cit.), prima di assumere il carattere di Dottore, avrebbe recitato in
quello
di Scaramuccia, nel quale appunto avrebbe esordit
o Vicentini (Tommasino) il celebre Arlecchino, il 13 settembre 1745 a
quello
di una figlia dello stesso e il 7 dicembre 1753 a
embre 1745 a quello di una figlia dello stesso e il 7 dicembre 1753 a
quello
di Luigi Riccoboni. Sposò Claudia-Simona Audureau
iano. Questo costume, stando alle apparenze, era sul teatro innanzi a
quello
di Beltrame, Niccolò Barbieri, che era milanese,
ostro Teatro Italiano per la facilità del carattere principale, che è
quello
degli schiavi, applicato a questo personaggio. I
forse che Stefano Della Bella, e il costume di cui parla Riccoboni fu
quello
forse di Buffetto (V. Cantù), che è in tutto somi
fu quello forse di Buffetto (V. Cantù), che è in tutto somigliante a
quello
dello Scapino. Lo Scapino del Callot, invece (V.
roni Agata. Moglie del precedente. Il suo nome è intimamente legato a
quello
del marito, col quale passò la sua vita artistica
, attrice acclamatissima. Niun particolare abbiamo di lei, se non che
quello
– dice Riccoboni – di aver veduto ed esaminato al
ui recare ciò che leggesi nel trattato de Theatro del Bulengerob Ecco
quello
che riferisce coll’autorità dello Scoliaste di Ar
a questa usanza per celare il proprio volto e dare a credere di esser
quello
del personaggio rappresentato. Potrebbe dirsi che
ttata una invenzione destinata a far ridere. Questo Cherilo però, per
quello
che si è veduto, fiori nell’Olimpiade LXV, e Tesp
uova il fine di rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò solo
quello
di coprire gli attori, trovandosi già il popolo a
allorchè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e
quello
di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle ope
venti, quale trenta e quale quarantamila persone; per non parlare di
quello
di M. Scauro capace di ottantamila. Fu perciò nec
sso gli antichi servì per occultare il volto dell’attore, per imitare
quello
del personaggio rappresentato e per ajutar la voc
ti…. A questo eccellente comico non si può imputare altro difetto che
quello
che deriva in lui da natura, quello cioè della pr
si può imputare altro difetto che quello che deriva in lui da natura,
quello
cioè della pronuncia. ( ?… Era fiorentino). Egli
vano essere cotanto irragionevoli e ingiusti che volessero non vedere
quello
che pur vedeano, e doveano confessare che tutte l
olo XVI. con tutta la mia diligenza fatta ultimamente, non oltrepassa
quello
di quindici o sedici, inchiudendovi però anche le
nor Apologista a far paragone del numero delle Tragedie Spagnuole con
quello
delle Italiane. Sono più di cinquanta i Letterati
ce a due. Il numero de’ nostri buoni Epici trascende forse del doppio
quello
delle Tragedie Spagnuole, come potrebbe l’Apologi
io trasmetteva in Napoli, egli non ignorasse il tempo in cui surse, e
quello
in cui si estinse la Compagnia.
morii vieppiù crescenti, chè il pubblico non sapeva rendersi conto di
quello
sconcio di scene vuote, mai accaduto. L'Ajo era f
un negozio di cappelli, e provarne un gran numero, senza mai trovare
quello
che facesse al caso suo. » Pochi particolari si h
alor suo artistico, ma per comune consentimento egli fu ritenuto come
quello
de'figli che più si accostasse all’arte prodigios
o stile va prendendo un portamento lirico é un poco d’affettazione di
quello
di Seneca. Quanto alle commedie si leggeranno sem
ne adultera il gusto, e scintillano ben rare le buone produzioni. In
quello
periodo presero tutta la voga i drammi musicali e
ammi che si fecero poi maggiormente ammirare ne’ teatri veneziani, fu
quello
intitolato la Divisione del Mondo, nel quale le d
to dell’uomo non avendo se non se una misura fissa e molto stretta di
quello
che si può sapere, perde da una parte quanto acqu
e va discorrendo; ma di tutte quelle mercanzie non ve n’é mai più di
quello
che importano i corpi e il credito di quella casa
casa di negozio, che lo tiene in affitto… Bisogna poi ricordarsi, che
quello
che noi sappiamo adesso, si sapeva tremil’anni fa
ino ad un certo punto e ringentilirsi, e che da un sistema diverso da
quello
dei Greci potevano gli sforzi del genio far iscat
o dico che il primo e capitale difetto dell’odierna musica teatrale è
quello
di essere troppo raffinata e poco filosofica prop
getto. Allora non trova più verosimiglianza o interesse nell’opera di
quello
che troverebbe in un semplice concerto. E allora
ineamenti additandone. Se si dovesse rappresentare sulla scena lirica
quello
squarcio mirabile della Eneide, allorché Didone s
o sentire separatamente da esso, o producano un effetto differente da
quello
che si pretende. Diffatti pochi sono que’ maestri
endo diverso il suono che mi dispone a vedere i trionfi d’Achille, da
quello
, che mi prepara a sentire le amorose smanie d’Iss
le, da quello, che mi prepara a sentire le amorose smanie d’Issipile,
quello
che mi dee strappare le lagrime per l’abbandono d
ppare le lagrime per l’abbandono di Costanza nell’isola disabitata da
quello
, che m’indicherà le frodi del figliuolo di Venere
isdegnarmi colle moderne orchestre qualora vi veggo sbandita l’arpa,
quello
strumento delizioso le cui lunghe corde dolcement
ole. [22] Un massimo inconveniente del recitativo semplice italiano è
quello
d’essere troppo trascurato dai maestri, i quali c
overà che rare volte si conserva in essi il vero loro carattere, ch’è
quello
d’essere una cosa di mezzo tra il tuono della dec
’essere una cosa di mezzo tra il tuono della declamazione ordinaria e
quello
della melodia. Rare volte s’imita dai maestri il
«Tolgan gli dei ec.», le quali esprimono un sentimento risoluto, cioè
quello
di non condannare il padre? E che dopo tale risol
orrore che ispira ad Ermelinda l’idea di dover condannare un padre, a
quello
di dover sagrificare l’amante, l’orchestra dee ra
che gli episodi fuori di luogo non sono meno ridicoli nella musica di
quello
che lo siano nella oratoria e nella poesia. [26]
ecolo del Marini e del Preti, che va succedendo nella musica dietro a
quello
dell’Ariosto e del Bembo, ecco il vero, il genuin
i spettacoli quanta questa: che il carattere della passione non è mai
quello
di riandar se medesima metodicamente, né d’interr
ima.» [33] Bisognerebbe render grazie al Piccini per essere stato (a
quello
che sento da alcuni) il primo a sbandirne i noios
n fossero venuti altri danni egualmente grandi alla musica drammatica
quello
cioè di repetere mille volte le stesse parole inv
e mille volte le stesse parole invece di replicar l’intiero motivo, e
quello
altresì di ridurre la musica ad una sgradevole un
tuoni possibili, mi sembra che si caderebbe in difetti non minori di
quello
cui si cerca di schivare. Il motivo si è perché e
in armonia esprimendo colla musica un senso intieramente contrario a
quello
che dicono le parole. Diranno queste “Raggio del
alla qual notizia arrivandosi più presto con siffatto metodo che con
quello
di esaminare l’intiera orditura musicale d’un dra
musica drammatica! [38] Un altro sommo difetto degli odierni maestri
quello
è di poco o nulla studiare l’accento patetico del
che a siffatto riguardo esse non parlino che un solo linguaggio cioè
quello
del piacere o del dolore; tuttavia nella maniera
a un particolare idioma composto d’inflessioni e d’accenti diversi da
quello
d’ogni altra. Si tratta, per esempio, d’una disgr
, che nulla ha di comune né coi senso dell’aria di Metastasio, né con
quello
della mia. Eccola: «Mes tourments sont finis,
pagnamenti. [44] Non si ritrova pertanto nell’odierna musica teatrale
quello
scopo, quel fine ultimato, quell’unità di espress
proprie facoltà e restando sempre con ciò che desidera al di sopra di
quello
che ottiene, ama sul principio nell’armonia gli a
una folla di piaceri per meglio assaporare il maggiore di tutti ch’è
quello
di farci credere superiori agli altri, è il motiv
ersamente. Tale è il destino di tutte le arti, e tale è presentemente
quello
della musica. [52] Ciò non vuol dire che in così
l’oggetto che prende a dipingere senza sfigurarlo né caricarlo più di
quello
che comporta l’indole della imitazione, se questo
ché uniformi racconti, e se anteponendo il vantaggio di far pensare a
quello
di eccitar il riso avesse parlato meno alla immag
endo avere il carnovale di Roma, procurerà in ogni modo di ottenergli
quello
di Venezia, e raccomanda la pace in compagnia (il
sità di V. E. Prego Idio che mi sortisca come spero, che in hordine à
quello
gli ho promesso, ne uedrà effetti douuti al suo g
re del padre, morto il quale, vagando di paese in paese, or questo or
quello
frecciando, s’ imbattè in una piccola compagnia d
topulo col ruolo di secondo caratterista, poi in altra secondaria con
quello
di primo assoluto ; e tanto crebbe in rinomanza c
a questa usanza per celare il proprio volto e dare a credere di esser
quello
del personaggio rappresentato. Potrebbe dirsi che
uova il fine di rassomigliare i personaggi satireggiati, e restò solo
quello
di coprire gli attori, trovandosi già il popolo a
e allorchè cantava di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e
quello
di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle ope
l venti, qual trenta e quale quarantamila persone, per non parlare di
quello
di M. Scauro capace di ottantamila. Fu perciò nec
so gli antichi servì per occultare il volto dell’ attore, per imitare
quello
del personaggio rappresentato, e per ajutar la vo
i battesimo (la dotta Vicenza, l’Isabella etc. etc.), e tal’altra con
quello
teatrale ; e questo di Angelica fu anche nome tea
tò il seguente MADRIALE Non più col foco de i sospir sperate, nè con
quello
d’amore, voi, cui tutt’arde in strano incendio il
hi-Maggi Pia. Figlia di Cesare e Carlotta Marchi, artisti drammatici,
quello
brillante, questa prima attrice giovine, poi prim
tta per lei, fu a'bei tempi antiqui interpetre eccellente, unica : in
quello
di Dumas figlio, Francillon, Moglie di Claudio, D
ati il Papa Clemente XIV e l’Enciclopedista D’Alembert. L’amicizia di
quello
, oltre all’aver formata una degna posizione al fi
. Il signor Coralli mi ha recato il di Lei pregiatissimo foglio, e da
quello
, e dal precedente di cui V. E. mi aveva onorato,
basta presso di me per qualificarlo ed impegnarmi a far per lui tutto
quello
che da me potesse dipendere. Sono molti anni, che
r à son succès ; come mi propongo altresì di renderle conto esatto di
quello
che accadrà a suo tempo, giacchè è deciso che il
ccordo con Scapino, hanno fatto nascondere un loro bimbo, dell’età di
quello
d’ Arlecchino, e ch’essi quivi custodiscono, nell
figlio d’Arlecchino ch’egli ha tra le braccia, e di farle credere che
quello
sia il suo. Camilla desolata dello sdegno di suo
o di aver tra le braccia il figlio legittimo, e pretende ciascuno che
quello
dell’altro sia un figlio supposto ; il che dà luo
l giorno dell’intrico, scioglie il bandolo della matassa, dicendo che
quello
che ha Celio è suo, e ridà a Camilla e ad Arlecch
cendo che quello che ha Celio è suo, e ridà a Camilla e ad Arlecchino
quello
ch’egli ha loro involato. Tutti sono al colmo del
derne : il celebre Autore, cui dobbiamo esserne grati, è senza dubbio
quello
che ha seguito più da vicino le orme di Plauto e
ell’opera da uno scolaro…… Il suo errore principale, per esempio, era
quello
dell’inverisimiglianza : questa vi si ravvisa in
; il che non scema certo il merito del signor Goldoni, come non scema
quello
dei capolavori di Molière e di Corneille, non men
nazionali, studiò più anni in Italia. Madrid ha quattro teatri, cioè
quello
della corte nel Ritiro, l’altro de los Cañòs del
olare alla foggia moderna con platea, e con palehi comodi e nobili, e
quello
del re sommamente magnifico fu arricchito di bell
scrittore comico del XVII secolo da noi già mentovato. Si sa solo che
quello
della Cruz più difettoso dell’altro, e posto in u
a scalinata anfiteatrale, e per gli palchetti che hanno. La figura di
quello
del Principe si scosta meno dall’ellittica; dell’
os Chorizos erano i parteggiani del teatro della Croce; i Polacchi di
quello
del Principe. Ma di tali nomi rintracciar non pot
rizos venne da’ Chorizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e
quello
di Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non v
in un anno recitavano nel teatro de los Polacos, e questi passavano a
quello
de los Chorizos, e nell’anno seguente mutavano lu
ciò non vuol dire che fosse nuova invenzione e precedente soltanto a
quello
allacciato a tre punte venuto a coprire le teste
il nome di Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Francho, e se
quello
di Polacos veniva dalla notizia che Huerta sapev
ice, dove ella dopo tre sole prove mandò in visibilio il pubblico. Da
quello
di San Simone passò a un altro teatrino di via Ca
a. Per parecchio tempo anzi essa fu appunto nella primitiva compagnia
quello
che è il Ferravilla nella sua : il personaggio pi
ci. A tutt’altro han l’animo, attendono ad ogni altra cosa, fuorchè a
quello
che pur dovrebbono. Invece che uno badi a quanto
il gioco. Disordini che si verrebbono in gran parte a tor via, quando
quello
che è il fondamento primo della musica non fosse
r la voce, in un saltellar continuo di nota in nota, non in isceglier
quello
che vi ha di migliore, ma in eseguire ciò che vi
la voce divenga in ogni occasione ubbidiente, perché si dirompa a far
quello
che pare al di là di sua portata, che pare infatt
fficile è contra l’intendimento dell’arte; egli è un far divenir fine
quello
ch’essa adopera soltanto come un mezzo. La vera a
to noi avremmo, se mai credessimo di potere con un mezzo solo ottener
quello
che ha da esser il risultato di molti49. Certa co
anima ! Il personaggio di Ruzzante non ha carattere speciale : egli è
quello
che capita : talora soldato pauroso arieggia il C
ttarla con danaro. Non posso, gentilissima Madonna, fare ch’io in
quello
che servirò quella Magnifica Madonna per la cui g
per fuggire le insidie loro a noi nella vita tese, fummo disgiunti :
