il
recite chiesero in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza di stile e con minore ingegno del frate
gno del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più del fratello gastigato nell’uso delle arguzie viz
si cerca sovente il dolore, e vi si trova solo certa tenerezza per lo più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a
olle sue dame. Si composero parimente varie sacre tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di
di Voltaire, ed anche l’ eccellente Paragone della poesia tragica del più volte lodato conte Pietro di Calepio. 5. Questi
o conte Pietro di Calepio. 5. Questi componimenti saranno sempre le più preziose gemme del tragico teatro, e faranno sì c
papelon chiamato prologo. Racine, al suo avviso, fu uno degl’ ingegni più volgari della Francia (uno de los mas comunes): a
za dell’ingegno. Nella Fedra misero lavoro di tre anni egli ravvisa i più madornali difetti; e quali egli ne accenna? la sc
gli darebbe torto? 6. V. la di lui prefazione al Britannico. 7. Il più volte lodato sig. Mattei nel Nuovo sistema d’inte
37 (1772) Dell’opera in musica 1772
oncordia discors (proprio Orazio è, non a caso, l’autorità letteraria più citata da Planelli); di qui il tono talvolta un p
recetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte di Vi
ligato suo malgrado a pronunziare sì fattamente le parole, ch’egli ha più bisogno d’interprete, che se cantasse un’ aria ta
che vuol fingere con noi?» (II.VII.22). L’inverosimiglianza rimaneva più che mai il peccato originale da combattere a teat
n domestico cimbalo. In quel luogo una imparaticcia cantilena piacerà più assai che un capolavoro di musica teatrale: sicco
sica teatrale: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto una ben colorita bussola che un quadro di
essione, vanno esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animat
nzioni dell’autore sono, sociologicamente e filosoficamente parlando, più generali: «Lo scopo di questo trattato — scrive —
azione possa corrompere il gusto e favorire la scostumatezza, ch’è la più deplorabile sventura che possa avvenire a uno sta
lo non contribuì solo l’infelicità di quel secolo, ma in oltre (che è più sorprendente) il progresso fatto, come dicemmo, n
usica che comparse, decorazioni e macchine; poca attenzione facendosi più alla poesia, la quale si prese a riguardare come
le di tali invenzioni faccia buon uso, arricchirà il suo estetico ben più agevolmente che un’altra, la quale non abbia potu
antichi sapessero interpretare il patetico musicale in maniera molto più sottile di quanto non facessero i moderni: «Se si
l s’appigliare. Ma questa dimanda medesima farebbe oggi contorcere il più valente maestro di musica che s’abbia l’Italia: v
ssimo specifico per togliere ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del p
che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo. Questa maniera di canto
nello spirito. Or un’A, un’E, un O, gorgheggiato durante la valuta di più note, e talora di più battute, nulla dicono allo
, un’E, un O, gorgheggiato durante la valuta di più note, e talora di più battute, nulla dicono allo spirito; e questo ment
, e talora di più battute, nulla dicono allo spirito; e questo mentre più ansiosamente cerca di penetrare lo stato dell’ani
brio e coerente, soprattutto nel caso del gesto «affettivo», «ch’è il più nobile, il più eloquente e che fa il trionfo d’un
, soprattutto nel caso del gesto «affettivo», «ch’è il più nobile, il più eloquente e che fa il trionfo d’un discorso, impr
oquente e che fa il trionfo d’un discorso, imprimendolo con forza nel più sensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto
retorica del «gesto muto», cioè senza parole: «il saper ben tacere è più difficile assai che il parlar bene; e però non è
rsone il sappiano fare» (IV.II.10). Da qui anche l’invito a badare di più alla recitazione delle seconde e delle terze part
nica distilla suggestioni felici10. Le pagine sulla danza sono tra le più vive del libro. Planelli sposa in pieno la riform
1. Il nome di Noverre, «le di cui danze hanno riscosso recentemente i più lusinghieri applausi de’ teatri di Parigi, di Lon
Parigi, di Londra e d’altre insigni città d’Europa» (VI.II.11), torna più volte in queste pagine, insieme a quello del poet
tto tradurre il De saltatione di Luciano. Per Luciano la danza era la più filosofica tra le arti, investendo l’uomo intero;
suiti, aveva rialzato la testa: Planelli menziona, per criticarlo, il più autorevole esponente di tale partito, il domenica
i, e i satirici» (tra i moderni, Molière e La Bruyère) e persino, con più prudenza, dei romanzi che «contengono delicatissi
i» 13; al suo spettatore ideale in cerca d’un teatro si rivolge ancor più paternalisticamente: occorre, osserva, che «il po
ofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come una delle più possenti cagioni della perfezione o della decaden
il mezzo di quell’aurea catena, che connette le arti meccaniche colle più sublimi scienze; dalla qual connessione procede c
io, e un Galilei che ci riveli i secreti degli astri. [Pref.3] Molto più importante ancora è l’influenza degli spettacoli
Le rappresentazioni tragiche, in cui i poeti della Grecia poneano nel più terribile aspetto la tirannia, sostennero in Aten
ligentemente sulla direzion del costume, direzione in cui consiste il più sacro e il più augusto dritto della sovranità, e
lla direzion del costume, direzione in cui consiste il più sacro e il più augusto dritto della sovranità, e allontana da’ t
i quali prendono a dichiarar le leggi di quelle rappresentazioni che più hanno voga ne’ lor paesi, avessero in mira questi
he quasi solo occupa da lungo tempo i nostri teatri ; il quale perché più pomposamente d’ogni altro si vale del soccorso de
nte d’ogni altro si vale del soccorso delle belle arti, perciò riesce più malagevole ad eseguire che qualunque de’ mentovat
rciò riesce più malagevole ad eseguire che qualunque de’ mentovati, e più di qualunque altro è capace d’influire nel progre
una sì nobil materia, e così atta per la varietà sua ad esercitare i più grandi ingegni, non fu, ch’io sappia, trattata fi
crittori ha data dunque occasione al presente trattato. In esso io le più volte ho per brevità dirette le mie riflessioni a
azione possa corrompere il gusto e favorire la scostumatezza, ch’è la più deplorabile sventura che possa avvenire a uno sta
cere le ho ammirate nell’autore savissimo di quest’opera, la quale di più si può dire γεωμετρητάτη, μουσικωτάτη, θεωρητοτάτ
arlo dal solo Iddio. Io sono Al di 15 di dicembre S. Maria Stella. Il più umile Servo, e suddito Fr. Gherardo degli Angeli
sentazioni fossero nate anche prima di sua fondazione. Il che tanto è più probabile, quanto che tra coloro, che dell’istitu
che in breve si diffusero per tutto il mondo cristiano, e furono per più secoli celebratissime. [Sez.I.1.0.5] Giovanni Vi
sere di profano argomento. [Sez.I.1.0.7] È dunque chiaro che fino da’ più rimoti tempi furono usate in Italia le opere in m
ni, misteri23, tal altra storia, vite, vangeli; e denominazioni anche più strane, colpa della barbarie de’ tempi, qualche v
ttaglie, balli, conviti, tutto eravi con magnificenza introdotto, e i più abili artefici venivano a tal effetto impiegati25
re in musica di profano argomento (giacché le sacre eranvi communi da più di due secoli, come di sopra si è osservato) e Gi
e altro che intermedi, de’ quali parecchi ne compose. Tra questi, uno più all’opera in musica che a qualunque altro genere
in quel secolo nella musica teatrale, fu Jacopo Peri del quale or ora più particolarmente diremo. [Sez.I.1.0.17] Tali furo
e bellezza. In tal senso è chiamato Esopo inventor degli apologhi ben più antichi di lui: e nel senso medesimo è Copernico
o; perciocché, nonostante che un tal sistema fosse venuto in mente a’ più antichi filosofi, quell’astronomo fu il primo a p
lo non contribuì solo l’infelicità di quel secolo, ma in oltre (che è più sorprendente) il progresso fatto, come dicemmo, n
usica che comparse, decorazioni e macchine; poca attenzione facendosi più alla poesia, la quale si prese a riguardare come
tutto il corso del secolo decimosettimo, durante il quale ella non fu più che uno spettacolo de’ sensi. In tale stato brill
ostri valenti poeti, seguirono le vestigia medesime. Ma quegli, a cui più che a qualunque altro è debitrice l’opera in musi
nte si è potuto agevolmente ritrarre che il secolo presente è uno de’ più felici per l’opera in musica. Nondimeno perché si
e da filosofo scrisse: «vuol essere la bellezza uno quanto si può il più , e la bruttezza per lo contrario è molti» 34. [Se
a stata ammessa, a solo oggetto di dar mano alla poesia: tutte, quale più verisimiglianza e quale più forza a questa aggiug
tto di dar mano alla poesia: tutte, quale più verisimiglianza e quale più forza a questa aggiugnendo, sono destinate a socc
rle e per adoperarle in modo ch’esse facciano in questo spettacolo il più bell’effetto che attenderne si possa, è necessari
i adunque diedero origine alle belle arti, e queste riuscirono poi il più efficace istrumento, onde si possa avvaler l’uomo
sia la cognizione di queste facultà, e che essa costituisce una delle più utili e insieme più dilettevoli parti dell’umano
queste facultà, e che essa costituisce una delle più utili e insieme più dilettevoli parti dell’umano sapere, mercecché tu
guaggio e lo lega in armoniosa misura; ma l’eloquenza, apparentemente più modesta, non adopera verun patente artifizio nell
e però si diranno essere in simmetria. [Sez.I.3.4.2] Quanto adunque più evidente farà a’ nostri sensi la ragione d’una a
nte farà a’ nostri sensi la ragione d’una a un’altra grandezza, tanto più grata riuscirà la lor simmetria: perché tanto min
i grandezze. Non distinguerà un giardiniere di quanto il suo pino sia più alto d’un basto arbusto, come distingue che un gi
are altro artifizio, non potrà decidere di quanto un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il perché come più le gran
quanto un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il perché come più le grandezze si allontanano dall’uguaglianza, più
one. Il perché come più le grandezze si allontanano dall’uguaglianza, più la loro ragione si rende oscura a’ sensi, e più s
ano dall’uguaglianza, più la loro ragione si rende oscura a’ sensi, e più scema per conseguenza la bellezza della loro simm
uenza la bellezza della loro simmetria. Onde avviene che la simmetria più aggradevole allo spirito è quella che si trova tr
ndezze che in ragione d’uguaglianza sieno tra loro. Dopo di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’u
cc. Quella simmetria nondimeno che nascerà dalla ragione doppia, sarà più piacevole di quella che dalla tripla, e questa pi
gione doppia, sarà più piacevole di quella che dalla tripla, e questa più della seguente, e così in avanti, per vigore dell
e così in avanti, per vigore della seconda regola. Perciocché quando più questa ragione multiplice aumenta, tanto più le s
egola. Perciocché quando più questa ragione multiplice aumenta, tanto più le sue grandezze s’allontanano dall’uguaglianza:
nto più le sue grandezze s’allontanano dall’uguaglianza: e però tanto più anch’essa s’allontana dalla seconda regola, la qu
ome qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e per la medesima seconda regola la s
iù dell’altra; e per la medesima seconda regola la simmetria riuscirà più dolce tra 1 ½, e 1 che tra 1 ⅓ e 1, e più tra que
egola la simmetria riuscirà più dolce tra 1 ½, e 1 che tra 1 ⅓ e 1, e più tra queste, che tra 1 ¼ e 1, e così via via. La q
già esposte bastano al mio intendimento, e perché da esse derivano le più piacevoli simmetrie. Tuttavolta, siccome non tutt
apprendere che la ragion dominante in questo è quella d’uguaglianza; più rara è la multiplice, e più di questa la superpar
minante in questo è quella d’uguaglianza; più rara è la multiplice, e più di questa la superparticolare. Che poi dalla sola
ia che si osserva nel corpo d’una bella persona: da che in effetti le più dolci simmetrie sono quelle che si osservano nell
rei, che non i soli piaceri intellettuali, ma i sensibili altresì e i più dipendenti dal corpo, in questa appercezione d’un
iste nello sforzo di produrre una non interrotta serie d’idee, come i più profondi filosofi hanno insegnato, a un tal esser
tero. E se non se gli offre un ordine solo, ma un edificio contenente più ordini simili, e oltre a ciò e balconi e porte e
hie e loggiati collocati tutti in simmetria: questa seconda idea come più feconda, più diletterà della prima. Non mi si opp
i collocati tutti in simmetria: questa seconda idea come più feconda, più diletterà della prima. Non mi si opponga che niun
mai d’esser capace di farle. [Sez.I.3.5.4] Quanto adunque un’ idea è più feconda di ragioni, tanto il piacere estetico sar
idee. Non vorrei però che quindi deducesse taluno, che un’opera tanto più piacerà, quanto più in essa si moltiplicherà la s
ò che quindi deducesse taluno, che un’opera tanto più piacerà, quanto più in essa si moltiplicherà la simmetria; e che però
ue d’un’ idea vuole avere un termine, oltre al quale essa non sarebbe più grata. [Sez.I.3.5.5] Da sì fatta connessione d’id
avviene che gli oggetti, in cui la simmetria è osservata, s’imprimano più facilmente in lei che gli altri che ne son senza.
tra in cui ogni cosa sia disordinata e confusa. Perciò ancora i versi più agevolmente che la prosa nella memoria si arresta
siamo trattenuti. Dal lor patetico, e dal piacere che gli è proprio, più speditamente usciremo. § VI. In che consista i
le artifizio consiste nello scegliere per suggetti delle opere loro i più perfetti oggetti di nostre passioni, e nelle rego
targli, presentandogli al nostro spirito in quello aspetto, nei quale più che in altro lo moverebbero se realmente gli foss
e a tal grado nell’animo nostro, ch’egli occupato da questa non pensi più che quell’oggetto sia ideale, ma creda, come in s
i e reali oggetti. In pruova di che, consideriamo qualunque opera che più ci ha commossi altra volta; ma procurando di tene
zione sarebbe riuscita patetica, considerata con tal ricordo non sarà più capace di muoverci. Adunque il piacer patetico, c
he gli oggetti presentati sieno veri e non già finti da quelle. Tanto più perfetto sarà il loro patetico, quanto più colla
già finti da quelle. Tanto più perfetto sarà il loro patetico, quanto più colla sua forza sarà capace d’ingerir questa cred
erciocché, dovendo tutte le altre seguire le vestigia di questa, sarà più agevole a diriggere il cammino ch’esse debbono te
per variarla, ad allogarvi quelle d’ineguaglianza, interponendo versi più lunghi a’ più corti. Perciocché egli è ben verisi
ad allogarvi quelle d’ineguaglianza, interponendo versi più lunghi a’ più corti. Perciocché egli è ben verisimile che i pri
rimi versi nati in bocca d’uomini fossero corti, come quelli che sono più facili e più giocondi, e che i lunghi fossero sta
ti in bocca d’uomini fossero corti, come quelli che sono più facili e più giocondi, e che i lunghi fossero stati inventati
la loro brevità e lunghezza. Intendo solo che la bellezza della prima più dipendea dal tempo che dal tuono delle sillabe, e
prima più dipendea dal tempo che dal tuono delle sillabe, e di questa più dal tuono che dal tempo. [Sez.II.1.1.6] Or di qua
ez.II.1.1.6] Or di quanto la musica d’un gravicembalo, d’un violino è più pregevole della musica d’un timpano, d’una nacche
la musica d’un timpano, d’una nacchera, di tanto la poesia armonica è più pregevole della metrica. Tanto più che gl’invento
era, di tanto la poesia armonica è più pregevole della metrica. Tanto più che gl’inventori della poesia armonica introdusse
azioni medesime, vale a dire fosse composto delle medesime lettere in più versi. [Sez.II.1.1.7] Non più dunque che cinque p
osse composto delle medesime lettere in più versi. [Sez.II.1.1.7] Non più dunque che cinque possono essere i fonti dell’est
enire. Qualora dunque io desidero che i maestri dell’italiana poetica più attenzione avessero accordata alle regole della d
rso metro maggior bellezza si accrescerebbe a’ nostri versi, e questi più sofficienti si renderebbero or colla tardanza, or
versi compongono. E poiché l’estetico delle arie in questo dramma ha più bisogno d’attenzione che non quello de’ recitativ
[Sez.II.1.2.4] Veggiamo ora qual mescolanza ammettano que’ versi che più spesso nelle arie vengono adoperati. Ma prima alc
ole di questa mescolanza. [Sez.II.1.2.5] In qualunque verso italiano più sillabe acute, o, che è il medesimo, più accenti
In qualunque verso italiano più sillabe acute, o, che è il medesimo, più accenti acuti si possono incontrare. Tuttavolta i
è il medesimo, più accenti acuti si possono incontrare. Tuttavolta i più notabili sono l’accento acuto della penultima sil
rti la prima è un settenario tronco, la seconda un quinario. Si vegga più chiaro il medesimo effetto dell’acuto in questo q
ugnanti, che la gonna d’Arlotto men disparate toppe accoppiava. Altri più timidi raro, o non mai nelle arie loro unirono ve
ome son questi del Zeno: In sì gravi angosce e pene Quella che viene Più lenta e tarda, È la più barbara. La peggior morte
In sì gravi angosce e pene Quella che viene Più lenta e tarda, È la più barbara. La peggior morte. [Sez.II.1.2.23] E fin
sillabe contigue sieno brevi e che il verso riesca veloce. Laonde se più volte quella contiguità sarà replicata nel medesi
olte quella contiguità sarà replicata nel medesimo verso, questo sarà più scorrevole. Talmenteché se rapido è questo: Va t
scorrevole. Talmenteché se rapido è questo: Va tra le selve ircane più rapido sarà, quest’altro: Va tra l’ircane forest
ve ircane più rapido sarà, quest’altro: Va tra l’ircane foreste, e più di tutti il seguente: Va fra l’orror dell’ircane
reste. [Sez.II.1.2.27] E questa ragion di quinari: Manca sollecita Più del usato, Face, che palpita Presso a morir36. [
n si muore Sia facile a soffrir. [Sez.II.1.2.31] Quanto poi a’ versi più brevi, questi sono da adoperare con circospezione
tizia e gli altri affetti molesti. Alla tenerezza però possono essere più atti, appartenendo questa alla classe degli affet
si possono assegnar regole generali, poiché secondoché l’arie sono di più o di meno versi composte, così è varia la loro co
io consiste nello scegliere per suggetti delle opere di quelle arti i più perfetti oggetti di nostre passioni e nelle regol
ne di quelle regole che appartengono alla tragedia in generale, tanto più che a me altro presso a poco non toccherebbe che
tutta l’azione. I melodrammatici per opposto soglion mutare, e talora più volte, la scena. [Sez.II.3.0.2] Ma la rigidezza
a fare o dire in publico ciò che un uom di senno appena fa o dice ne’ più segreti penetrali di sua casa. Rendeva in oltre p
potrebbero di falli contro al verisimile e al decoro, a cui obbligò i più eccellenti poeti la troppo rigorosa unità di luog
reparabilmente, il costume e la condotta della favola, vale a dire le più essenziali qualità che si richieggono in un dramm
antica tragedia di molti nobili suggetti, incapaci d’unità, i quali e più varia, e più ricca, e più bella la renderebbero.
ia di molti nobili suggetti, incapaci d’unità, i quali e più varia, e più ricca, e più bella la renderebbero. [Sez.II.3.0.5
obili suggetti, incapaci d’unità, i quali e più varia, e più ricca, e più bella la renderebbero. [Sez.II.3.0.5] Ma qualora
le scene: l’una di non mutar la scena se non allora che il verisimile più non la soffre, sicché egli manterrà questa sul te
da nazioni bellicose e feroci, che conservavano ancora in mezzo alle più colte città un resto di loro antica selvatichezza
e accendeva tra le loro città, contribuivano a rendergli crudeli. Che più ? La loro stessa religione, la medesima teologia a
iti e che disonorano l’umanità, e presentando questa nella divinità i più abbominevoli esempi d’ire, di vendette, d’ingiust
trocità, che terminassero con esili, miserie, morti di personaggi del più alto affare: altrimenti pochissimo effetto avrebb
ee) avere un protagonista sovranamente virtuoso. Ciò rende questa ben più istruttiva dell’antica e più atta a formare i nos
ranamente virtuoso. Ciò rende questa ben più istruttiva dell’antica e più atta a formare i nostri costumi, potendo nella pe
potendo nella persona del protagonista esporre l’esempio delle virtù più eminenti; il che, per la soprallegata ragione non
oprallegata ragione non era permesso all’antica. Rendela in oltre ben più interessante di questa: mercecché lo spettatore t
n oltre ben più interessante di questa: mercecché lo spettatore tanto più ama il protagonista, quanto questi è più virtuoso
ercecché lo spettatore tanto più ama il protagonista, quanto questi è più virtuoso. Perciò il protagonista dell’antica trag
condizione, col mostrar la grandezza sottoposta a’ mali di gran lunga più dolorosi. Ma vale almeno altrettanto l’istruzione
che pare che il protagonista d’un carattere mediocre possa interessar più assai che un altro di carattere sublime. Ma baste
ai d’interessarci, e questo interesse, piuttosto che diminuire, tanto più cresce, quanto più quello è sublime; massimamente
e questo interesse, piuttosto che diminuire, tanto più cresce, quanto più quello è sublime; massimamente quando in esso si
ezzano, particolarmente se in esso poco spirino quelle virtù, come il più è quello de’ protagonisti Greci. In oltre un cara
dalle regole del verisimile. Egli fu solo dell’uso: e una favola, che più o meno avesse di cinque atti, può essere egualmen
una che seguisse quell’antica divisione. [Sez.II.6.0.3] Dirò anzi di più : il soverchio attacco a quell’arbitraria distribu
al mescolanza, secondo essi, poco accomodata alla tragica gravità. La più corta e più convincente difesa del melodramma è l
a, secondo essi, poco accomodata alla tragica gravità. La più corta e più convincente difesa del melodramma è la lettura d’
o qual altro pezzo che si scelga di tragedia fatta al conio greco, ma più naturale e più vario di questo, il quale coll’uni
zzo che si scelga di tragedia fatta al conio greco, ma più naturale e più vario di questo, il quale coll’uniformità de’ ver
versi riesce spesso rincrescevole e poco verisimile. [Sez.II.7.1.2] Più si riscaldano contro le arie, gridando all’inveri
nze andando alla morte, o alla guerra, e di trattare melodiosamente i più grandi affari. Io non vo’ negare che più dignitos
di trattare melodiosamente i più grandi affari. Io non vo’ negare che più dignitoso riuscirebbe il melodramma, se tutto in
diremo della musica teatrale, io spero che in avvenire non odieranno più il melodramma, comecché non sia nato sotto il cie
re stato trattato dietro alla scena. E però le arie debbono essere il più puro, il più semplice linguaggio degli affetti, e
tato dietro alla scena. E però le arie debbono essere il più puro, il più semplice linguaggio degli affetti, e null’altro c
rtetti ecc. ha religiosamente osservato un tal precetto: essi sono il più naturale, il più puro, il più semplice linguaggio
ligiosamente osservato un tal precetto: essi sono il più naturale, il più puro, il più semplice linguaggio del cuore. Per e
osservato un tal precetto: essi sono il più naturale, il più puro, il più semplice linguaggio del cuore. Per esempio in que
ché? ecc. le parole sono quelle medesime che vengono in bocca delle più semplici persone, quando si amino scambievolmente
esto, esprimendo da sé medesimo quella sentenza. Infatti i drammatici più sentenziosi sono appunto quelli che meno intesero
orprendere al Quadrio il quale asserisce46, che «nelle ariette quanto più le proposizioni sono generali, tanto più piaccion
6, che «nelle ariette quanto più le proposizioni sono generali, tanto più piacciono al popolo, perché trovandole verisimili
re adoperato nella Merope una similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni di tal censura son que’ poeti che questa fi
o recitativo, io mi aspettava un’ aria che racchiudesse gli ultimi, i più vivaci, i più affettuosi sforzi d’un cuore pieno
io mi aspettava un’ aria che racchiudesse gli ultimi, i più vivaci, i più affettuosi sforzi d’un cuore pieno di fedeltà, d’
osso da quel nobile recitativo io mi preparava a un’impressione anche più forte, mi sento improvvisamente gelare il cuore d
ì diversi affetti, nel procinto d’abbandonar la patria e quanto ha di più caro al mondo, si perda in quegli ultimi momenti
ga similitudine? Si dirà forse che essendosi detto quanto si potea di più patetico nel recitativo, nulla restasse ad aggiug
te imitati come tante bellezze: da che l’imitazione de’ difetti è ben più agevole che non è quella delle virtù. [Sez.II.7.
e que’ capolavori della drammatica hanno svegliata la compassione nel più intimo degli animi nostri! Come sperare che una l
ppa rigidezza condannate le arie contenenti le nominate figure; tanto più che alcune arie di questo genere sono così belle,
recaria e priva di senso. Quando all’opposto, se l’aria contenesse le più vive pennellate della passione cominciata nel rec
ecetto senza grande scapito de’ poeti. Anzi è questo per essi uno de’ più utili ricordi, al quale, se accordassero sempre q
al quale, se accordassero sempre quell’attenzione che merita, le arie più di rado che per ordinario non fanno, uscirebbero
e, e che tende ad estinguere il fuoco della poetica fantasia, là dove più converrebbe che fosse acceso. Ma fino a che i can
ol fingere con noi? [Sez.II.7.3.2] Ma i recitativi, contenenti per lo più le deliberazioni di publici e importantissimi aff
i che regolano sulla terra il destino degli uomini, esigono uno stile più sostenuto e sublime. Quando però di mezzo a tali
azioni comincia a pullulare la drammatica passione, lo stile non sarà più così alto; ed a misura che quello crescerà, quest
ante, la superficie è formata dall’onda che sia da sì fatto centro la più lontana, e coloro che si trovano dentro quest’amp
della consonanza de’ tuoni. E se i maestri di musica insegnano che la più perfetta consonanza è l’unisono, indi l’ottava al
la simmetria fu da noi ragionato. L’unisono, a cagion d’esempio, è la più perfetta consonanza, perché dovendo i suoi tuoni
una simmetria che nasce dalla ragion d’uguaglianza, che a’ sensi è la più dolce di tutte le simmetrie. E se dopo l’unisono
a’ sensi è la più dolce di tutte le simmetrie. E se dopo l’unisono la più perfetta consonanza è l’ottava, ciò avviene perch
na simmetria fondata sulla ragione multiplice, che dopo la prima è la più grata di tutte le simmetrie. Co’ medesimi princìp
mi princìpi agevolmente si spiega perché la quinta sia una consonanza più perfetta della terza maggiore, e questa più della
quinta sia una consonanza più perfetta della terza maggiore, e questa più della terza minore; e colla faciltà medesima se u
i49) in questa parte ben superiore all’antica, avendo un estetico ben più ricco, più vario, più artifizioso che l’antica no
sta parte ben superiore all’antica, avendo un estetico ben più ricco, più vario, più artifizioso che l’antica non ebbe, l’e
en superiore all’antica, avendo un estetico ben più ricco, più vario, più artifizioso che l’antica non ebbe, l’estetico del
padre Martini. La seconda è quella degli odierni caratteri musicali, più facili e più comodi assai degli antichi, i quali
i. La seconda è quella degli odierni caratteri musicali, più facili e più comodi assai degli antichi, i quali non poteano s
etti del compositore. L’ultima è l’invenzione di stromenti contenenti più ottave che quelli adoperati da’ Greci, niuno stro
le di tali invenzioni faccia buon uso, arricchirà il suo estetico ben più agevolmente che un’altra, la quale non abbia potu
bene questi tuoni propri di ciascun affetto: e Gracco, per intonargli più sicuramente nell’aringare, solea nascondere dietr
, osservata fin dagli antichissimi tempi e riconosciuta anche oggi in più occasioni, e segnatamente nella guarigione di que
l s’appigliare. Ma questa dimanda medesima farebbe oggi contorcere il più valente maestro di musica che s’abbia l’Italia: v
conoscere le idee affettuose, complesse con quelle di sì fatti tuoni. Più indiscernevoli ancora e più incerti rende i tuoni
, complesse con quelle di sì fatti tuoni. Più indiscernevoli ancora e più incerti rende i tuoni allo spirito l’armonia cont
a e più incerti rende i tuoni allo spirito l’armonia contemporanea di più note, massime qualora, come per lo più accade, va
ito l’armonia contemporanea di più note, massime qualora, come per lo più accade, vanno alle consonanze unite le dissonanze
igato a risonare, come sicuramente il sarebbe da un’ altra, che tuoni più chiari e più fermi ponesse in uso. Perciò la musi
are, come sicuramente il sarebbe da un’ altra, che tuoni più chiari e più fermi ponesse in uso. Perciò la musica antica, la
assioni ch’essi dirigeano per mezzo di questa piacevole disciplina a’ più perfetti oggetti, e più degni dell’animo umano. È
o per mezzo di questa piacevole disciplina a’ più perfetti oggetti, e più degni dell’animo umano. È la musica, così adopera
ggetti, e più degni dell’animo umano. È la musica, così adoperata, la più efficace ministra delle virtù. Quindi Ateneo ci a
ncipiassero e terminassero la giornata57. Platone58 ne parla come del più caro presente del cielo, e «come donata dagli dei
e da un’arte destinata a sì nobil uso ? Non è egli vero, che il mezzo più spedito di giugnere all’acquisto delle virtù dell
a sua applicazione a render florida e formidabile la sua patria59». I più gravi tra’ loro sapienti, i più consumati tra’ lo
ida e formidabile la sua patria59». I più gravi tra’ loro sapienti, i più consumati tra’ loro filosofi presero a professare
erava in una spezie di mania che volea suggettare a sistema qualunque più ritrosa disciplina; d’una nazione, in fine, che f
buona mercé di Dio, il nostro secolo non cede in cultura a qualunque più florida età della Grecia. Ma coloro tra noi, che
come avveniva tra’ Greci: che anzi i nostri filosofi si recano per lo più a una cotal onta di saper ricercare dilicatamente
gorgheggi, ch’hanno oggidì tanta voga, se ne potrebbero contare assai più . Né si troverà mai, che un canto composto d’una m
no a un’altra che sia troppo carica di note. Ma d’un’esperienza anche più manifesta ne fornisce quella sonata, che dall’ess
né troppo acuti, né gravi: e perderebbe tutto il valor suo, né alcuno più di tali effetti cagionerebbe, se un sonatore s’av
iste nel mezzo. [Sez.III.2.2.2] Comparve, poco tempo è, sopra uno de’ più illustri teatri d’Europa una valente cantatrice d
ben facile: scegliete un canto che vi muova; trasportatelo ne’ tuoni più acuti, o ne’ più gravi; questo basterà per fargli
liete un canto che vi muova; trasportatelo ne’ tuoni più acuti, o ne’ più gravi; questo basterà per fargli perdere tutto l’
stante che, come dicemmo, niuno strumento avessero mai conosciuto che più di tre ottave abbracciasse. [Sez.III.2.2.3] È que
ssimo specifico per togliere ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del p
che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo. Questa maniera di canto
nello spirito. Or un’A, un’E, un O, gorgheggiato durante la valuta di più note, e talora di più battute, nulla dicono allo
, un’E, un O, gorgheggiato durante la valuta di più note, e talora di più battute, nulla dicono allo spirito; e questo ment
, e talora di più battute, nulla dicono allo spirito; e questo mentre più ansiosamente cerca di penetrare lo stato dell’ani
o, invasero lo stile della musica stromentale. Essi acquistarono così più largo campo da far mostra della flessibilità dell
ssere insieme confusi, e che lo stile della musica vocale vuol essere più sobrio e più severo assai che non quello della st
confusi, e che lo stile della musica vocale vuol essere più sobrio e più severo assai che non quello della stromentale. [
ero assai che non quello della stromentale. [Sez.III.2.3.3] Mai però più che oggi non ebbe questa impropria maniera di can
salde contro le lusinghe della nuova sirena, conoscendo che non erano più i tempi di Timoteo e di Terpandro63, si guardaron
, eseguito da dieci virtuosi in dieci diverse sembianze apparisca, né più sia, quello che uscì della penna dell’autor suo.
non so ad altri che ne paia; ma quanto è a me, le cadenze son pure la più sazievol cosa ch’io mi possa udire. Nulla dicasi
I. Stile della sinfonia d’apertura [Sez.III.3.1.1] Dopo avere co’ più necessari tratti delineato lo stile della musica
dello di quelli delle nostre sinfonie starebbe ivi a pigione, e molto più a pigion vi starebbe un largo o un balletto. Che
so quale applauso sarebbe in dritto d’esigere. In oltre saria per lo più così sconnesso, come sono le nostre sinfonie a cu
dilicata, che ha talvolta renduto un recitativo superiore a qualunque più sudato duetto. [Sez.III.3.2.2] Per rendere adunqu
n periodo dall’altro, altramente un ammirativo o un interrogativo. Di più , ogni passione ha i suoi modi, le sue inflessioni
to, da quelle che lo hanno grave, per dare all’une non solamente note più acute, ma ancora più lunghe che a queste: giacché
hanno grave, per dare all’une non solamente note più acute, ma ancora più lunghe che a queste: giacché nella poesia italian
a medesima: quel passo ha bisogno di movimento, questo d’una lentezza più che ordinaria. Darà alle pause il valore che ad e
. Quando egli giunse a questi versi: Ah, giusti Dei, non fate, Ch’io più soffra così, il buon maestro fra l’un verso e l’
ligato suo malgrado a pronunziare sì fattamente le parole, ch’egli ha più bisogno d’interprete, che se cantasse un’ aria ta
assione suol comunicare a un discorso. [Sez.III.3.2.8] Bellezze ancor più spiccanti ha il recitativo obbligato, ove si usi
rattiepidire ogni movimento dell’animo nostro. [Sez.III.3.3.4] Molto più si guardi il compositore d’aggiugnere di suo capo
o che ne deriva dalla commozione del cuore, l’unico sentimento che le più colte nazioni attesero in ogni tempo da’ teatri,
recetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte di Vi
iacenza de’ maestri, da tanto tempo sfigurano l’opera italiana, e del più pomposo e più bello di tutti gli spettacoli, ne f
estri, da tanto tempo sfigurano l’opera italiana, e del più pomposo e più bello di tutti gli spettacoli, ne fanno il più ri
a, e del più pomposo e più bello di tutti gli spettacoli, ne fanno il più ridicolo e il più noioso. Pensai di ristringer la
so e più bello di tutti gli spettacoli, ne fanno il più ridicolo e il più noioso. Pensai di ristringer la musica al suo ver
scorrere rapidamente la seconda parte d’un’aria, quantunque forse la più appassionata ed importante, per aver luogo di rip
prefisso, e tanto ha maestrevolmente eseguito. E se fosse stato anche più parco nelle repliche delle parole e nell’uso dagl
n domestico cimbalo. In quel luogo una imparaticcia cantilena piacerà più assai che un capolavoro di musica teatrale: sicco
sica teatrale: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto una ben colorita bussola che un quadro di
essione, vanno esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animat
a all’intendimento. E poiché ciò che fa impressione su’ nostri sensi, più ci muove che quello che va dirittamente allo spir
che va dirittamente allo spirito, perciò in questa consiste la parte più vigorose dell’arte del dire; se pur con Demostene
he d’Ortensio, le quali in publicandosi caddero di riputazione, e non più parvero quelle che aveano tante volte trionfato n
antichi erano ben persuasi di tal verità: appo di essi non v’era arte più necessaria della pronunziazione. In questa i Grec
onunziazione. In questa i Greci e i romani si esercitavano dalla loro più tenera fanciullezza: e adulti poi ne continuavano
e allo spettacolo. Perciocché il publico riserba a gran dritto i suoi più vivi applausi a coloro, che accoppiano al canto u
lessione, converrà con noi che ciò sia proceduto dalla pronunziazione più negletta in quelli che in questi. Cap. II. Del
ta denominazione ristretta all’ultima delle annoverate, perché questa più propriamente delle altre caratterizza le passioni
a gesto alcuno, anziché avvilirlo con uno svenevole o mimico.77 Tanto più , che talvolta è un espressivissimo gesto il non f
e parchissimamente adoperato, da che, pizzicando molto del giocolare, più proprio è della commedia che della tragedia. Né a
gi dall’eroica scena, le persone cui fu negato sì fatto dono. Esse al più possono aver luogo nelle opere comiche musicali:
ida natura, che adatta i talenti dell’animo a quelli del corpo, dà il più delle volte a costoro un umor brioso e festivo, c
senza mai partir da Roma78. [Sez.IV.2.1.7] Fermianci adesso alquanto più particolarmente sul gesto affettivo, siccome quel
anto più particolarmente sul gesto affettivo, siccome quello, ch’è il più nobile, il più eloquente e che fa il trionfo d’un
olarmente sul gesto affettivo, siccome quello, ch’è il più nobile, il più eloquente e che fa il trionfo d’un discorso, impr
oquente e che fa il trionfo d’un discorso, imprimendolo con forza nel più sensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto
in ismorfie e in discompostezze. [Sez.IV.2.1.8] Il gesto affettivo è più facile nelle gagliarde passioni che nelle moderat
moderate; e però i primi e i secondi attori riescono in questo gesto più agevolmente che i terzi e i quarti, perché tutto
passione. In questo stato è ben malagevole imbrecciar giusto. Per lo più l’attore o si affanna e si arrabatta più che non
le imbrecciar giusto. Per lo più l’attore o si affanna e si arrabatta più che non richiede la sua parte, e dà da ridere a s
Dal che si vede, che quanto meno interessanti sono gli attori, tanto più deve essere in essi perfetta la pronunziazione. P
ascun di loco colui che parla. [Sez.IV.2.1.10] Il saper ben tacere è più difficile assai che il parlar bene; e però non è
Questa sola riflessione dovrebbe determinare gli attori ad accordare più attenzione che non fanno al gestir muto, col qual
gestir muto, col quale essi possono talvolta toccarci il cuore assai più profondamente che con gesto sostenuto dal valore
[Sez.IV.2.2.1] Quanto alla modificazion della voce, è quest’arte più necessaria agli attori di drammi recitati, che a
forse non ebbe mai alcuno de’ nostri soprani, e che certamente furono più ragionevoli, e più meritati che non quelli dati a
alcuno de’ nostri soprani, e che certamente furono più ragionevoli, e più meritati che non quelli dati a costoro. Non vo’ m
erisimile, che nasce dall’addossare ad eunuchi parti da uomo: essi al più possono essere impiegati a rappresentar donne. [
pronunziazione [Sez.IV.3.0.1] Il primo mezzo, e per avventura il più efficace, si è l’esame del proprio temperamento.
ra sua propria, la quale, ove sia giudiziosamente adoperata, è sempre più bella di qualunque studiata e artifiziosa pronunz
sempre più bella di qualunque studiata e artifiziosa pronunziazione. Più delle copiate vagliono le grazie originali; e chi
elli che offrono agli occhi di lui queste due belle arti, sono per lo più perfettissimi, come quelli che presentano i gesti
ti, sono per lo più perfettissimi, come quelli che presentano i gesti più energici e più nobili. Mercecché, non potendo l’a
più perfettissimi, come quelli che presentano i gesti più energici e più nobili. Mercecché, non potendo l’artista dare che
alora sì felicemente assortito, che la sua impressione scende fino al più profondo e al più sereno dell’animo. Chassé, il m
te assortito, che la sua impressione scende fino al più profondo e al più sereno dell’animo. Chassé, il migliore attore che
ri serbano ancora per lui le opere di quelli tra’ nostri pittori, che più nell’espression si distinsero, come son quelle de
ti può ancora giovar molto a un attore. [Sez.IV.3.0.6] Ma la sorgente più feconda per lui sarà il commercio del mondo, teat
n conto alcuno apprendere da’ precetti dell’arte89. Questo è il mezzo più efficace d’interessare gli spettatori. Entrando l
vitare questo inconveniente egli si guardi d’incorrere in quell’altro più biasimevole ancora, di adoperare le mode d’oggidì
le mode correnti; e tanto maggior lode acquisterà l’inventore, quanto più esattamente eviterà queste mode anche nelle minuz
) se anche allora usavano i manichini e le cravatte d’oggidì, e (ch’è più leggiadra a vedere) le croci pendenti dalla gola
e della visione, osservata esattamente dalla pittura, si è che quanto più un oggetto s’allontana, tanto più il suo colore a
ente dalla pittura, si è che quanto più un oggetto s’allontana, tanto più il suo colore ammortisce. Contro la qual legge se
tempo l’ebbero in pregio, e che non solo la renderon nota a tutte le più colte nazioni, ma via via di nuove bellezze l’orn
d’un pennello italiano. Quindi è che nella prospettiva non v’ha cosa più malagevole che quella delle scene, ad eseguir la
no di que’ palagi incantati de’ tempi delle fate. Al qual proposto il più volte lodato Algarotti un fatto racconta accaduto
Francesi medesimi, gl’Inglesi, e le altre nazioni colle quali abbiamo più familiarità e commercio, tengono pure alcuni usi,
on leggiero soccorso trarrà egli dalla considerazione de’ disegni de’ più celebri architetti; come sono, a cagion l’esempio
e Paolo Veronese, magni ipse agminis instar. A’ quali si aggiungano i più famosi paesisti, come il Ricci, Salvator Rosa, il
una macchina o una scena che stenti a giugnere al suo sito, ma molto più ancora perché esse con quella tardanza estinguono
i e i dilavati, i lumi e l’ombre. Viene il macchinista, e senza badar più che tanto all’idea del pittore, distribuisce le f
tra le scene, diverrebbe il Giorgione, il Tiziano del teatro; e tanto più l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumvir
duumviri di quel genere, quanto il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficace del lume e dell’ombra finta da’ colori.
