l’arte di sottolineare le più arrischiate espressioni, avevano in lei
una
esecutrice inarrivabile. Ed Ernesto Rossi (op. ci
inarrivabile. Ed Ernesto Rossi (op. cit.) : Daria Cutini-Mancini era
una
bellezza piccante, giovanissima, ella pure di 22,
, ’23 anni appena : svelta della persona, elegante nei movimenti, con
una
pronunzia aperta e correttissima, qualità princip
to alcune recite del Circolo Filodrammatico di Roma. Al proposito di
una
sua beneficiata a Torino colla Cameriera astuta d
no colla Cameriera astuta di Riccardo Castelvecchio, fu pubblicato in
una
gazzetta locale che ad onta delle mende di cui si
ra astuta al pubblico dell’ Accademia Fiorentina de’ Fidenti. Non era
una
donna, ma uno spiritello, che correva per la scen
ma uno spiritello, che correva per la scena con movenze birichine, d’
una
galanteria indicibile, con una vocina d’argento c
per la scena con movenze birichine, d’una galanteria indicibile, con
una
vocina d’argento che s’insinuava ne’ cuori, con u
a indicibile, con una vocina d’argento che s’insinuava ne’ cuori, con
una
dizione limpida e netta, che afferrava lo spirito
tutto di quel frullino, dinanzi a cui non si osava lasciarsi andare a
una
matta risata, per paura di perdere una mossa, un’
on si osava lasciarsi andare a una matta risata, per paura di perdere
una
mossa, un’occhiata, una sillaba. E la povera arti
dare a una matta risata, per paura di perdere una mossa, un’occhiata,
una
sillaba. E la povera artista, giovane, appassiona
leggere ed a scrivere, poi finalmente al Teatro Milanese del quale fu
una
vera colonna fino al giorno della sua morte, avve
rchè il teatro si mettesse di buon umore. Con lei entrava nel dialogo
una
nuova, una speciale vivacità, una ilarità prepote
tro si mettesse di buon umore. Con lei entrava nel dialogo una nuova,
una
speciale vivacità, una ilarità prepotente e sonor
umore. Con lei entrava nel dialogo una nuova, una speciale vivacità,
una
ilarità prepotente e sonora, lo spirito, il diseg
lli fu dei primi attori che costituirono la prima Compagnia Milanese,
una
ventina d’anni fa, sotto la direzione di Cletto A
onaggio più atteso, più gustato, più applaudito della produzione. In
una
nota manoscritta, fra le carte del conte Paglicci
bambina nel camerino suo del Teatro Milanese. Mentre si rappresentava
una
commedia di Cletto Arrighi, I tri c e i tri d del
ghi, I tri c e i tri d del buon gener, in cui ella faceva la parte di
una
mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse a
va la parte di una mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse ad
una
quinta ov’era Cletto, e gli disse piano : « ho i
, e appena finito di recitare, ritiratasi nel camerino, diè alla luce
una
bambina. (Notizia avuta dallo stesso Cletto Arrig
ciagure domestiche lo distolser presto a’suoi amori per confinarlo in
una
casa di commercio. L’idea del teatro non gli si a
mmaso Salvini a un corso di recite che diede al Gerbino di Torino. Fu
una
rivelazione. Da quel momento figure e squarci poe
mi, se così possiam dire, in un paesello poco discosto da Torino, con
una
specie di compagnia formata da quattro o cinque r
rievocò affettuose memorie, da cui traggo oggi le presenti notizie. A
una
di quelle rappresentazioni volle assistere la Mar
le sua. Fu allora che si affacciò alla mente della Malfatti l’idea di
una
filodrammatica torinese ; alla filodrammatica suc
l’idea di una filodrammatica torinese ; alla filodrammatica successe
una
vera scúola pratica di drammatica al D’Angennes p
llo, il Ferréol, il Ridicolo, la Donna e lo Scettico, le Due Dame…. A
una
di quelle recite assistè Cesare Rossi, e sentito
Poco a lui si addicevano gli amori sdolcinati…. Egli era soldato ; di
una
fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella
di una fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella voce ; ma di
una
fisionomia dolcissima, così dolce che tutta rispe
nnata) ti tormentavano ! E che gioja infantile allorchè un battimano,
una
mia parola d’elogio, o un cenno favorevole sul gi
abitanti di essa (si riferisce da Cooka) tra varii balli eseguirono
una
spezie di farsa drammatica mescolata di declamazi
e alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi
una
specie di dramma diviso in quattro parti. Non po
Bancks e il dottor Solander, sono parimente di equivoco carattere. In
una
di esse vedevansi due classi di attori distinti d
sse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti, l’
una
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco
una
comitiva di ladroni. Lasciava il padrone sotto la
speravano, e terminava l’azione. Scorgesi certamente in questo giuoco
una
semplicità regolare di un fatto drammatico; ma es
mimico accompagnato di quando in quando dal canto. Chi non vi ravvisa
una
copia esatta di ciò che per introduzione ai loro
un altro giorno il re per trattenerlo piacevolmente fe rappresentare
una
specie di commedia, di cui pure furono attrici le
mobile. Fecero due giri sopra se stesse saltando e battendo le mani l’
una
contro l’altra. Aumentandosi sempre più verso la
il movimento della musica, le danzatrici spiegarono nelle attitudini
una
forza e destrezza meravigliosa, che in certe posi
on aveano che di manifestare la loro agilità estrema. Fuvvi parimente
una
danza grottesca eseguita da principali personaggi
le della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o degli Amici. Precede
una
canzone di movimento lento e grave, alla quale tu
Vuolsi ancora osservaro che i naturali del l’isola di Sandwich hanno
una
specie di maschera con buchi per gli occhi e pel
Nootka gli abitanti in certe straordinarie occorrenze si adornano in
una
maniera grottesca, e talora copronsi il volto con
’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i primi passi verso
una
spezie d’imitazione drammatica; si osservano cong
i Plauto (16 febbrajo 1515), recitato dagli Accademici Immortali, con
una
« comedia nova, fenzando esser negromante, et sta
al con li castroni vene fora ; fe' un ballo essi castroni ; poi venne
una
musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali can
poi venne una musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali cantavano
una
canzon, batendo marteli, cadauna sopra una incudi
trionfai, quali cantavano una canzon, batendo marteli, cadauna sopra
una
incudine a tempo, et fenzando bater un cuor ». Il
ad ogni modo aveva compiuto i suoi anni di servizio, fu congedato con
una
pensione di 1000 lire annue, e un indennizzo di 5
a cità di Bassano, terra natale dello Zanuzzi, io credo, serba di lui
una
lettera del 18 xbre a Giacomo Vittorelli (il poet
carico ebbe lo Zanuzzi nel '74 : di venire in Italia a provvedersi di
una
nuova prima attrice. E ci venne di fatti, e la su
quell’anno, e pubblicata da Cesare Musatti col titolo : Una lettera d’
una
comica ignorante (Feltre, 1900). Il Campardon, a
l’eccellenza del suo cuore, cita il fatto ch'egli allevò a sue spese
una
bimba, e la mise in grado di entrare nell’Accadem
esentazione, chiamata la fanciulla figlia di Zanuzzi, questi pubblicò
una
lettera, firmata Zanuzzi, Comico italiano ordinar
rte intiera, Campardon pubblica in data 2 febbrajo 1767 la querela di
una
portinaja contro di lui, certa Anna Angelica Guer
ormito in casa la sera precedente, mentre non era vero, s’ebbe da lui
una
sequèla d’ingiurie le più atroci e volgari, e l’i
pei moti politici (mi pare del '21) fuggi da Venezia, e si rifugiò in
una
compagnia drammatica – Refugium peccatorum – (che
uono che ho moralmente e artisticamente lo devo a lei !… Qui io apro
una
parentesi : tra gli otto figli di Paolo Bava, tro
arentesi : tra gli otto figli di Paolo Bava, trovo, oltre a Giovanna,
una
Teresa, di cui non ho notizie, e una Giuseppina,
o Bava, trovo, oltre a Giovanna, una Teresa, di cui non ho notizie, e
una
Giuseppina, andata sposa a Giuseppe Ruggeri, vero
….. Da questo matrimonio nacquero due maschi, Vincenzo e Leopoldo, e
una
femmina, Teresa, che stette sempre a Venezia. « S
eziano puro sangue, fanatico della sua città, e non era buono di dire
una
parola in veneziano : a Venezia i vicini lo chiam
o Rossi e con la Ristori). Quando andai con lui era maritato, e aveva
una
figlia ; per dire la verità, le prime particine a
! Era su me sola che lei poteva fare assegnamento : si trovava presso
una
sua sorella, aspettando che mio fratello avesse t
so una sua sorella, aspettando che mio fratello avesse trovato per me
una
scrittura. Un bel giorno, eravamo a Sanpierdarena
stenterello Miniati, il quale capitò proprio nella nostra casa. Aveva
una
figlia di otto o nove anni, e occorrendogli un’ a
Lin a tradurre un altro lavoro : Povereti ma onesti. C'era la parte d’
una
vecchia, una specie di « batti…. Canappia…. me mà
e un altro lavoro : Povereti ma onesti. C'era la parte d’una vecchia,
una
specie di « batti…. Canappia…. me màgnela ? »…. M
un po' per il genere, un po' perchè non sapevo come avrei potuto fare
una
vecchia : mi prega la Marianna (la Moro Lin)…. Mo
c. Moro Lin seguitò a scrivermi, facendomi buone proposte. Metteva su
una
compagnia veneta. Io non volli accettare altro ch
te. Egli diffatti aprì uno studio fotografico in Padova ; ma lo colpi
una
grave malattia d’occhi, e tutto andò per aria…. R
, mai immota. Le frasi degl’interlocutori sono accompagnate sempre da
una
sua occhiata, da un suo sogghigno, da una sua int
sono accompagnate sempre da una sua occhiata, da un suo sogghigno, da
una
sua interiezione, da un suo atto qualsiasi di pro
nterlocutori. Così ogni particina piglia nelle sue mani importanza di
una
gran parte ; e il personaggio è rappresentato con
lla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse
una
delle più rispettose osservatrici del testo : me
ima de morir, quanti cambiamenti che farò ancora !… Basta : adesso go
una
consolazioni in vista – la Casa de riposo !… E sa
nferrato) or sono 50 anni, cioè l’undici febbraio 1848. Mia Madre era
una
Rosa Pugno, mio Padre si chiamava Guglielmo. All’
chiaro nella sua concisione, nella sua modestia, non discompagnata da
una
certa alterezza, l’indole dell’uomo. Fu dunque se
e’ più forti. E se non ci appare artista completo, ciò si dee forse a
una
recitazione affaticata, direi quasi ansimata, e a
ua alterezza, e soprattutto della sua sincerità, ecco alcuni brani di
una
sua lettera del 12 gennaio ’87, indirizzata al Di
inappellabile, assoluto, la mia coscienza. Quando imprendo a studiare
una
gran parte, prima la copio tre, quattro, cinque v
lora mi accingo al duello. La prima impressione, che provo dinanzi ad
una
gran parte è la sfiducia. Dico sempre a me stesso
no che la studio passo dalla sfiducia allo sconforto, alla paura, poi
una
costernazione indicibile m’invade testa, cuore, g
ialissima Firenze, che io amo coll’anima d’un innamorato, e mi trovai
una
stanza presso un buon borghese, che era stato qui
i, che ho potuto stabilire la non lievissima differenza che corre tra
una
traduzione e l’altra, ho potuto stabilire che la
a e ridicola, che per tutti i tempi e per tutti i personaggi ci vuole
una
recitazione diversa : di diverso non c’è che il c
zione d’ingenua passata, presente e futura. ……………………….. L’anno scorso
una
parte di codesti critici, che ora mi va addentand
questa scimmia viveva nei boschi, mangiava radici e carne cruda, era
una
bestia : in poco tempo un uomo ha fatto di lei un
e carne cruda, era una bestia : in poco tempo un uomo ha fatto di lei
una
gentile ed educata signorina. E Otello da tanti a
a repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile come
una
fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovr
ida natura ! » ……………………….. La ricetta per interpretare magnificamente
una
parte è semplicissima. Eccovela : studiate prima
la alla sera…. e la creazione è fatta. Le quali parole sono anche
una
riprova del come egli si venne acquistando la fam
e ed esagerate le esigenze artistiche di Emanuel ; e le sue furie per
una
papera, per una battuta ritardata, per una intona
e esigenze artistiche di Emanuel ; e le sue furie per una papera, per
una
battuta ritardata, per una intonazione sbagliata,
anuel ; e le sue furie per una papera, per una battuta ritardata, per
una
intonazione sbagliata, chiamarono pazzia. Ma…. qu
, dovran ricordarsi del loro grande maestro ! E di lui direttore, per
una
recita della Fedora di Sardou al Valle di Roma, s
a recitazione in Italia. È dunque da desiderare che rimanga a capo di
una
compagnia, e che di questa compagnia faccia una s
che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia
una
scuola, come ora sta facendo. L’esecuzione della
ne di tutti gli artisti è perfetta, nei minimi particolari si osserva
una
cura diligente ch’è prova al tempo stesso di una
rticolari si osserva una cura diligente ch’è prova al tempo stesso di
una
intelligenza superiore. L’ Emanuel sarebbe davver
superiore. L’ Emanuel sarebbe davvero uno dei direttori indicati per
una
compagnia stabile, nella quale abbondassero, come
Emanuel. Gli amici, più che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67,
una
tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina
i affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato
una
ventina di volte al meno. A ogni nuovo trionfo, i
e ne avrà ancora per poco !… » E la dolorosa sentenza ebbe origine da
una
velatura ch’egli recava nella voce dai primi anni
tile son meritevoli d’ogni lode. El Amor al uso del medesimo autore é
una
commedia regolare che contiene un’azione di venti
Moreto contiene un’azion regolare che passa in un giardino nel giro d’
una
notte; ma non si rappresenta, ed é restata obblia
almeno dieci o dodici giorni. Il Desdén con el Desdén dell’istesso é
una
commedia sregolata, ma vi si trovano pennelleggia
lata, ma vi si trovano pennelleggiate con tal maestria le passioni di
una
donna bizzarra, che si farà sempre veder con piac
iacomo Shirly cattolico scrisse alcuni componimenti teatrali. Compose
una
tragicommedia lo storico Guiglielmo Abington. Il
ro in teatro Catilina, e Venezia Salvata. Gaspar Mayne compose ancora
una
tragedia e una tragicommedia. Giovanni Dryden, na
tilina, e Venezia Salvata. Gaspar Mayne compose ancora una tragedia e
una
tragicommedia. Giovanni Dryden, nato d’una famigl
pose ancora una tragedia e una tragicommedia. Giovanni Dryden, nato d’
una
famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne catt
93, compose per lo teatro, dopo di aver letto Molière. Il suo Avaro é
una
traduzione ampliata della commedia del comico fra
el suo Goldingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano
una
dipintura assai men bella della francese. L’azion
zza della satira. Nell’Avaro di Shadwell dice a tavola un dissoluto a
una
meretrice: «Vada al diavolo questo misero ditale
adopra il tuo curato non-conformista dopo essersi riscaldato a tenere
una
conferenza; dammelo grande quanto la coppa del re
del re Giovanni, o quella di Calvino che in Ginevra si conserva come
una
reliquia». Il cavaliere Van-Brough, morto nel 17
anche regolari, sebbene la scena non n’é stabile, e suol passarsi da
una
camera di conversazione a una di dormire, a un’al
ena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a
una
di dormire, a un’altra casa, a un’osteria, in pia
«Gli autori drammatici oggigiorno per un nulla son capaci di esporre
una
persona nobile in commedia. I loro predecessori c
di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e di farvi
una
figura ridicola». Seguendo l’indole delle commedi
e satiriche. Nell’atto V della medesima commedia dice un dissoluto a
una
dama: «Grande era in me l’appetito delle vostre b
asse, si pagassero i debiti, e si provvedesse al suo mantenimento con
una
pensione. Wycherley fu marito della contessa di D
rancia il lodato Corneille, non possono fissare il gusto e sondare in
una
nazione un buon teatro. Quindi é che Opitz non po
one un buon teatro. Quindi é che Opitz non poté cagionare in Alemagna
una
rivoluzione felice e permanente. Egli fu con debo
uni scrittori, i quali, perduta di mira la natura, correvano dietro a
una
luce efimera che faceva loro smarrire il buon sen
orte di Papiniano, Carlo Stuardo, tragedie; Santa Felicita, tratta da
una
tragedia latina di Niccolò Causin, i Gibeoniti, t
a da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’
una
tragedia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta
traduzione d’una tragedia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta da
una
commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore s
da una commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da
una
francese di Giovanni De la Lande, e gli Assurdi C
tuna, la Tenerezza Paterna, la Vendetta Divina, la Vendetta astuta, e
una
commedia, una pastorale e un’opera, intitolate la
ezza Paterna, la Vendetta Divina, la Vendetta astuta, e una commedia,
una
pastorale e un’opera, intitolate la Virtù trionfa
llora poco degni d’osservazione. Ciò che da noi si chiama tragedia, é
una
mera mescolanza mostruosa$g di gonfiezze e bassez
regole teatrali. La commedia é ancor più deplorabile, non essendo che
una
farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunq
amo contati fra noi alcuni buoni musici. Nella corte erasi introdotta
una
compagnia di attori francesi, che rappresentava i
sto dell’opera in Germania, ed ogni principe dell’imperio volle avere
una
sala d’opera nel luogo della sua residenza. Una s
n Paolo, Adamo, S. Agostino, Geremia. L’appetito, il peccato, peggio,
una
rosa, un cedro, il mondo son personificati negli
nostre buffe e servette, avanti a Theos ch’é Gesù Cristo venuto su di
una
nave a redimere il mondo, dice del mare: … Por m
era dicha suma, Que el chocolate hiciera tanta espuma; il che pruova
una
grande antichità del cioccolato. E queste sono le
d’incoerenze, ne’ quali le laidi rappresentavano da Maria Vergine, e
una
mima elevando la sfera sacramentale, cantava il T
nella prima giovinezza le parti di serva, e vi fu ammiratissima ; in
una
particolarmente, nella quale eseguiva un volo per
na particolarmente, nella quale eseguiva un volo pericoloso : tal che
una
sera al S. Samuele di Venezia cadde a terra dall’
nno. Unitasi a Cristoforo Merli, primo innamorato (V.), formò il 1776
una
Compagnia di buoni artisti, colla quale percorse
genza, parlatrice elegante, piena di cuore verso i suoi compagni, era
una
specie di Ristori d’allora. Ma la pienezza di sè
…….passai alla camera della prima donna, ch'era poco lontana. Trovai
una
persona di vantaggiosa statura, ma un po' avanzat
sconvolse lo stomaco per il fetor del suo fiato. Glielo restituii su
una
guancia, con tutti i riguardi di sanità. Palesand
che rimasi stupita. Cominciò a parlarmi de'suoi compagni e loro fece
una
raccomandazione, che non mancava di alcun requisi
un granatiere infuriato che minacciasse rovine e morte, ma se trovava
una
faccia dura, che agli urli suoi non si sgomentass
ia dura, che agli urli suoi non si sgomentasse, quella Tigre diveniva
una
pecora che si cacciava tra le gambe la coda, e ce
a, son morta. Pianse, urlò, mise la contrada sossopra, e fece entrare
una
sentinella nel casino, come se trattato si fosse
i fosse d’un omicidio. Una lavandaja, accusata da lei d’averle rubata
una
camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata
d’averle rubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata
una
ladra, una brutta B…. le diede due guanciate pesa
ubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata una ladra,
una
brutta B…. le diede due guanciate pesanti, al cui
ono : prodigiosa nella sua semplicità. « Non mi chiedete – ella disse
una
volta – se io preferisca l’arte antica o l’arte m
’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di
una
accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è
tezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con
una
recitazione tutta moderna, di una rispondenza ass
di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di
una
rispondenza assoluta dell’anima con lo stato dell
n qui della artista. Come donna, Italia Vitaliani è avuta in conto di
una
solitaria, superba, intollerante, rude : la sua t
Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di
una
meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse
re smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di
una
perfettibilità, che è il tormento e la forza dei
il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando
una
persona, sia pure un personaggio, la secca, essa
nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare
una
maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; c
nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora
una
tale antitesi fra il suono della parola forzatame
allido, mingherlino, dal volto triste e spaurito, seminascosto dietro
una
quinta, a cui la Vitaliani spontaneamente si vols
e è il mio motto. » E di questa sua bontà anche fa fede sua madre, in
una
lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'
dre, in una lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'Italia è
una
buona figlia, amorosa ; essa viene spesso a trova
i antichi entusiasmi ; ma dopo un anno dovette lasciare il teatro per
una
gravissima operazione chirurgica. Ricomparve appa
he e intellettuali occorrenti a formare un grande artista. Sfogliando
una
serie di manifesti della Compagnia Fabbrichesi ne
nel Benefattore e l’Orfana di Nota. – E altre ne cita Luigi Borghi in
una
sua Dissertazione in difesa dell’Arte Comica, al
atilità prodigiosa, mercè che si accomoda ai caratteri i più opposti,
una
voce insinuante, ed a vicenda dolce, maschia, rob
aestria ; un aspetto seducente, un portamento grazioso e nobilissimo,
una
tal verità nell’espressione delle passioni e nell
non del tutto vero, ed a cui contrasta il fatto. L’altro difetto è d’
una
pronunzia che sente dello straniero, e che mal su
oni necessarj per raggiungere la perfezione nell’arte della scena. Ad
una
giusta e proporzionata figura univa un portamento
ta figura univa un portamento nobile, mentre il suo volto imitava con
una
sorprendente facilità tutte le umane passioni. Co
tismo ne fu retribuito dal pubblico, che l’autore ne lo ringraziò con
una
sua lettera. Oreste, Orosmane, Cintio, Aristodemo
ue perfette proporzioni, solo un Canòva avrebbe potuto modellare, con
una
voce ora armoniosa, ora irritata, ora commossa, d
to, con occhio semispento ; eppure giungere a destare il fanatismo in
una
scena di rimprovero al nipote e alla nuora per la
ubblico non lo riconosceva che al suono della voce. E ciò accadeva in
una
farsa chiamata La finestra murata, ov’egli rappre
recitavano, il vedere come si prevaleva delle più piccole cose, come
una
scatola da tabacco, una penna da scrivere, una se
ome si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco,
una
penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ri
più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere,
una
sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto cert
a scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in
una
scena o in altra della produzione. E tante volte,
ne sempre, seguendo quella. Ecco ciò che fu Giuseppe De Marini. E in
una
nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una
pe De Marini. E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno
una
pietra che ricordi il nome del grande artista, na
e di grido, poichè alla molta frequenza del pubblico andava congiunta
una
forte dotazione. Serbo una vaga, pallida idea di
ta frequenza del pubblico andava congiunta una forte dotazione. Serbo
una
vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più
quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di Cesare ; ma
una
assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del
esare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del quale
una
intera scena mi si confisse nel cervello, e colla
il Conte Carlo insegna al figlio Paolo il modo di salutar da cavallo
una
signora. Eccone l’ultimo passo : Quando dico una
salutar da cavallo una signora. Eccone l’ultimo passo : Quando dico
una
cosa io, è quella, ed in fatto di equitazione, cr
osservi, stia attento. Quando si corre al galoppo, e si vuol salutare
una
dama che s’incontra distesa nella sua calèche, no
nta intelligenza…. e con tanta verità…. E questa del vero blasone era
una
delle innumerevoli parti, in cui fu sommo davvero
a inesauribile di comicità sapeva congiungere, come niun altro mai, a
una
singolare elettezza di modi : a una inflessione d
ngiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a
una
inflessione di voce, a un movimento del capo, a u
tezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a
una
occhiata, scoppiavan risa convulse ; ma il pubbli
ommedianti, Al Sultano dei brillanti Il Rajà degli Scrittori. A dare
una
chiara idea di quel che fosse la Compagnia del Be
ran venute occupando il primo posto, non avendo più l’allettamento di
una
forte esecuzione, una volta affrontato il lume de
l primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione,
una
volta affrontato il lume della ribalta, perdevan
zo al nuovo, di nuovo assetato, non s’occupava più che del nuovo, per
una
sera tanto : e al nuovo della commedia tenne diet
irenze, poi in opuscolo ad Ancona l’anno 1875, in cui mise a nudo con
una
gajezza forzata le piaghe dell’arte, chiamandone
mi sulle varie tasse teatrali, dopo di avere ironicamente accennato a
una
modesta tomba per sottoscrizione all’arte drammat
le. Povero e glorioso artista !!!! Ed egli si appuntò la rivoltella a
una
tempia, quando nell’alta vergogna di un falliment
e : nessun attore fu più soggettista di L. Bellotti-Bon…. E tal volta
una
improvvisazione felice potè mostrar l’ingegno pro
a fanciullezza in Noto, città natìa del padre. Andata poi a Napoli in
una
Scuola evangelica tedesca, dovè uscirne, astretta
e di molte attitudini per la scena, e che esordì a Torre Del Greco in
una
Compagnia Sociale di terz’ordine, col ruolo (non
quella analisi minuta e profonda di ogni momento, che si manifesta in
una
frase, in una parola, in una pausa, senza di che,
minuta e profonda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in
una
parola, in una pausa, senza di che, artista grand
nda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in
una
pausa, senza di che, artista grande nel significa
riste costituzione delle nostre compagnie, se non fosse più tosto per
una
triste consuetudine, che fa dell’artista un caval
vroastenica, sensuale, ribelle, audace : oggi Pamela, domani Fedora ;
una
sera Cesarina, un’altra Giulietta ; ora Dionisia,
ncesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’artista è
una
canna vuota. Sarà questione di tempo ma comincier
si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena ; vivere
una
creatura, non fare una parte con tutti gli anness
a pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una creatura, non fare
una
parte con tutti gli annessi e connessi del macchi
ella dizione, dalla piana a quella che si eleva nel vario erompere di
una
passione, nel vario avvicendarsi di una situazion
i eleva nel vario erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di
una
situazione ; e si scorge nel modo di concludere l
Di Lorenzo, sulla scena, in qualunque umana vicenda da un dramma o da
una
commedia rispecchiata è assai carino, soave e dol
ei campi, e diciamo le cose come veramente sono. La Tina Di Lorenzo è
una
speranza benedetta della scena italiana, ma nulla
s’occupò dell’arte di lei in questi ultimi tempi. ……………………….. Ora, è
una
vera gioia constatare che vi è nella giovane attr
donne une sensation non encore prouvée. Qual’ è questa sensazione ? È
una
sensazione di freschezza e di salute non prima da
una sensazione di freschezza e di salute non prima da noi provata ; è
una
sensazione di dolcezza e di giocondità, quale si
ente, danno veramente al pubblico come l’annunzio – o il ricordo – di
una
bella primavera. E il pubblico, che ha troppo sof
mpostamente, ottenendo i massimi effetti con giustissima misura e con
una
non mai smentita signorilità di maniere, ch’è sì
ella puramente estetica prodotta dalla vista della interprete, esiste
una
compenetrazione armoniosa, e non si rompe il fasc
ma pur adattatissimo a mettere in mostra le qualità più sostanziali d’
una
indole artistica : in quello goldoniano, per esem
iunge sempre col gesto, con la voce, con la fisonomia dolce e arguta,
una
tale efficacia correttissima, da non farci deside
nno un gusto squisito dell’arte ; e che le ampie gradinate sono tutte
una
corona di volti intenti, in cui si manifestano le
sempre insuperata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con
una
tinta più accentuata di delicatezza muliebre, cer
muliebre, certo non meno affascinante delle grazie quasi infantili di
una
volta, ella è in grado di esprimere oggi un forte
a vedemmo salire ad un grado di potenza drammatica degno veramente di
una
grande artista. Gajo (Adolfo orvieto). In ques
grande amba sciatore dell’arte italiana a Parigi. Aggiungerò solo che
una
volta, passando in rivista le origini de’ nostri
lcune parti per un suo singolar modo di recitare ; ma dominava in lei
una
specie di sfiaccolamento, che la mostrava annoiat
ia della madre morta, andata guitteggiando tutta la fanciullezza come
una
bimba di zingari, quale educazione intellettuale
nora Duse diede a Verona colla Giulietta di Shakspeare, palesando con
una
fine trovata di rose, che il Primoli artisticamen
della dizione, per la intelligenza artistica educata e carezzata. In
una
recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra s
stica educata e carezzata. In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu
una
Elettra sorprendente e una sorprendente Ofelia ;
In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra sorprendente e
una
sorprendente Ofelia ; ma dove assurse ad altezze
donna con Cesare Rossi, poi con lui prima, visse in pochi anni tutta
una
vita di trionfi e di glorie. Ma fu la venuta a
tto ciò ch’ella rappresentava. Si disse che nella Duse era da notarsi
una
particolare attitudine alla rappresentazione di q
scene dei teatri italiani e forastieri. Perchè ? La signora Duse ha
una
recitazione tutta sua propria, piena di originali
faceva vivere e palpitare : non lo studio soltanto di quel che era in
una
parte, ma, e soprattutto, di quel che non c’era.
rata dal più profondo e più sottile degli studi, egli non vedesse che
una
parte, quella della natura, viva, parlante, palpi
de della Duse era nell’eloquenza di uno sguardo, nell’ intonazione di
una
parola, in un gesto, in una pausa, che fu sempre
enza di uno sguardo, nell’ intonazione di una parola, in un gesto, in
una
pausa, che fu sempre il maggiore e miglior patrim
ntorcimenti serpentini, certi sfiaccolamenti veri, sentiti. La Duse è
una
gentile figura d’artista. A volte ha il passo len
su la scena quel suo corpicino snello, vaporoso ; a volte ricorda in
una
smorzatura di voce la Désclée. Io che ho ammirato
ano : la Duse è vera, ma fa razza da sè. Come si spiega ? La verità è
una
!… Dunque ? Chi lo sa ! È una donna che ha la lin
zza da sè. Come si spiega ? La verità è una !… Dunque ? Chi lo sa ! È
una
donna che ha la linea, ecco tutto. Un po’ frances
i esecuzione ; è l’odio manifesto a tuttociò che può farle acquistare
una
lode bugiarda, momentanea. Non l’odio all’applaus
più in su del vero. A un giovane autore che pare le si mostrasse in
una
lettera pien di amarezze rispondeva : Che benede
nsieri buoni, e non accoratevi per l’oggi e pel domani. « L’ingegno è
una
cosa vivente » dice quell’attossicante del vostro
è degli elogi – nè delle affascinanti profezie sul mio conto – pure –
una
parola – una approvazione intelligente – mi rimet
– nè delle affascinanti profezie sul mio conto – pure – una parola –
una
approvazione intelligente – mi rimettono in cammi
i tranquilli. Ho ritrovato nella nota gaja del successo – solamente –
una
serenità – che mi promette bene per l’avvenire. –
mattino – via di buon’ ora – lunghe e brevi ore – al mare – in mare –
una
buona barca – una vela – e via a respirare l’aria
uon’ ora – lunghe e brevi ore – al mare – in mare – una buona barca –
una
vela – e via a respirare l’aria che purifica anim
i profana…… Il 23 luglio dell’ ’86 da Varazze : …… eccomi qua – con
una
mano scrivendo, e con l’altra dando giocattoli a
eccomi qua – con una mano scrivendo, e con l’altra dando giocattoli a
una
bella piccina – di cui non sono la mamma che a ce
sforzo sopra la mia volontà. È calcolabile ! Mi son rincantucciata in
una
piccola, piccolissima casa – vera bóite rossa a p
ene la sera – e poi di nuovo – la sera – e poi di nuovo – il giorno –
una
piccola ruota – sotto il gran regolatore del sole
non si sposta – che non mi sposta. Che gran silenzio ! Delle cicale –
una
superba pianta d’ uva attorno alla finestra – del
quell’arsura, che mi troncava la voce e la parola recitando. Insomma,
una
grande pace nello spirito – un gran sorriso – per
ividuale sempre, era la dominante. Altra volta scrisse a proposito di
una
prossima tappa di Spagna : Se posso guadagnare d
ali speraron financo dalla recitazione spontanea della nuova arrivata
una
provvida influenza sulla recitazione accademica d
i paese, a’ quali, per nove decimi, la lingua italiana è straniera. A
una
rappresentazione del Chat noir di Parigi nel Casi
i fiorente di giovinezza e di salute, là, emaciata dal dolore, appare
una
donna di cinquant’anni, qui addirittura una monel
aciata dal dolore, appare una donna di cinquant’anni, qui addirittura
una
monella da scapaccioni !!!!! E Franz Lenbach, rac
: ma il monumento di gloria le venne certo da A. Dumas figlio che in
una
nota alla Moglie di Claudio e nell’incomparabile
o di compagni d’arte competenti, scossi dalla traduzione sintetica di
una
vita di emozioni, di dolori, di amore il cui comp
genio, a ’l saggio, a ’l buono, a l’uom che parla ne la notte a Dio,
una
voce comanda, alta, possente : — Non più per la r
sorride : ma ben presto richiama qualche pensier sofistico : da capo
una
scenata, pianti, ripicchi, — Adori il conte ! — E
tta la sua vita, al quale ella deve gran parte di sè. Naturalmente in
una
costante ricerca del meglio, in una paziente oper
gran parte di sè. Naturalmente in una costante ricerca del meglio, in
una
paziente opera di bulino, ella doveva apparir dop
rti nuovi atteggiamenti di Eleonora Duse. Ch’ella miri sinceramente a
una
rigenerazione dell’arte nostra, e soprattutto a u
alutare ; in lei che volendo, fermamente volendo, s’è venuta formando
una
vasta coltura dell’antico e moderno, del nostro e
a coltura dell’antico e moderno, del nostro e forestiero, e compiendo
una
educazione la più raffinata esteriore e interiore
mpo della scena in tutto il mondo. Quando che il vogliano ! !… Da
una
fotografia del conte Giuseppe Primoli.
trebbero le belle arti inalzare al piacere non meno che alla gloria d’
una
nazione. Non è colpa nostra se l’esecuzione si è
regole dell’architettura quelle che insegnano la maniera ci abbellire
una
facciata o di render luminoso e capace l’ingresso
le medesime per la danza che per la musica. Come questa ha bisogno d’
una
misura che regoli la durazione di ciascun tuono,
a misura, d’un’armonia che combini e temperi le parti simultanee, e d’
una
melodia che disponga i tuoni in una successione a
temperi le parti simultanee, e d’una melodia che disponga i tuoni in
una
successione aggradevole, così nel ballo fa d’uopo
one aggradevole, così nel ballo fa d’uopo dar un determinato valore e
una
durazione ai gesti, accelerarli o rallentarli sec
lar acconciamente le figure subalterne, e dar ai muovimenti del corpo
una
continuazione concertata ed armonica. La comparaz
’anima, prende a rappresentarli con esattezza tessendone, se occorre,
una
lunga azione. Dell’uno e dell’altro molto si è pa
i, si vede comparir avanti da parte loro un araldo che gli appresenta
una
rana, un topo, un uccello e cinque freccie, e poi
della tribù di Beniamino, taglia l’amato cadavero in dodici parti, ed
una
ne manda in regalo a ciascuna delle dodici tribù
si straccia i veli che le ricoprivano il seno, offre ai loro sguardi
una
candidezza abbagliante, e per la muta facondia di
ista che per mezzo dell’udito. E se non temessi diffondermi troppo in
una
materia ch’è il fondamento del diletto che ci pro
he rende eloquenti i quadri oratori o poetici è l’arte di radunare in
una
sola idea più immagini, le quali rappresentino mu
fra gli uomini, il maestro di Eschine, di Platone, e di Senofonte, in
una
parola il gravissimo Socrate ebbe fama di bravo d
nzatore. Questa, che nelle nostre idee tanto diverse da quelle sembra
una
prostituzione della filosofia, veniva accompagnat
incentivo all’amor della patria, non solo si danzava nell’entrare in
una
battaglia per accendersi al coraggio, nel sortire
e per educare la gioventù e in mille altre occasioni, ma eravi ancora
una
danza chiamata della Innocenza dove le donzelle d
o voglio in modo alcuno giustificarlo avendo la fortuna di professare
una
religione non meno rispettabile per la purità del
iti alcuni gesti esprimenti un qualche fatto, ciò nonostante l’idea d’
una
intiera commedia o tragedia rappresentata da capo
tavia due cose relative al mio assunto meritano di essere rilevate. L’
una
si è l’evidenza di espressione che conservavano i
aci che non avevano essi per ben riuscirvi. La seconda può far temere
una
sorte uguale per l’odierna musica e l’odierna poe
ggiamento167. Il saperli afferrare e il combinarli fra loro, formando
una
serie ragionata, è quello che costituisce il vero
vimenti che m’imbarazzano, o perché nulla significano, o perché hanno
una
significazione ideale, arbitraria, non fissata da
matiche, e gli argomenti della oratoria. Debbe cioè apparire la danza
una
, varia, ordinata, conveniente e patetica. Una, ch
antomima, perché non avendo verun altro compenso, qualora non esprima
una
qualche situazione viva dell’anima, essa non sign
ile la espression pantomimica alle fosche nebbie, che addensandosi su
una
valle ne tolgono alla vista ogni vaghezza. La sce
orato pastorello; ma la danzatrice non avrà altro merito che quello d’
una
imitazione volgare se non mi fa vedere ancora que
diverse persone le moltiplici incombenze che dianzi erano affidate ad
una
sola. S’ignora chi fosse il primo nella Grecia a
assero eglino stessi nell’atto di danzare, oppure che mentre danzano,
una
voce nascosta dietro alle scene spiegasse cantand
i i polmoni e la glottide dei cantanti nell’atto d’eseguire l’arie in
una
posizione che verrebbe alterata necessariamente d
esente nostro sistema la simultanea riunione del ballo e del canto in
una
sola persona una caricatura non minore di quella
tema la simultanea riunione del ballo e del canto in una sola persona
una
caricatura non minore di quella che sarebbe il pr
rsona una caricatura non minore di quella che sarebbe il prevalersi d’
una
traduzione ebraica per facilitare l’intelligenza
l prevalersi d’una traduzione ebraica per facilitare l’intelligenza d’
una
lettera scritta in latino. [17] Le ragioni che vi
. Si può nondimeno far uso talvolta di esso purché non si prenda come
una
vana ripetizione delle parole, o come una voglia
o purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come
una
voglia indeterminata di ballar per ballare, ma co
arole, o come una voglia indeterminata di ballar per ballare, ma come
una
usanza propria del popolo o dei personaggi che pa
rappresentandosi un trionfo, uno sposalizio, un’allegrezza pubblica,
una
festa campestre, o nei funerali degli antichi, ne
casi la danza non è propriamente pantomimica, cioè rappresentativa d’
una
qualche azione determinata, ma soltanto un ballo
e il fatto valesse quanto la ragione, il problema non farebbe nemmeno
una
questione, poiché basterebbe volger gli occhi a q
a al fine dello spettacolo. Comunque voglia intromettersi sarà sempre
una
mutilazione che si fa al melodramma, uno svagamen
pantomimico presso ai Greci e ai Latini che servisse d’intermezzo in
una
tragedia o in una commedia. [19] Nello stato di d
o ai Greci e ai Latini che servisse d’intermezzo in una tragedia o in
una
commedia. [19] Nello stato di decadenza in cui ri
rmezzi d’ogni maniera, i quali facevano, a così dire, da ciascun atto
una
nuova azione. Giova fermarsi alquanto su questo c
ro balli bellissimi, dei quali eccone la descrizione come la trovo in
una
lettera di Baldassare Castiglione inserita nella
onte Ludovico Canossa, vescovo di Tricarico) furono tali. La prima fu
una
moresca di Jason, il quale comparse nella scena d
scena da un capo ballando, armato all’antica, bello, con la spada ed
una
targa bellissima; dall’altro furon visti in un tr
ll’antica, tanto bene quanto cred’io che si possa; e questi ballarono
una
fiera moresca per ammazzar Jason; e quando furono
conda fu un carro di Venere bellissimo sopra il quale essa sedeva con
una
facella sulla mano nuda; il carro era tirato da d
attro altri pur con le loro facelle accese al medesimo modo, ballando
una
moresca intorno e battendo con le facelle accese.