quello
che di mio fratello avvenisse non potei mai risap
di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in breve,
quello
che faria con un pennello un dotto dipintore, io
e fante, e uomo e femmina. Piacendovi adunque uno di noi, piglierete
quello
che più vi piace, ch’ io non ho a dire altro, all
tal licenza poi che non lo fo per meterli un altro portinaro ma solo
quello
che la Compagnia comanda poi che uengo per seruir
ggiar la Lavinia, che volle mascherarsi da Zaccagnino, non bastandolo
quello
che aveva speso in Calabria a buffoni, comedie, c
i la più fertile non avrebbe potuto ideare un teatro più magnifico di
quello
di Emilio Scauro quando fu creato edile. Ornavano
Pompeano, se ne vedevano tre altri, cioè il teatro nominato Lapideo,
quello
detto di Cornelio Balbo, e l’altro eretto da Augu
154. V. il libro IV degli Annali di Tacito. 155. Merita di leggersi
quello
che dall’eruditissimo Canonico Mazzocchi nella de
le sue opere (Ediz. Pasquali) : …. il cambiamento più rimarcabile fu
quello
della Bastona madre nella Bastona figlia, moglie
ellente quanto sua madre ; ma che oltre l’avvantaggio dell’ età aveva
quello
di una maniera più nobile di recitare. Ella fu pr
ella commedia, che il lettore troverà al nome di ciascun d’essi. Ecco
quello
che concerne la Bastona. Marta Focari (Bastona
ingannata, ma per il di lei genio, il solo nome che gli si compete è
quello
di Augusto. D’allora in poi – continua il Regli –
. Secondo il Costetti invece (op. cit.) il nome del Bon sarebbe stato
quello
di Augusto, al quale poi fu aggiunto quello pater
ome del Bon sarebbe stato quello di Augusto, al quale poi fu aggiunto
quello
paterno(?) di Francesco. Preso d’amore ardente pe
il rimuovere la man dal lavoro dopo averlo una volta incominciato di
quello
che fosse saggio divisamento l’astenerci dal fave
i questo poeta, alla quale non può forse altro difetto apporsi se non
quello
che già fu apposto ad un greco pittore, il quale
ale. [3] E incominciando dallo stile, il primo pregio che apparisce è
quello
d’una maniera d’esprimersi, dove con felicità, di
one dell’altra, né la naturalezza di questa s’oppone al pittoresco di
quello
. Osservisi com’egli adoperi sobriamente lo stil f
vvene sul teatro antico e moderno un carattere interessante al par di
quello
di Tito? Non è egli le delizie dell’uman genere n
lettasi quanto sia naturale il suo sentenziare e non pedantesco, come
quello
di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora
lo di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o come
quello
dei francesi moderni che t’intassano a torto e a
le più profonde in questo argomento99, si potesse ricavare di più di
quello
, che con tanta scioltezza e precisione dice qui i
peccar di monotonia facendo andar a lieto fine tutti i suoi drammi di
quello
che sia costrigner un protagonista a morir cantan
n protagonista a morir cantando sulle scene a guisa di cigno. [25] Ma
quello
che forma il suo carattere dominante, quello che
guisa di cigno. [25] Ma quello che forma il suo carattere dominante,
quello
che il rende la delizia delle anime sensibili, qu
tere dominante, quello che il rende la delizia delle anime sensibili,
quello
che esige principalmente l’universale riconoscenz
e, che riducono talvolta una gran principessa ad uno stato peggior di
quello
d una schiava. Le lagrime del filosofo sul misero
uero di farlo scendere, e di renderlo men filosofico. Dal che avvenne
quello
, che suole quando s’abbandona un sistema, cioè ch
questi estremi inapplicabili l’uno e l’altro alla imitazion teatrale,
quello
perché troppo spirituale e forse chimerico, e que
il Metastasio ha trovato il solo mezzo che conviene al teatro, che è
quello
di depurar la natura, e di combinar la ragione co
ra gli allori trionfali un Cesare arbitro del destino del mondo, e di
quello
di Catone; contemplar un Alessandro innanzi al cu
ei più volentieri quanto che la sua influenza sul gusto italiano e su
quello
delle altre nazioni è stata maggiore di quella de
Ma per risentire cotali effetti fa d’uopo avere uno spirito analogo a
quello
dell’autore che si prende per guida; fa d’uopo es
orrà certamente Metastasio in un seggio di gloria vieppiù luminoso di
quello
dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Var
ina del buon gusto. Incominciamo dal più frequente e più ovvio, che è
quello
di aver ammollito, anzi effemminato il dramma in
il protagonista di Teocrito sarebbe meno a proposito per la musica di
quello
di Metastasio. Lo concedo. Ma qual bisogno ci era
snaturar Polifemo per renderlo soprano del teatro di San Carlo, o di
quello
di Argentina? [49] Come una conseguenza di ciò ch
il sostituire ch’egli fa, tante volte, lo stile della immaginazione a
quello
dell’affetto, e il preferir al linguaggio della n
e Cleonice nel Demetrio intuonano ad Appolline, allorché riconosciuto
quello
esser il vero erede del regno della Siria, si dan
otal fantasia scusabile al più in un epigramma o in un poema simile a
quello
delle trasformazioni d’Ovidio è assolutamente ind
el sentimento, poiché il pianto di cui parla Emilia è vero e reale, e
quello
dell’Aurora non è che metaforico. La risposta non
ico. La risposta non per tanto di Fulvio è un bisticcio somigliante a
quello
che un drammatico francese mette in bocca ad un s
mante di collera, perché fu sparso per altri che per la Dama», o come
quello
di Ovidio, che, volendo persuader alle donne non
universo. La Grecia avrebbe divinizzato il suo nome, come già fece di
quello
di Lino e d’Orfeo. 94. [NdA] È fama che sotto g
edoni dice che i persiani portavano attorno il simolacro di Giove. Ma
quello
non è l’unico abbaglio di quello storico romanzie
no attorno il simolacro di Giove. Ma quello non è l’unico abbaglio di
quello
storico romanziere; è bensì da maravigliarsi che
vendo egli ignorare che la religione de’ maghi contava fra suoi dogmi
quello
di escludere i simolacri degli dei non ammettendo
i che ricevuto ha; ma egli è anche vero che ha traboccato per essa in
quello
scadimento di cui si dolgono i migliori. Sino a t
unte al sommo, quel principio medesimo che diede loro la vita è anche
quello
che dà loro la morte. Appresso tutte le nazioni h
ogni momento pensieri e voglie rigettando noi oggi e quasi abborrendo
quello
di cui avevamo ieri tanta fantasia. Quella cantil
e delle cuffie, in composizioni eziandio fatte per imitar la natura e
quello
che sta sempre di un modo, va del continuo varian
a e musica, vanno disgiunte, qual maraviglia se avendo uno a colorire
quello
che ha disegnato un altro, i colori sieno bensì v
ie parti dell’opera un più dolce accordo, savio partito anche sarebbe
quello
di lavorar meno e di meno instrumentare, che far
via via lumeggiamenti sempre maggiori. Di somma semplicità rispetto a
quello
che sono al dì d’oggi si può affermare che fosser
che la gran moltitudine delle mani, in luogo che giovi al governo di
quello
, gli è al contrario d’impedimento. Perché non far
finissimo e una somma discrezione di giudizio; lo più bel ramo, dice
quello
antico savio, che dalla radice razionale consurga
ni, che dice la Compagnia di lui, la migliore che si conosca. Partito
quello
stesso anno e quello stesso mese il Goldoni per P
gnia di lui, la migliore che si conosca. Partito quello stesso anno e
quello
stesso mese il Goldoni per Parigi, cessaron le ga
l teatro alla stessa Battaglia, il Medebach, rassegnato, si rifugiò a
quello
di San Cassiano, dove le sorti non furon delle pi
i intieramente meccanico aver non dovea verun altro esercizio fuorché
quello
d’ubbidir al poeta e di eseguire il disegno del m
ecolo passato il canto delle arie oltrepassava di poco nell’artifizio
quello
dei recitativi, i quali costituivano principalmen
esistere alla tirannia delle opinioni altro partito non resta fuorché
quello
di piangere su tali crudeltà, detestarle e passar
additare gli abusi da costoro introdotti nell’opera. Non è il minore
quello
che apparisce a prima vista, e che risulta immedi
che il linguaggio naturale delle passioni nei vari loro caratteri, è
quello
che serve di fondamento alla imitazion musicale p
che mostrano la superiorità di un attore che sente e conosce non solo
quello
che dice, ma quello ancora che deve tacersi. Dovr
riorità di un attore che sente e conosce non solo quello che dice, ma
quello
ancora che deve tacersi. Dovrebbe far sentire la
ri fanno al canto moderno di non convenire cioè in alcune occasioni a
quello
stile sublime, a quelle situazioni inaspettate ed
o preso a dipingere, ne deriva un cumulo di piaceri maggiori assai di
quello
che ne risulterebbe dagli stessi originali imitat
tati dal pittore. Ora se l’oggetto primario d’ogni musica imitativa è
quello
di piacere e di commuovere, se un tale oggetto s’
tto delle parti compagne, o tingono il motivo di un colore diverso da
quello
che esige il suo carattere, ovvero cangiano l’ind
tromento sia da fiato ossia da corda. Lo scopo del canto drammatico è
quello
di rappresentar le passioni, le quali non si mani
re di vaga e leggiadra invenzione, perché il solo fine d’introdurli è
quello
di difettare; debbono innestarsi con graziosa nat
la musica vocale si troverrebbe in Italia in istato assai diverso da
quello
che si trova presentemente. Però non diffido che
nghezza dello svagamento in attenzione alla sua utilità. [43] Dicendo
quello
che dovrebber fare i cantori, ho detto appunto qu
à. [43] Dicendo quello che dovrebber fare i cantori, ho detto appunto
quello
ch’essi non fanno. Come se avessero in qualche sc
n so parlar.» e l’interminabile loquacità musicale con cui s’esprime
quello
stato medesimo obbligando a gorgheggiar con mille
erto che l’andamento per esempio della malinconia è tardo e uniforme,
quello
dello sdegno rapido e precipitato, quello delle p
inconia è tardo e uniforme, quello dello sdegno rapido e precipitato,
quello
delle passioni composte disuguale e interrotto; c
n massima dalla ignoranza e avvalorato da uno spezioso pregiudizio, è
quello
che cagiona l’esterminio di tutte le belle arti.
idotto, cioè per ispendervi quattr’ore in tutt’altro esercizio che in
quello
di arricchire la sua testa d’idee e il suo cuore
ggiarli. E volgo è ancora l’aggregato degli uditori maggiore assai di
quello
che comunemente si crede, i quali indifferenti pe
lo spirito di partito, commendano non ciò che credono esser buono, ma
quello
soltanto che ha ottenuta la lor protezione; se vo
e di un solo stile circoscrivono l’idea del genio nella esecuzione di
quello
, e rassomigliano a quel capo dei selvaggi, il qua
r regola del bello nelle due facoltà il piacere del volgo trascurando
quello
dei più saggi145. Un altro scrittore non minore d
tive sono troppo lontane dalla natura, altro diletto non resta se non
quello
che viene dal gradevole accozzamento dei suoni di
gliarsi se l’uditore, il quale prende i suoni per se stessi e non per
quello
che rappresentano, cerca appunto nella diversa co
e conteneva venti mille persone era uno dei più piccoli a paragone di
quello
di Scauro dove ci potevano stare da settanta in o
Pindaro attorno alle are dei numi. Ma benché il genere appartenesse a
quello
della musica lirica, il canto nondimeno era unifo
ze proprie, sono non men necessari ai progressi dell’umano spirito di
quello
che lo siano gli slanci del genio sempre coraggio
vedere che il talento di regolare gli affari non è incompatibile con
quello
di conoscere le più intime sorgenti del bello, e
zione del Signorelli, pare tuttavia che non l’abbiate ben letta. Ecco
quello
che io dico: I Criticastri Oltramontani censurano
uomini, che sebbene non era il canto scenico Greco, e Latino simile a
quello
delle nostre Opere, era tuttavia un canto accompa
altro, ma che rare volte anima a tempo la passione nel Dramma; che è
quello
che potrebbe tener sospesi, e divertiti gli Spett
i, i modi dell’età e delle passioni. Ma qual Canto ebbe egli in mira?
quello
che è, o quello che fu, e che può tornare ad esse
tà e delle passioni. Ma qual Canto ebbe egli in mira? quello che è, o
quello
che fu, e che può tornare ad essere? Egli il dich
e tra gl’Italiani che riprendono il Canto nell’Opera. E non per tanto
quello
che egli dice, non è quello che voi vorreste, che
dono il Canto nell’Opera. E non per tanto quello che egli dice, non è
quello
che voi vorreste, che dicesse. “Il Dramma Musical
Letterati e capaci di giudicar dritto in materia di Poesia e Teatro,
quello
biasimano nel Canto scenico, che ne biasima il Si
to scenico, che ne biasima il Signorelli. Ma che bado io a dimostrare
quello
, che senza accorgersene stà confessando il medesi
scende: Che l’antico Canto degli Episodj, per essere meno figurato di
quello
de’ Cori, non era Canto. E quale Scrittore non si
enore del Basso per la diversità delle chiavi? Non è ugualmente Canto
quello
de’ nostri Recitativi e quello delle Arie, quello
à delle chiavi? Non è ugualmente Canto quello de’ nostri Recitativi e
quello
delle Arie, quello di un’ Aria cantabile, e quell
è ugualmente Canto quello de’ nostri Recitativi e quello delle Arie,
quello
di un’ Aria cantabile, e quella di un Minuetto? D
tura distinta? Perchè il diametro di Mercurio p. e. è 2460. miglie, e
quello
di Giove di 81155. sarà il primo meno dell’altro
rcare un impossibile, cioè una cosa, che non può andare altramente di
quello
, che và. E che diverrebbe del Teatro Spagnuolo al
rale rappresentazione. Ma come non vi accorgete, che portate in prova
quello
, che si controverte? che questa viva naturale rap
se, nacque a Messina e fu noto prima col nome di Pascariello, poi con
quello
di Scaramuccia, che aveva già prima di recarsi in
li (Dominique). Il maggio del 1694 abbandonò il ruolo di Capitano per
quello
di Scaramuccia, e il 1697, dopo la soppressione d
ssa tra l’uditore, e il musico, non è meno verosimile in se stesso di
quello
che lo sia il linguaggio dei versi, e l’assortime
r si propone, esiste realmente nella natura non altramenti, ch’esista
quello
, che prendono ad imitare la pittura, e la poesia.
