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1 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
ti di lusso non che di necessità, ma non ebbe della drammatica se non que’ semi che sogliono produrla da per tutto, cioè tra
e, e possono giustamente chiamarsi pantomimi. Dilettavansi sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresenta
bbe polizia e legislazione eccellente per la natura e per l’indole di que’ popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe
nato nemico della storia. Dispiacquegli (vedi la III dissertazione di que’ suoi curiosi Saggi Apologetici troppo presto obbl
oto magiore per segnar le strade da tenersi, e col dare nelle carte a que’ nuovi paesi il proprio nome pervenne col tempo à
pregevole sua Storia di America. Or non fu uno de’ primi argonauti di que’ mari? Voglio anche accordare al l’apologista Lamp
2 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
ti di lusso non che di necessità, ma non ebbe della drammatica se non que’ semi che sogliono produrla da per tutto, cioè tra
e, e possono giustamente chiamarsi pantomimi. Dilettavansi sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresenta
be polizia e legislazione eccellente per la natura e per l’ indole di que’ popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe
nato nemico della storia. Dispiacquegli (vedi la III dissertazione di que’ suoi curiosi Saggi Apologetici) che io numerassi
to maggiore per segnar le strade da tenersi, e col dare nelle Carte a que’ nuovi paesi il proprio nome pervenne col tempo a
sua pregevole Storia di America. Or non fu uno de’ primi argonauti di que’ mari? Voglio anche accordare all’Apologista tutto
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
in Ispagna, ov’era ancora nel 1782 impiegato alla direzione di uno di que’ teatri.
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article »
ono parecchi anni che trovasi in Napoli (1781-82) impiegato in uno di que’ Teatri, facendosi onore e procurando a sè stesso
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 768
Datosi alle parti di tiranno, tanto seppe accoppiare il buon volere a que' naturali doni che in sè riunisce, che giunse a re
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1064-1067
l’alma ; e a lor commise Crescer, non che mostrar, l’alta virtude Di que’ famosi, ed in onor tornarli, Se non mertato li co
la corte del maggior Luigi Non fu udito giammai. Di premio degni Fur que’ valenti ; e premio a l’ un fu assai Vita d’agi be
uree monete o comperar le note D’una prode laringe. E fortunate, Se a que’ cantori desiati tanto Tutta la possa del valor ca
7 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9
le, di Plutarco, di Tullio, di Quintiliano, e mentovar dove stia bene que’ graziosi sagaci attori, i quali seppero sulle più
coli del loro tempo, che accreditarsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto af
o dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori da que’ larghi promettitori eterni di opere che non si pr
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 753
e la natural comicità. Passò poi col Pianizza a Napoli, « e i uno di que' teatri – dice Fr. Bartoli – si fece conoscere per
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
are un finale d’atto, molti ne inferirono che non foss’egli autore di que' drammi, ma sì un suo defunto compagno di catena.
10 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
vvolta la musica antica, la quale da Boezio e da Sant’Agostino fino a que’ tempi non ebbe alcuno scrittore che presa l’avess
crittore che presa l’avesse ad illustrare; e di toccar principalmente que’ punti ne’ quali consistendo a giudizio degli uomi
trovava allora la musica, e per conseguenza le fatiche e i meriti di que’ valentuomini italiani che intrapresero di corregg
cui poterlo applicare. Ciò si vede eziandio dal costume introdotto in que’ tempi assai frequente nelle carte musicali che ne
sapere più alla distesa a quali strani ghiribizzi si conducessero in que’ tempi i musici vegga il libro XXII della dottissi
tto originale avea bisogno delle dita del proprio artefice per vibrar que’ suoni celesti. Però i musici, quantunque gareggia
l’imbarazzo d’un sistema complicatissimo, afferrar la dilicatezza di que’ sentimenti semplici insieme e sublimi. Nell’osser
componimenti, e la chiusa spiritosa che incominciò a introdursi circa que’ tempi, onde simili divennero agli epigrammi di Ma
amori?          Deh! Se scintilla ancora          Ti scalda il sen di que’ sì cari ardori          Senti, mia vita, senti   
e vengono così miseramente sformate. Soprattutto la strada battuta da que’ maestri per esprimer bene il recitativo è la sola
altre capaci d’intonazione o d’armonico movimento. Osservarono infine que’ modi e quegli accenti particolari che gli uomini
11 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. Usciti que’ conquistatori da paesi, ove regnava l’ indipenden
misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’ istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome di vere az
lia. Il medesimo Sig. Lampillas per mostrare che gl’ Italiani erano a que’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, ad
he in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle pa
stile. Che se volesse il Sig. Lampillas mostrare che gl’ Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
rsal barbarie era tutt’altra da quella che la dipinse l’apologista. A que’ tempi sotto l’Ostrogoto Teodorico era governata c
li cose vedasi il Conrigio, il Lindebrogio, il Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora, cioè sin dal 1001, che secondo Cami
da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne se ne dovrebbe rintracc
ado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di que’ secoli rozzi sussisteva anche nel secolo XVII in
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Rimini, li 22 Giug.º 1698. » p. 489
compagnia alla quale apparteneva il Bononcini. Si trovava il 1687 tra que’ comici che Francesco Calderoni (V.) condusse da V
13 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
oggio e con qualche regolarità e principio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in tal genere di composizione p
secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori di que’ tempi vien comunemente chiamato Sico, o Xicus Pol
ssava a Castiglia per isposar la regina Isabella. In Alemagna erano a que’ tempi in assai voga i giuochi di carnevale, ne’ q
recitarle e declamarle, furono due illustri grammatici e filologi di que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia di Cal
 3, il quale anche pruova con un epigramma di Lancino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose da l
14 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli
Che i perfetti giudici son sì rari. 272. Qui l’autore intende di que’ dotti che hanno, ingegno penetrante, gusto raffin
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 680-681
ssioni, nell’ardore degli affetti si riscaldava, giovandogli molto in que' momenti la potenza straordinaria della sua voce.