ni, di pietra o di marmo, sì per dare solidità all’edifizio, sì molto più per garantirlo al possibile dagl’incendi, a cui p
li ripercossa la voce acquistasse sufficiente forza per giugnere alle più rimote parti del teatro. Ma in quelli che non di
che noi ne facciamo, ha dato a conoscere che il legno è il materiale più convenevole all’interno edifizio del teatro. Quel
tuono della voce. [Sez.V.4.1.5] Anche l’interno de’ teatri vuol avere più porte, che mettano nella platea, affinché in caso
he mettano nella platea, affinché in caso di disastro il popolo abbia più uscite per cui sgombrare e mettersi in salvo. Non
[Sez.V.4.3.1] Si cerca ancora una figura per l’interno del teatro la più adatta a favorire la vista insieme e l’udito. Tal
osta in modo che l’orlo, o il labbro di quella, corrisponda a’ palchi più vicini alla scena, e il luogo dov’è attaccato il
nel palchetto di mezzo, opposto dirittamente al proscenio. È però la più leggiadra cosa a sentire, che si voglia dare la f
sua figura, perché destinata a mandare il suono fuori di sé, e quanto più potesse de sé lontano. Le fu data quella quasi co
inato non a spargere il suono fuori di sé, e lungi quanto si possa il più , ma al contrario a concentrarlo e custodirlo gelo
al contrario a concentrarlo e custodirlo gelosamente in sé stesso? Di più , questa campana restringe lo spazio della platea
emiellisse, la quale ha per poco tutti i vantaggi dell’altra ed ha di più questo, che accresce il numero de’ palchetti esse
er visibile il teatro a que’ luoghi della platea e a que’ palchi, che più avvicinano a’ lati del proscenio. [Sez.V.4.3.4]
oi lodevole è la disposizione inventata da Andrea Sighizzi, e imitata più volte da i Bibbiena. Questa consiste in far sì ch
rdini o file di palchetti, sieno sottili e gracili quanto si possa il più : né so quanto ben facciano coloro, che per un’ ar
re ancora la vista dello spettatore. Il che sarebbe biasimevole anche più , perché nel teatro non va perduto un dito solo di
. Danza alta è quella che fa il ballerino, elevandosi da terra quanto più può con ambi i piedi. Danza bassa è quella ch’egl
posizione non è già che presenti una novella simmetria, ma solo rende più discernevole e più manifesta quella che dalla nat
che presenti una novella simmetria, ma solo rende più discernevole e più manifesta quella che dalla natura ebbe il nostro
rimedia a questa negligenza, assegnando a ciascun membro il sito che più gli è vantaggioso (cioè quello che rende più agev
ascun membro il sito che più gli è vantaggioso (cioè quello che rende più agevole il discernimento delle ragioni che le mem
le definite spezie. Le sue favole sono anche comiche, ma d’un genere più nobile, da taluni detto alto comico. Egli tende a
. [Sez.VI.2.1.2] Pure, se v’è parte nell’opera in musica italiana che più si allontani da tale unità, i balli son dessi, a
é è questo il solo inconveniente: il dramma è tragico, e l’ballo è le più volte buffonesco; il che arresta quel movimento,
la poca attenzione che si dà per ordinario alla favola tragica. Tanto più , che l’uomo è formato in modo ch’egli, da una ser
stro avviene, che solazzato egli, e come infralito da un ballo por lo più comico, non ha più coraggio, né forza di rimirare
olazzato egli, e come infralito da un ballo por lo più comico, non ha più coraggio, né forza di rimirare la maestà de’ trag
multo, per risvegliare il genio militare del travestito Achille. Qual più bella materia di questa per un ballo? I nostri da
one abbiano col dramma, e giungono, ciò non ostante, a piacere. Molto più dunque piaceranno, ove sì strettamente sieno conn
. Qual diletto non avrà il popolo, in vedere la favola continuata non più con parole, ma a forza della sola danza? Posto ch
dal primo. Niuno meglio dell’autore del dramma può conoscere ciò che più unisca un atto all’altro, e ciò, ch’egli finge, o
ada a verso, egli si leverà sì prontamente, come se fosse nel periodo più florido di sua vita, e danzerà in modo, e sì lung
za per la fine dell’atto, si facesse nel corso di esso. I balli della più volte ricordata Alceste intervengono tutti non gi
disposte, questa esatta unità bella renderebbe la loro serie, e tanto più bella, quanto il loro numero fosse maggiore. Adun
inora. [Sez.VI.2.1.8] Quanto poi a’ nostri ballerini, se essi per lo più scelgono danze che niuna convenienza hanno col dr
, nol fanno mica per zelo della varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e sì perché non sanno, o n
no pienamente nel nostro avviso. Ecco ciò che scrive uno di essi, che più si è distinto a’ nostri giorni ne’ balli teatrali
il prenominato Noverre, le di cui danze hanno riscosso recentemente i più lusinghieri applausi de’ teatri di Parigi, di Lon
a verità la nostr’arte, bisognerebbe dar meno attenzione alle gambe e più cura alle braccia; abbandonare le cavriole per l’
la fisonomia; non mettere tanta forza nell’esecuzione, ma mischiarvi più senso; allontanarsi con grazia dalle regole stret
uanto è meno la parte che ha il ballante nella favola. Il che fa, che più attenzione meriti l’ultimo de’ figuranti, che i p
lando della pronunziazione, si disse quella delle ultime parti essere più malagevole che la pronunziazione delle prime. Qui
rvar tra’ ballanti la degradazione della statura, per modo che quanto più le figure si allontanano dallo spettatore, tanto
modo che quanto più le figure si allontanano dallo spettatore, tanto più la loro statura vada decrescendo. So che ciò non
riuscire, ma quando il maestro de’ balli abbia accorgimento, riuscirà più spesso che non si crede, massimamente quando il b
ini ed altrettante donne. La prima classe comprendea le persone della più vantaggiosa statura; la seconda era più bassi di
e comprendea le persone della più vantaggiosa statura; la seconda era più bassi di quella; la terza più bassa della seconda
più vantaggiosa statura; la seconda era più bassi di quella; la terza più bassa della seconda, e via via; sì che l’ultima e
ormemente e senza differenza veruna. Usciva la prima classe dal luogo più vicino agli spettatori, né veniva scendendo da su
o a quello ond’era uscita. Entrata questa, usciva la seconda da luogo più lontano, ed eseguito anch’essa il suo pantomimo,
a. Ora questa degradazione di statura e di musica, fece sul teatro il più bel giuoco. Il popolo vedendo i figuranti tanto p
ece sul teatro il più bel giuoco. Il popolo vedendo i figuranti tanto più impicciolire, quanto più andavano in là, credea c
giuoco. Il popolo vedendo i figuranti tanto più impicciolire, quanto più andavano in là, credea che fossero sempre que’ me
a truppa di gente a cavallo sopra un lontanissimo ponte, il quale era più picciolo della persona che su vi passava; disprop
to da fanciulli montati sopra finti cavalli, o il ponte doveva essere più vicino. [Sez.VI.2.3.4] Che se quella comparsa lon
ballerino vestito alla stessa foggia del fanciullo. [Sez.VI.2.3.5] Di più , particolarmente nel pantomimo di mezzo carattere
mbe de’ ballerini, quanto il loro volto, perciocché questo fornisce i più espressivi mezzi all’imitazion degli affetti. Il
o mutolo, com’è il ballerino) e allo spettatore. All’attore toglie la più vivace e la più feconda parte de’ pantomimici ele
il ballerino) e allo spettatore. All’attore toglie la più vivace e la più feconda parte de’ pantomimici elementi, e lo ridu
on quattro sole lettere dell’abbiccì, allo spettatore la veduta della più vigorosa, della più passionevole espressione108.
ere dell’abbiccì, allo spettatore la veduta della più vigorosa, della più passionevole espressione108. Si mascheri il volto
e d’un quadro di qualunque eccellente pennello, e poi sia chiamato il più sagace uomo che ci viva, a spiegare, una per una,
medesimo; e quando loro occorra d’introdurre tritoni, fauni, ecc. non più gli mascherano, ma s’ingegnano di tinger loro il
, e sopra un rozzo teatro. Il teatro col tempo s’ingentilì, ma non fu più nello stato d’allontanare da sé quel resto di sua
l fango, e tra un popolo incolto, divenne necessaria su’ teatri delle più polite nazioni. La ragione che rendette allora ne
mo. La parola dunque degli attori non sarebbe giunta all’orecchio de’ più lontani uditori, se non fosse stata soccorsa da u
corpo e rimbombo alla voce. Ma oggi, che i teatri sono di gran lunga più angusti, perché la loro porta è tenuta a tutti co
danzatore de’ tempi di Nerone) egli ha mestieri d’essere iniziato in più discipline. Luciano nel soprallegato dialogo sull
à nostra. Non manca tra loro chi conosca questa verità, testimonio il più volte nominato Noverre, il quale nella quinta del
a delle sue lettere non solo le cognizioni poc’anzi annoverate, ma di più quelle della notomia, della macchinistica, del di
e, «Tu non dovrai (gridò il popolo) aver bisogno di scale, poiché sei più alto delle mura». A un grasso, «guarda (disse), d
e’ costumi delle intere nazioni; e le inclinazioni di queste, le loro più serie determinazioni, le loro usanze, si sono mut
mministra la greca storia e la romana, siccome ne’ tempi ancora a noi più vicini abbiam veduto una sola commedia del Molièr
si potrà mai abbastanza lodare la saviezza degli antichi, i quali a’ più riguardevoli magistrati affidavano la direzione d
z.VII.1.0.3] Ma tra quanti n’ebbero i passati tempi e i nostri, niuno più dell’opera in musica ha bisogno d’un direttore sa
e unite si soccorrano e sostengano scambievolmente, per imprimere una più profonda e durevol traccia negli animi nostri. [S
sone di teatro, come oggi comunemente si fa sotto colore che a queste più che a qualunque altro stringano i cintolini e sti
la, l’eco, l’usignuolo, la tempesta, la navicella. Ma questo, e il di più che volentieri si tace, tutto è nulla appetto all
he quelli non erano affidati a tal genia di mercenarie persone, ma a’ più rispettabili magistrati. Meno soffrirei impresari
i persone di sperimentata probità, dalle quali può sperare il publico più soddisfazione che da uno stremo e tenace impresar
nta dilicatezza, il suo primo pensiero sarà quello di esaminare colla più accurata esquisitezza il libricciuolo. Procurerà
a religione del volgo de’ gentili, la quale trasferiva a’ suoi dei le più umilianti debolezze degli uomini, ma che dieno a
pessissimo (non senza nota di chi dirige i teatri) l’udire le massime più contrarie alla religione e allo stato, spacciate
, spacciate impunemente in sulle scene, e dato un aspetto lodevole a’ più rei e più contagiosi esempi. Massime ed esempi sì
e impunemente in sulle scene, e dato un aspetto lodevole a’ più rei e più contagiosi esempi. Massime ed esempi sì fatti noi
mo il maggior torto del mondo, mercecché que’ velenosi princìpi fanno più gran’ progresso e più rapido, spacciati in un dra
l mondo, mercecché que’ velenosi princìpi fanno più gran’ progresso e più rapido, spacciati in un dramma che in un sermone
ciati in un dramma che in un sermone o in un libro. Tra’ popoli anche più illuminati, pochissimi son coloro che s’impaccian
tri; e raro, o non mai, un oratore ha tanta udienza quanta un attore. Più : non dico tra’ sermoni, ma tra que’ libri stessi
Più: non dico tra’ sermoni, ma tra que’ libri stessi che hanno avuta più fortuna e più voga, qual è quello che si sappia p
tra’ sermoni, ma tra que’ libri stessi che hanno avuta più fortuna e più voga, qual è quello che si sappia per lo senno a
proporgli un principio erroneo, di cui egli non conosca la falsità, è più malagevole che all’opera musicale, dove si è in u
coloro che giudicano delle cose secondo il loro intrinseco valore: i più ne giudicano dal nodo onde vengono presentate. Se
scendono senza opposizione nell’imo della mente e del cuore. Perciò è più volte avvenuto, che il vero medesimo, presentato
tà, ha avuto pochissimo corse e solamente … condito in molli versi I più schifi allettando ha persuaso.  [Sez.VII.3.0.4]
tacolo. Che se l’opera in musica sia comica, questo esame vuol essere più rigoroso. Una tale spezie di drammi, non prendend
ia, ma con motteggi e con risa rallegrando i suoi spettatori, tanto è più degna d’attenzione, quanto meno par che ne meriti
poche or ora esposte bastino per ricordare al dotto direttore quanto più delle tragiche abbiano l’opere comiche musicali b
e de’ ballerini. Sieno le prefate arti gastigate quanto si voglia il più , tutto è nulla se il musico e il danzatore, e mas
mamente le donne di ambe le classi, non contano l’onestà fra le virtù più necessarie alla loro professione. [Sez.VII.3.0.8]
se dal teatro romano. Tale azione va meritevolmente annoverata tra le più illustri del regno del mentovato imperatore, giac
ché queste mercenarie Salomi hanno talvolta corrotto il costume delle più famose nazioni. Un tale paragonava le ballerine a
do lo spettacolo essere molto ben eseguito da’ soli uomini. Ne’ tempi più felici per la drammatica greca e latina, e per l’
uti repugnanti alla professione di cristiano. Questa contraddizione è più importante che altri a prima giunta non crede: es
n oggi, si demoliscano pure una volta i teatri. Non mancheranno altri più innocenti spettacoli, altri più lodevoli divertim
volta i teatri. Non mancheranno altri più innocenti spettacoli, altri più lodevoli divertimenti da potervi sostituite. Ma s
a medesima che a persone di sperimentata integrità. Questo è il mezzo più efficace di pervenire alla totale depurazione de’
carla, per mettere (come lor dovere sarebbe) alla portata d’ognuno la più necessaria di tutte le scienze. Si torni dunque i
avio direttore il modo ch’e’ vuol tenere per adempiere questo secondo più importante e insieme più malagevol dovere, ed app
’e’ vuol tenere per adempiere questo secondo più importante e insieme più malagevol dovere, ed appagar pienamente i desider
n popolo libero, qual era l’ateniese, tendeano ad affezionarlo sempre più al proprio governo, ad alimentare in lui l’abborr
.0.16] Quanto a rendere amabile la virtù, e in particolare quelle che più son necessarie alla nazione, l’impresa non è la p
colare quelle che più son necessarie alla nazione, l’impresa non è la più malagevole. Ma lo screditare i vizi della medesim
zione tra il vizio tragico e ‘l comico, alla qual distinzione tanto è più necessario che badi il direttore, quanto che spes
tto intraprendere per punirlo dovunque s’incontri, questi motivi sono più efficaci che la derisione a mettere il cervello d
equivalenti. Questi sono i vizi, contro i quali il riso è l’antidoto più possente e più efficace, i vizi comici, e che non
uesti sono i vizi, contro i quali il riso è l’antidoto più possente e più efficace, i vizi comici, e che non possano essere
tere dell’incolto Ircano nella Semiramide del Metastasio, personaggio più degno del socco che del maestoso coturno, solo ch
l libro algarottiano in sostanza anticipa la riforma di Gluck ed è in più punti citato, e riecheggiato, come si vedrà, da P
e geometrici, musicali, filosofici’. • θεωρητικωτατῶς: ‘nella maniera più filosofica’. [commento_Imprim.3] • Martorelli: G
cittade, per fare allegrezza e festa, si rinnovarono e fecionsene in più parti della città, a gara l’una contrada dell’alt
come per antico aveano per costume quegli di borgo san Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, sì mandarono un bando, c
allora di legname da pila a pila, si caricò sì di gente che rovinò in più parti, e cadde colla gente che v’era suso, onde s
uasti d’alcun membro o storpiati non rimanessero»); colpisce Ammirato più che la verosimiglianza dello spettacolo il «catti
ciare alcune cose che per la festa mancavano» (G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti [Edizio
Entrati i Diavoli nello Inferno con l’Ebreo, uno Angelo dà licenza; o più tosto quella di Lazzero ricco e Lazzero povero, n
théâtrale è di Louis de Cahusac, storico e teorico della danza citato più avanti da Planelli. Il passo relativo allo spetta
atorio sacro: tuttavia lo spettacolo allora allestito era qualcosa di più , perché comprendeva costumi, apparati e una compl
comico e destò l’ammirazione universale’. [commento_Sez.I.1.0.16] • più particolarmente diremo: su Peri (Roma 1561 – Fire
• più particolarmente diremo: su Peri (Roma 1561 – Firenze 1633), il più importante musicista vissuto presso la corte medi
). • Peruzzi: Baldassarre Peruzzi (Siena 1481 – Roma 1536) fu uno dei più importanti architetti attivi a Roma durante i pap
ccolò Pericoli, detto il Tribolo (Firenze, 1500 – 1550): verrà citato più avanti (vedi infra V, I) per le sue realizzazioni
grate, 1608) che visse a Firenze, Mantova, Parigi e Roma. Il prodotto più maturo del fervore dei fiorentini furono appunto
insieme all’Euridice per le nozze di Enrico IV con Maria de’ Medici), più tardi per La veglia delle Grazie di Peri, Angelo
etzingen). Legrenzi (Clusone, Bergamo 1626 – Venezia 1690) fu uno dei più versatili musicisti del suo tempo: scrisse sia ne
copo Martelli: Martello (o Martelli), Bologna 1665 – 1727, fu uno dei più influenti scrittori della prima Arcadia: gli si d
Vienna nel 1737). • Paolo Rolli: Rolli (Roma 1687 – Todi 1765), tra i più originali poeti della prima Arcadia, scrisse dura
storia letteraria italiana. L’appendice cui Planelli allude qui è la più lunga e la più interessante (pp. 22-25: a comment
ria italiana. L’appendice cui Planelli allude qui è la più lunga e la più interessante (pp. 22-25: a commento del brevissim
ma senza precedente furor poetico, per modo che ne abbisognan anche i più umili, l’egloga e.g., l’apologo etc. Mal dunque a
della lirica. Non niego io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello degli altri generi di poesia,
le sempre ammasso: A. Pegolotti, Ditirambo, in: Scelta di canzoni de’ più eccellenti poeti antichi e moderni, compilata e c
rnamento sono vere, perfette, e preziose tragedie, da compararsi alle più celebri di tutte le altre nazioni: tragedie corre
lzabigi, Dissertazione, ed. cit., pp. 27-28: «Ma dalla coartata unità più evidenti inverosimili sono insinuati nella Traged
nità più evidenti inverosimili sono insinuati nella Tragedia, e tanto più gravi, quanto che o il costume, o la condotta del
reccio che vuol essere rappresentato e replicato / non deve essere né più breve né più lungo di cinque atti». [commento_Se
ol essere rappresentato e replicato / non deve essere né più breve né più lungo di cinque atti». [commento_Sez.II.6.0.3] •
nzionato sopra da Planelli. Cap. VII [commento_Sez.II.7.1.2] • più si riscaldano contro le arie: vedi per esempio F.
resse e quasi sfigurate sotto gli ornamenti, con che studia di sempre più abbellirle la foia della novità. Soverchiamente l
scritto da Le Bailly du Roullet. [commento_Sez.II.7.3.2] • uno stile più sostenuto e sublime: cfr. F. Algarotti, Saggio so
strumenti. E forse non disconverrebbe, che una tale usanza si facesse più comune ancora ch’ella non è. Qual calore, e qual
esse per la poesia biblica (in particolare per i Salmi, che vennero a più riprese volgarizzati) e l’accostamento stesso tra
n punto di vista filosofico le sue ricerche sull’anima degli animali ( più volte ristampate anche nell’Europa continentale)
uiti alla musica degli antichi non provan in niun modo, ch’essa fosse più perfetta della nostra, Venezia, Groppo, 1748 (l’o
rlatti è naturalmente il vecchio, Alessandro (1660-1725). • non erano più i tempi di Timoteo e di Terpandro: per la citazio
.4] • i Cafari, i Jommelli, i Piccinni, i Traetti, i Sacchini: cita i più importanti esponenti del contemporaneo teatro mus
imitatori nel corso del Seicento). [commento_Sez.III.3.2.4] • ch’io più soffra così: distico non identificato (probabile
io?». Quinto Roscio Gallo (I sec. a.C.) è il liberto divenuto uno dei più celebri attori del suo tempo (gli si attribuisce
‘47 una scuola di canto e recitò (nel ‘49) nella Didone di Jommelli. Più difficile identificare Acquino, che secondo Degra
Baron: Michel Baron, o Boyron (1653-1729), allievo di Molière, fu il più importante attore della Comédie française all’epo
ovan Battista Strozzi (il quale ebbe carico di tutta la commedia), le più vaghe e belle invenzioni di vestimenti e calzari,
e [Peruzzi] l’apparato e la prospettiva, che non fu manco bella, anzi più assai che quella che aveva altra volta fatto [...
eva altra volta fatto [...]; ed in queste sì fatte opere meritò tanta più lode, quanto per gran pezzo addietro l’uso delle
o Galli Bibiena (Bologna 1657-1743) pittore e architetto, fu forse il più grande scenografo e teorico della scenografia att
va con un coccodrillo che lo insidiava’. [commento_Sez.V.2.2.3] • il più volte lodato Algarotti: Cfr. F. Algarotti, Saggio
Chiarini (Bologna 1652-1730), pittore e scenografo: tra i suoi lavori più significativi la decorazione della sala dei marmi
ese degli Aldrovandini annovera vari pittori e scenografi, tra cui il più importante è probabilmente Pompeo (Bologna 1677 –
commento_Sez.VI.2.1.7] • Aristotile: Aristotele si esprime in maniera più sfumata: «Non ogni movimento [kínesis] è da criti
ato, e ognuno di questi caratteri con moderazione. In realtà il fatto più paradossale è che nello stesso giorno vengano rap
tatione di Luciano: «La lode di Tucidide a Pericle potrebbe essere il più alto encomio anche per un pantomimo (‘conoscere l
enza dei gesti» (§ 36, tr. cit. p. 79). [commento_Sez.VI.3.1.2] • Il più volte nominato Noverre: il francese scrive tra l’
rguenat de Courcelles, marchesa di Lambert (1647-1733), tenne uno dei più vivaci salotti letterari dell’età della Reggenza
i marchese di Mirabeau (1715-1789), economista e filosofo, fu uno dei più appassionati assertori dei princìpi della fisiocr
ses di Warburton, di pochi anni prima). [commento_Sez.VII.3.0.3] • i più schifi allettando ha persuaso: Tasso, Gerusalemme
opera in musica il ricorso agli evirati (emigrando le cantanti per lo più a Venezia, Milano e Napoli) provocò a Roma scanda
e la tragedia di Euripide, scritta durante la Guerra del Pelopponeso, più spesso tradotta come Le supplici [Hikétides]. • A
crisia religiosa tentato da Molière (il cui Tartuffe provocò tuttavia più di un grattacapo al suo autore). • nella Semirami
nardo Vinci): a Planelli sembra che quel ruolo di contralto si adatti più a un personaggio da commedia che da tragedia. [c
to al Sacro Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme) fu uno dei più assidui nel circolo massonico di Antonio di Genna
ma senza precedente furor poetico, per modo che ne abbisognan anche i più umili, l’egloga e.g., l’apologo etc. Mal dunque a
della lirica. Non niego io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello degli altri generi di poesia,
tra le scene, diverrebbe il Giorgione, il Tiziano del teatro; e tanto più l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumvir
duumviri di quel genere, quanto il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficace del lume e dell’ombra finta da’ colori.
o mutolo, com’è il ballerino) e allo spettatore. All’attore toglie la più vivace e la più feconda parte de’ pantomimici ele
il ballerino) e allo spettatore. All’attore toglie la più vivace e la più feconda parte de’ pantomimici elementi, e lo ridu
on quattro sole lettere dell’abbiccì, allo spettatore la veduta della più vigorosa, della più passionevole espressione» (VI
ere dell’abbiccì, allo spettatore la veduta della più vigorosa, della più passionevole espressione» (VI.II.17). 12. Introd
. 29. Art. Danse. 30. Ciò può il lettore chìaramente raccogliere da più d’un luogo di quella farsa, impressa colle altre
a, giovando a dichiarar sempre meglio il mio proposito; e ‘l fo tanto più volentieri quanto che con la sua naturalezza e le
«Vuol essere la bellezza uno (così egli nel Galateo) quanto si può il più , e la bruttezza per lo contrario è molti, sì come
me sono spiacevoli e tozzi, non per altro se non che sono fattezze di più belle donne e non di quest’una, sicché pare ch’el
’intera parte di quest’aria del Metastasio è tale: «Manca sollecita / più dell’usato, / ancorchè s’agiti / con lieve fiato,
cominciavano,e terminavano la giornata. Scrissero poi di quest’arte i più grandi uomini che la Grecia vantasse, e fra quest
avea danzato sul publico teatro nel 1625. Luigi XIV fece il medesimo più volte fino all’anno 1670, ch’era il trigesimo sec
ti dalle colte persone è un fatto che non ha bisogno di pruove. Molto più comune era l’ammissione a’ misteri. Riputavasi un
rte ludicra, nonostante che questa spezie di commedie non fosse delle più castigate che avessero i Romani, che anzi oltre a
igero (lib. I, Poet., cap. VII), il Poliziano ed altri eruditi. Molto più dunque lontani dall’infamia esser dovettero gli a
niere di commedie che in Roma si usavano e che avevano riputazione di più costumate. Quindi si vede che qualora le leggi ro
ane parlano d’istrioni questa voce non è da quelle leggi usurpata nel più ampio senso, anzi è ridotta al suo primitivo sign
lo godè di tutti i diritti di Cittadino, e dell’amicizia de’ Senatori più gravi, i quali si guardavano esattamente d’ammett
li difetti non già essenziali de’ Teatri, i quali di lor natura a ben più lodevol fine tendeano. Né ciò fu ignoto a’ Padri;
ta altrui, né per darsi attorno così travestito, ma per rappresentare più verisimilmente la sua parte, senza uscir mai dal
icamenti, e falsi segreti, gl’innebriano l’animo innanzi tratto colle più impertinenti laidezze, e colle massime più contag
animo innanzi tratto colle più impertinenti laidezze, e colle massime più contagiose. Per secondo gl’istrioni di Drammi imp
gna, che «si dee scegliere per suggetto delle Opere Teatrali il vizio più dominante della Nazione, per la quale si compone»
38 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
n Brettagna per gran parte del secolo XVI i misteri, le moralità e le più assurde farse. Appena dicesi del re Edoardo VI gr
La figliuola di Errico VIII Elisabetta che suole riporsi insieme coi più gran principi del suo tempo Sisto V pontefice Rom
ngegno pieno di vigoroso entusiasmo che lo solleva talvolta presso a’ più insigni tragici, e che giustifica il giudizio dat
ro indiscreto non si dee imitar sulla scena; in prima perchè la parte più sana riprenderà l’impertinenza del buffone, e per
tonio) Cesare lagrimava; l’ambizione dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura delle lagrime è for
l’ambizione dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura delle lagrime è forse una grazia naturale? O
n teatro un cadavere insanguinato? Veramente il Shellock non è l’uomo più felice in comparare21. Non è maraviglia che quel
ontro i fantasimi ch’egli stesso infanta, e giudichi de’ popoli colla più deplorabile superficialità. Non è maraviglia che
in ogni genere, non avendo ancora imparato che l’entusiasmo, la mente più che divina, il sommo ingegno, la grandezza dello
orare le cose greche recava vergogna agl’ Italiani, e la lingua greca più fioriva nell’Italia che nella stessa Grecia 22: a
male, che è quello appunto che fanno gli esteri imparziali. Io tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione
o tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione, quanto più mi sembra conducente a far meglio conoscere per m
il prese dal Senato di Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato più d’uno. Voleva egli mettere sulla scena un usurpat
al termine del lavoro si dava tutta la fretta per ritrarne frutto al più presto . . . . . Non ebbe verun riguardo ai tempi
enerire dipingendo la grandezza che ruina o l’innocenza che pericola, più sensibilmente manifesta l’ineguaglianza del suo i
Egli non può essere lungo tempo tenero e patetico . . . . Il difetto più notabile del nostro poeta è il gusto singolare ch
da allora sulle scene di quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più attivo e più energico che altrove. Gl’ Inglesi am
lle scene di quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più attivo e più energico che altrove. Gl’ Inglesi amano sul teatr
o più attivo e più energico che altrove. Gl’ Inglesi amano sul teatro più a vedere che a pensare. Da quel tempo spiegarono
ensione particolare al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che al tenero, ed una vivacità, una robustezza e
nero, ed una vivacità, una robustezza e un amor deciso pel complicato più che per la semplicità; e questo carattere di trag
per la semplicità; e questo carattere di tragedia si è andato sempre più disviluppando sino a’ dì nostri. 16. Ciò (dice
rino nel terzo. A noi basta ascoltare sul merito di Shakespear i suoi più dotti compatriotti, o i più istruiti stranieri. E
ascoltare sul merito di Shakespear i suoi più dotti compatriotti, o i più istruiti stranieri. Ecco intanto ciò che ne scris
istruiti stranieri. Ecco intanto ciò che ne scrisse M. De Voltaire il più degno di giudicarne: “Shakespear (egli disse) non
loro autor favorito, ma sentivano meglio di me le sue bellezze, tanto più singolari perchè erano lampi che brillavano in un
l’altro soltanto composizioni drammatiche. Dunque a’ di lui sguardi è più stravagante il confronto di due drammatici, che d
39 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
picarmo, Connida, Magnete, Formide, Crate furono i poeti comici della più remota antichità. Trovavasi il teatro ateniese ne
te, chiamata satirica e antica. Fa seguito e imitato da Eupoli, poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie,
inture allegoriche, che incantarono la grecia. Esse accoppiavano alla più esatta imitazione della natura i voli più bizzarr
cia. Esse accoppiavano alla più esatta imitazione della natura i voli più bizzarri della fantasia, e nobilitavano gli argom
bizzarri della fantasia, e nobilitavano gli argomenti in apparenza i più frivoli colla più vigorosa poesia, colla morale p
ntasia, e nobilitavano gli argomenti in apparenza i più frivoli colla più vigorosa poesia, colla morale più sana, e colla p
ti in apparenza i più frivoli colla più vigorosa poesia, colla morale più sana, e colla politica più profonda. Con tal arti
li colla più vigorosa poesia, colla morale più sana, e colla politica più profonda. Con tal artificio erano lavorati quegli
screditar magistrati, manifestar latrocini de’ Generali, e additar i più potenti e perniciosi cittadini, non solo con una
ezza coltivavasi in Italia dagli osci, e dagli etruschi, ed anche con più felice successo da i popoli della magna Grecia, e
loro grugnito per invitar alla compera, egli é una scena propria del più basso comico36. Negli Equiti, per avvilir Nicia
ricate di modo che al carattere dell’uccello si accoppiavano i tratti più rimarchevoli delle fisonomie de’ personaggi satir
uto dal Sole e dagli Dei, e prega Pistetero a coprirlo d’un parasole. Più d’una commedia di Aristofane tende a inspirar pen
e prima in Atmone, indi in aria, e finalmente in certe balze. La cosa più degna di notarli in tal commedia é il giuoco di t
l’altra intitolata le Oratrici o l’Assemblea donnesca, il cui stile é più sollevato che in ogni altra, e si avvicina al tra
re e Proserpina, rappresentata mentre Euripide vivea. Sono poetiche e più che comiche l’espressioni del servo del poeta Aga
ito di Eschilo e di Euripide; e benché in fine diasi la precedenza al più antico, ambedue vi sono motteggiati acremente. Il
il quale era riuscito male a vestire e caratterizzar quel nume. Egli più d’una volta cangia d’abiti col proprio schiavo, e
favor di Eschilo. Nel Pluto si ravvisa un nuovo genere comico; poiché più non si favella degli affari pubblici; e quantunqu
o applauso il teatro ateniese 436 anni prima dell’Era Cristiana, é il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coragg
ava vigorosamente tutti i vizi dell’amministrazione: or qual carriera più vasta, qual più nobile, più sublime scopo! Ei non
e tutti i vizi dell’amministrazione: or qual carriera più vasta, qual più nobile, più sublime scopo! Ei non si prefiggeva p
zi dell’amministrazione: or qual carriera più vasta, qual più nobile, più sublime scopo! Ei non si prefiggeva per oggetto p
ere con avventure compassionevoli, ma sì bene l’additar loro i doveri più sacri, il fortificarli contra ogni,, nemico domes
per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore di Aristofane, e mai più non l’abbandonarono 46. Ecco quello che agli occh
Aristofane. Dopo ciò, cosa pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di questo gran vale
esser pregevole sul teatro, se ne intende meglio del popolo greco, il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, megl
irare Aristofane.» Fin qui M. Freron, critico eccellente. Quello ch’é più rimarchevole nelle scempiaggini di M. de Chamfort
la pubblica autorità, posero il freno alla licenza di quel dramma, e più non vollero sofferire di essere impunitamente nom
tre favole, sempre é certo che per un editto di Alcibiade non si poté più nominare in teatro verun personaggio vivente, e c
ggior diletto gli ravvisava. In questa commedia per la legge divenuta più ingegnosa e più dilettevole, il coro, nel quale p
i ravvisava. In questa commedia per la legge divenuta più ingegnosa e più dilettevole, il coro, nel quale più che in altra
la legge divenuta più ingegnosa e più dilettevole, il coro, nel quale più che in altra parte solea senza ritegni spaziar l’
uali a noi non son pervenuti se non pochi frammenti. Niuna cosa prova più pienamente ciò che abbiamo di sopra ragionato ne’
e ne ingrandì l’attività. Indi venne una commedia nuova, senza dubbio più dilicata e meno acre delle due precedenti, della
tra nella propria classe, il gabinetto allora si separò dal teatro, e più non si agitarono questioni politiche in uno spett
hiamano la pubblica attenzione. Atteso dunque a osservar le debolezze più generali, ne raccolse i lineamenti più visibili,
dunque a osservar le debolezze più generali, ne raccolse i lineamenti più visibili, ne vestì un carattere poetico, e con mi
esentativa meglio sviluppata negli episodi, si appropriò certi attori più esperti nel declamare, cioé nel recitar i versi c
le, sebbene accompagnato dagli stromenti, non lasciava di appressarsi più al favellare che al canto corale; e allora questa
parole cantando; e in questo la poesia, per accomodarsi al canto, era più lirica, e la rappresentazione, per servire al Bal
l soccorso della poesia, tutto cercò nella rappresentazione. E quanto più le arti imitatrici si perfezionavano, più il ball
rappresentazione. E quanto più le arti imitatrici si perfezionavano, più il ballo imitava con buon senso, più si soggettav
ti imitatrici si perfezionavano, più il ballo imitava con buon senso, più si soggettava a una rappresentazione vivace e ver
n buon senso, più si soggettava a una rappresentazione vivace e vera, più se ne desiderava lo spettacolo; e quindi uscì l’a
esso gli antichi coribanti e cureti era un rito strepritoso e bellico più , che un ballo delicato. I traci spiccarono nella
o che dettava sì spesso l’ostracismo contra il merito e la virtù. Con più ragione adunque il teatro ateniese dovrebbe chiam
della pace fu eziandio posto in Berlina l’astronomo Metone, che vivea più col cielo che colla terra. 43. Pisandro, uomo di
tofane, e così ben deriso ch’egli passò in proverbio presso i Greci: « più codardo di Pisandro». 44. Ecco ciò che ne dice i
adame Dacier». Laonde essendosi anche col progresso degli anni sempre più accresciuta tra i francesi de’ nostri giorni ques
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 765-771
pubblico ; il quale, abbacinato dalla miracolosa fusione, non sapeva più se l’arte soverchiasse la bellezza, o la bellezza
elicatissima d’intonazione e di espressione non si celava mai. E però più forte appariva la Di Lorenzo, a chi la giudicasse
mela. Per la triste costituzione delle nostre compagnie, se non fosse più tosto per una triste consuetudine, che fa dell’ar
personaggio, riuscir buona in alcune parti, incantevole in altre, che più si attagliavano al suo temperamento artistico. Tr
e rinvigorisce tutto ciò che è frutto della propria operosità, tanto più adorato quanto più contrastato. Ciò che è donato
to ciò che è frutto della propria operosità, tanto più adorato quanto più contrastato. Ciò che è donato non conforta e non
gito appena viene decretato l’onore trionfale, l’artista non studierà più o non studierà mai. E senza lo studio, la natura
non studierà mai. E senza lo studio, la natura gli avesse concesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’art
etodo della recitazione. Il metodo del quale la Tina Di Lorenzo dà le più simpatiche prove è il vero ed il solo …… Dal se
Di Lorenzo, con le qualità che la provvidenza le ha elargito, e nulla più  ; ma non ha mostrato finoggi di intendere l’alto
ramonto inaridito ! Sentite a me : è meglio uscire dalla retorica : è più rispettoso, è più sincero per l’attrice giovinett
! Sentite a me : è meglio uscire dalla retorica : è più rispettoso, è più sincero per l’attrice giovinetta, ed è anche più
è più rispettoso, è più sincero per l’attrice giovinetta, ed è anche più praticamente utile per l’avvenire di Tina Di Lore
na Di Lorenzo è una speranza benedetta della scena italiana, ma nulla più …… Dal quarto articolo : « riassumendo. » Vi so
entaneamente dalle scene. Oggi vi è ritornata completamente guarita : più appassionata per l’arte sua, e ancor più ammirata
nata completamente guarita : più appassionata per l’arte sua, e ancor più ammirata, se pur fosse possibile un crescendo nel
degli spettatori, ma pur adattatissimo a mettere in mostra le qualità più sostanziali d’una indole artistica : in quello go
icacia correttissima, da non farci desiderare di meglio. Ed è allora, più specialmente allora, ch’ella s’attira il plauso t
esti ultimi anni lunga via nel cammino dell’arte : la sua personalità più matura e naturalmente più complessa la mette in c
nel cammino dell’arte : la sua personalità più matura e naturalmente più complessa la mette in condizione di interpretare
superata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con una tinta più accentuata di delicatezza muliebre, certo non men
omento Tina Di Lorenzo si trova in Russia, ammirata e festeggiata nei più forti lavori del repertorio moderno, quali : Magd
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536
cantante, danzatrice, schermitrice esimia, e conoscitrice perfetta di più lingue, ispirò non poche poesie, che metto qui te
dria guerriera, Scerner non sai se sia Folgore o Stella, E non sai se più alletti, o se più fera. Ma a la sua lingua, a la
erner non sai se sia Folgore o Stella, E non sai se più alletti, o se più fera. Ma a la sua lingua, a la sua Man non cede,
l presente sonetto : Qualor spirto ti fingi in vari manti Mostri in più forme Eularia il tuo valore Poichè Proteo gentil
rodigi sul Ren mirò felice Delfina de la scienza alta Eroina Onde vie più a lei bramar non lice. A te dell’Adria sol nobil
i la medesima Virtuosa Alla modestia unir spirto e bellezza, Formar più vezzi, e non macchiar il core ; Con laude oprar,
e non macchiar il core ; Con laude oprar, e disprezzar l’honore ; Di più lingue3 erudite haver vaghezza. Chiuder nel moll
rtù l’alma servile. Leonardo Sebastiani d. d. d. Alla Virtù sempre più ammirabile | della Signora Isabella Servili detta
sce, Se sotto amanto di lugubre orrore De begli Occhi il splendor vie più si pasce. Or s’adunque un Contrario a l’altra è a
può d’Amor alta fattura, Se nel ben di Costei in bruno accolto Sembra più Creator che Creatura. Mosso dalla sola virtù d
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
te, e suscitando nel pubblico accalcato nel piccolo teatro Rossini il più schietto e più vivo degli entusiasmi. A questo pu
o nel pubblico accalcato nel piccolo teatro Rossini il più schietto e più vivo degli entusiasmi. A questo punto lascio la p
ietracqua, che da proto della Gazzetta del Popolo, passò ad essere il più forte autore del Teatro piemontese, per sentiment
e del Teatro piemontese, per sentimento di modernità, accoppiato alla più ardente passione (traduco dalla gazzetta dialetta
ualcosa delle Madonne del Murillo e del Dolce, che facea ricordare le più belle incarnazioni dell’arte bizantina, e che, tu
era rivelazione artistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera
anni Guidone, si allontanò per due anni dalle scene, alle quali tornò più entusiasta che mai, scritturata da Bellotti-Bon (
i Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Odètte di Sardou, Maria Antonietta ed Elisa
e doveva, splendidamente ; ma dove l’entusiasmo del pubblico non ebbe più limiti, senza contare la commozione dei fratelli
, fu al terzo atto, alla famosa scena fra Clotilde e Pomerol ! Non fu più la rappresentazione, no : fu tutto un dramma ruba
ù la rappresentazione, no : fu tutto un dramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva di donna ; era diventata una belva :
solito, non era riconoscibile…. Pallida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contratte, umide di bava…. Ne fui
43 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
e) vorrebbe, che il Poeta teatrale si studiasse di piacere alla parte più sana e illuminata della Società, che sono i Dotti
io intenda per Dotti? Forse certi solinghi, coltivatori delle Scienze più recondite, i quali di rado scendono dalla loro co
gioconda Società, senza intanarsi, fortificano la Scienza Legale co’ più sodi e depurati principj del Natural Diritto. Int
ievoli, e tante altre per brevità tralasciate non compongono la parte più pura delle Società? Non formano in ciascuna nazio
Amico, su tal punto questa Plebe, e questo Popolo polito e colto sono più uniti di quel che taluno crede. Quando alla Gente
, che da Quintiliano vien detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Biblioteche,
o il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Biblioteche, dispiacque forse al Popolo, o
a correvano i suoi Drammi di bocca in bocca, e i Soldati recitavangli più che non si ripetono oggi gli aurei squarci delle
opolari contemporanei, e gli stranieri? di aver passato di età in età più di venti secoli sempre con ammirazione estrema de
acine, che può dirsi l’Euripide Francese, non ebbe ne’ suoi Drammi la più invidiabile riuscita presso la sua Nazione? Non n
Pietro Corneille? E perciò forse fu negletto dagl’illuminati? Anzi il più famoso Critico Boileau, e i più dotti personaggi
fu negletto dagl’illuminati? Anzi il più famoso Critico Boileau, e i più dotti personaggi di quella potente rischiarata Mo
lgari nel resto dell’Europa? E non convive, e conviverà ne’ Gabinetti più dotti in compagnia di Euripide, di colui che scri
i? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabinetti, non meno che delle più scelte Biblioteche? Non forma Metastasio con Euri
iù scelte Biblioteche? Non forma Metastasio con Euripide, e Racine il più rispettabile Triumvirato della scenica Poesia? Le
con pazienza. Lasciate dunque a’ talenti forse da voi considerati per più comuni siffatte ricerche sulle Arti Imitatrici.
