o, come abbiam da una sua lettera alla madre del 18 agosto, di cui lo
stesso
Bartoli (ivi, CXXX) riferisce le parole : staremo
i immischiare in sì losca faccenda. Da altre lettere pubblicate dallo
stesso
D'Ancona, lo sappiamo a Firenze il I° giugno del
tuperar la moglie, scacciandola di casa, e obbligando così il Catrani
stesso
a provvederla di un letto e lasciarli tanto da al
e bottega pubblica. E di queste accuse e dello sparlar contro il Duca
stesso
, e dell’ avere il fratello Arlecchino strapazzato
o era siffattamente intricato nelle faccende del fratello, che da lui
stesso
sappiamo in una lettera del 2 maggio '98 al Duca,
Lucio Fedele. Forse lo
stesso
Lutio, che firmò la supplica degli Uniti con Gio.
supplica degli Uniti con Gio. Donato (V. Lombardo) e altri ? Forse lo
stesso
Burchiella, come abbiam detto al nome di questo (
n Compagnia Mazzeranghi e Mariani diretta da Lorenzo Pani ; poi collo
stesso
ruolo in quella del solo Mariani il 1832. Il ’39-
e essa dette la sua beneficiata in Osimo il 14 gennaio 1815, e che lo
stesso
Gallo compose per lei un sonetto. – Teodora Dondi
di S. Gio. Grisostomo con molta fortuna di Girolamo Medebach. Dallo
stesso
Bartoli traggo il seguente sonetto, tributo d’un
; la prima delle quali – scrive Carlo Gozzi per relazione del Sacchi
stesso
(op. cit.) – era una valente donna toscana, ma d’
bile famiglia Vendramin le assegnò gratuitamente due stanze in quello
stesso
teatro, in cui ella aveva raccolto sì copiosa mes
la parte di Nina nella Nina pazza per amore. Nell’autunno del’94 allo
stesso
teatro, quella di Isabella nell’Olivo e Pasquale
agnia e scrittore di cose d’arte assai pregiato. Fatta compagnia egli
stesso
, ne fu l’Angela per molti anni il principale orna
47 si recò a Siena a far la quaresima, nella stessa compagnia e collo
stesso
ruolo, al fianco della Ristori, prima attrice, e
Salvini, spettatore tra le quinte, si commoveva alle lagrime. Da lui
stesso
fu scritturata qual prima attrice assoluta nella
Goldoni, fu comico eccellente, e bastano, credo, queste parole dello
stesso
Goldoni a dare un’ idea chiara dell’ artista e de
dere prima della cavata di sangue. Tornò a Treviso il settembre dello
stesso
anno per andar poi a passar tutto l’autunno a Bol
A. S. il Sig.r Duca di Modena Francesco I ; ma è un errore, chè egli
stesso
si firma : Antonio Vitalba detto Ottavio Comico.
dice padovano. Fra le produzioni, in cui più specialmente emerse, lo
stesso
Bartoli cita Il Vagabondo, L' Amante fra le due o
Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo
stesso
, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nel
Cesare Rao, e già pubblicata dal Bartoli. Egli è probabilmente quello
stesso
Lucio Fedele, di cui parla il Quadrio, e che comi
colla sua compagnia la recitasse, come si ricava da una lettera dello
stesso
Capaccio posta nel Libro I del suo Segretario. »
l’ 50 con Eugenia Baraccani ; e pel’ 51 e’ 52 condusse compagnia egli
stesso
. Fu primo attore assoluto il 1853 con Luigi Domen
a Livorno, fe’ ritorno alle scene con Luigi Pezzana, e col Domeniconi
stesso
; poi, dopo varie vicende, con Carlo Romagnoli ;
be col nomignolo che gli venne da’fratelli d’ arte di Re Pausania. Lo
stesso
Costetti, lodatore cordiale del Colomberti (I dim
lli, continuò a recitare col nome di Mezzettino. Il 26 dicembre dello
stesso
anno, recitò in italiano nel Banqueroutier la par
la spada sguainata per farne pronta vendetta : ma rientrato poi in sè
stesso
, lo fe’ arrestare e tradurre al Castello di Konig
contenere tutto il pubblico che avrebbe voluto assistervi. Il 7 dello
stesso
mese, e commedia e prologo furon replicati con eg
citata il 1684 la prima volta all’Hôtel de Bourgogne : nella quale lo
stesso
attore rappresentò una parte di furbo e una scena
Angelo Costantini riprese la via di Verona, ove morì alla fine dello
stesso
anno 1729, lasciando a Parigi assai più creditori
motivo della loro cacciata, vi è anche la seguente, che il Costantini
stesso
si affannò di raccontare al signor Gueullette. A
e assiduo e ammiratore profondo del Pulcinella…… pensò di creare lui
stesso
una maschera che stesse di fronte a quella milane
lle sue memorie tuttavia inedite, pubblicato per la prima volta dallo
stesso
Jarro insieme ad altre molte notizie concernenti
aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello egli prendesse da sè
stesso
, essendo piccolo di statura, magro, sparuto, di c
ticolare poi, sommo nel così detto carattere di Stenterello, che egli
stesso
inventò, ed inimitabilmente e gustosamente sosten
epolto, si legge su di una parete il seguente epitaffio, fatto da lui
stesso
incidere in marmo fin dal 1826 : Luigi Del Buono
ni alla Piazza Vecchia, stenterello il grande Amato Ricci (V.), nè lo
stesso
ritratto autentico di Luigi Del Buono, che l’Jarr
arte come primo attore giovine della Compagnia Benincasa, poi, nello
stesso
anno, di quella delle sorelle Marchetti. Fu amoro
, al fianco di Luigi Monti ed Enrico Belli-Blanes. Entrò il '91 collo
stesso
ruolo in Compagnia Novelli-Leigheb, poi Novelli s
arte musicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca
stesso
da Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagna
così grande che pretendeva hauere sopra di lei…. Il settembre dello
stesso
anno, entrata in trattative di scrittura, chiede
more : la Teodora si presentò al pubblico genovese nell’autunno dello
stesso
anno come artista provetta, e nell’autunno dello
autunno dello stesso anno come artista provetta, e nell’autunno dello
stesso
anno divenne la moglie di Francesco Bartoli. Fu a
ggi frequenti, ecc. ecc. Quanto al fisico della Ricci, ecco quanto lo
stesso
Gozzi ne scrive : Vidi quella giovane di bella f
rincipessa filosofa del Gozzi, battezzata artista insigne, e, come lo
stesso
Gozzi afferma, inarrivabile nella bravura. Ormai
one aveva messo una cotale affettazione da riuscire sgradita a quello
stesso
pubblico che poco a dietro l’aveva coperta di tan
la Maestà Cristianissima di Francia, Le fu concesso con lettera dello
stesso
Principe datata di Mantova il 14 marzo, nella qua
he perfettionato il futuro Carneuale resterà à di lei dispositione lo
stesso
Florindo, confidando, che il simile seguirà d’Aur
, in cui riuscì egregiamente, cogli accademici della città, poi collo
stesso
ruolo in Compagnia di Nicodemo Manni, festeggiati
per la cui morte non ebbe luogo il contratto, esordendo invece quello
stesso
anno come generico con Alessandro Salvini ed Etto
pare ch'egli vi facesse un fiasco solenne, dacchè a Corte si venne lo
stesso
anno nel proposito di licenziarlo. I compagni si
smacco di Parigi, se ne tornò in Italia, e, concordando le date, è lo
stesso
che il precedente, di cui fu citato erroneamente
o dalla legge ridotti al solo oggetto d’instruire e dilettare. Orazio
stesso
ce ne trasmise la storia19: . . . . . . . Quin
i Osci festivi sì, ma non osceni da principio. Gli Osci (dice pure lo
stesso
Cantel) dall’usar che facevano parole turpi ed os
e propone Nevio e Plauto come eccellenti modelli di pura latinità. Lo
stesso
Nevio conosceva il proprio merito, e ne volle las
sto alla nobiltà e all’eleganza scorgesi l’orgoglio e la vanità40. Lo
stesso
Virgilio lo studiò, e ne imitò diverse frasi e in
alasciò quella che Nevio avea cantato quasi schivando il paragone. Tu
stesso
ne prendesti (dice poscia ad Ennio volgendosi) mo
3. Nevio avea militato nella prima guerra Punica, per quel che da lui
stesso
ricavò Varrone44, e la di lui morte avvenne nel c
o e di Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone
stesso
citato da Tullio ne allunghi ancor più la vita. S
li diede il nome di satire, se non che sull’esempio de’ Greci e dello
stesso