do con le facelle accese. Questi giungendo al fin del palco infocorno
una
porta, dalla quale in un tratto uscirono nove gal
fu un carro di Giunone pur tutto pieno di fuoco, ed essa in cima con
una
corona in testa, ed uno scettro in mano sedendo s
in cima con una corona in testa, ed uno scettro in mano sedendo sopra
una
nube, e da essa tutto il carro circondato con inf
iano ch’egli fece stampare nell’anno 1554, con alcune note infine, in
una
delle quali parlando della Calandra dice: «Onde a
no rappresentare quelle loro farse mute ove solamente coi gesti senza
una
minima parola al mondo si fanno intendere con tan
na de’ edici, e in quella d’Arrigo terzo, tra le quali levò gran fama
una
intitolata Gl’incanti di Circe rappresentata nell
ipio del passato secolo divenne celebre presso agl’Inglesi a motivo d’
una
singolare rappresentazione in ballo inventata e c
gli uni agli altri a vicenda. Dopo aver fatto mostra di sé avanti ad
una
moltitudine inumerabile, giunsero al palazzo real
di questo spettacolo. Il teatro rappresentava il globo terraqueo. Da
una
banda della scena vedeasi tranquillamente sdraiat
e Urania, Tersicore e Clio avvicinossi al globo, il quale toccato con
una
verga tosto s’aprì. La prima ad uscire fu l’Europ
a un Turco, un Albanese, ed un Bulgaro. Questo seguito numeroso danzò
una
spezie di prologo in ballo, e i principi di tutte
ece sortire coll’ordin medesimo l’altre parti del mondo, lo che formò
una
divisione naturale e semplice del balletto, ciasc
tri compositori si distinse particolarmente Benserade. Formavano essi
una
spezie di dramma composto di parole e di danza. L
rsa foggia. La loro musica non meno che la loro cadenza consisteva in
una
serie di note lunghe lente e posate accompagnate
vano piuttosto ad un coro di Certosini che volteggiassero, che non ad
una
truppa di giulivi danzatori. [26] Vennero in segu
, e simili altre ballavano alla foggia umana insieme cogli Uomini. Ma
una
imitazione così imperfetta che non aveva verun mo
imitazione così imperfetta che non aveva verun modello nella natura,
una
rappresentazione così misteriosa che faceva pensa
ggio de’ gesti così oscuro che mai non si comprendeva il significato,
una
serie d’argomenti dove tanta parte n’aveva la fan
poeta e questi come compositore, furono i primi a dar qualche idea d’
una
danza teatrale più ragionevole. Sotto la direzion
nza e alla Menzogna. La parte più interna del teatro si scopri. Sopra
una
gran nube portata dai venti si vide l’Apparenza v
nto collo strascico a guisa di pavone, e coll’ale. Veniva adagiata su
una
spezie di nido, onde sortivano le menzogne perigl
guire col solo aiuto de’ gesti e senza intervento alcuno delle parole
una
intiera tragedia o commedia condotta secondo le p
della drammatica. La gloria di condurla a tal segno era riserbata ad
una
nazione tenuta fin allora comunemente più abile n
e ai progressi del teatro il coltivarla con tanto impegno? Attendendo
una
convenevole e decisiva risposta, verrò svolgendo
ssa mi prometteva di produrli. Così conosciuto il fine che si propone
una
facoltà, disaminata la convergenza de’ mezzi che
’effetto che in me cagiona il rapporto tra questi e quelli, io n’avrò
una
misura inalterabile e certa per giudicare dello s
ore. Lo scopo della musica è quello d’eccitar le passioni per mezzo d’
una
combinazione aggradevole di suoni. Presso a niun
i que’ gesti soltanto, la significazione dei quali essendo fissata da
una
convenzione generale e non dal capriccio, può fac
ia in se stessa, come l’osservai sul principio del presente capitolo,
una
grande energia per generare l’interesse e l’illus
di più l’impareggiabile prerogativa di poter mettere ne’ suoi quadri
una
successione, un muovimento che mettervi non ponno
omimo in Italia, il quale ben composto, ben eseguito, accompagnato da
una
musica espressiva, e afferrando nella sua imitazi
intrinseci che non potranno estirparsi giammai, e che se riesce bene
una
qualche volta per mille altre volte è uno spettac
nno costretti a stare in perpetua veglia sopra di noi. Prescrivendoci
una
compostezza che annunzia la disuguaglianza delle
to un contegno che imprigiona la naturale scioltezza. Avvezzandoci ad
una
dissimulazione cui la malizia degli uomini rende
rla di mille circostanze che suppongono un significato convenzionale,
una
relazione, un rapporto, né può trovarsi alcun arg
a le quali il voler continuare pel lungo corso di tante scene diverse
una
rappresentazione sarebbe lo stesso che l’accinger
a, l’agnizioni od altre cose somiglianti, è acconcia bensì a mostrare
una
rapida successione di quadri che siano in movimen
del padre? Come far sapere a questo giovine per mezzo d’un gesto o d’
una
capriola, che Cesare è suo genitore? Come esporre
i credesse d’aver maravigliosamente espresso Racine per aver messo in
una
serie di gruppi alcune figure ch’egli volesse far
operando l’inventore dei balli uno strumento così difettoso come lo è
una
tragedia od una commedia fatta coi soli gesti non
tore dei balli uno strumento così difettoso come lo è una tragedia od
una
commedia fatta coi soli gesti non è da maraviglia
tra chi si trova oppresso da un amaro cordoglio e chi s’abbandona ad
una
spensierata allegrezza. Balli dove si fanno gambe
etti chiamati di mezzo carattere. [38] La scena s’apre rappresentando
una
pianura deliziosa posta in sulla riva del mare. U
iulla vestita parimenti all’eroica, la quale parlando all’orecchio ad
una
delle anzidette, la scosta dal coro, e si danno s
gnata da fulmini. Durante la tempesta, le due truppe si ricoverano in
una
grotta che giace sulla riva del mare. Ivi le fanc
loro, escono mezzo ubbriache dalla grotta, intrecciano scompostamente
una
breve danza finché oppresse dal sonno e della sta
are, il boschetto e la pianura spariscono per dar luogo alla piazza d’
una
città dove una folla di raccolto popolo sembra co
to e la pianura spariscono per dar luogo alla piazza d’una città dove
una
folla di raccolto popolo sembra congratularsi a f
rcato di mettere sotto gli occhi l’argomento dell’anzidetto ballo con
una
chiarezza che certamente da niuno fra gli spettat
ndenza di questa ninfa verso Imeneo? Davvero, farebbe d’uopo diventar
una
Tiresia senz’occhi od una chiaroveggente sacerdot
so Imeneo? Davvero, farebbe d’uopo diventar una Tiresia senz’occhi od
una
chiaroveggente sacerdotessa di Delfo per capir tu
ca dell’arte propria, i ballerini non sanno distinguere ciò che vuole
una
danza artifiziosa da ciò che vorrebbe una facoltà
o distinguere ciò che vuole una danza artifiziosa da ciò che vorrebbe
una
facoltà imitativa, ma mischiano l’una coll’altra,
artifiziosa da ciò che vorrebbe una facoltà imitativa, ma mischiano l’
una
coll’altra, e la confondono in guisa che tu sei c
i siccome quello che nulla immitando, ed ogni muovimento del corpo ad
una
insignificante agilità riducendo, è inutile a pro
mamente come se Ninia, Ulisse, Idomeneo, Telemaco venissero allora da
una
sala da ballo dove pigliata avessero insieme lezi
dai ballerini fanno presso a poco la stessa figura che i personaggi d’
una
tragedia rappresentata dai burattini, non compare
all’eroica e in maestoso paludamento decide della vita di Sabino con
una
cavriola od un mulinetto che un Augusto, il quale
dal volgo, e richiamare la moltitudine. Piace ai sensi, e ne parla d’
una
maniera efficace. Se la intende cogli occhi più f
ltà dell’anima. Mette in particolar movimento l’imaginazione. Coltiva
una
qualità comunissima all’umano spirito ch’è l’iner
igarlo a pensare. Dispensa da quell’attenzione laboriosa che richiede
una
tragedia recitata, od una commedia. Colpisce l’an
da quell’attenzione laboriosa che richiede una tragedia recitata, od
una
commedia. Colpisce l’anima con una folla di sensa
richiede una tragedia recitata, od una commedia. Colpisce l’anima con
una
folla di sensazioni complesse, che tengono in per
difficili ad un altro più piccante e più facile? Che si procacci con
una
riflessione faticosa quel godimento ch’è sicura d
on avrebbe oramai a generare in loro un effetto diverso da quello che
una
scomunica del muftì produrebbe su un controversis
riempirsi nella tragedia anzi più acconciamente. Il dramma musicale è
una
spezie di libro scritto nel linguaggio de’ suoni,
doli a gustare i sentimenti che verranno dopo, e mettendo in tal modo
una
connessione, un vincolo fra tutte le parti dello
e mie lagrime dicendomi: «Non istate a creder niente; non è altro che
una
traduzione dell’Abbate Cesarotti.» 161. [NdA] V
la febbre della virtù avesser dovuto i legislatori doppo il ritorno d’
una
battaglia condurre avanti a tutto l’esercito più
poreo che sortisse dal puro necessario. Il suo codice legislativo n’è
una
continuata ripruova. Cosicché l’apparente immodes
o di frivolezza; che il soverchio pudore non andando mai disgiunto da
una
certa timidezza non era opportuno per agguerrir l
mo, l’affettata modestia di tante nostre civette, le quali non velano
una
parte del loro corpo se non per rendere più seduc
bastone un personaggio taciturno ed immobile che riceveva i colpi con
una
pazienza degna d’Epitteto senza scuotersi né vend
l popolo. All’opposto il governo republicano veniva rappresentato con
una
contraddanza in tondo viva ed allegra, dove ciasc
d’un solo sarebbe stato rappresentato probabilmente sotto l’emblema d’
una
madre che careggiava i figli affollantisi all’int
ollantisi all’intorno con tenerezza, e la Republica sotto l’imagine d’
una
danza dove i ballerini indocili alla battuta, e u
ale ipotesi, opinione, o credenza siamo noi preparati a veder lottare
una
donna con un’ombra? L’idea che ci fermiamo delle
’un corpo aereo sottilissimo impalpabile, capace al più di tramandare
una
tenue modificazione di suono? E il celebre Voltai
francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad
una
porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
tone della prima scena, il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra
una
traduzione in prosa pur francese. I gesuiti di S.
e il principal personaggio, uno l’ interesse che in lui si rincentra,
una
l’azione ch’è la morte di Catone, la quale avvien
essa è mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti, cioè da
una
languida e inutile congiura di due furbi che si e
Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese, cioè con
una
poetica comparazione, compresa nell’ originale in
n una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi, di
una
corrente imbrattata dal fango per le piogge, che
eltà accesa e scarmigliate trecce; ed aggiugne per terminar l’atto
una
comparazione lirica di Plutone che portava Proser
e sue querele intende di essere amato. Così procede quest’atto sino a
una
parte della scena quarta, di cui il rimanente con
ento delle scene per non lasciar vuoto il teatro, come avviene più di
una
volta nel Catone 59. Rilevasi dalle cose esposte
staccate che lasciano il teatro vuoto, gli amori freddi ed insipidi,
una
cospirazione inutile &c. Ebbe però torto l’en
rto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di
una
vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la virt
mana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. In prima è questa
una
risposta particolare ad una censura generale fatt
zia la virtù di Catone. In prima è questa una risposta particolare ad
una
censura generale fatta agli amori subalterni, non
on di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi egli fece
una
risposta in cui perdè di vista l’oggetto vero del
miri spirar la santa fiamma. E’ bella e nobile questa immagine di
una
Vestale e ben collocata in bocca di un Romano. Ma
e parimente ama mentre la vita di suo padre stà in periglio, non reca
una
ragione che dovea internamente rimproverargli la
r qualche torto il lodato Andres in affermare che Voltaire la stimava
una
tragedia scritta da capo a fondo con nobiltà e po
torrebbe esser questo giovane? Disgrazia grande non poter morire che
una
volta sola per la patria60! Amici, voi piangete p
er morire che una volta sola per la patria60! Amici, voi piangete per
una
perdita privata? Roma è quella che chiede il n
Bruto regolari e non imbrattate da freddi amori. Egli scrisse ancora
una
commedia applaudita il Rehersal ossia la Ripetizi
er molti anni con applauso Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da
una
novella del romanzo di GilBlàs, la quale in Franc
encomiate dagl’ Inglesi. Dennis nemico di Pope scrisse in buono stile
una
tragedia regolare intitolata Appio e Virginia arg
Appartiene alla Gran Brettagna, a questo secolo e alla tragedia reale
una
traduzione di un dramma in lingua Ersa pubblicata
che n’è il principal personaggio. Il fondo dell’azione è appoggiato a
una
tradizione conosciuta. Comala figliuola del re d’
viglia che l’acque del fiume Carun corrano torbide e sanguinose, e fa
una
preghiera alla luna. Giugne Hidallàn colla falsa
dalla tua nube regola l’arco di Comala sì che il tuo nemico cada come
una
lepre del deserto . . . Ma che vedo! Fingal viene
e movimento. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato di trovare
una
informe idea della poesia scenica, mancante, egli
lliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’
una
di simili favole tragiche di persone private somm
agio e felice; addio”. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con
una
cassetta piena di gioje d’inestimabil valore. In
no essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli
una
commozione troppo viva col palesarsi in quel mome
forsennata, “Tutto muoja sopra la terra, perda il sole la sua luce,
una
notte eterna ingombri la specie umana perchè la n
sto dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di
una
tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma
presenta un personaggio nato con indole non prava che però sedotto da
una
donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo
ccato. Quest’argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed
una
passione eccessiva possono eccitare qualche pietà
à per un delinquente, là dove nell’altro niuna cosa scema l’orrore di
una
atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo p
per un motivo vilissimo. Lillo compose ancora un altro dramma, in cui
una
bella e giovane donna maritata a un uomo ch’ella
ugga il frutto morale del dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’
una
cosa coll’ altra? La di lui tetra morale quanto t
in fatti, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Egli compose ancora
una
favola tragica sommamente applaudita, la Sposa in
di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie per gli rimorsi di
una
balia, e non lascia d’interessare mal grado di ta
do di tal disviluppo mille volte usato. Tutto il resto però può dirsi
una
filza di scene debolmente accozzate più che un’ a
ggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferito in casa di
una
dama a un colonnello che la pretende in moglie, m
essione lo produsse come l’avea scritto da prima, e con questo lasciò
una
pruova dell’intelligenza del pubblico, e della pr
i cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di
una
giumenta, rilevandovisi il ridicolo dell’eccessiv
commedia in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. É
una
favola ravviluppata, in cui non si trascura la di
ionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da
una
luce riflessa, in questa commedia tutti i persona
e. Il suo principal merito consiste nella connessione delle scene, in
una
piacevolezza decente e nell’eleganza dello stile.
del teatro Inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con
una
cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rend
, e dopo avere esercitato varie professioni si unì al fine nel 1741 a
una
compagnia comica, e fece per lo spazio di circa q
er tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di
una
compagnia subordinata e poco accetta al pubblico
dal ballo. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli, che formano
una
specie di storia del teatro inglese, si lusingava
di lui merito volendo prestar qualche omaggio il sig. Kelly dedicogli
una
sua commedia la Falsa delicatezza rappresentata n
è dapertutto oggi s’imitano sì poco? Nel 1781 si è impressa in Londra
una
commedia rappresentata in Drury-Lane the Disipati
Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più d’
una
società culta. Il Cieco di Bethnal-Green (titolo
n quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre e poi rapire
una
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in a
ia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando
una
scattoletta dice che è una rarità, perchè è la pi
e, più spirito che buon senso. Presentando una scattoletta dice che è
una
rarità, perchè è la più picciola che vi sia in In
nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica ed
una
declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosciuta
he dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda dell’Addisson fu
una
mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita.
olo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ opera musicale,
una
ne compose egli stesso, prendendo quasi per model
hanno avuta ancora un’ opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è
una
burletta musicale di caratteri comici ben combina
he fece a questo poema satirico, l’esaltarono come un capo d’opera. É
una
viva imitazione e un ritratto naturale de’ più sc
gnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità e di
una
satira ardita sopra tutti i ceti, non risparmiand
he, ovvero se questi ladroni imitino la gente culta”. Gay compose poi
una
continuazione dell’Opera del Mendico che intitolò
olò Polly. Il lord Ciambellano non ne permise la rappresentazione; ma
una
immensa socrizzione per farsi imprimere lo compen
inili. In quante guise la natura manifesta avversione e disprezzo per
una
mostruosità che l’oltraggia! Per accennar qualche
già prodotto in Francia il Fiorentino Lulli. Oggi gl’ Inglesi vantano
una
musica nazionale discendente dalla tedesca, la qu
voli dell’Europa. Quello dell’Opera, Drury-Lane e Coven-Garden, hanno
una
immagine della scalinata antica nella platea e de
inscritti undici scalini per la platea, sull’ultimo de’ quali si alza
una
loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e
alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
una
seconda colle sue scalinate. Sopra i lati della p
ndo ha pareggiati ch’io sappia non che superati i teatri di Londra in
una
decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe
ala, e gli attori lasciarono in di lei beneficio le loro porzioni. In
una
delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolser
. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di
una
città dell’ Italia; ma in Parigi assicurava Volta
lingbrooke che non si sarebbe sofferta. 61. M. Deschamps ha composto
una
tragedia francese di Catone più regolata nell’eco
abitanti di essa (si riferisce da Cook 39) tra varj balli eseguirono
una
spezie di farsa drammatica mescolata di declamazi
e alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi
una
specie di dramma diviso in quattro parti. Non pos
Banks e il Dottor Solander, sono parimente di equivoco carattere. In
una
di esse vedevansi due classi di attori distinti d
sse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti; l’
una
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco
una
comitiva di ladroni. Lasciava il padrone sotto la
isperavano e terminava l’azione. Scorgesi certamente in questo giuoco
una
semplicità regolare di un fatto drammatico; ma es
mimico accompagnato di quando in quando dal canto. Chi non vi ravvisa
una
copia esatta di ciò che per introduzione ai loro
’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i primi passi verso
una
spezie d’imitazione drammatica; si osservano cong
’ anni vegeto e robusto. Ma non tanto come artista egli merita qui
una
menzione particolare, quanto come colui al quale
a mala pena credibili. Egli entrò, si può dir, nella vita vissuta con
una
lieta avventura, ch’egli così ci racconta : Il g
i così ci racconta : Il giorno della partenza per Napoli si presentò
una
vecchierella dicendoci piangendo che da 3 anni no
ava in Sicilia, comico, e pregandoci di ricercarlo e fargli pervenire
una
sua lettera. Mio padre le fece conoscere l’imposs
o nome : « Io sono Francesco Voller, comico, » mi rispose. « Ed io ho
una
lettera di sua madre da consegnarle ; » e glie la
rte dalle memorie inedite di Antonio Colomberti che di essa ci lasciò
una
particolareggiata descrizione, e in parte da quel
dal comico Cavicchi, bravo brighella da molti anni estinto, e figli :
una
bambina chiamata Adele che non giungeva all’età d
atterista, fratello della moglie di Gagliardi, che aveva per consorte
una
delle attrici di quella riunione ; e inoltre varj
unitamente al timoniere, ne fu conseguenza un urto fortissimo contro
una
delle due scogliere che spense tutti i lumi del v
er istinto di salvezza che per riflessione, nuotava, finchè afferrata
una
piccola riva fra gli scogli, cadde esanime sull’a
colorati, ma l’improvviso spengersi di questi fece subito sospettare
una
disgrazia…… Della compagnia comica e degli altri
olore, ero stato trovato svenuto. L’armatore Giuseppe Valery mi mandò
una
valigia di biancheria, dal sarto mi fece fare due
o che esiste ancora, e che io faccio conservare a mie spese. Fu fatta
una
sottoscrizione che mi fruttò una bella somma, e i
cio conservare a mie spese. Fu fatta una sottoscrizione che mi fruttò
una
bella somma, e il Maire con tutto il Consiglio, l
sato che all’isola della Maddalena era stato trovato il cadaverino di
una
bambina vestita di nero con guarnizione di ge ; l
upponendola mia figlia, l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi
una
lapide ; fu per me una triste consolazione ! Tutt
l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi una lapide ; fu per me
una
triste consolazione ! Tutti i miei cari riposavan
mo ai primi di marzo. Mi alzai prestissimo, corsi al porto, noleggiai
una
barca, e mi feci condurre sul luogo del disastro.
rcajuolo voleva opporsi, ma vedendomi risoluto, volle a forza legarmi
una
fune alla vita. Tuffatomi, abbrancai le due gambe
lle, le quali impedivano a quel povero corpo di venire a galla ! Meno
una
ferita alla fronte, il corpo era intatto e punto
il ballo Carlo il Guastatore. Si organizza per la sera di S. Giovanni
una
gran festa da ballo. Vi son cinque grandi lumiere
. Alle nove si comincia ad accendere ; un operaio urta colla canna in
una
candela accesa che va a cader sopra un festone di
ionata delle figlie – sono sue parole – attende tranquillo la fine di
una
vita tanto avventurosa.
si goffo e disgraziato, che non poterono far a meno di prorompere in
una
solenne risata. L’ Abriani disse alla Coris, che
nnamorato, e il giorno appresso fece capitare il sonetto che segue ad
una
brigata d’ amici, fra’ quali eravi l’ ignorante P
così tersi, che parver d’ un Toscan nato in Canaria. Di rime in prosa
una
mistura varia fece, e di piedi e numeri diversi,
resto di quello che farebbe per la posta, prego l’A. V. a favorirmi d’
una
lettera per Flaminio, ma scritta di bon inchiostr
e non la facci patire con le sue tardanze, e se à lasciato la moglie
una
volta a Roma per Franccia, tanto meglio può lassa
sto sarebbe di troppo nostro danno. Per la posta di Venetia ò inviato
una
lettera a V. A., nella quale l’haviso d’una altra
osta di Venetia ò inviato una lettera a V. A., nella quale l’haviso d’
una
altra impertinenza di Flaminio, pure qui gliel’ac
neanche fiatare, non che far domande inlecite, considerando che tira
una
parte e meza, perchè non merita neanche un quarto
anto bramo in questo particolare. Le giungerà per la posta di Venetia
una
mia lettera che sarà di quatro o cinque righe in
l troppo ardire e mi conceda quello che ò dimandato, accompagnato con
una
lettera di raccomandazione per me al S.mo Gran Du
Gran Duca, che le prometto di star un pezo ad infastidirlo. Le invio
una
canzonetta nova, mi saprà dire se le piace, mentr
e al suo arrivo. Sin ad hora abiamo dato fuori cento e sei Boletini a
una
doppia l’uno per un mese, che viene a essere un u
serà di suo gusto, almeno per la novità. Mi occorre suplicare V. A. d’
una
gratia, la quale è questa, nel viagiare, all’ ost
rachia per mostra, scusi per gratia dell’ardire, mi honori mandarmene
una
overo il modello, e con il riverirlo per parte de
ssioni intime e delicate, e svelando fatti, di cui potrebbe arrossire
una
donna maritata, se non una donna, artisticamente
svelando fatti, di cui potrebbe arrossire una donna maritata, se non
una
donna, artisticamente al meno, a capo della Compa
se non una donna, artisticamente al meno, a capo della Compagnia ? O
una
favorita del Duca ? O una che fosse l’una cosa e
camente al meno, a capo della Compagnia ? O una favorita del Duca ? O
una
che fosse l’una cosa e l’altra insieme ? E di dov
a capo della Compagnia ? O una favorita del Duca ? O una che fosse l’
una
cosa e l’altra insieme ? E di dove sarebbe sbucat
vventura il padre e la madre, nel cui nome, assieme alla Lessandrina (
una
sorella minore), l’Orsola saluta il Duca di Manto
Eularia sarebbe, nei comici conosciuti del xvi, xvii e xviii secolo,
una
rarità qual nome di battesimo, diverrebbe assai c
o dai letterati del Sette e dell’Ottocento, polemico nei confronti di
una
comunicazione letteraria che sacrificava l’eloque
uno dei fondamenti della cultura umanistica settecentesca, quello di
una
letteratura intesa come percorso conoscitivo, str
tivo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da
una
famiglia di ricchi mercanti, Algarotti fu educato
2. La fisica e l’ottica di Newton erano spiegate in tono discorsivo a
una
marchesa per convertirla dalla filosofia cartesia
lle verità scientifiche newtoniane. Nel 1739 Algarotti, al seguito di
una
spedizione inglese, si imbarcò per Pietroburgo, t
nimarca e Svezia: i Viaggi di Russia scritti in forma odeporica, sono
una
relazione geografica, politica e di costume dell’
è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce da
una
conoscenza diretta della messinscena operistica l
di un ideato e mai completato Forum Fridericianum, comprendente anche
una
biblioteca. Algarotti aveva soggiornato a lungo a
i modelli opposti dell’opera francese e dell’opera italiana, segnava
una
trasformazione radicale del gusto, in nome di una
a italiana, segnava una trasformazione radicale del gusto, in nome di
una
maggiore aderenza della poesia alla natura e all’
i Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione di
una
disciplina interna dello spettacolo che può esser
disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo da
una
regia complessiva che deve organizzarsi proprio a
questa prima redazione, a supporto della sua tesi, Algarotti compone
una
sintetica ricognizione sulla storia dell’opera a
sistema impresariale rispetto al teatro di corte. Algarotti riprende
una
delle argomentazioni ampiamente utilizzate da Met
sulla poetica di Aristotele Metastasio comincia a parlare proprio in
una
lettera ad Algarotti del 17479), dove il poeta ce
osettecentesco, si sottolinea la derivazione dalla tragedia classica;
una
volta liberato il campo dalla necessità di giusti
apparente convergenza teorica: il suo intento non è quello di trovare
una
collocazione alla poesia per musica nel sistema d
er superare ogni troppo artificiale contrapposizione, la necessità di
una
maggiore semplicità e naturalezza nell’orchestraz
il rapporto tra i balli e l’opera che deve essere regolato in base a
una
più stretta coerenza, gli scenari. Concludono il
importante proprio come mezzi per sedurre e rapire lo spettatore, in
una
ideale concordia tra tutte le parti del dramma. D
anche nel dettaglio della composizione musicale e arriva a sostenere
una
tesi, che è debitrice agli esiti della parigina q
precedente ampliata con esempi che approfondiscono le questioni e con
una
struttura più articolata nell’esposizione degli a
un’orchestrazione più controllata del discorso; ad esempio è espunta
una
critica agli impresari che nella prima redazione
linee guida alle quali anche il discorso musicale si deve attenere in
una
visione organica dello spettacolo operistico, il
zita decisamente da quella della prima redazione; proprio in virtù di
una
ricomposizione del discorso in termini meno milit
re la tradizione italiana pur nella consapevolezza della necessità di
una
riforma radicale dello spettacolo. Questa seconda
Questa seconda redazione del Saggio fu inviata a Metastasio, che ebbe
una
reazione emblematica, nel rilevare e commentare e
reo sorvola invece su tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche
una
presa di distanza di Algarotti dalle soluzioni de
ggiore, di cui lo defraudano. Ma questa lettera diverrebbe facilmente
una
cicalata, per poco ch’io secondassi la mia propen
che in questa fase del dibattito e ancora per alcuni decenni, cercano
una
mediazione tra il modello logocentrico metastasia
modello metastasiano25, ma di fatto già lo supera nella direzione di
una
maggiore coerenza nella definizione dei personagg
rezione di una maggiore coerenza nella definizione dei personaggi, di
una
più organica tessitura tra aria e recitativo, di
nenti del dramma per musica. L’interesse si è decisamente spostato da
una
considerazione del quadro complessivo della gerar
azioni provenienti dall’esterno e atto a rispondere alla richiesta di
una
poesia allo stesso tempo formativa e consona a in
he nel 1757 pubblica la terza redazione del Saggio. Ortes è legato da
una
profonda e duratura amicizia ad Algarotti, con il
scrittori si muovono su uno scacchiere europeo, al cui centro ancora
una
volta si collocano Venezia e Vienna. Le lettere c
ssioni lo scrittore rivaluta l’opera buffa come genere che permetteva
una
più armonica integrazione tra musica e azione e l
tra musica e azione e limitava il rischio presente nei drammi seri di
una
musica artificiale dissociata dalle parole. Il te
zo di temi storici per l’inverosimiglianza e la monotonia e incline a
una
maggiore concessione al favoloso. Altri due testi
anche a puntate nel «Journal étranger»30, e riconosce la necessità di
una
riforma dell’opera che agisca nel concreto, nelle
on è poesia non può essere musica, o almeno buona musica32» e auspica
una
formazione letteraria per compositori e cantanti,
i istituzionali dallo statista inglese. Nella dedica si intravede già
una
dichiarazione programmatica: facendo anche riferi
il ruolo che le lettere hanno nella gestione degli stati in linea con
una
prassi di collaborazione con i sovrani ampliament
nto anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un segnale di
una
diversa destinazione e orchestrazione dello scrit
o operistico è paragonata a «uno stato sconvolto35», che necessita di
una
guida che riconduca il teatro allo scopo di educa
ponenti devono essere armonicamente legate tra di loro e sottoposte a
una
guida, una regia, cui tutto deve essere ricondott
ono essere armonicamente legate tra di loro e sottoposte a una guida,
una
regia, cui tutto deve essere ricondotto; prospett
orto tra testo e musica, centrale nelle redazioni precedenti, diventa
una
delle problematiche del teatro per musica che dev
o, sicuramente più erudito ed elaborato nella costruzione sintattica;
una
certa enfasi retorica sottolinea la volontà dell’
anni si aggiorna costantemente, in tutta Europa. Algarotti interpreta
una
risposta italiana alla querelle des bouffons e no
italiane e spende quindi la sua esperienza cosmopolita al servizio di
una
causa volta a valorizzare non solo la tradizione
due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubblicata all’inizio di
una
raccolta che comprendeva i seguenti discorsi: Sop
ta in fac simile nel volume curato da Annalisa Bini e presentata come
una
versione più nota rispetto alla precedente verso
esto stesso. Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico,
una
bozza poco elaborata; ha una struttura più colloq
re infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha
una
struttura più colloquiale e si presenta effettiva
a; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come
una
serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al de
za le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e di
una
destinazione più circoscritta. La terza edizione
, pp. 204-221. 26. Riflessioni sopra i drammi per musica aggiuntavi
una
nuova azione drammatica, Venezia, Pasquali, 1757.
de l’opéra italien, Parigi, Duchesne et Lambert, 1756. 29. Cfr. per
una
sintesi delle diverse ipotesi A. Lanzola, Melodra
della loro nascita, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre
una
farsa piacevole atta a resistere agli urti del te
nto, el Montañès en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge
una
specie di Cimone del Boccaccio, il quale non per
verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa
una
piacevole pittura locale della vanità degli abita
a di nobilità in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da
una
commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatr
liene dà tutto l’agio. Il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna
una
commedia senza stravaganze fu l’autore di una buo
o pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore di
una
buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli
Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pellegrino
una
giudiziosa traduzione in versi coll’ assonante de
comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di
una
buona versificazione, della lingua pura, e della
el costume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre uscì anche
una
riforma del Parecido en la Corte, in cui l’ autor
tà, ma non ritenne le grazie dell’ originale, Nel 1770 uscì in Madrid
una
commedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi po
del passato secolo. E quando mai nel tempo del Calderone venne fuori
una
favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camac
te in Madrid quattro commedie, benchè non se ne sia rappresentata che
una
sola, le quali meritano di conoscersi. Due di ess
la dolcezza del verseggiare e la purezza del linguaggio. S’intitola l’
una
el Viejo y la Niña (il Vecchio e la Fanciulla) e
la Mogigata, che tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando di
una
donna che si fa credere chiamata a monacarsi. Un
el buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di
una
fanciulla di quindici a venti anni con un vecchio
a tua Facilità crudel! Dunque ha potuto. In breve ora un rispetto
una
violenza Astringerti a disciorre il più bel nod
pensa a me; forse ristoro Troverò al mio dolore, immaginando Che
una
lagrima almen, qualche sospiro Potrò costare al
ice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con
una
onesta libertà, la forma alla virtù, alla sinceri
scorso, dicendo, io volea mettermi tralle cappuccine per meritare con
una
austerità maggiore più gloriosa corona, ma bisogn
oncilia col padre. Questo scioglimento interessante è accompagnato da
una
felice esecuzione. Noi ne tradurremo soltanto uno
altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti Non con parole
una
pietà verace, Concedimi (e ben so che me ’l con
eta pieno di valore e di senno, le quali secondate potrebbero formare
una
fortunata rivoluzione nelle scene ispane, non si
intura di un giovane educato con moine e carezze senza verun freno da
una
madre debole e compiacente, e cresciuto senza vir
, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in
una
casa di giuoco, sono comici ed espressi con verit
fredde D. Flora, D. Alfonso, e D. Fausto. D. Taddeo trapalon che esce
una
sola volta nell’ultimo atto, è un ritratto degli
ell’atto III in casa di D. Cristofano dopo essere stata ravvisata per
una
ostessa Granatina, sembra poco verisimile, e con
Señorita Mal-criada impressa e non rappresentata, in cui si descrive
una
fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padr
cca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è
una
madre tale che corrompe il costume del figliuolo:
ra è una madre tale che corrompe il costume del figliuolo: vi si vede
una
D. Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama, ch
gni incontro, e D. Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre
una
morale avvelenata da un’ aria d’importanza e prec
e Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in
una
lunga e seria conferenza deliberativa col medesim
o in tasca di D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I: che in
una
favola che l’autore vuol far cominciare di buon m
diverse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni,
una
scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresi
olo carattere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e.
una
sala di conversazione composta di varj originali
ta del tramezzo, conchiudono perchè vogliono, non perchè debbono, con
una
tonadilla. Un gran numero di tali sainetti, e for
di V.S. trionfato nel Prologo del suo Teatro) ultimamente ha composta
una
Loa che si rappresenta nel teatro del Principe, d
egli aggiugne), y ni yo ni quantos asistieron à ella pudimos entender
una
palabra, tan alegorica, y metaphisica es la maldi
Firenze, e si diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con
una
Compagnia da lui accozzata alla meglio a Piombino
lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere,
una
grande missione da compiere : la trasformazione d
ionale ! brillante, o caratterista, o anche primo attore, appariva in
una
festa come un misero mortale in frac e cravatta b
trasformazione della maschera, in Alceste Corsini restava pur sempre
una
rara naturalezza di dizione e di gesto, e una spo
sini restava pur sempre una rara naturalezza di dizione e di gesto, e
una
spontaneità meravigliosa dell’ arguzia, due quali
illustri, fra cui Salvini, Rossi, la Ristori, Verdi, ecc. Affetto da
una
malattia di cuore che lenta lenta lo struggeva, s
plendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da
una
moltitudine grande di ammiratori e di amici.
francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad
una
porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
ggio sulla prima scena, il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra
una
traduzione pur francese in prosa. I Gesuiti di s.
ne il principal personaggio, uno l’interesse che in lui si rincentra,
una
l’azione che è la morte di Catone, la quale avvie
in essa mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti, cioè da
una
languida inutile congiura di due furbi che si esp
e, amori insipidi, bassezze ed espressioni comiche, degradano si bene
una
tragedia, ma non la rendono irregolare ed assurda
Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese, cioè con
una
poetica comparazione compresa nell’originale in s
con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi di
una
corrente imbrattata dal fango per le piogge, che
à accesa e scarmigliate trecce! e soggiugne, per terminar l’atto con
una
comparazione lirica di Plutone che rapiva Proserp
lei querele comprende di essere amato. Così procede quest’atto sino a
una
parte della scena quarta. Ma il rimanente contien
e scene ad oggetto di non lasciar voto il teatro, come avviene più di
una
volta nel Catone a. Rilevasi dall’esposte cose ch
e staccate che lasciano il teatro voto, gli amori freddi ed insipidi,
una
cospirazione inutile. Ebbe però torto l’enciclope
rto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di
una
vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la virt
a in Marzia la virtù di Catone. In prima è da avvertirsi esser questa
una
risposta particolare ad una censura generale fatt
ne. In prima è da avvertirsi esser questa una risposta particolare ad
una
censura generale fatta per gli amori subalterni,
e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi l’enciclopedista fece
una
risposta, in cui perdè di vista l’oggetto vero de
nte Che già miri spirar la santa fiamma. È nobile questa immagine di
una
Vestale, e ben collocata in bocca di un Romano. M
che parimente ama mentre la vita del padre stà in periglio, non reca
una
ragione che dovea internamente rimproverargli la
a ebbe pur torto il sign. Andres in affermare che Voltaire la stimava
una
tragedia scritta da capo a fondo con nobiltà e po
torrebbe esser questo giovane? Disgrazia grande non poter morire che
una
volta sola!» Questa scena si accolse con ammirazi
olgendosi a i circostanti che piangono, amici, dice, voi piangete per
una
perdita privata? Roma è quella che chiede il nos
, dobbiamo i Virgilii ed i Torquati. In francese compose m. Deschamps
una
tragedia di Catone più regolata nell’economia, ma
Bruto regolari e non imbrattate da freddi amori. Egli scrisse ancora
una
commedia applaudita il Robersal, ossia la Ripetiz
per più anni con applauso Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da
una
novella del romanzo di Gil Blàs, la quale in Fran
oncordemente applaudite. Denny nemico di Pope scrisse in buono stile
una
tragedia regolare intitolata Appio e Virginia, ar
i perde ben presto nel nulla. Errico Brooke diede alla scena inglese
una
tragedia di Gustavo Wasa, ossia il Liberatore del
a il Liberatore del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore di
una
tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in pr
della II parte del Bandelli, in cui racconta che un gentiluomo sposa
una
propria sorella, e figliuola a un tempo senza sap
ppartiene alla Gran-Brettagna, al secolo XVIII, e alla tragedia reale
una
traduzione di un dramma in lingua ersa pubblicata
è Comala, che n’è il personaggio principale. L’azione è fondata su di
una
tradizione conosciuta. Comala figliuola del re d’
iglia che le acque del fiume Carun corrano torbide e sanguinose, e fa
una
preghiera alla luna. Arriva Hidallan colla funest
alla tua nube regola l’arco di Comala, sì che il tuo nemico cada come
una
lepre nel deserto… Ma che vedo! Fingal viene acco
lliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’
una
di simili favole tragiche di persone private somm
gio e felice; addio. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con
una
cassetta piena di gioje d’inestimabil valore, ed
no essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli
una
commozione troppo viva col palesarsi in quel mome
sennata: Agn. Tutto muoja sopra la terra; perda il sole la sua luce;
una
notte eterna ingombri la specie umana, perchè la
sto dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di
una
tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma
presenta un personaggio nato con indole non prava che però sedotto da
una
donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo
cato. Questo argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed
una
passione eccessiva possono eccitare qualche pietà
pietà per un delinquente, là dove nell’altro nulla scema l’orrore di
una
atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo p
per un motivo vilissimo. Lillo compose ancora un altro dramma, in cui
una
bella e giovane donna maritata ad un uomo ch’ella
ugga il frutto morale del dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’
una
cosa coll’altra? La di lui tetra morale quanto te
, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Si ha di Congreve parimente
una
favola tragica sommamente applaudita, la Sposa in
tro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie pe’ rimorsi di
una
balia, e non lascia d’interessare mal grado di ta
di tal disviluppo mille volte ripetuto. Tutto il resto però può dirsi
una
filza di scene debolmente accozzate più che un’ a
aggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito in casa di
una
dama ad un colonnello che la pretende in moglie,
ssione lo produsse come l’aveva scritto da prima, e con questo lasciò
una
pruova dell’intelligenza del pubblico, e della pr
i cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di
una
giumenta rilevandovisi il ridicolo dell’eccessiva
commedia in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. È
una
favola ravviluppata, in cui non si trascura la di
ionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da
una
luce riflessa, in questa commedia tutti i persona
. Il suo merito principale consiste nella connessione delle scene, in
una
piacevolezza decente, e nell’eleganza dello stile
del teatro inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con
una
cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rend
e dopo avere esercitate varie professioni si unì al fine nel 1741 ad
una
compagnia comica, e per lo spazio di circa anni q
er tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di
una
compagnia subordinata, e poco accetta al pubblico
e dal ballo. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli che formano
una
specie di storia del teatro inglese, si lusingava
. Kelly prestar qualche omaggio al merito di questo attore, dedicogli
una
sua commedia la Falsa Delicatezza rappresentata n
dapertutto oggi s’ imitano sì poco? Nel 1781 si è impressa in Londra
una
commedia rappresensata in Drury-Lane the Disipati
ondra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più di
una
società culta. Il Cieco di Betnal-Green (litolo c
quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre, e poi rapire
una
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in a
ia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando
una
scattola dice che è una rarità, perchè è la più p
azie, più spirito che buon senso. Presentando una scattola dice che è
una
rarità, perchè è la più picciola che trovisi in I
nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica, ed
una
declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosciuta
nche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda di Addisson fu
una
mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita.
tolo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’opera musicale,
una
ne compose egli stesso, prendendo quasi per model
i hanno avuta ancora un’opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è
una
burletta musicale di caratteri comici ben combina
he fece a questo poema satirico, l’esaltarono come un capo d’opera. È
una
viva imitazione, e un ritratto naturale de’ più s
alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità, e di
una
satira ardita sopra tutti i ceti, non risparmiand
, ovvero se questi ladroni imitino la gente colta. Gay compose poi
una
continuazione dell’Opera del Mendico che intitolò
olò Polly. Il Lord Ciambellano non ne permise la rappresentazione; ma
una
numerosissima soscrizione per farsi imprimere lo
inili, In questa guisa la natura manifesta avversione e disprezzo per
una
mostruosità che l’ha oltraggiata per più secoli.