16 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « LETTERA » pp. 3-14
no semplici scherzi non ad altro buoni, che a farci passare gajamente que’ momenti che spendiamo a respingere, come ci diamo
ano. Strano bensì sarebbe il chiamar Drammi, e spettacoli teatrali, o que’ Poemi, o que’ Dialoghi, o delle Ecloghe. Straniss
nsì sarebbe il chiamar Drammi, e spettacoli teatrali, o que’ Poemi, o que’ Dialoghi, o delle Ecloghe. Stranissimo poi ciò sa
17 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
ono per mezzo di esse rappresentate, ci sentiamo parimenti agitare da que’ movimenti medesimi che avrebbe in noi eccitati la
ano i gorgheggi d’una lecora o d’un canario, ma rassembrerò altresì a que’ vecchi descritti da Omero, che formavano il consi
ostrano disprezzatori di esse ne’ loro scritti; somiglianti appunto a que’ sacerdoti musulmani, di cui parlano i viaggiatori
aliani facili ad essere smentiti colla pruova delle carte musicali di que’ tempi. Allora si svegliarono dappertutto gli inge
e tragico fine. Dietro alle pedate di costoro camminarono felicemente que’ grandi armonisti Gaetano Greco, l’Albinoni, il Ca
[13] Il gran Giuseppe Tartini si rese benemerito dell’arte per tutti que’ mezzi che contribuiscono all’avanzamento di essa.
più lontano che sia possibile l’interesse, l’illusione, e il diletto, que’ gran fonti della teatrale magia. [17] Secondo lo
pratica dell’arte loro che nel metodo d’insegnarla, sortirono poscia que’ tanti discepoli, che quali novelli prodigi di mel
Pio Fabri, tenori eccellenti, Bartolino faentino, e il Minelli uno di que’ cantori che hanno a’ tempi nostri posseduto con e
che non lice ad alcun nocchiero schivare se annoverato non viene fra que’ pochissimi, cui propizio sorrise Giove dall’Olimp
18 (1772) Dell’opera in musica 1772
odale di Gluck): «il patetico della danza consiste nell’imitazione di que’ movimenti che noi facciamo, qualora da alcuna pas
he una continuazione dell’antica tragedia; continuazione per altro in que’ secoli d’ignoranza divenuta imperfettissima, part
a sé la gloria d’avere il primo insegnato a rappresentare e a cantare que’ melodrammi27. [Sez.I.1.0.10] La prova maggiore d
del Monaldo, del Vannocci, del Tribolo e d’altri valenti artefici di que’ dì, a’ quali quelle belle arti sono tenute dell’e
i osservò poc’anzi, uno spettacolo de’ sensi, essa ritenne oltremonti que’ difetti che contratti avea nel suo paese natio.
e che il suo trasporto rende enfatiche e sublimi, e che la cadenza di que’ suoni induce a suggettare alla stessa misura: ed
orecchio. Essi non resistono a quell’impulso; si muovono al suono di que’ primitivi strumenti e al canto di quella nascente
o di que’ primitivi strumenti e al canto di quella nascente poesia; e que’ loro movimenti dan nascita alla danza. Altrove, f
e senza adoperare altro artifizio, non potrà decidere di quanto un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il perché com
ti e gagliardi. [Sez.II.1.2.4] Veggiamo ora qual mescolanza ammettano que’ versi che più spesso nelle arie vengono adoperati
1.2.28] E come sono ancora i decasillabi e i novenari soprallegati, e que’ senari a cui appartiene il verso: Là sovra quel
to (diciamolo alla moda) delle leggi dell’antica tragedia attenenti a que’ particolari capi, e le contrarie ragioni che indu
tamente notò il Calsabigi42. Uomini di senno, quali sono appo Sofocle que’ personaggì, non si governano sì negligentemente e
a ragione l’ingegnosissimo autore del Rutzvanscad il giovine, deride que’ moderni che, non badando alla diversità de’ tempi
oco amabili, ed accorgendosi aver egli con qualche suo fallo meritati que’ rovesci di fortuna. Ma il protagonista del melodr
1] L’antica tragedia non ama mescolanza di versi, e biasimati vennero que’ tragici che in essa varie ragioni di versi insiem
o, a chi di questa ultima imprenda a ragionare, il carico d’acquetare que’ malcontenti, allegando le buone ragioni ch’ebbero
o pur riflettere non esser quello un diletto del melodramma, ma sì di que’ compositori che non sanno dargli quella musica ch
similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni di tal censura son que’ poeti che questa figura adoperano nelle arie? Anc
a similitudine il loro stato: che perdita per lo teatro! Quante volte que’ capolavori della drammatica hanno svegliata la co
tribuì poco l’attenzione, ch’ebbe il poeta d’evitare in tutte le arie que’ difetti di cui qui ragioniamo. [Sez.II.7.2.15] Un
deliberazioni di publici e importantissimi affari, poste in bocca di que’ personaggi che regolano sulla terra il destino de
imitati tuoni appartengono, riproducendo nell’immaginazione l’idea di que’ movimenti d’animo da noi altra volta provati nell
ltrimenti il ritratto d’una persona temuta, amata, odiata, ci sveglia que’ medesimi alletti, che già ne svegliò la persona c
principio, che un suono qualunque metta necessariamente in moto tutti que’ corpi, che si trovano dentro la sfera dell’ondegg
e dalla ragione? [Sez.III.1.4.11] Di qui apparisce il torto ch’ebbero que’ moderni, i quali non badando all’indole della mus
riuscita patetica: vi si troveranno sì poche note, che in un solo di que’ mortali gorgheggi, ch’hanno oggidì tanta voga, se
passione, ma non appagava né pur l’orecchio, siccome non lo appagano que’ passi eseguiti sull’estremo manico d’un violino.
