ti di lusso non che di necessità, ma non ebbe della drammatica se non
que’
semi che sogliono produrla da per tutto, cioè tra
e, e possono giustamente chiamarsi pantomimi. Dilettavansi sommamente
que’
popoli del ballo guerriero, che solea rappresenta
bbe polizia e legislazione eccellente per la natura e per l’indole di
que’
popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe
nato nemico della storia. Dispiacquegli (vedi la III dissertazione di
que’
suoi curiosi Saggi Apologetici troppo presto obbl
oto magiore per segnar le strade da tenersi, e col dare nelle carte a
que’
nuovi paesi il proprio nome pervenne col tempo à
pregevole sua Storia di America. Or non fu uno de’ primi argonauti di
que’
mari? Voglio anche accordare al l’apologista Lamp
ti di lusso non che di necessità, ma non ebbe della drammatica se non
que’
semi che sogliono produrla da per tutto, cioè tra
e, e possono giustamente chiamarsi pantomimi. Dilettavansi sommamente
que’
popoli del ballo guerriero, che solea rappresenta
be polizia e legislazione eccellente per la natura e per l’ indole di
que’
popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe
nato nemico della storia. Dispiacquegli (vedi la III dissertazione di
que’
suoi curiosi Saggi Apologetici) che io numerassi
to maggiore per segnar le strade da tenersi, e col dare nelle Carte a
que’
nuovi paesi il proprio nome pervenne col tempo a
sua pregevole Storia di America. Or non fu uno de’ primi argonauti di
que’
mari? Voglio anche accordare all’Apologista tutto
in Ispagna, ov’era ancora nel 1782 impiegato alla direzione di uno di
que’
teatri.
ono parecchi anni che trovasi in Napoli (1781-82) impiegato in uno di
que’
Teatri, facendosi onore e procurando a sè stesso
Datosi alle parti di tiranno, tanto seppe accoppiare il buon volere a
que'
naturali doni che in sè riunisce, che giunse a re
l’alma ; e a lor commise Crescer, non che mostrar, l’alta virtude Di
que’
famosi, ed in onor tornarli, Se non mertato li co
la corte del maggior Luigi Non fu udito giammai. Di premio degni Fur
que’
valenti ; e premio a l’ un fu assai Vita d’agi be
uree monete o comperar le note D’una prode laringe. E fortunate, Se a
que’
cantori desiati tanto Tutta la possa del valor ca
le, di Plutarco, di Tullio, di Quintiliano, e mentovar dove stia bene
que’
graziosi sagaci attori, i quali seppero sulle più
coli del loro tempo, che accreditarsi nelle società come originali di
que’
medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto af
o dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori da
que’
larghi promettitori eterni di opere che non si pr
e la natural comicità. Passò poi col Pianizza a Napoli, « e i uno di
que'
teatri – dice Fr. Bartoli – si fece conoscere per
are un finale d’atto, molti ne inferirono che non foss’egli autore di
que'
drammi, ma sì un suo defunto compagno di catena.
vvolta la musica antica, la quale da Boezio e da Sant’Agostino fino a
que’
tempi non ebbe alcuno scrittore che presa l’avess
crittore che presa l’avesse ad illustrare; e di toccar principalmente
que’
punti ne’ quali consistendo a giudizio degli uomi
trovava allora la musica, e per conseguenza le fatiche e i meriti di
que’
valentuomini italiani che intrapresero di corregg
cui poterlo applicare. Ciò si vede eziandio dal costume introdotto in
que’
tempi assai frequente nelle carte musicali che ne
sapere più alla distesa a quali strani ghiribizzi si conducessero in
que’
tempi i musici vegga il libro XXII della dottissi
tto originale avea bisogno delle dita del proprio artefice per vibrar
que’
suoni celesti. Però i musici, quantunque gareggia
l’imbarazzo d’un sistema complicatissimo, afferrar la dilicatezza di
que’
sentimenti semplici insieme e sublimi. Nell’osser
componimenti, e la chiusa spiritosa che incominciò a introdursi circa
que’
tempi, onde simili divennero agli epigrammi di Ma
amori? Deh! Se scintilla ancora Ti scalda il sen di
que’
sì cari ardori Senti, mia vita, senti
e vengono così miseramente sformate. Soprattutto la strada battuta da
que’
maestri per esprimer bene il recitativo è la sola
altre capaci d’intonazione o d’armonico movimento. Osservarono infine
que’
modi e quegli accenti particolari che gli uomini
natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. Usciti
que’
conquistatori da paesi, ove regnava l’ indipenden
misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’ istrioni e giocolieri a
que’
tempi, non meritino rigorosamente nome di vere az
lia. Il medesimo Sig. Lampillas per mostrare che gl’ Italiani erano a
que’
tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, ad
he in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di
que’
tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle pa
stile. Che se volesse il Sig. Lampillas mostrare che gl’ Italiani di
que’
miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
rsal barbarie era tutt’altra da quella che la dipinse l’apologista. A
que’
tempi sotto l’Ostrogoto Teodorico era governata c
li cose vedasi il Conrigio, il Lindebrogio, il Montesquieu. Avvenne a
que’
tempi ancora, cioè sin dal 1001, che secondo Cami
da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di
que’
tempi, per ben giudicarne se ne dovrebbe rintracc
ado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di
que’
secoli rozzi sussisteva anche nel secolo XVII in
compagnia alla quale apparteneva il Bononcini. Si trovava il 1687 tra
que’
comici che Francesco Calderoni (V.) condusse da V
oggio e con qualche regolarità e principio di buon gusto, secondo che
que’
tempi lo potevano in tal genere di composizione p
secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori di
que’
tempi vien comunemente chiamato Sico, o Xicus Pol
ssava a Castiglia per isposar la regina Isabella. In Alemagna erano a
que’
tempi in assai voga i giuochi di carnevale, ne’ q
recitarle e declamarle, furono due illustri grammatici e filologi di
que’
tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia di Cal
3, il quale anche pruova con un epigramma di Lancino Corti, poeta di
que’
tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose da l
spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delicata, ma pel gusto di
que’
popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli
Che i perfetti giudici son sì rari. 272. Qui l’autore intende di
que’
dotti che hanno, ingegno penetrante, gusto raffin
ssioni, nell’ardore degli affetti si riscaldava, giovandogli molto in
que'
momenti la potenza straordinaria della sua voce.