secolo prima in Francia il fiorentino Lulli. Oggi gl’Inglesi vantano
una
musica nazionale discendente dalla Tedesca, la qu
voli dell’Europa. Quello dell’Opera, Drury-Lane, e Coven-Garden hanno
una
immagine della scalinata antica nella platea, e d
iscritti undici scalini per la platea, nell’ultimo de’ quali si alza
una
loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e
alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
una
seconda colle sue scalinate, Sopra i lati della p
do ha pareggiati ch’io sappia, non che superati i teatri di Londra in
una
decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe
gli attori lasciarono in beneficio della società le loro porzioni. In
una
delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolser
ondi, e che dovrebbero approfittarsi dell’uno e degli altri per avere
una
marina armata ed un commercio! a. Nell’atto II
fine il perfezionar il gusto, corrono, allorché vengono coltivate in
una
nazione, delle fortune affatto diverse. Le prime,
ro maggior lume colle proprie scoperte, come molti possono ancora far
una
convenevole applicazione di questo. L’algebra dun
iargli un nuovo sistema in quella scienza non è diverso dal proporgli
una
nuova modificazion di falsità. [2] Nelle facoltà
ione di coloro che ricevono le impressioni, e dalle idee dominanti in
una
nazione o in un secolo; le relazioni loro sono co
gi del pubblico, perché non sarà trovato capace di poterle promuovere
una
sola pedata. Ed ecco il fondamento della massima
trova la poesia italiana. Una folla di poeti, i quali, per valermi d’
una
espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Itali
evolezza nel tutto, giaccia obbrobriosamente in uno stato peggiore di
una
prosa infelice e meschina, in uno stato dove né i
aludi del Parnaso, sono appunto i soli che ardiscano a metter mano in
una
spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata
moderno canto, e al gusto eccessivo per le decorazioni. Esaminiamo l’
una
e l’altra paratamente prima nell’opera seria, ind
ione, che 1a poesia ubbidiente allo stabilito sistema non è altro che
una
causa occasionale, un accessorio che dà motivo al
ate e accorciar i recitativi divenuti ormai fastidiosi e languidi, in
una
parola strozzar i componimenti per badar solo al
ol tenersi col frammenti della greca scultura de’ quali in mancanza d’
una
intiera statua s’ammira pure e si custodisce un b
a d’una intiera statua s’ammira pure e si custodisce un braccio solo,
una
gamba, od una testa. Ma il fatto è che quelli squ
a statua s’ammira pure e si custodisce un braccio solo, una gamba, od
una
testa. Ma il fatto è che quelli squarci staccati
elli poetici e musicali che mantengono nella più servile mediocrità l’
una
e l’altra. Quantunque la musica sembri avere per
er la musica. Lo sono gli accenti che formano il tuono fondamentale d’
una
passione o un sentimento, poiché se l’anima ha pe
e meno espressiva che non è la musica; cioè perché non trovasi in lei
una
moltitudine si grande di tuoni, i quali imitino f
o ha molto maggior influenza sullo spirito. Da ciò ne ricevono ancora
una
ulteriore conferma i principi stabiliti altrove15
tovata scarsezza di esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica
una
più che competente ricchezza, se la poesia meno s
delle vezzose dame, delle spiritose e amabili cantatrici? Egli sa per
una
lunga esperienza che ad ottener ciò non havvi mez
dietro da quasi un secolo degenera visibilmente la poesia musicale in
una
nazione dove si loda Apostolo Zeno e tanto s’ammi
a musica. Di quello per la regola generale che la poesia non può fare
una
convenevol figura nel melodramma, ove preponderi
ricerche analitiche fatte finora sull’opera seria potrebbero ricevere
una
illustrazione maggiore dalle pruove di fatto s’io
. Ma contento di leggiermente accennarle, e persuadendomi che sarebbe
una
pedanteria mista di malignità il considerare solt
na pedanteria mista di malignità il considerare soltanto il cattivo d’
una
nazione senza voler fissare gli occhi sul buono,
i pruovano quanto siano limitati i confini dell’umano ingegno, e come
una
spezie di talento suppone per lo più l’esclusione
co a proposito per la musica. Perdoniamogli codesti abortivi parti di
una
musa invecchiata in attenzione alle altre sue cos
ienza in fatto di poesia drammatica. «Mal venga (diceva il Frugoni in
una
lettera scritta a ragguardevole personaggio bolog
sica, guastare i costumi. Io non so più dove m’abbia il capo. Cammino
una
strada, che non è in Parnaso la mia. Incespo ad o
rovera a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda di ravvisare
una
di quelle donne sgraziate, alle quali l’avara nat
di Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara nell’atto secondo
una
festa di ballo tra i cortegiani per festeggiare l
certamente d’ingegno né di cognizioni, avrebbe dovuto riflettere che
una
composizione così uniforme e così tetrica come l’
meno che non istancasse la pazienza degli uditori italiani dotati da
una
sensibilità meno pofonda, e avezzi a un’armonia p
per accidente generar l’effetto in teatro qualora il compositore con
una
bella musica, il macchinista colle vaghe decorazi
, ciò che sarebbe uno stravagante quadro di Giordano posto accanto ad
una
pittura di Correggio. Se v’ha qualche carattere o
ono ricopiate dal romano originale; del suo non ha egli messo fuorché
una
serie di quadri dove si vede essersi il poeta abb
t que juste». L’illustre Metastasio non avrebbe certamente cominciata
una
tragedia colle nozze per finirla poi colla casa d
o venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello di formar un coro e
una
comparsa. E trovò egli benissimo la maniera d’ecc
far apparire l’inferno coi demoni, mettendo in bocca loro per giunta
una
moralità tanto ad essi appropriata quanto lo è a
o nella prima scena unicamente col fine di ammazzarsi senza profferir
una
parola: combattimento introdotto dal poeta per ca
erdita dell’illustre amico se la feconda fantasia che non s’appaga di
una
sola spezie di gloria, o le circostanze domestich
ervando la felicità con cui ha egli trasferita nella italiana favella
una
scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci fa viva
Marco Aurelio e Plutarco vorrebbero che gli uomini fossero simili ad
una
rocca, la quale immobile nella propria base spezz
ha l’Abate Colomes dipinto il suo protagonista; ma il teatro, che ha
una
statica tutta sua, gli vorrebbe somiglianti piutt
in mezzo ai tempestosi flutti, eccitando in chi lo guarda dalla riva
una
sensazione mista di timore per il pericolo del na
a, manca in lui l’illusione eziandio, figurandosi d’esser presente ad
una
mascherata invece di assistere ad un’azione vera
sica, non dovevano questi manifestarsi spingendo un giovin sovrano ad
una
risoluzione così violente e disumana come è quell
olente e disumana come è quella di abbrucciare fin colle proprie mani
una
popolatissima città che, deposte le armi, era pac
furore eccitato in lui dai prestigi d’un musico e dalle istigazioni d’
una
cortigiana. In secondo luogo perché nel caso anco
Gli argomenti tragici, e conseguentemente quelli che danno motivo ad
una
musica nobile e patetica, devono essere meno freq
grandi catastrofi sono più rare, e perché, sebbene la vita umana sia
una
serie di muovimenti or dolorosi or piacevoli, la
me gli è pur troppo scarsa degli estremi piaceri. Attalchè la crisi d’
una
passione violenta non è più durevole nell’uomo di
assione violenta non è più durevole nell’uomo di quello che lo sia in
una
stagione l’eccessivo rigore del freddo, o gli sco
uindi minore altresì esser deve la somma degli argomenti onde formare
una
tragedia musicale. L’opposto avviene nella commed
appresentano sono frequentissimi nella vita comune. Ecco non pertanto
una
dovizia maggiore per il poeta nelle persone e nel
o che pruovo nelle lacrime dolci e gentili che mi costrigne a versare
una
bella musica tragica, e benché per una non so qua
ili che mi costrigne a versare una bella musica tragica, e benché per
una
non so quale disposizione del mio temperamento mi
ici. Io toccherò i principali difetti dell’opera buffa riducendoli ad
una
spezie di teoria. «I bolognesi, (mi diceva egli)
i d’argento e delle gioie di gran valore, le quali si cavano fuori in
una
occasione straordinaria, mentre il restante dell’
l’opera e nel caso che voi non vi troviate i vostri convenevoli, ci è
una
folla di poeti in Bologna che me le venderono a b
gna che me le venderono a buonissimo mercato. E vedete, se si compone
una
canzone per cinque paoli, non basterà un paio di
aio di scudi per un libretto, il quale alla fin fine val meno assai d’
una
canzonetta passabile? «Io vi credo abbastanza ist
cesse piangere e ridere allo stesso tempo, che il giocoso entrasse in
una
lega che mai non ha avuta col patetico, che ad un
non ha avuta col patetico, che ad un’aria appassionata tenesse dietro
una
di trambusto, e che aprisse campo di mostrar la s
razioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio di far vedere
una
bellissima dipintura d’una prigione e d’un bosco
o al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’
una
prigione e d’un bosco che si trovano nello scenar
e anco dalla grammatica, insegnandomi l’esperienza che si può senza l’
una
e senza l’altra riscuoter sul teatro un durevole
ebolezze di temperamento non i vizi di riflessione, i difetti nati da
una
stranezza di pensare innocente non i delitti odio
r comparir sulle scene un martuffo con un visaccio da luna piena, con
una
boccaccia non differente da quella de’ leoni che
rattino, ora un Francese incipriato e donnaiuolo che abbia nelle vene
una
buona dose d’argento vivo, ora un goffo tedesco c
le romorose, o che chiudono qualche comparazione. E siccome incontrò
una
volta assai bene cantando il “Vo solcando un mar
rà a dovere. Sarà poi mio pensiero far che il maestro vi adatti sopra
una
musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di
sa, e affinchè spicchi di vantaggio la di lui abilità, faremo nascere
una
tenzone musicale fra la voce del cantante e un qu
la voce del cantante e un qualche strumento con botte, e risposte da
una
parte e dall’altra, che sarà proprio una delizia.
nto con botte, e risposte da una parte e dall’altra, che sarà proprio
una
delizia. «Vi metterete un solo duetto, il quale,
llegrezza. Egli è vero che codesti finali rassomigliano per lo più ad
una
sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben esegui
i. Si lodano eon sonetti un villano, un principe, un poeta, un frate,
una
dama, e un sarto. Tali sonetti eternamente ripetu
lo che sono coloro che gli fanno o che gli ricevono, e si riducono ad
una
moda, come è una moda, un saluto, una riverenza.»
o che gli fanno o che gli ricevono, e si riducono ad una moda, come è
una
moda, un saluto, una riverenza.» Che avrebbe poi
gli ricevono, e si riducono ad una moda, come è una moda, un saluto,
una
riverenza.» Che avrebbe poi detto s’avesse saputo
istotile nel capo decimo della Poetica: «Non è lo stesso il nascere l’
una
da un’altra, o l’una dopo l’altra cosa», precetto
imo della Poetica: «Non è lo stesso il nascere l’una da un’altra, o l’
una
dopo l’altra cosa», precetto egualmente applicabi
’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è
una
delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il va
allontana dalla forma de’ nostri teatri. Coràl propriamente significa
una
corte rustica dietro di una casa, e talvolta comu
stri teatri. Coràl propriamente significa una corte rustica dietro di
una
casa, e talvolta comune a più casucce abitate da
superiori, e della platea, e dello scenario inferiore che ne occupava
una
porzione, e ritennero il nome di corales. Madrid
gio di Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in
una
delle commedie di Francesco Roxas scrittore comic
Si sa solo che quello della Cruz più difettoso dell’altro, e posto in
una
strada meno ampia, fu il primo a costruirsi. Entr
ee che pajono rette, perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da
una
buona parte de’ palchetti vi si gode poco comodam
gode poco comodamente la rappresentazione. La scena di entrambi è di
una
grandezza proporzionata agli spettacoli ai quali
azioni rappresentate; ed alla chitarra sparita dalla scena succedette
una
competente orchestra di musici sonatori collocata
iore havvi un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in
una
fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed
i. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da
una
tonada di personaggi polacchi rappresentata con a
a questa scenica rivalità, formando delle due compagnie un sol corpo,
una
sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine di
solo. Rimase in fine di cotali partiti di Chorizos e Polaccos appena
una
fredda serena parzialità, che ad altro non serviv
ro questa mia breve evidente narrazione de i teatri di Madrid diresse
una
tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed
detto il contrario. Avendo io scritto che di essi rimane oggi appena
una
fredda e serena parzialità , non ne ho anzi espre
E qual risalto non avrebbe ciò dato al mio racconto? III Saben «che è
una
crasitud affermare che questi partiti si distingu
insolenza io avessi preteso indicare qualche conflitto sanguinoso, o
una
giornata campale simile a quella de’ Mori e degli
rilità non diede il sig. Vicente nel suo famoso prologo! Pareva a lui
una
bagattella decidere delle rappresentazioni de’ du
ti». E qual ragione adduce di ciò? Questa; che il regolamento di fare
una
cassa sola seguì due anni dopo. Molto bene! egli
cambievoli e la prepotenza vicendevole che alimentava la discordia in
una
capitale della monarchia ed influiva nella formaz
tre che allora si unirono gl’interessi delle due compagnie, e si fece
una
cassa sola; ma sostiene però che per questo non d
dimostra appunto ciò che Huerta negava, cioè che ciascun partito avea
una
predilezione decisa pel proprio teatro; ed il Gov
rvito dieci anni continui il pubblico di Madrid. Ora avere un monte e
una
cassa sola e cambiare annualmente a vicenda il lu
ero chambergo altro non dinota che un cappello slacciato che involava
una
parte del volto e proteggeva in certo modo la bal
e. Sicchè l’essere stato il cappello della Guardia slacciato non dava
una
nuova origine al cappello usato in Ispagna prima
e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed
una
cassa. Compiè l’opera l’Aranda con isbandire da e
; con far succedere alla comparsa ridevole della chitarra sulla scena
una
buona orchestra; con decretare che all’alzarsi de
solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo come aveano
una
cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle salci
ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a
una
Collezione di commedie spagnuole di figuron, di c
ie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse questa
una
scelta ragionata delle migliori, siccome ognuno a
a delle migliori, siccome ognuno attendeva dopo tanti anni? Non è che
una
semplice reimpressione di trentacinque favole buo
iti? Certo è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione
una
scelta di componimenti teatrali ragionata, campo
ADDIZIONE I* Sullo stile del Caraccio. Chi non voglia arrogarsi
una
magistrale autorità che infastidisce in vece di p
l fin di quelle doti, Che maggiori in te splendono e più belle In
una
pari età, se stessa inganni E in te credendo av
Caraccio, se un regnicolo pochi anni fa non avesse voluto asserire in
una
prefazione che lo stile di lui si risente dell’in
ro (dirà il lettore)? Null’altro. Ma è questo forse un pensier falso?
una
metafora stravagante? una pazza iperbole? un’ ant
’altro. Ma è questo forse un pensier falso? una metafora stravagante?
una
pazza iperbole? un’ antitesi puerile? Niente di c
del Virues. La gran Semiramis a buona ragione non dee reputarsi
una
tragedia divisa in tre atti o giornate, ma una ra
ione non dee reputarsi una tragedia divisa in tre atti o giornate, ma
una
rappresentazione de’ fatti di questa regina in tr
tal che lepidamente un erudito Spagnuolo soleva dire, che in vece di
una
tragica azione sembrava rappresentazione di una p
dire, che in vece di una tragica azione sembrava rappresentazione di
una
peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezze, puer
vince in atrocità. Vi muojono intorno a cinquantasei persone oltre di
una
galera bruciata con tutta la gente che vi è imbar
à ridicolo ed impetuoso come un pazzo. La infeliz Marcela non è solo
una
specie di novella, come diceva il medesimo Montia
i. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta
una
spada, una corona ed un anello. Didone presso a c
iadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada,
una
corona ed un anello. Didone presso a conchiudere
ta regina trafitta dalla spada di Jarba, che ha la corona a’ piedi ed
una
lettera in mano. Jarba (che sembra venuto unicame
te. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come
una
divinità, e la tragedia finisce. Tutti i cinque a
intendere di poesia, volle parlar della drammatica, stimò questa Dido
una
tragedia perfetta. Compete questa osservazione ad
imò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questa osservazione ad
una
favola, di cui tre atti almeno sono inutili, e do
tato di un cuor nobile, compassionevole e religioso. Si dirà perfetta
una
tragedia, in cui Seleuco, Carchedonio, Pirro e Is
. Nacque a Vicenza nel 1717 circa ; e dopo di essere stato soldato in
una
compagnia di dragoni, si diede al teatro, sostene
sò in Venezia Lucia Rosalia, figlia di Vincenzo Cinigoto, da cui ebbe
una
figlia, battezzata a Santa-Marina. Volata la fama
uccedendo a Carlo Antonio Veronese, sotto la maschera di Pantalone in
una
commedia di Sticotti figlio e Moramberg, intitola
a viso scoperto brillava ancora di più. Aveva rappresentata in Italia
una
delle mie commedie intitolata i due gemelli venez
veneziani, l’uno de’quali era balordo, e l’altro spiritoso : vi diede
una
nuova forma a questo soggetto, ed aggiunse un ter
on più larghezza il Bartoli : Il Collalto rappresentava fra l’ altre
una
Commedia di sua particolare fatica, che aveva per
cambiar la perrucca, avendola, a norma del personaggio che esprimeva,
una
nera, una bigia (e queste rotonde), e l’altra all
perrucca, avendola, a norma del personaggio che esprimeva, una nera,
una
bigia (e queste rotonde), e l’altra alla francese
cata. Con questo piccolissimo, ma notabile cangiamento, unito però ad
una
total mutazione della voce e del portamento, cran
d i doni della natura erano stati in lui profusi. Una bella presenza,
una
buona voce, ed uno spirito inimitabile contribuiv
ggeva l’espressione del dolore, della collera, della gioia a traverso
una
orribile maschera nella quale il suo ingegno supe
icata a Napoli il 1692, ebbe l’onore di due ristampe, ch'io sappia, l’
una
del Gravier nel 1770, l’altra del Lombardi nel 18
mpata il 1725. Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data di Venezia
una
commedia tradotta dallo spagnuolo da altro comico
rrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da
una
lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamandolo p
di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente al Duca di
una
aggressione a mano armata per opera di certo Fili
ndo invece al servizio del Duca di Modena. Del 15 agosto 1677 abbiamo
una
lettera del Dottore Gio. Antonio Lolli, nella qua
inco di santo. Egli mandava a richiedere col mezzo d’un cavaliere e d’
una
lettera le sue cinque casse già pervenute a Veron
li se la ritenne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi da
una
lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca
’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse
una
di Finocchio, data in errore, e che non gli era p
ol pover' uomo, il quale per non commessi delitti fece rinchiudere in
una
prigione, riuscendo vane per liberarnelo le inter
ne Coll.mo Il mio fiero destino mi riduce agl’estremi, mentre doppo
una
si lunga serie di disgrazie, e miserie, più fiero
olti mesi del suo salario ; se n’ è d’improuiso fuggito in Messina in
una
Naue Inglese, portandosi uia tutto il buon della
are all’altre cotidiane mie necessità ; onde non mi auanza altro, che
una
misera, e mal condotta uita, essendo per tanti gu
nse dopo ventidue giorni a Napoli, d’onde scrisse al Duca mandandogli
una
descrizione in versi del suo viaggio, non rinvenu
ei quali Florindo ebbe sempre a lodarsi. L' '83 egli chiedeva al Duca
una
lettera di raccomandazione diretta al Vicerè di N
ongratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di
una
cartella miniata superbamente da grande artista d
Ma s’oggi di mirare il Mondo è uago L'Opre d’Augusto, e le Virtudi in
una
: Di Francesco à mirar uenga l’Immago. Nuoua te
del '49 a tutto il carnovale del '51, così ce lo descrive : ….. era
una
buona pasta d’uomo, giovialone, spensierato, ma o
ivacità al figlio Claudio, che molto rammenta il padre suo. Possedeva
una
viscomica naturale, una facilità di memoria, una
o, che molto rammenta il padre suo. Possedeva una viscomica naturale,
una
facilità di memoria, una scioltezza di lingua, un
padre suo. Possedeva una viscomica naturale, una facilità di memoria,
una
scioltezza di lingua, una castigatezza di gesti e
iscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di lingua,
una
castigatezza di gesti e di modi, che lo rendevano
ndavano per il loro verso ; se poi malandavano un pochino, allora era
una
quartana, una quintana, e della settimana non res
loro verso ; se poi malandavano un pochino, allora era una quartana,
una
quintana, e della settimana non restava che la do
ra lei, la Marini. La sala metteva paura. Il pubblico aveva avuto per
una
settimana i grandi della Compagnia, Salvini, la C
a mai sentito ripetere il nome. Quand’ecco arriva sulla scena lei con
una
scatola in mano, vestita proprio come una sartina
arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come
una
sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire
i della sua bella voce ! La passione regna dentro poderosa, assoluta,
una
di quelle passioni che decidono il destino di tut
sa, assoluta, una di quelle passioni che decidono il destino di tutta
una
vita, ma pare che dorma e sogni tranquilla carezz
uella bonaccia profonda indovinerebbe la tempesta del quarto atto ? È
una
trasfigurazione compiuta. Il portamento, il gesto
teatro, per veder la riuscita di un nuovo lavoro, sul quale si ha già
una
preventiva poca fede ; ma ci si accorreva entusia
na preventiva poca fede ; ma ci si accorreva entusiasti a giudicar di
una
interpretazione, suscitante poi ne' confronti le
bisogno di correr dietro alle solleticanti e stimolanti sudicierie di
una
pochade per attirare e guadagnarsi il pubblico ;
e e guadagnarsi il pubblico ; ma bastava lei, lei sola, circondata da
una
modesta schiera di compagni, i quali potevan chia
ire !… Perchè, Virginia Marini, al fianco di Tommaso Salvini, diventò
una
di quelle artiste, rimasta unica poi, che solleva
, che sollevava, come il suo grande compagno e maestro, le platee con
una
semplice inflessione di voce ; era quella una for
maestro, le platee con una semplice inflessione di voce ; era quella
una
forza sua. I versi, nella sua bocca, si andavano
non sincere talvolta, forse non sempre d’intonazione perfetta, ma di
una
maravigliosa efficacia sul pubblico, che rimaneva
ava la gente, perchè non si sentiva la voglia di recitare : talora da
una
parola all’altra metteva una pausa eterna, tanto
entiva la voglia di recitare : talora da una parola all’altra metteva
una
pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio ne
ena interrotta. Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli,
una
volta, proferito il primo essere…. si fermò…. Dop
a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni,
una
delle più avvenenti attrici del nostro teatro di
renze, avanti al ’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto in
una
di coteste sere di lucido intervallo, che fu ista
eplicato senza incidenti, in mezzo alle urla frenetiche, spontanee di
una
folla elettrizzata, accatastata ne’ palchi, nel l
in platea. Un po’alla volta le stramberie cessarono e dieder luogo a
una
specie di mania solitaria…. Il Capelli vive oggid
empo creatura del palcoscenico ; e tanto lo prese amor dell’arte, che
una
bella notte, di nascosto della madre e del fratel
dre e del fratello maggiore, fuggì di casa per andare ad aggregarsi a
una
compagnia, che recitava a Dronero in una sala del
a per andare ad aggregarsi a una compagnia, che recitava a Dronero in
una
sala dell’ospedale ; e colla quale frequentò per
tarj, nè amministratori, faceva quattro recite al giorno. S'unì poi a
una
Eccentricità Fenomenale per desiderio di veder l’
ima della sua buona fede, e dovette recarsi in Grecia, dov'egli aveva
una
figlia maritata, e dove sperò inutilmente scovare
, presi fuor di misura, oltrepassavano il confine. Se mi fosse lecita
una
comparazione, direi che Ernesto Rossi, romantico
. Anima ribelle se ce ne fu mai, aveva la ribellione acquistata in
una
sicurezza piena e recisa di sè. Amava svisceratam
ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a
una
recita dell’Oreste di V. Alfieri data da G. Moden
ena tanto s’infiammò, che risolse di abbracciar l’arte del comico. In
una
assenza del padre da Livorno, potè sostituir senz
nno e della mamma, partì da Livorno per andare a raggiungere a Foiano
una
compagnietta delle infime, alle cui recite si sol
cendosi notare subito per la dizione garbata e spontanea, non che per
una
papera colossale. Il settembre di quell’anno s’un
pagnia nel Teatro Sant’Agostino di Genova G. Modena, che fu pel Rossi
una
grande rivelazione d’arte. Passò a mezzo il '48 c
i obbligheresti con forza armata a venire a Torino, e là incominciare
una
guerra, una guerra implacabile !… Ma pare che
sti con forza armata a venire a Torino, e là incominciare una guerra,
una
guerra implacabile !… Ma pare che il Righetti
Ma pare che il Righetti gli scrivesse al proposito di tali minaccie
una
lettera di buon inchiostro, perchè Rossi, il 12 o
to. Ma il Righetti non se ne contenta troppo, e torna all’assalto con
una
fiera lettera, che suggerisce al Rossi uno squarc
fogarmi quanto desidera lo sdegno. Addio, che il Cielo non ti dia mai
una
giornata simile a questa che mi fai passare. Anco
on ti dia mai una giornata simile a questa che mi fai passare. Ancora
una
cosa io voleva dirti : Se credi che la mia abilit
, assoluto e solo, con cento lire di aumento pel primo anno, e 1400 e
una
mezza serata per ciascheduno degli altri due, più
rata per ciascheduno degli altri due, più un regalo di lire mille per
una
sol volta. Ammalatosi il Pieri nel '53, egli dove
zana ; poi formò società con Giuseppe Trivelli, nella quale percepiva
una
paga annua fissa, e la metà degli utili. Le donne
se il buon genio della cassetta non gli avesse suggerito di comporre
una
specie di satira in tre atti con musica — Colpe e
rofitto della Società di Previdenza degli artisti drammatici, fu data
una
grande rappresentazione, in cui preser parte la R
nel corso della sua vita artistica non è possibile : basti, ad averne
una
pallida idea, guardare al museo magnifico dei reg
perchè potessi farmi un’idea chiara della grandezza passata : certo l’
una
volta e l’altra ebbi nell’animo impressione profo
Invece egli la profondità dell’analisi a tavolino, teorica, sposò con
una
siffatta grandezza pratica di commediante, da riu
l Giulio Cesare, pur di Shakspeare, da lui novamente tradotto, in cui
una
sera fu Antonio, un’altra Bruto, sia nella Mandra
d’ingegno acre, vivo, perspicace ed atto ad ogni impresa, possedendo
una
lingua figlia generosa di bella madre, ricca, esp
tri italiani, Con ciò egli non solo venne a mostrare il meccanismo di
una
versificazione straniera, come taluno si diede bu
rchè i primi traduttori spagnuoli delle antiche favole non ne diedero
una
idea capace d’invitare all’imitazione. Forse la n
troduzione di battaglie, assedii, duelli, dovette allettare assai più
una
bellicosa nazione; e quindi determinare Lope de V
ra non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di
una
spezie di romance, in cui narransi avventure di M
risse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e
una
favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tut
ano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna
una
Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbell
gia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con
una
Lucrezia maritata che traffica vergognosamente pe
oria è appena incominciata, e mostra che altro non rebbe divenuta che
una
copia delle pastorali italiane; perchè il prologo
isabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in
una
propria casa di campagna, dove trovasi a diporto
Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta di
una
mascheretta grata al suo liberatore gli dà una ba
a, la quale coperta di una mascheretta grata al suo liberatore gli dà
una
banda, che a que’ tempi si reputava un favore e u
liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e
una
prova d’inclinazione della dama verso del cavalie
izzar del pesce. Il conte vuol riferire che entrò nel giardino, trovò
una
dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un
di pistola, e che la difese dalle spade degli assalitori, e ne ricevè
una
banda. In ciò si spendono ben 125 versi, ne’ qual
e ricevè una banda. In ciò si spendono ben 125 versi, ne’ quali entra
una
scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di
uali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve,
una
folta chioma arruffata di un boschetto pettinata
della mal riuscita impresa ne parla coll’amante con tutto l’impeto di
una
cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amor
e la risposta. In fine a lei si volge, e si determina ad invitare con
una
breve lettera i congiurati a Londra, mostrandosi
menti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di
una
fortuna brillante colla condizione di suddito. Gi
onte combattuto dall’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di
una
regina dotata di bellezza. Ma questo punto dell’a
petto; entrambi fanno pompa di acutezze, là dove era da disvilupparsi
una
tenerezza contrastata. Il conte recita anche un s
(Oh grandezza tu sforzi il labbro a parlar contro del cuore!) Parte l’
una
colerica e gelosa, l’altro abbattuto e stordito.
dal suo racconto ha bevuto tanto veleno, trasportata le favella come
una
Regina gelosa che senza confessarlo ne ispira tut
ina tralle cure del regno e dell’amore si addormenta. Bianca esce con
una
pistola alla mano che porta il nome del conte. Qu
conte di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo le scrive
una
lettera, incaricando al servo di consegnarla poic
lice che portò nella prima scena. La riconosce il conte; ma ella come
una
dama privata gli presenta la chiave della prigion
eva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in
una
volta tutti i ribelli. La lettera termina con un
n numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di
una
sola commedia, dividendosene gli atti; ond’ è che
tri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. L’argomento è
una
commediante rinomata che si converte, si disgusta
gusta dalla propria professione e della vita passata nel più bello di
una
rappresentazione in Valenza, va a servir Dio e fa
i una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio e far penitenza in
una
solitudine, e muore santamente. Nell’atto del Gue
tro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce ad affiggere il cartello di
una
nuova commedia un servo della compagnia detta di
ca Cigarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da
una
macchia o nido di cicale Da lui piantato, è un ca
pari d’un ben grasso erede. Con grazia tal ragiona, Che ad ogni motto
una
novella appicca, Che sempre è lunga, e non è giam
ga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra di
una
mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le scri
sarà tempo poi per gli altri. Mio cugino viene a prendervi;mettetevi
una
mascheretta, e non gli parlate;perchè finchè io v
o riceve da un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene
una
carta di quitanza così dettata. Ho ricevuto da d
a carta di quitanza così dettata. Ho ricevuto da don Antonio Salazar
una
donna che ha da essere mia moglie, con suoi contr
pochissime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’
una
del Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in
ore Ferdinando, rendono mostruosa questa favola che prende il nome da
una
Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’han
nza saper parlare, che si va disviluppando a poco a poco per mezzo di
una
tenera simpatia che le ispira la veduta di un gio
e. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre
una
tradizione degli amori infelici di due amanti vir
to rendendola ancor più grottesca. Il Moliere la rettificò, facendone
una
dipintura di un discolo, la spogliò della varietà
fonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di
una
Ebrea toledana chiamata nelle cronache nazionali
lche pensiero vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, da
una
tempesta di metafore spropositate. Tale parmi nel
e Rachele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche
una
favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcun
toventi commedie oltre al gran numero di prologhi o loas, delle quali
una
gran parte sino a nostri dì continua a rappresent
nte in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe
una
immaginazione prodigiosamente feconda: non cedeva
acilità ed eleganza: seppe chiamar I’ attenzione degli spettatori con
una
serie di evenimenti inaspettati che producono con
onio, san Paolo, Adamo, s. Agostino, Geremia. L’Appetito, il Peccato,
una
Rosa, un Cedro, il Mondo, si trovano personificat
Servette e Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di
una
nave a redimere il mondo, dice del mare, … por m
nti su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulle scene
una
Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima ele
cenza di vedersi sulle scene una Laide rappresentar da Maria Vergine,
una
mima elevar la sfera sacramentale, e cantare il T
l teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di
una
predizione di un astrologo che ella perirebbe pre
gni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È
una
ipotesi troppo inverisimile e ridevole per accred
le per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di
una
parte della Palestina nel tempo che contendevano
anna, e gli vien dato ad intendere esser quella dipintura immagine di
una
bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spettator
rcossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto ad
una
torre per aspettar la sentenza della sua morte. L
sa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in
una
lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolo
dina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di
una
damigella questa lettera passa nelle mani della s
l’amore e l’indignazione; nè a questo punto patetico altro manca che
una
esecuzione più naturale ed espressioni spogliate
arsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
una
contesa tutta comica ed indecente contraria alla
riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di
una
verità, cioè che le passioni sfrenate e la pazza
d’insegnare che esse provengono dall’influsso degli astri. Era questa
una
bella moralità da insinuarsi dalle scene? Si comb
dalle scene? Si combattono in tal guisa gli errori volgari? È questa
una
dottrina concorde colla libertà umana e colla rel
ianna e della gelosia di Erode riferita da Giuseppe Ebreo, e ne formò
una
tragedia regolare recitata con tale applauso in c
ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia
una
vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccom
da’ Mori, ma vien liberata da alcuni soldati cristiani, e condotta in
una
casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. S
o abbandonarla. Piagne la meschina, domanda la morte; ma l’inumano fa
una
risoluzione più barbara, e invitando i Mori a cal
ele di Dorotea, malgrado de’ freddi concetti che le deturpano. Nedarò
una
mia traduzione, e ne’ passi dove i tratti patetic
roce misfatto è lo stesso che commise un mostro Inglese in persona di
una
Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore
un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario di
una
principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
l segretario di una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
una
dama della corte di lei, e la principessa ne sa l
comunicarsi anche in pubblico quanto passa, hanno stabilito tra loro
una
cifra, che rende inutili tutte le diligenze e gli
cifra. Senza mettersi per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e
una
Corilla, cioè verseggiatori estemporanei, è impos
ole che prescrive la verisimiglianza, ma per desiderio di riuscire in
una
impresa allora forse riputata difficilissima. Di
el Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore tutto pieno di
una
sognata nobiltà, di cui pretende tirar l’origine
pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di
una
volta ne rise. In questa favola motteggia sull’us
i seppe tessere un’azione regolare passata in un giardino nel giro di
una
notte. Anche in essa riprese i compatriotti che a
scluso da i di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre
una
favola dentro le regole senza dipendere dall’uso
rità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di
una
dama bizzarra che vuol parere superiore all’amore
opia francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di
una
scena della II giornata, in cui Carlo cade a pale
e disprezzata, rassomiglia un suoco fiaccamente dipinto alla vista di
una
fornace ardente. Anche l’altro valoroso comico fr
iacevoli della commedia di Moreto la Occasion hace el ladron. In essa
una
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un ca
ecido en la corte, e con No puede ser guardar la muger. Il Parecido è
una
commedia di rassomiglianza che ha varie scene pia
di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli, e dove il buffone ha
una
parte competente. L’altra è stata adottata dagl’i
nde con bizzarria; ma don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con
una
persona tanto, al suo credere, a lui inferiore pe
sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo, ma mostrando di leggere
una
lettera, nè badando a don Tello che gli s’inginoc
i don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè egli più di
una
volta ha mostrato disprezzo del valor personale d
l re Don Pietro il crudele, il quale andando alla caccia obbligato da
una
improvvisa tempesta si raccoglie in casa del lavr
di novella drammatica. Vi si vede un re d’Inghilterra che smarrito in
una
foresta si ricovera solo in casa del mugnajo, dov
propositi de’ campagnuoli e l’infedeltà usata da un suo cortigiano ad
una
contadinaa Verisimilmente l’autore ne tolse l’arg
sarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che questa era
una
debole copia delle mentovate commedie spagnuole.
si tradusse in prosa intitolandola Proteggere l’inimico che ha più di
una
situazione interessante, locuzione propria, nè l’
azia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di
una
fiata ho veduta rappresentare questa commedia (pe
itirata dal teatro quando io nella fine del 1783 lasciai le Spagne. L’
una
e l’altra con pari applauso, benchè per different
bel misto di grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad
una
giovinetta di sommo talento e vivacità ma disdegn
uel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di
una
grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapprese
costumi e le leggerezze giovanili. È posta in vista la galanteria di
una
dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi, aven
dimorare in Zamora gli risparmii l’onore di più chiamarlo. Ode che in
una
casa si stà cantando? Per goder da vicino di quel
oni, è colorita con tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio di
una
finta ricchezza di una vedova indiana che in effe
tti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza di
una
vedova indiana che in effetto è una povera donna
rimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è
una
povera donna di Salamanca. Anche questa favola pa
gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima favola
una
lezione scenica a’ principi col medesimo intento
ese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da
una
perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza, e d
re a’ sovrani tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire
una
falsità opposta. Un vassallo ardito che crede ave
ra discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di
una
legione di comentatori, come pensò in Napoli Carl
e principii applicabili ad ogni evento? E come maneggiarsi bene senza
una
norma, senza bussola, senza aver coltivata la rag
a di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è
una
mescolanza di affari pubblici di affetti privati,
do, sfida l’amante. Egli trovasi nell’angustia o di combattere contro
una
donna amata nella pubblica piazza, o di rimaner d
alla nazione numero sì grande di talenti abbandonati al trasporto di
una
immaginazione calda e disordinata, ed innamorati
ico non bene avvertito da Saverio Bettinelli, che volle scherzare con
una
asserzione non vera, cioè che essi nè anche sape
o. La prima sulla regina Semiramide non può a buona ragione reputarsi
una
tragedia divisa in tre giornate, o dicansi atti,
tarsi una tragedia divisa in tre giornate, o dicansi atti, ma sì bene
una
rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole
sonaggi, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri in
una
volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, c
in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, che in vece di
una
tragica azione gli sembrava una rappresentazione
un erudito spagnuolo, che in vece di una tragica azione gli sembrava
una
rappresentazione di una peste. Tutto in essa è sc
he in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione di
una
peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezza, puer
in atrocità. Muojono in essa intorno a cinquantasei persone, oltre di
una
galera bruciata con tutto l’equipaggio e i passeg
etuoso come un pazzo. La terza tragedia la Infeliz Marcela non è solo
una
specie di novella, come diceva il medesimo Montia
i. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta
una
spada, una corona ed un anello. Didone presso a c
iadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada,
una
corona ed un anello. Didone presso a conchiudere
esta regina trafitta dalla spada di Jarba ed ha la corona a’ piedi ed
una
lettera in mano. Jarba (che sembra venuto in isce
te. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come
una
divinità, e finisce la tragedia. Tutti i cinque a
elligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido
una
tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad
timò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad
una
favola di cui tre atti almeno sono inutili, e nel
ezza, dotato di un cuor compassionevole e religioso. Si dirà perfetta
una
tragedia, in cui Seleuco, Carchedonio, Pirro e Is
ni frequentato, ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritta
una
tragedia sì cattiva, seguendo il sistema erroneo
e inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare
una
collezione di favole sceniche spagnuole scelta e
uolo qual mi vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di
una
nazione, di cui non meno nel Discorso sopra le sv
Benamexi. a. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso
una
specie di delirio, facendo che Dorotea in quello
elirio, facendo che Dorotea in quello stato dubiti se il Cagnerì sia
una
nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei l
. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi di
una
riforma nelle patrie scene, avendogli citato nel
illas. a. L’abbate Lampillas travedendo o volendo far travedere citò
una
sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e d
cava meravigliosamente delle scene insieme col Pulcinella. Aveva egli
una
veemente passione pe’maccheroni : e però Florindo
el soprannome : « Come sei qui venuto ? – Per mare. – Con chi ? – Con
una
Compagnia di Comici. – Di Comici ! – Son genti on
eneral del viaggio, ch’era Cuoco e Cantiniere nel tempo stesso, suonò
una
piccola campanella, ch’ era il segnale della mere
ola campanella, ch’ era il segnale della merenda. Tutti si unirono in
una
specie di sala in mezzo alla barca, fatta e dispo
arca, fatta e disposta sopra casse, baulli, e balle. Colà eravi sopra
una
tavola ovale caffè, thè, latte, fette abbrustolat
vene, andò in furore. Si fecero le più grandi fatiche a quietarla con
una
buona chicchera di cioccalata. Essa era la più br
lo insegnò. Stavasi per cominciare un tressette, ed un picchetto ; ma
una
tavola di faraone che avevano piantata sul casser
vorammo tre grandi piatti ; carne di manzo alla moda, pollame freddo,
una
lombata di vitello, frutti, e vino eccellente : o
nfidente rapivami col suo canto, e guardandola attentamente, facevami
una
sensazion singolare : ma, oimè ! accadde un’avven
nna in alcun modo a’vestiti teatrali de’comici, che sono, nel quadro,
una
licenza ingiustificabile. Florindo recitava dunqu
1510) da povera famiglia di pescatori. Venuto a maturità, e spiegata
una
svegliatezza d’ingegno non comune e una singolar
Venuto a maturità, e spiegata una svegliatezza d’ingegno non comune e
una
singolar vena d’arguzia, si pensò a dargli una ed
d’ingegno non comune e una singolar vena d’arguzia, si pensò a dargli
una
educazione che valesse a sviluppare e coltivare q
ando, si pongono a periglio di mille morti per poter solamente godere
una
sol hora la dolcezza delle vostre parole.’ Per q
l cospetto del pubblico, sentiva il sangue fluirgli vivo nelle vene e
una
ricreazione immediata e nuova dello spirito ; dop
e nuova dello spirito ; dopo di avere impegnata assieme al Burchiella
una
lotta gagliarda e pur troppo infruttuosa contro l
ivan certo da ogni parte, ma che non gl’impediron mai forse di menare
una
vita di rimpianto. Andrea Calmo morì a Venezia a
non pescatorie, a pena qualche sprazzo di luce, in mezzo al fosco di
una
poesia punto originale, sbrodolata, il più delle
tte con sicurezza di tinte, con pennellate da vero maestro, talora di
una
soavità ineffabile, talora, il più sovente, di un
maestro, talora di una soavità ineffabile, talora, il più sovente, di
una
sensualità nuda e cruda. Dice bene il Rossi (pag.