Sez.III.2.3.2] Fu questa strana maniera di canto menata sul teatro da que’ musici ambiziosi, i quali, per nulla lasciar d’in
o campo da far mostra della flessibilità della lor gorga coll’imitare que’ mordenti, que’ trilli, quelle volate, que’ gruppi
mostra della flessibilità della lor gorga coll’imitare que’ mordenti, que’ trilli, quelle volate, que’ gruppi, quegli arpegg
lla lor gorga coll’imitare que’ mordenti, que’ trilli, quelle volate, que’ gruppi, quegli arpeggi, che fanno sì ben sentire
eano essere a parte di quella scoperta, benediceva il cielo (come già que’ primi Spagnuoli ch’entrarono in America) d’averlo
n tai casi alle loro parole. Di poi si vogliono diligentemente notare que’ passi di musica, i quali, talvolta per casualità,
e ‘l resto della persona, nello stento che pruovano a cavar di gozzo que’ difficili passi, ond’è costume di formar le caden
el primo edifìzio, che fuvvi eretto, parve sì bella, e sì garbeggiò a que’ buoni uomini, che ciascuno a furore prese ad imit
nostre osservazioni sulla musica teatrale, ride della dabbenaggine di que’ cittadini. … Quid rides? mutato nomine, de te Fa
vi starebbe un largo o un balletto. Che direbbe quel largo? Forse che que’ meschini prendessero un po’ di respiro? E il ball
i prendessero un po’ di respiro? E il balletto vorrebbe invitar forse que’ fuggitivi a una danza? Per opposto la prima scena
a interrompimento di stromenti, non ostante che vi si trovi alcuno di que’ segni. Componeva un maestro di cappella un recita
il canto, non discontinuato giammai da ritornelli. Quelle repliche e que’ ritornelli, oltre al peccare contro al verisirimi
è della commedia che della tragedia. Né a torto Aristotile si ride di que’ coristi de’ suoi dì, i quali se cantavano di Scil
88. [Sez.IV.3.0.4] Che non imparerà dunque un attore intelligente da que’ miracoli del greco scalpello che giunsero fino a
reche o romane, e i monumenti che ne rimangono delle medesime: da che que’ buon uomini vestivano sì positivo, che le’ loro f
colori d’una vivacità eguale a quella che si vede addosso a’ vicini, que’ personaggi compariranno vicini anch’essi, a dispe
, o dove un monte appena gli aggiugne alla spalla, ch’è ti par uno di que’ giganti, i quali montagna sopra montagna davano l
na mensola, che sembra non un’opera di valoroso architetto, ma uno di que’ palagi incantati de’ tempi delle fate. Al qual pr
mati maestri. [Sez.V.2.4.2] Possono in oltre giovar molto al pittore que’ libri che insegnano il modo di dipinger le scene,
segni del famoso Palladio. Non meno utili per lui saranno le opere di que’ pittori, che nell’architettura si distinsero sopr
ordinario si fa, ma bensì a masse e a gruppi ineguali, per afforzare que’ luoghi che ne abbisognano; Altri di poi, cui ‘l
gno dava tal risalto alla voce, che rendea del tutto inutile l’uso di que’ vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica degli antichi,
nsione, io non so intendere come si possa render visibile il teatro a que’ luoghi della platea e a que’ palchi, che più avvi
ome si possa render visibile il teatro a que’ luoghi della platea e a que’ palchi, che più avvicinano a’ lati del proscenio.
onoro comunica al legno. E condannati avrebbero per la stessa ragione que’ fregi sinuosi e centinati, che rompono e sparpagl
Sez.V.4.4.3] Per rispetto poi alla vista e al sito, è necessario, che que’ sostegni, che dividono un palco dall’altro, e que
[Sez.VI.1.2.1] Il patetico della danza consiste nell’imitazione di que’ movimenti che noi facciamo, qualora da alcuna pas
hanno col dramma, nol fanno mica per zelo della varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e sì perché
o dar pensiero d’inventar quelle danze che farebbero al proposito. Ma que’ danzatori, che non trascurarono le cognizioni nec
prime. Quindi è che poca pratichezza mostrano nella loro professione que’ maestri di balli, che tutta la loro attenzione co
iù impicciolire, quanto più andavano in là, credea che fossero sempre que’ medesimi ch’erano comparsi da prima, ma dalla lon
egnare il loro capo e le membra di tali attributi, che caratterizzino que’ personaggi. [Sez.VI.2.3.7] Non mi si opponga il c
i. [Sez.VI.3.1.4] Può in oltre di grande uso esser loro la lettura di que’ libri e la cognizione di quelle cose che di sopra
i sapere, il quale ponga la sua attenzione a ordinare in vantaggio di que’ due grandi oggetti la gagliarda e universale impr
tenga conto veruno; ed abbiamo il maggior torto del mondo, mercecché que’ velenosi princìpi fanno più gran’ progresso e più
ha tanta udienza quanta un attore. Più: non dico tra’ sermoni, ma tra que’ libri stessi che hanno avuta più fortuna e più vo
anto che spesse volte è dimenticata dal poeta drammatico. In generale que’ vizi enormi, e che metter sogliono profonde radic
bersaglio adunque, che l’opera comica musicale prenderà di mira, sono que’ leggieri difetti che si oppongono, come sogliam d
to, ma di riso agli ascoltanti, che vedrebbero il poeta intimorito da que’ leggieri difetti, ed affannato a caricargli di tu
terà nell’inconveniente delle tragicommedie spagnuole. Il ridicolo di que’ caratteri non troverà luogo nell’animo degli spet
dalla drammatica, scopo della quale è la nostra emendazione. Quindi, que’ poeti che soggettano al publico riso il sordo, il
oeta dee rispettare alcuni difetti a cui soggiace l’umanità, ma sopra que’ vizi medesimi e quelle virtù, ch’egli dee prender
rimo, che cantar facesse una Tragedia in pubblica piazza» (p. 431). • que’ melodrammi: menziona l’umanista Giovanni Sulpizio
nto avesse egli inteso, che nel recitare le cose poetiche si usava in que’ tempi? Non era egli tal canto per testimonianza d
llaresso scrive tra l’altro: «Come sono a’ tempi nostri cessati tutti que’ motivi, per i quali all’antica Grecia piacevano l
2. Stor. della poesia. 23. Il titolo di Misteri era dato non solo a que’ drammi che conteneano qualche mistero di nostra s
sillaba. Ond’è che la lingua sperimenta un certo intoppo nel proferir que’ due versi. Ed affinché quell’«ancorchè» non metta
sico, per consiglio di Pitagora cangiando modo, tranquillò l’animo di que’ giovani. Similmente di Pitagora è fama ch’egli co
gli abbiam da Laerzio; essi furono Damone e Lampone, famosi musici di que’ tempi. Di Platone sappiam da Plutarco ch’ebbe per
o quella religione ch’era obbigata a professare in publico. E siccome que’ filosofi non sempre furono prudenti abbastanza pe
vinità del paganesimo: l’unità di Dio era uno de’ principali dommi di que’ misteri. Domma sì fatto era comune a’ misteri d’I
n significhi altrimenti in quel luogo gli Attori Drammatici, ma bensì que’ sollazzevoli uomini, che col loro buon umore porg
a’ suoi avversari. Conciosiaché il Santo Arcivescovo vole soggettare que’ Comici a certe regole; dunque conoscea, che gli S
a l’arte di render gli uomini felici. Tali esempigrazia sono in prima que’ Montambanchi, i quali per ispacciare nel volgo no
19 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LETTERA dell’autore all’editore. » pp. -
r le tracce di Aristotile e dì Quintiliano, e mentovar dove bene stia que’ sagaci e graziosi attori, i quali seppero sulle s
icoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli originali di que’ medesimi oggetti rìdevoli mascherati da uomini d’
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Piacenza li 4 marzo 1640. » p. 287
rso da me, acciò che lo raccomandi a V. A. e la prieghi ad ordinare a que' suoi ministri che vogliano troncate tutte le dila
21 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
emontese Denina. Laonde siamo noi inclinati a prestar tutta la fede a que’ Latini che ebbero sotto gli occhi le tragedie rom
dizione napoletana. ERRORI CORREZIONI pag. 66, lin. 7 Tu fra que’ dieci   Te fra que’ dieci pag. 84, lin
RI CORREZIONI pag. 66, lin. 7 Tu fra que’ dieci   Te fra que’ dieci pag. 84, linea penultima ed ultima
22 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulietea. » pp. 42-43
quattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da que’ popoli conosciuta la poesia rappresentativa. La s
23 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181
esi per folgori tremende i razzi da feste, e che non abbia letti bene que’ passi che adduce; perchè que’ grand’uomini ch’egl
zi da feste, e che non abbia letti bene que’ passi che adduce; perchè que’ grand’uomini ch’egli cita, so che riprendono la q
, in quelli entrando il Diatonico, e in questi l’Enarmonico. Sapevano que’ dotti Italiani, che l’istesso parlar naturale, no
nti, gli Antichi assennatamente gli soccorsero cogli stromenti. Erano que’ nostri Eruditi, a differenza de’ Criticastri tran
ca onnipotente sulle passioni. Soggiugne quell’Erudito: “Il legame di que’ piccioli metri appellati volgarmente Ariette . .