Omero meseolò insieme diversi metri, esametri, ja
i; ma fu posposto, non che a Nevio e a Terenzio, a Turpilio e a Lucio
stesso
, e solo in grazia dell’antichità collocato nel de
inale. Il Francese Rotrou contemporaneo di Pietro Corneille trattò lo
stesso
argomento nella sua commedia detta i Sosii. Sopra
ori comici impiegati nell’azione de’ personaggi principali; e Moliere
stesso
se ne valse felicemente nel Dispetto amoroso, e l
l’atriense, ma il messo non conosce questo Saurea, benchè conosca lo
stesso
Demeneto. Adunque col consenso di costui il danaj
iuso in sul viso. Si destina la cena, alla quale vuole intervenire lo
stesso
Demeneto. Essa però viene disturbata, perchè un a
iuolo, e si fa da lei baciare e abbracciare in presenza del figliuolo
stesso
, son cose immaginate per muovere il riso per qual
idippo e dal vecchio Demone che abita in que’ contorni. Vi accorre lo
stesso
Pleusidippo e chiama il ruffiano in giudizio. Int
tata. Plauto introduce Carino ch’è il protagonista a parlar nel tempo
stesso
e come prologo e come personaggio che rappresenta
quasi sempre narri al popolo ascoltatore i disegni del poeta. Moliere
stesso
nell’Avaro introduce Arpagone che s’indirizza agl
sa non andasse in altrui potere, prende il partito di comperarla egli
stesso
. Intanto Lisitele giovane ricco e ben costumato v
iglio di un suo amico finge due lettere mandate da Carmide, una a lui
stesso
, e l’altra al figliuolo accompagnata da mille fil
volendo questo furbo eseguire il concertato, alla prima dà in Carmide
stesso
padre di Lesbonico che rimpatria, e ne risulta un
aginese! Che volto! che lagrime! che malinconia! Evviva. Tu superi me
stesso
che sono l’architetto di questa frode. Questo com
ne. Torna fuori Tossilo, ed ha pensato con un’ astuzia di fare che lo
stesso
padrone della sua bella sborsi il danaro per paga
sposte sulla scena; e Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plauto
stesso
oltre modo se ne compiaceva. Tra i vantaggi che c
messa fatta dal servo per soprappiù di avvisare il ruffiano nel tempo
stesso
che l’ ingannava; la qual cosa eseguisce con graz
perto colla via occultata facilita la doppia apparenza. Finalmente lo
stesso
servo alletta il soldato colla speranza di possed
ico, non dico altro, la favola prediletta e da me amata al pari di me
stesso
, mi diviene ristucchevole, quando rappresenta Pel
Pellione dovea essere un attore poco applaudito, e poco accetto allo
stesso
Plauto. Epidico. Questa è la favola mentovata ne
che dee a un usurajo per aver comprata un’ altra donna, fa sì che lo
stesso
Perifane compri un’ altra cantatrice, che per alt
autine più ben disposte e verseggiate; e meritò la predilezione dello
stesso
famoso autore per la traccia dell’azione, per la
i pur serba. Questa scaltra civetta, ovvero arpia, pela a un tempo
stesso
tre merlotti, uno della villa, uno della città, e
e uno schiavo venuto in compagnia di Filocrate, e lo riconosce per lo
stesso
malvagio schiavo che rubò e vendè l’altro suo fig
i: si sa nell’ atto quarto che è tornato e nel quinto comparisce egli
stesso
, avendo corso nello spazio di poco più di un atto
perfide meretrici, nè soldati millantatori”. E nel congedo ripete lo
stesso
: “O spettatori (dice il coro degli attori col nom
rsene le rappresentazioni. E’ noto l’epitafio che Plauto compose a se
stesso
, in cui dimostra la perdita che nella sua morte e
hiamato Re. Indi per mio Diporto vo comperarmi una nave, E far lo
stesso
, che facea Stratonico Viaggiando. e andando in
i credettero, e ne fecero scommessa, non esser altro il Rubini che lo
stesso
Garelli. In La Clemenza nella Vendetta egli soste
e parti in dialetto, fra le quali il signor Alberto nell’Amante di sè
stesso
, ch'egli rappresentò egregiamente. Nella introduz
Picciolo-Borbone nel 1645 dal cardinal Mazzarini. Due anni dopo egli
stesso
introdusse in corte l’opera italiana chiamando da
lli ottenne la sala del Palazzo Reale, dove nell’aprile di quell’anno
stesso
comparve la prima opera del Quinault Cadmo ed Erm
Tutto armerò tutto il poter supremo… Ati Vano soccorso! a superar me
stesso
Mi manca ogni valore: Per te senza speranza ardo
sentato nel 1683, nell’Amadigi il cui soggetto fu dato al poeta dallo
stesso
sovrano nel 1684, e nel Tempio della Pace ballett
ivere di anni 53 nel 1688. Vivendo questi due genii insigni nel tempo
stesso
, parve l’uno nato alla gloria dell’altro. L’elega
schermirsi da’ morsi di Boileau. Lulli all’opposto tutto dovendo a se
stesso
, tutti a suo favore raccolse i voti de’ Francesi,
Perrin aveva mostrata la rarità de’ suoi talenti ne’ balletti da lui
stesso
composti ed in quelli verseggiati dal Moliere. Lu
s-Gentilhomme, di cui Lulli avea composta la musica, rappresentò egli
stesso
a meraviglia il personaggio del Muftì, di che il
Picciolo-Borbone nel 1645 dal cardinal Mazzarini. Due anni dopo egli
stesso
introdusse in corte l’opera Italiana chiamando da
lli ottenne la sala del Palazzo Reale, dove nell’aprile di quell’anno
stesso
comparve la prima opera di Quinault Cadmo ed Ermi
armerò tutto il poter supremo . . Ati. Vano soccorso! a superar me
stesso
Mi manca ogni valore: Per te senza speranza a
sentato nel 1683, nell’Amadigi il cui soggetto fu dato al poeta dallo
stesso
sovrano nel 1684, e nel Tempio della Pace ballett
vivere d’anni 53 nel 1688. Vivendo questi due genj insigni nel tempo
stesso
, parve l’uno nato alla gloria dell’altro. L’elega
e schermirsi da’ morsi di Boelò. Lulli all’opposto tutto dovendo a se
stesso
, tutti a suo favore raccolse i voti de’ Francesi,
l Perrin avea mostrata la rarità de’ suoi talenti ne’ balletti da lui
stesso
composti ed in quelli di Moliere. Lulli finalment
s Gentilhomme, di cui Lulli avea composta la musica, rappresentò egli
stesso
a maraviglia il personaggio del Muftì, di che il
tutti gli altri che ho veduto dopo, non furono che pallide copie. Lo
stesso
Bellotti Bon non lo potè arrivare. Il brav' uomo
a Fiume. Cessata la società col Rossi, Giovanni Leigheb passò con lo
stesso
ruolo in Compagnia Colomberti, poi in altre, ora
(fratello dell’autore del Solimano) morì d’anni quarantacinque l’anno
stesso
in cui i lodati Accademici la fecero solennemente
ino malvagio povero e ad un bisogno bacchettone, sveglia in Filebo lo
stesso
sospetto sulla fede di Gelopea, e l’invita a scor
rvanza della legge, si scopre esser e il padre di Alcippo ignoto a se
stesso
. Montano obbliga Alcippo a parlare in sua difesa;
are, e compose alcuni poemi e le riferite pastorali, nelle quali egli
stesso
rappresentava in compagnia di altri caprai. Solev
n musica nel passaggio della regina di Ungheria per Mantua a. Cesare
stesso
compose la Piaga felice favola nei boschi divisa
artino d’ Agliè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo
stesso
duca di Savoja Carlo Emmanuele I a cui si dedicòa
no dalla legge ridotti al solo oggetto d’istruire e dilettare. Orazio
stesso
ce ne trasmise la storiaa: Quin
Osci festivi, si, ma non osceni da principio. Gli Osci (dice pure lo
stesso
Cantel) dall’usar che facevano parole turpi ed os
ropone Nevio e Plauto come eccellenti modelli di pura latinità. Nevio
stesso
conosceva il proprio merito, e ne volle lasciare
isto alla nobiltà e all’eleganza scorgesi l’orgoglio e la vanitàb. Lo
stesso
Virgilio lo studiò e ne imitò diverse frasi e inv
iò la guerra che Nevio aveva cantato quasi schivando il paragone. «Tu
stesso
ne prendesti (dice poscia ad Ennio volgendosi) mo
. Nevio aveva militato nella prima guerra Punica, par quel che da lui
stesso
ricavo Varronea; e la di lui morte avvenne nel Co
o e di Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone
stesso
citato da Tullio ne prolonghi ancor più la vita.