no semplici scherzi non ad altro buoni, che a farci passare gajamente
que’
momenti che spendiamo a respingere, come ci diamo
ano. Strano bensì sarebbe il chiamar Drammi, e spettacoli teatrali, o
que’
Poemi, o que’ Dialoghi, o delle Ecloghe. Straniss
nsì sarebbe il chiamar Drammi, e spettacoli teatrali, o que’ Poemi, o
que’
Dialoghi, o delle Ecloghe. Stranissimo poi ciò sa
ono per mezzo di esse rappresentate, ci sentiamo parimenti agitare da
que’
movimenti medesimi che avrebbe in noi eccitati la
ano i gorgheggi d’una lecora o d’un canario, ma rassembrerò altresì a
que’
vecchi descritti da Omero, che formavano il consi
ostrano disprezzatori di esse ne’ loro scritti; somiglianti appunto a
que’
sacerdoti musulmani, di cui parlano i viaggiatori
aliani facili ad essere smentiti colla pruova delle carte musicali di
que’
tempi. Allora si svegliarono dappertutto gli inge
e tragico fine. Dietro alle pedate di costoro camminarono felicemente
que’
grandi armonisti Gaetano Greco, l’Albinoni, il Ca
[13] Il gran Giuseppe Tartini si rese benemerito dell’arte per tutti
que’
mezzi che contribuiscono all’avanzamento di essa.
più lontano che sia possibile l’interesse, l’illusione, e il diletto,
que’
gran fonti della teatrale magia. [17] Secondo lo
pratica dell’arte loro che nel metodo d’insegnarla, sortirono poscia
que’
tanti discepoli, che quali novelli prodigi di mel
Pio Fabri, tenori eccellenti, Bartolino faentino, e il Minelli uno di
que’
cantori che hanno a’ tempi nostri posseduto con e
che non lice ad alcun nocchiero schivare se annoverato non viene fra
que’
pochissimi, cui propizio sorrise Giove dall’Olimp
odale di Gluck): «il patetico della danza consiste nell’imitazione di
que’
movimenti che noi facciamo, qualora da alcuna pas
he una continuazione dell’antica tragedia; continuazione per altro in
que’
secoli d’ignoranza divenuta imperfettissima, part
a sé la gloria d’avere il primo insegnato a rappresentare e a cantare
que’
melodrammi27. [Sez.I.1.0.10] La prova maggiore d
del Monaldo, del Vannocci, del Tribolo e d’altri valenti artefici di
que’
dì, a’ quali quelle belle arti sono tenute dell’e
i osservò poc’anzi, uno spettacolo de’ sensi, essa ritenne oltremonti
que’
difetti che contratti avea nel suo paese natio.
e che il suo trasporto rende enfatiche e sublimi, e che la cadenza di
que’
suoni induce a suggettare alla stessa misura: ed
orecchio. Essi non resistono a quell’impulso; si muovono al suono di
que’
primitivi strumenti e al canto di quella nascente
o di que’ primitivi strumenti e al canto di quella nascente poesia; e
que’
loro movimenti dan nascita alla danza. Altrove, f
e senza adoperare altro artifizio, non potrà decidere di quanto un di
que’
dadi sia più breve del suo bastone. Il perché com
ti e gagliardi. [Sez.II.1.2.4] Veggiamo ora qual mescolanza ammettano
que’
versi che più spesso nelle arie vengono adoperati
1.2.28] E come sono ancora i decasillabi e i novenari soprallegati, e
que’
senari a cui appartiene il verso: Là sovra quel
to (diciamolo alla moda) delle leggi dell’antica tragedia attenenti a
que’
particolari capi, e le contrarie ragioni che indu
tamente notò il Calsabigi42. Uomini di senno, quali sono appo Sofocle
que’
personaggì, non si governano sì negligentemente e
a ragione l’ingegnosissimo autore del Rutzvanscad il giovine, deride
que’
moderni che, non badando alla diversità de’ tempi
oco amabili, ed accorgendosi aver egli con qualche suo fallo meritati
que’
rovesci di fortuna. Ma il protagonista del melodr
1] L’antica tragedia non ama mescolanza di versi, e biasimati vennero
que’
tragici che in essa varie ragioni di versi insiem
o, a chi di questa ultima imprenda a ragionare, il carico d’acquetare
que’
malcontenti, allegando le buone ragioni ch’ebbero
o pur riflettere non esser quello un diletto del melodramma, ma sì di
que’
compositori che non sanno dargli quella musica ch
similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni di tal censura son
que’
poeti che questa figura adoperano nelle arie? Anc
a similitudine il loro stato: che perdita per lo teatro! Quante volte
que’
capolavori della drammatica hanno svegliata la co
tribuì poco l’attenzione, ch’ebbe il poeta d’evitare in tutte le arie
que’
difetti di cui qui ragioniamo. [Sez.II.7.2.15] Un
deliberazioni di publici e importantissimi affari, poste in bocca di
que’
personaggi che regolano sulla terra il destino de
imitati tuoni appartengono, riproducendo nell’immaginazione l’idea di
que’
movimenti d’animo da noi altra volta provati nell
ltrimenti il ritratto d’una persona temuta, amata, odiata, ci sveglia
que’
medesimi alletti, che già ne svegliò la persona c
principio, che un suono qualunque metta necessariamente in moto tutti
que’
corpi, che si trovano dentro la sfera dell’ondegg
e dalla ragione? [Sez.III.1.4.11] Di qui apparisce il torto ch’ebbero
que’
moderni, i quali non badando all’indole della mus
riuscita patetica: vi si troveranno sì poche note, che in un solo di
que’
mortali gorgheggi, ch’hanno oggidì tanta voga, se
passione, ma non appagava né pur l’orecchio, siccome non lo appagano
que’
passi eseguiti sull’estremo manico d’un violino.