certamente non pensano come i Criticastri, e se pensano come costoro, que’ gravissimi Letterati per magia apologetica si sar
ed il sesso, fin anco i costumi delle persone. Aristofane proverbiava que’ Tragici, che con poca proprietà vestivano i perso
ica sia ridotta al punto di perfezione richiesto? Avete bene studiati que’ due Libri del Goldoni, Mondo e Teatro? Avete su t
e bellezze. Giva adunque a guardarla colla prevenzione di perdonare a que’ Professori l’abuso introdotto. Oh voi, Signor Nap
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. Usciti que’ conquistatori da paesi, ove regnava l’indipendenz
i Misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome di vere az
alia. Il medesimo sig. Lampillas per mostrare che gl’Italiani erano a que’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, ad
he in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle pa
stile. Che se volesse il sig. Lampillas mostrare, che gl’Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
le quali cose vedasi il Conrigio, Lindebrogio, Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora, cioè sin dal 1001, che secondo Cami
da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne, se ne dovrebbe rintrac
ado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di que’ rozzi secoli sussisteva nel secolo XVII in qualch
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 218-219
l gaudio e l’amore e lo sdegno. Ella è molto vivace, ed è inclinata a que' caratteri dimostranti tenerezza ed umiliazione, o
26 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
di eloquenza poetica e di riflessioni filosofiche concorsero a formar que’ mostri lusinghevoli che seducevano il popolo Vene
disviluppo non troppo naturale, che però è una piacevole dipintura di que’ vaneggiamenti che se non conducono gli uomini a’
cartoni che siansi. Nelle serate specialmente di grande illuminazione que’ cristalli, que’ festoni, quell’oro, que’ torchi s
si. Nelle serate specialmente di grande illuminazione que’ cristalli, que’ festoni, quell’oro, que’ torchi senza numero, i l
ente di grande illuminazione que’ cristalli, que’ festoni, quell’oro, que’ torchi senza numero, i lumi copiosi de’ palchetti
a osservazione architettonica, in niun teatro che io sappia vedendosi que’ due oggetti meglio ottenuti che in questo del Vac
27 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -
robusta, e fa uso infame di sua penetrazione, concepisce di mezzo a’ que’ velami, onde il poeta filosofo ha involto le più
inclinazione determinato, ed ammirar ci faccia egregiamente, eseguiti que’ principi, e con nobile gara imitati que’ colpi di
accia egregiamente, eseguiti que’ principi, e con nobile gara imitati que’ colpi di mano maestra, ch’egli con tanto sonno e
28 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
i occhi di tutti. E già parvero cose pur troppo secche quelle strade, que’ viali, quelle gallerie che corrono sempre al punt
i gran fantasia fornito farebbe gran senno a ricopiare così a puntino que’ loro paesaggi, imitando quel valentuomo il quale,
nche impossibile trasferirla alle scene. Ben può ognuno ricordarsi di que’ teatrini che vanno attorno sotto il nome di vedut
29 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
rano consapevoli a se medesimi d’aversela meritata. Di più, essendo a que’ tempi ricevuta dalle leggi l’appellazione per via
reale qual era uscito dalle mani del Creatore, comparve nei libri di que’ metafisici non diversi in ciò dai poeti un altro
maraviglioso erano, per così dire, l’anima di cosiffatti spettacoli a que’ tempi, perciò la musica ad essi congiunte fu cred
al fine di quella facoltà divina. Per quanto adunque s’affaticassero que’ valent’uomini della non mai abbastanza lodata cam
6. [NdA] Per far vedere il diverso progresso della morale pubblica in que’ tempi, e ne’ nostri basta, non che altro, gettar
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVI. Dell’uso delle Antiche Maschere. » pp. 201-212
a si disse poesia drammatica, e quando questa cominciò a pullulare da que’ semi, l’attore fece uso della feccia, delle capig
ani; poichè in quel tempo ancora l’uditorio rimaneva allo scoperto, e que’ teatri erano così vasti e magnifici che potevano
31 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Dell’uso delle antiche Maschere. » pp. 290-297
a si disse poesia drammatica; e quando questa cominciò a pullulare da que’ semi, l’attore fece uso della feccia, delle capig
ani; perchè in quel tempo ancora l’uditorio rimaneva allo scoperto, e que’ teatri erano così vasti e magnifici che potevano
32 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
te queste cinque classi. [2] Quegli schiavi insensati del pregiudizi, que’ corpi senz’anima, quelle creature indifinibili, c
dall’Einsio, riguarderanno con disprezzo il Tartuffo e il Misantropo, que’ due capi d’opera sovrani nel genere comico, e vor
cere ad un pubblico illuminato, meglio d’ogni altro saprebbe additare que’ mezzi, che a così fatto fine conducono. Le altre
e cercando che vengano dispregiate dagli altri: somiglianti appunto a que’ satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi
33 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »
i tratta di esprimere quella mescolanza di rimprovero e di preghiera, que’ sospetti mitigati dalla speranza, quella eloquenz
ne della morte della sua amata? Leggansi nell’atto quinto dell’Attide que’ versi, dov’egli rimprovera a se stesso di essere
dell’azione si permettono ventiquattr’ ore, così permettonsi al luogo que’ cangiamenti che possono naturalmente avvenire cam
oni della scena, e vi voleva appunto tutta la corruzione del gusto di que’ tempi per non riflettere che o cangiandosi la sce
34 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO III. LIBRO III » pp. 50-54
dovea alla parola Padova sostituire quest’altra, l’Europa; giacchè a’ que’ di in niun altro paese Europeo videsi una tragedi
35 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO VI. Maschere materiali moderne. » pp. 265-269
otevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri, Neottolemi con que’ duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ost
36 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO III. Maschere materiali moderne. » pp. 263-266
tevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri e Neoptolemi con que’ duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ost
37 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179
o folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che altrove diedero l’origine alla poesia dr
in Germania nel secolo XII. Ognun vede qual sorta di dramma poteva a que’ tempi aspettarsi. Ivi in fatti veggonsi apparir d
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95
do di star sempre vicino alla sua Bella. Che bel vedere in Casa uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino
39 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
lento per la gaja scienza, cioè per la scienza d’ amore e di poesia a que’ tempi usata. Tennero nella Città d’Aix, Capitale
Magno. E sotto questo nome generico di ciarlatani si comprendevano a que’ tempi non solo gli scenici, cioè i mimi, buffoni
altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a que’ tempi rifioriva? Eppur il sig. Andres nel tom. IV
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309
, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già da tempo in que’ rapporti relativamente intimi che solean correre