te nella voce appassionata, e radunandole in un canto continuo, che è
quello
che soggetto s’appella: ora ricercando coi suoni
altro. Codesto genere, che appartiensi perfettamente al narrativo, è
quello
che caratterizza il recitativo semplice, di cui s
ezza, e l’alternativo passaggio da un movimento in un altro diverso è
quello
che forma il recitativo obbligato, lo stile del q
per mezzo degli organi non sa creare se non immagini corrispondenti a
quello
che vede, e l’uomo, sul quale ha codesta facoltà
pone all’entusiasmo, e al vero genio. L’unico uffizio della critica è
quello
di perfezionarli, riducendoli alla maggiore sempl
dice il primo, la commedia è lo spettacolo dello spirito: la tragedia
quello
dell’anima: L’opera quello de sensi.» «L’opera, d
è lo spettacolo dello spirito: la tragedia quello dell’anima: L’opera
quello
de sensi.» «L’opera, dice il secondo, non è che i
irà forse, che l’Olimpiade, e il Demofoonte parlano meno all’anima di
quello
, che facciano la Fedra, o la Zaira? Ovvero altro
fisico: spettacolo assai più vario, più dilettevole e più fecondo di
quello
, che sia l’universo ideale fabbricato nel cervell
tore pochissimo, o niun giovamento ritragga dal musico, non è piccolo
quello
, che il musico può ritrar dal pittore. La veduta
ra, siccome non è improprio ogni soggetto favoloso. Si dee schivar in
quello
il lungo raggiramento: si può ammetter questo qua
a tragedia: quindi la distinzione dell’opera in seria, e in buffe. Ma
quello
, che non ha di comune né coll’una né coll’altra è
zione drammatica, e la mancanza di queste non è men viziosa in lui di
quello
, che sia nel tragico, e nel comico. Anche in quel
onista, poiché non si vede qual diversità essenziale passi tra esso e
quello
della tragedia e della commedia, né come gli affe
ievole se il protagonista s’uccidesse in presenza degli spettatori di
quello
che sia facendo altrimenti. Le ragioni che s’arre
hanno preteso di ritrovare fra il nostro sistema drammatico-lirico, e
quello
degli antichi. 2. [NdA] perché di cento uomini
ia di parlar a un secolo di lucreziani. Il solo episodio d’Aristeo, e
quello
delle lodi della vita rusticana nelle Georgiche i
malinconia prese il mio povero papà, ed il dottor Claudio Tommasoni,
quello
stesso che tenne a battesimo Claudio Leigheb, lo
ma per di lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per prendere
quello
di promiscuo, ed accettò il posto di secondo prom
Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè
quello
del Gattinelli, come era inevitabile, cominciaron
la Compagnia Bellotti nel ruolo importante lasciato dal Vestri. Anche
quello
fu un gran passo pel mio povero papà, che non sol
osì ci descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo di brillante a
quello
di caratterista e promiscuo, che doveva farlo sal
o e il tragico, ma non mi dica che io sono sproporzionato. Farò tutto
quello
che vuole, purchè mi faccia recitare. — Non dubit
sfera, non appena veggano attenuarsi la vivezza della lor luce ! Dopo
quello
della Sadowski, egli ebbe ancora un grande period
ella tragedia, e della commedia, e l’abbiam più chiaramente veduto in
quello
del dramma. Ma la nostra imitazion distaccata dai
retti di servire ai capricci d’un popolo spensierato e voluttuoso con
quello
d’Orfeo e di Terpandro, i quali o richiamavano al
o mediocrità. Imperocché ove le cose non hanno altro interesse se non
quello
che nasce da passaggiero e insignificante diverti
ramento, stabilisce sistemi e ne ritrae le conseguenze; la sperienza,
quello
scoglio fatale contro a cui si spezzano tutte le
, e l’Arcadia, che dianzi era il soggiorno d’uomini selvaggi, diviene
quello
della giocondità e della placidezza. Da ciò si ri
no la marcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che con
quello
delle trombe, acciocché la temperata dolcezza di
eguito dai cantori della cappella pontifìcia senz’altro ornamento che
quello
d’una voce fermata e sostenuta a dovere, si senti
re così intimamente legato coi costumi d’un popolo che dallo stato di
quello
se ne dovesse cavar conseguenza allo stato di que
in un popolo a misura che va egli passando dallo stato di rozzezza a
quello
d’una progressiva coltura; lo strumento adunque d
le pruove di fatto mi fornirebbe la storia loro se il mio scopo fosse
quello
di far pompa d’erudizione121. [21] Dal particolar
condo il senso delle parole, e al cangiamento di queste teneva dietro
quello
degli strumenti. Il modo dorico, che era il più g
la sulle odi d’Alceo e di Saffo; differente il canto dei ditirambi da
quello
dei giambi di Archiloco, la musica de’ Nomi da qu
e o di lunga, e tardandosi nel pronunziare la lunga un tempo duplo di
quello
che si tardava nel pronunziare la breve, ne veniv
linguaggio, invece di concorrere unitamente al medesimo effetto che è
quello
di risvegliar nell’animo una cotal sensazione o i
otal sensazione o imagine, nascono all’opposto due linguaggi diversi,
quello
cioè del poeta e quello del musico, ciascuno dei
e, nascono all’opposto due linguaggi diversi, quello cioè del poeta e
quello
del musico, ciascuno dei quali, cercando vestirsi
ente strumentali, cioè nel genere meno perfetto della musica, siccome
quello
cui manca il principal fonte della energia, che c
o di non trovarsi la dovuta proporzione tra il numero delle sillabe e
quello
delle note, si spendono talvolta tre o quattro mi
lirica, non trovarono a perfezionare la melodia mezzo più spedito di
quello
di sbandirne e screditarne il contrappunto allora
o e il soprano, il basso, che è l’estremo più grave e per conseguenza
quello
che procede con moti più lenti, si congiugne nell
iretto. [32] Il grande svantaggio della nostra musica è non per tanto
quello
che qualunque principio di conmozione venga eccit
sicale; fintanto insomma che non ripiglieremo il metodo antico ch’era
quello
di dirigere la sua azione verso d’un solo punto,
amente l’intima differenza che corre tra il nostro sistema musicale e
quello
degli antichi, e indicati in generale gli inconve
o, come ad esempio, nella Satira e Parini del Ferrari, in cui passò a
quello
di caratterista, recitando il Marchese Colombi, e
e nel Goldoni e le sue sedici commedie pur di Ferrari, in cui passò a
quello
di primo attore, recitando il protagonista. A
le. Il tipo di Miseria e Nobiltà non è certo il medesimo di Tetillo ;
quello
di mettiteve a fa l’ammore co me è ben diverso da
to, il triste suono del piccone distruttore del San Carlino coprì con
quello
del martello costruttore di un vasto palazzo al r
tura s’aggiunge ancora un conforto non debole per il mio amor proprio
quello
cioè di trovare gran parte di quelle idee sparse
ica per modo che il valore d’ogni nota corrispondesse perfettamente a
quello
d’ogni sillaba. Con questo metodo così semplice h
Prescindendo da ogni pregiudizio il suono d’un flauto è più dolce di
quello
d’un tamburo… Ma io non m’avveggo che qui mi fo a
che parla all’imaginazione, che ne ricrea lo spirito, e lo sorprende,
quello
che porta seco un certo carattere di novità, e di
i e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Romani, il poema di Lucano a
quello
di Virgilio, e le tragedie di Seneca a quelle di
sbozzarne i principali caratteri. Definisco la melodia in generale, o
quello
che noi chiamiamo “un bel canto” una tessitura di
parti, e per esso nella musica lo spirito gode del canto presente di
quello
che lo ha preceduto, e si accorge in certa guisa
ragguardevoli per la varietà e l’ampiezza delle loro cognizioni, con
quello
che ne han pensato i più grand’uomini dell’Italia
ceano cader d’animo intieramente, né mi lasciavano altro conforto che
quello
d’abbandonarmi a delle querele inutili. E di fatt
rime de’ sentimenti precisi. Essa allora rimpetto alla melodia vocale
quello
ch’erano un dì i pantomimi posri in confronto cog
zzo della favola ella formava la principal sua imitazione, adoperando
quello
che Aristotile chiamava l’universale, val a dire
llirle. 202. [NdA] Un altro modo di riformare il melodramma è stato
quello
indicato dal più volte citato Brown che noi espor
cale delle azioni grandi, terribili, e patetiche. Questa unione forma
quello
che può chiamarsi propriamente ode narrativa od e
utte le parti affettuose dell’azione possono mettersi in vista mentre
quello
che vi è di freddo, d’improbabile, e di non tocca
ntusiasmo del canto; ed essendo le narrazioni brevi ed animate più di
quello
ch’è possibile nell’uso continuato del dialogo, s
era bella, ma la mobilità della sua fisonomia era tale, che appariva
quello
che ella voleva ; il suo sguardo or scintillante,
bbio, il miglior tempo della sua vita artistica fu codesto appunto, e
quello
(1613 e 1614) passato a Vienna alla Corte dell’Im
arola : eccovi Frittellino. » E a Cintio che gli consiglia di divenir
quello
che non fu mai, cioè huomo da bene, Frittellino r
i quel peso di leggere a un solo mille volte un solo soggetto, che in
quello
stesso fa poi anco mille errori, et si leverebbe
o, raccordandosi che non vi si prossume persona in quel luoco, se non
quello
con cui si parla in scena, et se per sorte si par
na da un altro personaggio si taccia subito, non impedendo il luoco a
quello
che cominciar dee a parlare e troncar qual si vog
tar sin tanto che conoschi esser giunto al fine del suo raggionamento
quello
ch’ è in scena, e poi uscito, dir si puocho, che
raggionamento quello ch’ è in scena, e poi uscito, dir si puocho, che
quello
che dianzi parlava non resti come una statua, se
ell’ascoltante, raccordandosi insieme ch’il dir breve e compendioso è
quello
solo che piace, et ch’ osservar si dee, non reppl
essità apporta la replica rassumer il discorso, si che solo si tocchi
quello
che già save il popolo. Raccordandosi l’autor del
e i suoi discendenti per tre gradi passati nobili ? E ciò fece perchè
quello
et altri comici moderni, non sono del numero di c
perfezionato da Caligola e riedificato da Claudio, il Teatro Lapideo,
quello
di Cornelio Balbo, e quello eretto da Augusto sot
iedificato da Claudio, il Teatro Lapideo, quello di Cornelio Balbo, e
quello
eretto da Augusto sotto il nome di Marcello, capa
sì esorbitanti, ch’egli si vide obbligato a rimediarvi104. Ma non per
quello
ne diminuì il numero, anzi andarono talmente cres
1. Fu illusione del suo desiderio. Tra gli arabi non si trova, se non
quello
ch’ebbero tutte le nazioni anche rozze, cioé musi
taliana, la quale per mezzo di Dante che è stato nella moderna Italia
quello
che furono Omero in Grecia ed Ennio nel Lazio, gi
ressore. Atto III. Parlano i due fratelli de’ dominii acquistati e di
quello
a cui aspirano. Ziramonte enuncia la morte di Mon
e Mehus, il quale recò un saggio dello stile di esse molto lontano da
quello
del Petrarcaa. Furono esse però scritte nel XIV s
tero dunque in quell’età esservi favole sceniche in copia maggiore di
quello
che oggi possa riferirsi. Conservasi nell’Ambrosi
. Impinguatosi alquanto, lasciò il ruolo di primo amoroso per darsi a
quello
di caratterista, nel quale fece ottima riuscita a
i, a proposito del quale si levaron dispute e contese fra’letterati :
quello
sostenendo che fu per semplice error di proto sta
Aurelia, comica fedele ; questo immaginando che il nome di Fedeli sia
quello
d’un secondo marito, dovendosi escludere l’error
ida Bianchi, tutt’a un tratto avrebbe mutato il suo nome glorioso per
quello
d’un nuovo arrivato ? E il figliuolo l’avrebbe pe
iato la sua gloriosa carriera. Morì la notte dal 23 al 24 marzo di
quello
stesso anno, improvvisamente, e s’ebbe in Santa C
lo con tale uno sguardo…. Ma è impossible ridire, tradurre con parole
quello
sguardo e quell’atto : solo diremo che in quel pu
tto di suo pugno, il De Profundis, con queste parole : « Ecco. Tu hai
quello
che infiniti mi hanno chiesto e non hanno ottenut
Ora : Fu attore Massimiliano ? Ed ebbe un figlio che recitasse :
quello
che vediamo il 1659 con una compagnia a Vienna, i
di Parigi Giovanni Salomon, e non aver niun vincolo di parentela con
quello
di Venezia. Quanto al costume ho riprodotto la ma
inomanza col lor nome di battesimo o di famiglia, e più altre sol con
quello
di teatro : e forse il celebre Tabarini si nascon
equipaggio e pigliando alcuni servi…. ma, rimasto poco dopo al verde,
quello
dovette vendere, questi licenziare : e, per campa
i versi che si leggon sotto a uno dei ritratti di Bonnart, identico a
quello
di le Blond (V. pag. 901). Cette illustre comédi
sempre ; tanto che per alcuni mesi fu disertato ogni altro teatro, e
quello
di Molière in ispecial modo. La lontananza di Mar
volentieri lascerebbe il padre che facesse e disfacesse del suo tutto
quello
che volesse, se li desse il denaro per ricondursi
cuore di Faraone, maledice chi gli ha fatto levare la sua donna, che
quello
che diede al suo figlio fu un poltrone che non lo
e li dirà tutte le pessime cose che fa suo figlio ; io li risposi che
quello
mi diceva a me non riguardava che la sua coscienz
et V. S. sa benissimo in coscienza che è impossibile che io sia stato
quello
che le prese perchè non avevo mai visto il suo se
fatione a V. S. Circa gli interessi gli ho sempre detto che non cerco
quello
che V. S. facci de’ suoi danari, ma che non posso
re Gondi, ma non volse già profittarne il vecchio Scaramuccia ; tutto
quello
si è potuto fare è stato che dia 60 scudi al figl
quella giovine di che ella mi accenna e vorei ridurele al non essere
quello
ch’ è fatto, ma non mi posso pentire di quello ch
ridurele al non essere quello ch’ è fatto, ma non mi posso pentire di
quello
che io facio non esendo nè in ofesa di Dio, nè in
he mi sono levato e ritiratomi dalle sene comiche e se non fose stato
quello
che camo mio figlio sarebe a casa sei anni sono ;
zero era una casa di correzione di Parigi. 2. Luoghi di monte erano
quello
che oggi si direbbe cartelle del debito pubblico,
atro S. Carlino — Napoli, 1891), il nome di Addario sarebbe mutato in
quello
di Addamo. Sul’ 52, recitò anche nell’Alberico se
le del melodramma italiano. Però seguitando il mio solito metodo ch’è
quello
di risalire fino ai principi a fine di cavare più
esto ballo senz’altro fine riflesso si chiama propriamente danza ed è
quello
che s’usa nei festini, nelle accademie, e nei dom
i afferrare e il combinarli fra loro, formando una serie ragionata, è
quello
che costituisce il vero linguaggio d’azione. Se n
o l’innamorato pastorello; ma la danzatrice non avrà altro merito che
quello
d’una imitazione volgare se non mi fa vedere anco
inaut, dove il ballo de’ pastori è a meraviglia legato coll’azione, e
quello
dei piaceri nel palazzo d’Armida, e quello delle
glia legato coll’azione, e quello dei piaceri nel palazzo d’Armida, e
quello
delle Baccanti nella Lavinia, e quello dei lottat
iaceri nel palazzo d’Armida, e quello delle Baccanti nella Lavinia, e
quello
dei lottatori nei funerali di Castore, e in più a
ve cercano di rapirmi il piacere del cuore per darmi in contraccambio
quello
degli occhi? I Greci, dai quali gl’Italiani si va
one così misteriosa che faceva pensare agli spettatori tutt’altro che
quello
che s’offeriva ai loro sguardi, un linguaggio de’
mostra di buon senso, sparì il gusto dei balli allegorici insieme con
quello
degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomas
tta la corte per la prima volta sul teatro di Dresda (altri dicono su
quello
di Vienna) il Britannico del Racine eseguito nell
perfezione a’ tempi di quel celebre oratore. Lo scopo della musica è
quello
d’eccitar le passioni per mezzo d’una combinazion
abbia prodotto sugli spettatori un effetto eguale e forse maggiore di
quello
ch’è solita a produrre la tragedia recitata. Ma q
se maggiore di quello ch’è solita a produrre la tragedia recitata. Ma
quello
che dirò sempre e costantemente affermerò si è ch
ti perché non ci tradiscano a dare ad essi un significato contrario a
quello
che vorrebbe la natura, a reprimere i primi movim
i sublimi che vi si rappresentano, misurati, contegnosi, e lontani da
quello
sfogo spontaneo onde traggono i gesti la loro esp
e di Bruto, i suoi rimorsi, le alternative tra l’amore della patria e
quello
del padre? Come far sapere a questo giovine per m
ragione dovrebbe dal teatro pantomimico onninamente sbandirsi siccome
quello
che nulla immitando, ed ogni muovimento del corpo
intorno nell’atto che si tratta di liberar Ifigenia dal sagrifizio di
quello
che lo sia il far vedere Pilade ed Oreste, che co
i in oggi l’Italia) senza badare alla vera espressione degli affetti,
quello
è che ha rovinato la pantomima. Al che s’aggiunge