si diede il nome di Satire; se non che sull’esempio de’ Greci e dello
stesso
Omero mescolo insieme diversi metri, esametri jam
hè fusse posposto, non che a Nevio e a Terenzio; a Turp lio e a Lucio
stesso
, e solo in grazia dell’antichità collocato nel de
inale. Il Francese Rotrou contemporaneo di Pietro Corneille trattò lo
stesso
argomento nella commedia detta i Sosii. Sopra ogn
ori comici impiegati nell’azione de’ personaggi principali; e Moliere
stesso
se ne valse felicemente nel Dispetto amoroso, e l
cuni asini, ne manda il prezzo all’atriense Saurea, benchè conosca lo
stesso
Demeneto. Adunque col consenso di costui il denar
iuso in sul viso. Si destina la cena, alla quale vuole intervenire lo
stesso
Demeneto. Viene pero essa disturbata, perchè un a
olo, e si fa da lei abbracciare e baciare alla presenza del figliuolo
stesso
, son cose immaginate per muovere il riso per qual
ata. Plauto introduce Carino che è il protagonista a parlar nel tempo
stesso
e come prologo e come personaggio che interviene
quasi sempre narri al popolo ascoltatore i disegni del poeta. Moliere
stesso
nell’Avaro introduce Arpagone che s’indrizza agli
sa non andasse in altrui potere, prende il partito di comperarla egli
stesso
. Intanto Lisitele giovane ricco e ben costumato v
iglio di un suo amico finge due lettere mandate da Carmide, una a lui
stesso
, e l’altra al figliuolo accompagnata da mille fil
volendo questo furbo eseguire il concertato, alla prima imbatte nello
stesso
Carmide padre di Lesbonico che rimpatria, e ne ri
aginese! Che volto! che lagrime! che malinconia! Evviva. Tu superi me
stesso
che sono l’architetto di questa frode. Questo co
e. Torna fuori Tossilo, che ha pensato con un’ astuzia di fare che lo
stesso
padrone della sua bella sborsi il danajo per paga
esposte nella scena. Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plauto
stesso
oltremodo se ne compiaceva. Tra’ vantaggi che ci
messa fatta dal servo per sovrappiù di avvisare il ruffiano nel tempo
stesso
che l’ingannava; la qual cosa eseguisce con grazi
aperto colla via occulta facilita la doppia apparenza. Finalmente lo
stesso
servo alletta il Soldato colla speranza di possed
Epidico, non dico altro, la favola prediletta a me cara al pari di me
stesso
, mi diviene ristucchevole, quando rappresenta Pol
ne che dee a un usurajo per aver comprata un’altra donna fa si che lo
stesso
Perifane compri un’altra cantatrice, che per altr
autine più ben disposte e verseggiate; e merito la predilezione dello
stesso
famoso autore per la traccia dell’azione, per la
gli pur serba. Questa scaltra civetta, ovvero arpia, pela a un tempo
stesso
tre merlotti, uno della villa, uno della città e
e uno schiavo venuto in compagnia di Filocrate, e lo riconosce per lo
stesso
malvagio schiavo che rubò e vendè l’altro suo fig
egli schiavi: si sa nell’atto IV che è tornato: nel V comparisce egli
stesso
, avendo corso nello spazio di poco più di un atto
perfide meretrici, nè soldati millantatori » E nel congedo ripete lo
stesso
: O spettatori (dice il coro degli attori col nome
ersene le rappresentazioni. È nato l’epitafio che Plauto compose a se
stesso
, in cui dimostra la perdita che nella sua morte e
dire senza sconcio, se nato Nevio fosse nella Magna Grecia. Il Comico
stesso
nella commedia Capteivei mostra più chiaramente c
. Aulo Gellio nel rimproverare a Nevio il fastoso epitafio che per se
stesso
compose, dice che i suoi bei versi mostravano tut
o chiamato Re. Indi per mio Diporto vo’ comperarmi una nave, E far lo
stesso
che facea Stratonico Viaggiando e andando in giro
el pubblico. L’Adelaide Tessero, Salussoglia, Penna, Cosset e Toselli
stesso
campeggiavano per innegabil valore artistico pers
prove su la scena, esercitava già su di me e di tutto il pubblico lo
stesso
fascino della grande artista italiana. Bastava ve
Il feritore trovasi in Carcere, e contro di Lui abbiamo ordinato allo
stesso
Giudice di sollecitamente proseguire il Processo
nti abbiamo ordinata la esecuzione dell’ anzidetto Decreto nell’ atto
stesso
, che ne facciamo il presente rispettabilissimo ra
clamatissima sempre. Leone Fortis scrisse per lei Cuore ed Arte, e io
stesso
l’ho sentita nell’ultimo tempo della sua vita art
andalosa la multa di dodici ducati. Ora accadde che, dati da lei allo
stesso
punto due baci la sera di poi, un bell’umore dall
razione per avere una volta schiamazzato rappresentando Roscioa. E lo
stesso
Macrobio ci assicura che dal Dittatore L. Corneli
i fosse scoperta, soleva esercitarsi a rappresentar tragedieb. Nerone
stesso
ne’ Giuochi Massimi prese dall’ordine Senatorio e
iletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse da lui
stesso
ancora privatamente. La qual cosa per avventura n
lio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio
stesso
comparisse in teatro (siccome avea già obbligati
i di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio
stesso
. Cesare offeso dall’arroganza e maldicenza di cos
commedie e tragedie non rappresentavano donne, ed in Roma avvenne lo
stesso
. L’istrione Rutilio rappresentava le parti di Ant
ione Rutilio rappresentava le parti di Antiopa ed altre donne. Nerone
stesso
, secondo Suetonio, colla maschera finta a somigli
no drammi regolati. b. Suetonio nella Vita di Augusto, c. 43. a. Lo
stesso
Suetonio nella Vita di Nerone, c. 4. b. V. Tacit
zione per avere una volta schiamazzato rappresentando Roscio134. E lo
stesso
Macrobio ci assicura che dal Dittatore L. Corneli
fosse scoperta, soleva esercitarsi a rappresentar tragedie137. Nerone
stesso
ne’ Giuochi Massimi prese dall’ordine Senatorio e
iletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse da lui
stesso
ancora privatamente. La qual cosa per avventura n
lio Cesare volle che negli spettacoli dati per lo suo trionfo Laberio
stesso
comparisse in teatro (siccome avea già obbligati
i di Cesare riportò vittoria di tutti gli attori e poeti e di Laberio
stesso
. Cesare offeso dall’arroganza e maldicenza di cos
commedie e tragedie non rappresentavano donne, ed in Roma avvenne lo
stesso
. L’ istrione Rutilio rappresentava le parti di An
ione Rutilio rappresentava le parti di Antiopa ed altre donne. Nerone
stesso
, secondo Suetonio, colla maschera finta a somigli
lib. III, c. 14. 135. Suetonio nella Vita di Augusto c. 43. 136. Lo
stesso
autore nella V. di Ner. c. 4. 137. V. Tacito nel
alla prefazione a una sua opera tragica intitolata Il carnefice di sè
stesso
, si apprende com’egli fosse a Napoli in Compagnia
a scrivere un’opera tragica in prosa intitolata : Il carnefice di sè
stesso
. A questa tenner dietro Il Nerone, La Regina sta
il 9 detto una commedia nel Convento dei Crocicchieri, e il 12, nello
stesso
luogo, la Mandragola. E il 5 e il 16 gennaio dell
lle nozze di Francesco Morosini con una Querini. Il 20 febbraio dello
stesso
anno fu a recitare in casa Molin, già Priuli, a M
o, mi pare un po'strano : e oserei supporre esser opera inedita dello
stesso
buon concittadino Garzoni. Ma di lui, o del Sommi