Sez.III.2.3.2] Fu questa strana maniera di canto menata sul teatro da
que’
musici ambiziosi, i quali, per nulla lasciar d’in
o campo da far mostra della flessibilità della lor gorga coll’imitare
que’
mordenti, que’ trilli, quelle volate, que’ gruppi
mostra della flessibilità della lor gorga coll’imitare que’ mordenti,
que’
trilli, quelle volate, que’ gruppi, quegli arpegg
lla lor gorga coll’imitare que’ mordenti, que’ trilli, quelle volate,
que’
gruppi, quegli arpeggi, che fanno sì ben sentire
eano essere a parte di quella scoperta, benediceva il cielo (come già
que’
primi Spagnuoli ch’entrarono in America) d’averlo
n tai casi alle loro parole. Di poi si vogliono diligentemente notare
que’
passi di musica, i quali, talvolta per casualità,
e ‘l resto della persona, nello stento che pruovano a cavar di gozzo
que’
difficili passi, ond’è costume di formar le caden
el primo edifìzio, che fuvvi eretto, parve sì bella, e sì garbeggiò a
que’
buoni uomini, che ciascuno a furore prese ad imit
nostre osservazioni sulla musica teatrale, ride della dabbenaggine di
que’
cittadini. … Quid rides? mutato nomine, de te Fa
vi starebbe un largo o un balletto. Che direbbe quel largo? Forse che
que’
meschini prendessero un po’ di respiro? E il ball
i prendessero un po’ di respiro? E il balletto vorrebbe invitar forse
que’
fuggitivi a una danza? Per opposto la prima scena
a interrompimento di stromenti, non ostante che vi si trovi alcuno di
que’
segni. Componeva un maestro di cappella un recita
il canto, non discontinuato giammai da ritornelli. Quelle repliche e
que’
ritornelli, oltre al peccare contro al verisirimi
è della commedia che della tragedia. Né a torto Aristotile si ride di
que’
coristi de’ suoi dì, i quali se cantavano di Scil
88. [Sez.IV.3.0.4] Che non imparerà dunque un attore intelligente da
que’
miracoli del greco scalpello che giunsero fino a
reche o romane, e i monumenti che ne rimangono delle medesime: da che
que’
buon uomini vestivano sì positivo, che le’ loro f
colori d’una vivacità eguale a quella che si vede addosso a’ vicini,
que’
personaggi compariranno vicini anch’essi, a dispe
, o dove un monte appena gli aggiugne alla spalla, ch’è ti par uno di
que’
giganti, i quali montagna sopra montagna davano l
na mensola, che sembra non un’opera di valoroso architetto, ma uno di
que’
palagi incantati de’ tempi delle fate. Al qual pr
mati maestri. [Sez.V.2.4.2] Possono in oltre giovar molto al pittore
que’
libri che insegnano il modo di dipinger le scene,
segni del famoso Palladio. Non meno utili per lui saranno le opere di
que’
pittori, che nell’architettura si distinsero sopr
ordinario si fa, ma bensì a masse e a gruppi ineguali, per afforzare
que’
luoghi che ne abbisognano; Altri di poi, cui ‘l
gno dava tal risalto alla voce, che rendea del tutto inutile l’uso di
que’
vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica degli antichi,
nsione, io non so intendere come si possa render visibile il teatro a
que’
luoghi della platea e a que’ palchi, che più avvi
ome si possa render visibile il teatro a que’ luoghi della platea e a
que’
palchi, che più avvicinano a’ lati del proscenio.
onoro comunica al legno. E condannati avrebbero per la stessa ragione
que’
fregi sinuosi e centinati, che rompono e sparpagl
Sez.V.4.4.3] Per rispetto poi alla vista e al sito, è necessario, che
que’
sostegni, che dividono un palco dall’altro, e que
[Sez.VI.1.2.1] Il patetico della danza consiste nell’imitazione di
que’
movimenti che noi facciamo, qualora da alcuna pas
hanno col dramma, nol fanno mica per zelo della varietà, ma sì perché
que’
balli sono più acconci al loro stile, e sì perché
o dar pensiero d’inventar quelle danze che farebbero al proposito. Ma
que’
danzatori, che non trascurarono le cognizioni nec
prime. Quindi è che poca pratichezza mostrano nella loro professione
que’
maestri di balli, che tutta la loro attenzione co
iù impicciolire, quanto più andavano in là, credea che fossero sempre
que’
medesimi ch’erano comparsi da prima, ma dalla lon
egnare il loro capo e le membra di tali attributi, che caratterizzino
que’
personaggi. [Sez.VI.2.3.7] Non mi si opponga il c
i. [Sez.VI.3.1.4] Può in oltre di grande uso esser loro la lettura di
que’
libri e la cognizione di quelle cose che di sopra
i sapere, il quale ponga la sua attenzione a ordinare in vantaggio di
que’
due grandi oggetti la gagliarda e universale impr
tenga conto veruno; ed abbiamo il maggior torto del mondo, mercecché
que’
velenosi princìpi fanno più gran’ progresso e più
ha tanta udienza quanta un attore. Più: non dico tra’ sermoni, ma tra
que’
libri stessi che hanno avuta più fortuna e più vo
anto che spesse volte è dimenticata dal poeta drammatico. In generale
que’
vizi enormi, e che metter sogliono profonde radic
bersaglio adunque, che l’opera comica musicale prenderà di mira, sono
que’
leggieri difetti che si oppongono, come sogliam d
to, ma di riso agli ascoltanti, che vedrebbero il poeta intimorito da
que’
leggieri difetti, ed affannato a caricargli di tu
terà nell’inconveniente delle tragicommedie spagnuole. Il ridicolo di
que’
caratteri non troverà luogo nell’animo degli spet
dalla drammatica, scopo della quale è la nostra emendazione. Quindi,
que’
poeti che soggettano al publico riso il sordo, il
oeta dee rispettare alcuni difetti a cui soggiace l’umanità, ma sopra
que’
vizi medesimi e quelle virtù, ch’egli dee prender
rimo, che cantar facesse una Tragedia in pubblica piazza» (p. 431). •
que’
melodrammi: menziona l’umanista Giovanni Sulpizio
nto avesse egli inteso, che nel recitare le cose poetiche si usava in
que’
tempi? Non era egli tal canto per testimonianza d
llaresso scrive tra l’altro: «Come sono a’ tempi nostri cessati tutti
que’
motivi, per i quali all’antica Grecia piacevano l
2. Stor. della poesia. 23. Il titolo di Misteri era dato non solo a
que’
drammi che conteneano qualche mistero di nostra s
sillaba. Ond’è che la lingua sperimenta un certo intoppo nel proferir
que’
due versi. Ed affinché quell’«ancorchè» non metta
sico, per consiglio di Pitagora cangiando modo, tranquillò l’animo di
que’
giovani. Similmente di Pitagora è fama ch’egli co
gli abbiam da Laerzio; essi furono Damone e Lampone, famosi musici di
que’
tempi. Di Platone sappiam da Plutarco ch’ebbe per
o quella religione ch’era obbigata a professare in publico. E siccome
que’
filosofi non sempre furono prudenti abbastanza pe
vinità del paganesimo: l’unità di Dio era uno de’ principali dommi di
que’
misteri. Domma sì fatto era comune a’ misteri d’I
n significhi altrimenti in quel luogo gli Attori Drammatici, ma bensì
que’
sollazzevoli uomini, che col loro buon umore porg
a’ suoi avversari. Conciosiaché il Santo Arcivescovo vole soggettare
que’
Comici a certe regole; dunque conoscea, che gli S
a l’arte di render gli uomini felici. Tali esempigrazia sono in prima
que’
Montambanchi, i quali per ispacciare nel volgo no
r le tracce di Aristotile e dì Quintiliano, e mentovar dove bene stia
que’
sagaci e graziosi attori, i quali seppero sulle s
icoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli originali di
que’
medesimi oggetti rìdevoli mascherati da uomini d’
rso da me, acciò che lo raccomandi a V. A. e la prieghi ad ordinare a
que'
suoi ministri che vogliano troncate tutte le dila
emontese Denina. Laonde siamo noi inclinati a prestar tutta la fede a
que’
Latini che ebbero sotto gli occhi le tragedie rom
dizione napoletana. ERRORI CORREZIONI pag. 66, lin. 7 Tu fra
que’
dieci Te fra que’ dieci pag. 84, lin
RI CORREZIONI pag. 66, lin. 7 Tu fra que’ dieci Te fra
que’
dieci pag. 84, linea penultima ed ultima
quattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da
que’
popoli conosciuta la poesia rappresentativa. La s
esi per folgori tremende i razzi da feste, e che non abbia letti bene
que’
passi che adduce; perchè que’ grand’uomini ch’egl
zi da feste, e che non abbia letti bene que’ passi che adduce; perchè
que’
grand’uomini ch’egli cita, so che riprendono la q
, in quelli entrando il Diatonico, e in questi l’Enarmonico. Sapevano
que’
dotti Italiani, che l’istesso parlar naturale, no
nti, gli Antichi assennatamente gli soccorsero cogli stromenti. Erano
que’
nostri Eruditi, a differenza de’ Criticastri tran
ca onnipotente sulle passioni. Soggiugne quell’Erudito: “Il legame di
que’
piccioli metri appellati volgarmente Ariette . .