dirnela. Il primo e più immediato effetto della pantomima sarà sempre
quello
di disgustarci d’ogni altro spettacolo drammatico
ancanza di coltura e di gusto s’avvicinano ad essa) il volgo, dico, è
quello
che regola gli spettacoli, e della sorte loro imp
crescendo il regno de’ pantomimi disparve affatto dalle scene latine
quello
dei buoni poeti. S’attenda al piede che va ora pi
tà di più non avrebbe oramai a generare in loro un effetto diverso da
quello
che una scomunica del muftì produrebbe su un cont
ircoscritta dai sensi, e per conseguenza non può spaziare al di là di
quello
che questi le somministrano, e che viene appoggia
oggiornò a Lione, dunque probabilmente il nome di Mascarillo prese da
quello
già esistente. Comunque sia, lo Stordito è più ch
attori….. L’Innamorato, per esempio, pare non avesse che uno studio :
quello
di recar sulla scena tutto un repertorio di immag
te. S’un huomo d’eminenza va a mangiare sovente a casa di questo e di
quello
, vien detto ch’egli è affabile ; ma s’è un meschi
n banco in quei paesi, il Superiore non sapea come deliberarne : però
quello
mandò da un Superiore spirituale, il qual negò la
el Brighella, non aveva nella Compagnia de’Gelosi altro carattere che
quello
di un furbo e astuto compare ; ma, come il Mezzet
ù simpatiche prove è il vero ed il solo …… Dal secondo articolo : «
quello
che c’è. » La Tina Di Lorenzo ha l’abborrimento,
rebbero all’effetto dell’applauso plateale …… Dal terzo articolo : «
quello
che non c’è. » …. ecco quello che finora manca a
so plateale …… Dal terzo articolo : « quello che non c’è. » …. ecco
quello
che finora manca a Tina Di Lorenzo. Ha le doti na
nel pianto non arriva a perdere il cortese disegno del sorriso (?) ;
quello
sguardo azzurro che anche nel dolore rimane limpi
tere in mostra le qualità più sostanziali d’una indole artistica : in
quello
goldoniano, per esempio. Nella Locandiera, infatt
esare, fattosi capocomico, si diede al ruolo di caratterista, cedendo
quello
di brillante assoluto al fratello Achille. Ettore
cuna delle note, che entrano nei nostri sistemi di musica. Il canto è
quello
che li determina, dando loro un valore e una dura
si che di farne l’applicazione. Il numero delle sue vocali è uguale a
quello
delle più belle lingue del mondo la greca, e la l
distinguendo molto bene il suono che corrisponde all’“a” semplice, da
quello
che corrisponde all’“a” con aspirazione, l’“i” br
ri bravissimi, la musica ne acquisterebbe un pregio maggiore assai di
quello
che attualmente possegga, udendosi ora l’accento
[12] Qual vaghezza troverà il cantore arrivando al muggito sordo di
quello
sdrucciolo “ululi”? Quai riposi, o quai gorgheggi
on all’accento naturale, o per dir meglio, patetico, assai diverso da
quello
, e che in questo è riposto il principio ascoso de
r migliorar il recitativo francese, il principale, sù cui si ferma, è
quello
d’italianizzarlo l’italianiser, avvicinandola all
o la cacofonia nel rincontro sgradevole delle vocali, o l’asprezza in
quello
delle consonanti inevitabili spesse fiate nelle l
zion coll’orecchio, poiché mentre il sentimento dei versi è completo,
quello
della musica, che va poco a poco spiegandosi, non
i, di suoni spiccati e sensibili: l’idioma degli accenti rinvigorisce
quello
delle parole, ed ecco il gran fonte onde scaturis
taria fra noi del bello e colto parlare, è meno aspro, e men rozzo di
quello
, che sia la pronunzia del popolo più colto d’Ital
nel sentimento, un autore, il quale per esser moderno, e filosofo, e (
quello
che più importa) francese, spero, che m’abbia a s
oglieva tra i loro. Il nome di Amb.° bon’ Uomo (sic) si trova unito a
quello
di altri comici in una Platea del secolo xvi dell
con ottima riuscita al ruolo di prima donna, la Giulietta si diede a
quello
di seconda donna, e di madre. Luigi Favre morì il
la recitazione di un attore dovrebbe essere, è possibile ricostruire
quello
che la recitazione non era. Le critiche mosse a c
azione del personaggio) ci aiutano a formulare un modello virtuale di
quello
che doveva essere lo spettacolo nel periodo preso
elle figure per le quali il volto del letterato è stato subordinato a
quello
dell’uomo attivo, politicamente impegnato, e la c
a declamazione come trasposizione, sul piano della prassi scenica, di
quello
sviluppo progressivo del carattere che i romantic
i ideali rivoluzionari19. L’imperativo dell’epoca tra i giacobini era
quello
dell’Istruzione pubblica20, ed è in questo orizzo
a trasformazione sarebbe arrivata lentamente, e un passo decisivo era
quello
dell’istruzione delle masse. Così Matteo Galdi ne
del pantomimo consiste in una descrizione interamente didascalica di
quello
che avviene sulla scena, con particolare attenzio
nei testi di un Romanticismo francese ai suoi albori, primo fra tutti
quello
della Préface de Cromwell (1827) di Victor Hugo.
Questo significa «[…] che il genio de’ romantici può conciliarsi con
quello
dei classici, sebbene si credano gli uni e gli al
ssi della letteratura italiana, e ciò che è peggio ancora, confermare
quello
spirito di divisione municipale che può essere ut
un merito che egli concede come proprio della scuola romantica, ed è
quello
di riuscire a penetrare i caratteri meglio di qua
avrebbe avviato la costruzione di un sistema tragico che conciliasse
quello
francese con quello tedesco62. L’incontro con il
costruzione di un sistema tragico che conciliasse quello francese con
quello
tedesco62. L’incontro con il Salfi avvenne però n
, sulle differenze che intercorrono tra il sistema tragico francese e
quello
tedesco72: On raisonne en France sur un personna
s Visconti, scrive in nota che il suo pensiero è da identificarsi con
quello
del Romagnosi. Secondo quest’ultimo, le unità non
estione per introdurre la differenza tra il sistema tragico tedesco e
quello
francese. Se Schiller all’interno del suo dramma
consolidava la tendenza a un sistema drammaturgico compromissorio tra
quello
francese e tedesco, prima di tutto in vista di un
auspicata riforma nell’ambito della declamazione un tentativo simile:
quello
di imprimere un afflato “romantico” a un teatro c
zione, tra quella alfieriana e quella romantica, un percorso simile a
quello
che Melai tratteggia per la tragedia classicista
sionisti un tramite congeniale per distinguere questo nuovo teatro da
quello
commerciale. Passati i fermenti rivoluzionari, oc
ttorio Emanuele I, che calcherà le scene fino al 1855. L’auspicio era
quello
di impiantare il modello della Comédie française
ire un modello valido per Salfi. Per rintracciare un modello vicino a
quello
salfiano, occorre aspettare il 1801, anno di pubb
i allora, seppur l’unico nome di cui si faccia menzione esplicita sia
quello
di Ekhof. Abbiamo visto, a proposito degli artico
ions, aux leçons que les grands acteurs ont laissés105. In un tempo,
quello
dell’oggi, in cui tale inquietudine si è tramutat
erma che oggetto delle belle arti è la bella natura. Nonostante tutto
quello
che si trova in natura è da giudicarsi bello, alc
a questione del tono dell’attore tragico, che deve essere distinto da
quello
della conversazione ordinaria, più adatto alla co
e in certe tragedie alfieriane. Il suo tono allora non deve ricalcare
quello
dell’interlocutore, ma adattarsi alla passione di
o il carattere da rappresentare. Altro punto affrontato nel capitolo,
quello
della scenografia, che deve anch’essa rispecchiar
nche agli spettatori più lontani. Un altro accorgimento utile sarebbe
quello
di limitare le aperture laterali, ossia i palchet
primo luogo l’alto compito morale assegnato al genere tragico, ossia
quello
di trasmettere nello spettatore la compassione pe
essione del viso (V, 122), parti da sé > parti da re (XIV, 280), e
quello
del Pepoli > è quello del Pepoli (XV, 298), qu
, parti da sé > parti da re (XIV, 280), e quello del Pepoli > è
quello
del Pepoli (XV, 298), quanto sono > quando son
’imitare, o di esprimere con la voce, con la figura e col gesto tutto
quello
che, col mezzo de’ sensi, nella sua immaginativa
con essa si perde ogni comunicazione fra il tempo ch’era preceduto e
quello
che sieguì. E perciò riesce ancora difficilissimo
ano, o piuttosto ne usurpavano le parti, con uno scandalo maggiore di
quello
che si voleva evitare. E, malgrado l’ordinario im
ima, fra tutte, a distinguersi. Il genio di P. Corneille e di Moliere
quello
svilupparono di Baron, che col cominciare del sec
ziano lo studio teoretico e pratico, che i migliori ne hanno fatto, e
quello
che dovrebbero e potrebbero fare tutti quegli alt
, ed altri da sé solo; ma il merito di attore fu di molto superiore a
quello
di autore. Troppo si è parlato degli effetti mara
i sono fatti e ripetuti negli ultimi tempi, hanno sempre più mostrato
quello
che potrebbe diventar l’arte in mano degli italia
ostrato quello che potrebbe diventar l’arte in mano degli italiani, e
quello
che tutta volta le manca, per porsi al livello de
nte gestire, e col solo canto o col solo gesto gli facciamo esprimere
quello
che egli esprime gestendo e parlando insieme. E c
di arte drammatica o comica si comprende. Il commediante o l’attore è
quello
che imita il suo simile con tutti gli estesi mezz
arole e della lingua, il solo che usurpa per eccellenza un tal nome è
quello
che dà alle parole la esistenza e la vita. Senza
i hanno chiamato volgarmente questo accento acuto per distinguerlo da
quello
che alle altre sillabe sussidiarie pur si concede
ne di somiglianza può farci ragionevolmente arguire. Per la qual cosa
quello
che possiam dire di certo su tal proposito, si è
può dividere. Il primo è il tuono generale del discorso, il secondo è
quello
de’ periodi, il terzo delle parole. Ogni discorso
anch’esso modulando siffattamente che non pur ciascuno corrisponda a
quello
che precede e che segue, ma sempre al primo si ri
o del discorso, e questo, per quanto acconciamente si diversifichi da
quello
de’ periodi e delle parole, dee sempre servirgli
falso quante volte il tuono delle parole non armonizzi e consuoni con
quello
de’ periodi, e l’uno e l’altro al tuono fondament
delle circostanze vi dà il tuono del discorso, il gusto dell’armonia
quello
de’ periodi, e la forza del senso quello delle pa
corso, il gusto dell’armonia quello de’ periodi, e la forza del senso
quello
delle parole. [2.20] Noi non abbiamo inteso di de
; ma talvolta anche sola con la vocale gareggia, e tenta di esprimere
quello
che pare alla vocale solamente concesso. [3.2] L
orrisponda. Ora tutti, servendo allo stesso fine come le parole, ch’è
quello
d’esprimere e farsi intendere il più che si può,
e, meraviglioso, come se la persona volesse atteggiarsi alla forma di
quello
. [3.11] 9.º Quindi molti di questi diventano imp
er cotal modo si sacrificherebbe il pregio della versificazione senza
quello
sostituirle della buona prosa; ed il poeta avendo
ecciano, ed a vicenda si corrispondono, che il ritmo del verso rilevi
quello
del periodo, e questo il ritmo del verso. [4.4]
e l’altro vizio, in cui gl’inesperti sogliono dare in questa pratica,
quello
cioè di sacrificare il ritmo del verso a quello d
re in questa pratica, quello cioè di sacrificare il ritmo del verso a
quello
del periodo, o viceversa il ritmo del periodo a q
mo del verso a quello del periodo, o viceversa il ritmo del periodo a
quello
del verso. Dànno nel primo quelli che della versi
le della cadenza de’ versi viene via via così ad essere modificato da
quello
del senso, che sempre più nuova, varia e grata ar
on avverte in qual modo il verso che precede, serva e debba servire a
quello
che siegue, e come si debba spontaneamente compor
iegue, e come si debba spontaneamente comporre il suono del verso con
quello
del periodo, sicché quello del senso ancor più ne
taneamente comporre il suono del verso con quello del periodo, sicché
quello
del senso ancor più ne risalti. Noi ci siamo circ
l’organo vocale si osserva egualmente intorno agli altri che pur come
quello
alla passione predominante più o meno obbediscono
si, rifemi Con la persona. [5.15] III. Volto. Il volto è
quello
in cui, come in un quadro, tutta l’anima si dipin
ne del volto fra le altre primeggiano. L’occhio per la sua mobilità è
quello
che a’ moti dell’anima più prontamente obbedisce,
ente apparve fuore, Ch’innamorò di sue bellezze il cielo. [5.22] Ma
quello
che rende gli occhi massimamente espressivi e sig
nella pronunciazione, spesso dà luogo ad altri organi, o loro affida
quello
che esso o non potrebbe affatto, o non così bene
rando, sicché perdendo alla fine il carattere di espressione patetica
quello
acquistano e semplicemente ritengono di segno arb
enzione dell’animo nostro, che si propone di fare in tutto o in parte
quello
che la passione richiede. Ed essendo sua intenzio
a dell’oggetto amato o abborrito nell’atto che la persona tende verso
quello
, o ne declina, o lo minaccia, dà alla sua voce, a
altri che al soggetto rapportansi, il quale più a sé non bada, ove in
quello
tutto si occupi. [6.19] Ma se taluno ancor narra
o il sentimento dominante di Cinna, lo stesso interesse che prende in
quello
spettacolo, e la premura di farne parte ad Emilia
erre, che tenendo sotto il braccio una donzella godeva ferocemente di
quello
spettacolo, si sarebbe grandemente pregiudicato a
si ha concepita dell’obbietto, l’uomo appassionato non vede altro di
quello
in fuori, e tutte le sue idee, i suoi sensi ed af
hanno seguito i filosofi nell’ordinarne ed esporne le classi; e noi a
quello
ci appiglieremo che parendoci il più conforme all
sono gli effetti e gl’indizi delle sue passioni. Il suo primo stato è
quello
della quiete e del riposo, che inerzia morale pos
e ognora più degno. Quindi legge e contempla beato nella fisonomia di
quello
i suoi doveri, il suo contegno, le sue speranze e
o che ci rattrista, o col guardo affiso alla terra, e con la mente da
quello
tutta occupata. Tutto ciò che vede ed incontra, e
offre diverse affezioni più o meno forti e distinte sotto l’azione di
quello
; ma ha l’odio fra tutti i tratti più note voli, d
etti; e dei tanti e frequenti tratti ch’egli ne ha dati, io trascelgo
quello
del Lib. I. c. I: Flagrant et micant oculi, mult
non pur su gli oggetti innocenti, che non hanno alcuna relazione con
quello
, ma ancora sopra di se medesimo, battendosi, mord
che per l’ordinario sacrificava all’interesse delle rappresentazione
quello
della composizione, si tratteneva sovente in mezz
più luoghi le sue teoriche. Fra gli europei è certamente il francese
quello
che più si accosta all’italiano; ma spesso l’arte
icura. Descartes aveva osservato quanto il moto del pianto è vicino a
quello
del riso, e si è detto di Michelangelo, che con u
que osservare eziandio e paragonare tutte l’epoche, e dare a ciascuna
quello
che le conviene di proprio. [8.10] Risulta quind
universalmente piacciono ed interessano. E questo genere di esseri è
quello
che suol dirsi la bella natura, che gli artisti o
nto tutti e ciascuno impiegano tutte le loro facoltà per manifestarci
quello
, che altrimenti rimarrebbe oscuro ed incerto. Qui
il significato dell’uno è più generoso, magnanimo e interessante che
quello
dell’altro. [9.9] Io reputo questa, se non la so
é il dolore di Ajace, di Filottete e di Ercole ci piace assai più che
quello
di qualunque altro, che non esprimesse una forza
nella natura, ma gareggiando in certo modo con essa, ed aggiungendole
quello
ch’ei suppone mancarle, procura pur dal suo canto
r cui a quel che meno diletta nel complesso di alcune, si sostituisce
quello
che diletta più nel complesso di altre; sia la vi
re, se non che l’interprete fedele, ed il cieco esecutore del tipo di
quello
, sicché la sua imitazione non ne sia che una pret
i fuori, ed a quanti gli stanno presenti pur si comunica. Ed è questo
quello
spirito che per gli effetti straordinari che esso
sotto immagine di fuoco o di tal altro specioso fenomeno; ed era pur
quello
che ha sempre animato i grandi artisti, e che ani
disposizione debbe essere instancabilmente esercitata per acquistare
quello
sviluppamento e quella forza di cui possa esser c
sorpresa, e lo giudicò minor della fama. E siccome il tipo dell’arte
quello
migliora della natura, niuno eroe ci hanno presen
bitatori sono a parte dell’autorità sovrana? No; quella fronte bassa,
quello
sguardo timido, quell’andare incerto ti accusano
zione, che in ogni caso dee prendere anche il carattere e la forma di
quello
. E come altrimenti si potrebbe verificare il dove
rate volendo determinare il carattere del maraviglioso lo distinse da
quello
dello stravagante che costituisce il mentecatto.