ritti scenici del Vega, che disprezzò i clamori de’ dotti coetanei, è più invidiabile di quello delle Tragedie scritte in q
delle Favole di Euripide; ma le diciannove, che ce ne rimangono, ed i più piccioli frammenti delle altre perdute, che con t
l destino delle Favole Lopensi, la cui maggior parte è perita in poco più di un secolo, e si ride delle Tragedie di quel fa
hezza della sua fantasia avrebbe scritto meno, e riscosso maggiore, e più giusto, e più suffistente applauso, sviando col p
a fantasia avrebbe scritto meno, e riscosso maggiore, e più giusto, e più suffistente applauso, sviando col proprio esempio
Francese lo divenne Pietro Corneille. Quale de’ due Lopi sarebbe oggi più rispettabile, più glorioso? Ma il Sign. Lampillas
e Pietro Corneille. Quale de’ due Lopi sarebbe oggi più rispettabile, più glorioso? Ma il Sign. Lampillas è dichiarato prot
ogetico si adopera, perchè i Lopi continuino nella propria nazione, e più tardi che si possa sorgavi (che al fine dee sorge
ppresentava qualche bel Dramma, ne cercassero un altro spropositato e più strepitoso. In prima quei versi accennati da Oraz
trali strepitose di gusto corrotto. Quel Popolo guerriero amava assai più gli spettacoli Circensi, e Anfiteatrali vivaci, a
lo XVI.” (ei dice nella p. 285. contro la notoria verità istorica) “i più rinomati Poeti Italiani si lasciarono tanto trasp
la brama di dilettare il Pubblico, che nulla curarono di osservare le più importanti regole, purchè riuscisse loro il piace
r poco che sieno instruiti, questo amabile delirio dell’Apologista? I più rinomati Poeti di quel secolo, i quali passarono
ati Poeti di quel secolo, i quali passarono il centinajo, e scrissero più di mezzo migliajo di Drammi con tale superstizion
tele in quanto alla forma del Dramma, non si curarono di osservare le più importanti regole? E dove ha studiate sì pellegri
osto, il Bentivoglio, il Caro, il Machiavelli sacrificarono le regole più importanti al popolaccio, e alle Donne? A mostrar
oro Pastorali. E questo vuol dire, che nulla curarono di osservare le più importanti regole, e che vollero piacere al popol
. questo proverebbe, che nel secolo XVI. gl’Italiani trasgredirono le più importanti regole in grazia del volgo? E quando v
nseguenze universali da premesse particolari? quando dell’altro ancor più criminoso di far dire agli Autori quelche non dis
cor più criminoso di far dire agli Autori quelche non dissero mai? Il più bello si è, che la riprensione del Gravina cade s
ati, per l’armonia della versificazione, in somma per cose che mirano più a cattar la maraviglia de’ conoscitori, che a div
lo Scala. Goldoni, Chiari, Albergati gli hanno fornito un magazino di più centinaja di buone Favole. I Poeti Tragici nostra
ne Italiane. Ora con tante ricchezze Sceniche gli Strioni abbisognano più dell’Arlecchino, come nel secolo passato? Che se
ome nel secolo passato? Che se in qualche Villaggio, o Castello, o al più in alcuna Città del terzo, e quarto ordine i meno
o al più in alcuna Città del terzo, e quarto ordine i meno abili e i più poveri Commedianti vanno recitando alcuna arlecch
medesimo passo ei dice: “Nelle Commedie Sacre Spagnuole compariva al più un solo Diavolo, ma sul Teatro Italiano ne vengon
nuole, che un solo Diavolo? E quante Legioni potrebbero contarsene in più di un migliajo di esse? Quanti eserciti composti
ompariscono nella Baltasarra, nelle Marte, negli Abailardi, nel Negro più prodigioso? Quanti Concilj di Diavoli non si radu
gro più prodigioso? Quanti Concilj di Diavoli non si radunano in ogni più triviale argomento? Nella Conquista del Perù non
Spagnuola piena di machine, e di Diavoli, la quale non si rappresenta più ne’ Teatri di Spagna. Egli debbe averne delle not
sciocchie stravaganti. Si prende dal modo di comporre de’ migliori e più famigerati Drammatici, Signor Lampillas mio, i qu
e. Dietro all’amore della Principessa d’Inghilterra venne la passione più seria e continuata per due anni, che il Monarca e
, non furono rare in quella Corte; ma per la questione non occorre di più esemplificare. Esse esprimevansi da Racine con na
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 150-151
rapido il suo progredir nell’arte, mercè una naturale attitudine, ma più ancora lo studio indefesso, che nel '61 si recò a
n andò lungo tempo ch' egli al fianco di Pia Marchi, fu proclamato il più grande de'nostri amorosi : chè se, forse, a lui m
e l’Amico delle donne di Dumas figlio, e altri molti lavori d’indole più disparata, uscivan dall’arte di Luigi Monti, di P
epoca che Luigi Monti mise in iscena l’Amleto, nel quale si rivelò il più intelligente de'nostri artisti. Nell’interpretazi
tri artisti. Nell’interpretazione del Nerone di Pietro Cossa toccò le più alte cime, non ostante la esiguità della figura e
nto, di mostrarsi al pubblico sotto le spoglie di quei personaggi che più gli acquistaron fama di eletto artista. Monti
e il frutto del suo lavoro, insieme al figliuolo, divenuto medico de' più stimati. Quivi morì, assistito da'suoi, dopo lung
45 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
in cui purtroppo, se rari sono gli autori che non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta di una cos
oma antica con la moderna? La legislazione degli Spartani non si vede più , quella de’ Viniziani è sotto gli occhi, dunque n
a intrinseca dell’armonia, ma non lo siamo intorno al fine, intorno a più d’uno de’ mezzi ond’ella si prevaleva, e intorno
ristotile, da Pausania, da Ateneo, da Platone, da Boezio, e da Suida, più d’un raggio di teorica e d’istorica luce, che tra
non sono stati mai generati dall’altra. Di fatti il paragone è stato più volte istituito da uomini niente meno eruditi e s
ragionamento de poematum cantu et viribus rytmi, Monsieur Burette in più dissertazioni inserite nelle Memorie dell’Accadem
ci erano oggetti di somma importanza, quando adesso si considerano al più come un occupazione dilettevole bensì, ma sempre
tessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legislatrici non altrimenti che que’ dell
ia. I numi stessi erano creduti musici e ballerini, e niente v’era di più comune quanto il vedere le loro imagini o sculte
divinis vatibus, atque Carminibus venit…». [14] Ennio, il quale era più vicino a que’ secoli remoti, gli dà il titolo di
bio, o si riguardi la loro origine, o si ponga mente all’autorità de’ più illustri scrittori. Evanzio, grammatico, riferisc
r l’avvenire un giorno dell’anno; laonde non è da meravigliarsi che i più sensati autori ne facessero un così gran conto de
contendono co’ trofei, e che Eschilo e Sofocle sono paragonabili co’ più gran capitani. [16] Ma nulla fa capir meglio lo s
«Se allora essi servivano per dilettare e istruire, senza parlare dei più antichi, quelli dello Zeno, e del Metastasio non
mo dei drammi greci quando migliorarono, cioè quando furono scritti a più personaggi? Mentre né Sofocle, né Euripide furono
sizione del giornalista. Di tutte l’illazioni surriferite, quella che più mi rincresce è l’ultima. Non posso far a meno di
o de’ drammi greci, quando migliorarono, cioè quando furono scritti a più personaggi? Mentre né Sofocle, né Euripide furono
usica, e dal poeta. E quando “migliorarono”? Quando furono “scritti a più personaggi”. E quando ciò accadde sul teatro grec
do erano peggio rappresentati, erano migliori quando furono scritti a più personaggi, e furono scritti a più personaggi ai
o migliori quando furono scritti a più personaggi, e furono scritti a più personaggi ai tempi di Sofocle, e di Euripide. Il
ro. È poi falsissimo che i drammi greci cominciassero a scriversi con più personaggi da Sofocle e da Euripide. Molto tempo
lto tempo prima che scrivessero i due mentovati poeti s’introducevano più interlocutori nella tragedia e nella comedia. Epi
libro nono, erano rappresentazioni antichissime, dove s’introducevano più interlocutori. Nelle tragedie di Eschilo si trova
inando il primo la dipintura del palco, aggiungendo un personaggio di più al diverbio, e tre altre persone al coro composto
poiché sono libere ed esistono da se stesse; e sebbene unite abbiano più forza, ne hanno anche molta essendo separate, com
ontraria distruggendo l’una l’azione direttrice dell’altra. Niente di più comune fra noi che il veder i governi prescriver
cadenza della nostra musica il Sig. Arteaga le rileva da due de’ suoi più bei pregi, cioè dalla sua ricchezza e dal contrap
i Greci non conoscessero una specie di contrappunto, e che nei tempi più floridi della Grecia non vi fosse una musica ricc
la presente, e se non v’era, sarà stata inferiore; perché il diventar più ricca specialmente in materia dì scienza, non cre
. Alla pagina 240 scrissi le seguenti parole parlando del comporre a’ più parti: «Senza decidere se cotesta invenzione sia
cchezza parlando delle arti d’imitazione e di sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è una cons
lando delle arti d’imitazione e di sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è una conseguenza che
rti d’imitazione e di sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è una conseguenza che debba render
più variate, più estese, ma non è una conseguenza che debba renderle più patetiche e più commoventi. Nel luogo citato dal
ù estese, ma non è una conseguenza che debba renderle più patetiche e più commoventi. Nel luogo citato dal giornalista ho p
buona armonia e buona modulazione, è stato quello che ha contribuito più di tutto all’avanzamento di essa. Ma qual è quell
el contrappunto, cori diversi, e nelle fughe in quelle specialmente a più soggetti, non può nascer altro sicuramente che un
ferendolo alla sola musica drammatica. Eppure è tutto all’opposto. In più luoghi delle mie Rivoluzioni ho fatto espressamen
nel nostro sistema armonico, (ripugnanza nata dal comprender insieme più spezie contrarie di movimento) non la rendono acc
RNALISTA. [29] «Pretendere ancora come fa il N. A. che altre cagioni più forti dimostrino la disuguaglianza delle due musi
i? Sarà dunque un “discorrere in aria” l’appigliarsi all’autorità de’ più distinti poeti, degli storici più celebrati, de’
ria” l’appigliarsi all’autorità de’ più distinti poeti, degli storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e de’ più ill
all’autorità de’ più distinti poeti, degli storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e de’ più illuminati critici, ch
ti poeti, degli storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e de’ più illuminati critici, che tutti concordemente ne as
tretti dalla soavità dell’armonia, e che a questa fossero debitori di più temperati e più religiosi costumi; quando Plutarc
vità dell’armonia, e che a questa fossero debitori di più temperati e più religiosi costumi; quando Plutarco ci insegna ave
ltà sulle menti e sulle azioni degli antichi Greci; quando Burney, il più accreditato scrittore ch’esista della storia musi
mondo.» RISPOSTA. [36] Oh il meraviglioso e singolar ritrovato! Non più i principi d’una morale dolce e sublime qual è qu
on l’abolimento dell’anarchia feodale, non lo stabilimento di governi più regolari, non la saviezza e la forza delle leggi
i due sessi ne tempera la ferocia e ne ringentilisce lo spirito, non più il progresso della filosofia e dei lumi sono a’ n
arte del globo. GIORNALISTA. [37] «E se anche adesso l’uomo di cuore più duro e indifferente purché abbia l’orecchio dispo
melodia, non può resistere al di lei incanto quand’è veramente della più perfetta, e perfettamente eseguita?» RISPOSTA. [
uita?» RISPOSTA. [38] E appunto perché di questa musica veramente la più perfetta, e perfettamente eseguita v’ha pochissim
cora fra noi; ma da tutto questo si deve forse arguire che non esiste più una buona musica, o si deve piuttosto confessare
sciente accanto a’ buoni? Sì, bisogna confessarlo, e ciò che è ancor più fatale ma che non è men vero, si è che non sempre
diversità di fini, di sistema, e di mezzi. L’arguire da tutto ciò che più non esiste una buona musica, è una conseguenza ar
ttrina, il brio, la squisitezza, e il raffinamento. Il suo estetico è più copioso e più ampliato di quello dell’antica. Ma
o, la squisitezza, e il raffinamento. Il suo estetico è più copioso e più ampliato di quello dell’antica. Ma tutto ciò è as
la musica greca, e per mio avviso e per quello di molti uomini assai più dotti di me, superava altrettanto la moderna, qua
spor la loro musica alla nostra; ma per le stesse ragioni non è ancor più strano il volerla antiporre?» RISPOSTA. [42] In
ie noi non usiamo di porle in musica alla maniera delle arie che sono più proprie a tale assunto; e altro è che la nostra m
asi prosaica e barbara come sono certe composizioni latine ecc, tanto più si deve poterla fare a delle composizioni veramen
ra musica la capacità d’accompagnarsi coi detti generi poetici che in più luoghi delle mie Rivoluzioni ho parlato de’ sonet
ni, dell’Oronta del Preti poema in ottava rima cui fecero la musica i più bravi compositori romani, e di cent’altre sorti d
à sillabica nella poesia; che non sappiamo p. e. quale sia la sillaba più lunga della parola “spoglie”; che il maestro abba
oesia, e all’argomento della medesima: e in tal modo sono espresse le più belle composizioni che ora abbiamo, delle quali v
esistono, e quelle sparirono, come pur troppo il tempo edace, sebben più tardi, farà sparire anche le nostre.» RISPOSTA.
otto le note le stesse parole dalle mani del primo verrà fuori per lo più un lavoro esatto, ragionato e pieno di forza, da
RISPOSTA. [50] Ognuno s’aspetta che questa obbiezione debba essere la più terribile di tutte, giacché non è imaginabile che
re, quarta, quinta, due seste maggiore e minore, e l’ottava; nulla di più (noti bene l’accigliato estrattista) perché il re
darle quella unità, che risulta dal trasportare la stessa melodia in più tuoni, e dal collocarla ne’ siti analoghi della c
rnalista. «Né giova dire che la voce acuta, per esempio, come estremo più intenso, essendo la dominante, si sentirà distint
che un giornalista sia docile alla verità, notate, dico, che uno de’ più eccellenti pratici che abbia mai avuti la vostra
sa secondo la pratica) in armonia perché tre voci contro una sola han più forza sebben la sola sia più intensa, le altre pi
onia perché tre voci contro una sola han più forza sebben la sola sia più intensa, le altre più rimesse, purché siano propo
ontro una sola han più forza sebben la sola sia più intensa, le altre più rimesse, purché siano proporzionate, senza la qua
nare, non fossero suscettibili di miglioramento, la qual cosa è assai più probabile per quella gran ragione che è facile l’
Se la taccia di “pregiudicati” e d’“invidiosi” data a tre uomini de’ più rispettabili che abbia avuti l’Italia fosse una r
u, il Dutens, e cento altri valenti scrittori, i quali accoppiando la più sagace filosofia all’erudizione più scelta hanno
scrittori, i quali accoppiando la più sagace filosofia all’erudizione più scelta hanno deciso nella presente quistione in f
quali potranno forse servire di correttivo alla ridicola baldanza di più d’uno dei moderni maestri. «Sempre fra gli uomini
empre fra gli uomini fu grandissimo il numero di coloro a cui piacque più la loro età che l’antica, non tanto perché reputi
proprio ingegno, e ciò che oltremodo fa meravigliare si è che quanto più si scarseggia di talento, tanto di se medesimo pi
re si è che quanto più si scarseggia di talento, tanto di se medesimo più vantaggiosamente si pensa.» 209 GIORNALISTA. [5
issimo le opere del Carissimi, del Palestrina ecc. a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e più perf
ecc. a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e più perfette?» RISPOSTA. [57] Queste quattro righe a
ina e Carissimi, due compositori che sono stati ricolmati di lodi dai più accreditati scrittori di musica non meno stanieri
. M’imputa d’aver commendate l’opere del Carissimi a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e “più per
simi a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e “ più perfette”, lo che è falso assolutamente, giacché
osteriore, quando s’imparò ad applicare la musica alla drammatica con più gusto e leggiadria. Ecco le mie parole: «Giacopo
dopo la metà dello scorso secolo, cominciò a modular i recitativi con più di grazia e di semplicità avvegnacchè non vi si f
ere nella Musurgia del Kirkero una serie di composizioni musicali de’ più bravi maestri del passato secolo, e comparando qu
appunto la rovina della musica, lodale suddette opere, delle quali il più gran merito consiste appunto nell’abbondare di co
unto nell’abbondare di contrappunto?» RISPOSTA. [62] Ho già spiegato più volte in qual senso io condanni il contrappunto.
difetti che sono già stati conosciuti da tanti altri, e dei quali son più di venti anni che sin la ciurma dei nostri compos
ha preso a disaminare dal Borghi, dall’Andreozzi, dall’Astaritta e da più altri, che non sono né Gluck, né Anfossi, né Paes
lo fossero esse non basterebbero per formare un grand’uomo, lo che è più vero) poteva dire che pochi riescono nell’arte mu
dottissimi, che intendono a meraviglia la lingua latina, e gustano le più intime squisitezze della toscana, che sono versat
l modo di ragionare.» RISPOSTA. [76] Quando l’estrattista avrà un pò più di filosofia in testa, intenderà facilmente il mi
delle presenti bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’una e l’altra di queste cose sono la r
il lume di giorno, e capirà che un ragionamento che serve di base ai più accreditati scrittori per ispiegar la decadenza d
ano, a mio avviso, d’essere separati dagli altri, soggiungo: «sarebbe più facile ad una ad una noverar le stelle, che il fa
cennati maestri coltivano quest’arte deliziosa in Italia. Ma l’andare più oltre né piace, né giova, non essendo il mio scop
e torni alla mia similitudine di Margita, col quale il giornalista ha più d’un punto di rassomiglianza GIORNALISTA. [81] «
giornalista ha più d’un punto di rassomiglianza GIORNALISTA. [81] «E più oltre parlando della melodia in contrappunto si s
raordinario, né difficile ad ottenersi, è nulla meno uno degli sforzi più grandi, ch’abbiano fatto i moderni italiani.” Bas
role neppur un’ombra di contraddizione? Ho detto che uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni italiani, è qu
per “moderni italiani” lo Scarlatti, il Leo, il Vinci, il Pergolesi e più altri di quell’età; non ho mai smentito il giusto
e anche perciò l’Italia possa dirsi fortunata, conciosiachè se adesso più che in passato abbonda di teatri e di spettacoli,
ato abbonda di teatri e di spettacoli, abbonda ancora degli ornamenti più essenziali, cioè di Università, di Accademie, di
chè, ecco la causale che dee rinforzare la sua conseguenza, se adesso più che in passato abbonda di teatri e di spettacoli,
roppo ci vorrebbe se tutte volessimo qui riportarle.» RISPOSTA. [88] Più d’un osservazione può farsi intorno alle preceden
, ma non vuole, e sanno benissimo i bravi maestri che dessa ha sempre più efficacia ed espressione quand’è unita alla poesi
musica può regnar sola, e perché i maestri sanno benissimo ch’ella è più efficace ed espressiva quando va congiunta colla
a le parole. La risposta è che la musica può star da per sé, e che ha più forza quando s’unisce alle parole. «La raison di
a logica mostra parimenti che avrebbe fatto meglio ad essere prudente più di buon’ora. Mi vorrebbe inoltre costringere a ve
e D. Saverio Mattei, e in ciò fa vedere la sua politica insidiosa. Di più , non indicando in qual luogo delle sue opere, che
provò di quel ch’io sento         Un affanno, ed un tormento          Più terribile e crudel? Se dell’ospite infedele      
agnato dalla musica e bene eseguito dai professori, toccherà assai di più .» RISPOSTA. [98] Questa è una di quelle verità c
la musica e ben eseguiti dai cantanti, senza dubbio ci moverebbono di più che se fossero semplicemente recitati, ma appunto
azioni musicali. E tanto è vero che i drammi del Metastasio non fanno più effetto sulle scene, che rare volte hanno gli imp
ltro. Ma la questione consiste nel sapere se al presente vi sia tra i più una buona musica ed una buona poesia; ed ecco ciò
egato, e che il Signor Manfredini non m’ha provato finora. E se tra i più non regna il buon gusto nelle anzidette facoltà,
giacché lo stato d’un’arte in un secolo, e presso ad una nazione dai più si misura, e non dai pochi. E siccome i Cherili,
Carcini non tolsero al secolo d’Alessandro la gloria d’essere uno dei più illustri nella storia della greca letteratura, co
ono? Per finir dunque ripeteremo solamente ciò che già si disse nella più volte citata nota 13. delle Regole armoniche ed i
che mi lusingo non saranno riputate triviali da chi è qualche cosa di più che cattivo compilatore di estratti. Siffatte rag
in cui pur troppo se rari sono gli autori che non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta d’una cosa
Signor Manfredini; ne sono compresi anche i letterati. Niente v’ha di più comune che il vedere certi scrittorelli, i quali
ggi uno di costoro in Italia, che si crede d’aver conquistato ei solo più paesi che non conquistò Tamerlano per avere, a co
al Ponte. Gli oggetti poi della disputa sono stati secondo lui della più singolare novità, e della più alta importanza. L’
la disputa sono stati secondo lui della più singolare novità, e della più alta importanza. L’armi con cui finora ha guerreg
46 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
rima e seconda necessità, le quali nascono da’ bisogni comuni, per lo più acquista senza esempio. Trittolemo, e Cerere in E
illano i raggi della coltura, inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche, e le maestre del rimanente del genere um
tti li conduce ad attribuire alla propria nazione, o a quella da loro più studiata, tutte le arti e invenzioni seminate qua
he é avvenuto che per una forte accensione di fantasia sondata per lo più in una radice etimologica, in un monumento ambigu
che si dissipò tosto che comparve a rischiarar le menti una sapienza più sona, più sobria, e più vasta, la quale insognò c
ssipò tosto che comparve a rischiarar le menti una sapienza più sona, più sobria, e più vasta, la quale insognò con maggior
e comparve a rischiarar le menti una sapienza più sona, più sobria, e più vasta, la quale insognò con maggior fondamento a
binarle, acquista la conoscenza de’ sogni distintivi delle cose. Esse più o meno remotamente hanno seco un rapporto proporz
la come male. Si avvezza dunque l’uomo fin dalla prima età, per senso più che per raziocinio, a fuggir quel dolore e quel m
che tal rimembranza non gli rinnova il dispiacere, e perciò non fugge più dal rappresentarsele, anzi si accostuma alla dipi
tare, e che impara per rassomiglianza. Di tutte le imitazioni però la più naturale é quella de’ simili, contribuendovi assa
ltro. L’oggetto, di cui l’uomo riceve da’ sensi le prime notizie e le più frequenti, si é l’uomo stesso. I bambini tratti d
iulli ci formiamo sugli uomini, e principalmente su quelli che ci son più dappresso; ond’é che diventiamo Don-chisciotti, d
i cinesi, pirati gli algerini, tutti sieguono l’esempio domestico che più d’ogni altro é lor vicino. A chi attribuiremo la
ni che parlano ed operano; é adunque di tutte l’invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatrice dell’
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
demici: Commedianti pubblici. Siccome non va nella società esempio più pericoloso per la virtù che il favore dichiarato
l favore dichiarato per un immeritevole: così non v’ ha nelle lettere più dannoso spettacolo che il trionfo della stravagan
nata da tutti gli allettamenti della vista e dell’udito fecero sempre più intorno alla metà del secolo comparire insipide e
Contessa di Barcellona, il Fingere per vincere, l’Isabella o la Donna più costante, la Falsa Astrologia  traduzioni alterat
arie commedie spagnuole, come può osservarsi nelle sue date alla luce più Volte in Napoli ed in Roma, l’Ardito vergognoso,
lle accennate imitazioni delle commedie spagnuole, e con altre ancora più difettose, come il Conte di Saldagna, Bernardo de
, Pietro Abailardo ecc. E queste sono le commedie spagnuole sfigurate più dagl’istrioni, come accenna Carlo Goldoni, le qua
lla scena musicale piena di magnificenza che allettavano potentemente più di un senso. Opposero allora i commedianti decora
. Contribuiva parimenti al loro discredito la destrezza degl’Italiani più culti nell’arte rappresentativa. Gl’Istrioni non
arono eccellentemente, facevano cadere in dispregio la maniera per lo più plebea caricata declamatoria de’ pubblici commedi
sessanta anni portava a maraviglia quella del Dottor Graziano, e durò più anni a venire a posta da Bologna a Firenze lascia
enitori, ed in seguito prese moglie e visse con decenza sino al 1685. Più ammirato fu nella medesima città di Parigi l’altr
è men noto che il Moliere non isdegnò di apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell’arte di rappresentare, assisten
plicò a lui quel motto, homo non periit, sed periit artifex , perchè più non vi comparve. «Egli (aggiugnesi nella collezio
(aggiugnesi nella collezione de’ di lui motti detta Menagiana) fu il più perfetto pantomimo de nostri tempi  Moliere origi
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
tezze e dal gran numero di picciole tribù tuttavia selvagge, che poco più di tre secoli indietro vi trovarono gli Europei,
sare l’una e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non se ne fà più oltre. Le tribù selvagge non soggette a questo im
senza ribrezzo ed orrore. Ma la nazione Peruviana, senza dubbio la più colta di tutta l’America, oltre all’avere inventa
e circostanze che l’accompagnano, rendono probabile la congettura. La più solenne festa celebrata da’ Peruviani in onor del
to così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prodotto in quest
suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E chi sa che le armi portate da’ curac
e pastorali. Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la mentovata Raymi)
sì gran parte della terra, le razze Affricane, Americane ed Europee, più o meno nere, bianche ed olivastre, confuse, mesco
e, riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa del l’antica distrutta alla giornata da ta
bestiame e i vegetabili sonovi piuttosto forestieri che naturali; nè più reca stupore il vedervi abbarbicato quanto si tro
ole e la natura americana. D’ingegno, di forze, di statura e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, vince tutti gli al
eccellenza quadri e stoffe di penne, antichi lavori messicani non mai più da veruno imitati. Vi si eseguiscono poi con dest
vi si trovano teatri. Quanto a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e cos
re o almeno indebolire, rendendo agl’infelici il giogo meno pesante e più conforme all’umanità. Essi in certi giorni solenn
Non è questo anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le corti? E chi ne
’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le corti? E chi ne ignora la forza? ch
te soppiantati, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combatt
, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combattuto e al fine
ella, il gran Colombo? Quel l’uomo raro, che accoppiò la speculazione più fina alla pratica più coraggiosa, non fu prima ri
Quel l’uomo raro, che accoppiò la speculazione più fina alla pratica più coraggiosa, non fu prima ributtato in Portogallo,
, che diedero indi il nome ad alcune coste selvagge, dove non era mai più approdato legno Europeo. Non bastano tali meriti
ni da tanti illustri oltramontani, non potrà il Napoli-Signorelli con più moderazione nominarli almeno tra’ primi argonauti
erribile, per essere incomparabilmente meno intrepido e feroce, molto più picciolo, e senza criniera. a. Garcilasso lib.
49 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
tezze e dal gran numero di picciole tribù tuttavia selvagge, che poco più di due secoli e mezzo indietro vi trovarono gli E
sare l’una e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non se ne sa più oltre. Le tribù selvagge non soggette a quest’imp
no senza ribrezzo ed orrore. Ma la nazione Peruviana senza dubbio la più colta di tutta l’America, oltre all’avere inventa
e circostanze che l’accompagnano, rendono probabile la congettura. La più solenne festa celebrata da’ Peruviani in onor del
to così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prodotto in quest
suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E chi sa che le armi portate da’ Curac
e pastorali. Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la nominata Raymi),
sì gran parte della terra, le razze Affricane, Americane ed Europee, più o meno nere, bianche ed olivastre, confuse, mesco
e, riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa dell’antica distrutta alla giornata da tan
bestiame e i vegetabili sonoci piuttosto forestieri che naturali, nè più reca stupore il vedervi abbarbicato quanto si tro
ole e la natura Americana. D’ingegno, di forza, di statura e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, vince tutti gli al
eccellenza quadri e stoffe di penne antichi lavori Messicani non mai più da veruno imitati. Vi si eseguiscono poi con dest
vi si trovano teatri. Quanto a’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e cos
e o almeno indebolire, rendendo agl’ infelici il giogo meno pesante e più conforme all’ umanità. Essi in certi giorni solen
Non è questo anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le Corti? E chi ne
’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le Corti? E chi ne ignora la forza? ch
te soppiantati, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combatt
, rimossi, perseguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combattuto e al fine
bella, il gran Colombo? Quell’uomo raro, che accoppiò la speculazione più fina alla pratica più coraggiosa, non fu prima ri
? Quell’uomo raro, che accoppiò la speculazione più fina alla pratica più coraggiosa, non fu prima ributtato in Portogallo,
, che diedero indi il nome ad alcune coste selvagge, dove non era mai più approdato legno Europeo. Non bastano tali meriti
i da tanti illustri Oltra montani, non potrà il Napoli-Signorelli con più moderazione nominarli almeno tra’ primi argonauti
erribile, per essere incomparabilmente meno intrepido e feroce, molto più picciolo, e senza criniera. 37. Garcilasso lib.
50 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
tessa armoniosa e cantabile, e dove tal diletto si compra a costo del più gran sagrifizio, il cantore dev’essere la persona
pra a costo del più gran sagrifizio, il cantore dev’essere la persona più interessante del publico divertimento. Così quest
a natura. Dopo la metà del secolo i poeti incominciarono a far un uso più frequente delle arie, o strofette liriche, nei lo
metodo liberi della fatica che doveva costar loro la verità e i tuoni più vicini al discorso naturale in quella sorta di co
ad un sistema che proccurava loro l’occasione di sfoggiare nel canto più raffinato ch’esigono le arie coll’agilità della v
tuiti un tempo col fine di stampare negli animi del popolo le massime più importanti della morale, sono oggimai divenuti l’
mo del piacere. Ridesterei lo zelo dei ministri dell’altare acciocché più non trovasse ricetto nel domicilio augusto della
l quale gl’inconcepibili progressi della corruzione fanno pur nascere più di una spiritosa avvocata, pregandolo a concorrer
donne sopra di noi, a sradicar un costume il quale divenuto che fosse più generale renderebbe affatto inutile sulla terra l
quale li rende idonei bensì a rappresentare caratteri femminili, o al più quelli di Attide nello speco di Galatea, e di Cip
ca aperta, col braccio incurvato, e colla mano attaccata al petto per più minuti, come avessero a rappresentare i figliuoli
entire al pubblico e (come diceva a questo proposito graziosamente il più volte lodato Benedetto Marcello) che abbiano timo
i difetti viene in parte dalla natura stessa del canto, poiché quanto più di attenzione si mette nel far dei trilli e dei p
siste nella maniera di esprimerli, e che poco giova ad intenerirci la più bella poesia del mondo quando accompagnata non ve
ver grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle volte noiose, lasciano il peso a chi balla
gli ornamenti della strumentale concorre insiem colla musica a render più pomposo e più illustre il trionfo del sentimento.
della strumentale concorre insiem colla musica a render più pomposo e più illustre il trionfo del sentimento. [10] Partendo
e interlocutori che parlano l’uno dopo l’altro. Ed è qui appunto dove più che altrove spiccar dovrebbe la scienza mimica de
egati con un silenzio eloquente e con un accento interrotto che colla più pomposa orazione. Dalla imperizia de’ cantori in
perarli in una insipida cantilena. Ma benché siffatta obiezione abbia più forza contro alla spezie di canto e di musica sol
ecitativi, dove è indubitabile che possono aver il lor luogo i tratti più vibrati ed energici, come l’hanno pur qualche vol
incerta s’appiglia pure ad un qualche partito, o si risolve in uno o più sentimenti determinati, allora l’accento della li
ione, abbellita dalla esecuzione e fregiata di quanto ha l’armonia di più seducente e di più energico prende tutti i caratt
la esecuzione e fregiata di quanto ha l’armonia di più seducente e di più energico prende tutti i caratteri del canto. Ivi
del canto. Ivi l’estensione della voce è maggiore, le sue inflessioni più decisive, i riposi sulle vocali più lenti, la suc
ce è maggiore, le sue inflessioni più decisive, i riposi sulle vocali più lenti, la successione armonica degli intervalli d
le vocali più lenti, la successione armonica degli intervalli diviene più sensibile e più frequente. Ivi la melodia ricerca
nti, la successione armonica degli intervalli diviene più sensibile e più frequente. Ivi la melodia ricerca i tuoni più app
diviene più sensibile e più frequente. Ivi la melodia ricerca i tuoni più appassionati e per conseguenza i più veri, gli ra
. Ivi la melodia ricerca i tuoni più appassionati e per conseguenza i più veri, gli raccoglie sotto ad un motivo dominante,
raccoglie sotto ad un motivo dominante, gli dispone secondo l’ordine più dilettevole all’orecchio, e gli guida per modulaz
a brillanti e piacevoli, ora tragiche e sublimi. Ivi l’attore non dee più recitare, ma modulare bensì le parole con proporz
ritti alla poesia e alla lingua, prendendo dall’arte quel tanto e non più che ci vuole per presentar la natura nel suo più
rte quel tanto e non più che ci vuole per presentar la natura nel suo più vero e più dilettevole aspetto, in una parola dev
nto e non più che ci vuole per presentar la natura nel suo più vero e più dilettevole aspetto, in una parola devono spiccar
o s’intende l’eseguire ciascun motivo colla mossa o andamento ad esso più acconcio, e l’afferrar i caratteri distintivi di
opportuno aggiugner brevemente su tale argomento qualche riflessione più filosofica e più precisa, imitando i chimici, i q
ner brevemente su tale argomento qualche riflessione più filosofica e più precisa, imitando i chimici, i quali riducono ad
o al suo mentale disegno, raduna le altre e le combina sotto la forma più acconcia a far nascere in noi le idee della unità
tti esprimenti la proporzione e il vigore osservati dallo scultore in più individui della umana spezie; come la descrizione
’altra di teatro. Alla musica di concerto permette il cercar le forme più leggiadre di canto, lo scegliere i motivi più bel
ette il cercar le forme più leggiadre di canto, lo scegliere i motivi più belli, e il far uso di tutte le squisitezze della
usica fossero tutte quante sagrificate ad una rigida verità. Nulla di più giusto né di più sensato che siffatta opinione ov
te quante sagrificate ad una rigida verità. Nulla di più giusto né di più sensato che siffatta opinione ove non fosse stata
i la stessa forza muovente che ha l’altra imitazione meno perfetta ma più abbellita di cui è capace la melodia. O nasca un
i è capace la melodia. O nasca un siffatto fenomeno dalla impressione più gagliarda che i suoni musicali fanno sui nostri n
che rappresentano, per esempio, le gelose smanie di Poro, ci riescano più gradevoli, e ci muovano più assai che nol farebbe
io, le gelose smanie di Poro, ci riescano più gradevoli, e ci muovano più assai che nol farebbe la voce naturale di Poro s’
ra curiosità e il nostro desiderio richieggano ancora qualche cosa di più , oppure rimangano appieno soddisfatti. S’è conseg
tato quei lineamenti che gli mancavano nella prima sua impronta acciò più chiara e più sensibile apparisca l’imitazione. Ma
eamenti che gli mancavano nella prima sua impronta acciò più chiara e più sensibile apparisca l’imitazione. Ma si ricordi b
agione che non s’infiora l’esordio di una orazione, cioè perché ivi è più che altrove necessaria la semplicità ad intender
zi mentre gli altri stanno fermi a rigore di nota, quella non sarebbe più musica ma piuttosto una confusione e un tumulto.
sì prossima alla verità e alla natura, è la parte ch’essi strapazzano più d’ogni altra. Ora profferiscono le parole con un
sicché l’arte di eseguire le menome graduazioni, di dividere il suono più delicatamente, di esprimere le differenze e gli a
artifizioso, raffinato, sottile, l’espressione talvolta degli affetti più molli condotta fino alla evidenza; sono tutte mer
chi cantori viventi, abilità ch’io riconosco in loro e la quale tanto più volontieri confesso quanto più sono lontano dal v
’io riconosco in loro e la quale tanto più volontieri confesso quanto più sono lontano dal voler comparire parziale od ingi
ù sono lontano dal voler comparire parziale od ingiusto. [46] Dirò di più che in questa spezie di canto si sono eglino dist
di parole «Divenni stupida         Nel colpo atroce:         Non ho più lagrime,         Non ho più voce;         Non pos
        Nel colpo atroce:         Non ho più lagrime,         Non ho più voce;         Non posso piangere,         Non so
arlare”, e facendo or sù or giù rotolare la voce di colei che “non ha più voce”? Qual rapporto col suono grave e posato, co
ndividuale che si vuol rappresentare; né passar si dovrebbe dai tuoni più piccoli e bassi ai più alti ed acuti, né discende
rappresentare; né passar si dovrebbe dai tuoni più piccoli e bassi ai più alti ed acuti, né discender poscia da questi agl’
ndosi nelle parole un equabil languore mi si salta all’improvviso dal più basso al più acuto scorrendo molte volte tutta l’
arole un equabil languore mi si salta all’improvviso dal più basso al più acuto scorrendo molte volte tutta l’estension del
e la voce si sfigura talmente il carattere degli affetti naturali che più non si conosce a qual passione appartengano, onde
eurs fureurs ton pays accablé.»143 [51] Eppure (mi sento opporre da più d’uno) le vostre invettive sono altrettanti colpi
ione, da qual tribunale emanò un’autorità così destruttiva dei nostri più squisiti piaceri? Il popolo può giudicare bensì d
. Ma come attender tante e sì difficili qualità da un pubblico per lo più ignorante o distratto, il quale, siccome vede spe
tanto, non già il pubblico signorile e rispettabile, che forma per lo più l’udienza dell’opera. Nulladimeno a rischio di pa
e l’oziose piume» l’occupazione importantissima di amoreggiare, o la più importante ancora del giuoco o degli abbigliament
truirsi, né l’abitudine di riflettere, sebbene non tolgan loro per lo più la prosunzione di decidere. Volgo è la massima pa
riceverli, non è per alcun verso paragonabile con quell’altro diletto più intimo che producono nell’uomo morale, cioè nell’
l bello nelle due facoltà il piacere del volgo trascurando quello dei più saggi145. Un altro scrittore non minore di lui co
fatta prima in Inghilterra dal Gregory 147 poi di nuovo in Italia dal più volte lodato Borsa 148, cioè che prendendo a legg
gegnamento mirabile di tutte le belle arti che dovrebbe pur essere il più nobil prodotto del genio, altro egli non vede nel
a secolo, ma da lustro a lustro, e perché siffatti cangiamenti siano più visibili in essa che in qualunque altra delle art
ntemente, perocché in esse l’oggetto, cui si rapporta l’imitazione, è più vicino, e le relazioni sono più chiare, onde il g
etto, cui si rapporta l’imitazione, è più vicino, e le relazioni sono più chiare, onde il gusto può aver un fondamento meno
ad un nuovo gusto che dee succedere sicuramente. Ed ecco un motivo di più della diversità delle opinioni in questo genere,
are delle bellezze di Elena sul suo cadavero. Così che niente v’ha di più inutile che il voler risapere lo stile di Egiziel
e di molto a quella degli altri tempi. Non vogliono riflettere che la più bella musica del mondo diventa insipida qualora l
nell’atto di ripeterle non può a meno di non travvisarle a segno che più non si riconosca la loro origine. Quindi a molti
te della bravura) non ho trovato neppur un solo, il cui canto non sia più o meno imbrattato dei vizi esposti nel presente c
a Semiramide, la quale lo fece forse col fine di potersi abbandonare più liberamente e senza rischio alla dissolutezza di
ché facciamo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia una ottava più acuta delle altre voci. Oh qual oggetto important
e questa verità ha presso a lui bisogno di pruova. IV. «La musica che più s’avvicina alla espressione è la più noiosa». Sub
no di pruova. IV. «La musica che più s’avvicina alla espressione è la più noiosa». Sublime Hendel! Nobile Pergolesi! Tragic
l! Nobile Pergolesi! Tragicissimo Gluck! La vostra musica è dunque la più noiosa? Si vede che questo scrittore non ha idea
’imitativi. Se parla della musica del ballo pantomimo, questa è bensì più perfetta di quella del ballo alto perché è più im
tomimo, questa è bensì più perfetta di quella del ballo alto perché è più imitativa, ma non può venir in paragone colla mus
gli Antichi, e come spesso accade fra codesti messeri, fondate per lo più in pure battologie e questioni di voce nate dal n
no i lettori il trovar qui radunato sotto un punto dì vista quanto di più verosimile intorno a questo quesito può dirsi, il
oli alle nostre opere in musica. Ricorriamo non per tanto ad un esame più decisivo. Cosa era la melopea degli Antichi? Prim
e prescritta dal maestro al cantore. S’egli averse preso a disaminare più profondamente questa materia avrebbe forse veduto
ma non hanno quella melodia che si richiede nei cori, i quali possono più facilmente procurarla parlando sempre posatamente
ossono più facilmente procurarla parlando sempre posatamente e per lo più in tuono lamentevole ;» E circa i Romani assai ch
materia consistente affinchè la voce nel sortir della gola diventasse più forte e più intensa ripercuotendosi in quei corpi
istente affinchè la voce nel sortir della gola diventasse più forte e più intensa ripercuotendosi in quei corpi elastici, e
chi. Quello di Marcello che conteneva venti mille persone era uno dei più piccoli a paragone di quello di Scauro dove ci po
grandi e scoperti v’erano in Roma nel tempo del suo gran lusso altri più piccoli, i quali erano coperti, dove il popolo po
no coperti, dove il popolo poteva godere, e infatti godeva, di musica più delicata e gentile simile alla nostra. Potevano q
bbastanza potersi dare fra gli Antichi una musica in genere che fosse più artifiziosa e più raffinata, nulla conchiude però
dare fra gli Antichi una musica in genere che fosse più artifiziosa e più raffinata, nulla conchiude però per la musica tea
senatori e qualche altra famiglia distinta che avevano il loro posto più vicino alla orchestra, né si chiudeva quel gran v
51 (1715) Della tragedia antica e moderna
erito a Bologna nel 1709 per ripartire solo nell’estate del 17118. Né più sereno doveva essere il clima romano, dove propri
informa l’ignaro Manfredi, che così commenta: Ma si può sentire cosa più ridicola di quella dello scisma arcadico? Ho avut
io (ripetutamente evocato in TrAM come fonte autorizzante la gestione più libera dell’unità di luogo)12, avanzate per lette
zo del 171319, portando con sé le tragedie già composte e qualcosa di più che il vago progetto di un’apologia20. A dispetto
uillerie. In questo discorso immortala ancora il mio nome inserendolo più per comprova alla bella inclinazione ch’ha per me
se avuto il tempo di ideare e distendere le prime tre sessioni; tanto più inverosimile l’ipotesi che abbia potuto dialogare
uattro sessioni dialogiche (due rivolte agli oppositori italiani, due più aperte al confronto con la pratica scenica france
sulla ‘favola’ e le pseudo unità aristoteliche, cui segue una sezione più moderna e movimentata che sfrutta le disparità na
one del 1714, infatti, i dialoghi italiani presentano, oltre minute e più ampie varianti, alcuni inserti di considerevole e
oniani, non solo nel piccolo ‘trattato’ sull’opera seria, ma ancor di più nell’indugio su alcuni luoghi topici di Parigi52.