41 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
che mi è convenuto leggere per formarmi una giusta idea del gusto di que’ tempi, a fatica ho trovato alcuni pochi che non p
partecipano quanto gli altri della universal corruzione. Questi sono que’ d’Andrea Salvadori, il quale meglio d’ogni altro
de mancò a’ musici la istituzione convenevole. Gli è vero che visse a que’ tempi Giambattista Doni, scrittore grandissimo, i
gli anatomici avverata, che passa tra gli organi della generazione, e que’ della voce, impedisce in colpco, cui vien proibit
universale, non sembra che meritasse cotanti applausi. A eccezione di que’ pochi mentovati di sopra gli altri cantori si era
42 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
perstiziosa imitazione degli Antichi. Invece di trasportare l’arte di que’ primi Maestri a’ moderni costumi e genj delle Naz
azioni, satire, ridicolo, tutto nuovo, tutto tolto dagli originali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’
andarono in disuso, perchè n’era manifesta la irregolarità, e perchè que’ caratteri di Duellisti, e Matasiete, che in Ispag
Ma ciò lasciando, avete Voi riflettuto bene a quelle vostre parole, a que’ tempi gl’Italiani avvezzi alle arlecchinate non p
vostre Commedie Magiche, per pascolo de’ volgari, e delle donne, e di que’ forestieri, che nudi delle giuste notizie lettera
43 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO ULTIMO. Conchiusione. » pp. 300-303
Spagnuoli e Inglesi contengono un’ arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi de’ G
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 11-12
a nella Sposa Persiana , e per [illisible chars] negli Innamorati. In que’ tempi, che bastava assai poco a far ridere, colui
45 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
entano ne’ templi azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idolia. Verun teatro pubblico
(siasi ciò avvenuto per l’introduzione della musica europea fatta in que’ paesi dal l’imperadore Kamhi per mezzo del portog
46 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
eccellenti. Sadi autore del Gulistan, o dell’imperio delle rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turchi e persiani, co
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37
oraneamante. Vitruvio ci fa sapere che in essi soltanto desideravansi que’ vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e
48 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 243-247
oraneamente. Vitruvio ci fa sapere che in essi soltanto desideravansi que’ vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e
49 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
ando coi suoni armonici, colla misura, col movimento, e colla melodia que’ fisici riposti nervi, i quali con certa ma inespl
richiederebbono. Male ad uno statista, ad un avaro, ad un politico, a que’ caratteri insomma, che capaci solo di passioni so
rattenerlovi, chiamando un senso in aiuto dell’altro, massimamente in que’ momenti d’ozio, dove non potendo la musica tutta
atori credano di essersi successivamente portati, e di veder in fatti que’ luogi ove sentono la melodia. [31] Da quai presti
er innalzar la francese, è lo stesso, che voler imitare il costume di que’ popoli della Guinea, che dipingono neri gli Angio
lia è debitrice in gran parte della sua gloria drammatica, era uno di que’ Signori a’ quali non aggradavano gli spettacoli s
della corte. Supponghiamo che Carlo VI avesse avuto genio contrario, que’ poeti per secondarlo avrebbero fatto andare tutti
50 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
uattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da que’ popoli conosciuta la poesia rappresentativa. La s
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
Menandroa. Si corruppe finalmente la Greca lingua, e se più tardi in que’ paesi si scrisse alcuna favola drammatica, fu det
52 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
i che a’ di di Aristofane sarebbero state accolte con pari effetto da que’ repubblicani baldanzosi e pieni sotanto della lor
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117
ch un esperto conduttore della sua Truppa, un eccellente recitante in que' suoi particolari caratteri ; ed ha saputo acquist
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
a che potesse contradire ai loro costumi e alle passioni dominanti di que’ tempi. Certo è che la ripugnanza di morir per un
e mai ragioni, o mia Regina? Ah pensa Chi t’ascolta, ove sei. Scopron que’ detti Le tempeste del cuore, Della mente i delirj
eci e a’ Frigii infesta. Reso è una tragedia senza prologo, e senza que’ tratti patetici proprii di Euripide; ma in contra
ompose la sua tragedia facendo rea la madre stessa del l’uccisione di que’ fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza del poe
i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre di que’ pargoletti certi sacrfizii espiatorii. Le Fenisse
specie varie ugualmente degne di trattarsi benchè dissimili. Dando a que’ sommi Greci l’onor dovuto, credo che voglia inten
a fondata sul sistema della fatalità appoggiata alla religione, fu da que’ tragici maravigliosi condotta al l’apice della pe
55 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO III. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 38-46
ussa, avendo cambiata la stessa natura de’ suoi stati ed i costumi di que’ popoli, ed introdotto fra loro lo spirito d’indus
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
la di Adelaide Tessero sulla scena ! Con quale spontaneità si movevan que' personaggi ! Che lagrime sgorgavano da quegli occ
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
il 14 novembre : Eccellente Amalia, La tua lettera gelò il sangue a que’ tali che ideavano averti per prima attrice in una
emente (per quanto il mio scarso ingegno lo permetterà) cooperare con que’ pochi ottimi artisti drammatici che abbiamo in It
e a parte gli altri pregi di questa sua rappresentazione, seguirla in que’ suoi atteggiamenti varj, in quei rapidi trapassi
58 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
r perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera fino a que’ drammi ne’ quali soltanto i cori e qualche altro
non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di opera a que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitt
59 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrade tanto cangiate da que’ tempi remoti prendasi a leggere senza gli accenna
stume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di
eggia, e chi ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso a que’ costumi…, Ibico, Anacreante Tejo ed Alceo versati
ati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di que’ tragici si giudica, e specialmente si comparano E
no un morto condotto a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar que’ vasi; il morto dice che gli porterà per due dramm
ivatori degli studii severi è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi di teatro perfetto, ove poss
ce) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di
ta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca due famose meretrici di que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Aristofa
i accusando Cleone. Vi si troya un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di essere, piaggiati, e facili
politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene dilettare.