propriamente tragico al semplicemente drammatico, e, non dovendo con
quello
tutto rappresentare, hanno voluto tutto rappresen
tto, senza osservare che il vero della storia e della filosofia non è
quello
della poesia e di ogni bella arte; egli vuole che
on dee soffocare e confondere lo speciale, che nelle modificazioni di
quello
consiste. Quindi è che nelle loro degradazioni de
nnone, nel momento che destina la sua figliuola all’altare, non appar
quello
che in altro momento contrasta con Achille od Aja
queste ragioni il Nerone che ci presenta Racine non è, né debbe esser
quello
, che ci ha poi presentato l’Alfieri. L’uno è nell
a del Racine non è quella di Euripide, né il Don Carlo dell’Alfieri e
quello
del Pepoli, dello Schiller. Così pure differentis
icare le precedenti distinzioni al solo carattere di Catilina. Eccone
quello
che ci somministra storicamente Sallustio: “ Luci
stituisce il suo carattere permanente, il Catilina del Voltaire non è
quello
del Crebillon. Ora a ben esprimere la verità di t
le carattere, bisogna non solo conoscere l’originale e lo storico, ma
quello
bensì che le circostanze ed il poeta gli hanno su
il punto massimo di elevazione, perché i subalterni e minori siano a
quello
subordinati, in modo che tutti più o meno cospiri
s’incontra, vive ed usa con altri simili in un modo tutto diverso da
quello
ch’ei lascia; epperò debbe conformarsi a tutte qu
uardi. [17.13] Ancorché in generale il gesto dell’attore tragico sia
quello
di una conversazione eroica, e segue l’impeto d’u
e e il ripigliare. Se il tuono dell’uno non ha punto di relazione con
quello
dell’altro, o questo ripete esattamente il tuono
azione con quello dell’altro, o questo ripete esattamente il tuono di
quello
, che è quanto dire, se l’uno con l’altro non si m
nsiderevoli, in cui l’interlocutore debbe tacersi. [18.3] Il primo è
quello
in cui si entra in iscena. Non potendo la persona
tudine, l’espressione di tali momenti? Uno dei più belli è certamente
quello
di Matan nell’Atalia di Racine, allorché, atterri
eterminarne il significato. Così il talento di Garrick gareggiava con
quello
dello Shakespeare, siccome ad altri tempi il tale
lo dello Shakespeare, siccome ad altri tempi il talento di Roscio con
quello
di Cicerone. [19.9] Talvolta i monologhi del sec
no le idee e le riflessioni che si succedono e si contrastano. Tale è
quello
di Amleto nella 3a scena del IIIo atto, il quale
suo Catone, quantunque sia questo più grave, e quale al carattere di
quello
stoico si conveniva. [19.11] Io non finirei più s
quanto più fosse sensibile e facile ad evitarsi. E perciò in generale
quello
che richiede la scena dell’Edipo tebano, o del Pr
a più quando tace ed ascolta, il suo studio debbe abbracciare non pur
quello
che dee sentire ed esprimere quando ei parla, ma
ciare non pur quello che dee sentire ed esprimere quando ei parla, ma
quello
ancora che dee sentire ed esprimere quando tace.
e ed esprimere quando tace. Ed in che modo si potrebbe eseguire tutto
quello
che l’espressione dialogística assolutamente rich
or più, or meno elevato od accelerato, e sempre concorde e consono a
quello
che precede e che siegue, non possono essere accu
bile esprimer bene, cioè con franchezza, con sentimento e spontaneità
quello
che non si sa o si dubita d’indovinare. L’attore
e pazientemente lo soffre, a sentirsi recitare da cotali rammentatori
quello
che gli attori vengono via via ascoltando e ripet
o della persona, e col guardo la miglior parte della fisonomia che da
quello
dipende, non possono simultaneamente accompagnarl
on possono e debbono farlo i nostri attori, che certo non superiori a
quello
per merito? Si sa che Le Kain consultava sovente
a parte, e fattine più sperimenti davanti a lui, preferiva per lo più
quello
ch’era dall’altro giudicato il migliore. In quest
al suo perfetto stato. [22.3] Ma l’effetto più grande e mirabile è
quello
che si raccoglie dall’animo degli spettatori, e c
ttere tragico. Allora non è l’espressione e il merito dell’attore, ma
quello
bensì del decoratore e del macchinista che si spe
e la scena degenera in uno spettacolo di tutt’altra natura che non è
quello
cui è destinata. Quindi si formano e si dispiegan
dere i semplici spettatori, che pur si dilettano e si compiacciono di
quello
effetto, non conoscendo, non trovando altro di me
o il favore, o la meraviglia, o qualunque altro affetto, che non sia
quello
del terrore e della pietà, e che per conseguente
ammaticale o sintassi. Or come si pretenderebbe esprimere esattamente
quello
che esattamente non si conosce? E conosciuta che
va assolutamente che essendo il toscano il miglior dialetto d’Italia,
quello
per l’appunto si dovesse apprendere e praticare,
rofessano gli autori. Il genere di bellezze che cercano gli uni non è
quello
che procurano gli altri. Amano quelli per l’ordin
questa ragione il carattere della Fedra di Euripide si posporrebbe a
quello
della Fedra di Racine; e si cercano piuttosto del
alcuno che io pretenda troppo dalla istituzione di un attore, come se
quello
che ho proposto fosse d’assai superiore alla sua
precedenti cognizioni, più o meno necessarie a sentire o far sentire
quello
che si voglia declamare, potrà allora esercitarsi
n questa maniera ecciterebbe ancora l’emulazione, assegnando sempre a
quello
che legge meglio, la parte migliore che sia del s
contratte abitudini si troverebbe esposta ad omettere, o ad eseguire
quello
che non dovrebbe. [23.21] Imparata la parte si pa
do per l’ordinario di vita, non può eccitare quel grado di passione e
quello
spirito di emulazione, che pur tanto si richiedon
ndere quegli stessi disegnatori, che debbono concorrere al teatro con
quello
stesso consiglio, col quale i declamatori debbono
quegli alunni che volessero imitarli o piuttosto emularli. [24.7] Ma
quello
che potrebbe ancor più estendere e perpetuare il
aveva non avea » 192. » 27. parti da sé parti da re » 203. » 1. e
quello
del Pepoli è quello del Pepoli » 228. » 20. si
92. » 27. parti da sé parti da re » 203. » 1. e quello del Pepoli è
quello
del Pepoli » 228. » 20. si presenti si presenta
ni, Paris, Gallimard, 2010, p. 203). L’ordine naturale sarebbe dunque
quello
che parte dalle qualità sensibili, per giungere p
ria critica de’ teatri antichi e moderni, cit., vol. I, p. 62). Anche
quello
sull’Andromeda è presente nel testo di Napoli Sig
tori, spesso impiegata per descrivere il teatro settecentesco, specie
quello
tragico, si infrange se si considera la fertilità
uttosto che altri, egli sottolineava come il criterio non fosse stato
quello
«[…] di accogliere tutte le tragedie nostre lodev
tragica allieva di Racine, interprete di grandi ruoli femminili come
quello
di Bérénice, Monime in Mithridate, Atalide in Baz
determinate emozioni e di una corrispondenza tra animo dell’attore e
quello
del personaggio: «Chi non ha l’animo elevato rapp
lui sarà preso dal sentimento, facendo seguire al pathétique réfléchi
quello
direct (ivi, p. 836). Louis-Sébastien Mercier (17
stratti dal testo Theorie der schönen Künste (1771-1774). Tra questi,
quello
dedicato all’Expression (Art théâtral), nel quale
ide il Gesto in Imitativo, Indicativo ed Affettivo. Gesto Imitativo è
quello
, che contraffà il moto, o la figura di una cosa;
he contraffà il moto, o la figura di una cosa; […] Gesto Indicativo è
quello
, che dimostra dov’è la cosa, di cui si ragiona, o
i ragiona, o dove se l’immagina chi gestisce […] Il Gesto Affettivo è
quello
, che dimostra la passione, che in quel punto poss
del dibattito sull’ordine del discorso verbale formulati da Batteux a
quello
non verbale. Estraneo rispetto al dibattito è sol
uropei. Tuttavia questi gesti si accompagnano a un tratto universale,
quello
di piegare il corpo in segno di rispetto dell’ogg
ova ad agire, traslando la funzione deittica del linguaggio verbale a
quello
non verbale. A questo proposito Patrice Pavis ind
tto o della persona in questione e costituiscono, sul piano gestuale,
quello
che gli ideogrammi sono nel linguaggio verbale. N
artire da un linguaggio che i sordo-muti già possiedono naturalmente,
quello
dei segni, e che essi utilizzano in relazione a b
_3.11] La prova tangibile della parentela tra il linguaggio verbale e
quello
gestuale, o meglio, della discendenza primo a par
ale e quello gestuale, o meglio, della discendenza primo a partire da
quello
di azione, risiede nelle tracce residue che ne te
ano dimostrato la necessità di variatio, che un metro uniforme, quale
quello
epico, non avrebbe potuto concedere. La declamazi
ra italiana: «Diretto dal medesimo spirito Alfieri non potè tollerare
quello
stile e quella versificazione o troppo molli o tr
che Dante le aveva impressa. Intraprese a formare il suo stile sopra
quello
di questo gran poeta che gli sembrava il più dram
erà uno scorrevole e lieve, rallegrato e sereno […] Altro ancora sarà
quello
dello scoraggiamento, un po’ solenne senza commis
to, Orlando Furioso, cit., canto XI, 35, p. 375. Un giudizio simile a
quello
su Dante viene espresso da Salfi anche a proposit
ngel, Lettere sulla mimica, cit., p. 384) Tra gli esempi, viene posto
quello
dell’andatura che segue il succedersi rapido dei
dunque una frase transitoria necessaria perché si possa deliberare se
quello
che si prova per l’oggetto in questione è odio o
ggiamento crede che assumerà Giulietta in questo momento? Sicuramente
quello
che mi accingo a descriverle: tenderà l’orecchio
colo pubblicato nel Conciliatore, non era giusto prendere per assunto
quello
che in tanti affermavano, cioè «[…] che dopo Alfi
desiderio vuole congiungersi all’oggetto che brama o allontanarsi da
quello
che aborrisce il più velocemente possibile; e tra
cit., p. 25). Su tale questione il punto di vista di Salfi diverge da
quello
di Lessing. L’attore da lui prospettato si deve a
nare la natura attraverso l’arte. Il massimo momento di genio è anche
quello
in cui l’attore ha maggiore bisogno dell’arte, in
mente ne colgo, si riduce ad una ragionata disperazione di giungere a
quello
scopo, a cui miro» (Francesco Saverio Salfi, Salf
ra Napoli e Parigi. Carteggio 1792-1832, cit., p. 109). Il contesto è
quello
della scrittura di una tragedia di soggetto «barb
disorientante: «Nella fase di transizione dal teatro delle maschere a
quello
dei ruoli l’attore restò privo di punti di riferi
’Ancora, 1836, p. 10. Il Catilina di Crébillon risale al 1748, mentre
quello
di Voltaire al 1752. [commento_15.11] Nei suoi M
recede con la voce, cosicché al successivo:Ma che vedo? La sacra sede
quello
occupa cinto d’armi possa precipitarsi, sgranare
rente ragione. Non vi ha cosa più goffa, e più contraria all’arte, di
quello
che un attore si presenti senza altro motivo, se
trazione veniva sperimentata anche all’interno di un altro orizzonte,
quello
del coreodramma, genere portato alla ribalta da S
— confessione — il fazzoletto! Farlo confessare e poi impiccarlo per
quello
che ha fatto», William Shakespeare, Otello, in Id
ataclisma naturale, come il terremoto che aveva investito le Calabrie
quello
stesso anno, potesse avere sulla popolazione, egl
introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di
quello
non meno eterogeneo della galanteria di Filottete
ler et le romantisme français, cit., p. 404. Sul Talma, si veda anche
quello
che scrive Maurizio Melai, il quale fa notare com
politica, come si faceva dai Greci, né trovandosi oggimai animata da
quello
spirito vivificante, che seppero in essa trasfond
lo spirito non rigusta più né il diletto che nasce dalla sorpresa, né
quello
che viene dal riflesso della loro convenienza. Da
me, i consigli, le discussioni politiche, morali e filosofiche, tutto
quello
che v’ha nell’umano discorso di tranquillo e d’in
non hanno aperto men fertile campo né meno leggiadro alla melodia di
quello
che a lei aprissero in Atene i caratteri di Ecuba
il melodramma è per cadere in un grado di depravazipne non diverso da
quello
in cui giaceva nel secolo passato. Il Cornelio, e
ati. Sarà in ultimo luogo lo sterminio dello stile e della musica. Di
quello
per la regola generale che la poesia non può fare
esecuzione a questo quanto si disparte dal retto sentiero indicato da
quello
ai poeti italiani. Il piano adottato dal Calsabig
egrezza, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché
quello
di formar un coro e una comparsa. E trovò egli be
che un giorno di lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Argivi
quello
ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tu
e ed eroico, non è tuttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto
quello
di Arminia e di Lucio. La cagione si è perché a p
lchè la crisi d’una passione violenta non è più durevole nell’uomo di
quello
che lo sia in una stagione l’eccessivo rigore del
ell’opera buffa considerato in se stesso è più ferace e più comodo di
quello
che sia il sistema dell’opera seria per il poeta,
a: ma se da ciò che dovrebbe e potrebbe essere vogliamo argomentare a
quello
che è, resteremo sorpresi nel vedere che non havv
zie più triviali. «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’Italia che è
quello
di strozzar i drammi di quell’autore, levando via
altre cose che poco o nulla mi rimane per voi. Inoltre le parole sono
quello
che meno interessa nell’opera e nel caso che voi
e cantato da altri che da loro! Nascerebbe un dissidio poco minore di
quello
che accese in altri tempi i Geminiani contro ai P
si cammina senza che tali elogi facciano ni piccoli né grandi più di
quello
che sono coloro che gli fanno o che gli ricevono,
allora in poi fu assai più noto col nome del suo personaggio, che con
quello
vero di casa, non giunto sino a noi. Fu caratteri
che fanciullesche nel sentiero delle lettere. Che secolo maraviglioso
quello
che si conosce in Italia col nome del Cinquecento
doperavano per l’ordinario il linguaggio latino. Anco ne’ principi di
quello
ne corse qualcuna pur latina, come la Dolotechne
tro di Vicenza, opera del famoso architetto Palladio, é traduzione di
quello
di Sofocle. Liviera, Torelli Manfredi, Cavalerino
ni farà piacere e maraviglia a leggitori imparziali. Quid habet? Ecco
quello
che ha d’eccellente: una fina dipintura delle pas
nero sangue; Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine fur di
quello
regno, Uscir gran simulacro e gran rimbombo Quasi
ecolo XVI la tragedia italiana, cioé un ritratto della greca; e senza
quello
passo importantissimo, mai non si sarebbero i mod
grandi, e per gli caratteri elevati al di sopra della vita comune. E
quello
é quello che da’ greci ne imitarono i nostri ital
e per gli caratteri elevati al di sopra della vita comune. E quello é
quello
che da’ greci ne imitarono i nostri italiani, i q
izione del greco teatro? Non ci hanno essi insegnato tutto ciò che di
quello
si é poi detto in altre guise di là da’ monti? E
ttezza naturale ben pennelleggiata si cangia in bellezza poetica, per
quello
che bene osservò Aristotile. Lo stile adunque del
i Bergamo159. Il volgo italiano se ne compiacque per la novità, e per
quello
spirito di satira scambievole che serpeggia tra’
i cantavano essi non discordano se non circa il modo. 164. Questo é
quello
che non hanno giammai saputo osservare tanti crit
istrugge tutte le arti d’immaginazione. Da’ pensatori oltramontani in
quello
secolo chiamato filosofico si é tentato di annien
scoppiar il colpo ben guidato, e mostrar il trionfo che produce, ch’é
quello
che tuttoriempie il cuor d’Aquilio. Quanti affett
e di Venezia (N. xxiv) ha parole di encomio e d’incoraggiamento ; per
quello
, che fu anche direttore della Filodrommatica vene
uova arena Gallo. Lasciò il 25 il ruolo di prima attrice, per darsi a
quello
di madre nobile e caratterista. Formò nel '30 in
el secolo XVII da’ valorosi architetti ma i più considerabili furono
quello
di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia,
antichi edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di
quello
di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno d
l secolo XVIII innoltrato. Vi su un Teatro in Pavia. In Ferrara vi fu
quello
di Santo Stefano. Quello di Siena degl’Intronati
ermani trattasi dello stato dell’Alemagna ne’ bassi tempi comparato a
quello
ch’ era vivendo Giulio e Cicerone. Soggetto veram
Didone per artificio di Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare
quello
di Virgilio, le cui frasi stesse egli ritiene per
ua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di
quello
che io ne avea detto vi ritrovai prima di Opitz.