certamente non pensano come i Criticastri, e se pensano come costoro,
que’
gravissimi Letterati per magia apologetica si sar
ed il sesso, fin anco i costumi delle persone. Aristofane proverbiava
que’
Tragici, che con poca proprietà vestivano i perso
ica sia ridotta al punto di perfezione richiesto? Avete bene studiati
que’
due Libri del Goldoni, Mondo e Teatro? Avete su t
e bellezze. Giva adunque a guardarla colla prevenzione di perdonare a
que’
Professori l’abuso introdotto. Oh voi, Signor Nap
natura poco propizia all’ordine e alla pubblica tranquillità. Usciti
que’
conquistatori da paesi, ove regnava l’indipendenz
i Misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’istrioni e giocolieri a
que’
tempi, non meritino rigorosamente nome di vere az
alia. Il medesimo sig. Lampillas per mostrare che gl’Italiani erano a
que’
tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, ad
he in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di
que’
tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle pa
stile. Che se volesse il sig. Lampillas mostrare, che gl’Italiani di
que’
miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
le quali cose vedasi il Conrigio, Lindebrogio, Montesquieu. Avvenne a
que’
tempi ancora, cioè sin dal 1001, che secondo Cami
da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di
que’
tempi, per ben giudicarne, se ne dovrebbe rintrac
ado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di
que’
rozzi secoli sussisteva nel secolo XVII in qualch
l gaudio e l’amore e lo sdegno. Ella è molto vivace, ed è inclinata a
que'
caratteri dimostranti tenerezza ed umiliazione, o
di eloquenza poetica e di riflessioni filosofiche concorsero a formar
que’
mostri lusinghevoli che seducevano il popolo Vene
disviluppo non troppo naturale, che però è una piacevole dipintura di
que’
vaneggiamenti che se non conducono gli uomini a’
cartoni che siansi. Nelle serate specialmente di grande illuminazione
que’
cristalli, que’ festoni, quell’oro, que’ torchi s
si. Nelle serate specialmente di grande illuminazione que’ cristalli,
que’
festoni, quell’oro, que’ torchi senza numero, i l
ente di grande illuminazione que’ cristalli, que’ festoni, quell’oro,
que’
torchi senza numero, i lumi copiosi de’ palchetti
a osservazione architettonica, in niun teatro che io sappia vedendosi
que’
due oggetti meglio ottenuti che in questo del Vac
robusta, e fa uso infame di sua penetrazione, concepisce di mezzo a’
que’
velami, onde il poeta filosofo ha involto le più
inclinazione determinato, ed ammirar ci faccia egregiamente, eseguiti
que’
principi, e con nobile gara imitati que’ colpi di
accia egregiamente, eseguiti que’ principi, e con nobile gara imitati
que’
colpi di mano maestra, ch’egli con tanto sonno e
i occhi di tutti. E già parvero cose pur troppo secche quelle strade,
que’
viali, quelle gallerie che corrono sempre al punt
i gran fantasia fornito farebbe gran senno a ricopiare così a puntino
que’
loro paesaggi, imitando quel valentuomo il quale,
nche impossibile trasferirla alle scene. Ben può ognuno ricordarsi di
que’
teatrini che vanno attorno sotto il nome di vedut
rano consapevoli a se medesimi d’aversela meritata. Di più, essendo a
que’
tempi ricevuta dalle leggi l’appellazione per via
reale qual era uscito dalle mani del Creatore, comparve nei libri di
que’
metafisici non diversi in ciò dai poeti un altro
maraviglioso erano, per così dire, l’anima di cosiffatti spettacoli a
que’
tempi, perciò la musica ad essi congiunte fu cred
al fine di quella facoltà divina. Per quanto adunque s’affaticassero
que’
valent’uomini della non mai abbastanza lodata cam
6. [NdA] Per far vedere il diverso progresso della morale pubblica in
que’
tempi, e ne’ nostri basta, non che altro, gettar
a si disse poesia drammatica, e quando questa cominciò a pullulare da
que’
semi, l’attore fece uso della feccia, delle capig
ani; poichè in quel tempo ancora l’uditorio rimaneva allo scoperto, e
que’
teatri erano così vasti e magnifici che potevano
a si disse poesia drammatica; e quando questa cominciò a pullulare da
que’
semi, l’attore fece uso della feccia, delle capig
ani; perchè in quel tempo ancora l’uditorio rimaneva allo scoperto, e
que’
teatri erano così vasti e magnifici che potevano
te queste cinque classi. [2] Quegli schiavi insensati del pregiudizi,
que’
corpi senz’anima, quelle creature indifinibili, c
dall’Einsio, riguarderanno con disprezzo il Tartuffo e il Misantropo,
que’
due capi d’opera sovrani nel genere comico, e vor
cere ad un pubblico illuminato, meglio d’ogni altro saprebbe additare
que’
mezzi, che a così fatto fine conducono. Le altre
e cercando che vengano dispregiate dagli altri: somiglianti appunto a
que’
satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi
i tratta di esprimere quella mescolanza di rimprovero e di preghiera,
que’
sospetti mitigati dalla speranza, quella eloquenz
ne della morte della sua amata? Leggansi nell’atto quinto dell’Attide
que’
versi, dov’egli rimprovera a se stesso di essere
dell’azione si permettono ventiquattr’ ore, così permettonsi al luogo
que’
cangiamenti che possono naturalmente avvenire cam
oni della scena, e vi voleva appunto tutta la corruzione del gusto di
que’
tempi per non riflettere che o cangiandosi la sce
dovea alla parola Padova sostituire quest’altra, l’Europa; giacchè a’
que’
di in niun altro paese Europeo videsi una tragedi
otevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri, Neottolemi con
que’
duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ost
tevasi esprimere dagli antichi Roscii, Esopi, Satiri e Neoptolemi con
que’
duri gran capi di corteccia dipinta, continuo ost
o folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di
que’
semi che altrove diedero l’origine alla poesia dr
in Germania nel secolo XII. Ognun vede qual sorta di dramma poteva a
que’
tempi aspettarsi. Ivi in fatti veggonsi apparir d
do di star sempre vicino alla sua Bella. Che bel vedere in Casa uniti
que'
due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino
lento per la gaja scienza, cioè per la scienza d’ amore e di poesia a
que’
tempi usata. Tennero nella Città d’Aix, Capitale
Magno. E sotto questo nome generico di ciarlatani si comprendevano a
que’
tempi non solo gli scenici, cioè i mimi, buffoni
altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a
que’
tempi rifioriva? Eppur il sig. Andres nel tom. IV
, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già da tempo in
que’
rapporti relativamente intimi che solean correre