60 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
rché divertano il padrone. Più comune dovea essere siffatto costume a que’ tempi, ove i gran signori ignoranti per educazion
tto d’una canzone provenzale posta sotto le note secondo la musica di que’ tempi. [4] Supponendo adunque che Francone scr
rò punto a deciderlo. Sebbene l’influenza letteraria e scientifica di que’ conquistatori sul restante della Europa sia stata
Carlo Magno. E da “ciarle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie di que’ tempi sono piene delle singolari azioni di questi
l genere pratico. [21] Nondimeno bisogna dir chel’Italia non avesse a que’ tempi presso alle altre nazioni acquistata quella
montani. Se la mia asserzione sembrasse alquanto dura agli orecchi di que’ pregiudicati italiani che stimano se soli esser s
re debbano annoverarsi quelle d’Italia, si pruova da ciò che molti di que’ Fiaminghi nominati dallo storico, cioè Orlando La
vano, di Prosdocimo Bendemaldo, di Mascardio, o negli altri autori di que’ tempi citati da me? Il Signor Abbate non entra in
61 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
eatrali , la storia contraddice all’asserzione del Linguet che brucia que’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi
rendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di que’ tempi come incompatibili col carattere tragico. E
iatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di que’ tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando la s
tile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica talvolta con felicità. In et
precipizio del real fanciullo dalla torre. Meritano di mentovarsi tra que’ tragici del secolo di cui parliamo, i quali si as
resentazione ? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti que’ componimenti con diletto e plauso indicibile impr
altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a que’ tempi rifioriva? E pure il signor Andres stesso n
zza che loro non supponeva il Mettei; il quale osò ancora olrraggiare que’ valentuomini con parole poco urbane per non dirle
62 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 13-20
Aristofane, è il Prisciano battuto. Contiene una satira comica contro que’ fisiologi, medici, giuristi e teologi che scrivon
63 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299
dall’invariabile Ragion Poetica. Quanto all’Italia, lasciando a parte que’ melici allori colti dal Zeno ed a piena mano dal
64 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
r perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera sino a que’ drammi, ne’ quali soltanto i cori e qualche altro
he non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di Opera que’ componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitt
65 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
deprimerla non avendo potuto farla passar per sua; ma il Cid è uno di que’ felici frutti del genio che s’invidiano e si crit
simi, e gli ultimi freddi ed inutili. Si vorrebbe ancora ravvisare in que’ primi Romani che dipinge rassomiglianza minore co
dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro
66 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
i di lusso, non che di necessità; ma non ebbe della drammatica se non que’ semi, i quali sogliono produrla da per tutto, cio
67 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 77-87
Aristofane, è il Prisciano battuto. Contiene una satira comica contro que’ fisiologi, medici, giuristi e teologi che scrivon
68 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
o della gioventù, per ben conoscere il teatro Greco e l’arte usata da que’ repubblicisti nel maneggiare la loro commedia ant
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrade tanto cangiate da que’ tempi remoti prendasi a leggere senza gli accenna
gli Ercoli mangiatori, famelici, poltroni, ingannatori, come altresì que’ servi sempre piangenti che mostrano le piaghe ric
stume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di
ati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di que’ tragici si giudica, e si fa spezialmenre la compa
no un morto condotto a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar que’ vasi; il morto dice che gli porterà per due dramm
tivatori degli studj severi è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi di teatro perfetto, ove poss
ce) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di
a lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca, due famose meretrici di que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Aristofa
i accusando Cleone. Vi si trova un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di esser piaggiati, e facili a
solo verso, diceva di aver terminata la commedia. Ora che si dirà di que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci in qua
politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene dilettare. 114. Vedi il
69 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
useo, Simonide, e cento altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legis
ilene come una delle loro più celebri legislatrici non altrimenti che que’ della Beozia ammiravano Pindaro come uno de’ prim
atria. Il lettore non ha bisogno d’essere avvertito che parlandosi di que’ secoli quanto si dice della poesia intendersi dee
bus, atque Carminibus venit…». [14] Ennio, il quale era più vicino a que’ secoli remoti, gli dà il titolo di “santi” second
ssi nei templi, nei teatri, e nelle case ecc.» E che perciò? In tutti que’ luoghi ce ne serviamo soltanto come di cose indif
empo in Moscovia, e che vi sarà forse andato col disegno d’incivilire que’ popoli al suono degli strumenti come faceva Orfeo
igine ogni nostra affezione dall’amor proprio lodiamo con compiacenza que’ tempi, dei quali crediamo esser noi stati un non
e più altri di quell’età; non ho mai smentito il giusto elogio dato a que’ valentuomini, dove dunque si trovano depresse da
continueremo a far uso dell’edizioni che abbiamo, e a prestar fede a que’ dotti commentatori, l’osservazioni de’ quali non
70 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
del lieve aleggiare e del gorgheggiar soave de’ canori augelletti. Ma que’ versi profferiti o cantati altro alla fin fine no
legislatore, fisico, astronomo, e filosofo morale. Chi avrebbe mai a que’ tempi potuto immaginare che l’uomo non contento d
71 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
per riuscirvi bisognava ridurre le incondite farse sacre o profane di que’ tempi alla forma servata dagli antichi, e l’esegu
indi, assuefatti all’antico magistero, ad immaginarne altre nuove su que’ modelli. Così troviamo un gran numero di greche i
teatrali, la storia contraddice all’asserzione del Linguet che brucia que’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi
rendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di que’ tempi come incompatibili col carattere tragico. E
giatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di que’ tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando la st
tile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica talvolta con felicità. In et