ella Scala, o, quando vi si rappresentavan opere in musica e balli, a
quello
della Cannobbiana. Eccone l’elenco al suo costit
ragico De Blanes 1 º attore comico De Marini Giuseppe Tiranno (
quello
che fece Filippo) Tessari Altro 1 º attore Be
ritto di aumentare il prezzo dei palchi e del biglietto d’ingresso, e
quello
di andar colla compagnia ne’varj teatri comunali
tivo, e per la poca corrispondenza del tempo della rappresentanza con
quello
degli evenimenti. Lo stile del Romolo si risente
introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di
quello
non meno eterogeneo della galanteria di Filottete
iscano tutte le altre. Lo stile della Inès generalmente è migliore di
quello
del Romolo; ma essa non ha nè la versificazione,
leganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di
quello
, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione
ggiati con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico
quello
di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome:
ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e
quello
di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’ide
attere tramandatoci dagli antichi: intempestivo e senza connessione è
quello
di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tan
di Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e
quello
di Giocasta la valorosa attrice Desmarés. Non ci
autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle,
quello
di Cornelio ed il proprio, o ciò che in una edizi
rattere di Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che rappresentò
quello
di Marianna, le due persone che compresero tutta
na coppa. L’autore nel seguente anno cangiò questo genere di morte in
quello
con cui il Dolce in Italia fece morir questa rein
ne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira;
quello
di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e n
no, in vantaggio dell’arte drammatica. Noi seguendo il nostro costume
quello
ne diremo che possa darne la più adeguata idea, n
i per nostri quando ci sembrino giusti. Il Maometto tralle tragedie è
quello
, che fu tralle commedie il Tartuffo, cioè un capo
, Artaserse, Ipermestra e Barnevel tragedie non meno dure e secche di
quello
che fu la Pucelle di Chapelain39. M. Saurin comin
ofocle. M. Dupuis ha tradotto il teatro di questo Greco, e M. Prevost
quello
di Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di
namenti, le frodi nacquero dal capo di questo tragico come Minerva da
quello
di Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quand
Merope e della Zaira. Crebillon batteva un sentiero ben differente da
quello
del Voltaire; e questo valoroso scrittore si diff
gli dava spasimo forte e continuo : all’applauso del pubblico mancava
quello
di suo padre, il quale risentitolo a Roma e a Fir
tinuare, ma si mostrò con lui nel Saul e nell’Otello, lasciandogli in
quello
la parte del Protagonista, e in questo la parte d
al posto di prima attrice assoluta in una compagnia di gran conto da
quello
di semplice amorosina, seppe in breve tempo acqui
Colin j’ ai sçu plaire, e Je vai revoir ma charmante maîtresse! Ecco
quello
che dee piacere in ogni tempo; ecco il linguaggio
corda e si cantano drammi burleschi. I tre che si fecero prima sono:
quello
di Nicolet intitolato i Gran ballerini da corda,
o prima sono: quello di Nicolet intitolato i Gran ballerini da corda,
quello
di Audinot detto l’Ambigu comico, e quello de l’
i Gran ballerini da corda, quello di Audinot detto l’Ambigu comico, e
quello
de l’ Ecluse nominato Varietà piacevoli. Gli ulti
p. cit.), dopo avere detto semplicemente che il ruolo di Ortensia era
quello
di servetta, come l’Olivetta, la Nespola, la Fran
ono finite le recite con bonissimo guadagno et aplauso universale, et
quello
che più importa con bonissima concordia fra di no
stra compagnia, si ritrova di presente in Venetia, et desidera sapere
quello
ha da esser di lui, mi ha pregato che io ne dia p
re e pad.ne Col.mo Il Sig.r Capitan Beretta sarà da me impiegato in
quello
conoscerò profitevole per il bon servitio di S. A
mio servitore a Mantova acciò che questa mia le giunga più presto di
quello
che farebbe per la posta, prego l’A. V. a favorir
magiore, mi honori dunque di porre nella lettera che la ragazza faci
quello
che viene a bisogno come l’anno passato, non cono
to che goda etcetera. Scusi per gratia del troppo ardire e mi conceda
quello
che ò dimandato, accompagnato con una lettera di
nia della S.ra Lavinia che va prima di noi a Firenze, tutti affermono
quello
che dice l’A. V., che in quel tempo non faranno n
isogna di dichiarazione. L’Incarnazione non ha altro simile coro come
quello
della R. Cappella; ma fra’ Sacerdoti che vi offiz
on vi riuscì. Antonio Fracanzani aveva mutato il suo nome italiano in
quello
di De Frécansal. Il Campardon riferisce una quere
istampolla il '15, dovendosi recitare al Teatro Rangoni di Modena, da
quello
stampatore Bartolommeo Soliani, intitolandola sol
do del teatro libero, si recò a Milano, e vi fece grande incontro. In
quello
stesso anno l’Elettore di Baviera aveva licenziat
significato alcuno, e tal altra prende un significato tutto opposto a
quello
che hanno le medesime parole nell’ordine, che ad
nte parlando, più generali: «Lo scopo di questo trattato — scrive — è
quello
ch’io posi fin da prima in veduta: il dimostrare
ostrare quanta dipendenza abbiano dagli spettacoli, e massimamente da
quello
dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l co
ivilegiare i recitativi: Lo stil teatrale ama il canto parlante, non
quello
di gorgheggio. Volete voi un potentissimo specifi
a, sotto pena d’essere cuculiato [sbeffeggiato] a doppio» (IV.II.13);
quello
stesso canto deve essere in ogni parola intellegi
ttà d’Europa» (VI.II.11), torna più volte in queste pagine, insieme a
quello
del poeta e storico Louis de Cahusac, che aveva t
desiderato che gl’Italiani scrittori, rifinando oggimai di ripeterci
quello
che tante volte e da tanti secoli ci è stato inse
te dell’opera comica musicale. [Pref.6] Lo scopo di questo trattato è
quello
ch’io posi fin da prima in veduta: il dimostrare
ostrare quanta dipendenza abbiano dagli spettacoli, e massimamente da
quello
dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l co
a antichità) descrivendo l’antico teatro de’ milanesi, attesta che in
quello
erano da istrioni cantate avventure di principi e
dare al publico sì fatti solazzi. Qual dramma fosse stato cantato in
quello
del 1304 nol lasciarono scritto i mentovati stori
e esso fu allora presentato dal Botta, potea fargli accorti non esser
quello
il primo che l’Italia vedesse. Niuna opera dell’a
l’aurora del corrente secolo, che secondo un valentuomo può chiamarsi
quello
del buon gusto, cominciarono a distinguersi i gra
one; alle quali facultà un’altra aggiugner si suole, non essenziale a
quello
spettacolo com’è ciascuna delle annoverate, ma di
debbono seguire il cammino di quella, e che il fine a tutte comune è
quello
stesso a cui tende la poesia, la quale nell’opera
etti: e quando noi ce ne sentiamo effettivamente mossi, diciamo esser
quello
un bel pezzo d’eloquenza. [Sez.I.3.1.2] Furono q
dall’armonia de’ colori. Estetico adunque delle belle arti io chiamo
quello
artifizio ch’esse adoperano per piacere a’ nostri
[Sez.I.3.4.1] Abbiamo già definito l’estetico delle belle arti per
quello
artifizio che adoperano a fine di piacere a’ nost
come altrove si mostrerà. Né solamente l’estetico di tali facultà, ma
quello
ancora della natura prende origine dalla simmetri
secondare la propria natura? E qual altro dolore dar gli si può, che
quello
d’occuparlo d’un’idea sterile, la quale, non most
empio un poetico verso il mio spirito s’accorge che della totalità di
quello
egli può, se vuole, venire in cognizione della gr
pata. Ma già dell’estetico delle belle arti, e del piacere proprio di
quello
, lungamente ci siamo trattenuti. Dal lor patetico
[Sez.I.3.6.1] Fu da noi definito il patetico delle belle arti per
quello
artifizio ch’esse adoperano per muovere le nostre
e nelle regole di ben imitargli, presentandogli al nostro spirito in
quello
aspetto, nei quale più che in altro lo moverebber
iriggere il cammino ch’esse debbono tenere, dappoi che si sarà veduto
quello
della poesia. Cap. I. Dell’estetico del melodra
etico delle arie in questo dramma ha più bisogno d’attenzione che non
quello
de’ recitativi, dalle arie cominceremo. [Sez.II.
per sua guida. Il primo si è che un verso qualunque ben si accoppia a
quello
ch’è uguale alla prima sua parte. Veggiamone l’ap
zzi le leggi d’amor. [Sez.II.1.2.12] E poiché il novenario ancora ha
quello
accento necessario sopra la terza, sarà anch’esso
uo gusto. Cap. II. Del patetico del melodramma. Sua differenza da
quello
dell’antica tragedia. [Sez.II.2.0.1] Già altr
Perciò il protagonista dell’antica tragedia ci attacca assai meno di
quello
del melodramma. Il nostro cuore non siegue con ta
esto interesse, piuttosto che diminuire, tanto più cresce, quanto più
quello
è sublime; massimamente quando in esso si veggano
sso qualunque vizio, anzi che piacere, rincrescerebbe oltremodo, come
quello
che o direttamente o indirettamente impedirebbe l
, particolarmente se in esso poco spirino quelle virtù, come il più è
quello
de’ protagonisti Greci. In oltre un carattere sov
avesse ammesso un minor numero d’atti, non avrebbe rotto sì spesso in
quello
scoglio. [Sez.II.6.0.4] Di qui si vede aver legi
questi lodatori della sola antichità poteano pur riflettere non esser
quello
un diletto del melodramma, ma sì di que’ composit
rovino sul procinto di separarsi. Il poeta si è talmente investito di
quello
stato, ch’egli ha cavato dal suo cuore quel medes
drammatica passione, lo stile non sarà più così alto; ed a misura che
quello
crescerà, questo vuole andar decrescendo, finché
o sonoro produce nell’aria che lo circonda un ondeggiamento, simile a
quello
che produce nell’acqua d’un lago l’urto d’un sass
ti in ciò differiscono tra loro, che questo dell’acqua circolarmente,
quello
dell’aria sfericamente si diffonde, esercitando l
sione, ma ancora qual sia, se lo sdegno, o l’allegrezza, o il timore,
quello
onde vien posseduta. Gli antichi oratori distingu
dimeno porto opinione (che che se ne debba parere a’ profondi fisici,
quello
che non son io) che la musica abbia un’azione anc
o in cui s’incontri per casualità un tuono, che faccia consonanza con
quello
che risuona attualmente. Ma noi sperimentiamo tai
nfermata dal dominio che gode la musica sull’animo umano, maggiore di
quello
che altra qual si voglia facultà ne fa sperimenta
enderono il patetico dell’antica musica così regolare e così certo, e
quello
della moderna sì incerto e sì disordinato. La pri
e sì disordinato. La prima è la differenza dell’estetico dell’una da
quello
dell’altra. Una musica che faccia pompa d’un este
a da’ nostri filosofi, non potè il suo patetico profittar molto, come
quello
, che non può senza la scorta della filosofia anda
ti in queste considerazioni sulla musica antica e moderna, perciocché
quello
che abbiamo su tal suggetto osservato, gioverà a
orecchio. Ma oltre che questo piacere è ben insipido, in confronto di
quello
che ne verrebbe dal movimento del cuore, egli è u
legge [Sez.III.2.3.1] Lo stil teatrale ama il canto parlante, non
quello
di gorgheggio. Volete voi un potentissimo specifi
della musica vocale vuol essere più sobrio e più severo assai che non
quello
della stromentale. [Sez.III.2.3.3] Mai però più
o da dieci virtuosi in dieci diverse sembianze apparisca, né più sia,
quello
che uscì della penna dell’autor suo. Ma il freno
ndi, essendo sempre l’affetto che regna nella prima scena, diverso da
quello
che regna nell’ultima. Rechiamo in mezzo un esemp
, e ch’egli da sé medesimo si potea ben’ accorgere quanto mal sonasse
quello
«Ah, giusti non fate» condannato a stare sì lunga
significato alcuno, e tal altra prende un significato tutto opposto a
quello
che hanno le medesime parole nell’ordine, che ad
usica nello stile medesimo in cui è composta tutta l’aria, non già in
quello
che converrebbe alla passione a cui esse apparten
fa l’inesperto compositore? Qualora s’avviene in tali parole sospende
quello
stile concitato che l’aria esigea, cangia tempo,
derei da essi nel venire all’opera in musica qual piacere vi cercano:
quello
che nasce dalla mozion degli affetti o quel dell’
i o quel dell’udito, ancorché a costo del primo? Se si dichiarano per
quello
che ne deriva dalla commozione del cuore, l’unico
le più colte nazioni attesero in ogni tempo da’ teatri, questo esige
quello
stile energico e breve, che noi abbiamo finora in
llezza. [Sez.IV.1.0.2] La pronunziazione adunque mette sotto i sensi
quello
che la parola presenta all’intendimento. E poiché
o. E poiché ciò che fa impressione su’ nostri sensi, più ci muove che
quello
che va dirittamente allo spirito, perciò in quest
ide il gesto in imitativo, indicativo ed affettivo. Gesto imitativo è
quello
che contraffà il moto o la figura d’una cosa; com
effetti se ne volesse avventare una allora allora. Gesto indicativo è
quello
che dimostra dov’è la cosa di cui si ragiona, o d
no diretti gli occhi e le mani del gesteggiante. Il gesto affettivo è
quello
che dimostra la passione, che in quel punto possi
anci adesso alquanto più particolarmente sul gesto affettivo, siccome
quello
, ch’è il più nobile, il più eloquente e che fa il
sto paragrafo con qualche riflessione sul gesto muto. Il gesto muto è
quello
che non è accompagnato dalla parola. Esso apparti
e obbligazione di badare a chi parla e di gestire, non è solamente di
quello
attore a cui è diretta la parola, ma è obbligazio
dispensare, come segnalatissime grazie, saluti e ghigni. O pure crede
quello
il tempo di rassettarsi il guanto, di tirar giù l
: pensate poi se un attore. Egli quando tace debbe aver gli occhi o a
quello
che parla, o dove gli esige la passione e ‘l disc
figura, egli fa consistere la sua principale attenzione in isceglier
quello
che meglio esprima la passione dell’eroe della su
dell’Albani87, spieghi non solo ciò che il personaggio allora fa, ma
quello
ancora che ha fatto, e quello ch’è per fare. E qu
lo ciò che il personaggio allora fa, ma quello ancora che ha fatto, e
quello
ch’è per fare. E quest’unico gesto è talora sì fe
o il Bourdaloue a quale de’ suoi sermoni egli desse la preferenza – A
quello
che ho meglio a memoria - rispose il grande orato
di quella, ve gli possa discernere, e confessi l’abito rassomiglare a
quello
della nazione, del tempo e della condizione del p
come usano allora le nostre dame: anacronismo in vestitura, simile a
quello
che in pittura commise il Tintoretto, armando di
’estetico dell’arte sua. Il colore degli abiti vuol essere diverso da
quello
della scena, ma sì che facciano insieme armonia.