che mi è convenuto leggere per formarmi una giusta idea del gusto di
que’
tempi, a fatica ho trovato alcuni pochi che non p
partecipano quanto gli altri della universal corruzione. Questi sono
que’
d’Andrea Salvadori, il quale meglio d’ogni altro
de mancò a’ musici la istituzione convenevole. Gli è vero che visse a
que’
tempi Giambattista Doni, scrittore grandissimo, i
gli anatomici avverata, che passa tra gli organi della generazione, e
que’
della voce, impedisce in colpco, cui vien proibit
universale, non sembra che meritasse cotanti applausi. A eccezione di
que’
pochi mentovati di sopra gli altri cantori si era
perstiziosa imitazione degli Antichi. Invece di trasportare l’arte di
que’
primi Maestri a’ moderni costumi e genj delle Naz
azioni, satire, ridicolo, tutto nuovo, tutto tolto dagli originali di
que’
tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’
andarono in disuso, perchè n’era manifesta la irregolarità, e perchè
que’
caratteri di Duellisti, e Matasiete, che in Ispag
Ma ciò lasciando, avete Voi riflettuto bene a quelle vostre parole, a
que’
tempi gl’Italiani avvezzi alle arlecchinate non p
vostre Commedie Magiche, per pascolo de’ volgari, e delle donne, e di
que’
forestieri, che nudi delle giuste notizie lettera
Spagnuoli e Inglesi contengono un’ arte men delicata, ma pel gusto di
que’
popoli hanno un merito locale; i drammi poi de’ G
a nella Sposa Persiana , e per [illisible chars] negli Innamorati. In
que’
tempi, che bastava assai poco a far ridere, colui
entano ne’ templi azioni teatrali, che formano una parte del culto di
que’
popoli verso i loro idolia. Verun teatro pubblico
(siasi ciò avvenuto per l’introduzione della musica europea fatta in
que’
paesi dal l’imperadore Kamhi per mezzo del portog
eccellenti. Sadi autore del Gulistan, o dell’imperio delle rose, é in
que’
paesi il principe de’ poeti turchi e persiani, co
oraneamante. Vitruvio ci fa sapere che in essi soltanto desideravansi
que’
vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e
oraneamente. Vitruvio ci fa sapere che in essi soltanto desideravansi
que’
vasi di rame che rendevano la voce più sonora, e
ando coi suoni armonici, colla misura, col movimento, e colla melodia
que’
fisici riposti nervi, i quali con certa ma inespl
richiederebbono. Male ad uno statista, ad un avaro, ad un politico, a
que’
caratteri insomma, che capaci solo di passioni so
rattenerlovi, chiamando un senso in aiuto dell’altro, massimamente in
que’
momenti d’ozio, dove non potendo la musica tutta
atori credano di essersi successivamente portati, e di veder in fatti
que’
luogi ove sentono la melodia. [31] Da quai presti
er innalzar la francese, è lo stesso, che voler imitare il costume di
que’
popoli della Guinea, che dipingono neri gli Angio
lia è debitrice in gran parte della sua gloria drammatica, era uno di
que’
Signori a’ quali non aggradavano gli spettacoli s
della corte. Supponghiamo che Carlo VI avesse avuto genio contrario,
que’
poeti per secondarlo avrebbero fatto andare tutti
uattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da
que’
popoli conosciuta la poesia rappresentativa. La s
Menandroa. Si corruppe finalmente la Greca lingua, e se più tardi in
que’
paesi si scrisse alcuna favola drammatica, fu det
i che a’ di di Aristofane sarebbero state accolte con pari effetto da
que’
repubblicani baldanzosi e pieni sotanto della lor
ch un esperto conduttore della sua Truppa, un eccellente recitante in
que'
suoi particolari caratteri ; ed ha saputo acquist
a che potesse contradire ai loro costumi e alle passioni dominanti di
que’
tempi. Certo è che la ripugnanza di morir per un
e mai ragioni, o mia Regina? Ah pensa Chi t’ascolta, ove sei. Scopron
que’
detti Le tempeste del cuore, Della mente i delirj
eci e a’ Frigii infesta. Reso è una tragedia senza prologo, e senza
que’
tratti patetici proprii di Euripide; ma in contra
ompose la sua tragedia facendo rea la madre stessa del l’uccisione di
que’
fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza del poe
i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre di
que’
pargoletti certi sacrfizii espiatorii. Le Fenisse
specie varie ugualmente degne di trattarsi benchè dissimili. Dando a
que’
sommi Greci l’onor dovuto, credo che voglia inten
a fondata sul sistema della fatalità appoggiata alla religione, fu da
que’
tragici maravigliosi condotta al l’apice della pe
ussa, avendo cambiata la stessa natura de’ suoi stati ed i costumi di
que’
popoli, ed introdotto fra loro lo spirito d’indus
la di Adelaide Tessero sulla scena ! Con quale spontaneità si movevan
que'
personaggi ! Che lagrime sgorgavano da quegli occ
il 14 novembre : Eccellente Amalia, La tua lettera gelò il sangue a
que’
tali che ideavano averti per prima attrice in una
emente (per quanto il mio scarso ingegno lo permetterà) cooperare con
que’
pochi ottimi artisti drammatici che abbiamo in It
e a parte gli altri pregi di questa sua rappresentazione, seguirla in
que’
suoi atteggiamenti varj, in quei rapidi trapassi
r perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera fino a
que’
drammi ne’ quali soltanto i cori e qualche altro
non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di opera a
que’
componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitt
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrade tanto cangiate da
que’
tempi remoti prendasi a leggere senza gli accenna
stume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di
que’
popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di
eggia, e chi ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso a
que’
costumi…, Ibico, Anacreante Tejo ed Alceo versati
ati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di
que’
tragici si giudica, e specialmente si comparano E
no un morto condotto a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar
que’
vasi; il morto dice che gli porterà per due dramm
ivatori degli studii severi è bene antica, e si perpetuerà massime in
que’
paesi che sono privi di teatro perfetto, ove poss
ce) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce
que’
medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di
ta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca due famose meretrici di
que’
tempi. Nisieli al solito inveisce contro Aristofa
i accusando Cleone. Vi si troya un colpo che caratterizza l’indole di
que’
repubblicani amici di essere, piaggiati, e facili
politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in
que’
tempi e su quelle scene dilettare.