. [Intro.2ED] Ciò, al creder suo, è un ricantare una crambe replicata più del bisogno; e, quando se ne richiedesse un tratt
be replicata più del bisogno; e, quando se ne richiedesse un trattato più universale e compiuto, invia i lettori ad un volu
io lungo la frequentata e vaga riviera di Genova verso Savona, nella più allegra e nobile compagnia che mai potesse per vi
ovandi, cavaliere di cui la mia patria si pregia come di uno de’ suoi più insigni cittadini per chiarezza antica e non mai
rati; prelato insomma a cui, siccome la corte di Roma ha confidate le più gelose delle sue cariche, così comparte i primi l
per la curiosità di parlargli, scopersi in esso un difetto ancora di più ed era che ei balbutiva, perché, balbutendo appun
i vedi nella persona; ma qualunque io mi sia, sappi che io te conosco più che tu non credi e se tu pure conoscerai me, sper
fa però vivere sì lungamente che uno sciocco arriverebbe a sperare di più non morire. [1.19ED] Io, seguendo in ciò l’arte s
ebbero fortuna non dissimigliante alla mia. [1.23ED] Dormirono alcuni più lungamente perché a misura che il farmaco è più o
3ED] Dormirono alcuni più lungamente perché a misura che il farmaco è più o meno possente, lavora in più breve o in più lun
mente perché a misura che il farmaco è più o meno possente, lavora in più breve o in più lungo tempo di sonno una nuova tem
misura che il farmaco è più o meno possente, lavora in più breve o in più lungo tempo di sonno una nuova tempra di umori ch
gustatone di ambidue, fu il primo per me preferito: lo preferii come più acconcio a custodire lo spirito che furtivamente
stri dopo la tua. [1.25ED] Ed ecco quanto io posso addurti per render più verisimile quello che io ben m’accorgo te credere
ito che malagevolmente io mi do a credere potersi formar un’impostura più animosa, ma tale insomma da compiacersene qualunq
un’impostura più animosa, ma tale insomma da compiacersene qualunque più accorto di me si fusse trovato ad udirlo. [1.27ED
n mi trascinasse inevitabilmente alla fossa. [1.31ED] Io ti giuro che più d’una volta ho pianto amaramente il mio nome, ved
più d’una volta ho pianto amaramente il mio nome, vedendo l’opere mie più di me stroppiate da’ miei interpreti; e poscia da
nome d’Aristotile va per le bocche degli uomini, è in alcune parti le più essenziali accettata e da’ moderni e da me, e in
mente a quelli ne’ quali fiorivano i Greci; non vogliono che si possa più conseguire altra gloria che quella del somigliarl
si sono propagate tutte le arti nella posterità. [1.43ED] Vogliono di più i vostri Greci? [1.44ED] Vengo sino ad inventarmi
tate e maggiormente munirla l’inverno, dimodoche l’emicranie non sono più sì frequenti e si trovano più comode quelle teste
inverno, dimodoche l’emicranie non sono più sì frequenti e si trovano più comode quelle teste che al lor bisogno e temperam
ché massimamente dopo il diluvio non si convince che coloro vivessero più di voi, se si ha la dovuta fede agli storici. [1.
esi e i lusinghieri ragù e i teneri arrosti non ti spiaceranno, tanto più che vedo pochissima differenza fra l’età vostre e
dia. [1.57ED] Ma, padre mio, io so che le tragedie franzesi piacciono più delle vostre e la ragione vi dee ben essere, perc
ostre son pur piene di assassinamenti, d’incesti ed appariscono assai più scostumate di quelle che oggi sui palchi rapprese
elle che oggi sui palchi rappresentiamo. [1.60ED] Anzi, se il mondo è più scellerato, per questa stessa ragione gli dovrebb
ndo è più scellerato, per questa stessa ragione gli dovrebbero piacer più le vostre. [1.61ED] Vi sono alcune cose mirabili
cati drammi perdano appresso de’ letterati la stima, vedendoli sempre più rinomati moltiplicar per le stampe. [1.66ED] Scop
h’esaggerare il pazzo gusto del secolo, appellando al giudicio di una più saggia posterità. [1.67ED] Io pretendo che il mio
to che Sofocle ed Euripide ne direbbero forse lo stesso ed amerebbero più me che imito le loro virtù, di cotesti che i loro
o i prototipi delle corporature umane imitate; e felice quello che sa più degli altri accostarsi a questi perfetti, buoni e
olto che dire; e so che se tu hai veduto Apelle, non ti rammaricherai più che tanto che le sue pitture non vivano a fronte
ieri, dell’Albano, del Barbieri, del Maratta e del Cignano e de’ loro più valenti scolari, perché mi lusingo che la gloria
a Porta, o l’Attila dell’Algardi; l’antichità ce li renderebbe allora più venerabili e forse sarebbero egualmente la norma
a norma dell’arte, come per preminenza di tempo sono adesso le statue più rinomate de’ Greci; pure questo non toglie che le
ed esamina se sotto questa parrucca, che mi ha non so se abbigliato o più deformato, ti sovviene di questa figura che pur d
non posso negarti che mi mortificasse il veder dopo un mio lavoro di più di vent’anni venirmene un altro addosso di cinque
egli, apparisce in tutte le altre tragedie o estere o italiane, tanto più che questo ristoratore della tragedia, questo dis
Sin ad ora le tue sono uscite in teatro felicemente e molto popolo di più città dell’Italia ha pagato per ascoltarle. [1.10
iore. [1.112ED] Ma quanto alle azioni sceniche, la maggior parte e la più degna del popolo ha cuore che fisicamente si lasc
amogli miglior fortuna di quella del padre Scamacca siciliano che con più di quaranta tragedie di questo peso ed idea stava
viluppo, lo scioglimento sia naturale; e questa è la spina che per lo più guasta la fioritura delle loro vaghe invenzioni.
nvenzioni. [1.133ED] Ma tu mi opporrai: sarà dunque la commedia assai più ingegnosa della tragedia, mentre che in questa no
doci, ne fan credere di possedere una somma felicità, ma lo scoprirli più miseri d’un cencioso plebeo ci fa stupir con ragi
mesto o di lieto fine ch’ella sia. [1.137ED] Ma suole ancora, benché più di rado avvenire e ne abbiamo dalle storie non po
sa nella tragedia, non sì frequente e naturale come la prima e perciò più perigliosa; di maniera che difficilmente consigli
143ED] Stupiremo se, là dove credevasi indifferenza, ritrovisi amore; più saremo attoniti se, là dove amore speravasi, odio
miei termini a speculare. [1.152ED] Ben è poi vero che la cosa è ita più lontana di quel che io credeva; si sono avvezzati
credeva; si sono avvezzati i filosofi a pensar tanto da sé che nulla più pensano a me, se non per deridermi e disprezzarmi
anto è il suo gusto esquisito nel giudicio di queste materie; l’altro più giovinetto è il conte Marcantonio Ranuzzi, patriz
sì qualificati di costume, d’ingegno e di nascimento, ma o non udirai più Aristotile o fa’ di tacere per ora ad essi il mio
cceda le ventiquattr’ore, si sente che tale ha fatto un viaggio a cui più mesi richiederebbonsi — [2.8ED] — Non innoltrarti
n viaggio a cui più mesi richiederebbonsi — [2.8ED] — Non innoltrarti più avanti — interruppe il nostro Aristotile — ché sp
tesso faceva loro giustizia e che a mio credere ancora quelle eran le più perfette. [2.10ED] Ciò eseguito, ridussi per amma
eseguito, ridussi per ammaestramento de’ posteri a regola quello che più eccellente veniva riputato nelle medesime, accioc
dell’unità dell’azione, imperciocché aveva io osservato che una e non più azioni rappresentavansi in quelle; e poi se la tr
citar l’uno e l’altro movimento circa ad un solo obbietto; perché, se più azioni si rappresentassero in scena, il senso, ch
esentassero in scena, il senso, che tanto è minore quanto è intento a più cose, divagherebbe o con poca o senza alcuna movi
«Poiché la tragedia è un’azione dentro il periodo di un giorno, poco più , poco meno». [2.13ED] In fatto i miei Greci in qu
non siano contrari al messo, siccome a noi lo sono stati. [2.16ED] Di più , Ercole fa un sacrificio in Eubea a cui meno d’un
me altri se la figura; perché siccome l’azione è un corpo composto di più membra, così il luogo è composto ancor di più par
è un corpo composto di più membra, così il luogo è composto ancor di più parti; ma siccome le membra non si vogliono penet
el luogo rappresentato in tempo che l’azione possa terminarsi in poco più o in poco meno di un giorno. — [2.21ED] — Ah, se
io dica qualche cosa di questa terza in cui non convengono alcuni dei più scrupolosi, e di quelli in sostanza che attendono
cede fuori del luogo della rappresentazione che è la scena, ma per lo più succede appunto in tale distanza che chi racconta
di questo esterno aiuto della scena per essere rappresentata, quanto più se le moltiplica questo bisogno, tanto più si ren
sere rappresentata, quanto più se le moltiplica questo bisogno, tanto più si rende imperfetta e meno meravigliosa, lo che n
potessesi agevolmente rappresentare; dovendosi confessare, che quanto più la tragedia ha bisogno d’esterni aiuti, per esser
, per esser rappresentata, tanto meno sussisterà per sé stessa, tanto più recederà da quella semplicità, che è un attributo
a mi hanno insegnato a non ostinarmi nelle opinioni. [2.28ED] Nulla è più perfetto della perfetta idea delle cose, perché c
re inferiore all’idea, che si può dir creatrice. [2.29ED] Ma niente è più difettuoso che il voler ridurre le cose istesse a
reranno un sol corpo, trattone il numero, tanto saranno uniformi; non più distinguerai Aristotile da Cartesio, non Omero da
o accolte dalle nazioni che, se le avessero accettate, non vi sarebbe più diversità di leggi né di governi né di nazioni e
edia all’idea che n’ebb’io, valendomi bensì degli esempli ch’io vedea più accostarsi all’idea, benché non mai arrivassero a
rla. [2.41ED] Ma se ottenessi il fine prescrittomi o non occorrerebbe più espor tragedie o quante se n’esponessero sarebber
o per avventura l’Edipo tiranno di Sofocle. [2.42ED] Ma chi lo vorria più soffrir nelle scene dopo tanti e tanti secoli sem
ure in linea ancor d’animale la ragionevolezza è perfezione. [2.47ED] Più perfetta saria la tragedia, se un’azione sola di
di un solo in un istante solo in un solo luogo seguisse: così sarebbe più meravigliosa senza alcun dubbio; ma quello che tr
si vede e che compie con le sue parti l’azione, non segue mai che in più luoghi. [2.50ED] Quello che si vede è la scena, m
] Quello che si vede è la scena, ma questa è sempre stata composta di più parti corrispondenti a varie sorte di edifici, da
2.53ED] Sicché dunque l’azione tragica si fa in un ristretto luogo di più luoghi composto, non più distanti l’uno dall’altr
zione tragica si fa in un ristretto luogo di più luoghi composto, non più distanti l’uno dall’altro di quello che l’andare
ena. [2.55ED] Tu mi dici che tanto meno la tragedia è perfetta quanto più d’aiuti esterni abbisogna. [2.56ED] Ed io ti repl
he questa è una di quelle perfezioni chimeriche. [2.57ED] Non sarebbe più perfetta l’arte oratoria se non le abbisognasse l
or la bellezza. [2.60ED] L’immaginazione fatica meno e la vista resta più ricreata da quella varia apparenza. [2.61ED] Onde
reata da quella varia apparenza. [2.61ED] Onde io non so come non sia più diletto il vedere che il supporre l’obbietto, qua
fanno del lor teatro una sala, nella quale sfogano per diverse porte più appartamenti, dimodoché quella sala diventa come
e dall’interno sussurro la voce per farsi udire al di fuori. [2.70ED] Più rozza avresti veduta la scena se tu fossi nato un
lo, e conducilo fuori; né pianger nel padiglione. [2.89] Lo replica più a basso, soggiungendo: Serra prestamente le port
le porte. [2.90] Cioè le porte che erano state aperte. [2.91ED] Di più arrivando il Nuncio a dimandar di Aiace, sente ri
pittori accostano agli occhi con maggior forza di colorito le figure più importanti e le meno accennano e digradano e sfum
ED] Sofocle averebbe fatto il contrario; avrebbe messo in distanza il più rilevato della tragedia, che è la morte di Aiace.
quella Elettra che prima sedeva al letto del fratello infuriato, dice più a basso, parlando al Coro: State altre di voi in
fuori di casa per lamentarsene in istrada? [2.121ED] Ciò pure era con più decoro e con più profitto nelle sue stanze, tanto
lamentarsene in istrada? [2.121ED] Ciò pure era con più decoro e con più profitto nelle sue stanze, tanto più che né la ma
iò pure era con più decoro e con più profitto nelle sue stanze, tanto più che né la madre né il padrigno erano nella reggia
i accennò di tacere e si ritirò. Sessione terza [3.1] Non ebbi più campo di parlare genialmente col nostro Impostore
uivi ammassato ne’ gran ridotti di quel terribil ricinto gli attrazzi più riguardevoli e più copiosi della marina, gli ha,
gran ridotti di quel terribil ricinto gli attrazzi più riguardevoli e più copiosi della marina, gli ha, quasi libro di prat
meno ratto di me ad arrampicarsi per lo scosceso della montagna e sul più eminente parapetto della cortina, da cui mi vidi
orte di bastimenti che rendean pieno di bizzarre figure e guernito di più colori il lungo specchio di quel pacifico molo; e
si a dire: [3.7ED] — Quel dito che tu mettesti alla bocca mi strozzò più richieste ch’io volea farti, appunto, come se tu
i soliloqui un cert’odio che noi non abbiamo. [3.14ED] Pochi e per lo più brevi se ne leggono nelle loro più rinomate trage
n abbiamo. [3.14ED] Pochi e per lo più brevi se ne leggono nelle loro più rinomate tragedie, ma nelle nostre e (se a me lic
o suo un traditore, un amante, una vergine, da che (dicon essi) nasce più verisimiglianza in chi rappresenta e più diletto
e, da che (dicon essi) nasce più verisimiglianza in chi rappresenta e più diletto in chi ascolta. [3.16ED] Io (poiché ho co
sentimenti che in altra guisa non si vedrebbero, ciò ottenuto, nulla più ci rimarrebbe a bramare se veramente credessimo c
perché non solo imitiamo i soliloqui che in luoghi solitari talora i più passionati a se medesimi proferiscono, ma riducia
scorsi di scena che, per non annoiar gli uditori, s’imitan sempre con più brevità di quella che verisimilmente soffrono i v
ente soffrono i veri ragionamenti; e quindi avviene che in tre ore al più si discorrono in scena materie che non si digerir
discorrono in scena materie che non si digerirebbero in otto, anzi in più ore di tempo, se star volessimo ad una ben rigoro
e non l’udisse, perché così vogliono i suoi interessi, parli con voce più bassa, ma non però così piano che il popolo non l
non però così piano che il popolo non l’ascolti; se il popolo, che è più lontano, dee udirlo, tanto l’udirà maggiormente l
è più lontano, dee udirlo, tanto l’udirà maggiormente l’attore che è più vicino; ma perché in altra guisa non si potrebbe
nto comincio a piegare al tuo partito, purché ciò sia a condizioni il più che si può ragionevoli. [3.31ED] Io rammento che
osservato nella prima tragedia un soliloquio di Elettra di versi 69 e più sotto un altro di Tindaro, siccome nell’altra, du
i che amorose de’ loro attori: sono iti questi due famosi Franzesi, e più cupamente il secondo, a pescar ne’ fondi dell’ani
to affetto pizzicava ben vivamente l’animo de’ nostri maggiori, tanto più che il nostro clima è assai più adatto che il vos
te l’animo de’ nostri maggiori, tanto più che il nostro clima è assai più adatto che il vostro agl’incentivi amorosi. Contu
mero nell’epopeia, Sofocle ed Euripide nella tragedia, se ne sono, il più che han saputo, astenuti. [3.43ED] Tu vedi Achill
n per ammorzarla. [3.44ED] Così pure i tragici fanno, e benché per lo più guidino donne giovani e verginelle nelle lor favo
tuo Racine, e mettendo una Fedra dirimpetto all’altra, vedrai quanto più sincera e lascivamente la nostra, quanto più scal
all’altra, vedrai quanto più sincera e lascivamente la nostra, quanto più scaltra e con pretesti apparentemente onesti la v
ira all’unione principalmente de’ corpi, crede il maestro di renderla più sicura, più felice e ancor più feconda, quando su
ne principalmente de’ corpi, crede il maestro di renderla più sicura, più felice e ancor più feconda, quando succeda fra qu
e’ corpi, crede il maestro di renderla più sicura, più felice e ancor più feconda, quando succeda fra quei del medesimo ses
esso, a cui non ispirandosi da natura altra union sensuale, rimangono più liberi gl’intelletti a propagare le lor cognizion
gare le lor cognizioni. [3.57ED] Questa generazion di notizie tanto è più nobile e tanto è più profittevole quanto è recipr
i. [3.57ED] Questa generazion di notizie tanto è più nobile e tanto è più profittevole quanto è reciproca. [3.58ED] L’uomo
i seguaci, ma il vostro epico Torquato Tasso (poiché l’Ariosto per lo più tratta l’amore alla greca) e i moderni franzesi n
fuoco di maggior lume, che non è sì violento ne’ suoi principi, onde più abbaglia e meno tormenta, anzi pare che diletti;
neggiata con senno dal tragico, mortifica col troppo raggiare il lume più fievole del carattere principale e così, dove io
serve che a rovinarlo; imperocché lo sdegno (per parlar di una delle più forti) che nasce dall’irascibile, essendo più nob
per parlar di una delle più forti) che nasce dall’irascibile, essendo più nobile dell’opposta passione che, con tutte le vo
tte le vostre meditazioni magnifiche, nasce dalla concupiscibile ed è più vile, si unisce meglio al carattere di un superbo
o o d’un politico, e, per così dire, gli dà non so che di spirito che più lo rileva, ma non così l’altro affetto, che tropp
, niente smarrito della disgrazia, si fa vedere nella reggia di Ponto più che mai tremendo a’ Romani. [3.72ED] Io l’ammiro,
fra essa e Xifare di lui figlio, questa viltà di passione me lo disfà più di quello che l’han disfatto i Romani, e d’un ter
cosa de’ tuoi Franzesi, che per altro venero e stimo e al par di te e più di te. [3.74ED] Tu pure mi hai morsicato e per qu
n quella tragedia, non si contenta che Fedra ami Ippolito, ma vuol di più : che Ippolito ami anche Ariccia. [3.77ED] Ecco du
ntar per uno di questi amori l’amor della patria, che nel tuo Procolo più tosto nasce dall’irascibile che dalla concupiscib
animo di servirmi come di un pulito ed abil valletto, di cui nulla è più insoffribile quando, da troppo favor de’ padroni
te a quest’affetto inclinata e come quella che rare volte da passioni più rilevanti preoccupata si truova, odierebbe quella
farsi per un mio pari ch’era filosofo e cortigiano? [3.104ED] Mi son più volte, presente Alessandro ed alle sue tavole fra
nostri cuori la crudeltà. [3.110ED] Questo ho io fondato sull’idea la più generale delle nostre antiche tragedie, che è di
; ho veduto Alessandro, Cesare, Ottaviano e Traiano, ma non so che di più ancora osservo nel gran Luigi. [3.115ED] Gli altr
to da’ popoli suoi e non suoi, d’ogni condizion, d’ogni sesso, quanto più famigliare, tanto più re; ed i suoi Franzesi, avv
on suoi, d’ogni condizion, d’ogni sesso, quanto più famigliare, tanto più re; ed i suoi Franzesi, avvezzi per secoli alla m
to più re; ed i suoi Franzesi, avvezzi per secoli alla monarchia, vie più accreditata dalle maniere adorabili di Luigi, han
er lasciar le mie ossa in un regno che fra tutti quanti mi è parso il più florido, il più magnifico e il più adattato a chi
e ossa in un regno che fra tutti quanti mi è parso il più florido, il più magnifico e il più adattato a chi desidera separa
che fra tutti quanti mi è parso il più florido, il più magnifico e il più adattato a chi desidera separarsi da tutte le cur
. [3.120ED] Ma meno terribile è il giogo del sacerdozio e però ancora più leggiero, per lo più accompagnato dall’età grave
erribile è il giogo del sacerdozio e però ancora più leggiero, per lo più accompagnato dall’età grave e sempre dalla pietà;
mostrar gastigato il vizio che se le oppone. [3.126ED] E perché tanto più spiccano la virtù e il vizio, il premio e la puni
nto più spiccano la virtù e il vizio, il premio e la punizione quanto più in personaggi illustri e reali si veggono, egli è
gi che compongono l’azione di un tragedia. [3.127ED] Ma è omai scorso più avanti dell’ordinario il nostro ragionamento. [3.
e col brio signoril delle poste, io, povero vecchio, me ne anderò con più agio e con minore spesa. [3.130ED] Colà vi sono p
gi pubblici di amene e maestose verdure, fra le quali occupa il posto più riguardevole quello delle Tuillerie. [3.131ED] Là
assai di volo alla rinomata macchina di Marlì, ove cominciai a vedere più da vicino un’immagine del gran coraggio reale. [
gia magnificenza nel favorito Marlì. [4.10ED] Nessun fiume al mondo è più tormentato di questo, perché anche quivi fra verd
à di trovarmi ad una tragedia franzese e massime a questa che è delle più rinomate del mentovato poeta. [4.14ED] Fui perciò
eggiadramente ristretta, di cui mi sarei servito io per esempio assai più volentieri che dell’originale greco nella Poetica
i che dell’originale greco nella Poetica, se come Omero era già stato più secoli avanti di me, così almeno fosse vissuto al
zza al mio verso; e perché so quanto vaglia appresso di noi il seguir più tosto l’esempi altrui che il farsi esemplare, se
(dovendosi molto in questa parte credere a’ comici) mi abbia scritto più volte riuscire agli attori suoi comodissimo il ve
ri suoi comodissimo il verso mio; ché, ciononostante, duri di cervice più degli Ebrei, continuano ancora nel farsi conoscer
ente nelle tragedie ch’io sto tessendo, nulla essendomi per avventura più agevole dello srimarle, quantunque rimate elle si
potea contrassegnarci la brevità e la lunghezza, a bastanza il meno o più dimorare sovra la sillaba pronunciata ce ne addit
era diverso il suo pronunciare dal nostro; ma ben compresi un’armonia più compita e che appunto mi facea sentire e distingu
le risa e voi giovincelli ve ne siete presi sollazzo, al mio credere, più di una volta, mentre non posando la giovine o nel
fondamento della mia prima proposizione, nel qual caso non disputerò più con teco come con uomo fuor di ragione e negante
urla all’idea, e vorria costituire un oratore conforme all’idea, cioè più perfetto di qualunque sia stato o sia per declama
che debba ammettersi nella tragedia la rima, pretenderassi che questa più naturalmente risuoni alternata e che non entri co
e però in questa parte usa pure della tua abituale sincerità e senza più che tanto adulare la mia opinione, palesami pur f
] Ben è vero lodar io quella sorta, sia di misura sia di periodo, che più al parlar grave e naturale si accosta, e però avr
nomi ornati.» [4.99ED] Non è però che nella locuzione tragica non sia più periglioso il parlare ornato che il naturale, men
ere o a tranquillare gli affetti; e questa è una forza fisica, di cui più si vede l’effetto di quel che se ne possa immagin
rima, e, se la tragedia è un’imitazione del ragionare de’ prìncipi e più l’imitazione è perfetta accostandosi al vero, imi
ne cose dee convenire, in alcune disconvenire, altrimenti non sarebbe più imitazione del vero, ma il vero medesimo; né si a
o, perché nel finto cotanto lontano dal vero si ravvisa un non so che più perfetto e più pulito de’ veri medesimi, e il ver
into cotanto lontano dal vero si ravvisa un non so che più perfetto e più pulito de’ veri medesimi, e il vero anzi ridotto
sua dipartita una donna, mentre l’altro sa di sicuro che colei nulla più brama che la di lui lontananza e che quel pianto
] Questa meditazione ti arriverà forse nuova, ma mi glorio che quanto più vi rifletterai, tanto più la ritroverai vera, spo
riverà forse nuova, ma mi glorio che quanto più vi rifletterai, tanto più la ritroverai vera, spogliato che tu sia del preg
5ED] Nell’idioma italiano, le cui parole terminano tutte in vocali, è più facile che il caso porti la rima che la misura, a
i quella di tutte le lingue, è meno inclinata; e però la rima è a voi più naturale della misura. [4.126ED] Noi altri Greci
o in animo avemmo che il valerci di un verso la cui giacitura è delle più somiglianti alla prosa, e così sono parimente le
. [4.133ED] Ma perché nelle altre gravissime parti della tragedia chi più , chi meno, si son segnalati, a misura del merito
134ED] In ciò che spetta al verso, quando anche tu avessi operato con più ragione, essi si son diportati con più prudenza,
do anche tu avessi operato con più ragione, essi si son diportati con più prudenza, essendo le cose introdotte men periglio
o, chi dice a te che riposino e quale indizio ne hai? [4.139ED] Tanto più che cotesti vostri poeti han per legge che il sen
r l’artificio; perché così dassi pure non so che di men ordinato e di più naturale alla disposizione non uniforme della pun
a de’ sentimenti, sosterrò sempre che nulla ha di verso. [4.142ED] Al più , al più i versi italiani sdruccioli sciolti potre
ntimenti, sosterrò sempre che nulla ha di verso. [4.142ED] Al più, al più i versi italiani sdruccioli sciolti potrebbero di
reati dal metro. Il verso ebraico consta di ritmo e di rima, e benché più antico del nostro non è stato da’ nostri maggiori
nte la verità di quanto ti espongo. [4.148ED] Di questa natura per lo più sono tutti i linguaggi orientali, tutti capaci di
ana, che nel verso tragico sciolto non ha che misura, vorrà essere la più povera d’armonia di tutte le altre lingue morte o
e, lasci in pace a’ poeti la Ragione poetica. [4.157ED] Io lo conosco più che non credi, né vo’ trovargli il pelo nelle ope
sue legali, che forse ancor lo potrei, se non nell’erudizione per lo più ben fondata, almeno nella presunzione del farsi a
to per far l’architetto. Invogliato della prima arte, ch’egli credeva più gloriosa, colla mediocre pratica che ne aveva inc
avere in qualche tempo tal numero di eccellenti scrittori che abbondi più che mai per tutte le materie e tanto in prosa, qu
ibilmente mancando. [4.166ED] La proposizion generale non può essere più verisimile, né con periodo più sonoro e ritondo p
La proposizion generale non può essere più verisimile, né con periodo più sonoro e ritondo potrebbe esser espressa dal mio
alla foggia della greca e della latina da’ greci e latini professori più che ogni altra presente lingua fu coltivata, al g
sori più che ogni altra presente lingua fu coltivata, al giudicio de’ più savi si riflette e si ritenne nel secolo del Dant
hi ne giudica non sia dotato del dono della profezia, indovinando che più eccellenti scrittori di quelli che ha finora avut
cimosesto secolo col secolo antecedente de’ tre toscani scrittori, il più moderno avesse in materia di autori e di regole c
sserendo: «che la lingua greca e latina da’ greci e latini professori più che ogni altra presente lingua fu coltivata». [4.
la Crusca col suo moderno Vocabolario e maggiormente con un altro che più copioso sta preparando, dà a divedere che questa
lla spiegazione de’ sentimenti, la quale dalla nostra lingua si vuole più disinvolta e spedita o meno lontana dalla costruz
. [4.175ED] Vantassero pure i secoli passati i tre famosi Toscani e i più moderni il Casa, il Tansillo, il Costanzo e tutti
si, il Guarino, tutti infetti di questo stomachevole vizio, aver egli più fondamento di sperare pervenuta allo stato di per
esta di questa truppa sedotta, insulta impunemente la vera saviezza e più che mai va fastoso della sua sicura baldanza. [4.
tile nel trovare scusa all’errore e sofista nel dar sempre merito del più esquisito artificio alla negligenza dell’arte, pe
ttore la particolar loda possa aver credito di sincera, e così sempre più cresce il partito dell’impostore e si rovinano gl
sognai che Aristotile e rime. Sessione quinta [5.1] Non cercai più del Filosofo, se non la mattina destinatami da lu
mi da un rauca voce per nome. [5.4ED] Mi volgo ed ecco Aristotile che più più si affrettava per l’avidità di raggiugnermi.
a un rauca voce per nome. [5.4ED] Mi volgo ed ecco Aristotile che più più si affrettava per l’avidità di raggiugnermi. [5.5
oggiorno magnifico e l’altro di famigliare diporto, ove le Indie e il più remoto Settentrione hanno inviati uccelli ed altr
unston. [5.15ED] Sbrigato alfin da’ giardini, non credeva io di veder più cosa che mi allettasse; quand’ecco nella gran gal
pera, del cui materiale potrebbe Augusto pregiarsi, non mi meraviglio più , che i Franzesi vadano, per così dir, folli del l
modoché queste metà di uomini contrafatti terrebbe fronte a qualunque più sano esercito che in numero eguale e ancor raddop
to che in numero eguale e ancor raddoppiato ardisse assalirli, avendo più parte ne’ vittoriosi successi l’intrepidezza dell
i di cuore i momenti impiegati a comporre come allora vedendo le cose più brillanti e che più sono vezzose e delle quali pi
impiegati a comporre come allora vedendo le cose più brillanti e che più sono vezzose e delle quali più si compiace il poe
ra vedendo le cose più brillanti e che più sono vezzose e delle quali più si compiace il poeta riuscire per lo più insipide
ù sono vezzose e delle quali più si compiace il poeta riuscire per lo più insipide per la musica e detestabili a’ nostri sm
osiam chiamar ‘virtuose’. [5.39ED] Quando per lo contrario li tratti più sciaurati della poesia e ciò che letto nauserebbe
a che quanto meno è storpiata dall’angustia de’ sentimenti tanto esce più agile, svelta a solleticare per via dell’orecchio
ti e dalle vedute apparenze così ristorati di lena che poi si trovano più forti, più vegeti a tutte le operazioni umane, e
vedute apparenze così ristorati di lena che poi si trovano più forti, più vegeti a tutte le operazioni umane, e così tanto
italiana, e queste nazioni a grave prezzo ne stipendiano i professori più rinomati; ed io, che son Greco, difficilmente mi
zese di quel prefazio che è posto avanti alla raccolta stampata delle più scelte ariette franzesi dà anch’gli il pregio di
n musicale a voi Italiani. [5.54ED] Per lo men la vostra lingua, come più dolce e più copiosa di vocali distesamente pronun
voi Italiani. [5.54ED] Per lo men la vostra lingua, come più dolce e più copiosa di vocali distesamente pronunciate, è più
a, come più dolce e più copiosa di vocali distesamente pronunciate, è più adattata alla bizzarria de’ passeggi e alle ricer
nte che no. [5.57ED] Io provo che, mentre di nottetempo ascolto uno e più rusignuoli cantare e quasi dialoghizzare cantando
trumenti fa ch’uom s’affacci al balcone e vi si perda insensibilmente più ore, se più ne dura, con diletto tanto maggiore q
ch’uom s’affacci al balcone e vi si perda insensibilmente più ore, se più ne dura, con diletto tanto maggiore quanto che i
elle scene fra le quali si alternino i canti. [5.60ED] E perché tanto più alletta quell’augelletto che canta, quanto è più
60ED] E perché tanto più alletta quell’augelletto che canta, quanto è più leggiadro nella sua corporal dispostezza, e, oh n
oi felici, se ancora di varie e colorate piume è vestito; e parimenti più ci sodisfa quel leuto e quel flauto che suona, se
a per così dir prevedere nel tremolare delle mammelle. [5.61ED] Tanto più poi goderemo che cotesto bel corpo sorga di vesti
unque il nostro spettacolo già dilettevole per se stesso, esser molto più per gli aiuti della scena, dell’avvenenza e de’ v
tori, perché poi vi ha ad esser la favola che fa essere non so che di più che verseggiatore; non dunque meri verseggiatori,
seggiatori, non veri poeti, ma non saprei come dirli certi che, siano più degli uni e meno degli altri, s’invitino a servir
i noderosi tronchi e le frasche non son da pittore da scena e per lo più gli alberi al lume delle candele riescono crudi e
tempio di figura gotica o di una prigione di ordine rustico, versando più volentieri in questi che in altri suggetti la mut
gioiellati e con ricami che fingan oro ed argento, e tagliati per lo più alla reale. [5.75ED] Le voci siano tali e in tal
n conto que’ sentimenti erano facili, lisci e distesi quel solo e non più che richiedevan le note, che forse in quel tal si
ente dove la forza, dove la tenerezza, dove i recitativi, dove l’arie più convenissero: dove il soprano, dove il basso, dov
rseggiatore s’intenda alquanto di note e di musica, per conformare il più che potrà la sua invenzione e i suoi versi all’id
osciuti di questi caricatori (così voi li chiamate) di note, uomini i più versatili dell’universo che trovano sovra di un c
i letterati e sian pur di quelli che pasconsi del criticare le poesie più accreditate e severe. [5.85ED] Questi drammatici
e’ successi scritti da Livio, da Giustino, da Salustio e da qualunque più antico e venerato scrittore, lo che saria inevita
ciando le antiche, inventarne delle moderne, essendo ancora la favola più capace di macchina e d’apparenza, e così fanno fo
si, e così farà l’Italiano; e come che il nome suo non sia per vivere più oltre delle rappresentazioni, avrà ad ogni modo i
i castrati e per le cantanti quello di virtuosi. [5.87ED] E, quel che più importa, potrà sputare fra la mandra di costoro l
non per guadagno, ma per gala e per liberalità vuol dare alla nobiltà più che al popolo, un’illustre e graziosa rappresenta
nto e per ricreazione de’ principi e cavalieri nel suo privato teatro più di una rappresentarne. [5.93ED] Così è riuscito a
di Sua Maestà la regina sua madre, liberalmente aperte al piacere de’ più conspicui personaggi della gran corte romana. [5.
’opera, altrimenti perderai tu affatto la riputazione poetica e sarai più suo nemico dopo l’averlo servito che negando d’in
ondizione rilevantissima ho riservata nell’ultimo, acciocché ti resti più impressa nella memoria. [5.103ED] Siati ben a cuo
e il teatro è sufficientemente capace; se il mastro di cappella è de’ più accreditati e arrendevoli come il vostro chiariss
accidenti, ma questo diletto tuo verisimile non ti sia tanto caro che più non sialo il mirabile. [5.115ED] Inverisimili anc
e le altre non servano che a far spiccar questa, la quale, essendo la più comune a tutti gli uomini, si vede rappresentata
uale, essendo la più comune a tutti gli uomini, si vede rappresentata più volentieri. [5.119ED] Ben è però vero che per amo
nche per macchina, se lo permetterà l’impresario; che certamente sarà più accetto per la meraviglia dell’apparenza, ancorch
raviglia dell’apparenza, ancorché il nodo per avventura non meritasse più che tanto d’incomodar un nume a scender dal cielo
ttosto veder le cose che immaginarle, perché ciò che percuote i sensi più piace al popolo, assiso più per vedere che per pe
aginarle, perché ciò che percuote i sensi più piace al popolo, assiso più per vedere che per pensare. [5.124ED] Le peripezi
uesta distribuzione ti fo sicurtà per la felice riuscita dell’opera e più non ti rimarrà che il mettere in versi il tuo dra
D] Ogni scena dee contenere o solo recitativo o sola arietta o per lo più l’uno e l’altra. [5.132ED] Tutto ciò ch’è raccont
o; ma ciò che ha la mossa della passione o contrassegna non so che di più violento inclina più volentieri alla canzonetta.
ossa della passione o contrassegna non so che di più violento inclina più volentieri alla canzonetta. [5.133ED] Il recitati
rsi di sette e di undici sillabe, alternati e misti secondoché caderà più in acconcio; e dove almeno nelle cadenze si potrà
denze si potrà avere corrispondenza di consonanze e di rime, si verrà più a secondare il genio lubrico della musica. [5.136
endo in esse il recitativo prevalere alle ariette, come quello che dà più polso e più evidenza all’azione; ed allora il poe
il recitativo prevalere alle ariette, come quello che dà più polso e più evidenza all’azione; ed allora il poeta può alqua
plici direm quelle che a voce sola; composte quelle che a due o che a più voci si cantano. [5.139ED] Quelle a due voci nomi
i si cantano. [5.139ED] Quelle a due voci nomineremo duetti; quelle a più voci si chiamino cori. [5.140ED] Le arie semplici
esce in scena e queste ne’ soliloqui sogliono esser accette, e per lo più la figura apostrofe è l’anima loro. [5.143ED] Ma
invece di spalleggiarsi, si opprimono. [5.152ED] Quindi è che per lo più ne’ soli cominciamenti degli atti comparisce bene
una scena si ascoltano volentieri, perché danno un’azione reciproca a più di un attore, e ne amerei ancor uno nel fine del
all’orecchio dell’uditorio. [5.156ED] Queste ariette si compongono di più metri, per parlare secondo l’usanza italiana. [5.
ondo l’usanza italiana. [5.157ED] Quello delle otto sillabe, che è il più sonoro, trionfi di tutti gli altri, come sarebbe:
ttosillabo l’ettasillabo, e questo pure nel fine della cadenza si ama più tronco che piano, venga poi il troncarlo dalla vo
Varia d’aspetto il ciel. [5.165] Di sei sillabe ancor ve n’ha per lo più sdruccioli e qualche fiata ancor tronchi. [5.166E
fiata ancor tronchi. [5.166ED] Esempio del primo può essere: Ma già più languide Le stelle girano. Già fosco e pallido Si
monia, che non ti consiglio adoperare! [5.173ED] Questi metri saranno più grati se li adatterai alle passioni che meglio in
notevolmente. [5.179ED] Ora rimane il trattar dello stile, che riesce più confacevole al melodramma. [5.180ED] Io credo che
amma. [5.180ED] Io credo che a questo qualunque componimento convenga più il moderato e venusto, che il grave e magnifico;
o leggiadria. [5.184ED] Mettiti ancora in capo che nelle arie, quanto più le proposizioni son generali, tanto più piacciono
n capo che nelle arie, quanto più le proposizioni son generali, tanto più piacciono al popolo, perché trovandole o verisimi
lontananza e simili: e ciò è pure per riuscirti assai comodo, mentre più agevolmente il poeta sul generale riportasi, e po
dramma ti riconosca ancor per poeta, fatti onore nel recitativo ed al più al più in un’aria per ciaschedun atto, inginocchi
ti riconosca ancor per poeta, fatti onore nel recitativo ed al più al più in un’aria per ciaschedun atto, inginocchiandoti
tuoi pianti si ammolliranno quei per altro durissimi cuori; ma se di più ne vorrai, non sperarle senza contrasto, inimiciz
l compor melodrammi (Martello mio) è un scuola per voi di morale, che più di ogni altra insegna a’ poeti il vincer se stess
— [5.199ED] — A quel che ascolto — io tutto smarrito risposi — egli è più faticoso il far male che bene. [5.200ED] Si suda
e e del canto. — [5.201ED] — Veramente — ripigliò il vecchio — egli è più difficile il deformar la natura che l’imitarla. [
] Tu nondimeno, se vuoi vivere, non ti lasciar uscir di bocca che sia più difficile il compor una cattiva che una buona tra
à, posta una in scena con grido, vogliono dar ad intendere aver assai più faticato intorno ad essa che Omero intorno all’Il
sa che Omero intorno all’Iliade, e all’Odissea, ed essere la tragedia più perfetta dell’epopeia a misura del trovarsi più d
ed essere la tragedia più perfetta dell’epopeia a misura del trovarsi più difficoltà in condurre alla sua fine un’azione an
un’azione angustiata da un giro di Sole, che un’altra che in una o in più stagioni può dilatarsi. [5.203ED] Ma mi fan rider
minor lunghezza di tempo; e quanto a me, credo che Omero avrebbe poco più penato a metter insieme quarantotto tragedie di q
i. [5.218ED] Io teco mi accordo, siccome ho detto di sopra, che molto più di pensiero in ciò si richieda a far male che ben
turale, ma dell’altrui. [5.230ED] Ed ecco il modo che non ti spiaccia più che tanto la poesia melodrammatica, considerandol
teatro n’è la padrona. [5.234ED] E questa musica poi è una delle arti più meravigliose e perfette dell’universo, che non pe
endono perpetua agli occhi ed alle menti degli uomini, e non meno de’ più insigni poeti e filosofi meritan fama questi vene
ano i moti della natura con metodi assai incerti e con sistemi poscia più certi il regolamento degli animi umani. [5.240ED]
strae e li rende per poche ore immuni dalle sventure, quanto sarà mai più pregevole un’arte che senza sospenderci l’uso del
ezione così esquisita in Italia, merita che l’Italia ne faccia il suo più caro e pomposo spettacolo, a cui si affidano anch
o più caro e pomposo spettacolo, a cui si affidano anche i sovracigli più austeri con lodevole giovialità; e merita altresì
uitarlo, uscii per un certo viale, cui dicono de’ Sospiri, da’ luoghi più frequentati e mi trovai in una deliziosa solitudi
e l’esquisitezza del pane. [6.34ED] Della nostra musica noi parleremo più a basso soltanto che io possa darti ad intendere
ute, muove non altrimenti che se vero fusse ed anche alle volte assai più del vero. [6.39ED] Questo fascino dunque dell’arm
franzesi e con gl’italiani, già ti ho mostrato che i nostri metri son più colanti e ritondi, ed in conseguenza più numerosi
trato che i nostri metri son più colanti e ritondi, ed in conseguenza più numerosi de’ vostri che dalle lor posature sempre
lla musica di cui ti ho parlato a principio. [6.44ED] E per spiegarmi più chiaramente, ti sia noto numerar noi tre sorte di
natamente si esagera, allora la voce non è così eguale, ma si accosta più al cantare che al parlare, come è dicevole all’en
onder affatto il giro misurato del verso; nella seconda si ricerca di più una tal quale cantilena simile a quella che ne’ d
ri Franzesi chiamano declamazione, la qual da qui avanti non ti parrà più così strana come forse ti è parsa a principio. [6
edie, quando nella maggior parte de’ tragici recitamenti si declamava più dolcemente di quel che fanno i Franzesi, non per
dolcemente di quel che fanno i Franzesi, non per altro se non perch’è più sonora la nostra lingua, come più copiosa di jamb
nzesi, non per altro se non perch’è più sonora la nostra lingua, come più copiosa di jambi de’ quali è affatto sterile la f
oppo ridevole che il coro cantasse con chi ragiona e solendosi per lo più introdurre il coro con gli attori a colloquio nel
che si abbandona ad un’alterata declamazione. [6.55ED] E se tu avessi più sopra nel medesimo frammento osservato là dove de
uono composto di diatonica e di enarmonica, ed a’ cori richiedersi di più la cromatica. [6.57ED] Ma per recarti altre testi
così nel teatro e disposti che raccoglievano in sé medesimi e rendean più chiare e più dolci le voci de’ recitanti, lo che
ro e disposti che raccoglievano in sé medesimi e rendean più chiare e più dolci le voci de’ recitanti, lo che pur anche gio
anche l’artificio e l’ingegno del tragico. [6.62ED] Le loro commedie più celebri son pur verso ed io, che mi son trovato a
n trovato all’Anfitrione, son rimasto contento del lor recitare assai più moderato nelle declamazioni, e armonioso quanto b
etro. [6.63ED] — Convengo con te — ricominciò l’Impostore —. [6.64ED] Più caricano la tragedia che la commedia, tanto nella
are interviene, il ragionare tumultuoso ed interrotto e per avventura più scarso, perché gli affari che si maneggiano da’ p
diportandosi intorno a’ vasti disegni, siccome vogliono un vestimento più riguardevole d’espressioni così esiggono un tuono
timento più riguardevole d’espressioni così esiggono un tuono di voce più gravemente commossa. [6.68ED] La commedia si cont
re l’un nell’altro con esquisitissimo accordo di finimento: osservàti più da vicino si troverebbero separati, crudi e sfacc
ggezione di sé medesimi quando non parlano, e quando ascoltano per lo più non danno il dovuto segno del movimento che in es
] — Confesso — io risposi — che l’azion de’ Franzesi ha non so che di più attento quando non parla e, quando parla, di più
esi ha non so che di più attento quando non parla e, quando parla, di più commosso; e se questa è perfezione (siccome in pa
a favellasse; quando poi s’accosta al proscenio, allora fa rimbombare più del bisogno la sua sonora declamazione. [6.78ED]
satamente a dir dell’azione, ella è veramente smaniosa nelle passioni più della nostra, ma lo è ancora fuori delle passioni
o spesso vibrar di braccia del per altro incomparabil Baubour e molto più del suo imitatore Quinault, che alcuna fiata è pi
il Baubour e molto più del suo imitatore Quinault, che alcuna fiata è più da fanatico che da passionato e che tanto s’ama f
perché così facevano ancora i primi comici che a’ tempi antichi assai più de’ tuoi si tingevano, e conosco che la notte, i
? [6.95] Tu vedi bene che il giudizioso Racine mi suppone Agamemnone più tosto in paludamento reale che quasi in farsetto
si debba dar nella natura; ma io aderisco al partito di que’ filosofi più mansueti e moderni che ammettono qualche parte di
o qualche parte di vuoto per facilitare il movimento de’ corpi, tanto più che questo vuoto di scena è difetto del corago, n
’altra, e tutte intanto hanno il lor pregio per sé medesime, ma molto più rispetto al luogo a cui si uniformano. [6.106ED]
Medea lasciati gli occhi dietro il leggiadro danzare della piccola e più che vezzosa madame Prevoste. [6.111ED] Questa man
visibile dal genio grave della nazione, dimodoché questa danza sembra più tosto un passeggio adorno di bizzarrie spiritose,
liano s’uniforma a quello del ballerino franzese, benché questo vesta più ricco e più bizzarro, ma quei più liscio e legger
orma a quello del ballerino franzese, benché questo vesta più ricco e più bizzarro, ma quei più liscio e leggero. [6.119ED]
erino franzese, benché questo vesta più ricco e più bizzarro, ma quei più liscio e leggero. [6.119ED] Il ballo spagnuolo vu
dalla scarpetta. [6.120ED] L’aria degl’instrumenti franzesi è per lo più un dolce mescolamento di fievolezza e di spirito.
mento di fievolezza e di spirito. [6.121ED] Quella degli Spagnuoli ha più tosto un non so che di dignità e di querela. [6.1
, secondo che vi pare portar il bisogno, ora gravi ora famigliari, ma più pendete al famigliare che al grave, più all’espre
ora gravi ora famigliari, ma più pendete al famigliare che al grave, più all’espressione civile che alla tragica e passion
I gesti di tutte tre le nazioni corrispondono parte al loro costume o più ardente o più sostenuto o misto sì dell’uno come
te tre le nazioni corrispondono parte al loro costume o più ardente o più sostenuto o misto sì dell’uno come dell’altro, e
ù, e ti vo’ dar gusto con sentenziare che l’italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Fran
ntenziare che l’italiano va a piacere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi e più gravità dagli Spa
acere con più ragione degli altri, se più commozione dagli Franzesi e più gravità dagli Spagnuoli prenderà in prestito nell
moda delle nostre corti gli attori, ma il nostro vestiario era assai più parco del vostro, perché noi finivamo nel finger
orpora ed oro, ove voi avete inventato tutta la fioritura delle gemme più gaie e più rare, talché l’imitazione, favorita da
ro, ove voi avete inventato tutta la fioritura delle gemme più gaie e più rare, talché l’imitazione, favorita dalla distanz
orita dalla distanza e da’ lumi, par sin che superi il vero; e benché più di noi Greci, meno certo di voi moderni Italiani
ti, superassero di molto le vostre. [6.132ED] Ma tu mi fai essere non più filosofo, non più poeta, ma comico in muovermi sì
molto le vostre. [6.132ED] Ma tu mi fai essere non più filosofo, non più poeta, ma comico in muovermi sì fatte questioni.
identi del teatro. [6.134ED] La materia l’avete copiosa, perché avete più fatti di noi da lavorarvi sopra tragedie, e molte
amente conservi il marchese Scipione Maffei, di cui non fu intelletto più amante della verità e che si prendesse men soggez
teatro, mi lasciò solo; né mai o nelle Tuillerie o altrove ho potuto più rivedere il nostro Aristotile o sia il nostro Imp
’ servili interpreti, / ch’alla ragion l’autorità prepongono, / e con più studio sempre più s’intricano». [commento_1.38ED
ti, / ch’alla ragion l’autorità prepongono, / e con più studio sempre più s’intricano». [commento_1.38ED] Eschilo… Grange
Tragedie cinque, cit.; si confronti però questo giudizio con quello, più sfumato, del Segretario Cliternate, III, 55-78;
. Ma questo giudizio sull’Edipo tiranno va confrontato con quello ben più severo affidato al proemio dell’Edipo tiranno di
ello sarebbe tornato sull’argomento mostrando un maggior rigore e una più netta condanna dei modelli francesi (cfr. Martell
e e Corneille la preferenza accordata al secondo è motivata in quanto più prossimo a un ethos eroico. [commento_3.79ED] S
scere a’ letterati di tutta la corte, lo introdusse in tutti i luoghi più riguardevoli, ed in somma in quattro mesi e mezzo
neide. [commento_4.49ED] poeta… versi: distingue qui, ma vi tornerà più sotto (cfr. infra V.[68]), il poeta dal versifica
dal metro canonico della narrativa lunga (l’ottava), in ossequio a un più rigido principio di imitazione classica adottando
[commento_5.42ED] Il fine del melodramma, dunque, è il diletto. Una più approfondita critica del precetto oraziano, in Id
e Natura’ (e cfr. Aristotele, Poet., 1447b15-19). [commento_5.68ED] più … altri: il poeta di teatro non è propriamente poe
, per il Greschmann, 1699. [commento_5.82ED] ingegnero: ingegnere e più sotto architetto è detto il compositore, colui ci
bo: ‘settenario’. [commento_5.174ED] furore: all’ira sarebbe dunque più congeniale il verso di dieci sillabe sdrucciolo.