non hanno nulla che vedere…. etc. etc. Di tutte le opere del Calmo,
una
lettera, quella scritta al padre domenicano Medic
na di introduzione, che è uno de’ soliti assalti amorosi, e non certo
una
meraviglia del genere. Lucido. Deh, Ninfa,
di centro, la carriera delle arti ha un origine, un accrescimento ed
una
decadenza inalterabile e certa, come lo sono le r
tore e di filosofo si videro nella Grecia per molti secoli riuniti in
una
sola persona, e cotal riunione fu costantemente a
siderate come oggetti di somma importanza, si considerano al più come
una
occupazion dilettevole bensì, ma sempre inutile a
ella lira i selvaggi erranti per le campagne a fine di riunirli sotto
una
legge ed un culto, ovver guidavano alla testa del
tra gli autori d’un libretto dell’opera e i legislatori o generali d’
una
intiera nazione? Qual differenza non si scorge ne
nell’onorar, che noi facciamo, la memoria del più celebre musico con
una
iscrizione od un sonetto, e nel collocare, che fa
sicamente sui nostri nervi, anche a tal fine vedrassi la preferenza d’
una
cantilena, semplice sopra un’altra più lavorata e
delle vibrazioni dell’aria comunicano i suoni ai nostro orecchio. Ma
una
musica troppo raffinata ne infievolisce la energi
d’inflessioni atte a produrre in tutto il suo vigore un sentimento od
una
imagine, e cotali inflessioni sono tanto più ener
o ciò che l’arte ne aggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma
una
circonlocuzione, una frase retorica dell’armonist
ggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma una circonlocuzione,
una
frase retorica dell’armonista. Non è per tanto da
di fame in mezzo agl’infiniti ragunati tesori. [6] La storia ci porge
una
opportuna conferma della mia proposizione facendo
e ne abolisce il divieto, se ne allestisce un’armata, e se ne riporta
una
compita vittoria. Bisognava civilizzare gli Arcad
ale112. Tra poco la danza si separò dalla poesia e dalla musica, e l’
una
e l’altra non furono più confidate alle mani del
e parole, e che ha i suoi colori, le sue figure, i suoi movimenti, in
una
parola il suo linguaggio indipendente e proprio;
indipendente e proprio; laddove prima di quel tempo l’armonia non era
una
scienza a parte, ma un rinforzo soltanto della es
i cantori della cappella pontifìcia senz’altro ornamento che quello d’
una
voce fermata e sostenuta a dovere, si sentivano e
perché composta con somma semplicità musicale, e perché istituita per
una
sola voce, e partecipando della natura del recita
e resistere a quell’incomprensibile incantesimo. Suonando col secondo
una
canzone lavorata a bella posta, il musico Ishac i
guente squarcio che si trova in uno dei loro poeti, come lo ricavo da
una
erudita memoria del Sig. Pigeon de S. Paterne int
volessero acquistare più distinte notizie. «L’impiego della musica è
una
pruova della sua eccellenza. I nostri imani compa
igazione e intuona la sua canzonetta. «L’empia maga adopera anch’ella
una
specie di canto nelle misteriose parole che borbo
ie di canto nelle misteriose parole che borbotta fra se. Coll’aiuto d’
una
sconosciuta e barbara musica richiama alla vita i
oppo tardo camminare de’ suoi cammelli. «L’astuto uccellatore adopera
una
musica che imita il canto dei diversi uccelli ing
’araldo della luce sferra i campi dopo il mezzogiorno sotto l’ombra d’
una
palma, o aggirandosi per le campagne allorché bia
nioni religiose del gentilesimo, la quale fu, siccome abbiamo veduto,
una
delle principali cagioni della lor perfezione: di
delle principali cagioni della lor perfezione: diamone presentemente
una
occhiata all’interno loro meccanismo, onde rintra
tori, per mezzo dei quali le cose che non potevano esprimersi bene in
una
maniera s’esprimevano meglio in un’altra; le tras
rinvenirle; l’uso frequente delle parole composte, onde accadeva che
una
sola espressione rappresentasse all’anima un grup
altresì dei poeti drammatici fra i quali basterà per ultimo l’addurre
una
pruova tratta dal gran comico Aristofane, che vol
senta ciò che vuol dire con più energia che da altri non farebbesi in
una
intiera scena. [16] Colla stessa avvedutezza avea
a neppur uno che non fosse stato inventato per adattarlo piuttosto ad
una
spezie di canto che ad un’altro. Imperocché avend
ero origine i poetici piedi e la combinazione loro diversa. [17] Come
una
conseguenza di siffatta combinazione ne derivava
rucchiere gli pettinava i capegli. [18] I Greci lo consideravano come
una
successivi rappresentazione o immagine degli ogge
stando di due sillabe lunghe, e il secondo di due lunghe precedute da
una
breve, mostravano col loro tardo andamento la len
o carattere individuale n’era talmente fissato che la trasposizione d’
una
sillaba sola bastava per cangiarne gli effetti. D
llaba sola bastava per cangiarne gli effetti. Di ciò ne basti arrecar
una
pruova. Essi facevano uso più volte nei loro vers
loro versi di due piedi il giambo e il trocheo composti egualmente d’
una
sillaba lunga e d’un’altra breve con questa diffe
un’altra breve con questa differenza però che il giambo incomincia da
una
breve, ed il trocheo da una lunga. Ora siccome il
fferenza però che il giambo incomincia da una breve, ed il trocheo da
una
lunga. Ora siccome il primo di codesti piedi semb
verità di questa opinione che riguarda il cangiamento del ritmo come
una
delle corruzioni della melodia. «Se noi mettiamo
fronto i tempi antichi coi no stri, troveremo che anticamente v’era
una
gran varietà di misure, delle quali se ne faceva
l’indole, natura e durazione dell’altro. Il ritmo poetico non era che
una
successiva imitazione dei diversi moti delle pass
moti delle passioni; il ritmo musicale adunque non poteva essere che
una
rappresentazion successiva dei medesimi moti. Ma
polo a misura che va egli passando dallo stato di rozzezza a quello d’
una
progressiva coltura; lo strumento adunque destina
il perché dalla natura del ritmo musicale si ricavava presso ai Greci
una
pruova dello stato attuale dei costumi, che hanno
proporzionate all’indole di ciascuna passione, poteva facilmente con
una
serie di movimenti a bella posta scelti e diretti
islatore diverrà il veicolo delle massime che si vorranno ispirare ad
una
nazione. Meditando sovra siffatti principi, si tr
uffizio destinata colla esclusione d’ogni altro, dal che ne risultava
una
riunione di cause una convergenza di linee dirett
a esclusione d’ogni altro, dal che ne risultava una riunione di cause
una
convergenza di linee dirette ad un unico centro,
nistre, e il frigio mezzo tra l’uno e l’altro con due tibie parimenti
una
destra e l’altra sinistra. Nella poesia lirica mo
va in oggi agguisa di quelle città, le quali fabbricate in origine su
una
pianta assai ristretta, e dappoi lentamente aggra
appoi lentamente aggrandendosi, hanno qua un veicolo senza uscita, là
una
strada di diversa spezie, colà un borgo fuori del
all’espressione individuale delle passioni. [24] E primieramente per
una
generale inavvedutezza, le cui cagioni bisogna ri
le cui cagioni bisogna ripetere dalla natura dei secoli, ove nacque l’
una
e l’altra di queste arti, abbiamo esclusi dal gen
età di quella degli antichi, presso a’ quali non mai disgiugnendosi l’
una
dall’altra, i confini della musica erano gli stes
unitamente al medesimo effetto che è quello di risvegliar nell’animo
una
cotal sensazione o imagine, nascono all’opposto d
loro effetto se non in quanto rappresentano simultaneamente all’anima
una
medesima sensazione o immagine? Che dove la misur
e dove la misura non s’accorda esattamente colle parole queste dicono
una
cosa allorché la frase musicale ne esprime un’alt
pirito senza fissarla? Non s’accorgono essi che dove la lingua non ha
una
prosodia regolare e stabile, la misura musicale d
delle composte, queste non sono che quattro, cioè la quadrupla, ch’è
una
dupla doppia, la dodecupla, ch’è una dupla tripli
quattro, cioè la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla, ch’è
una
dupla triplicata, le sestupla, ch’è una tripla do
la doppia, la dodecupla, ch’è una dupla triplicata, le sestupla, ch’è
una
tripla doppia, e la noncupla, la quale è una trip
icata, le sestupla, ch’è una tripla doppia, e la noncupla, la quale è
una
triplicazione della tripla. La prima di esse misu
i renderebbero il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’
una
breve e d’una lunga, e l’altro d’una lunga e d’un
il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’una breve e d’
una
lunga, e l’altro d’una lunga e d’una breve, hanno
o, il primo de’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’
una
lunga e d’una breve, hanno per conseguenza bisogn
’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’una lunga e d’
una
breve, hanno per conseguenza bisogno d’impiegar t
a cadere in due massimi inconvenienti. Il primo di metter due note in
una
sillaba sola, lo che, slungando e distraendo la p
delle note, si spendono talvolta tre o quattro minuti nel profferire
una
vocale. Il secondo di non assegnare la loro indiv
cheo e il tribraco; poiché misurandosi tutti tre ad un modo, cioè con
una
tripla, rimangono fra loro indistinti. né sono il
ne e i fonti della espressione musicale, e che conoscono altresì come
una
sola spezie di misura non può se non che con disc
à e varietà degli accordi che richiede il contrappunto possa produrre
una
determinata e individuale passione. Conciosiacchè
individuale passione. Conciosiacchè ad eccitar questa fa di mestieri
una
serie di movimenti tutti dal principio sino alla
che procede con movimenti più celeri; dalla qual congiunzione risulta
una
mischia, una opposizione di forze che distruggono
on movimenti più celeri; dalla qual congiunzione risulta una mischia,
una
opposizione di forze che distruggono l’animo dell
’effetto individuale che ne vien generato. Ciò è tanto vero che se in
una
cantilena fa il musico valere piuttosto una quint
iò è tanto vero che se in una cantilena fa il musico valere piuttosto
una
quinta, per esempio, che una terza, il risultato
cantilena fa il musico valere piuttosto una quinta, per esempio, che
una
terza, il risultato del suono e dell’effetto sarà
izione, o rintuzzeranno la forza del tuono dominante, o faran nascere
una
cotal distrazione fra la voce principale e le agg
asto non possa per opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta
una
combinazione dei suoni che diletti l’udito per la
medesimo tuono, la maestria nello sviluppare e condurre i motivi, in
una
parola le bellezze estetiche dell’armonia sono pe
na musica, così a costoro incapaci di sentir per se stessi la forza d’
una
pruova, fa d’uopo venir avanti coll’autorità spez
primo delle Leggi chiama la musica strumentale separata dalle parole «
una
cosa insignificante.… ed un abuso della melodia».
ssi per vera. Dicesi, che andando quel filosofo a spasso di notte per
una
contrada, e sentendo le furiose smanie cui s’abba
a, e sentendo le furiose smanie cui s’abbandonava un giovine sotto ad
una
finestra a motivo che mentre egli spendeva il suo
motivo che mentre egli spendeva il suo tempo e i suoi danari nel dar
una
serenata alla sua bella, un altro, che s’era intr
r intervalli di quarti di voce, ossia di quarte parti d’un tuono (con
una
frapposta mescolanza di due tuoni intieri) si ved
un eunuco potrebbe dopo lungo studio coglier per accidente nel segno
una
qualche volta. Leggansi ancora nello stesso rispe
modo significasse lo stesso che il ritmo; chi ripon la sua essenza in
una
spezie differente di diapason; circa gli strument
iudichi su questa materia da chi non vi porta altri lumi che quelli d’
una
pesante e inutile erudizione. Marco Meibomio, aut
e quelli d’una pesante e inutile erudizione. Marco Meibomio, autore d’
una
traduzione latina eccellente dei sette scrittori
fera. Bourdelot medico e favorito della regina, e scrittore altresì d’
una
Storia della musica composta senza notizie, senza
quantitativo delle sillabe nei poemi degli antichi altro non sia che
una
pura e pretta favola, giacché, secondo lui, i poe
r deriso alterando la quantità nel nome di Tuticano, se il popolo per
una
general convenzione non avesse ad ogni sillaba as
ò per istabilirvi la vera commedia. Non era al fine questo dramma che
una
traduzione in parte corretta, nella quale si cerc
ttenzione del pubblico, furono lo Stordito, ed il Dispetto amoroso. L’
una
e e l’ altra appartengono al teatro Italiano. I m
he l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da
una
commedia Italiana11. Arlecchino servo balordo si
l 1658 per la prima volta in Beziers con molto applauso. L’intrigo ha
una
tinta di farsa, ma vi si motteggia graziosamente
la seconda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in
una
di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dal
le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con
una
delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
ia in cui non si vede altra connessione se non quella che si trova in
una
galleria di belli ritratti, ma pure si accolse co
a Scuola delle donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò da
una
novelletta delle Notti Facete di Straparola14. Es
re ridicolezze umane. Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo di
una
virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma
amila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di
una
sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffatto,
stura, la quale temendo di essere smascherata volea farlo passare per
una
satira della vera pietà e religione. Mille pregi
ommedia nell’anno stesso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas,
una
pastorale comica di cui rimasero solo i nomi de’
ione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto di
una
virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio d
e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed
una
parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal
rigani si trovano nelle commedie del Porta. Giorgio Dandino deriva da
una
novella del Boccaccio già dallo stesso Porta tras
n avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da
una
somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamora
l 1676 commedia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che
una
filza di scene di ritratti immaginarj cattiva e m
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di
una
deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e su
ommedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto
una
pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una
loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo
una
commedia, nel quarto una tragedia della morte di
no nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto
una
tragedia della morte di Clorinda, nel quinto una
commedia, nel quarto una tragedia della morte di Clorinda, nel quinto
una
tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armi
ntana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura di
una
Madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde
per civetta, mal corrisponde alla vera idea di tal carattere. Ella è
una
donna attempata, che si belletta e vuol passare a
er la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di
una
serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contro di cui poi scrisse
una
satira, parendogli di non essergli stata dall’Ora
he si rende poco credibile. Il Goldoni introdusse questo carattere in
una
sua favola, facendolo comparire pochissime volte,
parteneva all’amico, era detestabile. Di lui è pure rimasta al teatro
una
imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il
o alla Commedia Italiana fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da
una
comitiva che rimase in Parigi fino al 1662 senza
te quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece
una
dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del
imento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti
una
figura animata da Raffaello o dal Correggio per a
mata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto
una
volta un arido informe e sproporzionato embrione?
dilicati di gusto quelli che poi diede il cardinale Richelieu, in cui
una
volta danzò Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò
oni sui giudizi popolari, e sulla varietà dei gusti musicali. [1] In
una
nazione che riguarda l’unione della musica e dell
hé, a riguardar le cose in se stesse, la musica strumentale non è che
una
imitazione o un sassidio della vocale. Ma dal mom
ti, dove si fa pruova non d’illusione, né di teatrale interesse, ma d’
una
sorprendente volubilità ed artifizio di gola. [2]
lgerei a quel sesso da cui non si dovrebbe aspettare che patrocinasse
una
simile causa, ma tra il quale gl’inconcepibili pr
gl’inconcepibili progressi della corruzione fanno pur nascere più di
una
spiritosa avvocata, pregandolo a concorrere per m
za sugli animi? [4] Alla sconvenevolezza nella figura s’aggiugne come
una
conseguenza la poca espressione nei movimenti, di
convenevole. Così almeno la intendeva il gran Metastasio, il quale in
una
lettera diretta al Signor Mattei napoletano si la
meritamente perduta; perché contenti di aver grattato le orecchie con
una
sonatina di gola nelle loro arte, il più delle vo
icati in questo quanto nel restante. Per mettere in tutto il suo lume
una
proposizione che profferita da uno straniero in m
a melodia è l’imitazione stessa di esse passioni eseguita pel mezzo d’
una
serie successiva di suoni aggradevoli. L’armonia
osì legate fra loro e così essenziali nel melodramma che ove mancasse
una
sola, non sarebbe possibile l’ottenere l’effetto
un disegno capriccioso senza oggetto né regola. L’armonia resterebbe
una
combinazione equitemporanea di suoni che niuna im
t’azione sia nello stesso grado dappertutto né che sia simultanea. In
una
lingua armoniosa per natura come la greca, dove l
to mirabilmente all’indole di essa. Poetare e cantare pei Greci erano
una
sola e medesima cosa. Ma nelle nostre lingue mode
osì viva ed intensa che mal potrebbe regger l’uomo alle squisitezze d’
una
melodia come è quella usata ne’ nostri teatri, se
so fuorché l’accento delle passioni o ciò che appresenti allo spirito
una
rapida successione d’immagini, si deduce con evid
le sospensioni e i periodi colle mutazioni accidentali dei tuoni, in
una
parola attaccandosi alle regole che prescrive l’a
quale la regola sarebbe che non oltrepassi colla voce l’estensione d’
una
ottava. Tutto il restante debbe tacere e la sola
possibile della dubbiezza dell’animo, non potrebbe rappresentarsi con
una
sempre costante e non mai interrotta modulazione:
t-il?» Medea risponde: «Moi.» [14] Negli Orazi del medesimo poeta
una
donna viene dal campo dov’era stata presente alla
osson rendere nella nostra musica troppo loquace senza stemperarli in
una
insipida cantilena. Ma benché siffatta obiezione
er presentar la natura nel suo più vero e più dilettevole aspetto, in
una
parola devono spiccare nella esecuzione del suo c
ra fino ad un certo punto ma che non è nella maggior parte se non che
una
composizione, un lavoro fattizio delle nostre ide
arti rappresentative. Come le statue dell’Ercole e dell’Antinoo sono
una
raccolta di tratti esprimenti la proporzione e il
oi si radunano dal poeta in un solo quadro, così un bel recitativo od
una
bell’aria altro non sono che la collezione d’una
un bel recitativo od una bell’aria altro non sono che la collezione d’
una
moltitudine d’inflessioni e d’accenti scappati al
persone di gusto se l’arte d’illeggiadrire le cose, e per conseguenza
una
discreta licenza negli ornamenti non supplisce in
nseca dell’arte. Distingue egli con molto ingegno due sorta di musica
una
semplice e un’altra composta, una che canta e un’
n molto ingegno due sorta di musica una semplice e un’altra composta,
una
che canta e un’altra che dipinge, una che chiama
a semplice e un’altra composta, una che canta e un’altra che dipinge,
una
che chiama di concerto e un’altra di teatro. Alla
re colla maggior esattezza ciascun pensiero compreso nella poesia. In
una
parola vorrebbe egli che le grazie e le bellezze
grazie e le bellezze della musica fossero tutte quante sagrificate ad
una
rigida verità. Nulla di più giusto né di più sens
rale di Poro s’esprimesse quelle smanie medesime, come un serpente od
una
tigre che ci farebbero inorridire in mezzo ad una
come un serpente od una tigre che ci farebbero inorridire in mezzo ad
una
campagna, ci dilettano al sommo quando gli vediam
uovere, se un tale oggetto s’ottiene assai meglio permettendo ad essa
una
discreta licenza negli abbellimenti, se la musica
alla semplice e schietta natura nuocono invece di giovare, perché da
una
banda chiamano a se parte di quell’attenzione che
ici recitativi, come non s’inorpellano nella retorica l’esposizione d’
una
ragione o la narrativa d’un fatto; perocché nasce
cipio di un’aria per la stessa cagione che non s’infiora l’esordio di
una
orazione, cioè perché ivi è più che altrove neces
no fermi a rigore di nota, quella non sarebbe più musica ma piuttosto
una
confusione e un tumulto. [31] Ottava. Si può far
sare di quelle licenze che si permettono a chi si diverte cantando in
una
camera, o in un’accademia. [34] Undecima. Ma nei
i nella seconda. [36] Decima terza. Le cadenze si devono eseguire con
una
ben graduata messa di voce, e con sobrietà d’infl
oè quelle cadenze arbitrarie inventate all’unico fine di far brillare
una
voce accumulando senza disegno una serie prodigio
ate all’unico fine di far brillare una voce accumulando senza disegno
una
serie prodigiosa di tuoni e raggirandosi con mill
rilli possano uscire in mezzo quarto d’ora dalla volubilissima gola d’
una
Gabriela, o d’un Marchesi. [38] Decima quinta. No
che si chiama “recapitulazione dell’aria”, parola che o si risolve in
una
idea inintelligibile, o contiene un precetto inse
issati i principi analizzando le idee ne’ suoi primitivi elementi, da
una
banda non si vedrebbero essi aggirarsi tastoni de
i fanciulli sogliono cinguettare presso al loro babbo. Ora adoperano
una
cantilena perpetua che annoia insoffribilmente ch
ora sconnettono il nominativo dal verbo che gli si appartiene, ovvero
una
parte dell’orazione dall’altra in maniera che tan
apportato nella storia di Don Quisciotte, al quale, dopo aver dipinta
una
figura, riusciva fanto fedele l’imitazione che gl
i dissimili di chi gli recita. V’è chi lo dice in confidenza, chi con
una
confusione che ributta. V’è chi affretta a guisa
butta. V’è chi affretta a guisa di chi vuol galoppare, v’è chi mostra
una
milensaggine che vi par quasi debba convertirsi i
a, non perché manchi questa di eccellenti qualità, ma perché ne fanno
una
pessima applicazione. [48] Diffatti se l’imitazio
egro sono, come vede ognuno, il miglior mezzo possibile per enunciare
una
massima filosofica? Di siffatti solecismi musical
e i canari? Dove questa fermata si fa non alla fine d’un periodo o d’
una
parola, come vorrebbe il buon senso e il richiede
buon senso e il richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad
una
parola o su una vocale staccata dalle altre? Dove
richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su
una
vocale staccata dalle altre? Dove il modulatore c
che più non si conosce a qual passione appartengano, onde ne risulta
una
nuova lingua, che non intendiamo? Dove non si com
rchestra che dia tempo ai polmoni di raccoglier il fiato per eseguire
una
cadenza? Dove per il contrario s’impone silenzio
strumenti chiamando con eccesso di stolidezza a singolar tenzone ora
una
tromba, ora un violino, ora un corno da caccia? O
ri? Il popolo può giudicare bensì del proprio diletto e compiacersi d’
una
cosa piuttosto che d’un’altra, nel che i filosofi
gustan nel canto moderno coloro che nulla intendono, non è altro che
una
serie di sensazioni materiali, a così dire, e mec
el bello solo è chi ad un tatto dell’anima squisito e pronto accoppia
una
robusta facoltà pensatrice, chi comprende ad un t
ioni fra gli oggetti del gusto, chi sa dedurre da un principio sicuro
una
rapida serie di legittime conseguenze, in una par
da un principio sicuro una rapida serie di legittime conseguenze, in
una
parola chi porta in teatro o sui libri una mente
legittime conseguenze, in una parola chi porta in teatro o sui libri
una
mente illuminata non disgiunta da un cuor sensibi
ibri una mente illuminata non disgiunta da un cuor sensibile. Senza l’
una
e l’altra di queste doti tanto è impossibile il p
rappresentazioni drammatiche collo spirito medesimo che anderebbe ad
una
bottega da caffè, ad una conversazione o ad un ri
iche collo spirito medesimo che anderebbe ad una bottega da caffè, ad
una
conversazione o ad un ridotto, cioè per ispenderv
re la sua testa d’idee e il suo cuore di sentimenti? Come crederle in
una
union di persone, le quali per lunghissima e non
attori rispondere come fece quel bolognese che, trovandosi in Roma in
una
veglia presso ad un tavolino dove giuocavano cert
ne sconosciuti a lui e insorto fra i giuocatori un litigio intorno ad
una
giuocata cui egli non aveva potuto badare per ave
sterno che producono i suoni sull’uomo considerato semplicemente come
una
macchina fisica organizzata per riceverli, non è
esercizio le proprie passioni. Cose tutte che non ponno provenire da
una
serie indeterminata di suoni, ma dalla determinaz
lla corruttela dell’antica armonia e dell’antico teatro attribuisce l’
una
e l’altra alla debolezza de’ poeti e dei musici,
rcizio e il profitto146. Due autorità così rispettabili avvalorate da
una
costante esperienza bastano a dileguar pienamente
più nobil prodotto del genio, altro egli non vede nell’opera fuorché
una
moltitudine di personaggi vestiti all’eroica, i q
arenze o prestigi. Quindi l’incertezza e varietà con cui si giudica d’
una
stessa composizione o d’un’aria, poiché non trova
ne della musica vaga ed incerta; se vi sia probabile speranza di dare
una
maggiore stabilità e fermezza ai gusti musicali e
ento dei suoni diretti non già a significar un pensiero, o ad eccitar
una
determinata passione, ma a piacere all’orecchio c
la diversa combinazione di essi quel piacere, che non può ricavare da
una
poco intesa e mal conosciuta imitazione. E siccom
co intesa e mal conosciuta imitazione. E siccome dicesi a ragione che
una
è la strada della verità e quella dell’errore mol
suffragi de’ pittori; mentre un frammento di Saffo, un’oda di Grazio,
una
elegia di Tibullo, un idilio di Teocrito, un’otta
ile nella incostanza all’elemento dove fu generato dopo aver eccitata
una
serie di sensazioni transitorie al paro di lui an
al occasioni sono rimarcabili. «In ultimo luogo (dice egli parlando d’
una
comitiva) veniva un gran numero di eunuchi col vo
liare con un pretesto in apparenza scusabile. Il desiderio di schivar
una
gravidanza che apporterebbe forse una serie di do
sabile. Il desiderio di schivar una gravidanza che apporterebbe forse
una
serie di dolori fisici, il timore di non perdere
a vita morale, e il potersi assicurare della fedeltà d’un’amante o di
una
sposa (sicurezza cui la nostra frale natura attac
go dei nostro secolo…Noi perché facciamo la medesima cosa? Per sentir
una
voce che sia una ottava più acuta delle altre voc
olo…Noi perché facciamo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia
una
ottava più acuta delle altre voci. Oh qual oggett
e da essa sono puramente fìsiche; all’opposto questa riproducendo con
una
serie successiva di tuoni l’impressioni degli ogg
sion musicale non consiste in altro che nel combinare aggradevolmente
una
serie di suoni analoghi al suono dell’oggetto o a
ballo chiamato alto, egli s’inganna enormemente. I suoni che regolano
una
contraddanza, un minuetto, un taice; un amabile n
a se non il gesto fuggitivo e pressoché momentaneo nell’aria percorre
una
moltiplicità di tuoni e di modulazioni differenti
e le confermano. La prima che nella tragedia e nella commedia s’usava
una
specie di canto di qualunque natura egli fosse. L
ne fa fede Strabone nel libro primo della sua geografia) al recitare
una
prosa semplice, così da ciò che, secondo gli Anti
la declamazione del diverbio e gran parte della monodia consisteva in
una
spezie di suono medio, il quale aveva alcune dell
eci e de’ Latini, e non essendoci altro mezzo di far capire all’anima
una
sensazione che la sensazione stessa, ma ch’esso f
e gli abbassamenti della voce sull’accento grave e l’acuto formavano
una
quinta intiera, e che nell’accento circonflesso c
gli oratori intorno alle intonazioni della voce. E che questa non sia
una
semplice conghiettura mia l’arguisco da alcuni te
ono esse abbastanza fisse e determinate, e finalmente perché, ammesso
una
volta che tutte l’inflessioni sensibili della voc
cui gl’istrioni recitavano le tragedie. Essi sortivano alla scena con
una
gran maschera che copriva loro la testa, la quale
a quale era chiusa da per tutto se non che verso la bocca s’apriva in
una
larga fissura chiamata dai Latini hiatus. I labbr
detta apertura erano lavorati ora di legno duro, ora d’un osso, ora d’
una
pietra detta da Plinio calcophonos, e tutta la ma
l recitare il suono dilicato e fievole dei nostri canti, ma piuttosto
una
voce vigorosa e fortissima. A quest’argomento ris
voglia riflettere che essendo divisi i teatri in varie partizioni, in
una
delle quali si recitava la commedia, in altra la
uesta risposta sebbene pruovi abbastanza potersi dare fra gli Antichi
una
musica in genere che fosse più artifiziosa e più
colle leggi della musica lirica, o per dir meglio, essi non erano che
una
spezie di componimento lirico che si cantava per
a con molto credito nello spiritoso carattere della Serva. Arrivata a
una
certa età, e messosi assieme coll’arte sua un po’
o’ di danaro, abbandonò le scene, stabilendosi a Mantova, dove comprò
una
casa presso il teatro, e propriamente quella vici
ni, che, sul proposito, lasciò scritto nelle sue memorie : Questa era
una
vecchia comica, che sotto il nome di Fravoletta a
ancor nell’età di 85 anni conservava alcun resto di sua bellezza, ed
una
lucidezza di spirito bastantemente viva ed amena.
ravoletta o Fragoletta (nomignolo che le venne da un neo che sembrava
una
fragola) non seguisse i suoi a Parigi, ove furon
94 nella Compagnia Paladini-Talli, senza bisogno del lasciapassare di
una
scuola o di una filodrammatica. Recitò poi a sbal
ia Paladini-Talli, senza bisogno del lasciapassare di una scuola o di
una
filodrammatica. Recitò poi a sbalzi, con interval
allo splendore fisico pubblico e stampa trovaron di potere aggiungere
una
grande promessa artistica. Naturalmente i pregi d
udio, nella tenacità di propositi, nell’amore all’arte, poichè ella è
una
delle più innamorate dell’arte sua, la signorina
morate dell’arte sua, la signorina Severi arriverà certo ad attenuare
una
cotale ineguaglianza di recitazione, prodotta for
mmaseo disse di Papadopoli che con un cenno rendeva un carattere, con
una
modulaziane di voce avviava una scena. Alle sever
on un cenno rendeva un carattere, con una modulaziane di voce avviava
una
scena. Alle severità della critica odierna, Anton
are quelle del Papadopoli, tanto esse erano naturali e semplici, e di
una
meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si form
semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò
una
travagliosa vecchiaja, confortata a pena da qualc
oli ; ma non mai con la tavola e con la gola : e si racconta che dopo
una
recita all’Argentina di Roma, una delle tante di
on la gola : e si racconta che dopo una recita all’Argentina di Roma,
una
delle tante di addio, ch'egli era costretto a far
a, convitò tutti coloro che preser parte alla recita, dando fondo, in
una
gustosa cenetta, alle duecento lire che avea guad
le (Zara, 1886), in cui sono le norme particolareggiate per allestire
una
buona serie di piatti dolci e di piatti di famigl
vecchio è morto a Verona la mattina del 21 ottobre 1899. Avea sposato
una
Giuditta Girometti, mortagli il 2 novembre 1872 a
leghe distante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto
una
casa di campagna che denominò Zarzuela 29. Egli s
di campagna, il Tamburro notturno. Si tentò nel 1768 aprir camino ad
una
opera eroica spagnuola originale, rassettandola p
e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie,
una
cavatina ed un recitativo obbligato: altri 98 ver
e, hizo participantes del castigo agl’ innocenti: si danno braccia ad
una
pecora, dalle quali il lupo strappa gli agnelli:
ia Achille annunzia a questa la sua libertà, ed ella grata gli augura
una
corona di lauro che Apollo idolatra; ma immediata
ò al carattere del magnanimo Achille quel gettar motti maligni contro
una
verità notoria dell’elezione di Agamennone, con d
s hombres. Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare
una
guerra civile contraddetta dall’ aria tutta minac
do à mi alma la quietud faltò; ciò in castigliano potrebbe dirsi
una
pura quisicosa, ed in francese un galimathias. Ag
dirsi un traditore, e l’istesso Agamennone col prendersi Briseida usa
una
prepotenza una tirannia, ma non un tradimento; pu
ore, e l’istesso Agamennone col prendersi Briseida usa una prepotenza
una
tirannia, ma non un tradimento; pure quando vogli
re ingiuriato e tradito da Achille? Stancherò io i miei leggitori con
una
circostanziata analisi dell’atto II? Contentiamci
fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere
una
cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguar
ig. Yriarte: Canzoneta vulgar breve y sencilla, Y es hoi à veces
una
escena entera, A veces todo un acto, Segùn su
che con mala elezione ha cangiato il proprio carattere, e si vede in
una
stessa tonada spesso congiunto l’antico ed il mod
delirj, la scempiaggine delle ultime tonadas è giunta all’estremo. In
una
di esse si sono personificate e introdotte a parl
o colle rappresentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite da
una
compagnia di commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno e l
enti della corte. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è
una
delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il va
uttura si allontana da i nostri teatri. Corràl propriamente significa
una
corte rustica dietro di una casa, e talvolta comu
tri teatri. Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di
una
casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie
nee che pajono rette perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da
una
buona parte de’ palchetti vi si gode poco commoda
commodamente la rappresentazione. La scena dell’uno e dell’altro è di
una
grandezza proporzionata agli spettacoli. L’appara
zioni rappresentate, ed alla chitarra sparita dalla scena è succeduta
una
competente orchestra di buoni professori posta, c
iore havvi un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in
una
fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed
Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da
una
tonada di personaggi Polacchi rappresentata con a
questa scenica rivalità, formando delle due compagnie un solo corpo,
una
sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi di co
interesse. Rimane oggi di cotali partiti di Chorizos y Polacos appena
una
fredda serena parzialità, che ad altro non serve
e contro questa mia breve narrazione su i teatri di Madrid ha diretta
una
tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed
ia io detto il contrario. Avendo io scritto che ne rimane oggi appena
una
fredda e serena parzialità, non ne ho anzi espres
ta notizia che Huerta sapeva e che non volea dire. Saben III: “che è
una
crasitud affermare che questi partiti si distingu
state insolenze, ma soli pugni scambievoli. Quali puerilità! Era poi
una
bagatella decidere a pugni del merito delle rappr
ti”. E qual ragione adduce di ciò? questa: che il regolamento di fare
una
sola cassa seguì due anni dopo. Egli ha ragione:
tre che allora si unirono gl’ interessi delle due compagnie e si fece
una
cassa; ma non vuol per questo che componessero un
tenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti un corpo ed
una
cassa. Compiè l’opera il lodato Presidente di Cas
e, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi di
una
buona orchestra, discacciandone la ridevole compa
olor di solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo come
una
sola cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle
ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a
una
Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di c
Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse questa
una
scelta ragionata delle migliori? Non è che una se
oicas. E’ forse questa una scelta ragionata delle migliori? Non è che
una
semplice reimpressione di circa 35 favole buone,
ri mal istruiti? Manca ancora dopo di tal raccolta a sì culta nazione
una
scelta teatrale ragionata intrapresa da un letter
la francese par che languisca come un dilicato color di rosa presso a
una
porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
ancredi, bellissima tragedia di Thompson, il cui argomento, tratto da
una
novella inserita nel pregiatissimo romanzo di Gil
1739. Dennis, il famoso censore e nemico di Alessandro Pope, compose
una
tragedia condotta con ingegno e scritta in buono
po Shakespear e Otwai, ha data nel 1755 la Suocera ambiziosa, stimata
una
delle sue migliori tragedie secondo il gusto degl
e costumi semplici, é autore di due atroci tragedie cittadinesche, l’
una
intitolata Barnwell 247, o il Mercante di Londra,
bbe ricavarsi dalla morale del teatro. E perché? Che connessione ha l’
una
cosa coll’altra? La tetra sua morale quanto tempo
opo che sono stati stampati e letti con diligenza, non vi si rinviene
una
bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno
i si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno di
una
gloria passeggiera, che pure avran comune con alc
i. Il signor di Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzione di
una
commedia del ministro anglicano Hume per errore c
ento, comune per altro e mille volte usato, avvenuto per lo rimorso d’
una
nutrice, non lascia di trovarsi qualche interesse
utrice, non lascia di trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é
una
filza di scene leggiermente accozzate, più che un
io di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdotto in casa di
una
dama, la quale ne riceve anche lettere amorose, p
mettervi nell’impressione quello che ne avea tolto per obedire, diede
una
pruova della perizia di esso pubblico e della pro
de’ servi. Egli nella scena II dell’atto II fa nella propria persona
una
dipintura curiosa di quelli che aspirano ad entra
o in un milord in casa della Belmour, danno all’azione un movimento e
una
vivacità considerabile. Piacevole e ben condotto
raduttor di Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 1763, ed é
una
di quelle che più sovente comparisce sulle scene
ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto II é la genealogia di
una
giumenta, la quale rileva il ridicolo della sover
dda regolarità per quanto comportano tre intrighi amorosi avvenuti in
una
casa, un fiacco interesse, alquanti difetti, poch
ssato il Fiorentino Lulli cagionò in Francia. Oggi gl’inglesi vantano
una
musica nazionale discendente dalla tedesca, la qu
lo che pieno della lettura de’ francesi pensò a riformarlo, inducendo
una
compagnia comica, che solea rappresentare ora in
di S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la di lui memoria con
una
statua. Il signor Gellert ha prodotte varie comme
i il teatro italiano, il francese, e lo spagnuolo ancora fremerebbe a
una
scena simile alla III dell’atto III tra madama Or
tte di prendervi questa libertà? Non temete di ammalarvi abbracciando
una
povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha
vi abbracciando una povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha
una
difficoltà di respirare e perché, senza accorgers
riposo, quando tutto a un tratto mi é sembrato di trovarmi in cima ad
una
ripida balza. Voi mi precedevate, ed io vi seguiv
mpo in tempo rivolgendovi gittavate verso di me. Incontinente ascolto
una
voce che con dolcezza mi comandada di arrestarmi.
e francesi. Il re di Danimarca, che ha premiato questo buon poeta con
una
pensione considerabile, ha parimente istituita un
e, il famoso sig. Gluck, che in Francia é stato ultimamente onorato d’
una
statua (In Italia a qual maestro di musica si é f
elle Fiandre, e perciò soggiugneremo qui, ch’essi ristringonsi colà a
una
compagnia francese di provincia, che va girando p
metà del secolo non comparisce veruna tragedia spagnuola a riserba di
una
traduzione del Cinna fatta nel 1713 da D. Frances
elicatezza del nostro secolo; dacché gli odierni teatri culti esigono
una
rigorosissima decenza. Essa é arricchita di un ra
meglio apparecchiata e colorita la richiesta del moro che pretende da
una
madre per prova d’amore la morte del di lei figli
ommaso Sebastian y Latre ha pubblicato nel 1773 in un saggio teatrale
una
tragedia rappresentata nel medesimo anno, nella q
Tommaso Ayala, professor di poetica in Madrid, ha pubblicata nel 1775
una
tragedia intitolata Numanzia Distrutta. Il sogget
da que’ pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso,
una
Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Ga
lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e
una
Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie
una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in
una
spezie di alessandrino castigliano che parve non
ti, opera spregevole o facile. Per mille che saran capaci di scrivere
una
commedia nobile, o una tragedia, che muore appena
facile. Per mille che saran capaci di scrivere una commedia nobile, o
una
tragedia, che muore appena nata, a stento se ne i
muore appena nata, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre
una
farsa piacevole e ingegnosa, atta a resistere agl
? Nel saggio teatrale del mentovato Don Tommaso Sebastian uscì ancora
una
commedia, in cui l’autore pretese riformare il Pa
e come pare loro di averli fatti parlar quanto basta, conchiudono con
una
tonadilla, la quale suol essere qualche racconto
’imparare da tal maestro l’arte di formar di varie figure un quadro d’
una
giusta azione principale, ha rannicchiate, poste
un’altro corridoio, nel quale vedesi pur la gente in parte seduta in
una
fila di panche chiamata barandilla, e in parte al
un intermezzo, o tonadilla di polacchi rappresentata con applauso da
una
delle due compagnie. Vivendo la famosa Maria o Ma
questa rivalità teatrale, formando delle due compagnie un sol corpo,
una
sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi di c
sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti appena
una
fredda e serena parzialità, che ad altro non serv
776 l’opera italiana si é cantata ne’ siti reali, ed ha alternato con
una
compagnia comica andaluzza che si vale del teatro
tarsi qualche nostra opera tradotta in castigliano. 246. Veggasene
una
bell’analisi critica nella Gazzetta letteraria de
dramma. Egli, quantunque giovane di buona indole, essendo sedotto da
una
donna da lui amata, ruba il suo padrone, assassin
us de tous le comiques anciens et modernes». 249. Se ne può leggere
una
breve analisi e un ben meritato elogio fatto dal
l dianzi citato articolo del giornale straniero, e Riccardo III, e in
una
applauditissima commedia intitolata I Poeti alla
ionale. 257. Veggasi l’Année littéraire 1772 n° 9, ed ivi troverassi
una
picciola analisi di questo dramma, nel fine della
che la Francia. Veggo annunziata e commendata in vari fogli letterari
una
nuova tragedia di Klopstock intitolata il Saulle.