potevan benissimo essere insieme a quell’epoca : Orazio era il Rossi
stesso
, autore della Fiammella. E se Lidia era nella Com
in musica alle nominate maschere il suo Anfiparnaso, stampato l’anno
stesso
in Venezia appresso Angelo Gardano in quarto, e d
ro Lope de Vega e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo
stesso
inventato e ridotto ad una superiorità inimitabil
e incresce che tra’ nominati critici dell’opera vada a mettersi da se
stesso
anche il chiar. Ab. Bettinelli, dicendo degli odi
Spagnuoli accolte diversamente; avendole (siccome avviene di un umore
stesso
, che nella serpe divien veleno e nell’ape si conv
rso, del musico, delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se
stesso
: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come
tico. Chi sente puerilità, crederà subito, ch’egli parli del concetto
stesso
; ma no; la chiama puerilità, perchè (grande argom
o, non mi darà luogo a metterlo in musica, o cantandolo lo tradirò io
stesso
. Non vi sarebbe altro rimedio che limitar la musi
cene comparve Guglielmo Shakespear. Abbandonato questo scrittore a se
stesso
si arrollò tra’ commedianti per libertinaggio, e
stando per ciò, non che lungi dal pareggiare Euripide, inferiore allo
stesso
Tespi. Ebbe non per tanto un ingegno pieno di vig
si riprenderebbe. Non è inverisimile (disse Voltaire per iscolpar se
stesso
nel Figliuol Prodigo) che mentre in una stanza si
ente19. In secondo luogo il poeta giudizioso non lavora mai contro se
stesso
: or che altro fa colui, che, volendo intenerire e
altro fa colui, che, volendo intenerire e commuovere, impedisce egli
stesso
la riuscita del suo disegno, distraendo lo spetta
teratura vada tirando di taglio e di punta contro i fantasimi ch’egli
stesso
infanta, e giudichi de’ popoli colla più deplorab
no gli ha mai dato esempj di simili paragoni impossibili? E pure egli
stesso
riprende coloro che comparano Racine e Shakespear
iraboschi nelle sue addizioni al tomo IV pag. 343 siasi mostrato egli
stesso
propenso a reputar drammatiche ed animate con par
beto Etrusco premessa al tomo III Pictur. Etruscor. in vasculis dello
stesso
Sig. Passeri. Di un altro putto Etrusco che si vu
, si mostrava la gioja su tutti i volti ; il che faceva chiedere a me
stesso
, che cosa fosse davvero la felicità…. Come chiusa
cchino, il suo amante, intorno ai quali i alla famiglia Bassi è nello
stesso
Casanova la descrizione di un’orgia schifosa al s
ca, non ha rivali. Se non potè salire alla sommità, deve incolpare sè
stesso
. Può egli asserire di avere assiduamente e profon
no dei primi posti nell’areopago dell’arte drammatica italiana. E lo
stesso
giudizio avea dato due anni prima Giulio Piccini
nesi. Fra le prime il Des Boulmiers cita Les Caquets ; ma si sa dallo
stesso
autore che i primi due atti sono opera di sua mog
di parzialità. A proposito della loro recitazione nel maggio 1765, lo
stesso
Collé (Journal historique), dice : Gl’ introiti
tto I leggesi nel margine Rex Borsius loquitur; ed in fatti egli seco
stesso
parla a lungo delle prodezze del Piccinino; indi
i fece rappresentare un’ altra tragedia. Secondo ciò che ne scrive lo
stesso
Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra V
ormar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un tempo
stesso
più luoghi, e mostrar da un lato la via che facev
Orfeo nell’avvicinarsi alla reggia di Plutone, e dall’altro l’inferno
stesso
. Ma tale scena bipartita converrebbe all’atto IV,
di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando egli
stesso
ad alcuni civili giovanetti il modo di rappresent
i il modo di rappresentarle. A tempo di Paolo Cortes, per quanto egli
stesso
racconta, fecesi anche sul colle Quirinale la rec
o palazzo la commedia de’ Menecmi di Plauto, alla cui traduzione egli
stesso
avea posto mano64. A’ ventuno poi del medesimo me
perchè vien detto dal Bettinelli Reggiano); ed indi a’ ventisei dello
stesso
mese l’Anfitrione tradotto in terza rima da Pando
medesimo teatro, che dovette rappresentarsi nel 149466. Per uso dello
stesso
teatro furono tradotte anche in terza rima da Gir
io gli avea tolto il travaglio di correggermene coll’ accusarmi da me
stesso
un anno prima, cioè nel 1784, quando uscì il nomi
ttembre del 1590 e prese alloggio in casa di Cesare Gonzaga. Forse lo
stesso
precedente, il quale qui apparirebbe manchevole d
no al 1640 si disputava ancora se dovessero per sempre rigettarsi. Lo
stesso
Pietro Corneille nel 1634 nella prefazione alla V
ebolezza dello stile, ne sentì il merito e l’applaudì. Nè dopo che lo
stesso
Pietro Corneille ebbe tratatto quest’argomento, i
comendò la prima scena, e quasi tutto l’atto quarto. L’Antigone dello
stesso
vien censurata dagl’intelligenti per non aver sap
(fratello dell’autore del Solimano) morì d’anni quarantacinque l’anno
stesso
, in cui i lodati Accademici la fecero solennement
ino malvagio, povero e ad un bisogno bacchettone sveglia in Filebo lo
stesso
sospetto della fede di Gelopea, e l’invita a scor
ervanza della legge, si scopre essere il padre di Alcippo ignoto a se
stesso
. Montano obbliga Alcippo a parlare in sua difesa;
verseggiare, e compose alcuni poemi e le riferite pastorali, ch’egli
stesso
rappresentava in compagnia d’altri caprai. Solea
artino d’ Agliè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo
stesso
duca di Savoja Carlo Emanuele I a cui si dedicò70
osì trascurata. Per compierla occorreva un erudito che fosse al tempo
stesso
un artista e un attore, e che le notizie, pazient
ice più spigliata, non più bella di quella di Foscolo ; il carme a sè
stesso
così così : il mio è forse migliore. Perdona alla
ietto e senza ipocrisie. Ella comprenderà quanto io La stimi dal modo
stesso
col quale io La giudico. Mi creda con verace stim
i. Nella Esposizione che Ella ha fatto della mia Mors io piaccio a me
stesso
e meco stesso m’ esalto di esser così bello. Ma p
izione che Ella ha fatto della mia Mors io piaccio a me stesso e meco
stesso
m’ esalto di esser così bello. Ma poi ripenso che
sentare alle nominate maschere il suo Anfiparnaso, stampato nell’anno
stesso
in Venezia appresso Angelo Gardano in quarto, e d
o Lope de Vega, e Guillèn de Castro; pel dramma pastorale ad un tempo
stesso
inventato, e ridotto ad una superiorità inimitabi
e tra’ nominati stranieri critici dell’opera vada ad arrollarsi da se
stesso
il chiarissimo esgesuita Bettinelli, dicendo degl
Spagnuoli accolte diversamente, avendole (siccome avviene di un umore
stesso
che in seno della serpe divien veleno, e dell’ape
rso, del musico, delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se
stesso
: Il poeta fa parlare Aquilio come si deve e come
ntico. Chi sente puerilità, crederà subito ch’egli parli del concetto
stesso
; ma no; la chiama puerilità, perchè (grande argom
o, non mi darà luogo a metterlo in musica, o cantandolo lo tradirò io
stesso
. Non vi sarebbe altro rimedio che limitar la musi
di Luigi Domeniconi diretta da Giuseppe Coltellini ; e il 1841 collo
stesso
ruolo in quella di Luigi Pezzana.