D] vedova: giacché la corte si era trasferita a Versailles. estesa: più severo nel Vero Parigino italiano laddove definis
80ED] Baubour: diversi i comici noti con il nome di Beaubourg: tra i più celebri e compatibile con le ragioni cronologiche
mmento_6.104ED] Baron: Michel Boyron, detto Baron (1653-1729), tra i più celebri attori francesi del Settecento. Sulla com
ristotile sia letto da tutte le età, noto a tutte le lingue, e sempre più ringiovinendo nella sua fama; ove il Trissino che
olo piacere. Ed è principio di poetica già castelvetrino condiviso da più di un Bolognese: F.’A. Ghedini a G. P. Zanotti: «
bene ed ho voluto farne esperienza, il che mi è riuscito con fortuna più grande dello sperato, ma del meritato (in quanto
unicamente gli ‘aggiunti’ che interessano una porzione sovrafrasale; più circoscritte varianti mirano a contenere l’ammira
524-530. 42. Cfr. Commento, I.[70]. 43. TrAM, II.[28-29]: «Nulla è più perfetto della perfetta idea delle cose, perché c
ta è sempre inferiore all’idea, che si può dir creatrice. Ma niente è più difettuoso che il voler ridurre le cose istesse a
oderato che consente ai ‘riformatori’ di primo Settecento un trapasso più morbido verso il nuovo secolo e una più lucida di
primo Settecento un trapasso più morbido verso il nuovo secolo e una più lucida disamina del passato prossimo. 45. P. J. 
ccoboni, Dell’arte rappresentativa, I.40-45: «Son fra tutti i poeti i più guarniti / di regole per l’arte e per lo metro, /
52 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
i Pesti erano un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una delle più famose di esse sia stato l’Avvocato Patelin, la q
ioni, si prescrisse che dovessero essere puramente profane, e che mai più non vi si mescolassero le cose della religione. F
Fratelli vi si sottomisero; però non parve loro conveniente di montar più in palco, e si applicarono a instruire alcuni nuo
ma sì bene persone di nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. Più azione delle tragedie hanno le commedie di Jodell
a Francia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Hardy ne scrisse più di seicento, e per lo più con vergognosa fertilit
zioni a dieci scudi l’una. Hardy ne scrisse più di seicento, e per lo più con vergognosa fertilità ne scarabocchiava una in
cesi, inglesi, e alemani. Ma quando Parigi non avea un poeta teatrale più esperto di Hardy, Londra contava fra’ suoi commed
eth, il Re Errico IV, Hamlet, e ’l Mercante di Venezia passano per le più belle tragedie di Shakespear. Abbiamo osservato n
li cui sforzi furono imitati, ed esposti all’ammirazione universale i più gran tratti maestrevoli dell’antichità. Osseviamo
ro studio! Fin d’allora cominciò ad allignare in Inghilterra un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a
in d’allora cominciò ad allignare in Inghilterra un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a vedere più c
un gusto più attivo, più energico che altrove, il quale ama a vedere più che a pensare, una propensione al grande, al terr
re, una propensione al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che agli amori, una vivacità in somma, una robust
amori, una vivacità in somma, una robustezza, un amor del complicato più che del semplice. Shakespear scrisse ancor commed
medie-tragedie, usciti in questo periodo in Germania. Essi sono ancor più stravaganti e bizzarri, che numerali. Una commedi
ommedia spirituale in cui si trova l’istoria di Lutero, e de i di lui più gran nemici il Papa e Calvino. Con simili produzi
ali si faceano colà la guerra i luterani e i cattolici, benché quelli più tardi si avvisarono di metter sulla scena le disp
1552 morì in Lausana170. Il componimento che in questo secolo merita più attenzione per una certa regolarità ed eleganza,
53 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
a stato un secolo prima in Italia. Ben fu però la tragedia del Cid la più fortunata, e quella onde l’autore divenne l’ogget
Cid è uno de’ felici frutti del genio che s’invidiano e si criticano più facilmente che non s’imitano. La parte che il lod
e e per le largizioni, diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici di quel tempo. Egli impose silenz
l’uditorio a favore del vittorioso Orazio. Egli però attese a rendere più degne di compassione Sabina e Camilla, per la qua
in que’ primi Romani che prese a dipignere rassomiglianza minore co’ più moderni cortigiani Francesi. Non pertanto l’eleva
ien compensato dal nobile perdono di Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Il pubblico plauso e le belle lagrime de
e di chi le profferisce; ma il poeta stesso ne minora la grandezza in più maniere. In prima con fare che Augusto rimproveri
ensieri e nelle frasi il genio di Lucano, e quindi di essersi elevato più che in altre sue tragedie. Ma gli ornamenti e le
e tragedie. Ma gli ornamenti e le figure epiche e liriche, come niuno più ignora riescono troppo impertinenti nella poesia
i mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto nobile, come questo, Rome n’est plu
l’Attila. Con un tratto di peunello imprime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire:
a conoscere l’esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di questi potrebbero passar per eccellenti
che ci troviamo sì bisognosi ». Ingegno raro tutte in se raccolse le più rilevanti doti della poesia tragica; il tenero, i
patetico, il terribile, il grande, il sublime. Elevandosi all’eroismo più eccelso, solleva e tira seco gli animi tutti. Si
tere dell’amore, ha in essi dipinto il proprio, trasformandoli per lo più in avvocati, in sofisti, in declamatori, e qualch
mità che riscuote ammirazione; ma vi si accoppiano certi amori per lo più subalterni che riescono freddi e poco tragici. In
l vantaggio del raro dono della grazia, che la natura concede a’ suoi più cari allievi, agli Apelli, a i Raffaelli, a i Cor
, a i Racini, a i Metastasii. Tralle tragedie del Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più
Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avvis
rdinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più scorti critici, trionfano l’Ifigenia rappresentat
stranezza di gusto i Critici pedanti rendono problematiche le verità più manifeste. L’amore è una delle più attive passion
ti rendono problematiche le verità più manifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari di ogni altr
ezione, benchè sempre sia nobile, elegante, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor di Dario e dal
alla dipintura fattane dagli antichi. Nel Mitridate la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco pi
e la compassione è più per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico
etra gravità. Dupin non a torto conchiudeva così: «Le nostre tragedie più gravi altro non sono che commedie elevate.» Dacie
asterebbe cangiarne i nomi.» E Voltaire diceva ancora: «Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguag
iarne i nomi.» E Voltaire diceva ancora: «Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso ch
» E Voltaire diceva ancora: «Non v’ha cosa più insipida, più volgare, più spiacevole del linguaggio amoroso che ha disonora
ii della scena, alcun sentimento freddo e qualche immagine superflua. Più rari sono tali difetti nelle altre sue favole, be
ano anche nel Mitridate, nell’Andromaca e nell’Ifigenia. Nella Fedra, più che la soverchia pompa del racconto di Teramene d
, del Britannico e della Fedra? Questi componimenti saranno sempre le più preziose gemme del tragico teatro, per le quali R
iso di codesto arrogante spagnolo Giovanni Racine fu uno degl’ingegni più volgari della Francia ( uno de los mas comunes ):
misero lavoro di tre anni ravvisò codesto tagliacantone pedante i più madornali difetti ; e quali egli ne accenna? la
arato, ma certamente da essa diversa per disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, fondata su di un principio
rni sulla scorta del Petrarca attinsero nella filosofia Platonica una più nobile idea dell’amore, e ne arricchirono la poes
mare veggonsi le terre che pajono un groppo di azzurre nuvolette. Il più volte mentovato avvocato Saverio Mattei nel Nuovo
ori declamò con tal vigore che offeso nel petto si rendette inabile a più comparire in teatro ed indi a non molto fini di v
mento prodotto tutto l’effetto sulle scene. Noi al contrario possiamo più ragionevolmente assicurare, che se Calderòn non e
bbe contezza della Marianna italiana composta cento anni prima, è ben più verisimile che l’autore spagnuolo tolto avesse qu
ola del Coello o di Filippo IV Dar la vida por su Dama; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il
recite chiesero in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza di stile e con minore ingegno del frate
gno del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più di Pietro castigato nell’uso delle arguzie vizios
t, si cerca sovente il dolore, e si trova solo certa tenerezza per lo più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a
olle sue dame. Si composero parimente varie sacre tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di
anti di libertà che tutta ingombra l’anima di Solone. Le scene per lo più lunghe, oziose e quasi sempre fredde di quattro d
ta in azione sino a che non ne diviene la vittima. Il personaggio che più chiama l’attenzione è Pisistrato combattuto dall’
del Voltaire, ed anche l’eccellente Paragone della Poesia tragica del più volte lodato conte Pietro da Calepio. a. Ce qu
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
che, di artigli, di zanne, di becco, di corna, di proboscide, nudo di più me da librarsi in alto e scansar gli urti e le of
, delle lanose pelli onde copriva la sua nudità, passare alle delizie più ricercate della gola, alle soffici oziose piume,
lessibile, 2 Mente curiosa calcolatrice, 3 Bisogni che lo stringeano; più nettamente, Corpo attivo, Ragione investigatrice,
da’ Numisii, insegnata da’ Vitruvii, da’ Trissini, da’ Palladii e vie più perfezionata da’ Buonarroti. Il piacere che deriv
cui oggi pur vivono e vivranno i Fidii, i Mironi, i Lisippi, emulati più tardi con tanta gloria dal Fansaga, dal Corradini
i tinte e di altre materie reali, e corse col pensiero a un artificio più ingegnoso, e inventò la grande arte di svolger la
orio seppe dettar leggi d’umanità, di coltura e di dottrina a’ popoli più remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i
estensione e d’intensità; la Grecia, dico, bisognosa di una bell’arte più confacente al dilicato e fine suo gusto, poteva a
tile e diletto la virtù e la sapienza. Essa inventò l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice d
a virtù e la sapienza. Essa inventò l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice delle belle arti
za. Essa inventò l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice delle belle arti che dal gran Padre
lle omeriche ricchezze inventerebbe in seguito qualche genere poetico più utile e più dilettevole alle società? Chi detto a
ricchezze inventerebbe in seguito qualche genere poetico più utile e più dilettevole alle società? Chi detto avrebbe che l
fecondando la greca immaginazione, darebbero nascimento ad una poesia più universale, più artificiosa e più coltivata dovun
eca immaginazione, darebbero nascimento ad una poesia più universale, più artificiosa e più coltivata dovunque fiorisce la
darebbero nascimento ad una poesia più universale, più artificiosa e più coltivata dovunque fiorisce la coltura? E pure ci
nosamente gli Aristofani che con allegoriche imitazioni presentando i più frivoli oggetti, le rane, le vespe, gli uccelli,
i trovi diffusa e accettata quasi dapertutto; e poi, perchè mai tanto più essa inoltrisi verso la perfezione, quanto più cr
poi, perchè mai tanto più essa inoltrisi verso la perfezione, quanto più cresce nelle nazioni la coltura? L’una e l’altra
uoco. Fiorisce poi la poesia drammatica e si perfeziona nelle nazioni più colte e fiorenti, perchè per giugnere all’eccelle
uce, tanta cura riponesse a far fiorire il suo teatro: che i filosofi più celebri si occupassero, o, come Epicarmo, a compo
tata all’eccellenza è la scuola de’ costumi; che niun genere meglio e più rapidamente si comunica agli stranieri e meglio c
dell’uomo! Cisalpini fortunati e degni di esser tali, voi siete nelle più favorevoli circostanze. Liberi al pari de’ Greci,
e nel proprio elemento vivono, verdeggiano, fioriscono e fruttificano più che altrove nelle Repubbliche. Il vostro Governo
grandi artisti; secondatelo. Esso v’incoraggia e vi appresta i mezzi più opportuni perchè tocchiate l’apice della coltura
a vostra città, che pur si desidera nel resto dell’Italia. In esso la più colta gioventù Cisalpina d’ entrambi i sessi conc
il difetto della sua voce. In Italia ne’ precedenti secoli fiorirono più Accademie, come quelle de’ Rozzi e degl’Intronati
edde e macre traduzioni. Non siete Italiani? Ignorate che l’Italia in più felici giorni ammaestrò gli oltramontani nelle sc
e che ne’ tempi bassi, quando essi gemevano solto il ferreo giogo del più umiliante dispotismo, essa diede loro fin anche i
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285
Pietriboni Giuseppe. Un de' più forti capocomici e direttori del nostro tempo, na
ogna, ch' ebbe l’ onore di due repliche. L' arte lo affascinava ognor più . A Padova, innamoratosi di un’attrice della Compa
al giorno e viaggi pagati. Ma alla madre fu proibito di mandargli il più piccolo soccorso di danaro, di guisa che egli fu
una grande modestia ; e in ciò stette la sua forza. Incoraggiato dai più , accarezzato come una energia saliente, non fu of
rima prova con un foglio, ove eran segnati meccanicamente nelle scene più confuse i movimenti de'singoli attori !… Mostrava
e martellata talvolta in una pronunzia dialettale che non l’abbondonò più …. Ma il concetto della parte era sempre qual si d
suo cervello eccellente artista. Giuseppe Pietriboni fu anche uno de' più coraggiosi capocomici. Per rappresentare al Valle
to precipitò dall’altezza di tre piani…. e n’ebbe tal commozione, che più non riacquistò l’antico vigore del corpo e dello
non riacquistò l’antico vigore del corpo e dello spirito. Sette anni più tardi la sua Silvia gli morì dopo un anno e mezzo
dopo un anno e mezzo di malattia da lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agonìa…. Oggi egli è stato chiamato, dicon
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 84-85
dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Antonietta, una delle più intellettuali tra le giovani prime donne del nost
pel convento delle Josephines. In quei giorni, la famiglia Mariani, più per sfogo che per guadagno, andava coi dilettanti
alla Venaria Reale, dove la giovine attrice interpretava i caratteri più disparati e più strani, quali la Linda di Chamoun
ale, dove la giovine attrice interpretava i caratteri più disparati e più strani, quali la Linda di Chamounix o il Maino de
ccessivi, colle Compagnie Novelli, Pasta e Drago, a rafforzare sempre più la sua delicata fibra d’artista. Dopo gli anni,
rima attrice assoluta nella Compagnia di Cesare Rossi, osteggiata dai più , che vedevano in lei nelle grazie del viso, la et
o pieghevolissimo, passò con singolare sicurezza e rapidità ai generi più disparati, riuscendo interprete felice della nuov
re il largo verso la Spagna, ove l’attendevano onori non isperati. Le più che festose, entusiastiche accoglienze di Madrid
57 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
ero, e dove? quando risorsero? sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più instruttiva?
risorsero? sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più instruttiva? Tutto ciò si deduc
qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più instruttiva? Tutto ciò si deduce agevolmente dall
ulla scena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di una fiata comparire in teatro il re colla real
favole Cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedianti non sono più di quattro o cinque, e ciascuno di loro rappresen
ale, e vi si adopera indistintamente il ridicolo e il terrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostan
amente il ridicolo e il terrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni pi
rrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte ve
li, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bass
ompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è divisa in più atti senza numero determinato, e il primo di essi
ventisette. In sì vasto impero essa avea luogo in tutte le occasioni più solenni. Se Pitagora co’ suoi discepoli disponean
alla contemplazione e all’esercizio colla musica, anche Chun uno de’ più celebri Imperadori Cinesi, che secondo gli storic
vasi la musica detta Tao-yng, eccitatrice. Festeggiavasi colla musica più solenne la celebre cerimonia o festa di primavera
ro le donne richiamate, alfine sessanta anni dopo si decise che quivi più non si ammettessero se non musici eunuchi. Si fan
direzione di alcune vecchie. Un solo musico di età avanzata e per lo più il più brutto di tutti gli uomini le segue e le a
one di alcune vecchie. Un solo musico di età avanzata e per lo più il più brutto di tutti gli uomini le segue e le accompag
58 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
usico celebre di quel tempo fu il primo a tentar l’impresa nel genere più semplice della pastorale, e due componimenti di q
rsi riunite in una sola persona rendono egualmente stimabili ma forse più rari i veri mecenati che i veri geni. Da lui perc
ostri tempi, in oziose ciccalate, in giuoco rovinoso o in occupazioni più vergognose frutto della trascurata educazione e d
lettere e delle utili cognizioni. I loro ragionamenti cadevano per lo più sugli abusi introdotti nella musica moderna, e su
a musica fuorché il solo e schietto diatonico55. [5] Il secondo mezzo più utile, e che bisognava di maggior talento era que
italiani che intrapresero di correggerla, fa di mestieri ripigliar da più alto la trattazione. [6] La consonanza, cioè quel
ere che arreca l’accordo perfetto nelle consonanze, e il voler sapere più oltre è lo stesso che perdersi in un labirinto di
pere più oltre è lo stesso che perdersi in un labirinto di metafisica più oscuro che non è il caos dipinto dal Milton nel P
plicar le consonanze, o trovar il modo di renderle con qualche novità più piccanti e più vive. La prima cosa non poteva far
nanze, o trovar il modo di renderle con qualche novità più piccanti e più vive. La prima cosa non poteva farsi, perché cang
e delle consonanze, le quali mescolate con quel poco d’amaro arrivano più gradite all’orecchio: nella maniera appunto che i
’orecchio: nella maniera appunto che i nostri Apici sogliono pizzicar più vivamente il palato coll’uso degli aromati nelle
compiacersi del puro diletto meccanico de’ suoni senza cercar oggetto più nobile. Le dissonanze, che doveano soltanto usars
so, rozzo o gentile tutto era buono, e si giunse per fino a modular a più voci, e cantare il primo capitolo di San Matteo p
in due parti che cantassero ad una, ma anche in quattro, in sei, e in più insieme; sovente accadeva che la commozione che p
a’ poeti nel secolo scorso: come sarebbe a dire di far cantare una o più parti delle composizioni musicali attorno alle im
ventate a capriccio, o tolte dalle figure simboliche degli egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “enimmi del canto
propriato, delle quali ho veduto non pochi esempi. Chi volesse sapere più alla distesa a quali strani ghiribizzi si conduce
avea bisogno di scendere a così vili maneggi. Ma sovente le passioni più basse rodono con acuto morso gl’ingegni più eleva
i. Ma sovente le passioni più basse rodono con acuto morso gl’ingegni più elevati, come i vermi al dire di Sofocle, consuma
vermi al dire di Sofocle, consumavano le membra di Filottete uno de’ più forti guerrieri dell’esercito greco. [11] Nè cont
o, che la spogliò dell’antica ruvidezza e la fece camminar in maniera più ariosa e leggiadra, da Paolo Quagliati romano, da
h’essa perfezionandosi di mano in mano se non in quanto alla fabbrica più esatta di essi almeno nella maggior destrezza nel
te ed affettuose. [14] Avvegnaché l’Italia sortisse allora del secolo più glorioso della sua letteratura, e che tanti scrit
tanti scrittori bravissimi avessero di già arricchita, e fissatta la più dolce e la più bella delle lingue europee, nullam
i bravissimi avessero di già arricchita, e fissatta la più dolce e la più bella delle lingue europee, nullameno per le diff
co nella frase, lavorato nello stile, abbindolato ne’ periodi, autore più di parole che di cose; Sanazzaro più vicino ai La
abbindolato ne’ periodi, autore più di parole che di cose; Sanazzaro più vicino ai Latini nel suo poema che scrittor felic
giovavano molto ai progressi dell’arte, e perché comprendevano per lo più lunghe riflessioni morali incapaci di bella modul
ncapaci di bella modulazione, e perché cantandosi a molte voci, erano più idonei a far risaltare la pienezza e varietà degl
luto trascrivere dalle carte musicali dove si trova, a fine di render più noto a’ suoi nazionali codesto valentuomo ignorat
i in vita         Da mille dardi         L’alma ferita.         Ed or più non vi miro!         Sentite che martiro. Ohimè
Soprattutto egli attesta nella prefazione alle sue Nuove musiche che più vantaggio ne trasse dal commercio e suggerimenti
pastorale intitolata L’Euridice Tragedia per musica, la quale fu con più accuratezza modulata nella maggior parte dal Peri
i. Tutte le circostanze concorsero a render quello spettacolo uno de’ più compiti che d’allora in poi siano stati fatti in
ancesi oltre la presenza del Gran Duca e del Legato del papa, che de’ più virtuosi uomini d’Italia chiamati a bella posta d
Coro. Dì pur: sovente del timor l’affanno          È dell’istesso mal più grave assai. Daf. Troppo più del timor fia grave
or l’affanno          È dell’istesso mal più grave assai. Daf. Troppo più del timor fia grave il danno. Orf. Ah! Non sospen
Daf. Troppo più del timor fia grave il danno. Orf. Ah! Non sospender più l’alma dubbiosa. Daf. Per quel vago boschetto,   
    Tutta lasciossi allor nelle altrui braccia.          Un sudor via più freddo assai che giaccio          Spargea il bel
vano vedere le Ninfe che per entro guizzavano, insomma quanto v’ha di più bello nel mondo fisico, quante vaghezze somminist
movimenti del canto sospesi e lenti, e quelli della favella ordinaria più spediti e veloci, avvicinandosi il più che si pot
quelli della favella ordinaria più spediti e veloci, avvicinandosi il più che si potesse all’altra sorte di voce propria de
ente, a misura de’ quali conobbero che dovea farsi movere il basso or più or meno secondo che richiedeva la lor lentezza o
vede che Tirsi canta a solo i seguenti versi: «Nel puro ardor della più bella stella Aurea facella di bel fuoco accendi,
     Ben chiaro allor m’avvidi,         Che serpe Amor non é.» [27] Più grossolano e meno scusabile è lo sbaglio del Cres
llezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio degli antichi e
ere una graduazione nelle proprie sensazioni, perché questa solletica più dolcemente la sensibilità, eccitando colla idea d
ndole la fatica, nella percezion d’un oggetto, le fa nascere una idea più vantaggiosa del proprio talento quasi che compren
occhio nell’oggetto tutte le sue proprietà e relazioni, ci fa vedere più presto siffatta diduzione o convenienza, deve per
razione del vario e dell’uniforme. III. Che essendo l’idea dell’unità più astratta che sensibile, il piacere che indi ne ri
ose che si gustano successivamente come, per esempio, nella musica, è più difficile a comprendersi, che nelle cose, le qual
ra cattiva, ed è tale pei veri intelligenti; dovechè gli uomini anche più idioti s’accorgono subito se una pittura od una f
59 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
ero, e dove? Quando risorsero? Sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioé più dilettevole, e più istruttiva?
risorsero? Sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioé più dilettevole, e più istruttiva? Tutto ciò si deduc
ual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioé più dilettevole, e più istruttiva? Tutto ciò si deduce agevolmente dalle
i sovrani. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si é veduto più d’una fiata in sulla scena il re colla real famig
e favole cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedianti non son più di quattro o cinque; e ciascuno di loro fa due o
ale, e vi si adopera indistintamente il ridicolo e ’l terrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostan
amente il ridicolo e ’l terrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni pi
rrore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte ve
li, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bass
ompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola é divisa in più atti senza numero determinato, e ’l primo di essi
i dell’azione principale, perché tutti prende a rappresentare i fatti più rilevanti d’una lunga storia. Partano poche scene
cchie che ne sono le direttrici. Un solo musico di età avanzata, e ’l più brutto di tutti gli uomini, le siegue e le accomp
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
aschet si domanda (op. cit.) se davvero figurasse in quella Compagnia più tosto questo che quel comico, e se davvero ne fos
so la prefazione alle favole rappresentative, facendo dell’artista il più largo elogio ? E infatti : che ci sarebbe stato a
abella Andreini, per la quale avea composto gli Scenarj che la misero più in voga, come La fortunata Isabella, La gelosa Is
che l’attore deve fare in scena, e l’azione di che si tratta, e nulla più . E li dice cattivi e scandalosissimi, e lodati d
ari e pellegrini. Vedasi ciò che dice Evaristo Gherardi, ottant’anni più tardi, di coloro che recitan le commedie a sogget
ù tardi, di coloro che recitan le commedie a soggetto. Andrea Perucci più volte ricordato dà in modo particolareggiato tutt
all’improvviso, molte delle quali sparse in quest’ opera a' nomi de' più famosi recitanti. Nella XIVª, quella cioè del mod
del Direttore di Compagnia, egli dice : Il Corago, Guida-Maestro, o più pratico della conversazione deve concertare il so
rti inconvenienti lamentabili nella recitazione premeditata, sarebber più facilmente eliminati in quella improvvisa. Per es
inati in quella improvvisa. Per esempio : recitando all’ improvviso è più facile impedire che il personaggio che entra in i
ltro non ricercasse. Rimediare alle scene vuote e mute si può altresì più all’improvviso, che al premeditato, potendo ciasc
he venga a chi toccherà d’uscire. Noi, grazie a Dio, non ci troviamo più a tanta libertà ; ma artisti capaci di rimediare
ici tutti, lo Scala specialmente, s’ebber donativi e onori. A nuove e più vive richieste del Duca, Don Giovanni rispose sch
opra cosa alcuna accomoderò il mio desiderio al suo gusto, nè penserò più a' commedianti, et lo Scala è tanto galanthuomo c
lontà de'suoi Padroni. Ma ahimè ! quel povero Don Giovanni non seppe più da che canto rifarsi per avere un po' di pace. I
mo del Capocomico di buon cuore prevalse la ragione de' comici, tanto più che i personaggi richiesti dal Duca non lo eran p
li che non vedevo quello che egli vi havesse che fare, et dissigli di più , che mi maravigliavo che essendo egli informatiss
cuocere nel loro grasso, ma venuta la quaresima, che le minestre son più magre, quando l’uno e quando l’altro cominciorno
e assolutissima.te non si volevan disunire di sieme, et havendogli io più volte detto et ridetto che non mi volevo impaccia
do io gli comandasse che erano prontiss.mi ad ubbidire, ma altrimenti più tosto harebbono eletto di andare dispersi, perchè
esta rovina, mentre si disunissero et dovendo rovinare col dividersi, più tosto harebbono eletto di fare ogni vil mestiero
l dividersi, più tosto harebbono eletto di fare ogni vil mestiero che più recitare, e tutto hanno fondato, secondo me, sul
omplice a quel che harebbe voluto S. A. ho fatto alla cortigiana ; et più tosto volevo tacermi che scriver cosa di poco gus
e scarpe in quel mestiero, et io gli ho per scusati, perché ancor' io più volentieri ho comandato che ubbedito, et questo è
i et altri la disprezzano) ha gran fama, et per tutto hoggi è stimata più d’ogni altra, onde il romperla sarebbe proprio (c
l romperla sarebbe proprio (come si suol dire) quasi peccato, e tanto più senza cavarne il profitto che forse si spera. Son
persona, veniva a toccare una nasata, et io che hoggi mai ho la barba più bianca che nera, ho stimato sia meglio così et ri
on migliorò la commedia dell’arte, la sviluppò certo, dandole nuovi e più varj atteggiamenti. Da questa lettera di ringrazi
61 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
Capo V. Teatro greco. Quante novità forse un dì apporteranno i più comuni oggetti ch’or ci veggiamo intorno senza pr
a fonti lontani e quasi impercettibili scaturiscono spesso gli eventi più rimarchevoli. Quel chimico che vide la prima acci
la sua riflessione si comunichi a’ circostanti per un interesse ancor più generale, e che vada così di mano in mano continu
to d’interporvi altri racconti chiamati episodi, per rendere la festa più varia, o per dar tempo a’ saltatori e cantatori d
lettevole. Questa storia ci si presenta ad ogni passo negli scrittori più veridici e giudiziosi dell’antichità, e punto non
importanza a’ suoi scritti, e di far la storia della propria fantasia più che quella delle arti. Fino all’olimpiade LX o LX
cessore, e diede un nuovo lustro alla tragedia. Con alquanti passi di più sorse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel
col titolo di genio, e di padre della tragedia; poiché egli seppe con più arte e felicità trasportar nel genere tragico le
ortar nel genere tragico le favole omeriche, e dargli uno stile molto più grave e più nobile. Valendosi dell’opera del famo
nere tragico le favole omeriche, e dargli uno stile molto più grave e più nobile. Valendosi dell’opera del famoso architett
itetto Agatarco, fece innalzare in Atene un teatro magnifico, e assai più acconcio a rappresentarvi con decenza e sicurezza
i quali non doveano a suo tempo essere nell’inventare e nel disporre più giudiziosi e felici di quello che, fino a circa d
giudiziosi e felici di quello che, fino a circa diecianni fa, o poco più , si sono dimostrati i moderni. Secondò parimente
odi; e con questa seconda classe di rappresentatori rese l’azione vie più viva e variata. Seppe egli in somma per molti rig
ome direttore, e come poeta eccellente. Settanta, o come altri vuole, più di cento tragedie compose Eschilo, delle quali ap
timamente l’evento orribile, e si veggono nel V le passioni menate al più alto punto. L’esclamazioni di Cassandra, tutte pi
nge; che si lagni dell’oracolo di Apollo, onde é stato minacciato de’ più crudeli supplici, se lascia invendicato il padre;
i, per mezzo della quale un’azione semplice viene animata da tutte le più importanti circostanze con sifatta destrezza, che
quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi persi, é una delle più rimarchevoli bellezze di tal tragedia. L’atto IV,
lo di Eschilo, ma spogliato d’ogni durezza, e a interessar l’uditorio più col movimento e colla vivacità dell’azione, e con
non poté rappresentare, come faceano gli altri poeti, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole. Stese Sofocle le
ano nelle proprie favole. Stese Sofocle le sue osservazioni fino alle più picciole cose per far risplendere l’abilità di ci
que fioriscono gli ottimi studi, divengono gli esemplari degl’ingegni più pellegrini. Lo stile di Sofocle é talmente sublim
vivato con tutto il patetico d’una passione grande, e quindi reso vie più interessante nella scena X dell’atto II del Demof
isperazione di tutti i tragici, e ’l modello di tutte l’età. Nulla di più regolare, e di più tragico ha prodotto l’ingegno
i i tragici, e ’l modello di tutte l’età. Nulla di più regolare, e di più tragico ha prodotto l’ingegno umano26. Tutta la s
n Carlo di Napoli, il quale passerà alla memoria de’ posteri, come il più superbo e vago che si abbia la moderna Europa. Do
to con ragione. Giocasta, a cui le parole del messaggiero non lascian più dubbio alcuno dell’essere di Edipo, concentrata i
tesso ventre E nuore, e mogli, e madri, in unmischiando Tutto ciò che più turpe e più nefando Tra’ mortali si stima. ne’ q
E nuore, e mogli, e madri, in unmischiando Tutto ciò che più turpe e più nefando Tra’ mortali si stima. ne’ quali versi s
 Tal da li corpi un sopra l’altro estinti  In largo e folto stuolo,   Più che ’l foco leggere,  Fuggon l’alme di Stige a i
Da l’alte cime, ov’ella  Per li monti di Licia errando vassi,  I suoi più accesi lumi  Scuota, in darci soccorso. E tu, Bac
tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro». E ne sono sempre più stordito in leggendo poco dopo nella pag. 218, ch
ichiedevano indispensabilmente per sa caduta di Troia. Filottete é il più compiuto esemplare dell’inimitabile semplicità de
sservare in questi tragedia, che i cori del I e del III atto sembrano più parlanti del II, il che si trova in altre tragedi
al cuore, e rapir gli animi con un patetico sommamente dilicato e mai più non vedano sulle scene ateniesi, per cui fu da Ar
o dallo stile de’ suoi predecessori per l’arte mirabile di animar col più vivace colorito tutti gli affetti e spezialmente
appresta al genere oratorio, e vi riesce mirabilmente, e a niuno de’ più eloquenti rimane inferiore; ma questo stesso talv
, raccolti nella bella edizione del Barnes, si può con altri asserire più fondatamente, che ne componesti fino a novanta du
e accolte sempre nel Teatro di Atene e ammirate successivamente dalla più dotta posterità; ma nel certame olimpico cinque s
la riconoscenza del fratello e della sorella, riesce in Eschilo molto più animata, ma in Euripide é più verisimile, avvenen
della sorella, riesce in Eschilo molto più animata, ma in Euripide é più verisimile, avvenendo per mezzo dell’Ajo di Orest
dolore a una somma gioja. Il carattere d’Elettra in Euripide é assai più feroce e vemente che non apparisce negli altri du
e una forza eroica sovraumana che lo guida, e rende incomparabilmente più grave e rispettabile l’evento. L’azione acquista
al sacrificio, secondo i principi della religione pagana, non gli era più lecito involarla alla morte senza esser sacrilego
morire prende congedo dalla madre, la quale le va rammentando i suoi più cari. Finalmente con somma conoscenza del cuore u
nte con somma conoscenza del cuore umano quello grande ingegno mostra più eloquentemente l’immenso dolore del padre di quel
sservi come in varie scene, e ne’ cori, Euripide si vale d’una misura più corta di versi, come più atta ad esprimere il dol
e, e ne’ cori, Euripide si vale d’una misura più corta di versi, come più atta ad esprimere il dolore, e Lodovico Dolce ha
o giudizio é sa bellissima incomparabile riconoscenza, che mi pare la più verisimile, la più vivace, e la più atta a chiama
lissima incomparabile riconoscenza, che mi pare la più verisimile, la più vivace, e la più atta a chiamar l’attenzione dell
bile riconoscenza, che mi pare la più verisimile, la più vivace, e la più atta a chiamar l’attenzione dell’uditorio e a ten
tu stessa Ciò che forza é scoprir? Per altro il sig. Racine scorre più rapido e con più energia senza fermarsi con Eurip
e forza é scoprir? Per altro il sig. Racine scorre più rapido e con più energia senza fermarsi con Euripide a far dire a
 IV é stata copiata maestramente da M. Racine; benché la greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo di Fedra m
maggior coraggio, facendolo disporre a combattere: e M. Racine passa più oltre, e gli fa lanciare un dardo e ferire il mos
tende sempre alla perfezione. Ma lo dirò io? Il greco mi sembra assai più occupato della verità dell’accidente. E in questo
’attico coturno. Egli osserva in generale, che la tragedia francese é più complicata, più involta in vicende, in intrecci,
Egli osserva in generale, che la tragedia francese é più complicata, più involta in vicende, in intrecci, in episodi, che
iù involta in vicende, in intrecci, in episodi, che la greca. Ha essa più parti: queste parti hanno bisogno di maggior arte
i hanno bisogno di maggior arte per essere conciliate insieme; onde é più difficile di formarne un tutto naturale. Vi entra
o ingegno. Il dolore nella natura si abbandona a se stesso, e non hai più spirito, e  lo stesso deve essere nelle opere del
mule di quelle della natura». Entrando quindi  nel confronto de i due più bei pezzi forse dell’antica e della moderna trage
one principale l’azione episodica d’Ippolito e d’Aricia, che contiene più di 400 versi. Due amori due confidenze, due dichi
oraggiare la regina a dichiarare il suo incestuoso amore ad Ippolito. Più decenza in Euripide che in Racine. Fedra in quell
dia di Racine. Altrettanti quadri si trovano nell’Ippolito, ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto
anti quadri si trovano nell’Ippolito, ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi
quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca? Niun
enuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca? Niun tratto, niun mo
ostro signor abate le Batteux questo parallelo, che non può estere né più giudizioso, né più vero, con attribuire alle nazi
le Batteux questo parallelo, che non può estere né più giudizioso, né più vero, con attribuire alle nazioni il diverso cara
sono sparse alcune strofe, alle quali forse si congiungeva una musica più patetica. Per farle notare, Lodovico Dolce le ha
iù patetica. Per farle notare, Lodovico Dolce le ha tradotte in versi più piccoli; il che fa vedere, che il signor Mattei n
’ tragici greci per rapporto alla musica. Egli stesso non ha fatto di più nella bellissima traduzione di questa medesima sc
si volesse, dalle tragedie inglesi o russe, non che dalle greche. Di più tal terzetto rallenta l’impeto della passione esp
si maneggia la musica e si maneggerà finché il sistema non ne divenga più vero) sarebbe anche ora contrario all’economia mu
si é disteso alquanto verso il fine. Quello dell’atto IV mi sembra il più patetico, e ’l Dolce ne ha fatto una troppo liber
ri d’Euripide: Patria (ahi duol che m’ancide), Ilio superbo,      Or più non sia che a le nemiche genti      Inaccessibil
de’ muri i sassi informi,      D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe      Tue spaziose
mi,      D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe      Tue spaziose vie      Non calcherà
per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova
la tragedia d’Euripide il carattere di Ermione, reso poi senza dubbio più delicato da Racine, e divenuto sempre più vero, a
ione, reso poi senza dubbio più delicato da Racine, e divenuto sempre più vero, attivo, e vigoroso nell’ambiziosa Vitellia
uale augellin rifugge      Sotto l’ali materne? Ahi non é quello       Più un asilo per te. Morì già Ettorre,      Né dall’a
’attribuisce a un tragico loro contemporaneo, e Scaligero a uno ancor più antico31. L’argomento é lo stratagemma d’Ulisse c
nendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea é una delle più terribili tragedie dell’antichità, che contiene l
e ha fornita la materia a molte altre formate su tal modello. Uno de’ più importanti squarci di essa é nell’atto IV, dove M
ione di Ercole a segno che di sua mano saetta i suoi figliuoli. Nulla più tragico e vivacemente dipinto di questa strage de
atto IV, e che forse dovrebbe esser la prima dell’atto V, é una delle più rimarchevoli. Anche il riconoscimento fatto nel V
gli addosso da Arideo Macedone, e da Crateva Tessalo, poeti invidiosi più che della gloria poetica, del di lui favore press
presentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti, e con abiti i più lugubri. Finì in questi due rari Ingegni la glori
greca33. Ben avrebbe questa contato certamente fra suoi coltivatori più insigni un altro ingegno capace di fecondarlo di
, ci astringe alla presente nota. Tutti gl’intelligenti delle nazioni più colte concorrono a riconoscere dalle fatiche di S
da’ buoni Tragici moderni, se non colle medesime molle de’ Greci. Le più belle Tragedie dell’immortal Racine sono senza du
in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto ci assicura che da più migliaia di anni nella colta Europa si veggono, s
62 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
CAPO II. Commedie: Tramezzi. I. Commedie. Quanto più siamo persuasi della sagacità dell’ingegno spagnu
tro, cangiamento che si rende verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittura l
nel Teatro Spagnuolo del Linguet; ma la favola del Cañizares è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo compar
si affaccendato, ma gli mancò la necessaria sagacità nella scelta de’ più teatrali, nel dar loro la dovuta graduazione, nel
o secolo. E quando mai nel tempo del Calderone venne fuori una favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camacho? Quando
favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il tito
insipidissime di trasformazioni e magie, che nella state del 1782 per più di un mese si recitarono con maraviglioso concors
o concorso ogni giorno? Quando si tradussero ottimi drammi forestieri più scioccamente di quello che Don Ramòn La Cruz ed a
egnatamente imbrattate coll’ introdurvi il buffone? Quando ne’ secoli più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favo
do ne’ secoli più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1
r morire in coro in siffatto scartabello, di cui in Ispagna altri già più non favella se non che il proprio autore. Gli ult
o dell’amministrazione de’ beni d’Isabella sua pupilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un
na fanciulla di quindici a venti anni con un vecchio che ne ha scorsi più di settanta. Il giudizio, la regolarità, la moral
In breve ora un rispetto una violenza Astringerti a disciorre il più bel nodo Fatto per man d’amor, dal tempo strett
r per tante pene; ahi sventurata! Gio: Addio mio ben, non ci vedrem più mai, Lungi da te cercherò climi ignoti. Tu la
agrima almen, qualche sospiro Potrò costare alla beltà che perdo! Più piacevolezza, più forza comica scorgesi nella Mog
che sospiro Potrò costare alla beltà che perdo! Più piacevolezza, più forza comica scorgesi nella Mogigata, i cui carat
falsa e bacchettona. Don Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto
Luigi simile a Mizione nella dolcezza ma con più senno indulgente, e più felice ancora nel frutto delle sue cure paterne,
ea mettermi tralle cappuccine per meritare con una austerità maggiore più gloriosa corona, ma bisogna obedire al padre: la
la disgrazia io vegga Di mia cugina, e non la senta io stessa Nel più vivo del cuore. Amato Padre, Poichè appresi da
e lettere falsificate di Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più vivacità, ed incatenamento più necessario ne’ pas
e Flora. Soprattutto vi si desidererà più vivacità, ed incatenamento più necessario ne’ passi dell’azione. Noi facciamo no
più necessario ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa favola le origini della corruz
foneschi di non molti interlocutori che continuano a recitarsi per lo più dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più
o a recitarsi per lo più dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più copiose di attori e più proprie de’ tempi present
dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più copiose di attori e più proprie de’ tempi presenti, perchè vi si dipingon
n si avvisarono d’imparar l’ arte di scegliere i tratti nella società più generali, allontanandosi dalle personalità, per f
ifestata. In effetto fuori di certe invenzioni allegoriche che per lo più non si lasciano comprendere27, egli si è limitato
, egli ha rannicchiate, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza di quel Dam
ni o alla petite-piece de’ Francesi. 27. Di ciò sono io stesso stato più volte testimonio; ma sento ch’egli continua nel m
63 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
glie di buon grado e con lieto viso da un Signore magnanimo e gentile più che dalla mano di un facoltoso un tributo di perl
che accompagna sempre la vera grandezza. I Nobili veraci si appagano più della candidezza e del buon animo del donatore, c
etterato universalmente applaudito, non che da’ viaggiatori stranieri più illuminati Winkelman, Reithesel, Swinbourg, dal c
di ogni profonda dottrina, alla celebritá delle sue opere, la nobiltà più distinta ne’ fasti della Sicilia? Nobilità che (q
oma, ed a niuna cede di generosità in Napoli, e che meritò dovunque i più onorifici sublimi gradi militari, politici ed ecc
etteste benignamente l’offerta; ed un ardir felice passa e si tollera più agevolmente in grazia del buon successo. Mi disco
tampe quanto io mi pregi della preziosa padronanza onde mi onorate da più anni, e quanto io ammiri le rare doti dell’animo
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 75-76
ia di Alamanno Morelli, a fianco di Luigi Monti, col quale formava la più deliziosa coppia d’innamorati che si potesse mai
am detto vivacissimo, seppe trar grande partito da ogni situazione la più semplice ; una piccola scena recitata da lei, ass
mente avendo così diverse le attitudini e le aspirazioni ! Benchè non più giovane, essa continuava a farsi ammirare ed appl
sue vecchie interpretazioni. Se si fosse decisa ad assumere un ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei gi
n ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei giorni dei più clamorosi e sinceri trionfi. Colpita a Roma d’inf
ogni specie di pubblico che si vide rapir d’improvviso una delle sue più dilette artiste.