guise al lor gusto la pastorale di Gessner. L’Italia ne avrà in breve
una
versione dalla felicissima penna del P. Bettola O
r diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso
una
meno confusa idea, considerandone la struttura ύλ
à. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere
una
specie di tenda portatile che prontamente si rass
tri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di
una
collina a cui si appoggia, e intorno a trecento p
cia conosciuta sotto il nome di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’
una
e l’ altra si reputarono come una città sola, a’
aclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ altra si reputarono come
una
città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe
Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per
una
delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto,
nelio Nipote nel proemio del suo libro degli uomini insigni riferisce
una
cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni
ntazioni sceniche. Certo è che a poco a poco s’ introdusse in Isparta
una
riforma delle cose stabilite da quel severo legis
ne racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese
una
maschera degna di una regina e un corteggio propo
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di
una
regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
re porte, delle quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale, e l’
una
, e l’ altra de’ lati ξενοδοχειον, ospitale 163. Q
gere velocemente i tavolati o col ritirarli, per togliere dalla vista
una
dipintura e farne comparire un’ altra165. Nell’al
a già il pulpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene
una
specie di ara o tribunale che si occupava da’ mus
tori. In essa seguendo la circonserenza si elevava dal basso all’alto
una
continua scalinata. Veniva questa interrotta da t
si, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da
una
retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo gradin
il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
una
superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo de
iana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in
una
superficie di una sfera, il cui centro è il corpo
forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di
una
sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A render
perto da un tetto, rimanendo il resto alla scoperto. Formavano ancora
una
parte del teatro alcuni gran portici edificati do
spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano
una
delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime d
luogo. Or per moderare alquanto questo pericoloso concorso, si emanò
una
legge che niuno potesse sedervi, se non pagava un
itornasse all’uso antico; ma egli fu per questo accusato e punito con
una
grossa pena pecuniaria. Laonde Eubulo cittadino p
aria. Laonde Eubulo cittadino potente e adulatore del popolo promulgò
una
strana legge, cioè che chiunque proponesse di tra
oncorso, qual lusso, quali profusioni per un semplice divertimento di
una
repubblica sì picciola in confronto di tanti pode
to, divenne schiava e poi barbara. Se il divertimento non occupa solo
una
picciola porzione del tempo lasciando il rimanent
dovere, la nazione è perduta. Non per tanto dove i costumi mancano di
una
pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo
inizio della sua vita artistica un grande ostacolo a farlo entrare in
una
Compagnia rispettabile come quella di Moro-Lin, c
to, sotto gl’insegnamenti dell’artista Carlo Hurard, farsi notare per
una
innata, irresistibile comicità ch'ei profondeva n
per una innata, irresistibile comicità ch'ei profondeva ne'limiti di
una
correttezza artistica, assai rara in un dilettant
attrice Marianna Moro-Lin, la Compagnia si sciolse, e ne formò subito
una
egli stesso in società con Borisi diretta da Giac
e alla Compagnia Benini-Sambo, e formò poi per la quaresima dell’ '88
una
nuova società con Guglielmo Privato, che procedè
repertorio di Gallina. « L'avvenire del teatro veneziano – egli disse
una
sera dell’ottobre '98 al Rossini di Venezia in un
ziano – egli disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Venezia in
una
intervista con Renato Simoni – sarebbe splendido,
lato avvezzo agli eccitanti, o dal bisogno nel pubblico lavoratore di
una
distrazione spensierata, egli debba mostrarsi nel
s’è visto, anche a Luigi Vestri, il quale, artista eminentissimo, di
una
verità, e soprattutto di una semplicità sbalordit
tri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di
una
semplicità sbalorditiva, pare fosse tuttavia cono
sono per Goldoni. Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra
una
scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro d
el suo tempo ; bisogna vederlo, dico, col suo libricciuolo in mano di
una
commedia del Maestro, non mai tentata a' nostri t
frasi, di parole !… E così a ogni commedia goldoniana che risorge, è
una
buffonata nostra o forastiera che tramonta…. E co
nte e nel suo cuore luce e vita per modo da occuparlo tutto omai come
una
, più o men lontana, realtà luminosa…. Ed è con l’
ipale che usci ciascuna de’ termini suoi. Con che si venne a guastare
una
composizione, la cui bellezza dovea risultare da
la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’
una
insieme con l’altra. [Dalla cagione medesima pur
on si vorrebbe che, o per la maggiore perpetuità della fabbrica o per
una
certa male intesa magnificenza, altri avvisasse d
elodiose e grate a chi ode. Dimostra giornalmente l’esperienza che in
una
stanza ove nudi sieno i muri, ne sono assai poco
e le voci e riescon crude all’orecchio; le spengono gli arazzi di cui
una
stanza sia rivestita; ma dove ella sia foderata d
a tutto egualmente. Così le vibrazioni non verranno ad accavallarsi l’
una
con l’altra, e più regolarmente ripercuoterà le o
l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è da osservarsi
una
certa regola e misura. La grandezza del foro, dic
a disabitato e solitario58. Senza parlare adunque quanto disdirebbe a
una
picciola terra un teatro grande, è da considerare
udire; come sarebbe ridicolo che così grandi si facessero le opere di
una
fortezza da non le potere dipoi difendere. Il che
voci, le bocche delle maschere che usavano i loro attori, erano quasi
una
foggia di tromba parlante; e cosi veniva la natur
altri inconvenienti, che ciò che si era preso per un compenso diviene
una
sconciatura grandissima. [6.5] A far sì che in u
per altro e facilissimo è il riparo. Basta cangiare il semicerchio in
una
semielissi, che ne ha appresso a poco tutti i van
6] Molto acconcia altresì per la miglior disposizione dei palchetti è
una
invenzione di Andrea Sighizzi, scolare del Brizio
orre in opera tutti gli ordini del Coliseo. Non è questo il luogo per
una
così fatta decorazione. I pilastri e le colonne a
tezze. E allora, o tu fai dell’interno del tuo teatro un settizonio o
una
torre, e senza un bisogno al mondo allontani di t
me si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è
una
maniera di grottesco, come se ne vede nelle antic
maniera di grottesco, come se ne vede nelle antiche pitture, ed anche
una
maniera di gotico il quale ha col grottesco un’as
otico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da
una
tal voce non verranno ad esser offesi gli orecchi
i dello spettacolo ed essere in vista, come i libri negli scaffali di
una
biblioteca, come le gemme ne’ castoni del gioiell
sarà egli lodevole, se nello interior del teatro saprà ristrignersi a
una
gentile e ben intesa intagliatura di legname, qua
ie, con quanto ha di più sontuoso e magnifico l’architettura. Secondo
una
tale idea sono due disegni che m’è avvenuto di ve
er istabilirvi la vera commedia. Non era al fine questo dramma se non
una
traduzione in parte corretta nella quale si cerca
attenzione del pubblico, furono lo Stordito ed il Dispetto amoroso. L’
una
e l’altra appartengono al teatro italiano. I mede
he l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da
una
commedia italianaa. Arlecchino servo balordo si r
tarono prima del 1658 in Beziers con molto applauso. Questa favola ha
una
tinta di farsa, ma vi si motteggia lo stile affet
la seconda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in
una
di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dal
le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con
una
delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
dia in cui non trovasi altra connessione se non quella che si vede in
una
galleria di bei ritratti; ma pure si accolse con
Scuola delle Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò da
una
novelletta delle Notti facete di Straparolab. Ess
di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo di
una
virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma
amila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di
una
sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffatto,
tura, la quale temendo di essere smascherata voleva farlo passare per
una
satira della vera pietà e religionea, Mille pregi
ommedia nell’anno stesso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas,
una
pastorale comica di cui rimasero soltanto i nomi
one delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto di
una
virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio d
, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed
una
parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal
rigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva da
una
novella del Boccaccio già dallo stesso Porta tras
n avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da
una
somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamora
676 commedia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non
una
filza di scene di tratti immaginarii cattiva e ma
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di
una
deflorazione, sulla fuga di due donne rivali, e s
ommedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto
una
pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una
loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo
una
commedia, nel quarto una tragedia de la morte di
no nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto
una
tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto una
commedia, nel quarto una tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto
una
tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armi
a per civetta, mal corrisponde all’idea vera di tal carattere. Ella è
una
donna attempata che si belletta e vuol passare al
re la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di
una
serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
che l’autore la dedicò a Boileau Desprèaux contro di cui poi acrisse
una
satira, parendogli di non essergli stata dall’Ora
si rende poco credibile. Carlo Goldoni introdusse questo carattere in
una
sua favola, facendolo comparire pochissime volte
arteneva all’amico, era detestabile . Di lui è pure rimasta al teatro
una
imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il
media Italiana di Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da
una
comitiva che rimase in quella capitale sino al 16
te quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece
una
dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del
e tutto spagnuolo. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti
una
figura animata da Raffaello o dal Correggio per a
mata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto
una
volta un arido informe sproporzionato embrione?
dilicati quelli che diede poi il cardinal di Richelieu, in cui danzò
una
volta Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò in pub
ne’ balletti comici di Moliere sino all’anno 1670. a. Si osservi che
una
favola italiana anonima fredda e scandalosa intit
a il Tartuffo. In essa un eremita vestito da frate monta di notte per
una
scala sulla finestra di una donna maritata, e poi
emita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra di
una
donna maritata, e poi ricomparisce, dicendo: que
l consenso paterno. Che fare ? Turbato, contrariato, disperato, senza
una
guida, senza un piano determinato, senza l’ombra
ezzi, il 1804 ricorse di nuovo all’espediente della fuga, in cerca di
una
compagnia che lo accogliesse nel suo seno a qualu
specie con L'odio ereditario del Cosenza, fino a essere condotto dopo
una
recita a casa in trionfo, cosà rara se non unica
nella quale stette fino al '41, per andare come attore e direttore di
una
nuova Compagnia formata da Carlo Re, proprietario
acquava a tal segno da trovarsi il più spesso, al momento di lasciare
una
piazza, in angustie tormentose : e si vuole che,
ole beneficiate lasciare ai figliuoli non men di 200,000 lire. Quando
una
misera compagnia si trovava vicina alla sua, si v
ed egli, se il suo dovere glie lo consentiva, accorreva subito, e con
una
recita la sollevava lì per lì dalle abituali rist
questa specie di deserto ; e in cambio della Bottega del Caffè, vi do
una
sala della Trattoria del Selvatico, dove dividere
vi do una sala della Trattoria del Selvatico, dove dividerete con me
una
modesta cena che ardisco di offerirvi. Naturalmen
te degli spettatori si recò davvero al Selvatico, ove trovò imbandita
una
sontuosa mensa con gran dovizia di cibi e di beva
imaneva pensoso ammirando. Con un cenno ei rendeva un carattere ; con
una
modulazione di voce avvivava una scena. Di Felic
cenno ei rendeva un carattere ; con una modulazione di voce avvivava
una
scena. Di Felice Scifoni : A vederlo, pareva ch
nel dramma, diventava nelle sue mani importantissimo, ed ebbe in ciò
una
rara potenza creatrice, perchè appunto il suo rec
o ; a me sembra l’indizio più sicuro e palese del genio, che modifica
una
parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta
a parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta, ma serba intatta
una
parte per farsi conoscere nella sua essenza, che
rano queste a dir vero come lampi che rompono il tranquillo sereno di
una
notte estiva, ma pure spiacevano in un artista ch
i aver detto che Vestri sa commovere il cuore quando la circostanza d'
una
scena patetica lo esige, conclude : nessun altro
Venezia (Viaggio in Italia), scrive : In S. Benedetto oggi si è data
una
commedia di Goldoni : Il Burbero benefico, degna
settembre) egli dice infatti : Abbiamo finalmente da otto giorni qui
una
Compagnia che recita al teatro S. Benedetto di pr
lascian nulla a desiderare ; ma delle commedie che furon date finora
una
fu sempre peggio dell’altra…. Sempre gli stessi i
fu sempre peggio dell’altra…. Sempre gli stessi intrighi : è in tutte
una
scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc.
in tutte una scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc. Sarebbe
una
fortuna straordinaria vedere almeno una commedia
figlio perduto, ecc. Sarebbe una fortuna straordinaria vedere almeno
una
commedia di Goldoni e ne' costumi del paese ; poi
e da lui firmata. Consta di quattro articoli brevissimi, e comprende
una
paginetta e mezzo di stampa a grossi caratteri. D
rimo amoroso, ma con poca riuscita. Scontratosi, dopo alcun tempo, in
una
giovinetta, figlia dell’attore Santo Nazzari, la
a a tal segno da decidere il marito a farsi conduttore egli stesso di
una
buona Compagnia, innalzando lei al grado di prima
do di prima attrice assoluta. Indi la fama del Perotti, conduttore di
una
Compagnia, la quale potè sempre competere colle p
richesi, Dorati, Bazzi, e Goldoni. Arriso dalla sorte s’andò formando
una
conveniente fortuna, che permise a lui e a'suoi d
egolare contratto la paga di quattrocento zecchini veneti all’anno, e
una
mezza serata per ogni piazza, ove le recite non f
r fuori, o in costume o in borghese ; tal che alla sua morte si trovò
una
gran quantità di panciotti di ogni specie e di og
lla di Domenico Bassi. Mortagli la prima moglie, s’abbattè il 1765 in
una
fanciulla di Cremona, per nome Teresa (V. Avellon
ppassionato marito coll’abbandonarlo ; sì che, non potendo egli farsi
una
ragione del perduto amore, si uccise a Sarzana l’
la gonuella. Chi dice che fu Amore cagione di quello sproposito ; chi
una
disperazione per mancanza di soldi ; e chi per es
una disperazione per mancanza di soldi ; e chi per essersi offesa di
una
imputazione non meritata. Ella è una comica da po
di ; e chi per essersi offesa di una imputazione non meritata. Ella è
una
comica da poter farsi onore, e se nelle Tragedie
io del 1827, fu iniziato allo studio del disegno, diventando in breve
una
lieta promessa nell’arte del pennello, nella qual
te opere teatrali, in cui la sciattezza della forma era compensata da
una
cotal vivacità di dialogo e fecondità d’intreccio
tasta il polso all’ Infante, e constata che con un brodo ristretto e
una
bistecca tutto può passare. Povero Infante ! Non
tore della Compagnia Reale de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo di
una
Compagnia elettissima, di cui son parti principal
la tisi il luglio di quell’ anno, e Salvini sposò pochi anni appresso
una
giovanetta inglese, mortagli a ventiquattr'anni i
ima, il 29, a Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con
una
compagnia di attori americani. Il dicembre '81 e
; alla fine dell’anno, per la quarta volta, nell’America del Nord con
una
compagnia inglese, prima a New-York, poi a San Fr
in cui ricordavano i suoi ammiratori di altri tempi il cannoneggiar d’
una
frase), tutta la freschezza e la musicalità della
à fisiche : imperocchè, giovane, bello del volto e della persona, con
una
voce fresca, limpida, armoniosa, tonante, pareva
ungesse la perfezione. Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza,
una
di più esagerazione. Giudicai Tommaso allora clas
e ora le parole e le imagini per dare non già un ritratto al vero, ma
una
pallidissima idea di questa gigantesca figura di
. in terra, io gli dirò : non è vero !!!!! Dall’Ammiraglio a Dio era
una
parabola ascendente, maravigliosa : ah ! quel Dio
: Or non ha dunque più foco il ciel…. la folgore a che giova ?… Con
una
intonazione altissima, disperata, proferiva sul f
fica armonia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte con
una
voce di basso, rauca, sorda, terribile, che mette
e generazione può farsi un’idea del come egli sapesse trar partito da
una
parola, da un monosillabo, da una esclamazione, d
l come egli sapesse trar partito da una parola, da un monosillabo, da
una
esclamazione, da un sospiro per suscitar l’entusi
tica dello studio, ma usciva elegantissima e varia sempre e rapida in
una
spontaneità apparente. Se mi fosse lecito un para
Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato : io lo ricordo in
una
intera stagione (agosto 1868 al Politeama fiorent
l suo grande Compagno d’arte. Come sul suo petto non brillò quasi mai
una
delle tante decorazioni, pur da lui possedute, ch
e nuovo suo trionfo può dirsi oggi la lettura della miglior parte di
una
tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Eloisa, n
orza. Oggi il Ministro della Pubblica Istruzione gli ha fatto coniare
una
medaglia d’oro per solennizzare il suo sessantesi
repertorio, noi siamo certi di poter chiedere alla sua fibra titanica
una
nuova e gagliarda manifestazione del genio nel gi
richiamò a sè. Ho seguito nella cronologia il Bonazzi stesso, di cui
una
breve autobiografia, dettata interamente alla sua
nel viso di noialtri scapati. Egli si sedeva sulla cattedra fiutando
una
presa, e a poco a poco si rasserenava, perchè la
i tutti i grandi della scena si avesser studi compagni, ci si farebbe
una
idea ben chiara di quel che fosse l’arte rapprese
vede e ode e sente : e rende ciò che ha veduto e udito e sentito, con
una
semplicità e con una evidenza, che par ch’egli di
e rende ciò che ha veduto e udito e sentito, con una semplicità e con
una
evidenza, che par ch’egli discorra. Il miglior de
Ho detto in principio che il Bonazzi aveva carattere intollerante. Di
una
rettitudine a tutta prova, di una mente penetrati
zi aveva carattere intollerante. Di una rettitudine a tutta prova, di
una
mente penetrativa, di un gusto squisito, odiava t
ubblici che avean nome d’intelligenti, e che preferivano, ad esempio,
una
meschina compagnia rappresentante il Prometeo di
faceva parte il gran Vestri ; che accorrevan a un teatro ove recitava
una
compagnia Zocchi, composta degli attori più abbie
e la lingua. A questa indole indiavolata accenna anche il Modena in
una
sua lettera a lui del 22 giugno ’57 (Epistolario,
arrestarle. Ecco, come saggio di quel suo stile eletto, le strofe di
una
poesia scritta nel ’66, tornato da Napoli a Perug
to tra le file celesti apre il cholera, pronto ad empirlo un suocero,
una
nuora, od un genero sta. Così all’onore provvegon
enne dell’ istrice. Nelle situazioni patetiche gli usciva dall’occhio
una
grossa lacrima che gli si spandeva per la guancia
ggiavano quei soli quattro animali, quando io nel 1843, assistendo ad
una
rappresentazione della compagnia Reale di Torino,
oltata con religioso silenzio. A poco a poco si aggiunse alla lumiera
una
infinità d’altri pomposi, inutili e fin ridicoli
tere il Goldoni ; e a Venezia il pubblico lasciò recitare alle banche
una
compagnia in cui a Demarini e Vestri si aggiungev
ti in età matura. Nel 1854 io vidi a Pisa gli avanzi del naufragio di
una
compagnia in cui recitava Tommaso Salvini, e circ
rtisti che più si appressavano a quelli, e spargendo anche sul teatro
una
tinta di patriotismo si vergognò di non accorrerv
a giornalisti ed attori, fra attori e frequentatori di caffè si formò
una
tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta coi
equentatori di caffè si formò una tenera compagnia di mutuo soccorso,
una
ditta cointeressata, una società in accomandita,
ormò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta cointeressata,
una
società in accomandita, una vera congregazione di
mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita,
una
vera congregazione di teatrale carità. Per mafia
erate come le celle degli stabilimenti carcerarii ; e per non gittare
una
nube sopra gli applausi meritati, si seguitò a ba
’ anno. A maggiori danni dell’arte sopraggiunse, ai tempi dell’Italia
una
, la recitazione delle commedie in dialetto, ammir
non faccia un’ arte. Chi recita in dialetto, il quale non è altro che
una
monotona ripetizione di pochi accenti, se non è v
nze, onde a buon dritto l’Itala scena può attendere in questa ragazza
una
novella esimia attrice. Al principio del 1824
ttrice in quella filodrammatica…. che lasciò dopo un anno per formare
una
compagnietta, della quale essa era, si capisce, d
arole a quelle da lui messe per legare chiaramente e opportunamente l’
una
lettera all’altra. Da Napoli, il 28 novembre 1837
mo di farne parte. Di quanto scrissi nella mia del 9 non mi rimuovo d’
una
sillaba. V’auguro fortuna e quando vi verrà in c
to assoluto di Iª donna – onorario annuo Franchi Italiani novemila ed
una
serata intera nell’appalto ad uso comico. Le prim
zza serata per piazza ad uso comico. – Dispensa dalle recite doppie –
una
recita per settimana di tutta vostra scelta. Il
4 aprile 1838, il Monti da Napoli cresce l’offerta di 10 mila lire ed
una
serata di beneficio con appalto sospeso. Da Ferra
lle proposte. Vi è un P. S. che trascrivo : In questo momento ricevo
una
lettera di mio fratello, il quale mi dà notizia d
irige, accetti d’andare con essi. Dopo ciò si sfoga contro le arti di
una
mala femmina ingrata, che dopo averlo lusingato p
ua, trovandosi a Roma, scrive per sentire le pretese per far parte di
una
Compagnia semi-sedentaria (sic) che si vuol forma
se Pisenti ? – la firma non è chiara) scrive da Forlì il 17 settembre
una
supplica : Mi viene fatto suporre che quest’altr
tta. Io fui obbligato di rinunziare alla quaresima di Bergamo pagando
una
penale di cinquanta zecchini effettivi. Poi abbi
gamo pagando una penale di cinquanta zecchini effettivi. Poi abbiamo
una
lettera di F. Lottini a Giuseppe Bosio (Bassano,
ce, era nella Reale. E torna Da Rizzo l’8 maggio 1841 da Firenze, con
una
lettera che trascrivo quasi integralmente : Angel
incipale della Compagnia che vuol formare per Firenze, non escludendo
una
qualche scappata per poche recite nelle vicinanze
nova (25 giugno 41) insiste per aver la Bettini e scrive : Vi faccio
una
confidenza : la Santoni me ne fa provare d’ogni g
a Amalia, Parecchi signori di Roma sarebbero intenzionati di formare
una
Compagnia Drammatica che facesse onore alla nostr
a gelò il sangue a que’ tali che ideavano averti per prima attrice in
una
Compagnia che per primo scopo doveva riformare il
1, tanto per cambiare, insiste per scritturarla qual prima attrice in
una
delle due compagnie che sta formando : e l’11 dic
Amalia, soccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come
una
santa, ed infatti tu saresti una santa per me e q
nsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti
una
santa per me e quest’ opera ti frutterà mille ben
le, sono persuasa che tu farai ogni sforzo per rendere la felicità ad
una
amica la di cui vita, dirò così, dipende da un tu
nell’italo socco i primi onori ! Incisione moderna di L. Margotti da
una
litogr. del tempo dello Stab. Angeloni. Il Niccol
Bettini ? Ella fu dal grido universale salutata grandissima attrice ;
una
di quelle pochissime donne capaci di farsi interp
dal Pellico ; anzi si può dire, che lo stesso autore avrebbe provato
una
nuova compiacenza per la sua creazione ove l’aves
orito il carattere, la Bettini lo ha scolpito ; ella ebbe dall’autore
una
parola che passata sulle sue labbra conduceva al
meno nobile e generoso, la infiammasse, ed era di recare un conforto,
una
gioia all’anima, su cui in pochi anni tanti e si
ue’ suoi atteggiamenti varj, in quei rapidi trapassi che l’eccesso di
una
passione immensa, combattuta, rendeva in lei prof
ha tocco quella eccellenza a cui giunse la signora Bettini, il darle
una
lode comune sarebbe un oltraggio all’arte stessa,
a prima volta, e non più riprodotto : ER PADRE E LA FIJJA Si è stata
una
commedia troppo corta, ma è stata una commedia ac
ER PADRE E LA FIJJA Si è stata una commedia troppo corta, ma è stata
una
commedia accussi bella, ch’io pe’ ssentilla ar mo
la ar monno un antra vorta me ce farebbe strascinà in barella. C’era
una
fijja d’una madre morta, bona e graziosa e se chi
un antra vorta me ce farebbe strascinà in barella. C’era una fijja d’
una
madre morta, bona e graziosa e se chiamava Stella
adre morta, bona e graziosa e se chiamava Stella, poi c’era un padre,
una
testaccia storta, che strepitava : è quella o nun
ella Bettini (Antonio Colomberti), lasciò scritto di lei : Possedeva
una
persona giusta, volto esprimente tutte le umane p
battaglia ; chè ben poche eran quelle che, mercè sua, passavan senza
una
replica ; moltissime quelle che ne avean cinque,
mela maritata – I tristi effetti di un tardo ravvedimento – L’amor di
una
madre – Un fallo – Sedici anni or sono – La fedel
commedie così francesi, come italiane, poichè parlava assai bene e l’
una
e l’altra lingua, delle quali possedeva tutte le
no al 15 marzo 1769, epoca del suo definitivo riposo, che ottenne con
una
pensione di 1500 lire. Dieci anni avanti, recitan
ne voix : Son talent est héréditaire. Antonio Stefano Balletti sposò
una
vezzosissima comparsa della Commedia-Italiana, e
ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò
una
piaga non lieve nella carne, alla parte esterna d
erna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da
una
palla, che il Balletti disse di aver ricevuta all
ava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro
una
torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con
resume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo
una
parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere
a Marta Foccheri sua figliuola, detta essa pur la Bastona. Questa era
una
brava attrice, una brava Amorosa, del carattere d
a figliuola, detta essa pur la Bastona. Questa era una brava attrice,
una
brava Amorosa, del carattere di Vitalba ; e vecch
ridicolo. Mi ricordo, che rappresentando essa la parte di Rosmonda in
una
tragedia mia, che Rosmonda era intitolata, mancan
avendo il carattere odioso di Teodora, pretendeva di farsi onore con
una
parte virtuosa, ed eroica ; ma tutti e due c’ ing
on voleva studiar cose nuove. Fu allora che il Goldoni pensò comporre
una
specie di serata-complimento, nella quale prendes
ma delle quali fu un’accademia poetica in lode di Venezia, la seconda
una
commedia in un atto, e la terza un’ operetta la F
a sua ciarlantaneria per favorire la sola Ferramonti, che non era che
una
seconda attrice…. e che il diritto di rappresenta
Malvina Simoni, egregia prima attrice giovine, si fece conduttore di
una
buona compagnia, in cui la moglie assunse il grad
ati anche Luigi Taddei. Mentr’ era il 1850 al Teatro Re di Milano con
una
compagnia di prim’ ordine, della quale prima attr
iprodotte son quali tuttogiorno succedono nel domestico focolare e d’
una
naturalezza sorprendente. » Nel 1857 era a Tolent
ni. Egli ebbe due figli, Antonietta ed Ernesto, artisti entrambi ; l’
una
, ritiratasi dal teatro nel 1882, per le parti di
le di generico e secondi caratteri ! I Coltellini traevano origine da
una
famiglia nobile del quattrocento venuta di Piemon
uez conte de Acevedo, Governatore per Sua Maestà Cattolica in Milano,
una
sua domanda per ottener la grazia di poter fare e
ce ancora il Paglicci Brozzi nell’ Appendice del suo lavoro – si ebbe
una
nuova concessione, in forma tutta gentile e direi
ala a Firenze nell’Ottavia, volle conoscerla davvicino ; e le scrisse
una
lettera di lode, congratulandosi con lei del modo
anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio,
una
società, in cui ella passò al ruolo di madre nobi
diè più segno di vita, e la povera artista col poco rimastole comprò
una
villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale
villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale intestò al nome di
una
amica fedele, e in cui viveva con essa tranquilla
mosinando, poi fu ricoverata all’ Ospizio di mendicità, d’onde usciva
una
volta la settimana per andare a pranzo dalla poet
ella Internari, che è nella Biblioteca Nazionale di Firenze, si trova
una
sua lettera a questa, in cui la ring razia di cer
razia di certe medaglie e reliquie mandatele…. Ella trovò nella fede
una
gran forza a sopportar con rassegnazione la miser
re figliuoli addestrati alla scena, ma che gli moriron giovanissimi :
una
figlia, Anna, maritò a Luigi Perelli (V.). Il Ros
sull’elmo certe piume lunghe un braccio, tutte ritte e ammucchiate l’
una
sull’altra, che conoscer facevano la goffaggine d
facevano la goffaggine del suo gusto. Carico di brillanti da Murano,
una
bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la f
, una bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la figura faceva d’
una
piramide per i lunghi e mal posti fianchetti, che
to a dovere. Urlava quand’ era minaccioso, e parlava sberleffando con
una
voce crepata, quando pretendeva d’intenerire. Ost
eva il Sansone, e ultimamente nella Rossana so che fe' il Bajazet. Da
una
testa di questo calibro si può immaginare com’era
(V.), e andò a ritirarsi con la moglie e due figlie a Cento, ove aprì
una
bottega di commestibili ed altro. Fr. Bartoli, ch
Rossi Cesare. Da
una
memoria, scritta a posta per me, del figliuolo av
prime voci dei moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretamente
una
compagnia di volontari organizzata dal conte Anni
no dei Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovanni colpito da
una
palla che gli trapassò la gola. Caduta nel sangue
iego, sospettato di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio
una
Compagnia di comici, la Compagnia comico-mimo-acr
un vecchio soprabito color Nanchino regalatogli dal fratello Sergio,
una
giacca marrone del babbo, e qualche fazzoletto de
azione artistica per l’Italia. La Compagnia era divisa in due parti :
una
di mimi-acrobatici, l’altra di comici. Questi rap
e la Celestina, me lo ricordò sovente il povero papà, essendo allora
una
bambinella molto carina, faceva l’Angiolo liberat
faceva l’Angiolo liberatore. Papà si rammentava dello spavento avuto
una
sera quando si ruppe il congegno, e l’Angiolo res
di vedere ancora il povero Bellotti, che doveva essere affogato sotto
una
tela in tempesta, scappar fuori e gridarmi a brac
iù a piedi che in diligenza, e portando tutto il suo bagaglio, dentro
una
calsetta. A Fano lo colse una febbre violenta, c
portando tutto il suo bagaglio, dentro una calsetta. A Fano lo colse
una
febbre violenta, causata dai disagi patiti, e la
etulio Lombardi, che scontava nell’ergastolo, e ci stette dieci anni,
una
ribellione contro una pattuglia di papalini. La m
contava nell’ergastolo, e ci stette dieci anni, una ribellione contro
una
pattuglia di papalini. La malinconia prese il mio
col proprio ingegno da quelle angustie venisse meno in lui. Dotato di
una
fibra d’acciaio, sempre di buon umore, gioviale,
a cerchia limitata dei comici, già qualche successo aveva sorriso. In
una
farsa : Le disgrasie di un bel giovane, egli era
lla dell’andata via colla giacchetta rovesciata, la platea scoppiò in
una
fischiata così unanime e clamorosa da farla crede
o ogni fiducia in sè stesso e già pensava ad un secondo addio, quando
una
mattina Ernesto Rossi andò a trovarlo a casa, lo
ono. Per la primavera di quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare
una
Compagnia drammatica di primo ordine per incarico
i ostacoli se tra Ernesto Rossi e Gattinelli non si fosse manifestata
una
incompatibilità di carattere molto favorevole per
scoppiò aperto il dissidio fra mio padre e Gattinelli, a proposito di
una
parte. Erano alle prove, e poichè pareva che Erne
Balzac. Anche questa scelta era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai
una
tradizione sulla scena, una tradizione formata da
era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai una tradizione sulla scena,
una
tradizione formata da Gattinelli, Vestri, Taddei,
ue spalle sono strette ? e le sue braccia lunghe ? eppoi osservi bene
una
cosa che è rispettabilissima, e che caratterizza
esare Rossi perchè era studioso, zelante e infaticabile, si è formata
una
posizione che non a tutti nell’arte è dato conseg
. Se col suo glorioso omonimo, Cesare Rossi vide chiara a sè davanti
una
mèta da toccare, immediatamente dopo con Bellotti
iorno si spense quasi d’improvviso per congestione. I funerali furono
una
imponente testimonianza di affetto e di ammirazio
il potere del suo ciglio e tanto animato il volto che bastava vederla
una
sola fiata per non dimenticarla più mai. Ma in ne
l’ufficio di pennello, i nostri lettori vedrebbero la vera immagine d’
una
pulcella di 45 anni che tutto ha perduto fuorchè
altrui, al cospetto di un qualche bell’uomo. L’effetto che produce in
una
donna dimenticata una equivoca dichiarazione di a
un qualche bell’uomo. L’effetto che produce in una donna dimenticata
una
equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che
cata una equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che ella fa da
una
finta modestia ed un finto sdegno alle leziosaggi
nitidissimo specchio il transito d’ uno in altro pensiero, indizio d’
una
mente studiosa di quanto le accade intorno, indiz
, indizio d’una mente studiosa di quanto le accade intorno, indizio d’
una
fibra da cui riverbera la sensazione come raggio
mi parve uno di quegli attori, che io andava cercando. Composi dunque
una
Commedia a lui principalmente appoggiata, col tit
ontro di questa Commedia, è necessario che prima di parlarne racconti
una
burletta, una bizzarria che mi è caduta in capo i
a Commedia, è necessario che prima di parlarne racconti una burletta,
una
bizzarria che mi è caduta in capo in quel tempo.
merito dell’ invenzion delle scene e del dialogo che piaceva. Siccome
una
gran parte di quella commedia era a soggetto, ha
glie del precedente, e figlia di Gasparo e Lucia Raffi, conduttori di
una
Compagnia di ballerini da corda, nacque il 1723 c
affi Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era
una
delle più famose in tal genere. Eravi la bravissi
ia ; la Maddalena, che fu moglie in seguito di Giuseppe Marliani, era
una
copia fedele della Teodora, e il Marliani suddett
e attitudini per la scena congiungeva la Medebach – dice il Bartoli –
una
figura leggiadra, un volto tutto spirante grazia,
il Bartoli – una figura leggiadra, un volto tutto spirante grazia, e
una
voce dolcissima e chiara. Pare che il genere suo
era un’ attrice eccellente ed attaccatissima alla sua professione, ma
una
donna soggetta a vapori. Era sovente ammalata, so
apori di soio comando. In questi ultimi casi bastava a propor di dare
una
bella parte da rappresentarsi ad un attrice subal
vapori divenivano sempre più nojosi e ridicoli : rideva e piangeva in
una
volta, mandava grida, faceva mille smorfie e mill
carica di reliquie, giuocava e scherzava con quei monumenti pii come
una
fanciulla di tre o quattro anni. Vedendo la prima
di stato d’ esporsi sopra la scena, all’ apertura del carnevale feci
una
Commedia per la cameriera o servetta. Madama Mede
a memoria d’ uomo. Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia,
una
delle prime città delle Marche a veder le donne s
lersene nel viaggio da Roma a Modena a conto delle loro provvisioni :
una
miseria codesta, se vogliam credere che il bisogn
ominare uno, ch'avesse fatto i suoi studi. » In data dell’'88 abbiamo
una
lettera al Duca di Modena, in cui si lamenta di n
rte Maggiore per altra malattia. Giuro avanti Dio che se V. A. mi dà
una
carità convenevole, volere andare a trovare la sa
qual dovevo portare alla felice memoria dell’ Imper. Leonora, come da
una
sua lettera che tengo può vedere, e l’ assicuro c
vi tornò a far l’orefice per campar la vita, esercitandosi la sera in
una
società di dilettanti a recitar le parti di amoro
citar le parti di amoroso in italiano. Col Meneghino Caironi sostenne
una
sera del carnovale '64 o '65, la parte di Fornare
di fischi e di risa, che dovette cambiar aria, e andò ad aggregarsi a
una
Compagnia miserissima, che recitava in un granajo
scene dialettali, e in ispecie nel famoso Barchett de Buffalora, per
una
grande intelligenza nel concepire i caratteri, e
e Buffalora, per una grande intelligenza nel concepire i caratteri, e
una
grande spontaneità e verità nel rappresentarli :
e degli artisti milanesi. Toltosi dal Ferravilla, pensò di mettere su
una
Compagnia milanese in società con Davide Carnaghi
u le orme della famosa del Toselli e di quella veneziana del Benini :
una
Compagnia insomma, che ai Massinelli, Panera, Inc
stupire ch'ella divenisse grande a sua volta, dando i primi segni di
una
eccezionale intuizione a soli nove anni, quando a
gnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno di
una
Compagnia piemontese. A quindici si unisce alla z
o : quest’ultimo lavoro, nella sua semplicità originale e poetica, fu
una
vera rivelazione artistica per la nostra Adelaide
rtistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di
una
bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e p
aide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di
una
vera artista fatta e provetta. E infatti, era tan
nciulla, che io stesso udii ripeter le mille volte in platea : « Ecco
una
vera prima donna ideale. » A quello delle Sponde
ova di tutti i suoi mezzi artistici, si fu in Margritin dle violette,
una
felice riproduzione, o riduzione, del dramma tipi
rtuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per
una
malattia cancerosa al petto, che la rose lentamen
hiuder degnamente questo mio, stralciare un brano, che si riferisce a
una
recita di Fernanda al Margherita di Genova per la
ramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva di donna ; era diventata
una
belva : il suo viso, così dolce di solito, non er
abile recita, ella tornò a Sampierdarena, ove faceva il carnevale con
una
compagnia…. non sua. Adelaide Tessero !!!
sa nel Mondo della noia di Pailleron, di Margherita nella Medicina di
una
ragazza ammalata di Ferrari. Ho detto che Adelaid
ra delle attrici madri e caratteristiche della scena italiana. A dare
una
idea esatta del valore artistico di lei, e soprat
. Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con
una
figura delle più convenienti al personaggio, con
della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con
una
espressione del volto nobile e serena, con un sor
ra tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. L’altra metà faceva con
una
spontaneità siffatta di dizione da far strabiliar
, Adelaide Falconi come donna è stata amata ed adorata perchè è stata
una
santa. Mai dimenticherò l’accento caldo, convinto
. Mai dimenticherò l’accento caldo, convinto, di reverenza, col quale
una
giovanissima e valorosa attrice, alla quale di Ad
ice, alla quale di Adelaide Falconi chiedevo, mi rispose tout-court :
una
santa ! L’acre polvere dei palcoscenici mai è giu
a da Antonio Colomberti. Fu in Egitto, ad Alessandria e al Cairo, con
una
compagnia sociale, e, tornato in Italia, si scrit
compagnia sociale, e, tornato in Italia, si scritturò con la moglie e
una
figliuola, l’Annetta, in Compagnia di Cesare Dond
ta a Genova del 1837, esordì prima donna all’età di sedici anni, come
una
delle più liete promesse dell’arte. Divenuta in p
cui sposò il primo amoroso Angiolo Diligenti, col quale formò subito
una
buona compagnia, che durò parecchi anni con buona
na compatibilità dei caratteri, ella domandò e ottenne giuridicamente
una
separazione di corpo e di beni. Si unì poi all’at
a Trieste, dove, fatto un corso regolare di studj, si impiegò presso
una
Casa di Commercio. Ma la passione per l’arte dram
lo vinse a segno, che, dato un addio ai libri mastri, si scritturò in
una
Compagnia comica in qualità di amoroso, diventand
ar le scene aveva assai più inclinazione che per l’arte. Sposatosi ad
una
egregia attrice pur triestina, Giovanna, che fu b
arlo Lollio, ed ora di Carlo Romagnoli. Il '64 lo vediam direttore di
una
Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi
si, fu per consiglio di medici trasportato a Barbania di Piemonte, in
una
villa dei Cottin, dove morì l’ 8 novembre 1886.