assata poi a seconde nozze con Gio. Maria Pelati, portinaio del Sacco
stesso
, fu, secondo il Bartoli, una prima donna « che re
ietà con Eugenia Baraccani, sposata la quale, si fece capocomico egli
stesso
, separandosi poi amichevolmente dalla moglie, e r
tonio. Attore della Compagnia di Nicola Petrioli, poi capocomico egli
stesso
. Recitò nelle commedie studiate e all’improvviso,
agnia comica di Ernesto Rossi e Giovanni Leigheb pel 1849. Morì nello
stesso
anno di colèra fulminante a Trieste. Il Rossi des
al 15 di luglio 1686. Egli sostituì nelle parti di primo Zanni, collo
stesso
nome di Finocchio, il Cimadori, e lei recitava le
ncesi, e che questi sprovveduti d’ogni poetico pregio cadessero nello
stesso
avvilimento in cui erano caduti in Italia. Perrin
nsi nell’atto quinto dell’Attide que’ versi, dov’egli rimprovera a se
stesso
di essere stato l’omicida di Sangaride: «Quoi! S
e soltanto nelle cose amorose. Niun poeta francese, compreso anche lo
stesso
Boeleau che il deprimeva sì ingiustamente, l’ha u
ello stile pacato che esige il recitativo. Lo che era incorrere nello
stesso
errore in cui incorrerebbe un retorico, il quale
que’ tempi per non riflettere che o cangiandosi la scena, rimaneva lo
stesso
coro stabile, e allora diveniva un assurdo, o si
i finir lietamente i drammi è tanto antica in Italia quanto il dramma
stesso
. Io l’ho fatto vedere parlando della Euridice del
interesse, senza dolcezza di stile e senza spirito teatrale fosse lo
stesso
che avea composto la bellissima Merope. Lo stile
osì dire, il termine della potenza visiva e della immaginativa, fu lo
stesso
che aprire una carriera immensa alla immaginazion
agacissimo imitatore degli antichi poeti Antonio Moreto che fu da lui
stesso
composto76. Pacuvio al pari di Ennio coltivò anco
onagenario in Taranto; e si è conservato l’epitafio ch’egli fece a se
stesso
come sommamente puro e degno della sua elegantiss
e de’ monumenti ch’egli fece costruire delle spoglie de’ nemici81. Lo
stesso
Azzio conosceva la propria superiorità su i conte
4. Acrone interprete di Orazio passò più oltre, e antipose Accio allo
stesso
Euripide. Columella nomina come i più gran poeti
Sedigito dopo di Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso lo
stesso
critico occupa il nono ed è preferito a Quinto En
e di classe più elevata. Finalmente noi sappiamo per un prologo dello
stesso
Terenzio che a’ suoi tempi destinavasi dal magist
za superfluità. Osservisi ancora con quanta grazia e verità nell’atto
stesso
incontrandosi Panfilio colla serva Miside, le dic
ioni son tutte dettate dalla passione che vi domina. Egli ripete a se
stesso
il fatto, animandolo colle più patetiche immagini
ll’anno di Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentatore di se
stesso
. Non cambiò Terenzio il titolo di Heautontimorume
critta con particolare eleganza e purezza di lingua, e se ne vanta lo
stesso
autore nel prologo. Ma i critici vi desidereranno
fone padre di Antifone. Finge poi di accordarsi a prender Fannia egli
stesso
per moglie, per uccellare il vecchio e per trarne
a Fedria e ad Antifone il ritorno di Demifone. Antifone lo vede egli
stesso
da lontano nella piazza, e si ritira non avendo a
erpreti la seconda volta, e non già due volte. Nel Tormentatore di se
stesso
si dice acta III nel consolato di Sempronio e di
di esaminarla (inspiciundi) e che si cominciò a recitare, forse dallo
stesso
Terenzio, in presenza del magistrato. Allora l’in
resca, E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio, da te
stesso
ti presenti Alla sua soglia, e l’amor tuo pales
Alla sua soglia, e l’amor tuo palesi, E quanto in odio a lei, te
stesso
abborri, Tu sei perduto. Si avvedrà che schiavo
. Tu se tai cose instabili con ferma Norma regger vorrai, sarà lo
stesso
Che volere impazzir colla ragione. E quel che
ndro. Niun critico, per quanto io sappia, ha considerato che Terenzio
stesso
a chiarissime note ha detto di doverla al comicis
t omnia. Ne’ casi di Panfila fatta madre da Eschino gli avviene lo
stesso
. Ei tardi n’è instruito da Egione, e più tardi an
vedere, le massime assennate. Il vecchio entrato a far l’elogio di se
stesso
non la finisce mai, e il servo fa una parodia del
E quindi apprenda dalle azioni altrui A farsi esempio e regola a se
stesso
. Questo, dico, è da farsi. Sir. Bene al certo
quanto a voi Quelle cose non far, che avete detto. Però nel modo
stesso
a’ miei conservi Che al figlio tu comandi, io p
, come in uno specchio, E mostro lor come hansi a contenere. Siro
stesso
nella seconda scena dell’atto quarto, per allonta
asti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Nè da te
stesso
mel volesti dire, Di alcun cercasti acciochè me
ueste tue tante incertezze Eccoti dieci mesi già passati: Così te
stesso
e quella sventurata Hai rovinato, ed anco il tu
resentazione dell’Andria; e forse potè quel poeta mancare o nell’anno
stesso
587, o pochi mesi prima. 101. Vi sono alcuni aut
iraboschi, nelle sue Aggiunte al tomo IV pag. 343 siesi mostrato egli
stesso
propenso a reputar drammatiche ed animate con par
l I atto della Celestina. Alcuno l’attribuisce a Giovanni de Mena. Lo
stesso
Ferdinando de Roxas che la terminò, dice nel prol
o. Fu anche danzatrice, musicista e schermitrice pregiata, secondo lo
stesso
Bartoli ; sebbene dalle memorie del Goldoni si ri
le faceva parte il noto arlecchino Fortunati, l’anno 1795-96. È nello
stesso
elenco una Giuseppa Dafilisi, errore forse di sta
dalla figliuola del suo capocomico, Angiola Sacco Vitalba, che dallo
stesso
Bartoli riferisco in parte, come saggio : SORTITA
ostro cibo eletti. Ognun qui vive a suo talento, ognuno arbitro di sè
stesso
, e di sè pago trae con semplice vita ore gioconde
preso da una cattiva sonnolenza e appariva come ebete. Un giorno egli
stesso
confessò che si sentiva quasi un vuoto nel cervel
’esquilibrio mentale. A proposito della testa smisurata di Vestri, lo
stesso
Mazzocca racconta che egli « si divertiva talvolt
crupolosa di costumi ; al cui proposito ci avverte il Bartoli ch'egli
stesso
ne inventava, disegnava e coloriva i modelli, fac
lamatore di sentenziosa armonica gravità, nè la dissuasione del Gozzi
stesso
». L'autore insistè su l’opinione che la parte de
ignità il carattere di Aristodemo ». Il carnovale dell’anno dopo allo
stesso
Valle, andò in iscena colla stessa compagnia la s
agione e su quell’attore le seguenti parole : « Fu sempre eguale a sè
stesso
, e sempre grande tanto nel tragico, quanto nel co
del ragazzo nel Corsale del Baron Liveri al San Carlo di Napoli. Allo
stesso
teatro, nel carnevale successivo, fu tra gli atto
molto probabilmente, per intromissione e raccomandazione di Buffetto
stesso
, che volea bene al figliastro come a figliuolo, f
arlare francese. L’affare si fece serio, e ne volle essere giudice lo
stesso