non volea dargliene il Signor Mattei, il quale osò ancora oltraggiare que’ valentuomini con parole poche urbane, per non dir
presentazione? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti que’ componimenti con indicibile diletto ed applauso i
72 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213
aso di un veloce incendio, nel quale non so come la calca intanata in que’ meschini Corridoj interiori, e in quelle angustie
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
io, imponevano silenzio talora all’uno talora all’altro  ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna di q
74 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
he vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a que’ mali sovente eccede, trascorre e degenera in mali
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
tori. Fu per opera del Bellotti che cominciarono a scendere in Italia que’ tipi matti e sconclusionati, aventi a guida certi
76 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
giata, la quale per gradi e con sicurezza ammaestra; e la preferirà a que’ rapidi abbozzi poetici ove scelgonsi arbitrariame
a siamo sicuri che sarebbero state allora accolte con pari effetto da que’ repubblicani baldanzosi e pieni soltanto della lo
o folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che altrove diedero l’origine alla poesia dr
77 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
e d’un certo tatto squisito somministratoci dal sentimento. Pare che que’ grand’uomini vogliano essere conosciuti nella gui
rvi, o Signore, i differenti significati che gli autori più antichi e que’ de’ secoli posteriori attaccavano a siffatta paro
ti magistrati temettero senza dubbio riguardo a’ costumi de’ Francesi que’ tristi effetti che Platone presagiva a’ costumi d
zelo e l’eloquenza loro i piaceri della ragione furono sagrificati a que’ dell’orecchio, e d’allora in poi essi compiansero
78 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
rima; ma é tragedia composta con arte e giudizio, qual si conveniva a que’ tempi luminosi; e non so donde si abbia ricavato
e i lumi della ragione, donde, come da un centro comune, sono partiti que’ raggi di viva luce lanciati dall’ingegno, che han
urae Horat. lib. 2 Epist. I) o crederebbesi, per meglio dire, uno di que’ Caffri o Sciscimechi, che sono tanto balocchi e s
così rispettabile come la francese che io amo e venero, ma sì bene a que’ suoi indiscreti e impertinenti critici e pedanti,
79 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di que’ chiari individui che la componevano potè smentirl
osì poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los Autos Sacramentales dur
nemigos que allà tienes. Queste parole que allà tienes, indicano che que’ traditori dimorano tuttavia in Castiglia, or come
ze. Benchè a quel La Huerta io più non possa mostrare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro di me c
telvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, nel qual tempo vantavasi di aver conosciut
discorso (dirigido à la Academia de Madrid). Non sono forse spagnuoli que’ che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta di
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22
he vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a que’ mali sovente eccede, trascorre, inveisce e degene
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 42-49
ene. E come l’ottomano ardir si affrene da Enrico e l’empia rabbia di que’ mostri fai scorger chiaro, e come il sangue inost
82 (1715) Della tragedia antica e moderna
alità della provvidenza divina che abbia meglio organizati e disposti que’ primi ingegni destinati per essa ad inventare, co
vedi che alla buona cena di poppa ti aspettano i cavalieri; e chi son que’ due che ti accennaro? — [1.154ED] Così egli; ed i
ute a chi non tante ne meritava e per infonder negli animi terrore di que’ delitti che anche commessi con qualche umana, se
atto d’incontrarlo nel delizioso e magnifico passeggio del corso, ove que’ grand’alberi che fan ala ed ombra ad un lieto num
l’instrumento che ci fa scorgere, come in uno specchio, l’immagine di que’ sentimenti che in altra guisa non si vedrebbero,
dall’onestà, o se talor se ne scosta, ciò si tollera rappresentato in que’ personaggi che il poeta vuol far comparir gastiga
che presentemente il nostro teatro è assai diverso dal greco perché a que’ tempi pudici le donne tanto si astenevano dal tea
ndo con tanta generosità i sentimenti, i caratteri e la semplicità di que’ drammi, con quanta ostinazione la maggior parte h
acea sentire e distinguere la quantità delle sillabe. [4.47ED] Finiti que’ versi: [4.48ED] — Ecco — disse — come sarebbesi a
i ambi, perché essi imitano il parlare ordinario e vi stan bene tutti que’ nomi che nella prosa si parlano»; e il verso fran
mbo assai si avvicinano; ma perché ho scritto che «vi stan bene tutti que’ nomi che nella prosa si parlano», rifletti che ap
si astrae nel medesimo e si figura che la vera Ifigenia parlasse con que’ sentimenti e si smaniasse in quella maniera in cu
zza. — [4.129ED] — Ma che domine son eglino, adunque, — io seguiva — que’ ragionari che di undici in undici sillabe o di se
uel che sin ora non si è voluto per altri. [4.138ED] Ma per tornare a que’ ragionari (siccome dicesti) che di undici in undi
a e spedita o meno lontana dalla costruzion naturale, come pur sin da que’ tempi osservò e praticò nel volgarizzare i Morali
viglia della corte di Prussia e la mia. [5.79ED] Che mi parean divini que’ versi così incorporati alle note! [5.80ED] E pur,
quanto insipidi e fievoli dipoi li conobbi! [5.81ED] Ma a buon conto que’ sentimenti erano facili, lisci e distesi quel sol
nverisimili ancora, se vuoi, sieno i mezzi dell’avvenimento, ma posti que’ mezzi, l’avvenimento poi sia verisimile, e così c
lmente, altrimenti quai liti invincibili fra quelle balde fanciulle e que’ rigogliosi castrati! [5.127ED] Dei ancora aver ri
gi l’esterno di quelle mura o de’ maggiori edifici, ma scommettendosi que’ modelli, tu miri le case matte sotto de’ terrapie
, le feluche, con forse maggior delizia che se ti trovassi presente a que’ luoghi, perché così impiccoliti, l’occhio li gode
poco notabile differenza, dimodo ché paragono i nostri al mormorio di que’ fonti che cadono naturalmente all’ingiù ed i vost
lentemente commosso, quelle avvertite rivolte d’occhi girati a tempo, que’ pianti che, a differenza de’ finti pianti d’Itali
nione che non si debba dar nella natura; ma io aderisco al partito di que’ filosofi più mansueti e moderni che ammettono qua
iasi al volo. [6.115ED] Abbonda del brio franzese, ma poscia manca di que’ soavi abbandonamenti di madame Prevoste. [6.116ED
é Dacier, così ricordato nel Proemio all’Edipo Tiranno: «che è uno di que’ Franzesi che leggono, al dir di colui, i Greci in
83 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
di M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimproverati, e sin
efice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a que’ tempi, il comando delle sue truppe. Sia questo un
la stomachevole vanità di Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed u