d’ingegno acre, vivo, pespicace ed atto ad ogni impresa, e possedendo
una
lingua figlia generosa di bella madre, ricca, esp
etri Italiani. Con ciò egli non venne solo a mostrare il mecanismo di
una
versificazione straniera, come taluno si diede bu
rchè i primi traduttori Spagnuoli delle antiche favole non ne diedero
una
idea capace d’invitare all’imitazione. Forse la n
ntroduzione di battaglie, assedj, duelli, dovette allettare assai più
una
bellicosa nazione; e quindi determinare i Vega, i
risse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e
una
favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tut
ano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna
una
Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbell
gia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con
una
Lucrezia maritata che traffica vergognosamente pe
ia è appena incominciata, e mostra che altro non sarebbe divenuta che
una
copia delle pastorali Italiane; perchè il prologo
stinto per la nascita, per le avventure e per la morte, essendo stato
una
notte in Madrid nella propria carrozza ucciso da
isabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in
una
propria casa di campagna dove trovasi a diporto l
Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta d’
una
mascheretta grata al suo liberatore gli dà una ba
na, la quale coperta d’una mascheretta grata al suo liberatore gli dà
una
banda, che a que’ tempi si reputava un favore e u
liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e
una
prova d’inclinazione della dama verso il cavalier
izzar del pesce. Il conte vuol riferire che entrò nel giardino, trovò
una
dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un
di pistola, e che la difese dalle spade degli assalitori, e ne ricevè
una
banda. In ciò si spendono ben centoventicinque ve
banda. In ciò si spendono ben centoventicinque versi, ne’ quali entra
una
scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di ne
quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve,
una
folta chioma arruffata di un boschetto pettinata
della mal riuscita impresa ne parla all’amante con tutto l’impeto di
una
cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amor
e la risposta. In fine a lei si volge, e si determina ad invitare con
una
breve lettera i congiurati a Londra, mostrandosi
menti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di
una
fortuna brillante colla condizione di suddito. Gi
nte combattuto dall’ amore di Bianca e dalla speranza del possesso di
una
bella regina. Ma questo punto dell’azione viene d
rispetto; entrambi fanno pompa di acutezze là dove era da svilupparsi
una
tenerezza contrastata. Il conte recita anche un s
h grandezza tu sforzi il labbro a parlar contro del cuore!)”. Parte l’
una
colerica e gelosa, l’altro abbattuto e stordito.
dal suo racconto ha bevuto tanto veleno, trasportata le favella come
una
regina gelosa che senza confessarlo ne inspira tu
ina tralle cure del regno e dell’amore si addormenta. Bianca esce con
una
pistola alla mano che porta il nome del Conte; qu
chiede di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo le scrive
una
lettera, incaricando al servo di consegnarla poic
lice che portò nella prima scena. La riconosce il conte; ma ella come
una
dama privata gli presenta la chiave della prigion
eva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in
una
volta tutti i ribelli. La lettera termina con un
n numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di
una
sola commedia, dividendosene gli atti; ond’è che
tri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. L’argomento è
una
commediante rinomata che si converte, si disgusta
gusta della propria professione e della vita passata nel più bello di
una
rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in u
nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in
una
solitudine, e muore santamente. Nell’atto del Gue
tro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce ad affiggere il cartello di
una
nuova commedia un servo della compagnia detta di
igarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da
una
macchia, o nido di cicale Da lui piantato, è un
d’un ben grasso erede. Con grazia tal ragiona, Che ad ogni motto
una
novella appicca, Che sempre è lunga, e non è gi
nga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra d’
una
mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le scri
sarà tempo poi per gli altri. Mio cugino viene a prendervi; mettetevi
una
mascheretta, e non gli parlate; perchè finchè io
ritratto da un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene
una
carta di quitanza così dettata: Ho ricevuto da Do
na carta di quitanza così dettata: Ho ricevuto da Don Antonio Salazar
una
donna che ha da essere mia moglie, con suoi contr
pochissime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’
una
di Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in
ore Ferdinando, rendono mostruosa questa favola che prende il nome da
una
Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’han
enza saper parlare e che si va sviluppando a poco a poco per mezzo di
una
tenera simpatia che le inspira la veduta di un gi
e. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre
una
tradizione degli amori infelici di due amanti vir
etto rendendola ancora più grottesca. Moliere la rettificò, facendone
una
dipintura d’un discolo, la spogliò della varietà,
fonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di
una
Ebrea Toledana chiamata nelle cronache nazionali
he Rachele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche
una
favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcun
venti commedie oltre a un gran numero di prologhi o loas, delle quali
una
gran parte sino a’ nostri di continua a rappresen
nte in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe
una
immaginazione prodigiosamente feconda: non cedeva
dolcezza, facilità ed eleganza: seppe interessare gli spettatori con
una
serie di evenimenti inaspettati che producono con
onio, San Paolo, Adamo, S. Agostino, Geremia. L’Appetito, il Peccato,
una
Rosa, un Cedro, il Mondo, sono personificati negl
Servette o Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di
una
nave a redimere il mondo, dice del mare, . . .
ici su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulla scena
una
Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima ele
cenza di vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Maria Vergine,
una
mima elevar la sfera sacramentale e cantare il Ta
l teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di
una
predizione di un astrologo, che ella perirebbe pr
gni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È
una
ipotesi troppo inverisimile per accreditar le sit
le per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di
una
parte della Palestina nel tempo che contendevano
della bella Marianna, e gli vien dato ad intendere essere immagine di
una
bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spettator
ercossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto a
una
torre per aspettar la sentenza della sua morte. L
sa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in
una
lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolo
dina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di
una
damigella questa lettera passa nelle mani della s
l’amore e l’indignazione; nè a questo punto patetico altro manca che
una
esecuzione più naturale ed espressioni spogliate
arsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
una
contesa tutta comica e indecente contraria alla v
riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di
una
verità, cioè che le passioni sfrenate e la pazza
sulle scene? Si combattono in tal guisa gli errori volgari? É questa
una
dottrina concorde colla libertà umana e colla rel
ella gelosia di Erode riferita dall’Ebreo Flavio Giuseppe, e ne formò
una
tragedia regolare recitata con tale applauso in c
ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia
una
vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccom
da’ Mori, ma vien liberata da alcuni soldati Cristiani e condotta in
una
casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Q
bandonarla. Piagne la meschina, domanda la morte; ma l’inumano prende
una
risoluzione più barbara, e facendo segno a’ Mori
e di Dorotea, mal grado de’ freddi concetti che le deturpano. Ne darò
una
mia traduzione, e ne’ passi dove i tratti patetic
misfatto è quell’istesso che commise un mostro Inglese in persona di
una
Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore
un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario d’
una
principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
l segretario d’ una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
una
dama della di lei corte, e la principessa sa il d
per comunicarsi anche in pubblico quanto passa, hanno posto fra loro
una
cifra, che rende inutili tutte le diligenze e gli
a cifra. Senza mettere per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e
una
Corilla, cioè verseggiatori estemporanei, è impos
on per osservar le regole prescritte, ma per desiderio di riuscire in
una
impresa allora forse reputata difficilissima. Di
a a cercarli idonei ad inspirare amore per qualche virtù o a rilevare
una
massima istruttiva. E che insegna quest’intrigo d
quès del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore pieno di
una
sognata nobiltà di cui pretende tirar l’origine d
pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di
una
volta ne rise. In questa motteggia sull’uso d’int
i seppe tessere un’ azione regolare passata in un giardino nel giro d’
una
notte. Anche in essa riprese i compatriotti che a
escluso da’ di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre
una
favola dentro le regole senza dipendere dall’uso
rità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di
una
dama bizzarra che vuol parere superiore all’amore
t con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di
una
risa ironica, che pareva di aver letto nell’anima
opia Francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di
una
scena della II giornata, in cui Carlo cade a pale
e disprezzata, rassomiglia un fuoco fiaccamente dipinto alla vista di
una
fornace ardente. Anche l’altro valoroso comico Fr
piacevoli della commedia di Moreto la Ocasion hace el ladron. In essa
una
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un ca
Parecido en la Corte, e No puede ser guardar la muger. Il Parecido è
una
commedia di rassomiglianza che ha varie scene pia
a di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli e dove il buffone ha
una
parte competente. L’altra è stata adottata dagl’
nde con bizzarria; ma Don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con
una
persona tanto, al suo credere, inferiore a lui pe
ngo tempo il sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo ma leggendo
una
lettera, nè badando a Don Tello che gli s’inginoc
on Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Ma perchè egli più d’
una
volta ha mostrato disprezzo del valor personale d
i novella drammatica. Vi si vede un re d’ Inghilterra che smarrito in
una
foresta si ricovera solo in casa del mugnajo, dov
propositi de’ campagnuoli e l’infedeltà usata da un suo cortigiano ad
una
contadina119. Verisimilmente l’autore ne tolse l’
sarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che questa era
una
debole copia delle nominate commedie spagnuole. L
oli fu tradotta in prosa e intitolata Proteggere l’ inimico, ha più d’
una
situazione interessante, locuzione propria, e un’
azia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di
una
fiata ho veduta rappresentar questa commedia (per
ras che già si era ritirata dal teatro quando io lasciai le Spagne. L’
una
e l’altra con pari applauso, benchè per different
el misto di grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a
una
giovanetta di sommo talento e vivacità ma disdegn
uel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di
una
grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapprese
tumi e le leggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria di
una
dama e di un cavaliere che fanno vista di amarsi,
dimorare in Zamora, gli risparmi l’onore di più chiamarlo. Ode che in
una
casa si stà cantando? Per goder da vicino di quel
ni, è colorita con tratti vigorosi, e ben punita con un matrimonio di
una
finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è
n matrimonio di una finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è
una
povera donna di Salamanca, Anche questa favola pa
gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima favola
una
lezione scenica a’ principi, col medesimo intento
ese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da
una
perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da
e a’ sovrani, tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire
una
falsità opposta. Un suddito ardito che crede aver
ra discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di
una
legione di comentatori, come pensò in Napoli il C
ci principj applicabili ad ogni evento? E come maneggiarsi bene senza
una
norma, senza bussola, senza aver coltivata la rag
a di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è
una
mescolanza di affari pubblici ed affetti privati,
potendo, sfida l’amante. Egli è nell’ angustia o di combattere contro
una
donna amata nella pubblica piazza o di rimaner di
ria alla nazione sì gran numero di talenti abbandonati al trasporto d’
una
immaginazione calda e disordinata e innamorati di
avendone egli solo prodotte cinque nel 1609. La Gran Semiramis non è
una
tragedia divisa in tre atti, ma una rappresentazi
nel 1609. La Gran Semiramis non è una tragedia divisa in tre atti, ma
una
rappresentazione de’ fatti di questa regina in tr
di questo re Unno. La Infeliz Marcela per avviso del Montiano è anzi
una
novella che una tragedia, in cui intervengono anc
no. La Infeliz Marcela per avviso del Montiano è anzi una novella che
una
tragedia, in cui intervengono anche persone basse
nni frequentato ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritta
una
tragedia sì cattiva, seguendo il sistema erroneo
e inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare
una
collezione delle favole sceniche spagnuole scelta
i che gl’ insolenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di
una
nazione, di cui non meno nel Discorso contro del
ra non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di
una
spezie di romance in cui narransi avventure di Mo
mexi. 113. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso
una
specie di delirio, facendo che Dorotea in quello
delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubiti se il Cagnerì sia
una
nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei l
ò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi di
una
riforma nelle patrie scene avendogli citari nel D
iano. 122. L’ab. Lampillas o travedendo o volendo far travedere citò
una
sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e d
r diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso
una
meno confusa idea, considerandone la struttura ιλ
à. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere
una
specie di tenda portatile che prontamente si rass
tri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di
una
collina a cui si appoggia, e intorno a trecento p
di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe come
una
città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe
Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per
una
delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto,
ΙΔΟΣ, Reginae Philistidis , che non improbabilmente potrebbe credersi
una
regina che dominò in Siracusa al cui tempo forse
on lontano dal tempio di Apollo, che poi verso il 1227 si convertì in
una
chiesa dedicata a Maria Vergine sotto il titolo d
Maria Vergine sotto il titolo dell’Assunta. Essi ci attestano che in
una
orazione di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle ope
nelio Nipote nel proemio del suo libro degli Uomini insigni riferisce
una
cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni
entazioni sceniche. Certo è che a poco a poco s’introdusse in Isparta
una
riforma delle cose stabilite da quel severo legis
ne racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese
una
maschera degna di una regina e un corteggio propo
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di
una
regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
re porte, delle quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale, e l’
una
e l’altra de’ lati Ξενοδοκειον, ospitale a Questa
lgere velocemente i tavolati o col ritirarli per togliere dalla vista
una
dipintura e farne comparire un’altra. Nell’alto d
non era già il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene
una
specie di ara o tribunale che si occupava da’ mus
tori. In essa seguendo la circonferenza si elevava dal basso all’alto
una
continua scalinata. Veniva questa interrotta da t
ti, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da
una
retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo scalin
il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
una
superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo de
iana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in
una
superficie di una sfera, il cui centro è il corpo
forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di
una
sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A render
perto da un tetto, rimanendo il resto allo scoperto. Formavano ancora
una
parte del teatro alcuni grandi portici edificati
spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano
una
delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime d
ervi luogo. Or per moderare alquanto sì pericoloso concorso, si emanò
una
legge che niuno potesse sedervi, se non pagava un
aria. Laonde Eubulo cittadino potente e adulatore del popolo promulgò
una
strana legge, cioè che chiunque proponesse di tra
concorso qual lusso quali profusioni per un semplice divertimento di
una
repubblica sì picciola in confronto di tanti pode
to, divenne schiava e poi barbara. Se il divertimento non occupa solo
una
picciola porzione del tempo lasciando il rimanent
dovere; la nazione è perduta. Non pertanto dove i costumi mancano di
una
pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo
e della propria schiavitù, amando la poesia e la danza, seppe usare l’
una
e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non
i sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare
una
spedizione militare. La partenza de’ guerrieri d
nto delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rappresentano
una
dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale
ro varie espressioni, che gli Europei durano fatica a credere che sia
una
scena immaginaria, e non la vedono senza ribrezzo
ente per la natura e per l’indole di que’ popoli, nella quale trionfa
una
sana morale. Ebbe pure gli Haravec (vocabolo corr
ndagarne l’origine, la quale con alcune probabilità può rinvenirsi in
una
festa solenne che solea celebrarsi in Cusco. Un a
al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di
una
pelle di leonea. Tutti portavano maschere spavent
dalle maschere, suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e
una
imitazione più ragionata. E chi sa che le armi po
pre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di
una
rappresentazione eroica e marziale? Chi sa che qu
Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (
una
delle quali era la mentovata Raymi) assistendovi
tre, confuse, mescolate, riprodotte con tante alterazioni, vi formano
una
popolazione assai più scarsa del l’antica distrut
ntrada popolata da moltissime famiglie nobili americane, dove si gode
una
giusta libertà e proprietà, che sono le cagioni o
più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata
una
viva e cara rimembranza, che solo gli attuali lor
ono farsi lecito di rappresentare certe feste teatrali e specialmente
una
tragedia della morte del l’ultimo inca Atahualpa
el che mi narrò in Madrid un negoziante di Cadice che vi avea passata
una
parte della vita) spiccava una bella e giovane at
goziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava
una
bella e giovane attrice figliuola di una Peruvian
a parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di
una
Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del
ita del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perrachola. a. Ecco
una
proposizione innocente, vera, circospetta, modera
ovo Mondo agli Europei, il Vespucci ed il Cabotto. E perchè? E’ forse
una
menzogna? Egli è vero che il Fiorentino Vespucci
tò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri
una
parte principale nel dirigere le loro operazioni
ca così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare
una
flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di H
e della propria schiavitù, amando la poesia e la danza, seppe usare l’
una
e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non
i sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare
una
spedizione militare. La partenza dei guerrieri da
nto delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rappresentano
una
dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale
ro varie espressioni, che gli Europei durano fatica a credere che sia
una
scena immaginaria, e non la vedono senza ribrezzo
nte per la natura e per l’ indole di que’ popoli, nella quale trionfa
una
sana morale. Ebbe pure gli Haravec (vocabolo corr
ndagarne l’origine, la quale con alcuna probabilità può rinvenirsi in
una
festa solenne che soleva celebrarsi in Cusco. Un
al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di
una
pelle di leone36. Tutti portavano maschere spaven
dalle maschere, suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e
una
imitazione più ragionata. E chi sa che le armi po
pre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di
una
rappresentazione eroica e marziale? Chi sa che qu
Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (
una
delle quali era la nominata Raymi), assistendovi
tre, confuse, mescolate, riprodotte con tante alterazioni, vi formano
una
popolazione assai più scarsa dell’antica distrutt
ntrada popolata da moltissime famiglie nobili Americane, dove si gode
una
giusta libertà e proprietà, che sono le cagioni o
più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata
una
viva e cara rimembranza, che solo gli attuali lor
no farsi lecito di rappresentare certe feste teatrali, e spezialmente
una
tragedia della morte dell’ultimo Inca Atabualpa a
fa (per quel che mi narrò un negoziante di Cadice che vi avea passata
una
parte della vita) spiccava una bella e giovane at
goziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava
una
bella e giovane attrice figliuola di una Peruvian
a parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di
una
Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del
a del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perra-chola. 32. Ecco
una
proposizione innocente, circospetta, moderata, ri
uovo Mondo agli Europei, il Vespucci ed il Cabotto. E perchè? è forse
una
menzogna? Egli è vero che il Fiorentino Vespucci
stò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri
una
parte principale nel dirigere le loro operazioni
ica così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare
una
flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di H
senso con vaghe e brillanti modulazioni, e possono queste ridursi ad
una
certa unità, la quale se non appaga del tutto la
to la severa ragione, basta nullameno per sedurre l’immaginazione con
una
illusione aggradevole. [2] Alcuni compositori ita
menti, avvisandosi con gran giudizio che questi altro non essendo che
una
spezie di commento fatto sulle parole, era una st
altro non essendo che una spezie di commento fatto sulle parole, era
una
stoltezza da non sopportarsi che primeggiassero e
istinti. Al presente sono esse così minute che non hanno luogo a fare
una
impressione durevole, né servono ad altro che a s
al principe troiano, e l’ingratitudine imperdonabile di costui verso
una
principessa cotanto amabile, mille altri aggiunti
eresse che sogliono destare il canto e la poesia, le quali esprimendo
una
qualche passione determinata che si contempla dal
oni interne onde siamo la vittima. In tali occasioni la strumentale è
una
spezie di nuova lingua inventata dall’arte affine
i è perché essendosi osservato che quando il tuono fondamentale vibra
una
volta, l’ottava di esso tuono ne vibra due volte,
ceri. Ma, s’avessero eglino ricavati i principi dell’arte loro non da
una
sciocca e ridicola usanza, ma dagl’intimi fonti d
fanno all’improviso passaggio da un recitativo andante e negletto ad
una
sinfonia in forma. Cotal usanza non può rendersi
dovrebbe essere un preambolo dell’aria, ma deve e può essere talvolta
una
continuazione o conseguenza del senso anteriore.
, o perché esprime la via tenuta dall’intelletto, o dalla passione da
una
riflessione in un’altra differente, ha bisogno di
col conte Algarrotti, il quale è d’avviso che l’apertura esser debba
una
espressione o compendio di tutto il dramma. Bisog
de? Di più, questo metodo condurrebbe ben tosto la musica teatrale ad
una
sgradevole monotonia, poiché, avendosi a rendere
zietà. Ma o comprenda la sinfonia l’intiera azione, o si ristringa ad
una
sola scena, certo è che nell’uno e nell’altro cas
aestri bravi la maggior parte delle aperture, che si sentono tutte ad
una
foggia e d’un carattere, sono appunto come quelle
ppunto come quelle lettere che dagl’imperiti segretari si riducono ad
una
sola formola ricavata da qualche libro, o come gl
flauti obbligati. Un altro maestro napolitano espresse il fracasso d’
una
tempesta con una sinfonia di bicchieri. Niente in
. Un altro maestro napolitano espresse il fracasso d’una tempesta con
una
sinfonia di bicchieri. Niente in oggi di più comu
si avrebbono ad accoppiare insieme se non quando le parole presentano
una
situazione dove il marziale ardore vien temperato
ndo intermedie tra quelli e questo, servirebbero ad unir fra loro con
una
certa continuità i suoni diversi, e sarebbero acc
to volte strappate dagli occhi le lagrime e gettato il mio spirito in
una
maniconia più soave di qualunque allegrezza. Io p
a. Io porto ferma opinione che un’aria patetica cantata sul teatro da
una
bella voce col solo accompagnamento d’un’arpa e d
col solo accompagnamento d’un’arpa e d’un flauto farebbe sull’udienza
una
impressione vieppiù profonda che non è quella del
olte si conserva in essi il vero loro carattere, ch’è quello d’essere
una
cosa di mezzo tra il tuono della declamazione ord
itor fatali Portentosi caratteri la figlia,» il compositore ha posta
una
lunga mossa di violini e di viole accompagnati da
derata dal poeta altro non è che un particolar sentimento compreso in
una
piccola canzonetta divisa in più strofi e fregiat
ezze della poesia. Considerata dal compositore essa è l’espressione d’
una
idea o pensier musicale, che si chiama comunement
ensier musicale, che si chiama comunemente motivo, nel quale, come su
una
gran tela, la musica si propone di pennelleggiare
e corrispondere al senso delle parole acciocché il musico non mi dica
una
cosa allorché il poeta m’inculca un’altra; dee co
dee semplici scomposte prima e divise si riuniscono poscia per formar
una
idea complessa; debbonsi in tal guisa subordinare
ù è in contraddizione con se medesimo e col tutto insieme del dramma;
una
fluidità insignificante di melodia che s’oppone a
a ragione replicato da quanti non hanno interesse in negarlo riceverà
una
maggiore conferma volendo discendere all’esame d’
di quelle che si cantano in oggi sui teatri. [28] Aprasi per un poco
una
carta o spartito musicale, e vi s’osservi il meto
ena l’interlocutore ha finito il recitativo, gli strumenti cominciano
una
suonata o preludio chiamato ritornello. L’oggetto
su un “i” o su un “o”? Hassi a star gorgheggiando un quarto d’ora su
una
cadenza per far capire all’udienza che lo smascol
uella, la quale non apportando in ciascun suono individuale se non se
una
sensazione troppo rapida e fugace, non può avere
differenti. né m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta
una
parola o una frase può avere il suo fondamento ne
é m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta una parola o
una
frase può avere il suo fondamento nella ragione,
, e che ciò ha luogo principalmente allora quando l’uomo stimolato da
una
viva passione, e ripieno di quella idea che serve
ll’abisso della sensibilità umana, sembra forse che debba ritrarsi da
una
persuasione intima che l’amor proprio fa nascere
a lor non è noto quanto sarebbe di mestieri il nostro cordoglio. Così
una
tenera madre disperata per la morte del figliuolo
stato per un improvviso e crudele accidente privato della compagnia d’
una
sposa cui tanto amava, è assai verosimile che vad
aperne lo scioglimento, come si vede da ciò che giammai si domanda in
una
commedia di carattere, o in una tragedia la repli
vede da ciò che giammai si domanda in una commedia di carattere, o in
una
tragedia la replica d’una scena per quanto sia el
domanda in una commedia di carattere, o in una tragedia la replica d’
una
scena per quanto sia ella sublime, forte, o patet
aldassarre Ferri perugino, come si può argomentare dalla prefazione d’
una
raccolta di poesie a lui dedicata, ove nello stil
i replicar l’intiero motivo, e quello altresì di ridurre la musica ad
una
sgradevole uniformità, altro per lo più non sente
ascun periodo formando classe a parte nel sentimento ne richiederebbe
una
particolar cantilena, onde non sussisterebbe più
ta da me dovendo salir sopra un naviglio il primo uomo e cantar prima
una
cavatina, la nave, che veniva spinta dalle onde,
a ballo! Altro non gli restava che riserbar il tuono del Miserere per
una
contradanza. [36] Alle volte si scontrerà il comp
minato genere di passione. Difatti cosa è un passaggio? Non altro che
una
breve dimora della voce su una qualche vocale, do
tti cosa è un passaggio? Non altro che una breve dimora della voce su
una
qualche vocale, dove il canto aggrumola insieme u
arole “calma”, o “riposo”, il maestro si ferma a collocar posatamente
una
tenue benché sia di movimento contrario e ripugna
ersi del poeta replicate le parole “caro anima mia” dove possano fare
una
qualche smanceria, oppure quelle piccole immagini
an Dio! Cento e cinquantadue, anzi trecento e quattro inflessioni per
una
sola vocale! E questa si chiama musica drammatica
e d’accenti diversi da quello d’ogni altra. Si tratta, per esempio, d’
una
disgrazia accaduta all’improvviso ad una persona
a. Si tratta, per esempio, d’una disgrazia accaduta all’improvviso ad
una
persona amabile, come sarebbe a dire di consolare
i motto che possa inacerbire la sua doglia, accompagnerà talvolta con
una
lagrima fuggitiva le lagrime dello sventurato ami
e, passione o sentimento compreso nelle parole. Queste due cose hanno
una
così stretta relazione fra loro che la musica fat
ole d’un’aria diversa; come il ritratto che rappresenta con esattezza
una
fisonomia, non può servire a rappresentare una fi
presenta con esattezza una fisonomia, non può servire a rappresentare
una
fisonomia differente da quella. [40] Rivolgendo l
o crudele, l’agitazione, la gelosia, il rimorso sono rappresentati ad
una
foggia medesima. Lo sdegno non si distingue dalla
d’un appassionato sposo sul punto di rivedere dopo lungo tempo e dopo
una
travagliata fortuna la sua amatissima sposa, egli
mmai fuorché all’espressione dell’allegrezza. Piacemi per ora di fare
una
supposizione contraria e di figurarmi Farnaspe ch
ostrazione, io voglio aggiugnere alla poetica parodia testé arreccata
una
strofetta in lingua francese, che nulla ha di com
usica va egualmente bene, come il lettore può chiarirsene da sé dando
una
occhiata alla carta musicale che si trova infine
Ma da siffatte cose fino a quelle che dee sapere un compositore corre
una
distanza infinita. Questi ammaestramenti non cont
si di quei principi dell’arte propria, per comprenderne i quali basta
una
mente avvezza a ragionare che abbia avuto qualche
a del Tibet, o ai Telapoini del Siam. Pochi vi sanno dire il perché d’
una
legge musicale o rendervi la ragion filosofica di
ire il perché d’una legge musicale o rendervi la ragion filosofica di
una
usanza; pochissimi hanno i lumi sufficienti a con
genio musicale quanto lo studio delle Pandette gioverebbe a crear in
una
nazione dei legislatori simili a Minosse, a Confu
o hanno così stretta relazione fra loro che non può farsi gran via in
una
scienza o facoltà senz’essere più che mediocremen
ervar lungo tempo la sua perfezione in Italia. [48] Sarebbe nondimeno
una
ingiustizia l’incolpar soltanto i maestri. Se que
Italiani della perdita della loro antica libertà e che va dal paro in
una
nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
invece del semplice. [50] La vanità, di cui è proprio il rinunziar ad
una
folla di piaceri per meglio assaporare il maggior
rla non costa niente, non è effetto del sapere né dell’ingegno, ma da
una
non so quale disposizione che sebbene dal cielo s
inioni, gli errori, le verità, e le produzioni degli artefici, allora
una
licenza illimitata produce l’effetto contrario. O
na licenza illimitata produce l’effetto contrario. Ognuno che coltiva
una
professione vuol distinguersi dai compagni. Desid
servigi della imperatrice delle Russie, dotato d’estro singolare e d’
una
maravigliosa ricchezza nelle idee musicali, e che
tro tuttora si mostrano il Borghi, che rammorbidisce a meraviglia con
una
certa dolcezza e soavità la robustezza dello stil
ce dello stile del suo maestro, al quale si dice che aggiunga del suo
una
bellissima cavata di suono limpido, netto e preci
ilicatezza e le grazie proprie del suo sesso. Sarebbe più facile «Ad
una
ad una annoverar le stelle» che il fare patitame
zza e le grazie proprie del suo sesso. Sarebbe più facile «Ad una ad
una
annoverar le stelle» che il fare patitamente men
’andare più oltre né piace né giova, non essendo il mio scopo tessere
una
nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltan
clatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori
una
rapida prospettiva. Quello che in generale può di
e può dirsi è che nelle loro mani la musica acquista a certi riguardi
una
maggiore bellezza mentre la va perdendo a certi a
zza che le si aggiunga senza riguardo a cotale scopo, non è altro che
una
imperfezione, un difetto di più, in tal caso biso
n provano che la sua visibile decadenza. Come il lusso, che manifesta
una
ricchezza apparente nello stato politico, annunzi
a dei caratteri nazionali e per critica lepidissima. Avrebbe ottenuta
una
lode senza eccezione se schivati ne avesse i lung
con Francesco Lombardi, e finalmente si mise col marito alla testa di
una
buona Compagnia che durò molti anni con gran favo
di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era
una
potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelin
re di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa
una
mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu ved
o duol rammento, involontario mi discorre il pianto. Dammi, o Amalia,
una
lagrima di quelle che dal ciglio ti piovono qualo
era un impenitente beone, e Francesco Regli riferisce l’aneddoto che
una
sera a Milano, scordatosi dopo una buona bevuta d
sco Regli riferisce l’aneddoto che una sera a Milano, scordatosi dopo
una
buona bevuta di dover recitare, andò a teatro ass
ale dell’isola di Giava, ed è divisa in due grandi parti, delle quali
una
è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qualun
. Nel Tunkin si rappresentano ne’ templi azioni teatrali, che formano
una
parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli
China, ma sonovi assai frequenti le rappresentazioni, dovendo formare
una
parte indispensabile di ogni festa e convito scam
vive, e soffrono che appena morte vengano strascinate per le vie con
una
fune al collo, e lasciate insepolte in preda ai c
ena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di
una
fiata comparire in teatro il re colla real famigl
mitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rappresentando
una
parte inferiore, che ciascuno sostiene nella favo
ia l’Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal p. Prèmare e tratto da
una
collezione di un centinajo di drammi scritti nell
ingeva a trattar gli affari del l’impero. E perchè ogni dinastia ebbe
una
musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao
mperadore presedeva al l’amministrazione della giustizia, si eseguiva
una
musiea chiamata Tchoung-hochan-yo, cioè che ispir
al l’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di
una
lunga storia. Passano poche scene, in cui non si
menti di trent’anni. Più. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita
una
donna, la quale ha da partorire un bambino, che d
tala, tradotto da Iones in inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala è
una
principessa allevata da un Eremita in un boschett
to Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da
una
gazella e da un caprio. V’intervengono la Pastore
che questo innocente, semplice, patetico congedo, desti in chi legge
una
tenera commozione; e pur d’altro non si tratta ch
a Tam. Mentre esse ballano, il brutto musico ripete questa parola con
una
vivacità continua rinsorzando per gradi la voce e
usiasmo con visacci e strane convulsioni, e le ballerine muovonsi con
una
maravigliosa agilità, la quale accoppiata al desi
rnale Straniero del l’ab. Arnaud al mese di luglio 1761 l’estratto di
una
traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Mus
ra’ quali trovansi non pochi alunni cinesi) per farne tradurre almeno
una
. Alquante etimologie ricavate da qualche parola c
itale dell’isola di Giava, ed è divisa in due gran parti, delle quali
una
è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qualun
a. Nel Tunkin si rappresentano ne’ tempj azioni teatrali, che formano
una
parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli
China, ma sonovi assai frequenti le rappresentazioni, dovendo formare
una
parte indispensabile di ogni festa e convito scam
vive, e soffrono che appena morte vengano strascinate per le vie con
una
fune al collo, e lasciate insepolte in preda ai c
ena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di
una
fiata comparire in teatro il re colla real famigl
mitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rappresentando
una
parte inferiore, che ciascuno sostiene nella favo
a l’ Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal P. Prèmare e tratto da
una
collezione di un centinajo di drammi scritti nell
ingeva a trattare gli affari dell’impero. E perchè ogni dinastia ebbe
una
musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao
Imperadore presedeva all’amministrazione della giustizia, si eseguiva
una
musica chiamata Tchoung-hochao-yo, cioè che inspi
all’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di
una
lunga storia. Passano poche scene, in cui non si
evenimenti di trent’anni. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita
una
donna, la quale ha da partorire un bambino, che d
a Tam. Mentre esse ballano, il brutto musico ripete questa parola con
una
vivacità continua, rinforzando per gradi la voce
usiasmo con visacci e strane convulsioni, e le ballerine muovonsi con
una
maravigliosa agilità, la quale accoppiata al desi
rnale Straniero dell’Ab. Arnaud nel mese di luglio 1761 l’estratto di
una
traduzione ms. di un libro intorno all’Antica Mus
glia, fra’ quali trovansi non pochi alunni Cinesi, per farne tradurre
una
almeno. Alquante etimologie ricavate da qualche p
di Mezzettino, diminutivo di mezzetta, ossia mezza misura. Metto qui
una
incisione del Bonnart rappresentante Mezzettino b
la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista, egli in
una
scena preparata all’uopo ricevè da Colombina la m
riproduco. (V. pag. 713). Molto dispiacque al pubblico di vedere
una
maschera su la faccia piacevole, se bene alquanto
tro nel 1697 ; dopo di che fu obbligato a recarsi a Brunswick ov’ era
una
compagnia italiana, colla quale recitò il Mezzett
entrare al suo servizio, e da lui invitato a formar per quella Corte
una
compagnia di attori assai completa così per le co
lla impudenza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di
una
Dama di Corte, che il Re onorava del titolo di su
in costume da vecchio, Veramente in quel presque sexagénaire esiste
una
compatibile alterazione di cifra. Se il Costantin
lta all’Hôtel de Bourgogne : nella quale lo stesso attore rappresentò
una
parte di furbo e una scena notturna con Arlecchin
gogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte di furbo e
una
scena notturna con Arlecchino applauditissima. Fu
o passò a recitare in Germania. Nacquer da tal matrimonio due figli :
una
femina, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Ga
osso e il bianco. Quanto al carattere del personaggio, esso può dirsi
una
leggiera variante di quello dello Scapino e del B
te aneddoto, che traduco liberamente : Avendo il Costantini dedicato
una
Commedia al Duca di Saint’Agnan, che pagava gener
al Duca di Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche, si recò
una
mattina al suo palazzo per averne il dovuto compe
siffatto tipo di ambizioso, che sapeva accoppiare un forte talento a
una
palese ciarlataneria. Fu anche voce comune che
e almeno supporre, che il racconto del Costantini non fosse altro che
una
spiritosa invenzione per iscagionarsi della colpa
1800, a dar quaranta recite con la sua Compagnia a Tolentino, riuscì
una
egregia prima donna per compagnie di second’ordin
ie di second’ordine. Era il 1820 al San Gio. Grisostomo di Venezia in
una
Compagnia Sociale diretta da Ermeneghildo Maldott
n una Compagnia Sociale diretta da Ermeneghildo Maldotti, aggregata a
una
Compagnia di balli. Recitava poi senza ballo alla
caratterista. Formò nel '30 in società con l’artista Natale Fabbrici
una
Compagnia primaria, che condusse per varj anni, f
lenti passioni campeggiano, come nel Ricco e Povero, nel Testamento d’
una
povera donna, nell’ Eulalia Granget, Era io » del
ella settimana ; credo glie ne mancasse qualcheduno : però era sempre
una
buona compagna, più dannosa a sè stessa che agli
ietoso e gentile proposito i migliori artisti nostri, i quali dettero
una
di quelle rappresentazioni che segnano una data n
ti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano
una
data nella storia dell’arte. Si recitò l’Oreste d
nzo Bonaldi, marito di Colombina, di cui il Goldoni tenne a battesimo
una
figliuola (a Rimini il 16 luglio 1743). « Patrini
ra un’attrice eccellente, ma molto avanzata in età ; e la seconda era
una
beltà stupida e mal educata. Colombina era una br
età ; e la seconda era una beltà stupida e mal educata. Colombina era
una
bruna fresca e vezzosa, prossima al parto, e che,
llo zio Emanuele Taddei, uomo per dottrina chiarissimo ; e, dotata di
una
memoria prodigiosa e di una mente eletta, si trov
o per dottrina chiarissimo ; e, dotata di una memoria prodigiosa e di
una
mente eletta, si trovò, ancor giovine, ricca di u
a prodigiosa e di una mente eletta, si trovò, ancor giovine, ricca di
una
vastissima coltura storica e letteraria. Non mai
emie alternate con le rappresentazioni della Compagnia Taddei, invitò
una
sera la Rosa a svolger con lui di su la scena l’u
a svolger con lui di su la scena l’ultimo tema datogli. Parve a' più
una
celia ; ma la giovane artista, che assisteva da u
proscenio, si levò incontanente ; e recatasi alla ribalta, improvvisò
una
sestina-fervorino, che le acquistò subito la bene
vado più in parole, perchè so a che anima cortese io scriva, e perchè
una
bella giovanetta, che canta versi soavissimi, non
era di Pascariello Tuono. Il Mercurio di Francia dice ch'egli era di
una
sorprendente agilità, e secondava a meraviglia l’
muccia, e il 1697, dopo la soppressione della Comedia italiana, formò
una
Compagnia colla quale fu autorizzato a recitare i
hissimo passaporto in data 3 novembre 1681 ; e il Campardon riferisce
una
querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa
l’ordine, egli e Pierrot, di non far entrar messaggi d’amore, e vista
una
farfalla svolazzar davanti all’uscio dell’apparta
cio dell’appartamento d’Isabella, immaginando che essa potesse essere
una
messaggera d’amore, le davan la caccia, abbandona
i antica incisione in legno (pag. 592), che adorna il frontespizio di
una
delle solite canzonette di Zanni. De' moderni
crittori Michele Carrè fece rappresentare nel 1847 al Teatro Francese
una
commedia in un atto in versi, intitolata : Scaram
a, scritturati da Antonio Raftopulo, furon tutti e tre condotti su di
una
sdruscita nave a Palermo, dove furon piantati, do
dopo cinque mesi di vita tribolatissima. Formata coi soci di sventura
una
compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire una
coi soci di sventura una compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire
una
accozzaglia di zingari, percorsero, guitteggiando
i poi finalmente a lasciar la Sicilia, si recarono a Napoli, dove con
una
colletta del Fabbrichesi, capocomico a’ Fiorentin
-’26 ; dopo il qual tempo, unitisi ad alcuni sciagurati, poteron fare
una
discreta campagna a Marcianese. Furon poi nella C
] Bel panegirico proemiale, che sotto l’apparenza di encomio nasconde
una
positiva e reale intenzione di screditar l’opera!