65 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
alità dell’argomento, o sia la scelta del libretto, che importa assai più che comunemente non si crede. Dal libretto si può
a Tebe; ne rende verisimile con l’intervento di esse deità qualunque più strano e maraviglioso avvenimento; ed esaltando i
palagi de’ gran signori, ci entravano sontuose macchine con quanto di più mirabile ne presenta la terra e il cielo, ci entr
ne presenta la terra e il cielo, ci entravano numerosi cori, danze di più maniere, ballo mescolato col coro; cose tutte che
dispendiosi, si rivolsero ben tosto a’ soggetti storici che dentro a’ più ristretti termini si rimangano circonscritti; e q
tà maggiore nel dramma, cogli artifizi della poesia, co’ vezzi di una più raffinata musica. E tal credenza radicò più che m
poesia, co’ vezzi di una più raffinata musica. E tal credenza radicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla
he la scozzese o la furlana. Ond’è che i soggetti storici, o hanno il più delle volte a rimanersi nudi o a rivestirsi di pa
o almeno in paesi da’ nostri molto remoti ed alieni, che dia luogo a più maniere di maraviglioso, ma sia ad un tempo sempl
ell’illustre Metastasio. Gli argomenti ne sono semplici, cavati dalla più remota antichità, ma non troppo ricercati; in mez
ttimenti, incendi: e pare che ivi il regno dell’opera venga ad essere più ampio, per così dire, ed anche più legittimo che
l regno dell’opera venga ad essere più ampio, per così dire, ed anche più legittimo che d’ordinario esser non suole. Simile
sto e dal Tasso, che sariano pure il caso al teatro dell’opera. Tanto più che in quei soggetti al popolo notissimi, oltre a
na grande varietà di scene e di macchine, potriano entrare i prestigi più forti della poesia di Virgilio e di Euripide. Né
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82
di loro, che sia veramente nato all’arte, di suscitare le commozioni più disparate e diverse ; di passare con stupenda vol
ri al Goldoni : d’essere come la Marchionni ora Mirra o Clitennestra, più tardi Mirandolina o Rosaura : come il Vestri oggi
acomo. (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). E più largamente il Colomberti : La naturale sensibili
a naturale sensibilità, il nobile gestire, l’espressione del volto, e più di tutto il suono armonioso della voce donavano a
tà passeggi la scena ? Io m’appello a tutte le dame di tutte le corti più galanti, se si può con miglior dignità ed amabili
osa e interessante dell’interpretazione, in cui la Carlotta si mostrò più che in altre artista di genio ; alla quale fa seg
nio ; alla quale fa seguir quella della Mirra, che ne fu la creazione più maravigliosa, approdando alle stesse conclusioni,
archionni ha dei difetti : e chi non ne ha ? Ma dove ella è grande, è più grande di tutte. » La società con tanta modestia
e da cui si staccò nel '39, per ridursi a vita privata, e non tornar più sulle scene, fuorchè tal volta a scopo di benefic
imposta, e le sfrenate amorose passioni che doveva rappresentare. E più oltre (pag. 41) : Carlotta Marchioimi, la estati
suo conversare, che la di lei casa era in ogni città frequentata dai più rinomati ingegni in Arti, Scienze, e Letteratura.
ro te lasciasti una che piange in queste basse rive, come cosa mortai più non la tocchi. Troppo le tombe scordano i rimasti
Gli onori tributati alla grande Carlotta ricordan quelli tributati più di due secoli a dietro a Isabella Andreini ; onor
point. Tra'versi dettati in suo onore, del Pezzòli nella Galleria dei più rinomati attori drammatici italiani, del Vico nel
67 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
azione lasciata a se stessa senza la scorta dei sensi o della ragione più non riconosce alcun termine dove fermarsi. Se dun
ché siano mortali, non hanno perduto il privilegio d’intervenire alle più intime confidenze dei numi. La scena si rappresen
eti che ad abbagliar gli occhi senza curarsi del rimanente. Tanto era più bello un dramma quanto i cangiamenti di scena era
te. Tanto era più bello un dramma quanto i cangiamenti di scena erano più spessi, e più grandiosi. Può servire di esempio i
più bello un dramma quanto i cangiamenti di scena erano più spessi, e più grandiosi. Può servire di esempio il Dario di Fra
llo e il palazzo intiero di Babilonia. Eppur questo dramma non fu de’ più spettacolosi. Usaronsi delle invenzioni e delle m
le Opere di esso Chiabrera. Ingegnose molto e leggiadre furono per lo più le invenzioni de’ drammi a Firenze e a Torino, qu
o di ogni arte bella sempre distinta in Italia, questa pella gara de’ più celebri artefici italiani e francesi ivi quasi in
tore. La faccia interna del globo conteneva una intiera orchestra de’ più bravi suonatori, ed era dapertutto fregiata di mo
rosimiglianza e d’interesse, cominciarono a tagliar i componimenti in più parti frammezzandovi tra atto ed atto intermezzi
mponimenti in più parti frammezzandovi tra atto ed atto intermezzi di più sorta. Alle volte erano d’argomento differente, e
dona, Didone s’uccide, e Jarba diventa pazzo da uomo stimato prima il più saggio di tutti. V’erano dei drammi, e fra gli al
la vivacità di questo né il sublime di quello, ne facevano allora il più cospicuo ornamento del dramma. Divenne un vezzo d
ati e gobbi, che interrompessero con mille buffonerie gli avvenimenti più serii. Che bel sentire, per esempio, il seguente
sano, ridomandano a vicenda e si danno dei baci. E quello che v’ha di più obbrobrioso si è che una musica tenera, voluttuos
Pur son vostra: Di rubini almo tesoro, Mio ristoro, idolo mio, E che più bramar degg’io?» indi affrettando la notte tropp
o, le vergini muse concorsero a gara per onorar con inni di laudi chi più d’ogni altro recava loro vergogna ed oltraggio. T
ere le nostre passioni. [15] Però non si può immaginare al mondo cosa più bislacca di codesto ramo della poesia teatrale, o
nelle opere buffe sì perché avendo in esse meno luogo il maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro st
maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro stile più vicino al familiare non ammetteva le frascherie e
             Questo è il modo d’arricchire               Inventato da più scaltri,               Far a mezzo di quel d’altr
o che:               «Questa roba non ha spaccio:               Oggi più non se ne tratta,               All’usanza non è
iere.               «Così forse avverrà che mascherata                Più dal mondo scacciata               Non sia la veri
pochissimi progressi. Dai surriferiti inventori del melodramma fino a più della metà del Seicento non si trova un solo maes
di, del Cornetto, ed altri, eccettuato Claudio Monteverde che seguitò più da vicino le pedate del Caccini e del Peri, e che
se, che accrebbero maggiormente la corruzione. Uno dei vezzi musicali più stimati a quel tempo era di esprimere colla possi
meraviglia la pena che si prese il Pardieri, compositore ignoto d’un più ignoto componimento rappresentato in Bologna, e c
il popolo nelle macchine e nelle decorazioni, faceva che si stimasse più un buon macchinista che un poeta o un musico: qui
Doni, scrittore grandissimo, il quale solo varrebbe per tutti, ma la più bella tra le opere sue, e la più acconcia a sparg
quale solo varrebbe per tutti, ma la più bella tra le opere sue, e la più acconcia a spargere il buon gusto, cioè il Tratta
ta l’Italia, e «maravigliandosi (sono le sue parole) che non solo dal più celebre paese del mondo ma da uomo così famoso po
la sua nazione un rimprovero così umiliante fatto da uno scrittore il più capace di giudicare di quanti fossero allor tra i
i i nomi di quelli stessi compositori romani citati dal Buontempi con più altri assai de’ più famosi, i quali o consultati,
tessi compositori romani citati dal Buontempi con più altri assai de’ più famosi, i quali o consultati, o pregati, o con mu
matiche rappresentazioni in musica il carattere di soprano era per lo più eseguito da fanciulli. Ma l’ingrossamento della v
ta quella espressione d’affetto, della quale non sono capaci gli anni più teneri, costrinsero i direttori degli spettacoli
nri della gola per la minor copia di umori che vi concorre, gli rende più atti a vibrarsi, e conseguentemente a eseguire le
taliani se ne prevalessero subito dopo l’invenzione del melodramma. I più famosi in allora furono Guidobaldo, Campagnuola m
rno permettono alle donne, dal che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui
e donne, dal che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui vuolsi ad ogni mod
pubbliche ad ammetter le donne sulle scene. La qual permissione tanto più divenne necessaria nel dramma quanto che non ci e
virtuosi per distinguersi anche dagl’istrioni, coi quali non vollero più accomunarsi. Allora l’utilissimo talento di gorgh
ta de’ parolai, presso a’ quali un Sonetto lavorato alla Bembesca val più che la scoperta delle stelle Medicee, inalzano a
o e un Tasso bastano ad illustrar un secolo e una nazione al paro de’ più gran filosofi: né la Francia per esempio va meno
liere di quello che vada per aver avuto Mallebranche o Cartesio, come più hanno contribuito a propagar presso ai posteri la
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-
, ma di cui presentiva l’arrivo. Cresciuta dunque nella miseria più squallida, priva fin anco dei pochi soldi bastevo
pagine 492-493), quella forza di osservazione che doveva trasportarla più tardi a sì alte sfere. A Napoli, nel ’79, dopo di
se non completò, la trasformazione artistica della Duse. Veneratrice, più che ammiratrice di lei, anzichè piegare il capo s
d’indole così disparata, ebber tutte, e molte di esse hanno ancora la più gagliarda e più vera delle interpretazioni. Un la
sparata, ebber tutte, e molte di esse hanno ancora la più gagliarda e più vera delle interpretazioni. Un lavoro nelle sue m
rga, irrompe e si propaga rapidamente nella massa degli spettatori. I più freddi si sentono correre ad un tratto la vampa d
tratto la vampa dell’odio o la fiamma dell’amore per tutte le vene, i più infingardi, i più restii provano quell’inquietudi
ll’odio o la fiamma dell’amore per tutte le vene, i più infingardi, i più restii provano quell’inquietudine, quella smania,
è, dato or son già molti anni dal critico Yorick. Ma ve n’ha un altro più forte ancora, quello che determina la grandezza v
ra, e questa da quella…. Per modo che in questa fusione, generata dal più profondo e più sottile degli studi, egli non vede
quella…. Per modo che in questa fusione, generata dal più profondo e più sottile degli studi, egli non vedesse che una par
a pausa, che fu sempre il maggiore e miglior patrimonio degli artisti più celebri, da cui il pubblico era trascinato di sor
ezza ineffabili della dizione, ch’ ella si mostra oggi agli occhi de’ più ritrosi artista suprema. Passata la Compagnia di
la dizione, morbidissima nel gesto, senza alti e bassi convenzionali, più che con un discorso, strappa l’applauso con un oh
a umana…. che non è quello di…., che, secondo me, vede cose e persone più in su del vero. A un giovane autore che pare le
e voi lasciateli dire. Da che mondo è mondo, ne han dette delle assai più grosse a gente che vi valeva. Fate la vostra stra
parola – una approvazione intelligente – mi rimettono in cammino con più lena – e con un coraggio che non è senza fiducia.
 che ne fa tanto capire la nostra piccolezza, mi pareva che non avrei più saputo rendere l’espressione d’un’arte – che ha q
lla piccina – di cui non sono la mamma che a certe ore, mentre per il più della giornata, io faccio il possibile per essere
ata !… La mia salute progredisce, e il petto non mi duole – non sento più quell’arsura, che mi troncava la voce e la parola
a sua prima e suprema visione d’artista : e di mezzo alle discussioni più o meno composte, ai giudizi più o meno sereni, ai
artista : e di mezzo alle discussioni più o meno composte, ai giudizi più o meno sereni, ai pettegolezzi, alle stupidaggini
ezzi, alle stupidaggini, ha finito col levarsi gigante, convertendo i più reluttanti, i quali speraron financo dalla recita
in ogni tratto ! Ella possiede al sommo la faccia che noi vediamo il più spesso nelle malattie generali del sistema nervos
narici e le labbra fremono ; i denti si serrano con violenza, e ogni più piccola parte del volto è in movimento…. La perso
poeta e amabile monologhista, che aveva recitato alcuni de’suoi versi più caldi ; e venuti a parlar della Duse, del suo leg
lla rassegnazione, tutta la gamma in somma delle passioni umane, e il più efficace forse e compiuto commento alle opere fis
e e di gratitudine profonda per l’intelletto eccezionale di lei, che, più che interprete fedele, fu, nella Bagdad specialme
dinnanzi al grande pubblico de’ teatri con lavoro francese, ma, e il più grande forse, dinnanzi a un pubblico tutto d’arti
il cui compendio palpitava dinnanzi a loro : quegli applausi andavan più lontano. Essi eran la traduzione incosciente, imp
o, era la loro arte nobilitata, dinnanzi alla quale si sentivan fatti più grandi essi stessi, e la quale dava loro tanto or
che parla ne la notte a Dio, una voce comanda, alta, possente : — Non più per la rea femina perdono : uccidila, lo devi. El
ntito ? Oh, la serata burrascosa di jeri !… Meglio !… Forse non l’ama più nè pur essa !… — Ei giunge. Fra lieta e corruccia
oblio de l’odio e de l’amore insieme. E il futuro ? Che rimane a far più alla gloriosa artista ? Ha ella compiuta la grand
musicalità di toni ! Quei tre o quattro Max proferiti dalla Duse nel più biricchino dei modi, valser bene per me tutti gli
ico e moderno, del nostro e forestiero, e compiendo una educazione la più raffinata esteriore e interiore. Gli attori nostr
69 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85
gna in certo modo a cimentarmi col celebre P. Rapin! Questo è il modo più proprio per avvilire l’avversario, metterlo a fro
e che irrita l’Apologista. Il Francese Rapin era senza dubbio uno de’ più dotti uomini del suo tempo: le Comparazioni di al
l secondo per senso, trattandosi di commozioni e di affetti, perviene più prontamente del raziocinio a ravvisarli. Quindi è
he suol vedersi un popolaccio intenerirsi (e come a tempo!) al pari e più ancora degl’intelligenti, alle lagrime di Alzira,
Patria alla fine del 1777.! Quale innesto in questo genio raro delle più astruse scienze, e della Poesia più fina! di una
nnesto in questo genio raro delle più astruse scienze, e della Poesia più fina! di una Mente sublime oltremodo illuminata,
re se altri sente le passioni e nella società e nel teatro. Io non vò più oltre esemplificare, e tralascio ancora i Redi, i
Chi non dipenderebbe da’ suoi giudizj, intorno alla Poesia Drammatica più che da tutti i possibili Rapin, i quali decidono
ndo agl’individui di essa specie, si trovano assai differenti, e qual più qual meno forniti di sensibilità. Il Vecchio p. e
i sensi e la prima vivacità della fantasia; ma i Selvaggi che sentono più che non pensano, sono estremamente sensibili. Del
flessione, il Cuore e la Mente, a guardarsi dagli errori, e ad essere più sensibili, e perciò più socievoli, più compassivi
Mente, a guardarsi dagli errori, e ad essere più sensibili, e perciò più socievoli, più compassivi, più uomini in somma, c
arsi dagli errori, e ad essere più sensibili, e perciò più socievoli, più compassivi, più uomini in somma, che pretese divi
i, e ad essere più sensibili, e perciò più socievoli, più compassivi, più uomini in somma, che pretese divinità. Ma lasciat
ava, cioè quando parla della sua Nazione: di poi vi censurasse per lo più mal fondatamente gl’Italiani e gli Spagnuoli, chi
ava, che on s’égare dès qu’on ne le suit pas, e se medesimo ancora in più di una censura. Ma con tutte le sue ottime Rifles
fatte appunto per mettere in movimento la sensibilità. Che se i Greci più sensibili, e vivaci, e pieni d’inimitabile entusi
to e una ragione chiaroveggente. La Modestia δωρημα καλλιϛον ϑεῶν, il più bel dono degli Dei, secondo Euripide, mi consigli
n tal grazia, e leggiadria delineate dal grand’Epico Italiano? Quanto più l’Eroe comparisce tutto pieno dell’amor della glo
virtuoso, e incapace di cedere alle insidie comunali donnesche, tanto più di arte manifesta il Poeta nel farne avvenire il
stori tranquilli, liberi da appetiti e dall’ambizione, ma per altro i più serj del Mondo? E dove vede l’Ecloga in quel Cant
r deroidoient le front.” Non pare che questo Critico, che vale assai più del vostro Rapin, abbia a dirittura voluto contra
negare in tutto la preferenza al Tasso? Non troverebbe nell’Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiust
to la preferenza al Tasso? Non troverebbe nell’Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiustatezza, più Gr
a al Tasso? Non troverebbe nell’Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiustatezza, più Grazie, e una cer
on troverebbe nell’Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiustatezza, più Grazie, e una certa mollezza c
Italiano più condotta, più interesse, più varietà, più aggiustatezza, più Grazie, e una certa mollezza contrapposta al subl
ssa corda? Aspettate che passino altri secoli, e forse non se ne farà più comparazione). Vi pare, Signor Lampillas, che que
cora il dotto Gravina, e l’Enciclopedista M. Diderot. Nè migliore, nè più sensibili giudice si manifesta il P. Rapin nel di
di cuore. Vedrà poscia con altr’occhio la difesa, che ne imprende con più calore, che avvedutezza, e con certo tono un poco
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
ino, ove, stretta amicizia dopo molto tempo con Giacomo Brizzi, tornò più acceso di prima agli antichi amori ; e nel '52 fu
reazione d’Eva di Castelvecchio, la quale cadde per non rialzarsi mai più . S'unì allora a Pratesi e formò compagnia di Pros
go nell’arte dello scrittore : ebbe forza e bellezza grandissime, ma, più volte, di seicento. Anima ribelle se ce ne fu
ava svisceratamente l’arte e sè stesso…. E non sappiamo quale dei due più  : forse sè stesso ! Certo egli credette che l’art
in lui dal piedistallo di gloria, in cui lo avevan posto per trenta e più anni monarchi e principi e uomini prestantissimi
scuole, politico sopr' a tutto : sedere in Parlamento fu un de'sogni più grandi che non potè tradurre in fatto. Serbò fin
attaglia : il fato che gli fu prodigo di tante dolcezze, gli serbò la più amara delle delusioni : su la grande arte sua, in
o, con promessa di riprender gli studj. Ohimè ! L'amor della scena fu più forte di ogni contrario proponimento ; e un bel g
a vicenda con Giuseppe Peracchi (V.), con l’annua paga di lire 5500, più tre mezze serate. A evitare conflitti o semplici
a vengo quasi ginocchioni a pregarti, a supplicarti per quanto hai di più sacro e caro su questa Terra, tanto pel mio inter
l’immensi danni che potrebbero avvenire tenendo due primi attori, non più amici fra loro, ma bensì accaniti nemici, il poco
udio delle parti, le continue dispute, l’odio implacabile nel piacere più l’uno che l’altro, e forse, forse tante e tante a
uon inchiostro, perchè Rossi, il 12 ottobre '51, da Mantova, venuto a più miti consigli, gli dichiara che la loro amicizia
enir meno per sì piccola bazzecola, e, naturalmente, non si parla mai più di scioglimento. Ma il Righetti non se ne content
ia, tanto orgoglio, e forza per calpestare la serpe che mi morde. E più giù : Sarò docile, mansueto, e piuttosto che ven
oggetterò anche quando tu il credessi a fare il Trovarobe ; non posso più continuare, sono talmente arrabbiato, che mi trem
estrizioni che vuoi : riducila a quella del tuo Macchinista : mi sarà più di contento che il sentirmela a rimproverare….
nore, Si esorta il signor Direttore della Real Compagnia a non voler più oltre defraudar le parti dovute all’ Esimio attor
rimo anno, e 1400 e una mezza serata per ciascheduno degli altri due, più un regalo di lire mille per una sol volta. Ammala
avanti per quattro anni, recitando anche a Vienna, ove Rossi ebbe il più grande de' successi. Tornò in Italia, festegg
o magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti, da poeti. I più grandi pittori e scultori francesi di oggidì hann
e artista gigantesco nel vero senso della parola. Una delle scene che più mi ferì fu quella del teatro, quando il Re, vedut
nella quale trovò effetti inattesi, meravigliosi, presentando in modo più che degno, attori men che mediocri. Ernesto Ro
il pubblico dimenticò per le troppe inutili cose discorse concernenti più l’autore che l’arte. Io, schiettamente, passato s
71 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181
dalle scene Italiche, vi rimarrebbero altri spettacoli scenici ancora più perfetti. Sicchè in questo esame avventura più il
ttacoli scenici ancora più perfetti. Sicchè in questo esame avventura più il Teatro Spagnuolo, che l’Italiano. Si vuol nota
i debbono misurare colla stessa squadra. La Commedia, secondo Orazio, più di qualunque altro genere Drammatico, è sottopost
atteux, est le divin de l’Epopée mis, en spectacle, e ognun vede qual più vasto paese può essa scorrere senza errore. Infer
l’aringa del Lampillas, il quale, sebbene dotato di gran talento, quì più che altrove si palesa non totalmente innoltrato n
ome si trova introdotto modernamente, ma il Canto assoluto in teatro. Più nettamente si dice nella Storia de’ Teatri poco a
lora le pugna, e i ceffoni, non permettevano di attendere alle parole più essenziali della controversia; ma nella scrittura
Maffei, un Crescimbeni, un Martelli, un Gravina, uomini forniti della più riposta erudizione antica, dichiararsi contro il
ntendi, ministrabat. E voi vorreste, che valent’uomini che dalla loro più fresca età doveano sapere siffatte cose, avessero
gomenti, e ripetiamo le parole del passo addotto nel Saggio. “Le cose più eccellenti (dice il Martelli) vengono storpiate d
uali si fanno lecito inveire contro il Canto teatrale! Egli è uno de’ più saggi Critici, a’ quali increscono gli abusi del
Comedi, i quali, tuttochè soggetti a i modi, a i toni delle Tibie di più specie giusta la natura della Favola, pure, com’e
, com’egli si esprime, non procul a natura recedunt 1. L’ha pur detto più di un Francese, e specialmente l’erudito M. Duclo
rimo Soprano, e della prima Donna. Non era veramente allora la Poesia più saggia della Musica, e si accomodò a tal sistema.
onaggi proprj della Tragedia, si studiarono di apportarvi decorazioni più naturali, e situazioni più tragichè. Compiè l’Ope
a, si studiarono di apportarvi decorazioni più naturali, e situazioni più tragichè. Compiè l’Opera il celebre Pietro Metast
ichè. Compiè l’Opera il celebre Pietro Metastasio, riducendosi sempre più alla verità e maestà tragica, ed animando le situ
, e colla dipintura al vivo delle passioni. Meritavano tali progressi più espressiva, più vera Musica. Ma fra’ compositori
ura al vivo delle passioni. Meritavano tali progressi più espressiva, più vera Musica. Ma fra’ compositori Musici suoi cont
cademie, per le Camere private, e tutta la cura posero a soddisfare i più celebri Cantori, i Bernacchi, i Nicolini, i Farin
anzoli, i quali attendevano ad accreditarsi per Musici squisiti colle più fine difficoltose arditezze felicemente superate
ra Musica teatrale in molti felici squarci di Recitativi obbligati di più di un Maestro, ma singolarmente del divino Jommel
assione, come quella dell’Olimpiade, Se cerca, se dice l’Amico dov’è, più di una fiata si espresse mirabilmente, è senza le
ti pezzi di Musica del famoso Gluck comprovano ancora, che havvi oggi più di un genio, che con poco saprebbe convertire l’O
verità mista alla delicatezza moderna, serbando per i Cori una Musica più Lirica, figurata, Cromatica, e dando a’ Recitativ
o tranquilla e parlante intepidisce l’azione, e fa trascurare i pezzi più appassionati de’ Recitativi. Ciò dimostra, che la
la locuzione ora bassa, ora gonfia, ora tragica, ora comica, e per lo più stravagante? Questi grossolani difetti punto non
iana le mostruosità, che voi fantasticate, nè quelle riconosciute da’ più dotti Critici Spagnuoli nel loro Teatro. Anzi i p
riconosciute da’ più dotti Critici Spagnuoli nel loro Teatro. Anzi i più chiari ragionatori della Senna confessano, che “l
tori della Senna confessano, che “le Tragedie-Opere Italiane vagliono più delle Francesi: che Metastasio è sicuramente un P
li) senza eccettuarne Quinault: che gl’Italiani danno alle loro Opere più unità de’ Francesi: che le parole sono più propri
iani danno alle loro Opere più unità de’ Francesi: che le parole sono più proprie per la Musica, e la Musica per le parole”
la Musica per le parole” &c.1. E già siamo pervenuti a tiro della più terribile batterìa Lampigliana contro la Opera, e
utò il Canto Disconforme dal vero. Versi non vi furono fra’ Greci ne’ più felici tempi, che ricusassero l’accompagnamento d
vero somigliante e conforme. Se voi dunque vorrete mostrarvi un poco più Filosofo, vedrete, che il Canto regolato a norma
del natural parlare accresciuta dall’Ottica teatrale di qualche tuono più vivace. E quale delle supposizioni necessarie nel
ne’ quali si ammira un bellissimo canto senza esser manifesto, assai più naturale della declamazione Francese, non che del
vero. E ditemi un poco, Signor D. Saverio, rassomiglia forse al vero più quel parlare in versi, specialmente nelle Commedi
o trionfate per essere tutte le vostre favole scritte in versi, e con più manifesta inverisimilitudine, con una mescolanza
Decime, Quintiglie, Glosse, e di qualunque altra specie di metri. E’ più conforme al vero il Secreto a voces di Calderón,
cui il Galán e la Dama mostrano sapere, che essi parlano in versi? E più verisimile del Canto la declamazione Spagnuola ri
talvolta come i gatti miagolando, o parlano a’ Re come pedagoghi? E’ più del Canto verisimile lo studio, che pongono quest
la versificazione, e in cantar male senza Musica, di che non v’è cosa più nojosa? Erano più del Canto verisimili las Cortin
e in cantar male senza Musica, di che non v’è cosa più nojosa? Erano più del Canto verisimili las Cortinas, che circa dodi
sovente personaggi, che l’azione richiedeva, che non si vedessero? E’ più del Canto verisimile, che gli Attori rappresentan
ustriarono di dare alla superficie una profondità apparente. A ciò il più volte lodato Conte di Aranda, attuale Ambasciador
agliato per conferire all’illusione; e ridotta, se possibile fosse, a più manifesta imitazione del vero, e ad una approssim
a più manifesta imitazione del vero, e ad una approssimazione ad esso più immediata, vieppiù la produrrebbe. Quegli effetti
ve ’l farò toccar colle vostre mani. Andate a un Teatro, domandate al più abjetto del volgo, dove vada? Vado, risponderà ri
, egli sa tutto, tutto egli intende, ma vi conviene, e così prevenuto più non pensa alle falsità, ma al fatto e all’espress
rrersi con un argomento tolto dal simile, di cui per altro non v’è il più malsicuro per le infinite circostanze, che divers
irando le Opere di quegli abili Artefici, tacitamente conveniva a non più censurare l’anacronismo per non resistere alla mo
Ignazio introdotto in una Storia del Testamento Vecchio. Qual Pittura più degna di quel Principe de’ Pittori della Trasfigu
Allegri detto il Correggio. Il Quadro di cui intendo parlare forse il più bello di questo eccellente Autore, stava prima ne
verso la perfezione dal Romano Cesareo Poeta s’innoltrassero un poco più , e la Musica gli seguisse sulle orme de’ Greci pe
ate alla Pittura del Giudizio del Vaticano. Il mostro Oraziano non ha più sconcezze; ed è un embrione fantastico fuori dell
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
dero e dove? quando risorsero? sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più istruttiva?
risorsero? sotto qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più istruttiva? Tutto ciò si deduce
qual cielo acquistarono la forma più perfetta, cioè più dilettevole e più istruttiva? Tutto ciò si deduce agevolmente dalle
ulla scena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di una fiata comparire in teatro il re colla real
favole Cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedianti non sono più di quattro o cinque, e ciascuno di loro rappresen
rale, e vi si adopera indistintamente il ridicolo e il terore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostan
tamente il ridicolo e il terore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni pi
erore. I casi più terribili, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte ve
li, le riflessioni più sagge, le circostanze più serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bass
ompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è divisa in più atti senza numero determinato, e il primo di essi
ventisette. In sì vasto impero essa avea luogo iu tutte le occasioni più sollenni. Se Pitagora co’ suoi discepoli disponea
alla contemplazione e al l’esercizio colla musiea, anche Chun uno de’ più celebri imperadori Cinesi, che secondo gli storic
vasi la musica detta Tao-yng, cesitatrice. Festeggiavasi colla musica più solenne la celebre cerimonia o festa di primavera
o le donne richiamate, al fine sessanta anni dopo si decise che quivi più non si ammettessero se non che musici eunuchi. Si
re ore di rappresentazione si espongono gli evenimenti di trent’anni. Più . Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una
il tuo affetto per quest’arbuscello» «Sac. O cara pianta, di tutte la più risplendente, ricevi i miei amplessi e dammi i tu
direzione di alcune vecchie. Un solo musico di età avanzata, e per lo più il più brutto di tutti gli uonrini, le segue e le
ne di alcune vecchie. Un solo musico di età avanzata, e per lo più il più brutto di tutti gli uonrini, le segue e le accomp
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
tori. Noi intanto limiteremo le nostre cure a rilevare quelle notizie più sicure che appaghino la curiosità e rischiarino s
ione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebiob fu più antico di Omero. A’ giorni di Sannirione e di Fil
ope; ed Esippo che scrisse una commedia detta Saffo; e Frinico comico più volte motteggiato da Aristofane, e che fiorì vers
anno dell’olimpiade XCVII. Ma Gratino, Eupoli ed Aristofane furono i più chiari comici di tal periodo. Trovavasi il teatro
o che visse novantasette anni, fu seguito, ed imitato da Eupoli poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie,
ecia. Accoppiavansi in esse all’esatta imitazione della natura i voli più bizzarri della fantasia, e si nobilitavano colla
ra i voli più bizzarri della fantasia, e si nobilitavano colla poesia più vigorosa, colla morale più sana e colla politica
a fantasia, e si nobilitavano colla poesia più vigorosa, colla morale più sana e colla politica più profonda i soggetti all
ano colla poesia più vigorosa, colla morale più sana e colla politica più profonda i soggetti all’apparenza più frivoli e m
orale più sana e colla politica più profonda i soggetti all’apparenza più frivoli e meno interessanti. Con tale artificio e
ditar magistrati, manifestare i latrocinii de’ generali, e additare i più potenti e perniciosi cittadini, non solo con una
ani nel maneggiar la commedia antica, il presentarle qualche estratto più circostanziato che non feci nel 1777 nella Storia
articola 30. a. La narrazione dello-Scoliasta di Aristofane fu ancor più disviluppata da Giano Parrasio nella sua Epistola
l’osservare le commedie di Aristofane. b. Lessi la dissertazione del più volte lodato Saverio Mattei intitolata la Filosof
o che dettava sì spesso l’ostracismo contro il merito e la virtù. Con più ragione adunque il teatro Ateniese potrebbe chiam
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250
di eletti studi e di forte intelligenza, salito poi a bella rinomanza più tosto come istruttore drammatico, che come attore
ui metto un piccol saggio alla fine. Ma quel che fu la Pelzet si vede più chiaramente dalle lettere sue al Niccolini e del
iccolini. E in altre ancora : ….. Io godo della vostra riputazione più che della mia : avete il suffragio dell’Italia, e
ove io vorrei, mi mancano le forze : e sinceramente vi dico che siete più innanzi nella vostra arte di quello ch'io sia e p
rini, incapace di recitar tragedie e commedie, e le scaglia contro la più volgare delle offese. Ma giudizi abbiamo di attor
ere di rappresentazioni tragiche, drammatiche e comiche. » S'è detto, più a dietro, che la Pelzet non restò a' Fiorentini d
. Infine non fu nè un successo, nè un fiasco, si sostenne ma nulla di più . E più innanzi : La Pelzet andava ogni giorno d
non fu nè un successo, nè un fiasco, si sostenne ma nulla di più. E più innanzi : La Pelzet andava ogni giorno decadendo
era troppo fresco e la signora Pelzet cadde senza potersi alzare mai più  ; tanto che ella stessa domandò di esser sciolta
quale proposta l’Impresa aderì vedendo che questa attrice non poteva più esser di alcun utile per il teatro de' Fiorentini
e e conveniente, non sono stata attaccata al contratto ed ho fatto le più gran concessioni. Non ha servito nulla, e mi sono
sera. Farà tre cose : la Fedra, gli Orazj e la Stuarda che replicherà più volte ! Qua bisogna far di tutto, da Marta e da M
recite dell’estate 1833 a Pistoja, tolgo la seguente epigrafe : a più splendida onoranza di maddalena pelzet trag
e dopo averti udito muto io resto, nè so dir se potria bearmi il cor, più della tua, la voce di Melpomene stessa e di Talia
le labbra, il piede in danza lieve. Beltà sì peregrina non invidia le più bell’opre di Canova e Fidia.
75 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
erra, dalla politica, e dalla natura non pensavano a coltivar le arti più gentili, e molto meno la musica. [2] Toccò in sor
vini spiritosi e di donne galanti, e ch’educato sotto un cielo per lo più sereno e ridente, e in un paese amenissimo sembra
i, a imitazione degli antichi Rapsodi della Grecia, o (ciò che sembra più verosimile) come una reliquia dei commedianti lat
ti degni talvolta d’essere incoronati dalle mani del genio, ma per lo più stimatori ingiusti del vero merito, e che avvezzi
nimale, cui si dà volentieri da mangiare purché divertano il padrone. Più comune dovea essere siffatto costume a que’ tempi
e, presso alle quali l’elogio fatto alla bellezza fu sempre l’omaggio più caro, e la più spedita via di guadagnarsi il lor
quali l’elogio fatto alla bellezza fu sempre l’omaggio più caro, e la più spedita via di guadagnarsi il lor cuore; le donne
or cuore; le donne che riguardano la costanza dell’uomo come il mezzo più sicuro di mantenere ed accrescere la loro influen
l’Imperadore Federico Primo dimorante a quel tempo nella Lombardia, e più allorché Carlo d’Angiò discese di nuovo per impad
nche presso al popolo la musica sì vocale che strumentale o la resero più comune. Dico più comune, perché da un verso latin
polo la musica sì vocale che strumentale o la resero più comune. Dico più comune, perché da un verso latino del monaco Doni
li, siccome ogni altro genere di poesia, si componevano in latino. Il più antico monumento di cotal genere che abbiano i Fr
si nel metro erano conosciute egualmente da’ normanni, da’ goti, e da più altre nazioni, che dagli arabi dominatori. Ora se
un unico getto. Gli argomenti delle loro canzoni sono meschini per lo più , né mai s’inalzano alla sublimità degna del lingu
i loro versi era la mancanza d’immagini e di colorito poetico. Per lo più gli amanti esponevano la loro passione alle innam
he scorgesi in alcuni tratti è piuttosto d’arguzia che di sentimento, più epigrammatica che appassionata; stile, che necess
ere che la musica profana non andasse esente da simile difetto; tanto più che le poesie amorose e gentili, alle quali s’app
i, alle quali s’applicava comunemente, ne rendevano la mollezza assai più scusabile. Pure volendo giudicare dai frammenti c
one esattissima tra le parole e i suoni, cosicché ad ogni sillaba non più corrisponde che una sola nota. Cotal diversità fr
condo il mio avviso, ritrarsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, e
a di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, era più facile che degenerasse in confusione e in abuso,
onette profane figlie dell’istinto e del sentimento, e cantate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare
into e del sentimento, e cantate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare la loro semplicità primitiva.
ce potevano più a lungo conservare la loro semplicità primitiva. Dico più a lungo e non sempre, perché appena prese voga il
igione, o perchè vedeva colar in mani profane quei doni, che potevano più utilmente convertirsi in limosine a servigio dell
a cotanta luce su quella parte di storia. Farò bensì una osservazione più confaccente allo spirito di quest’opera, e che ri
ivenne non solo bella e gentile, ma capace di gareggiare colla lirica più squisita de’ Latini e de’ Greci. Anzi se vero è,
pignerla schiava de’ sensi, e quanto le idee dell’amor razionale sono più poeti che e più sublimi che non quelle dell’amor
de’ sensi, e quanto le idee dell’amor razionale sono più poeti che e più sublimi che non quelle dell’amor sensitivo o mecc
rarca i suoi Catulli, i suoi Anacreonti, e i suoi Tibulli d’un genere più dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli A
non intendeva, onde mancò la poesia innale, e con essa uno dei fonti più copiosi del sublime poetico; perché i governi non
ere le primitive cagioni della unione di codeste arti gentili. Così i più antichi componimenti musicali fatti nella volgare
     In gaia gioventute         Distratta hai l’amorosa leggiadria. Più non vò discovrir qual donna sia;         Che per
n piccolo arboscello verde di nuova fronda, e abbellito con festoni a più colori, intorno al quale ballando e ripiegandosi
gli applausi del popolo parecchie ingegnose allegorie allusive per lo più a soggetti amorosi. Alle volte i trionfi del Petr
alia, e posti in musica persin da celebri donne, che gareggiavano coi più gran compositori. L’Agazzari romana, la Maina, la
parecchie composizioni, che divennero alla moda presso alle radunanze più colte e più gentili. Furono ancora molto in uso l
mposizioni, che divennero alla moda presso alle radunanze più colte e più gentili. Furono ancora molto in uso le villotte,
o ammorbidito dal lusso, snervato dalla mollezza, addormentato fra le più ridicole superstizioni. La Grecia tutta fu una pi
o, e da lungo tratto avanzati da valentissimi oltramontani. [20] Luce più chiara si sparse dappoi colle accademie di musica
vi un’accademia musicale, la quale divenne col tempo il seminario de’ più gran geni che siansi veduti in Italia in cotal ge
zza degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altri, e forse più degli altri partecipano, che chiunque di patria e
corti de’ principi Cristiani. Di questa nazione, ragionando de’ tempi più moderni, furono Giovanni del Tintore di Nivelle m
tempi più moderni, furono Giovanni del Tintore di Nivelle menzionato più avanti nella sua terra, Iusquino de Pres, Obrecht
Terzo nel 1441, dice «che fece venir da Francia i cantori» 43, anzi i più bei madrigali di alcuni di essi francesi dimorant
appella nominato Cordovero dava cento scudi al mese (ch’ora sarebbero più di dugento) posciachè molto si compiaceva della m
gna da Niccolò V, sarà sempre dalla memore posterità annoverato fra i più grand’inventori. Egli ebbe il coraggio di svelar
urio e gli altri partigiani di Guido, fu alla perfine abbracciato dai più valenti Italiani46. Frate Pietro d’Uregna dimoran
tà, ove indebitamente giaceva sin’ora. Se l’aver aggiunto una nota di più all’“ut re mi fa sol la” inventato, come si prete
l principe de’ teorici del suo tempo, come ampiamente il confessano i più illustri scrittori italiani di tali materie Zarli
i monti peritissimi nell’uno e nell’altro genere. Eccovene alcuni de’ più celebri in Roma e altrove: Francesco Sotto di Lan
di Navarra, Pietro di Montoya, Abraamo della Zerda, e tanti altri che più assai ne troverrebbe chi con diligenza svolgesse
i Giambattista Doni. [25] Fu dunque l’eccedente amor della patria (il più lodevole fra gli eccessi quando non vien disgiunt
ramettevano. Quest’intermezzi sul principio erano madrigali cantati a più voci ora allusivi all’argomento della favola, ora
ella quale i critici italiani hanno lasciato cadere il nome d’uno de’ più illustri mecenati delle cose musicali quello fatt
tavano sul principio il carattere dei loro tempi. Consistevano per lo più in cavalcate di convenzione, in fuochi accesi nel
e grotesche, in musica di tamburi e in tali altri divertimenti fatti più per la plebagia che per uomini cui la coltura ave
poesia, di ballo, di musica e di decorazione che si trovano ne’ tempi più remoti, e che ponno considerarsi come altrettanti
nei campi di Tessaglia, e l’accortezza usata da lui nel rubbargli il più bello e il più grasso fra tutti i vitelli dell’ar
essaglia, e l’accortezza usata da lui nel rubbargli il più bello e il più grasso fra tutti i vitelli dell’armento, cui egli
nza la menoma resistenza, e ne fo copia di essi ad una principessa la più amabile del mondo dacché Euridice non è più fra i
ssi ad una principessa la più amabile del mondo dacché Euridice non è più fra i viventi.» Questa cantilena fu all’improvvis
d’ogni sorta di legumi, e Pomona e Vertunno che dispensavano i frutti più saporiti. Perché nulla mancasse a cotanta lautezz
da lui, e che acquistar gli fecero in altri tempi la riputazione del più dilicato e più voluttuoso fra i Romani. I donativ
acquistar gli fecero in altri tempi la riputazione del più dilicato e più voluttuoso fra i Romani. I donativi terminarono c
i marittimi e di tutti i fiumi della Lombardia, che portavano i pesci più squisiti, eseguendo nell’atto di esibirli ingegno
gipani, diè come pimento con una danza animata e grottesca ad uno dei più magnifici e sorprendenti spettacoli che abbia mai
la storia delle lettere, i quali agguisa de’ commentatori sono per lo più diffusi in ciò che niuno ricerca, e mancanti in q
esaminare con occhio filosofico. Fermiamoci noi non per tanto un poco più di quello, che non è stato fatto finora a maggior
to autore della necessità, in cui mi mette egli stesso di trattenermi più che non vorrei, intorno al suo sistema favorito,
si.» Quest’asserzione è positivamente smentita dai fatti. Non una, ma più volte si trova nelle poesie provenzali notizia de
e lo furono altresì agli scozzesi montanari, presso ai quali durarono più lungo tempo. Il Brown nel suo bel libro sull’unio
to alle sillabe, e alternando le brevi e le lunghe rendevano il verso più armonico. Dunque ec.» Ma in primo luogo, se gli a
esia antica o moderna, asiatica, africana, americana, o europea, dove più o meno non trovinsi gli accenti di rinforzo, e il
che Snorro Sturloson signore e legislatore dell’isola d’Islanda fu il più gran poeta islandese. Ossian figliuolo di Fingal
ure appartengono a lui le poesie, che corrono sotto il suo nome) è il più famoso tra i poeti di quella nazione. Gl’Incas de
ai domini saraceni per rintracciar l’origine di quella gente, potendo più naturalmente, e con minor disagio trovarla nella
ui s’abbandonarono. Da tai commedianti o facitori di farse traggono i più sensati scrittori la prima origine dei giocolieri
i sono tutte cose le quali prese collettivamente furono conosciute da più nazioni europee ed asiatiche, come si farebbe ved
araba? Se ne fece una qualche traduzione? Si ritrova nel micrologo il più piccol vestigio delle arabiche dottrine intorno a
non la sottile osservazione d’un piccolo sbaglio su qualche lustro di più o di meno. III. «Non avrebbe chiamata la provenza
Signor Abbate ne dubitasse, si cercherà, quando che sia, di provarlo più a lungo. IV. «Non avrebbe detto, che fra le due p
l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni, da goti e da più altre nazioni che dagli arabi dominatori.» Che da
primo e secondo tomo per distruggere questa opinione sostituendovi la più favorevole alla prediletta arabica Dulcinea, ma v
a prediletta arabica Dulcinea, ma v’ho trovata la stessa forza che in più altre pretensioni di quella Bella. VI. «Come prov
la dissertazione critica del Blair intorno alle poesie d’Ossian, e in più altri rinomati scrittori, l’autorità riunita dei
e s’io mi sia inoltrato, o no, nella materia, quanto esigeva, e forse più di quello che esigeva l’indole della mia opera. C
no, un pigmeo letterario e non un gigante, non ho osato addossarmi la più ch’erculea fatica di trattare delle scienze e del
ni età, d’ogni clima e d’ogni nazione, come con forze maggiori, e con più giusta fiducia ha fatto il Signor Abbate; e però
tà cui eglino coltivarono con tanto impegno, e che forma uno dei rami più curiosi e più illustri della loro gloria nelle ar
coltivarono con tanto impegno, e che forma uno dei rami più curiosi e più illustri della loro gloria nelle arti di genio) d
ontentamento del Signor Abbate ci ha privati delle altre ricerche ben più concludenti ch’egli avrebbe potuto e dovuto fare
ni delle nostre note, e non piuttosto delle lettere dell’alfabeto con più altri punti importanti, dalla cognizione de’ qual
bbe appagato di fiacchi e insignificanti rapporti, avrebbe potuto con più ragione rimproverare gli altri, e non avrebbe imi
sica strumentale in Italia fin dai tempi della Contessa Matilde, cioè più d’un secolo prima della battaglia di Cortenova, c
aver detto ciò che dice egli stesso dietro a una folla di scrittori i più accreditati? 41. [NdA] p. 28. e 29. 42. [NdA] G
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 56
Majani Giuseppe, figlio del precedente, e più noto in arte col diminutivo di Majanino, sostituì
ntrapposto quelle dell’uomo tutt’altro che lodabili. Fu giocatore nel più largo senso della parola ; e tanto potè la passio
a ; e tanto potè la passione cieca sull’animo di lui, che per essa fu più volte ridotto a mal partito, avendo dovuto ricorr
Nel Socco e nel Coturno ei Roscio imita ; per l’ Arte Teatral niun di più brama, essendo all’eccellenza in lui salita. Famo
alita. Famoso il Majanino ognun già chiama : famoso nell’astuzia anco più ardita ; onde in suo onor suona per tutto fama.