piazza, una foresta ecc., tutte cose che esigono ben altro spazio che
quello
d’un proscenio, per grande che sia. Dovrà perciò
ola del Pozzi, e credendo con un motteggio di tirarsi egregiamente di
quello
imbarazzo, si obbliga a rifar tutto a sue spese,
pittore que’ libri che insegnano il modo di dipinger le scene, com’è
quello
di Nicolò Sabattini, intitolato: Pratica di fabbr
igura di campana a un edifizio destinato a un effetto tutto opposto a
quello
del mentovato stromento. La campana ottenne quell
gure d’un egual perimetro il cerchio comprende uno spazio maggiore di
quello
di qualsivoglia altra e mette i palchetti in dist
immetria ch’ella osserva tra’ vari tempi de’ suoi movimenti, simile a
quello
della musica metrica e della metrica poesia. [Sez
, assegnando a ciascun membro il sito che più gli è vantaggioso (cioè
quello
che rende più agevole il discernimento delle ragi
priamente detta pantomimo. Tre sono le spezie di pantomimo: il serio,
quello
di mezzo carattere e ‘l grottesco. Il pantomimo s
ltro intervenga. E dall’altra parte il ballerino additerebbe al poeta
quello
che non si può graziosamente esprimere colla danz
a se non l’eroico pantomimo, unito, quando lo richieda il suggetto, a
quello
di mezzo carattere. Il pantomimo grottesco debbe
, si è che nel ballo teatrale non deve entrar mai il ballo alto, come
quello
ch’è incapace di servire all’imitazion degli affe
a classe, quasi inseguendo le fiere, se n’entrava pel luogo opposto a
quello
ond’era uscita. Entrata questa, usciva la seconda
si da prima, ma dalla lontananza impiccioliti; e l’occhio, sedotto da
quello
inganno, mostrava gli oggetti in una distanza mar
troppo alta né troppo bassa né pingue né magra, perché con gli accada
quello
che ad alcuni del suo mestiere intervenne sul tea
o, il buon ordine che si richiede nel luogo della rappresentazione e,
quello
ch’è dilicatissimo oltre a ogni altro, il costume
ligenza in un affare di tanta dilicatezza, il suo primo pensiero sarà
quello
di esaminare colla più accurata esquisitezza il l
tra que’ libri stessi che hanno avuta più fortuna e più voga, qual è
quello
che si sappia per lo senno a mente, come avviene
anzi quanto può amabile il carattere di quel giovane, e dispregevole
quello
di Simone suo genitore, affinché la colpe del pri
ti naviganti, esprimer volle l’antichità in uno, e quel predominio, e
quello
abuso. [Sez.VII.3.0.9] In ordine poi alle person
o contribuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a
quello
delle belle arti. Commento Prefazione
i legno, rovinò per essere troppo carico di persone che erano corse a
quello
spettacolo, egli non vi morì, come molti altri fe
ente del nuovo stile monodico, contribuì sia al genere profano, sia a
quello
sacro. Non de La disperazione di Sileno (come scr
a di gloria, siami lecito il dire, che una tale invenzione, almen per
quello
che s’aspetta alla musica de gli strumenti, si de
e scenografo, realizzò importanti allestimenti, tra cui si ricordano
quello
per Aridosia di Lorenzino de’ Medici (1536) e per
on niego io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di
quello
degli altri generi di poesia, cioè che la commozi
: «bisognarebbe formare le figure operanti, che si conoscesse in fare
quello
che fa, quello che anco ha fatto, e che sono per
formare le figure operanti, che si conoscesse in fare quello che fa,
quello
che anco ha fatto, e che sono per fare» (a propos
a, a Torino, a Ferrara: tra i suoi allestimenti teatrali si ricordano
quello
per La virtù in trionfo o sia la Griselda di L.A.
icare [nella tragedia], visto che non lo è la danza [òrkesis] ma solo
quello
degli attori scadenti, il che appunto si rimprove
o atto proprio alla loro operazione, in modo che vedendoli tu intenda
quello
che per loro si pensa o dice, li quali saran bene
o contribuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a
quello
delle belle arti. 1. Vedi A. Planelli, Dell
on niego io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di
quello
degli altri generi di poesia, cioè che la commozi
4. Alcuni drammi ne fanno essi medesimi testimonianza. Verbigrazia in
quello
di S. Barbara è scritto: «Reciterem con dolci voc
clemente, onesta e pia noi possiam recitar con dolce canto etc.». In
quello
di Stella : «Carità, fede, speranza ed amore / co
ciocché le funzioni vitali in un corpo situato orizzontalmente qual è
quello
de’ bruti non hanno bisogno di tanta forza di qua
ulla Drammatica nazionale, ò avuto il contento di trovarlo conforme a
quello
del Cavaliere Riccardo Steele, il quale nel suo T
iti principali del Varchi, debbe il giudizio di un nemico prevalere a
quello
degl’indifferenti? a quello de’ contemporanei e d
ebbe il giudizio di un nemico prevalere a quello degl’indifferenti? a
quello
de’ contemporanei e de’ posteri? a quello de’ buo
quello degl’indifferenti? a quello de’ contemporanei e de’ posteri? a
quello
de’ buoni Francesi? a quello di M. de Voltaire Tr
uello de’ contemporanei e de’ posteri? a quello de’ buoni Francesi? a
quello
di M. de Voltaire Tragico insigne? “Essa è nobile
6.” Bel bello, Signor mio, che Voi fate certi salti più prodigiosi di
quello
di Alvarado nel Messico. Dite, ora avendo egli co
di Spagna. Egli è forse permesso agli Apologisti il recare per pruova
quello
appunto che si contrasta? E perchè non additare a
e, ha nociuto o alla naturalezza, o al patetico, o alla maestà che in
quello
si ammira. E quante bellezze non ha egli perdute
elle de’ seguaci di Gottsched fecero nascere in Germania due partiti,
quello
degl’ imitatori di Cornelio e Racine scrupolosi o
imitatori di Cornelio e Racine scrupolosi osservatori delle regole, e
quello
de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mo
. Interessante è pur il di lei dialogo col figlio. Secondo me Weiss è
quello
che ha portata la tragedia reale in Alemagna al p
oli nel carattere del signor Gergone, e ritrasse al vivo i secondi in
quello
del signor Rima-ricca. Il buon tuono, la piacevol
scritto in versi alla foggia antica e non rimati, non è sì vivo come
quello
dell’Adamo, perchè (come egli stesso bene osserva
dioso, detestabile è il carattere dell’empia Marwood, e rassomiglia a
quello
di Milvoud del Barnwelt Inglese; ma perchè lascia
ni tedesche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande di
quello
di corte. I teatri dell’opera e della commedia na
tagonista. Il repertorio della Compagnia non era per nulla diverso da
quello
di altre di maggior grido. Un po’di Goldoni, d’Al
, Alamanna, formò con lui società, passando dal ruolo di brillante in
quello
di caratterista e promiscuo, ch’egli sostenne con
imi, formò compagnia con la moglie, ch'era salita e con molto onore a
quello
di prima donna, resuscitando le commedie di Goldo
ggio di Signor Pasquino, uomo ridicolo, schizzinoso e affettato, e in
quello
di ubbriaco. Giuocatore espertissimo di bigliardo
capocomico, or solo ora in società, passando dal ruolo di brillante a
quello
di generico primario. Vittorio Pieri non eredit
suo posto, acclamatissimo, davanti ai pubblici più rigorosi, compreso
quello
del Manzoni di Milano.
e tre mogli, migliori de'quali i due della terza Salvatore e Giulia :
quello
primo attor giovane e primo attore di assai buone
ando poesie sconclusionate. – Fortunatamente non restò lungo tempo in
quello
stato di alterazione, e viveva ancora tranquillam
di Cenide, giovine selvaggia indiana ; ma il suo ruolo ordinario era
quello
di Colombina, pel quale non parve secondo il cron
el Duca. Si trattava, in una scena, di riconoscere se un ritratto era
quello
del sovrano ; ed egli : « è lui, è lui. E chi non
e avremo l’indole di questo suo porgere, ne parrà di aver fatto tutto
quello
che da noi si può meglio in limiti si angusti. A
ncora il Teatro di Merida, accompagnato dalle necessarie citazioni, e
quello
estemporaneo eretto da Cornelio Balbo in Cadice,
averne avuto contezza, nè poi l’Apologista cita veruno scrittore per
quello
di Clunia. Nè anche egli ebbe notizia, a quel che
hi Scenioi da’ Greci, pensando io in questo discorso a ristrignermi a
quello
soltanto che a me appartiene. Accenno però di pas
ermani trattasi dello stato dell’Alemagna ne’ bassi tempi comparato a
quello
che era vivendo Giulio e Cicerone. Soggetto veram
Didone per artificio di Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare
quello
di Virgilio, le cui frasi stesse ritiene per quan
ua fatica riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di
quello
che io ne aveva detto vi ritrovai prima di Opitz.
non sapendo in che haueuano errato d’haver vn tal affronto : rispose
quello
, che certi gli haueuano detto esser la Comedia az
ser la Comedia azzione di peccato mortale, e che gli aueuano mostrato
quello
, che ne scriueua il loro Arciuescouo : i Comici c
Che fosti in Cielo ordito Per man de l’infinito E sempiterno Amor, di
quello
stame, Che il viuer volge ancora, Tal che a sciog
oi anni agiatamente e in pace col danaro lasciatogli dal padre, e con
quello
da lui guadagnato. Ma recatosi a Vicenza per sost
vo, e per la poca corrispondenza del tempo della rappresentazione con
quello
degli evenimenti. Lo stile nel Romolo si risente
introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di
quello
non meno eterogeneo della galanteria di Filottete
iscano tutte le altre. Lo stile della Ines generalmente è migliore di
quello
del Romolo; ma essa non ha nè la versificazione n
leganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di
quello
, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione
ggiati con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico
quello
di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome:
ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e
quello
di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’ide
attere tramandatoci dagli antichi; intempestivo e senza connessione è
quello
di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tan
di Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e
quello
di Giocasta la valorosa attrice Desmarès. Non ci
autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle,
quello
del Cornelio ed il proprio, o ciò che in una ediz
rattere di Erode, Adriana Le Couvreur insigne attrice che rappresentò
quello
di Marianna, le due persone che compresero tutta
na coppa. Nel seguente anno l’autore cangiò questo genere di morte in
quello
onde Ludovico Dolce in Italia fece morire questa
a Merope e della Zaira. Crebillon battè un sentiero ben differente da
quello
del Voltaire, il quale meglio si diffini da se st
ne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira;
quello
di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e n
no, in vantaggio dell’arte drammatica. Noi seguendo il nostro costume
quello
ne diremo che possa darne la più adeguata idea, n
i per nostri quando ci sembrino giusti. Il Maometto tralle tragedie è
quello
che fu tralle commedie il Tartuffo, cioè un capo
Artaserse, Ipermestra e Barnevel, tragedie non meno dure e secche di
quello
che fu la Pucelle di Chapelain. Vedasene un saggi
e; Du Puis tradusse il teatro tutto di questo gran tragico; e Prevost
quello
di Euripide. In ambidue questi scrittori si desid
, le frodi nacquero dal capo di codesto pseudotragico come Minerva da
quello
di Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quand
benchè non molto vivace; il carattere di Teseo è dipinto con nobiltà,
quello
di Medea con molto vigore, se non che ostenta sov
spetti tu ad abbandonare una dimora indegna, dove il solo interesse è
quello
della nobiltà, dove la voce dell’orgoglio copre l
ovuta ad un reo di stato; e questo silenzio diventa nobile al pari di
quello
del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione della
sposare. Ciò niuna infamia a lei apporterebbe ed il pubblico saprebbe
quello
stesso che il padre non ignora. Il bivio dunque c
le, chi sa, forse la Loro Augusta protezione nel suo prossimo parto ;
quello
che, non condotto a fine, doveva, sei mesi dopo,
(Lett. 62). 2. La morte sola può vietar al pensiero, che non pensi a
quello
, ch’egli vuol pensare : infelice mia sorte, poich
oso desire in me raccende. Dura legge d’Amor ! dunque conuiene Ch’ami
quello
in altrui, che’n questo altero Fù la sola cagion
di Parma, trascritto con ogni nitidezza di caratteri dall’originale,
quello
forse che è fra le opere di lui in sedici volumi
ona de i precetti del recitare, et de i modi del uestire, et di tutto
quello
che generalmente apartiene a gl’ histrioni con mo
uenuti : sedete. Mass. Vi hauremo forse disturbato, essendo uoi per
quello
che comprendo, intento a conteggiare. Ver. Nò ue
eri i successi, che se gli rappresentano, sapendo l’ascoltante prima,
quello
che hà a dire et a fare il recitante, li par poi
no d’ hauer parti ; siano instrutti del soggetto di essa, o almeno di
quello
che a lor tocca. imprimendo a tutti nella mente,
u che altro importa, et poi cerco che siano di aspetto rappresentante
quello
stato, che hanno da imitare piu perfettamente che
ce squillante per natura, o almeno atta con un falsetto tremante, far
quello
che si richiede in tale rappresentatione. De le f
er certo è impresa grauissi-ma. Ma per farui solo intendere, parte di
quello
che faccio io intorno a Recitanti, dico, che è da
; ma finito quel ragionamento, che cotal atto richiede, rimouersi da
quello
, et trouarne un piu proprio al parlamento che seg
: se colui che la conduce, sara galant’ huomo, da sapersi seruire di
quello
che ci hà, et ualersi di alcuni drappi intieri, e
ire alla intention sua : ma circa al uestir i pastori, si haurà prima
quello
auertimento, che si è detto anco conuenire nelle
spettacoli pastorali, poi che generalmente il uelo suentoleggiante, è
quello
che auanza tutti gl’ altri ornamenti del capo d’u
piu gentili, con collari vaghi, et copertine leggiadre. e per finire
quello
, che a me pare a questi poemi conuenirsi, dico ch
uali si trattarà poi ragionando de gl’ intermedij uesibili] dico, che
quello
che in persona del poeta fauella ; ha da rizzare
si anco per che il poeta [come ui cominciai a dir hieri] si serue di
quello
interuallo, nel dar proportione alla sua fauola.