“non intende di criticar il mio libro”, ma il suo estratto non è che
una
critica continuata dal principio sino al fine. Il
no, né Maffei. GIORNALISTA. [5] «Ma però con raziocinio, e non senza
una
buona dose di cognizioni musicali per poter disce
non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta di
una
cosa non sua». RISPOSTA. [6] Gli errori e le fal
o avere la forza di Milone Crotoniata, o la bellezza di Nirea: così è
una
indiscretezza il pretendere che un maestro di mus
a musica con quella dei Greci. Ma dio buono! Come può mai paragonarsi
una
cosa evidente, qual è la nostra musica, con una c
e può mai paragonarsi una cosa evidente, qual è la nostra musica, con
una
che non si vede, qual è la musica greca, che ora
el paragone fra le due musiche è affatto puerile. La Roma d’oggidì è “
una
cosa evidente”, la Roma dei tempi di Traiano non
nfronto a posteriori, cioè argomentando dagli effetti che produceva l’
una
, e che non sono stati mai generati dall’altra. Di
sissima svolgendo anche leggermente le loro storie. Bisogna vivere in
una
profonda ignoranza dell’antichità per non sapere
quantunque il giornalista non abbia addotta non che confutata neppur
una
sola di esse, nulladimeno sarà bene il confermarl
o altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come
una
delle loro più celebri legislatrici non altriment
si dice della poesia intendersi dee anche della musica, imperocché l’
una
era inseparabile dall’altra. [13] Non è meno inco
usicale, di cui veniva ad essi attribuita l’invenzione. Mercurio avea
una
specie di lira consistente in un guscio di testug
nsiderati come riti, e cerimonie religiose. I Romani per liberarsi da
una
pestilenza non seppero trovare altro espediente o
a nel riprenderle e condannarle. Erano essi così persuasi che fossero
una
specie di rito religioso che per loro l’assistere
lgassero la legge del Vangelo per mezzo di un’ode saffica, e ballando
una
qualche contraddanza? Diciamo “San Ariosto, San V
monia destinato al culto divino, ma da questo solo ramo che comprende
una
picciolissima porzione di musica, e che non carat
s’introducevano più interlocutori. Nelle tragedie di Eschilo si trova
una
folla di personaggi che parlano diversi da quelli
ivare ancora dalle parole, se non in tutto almeno in parte; ma quando
una
musica strumentale giunge a toccare, bisogna dire
pinge o esprime qualche cosa; onde ancor da sé sola è un linguaggio e
una
specie di pittura, e di poesia.» RISPOSTA. [23]
to altresì esser minore, perché spesse volte contraria distruggendo l’
una
l’azione direttrice dell’altra. Niente di più com
mo rapporto colle altre compagne. Perciò è un paradosso che fa vedere
una
profonda ignoranza d’ogni filosofia l’asserire ch
. Ma chi può con certezza asserire che anche i Greci non conoscessero
una
specie di contrappunto, e che nei tempi più flori
i contrappunto, e che nei tempi più floridi della Grecia non vi fosse
una
musica ricca al par della nostra? Se v’era, essa
o, pare che voglia dare a credere ch’io sono per la negativa. Quest’è
una
mancanza d’esattezza e di buona fede. Io non mi s
mancanza d’esattezza e di buona fede. Io non mi sono deciso né per l’
una
, né per l’altra opinione. Alla pagina 184 del sec
sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è
una
conseguenza che debba renderle più patetiche e pi
alto non possa per opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta
una
combinazione di suoni che diletti l’udito per la
medesimo tuono, la maestria nello sviluppare e condurre i motivi, in
una
parola le bellezze estetiche dell’armonia sono pe
più spezie contrarie di movimento) non la rendono acconcia a produrre
una
determinata e individuale passione203. L’estratti
tte tutte le autorità allegate, passa di lungo senza nemmeno accennar
una
sola delle mie ragioni, e poi si fa avanti in ari
ome farebbe Alessandro dopo la conquista di Tiro. Oh! Sì che questa è
una
bella maniera di far gli estratti GIORNALISTA. [
ittore ch’esista della storia musicale, conferma il fin qui detto con
una
serie prodigiosa di fatti e d’antiche testimonian
conosciuti ai moderni? E con quali ragioni s’oppone il giornalista ad
una
opinione così verificata e così generalmente stab
nte, almeno in grosso, e quanto basta per attribuire alla loro musica
una
sorprendente energia, è lo stesso che spingere il
A. [36] Oh il meraviglioso e singolar ritrovato! Non più i principi d’
una
morale dolce e sublime qual è quella insegnataci
fra noi; ma da tutto questo si deve forse arguire che non esiste più
una
buona musica, o si deve piuttosto confessare per
estrinseche e generalissime possono stare, e ci stanno benissimo con
una
intrinseca e reale diversità di fini, di sistema,
ni, di sistema, e di mezzi. L’arguire da tutto ciò che più non esiste
una
buona musica, è una conseguenza arbitraria, che c
mezzi. L’arguire da tutto ciò che più non esiste una buona musica, è
una
conseguenza arbitraria, che cava l’estrattista, m
sse si possono cantare benissimo, (e tutto ciò che si canta, anche da
una
sola voce, è sempre musica) e si possono ancora r
o le suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOSTA. [44] Quest’accusa è
una
delle infinite inesattezze del fogliettista. Nel
ossa accoppiarsi ad ogni genere di poesia; ho detto soltanto «che per
una
generale inavvedutezza noi abbiamo esclusi dal ge
le sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. In secondo luogo è
una
scempiaggine il pretendere che il compositore con
ne delle note non ha altro regolatore che il proprio arbitrio, poiché
una
tale operazione non può esser ben fatta, se non q
le operazione non può esser ben fatta, se non quando i versi sieno di
una
stessa misura, e il sentimento delle parole sia l
se accennate fuorché il proprio genio ed arbitrio? Se avessero eglino
una
norma fissa e costante a cui accomodarsi nella co
ù un lavoro esatto, ragionato e pieno di forza, da quelle del secondo
una
composizione vaga, ricca, e brillante, e da quell
sizione vaga, ricca, e brillante, e da quelle del terzo probabilmente
una
cosa mediocre, o cattiva? Ciò vuol dire che ciasc
rettamente la stessa musica a varie parole, cioè che i versi sieno d’
una
stessa misura, e che il sentimento delle parole s
ra armonia si riducono all’ottave, due settime, due seste, due terze,
una
quinta, una quarta, la seconda, il tuono, e il se
i riducono all’ottave, due settime, due seste, due terze, una quinta,
una
quarta, la seconda, il tuono, e il semituono, com
altri intervalli non fossero triplicati a riserva dell’ottava, ch’è d’
una
sorte sola.» RISPOSTA. [50] Ognuno s’aspetta che
di più (noti bene l’accigliato estrattista) perché il resto non è che
una
replicazione degli antecedenti 206 ». Ora a chi
ISTA [52] «Ritornando poi a parlare del contrappunto che consiste in
una
successione di varie voci espresse contemporaneam
ttacca al suo solito la mia proposizione isolata, e non adduce neppur
una
sola delle molte pruove che la fortificano. In se
io abbia detto che se la cantilena composta in contrappunto non muove
una
qualche determinata e individuale passione, ciò n
, ch’essendo necessaria ad eccitar un determinato affetto nell’animo
una
serie di movimenti tutti dal principio sino alla
si prevale d’intervalli, ciascuno de’ quali agisce con un’energia, ed
una
direzione differente207. L’estrattista dunque non
to vago e indeterminato (del quale non è quistione presentemente), ma
una
determinata e individuale passione voglionsi de’
er cui camina questa: È impossibile adunque che non risulti nel tutto
una
mischia di forze, una ripugnanza, un contrasto tr
È impossibile adunque che non risulti nel tutto una mischia di forze,
una
ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia
sizione è falsa secondo la pratica) in armonia perché tre voci contro
una
sola han più forza sebben la sola sia più intensa
posizione non si può almeno di non negare che nascerà necessariamente
una
tal distrazione tra la voce principale e le aggiu
quasi tutti i vecchi professori di qualunque arte, e ch’è prodotto da
una
specie d’invidia pei loro contemporanei, cioè di
data a tre uomini de’ più rispettabili che abbia avuti l’Italia fosse
una
ragione, noi conchiuderemo che l’estrattista sape
he l’estrattista sapeva dire delle ragioni; ma essendo quelli epiteti
una
ingiuria altro non si può conchiudere se non ch’e
a risulta un’accusa contro di me, che mai non ho pensato a confondere
una
cosa coll’altra. [59] 2. Il giornalista mi ripren
lle proprie censure, avrebbe potuto vedere nella Musurgia del Kirkero
una
serie di composizioni musicali de’ più bravi maes
arlando il N. A., e parlando della nostra musica in generale, impiega
una
quantità d’osservazioni inconcludenti o false…»
rebbe scrivere un Piccini, un Paesiello ecc.? E se ognuno che coltiva
una
professione vuol distinguersi dai compagni, desid
le si conviene. Il desiderio di novità considerato metafisicamente è
una
inclinazione ingenita in noi dalla natura, come u
bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’
una
e l’altra di queste cose sono la rovina delle art
’imitazione della natura, ed essendo siffatta imitazione ristretta ad
una
limitata sfera di sentimenti e d’imagini espresse
o anche nella musica. Dopo ciò si vergognerà forse di aver combattuto
una
proposizione chiara quanto il lume di giorno, e c
sorprende maggiormente si è che dopo che il N. A. ha resa giustizia a
una
quantità di professori viventi separandoli dai me
amento del gusto altro non provano che la sua decadenza. Questa non è
una
patente contrariazione? Quando si vuol sostenere
a del secolo scorso, il quale, quando vedeva incurvarsi sotto l’acqua
una
parte del suo bastone, invece d’attribuirlo ad un
e’ miei sentimenti, perché avendo resa imprima la dovuta giustizia ad
una
quantità di professori viventi separandoli dai me
iso, d’essere separati dagli altri, soggiungo: «sarebbe più facile ad
una
ad una noverar le stelle, che il fare partitament
essere separati dagli altri, soggiungo: «sarebbe più facile ad una ad
una
noverar le stelle, che il fare partitamente menzi
are più oltre né piace, né giova, non essendo il mio scopo il tessere
una
nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltan
clatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori
una
rapida prospettiva. Quello che in generale può di
nati prima ma di questi secondi), la musica acquista a certi riguardi
una
maggiore bellezza mentre la va perdendo a certi a
ente conceduta. Non potendo egli provare ch’io abbia avventurato né l’
una
né l’altra di tali proposizioni, anzi trovandosi
taliani della perdita della loro antica libertà, e che va del paro in
una
nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
tazioni teatrali; e se gli spettacoli sono necessari e vantaggiosi ad
una
colta nazione per riunirla e per trattenerla con
a come i soldati di Goffredo entravano nella selva incantata. Sarebbe
una
scipitezza il trattenersi a combatterlo seriament
vi s’asconde. Aveva io detto: «L’amor del piacere, che va del paro in
una
nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
one il giornalista doveva provare due cose, che l’amor del piacere in
una
nazione non va del paro coll’annientamento di pre
a frequenta degli spettacoli. In luogo di ciò pianta fin da principio
una
proposizione in tutto differente, cioè che l’«abb
uone rappresentazioni teatrali, e se gli spettacoli sono necessari ad
una
nazione per trattenerla con qualche onesto passat
giovine, non ci avesse fatti i suoi studi, e non dimorasse ancora fra
una
nazione ricca in ogni coltura (quantunque si veda
rne qualcheduno de’ suoi gli sia stato imposto per penitenza che dica
una
lode e un biasimo. Lo ringrazio quanto debbo, e d
co papere ha l’Europa tante luminose e replicate prove, mandi in luce
una
storia generale di essa che ci faccia dimenticare
sanza dell’evirazione», ma non creda il lettore che ciò sia per farmi
una
grazia. Il giornalista ha le sue cagioni segrete,
Manfredini contro gli eunuchi. Lo compatisco. Se Martano fosse giunto
una
volta a buttar giù dall’arcione Rinaldo, Rinaldo
il celebre avvocato napolitano tratta di proposito questa materia; l’
una
intitolata Nuovo sistema d’interpretar i tragici
ente si trovano nell’opera italiana. Ei ci dà questo suo sistema come
una
nuova scoperta sconosciuta a tutti fino al presen
sola Ecuba, e dovendosi considerare manifestamente quelle parole come
una
continuazione del senso anteriore. [96] Nella sec
uito dai professori, toccherà assai di più.» RISPOSTA. [98] Questa è
una
di quelle verità che gli Spagnuoli chiamano “di P
ro freddi quanto un ghiaccio. Che così realmente accadda in pratica è
una
verità di fatto, e solo può darsi ad intendere il
orciare anzi stroppiare i drammi acciocché lo spettacolo non riesca d’
una
insofferibiie lunghezza. Dalla forza ed evidenza
ntanarsi dal piano stabilito da Metastasio riducendo il melodramma ad
una
serie di quadri con pochissima connessione fra lo
to purtroppo succede spesso; consiste nel deffinire se abbiamo adesso
una
buona poesia e musica teatrale, in favor di che l
RISPOSTA. [100] La questione non consiste nel decidere se abbiamo ora
una
buona poesia, od una buona musica, se per tali co
estione non consiste nel decidere se abbiamo ora una buona poesia, od
una
buona musica, se per tali cose s’intende qualche
. Ma la questione consiste nel sapere se al presente vi sia tra i più
una
buona musica ed una buona poesia; ed ecco ciò ch’
nsiste nel sapere se al presente vi sia tra i più una buona musica ed
una
buona poesia; ed ecco ciò ch’io ho negato, e che
loro decadenza; giacché lo stato d’un’arte in un secolo, e presso ad
una
nazione dai più si misura, e non dai pochi. E sic
uona? Non segue forse lo stesso nelle altre arti rappresentative? Per
una
Venere medicea, per un Apolline di Belvedere ecc.
ecc., quante statue inferiori di gran lunga a queste non abbiamo. Per
una
Madonna di Corregio, un S. Pietro di Guido ecc.,
me che spariscono da sé tostochè si sono rilette le mie parole. È poi
una
incoerenza delle molte, in cui è solito d’incorre
non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta d’
una
cosa non sua». Se l’amor proprio non mi seduce mi
amor proprio non mi seduce mi sembra però che l’autore “che tratta di
una
cosa non sua”, ha evidentemente mostrato al giorn
torelli, i quali privi d’ogni talento filosofico e forniti soltanto d’
una
sterile filologia, credono, ciò nonostante, d’ess
uerreggiato l’illustre avversario, consistono in letterine scritte in
una
latinità fatta per le dame, in dialoghetti che pa
ella loro nascita, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre,
una
farsa piacevole atta a resistere agli urti del te
nto, el Montañes en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge
una
specie di Cimone di Giovanni Boccaccio, il quale
verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa
una
piacevole pittura locale della vanità degli abita
ta di nobiltà in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da
una
commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatr
ne dà tutto l’agio. Ma il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna
una
commedia senza stravaganze, fu l’autore di una bu
pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore di
una
buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli
Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pellegrino
una
giudiziosa traduzione in versi coll’assonante del
comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di
una
buona versificazione, e di una lingua pura, e del
sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e di
una
lingua pura, e della natural vivacità e grazia de
ume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre si pubblicò anche
una
di lui riforma del Parecido en la corte, in cui p
più teatrali, nel dar loro la dovuta graduazione, nell’incatenarli ad
una
azione vivace propria della commedia, e nel prest
a del secolo XVII. E quando mai al tempo del Calderòn venne alla luce
una
favola più mostruosa del Koulican di un tal Camac
e alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale di
una
locugione propria della mediocrità de’ personaggi
ganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata
una
commedia pastorale in cinque atti con cori, e con
intura di un giovane educato con moine e carezze senza verun freno da
una
madre debole e compiacente, e cresciuto senza vir
i donna Monica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in
una
casa di giuoco, sono comici ed espressi con verit
fredde, donna Flora, don Alfonso e don Fausto. Nell’ultimo atto esce
una
sola volta in teatro don Taddeo Trapalon che è un
da impressa e non rappresentata ch’io sappia, nella quale si descrive
una
fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padr
cca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è
una
madre oscitante e mattamente indulgente che corro
ente indulgente che corrompe il costume del figliuolo. Vi s’introduce
una
donna Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama,
ni incontro, e don Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre
una
morale avvelenata da un’ aria d’importanza e prec
. Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in
una
lunga e seria conferenza deliberativa col medesim
n Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I. Sembra in fine che in
una
favola che l’autore vuol che cominci di buon matt
diverse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni,
una
scena di ricamare poco propria in campagna, un gi
a Mogigata, che noi potremmo intitolare la Bacchettona trattandosi di
una
giovane che dà ad intendere di volersi chiudere i
ere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di
una
fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che
fu la tua Facilità crudel! Dunque ha potuto In breve ora un rispetto
una
violenza Astringerti a disciorre il più bel nodo
ice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con
una
libertà onesta, la forma alla virtù alla sincerit
corso, e dice, io voleva mettermi tralle cappuccine per meritare con
una
vita più austera una corona più gloriosa, ma biso
leva mettermi tralle cappuccine per meritare con una vita più austera
una
corona più gloriosa, ma bisogna obedire al padre
oncilia col padre. Questo scioglimento interessante è accompagnato da
una
felice esecuzione. Sebbene io l’abbia tradotta in
e altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti, Non con parole,
una
pietà verace, Concedimi (e ben so che mel concedi
poeta pieno di valore e di senno; le quali secondate potevano formare
una
fortunata rivoluzione nelle scene ispane, incontr
Moratin compose la nominata in terzo luogo Commedia nueba, ove espone
una
fedel dipintura (a quel che si dice nel prologo)
e ne impediscono il miglioramento. Si ay no obstante (si conchiude)
una
clase de gentes, à quienes la falia de principios
si imprende la carriera teatrale per accorrere a’ proprii bisogni. Ha
una
sorella nubile destinata in moglie a don Ermogene
ze non avendo danari pel bisognevole. Il poetastro attende l’esito di
una
commedia che ha data al teatro, e col prezzo di e
ore molti anni indietro composta e destinata a recitarsi in musica in
una
casa particolare; ma non essendo venuto a capo ta
gi de’ suoi nemici. Egli adula, lusinga e spoglia con grandi promesse
una
vedova d’Illesca a cui dà a credere che ama la di
molti; e sino al tempo che io vi fui, esposero per esempio alla vista
una
sala di conversazione composta di varii originali
ta del tramezzo, conchiudono, perchè si vuole, non perchè si dee, con
una
tonadilla. Un gran numero di tali sainetti e fors
fato, come scrive nel Prologo del suo Teatro) ultimamente ha composta
una
Loa che si rappresenta nel Teatro del Principe, d
egli aggiugne) y ni yo ni quantos asistieron à ella, podimos entender
una
palabra, tan alegorica, y metafisisca es la maldi
itore; c ond’é che gli artisti, a somiglianza dell’api, attendono con
una
certa serenità di animo ai loro lavori. Arse l’It
ro, morto nel 1464, compose in versi, latini nell’età di soli 18 anni
una
tragedia intitolata Progne, alla quale fanno plau
o tra coloro che componevano l’accademia del Panormita, compose anche
una
tragedia latina in versi giambici, divisa in cinq
Il marchese Maffei nella Verona Illustrata part. II parla eziandio di
una
tragedia latina di Bernardino Campagna sulla pass
dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma
una
tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno f
zza si deduce dalle parole di Sulpizio, si é che quel componimento fu
una
tragedia. Che poi quella si cantasse tutta, come
tà quando la compose in tempo di duo giorni, come egli stesso dice in
una
sua lettera a Carlo Canale, «intra continui tumul
nemente detto Leonardo Aretino, nato nel 1369, e morto nel 1444, fece
una
comedia latina, intitolata Polissena, stampata pi
il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni
una
comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lust
i i padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose pure latinamente
una
commedia in prosa, che ha per titulo Lusus ebrior
erbasi manoscritta fra’ codici di Giacomo Soranzo. Di questa poi fece
una
traduzione italiana Modello Polentone, e pubblico
del medesimo duca Ercole compose pure in terza rima e in cinque atti
una
commedia intitolata il Timone, tratta da un dialo
a del 1494, in cui avvenne la morte dell’autore e se ne fece nel 1500
una
seconda edizione. Il rinomato traduttore di Tito
Argomento pel mondo cristiano sì importante attrasse anche in Francia
una
prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di
di Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi
una
certa profanazione delle cose più sacrosante dell
a predicazione del precursore fino alla resurrezione; e consisteva in
una
sfilza di scene indipendenti l’una dall’altra sen
alla resurrezione; e consisteva in una sfilza di scene indipendenti l’
una
dall’altra senza divisione d’atti, che si recitav
i di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era
una
serenata, o favola allegorica, nella quale interv
Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in
una
casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due
V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa
una
dipintura della vita di due persone maritate. Olt
rappresentate dagli scolari del Collegio. Nel 1486 s’impresse in Ulm
una
traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutt
nza parole il Giudizio di Paride. Tre femmine nude erano le tre dive:
una
donna robusta, pingue, e d’una statura gigantesca
e. Tre femmine nude erano le tre dive: una donna robusta, pingue, e d’
una
statura gigantesca, figurava Giunone: Venere era
a, pingue, e d’una statura gigantesca, figurava Giunone: Venere era d’
una
magrezza straordinaria, e Pallade una nana, gobba
figurava Giunone: Venere era d’una magrezza straordinaria, e Pallade
una
nana, gobba, e panciuta. Così si concepivano allo
e lettere fece aprire in Milano, un magnifico teatro. 151. Veggasene
una
brieve analisi nella dissertazione premessa al Te
sta fin anche nel teatro materiale l’antico magistero. Qual vanto per
una
privata benchè nobile accademia e per la città di
Andrea Palladio. La figura di questo teatro non è un semicircolo, ma
una
semiellissi: ha una scalinata di quattordici scag
figura di questo teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha
una
scalinata di quattordici scaglioni di legno senza
egno senza precinzioni, senza aditi, senza vomitorii: su di essa pose
una
loggia di colonne Corintie con una balaustrata or
, senza vomitorii: su di essa pose una loggia di colonne Corintie con
una
balaustrata ornata di statue: la scena è di pietr
oso cieco Luigi Groto che colà sortì i natali, compose per tal teatro
una
delle sue commedie intitolata l’Emilia, Essendo c
Testa. Dopo tre mesi di prova fu accettato attore stipendiato a lire
una
e cinquanta centesimi al giorno e viaggi pagati.
della Compagnia volgevano alla peggio. Si doveva rappresentar la sera
una
commedia nuova, in cui tutti prendevan parte. Com
o : e anzichè tornarsene a casa, il giovine artista fu confermato con
una
paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli
quattro anni : dal’ 77 all’ 81. Prima di tutto egli seppe accoppiare
una
grande intelligenza a una grande modestia ; e in
l’ 81. Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a
una
grande modestia ; e in ciò stette la sua forza. I
e in ciò stette la sua forza. Incoraggiato dai più, accarezzato come
una
energia saliente, non fu offuscato dal demone del
a Famiglia Benoiton di Sardou, metteva in iscena con la importanza di
una
novità ;… alla prima rappresentazione di esse, ac
a che trovaron nella sua dizione, saltellata e martellata talvolta in
una
pronunzia dialettale che non l’abbondonò più…. Ma
de' più coraggiosi capocomici. Per rappresentare al Valle di Roma in
una
sola stagione di Carnevale il Mondo della Noia, s
rtistico dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto come lui
una
vita di palcoscenico piena di movimento, passando
giovine con Salvinetto e Pietro Rossi, poi primo attore e direttore d’
una
Compagnia italiana a Cannes, d’onde scacciato dal
Tutto questo passare per quasi quarant’anni da un ruolo all’altro, da
una
compagnia all’altra con vertiginosa rapidità, spe
cime elevate, alle quali egli si trovò direi quasi senza saperlo, per
una
conseguenza logica del suo gran merito. E la dutt
sca alle mute contrazioni spasmodiche di Al Telefono ; imperocchè non
una
parte lo alletti più di un’altra ; e, purchè l’op
ecitando la tragedia o la commedia : Shakspeare o Beaumarchais. Senza
una
buona dizione non credo possibile grandezza di at
stesso era inconsapevole del raro tesoro che possedeva : se ne avvide
una
sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di
e caldo, sincero, impulsivo aveva determinato tra lui e l’ascoltatore
una
specie di corrente elettrica, tal che alla fine d
on Leonardo, il pubblico, rimasto fino a quell’ora immobile e muto in
una
religiosa attenzione, scoppiò in un grande e lung
anche dire con gran preferenza sugli altri tipi. E qui vorrei aprire
una
parentesi. Che il pensiero di quei taluni sia esa
do negli Spettri di Ibsen, il primo della specie ? O non piuttosto da
una
particolare attitudine, sviluppatasi a grado a gr
ramma di passione ? E l’alterazione non potrebbe attribuirsi meglio a
una
semplice cagione fisica, a un eccesso di fatica n
delle tenebre, Don Pietro Caruso, Padre, che agirono e agiscono come
una
lima sugli organi vocali ? O si dovrebbe attribui
a ? Chiedete un po'a Ermete Zacconi qual metodo segua nello studio di
una
parte, e vi risponderà a un di presso così : « le
on le quali si esprime, il colorito e l’efficacia della dizione sieno
una
conseguenza legittima dello studio complessivo e
gli anni andava ognor più accentuando, nell’arte somma di concezione,
una
dizione affannosa, rantolosa, che i più giudicava
oribondi che osservò negli ospedali per raccogliere sinteticamente in
una
semplice linea tutta l’analisi fatta su quelle co
su quelle contrazioni facciali lente e spasmodiche, che generaron poi
una
polemica su pei giornali a proposito dello spegne
i di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse
una
parte del pubblico avrebbe fatto a meno volentier
’Emanuel aveva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa di
una
morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola)
ni che gli concedon oggi più che l’agiatezza, egli ha serbato intatta
una
famigliarità di modi particolare. Nulla mai in lu
ffabilità, della bontà. Quando in estate, nei mesi di riposo, può con
una
maglietta nera, coi calzoni rimboccati, colle bra
fu tenuto prima dal ferrarese Cimadori (V.), e forse fu maschera (in
una
lieve variazion di brighella, capostipite della f
Pezzana-Gualtieri Giacinta. Trascrivo
una
nota autografa dell’ illustre artista : « Nata a
uella Signora dalle Camelie, vissuta con Lei e con Gaspare Lavaggi di
una
vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta passio
tto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto di lei
una
delle più geniali attrici del nostro teatro di pr
tista. La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe
una
esplosione di collera, di passione e di lacrime v
ogatrice, per questa donna che non s’ è mai riscaldata alla fiamma d’
una
grande ambizione, per questa donna che ha facilme
i che l’ hanno seguita e indicandoli con fiducia ai diffidenti, io ho
una
speciale predilezione fatta di convincimenti e di
dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da
una
roccia vergine. E la recitazione di Giacinta Pezz
e alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava come in
una
scena dolorosa d’ un dramma del quale le sfuggiva
orosa d’ un dramma del quale le sfuggiva il titolo, Giacinta Pezzana,
una
sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere una p
lo, Giacinta Pezzana, una sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere
una
parola camminando concitatamente e mettendo in og
ce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Duse, giovinetta, ne ebbe
una
impressione nuova. Ne fu scossa, ne fu meraviglia
rmania) : e nel Registro di spese del Cardinal Luigi D'Este, si trova
una
partita per donativo di sei ducati pistolesi a Ta
no ? Ed ebbe un figlio che recitasse : quello che vediamo il 1659 con
una
compagnia a Vienna, in cui era il famoso Dominiqu
ente nel largo della Piazza di Castello a Napoli, fatta nel suo banco
una
scena, vi faceva recitar da dieci persone e a tut
pese comedie ; e pel concorso grande che vi era senza pagare, vendeva
una
conserva di ginepro, che era contravveleno ? E Gi
di Francesco Tabarin, contemporaneo di Salomon, parigino, e marito di
una
Francesca Coulignard (per l’appunto anche la mogl
conoscere la verità, e seppe come sua madre vivesse esclusivamente di
una
pensione che il prelato le faceva corrispondere d
ati nella scarsella in forma di doppie. L'orgoglio lo tentò ; comperò
una
terra feudale, vi prese possesso e la fece da sig
mini dei dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un giorno, in
una
caccia uccisero il buffone, come una lepre, in un
ella vicinanza, ed un giorno, in una caccia uccisero il buffone, come
una
lepre, in un angolo del bosco. Ma chi voglia
. Quanto al costume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che
una
variante dei tanti Zanni di Callot, e non ha che
e di tutto il vestito era bianco, di tela greggia ; come si rileva da
una
delle tante fantasie tabarinesche, in cui gli si
con intenzione fors’ anco di giovarsene per stabilir patti migliori a
una
prossima occasione. » (Solerti e De Nolhac, Il vi
nondimeno qua si dice ch' essendo uenuto capriccio al Duca di uedere
una
Comedia dai Gelosi che fosse tutta redicolosa et
e fosse tutta redicolosa et faceta, i recitanti lo seruirno con farne
una
ingieniosissima et ridicolosissima solo che tutti
a con la compagnia alla presenza di Re Enrico il 21 al Palazzo Ducale
una
tragedia di Cornelio Frangipani, musicata dal Mer
rnelio Frangipani, musicata dal Merulo, e il 24 al Palazzo Giustinian
una
pastorale. Della tragedia del Frangipani è detto
squati, mutando egli, come tutte le celebrità, di compagnia anche per
una
sola stagione), riassunto sui varj studj apparsi
a serva de' Gelosi (V. Roncagli), e a'suoi compagni per aver recitato
una
commedia davanti a S. M. Imperiale. Son di nuovo
a i suoi prologhi ne ha uno anche pel Pantalone, che metto qui a dare
una
chiara idea di quel che fosse la maschera a'primi
borasche. Considerè no ghe manca chi crede ch'el non haver robba sia
una
gran felicità, vordè quel balordo de Crate che bu
i se duol perchè so mojer se troga spasso con un so vesin mantegnando
una
opinion così diabolica che le corne nassano all’
on d’un altro el pon far vituperoso ? E se tutte le virtuose azzion d’
una
donna non puol far honorao un huomo infame per ch
d’una donna non puol far honorao un huomo infame per che la infamia d’
una
donna puo desonorar un huomo da ben ? Altri han o
mposto de pezzi contrarij, l’anema xe come un principe, el corpo come
una
bestia, con tutto zò queste do parte se abbrazza
i mancamenti ? Nigun ; ste dunque ziti, che nu parleremo cercando con
una
bella comedia recompensar el premio abuo da vu Si
e cavi la risata a suo tempo con la sodezza e gravità, rappresentando
una
persona matura, che tanto si fa ridicola, in quan
lacchiato, e lasciante gli occhi scoperti, come quella del Dottore, e
una
più nuova ancora un anonimo miniaturista in un pi
fiorentino di ricordi, del secolo xvi, rappresentante, a quanto pare,
una
serenata di maschere, e che traggo dal Museo civi
dal Museo civico di Basilea (V. pag. 233) ; ma qui trattasi forse di
una
semplice chiassata carnevalesca, come nel frontes
alla Luigi XV. Talora fu veduto a viso scoperto, ma generalmente con
una
mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino,
a mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino, a cui fa contrasto
una
barbetta a punta arricciata all’insù.
le Orsoline di Verona, si vuole che fosse trovata in estasi dinanzi a
una
statua di sant’Orsola, alla quale recitava certe
Carlo Calamai e Luigi Domeniconi, formarono con Elisabetta Marchionni
una
società, di cui fu prima donna assoluta la dicias
parate e diverse ; di passare con stupenda volubilità e occorrendo in
una
sera medesima dal tragico al comico, dall’Al fier
erano da lei con tale innocenza rappresentate, e nel tempo stesso con
una
verità si grande da far supporre che l’arte non v
ca a dirmi in chi, dove, e quando si è veduto nella commedia italiana
una
donna, che con tanta grazia, con tanta decenza, e
e le corti più galanti, se si può con miglior dignità ed amabilità in
una
nobile e gentile conversazione, dir sedete come l
le vivacità di colorito sa ella moltiplicare e compartire le tinte in
una
scena di gelosia ! Chi sa comporre quello sguardo
quello sguardo, accomodar quel labbro, emettere quel suono di voce in
una
scena d’ironia al pari di lei ? Della felicità so
E quando si rifletta che la verginità di Carlotta Marchionni non fu
una
maschera astuta per gabellare irresponsabilmente
a, ma nemmeno le facili mondanità della vita del teatro, ma fu invece
una
castità immacolata e tersa, non appannata mai nep
Arti, Scienze, e Letteratura. L'arte che professava fu sempre per lei
una
seconda esistenza. Nè questa le impedì d’essere f
o ha l’alme nella creta avvinte. Beata ancor, che dietro te lasciasti
una
che piange in queste basse rive, come cosa mortai
a Andreini ; onori di rime, di medaglie, di marmi. Madame di Staël, a
una
rappresentazione della Mirra in Milano, lei che a
va. [1] Qualora sentesi nominare questa parola “opera” non s’intende
una
cosa sola ma molte, vale a dire, un aggregato di
me, sono fra loro così strettamente unite, che non può considerarsene
una
senza considerarne le altre, né comprendersi bene
dal dramma; come all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscono l’
una
e l’altra delle anzidette qualità. Ma siccome la
ta un tutto così inverosimile come pretenderebbero alcuni, a cui pare
una
stravaganza che gli eroi e l’eroine s’allegrino,
ovino nella natura cose atte ad imitarsi col suono, e col canto: è in
una
parola accusar la musica perché è musica. [3] Pos
tto non forma un carattere distintivo della poesia se non in quanto è
una
conseguenza delle altre due: cosicché una istruzi
a poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché
una
istruzione scompagnata da ogni sentimento e da og
ntiamo nella natura, come fa la musica allorché esprime l’armeggiar d’
una
battaglia, o il fragore del tuono: ora risveglian
gustati bisogno di più squisito, e dilicato sentimento. Quindi è, che
una
melodia semplice commuove universalmente assai pi
giravolte, e scorrere per moltiplicità di note; l’azione diverrebbe d’
una
lunghezza insoffribile se il poeta non si prendes
onto da situazione in situazione, un risparmio di circostanze oziose,
una
serie artifiziosamente combinata di scene vive ed
, una serie artifiziosamente combinata di scene vive ed appassionate,
una
economia di discorso, che serva, per così dire, c
l’intreccio. Merope nella tragedia francese che porta il suo nome, fa
una
lunga ed eloquente parlata chiedendo a Polifonte,
tro versetti soli accompagnati dalla mossa e vivacità che ricevono da
una
bella musica faranno, come riflette sagiamente Gr
rtifiziosa scena della Merope di Voltaire. [13] Per la stessa ragione
una
orditura troppo complicata mal si confarebbe coll
ondono i passaggi, e l’armonia si disperde. Laddove se le si accoppia
una
poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento
una poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento di essi fa che l’
una
non vada mai d’accordo coll’altra, e che la music
. [14] La dipendenza altresì della poesia rispetto alla musica induce
una
mutazione non piccola nello stile. Questo nella t
io tal differenza è d’uopo risalire fino ai principi. [15] Il canto è
una
espressione naturale degli affetti dell’animo isp
o dal comune, cioè, tale quale si converrebbe ad un uomo, che esprime
una
situazione dell’animo suo non ordinaria. Ora cota
usicali diletti, per volerli escludere dal teatro lirico. Ci è ancora
una
ragione di più per ammetterlo nell’opera, ed è l’
ad essi l’onore d’ottener posti più riguardevoli pella tragedia, dove
una
orditura più circostanziata apre più vasto campo
al diverso carattere, e alla situazione diversa dei personaggi. Havvi
una
situazione tranquilla, nella quale eglino s’infor
e dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come
una
cscita, una scappata del sentimento, cioè quella
come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come una cscita,
una
scappata del sentimento, cioè quella riflessione
i fa alle proprie circostanze; in tal caso l’aria chiude naturalmente
una
sentenza; giacché io non saprei convenire col cav
to presente del nostro spirito. Le quali lontano dal disconvenirsi ad
una
persona appassionata le sono anzi naturalissime p
, e dall’avere stabilito come regola generale ciò che dovrebbe essere
una
eccezione soltanto. V’ha delle passioni che ammet
salire il cuore della sua amata con teoremi, o con principi tratti da
una
filosofia, che l’amore non riconosce. «Egle dist
oprirle il suo amore, s’intertenga con essa lei a far, per così dire,
una
scaramuccia di sentenze, né ch’egli dica
n convenevole di tai principi alle diverse passioni dedur si potrebbe
una
teoria generale cavata dalla natura delle cose, c
pai, il Gulistan di Saadi, e le canzonette americane, e vi si troverà
una
somiglianza che a prima vista sorprende, benché s
e, non vede gli altri oggetti se non se alla sfuggita. Allorché sento
una
persona incollorita, che parlando di sé, prorompe
arci bellissimi di poesia, sulle quali un gran musico potrà addattare
una
modulazione eccellente, ma sempre mancherà loro l
, che lo sbandir dal dramma siffatti pezzi sia lo stesso, che chiuder
una
sorgente feconda di diletto alle anime gentili; i
nguidi perché non sono stati scritti secondo le regole, che prescrive
una
critica filosofica. [30] Dall’esame dei cangiamen
difficoltà non si toglie via se non tenendo occupato lo spettatore in
una
perpetua illusione, la quale gli impedisca dal pe
e insensée Perdit l’heureuse erreur qui charmait sa pensée!» [32] In
una
parola lo scopo del melodramma è di rappresentare
tessa scena, atteso che la premura di conservar la verosimiglianza in
una
cosa, è la cagione che venga violata in molte alt
iarsi la musica in guisa che le situazioni si succedano rapidamente l’
una
all’altra, passando dall’affettuoso all’immaginat
tante de’ medesimi oggetti, e se obbligassimo lo spettatore a sentire
una
musica di guerra negli appartamenti d’una fanciul
imo lo spettatore a sentire una musica di guerra negli appartamenti d’
una
fanciulla, o un’arietta d’amore in un campo di ba
opera non badasse che a dilettar i sensi, in che si distinguerebbe da
una
prospettiva, o da un concerto? A che gioverebbe l
a parola “maraviglioso” come la prende il Marmontel, vale a dire, per
una
serie di fatti che accadono senza l’intervento de
nto delle leggi fisiche dell’universo per la mediazione improvvisa di
una
qualche potenza superiore alla umana spezie. Ora
ovar i gesti e il linguaggio, che s’appartiene ad essi. Un vestiario,
una
conciatura di testa, che divenga lor propria? Dov
ettacoli nuovi e brillanti. Se non vi si vedrà sbuccar all’improvviso
una
furia, né si vedrà volar per l’aria una sfinge, u
vedrà sbuccar all’improvviso una furia, né si vedrà volar per l’aria
una
sfinge, un castello, che comparisce e poi si dile
che il musico ha tante volte veduti, o de’ quali almeno può formarsi
una
giusta idea, gli sarà di un aiuto grandissimo a v
è piccolo quello, che il musico può ritrar dal pittore. La veduta di
una
scena ben decorata, la vivacità e la forza degli
un mare agitato, ma più dilettevole, e più grato apparirà coi suoni d’
una
bella sinfonia il solitario boschetto sacro al ri
are, per così dire, dalla troppo viva commozione, che desterebbesi da
una
melodia continua. Le quali circostanze sono le st
e per lungo corso de’ secoli fino a noi tramandata, abbia acquistato
una
spezie di credibilità, che la spogli dell’inveros
gomenti troppo lunghi o troppo complicati, ma non già che ne intrecci
una
serie di scene disunite, e senz’alcun disegno. Gl
opera. Basti per ora il sapere che dal complesso di tali regole nasce
una
differenza essenziale tra il melodramma, e gli al
la favola, potendosi tanto nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare
una
eccellente poesia ad una musica bellissima. Parla
o nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia ad
una
musica bellissima. Parlasi qui dell’opera seria n
casa scontento dal teatro10. Quindi il suo gusto particolare divenne
una
legge prima per lo Stampiglia, indi per Apostolo
oro componimenti a tristo fine, e dall’esempio loro si sarebbe cavata
una
regola inviolabile pei suoi successori. I critici
ibile. Il diverso genio della musica, della lingua, e della poesia in
una
nazione, le costumanze, e i fini politici possono
do i quadri più interessanti, all’orecchio lavorando i suoi versi con
una
varietà e dolcezza d’armonia, che incanta. Di tal
tuoni. Terza: gli spazi che i colori divisi dal prisma e ricevuti su
una
carta occupano sopra la carta si ritrovano fra lo
senza confonderli. Nona: la progressione dei tuoni musicali si fa per
una
spezie di circolo dimodoché sortendo dall’ut e pe
a di quella del primo. Parimente la progressione de’ colori si fa per
una
spezie di circolo partendo dall’azzurro, indi al
Filodrammatico valentissimo, pensò con altri suoi compagni di formare
una
compagnia comica che fu detta : Compagnia ligure.