77 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
da come un luogo atto a far circolar il danaro dei privati e a render più brillante il soggiorno d’una capitale; come un nu
soggiorno d’una capitale; come un nuovo ramo di commercio, ove si dà più voga alle arti di lusso pella gara che accendesi
o a impedire le ragunanze sempre di torbidezza feconde e di pericolo. Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egl
ze sempre di torbidezza feconde e di pericolo. Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egli lo prenderà come un d
precipizio, dove lentamente lo guida il despotismo, e per mantenerlo più agevolmente in quella picciolezza e dissipazione
o la pubblica luce, quante edizioni siano state fatte finora. Ciò che più converrebbe gustare, vale a dire la dilicatezza,
ati da loro per misurar poscia su quelli come sul letto di Procuste i più celebri ingegni. Non resteranno poco né molto com
spettacolo per se stesso e non per gli accessori. Ei solo, penetrando più addentro nello spirito delle regole, sa fino a qu
di tutti i tempi, bilancia il merito degli autori subalterni secondo più o meno s’avvicinano al loro esemplare, e getta de
stema di morale messa in azione, che abbellisce la virtù per renderla più amabile, e che addimanda in prestito al cuore il
er incidenza. Ma la storia apre alle ricerche degli studiosi un campo più vasto. Non solo la cognizione richiedesi, e il po
r al pubblico, e che renderà tanto meno scusabili i falli miei quanto più mezzi ho avuti di schivarli, mi fece scoprire una
za dubbio il maggiore sforzo delle belle arti congiunte, e il diletto più perfezionato, che da esse attender possa la polit
discussione polemica rincrescevole al pubblico , il quale pago per lo più di trovarne il vero poco si cura di risapere, se
pubblicarono, delle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le più care delizie degli eruditi a nostri tempi. Mille
e opere e degli autori. Avrebbono forse desiderato, ch’io fossi stato più circospetto: cioè nella significazione che danno
ate non si manifesti con cerimoniosi e mentiti riguardi, figli per lo più dell’interesse, o della paura, ma col renderle se
ui abbisognai ho giudicato, che siccome l’amico, che riprende, palesa più sincera affezione che non il cortigiano che adula
e, palesa più sincera affezione che non il cortigiano che adula, così più vantaggiosa opinione dimostra ad altrui chi capac
h’io, come straniero, voglia screditar la nazione, esso sarebbe tanto più insussistente quanto che la maggior parte di ques
origine, i progressi e lo stato attuale del melodramma in Italia, ove più che altrove si è coltivato, e si coltiva pur ora,
udizio, Gl’Italiani, che hanno scritto fin’ora, non sono stati in ciò più felici. Senza far parola d’Emilio del Cavaglieri,
sto punto alla sfuggita, tre sono stati gli autori, che hanno parlato più di proposito. Il Quadrio uomo di lettura immensa,
nel quale col solito suo spirito e leggiadria di stile olezzante de’ più bei fiori della propria e della peregrina favella
per meritar l’onore d’essere annoverato fra i critici di prima sfera. Più erudito, più universale, più ragionato e per cons
’onore d’essere annoverato fra i critici di prima sfera. Più erudito, più universale, più ragionato e per conseguenza più u
annoverato fra i critici di prima sfera. Più erudito, più universale, più ragionato e per conseguenza più utile è il Tratta
a sfera. Più erudito, più universale, più ragionato e per conseguenza più utile è il Trattato dell’opera in musica del Cava
nato se da miei errori altri prenderà occasione d’illustrar con penna più maestrevole codesto bell’argomento, non men degno
78 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
non picciolo bisogno di correzione e di riforma. La voglia di gradir più oltre che non converrebbe, fu la cagion principal
la vera forma dell’opera in musica, si venga a dichiarare eziandio la più accomodata forma del luogo ove si ha da vedere et
ra. Oltre che la fabbrica in tal modo è perpetua, ella viene ad esser più difesa dagl’incendi, a che vanno forse più di ogn
petua, ella viene ad esser più difesa dagl’incendi, a che vanno forse più di ogni altro edifizio soggetti i teatri. Così pe
h’esso riesca sonoro e tale, che le voci de’ cantanti vi spicchino il più che è possibile, e sieno a un tempo melodiose e g
di che fannosi appunto gli strumenti da musica, siccome quella che è più atta di ogni altra, quando percossa dal suono, a
Così le vibrazioni non verranno ad accavallarsi l’una con l’altra, e più regolarmente ripercuoterà le onde sonore quel leg
gno che in ogni sua parte verrà a vibrare d’un modo. [6.3] Stimano i più che molto faccia alla bellezza del teatro la vast
a, che è come il modulo delle altre parti della fortificazione. Assai più spaziosi dei nostri esser potevano i teatri degli
. Dove a noi, che siam privi di tali aiuti, ne convien stare dentro a più ristretti termini; se già non si voglia alzar la
i riferire non giova. Che se per avventura si domandasse quale sia la più conveniente figura per l’interior del teatro, qua
ù conveniente figura per l’interior del teatro, quale sia la curva la più acconcia di tutte a disporvi i palchetti, rispond
e le figure di un perimetro eguale il cerchio contiene dentro a sé il più di spazio. Gli spettatori posti nella circonferen
arti, dopo i primi lunghi rigiri, tornar conviene a ciò che vi ha di più semplice. Un solo inconveniente ha il semicerchio
are del Brizio e del Dentone e predecessore dei Bibbiena, che l’hanno più volte dipoi posta in opera anch’essi. E sta in qu
once l’uno sopra l’altro, e similmente vadano di qualche once sempre più sporgendo all’infuori. In tal guisa meglio si aff
praornato, quand’anche si facessero le cornici architravate, è troppo più alto che non comporta la grossezza del semplice p
endosi, secondo le leggi architettoniche, a dare agli ordini di sopra più di sveltezza che a quelli da basso, vengono i pal
ei loggiati di pietra, con iscalinate e con nicchie, con quanto ha di più sontuoso e magnifico l’architettura. Secondo una
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 160
pregio fu, insieme alla moglie Marianna, uno de'più grandi se non il più grande illustratore del teatro di Giacinto Gallin
ina. Questi due nomi apparver sui cartelloni inattesi, e non ne furon più banditi. Le commedie La bozzetta dell’ ogio, Le b
fortuna di Moro-Lin ; ma quest’ ultima segnò anche la sua nuova e non più mutabile sciagura. Dopo dieci giorni dalla rappre
tà, con la sua onestà, con la sua mente egli s’era procacciato. Senza più attori di grido, senza repertorio, egli dovè pieg
i di grido, senza repertorio, egli dovè piegare fatalmente, privo del più tenue fil di speranza per una prossima o lontana
n Micheluzzi, poi con Corazza ; ma il suo ritorno fu una delusione di più . Ricoveratosi a Venezia, si fece maestro di recit
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamente dilicato nè più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile da
stingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti e quelli spezia
ndo Quintiliano, al genere oratorio con tale riuscita che a niuno de’ più eloquenti rimane inferiore. É perciò che non meno
nel condurre e disporre le sue favole; ciocchè pruova ch’egli poneva più cura a ritrarre la natura che a consigliarsi col
ccolti nella bella edizione del Barnes, si può con altri asserire con più ragione che ne componesse fino a novantadue, otto
Ateniesi le accolsero sempre con avidità ed applauso, e la posterità più sagace le ha successivamente ammirate; ma nel cer
, e nelle altre egli soggiacque alla sventura de’ valentuomini per lo più posposti a’ competitori ignoranti ma raggiratori.
le era Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, a
somma gioja. Il carattere di Elettra da Euripide vedesi dipinto molto più feroce e veemente che dagli altri due tragici. El
mitigato in parte quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna di lode, riesce quasi sempre langu
issimo discerso il dovea, nel quale la figliuola gli mette innanzi le più tenere memorie. Eccone una parte adombrata comunq
morte, secondo i principii della religione pagana, non gli era lecito più di liberarnela senza esser sacrilego, e quindi de
nata a morire prende congedo dalla madre che le và rammentando i suoi più cari. Finalmente con somma perizia de’ moti del c
l cuore umano questo grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquente di quello che avrebbero fatto i moderni
traddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando e
ome in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il dolore; e L
ene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il dolore; e Lodovico Dolce h
ad Aristotile parve una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chi
e una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chiamare l’attenzione
llenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chiamare l’attenzione del l’uditorio,
dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza degli antic
chi tragici. E che importa che una situazione ben dipinta si collochi più in uno che in altro atto, purchè sia ben preparat
r un altro, che mostra l’istesso padre di Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale di Alcestide. Ippolito coronato
iò che forza è scoprire? Per altro l’illustre tragico francese score più rapido e con maggior nerbo, nè si ferma come fa E
quarto è stata dal Racine copiata maestrevolmente; ma la greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo di Fedra m
ggior coraggio facendolo disporre ad assalire il mostro. Racine passa più oltre, e fa che arrivi a lanciare un dardo che lo
ne approvi l’immagine che rappresenta; ma il Greco a me sembra assai più internato nella verità del l’orribil caso. E ques
della sua ragione. E forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna
Fedra del Racine. Egli osserva in generale che la tragedia francese è più complicata, più involta in vicende, in intrecci,
. Egli osserva in generale che la tragedia francese è più complicata, più involta in vicende, in intrecci, in episodii, che
ù involta in vicende, in intrecci, in episodii, che la greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno di maggior arte per
anno bisogno di maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi riesce più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra
suo ingegno. Il dolore nella natura si abbandona a se stesso e non ha più forza; e lo stesso dee seguire nelle opere del l’
ne principale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi.» «Due amori, due confidenz
raggire la regina a dichiarare ad Ippolito il suo incestuoso amore.» « Più decenza in Euripide che in Racine. «Fedra appress
di Racine.» «Altrettanti quadri si trovano nel l’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto
nti quadri si trovano nel l’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi
quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca!»  «Ni
enuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia greca!»  «Niun tratto, niun
Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vilade non ragiona con più fondamento e dottrina sul l’Achille del l’Ifigeni
nale de’ Marchesini della scena francese le ode di Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le di
tà che gli antichi e chi li ammira, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi delle moderne nazioni
e chi li ammira, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi delle moderne nazioni!a Varii argomenti
o sparse alcune strofette, alle quali forse si congiungeva una musica più patetica. Le comprese il Dolce, e seguì l’origina
ica. Le comprese il Dolce, e seguì l’originale, traducendole in versi più piccioli; la qual cosa, con pace del calabrese Ma
oro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera, co
in teatro la musica, e si maneggerà finchè il sistema non ne divenga più vero) sarebbe anche ora contrario al l’economia m
in sorte di essere trasportatea. Quello del l’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libe
ompetente idea de’ Cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le immagini e lo spirito del l’originale senza vi
lla nostra lingua: Patria (ahi duol che n’anchide!) Ilio superbo, Or più non fia che a le nemiche genti Inaccessibil rocca
giano de’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le vaghe Tue spaziose vie,
informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le vaghe Tue spaziose vie, Non calcherà il mio pi
per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova
Euripide il carattere di Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più delicato, e diventato ognor più vero, attivo e vi
e renduto poi senza dubbio dal Racine più delicato, e diventato ognor più vero, attivo e vigoroso nel l’ambiziosa Vitellia
, attivo e vigoroso nel l’ambiziosa Vitellia del Metastasio. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambi
eno mio, quale augellin rifugge Sotto l’ali materne? Ahi non è questo Più un asilo per te. Mori già Ettorre, Nè dal l’avel
tempo chiamato Aristarco; e Scaligero ne faccia autore un altro ancor più anticoa. Non à però il parere men sicuro quello d
nendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è una delle più terribili tragedie del l’antichità, donde trasser
rcole a segno che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa dep
e questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile strage,
retti ne’ suoi Proginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirl
a guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia. La favola cominciat
itori l’idea di un dramma Cinese o Inglese o Spagnuolo, che comprenda più azioni seguite in molti anni. E pure la tragedia
pprofittarsene nel Ciro riconosciuto, dandole nuovo interesse e forse più patetica energia. L’argomento delle Baccanti è l’
chi conserva a’ moderni il dritto di aspirare a pareggiarli ed a gire più oltre ancora. Trattanto il sig. Casthilon moderno
in forma diversa trattata da’ buoni moderni, ma solo ne hanno per lo più escluso il Coro stabile. Le più belle tragedie de
uoni moderni, ma solo ne hanno per lo più escluso il Coro stabile. Le più belle tragedie dell’immortale Giovanni Racine son
re in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto compruova che da più migliaja di anni nella culta Europa veggonsi sull
raluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’evenimento. a. Intorno a
orza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’evenimento. a. Intorno a sì eccellen
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
quand’erano in Compagnia Cavicchi, fu per universale consentimento la più grande artista del suo tempo. Ancor bambina s’era
sioni. Tale verità fu conosciuta, ed apprezzata mai sempre dai popoli più illuminati. Questa saggia e colta popolazione luc
traprendere un corso ben regolato di Recite nel corrente Carnevale. I più scelti autori, la novità, il genere, la debita de
qualche commedia di Goldoni. Allora alla piccola Ristori si affidavan più specialmente parti insignificanti di piccoli serv
annuo per una stagione a Roma, e per l’autunno nel primo anno '53. Di più  : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri,
rova. Ma la Ristori tenne fronte gagliardamente, e vinse, con nuovi e più forti argomenti, primo dei quali la divisione con
e le rappresentazioni italiane, e proteggere questo esperimento. Ella più che ogni altro può in ciò giovarci, e mandarci qu
datevi che, oltre al dividere con voi interessi e rischi, ho a cuore, più di qualunque altro, la riuscita buona della cosa
forza, il vigore necessario a bene interpretare le passioni violenti più proprie del poema tragico. » Forza e vigore che a
i violenti più proprie del poema tragico. » Forza e vigore che anco i più restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappr
giunta omai in prima linea, ha conquistato un posto, che non le sarà più tolto, e che niuna adesso può disputarle. Prima f
di forza, secondo il sentimento che la domina. Mai attrice tragica fu più maravigliosamente dotata. Ella possiede tutte le
i ciò che l’autore stesso non aveva indovinato, e le sviscera in ogni più tenue gradazione di tinte : con un sol gesto, con
dazione di tinte : con un sol gesto, con una occhiata ella dice assai più di un’altra con cento parole. Chi non ricorda il
ntivo del suo talento. Ella non vive come una commediante, ma come la più onorata madre di famiglia, compiendo ogni suo dov
atismo e del delirio, e che fu, si potè dirlo con ragione, il trionfo più grande e incontestato dell’Esposizione. Bisogna l
rallelo tra lei e la Rachel, nel quale si sforzava di mostrare quanto più grande fosse la tragica straniera della tragica f
ordando l’antico entusiasmo, scriveva a un amico : Sono stato un de' più grandi ammiratori della Ristori. L'ho veduta in t
del Blum. Tutta la scena della denunzia in Patria era del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente di p
ra del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro, che l’azione di questa maravigli
erate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta la mia vita di teatro. Naturalmen
o cammino della Ristori, chè di là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta del mondo. Percorse l’America del Nord ne
alla patria un povero soldato condannato a morte ; visse, nei momenti più burrascosi della patria nostra, gagliardamente it
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 199-202
ca Torri, di cui ecco alcune strofe : Chi di Sorte il cieco dono amò più del suo decoro loro infuse l’abbandono per saziar
se la sua compagnia in Toscana, nel Genovesato e in Lombardia, nè mai più pose piede a Venezia. Nel '63, recandosi per mare
eva in poesia con molta grazia ; la sua figura teatrale non era delle più adatte al personaggio dell’innamorato, perchè pic
modo il mio scrignetto, dò questo bacio, e finora tanti ne diedi, che più non c’è numero. Cominciai a sospettare che fosse
Ella è brava, ma per dirvela in confidenza, il Diavolo è qualche cosa più buono di lei. Se le dò il menomo disgusto non si
bella, spiritosa, d’una nazione che piace, e forse forse diverrete la più famosa delle Commedianti. Ciò detto mi toccò una
delle Commedianti. Ciò detto mi toccò una guancia con una compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece avvertita ch
ita che al Vecchio volpone ancora piacevano i pomi, benchè non avesse più denti. Quel botticino, recitava sul gusto del pas
ava per qualche Commedia del Goldoni, qualunque fosse, la chiamava la più bella che avesse fatta quel celebre Autore. Recit
lfei Pastori. Il genio teatral candide piume spiegando, va tra l’aure più serene sull’ Arno, ove n’appar suo chiaro lume. D
er candide piume spiega Cigno sublime, e le serene aure sormonta ov'è più chiaro il lume. E il tuo nome, o Signor, l’onde T
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 216-226
ppo presto alla scena, sulla quale lasciò impronta incancellabile dei più eletti e squisiti modi nel porgere). Era dunque
iestino del Mondo illustrato scriveva il 23 gennaio 1847 : « si parla più dell’attrice Arrivabene, come speranza delle scen
rna che fugge le convenzioni e cerca l’effetto nel vero, ella sentiva più addentro che non si suole nel riposto concetto de
sto concetto dell’arte, e in quelle passioni e in quei caratteri, che più era chiamata ad esprimere, vi rispondeva con rara
quell’eleganza aristocratica che traspariva da ogni suo moto, da ogni più lieve girar d’occhi. Nè mancò in lei l’espression
gni più lieve girar d’occhi. Nè mancò in lei l’espressione di affetti più concitati e più caldi ; e recente ancora è tra no
rar d’occhi. Nè mancò in lei l’espressione di affetti più concitati e più caldi ; e recente ancora è tra noi il plauso con
apparve una poesia inedita di G. Prati (che metto qui per non averla più vista riprodotta), preceduta dal seguente cappell
hiusa in bruno la gentil persona, soletta e malinconica t’aggiri ?… E più dei crocchi, ove elegante e bella seder potresti,
t’aggiri ?… E più dei crocchi, ove elegante e bella seder potresti, e più dell’infinito strepitar delle turbe, ami il romit
nque la croce, onde si mesta tu se’talvolta, che pietà n’avrebbe qual più infelice nella polve crebbe nè da quel loco osa l
ca i mari, e risaluta il ciel nativo, e i cari lidi materni, amati or più che mai ! Povera Adelia ! E in un pensier ti vola
e non sappiano mai siccome pesa in cor gentile una inclemente offesa più rea se vien dai consanguinei tetti ! Cessa, Adeli
rgerà la tua virtù conforto. Pensar tu dèi che di chi fece il torto è più caro al Signor chi lo sostenne. La qual poesia f
erò punto alla mia carriera, ed anzi mi incoraggia a progredire ognor più . A questi cannoni si potevano aggiungere la Bohe
che si trovava allora in Mantova, attratto dalle grazie di una delle più avvenenti e colte signore di quella aristocrazia,
e alcun sollievo allo stato allor triste della famiglia, la quale dal più alto fastigio di fortuna era caduta in una relati
alenti Gonzaga, e però nipote della Principessa Tour-Taxis, una delle più illustri famiglie mantovane, imparentata colla Ca
ire di non aver visto mai la vera Duchessa di Marlborough…. Una delle più accanite avversarie alla nuova professione fu la
valor non dorme, dove la sacra attingere favilla io ti farò ! Vieni più cara a rendere al cuor dell’uom virtude ; vieni a
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742
Sanpierdarena, ella venne e dichiarò che mi voleva seco, non potendo più vivere senza di me. Mio fratello, indignato, ci p
parai a parlar toscano al punto, che mio fratello disse che non sarei più entrata in nessuna compagnia buona, perchè sembra
ita poi dalla Sivori, come prima attrice giovine ; e le parti, in cui più mi distinsi, a giudizio della stampa, furon le tr
ore son vòlti su di lei. Egli la cerca, e, trovatala, non l’abbandona più , anche quando il protagonista, o la protagonista
tale spontaneità, che par sempre ch'ella improvvisi. Eppure nulla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ell
che par sempre ch'ella improvvisi. Eppure nulla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse una dell
studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse una delle più rispettose osservatrici del testo : me n’ ebbi ad
ispettose osservatrici del testo : me n’ ebbi ad accorgere, vedendola più sere in uno stesso lavoro. La vivacità della sua
ti di forza e di sentimento, la Zanon mi scriveva : « ghe ne vorlo de più  ? Chissà, prima de morir, quanti cambiamenti che
o che me riposasse !… » No, cara artista ; il pubblico reclama ancora più di un godimento da Lei ! Ella rimarrà sulla brecc
edificazione nostra, rinnovellando i trionfi di Virginia Déjazet, la più birichina e più francese di tutte le artiste fran
stra, rinnovellando i trionfi di Virginia Déjazet, la più birichina e più francese di tutte le artiste francesi che a più c
t, la più birichina e più francese di tutte le artiste francesi che a più che sessant’anni creò la parte di Figaro nelle Pr
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 303-304
a Compagnia di comici di passaggio a Gorizia una ragazzina per non so più qual parte, e fattasi già notare la piccola Polva
suoi lunghi e bellissimi capelli biondi sparsi sulle spalle ; con il più vezzoso volto che immaginar si possa, con quegli
grandi e cerulei, io rimasi sorpreso. La voce pubblica l’acclamava la più bella attrice della sua epoca, e per certo non s’
tutti i fratelli d’arte. Di lei scrisse Paolo Pola nella Galleria de' più rinomati attori italiani (Venezia, Picotti, 1825)
a, Picotti, 1825) : Le belle sue forme assistite dalle grazie le più seducenti cara la rendono agli occhi del pubblico
ò superarla nel prezioso dono della retentiva. Grande nella tragedia, più grande si mostra nella variabilità della famiglia
86 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
epoca sino a Frinico I. Quante novità forse un dì apporteranno i più comuni oggetti che ora ci veggiamo intorno senza
a cura! Da fonti lontani e quasi impercettibili scaturiscono spesso i più notabili evenimenti. Quel chimico che vide la pri
atore a fissarvi lo sguardo: che la sua osservazione per un interesse più generale si comunichi a’ circostanti: e che vada
to d’interporvi altri racconti chiamati Episodj, per rendere la festa più varia o per dar tempo a’ saltatori e cantori di p
ettevole. Questa istoria ci si presenta ad ogni passo nelle opere de’ più veridici scrittori dell’antichità, e punto non ri
portanza a’ proprj scritti, e formar la storia della propria fantasia più che dell’arte. Solevano i riferiti cori ed inni n
predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel
ar le favole Omeriche al genere tragico e maneggiarle in istile assai più grave e più nobile. Come direttore intelligente,
Omeriche al genere tragico e maneggiarle in istile assai più grave e più nobile. Come direttore intelligente, valendosi de
hitetto Agatarco, fece innalzare in Atene un teatro magnifico e assai più acconcio a rappresentarvi con decenza e sicurezza
dj; e con questa seconda classe di rappresentatori rendè l’azione vie più viva e variata. Seppe in somma per molti riguardi
pe in somma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttor
vantaggio dell’ azione principale, pure dà luogo a sviluppare sempre più il carattere del benefico infelice protagonista.
re, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se non palesa questo nuovo successor
rio, essere gl’ interlucutori tutti numi e cose simili. Leviamo un pò più su il guardo ed osserviamo che Prometeo è un pers
bile evento dell’atto quinto, dove si veggono le passioni condotte al più alto punto. L’esclamazioni di Cassandra tutte pie
si accinge: che si lagni dell’oracolo di Apollo onde è minacciato de’ più crudeli supplicj, se lascia invendicato il padre:
lo si riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo e più di una donna incinta vi si sconciasse. Eschilo in
rte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la più semplice azione viene animata dalle più important
da ben pochi moderni, che la più semplice azione viene animata dalle più importanti circostanze con tanta destrezza, che i
esto rigore usato seco Eschilo si disgustò di Arene sua patria, tanto più quanto cominciarono ad applaudirsi le tragedie de
morta con lui. In fatti alcuni tragici che si dedicarono a ritoccarne più di una, ne riportarono più volte la corona teatra
uni tragici che si dedicarono a ritoccarne più di una, ne riportarono più volte la corona teatrale. Euforione figlio di Esc
e gonfiezza del predecessore, e a tirare l’attenzione dell’ uditorio più col movimento e colla vivacità e colla economia m
non potè rappresentare, come facevano gli altri poeti, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole. Sino alle cose p
i, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole. Sino alle cose più picciole stese Sofocle le sue osservazioni per fa
erte scarpe bianche. Scrisse centodiciassette, o centotrenta ed anche più tragedie, delle quali venti furono coronate; ma n
ali dovunque fioriscono gli ottimi studj, divengono gli esemplari de’ più pellegrini ingegni. Lo stile di Sofocle è talment
rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli obbrobrj esagerati? Più forte è la scena con Agamennone. Questi come re d
io lo ravvivò con tutto il patetico di una passione grande e lo rendè più interessante nel Demofoonte, quando Timante e Dir
iunto alle querele di Elettra. La riconoscenza molto tenera fassi con più verisimilitudine di quello che avviene nella trag
di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stupidit
gione incantato. Giocasta, cui le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno dell’essere di Edipo, in se stessa
so ventre E nuore e mogli e madri, in un mischiando Tutto ciò che più turpe e più nefando Tra’ mortali si stima. I
E nuore e mogli e madri, in un mischiando Tutto ciò che più turpe e più nefando Tra’ mortali si stima. In questi ver
modati alle particolarità dell’azione, nella qual cosa Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. Qualche frammento di quell
Tal da li corpi un sopra l’altro estinti In largo e folto stuolo, Più che il foco leggere Fuggon l’alme di Stige ai t
’ tragici Greci) solo il piombo, e lasciavano l’oro. E ne sono sempre più maravigliato in leggendo poco dopo nella pagina 2
richiedevansi indispensabilmente alla caduta di Troja. Filottete è il più compiuto esemplare della inimitabile semplicità d
varsi in questa favola che i cori del primo e del terzo atto sembrano più parlanti del secondo; il che trovandosi ancora in
e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamente dilicato nè più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile da
stingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti e quelli spezia
ndo Quintiliano, al genere oratorio con tale riuscita che a niuno de’ più eloquenti rimane inferiore (Nota XIII); ma per la
nel condurre e disporre le sue favole; ciocchè pruova ch’egli poneva più cura a ritrarre la natura che a consigliarsi coll
ccolti nella bella edizione del Barnès, si può con altri asserire con più ragione che ne componesse sino a novantadue, otto
Ateniesi le accolsero sempre con avidità ed applauso, e la posterità più sagace le ha successivamente ammirate; ma nel cer
, e nelle altre egli soggiacque alla sventura de’ valentuomini per lo più posposti a’ competitori ignoranti. Tale era Senoc
le era Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, a
omma gioja. Il carattere di Elettra si vede da Euripide dipinto molto più feroce e veemente che dagli altri due tragici. El
mitigato in parte quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna di lode, riesce quasi sempre langu
issimo discorso il dovea, nel quale la figliuola gli mette innanzi le più tenere memorie. Eccone una parte adombrata comunq
a morte, secondo i principj della religione pagana non gli era lecito più di liberarnela senza esser sacrilego, e quindi de
ata a morire prendre congedo dalla madre che le va rammentando i suoi più cari. Finalmente con somma perizia de’ moti del c
l cuore umano questo grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquentemente di quello che avrebbero fatto i mo
traddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando e
ome in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il dolore; e L
ene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il dolore; e Lodovico Dolce h
ad Aristotile parve una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chi
e una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chiamare l’attenzione
llenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vivace e la più acconcia a chiamare l’attenzione dell’uditorio e
dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza degli antic
chi tragici. E che importa che una situazione ben dipinta si collochi più in uno che in altro atto, purchè sia ben preparat
che forza è scoprire? Per altro l’illustre tragico Francese scorre più rapido e con maggior nerbo, nè si ferma come fa E
quarto è stata copiata maestrevolmente dal Racine; ma la Greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo di Fedra m
ggior coraggio facendolo disporre ad assalire il mostro: Racine passa più oltre, e fa che arrivi a lanciare un dardo e lo f
ne approvi l’immagine che rappresenta, ma il Greco a me sembra assai più internato nella verità dell’orribil caso. E quest
della sua ragione; e forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna
a Fedra del Racine 73. Osserva in generale che la tragedia Francese è più complicata, più involta in vicende, in intrecci,
ne 73. Osserva in generale che la tragedia Francese è più complicata, più involta in vicende, in intrecci, in episodj, che
iù involta in vicende, in intrecci, in episodj, che la Greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno di maggior arte per
anno bisogno di maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi riesce più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra
suo ingegno. Il dolore nella natura si abbandona a se stesso e non ha più forza, e lo stesso dee seguire nelle opere dell’a
ne principale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi. Due amori, due confidenze,
coraggire la regina a dichiarare ad Ippolito il suo incestuoso amore. Più decenza in Euripide che in Racine. Fedra appresso
dia di Racine. Altrettanti quadri si trovano nell’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto
anti quadri si trovano nell’Ippolito; ma quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi
quanto più sostenuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia Greca! Niun
enuti, quanto più austeri! I caratteri quanto non sono più virtuosi e più nobili nella tragedia Greca! Niun tratto, niun mo
Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vilade non ragiona con più fondamento e dottrina sull’Achillè dell’Ifigenia,
nale de’ Marchesini della scena Francese le Ode di Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le di
à che gli antichi e chi gli ammira, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi delle nazioni moderne
chi gli ammira, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi delle nazioni moderne? Varj argomenti ha
o sparse alcune strofette, alle quali forse si congiungeva una musica più patetica. Le comprese il Dolce, e seguì l’origina
ica. Le comprese il Dolce, e seguì l’originale, traducendole in versi più piccioli; la qual cosa con pace del Signor Mattei
oro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera div
in teatro la musica, e si maneggerà finchè il sistema non ne divenga più vero) sarebbe anche ora contrario all’economia mu
in sorte di essere trasportate75. Quello dell’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libe
ompetente idea de’ cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le immagini e lo spirito dell’originale senza vio
nostra lingua: Patria (ahi duol che ne ancide!) Ilio superbo, Or più non fia che a le nemiche genti Inaccessibil roc
o de’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe Tue spaziose vie
ormi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe Tue spaziose vie Non calcherà il mio
per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova
Euripide il carattere di Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più delicato e diventato ognor più vero, attivo, vigo
ne renduto poi senza dubbio dal Racine più delicato e diventato ognor più vero, attivo, vigoroso nell’ambiziosa Vitellia de
ro, attivo, vigoroso nell’ambiziosa Vitellia del Metastasio. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambi
mio, quale augellin rifugge Sotto l’ali materne? Ahi non è questo Più un asilo per te. Morì già Ettorre, Nè dall’avel
emporaneo chiamato Aristarco, e Scaligero ne fa autore un altro ancor più antico76. Non è però il parere men sicuro quello
nendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è una delle più terribili tragedie dell’ antichità, donde trasser
e a segno, che questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa dep
uesti di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile strage,
etti, ne’ suoi Proginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirl
a guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia. La favola enunciata
ierà ne’ lettori l’idea di un dramma Cinese o Spagnuolo che comprenda più azioni passate in molti anni. E pure essa ne cont
pprofittarsene nel Ciro Riconosciuto, dandole nuovo interesse e forse più leggiadria. L’argomento delle Baccanti è l’avvent
nare addosso da Arideo Macedone e da Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gloria poetica, del di lui favore press
esti due affermava non potersi facilmente decidere qual di essi fusse più riuscito ne’ due differenti sentieri che batteron
gli altri superato. V. Ultima epoca della tragedia Greca. Fra’ più insigni coltivatori della tragica poesia Greca av
one cognato de i due Dionisii, e Mamerco tiranno di Catania, il quale più di una volta contendendo co’poeti della Grecia or
essandro, Anantiade, Sosifane, Filisco e Licofrone. Quest’ultimo è il più noto per l’erudito quanto oscuro poema di Cassand
Declinando l’età e la sorte delle città greche non solo da esse mai più non uscirono Euripidi e Sofocli, ma per una speci
ono Euripidi e Sofocli, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici di quella nazione furono conseg
, i quali comechè utilissimi fossero per infiammare i Cristiani ad un più fervoroso culto della religione, erano però ben l
mpose la nota tragedia sacra intitolata Cristo paziente, la quale per più secoli si attribuì al prelodato San Gregorio, e n
ale per più secoli si attribuì al prelodato San Gregorio, e ne’ tempi più a noi vicini ad Apollinare seniore Alessandrino,
attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico di Melanta all’ altro più famoso che fu figliuolo di Poliframmone. Vi fu un
or meno qualificati, ma necessarj al poeta per tessere e condurre con più agevolezza e verisimilitudine la favola, coll’ op
openso ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più di tre effettivamente gl’ istrioni Greci, ciascun
il corpo del fratello insepolto. Dopo la vita era per gli antichi il più importante oggetto la sepoltura; e noi nel censur
raluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’ evenimento. 72. Histor
orza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’ evenimento. 72. Histor. lib. II.
ci astringe alla presente nota. Tutti gl’ intelligenti delle nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle fatiche di S
Essi vi hanno in tutt’altro adoperate le medesime molle de’ Greci. Le più belle tragedie dell’immortale Racine sono senza d
ancor essi riusciti egregiamente nella poesia tragica: conveniamo di più che qualche volta hanno uguagliati gli antichi ne
in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto ci assicura che da più migliaja d’anni nella culta Europa si veggono sul
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779
di galantuomo, continuò a condur compagnie, in cui militaron sempre i più forti artisti del momento, sino al triennio ’61-’
lligenza naturale accentatissima, a ottenere il plauso de’ pubblici i più varj, e nelle parti di ogni specie ; poichè egli
specie ; poichè egli mirabilmente passava dalla rappresentazione de’ più atroci personaggi, quali il Montalban nella Chiar
i Rosemberg, e il Walter nell’ Orfanella della Svizzera, a quella de’ più gai, quali il Geraldino della Lusinghiera e il Cu
terpretazione particolareggiata, sminuzzata, egli incideva i pensieri più riposti di una parte. La sua recitazione era, si
i riferisce come all’Arena del Sole il pubblico batteva le mani tanto più forte quanto maggiori erano le smancerie e le tur
dazioni del sentimento incomparabilmente a mostrarci l’uomo emulo de’ più celebri scrittori svolgevi l’idee eterne del vero
Non una commedia era da lui restituita senza che l’accompagnasser le più chiare e minute ragioni che ne avean determinata
l’anno e della Censura teatrale ecclesiastica…. Ne metto qui la parte più importante : Terminato il carnovale del 1832
ue censure ; l’ecclesiastica è in mano di certo abate Somaj, che è il più somaro ed il più incomodo di tutti i revisori. Qu
clesiastica è in mano di certo abate Somaj, che è il più somaro ed il più incomodo di tutti i revisori. Quasi a tutte le pa
ne. Se Ella conserva le mie ultime lettere, ella potrà vedere ciò che più o meno produsse effetto. Io ho sempre seco lei fa
88 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
fra gli altri dipinto un geloso che non vuol parerlo. Johnson riuscì più nelle commedie, a segno che si ebbe pel più eccel
l parerlo. Johnson riuscì più nelle commedie, a segno che si ebbe pel più eccellente comico dell’Inghilterra. Nelle tragedi
onimento del di lui figliuolo Carlo. Giacomo Shirly cattolico scrisse più d’un componimento teatrale. Lo storico Guglielmo
sue tragedie Venezia salvata e l’Orfana. Nella prima però i caratteri più importanti sono alcuni ribelli e traditori, i qua
ù importanti sono alcuni ribelli e traditori, i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro pa
i pignerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva. Il di lui credito pareggiò quello di Shakes
mostrò la gran distanza svantaggiosa all’autore Inglese. Riuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irrego
ì nel 1701, ebbe il titolo di Racine dell’Inghilterra senza meritarlo più dell’Otwai125. A me anzi parve, e pare ancora più
rra senza meritarlo più dell’Otwai125. A me anzi parve, e pare ancora più simile a Lope de Vega, tanto per la varietà, la c
elogj del celebre Alessandro Pope. Voltaire diceva che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credi
te delle opere che lasciò; e se le avesse scritte (poteva aggiugnere) più a seconda dell’arte che non ignorava che del gust
ese allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la trascurò più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una
tà sono le note caratteristiche de’ poeti comici Inglesi. Le commedie più graziose di tutto il teatro inglese, per avviso d
dia antica, e talvolta la sorpassa (Nota V). Le altre di lui commedie più pregiate sono l’Amore in un bosco rappresentata i
89 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
mma al grado di perfezione ond’era capace. Se l’odierna musica non ha più per iscopo quel fine morale cui la conducevano i
au, di Pope, di Garcilaso e di Racine; così dalla strana confusion di più voci nelle musiche ecclesiastiche vennero le subl
le che vi trasparisce, e che rende sconnessa, grottesca e ridicola la più bella invenzione dell’umano spirito. né giusto sa
la qualità degli strumenti, gli accompagnamenti divennero poco a poco più ricchi, l’orchestra acquistò maggior forza e vigo
asto animato de lumi e delle ombre per le figure. L’uso ne fu portato più avanti dal Lampugnani compositor milanese, che ri
l numero dei violini, si è dato luogo nella orchestra a gli strumenti più romorosi. I tamburi, i timbali, i fagotti, i corn
re? Qual è la poesia che non rimanga affastellata ed ingombera? Molto più dacché un altro vizio non minore di questo è venu
iano in lui diviene inutile, perché priva d’oggetto. Allora non trova più verosimiglianza o interesse nell’opera di quello
accompagnata dal colorito forte degli strumenti. Il quale riflesso fa più d’ogni altra cosa vedere quanto l’uso e il postum
creare in lui dei gusti fattizi opposti o diversi da quelli che sono più conformi alla natura. Imperocché egli è certo che
la musica vocale, e quella ch’è propria della strumentale, la prima è più fedele, più circostanziata e più immediata che no
cale, e quella ch’è propria della strumentale, la prima è più fedele, più circostanziata e più immediata che non è la secon
ropria della strumentale, la prima è più fedele, più circostanziata e più immediata che non è la seconda, dove la distanza
anima lacerata, se non se con un mormorio cupo ed agitato delle corde più basse, col suono piagnente degli stromenti da fia
altre ragguardevoli doti che degna rendevano la bella regina d’assai più lieto destino, i benefizi renduti da essa al prin
tà e configurazione loro diversa onde capaci riescono di combinazioni più numerose di suono, possono più acconciamente imit
a onde capaci riescono di combinazioni più numerose di suono, possono più acconciamente imitare le diverse proprietà sonore
o alla voce umana nella espressione degli affetti. Il canto non basta più volte per far capire agli uditori tutta l’agitazi
ero e colla natura delle vibrazioni loro, il risultato del suono sarà più vigoroso, perché composto dall’unione di tutti gl
tutti gli elementi che lo compongono, e l’effetto indi prodotto sarà più confaccente alle leggi dell’armonia, e per conseg
dotto sarà più confaccente alle leggi dell’armonia, e per conseguenza più musicale. [14] La seconda è quella ridondanza ecc
li sono l’esposizione d’un’aria sola, ci sarà da sperare che riescano più chiari ed intelligibili nella esposizione di tren
scano più chiari ed intelligibili nella esposizione di trenta e forse più scene? E se fa di mestieri che l’uditore dopo ave
no, s’incalzano, e con tanta rapidità si succedono nell’Olimpiade? Di più , questo metodo condurrebbe ben tosto la musica te
amente dispensato affine di non cadere nel vizio distruggitore d’ogni più squisito piacere qual è la sazietà. Ma o comprend
casso d’una tempesta con una sinfonia di bicchieri. Niente in oggi di più comune che il mischiare degli strumenti, l’azione
rchio il numero delle modificazioni sonore escludendo dalle orchestre più sorta di strumenti, che sarebbero acconci a produ
dell’arpa. [20] Tutti gli strumenti che si percuotono coll’arco hanno più o meno la stessa proprietà derivante dalla divers
non riesca talvolta nella musica drammatica136? ‌Perché non dar luogo più frequente alle violette, le quali non avendo il s
pate dagli occhi le lagrime e gettato il mio spirito in una maniconia più soave di qualunque allegrezza. Io porto ferma opi
’udienza una impressione vieppiù profonda che non è quella delle arie più rinomate che si sentono in oggi eseguite con tutt
ti che si commettono nelle moderne composizioni musicali. Ve ne ha di più sorta nella maniera d’eseguire i recitativi, into
uire i recitativi, intorno alla natura dei quali essendosi parlato in più luoghi di quest’opera, e dovendosi parlare in alt
da un’eccellente attrice, e dalla voce di lei ne raccoglieva i tratti più decisivi. Il Calsabigi mai non mandava a Gluck le
oppo in alcuni sentimenti comuni, e lasciano inoperosa l’orchestra in più luoghi dove la musica strumentale dovrebbe suppli
dall’oboè e dai corni, la quale separa con un frapposto intervallo di più battute l’accennate parole da queste altre: «Mor
un particolar sentimento compreso in una piccola canzonetta divisa in più strofi e fregiata di tutte le vaghezze della poes
a oratoria e nella poesia. [26] Supposti gli accennati principi tanto più sicuri quanto che sono ricavati non da’ capricci
cali raccozzati insieme senza disegno a formar un soggetto che per lo più è in contraddizione con se medesimo e col tutto i
di sempre aggirandosi dintorno alle stesse parole? A che il ripigliar più volte i due primi versetti sospendendo, anzi tron
stinte e durevoli della sua possanza, ha bisogno d’esser condotta per più modulazioni differenti. né m’è ignoto altresì che
egli sfogando da sé solo il proprio cordoglio, e ripetendo ai boschi più volte il nome d’Euridice; ma il farlo senza disce
così unito e concatenato che la curiosità dell’udienza venisse ognor più sollecitata a risaperne lo scioglimento, come si
ovi qual novello portentoso Orfeo della età nostra, vi sentì replicar più volte sulle nostre scene rimbombanti coi vostri a
tresì di ridurre la musica ad una sgradevole uniformità, altro per lo più non sentendosi in oggi che arie intrecciate e rid
nto ne richiederebbe una particolar cantilena, onde non sussisterebbe più la legge fondamentale stabilita di sopra, cioè l’
gli tratterà un quarto d’ora colla mano sull’elsa minacciandosi colla più bella melodia del mondo. La sconcezza in questo g
ordoglio” e simili, nelle quali esprimendosi la natura con un accento più vivo e più calcato, anche la melodia ritrova magg
simili, nelle quali esprimendosi la natura con un accento più vivo e più calcato, anche la melodia ritrova maggior novero
sto nel far capire che sanno l’armonia; alla qual notizia arrivandosi più presto con siffatto metodo che con quello di esam
strugger affatto la loro verità musicale. E questo è appunto il segno più decisivo della loro eccellenza. [41] Ma i moderni
le parole dallo spartito, la composizione da sé sola non offre per lo più veruna rassomiglianza, verun linguaggio intelligi
acilmente ponno rivoltarsi a qualunque altro significato. Per rendere più chiara e più palpabile la demostrazione, io vogli
no rivoltarsi a qualunque altro significato. Per rendere più chiara e più palpabile la demostrazione, io voglio aggiugnere
ere di studi. Fra tutti i rami della educazion letteraria non avvi il più trascurato di questo. Si crede aver addottrinato
no al primo colpo d’occhio la natura in tumulto, ora quelle sfumature più delicate e leggiere che richieggono a bene osserv
più delicate e leggiere che richieggono a bene osservarsi uno sguardo più esperimentato. Non s’istillano loro i principi di
rre, come sarebbe a dire intender bene la propria lingua, ravvisar la più acconcia collocazione degli accenti, la prosodia
gua, ravvisar la più acconcia collocazione degli accenti, la prosodia più esatta e la connessione dell’una e dell’altra col
allevato sulle rive dell’Eurota. Di queste ed altre cose appartenenti più da vicino alla scienza loro sono così all’oscuro
loro che non può farsi gran via in una scienza o facoltà senz’essere più che mediocremente versato nella cognizione delle
laggio si trova inalzata un teatro. Il solo Stato Pontificio ne conta più di quaranta. Mancherà la sussistenza agli indigen
ettacoli Panem et Circenses. Ogni anno s’eseguiscono di quà dai monti più d’un mezzo centinaio di rappresentazioni musicali
e negletti, perché il popolo avido di novità gli pospone, dopo averli più volte sentiti, alle bambocciate e alle caricature
pra di quello che ottiene, ama sul principio nell’armonia gli accordi più naturali e più semplici, tali cioè che nascano es
he ottiene, ama sul principio nell’armonia gli accordi più naturali e più semplici, tali cioè che nascano espontaneamente d
e la sorpresa che cagionavano il suo piacere, cerca degli altri tuoni più piccanti, che risveglino, a così dire, la sua inf
la stessa dimenticanza che i primi per dar luogo ad altre modulazioni più vive, l’effetto delle quali è di guastare e corro
Quanto maggiore è il trasporto di un popolo per gli spettacoli tanto più grande è la libertà che concede ai coltivatori di
nomie formate troppo presto nei fanciulli, le quali annunziano per lo più la debolezza dell’individuo e la scarsezza del pr
n ciascuno dei rami della facoltà musicale può questa nazione vantare più d’un professore di sommo merito. Infatti bisogner
, e sommamente cantabile; d’un Sarti degno di essere annoverato fra i più gran compositori del suo tempo pel colorito forte
i, d’un Cristoforo Gluck, il quale benché tedesco di nazione ha forse più d’ogni altro contribuito a ricondurre nel buon se
nettezza, e di ottimo gusto ha meritamente riscossi gli applausi dei più rinomati teatri. Né meno celebri sono presso agli
zza dell’arco, nella maestria dei passaggi e nell’arte di eseguire le più difficili squisitezze dell’armonia. Né la scuola
e del suono la dilicatezza e le grazie proprie del suo sesso. Sarebbe più facile «Ad una ad una annoverar le stelle» che
e il fare patitamente menzione di tanti altri compositori o esecutori più giovani, che sotto la scorta degli accennati maes
cennati maestri coltivano quest’arte deliziosa in Italia. Ma l’andare più oltre né piace né giova, non essendo il mio scopo
ggerezza, la varietà, la leggiadria, il brio, l’abbondanza, l’analisi più minuta dei tuoni, un maggiore raffinamento in tut
e la perfezione d’ogni arte imitativa consiste nella rappresentazione più o meno abbellita della natura, e nell’esprimere l
rimere l’oggetto che prende a dipingere senza sfigurarlo né caricarlo più di quello che comporta l’indole della imitazione,
uardo a cotale scopo, non è altro che una imperfezione, un difetto di più , in tal caso bisogna pur confessare, e confessarl
a quello di eccitar il riso avesse parlato meno alla immaginazione, e più allo spirito de’ suoi lettori. 139. [NdA] I pens
usica sull’Alceste del dotto Calsabigi, e nel Trattato dell’opera del più volte commendato Planelli.