rché divertano il padrone. Più comune dovea essere siffatto costume a
que’
tempi, ove i gran signori ignoranti per educazion
tto d’una canzone provenzale posta sotto le note secondo la musica di
que’
tempi. [4] Supponendo adunque che Francone scr
rò punto a deciderlo. Sebbene l’influenza letteraria e scientifica di
que’
conquistatori sul restante della Europa sia stata
Carlo Magno. E da “ciarle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie di
que’
tempi sono piene delle singolari azioni di questi
l genere pratico. [21] Nondimeno bisogna dir chel’Italia non avesse a
que’
tempi presso alle altre nazioni acquistata quella
montani. Se la mia asserzione sembrasse alquanto dura agli orecchi di
que’
pregiudicati italiani che stimano se soli esser s
re debbano annoverarsi quelle d’Italia, si pruova da ciò che molti di
que’
Fiaminghi nominati dallo storico, cioè Orlando La
vano, di Prosdocimo Bendemaldo, di Mascardio, o negli altri autori di
que’
tempi citati da me? Il Signor Abbate non entra in
eatrali , la storia contraddice all’asserzione del Linguet che brucia
que’
grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi
rendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di
que’
tempi come incompatibili col carattere tragico. E
iatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di
que’
tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando la s
tile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a
que’
dì la poesia tragica talvolta con felicità. In et
precipizio del real fanciullo dalla torre. Meritano di mentovarsi tra
que’
tragici del secolo di cui parliamo, i quali si as
resentazione ? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti
que’
componimenti con diletto e plauso indicibile impr
altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a
que’
tempi rifioriva? E pure il signor Andres stesso n
zza che loro non supponeva il Mettei; il quale osò ancora olrraggiare
que’
valentuomini con parole poco urbane per non dirle
Aristofane, è il Prisciano battuto. Contiene una satira comica contro
que’
fisiologi, medici, giuristi e teologi che scrivon
dall’invariabile Ragion Poetica. Quanto all’Italia, lasciando a parte
que’
melici allori colti dal Zeno ed a piena mano dal
r perchè non dobbiamo impropriamente stendere il nome di opera sino a
que’
drammi, ne’ quali soltanto i cori e qualche altro
he non erano drammatiche, ma unicamente attribuire il titolo di Opera
que’
componimenti scenici, ne’ quali sarebbe un delitt
deprimerla non avendo potuto farla passar per sua; ma il Cid è uno di
que’
felici frutti del genio che s’invidiano e si crit
simi, e gli ultimi freddi ed inutili. Si vorrebbe ancora ravvisare in
que’
primi Romani che dipinge rassomiglianza minore co
dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di
que’
medesimi cortigiani che stanno congiurando contro
i di lusso, non che di necessità; ma non ebbe della drammatica se non
que’
semi, i quali sogliono produrla da per tutto, cio
Aristofane, è il Prisciano battuto. Contiene una satira comica contro
que’
fisiologi, medici, giuristi e teologi che scrivon
o della gioventù, per ben conoscere il teatro Greco e l’arte usata da
que’
repubblicisti nel maneggiare la loro commedia ant
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrade tanto cangiate da
que’
tempi remoti prendasi a leggere senza gli accenna
gli Ercoli mangiatori, famelici, poltroni, ingannatori, come altresì
que’
servi sempre piangenti che mostrano le piaghe ric
stume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di
que’
popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di
ati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di
que’
tragici si giudica, e si fa spezialmenre la compa
no un morto condotto a seppellirsi, e gli domandano, se voglia portar
que’
vasi; il morto dice che gli porterà per due dramm
tivatori degli studj severi è bene antica, e si perpetuerà massime in
que’
paesi che sono privi di teatro perfetto, ove poss
ce) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce
que’
medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di
a lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca, due famose meretrici di
que’
tempi. Nisieli al solito inveisce contro Aristofa
i accusando Cleone. Vi si trova un colpo che caratterizza l’indole di
que’
repubblicani amici di esser piaggiati, e facili a
solo verso, diceva di aver terminata la commedia. Ora che si dirà di
que’
commediografi, i quali sogliono avvertirci in qua
politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in
que’
tempi e su quelle scene dilettare. 114. Vedi il
useo, Simonide, e cento altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da
que’
di Mitilene come una delle loro più celebri legis
ilene come una delle loro più celebri legislatrici non altrimenti che
que’
della Beozia ammiravano Pindaro come uno de’ prim
atria. Il lettore non ha bisogno d’essere avvertito che parlandosi di
que’
secoli quanto si dice della poesia intendersi dee
bus, atque Carminibus venit…». [14] Ennio, il quale era più vicino a
que’
secoli remoti, gli dà il titolo di “santi” second
ssi nei templi, nei teatri, e nelle case ecc.» E che perciò? In tutti
que’
luoghi ce ne serviamo soltanto come di cose indif
empo in Moscovia, e che vi sarà forse andato col disegno d’incivilire
que’
popoli al suono degli strumenti come faceva Orfeo
igine ogni nostra affezione dall’amor proprio lodiamo con compiacenza
que’
tempi, dei quali crediamo esser noi stati un non
e più altri di quell’età; non ho mai smentito il giusto elogio dato a
que’
valentuomini, dove dunque si trovano depresse da
continueremo a far uso dell’edizioni che abbiamo, e a prestar fede a
que’
dotti commentatori, l’osservazioni de’ quali non
del lieve aleggiare e del gorgheggiar soave de’ canori augelletti. Ma
que’
versi profferiti o cantati altro alla fin fine no
legislatore, fisico, astronomo, e filosofo morale. Chi avrebbe mai a
que’
tempi potuto immaginare che l’uomo non contento d
per riuscirvi bisognava ridurre le incondite farse sacre o profane di
que’
tempi alla forma servata dagli antichi, e l’esegu
indi, assuefatti all’antico magistero, ad immaginarne altre nuove su
que’
modelli. Così troviamo un gran numero di greche i
teatrali, la storia contraddice all’asserzione del Linguet che brucia
que’
grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi
rendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di
que’
tempi come incompatibili col carattere tragico. E
giatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di
que’
tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando la st
tile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a
que’
dì la poesia tragica talvolta con felicità. In et