Re, che ascoltò gli avvocati delle due compagnie
!… — Nè a queste intimità si fermò la degnazione sovrana, chè Luigi
stesso
volle essere il padrino del primo figliuolo di Do
ie di particolar fatica si fece buon nome, diventando poi socio dello
stesso
Medebach, col quale stette lungo tempo. Il 1795-'
Lettere. Ecco il perché ho creduto bene di rispondergli. Avrei nello
stesso
modo risposto ad altri miei critici, se facendolo
la politica di Licurgo con quella del governo veneto? Ciò sarebbe lo
stesso
che levare ogni sua influenza alla storia, ogni s
ma sempre inutile al bene degli stati. Egli è evidente però che nello
stesso
modo dei Greci consideriamo ancor noi la poesia e
ia, «quare suo jure noster ille Ennius sanctos appellat poetas». E lo
stesso
Cicerone è di parere che siffatta appellazione da
na specie di rito religioso che per loro l’assistere a’ teatri era lo
stesso
che confessarsi tacitamente idolatra. Di molti pa
edico di Bologna se sia cosa “evidente” che noi consideriamo nel modo
stesso
che i Greci la poesia, la musica e gli spettacoli
la danza aveva uno scopo religioso, morale e politico? Ciò sarebbe lo
stesso
che se dall’avere il parlamento d’Inghilterra cit
da noi come cose sacre, o come oggetti di somma importanza civile? Lo
stesso
dicasi delle rappresentazioni sceniche. I drammi
cori certamente non erano composti da un sol personaggio. Tespi egli
stesso
introdusse parimenti i cori ne’ suoi drammi. Frin
Persiane agiscono Atessa, Serse, l’ombra di Dario, ed un corriere, lo
stesso
si dica delle Supplicanti e degli altri componime
a misura che le dette facoltà s’ingrandivano e si miglioravano; e lo
stesso
successe ancora al tempo che la Grecia fu colta e
tutti di nuovo, basterà soltanto ridire ciò che ho detto nel capitolo
stesso
citato dal Manfredini, acciocché si veda quanto d
basta per attribuire alla loro musica una sorprendente energia, è lo
stesso
che spingere il pirronismo storico al grado cui l
a poco a poco crebbe, divenne adulta e per conseguenza migliore, e lo
stesso
ha fatto in Italia. I Greci ebbero ancor essi i l
cor essi i loro “guastamestieri” corruttori del buon gusto ecc,… e lo
stesso
è seguito e segue ancora fra noi; ma da tutto que
che costa di due sillabe, e non di tre. Il sapere il numero non è lo
stesso
che sapere la quantità, perocché in grammatica e
versi sieno di una stessa misura, e il sentimento delle parole sia lo
stesso
: onde egli è sempre vero che non è la poesia che
si sieno d’una stessa misura, e che il sentimento delle parole sia lo
stesso
, sono piuttosto regole di ciò che dovrebbe esser
incorso il N. A. parlando dei principi musicali in cui confessa egli
stesso
di essere poco iniziato. Egli asserisce p. e. che
encore seconde majeure ecc. le demi-ton, seconde mineure». Lo dice lo
stesso
giornalista, «come se questi due (cioè il tuono e
ttore l’importante notizia che i teorici davano due nomi diversi allo
stesso
intervallo; lo chè in altri termini equivale a co
i le cose antiche e sprezzar le moderne, come se tutte le arti, nello
stesso
modo che son soggette a declinare, non fossero su
esaminar queste ragioni e combatterle, e non contentarsi di citar se
stesso
e le Regole armoniche, perché ned egli né le sue
un Pergolesi, di un Leo ecc. e non la nostra; noi gli risponderemo lo
stesso
che già si rispose ad altri nella summentovata no
si vede ch’egli non ha inteso me, vediamo almeno se intende meglio se
stesso
. Come prova la sua tesi? Ecco il sillogismo: se p
rchiello «Zaffiri, orinali, ed ova sode». GIORNALISTA. [85] «E lo
stesso
Sig. Arteaga se non ci fosse venuto da giovine, n
ima.» RISPOSTA. [95] Il giornalista è prudente, e politico nel tempo
stesso
. Ei si dispensa dal ragionare, e in ciò mostra la
, inique, insopportabili! Dove sono i castighi contro gli ospiti?» Lo
stesso
dico del finale che il traduttore mette in bocca
imi maestri del nostro secolo sieno già divenute anticaglie; e che lo
stesso
succederà alle migliori che si compongono present
cc. Ma perché parlar di questa, e non della buona? Non segue forse lo
stesso
nelle altre arti rappresentative? Per una Venere
n Pergolese, e d’un Leo ecc. e non la nostra, noi gli risponderemo lo
stesso
che già si rispose ad altrui nella summentovata n
2) impiegato in uno di que’ Teatri, facendosi onore e procurando a sè
stesso
una mediocre fortuna. »
Pantalone. Fu qualche tempo con Onofrio Paganini, poi capocomico egli
stesso
. Si trovava il 1760 al teatro della Sala in Bolog
’ '80 esordì quale amorosa con Luciano Cuniberti, passando poi con lo
stesso
nel ruolo di prima attrice, al quale era più adat
no al 1640 si disputava ancora se dovessero per sempre rigettarsi. Lo
stesso
Pietro Cornelio nel 1634 nella prefazione alla Ve
ebolezza dello stile, ne senti il pregio e l’applaudì. Nè dopo che lo
stesso
Cornelio ebbe trattato quest’ argomento, il pubbl
ome abbiamo da una lettera in versi del 21 aprile 1668 di Robinet. Lo
stesso
Robinet in altra lettera dell’ 8 marzo 1670 ci fa
pe. Paris, 1858, pag. 3). L’interrogativo in parentesi è del Soleirol
stesso
. Il Moland recisamente afferma : la commedia più
Parigi e alla Corte, ove apparve la prima volta il 30 dicembre dello
stesso
anno. Esiliato il 1689, d’ordine del Re, Bartolom
ocate per essimersi dalle loro mani, come depongono li Testimoni. Lui
stesso
confessa che li sbiri l’assalirono per pigliarlo
mi, e l’attillatura erano pure imitati. E peggio. Quel comico, per sè
stesso
persona dabbene ed onesta, era stato ammestrato n
elle Droghe d’amore a Venezia, volle al suo andare a Milano in quello
stesso
anno, ritentarla in quella città. Ahimè ! Il Vita
ll’atto I leggesi in margine Rex Borsius loquitur ; ed in fatti seco
stesso
egli parla a lungo delle prodezze del Piccinino;
vi fece rappresentare un’altra tragedia. Secondo ciò che ne scrive lo
stesso
Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra V
ormar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un tempo
stesso
più luoghi, e mostrar da un lato la via che facev
Orfeo nell’avvicinarsi alla reggia di Plutone, e dall’altro l’inferno
stesso
. Ma tale scena bipartita converrebbe all’atto IV,
di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando egli
stesso
ad alcuni civili giovanetti il modo di rappresent
i il modo di rappresentarle. A tempo di Paolo Cortes, per quanto egli
stesso
racconta, fecesi anche sul colle Quirinale la rec
o palazzo la commedia de’ Menecmi di Plauto, alla cui traduzione egli
stesso
avea posto manob. A’ ventuno poi del medesimo mes
e erasi recata Beatrice da Este sua madre); ed indi a’ ventisei dello
stesso
mese l’Anfitrione tradotto in terzarima da Pandol
l medesimo teatro che dovette rappresentarsi nel 1494b. Per uso dello
stesso
teatro furono tradotte anche in terzarima da Giro
iglio naturale del rinomato Costantino Costantini detto Gradelino. Lo