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485
o seguito il Morandi che del Bonazzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni. Qua
a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta degli attori più abbietti, mentre in altro era la grande trinità a
da sostituire talvolta il Modena in alcuna delle sue parti e uno de’ più acuti e profondi critici, quando mena la sferza h
saccoccia. Pensateci. E da molti ancora che lo conobbero sentii dire più volte : non ci si poteva vivere accanto !… E nond
nondimeno, quand’egli vive lontano dall’arte nella quale egli vede le più alte idealità cedere il posto a la camorra signor
osto a la camorra signoreggiante, quanta dolcezza, quanta soavità…. e più ancora qual finezza di forma ; laddove, nello sco
ipale intento dell’ opera pubblicare le cose che contribuiscono a dar più compiuta la storia della nostra scena, metto qui
emarini e il fiorentino Luigi Vestri, due attori mostruosi. Non vi fu più chi superasse il Demarini per virile bellezza, pe
enza di voce, e per miracolose particolarità d’organismo. Per queste, più che per la forza di commozione, egli cangiava di
ti attori si udirono qui dal popolo con biglietto a mezzo paolo, poco più di venticinque centesimi ; e forse a minor prezzo
zzo di lire, mentre al teatro Re di Milano non ascendevano in tutto a più di ottanta lire ; tantochè senza forti compensi,
nza forti compensi, mancando le risorse delle grandi capitali, non fu più possibile alle migliori e più numerose compagnie
e risorse delle grandi capitali, non fu più possibile alle migliori e più numerose compagnie di calcare le scene provincial
le scene provinciali. Quindi a Perugia non solamente non vi tornarono più nè Demarini, nè Vestri, che pur seguitavano a viv
ti, non Francesco Righetti, non Giacomo Modena, non Gustavo Modena, e più tardi non il Morelli, non il Bellotti-Bon in giov
el limbo. Certo i migliori artisti si pagarono sempre qualche lira di più  ; ma non poterono mai alzar la testa con gl’impre
dei comici è assai meno antica di quel che si crede, e risale fino ai più cospicui attori odierni, quasi decrepiti in giove
ndi colleghi, diede la promozione in fama ed in paga agli artisti che più si appressavano a quelli, e spargendo anche sul t
inta di patriotismo si vergognò di non accorrervi quando recitavano i più riputati artisti d’Italia. Ma per la mancanza di
a dieci, a quindici e fino a venti mila lire all’anno, l’arte sempre più decadeva. Abbandonata o falsata la scuola del Mod
è milionario, laddove Vestri morì in miseria, e Demarini non ebbe mai più di ottomila lire all’ anno. A maggiori danni dell
igura è meschina e i modi sono piccoli, il pubblico se ne compiace di più perchè lo rassomiglia all’uno o all’altro dei tan
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
atori nel seguirli sempre senza raggiungergli ne ripetevano i difetti più che le bellezze negli ultimi lustri del secolo XV
tto recente della congiura del Bedmar contro Venezia, diede un saggio più vigoroso e più deciso de’ tragici suoi talenti, e
la congiura del Bedmar contro Venezia, diede un saggio più vigoroso e più deciso de’ tragici suoi talenti, e svegliò nel pu
el pubblico, e ne’ posteri viva brama che egli avesse potuto o calzar più per tempo il coturno, o prolongar più la vita. R
che egli avesse potuto o calzar più per tempo il coturno, o prolongar più la vita. Riouperoux compose Ipermestra tragedia
ria dell’Egitto. Si recitò nel 1701. Il Voltaire riconosce nell’Amasi più arte ed interesse, che nella Merope di Jean la Ch
entazione con quello degli evenimenti. Lo stile nel Romolo si risente più che nella precedente del difetto generale delle t
ia delle stesse espressioni poetiche solite ad usarsi da’ Francesi, e più lontane dalla natura. Non può riprendersi che Rom
bile il di lui amore, perchè nato tra’ continui disprezzi di Ersilia. Più fondatamente potrebbe riprendersene la maniera di
re. Tante lagrime, tanta sofferenza, tante angosce sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo che si scrive
, ovvero Ascanio o Astianatte che combattesse con Diomede o Ajace? La più applaudita delle quattro sue tragedie fu senza du
ore che niuna tragedia dopo il Cid siesi rappresentata in Francia con più felice successo, avendosene un testimonio glorios
che sugeri all’autore la nota sventura d’Inès, egli ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facendo che ottenuta da Alf
attenzione che debbesi a quelle d’Inès, Pure potrebbe ciò mirarsi con più equità, e dire che una donna come Costanza rende
ciò mirarsi con più equità, e dire che una donna come Costanza rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione d
cercavano che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito da più anni possessore dell’oggetto amato. Ma questa cen
erisce quanto Racine; ma gli spaventa con certo terrore tragico assai più vero e con un forte colorito tutto suo. Lontano d
sso i Greci, e se ne appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle greche, r
appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle greche, rendono talora diffici
ello di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il suo Pirro è più grande ancora del Pirro della storia. Grande fero
e verun partito per la propria salvezza. Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par
to per la propria salvezza. Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par che avvilisc
ui non amato. Artaserse nella stessa favola è un carattere incerto, e più d’uno lo reputerà stolto o maligno nel giudicar s
. Non ci curiamo di ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, q
esser meglio accreditata in qualche circostanza, e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’at
ebolir: porta al supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo. Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendi
do ed in parte correggendo il tragico inglese, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene di Bruto co
filosofia che vi serpeggia. Io non conosco altro dramma francese che più felicemente ne’ tre ultimi atti vada al suo fine
a Vermejo. Riscuoteva da circa due lustri gli applausi concordi della più colta Europa la Merope del marchese Scipione Maff
italiano. Senza dubbio Voltaire ha talvolta sostenuti i caratteri con più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personag
ha talvolta sostenuti i caratteri con più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personaggi: le bellezze de’ passi sono g
aïeux, Que mon pere en mes mains mis ce don prècieux. Merope sempre più sconcertata, Qui? ton pere? en Elide? En quel tr
fessa, dee almeno toglierle la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente
alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì al più volte lodato Calepio, e mal grado della di lui pa
e sue prose or parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino al 1743; e tanto con varia critica ne
a. Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli a
etto, colle situazioni meravigliose che portano il terrore tragico al più alto punto, coll’interesse sostenuto che aumenta
Egli è vero che nella condotta dell’azione si desidera qualche volta più verisimiglianza: che non sempre apparisce dove pa
bbero, ma per comodo del poeta. Ma molte scene inimitabili invitano i più schivi a leggere e ad ascoltare il Maometto. Tali
; e finalmente l’interessante terribile scioglimento che rende sempre più detestabile il carattere del ben dipinto impostor
rvi la vivacità che ne sostiene l’interesse. L’esempio dell’antichità più venerata, e de’ Francesi ne’ loro giorni più bell
L’esempio dell’antichità più venerata, e de’ Francesi ne’ loro giorni più belli, e del rimanente dell’Europa che se ne vale
to pel fanatismo, il quale abusa della religione e toglie l’orrore a’ più atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il fru
el contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse il più bel fine a cui siesi elevata la tragedia, cioè mo
lzira senza volerlo muove Zamora a danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’er
ani delle favole del Voltaire si desidera che ne sieno le circostanze più verisimilmente accreditate; sempre si vorrebbe ch
i Tiziano. Quella meravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti
pentimento? Gus. Forzar me stesso al pentimento? Io voglio Anche di più : forzar ti vò ad amarmi. Alzira insino ad or non
o molte e rilevanti opposizioni. In prima un’ ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ sat
ar loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto nel suo piano, e dà la più atroce idea della divinità. In oltre tutte le sit
e obbliga Semiramide ad entrare nel mausoleo. Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e pun
miramide ad entrare nel mausoleo. Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e punire Assur? L
trigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci, e torrebbe Tancredi d
. Ma sopra ogni altra cosa l’ultima scena è delicatamente toccata co’ più patetici colori nella morte dell’eroe. Sabatier
miniera mai sempre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace
ritirato a Gallion l’anno ottavo della Repubblica Francese, si provò più volte a calzare il coturno. Nel Dionigi sua prima
sostituite alla passione. Nel suo Aristomene comparvero tali difetti più manifestamente; Cleopatra si tenne per inferiore
leopatra si tenne per inferiore alle precedenti; e gli Eraclidi molto più . Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni
e religiosa disperata, videro appena la luce e disparvero. Non furono più felici nè Coriolano, in cui di più si notano gli
a la luce e disparvero. Non furono più felici nè Coriolano, in cui di più si notano gli accidenti accumolati in un dì senza
hese Le Franc de Pompignan nato in Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere poetico, ed oltre alla traduzione de
viluppo che punto non riuscì sulle scene, e non vi tornò a comparire. Più complicato fu il suo Gustavo Wasa composto nel 17
a se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non si mostrò più abile in far operare due bassi traditori determin
simamente verso le donne , e quasi tutti i cittadini che non potevano più soffrire, al dir del cardinal Bembo, desiderano t
di calunnia intentata. E da qual classe di Napoletani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’assassino, l’infame, il poltrone
eziani, e formò contro di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici di tal libertà fossero gli stra
rudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancora che la vendetta sia più ingegnosa e più implacabile in Italia che altrove
fa credere (aggiugne) oggi ancora che la vendetta sia più ingegnosa e più implacabile in Italia che altrove»? Quale impuden
nosa e più implacabile in Italia che altrove»? Quale impudenza! E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci
gli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano,
iela di Vergy? Non è francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi
francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più a
l più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più accaniti e dà a mangiar per vendetta i cuori uman
one e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela di Vergy, già più non rimangono che i nomi, mancando loro la nota d
n molto felice, il carattere del protagonista espresso con freddezza. Più celebrità ebbe Carlo IX in tempo della rivoluzion
de’ caratteri nel poema epico del Voltaire, si trovano fuor di dubbio più forti e più vere di quelle che Chenier mette in a
i nel poema epico del Voltaire, si trovano fuor di dubbio più forti e più vere di quelle che Chenier mette in azione. La mo
e che Chenier mette in azione. La morte di Coligni nell’Erriade assai più patetica eccita la compassione tragica che si des
rano lo studio da lui fatto ne’ buoni modelli; e lo meriterebbe ancor più se vi regnasse minor copia di declamazioni trivia
figlio; l’artificio di Medea per giugnere al suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore di Egeo; quella di Teseo, Palla
i l’autore avendo richiamato a se il suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo al teatro o di pubblicarlo p
; Cajo Mario a Minturno di tre atti recitata nel maggio del 1791, che più non si rivide; e Bianca e Montcassin di cinque at
in di cinque atti rappresentata nel 1799. Quanto alla prima rende vie più manifesta la difficoltà di tornarsi a trattare i
a quel Romano, ma non in tutto il componimento. Ci occuperemo un poco più di Bianca e Montcassin. Atto I. L’autore suppone
ad annunciare alla figlia di averle destinato uno sposo illustre, nè più soggiugne, per essere stato chiamato al Consiglio
et non pas seducteur, Comunque sia, risponde Contarini, io non sono più l’arbitro del destino di mia figlia. La scena lun
e. Montcassin e Pisani si ritirano, e la scena rimane vota secondo il più recente metodo de’ moderni. Sottentrano Contarini
zia. Ma è permesso in un fatto recentissimo falsificare la storia nel più essenziale, cioè nell’essere e nel carattere del
ro? La tragedia suole alterare alcuna circostanza della storia, e con più frequenza quando l’evento risale alla remota anti
92 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
a e profusione eccessiva negli spettacoli scenici. Non furono mai più sontuosi e frequenti i giuochi scenici quanto ne’
llerine forestiere, secondo Ammiano Marcellino169, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altretta
fi, retori ed altri letterati stranieri. Era Tiberio uno de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Egli punì come
in giorno acquistato tal predominio sopra i Romani, che i personaggi più illustri e le matrone più nobili facevano a gara
predominio sopra i Romani, che i personaggi più illustri e le matrone più nobili facevano a gara nell’arricchirla, nel trat
quando egli ballava, se sventuratamente qualche spettatore facesse il più picciolo strepito, se ’l faceva recare innanzi e
capriccio di domandargli, fra Giove e lui qual de’ due gli sembrasse più maestoso. E perchè Apelle indugiò alcun poco a ri
eodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi in Italia, periodo il più deplorabile per l’umanità a cagione del concorso
Paolo retore che fioriva verso la fine del quarto secolo, e coltivava più di un genere poetico oltre alla storia. Ausonio g
tezza, e fa voto di castità; e nella seconda parte l’imperadore non è più Costantino, ma Giuliano, da cui Gallicano viene e
ilesimo. Così pensa il P. Bernardo Pez, che lo diede alla luce193. Ma più tardi che egli non istima uscirono nella Germania
ò che il primo io non sono a dubitarne; e il dotto Scipione Maffei194 più cose (dice) alquanto difficultano il crederlo (de
ose (dice) alquanto difficultano il crederlo (del secolo XII) e tanto più , se ciò si fosse arguito dal solo carattere del c
di canne, quadriglie e tornei. Furono anche versificatori; ma per lo più (almeno per quel che apparisce da i libri dell’Es
isonassero unicamente di buffonerie e laidezze, per le quali ci vuole più impudenza che ingegno. Sorse poscia il Cristianes
che rappresentazioni, gli zelanti Cristiani concepirono del teatro le più sozze idee, e scagliarono le più amare invettive
Cristiani concepirono del teatro le più sozze idee, e scagliarono le più amare invettive contro gli spettacoli e gli attor
a que’ rapidi abbozzi poetici ove scelgonsi arbitrariamente i colori più vaghi, ed a capriccio si compartono l’ombre ed i
ofo investigatore in qual distanza dalla coltura essi ritrovinsi. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messi
re in qual distanza dalla coltura essi ritrovinsi. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messicani, quei di C
danze e canzoni i Messicani, quei di Chiapa, i Tlascalteti, mostransi più prossimi ad emergere dalle ombre, perchè non lont
nza sceverar ne’ loro drammi gli evenimenti ridicoli da’ lagrimevoli. Più filosofi quei di Cusco giunsero a separar le azio
a Tebe, ne’ Persi. Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di viva
Persi. Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di de
e si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di veri
pa il raro l’intatto pregio di meglio parlare al cuore, avvivando col più vigoroso colorito tutti gli affetti che s’apparte
Qualche negligenza nell’economia scenica manifesta ch’egli attendeva più a colorir vivamente la natura che a consigliarsi
icità di azione; sapendosi per tutto ciò egregiamente prevalere della più poetica e più armoniosa delle favelle antiche e m
e; sapendosi per tutto ciò egregiamente prevalere della più poetica e più armoniosa delle favelle antiche e moderne, e adop
Alceo, Cratino, Eupolide ed Aristofane la perfezzionano, e la rendono più caustica. La natura del governo Ateniese inspirò
erocia col timore delle potenze straniere, si avvezzò ad una commedia più discreta, più delicata, la quale si circoscrisse
ore delle potenze straniere, si avvezzò ad una commedia più discreta, più delicata, la quale si circoscrisse a dilettare co
genere gli Apollodori, l’uno e l’altro Filemone, Difilo, Demofilo, e più di ogni altro Menandro che divenne la delizia de’
e con carattere particolare, meno attaccato alla naturalezza Greca, e più confacente alla maestà Romana. Il perno però su c
che non rispettavano la memoria de’ re della stessa mitologia o della più remota antichità come Agamennone. Abbandonato il
itauli e Corauli, a i Mnesteri, a i Paridi, a i Piladi ed a’ Batilli, più non ammise la commedia Terenziana che parve fredd
lgere altrove il volo, cercando aure meno ingrate, men rigido clima e più ospitale e dolce nido. Ottimamente ad altro propo
um. 13. 188. Non ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittori, ed anche dal P. Bianchi nell’opera Rag
93 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »
t Graincelle, Asmodeus, et tout la séquelle.» siffatto scongiuro era più a proposito per mandar in inferno i viventi che p
ia che manifestò poscia nelle composizioni de’ gran maestri italiani. Più d’ogni altra cosa contribuì l’eleganza, la precis
me moi, n’a perdu votre cœur.» [4] Si vuol rappresentare il tormento più squisito e più crudele che possa trovar ricetto n
du votre cœur.» [4] Si vuol rappresentare il tormento più squisito e più crudele che possa trovar ricetto nel cuor d’un am
la creazione del mondo; si paragonino poi codesti squarci e molti di più che potrebbero in mezzo recarsi coll’ode sulla pr
voluto far pompa di lirica grandiosità, indi si giudichi, se sia o no più facile il criticar un grand’uomo che l’uguagliarl
dove regolata da impressari scarsi di sostanze e cupidi del guadagno più non si potè mantenere col dispendio che esigevan
iò che si profondeva dall’altra. Della qual disposizione dovuta forse più alle cause accidentali, che a positivo disegno di
ove prima si frammettevano contra ogni retto pensare. Una cognizione più intima del teatro gli fece avvertire che l’aria,
ione, facendo in seguito succeder l’esordio. [9] Due difetti però che più d’ogni altro sformavano il melodramma s’assoggett
tarsi vieppiù delle squisitezze della musica, le quali spiccano molto più nella monodia e nel duetto che nelle partizioni d
enze a fatica ricompensate colle originali bellezze, che dopo venti e più secoli siamo pur costretti ad ammirare nei loro s
i drammatici. [10] Siffatta riforma venne al melodramma per opera de’ più celebri poeti a quel tempo, de’ quali io non nomi
che in qualche modo al cangiamento concorsero, lasciando le ricerche più minute a coloro che stimano aver fatto gran via n
he gusto ne aggiunsero. Il Capece lavorò alcuni dove si scorge poesia più fluida e musicale con ispeditezia d’intreccio. Si
e privo di calore. Ignora l’arte di render armonioso il recitativo, e più ancora quello di render le arie musicali. La cadu
ncora quello di render le arie musicali. La caduta dei Decemviri è il più passabile de’ suoi componimenti. Il Bernardoni, p
e nella canzone Donna negli occhi vostri, la quale è al mio avviso il più ricco gioiello del moderno parnaso italiano. [11]
l mio avviso il più ricco gioiello del moderno parnaso italiano. [11] Più benemerito si rese, e maggior celebrità acquistò
e le copie. Eppure oltre a sessanta ne scrisse tra occupazioni per lo più contrarie al poetico genio. Il suo stile è corret
mpi di Metastasio. E siccome il suo carattere naturalmente il portava più a quel genere di stile che a qualunque altro, cos
mmuni? No:         Immuni non andrete, o miscredenti.                  Più di leon feroce                         Darà dall’
do lume della luna e questa stessa rischiarata da’ raggi del sole nel più puro mattino di maggio. La fretta con cui gli lav
isda, Engelberta, Ganguir, Svanita, Lapidot, Nabot, Illel, Azanel con più altri ruvidi vocaboli sono più acconci a mettersi
ita, Lapidot, Nabot, Illel, Azanel con più altri ruvidi vocaboli sono più acconci a mettersi in una dichiarazione di guerra
r sempre qualche cosa da immaginare allo spettatore allorché l’occhio più non vede e l’orecchio non sente, così il discosta
il Paolo Veronese del teatro. Allora la prospettiva fu impiegata non più a esporre sotto gli occhi esseri fantastici, che
94 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
me dicemmo, diverse favole spagnuole al lor teatro, purgandole per lo più dalle principali irregolarità, ma sovente sfigura
, che le donne stesse seguendo la moda prendevano nella conversazione più famigliare. Allorchè poi questa farsa si ripetè i
i ripetè in Parigi dove il ridicolo che vi si satireggia, esser dovea più disteso e più notabile, si accolse così favorevol
rigi dove il ridicolo che vi si satireggia, esser dovea più disteso e più notabile, si accolse così favorevolmente che se n
re intorno al cuore umano e a’ costumi nazionali, e disviluppò sempre più il suo discernimento e buon gusto, e ne migliorò
stile. Tutto ciò si conobbe nella recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di
arattere di questa favola parimente ricavata dagl’ Italiani non è de’ più dilicati, ma per la piacevolezza e per l’interess
iacevole commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia più che di gusto e d’intelligenza, Moliere nel seguen
vera pietà e religione. Mille pregi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e delle scene francesi.
l’Avaro commedie tratte da Plauto e accomodate ottimamente a’ costumi più moderni, e Giorgio Dandino piacevolissima farsa,
ni, e Giorgio Dandino piacevolissima farsa, il cui soggetto non è de’ più innocenti, e che col sale comico scema in parte l
all’altra commedia-balletto le Bourgeois gentilhomme che valeva assai più . Il solo Luigi XIV ne giudicò in Versailles più f
omme che valeva assai più. Il solo Luigi XIV ne giudicò in Versailles più favorevolmente de’ suoi cortigiani, il che dimost
olge Scapino, e la scena della galera appartengano a un genere comico più basso. Psiche tragedia-ballo che si era rappresen
o. Moliere nato nel 1628 con disposizioni naturali alla poesia comica più che alla seria, appena ebbe veduto il teatro di B
renti. Dipinse a maraviglia i petits-maîtres francesi divenuti ognora più ridicoli col passarne la caricatura nelle altre n
a Scuola delle donne, si ricavarono dal teatro spagnuolo. Prese assai più dagl’ Italiani. Dallo Straparola trasse l’argomen
d’innamorati, le quali cose gl’ impedirono il rilevar tutti i tratti più vivaci di tal fecondo detestabile carattere sempr
sedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destrezza la guerra agl’ impostori: niu
stori: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola da per tutto senza l
endola da per tutto senza lasciarla prima d’ averne raccolti i tratti più rassomiglianti. Di quì venne quella verità di car
dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi
donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tartuffo preceduti alla Mère
Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le di lui commedie più pregevoli. Tutte le sue favole vanno impresse in
ase in Parigi fino al 1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese
Italiana sino al 1697, quando d’ordine sovrano rimase chiuso. Per lo più essa rappresentava commedie dell’arte ripiene sov
e il cardinale Richelieu, in cui una volta danzò Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò in pubblico Luigi XIV, cioè nell’Erco
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184
Antonazzoni Marina Dorotea. Moglie del precedente, nota più specialmente col nome di Lavinia, nacque in Venez
a Don Giovanni. Ahimè !… Come scriveva il Piazza nel suo Teatro che è più facile trovare il moto perpetuo, che la concordia
nti, le scuse di ogni parte. Scrissero lettere il Bruni (V.), uno dei più acerbi nemici dell’Antonazzoni (perchè pare fosse
; tormento già di questo cuore grandissimo, e della borsa. Non poetar più per lei voglio. Siasi pur ella in Paradiso, e god
letta e piace, ed a par di begli occhi anco innamora. Ed ecco, senza più , le lettere di Lavinia e di Ortensio a D. Giovann
agni V. E. con tanta humanità concede. Hauendo io dunque conosciuto a più d’un segno manifestamente che il sig.r Fulvio per
ti in quantità, e sorella in Monistero, anzi sopra le spalle, e tanto più ero necessitato a pensarci, quanto che mi riducev
to, sperando in Dio e in V. E. diffensori del giusto e protettori de’ più infelici. Il Sig.r Flavio dunque, veduta questa p
ompagnia : là dove il povero giovane, credendo alle nostre parole, ma più alle promesse del Sig.r Flavio, lasciò ogni inter
vero Leandro non ci ha colpa, nè dovrebbe rimanere schernito, e tanto più che il detto Sig.r Fulvio ha detto mille volte, c
est’ hora, con speranza di essere consolata dalla gracia sua. E tanto più che questa è cossa che non a porta disonore, anzi
viene io non uscirò fora a recitare se questa donna è in compagnia, e più tosto mangerò radice di erbe e mi contentarò di a
facino a nostro modo ; ma s’inganano di gran lunga poichè non abiamo più che impegnare, e dinari noi non abbiamo, non n’as
iperbolici, un’accozzaglia di frasi reboanti e di stupidaggini della più bassa specie. È uno dei soliti lavori a protagoni
rafia, per non affaticar troppo il lettore. O mio dolce Teseo, o non più mio se tu da me ten fuggi, e vuoi ch’io pera. Ah,
zi cor senza senso, cor di duro macigno, anzi d’un aspro scoglio, cor più freddo che ghiaccio, crudel vie più che tigre, pi
gno, anzi d’un aspro scoglio, cor più freddo che ghiaccio, crudel vie più che tigre, più che l’orsa rabbioso, sordo vie più
aspro scoglio, cor più freddo che ghiaccio, crudel vie più che tigre, più che l’orsa rabbioso, sordo vie più che l’aspe, ci
hiaccio, crudel vie più che tigre, più che l’orsa rabbioso, sordo vie più che l’aspe, cieco vie più che talpa, più del lupo
e tigre, più che l’orsa rabbioso, sordo vie più che l’aspe, cieco vie più che talpa, più del lupo rapace, basilisco mortale
e l’orsa rabbioso, sordo vie più che l’aspe, cieco vie più che talpa, più del lupo rapace, basilisco mortale, vipera veleno
rapace, basilisco mortale, vipera velenosa, angue pien d’ira e tosco, più fugace del cervo, più veloce del vento, più che l
ale, vipera velenosa, angue pien d’ira e tosco, più fugace del cervo, più veloce del vento, più che l’onda volubile, incost
angue pien d’ira e tosco, più fugace del cervo, più veloce del vento, più che l’onda volubile, incostante, ingrato, crudo,
ine ; e chiude l’atto terzo coi versi seguenti che sono l’espressione più chiara di questa strana pazzia : L’ardir mi porg
ompagnie a modo contarsi sulla punta delle dita, s’è visto e si vedrà più volte, come il Duca di Mantova sudasse per metter
di Arianna mi mette un gran dubbio nel cervello. Questo incalzarsi di più che sessanta frasi, compiute in un sol settenario
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 850-853
; ma tale aggravio fu compensato dalle nuove paghe salite a cifre non più sognate : mentre il gran Zenerini trent’anni addi
cipali e delle produzioni vecchie e nuove di ogni genere, esigendo la più scrupolosa esattezza di ambiente sia pel vestiari
a, non mai superato, Luigi Vestri, e la giovinetta Amalia Bettini ; e più tardi la maschera del Meneghino, sostenuta dal Pi
1827, pianto non solo dalla famiglia artistica, che perdeva in lui il più onesto e forte dei capocomici, ma da quanti, cono
8 mila, affinchè si dovessero presentare su quelle scene gli artisti più rinomati. Altro vantaggio era un contratto di pri
palchi era esorbitante per la prosa. Quelli di 2º ordine si pagavano più delle attuali lire 16. Quelli di 1º e 3º ordine,
dine si pagavano più delle attuali lire 16. Quelli di 1º e 3º ordine, più delle attuali lire 14, e negli altri due ordini,
ordini, meno ; ma se non si regalavano rimanevano vuoti. Le famiglie più opulenti, bramose di assistere a quelle rappresen
pericolo di sentirsi umiliato accanto dell’alta aristocrazia ? Per di più , un picchetto di granatieri era ordinato di guard
re sei ducati (lire 25,50), ordinando però che non si permettesse mai più un fatto simile. Torniamo a noi. Il signor Fabbr
sta risposta : – Se credete di fare il vostro interesse, date mano al più presto alle pratiche necessarie presso la R. Sopr
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1064-1067
pagnia per due anni, con l’Anna prima donna, ruolo ch’ella non lasciò più sino al ’48. Fu con Giuseppe Moncalvo due anni, p
l’61 al’75 con Alamanno Morelli, dal quale si allontanò per ritirarsi più che settantenne a Firenze, ove morì il 12 maggio
maggiore ne sarebbe stata la riputazione artistica, se vissuta in età più vicina alla nostra, e se non avesse avuto da lott
cerca d’insinuarsi verso Coltellini per farmi onta e spauracchio. » E più oltre : « Anche la Job prima donna comica, vil……
rimo creator ; Garrico surse Alto interpetre anch’ei d’alto poeta ; E più ammirato a le britanne scene Tornò geloso ad adir
La nebbia del Tamigi ; e Francia omai Conquistatrice d’itali cantori Più non s’adonta degli amari accenti Onde l’inane mus
Che a Silfidi e ad Orfei traggon le genti ; Ove d’Italia in le città più vaste Ad armoniche gole e a piè danzanti Si pospo
ar la vita, O la mal tramandata arte degli avi Gl’ istrioni creò, che più dispersi Di nomadi pastor mai non s’uniro A durev
agliardi Moti de l’alma interpetre il clamore, Il vulgo concitar, che più sonanti A chi gridar più sa batte le palme. Quind
nterpetre il clamore, Il vulgo concitar, che più sonanti A chi gridar più sa batte le palme. Quindi deserte, o mal calcate,
ik fu sepolto nelle tombe reali d’Inghilterra. La storia non rammenta più magnifici funerali di quelli ch’Egli ebbe. 13. N
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. Fra più insigni coltivatori della tragica poesia greca co
e Dionisii coltivò pure la poesia tragica. Mamerco tiranno di Catania più di una volta contendendo co’ poeti della Grecia o
essandro, Anantiade, Sosifane, Filisco e Licofrone. quest’ultimo è il più noto per l’erudito quanto oscuro poema di Cassand
o l’età e la sorte delle città Greche, non solo da quelle regioni mai più non uscirono Euripidi o Sofocli o Eschili, ma per
di o Sofocli o Eschili, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più rinomati drammatici di quelle contrade piene di g
, i quali comechè utilissimi fossero per infiammare i cristiani ad un più fervoroso culto della religione, erano però ben l
mpose la nota tragedia sacra intitolata Cristo paziente, la quale per più secoli si attribui al prelodato san Gregorio, e n
ale per più secoli si attribui al prelodato san Gregorio, e ne’ tempi più a noi vicini ad Apollinare seniore Alessandrino,
lle favole di Menandroa. Si corruppe finalmente la Greca lingua, e se più tardi in que’ paesi si scrisse alcuna favola dram
99 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
tatori seguendogli sempre senza raggiugnergli ne ripetevano i difetti più che le bellezze negli ultimi lustri del secolo XV
esentanza con quello degli evenimenti. Lo stile del Romolo si risente più della precedente del difetto generale delle trage
dente del difetto generale delle tragedie francesi, cioè vi si scorge più copia delle stesse espressioni poetiche solite a
delle stesse espressioni poetiche solite a praticarsi da’ Francesi e più lontane dalla natura. Non può riprendersi che Rom
dibile il di lui amore perchè nato tra’ continui dispregi di Ersilia. Più fondatamente però se ne riprende la maniera di am
e. Tante lagrime, tanta sofferenza, tanta angoscia sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo di Artamene,
, ovvero Ascanio o Astianatte che combattesse con Diomede o Ajace? La più applaudita delle sue tragedie fu senza dubbio l’I
ore che niuna tragedia dopo il Cid siasi rappresentata in Francia con più felice successo, avendosene un testimonio glorios
he suggerì all’autore la nota sventura d’Inès, egli ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facendo che ottenuta da Alf
che Inès; sembrandogli ciò poco verisimile in un marito possessore da più anni dell’oggetto amato. Ma quest’ultima censura
erisce quanto Racine; ma gli spaventa con certo terrore tragico assai più vero e con un forte colorito tutto suo. Lontano d
sso i Greci, e se ne appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle Greche, r
appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle Greche, rendono talora diffici
ello di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il suo Pirro è più grande ancora del Pirro della storia: grande, fer
e verun partito per la propria salvezza. Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par
to per la propria salvezza. Nel Serse si desidera ancora più decoro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par che avvilisc
ui non amato. Artaserse nella stessa favola è un carattere incerto, e più di uno lo reputerà stolto o maligno nel giudicar
. Non ci curiamo di ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, q
essere meglio accreditata in qualche circostanza e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’at
arte seguendo in parte correggendo Shakespear, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene di Bruto co
losofia che vi serpeggia. Io non conosco un altro dramma francese che più felicemente ne’ tre ultimi atti vada al suo fine
a Vermejo. Riscuoteva da circa due lustri gli applausi concordi della più culta Europa la Merope del marchese Maffei, quand
Italiano. Senza dubbio Voltaire ha talvolta sostenuti i caratteri con più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personag
ha talvolta sostenuti i caratteri con più dignità: ha dati sentimenti più gravi a’ personaggi: le bellezze de’ passi sono g
ux, Que mon père en mes mains mit ce don précieux. Merope sempre più sconcertata: Qui? ton père? en Elide? En quel
fessa, dee almeno toglierle la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente
sue prose, or parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino al 1743; e tanto con varia critica ne
a. Noi seguendo il nostro costume quello ne diremo che possa darne la più adeguata idea, non pensando servilmente con gli a
etto, colle situazioni maravigliose che portano il terrore tragico al più alto punto, coll’ interesse sostenuto che aumenta
Egli è vero che nella condotta dell’ azione si desidera qualche volta più verisimiglianza: che non sempre apparisce dove pa
sità ma per comodo del poeta37. Ma molte scene inimitabili invitano i più schivi a leggere ed ascoltare il Maometto. Tali s
; e finalmente l’interessante terribile scioglimento che rende sempre più detestabile il carattere del ben dipinto impostor
to pel fanatismo, il quale abusa della religione e toglie l’orrore a’ più atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il fru
el contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse il più bel fine a cui siesi elevata la tragedia, cioè mo
lzira senza volerlo muove Zamoro a danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’er
ani delle favole del Voltaire si desidera che ne sieno le circostanze più verisimilmente accreditate, sempre si vorrebbe ch
i Tiziano. Quella maravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti
orresti Forzar me stesso al pentimento? Gus. Io voglio Anche di più : forzar ti vo’ ad amarmi. Alzira insino ad or n
o molte e rilevanti opposizioni. In prima un’ ombra che apparisce nel più chiaro giorno alla presenza de’ principi, de’ sat
ar loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto nel suo piano, e dà la più atroce idea della divinità. V Tutte le situazioni
e obbliga Semiramide ad entrare nel mausoleo. Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e pun
miramide ad entrare nel mausoleo. Non ha ella altri mezzi più certi e più efficaci per liberare il figlio e punire Assur? L
trigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci e torrebbe Tancredi di
. Ma sopra ogni altra cosa l’ultima scena è delicatamente toccata co’ più patetici colori nella morte dell’eroe. L’ab. Saba
icca miniera sempre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace
e duro e scorretto. Il maestro della Poetica Francese M. de Marmontel più volte si provò a calzare il coturno. Nel Dionigi
sostituite alla passione. Nel suo Aristomene comparvero tali difetti più manifestamente; Cleopatra si tenne per inferiore
leopatra si tenne per inferiore alle precedenti, e gli Eraclidi molto più . Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni
anie religiosa disperata videro appena la luce e sparvero. Non furono più felici nè Coriolano in cui anche si notano gli ac
chese Le Franc de Pompignan nato a Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere, ed oltre alla traduzione del Promet
a se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non si mostrò più abile in far operare due bassi traditori determin
ssimamente verso le donne, e quasi tutti i cittadini che non potevano più soffrire, al dir del cardinal Bembo, desiderano t
di calunnia intentata. E da qual classe di Napolitani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’assassino, l’infame, il poltrone
eziani, e formò contro di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici di tal libertà fossero i France
rudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancora che la vendetta sia più ingegnosa e più implacabile in Italia che altrove
fa credere (aggiugne) oggi ancora che la vendetta sia più ingegnosa e più implacabile in Italia che altrove”. Qual impudenz
gnosa e più implacabile in Italia che altrove”. Qual impudenza! E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci
gli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano,
iela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi
Francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più a
l più vendicativo, il più inumano, che vince i Selvaggi e i Cannibali più accaniti e dà a mangiar per vendetta i cuori uman
tone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela di Vergy già più non rimangono che i nomi, mancando loro la nota d
esse du Maine premessa all’Oreste. 28. Voltaire riconosce nell’Amasi più arte e interesse, che nella Merope di Jean la Cha
ir: porta al supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo; Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si ven
enza a mantenervi la vivacità che interessa. L’esempio dell’antichità più venerata, de’ Francesi ne’ loro giorni più belli,
. L’esempio dell’antichità più venerata, de’ Francesi ne’ loro giorni più belli, del rimanente dell’Europa che se ne vale,
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 642-645
edo che l’arte degli antichi greci nella pantomima non potesse andare più oltre. Allegra e vivace nelle scenette, sapeva r
eronese morì il 20 luglio 1768 tra le braccia di Cromot, che amava da più anni la cara artista, per la quale ordinò magnifi
mestiere, fu ne' suoi successi di una modestia rara che ne la rendea più degna. Lasciò morendo ogni suo avere alla sua fa
ana, pur conservando tal titolo, ingiustificato omai, non rappresentò più che commedie scritte in francese. Fra le testi
se, ove eravamo aspettati a pranzo. Non è possibile di trovar persona più allegra e più amabile di Madamigella Camilla. Que
o aspettati a pranzo. Non è possibile di trovar persona più allegra e più amabile di Madamigella Camilla. Questa rappresent
'35 : ma la Dehesse fu prima amorosa poi servetta, mentre Cammilla fu più specialmente ballerina. È dunque assai più probab
rvetta, mentre Cammilla fu più specialmente ballerina. È dunque assai più probabile che la data assegnata dal Bouchot o dal
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