non volea dargliene il Signor Mattei, il quale osò ancora oltraggiare
que’
valentuomini con parole poche urbane, per non dir
presentazione? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti
que’
componimenti con indicibile diletto ed applauso i
aso di un veloce incendio, nel quale non so come la calca intanata in
que’
meschini Corridoj interiori, e in quelle angustie
io, imponevano silenzio talora all’uno talora all’altro ed io che in
que’
tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna di q
he vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a
que’
mali sovente eccede, trascorre e degenera in mali
tori. Fu per opera del Bellotti che cominciarono a scendere in Italia
que’
tipi matti e sconclusionati, aventi a guida certi
giata, la quale per gradi e con sicurezza ammaestra; e la preferirà a
que’
rapidi abbozzi poetici ove scelgonsi arbitrariame
a siamo sicuri che sarebbero state allora accolte con pari effetto da
que’
repubblicani baldanzosi e pieni soltanto della lo
o folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di
que’
semi che altrove diedero l’origine alla poesia dr
e d’un certo tatto squisito somministratoci dal sentimento. Pare che
que’
grand’uomini vogliano essere conosciuti nella gui
rvi, o Signore, i differenti significati che gli autori più antichi e
que’
de’ secoli posteriori attaccavano a siffatta paro
ti magistrati temettero senza dubbio riguardo a’ costumi de’ Francesi
que’
tristi effetti che Platone presagiva a’ costumi d
zelo e l’eloquenza loro i piaceri della ragione furono sagrificati a
que’
dell’orecchio, e d’allora in poi essi compiansero
rima; ma é tragedia composta con arte e giudizio, qual si conveniva a
que’
tempi luminosi; e non so donde si abbia ricavato
e i lumi della ragione, donde, come da un centro comune, sono partiti
que’
raggi di viva luce lanciati dall’ingegno, che han
urae Horat. lib. 2 Epist. I) o crederebbesi, per meglio dire, uno di
que’
Caffri o Sciscimechi, che sono tanto balocchi e s
così rispettabile come la francese che io amo e venero, ma sì bene a
que’
suoi indiscreti e impertinenti critici e pedanti,
flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di
que’
chiari individui che la componevano potè smentirl
osì poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti
que’
segni, e di recitarsi los Autos Sacramentales dur
nemigos que allà tienes. Queste parole que allà tienes, indicano che
que’
traditori dimorano tuttavia in Castiglia, or come
ze. Benchè a quel La Huerta io più non possa mostrare il suo torto in
que’
tre o quattro punti da lui toccati contro di me c
telvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a
que’
dieci, nel qual tempo vantavasi di aver conosciut
discorso (dirigido à la Academia de Madrid). Non sono forse spagnuoli
que’
che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta di
he vuol considerarsi come uno de’ pubblici educatori, per rimediare a
que’
mali sovente eccede, trascorre, inveisce e degene
ene. E come l’ottomano ardir si affrene da Enrico e l’empia rabbia di
que’
mostri fai scorger chiaro, e come il sangue inost
alità della provvidenza divina che abbia meglio organizati e disposti
que’
primi ingegni destinati per essa ad inventare, co
vedi che alla buona cena di poppa ti aspettano i cavalieri; e chi son
que’
due che ti accennaro? — [1.154ED] Così egli; ed i
ute a chi non tante ne meritava e per infonder negli animi terrore di
que’
delitti che anche commessi con qualche umana, se
atto d’incontrarlo nel delizioso e magnifico passeggio del corso, ove
que’
grand’alberi che fan ala ed ombra ad un lieto num
l’instrumento che ci fa scorgere, come in uno specchio, l’immagine di
que’
sentimenti che in altra guisa non si vedrebbero,
dall’onestà, o se talor se ne scosta, ciò si tollera rappresentato in
que’
personaggi che il poeta vuol far comparir gastiga
che presentemente il nostro teatro è assai diverso dal greco perché a
que’
tempi pudici le donne tanto si astenevano dal tea
ndo con tanta generosità i sentimenti, i caratteri e la semplicità di
que’
drammi, con quanta ostinazione la maggior parte h
acea sentire e distinguere la quantità delle sillabe. [4.47ED] Finiti
que’
versi: [4.48ED] — Ecco — disse — come sarebbesi a
i ambi, perché essi imitano il parlare ordinario e vi stan bene tutti
que’
nomi che nella prosa si parlano»; e il verso fran
mbo assai si avvicinano; ma perché ho scritto che «vi stan bene tutti
que’
nomi che nella prosa si parlano», rifletti che ap
si astrae nel medesimo e si figura che la vera Ifigenia parlasse con
que’
sentimenti e si smaniasse in quella maniera in cu
zza. — [4.129ED] — Ma che domine son eglino, adunque, — io seguiva —
que’
ragionari che di undici in undici sillabe o di se
uel che sin ora non si è voluto per altri. [4.138ED] Ma per tornare a
que’
ragionari (siccome dicesti) che di undici in undi
a e spedita o meno lontana dalla costruzion naturale, come pur sin da
que’
tempi osservò e praticò nel volgarizzare i Morali
viglia della corte di Prussia e la mia. [5.79ED] Che mi parean divini
que’
versi così incorporati alle note! [5.80ED] E pur,
quanto insipidi e fievoli dipoi li conobbi! [5.81ED] Ma a buon conto
que’
sentimenti erano facili, lisci e distesi quel sol
nverisimili ancora, se vuoi, sieno i mezzi dell’avvenimento, ma posti
que’
mezzi, l’avvenimento poi sia verisimile, e così c
lmente, altrimenti quai liti invincibili fra quelle balde fanciulle e
que’
rigogliosi castrati! [5.127ED] Dei ancora aver ri
gi l’esterno di quelle mura o de’ maggiori edifici, ma scommettendosi
que’
modelli, tu miri le case matte sotto de’ terrapie
, le feluche, con forse maggior delizia che se ti trovassi presente a
que’
luoghi, perché così impiccoliti, l’occhio li gode
poco notabile differenza, dimodo ché paragono i nostri al mormorio di
que’
fonti che cadono naturalmente all’ingiù ed i vost
lentemente commosso, quelle avvertite rivolte d’occhi girati a tempo,
que’
pianti che, a differenza de’ finti pianti d’Itali
nione che non si debba dar nella natura; ma io aderisco al partito di
que’
filosofi più mansueti e moderni che ammettono qua
iasi al volo. [6.115ED] Abbonda del brio franzese, ma poscia manca di
que’
soavi abbandonamenti di madame Prevoste. [6.116ED
é Dacier, così ricordato nel Proemio all’Edipo Tiranno: «che è uno di
que’
Franzesi che leggono, al dir di colui, i Greci in
di M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e
que’
difetti che gli furono poscia rimproverati, e sin
efice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a
que’
tempi, il comando delle sue truppe. Sia questo un
la stomachevole vanità di Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di
que’
tempi non diedero molte pruove di candidezza ed u
oro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli ed imprigionò