stesso
Grimm, che della Commedia Italiana si mostrò sì p
e ; Le ventisei disgrazie d’Arlecchino, commedia in cinque atti dello
stesso
, e più specialmente il Figlio d’ Arlecchino perdu
la quale si è già riportato il giudizio del D’Origny. Alla fine dello
stesso
anno l’apoplessia lo colse nel suo domicilio di P
83. Fu sotterrato il domani a S. Rocco sua parrocchia ; e il 28 dello
stesso
mese i comici italiani fecer celebrare in suffrag
llegio, memoria storica in un atto di Rochefort e Lemoine recitata lo
stesso
anno alle Varietà. L’amicizia del D’Alembert, olt
edeva e come artista e come uomo. D’Alembert morì il 29 ottobre dello
stesso
anno, nè men due mesi dopo la morte dell’amico su
suo teatro italiano. « Vi saranno forse stati diamanti – dice Goldoni
stesso
– ma erano incastonati nel rame. Si conosceva che
braccia, e pensò subito di riabilitarsi, oserei dire, in faccia a sè
stesso
, coll’intendere a tutt’uomo alla composizione di
Fratelli Salmin, 1882) che ne confermarono il fiasco ; e dal Goldoni
stesso
che nelle Memorie (V. Tomo III, Cap. IV) colla so
ti di amorosa nella Compagnia Reale di Napoli diretta dal Fabbrichesi
stesso
, di cui facevan parte Giuseppe De Marini e Luigi
nte la società col Gottardi. Infatti nel 19 giugno 1840 il Domeniconi
stesso
scrive da Napoli per sentire se sarebbe disposta
rario e stabilire le convenienze per tre anni. Mi onori ecc……. Il 23
stesso
mese il Da Rizzo manda le scritture in bianco con
er quel tempo : se ciò fosse vero desidererei combinare per l’autunno
stesso
del 42 col dargli il teatro Valle. E il 1 ott
sommamente di combinare con quel capocomico che ella anderà…. Nello
stesso
giorno il Da Rizzo le scriveva da Roma : So che
co pel 42 e 43 con me. Alla Direzione della nuova Compagnia verrei io
stesso
e si agirebbe almeno sei mesi in Roma. Il Domeni
re le trattative per l’anno 1842, e così Da Rizzo da Roma il 16 dello
stesso
mese, che accenna che fra gli attori disponibili
ore, con tanta forza descritto dal Pellico ; anzi si può dire, che lo
stesso
autore avrebbe provato una nuova compiacenza per
nteresse che poteva avere nell’intiera produzione, poneva in tutte lo
stesso
impegno, non escluse le farse. Quasi tutte le op
cendosi assai applaudire colla parte di Carino nel Don Giovanni dello
stesso
Goldoni, che gli ebbe grandissima obbligazione d’
i (1782), Innamorato ammiratissimo. Fu anche scrittore di versi, e lo
stesso
Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè
l l’ammirazione concorde di tutti i secoli e di tutti i paesi. L’uomo
stesso
, opera la più mirabile della mano del Creatore, n
mondo ideale che si contempla nelle proprie case e ne’ collegj, è lo
stesso
che ci si presenta quando da questi usciamo? Qual
ile e popolare in aria gaja e gioconda non mostra all’uomo che l’uomo
stesso
: quella parla nudamente al l’intendimento, questa
esso: quella parla nudamente al l’intendimento, questa l’intendimento
stesso
illustra commovendo gentilmente il cuore: quella
ini, il Conti, il Maffei, l’Algarotti, il Cesarotti, ed il Bettinelli
stesso
, non hanno avuto ritegno di adottare le voci anal
di la prefazione della ristampa dei suoi componimenti, dove nel tempo
stesso
si abbassa con bontà eccessiva a riprendere sette
n quella di Toselli. Tornato in famiglia, sostenne per alcun tempo lo
stesso
ruolo nella Compagnia dei fratelli, passando poi
econda donna in Compagnia Internari e Paladini. Passò il ’41, e nello
stesso
ruolo, nella Compagnia Reale Sarda, al fianco di
sei mesi, per passare seconda donna con Ermete Novelli. Fu poi, nello
stesso
ruolo, un anno con Eleonora Duse (da cui si tolse
righelleschi. « Il tempo però ed uno studio più assiduo – aggiunge lo
stesso
Bartoli – ci daranno questo comico ad un segno di
rò prima attrice giovane con Arturo Garzes pel’92, passando poi nello
stesso
ruolo, il '93, con Angiolo Diligenti, il '94 con
tieri, e di semidotti Scrittori, e non Scrittori, i quali ripetono lo
stesso
; ed appresso ve ne additerò un altro, che voi non
o ve ne additerò un altro, che voi non credereste mai, il quale da se
stesso
si va a mettere tralla folla de’ Criticastri. Vi
so che riprendono la qualità del canto, e non il canto scenico per se
stesso
. E come potevano un Muratori, un Maffei, un Cresc
m excitaret, aut a contentione revocaret 1. E Quintiliano2 accenna lo
stesso
: Cui concionanti consistens post cum Musicis fist
propria del canto che oggi si è impossessato del teatro: canto per se
stesso
eccellente, artificioso, delicato, canto accademi
ui notissimo che i Greci l’adoperavano propriamente, dall’avere nello
stesso
Dialogo dall’Apologista citato commendate varie O
i. Intanto benchè nol diciate nel Saggio, prevedo, che farete fra voi
stesso
alla Opera Italiana la seguente opposizione: = E
ene, se la Musica moderna viene da tanti dottissimi Italiani, e dallo
stesso
Signorelli riprovata nella maniera, che oggi si t
del gran Poeta. Essi credettero, che il comporre pel Teatro fosse lo
stesso
, che scrivere per le Chiese, per le Accademie, pe
le; e il Castelvetro, e tutti gli altri spositori convengono a dir lo
stesso
; e l’ha ripetuto nell’Arte Poetica M. Despréaux,
eno ripugnante alla umana natura. Sovvenitevi, che il parlar naturale
stesso
è un Canto oscuro; che recitando versi, e aringan
viene prescritto da Aristotele nella Poetica, affinchè concorra allo
stesso
fine colla possibile proprietà. Eschilo l’ebbe so
dro incomparabile, senza idea alcuna, che disturbi il suo piacere. Lo
stesso
avviene nell’altra non meno preziosa Pittura del
fezioni, che rendono questo gran quadro singolare1, fa uopo che in se
stesso
convenga in discolpare il Pittore di quell’accozz
agacissimo imitatore degli antichi poeti Antonio Moreto che fu da lui
stesso
compostoa. Pacuvio al pari di Ennio coltivò anche
hronico di Eusebiob. Si è conservato l’epitafio che Pacuvio fece a se
stesso
come sommamente puro, e degno della sua eleganti
’ tempj e de’ monumenti che delle spoglie nemiche fece costruireb. Lo
stesso
Azzio conosceva la propria superiorità su i conte
a. Acrone interprete di Orazio passò più oltre, e antepose Accio allo
stesso
Euripide. Columella nomina come i più grandi poet
Sedigito dopo di Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso lo
stesso
critico occupa il nono essendo preferito a Quinto
escolanza fu da Cicerone chiamato malus latinitatis author a Tullio
stesso
nel libro de Senectute cità i di lui Sinefebi, e
lasse assai più elevata. Finalmente noi sappiamo per un prologo dello
stesso
Terenzio che a’ suoi tempi destinavasi dal magist
za superfluità. Osservisi ancora con quanta grazia e verità nell’atto
stesso
incontrandosi Panfilo colla serva Miside, le dice
oni sono tutte dettate dalla passione che vi domina. Egli ripete a se
stesso
il fatto animandolo colle più patetiche immagini.