risce per pudore che le quartine e la prima terzina, per la recita di
quello
Zibaldone a trasformazioni, delizia delle prime d
r moglie e cinque figlioli et al presente maggiormente sfortunato per
quello
che sono certa cioè della moglie che mesi souo ui
il 1826, il ruolo di prima donna a sua figlia Amalia, passando essa a
quello
di madre nobile, sino al '34, anno della morte di
u assunta al grado di prima donna assoluta, ed egli, infelicemente, a
quello
di generico primario. La rivoluzione delle Cinque
liere dell’ Italia, il famoso Goldoni, a cui egli è debitore di tutto
quello
che al mondo possede. Sprezzatore dell’altrui mer
. Forse l’uno e l’altro esagerarono le tinte ; ma io credo assai meno
quello
di questo. La chiusura dell’articolo del Piazza,
llerina, a cui aggiunse nel 1759, dopo l’allontanamento di Corallina,
quello
di servetta. Eseguì l’agosto del 1760 con una ve
le testimonianze del valore artistico di Cammilla mi piace di riferir
quello
di Carlo Goldoni. Nel Capitolo II del vol. III de
no Partesana da Francolino, a differenza del Bagliani che aveva preso
quello
di Forbizone da Francolino, sotto il qual nome G.
mela secondo l’ordine, et così ancor io vado agumentando et crescendo
quello
ch’io sono obligato per mia parola d’appresentare
, di Persuasione allo studio, di Consiglio Generale. Scelgo il terzo,
quello
della persuasiva allo studio L’è l’hom al mond s
he non gli vien lasciato altro, che ’l semplice nome. Ditemi, e chi è
quello
il quale possa trattare senza sdegno, con uno, ch
que (secondo il mio senso) questo così gratioso personaggio direi che
quello
il qual si dispone di portarlo in iscena, si form
ero dunque in quell’ età esservi favole sceniche in copia maggiore di
quello
che oggi possa riferirsi. Le parole del Petrarca
ccidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di
quello
che vien concesso ad un episodio. Il lettore s’in
’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso è
quello
dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga c
a in ninfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con
quello
di Alcippo. Una legge condanna a morire sommerso
ne il perdono e la sua bella Clori. I caratteri sono ben sostenuti, e
quello
singolarmente della finta Megilla ha una nobiltà
ccidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di
quello
che vien concesso a un episodio. Il lettore s’ in
ll’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso
quello
dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga c
a in ninfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con
quello
di Alcippo. E’ scoperto dalle ninfe d’Arcadia per
il perdono e la sua bella Clori. I caratteri vi sono ben sostenuti, e
quello
singolarmente della finta Megilla ha una nobiltà
si inseriscono in un itinerario odeporico perfettamente coerente con
quello
annotato da Ubertino Landi nel suo diario, che pa
to contro il classicismo oltranzista (dei vari Lazzarini e Dacier42),
quello
della seconda sessione impugna le pretese gravini
i che io credo smarrite ancora le ceneri? [1.15ED] Certamente io dirò
quello
che io lessi aver detto, benché mal a proposito,
i feci recare in Eubea due tazze, l’una del vino di Lesbo, l’altra di
quello
di Rodi, e che gustatone di ambidue, fu il primo
a. [1.25ED] Ed ecco quanto io posso addurti per render più verisimile
quello
che io ben m’accorgo te credere tuttavia ostinata
e io ne giudichi, però ti prego a non curarti del mio giudicio, ma di
quello
dell’università de’ letterati, che difficilmente
de’ Medici sono i prototipi delle corporature umane imitate; e felice
quello
che sa più degli altri accostarsi a questi perfet
se al secolo del tuo sì grande Alessandro e, se il vogliamo, anche a
quello
delle maggiori repubbliche, coteste cose erano co
aricatura d’un gobbo canuto che gridava: «Oh bello!» ad ogni parola e
quello
era io: guardami bene ed esamina se sotto questa
filosofi che da nessun altro rispetto si lasciano indurre 0se non da
quello
del vero o di ciò che essi apprendon per vero. [1
tale giureconsulto filosofante ha scritto quel che ha sentito e sente
quello
che ha scritto. [1.103ED] Tu aspetti intanto che
sso dunque sotto silenzio il giudicio, rimettendovi l’uno e l’altro a
quello
del popolo. [1.107ED] Sin ad ora le tue sono usci
ncipi che, esaminando le proprie coscienze, trovino vero in sé stessi
quello
che vedono rappresentato in altrui, e il popolo c
mente s’incontri; e così sempre avverrà, qualora un affetto opposto a
quello
che noi aspettavamo inaspettatamente si sveli. [1
i Savona: [1.147ED] — Non so se veramente mi lasci sedurre a crederti
quello
che tu mi racconti dell’esser tuo, ma non posso g
inazione dell’uditore tanto intervallo di tempo che preso insieme con
quello
che si consuma rappresentando non ecceda le venti
2.10ED] Ciò eseguito, ridussi per ammaestramento de’ posteri a regola
quello
che più eccellente veniva riputato nelle medesime
ono già costoro che l’azione segua in un luogo rigoroso, mentre tutto
quello
che si racconta dai nunci certamente succede fuor
luogo seguisse: così sarebbe più meravigliosa senza alcun dubbio; ma
quello
che trapassa i termini del possibile è mostruoso
osa di luogo in ciò che si vede. [2.52ED] Tanto meno la ritroverai in
quello
che non si vede, perché le cose seguite fuor dell
to luogo di più luoghi composto, non più distanti l’uno dall’altro di
quello
che l’andare e il ritornare richiede nel tempo ch
on ogni ragione si vagliono; imperciocché Virgilio ripone la pompa di
quello
spettacolo nella mutazion della scena, cosa la qu
io d’intrattenerlo, essendo io troppo allora distratto nella vista di
quello
smisurato arsenale ove e negli edifici architetta
loro più rinomate tragedie, ma nelle nostre e (se a me lice parlar di
quello
di che doverei forse tacere) nelle mie se ne trov
naggio cupamente pensoso, a qual si sia costo diletterebbeci il saper
quello
che sta ruminando? [3.21ED] Ora un tal piacere, c
glia ci siamo avvezzi ad immaginarci che l’attore non debba ascoltare
quello
che noi ascoltiamo ed, in grazia della necessità,
dee esser brevissimo, perché o fosse borbottare o fosse mero pensare
quello
del personaggio che col personaggio compagno sta
ile che io m’arrenda a coloro che han per costume di ridersi di tutto
quello
ch’essi non fanno se tu non ti metti dal loro par
ono non brevi negli Orazi del Cornelio, ed uno ancor nel suo Cid, per
quello
che su due piè mi sovviene, sicché di esempli a t
ora poteva ben cicalare l’attore che l’uditorio dovea immaginarsi che
quello
parlasse da sé e che parlasse in maniera che colo
a e Xifare di lui figlio, questa viltà di passione me lo disfà più di
quello
che l’han disfatto i Romani, e d’un terribile vec
erai nel difetto che sin ad ora ho perseguitato io ne’ moderni, né in
quello
che tu perseguiti negli antichi. — [3.88ED] — Io
iglia, che lo vede far da signore sul suo signore, questo disprezza e
quello
quasi venera ed ubbidisce. [3.89ED] Egli è uopo c
visto il teatro greco ed il teatro latino folti di donne non meno di
quello
che sien oggi il franzese, l’italiano, lo spagnuo
tteva in una stravagantissima soggezione ed era di rispondere a tutto
quello
di che interrogavano, e molte volte interrogavan
a che nel maneggio delle cose celesti appar così grande come Luigi in
quello
delle terrene. [3.118ED] Han qualche proporzione
ene e maestose verdure, fra le quali occupa il posto più riguardevole
quello
delle Tuillerie. [3.131ED] Là riconoscerai facilm
he non men grande apparisce nel lavoro terribile dell’elefante che in
quello
della breve, leggera e dipinta farfalla, anche ne
a veder uscire Agamennone. [4.26ED] Le due ore che si consumarono in
quello
spettacolo mi parvero due momenti, tanta era la c
lo non ho trovata cosa che me l’abbia fatto apparire molto diverso da
quello
che io me l’era già figurato in leggendolo e in d
a mia patria. [4.31ED] Io temeva bensì di qualche fracasso, ma non di
quello
che ormai comincia ad assordarmi, perché io crede
te spondei, con questa legge che da uno dattilo con uno spondeo che a
quello
succeda sia terminato. [4.42ED] Ma di una parland
iò lo fate anche a costo di spezzar la parola impropriamente, come in
quello
: Nemica naturalmente di pace. [4.56] Fatta ques
cortigiano prosaico non s’accorga alla corrispondenza delle desinenze
quello
esser verso, perché la vostra essenziale armonia
re in parte dell’altro susseguente; formiamo dunque così l’argomento:
quello
è verso che ha una sostanziale armonia inseparabi
o ora su la stessa proposizion generale un altro argomento e diciamo:
quello
è verso che ha una sostanziale armonia inseparabi
ED] Posti questi due argomenti, insorgerò nella seguente maniera: per
quello
che mi è concesso, quello è verso che ha una esse
enti, insorgerò nella seguente maniera: per quello che mi è concesso,
quello
è verso che ha una essenziale armonia inseparabil
ui non riflettono, ma alla quale inevitabilmente consentono, si è che
quello
solamente sia verso in vostra lingua che ha rima.
o dell’armonia, quando almen vi resti la rima, che poi al dispetto di
quello
studiato interrompimento ci faccia conoscere il v
163ED] Se il nostro giureconsulto non lascerà la poetica, gli avverrà
quello
che sarebbe avvenuto all’architetto franzese, se
conciossiaché il secolo di Leon Decimo fusse solo una ristorazion di
quello
il di cui elegantissimo stile fu dagli scrittori
o giureconsulto quando asserisce che lo stato della lingua italiana è
quello
de’ rimatori e poi condanna la rima. [4.174ED] Pe
o sopracitato non è meno alieno dalle mie sentenze nella filosofia di
quello
ch’io sia dalle sue nella poetica. [4.202ED] Abbi
nzesi ne fanno delle cattive, nelle quali cantano tutto.» [5.33ED] Ma
quello
ch’ei pronunzia de’ suoi nazionali puoi tu disten
ito stuzzicare a compiacermene e me ne son compiaciuto; e molte volte
quello
che letto mi piacque, al dispetto della ragione e
ori fanno co’ vari loro strumenti sinfonie non meno fra sé diverse di
quello
siano uniformi le poc’anzi rammentate de’ rusignu
titolo così per lui meritato come per gli castrati e per le cantanti
quello
di virtuosi. [5.87ED] E, quel che più importa, po
amabilissimo principe ha saputo così temperare il genio del poeta con
quello
de’ compositori e dei musici (come quegli che del
di forza’, dovendo in esse il recitativo prevalere alle ariette, come
quello
che dà più polso e più evidenza all’azione; ed al
essi risuonano. [5.174ED] Il furore meglio, anzi quasi unicamente, in
quello
di dieci sillabe si fa sentire nella sua maggiore
musici, al popolo, mentre dove si tratta di rilevare la musica, tutto
quello
che è consonanza e armonia, vi contribuisce notev
mero avrebbe poco più penato a metter insieme quarantotto tragedie di
quello
che abbia faticato a legar due azioni in quaranto
ho adulati cotesti maestri di musica, confrontando il lor merito con
quello
de’ filosofi e de’ poeti, de’ quali non sono meno
il segreto importantissimo del separar l’anima da ogni umana cura per
quello
spazio almeno di tempo in cui le note possono tra
co di novità. [6.23ED] Differente è il lor recitare della tragedia da
quello
della commedia, ed in questo non tanto si scostan
nel recitarli ed alle passioni nell’esprimerle vivamente, e questo è
quello
che si ascoltava nelle tragedie. [6.31ED] Del nos
oli degl’instrumenti. [6.49ED] Io veramente non so in questo approvar
quello
che vedo omai approvato dall’uso. [6.50ED] Bensì
remmo, parlando delle tragedie, e di cotest’opere in musica, ripetere
quello
che Saint Evremond lasciò scritto, cioè che «i Gr
o io la tragedia vi avresti letto queste parole: Chiamo parlar soave
quello
nel quale il numero, l’armonia, e melodia si ritr
nghiozzo ne’ vivi affetti della scaltrita madame Demarre. [6.86ED] Ma
quello
spesso vibrar di braccia del per altro incomparab
ando la testa a guisa di pendolo, ma non mi spiace nelle disperazioni
quello
stropicciar del cappello, per altro innocente del
nti nazioni. [6.118ED] Il vestire del ballerino italiano s’uniforma a
quello
del ballerino franzese, benché questo vesta più r
o vulgo che sia vestito all’antica. [6.130ED] Questo vestire ideale è
quello
che voi altri chiamate eroico, e che sì nelle tra
Gravina, Tragedie cinque, cit.; si confronti però questo giudizio con
quello
, più sfumato, del Segretario Cliternate, III, 55-
, avvenuto grazie alla lettera che Ifigenia consegna al fratello; poi
quello
di Oreste da parte di Ifigenia, e cfr. Aristotele
esterno». [commento_2.28ED]-[commento_2.29ED]: con effetto simile a
quello
riscontrato in I.[101], M. si pronuncia in una pr
ia perfetta. Ma questo giudizio sull’Edipo tiranno va confrontato con
quello
ben più severo affidato al proemio dell’Edipo tir
erivazione platonica, di una maggiore prossimità all’ideale, ma sotto
quello
del ‘primitivo’; spiccare… voce: far distinguere
ento_3.22ED] chi… … pensamento: M. individua due tipi di soliloquio:
quello
che imita il parlare a se stesso e quello con cui
dua due tipi di soliloquio: quello che imita il parlare a se stesso e
quello
con cui si dà voce al pensiero silenzioso. [comm
… personaggio: ovvero se sia legittimo il secondo tipo di soliloquio,
quello
che esprime il pensiero interno e silenzioso del
ace filosofo. [commento_4.67ED] primo principio: ovvero che verso è
quello
che ha armonia. [commento_4.75ED] Cicerone… Ora
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