que’
Francesi, qual fu l’implacabile vendetta Italiana
, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a
que’
pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
i2: Et mea sunt populo saltata poemata sæpe. Di poi, quando anche
que’
versi recitati nel Circo fossero stati scenici (c
poveri Commedianti vanno recitando alcuna arlecchinata per divertire
que’
paesi men colti, sarà questa una pruova, che la N
olgo e la folla per uscire dalle spese, e si tollerano dal Governo in
que’
giorni di allegria universale, purchè non ledano
a de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana di
que’
repubblicani si manifesta nella dipintura di Blep
litica che conveniva alla repubblica ateniese, e di ciò che poteva in
que’
tempi esser pregevole sul teatro, se ne intende m
cap. 4. 51. De Poetarum Historiis Dialog. VII. 52. Che pensare di
que’
commediografi, i quali vi dicono in qualche prefa
della gioventù che conoscer voglia il teatro Greco e l’arte usata da
que’
repubblicani nel maneggiar la commedia antica, il
à, dovea alla parola Padova sostituir quest’altra l’Europa, giacchè a
que’
dì in niun altro paese Europeo videsi una tragedi
sentano ne’ tempj azioni teatrali, che formano una parte del culto di
que’
popoli verso i loro idoli22. Verun teatro pubblic
or de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di
que’
chiari individui che la componevano potè smentirl
osì poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti
que’
segni, e di recitarsi los autos sacramentales dur
emigos que allà tienes. Queste parole que allà tienes indicano che
que’
traditori si trovano ancora in Castiglia; or come
’impugnava. Benchè a costui io non possa più mostrare il suo torto in
que’
tre o quattro punti da lui toccati contro di me c
telvetro, Lope contava appena otto anni, cioè neppure era pervenuto a
que’
dieci, in cui vantavasi di aver conosciuti i prec
, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a
que’
pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
one di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e
que’
difetti che gli furono poscia rimproverati, e sin
efice desiderato che il famoso Bajardo accettasse, come era costume a
que’
tempi, il comando delle sue truppe. Sia questo un
la stomachevole vanità del Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di
que’
tempi non diedero molte pruove di candidezza ed u
ro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli, ed imprigionò
que’
Francesi, qual fu l’implacabile vendetta Italiana
arodia intitolata Taisez-vous. Il cittadino Carion de Nizas compose a
que’
dì una tragedia intitolata Montmorenci che si rec
grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica di
que’
tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre?
nente della tragedia si dimostra appunto la falsità del raziocinio di
que’
due spiriti-forti, e si accreditano col fatto le
auso, e con un numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè
que’
giovani attori erano stati da lui così bene ammae
a menzogna apparente, e qualche altra variazione rende a lui sospetti
que’
cavalieri, e gli fa incatenare, rivocando la graz
itare e religioso istituito l’anno 1118; giacchè da una parte vennero
que’
prodi cavalieri dopo due secoli di glorie condann
tri nomi niuno indizio darebbe di quella storia patria. Presi adunque
que’
tre atti come parte del satto di Corradino appena
rmini e Roberto. A un cenno di Geldippe parte Tancredi, e neppur vede
que’
tre personaggi, caminando forse con gli occhi bas
recarsi sulla piazza del Mercato per saper ciò che accade; e forse a
que’
tempi era questo l’uffizio delle dame di corte. A
nza aringa mostrando l’ingiustizia che si commetterebbe salvando solo
que’
due; e i suoi sentimenti sono degni del primo de’
teresse de’ principali personaggi non vien distratto o raffreddato da
que’
meschini amori subalterni delle tragedie francesi
a fatta al re per troppo amore. Il disviluppo segue acconciamente con
que’
pochi versi che dal canto possono ricevere espres
ncora Ricimero ed Almonte. Terzetto, in cui crucciata Elvira ingiuria
que’
due malvagi a buon dato, e poi con impeto li disc
Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche di
que’
due vili personaggi, presti loro, o non presti fe
pplaudiva il Vannetti e il Bettinelli. Il cavaliere sconosciuto sfida
que’
due, i quali bravamente si ritirano alla parte op
dove l’aver l’autore nell’edizione a sue spese rimessi senza ragione
que’
sette versi, lo soggetta ad una giusta critica, p
ure la forma della commedia e della tragedia fu conosciuta affatto in
que’
paesi fino al regno di Errico II. Caterina de’ Me
o imbratta in più di un luogo varie belle opere. In Alemagna erano a
que’
tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialo
ero imbratta molte belle opere in più d’un luogo. In Alemagna erano a
que’
tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialo
L’arti fioriscono presso la nostra ingegnosa nazione senza veruno di
que’
premi e incoraggiamenti infiniti, che trovano gli
dia Nuova alla moda Francese, e stampata nel 1740 con indignazione di
que’
pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla nelle
a nel 1768. Altre tragedie inedite si trovano in Madrid applaudite da
que’
pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia d
r rendere giustizia al vero, osserviamo in qual maniera si condussero
que’
due grand’ingegni nel maneggiare in generi divers
inverisimile? 71. Con quegli Ezj perchè confuse lo stesso Bettinelli
que’
Catoni e que’ Regoli? Non son essi ritratti istor
71. Con quegli Ezj perchè confuse lo stesso Bettinelli que’ Catoni e
que’
Regoli? Non son essi ritratti istorici? Que’ Rego
ontese signor Denina. Laonde noi incliniamo a prestar tutta la fede a
que’
Latini scrittori che ebbero sotto gli occhi le tr
ori che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane da essi esaltate, a
que’
Latini che sapevano bene quel che si dicessero su
o, secondo la regola del Denina, niuno ignorando che gli argomenti di
que’
grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero,
o tradite dall’affettazione, benchè non mostrino di essere animate da
que’
medesimi colori della natura che nella Troade e n
a, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di
que’
tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani agg
e agli Orlandi traditi da qualche Angelica? Doveva mettergli in bocca
que’
versi che mostrano l’autor del dramma proclive al
a, cancelliere della repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di
que’
tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani agg
d alcun Orlando tradito da qualche Angelica? Dovea mettergli in bocca
que’
versi che mostrano l’autor del dramma proclive al
▲