ll’anno di Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentatore di se
stesso
. Non cambio Terenzio il titolo di Heautontimorume
critta con particolare eleganza e purezza di lingua, e se ne vanta lo
stesso
autore nel prologo. Ma i Critici vi desidereranno
fone padre di Antifone. Finge poi di accordarsi a prender Fannia egli
stesso
per moglie, per uccellare il vecchio e per trarne
a Fedria e ad Antifone il ritorno di Demifone. Antifone lo vede egli
stesso
da lontano nella piazza, e si ritira non avendo c
erpreti la seconda volta, e non già due volte. Nel Tormentatore di se
stesso
si dice acta III nel consolato di Sempronio e Giu
di esaminarla (inspiciendi) e che si cominciò a recitare, forse dallo
stesso
Terenzio, in presenza del magistrato. Allora l’in
ei lontano E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio, da te
stesso
ti presenti Alla sua soglia, e l’amor tuo palesi,
enti Alla sua soglia, e l’amor tuo palesi, E quanto in odio a lei, te
stesso
abberri, Tu sei perduto. Si aviedrà che schiavo,
paci. Tu se tai cose instabili conferma Norma regger vorrai, sarà lo
stesso
Che volere impazzir colla ragione. E quel che ira
ndro. Niun critico, per quanto io sappia, ha considerato che Terenzio
stesso
a chiarissime note ha detto di doverla al comicis
cit omnia. Ne’ casi di Panfila fatta madre da Eschino gli avviene lo
stesso
. Tardi n’è istruito da Egione e più tardi ancora
vedere, le massime assennate. Il vecchio entrato a far l’elogio di se
stesso
non la finisce mai, ed il servo fa una parodia de
, E quindi apprenda dalle azioni altrui A farsi esempio e regola a se
stesso
. Questo, dico, è da farsi. Sir. Questo, dico, è
enza, quanto a voi Quelle cose non far che avete detto. Però nel modo
stesso
a’ miei conservi Che al figlio tu comandi, io pur
lie, come in uno specchio, E mostro lor come hansi a contenere. Siro
stesso
nella 2 scena dell’atto IV, per allontanarlo da q
cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Ne da te
stesso
mel volesti dire, Di alcun cercasti acciochè mel
a queste tue tante incertezze Eccoti dieci mesi già passati! Così te
stesso
e quella sventurata Hai rovinato, ed anche il tuo
resentazione dell’Andria; e forse potè quel poeta mancare o nell’anno
stesso
587, o pochi mesi prima. a. Orazio lib. II Epist
oi, il 1541, nell’Orbecche del Giraldi ; poi, il ’45, nell’Egle dello
stesso
Giraldi. Il De Sommi lo cita assieme al Verato e
ntorno all’anno mdl fino a’giorni presenti (1782), stampate in quello
stesso
anno dal Conzatti a Padova in due volumetti, onde
gna da Severino Bartoli, e Maddalena Boari, che erano, come dice egli
stesso
, Povera in vero, ma onorata gente. Cominciò col
migliori opere di pittura che sono a dovizia sparse per l’Italia. Lo
stesso
anno (1777), la moglie Teodora partì per Parigi c
r questa ragione che una figlia di Dominique, la Caterina, assunse lo
stesso
nome. Isabella Franchini aveva sposato Francesco
ena, ove avrebbe dovuto recitare il carnevale, obbligato dal Principe
stesso
a quel Duca. Nuovi tormenti e non nuovi tormentat
o fu il dolore di Buffetto, chè ottenute raccomandazioni dal Principe
stesso
a Parma, riuscì a farla liberare. E perchè i comi
Gaillard attore alla Commedia italiana, alla quale il 26 aprile dello
stesso
anno ella esordì come amorosa del genere italiano
Corrado Verniano, e con Gaetano Nardelli. S’unì poi in società collo
stesso
Verniano e con Luigi Domeniconi, col quale restò
dava ammirazione e stupore a tutta la sua audienza. » Forse a questo
stesso
Fabio accenna il De Sommi, là dove dice nel terzo
eatro di S. Luca, sotto le spoglie della cameriera, la commedia dello
stesso
Bon, Niente di male. Passò il '32 prima donna gio
suo predecessore, ne fu più decente, più colto, più docile. Forse lo
stesso
, capocomico nel teatro ducale di Milano il 1743,
citava le serve sotto il nome di Violetta, e andò col marito, e collo
stesso
ruolo, alla Comedia italiana di Parigi il 1716. E
co di Carolina Santoni ; poi in altre, finchè si fece capocomico egli
stesso
. Sposò una Elena Tamberlicchi, di onesta e agiata
asi la compagnia, si scritturò con Angiolo Morolin, formando poi egli
stesso
una compagnia che condusse per vari anni con temp
ia non troppo invidiabile e di un limitato talento ». Il n.° 36 dello
stesso
giornale per la stagione di primavera al Fu Obizz
la Beccarina come comica ; sebbene tutto possa far credere, e fin lo
stesso
nomignolo di Beccarina, trattarsi di una cantante
enzoni dal D’Ancona), che altri non dovrebb’essere che il Bongiovanni
stesso
, forse non ancora scritturato per le parti di Gra
: ma non men giuste paion le induzioni del Bartoli fatte sul Prologo
stesso
. Alla fine di esso il Brancaccio dice : la commed
ardia, come primo attore giovine. Nella quaresima del ’94 entrò collo
stesso
ruolo in quella di Andò e Leigheb per un triennio
un volto incantevole. Fu probabilmente questo del Lutin amoureux, lo
stesso
Scenario che la fece famosa in Italia, e ispirò i
pagnia « con buoni regolamenti – dice il Bartoli – vantaggiosi per se
stesso
e pe’suoi compagni. Bologna, Firenze, Genova, ed
re nell’operetta, a vicenda con Bernardo Vulcani. È menzionato con lo
stesso
Vulcani, col Canzachi e col Noë fra i pensionati
▲