oro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli ed imprigionò que’ Francesi, qual fu l’implacabile vendetta Italiana
, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
84 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
i2: Et mea sunt populo saltata poemata sæpe. Di poi, quando anche que’ versi recitati nel Circo fossero stati scenici (c
poveri Commedianti vanno recitando alcuna arlecchinata per divertire que’ paesi men colti, sarà questa una pruova, che la N
olgo e la folla per uscire dalle spese, e si tollerano dal Governo in que’ giorni di allegria universale, purchè non ledano
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
a de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di Blep
litica che conveniva alla repubblica ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi esser pregevole sul teatro, se ne intende m
cap. 4. 51. De Poetarum Historiis Dialog. VII. 52. Che pensare di que’ commediografi, i quali vi dicono in qualche prefa
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
della gioventù che conoscer voglia il teatro Greco e l’arte usata da que’ repubblicani nel maneggiar la commedia antica, il
87 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO III. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 125-139
à, dovea alla parola Padova sostituir quest’altra l’Europa, giacchè a que’ dì in niun altro paese Europeo videsi una tragedi
88 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
sentano ne’ tempj azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli22. Verun teatro pubblic
89 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
or de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di que’ chiari individui che la componevano potè smentirl
osì poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los autos sacramentales dur
emigos que allà tienes. Queste parole que allà tienes indicano che que’ traditori si trovano ancora in Castiglia; or come
’impugnava. Benchè a costui io non possa più mostrare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro di me c
telvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, in cui vantavasi di aver conosciuti i prec
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
one di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimproverati, e sin
efice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a que’ tempi, il comando delle sue truppe. Sia questo un
la stomachevole vanità del Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed u
ro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli, ed imprigionò que’ Francesi, qual fu l’implacabile vendetta Italiana
arodia intitolata Taisez-vous. Il cittadino Carion de Nizas compose a que’ dì una tragedia intitolata Montmorenci che si rec
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre?
nente della tragedia si dimostra appunto la falsità del raziocinio di que’ due spiriti-forti, e si accreditano col fatto le
92 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
auso, e con un numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè que’ giovani attori erano stati da lui così bene ammae
a menzogna apparente, e qualche altra variazione rende a lui sospetti que’ cavalieri, e gli fa incatenare, rivocando la graz
itare e religioso istituito l’anno 1118; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo due secoli di glorie condann
tri nomi niuno indizio darebbe di quella storia patria. Presi adunque que’ tre atti come parte del satto di Corradino appena
rmini e Roberto. A un cenno di Geldippe parte Tancredi, e neppur vede que’ tre personaggi, caminando forse con gli occhi bas
recarsi sulla piazza del Mercato per saper ciò che accade; e forse a que’ tempi era questo l’uffizio delle dame di corte. A
nza aringa mostrando l’ingiustizia che si commetterebbe salvando solo que’ due; e i suoi sentimenti sono degni del primo de’
teresse de’ principali personaggi non vien distratto o raffreddato da que’ meschini amori subalterni delle tragedie francesi
a fatta al re per troppo amore. Il disviluppo segue acconciamente con que’ pochi versi che dal canto possono ricevere espres
ncora Ricimero ed Almonte. Terzetto, in cui crucciata Elvira ingiuria que’ due malvagi a buon dato, e poi con impeto li disc
Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche di que’ due vili personaggi, presti loro, o non presti fe
pplaudiva il Vannetti e il Bettinelli. Il cavaliere sconosciuto sfida que’ due, i quali bravamente si ritirano alla parte op
dove l’aver l’autore nell’edizione a sue spese rimessi senza ragione que’ sette versi, lo soggetta ad una giusta critica, p
93 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
ure la forma della commedia e della tragedia fu conosciuta affatto in que’ paesi fino al regno di Errico II. Caterina de’ Me
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
o imbratta in più di un luogo varie belle opere. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialo
95 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84
ero imbratta molte belle opere in più d’un luogo. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialo
96 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
L’arti fioriscono presso la nostra ingegnosa nazione senza veruno di que’ premi e incoraggiamenti infiniti, che trovano gli
dia Nuova alla moda Francese, e stampata nel 1740 con indignazione di que’ pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla nelle
a nel 1768. Altre tragedie inedite si trovano in Madrid applaudite da que’ pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia d
97 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
r rendere giustizia al vero, osserviamo in qual maniera si condussero que’ due grand’ingegni nel maneggiare in generi divers
inverisimile? 71. Con quegli Ezj perchè confuse lo stesso Bettinelli que’ Catoni e que’ Regoli? Non son essi ritratti istor
71. Con quegli Ezj perchè confuse lo stesso Bettinelli que’ Catoni e que’ Regoli? Non son essi ritratti istorici? Que’ Rego
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317
ontese signor Denina. Laonde noi incliniamo a prestar tutta la fede a que’ Latini scrittori che ebbero sotto gli occhi le tr
ori che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane da essi esaltate, a que’ Latini che sapevano bene quel che si dicessero su
o, secondo la regola del Denina, niuno ignorando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero,
o tradite dall’affettazione, benchè non mostrino di essere animate da que’ medesimi colori della natura che nella Troade e n
99 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
a, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani agg
e agli Orlandi traditi da qualche Angelica? Doveva mettergli in bocca que’ versi che mostrano l’autor del dramma proclive al
100 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
a, cancelliere della repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani agg
d alcun Orlando tradito da qualche Angelica? Dovea mettergli in bocca que’ versi che mostrano l’autor del dramma proclive al
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