; ed egli rispose ringraziandoli, non convenendogli di rinunziare ad
una
bellissima paga, per riprendere il suo meschino s
a. Qualche anno dopo, la Compagnia ligure si sciolse, ed egli accettò
una
scrittura colla Compagnia Negrini, stabile in Nap
in Lombardia, scritturandosi nella Compagnia comica di Gaetano Bazzi,
una
delle più accreditate d’Italia, che divenne poi l
egli era molto vecchio e malaticcio. ……………………….. Mio padre esordi con
una
commedia tradotta dall’inglese intitolata I novel
tini, e fin d’allora pensai di farlo ritirar dal teatro e procurargli
una
vita tranquilla in famiglia. Egli aveva molto fat
le della natura (V. Bertinazzi) : pregio, avverte il Riccoboni, che è
una
particolarità de' comici italiani. Tuttavia nessu
Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi
una
infinità di monologhi drammatici, comici, grottes
iù traccia della forma primitiva. Tagli, aggiunte, riduzioni, scene d’
una
tal commedia incastrate in tal altra, soppression
modo da far piangere e ridere il pubblico in su lo stesso punto, con
una
perfetta musicalità d’inflessione, con un atto, c
non sanno nè meno il frontespizio, di pensieri riposti dell’autore in
una
parola della lingua originale, di cui non conosco
E nell’acquisto di un’alabarda egli mette lo stesso entusiasmo che in
una
recita dell’ Otello. E, naturalmente, essendo la
che dell’arte tragica del Novelli non han pur l’ombra d’idea, ridon d’
una
sua interpretazione di tragedia, dicendolo vittim
. Vi entrai di punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo che in
una
recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio di
quelle del secondo, Canevari, no. O meglio : non vi recitava ; ma era
una
continua lamentazione del giovine attore col capo
col capocomico, perchè persuadesse Novelli a prender parte al meno a
una
farsa. E il capocomico pregò, e Novelli, tediato
: improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono di
una
comicità irresistibile, poi a piccoli salti, a ge
simpatici tipi di grasso borghese ? E chi nel Vouillard del Rabagas,
una
indovinata e non voluta caricatura carducciana, a
lli ? Quando la poca o niuna responsabilità della parola gli lasciava
una
piena libertà di azione, egli soleva allora dedic
sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare
una
compagnia modesta da avviare, da manipolare, da r
u aperto :…. nè men risposto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con
una
pertinacia degna di chi ha la coscienza della pro
e, si può concludere che egli dal modesto principio saprà pervenire a
una
magnifica fine. Oltre all’album di Yambo, abbiamo
(Fir., Bemporad, 1897), un numero unico illustrato (Pisa, 1886), con
una
cocente epigrafe di Cavallotti, uno studio noviss
Bigottini (Francesco ?). Loehner in
una
sua nota (Mem. di Goldoni) al nome di Bigottini,
mente toglier la maschera per la verità del costume. Quando io faccio
una
parte di bleso, mi tolgo la maschera : perchè ? P
lianza de’ macchinismi teatrali. Nel 1780, Bigottini fu congedato con
una
indennità equivalente alla metà dell’assegno ch’e
osa per l’arlecchino da lui protetto, ricostruì per le scene italiane
una
commedia sull’Arlequin empereur dans la lune, vec
l signor Bigottini, ha esordito sul teatro della Comedia italiana, in
una
sua commedia, intitolata : Arlecchino Spirito fol
e la mollezza che caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’
una
esattezza e d’una rapidità singolari. Nulla uguag
caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’una esattezza e d’
una
rapidità singolari. Nulla uguaglia la prontezza c
Bravissima per certi caratteri, si poteva stabilire nel suo mestiero
una
riputazione onorevole, se contenta d’aver posto i
quale ben volentieri avrebbe voluto liberarsi della sua prima donna,
una
certa Faluggi, accademica fiorentina. Venuto a co
nova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena, diventando
una
delle più valenti attrici del suo tempo. Doveva r
la paura del mare le fe’ sciogliere il contratto, e formar là per là
una
compagnia, che condusse l’estate a Mantova, dove
« volle – riferisco dal Bartoli – che si presentasse all’uditorio con
una
sortita, che pareva della commedia, ma che però a
a con lei, aggiunse un’arguta raccomandazione, chiamando la Gavardina
una
tenera pianticella, che coltivata nel bel terreno
giovevole, e potrebbe agli onorati suoi genitori apportare in seguito
una
più perfetta consolazione. »
i lasciò due tragedie latine, fatte a imitazione di quelle di Seneca,
una
intitolata Eccerinis dal famoso Ezzelino da Roman
l’altra Achilleis da Achille. Il secondo quasi fanciullo125, compose
una
commedia intitolata la Filologia, la quale volle
il 1349, come prova il Tiraboschi128, scrisse in età ancor giovanile
una
commedia intitolata Paulus, Comoedia ad juvenum m
ergerio. Essi ignoravano, dice M. De Fontenelle, che nel Mondo eranvi
una
volta stati greci e latini. Le loro composizioni
cato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in
una
casa fissa comprata espressamente da alcuni citta
che Federico Margravio di Misnia e Langravio di Turingia assistette a
una
rappresentazione delle dieci vergini mentovate ne
ltri se ne ingerisse. Gli studenti di San Paolo nel 1378 presentarono
una
supplica a Riccardo II affinché si degnasse proib
de’ riguardanti, e non molto opportuno a un regolare dialogo, quale a
una
teatrale rappresentazion si conviene. Parmi nondi
ate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in
una
di esse parla di una sua tragedia, che avea scrit
atine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di
una
sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di
iccolo possidente, nacque in Casal Pusterlengo verso il 1785, ed ebbe
una
mediocre educazione, nonostante gli anni trascors
à agli austriaci dal generalissimo Bonaparte. Venuta nel suo paesello
una
piccola compagnia di comici, egli, da essi istiga
atro, passando di peripezia in peripezia, ma acquistandosi pur sempre
una
crescente fama di buon attore. Le interpretazioni
Buccinieri, già servetta di buon nome, e formò la quaresima del 1818
una
buona società col primo attore Luigi Velli, di cu
or tempo che potè i suoi scritturati, convinto che principal forza di
una
Compagnia fosse nell’ affiatamento. Sappiamo ch'
omei – La fuga dal forte di Sant’Andrea di Venezia – Il testamento di
una
povera donna – La cognata – Don Marzio alla botte
bottega del caffé di Goldoni – Il proscritto – Malvina – Felice come
una
principessa – Filippo – Papà Goriot – I due Serge
i con Marini, dal quale si tolse, non terminato il contratto e pagata
una
rilevante penale, per andar a sostituire Claudio
elevarsi alle massime altezze, fu sempre attore assai festeggiato per
una
vena di comicità spontanea e vivissima, e per cor
enza, non meno che la sua abilità, la vanno sostenendo sui teatri con
una
mediocre fortuna. » Così Francesco Bartoli.
dal trono al palco, e lo stato che soffrir non volle nel re legittimo
una
soverchia autorità, si trovò effettivamente schia
Quanto al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I avea cominciata
una
guerra letteraria che durò dieci o dodici anni, a
e la Volpe. Ogni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto
una
raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta
uo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che
una
commedia ben tessuta. Vi si trova fra gli altri d
alla comica mescolanza. Egli a differenza del di lui protettore aveva
una
profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava
lico scrisse più di un dramma. Lo storico Guglielmo Abington pubblicò
una
tragicommedia. Il famoso Milton diede al teatro L
genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di
una
famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne catt
e niuno la neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche
una
specie di opera intitolata la Caduta dell’Uomo, n
mpose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è
una
traduzione libera e ampliata dell’Avaro francese,
dingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano veramente
una
dipintura assai men bella della francese, e men n
i prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e di farvi
una
figura ridicola”. Seguendo l’indole della commedi
he. Nell’atto V della medesima commedia un cavaliere dissoluto dice a
una
dama: ”Grande era in me l’appetito delle vostre b
he per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in
una
malattia fatto eunuco da’ cerusici; i di lui prog
dinò che si liberasse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con
una
pensione alla di lui sussistenza. Bello e consola
, come vedremo appresso, è cominciata a comparire sulle scene Europee
una
picciola tragedia che non si eleva agl’ interessi
della Trappa che geme tra i cimiterj e le teste de’ morti; nell’altro
una
religiosa disperata, la quale nel proprio confess
Cominge, più nojosa l’Eufemia. Nell’una e nell’altra favola si tesse
una
serie di evenimenti romanzeschi che si narrano co
Socrate dramma in prosa che Voltaire diede al pubblico nel 1755 come
una
traduzione di quello di Tompson alunno di Adisson
gusto, si discende ad un dramma senza contrasto riprensibile, cioè ad
una
commedia lagrimante, nella quale s’imbratta con p
e esce a rubare per sostentare i suoi, ed è condannato alla morte. Ma
una
ipotesi troppo rara discopre lo studio dell’ auto
, l’azione e il carattere dell’Indigente prenderebbe il portamento di
una
delicata tenerezza che meglio si adatterebbe col
ertore. Le Roi & le Fermier del medesimo autore dee collocarsi in
una
classe men tetra della commedia piangente. Nè anc
rammi di Diderot, di Beaumarchais e di qualche altro dee riconoscersi
una
specle di rappresentazione men lamentevole e perc
a per vivere 1500 lire di entrata, l’innamorato vivacemente ne deduce
una
conseguenza contraria e non attesa da suo zio: J’
erot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone
una
favola tetra, poco men che lugubre quanto una com
rò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto
una
commedia larmoyante. Tolse egli ancora dal medesi
madama Murer, sembrano più proprj di un’ opera musicale eroica che di
una
commedia. Ma la dilicata Eugenia non merita punto
za quasi tragica. Voltaire pubblicò di aver tradotto questa favola da
una
di M. Hume fratello del celebre Hume storico e fi
overe sociale —, cui il nostro autore aveva cercato di aggiungere, in
una
serie di note e appendici, un po’ di consistenza
teatro molto diverse da quelle di Planelli) non sbagliava a indicare
una
certa timidezza se non sommarietà del libro nel t
io l’intenzione di mettere ordine, di proporre razionali correttivi a
una
forma d’arte che come nessun’altra obbligava — e
o di tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a
una
delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della c
in qui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con
una
sì valevole testimonianza (III.III.25). Quali so
che con l’esito del dramma stesso, per quanto sia difficile suggerire
una
complessa peripezia in poche note musicali (già A
oro versi, come vezzo suol essere de’ nostri compositori, i quali con
una
disordinata ripetizione delle medesime parole fan
i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’
una
brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel
rdinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria
una
lunghissima filastrocca. Quel tanto ripetere voce
notomizzare con elegante arguzia i motivi della volubilità umana: «Se
una
persona arsa di sdegno pretendesse di sfogar la s
ì fatto genere di musica avanti a un domestico cimbalo. In quel luogo
una
imparaticcia cantilena piacerà più assai che un c
e: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto
una
ben colorita bussola che un quadro di Raffaello.
no esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti
una
bussola ben tinta che una tela animata dal pennel
Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che
una
tela animata dal pennello d’Urbino» (III.III.29).
1779) e il Pirro del Paisiello (1787), si può forse interpretare come
una
sorta di assenso alle idee di Planelli7: o meglio
allora agitavano l’Inghilterra», VII.III.15), traccia preliminarmente
una
piccola storia dell’opera: dalle presunte origini
iguardare come veicolo, dirò così, di quelle. Il correttivo, secondo
una
tradizionale linea storiografica seguita anche da
nno al fine del melodramma»; e lo scopo eminentemente morale è ancora
una
volta guidato dagli aristotelici «compassione» e
ologo inglese di scuola cartesiana Thomas Willis. Supposto che esista
una
specifica sede nervosa delle passioni, Planelli s
rumenti incapaci di superare le tre ottave): «È chiaro — glossa — che
una
musica, la quale di tali invenzioni faccia buon u
nare il nostro autore — qual modo si richiedesse per insinuare in noi
una
data disposizione, egli sapea bene a qual s’appig
che prima ci era stata cantata nel maggiore d’ellamì [mi maggiore], e
una
, che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e
rna, sulla scorta di note pagine di Platone e di Plutarco, il mito di
una
coerente funzione educativa e parenetica, anche i
ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi
una
competente dose del più bel gorgheggio del mondo.
’arrestare il ragionamento nel bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’
una
parola, per dar luogo a una folla di suoni inarti
el bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’una parola, per dar luogo a
una
folla di suoni inarticolati? Non è cosa da ridere
passaggio? (III.II.7). Forte di queste convinzioni, Planelli propone
una
sorta di nuovo galateo teatral-musicale. Pensa in
na tali abusi non cesseranno, finché i cantanti non sieno obbligati a
una
perfetta pronunziazione» (IV.I.7). Il gesto (per
ensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto può talvolta occupare
una
sola parte del nostro corpo, ma l’affettivo l’occ
Essi mentre vogliono comandare, adirarsi o ripigliare, mandano fuori
una
voce femminile, che in quell’incontro muove non a
e ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne
una
voce molle e delicata, comoda alle lusinghe, a’ v
n mano il dominio e la forza. Ma il sesso destinato a comandare sortì
una
voce piena, autorevole, maestosa, propria a sotto
ni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra con
una
voce che muove invidia nelle italiane fanciulle (
pose piante, / e manda per gran foce / di bocca un fil di voce». Ma è
una
censura che troverà ancora a lungo nel pubblico u
ll’inusuale, con buona pace delle cosiddette leggi di natura. Persino
una
«celebre odierna cantatrice» allora molto acclama
oveva invece contraddire la realtà che il pubblico avrebbe ritrovato,
una
volta uscito dalla sala e risvegliatosi dal richi
za valgono anche per la scenografia. Planelli traccia con mano sicura
una
piccola storia dell’illusionismo scenografico, gl
iscendenti e della sua scuola; e dispensa le solite raccomandazioni: «
una
galleria va caratterizzata in modo che non sia pr
alleria va caratterizzata in modo che non sia presa per un tempio, né
una
carcere senta di cantina. Quindi ancora se la sce
are l’aneddoto sul pittore secentesco Andrea Pozzo che «nel dipingere
una
cupola avea […] sostenute con mensole le colonne
eso da questa e ci rende curiosi del proseguimento» (VI.II.3). Ancora
una
volta al poeta spettava la funzione di guida: Pla
al poeta, assistito bensì dal primo» (VI.II.5). A chi sospettava che
una
troppo stretta connessione tra ballo e azione dra
zi, quasi svaghi dell’attenzione) Planelli rispondeva a sua volta con
una
domanda: «chi è preso da sì fatto dubbio, che mai
sì fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un medesimo quadro da
una
parte dipinto Alessandro inteso a militari impres
nsore, naturalmente benevolo e accorto, che in primo luogo raccomanda
una
lettura preventiva del «libricciuolo» (il librett
cuore l’opera in musica o forse aspirava (ha ipotizzato Degrada)12 a
una
carica di sovrintendente teatrale, che non gli fu
d’un filosofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come
una
delle più possenti cagioni della perfezione o del
ire nel progresso delle belle arti e della publica costumatezza. Pure
una
sì nobil materia, e così atta per la varietà sua
re a un tale scopo le leggi dell’opera in musica, egli fa di mestieri
una
varietà tale e una tal profondità di cognizioni,
le leggi dell’opera in musica, egli fa di mestieri una varietà tale e
una
tal profondità di cognizioni, che invano si cerch
quale di più si può dire γεωμετρητάτη, μουσικωτάτη, θεωρητοτάτη ed in
una
voce originale. E piace che in tutto l’egregio tr
trattato de per maestri i Greci. Si desiderava che in nostra stagione
una
n’uscisse di sì gran pregio, dolendosi ognuno che
, non senza un piacevole e filosofico aspetto di novità, formato come
una
instituzione universale che sola bastar potrebbe
malagevole a diffinire: egli nasconde la sua origine nelle tenebre d’
una
rimota antichità, la quale non tramandò a noi mon
ssato avessero avuta origine. [Sez.I.1.0.3] Anche l’anonimo autore d’
una
cronica manoscritta di Milano (scrittore anch’ess
5] Giovanni Villani18 e l’Ammirato19 conservarono ancora la memoria d’
una
rappresentazione data nel 1304 dagli abitanti di
rono usate in Italia le opere in musica. Forse anzi esse non sono che
una
continuazione dell’antica tragedia; continuazione
.0.11] L’aver mentovato Alfonso duca di Calabria mi richiama in mente
una
simil festa celebrata da questo principe in Napol
Napoli l’anno 1492, nella sala di castel Capoano. Consisté questa in
una
breve farsa, come la chiama il famoso Jacopo Sann
lla città di Firenze (dalla quale l’Italia e l’Europa tutta riconosce
una
gran parte di sua coltura) attendere quest’ultimo
che perfezionatore de’ melodrammi: chiamandosi anche inventore chi a
una
invenzione altrui aggiunga nuovo lume, e bellezza
della tendenza delle parti a un fine medesimo. Così perfetta diciamo
una
macchina, se ciascuno de’ pezzi che la compongono
ì vero, che tra tutte le altre facultà da noi annoverate non ce ne ha
una
che non sia stata ammessa, a solo oggetto di dar
intermedi e al principale subordinati. Conciosiaché non ogni scena d’
una
tragedia è animata dalla compassione e dal terror
cui esse adornansi diligentemente. Né sono, come le scienze, figlie d’
una
mente tranquilla; furono anzi concepite dallo spi
o spirito umano nel tumulto delle passioni. Un uomo, che la perdita d’
una
persona cara rende infelice, mentre ha la fantasi
l’inclemenza del cielo, che in mezzo allo strepito de’ tuoni rovescia
una
furiosa tempesta, corre sotto un albero a ricovra
mportante sia la cognizione di queste facultà, e che essa costituisce
una
delle più utili e insieme più dilettevoli parti d
sti diriggono i loro primi attacchi. Quindi è, che qualora io ascolto
una
poetica composizione, il primo sentimento ch’io p
misure, che osserva nelle parti e nell’insieme, desta nell’occhio mio
una
grata sensazione. Ma oltre a ciò io sento coprirm
cro orrore, se ella mi presenta un augusto tempio, o d’allegrezza, se
una
villa deliziosa. Così pur la pittura (per addurre
che esser vero, chiaro apparirà quando della simmetria si sia formata
una
distinta nozione. Simmetria dunque è la ragione e
e noi conosciamo senza fatica se sieno tra loro eguali, o di quanto l’
una
sia maggiore dell’altra. Se per esemplo, fissando
sando l’occhio sopra due linee, noi prestamente ci accorgiamo esser l’
una
il doppio dell’altra, queste due linee avranno un
.3.4.2] Quanto adunque più evidente farà a’ nostri sensi la ragione d’
una
a un’altra grandezza, tanto più grata riuscirà la
minor fatica durerà lo spirito a discernerla. Ora, a rendere evidente
una
ragione, due regole si debbono osservare. La prim
Dopo di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’
una
delle quali sia una o alquante volte maggiore del
ù aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’una delle quali sia
una
o alquante volte maggiore dell’altra, come il dop
ineguali. Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’
una
delle quali superi l’altra d’una determinata part
ia che si trova fra due grandezze, l’una delle quali superi l’altra d’
una
determinata parte, o si voglia dire d’una parte a
elle quali superi l’altra d’una determinata parte, o si voglia dire d’
una
parte aliquota, come qualora sia una volta e mezz
minata parte, o si voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia
una
volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da
voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo,
una
e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e
a parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo,
una
e un quarto da più dell’altra; e per la medesima
essere della medesima acutezza in un uomo, perciò spesso avviene che
una
ragione, la quale è discernevole a un senso, può
iscernevole a un altro senso d’un uomo medesimo, e che, esempigrazia,
una
persona esercitata nell’architettura, alla prima
sposizione; e però avvien non di rado che il senso d’un uomo discerne
una
ragione, che il medesimo senso in altro uomo non
il triplo dell’altezza della fronte; se la lunghezza d’un ciglio sia
una
volta e mezzo quella dell’occhio, e così discorre
lezza sensibile dell’uomo, la scultura e la pittura, ne somministrano
una
invincibil pruova, poiché quelle misure osservand
erire all’occhio quella medesima simmetria che si osserva nel corpo d’
una
bella persona: da che in effetti le più dolci sim
atti, se la natura dell’anima umana consiste nello sforzo di produrre
una
non interrotta serie d’idee, come i più profondi
ire che l’appercezione, l’accorgimento d’un’ idea che gliene prometta
una
serie d’altre, e così l’aiuti a secondare la prop
.I.3.5.3] Questo piacere consiste nella deduzione che fa lo spirito d’
una
grandezza da quella d’un’ altra. Nell’ascoltare p
parti: altro non essendo la cadenza d’un verso se non un intervallo,
una
pausa interposta fra le parti di esso verso. Per
endo in quel verso il germe, diciam così, d’altre idee, si disgusta d’
una
sterilità che lo condanna all’inazione. Così anco
iccioli membri componenti queste parti. E per contrario da qual s’è l’
una
di queste grandezze egli si accorge di poterne de
ro delle sue parti moltiplicar si potesse in infinito. Sarebbe questa
una
falsa deduzione; poiché noi già dicemmo sin da pr
n lei che gli altri che ne son senza. Si faccia a un cantante sentire
una
, o poche volte un bel canto: egli lo imiterà fran
biano tra loro, onde non producano melodia alcuna. Ripeteteglielo non
una
, ma mille volte: egli non s’imbatterà mai ad imit
ivi fu dimostrato, la favorita del nostro spirito; talmenteché anche
una
goccia d’acqua, che cada in tempi eguali, è piace
avicembalo, d’un violino è più pregevole della musica d’un timpano, d’
una
nacchera, di tanto la poesia armonica è più prege
nto più che gl’inventori della poesia armonica introdussero in questa
una
nuova simmetria (ed è quella delle rime), procura
diversa indole dell’italiano e del latino idioma non possa permettere
una
medesima combinazione di lunghe e di brevi, e che
egole della distribuzion delle lunghe e delle brevi, è solo perché da
una
ragionata distribuzione di sillabe, di diverso me
r dell’ircane foreste, per la contiguità di due brevi, che nel primo
una
sola volta s’incontra, due volte nel secondo e tr
fa che le brevi, cioè quelle che van senza di detto accento, sieno l’
una
dall’altra divise. Questa distinzione di versi ce
regole differiscono secondochè le mentovate discipline differiscono l’
una
dall’altra. Ora il melodramma è un dramma tragico
il divisare in che il melodramma differisca dall’antica tragedia. Ora
una
tal differenza tutta sta in poche mutazioni fatte
durre il melodramma alla sua perfezione, serviranno a questo dramma d’
una
breve difesa. Cap. III. Dell’unità del luogo
ci severissimi osservatori dell’unità del luogo, e questo era sovente
una
publica piazza, sulla quale riduceano tutta l’azi
arono mai di valersi di tal mutazione in mezzo al dramma, sicuri, che
una
tanta lentezza avrebbe annoiato sommamente gli sp
lade ed Elettra sul frequentato atrio del palazzo d’Egisto a ordinare
una
congiura contro questo tiranno, come dottamente n
buon senso, due regole debbe osservare sulla mutazione delle scene: l’
una
di non mutar la scena se non allora che il verisi
.2] Questo passaggio fatto per la tragedia dal tristo al lieto fine è
una
pruova ben certa del progresso fatto dal genere u
coli incivilito, amico del commercio e degli stranieri, e professante
una
religione che ispira la carità, la mansuetudine,
essi medesimi sono soggetti. Perché il carattere del primo è quasi d’
una
spezie d’esseri distinta dalla loro, e colla sua
rienza a confutare sì speziosa obbiezione. Si leggano due tragedie, l’
una
delle quali abbia il protagonista di carattere su
o non esclude le umane debolezze, ma solo i vizi, non importando egli
una
perfezione assoluta, ch’è di Dio solo, ma una rel
zi, non importando egli una perfezione assoluta, ch’è di Dio solo, ma
una
relativa, e quale può agli uomini convenire. E gl
a del dramma, o dalle regole del verisimile. Egli fu solo dell’uso: e
una
favola, che più o meno avesse di cinque atti, può
che più o meno avesse di cinque atti, può essere egualmente bella che
una
che seguisse quell’antica divisione. [Sez.II.6.0
ciassettesimo secolo. Certo è tuttavolta, che quando alle arie si dia
una
musica propria e confacente, la loro inverisimigl
moderna musica teatrale, avendo gli antichi adoperato ne’ loro drammi
una
musica semplice, robusta, espressiva, e solendo i
mplice, robusta, espressiva, e solendo i moderni unire a’ drammi loro
una
musica cianciosa troppo e snervata. Nondimeno que
esprime il passaggio che fa il protagonista da un estremo contento a
una
tristezza estrema, cagionata in lui da una novell
a da un estremo contento a una tristezza estrema, cagionata in lui da
una
novella recatagli da Matusio. L’aria che termina
o giugnere al suo colmo nell’aria, viene dispettosamente arrestata da
una
massima, la quale, per giunta, le vera folle, rid
o dare all’azione quel colore, quella forza che basta per far nascere
una
data massima in mente allo spettatore, usurpa l’u
mai nelle arie. Fu censurato il Maffei d’avere adoperato nella Merope
una
similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni
sensi risponde a quel principe generoso: Ubbidisco al mio Re. Possa
una
volta Esserti grato Arbace. Ascolti intanto Il Ci
o, si perda in quegli ultimi momenti a simmetrizzare spensieratamente
una
lunga similitudine? Si dirà forse che essendosi d
Se cerca, se dice il suo trattenimento con Aristea, lo terminasse con
una
massima, o pure che gli stessi personaggi, invece
ell’espressivo duetto Ne giorni tuoi felici, spiegassero ciascuno con
una
similitudine il loro stato: che perdita per lo te
ta la compassione nel più intimo degli animi nostri! Come sperare che
una
lambiccata sentenza, una ricercata similitudine f
intimo degli animi nostri! Come sperare che una lambiccata sentenza,
una
ricercata similitudine facciano altrettanto? [Sez
nte, e non come parti d’un dramma: siccome non mancherebbe applauso a
una
bella pittura, ancorché impropria a quel luogo do
to; e il compositore abbandonato a sé stesso è astretto ad attaccarvi
una
musica precaria e priva di senso. Quando all’oppo
iù vive pennellate della passione cominciata nel recitativo, egli con
una
musica adatta a quella passione avrebbe intenerit
passione avrebbe intenerito tutto il teatro. [Sez.II.7.2.14] Quindi
una
tal aria non ha mai sui nostri teatri cagionata q
uno stile anche lirico: fallo gravissimo contro all’arte del dire. Se
una
persona arsa di sdegno pretendesse di sfogar la s
l numero dell’ottava vicina; e in conseguenza se per contrario mentre
una
corda farà otto oscillazioni un’altra ne farà qua
l’ottava bassa del tuono di quella; se due la doppia ottava bassa, se
una
la tripla ottava e così in infinito, dividendo pe
o, dividendo per due il numero dell’ottava vicina. III. Che se mentre
una
corda farà due oscillazioni un’ altra ne farà tre
sta produrrà la quinta del tuono di quella. IV. Che se in tempo che l’
una
farà quattro oscillazioni, l’altra ne farà cinque
ale, egual numero di percosse all’organo dell’udito, tal consonanza è
una
simmetria che nasce dalla ragion d’uguaglianza, c
l’unisono la più perfetta consonanza è l’ottava, ciò avviene perché è
una
simmetria fondata sulla ragione multiplice, che d
rie. Co’ medesimi princìpi agevolmente si spiega perché la quinta sia
una
consonanza più perfetta della terza maggiore, e q
che fino a noi pervennero della loro musica stromentale. È chiaro che
una
musica, la quale di tali invenzioni faccia buon u
olto diverso dalla voce dell’uom tranquillo. Infatti noi senza vedere
una
persona, e senza sapere l’attuale stato dell’anim
un tempo medesimo presenti allo spirito. Non altrimenti il ritratto d’
una
persona temuta, amata, odiata, ci sveglia que’ me
perimentati, corrisponde e, dirò così, echeggia nella nostra macchina
una
mozione simile a quella che allora accompagnò le
soffrono tai ciechi movimenti d’animo, esse d’ordinario si lagnano d’
una
particolar contrazione de’ nervi del petto e dell
rso, e alla laringe. Da ciò finalmente avviene secondo il Willis, che
una
delle maggiori differenze che passa tra la strutt
oni vitali52. Tutto ciò conferma sempre maggiormente, trovarsi in noi
una
classe di nervi addetti all’uffizio delle passion
gue: i. che essi dovranno essere immediate e necessariamente mossi da
una
musica, che adoperi suoni consonanti a quelli a c
in breve tutti i modi ebbero rinvenuti propri ad eccitare e regolare
una
data passione53. Ed a ciascuno di questi modi cor
e gli animi a questo affetto. [Sez.III.1.4.2] Gli antichi adunque da
una
musica povera traevano maggior vantaggio che non
a una musica povera traevano maggior vantaggio che non facciam noi da
una
ch’è doviziosissima. Se si dimandava a un greco q
si dimandava a un greco qual modo si richiedesse per insinuare in noi
una
data disposizione, egli sapea bene a qual s’appig
ore d’effaut, che prima ci era stata cantata nel maggiore d’ellamì, e
una
, che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e
nuo sforzo d’ingegno, e spesso inutile, ciò che i Greci otteneano con
una
semplice osservanza delle regole di quella parte
icuro dell’infallibilità delle sue regole, troverà in queste medesime
una
pruova ben certa dell’esattezza dell’operazione,
era potrebbero fare sullo spirito e sulla macchina di chi ascolta, In
una
melodia composta di rapide note, di trilli, d’arp
la d’un altro suono che sopraggiugne all’istante, e ch’e incalzato da
una
folla d’altri di non maggior durata. Allo spirito
accade, vanno alle consonanze unite le dissonanze. [Sez.III.1.4.5] Se
una
tal musica niun’azione può avere sulla fantasia e
a tutta diversa dalla precedente. L’esperienza dimostra che eseguendo
una
tal musica vicino a stromenti che stiano in ripos
so a Clitennestra non si applicava a divertire quella principessa con
una
musica puramente estetica. Egli attendeva a fomen
rle nell’animo l’amore dell’assente marito e delle virtù necessarie a
una
regnante: talmenteché Egisto non potè trarre a’ s
Orfeo, Cadmo, Anfione, da’ quali erano stati invitati ad abbandonare
una
vita brutale, che in compagnia delle fiere aveano
é pur pensato aveano d’esser tali, cominciarono a gustar le delizie d’
una
vita socievole e sola degna di ragionevoli creatu
loro insegnati i doveri verso l’essere supremo, promulgate le leggi d’
una
patria nascente, istillate le massime della giust
nostra. Perciocché quella fu professata dal fiore della letteratura d’
una
nazione, appo la quale le belle arti giunsero a u
nsero a un segno, al quale non pervennero altrove né prima, né poi; d’
una
nazione di gusto sistematico, e presso la quale u
ne di gusto sistematico, e presso la quale un tal gusto degenerava in
una
spezie di mania che volea suggettare a sistema qu
ia che volea suggettare a sistema qualunque più ritrosa disciplina; d’
una
nazione, in fine, che formicava di sublimi ingegn
al maraviglia, che la musica patetica, coltivata con tanto impegno da
una
tal nazione, divenisse ordinata e sistematica, e
vveniva tra’ Greci: che anzi i nostri filosofi si recano per lo più a
una
cotal onta di saper ricercare dilicatamente uno s
unita, e col quale ha un medesimo e comun fine, qual è il movimento d’
una
determinata passione61. Di qui nasce il particola
mieramente lo stile della musica teatrale vuol poche note. Perciocché
una
musica troppo rinzeppata di note, sieno simultane
antecedente fu dimostrato. Si aggiunga, che quel frastagliamento, che
una
continuazione di brevissime note cagiona alla voc
rebbero contare assai più. Né si troverà mai, che un canto composto d’
una
moltitudine di note sia riuscito patetico sul tea
due differenti ragioni di musica ne somministrano i fanciulli. Essi a
una
musica di rare note composta, sia strumentale o v
2] Comparve, poco tempo è, sopra uno de’ più illustri teatri d’Europa
una
valente cantatrice dotata di voce sì acuta, che n
ta, che non avea forse avuta mai la pari in questo genere. Costei con
una
voce da calderino si tirò la maraviglia di tutti,
ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi
una
competente dose del più bel gorgheggio del mondo.
’arrestare il ragionamento nel bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’
una
parola, per dar luogo a una folla di suoni inarti
el bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’una parola, per dar luogo a
una
folla di suoni inarticolati? Non è cosa da ridere
maniera di canto tanta voga su nostri teatri. La maravigliosa gorga d’
una
celebre odierna cantatrice62 ha ingerito su quest
incipalmente il canto: perciocché l’accompagnamento degli stromenti d’
una
qualche maggior libertà dee godere. Colla scorta
rvato quai tuoni di voce adoperano gli uomini mentre son posseduti da
una
data passione, e qual movimento danno eglino in t
usica, i quali, talvolta per casualità, riescono efficaci ad eccitare
una
data passione. Perciocché non di rado avviene, ch
deve in questo aver riguardo al carattere de’ personaggi, perciocché
una
data musica starà bene a una dilicata donna, che
al carattere de’ personaggi, perciocché una data musica starà bene a
una
dilicata donna, che disdirebbe a un uomo eminente
cono i cantanti sullo stil teatrale. [Sez.III.2.5.1] Affinché però
una
composizione di questo stile sia nello stil medes
bero di passar per novizi nella profession loro, se nell’esecuzione d’
una
sonata o d’una cantata, non vi cacciassero, bene
per novizi nella profession loro, se nell’esecuzione d’una sonata o d’
una
cantata, non vi cacciassero, bene o male, quanto
ti in cui questa musica è comunemente divisa. [Sez.III.3.1.2] Ebbevi
una
città, non mi ricorda ben dove, nella quale tutte
na città, non mi ricorda ben dove, nella quale tutte le porte erano d’
una
grandezza, e d’un disegno medesimo, senza riguard
po’ di respiro? E il balletto vorrebbe invitar forse que’ fuggitivi a
una
danza? Per opposto la prima scena dell’Achille in
amma. Io non intendo come un simil compendio possa essere eseguito in
una
sinfonia d’apertura. Ma quando io pur si potesse,
quali dié loro Jacopo Peri sì belli esempi65, essi vi discernerebbero
una
certa grazia nativa e dilicata, che ha talvolta r
esservi ancora ad ascoltare. Né ogni punto che termina il periodo ha
una
cadenza medesima. Altramente noi terminiamo un pu
olla posatezza medesima: quel passo ha bisogno di movimento, questo d’
una
lentezza più che ordinaria. Darà alle pause il va
Darà alle pause il valore che ad esse conviene, non facendole tutte d’
una
durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punt
h’io più soffra così, il buon maestro fra l’un verso e l’altro segnò
una
lunga pausa, introducendovi un motivo di stroment
ono sì fattamente ogni traccia di verso nella poesia, ch’essa diviene
una
prosa pretta e sputata: e così la loro musica ann
anti; ed unita alla naturalezza avranno quell’energia, che il fuoco d’
una
passione suol comunicare a un discorso. [Sez.III.
ituendo alla di lui voce il suono degli strumenti. Per questa ragione
una
tale spezie di recitativo è propria del soliloqui
oro versi, come vezzo suol essere de’ nostri compositori, i quali con
una
disordinata ripetizione delle medesime parole fan
i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’
una
brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel
rdinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria
una
lunghissima filastrocca. Quel tanto ripetere voce
ituisse publiche accademie di musica, le quali risparmierebbero a lui
una
gran parte delle considerabili spese che richiede
ella condanna colla severità medesima il compositore, ove non adoperi
una
musica espressiva; ch’ella s’annoia di quegli att
; ch’ella s’annoia di quegli attori che non accompagnano il canto con
una
convenevole azione. Richiede tutto ciò solo chi è
o di tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a
una
delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della c
in qui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con
una
sì valevole testimonianza. Il passo è così bello,
per aspettare un noioso ritornello, né fermarlo a mezza parola sopra
una
vocal favorevole, o a far pompa in un lungo passa
] Ho creduto poi, che la mia maggior fatica dovesse ridursi a cercare
una
bella semplicità, ho evitato di far pompa di diff
nelle repliche delle parole e nell’uso dagli stromenti, avrebbe fatta
una
musica teatrale totalmente secondo il mio cuore.
ì fatto genere di musica avanti a un domestico cimbalo. In quel luogo
una
imparaticcia cantilena piacerà più assai che un c
e: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto
una
ben colorita bussola che un quadro di Raffaello.
no esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti
una
bussola ben tinta che una tela animata dal pennel
Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che
una
tela animata dal pennello d’Urbino. Sezione
i diversi sentimenti che si vogliono comunicare ad altrui67. Ella fa
una
parte dell’arte di persuadere, ed è quasi l’eloqu
gittate al vento le opere loro, se gli attori non aggiungano ad esse
una
convenevole pronunziazione, senza la quale lo spe
aspirava alle nozze della figliuola, per essersi accorto non aver lui
una
molto dilicata azione. Sulle stesse cattedre dell
è in un estremo dichinamento. I nostri oratori sdegnano d’accordarle
una
seria occupazione, e i chironi della gioventù nos
a non ebbero mai pur sospetto, che un’arte sì fatta dovesse impiegare
una
parte del tempo destinato all’educazione. Qui per
ran dritto i suoi più vivi applausi a coloro, che accoppiano al canto
una
energica pronunziazione; ed egli a consacrati nel
na tali abusi non cesseranno, finché i cantanti non sieno obbligati a
una
perfetta pronunziazione. Perché di grazia i mento
fettivo. Gesto imitativo è quello che contraffà il moto o la figura d’
una
cosa; come qualora, parlando d’un orgoglioso pers
ori, e passeggiamo con andatura misurata e grave, o quando si parli d’
una
guanciata e si scagli la mano, come se in effetti
ciata e si scagli la mano, come se in effetti se ne volesse avventare
una
allora allora. Gesto indicativo è quello che dimo
stoso, ch’è dovuto alla tragica azione, esso richiede nel personaggio
una
vantaggiosa statura. Perciò i Greci e i Romani ri
ensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto può talvolta occupare
una
sola parte del nostro corpo, ma l’affettivo l’occ
ia, ch’esse appena sostengono la persona. La rabbia al contrario reca
una
rigidezza sorprendente alle braccia, alle gambe e
erino a dare a’ passi e a’ giri quelle grazie che sono come l’anima d’
una
danza. Veggiamo adunque ciò che in questa parte d
na se ne avvedesse. Sarebbe desiderabile che questi virtuosi avessero
una
volta fitto in capo, che ciò che essi cantano deb
ntimenti. Tal espressione esige tutto lo sforzo della voce, tal altra
una
voce dimessa. Quel passo vuol movimento, questo v
Essi mentre vogliono comandare, adirarsi o ripigliare, mandano fuori
una
voce femminile, che in quell’incontro muove non a
e ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne
una
voce molle e delicata, comoda alle lusinghe, a’ v
n mano il dominio e la forza. Ma il sesso destinato a comandare sortì
una
voce piena, autorevole, maestosa, propria a sotto
ni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra con
una
voce che muove invidia nelle italiane fanciulle.
he muove invidia nelle italiane fanciulle. E non sarà questa riputata
una
grave improprietà, una intollerabile inverisimigl
italiane fanciulle. E non sarà questa riputata una grave improprietà,
una
intollerabile inverisimiglianza? So che molti non
uali, riuscendo appena uno tra cento, gli altri vengono abbandonati a
una
obbrobriosa miseria. Non sono tali considerazioni
he quest’arte particolarmente insegnarono84. È però la pronunziazione
una
di quelle facultà, che non si può appieno insegna
osì differiscono ancora nel parlare e nel gestire. Ciascuno ha in ciò
una
maniera sua propria, la quale, ove sia giudiziosa
spressione: ond’esse non vanno inconsideratamente prese per modelli d’
una
nobile pronunziazione. [Sez.IV.3.0.5] Ciò che la
zioni. [Sez.IV.3.0.8] Perché poi adatti elegantemente alla sua parte
una
pronunziazion così fatta, due condizioni si richi
i vada col pensiero sempre innanzi alle suo parole, adatterà a queste
una
naturale e spedita pronunziazione, prevedendo sem
ar proferire. Par opposto, chi non sa a quante sconvenevolezze induca
una
memoria infedele? Gli occhi si stralunano, la per
ora, di adoperare le mode d’oggidì. Talvolta per difetto d’invenzione
una
Fedra, o un Ippolito compariscono in teatro senza
) le croci pendenti dalla gola delle donne. Così ancora qualche volta
una
cantatrice godrà di vestire un abito capriccioso
a scena è d’un colorito dilavato e tranquillo, i vestimenti saranno d’
una
tinta vivace e brillanti d’oro e d’argento. Ma se
. Ma se la scena sarà di color gagliardo e carico, le vesti dimandano
una
tintura sfumata e schietta, e ‘l loro ornamento n
volmente, e l’occhio ne rileverà quel dolore che pruova l’orecchio in
una
dissonanza. [Sez.V.1.0.6] Talvolta né pur basta
ntore degli abiti, mettendo addosso a un personaggio lontano colori d’
una
vivacità eguale a quella che si vede addosso a’ v
o del Peruzzi si possono dedurre le qualità che si hanno a trovare in
una
scena, le quali a tre si riducono, e sono vastità
sua vastità, il dramma richiede che la scena ora presenti l’interno d’
una
reggia, ora un giardino, una piazza, una foresta
de che la scena ora presenti l’interno d’una reggia, ora un giardino,
una
piazza, una foresta ecc., tutte cose che esigono
ena ora presenti l’interno d’una reggia, ora un giardino, una piazza,
una
foresta ecc., tutte cose che esigono ben altro sp
nto è necessario di declinare dalle medesime. Il che non si può senza
una
lunga pratica, o senza una diligente osservazione
re dalle medesime. Il che non si può senza una lunga pratica, o senza
una
diligente osservazione della pratica de’ migliori
prospettiva e dell’architettura. [Sez.V.2.2.2] Il decoro si trova in
una
scena quando il disegno del luogo, e di tutte le
pri all’uffizio di quel luogo, propri esempigrazia d’un giardino o di
una
reggia, e conformi agli usi ed a’ costumi del pae
e si finge, o almeno non non conforme alle costumanze moderne. Quindi
una
galleria va caratterizzata in modo che non sia pr
alleria va caratterizzata in modo che non sia presa per un tempio, né
una
carcere senta di cantina. Quindi ancora se la sce
però incapace d’essere troppa caratterizzata, come quando rappresenta
una
campagna la quale tanto può trovarsi in Egitto, q
vece di sedere sul zoccolo si contentano dell’immaginario sostegno di
una
mensola, che sembra non un’opera di valoroso arch
padre Pozzi, inventore infelice delle colonne a sedere. Nel dipingere
una
cupola avea costui sostenute con mensole le colon
estro della sua scuola non avrebbe dubitato di dipingere per esempio
una
scala a rovescio, e d’obbligarsi poi a pagare il
re degli abiti. [Sez.V.2.3.2] Gli ornamenti dunque, onde va abbellita
una
scena, compariscano nuovi agli occhi del popolo;
e a raccomandarne la prontezza non solo perché è noiosissima a vedere
una
macchina o una scena che stenti a giugnere al suo
ne la prontezza non solo perché è noiosissima a vedere una macchina o
una
scena che stenti a giugnere al suo sito, ma molto
nza eseguito. II pittore avrà con tutte le leggi dell’arte ma dipinta
una
scena. Egli vi avrà acconciamente maneggiati i co
vano, di cui è base la platea. Ora se, a cagion d’esempio, taluno per
una
mal intesa magnificenza si avviasse di formare di
uso di que’ vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica degli antichi, unita a
una
giornaliera pruova che noi ne facciamo, ha dato a
il popolo abbia più uscite per cui sgombrare e mettersi in salvo. Non
una
volta è avvenuto, che in un improvviso movimento,
all’ampiezza della città a cui appartengono, e ridicola si renderebbe
una
bicocca se una mole elevasse degna d’una vasta ci
lla città a cui appartengono, e ridicola si renderebbe una bicocca se
una
mole elevasse degna d’una vasta città. Ma questa
no, e ridicola si renderebbe una bicocca se una mole elevasse degna d’
una
vasta città. Ma questa medesima non potrebbe asse
. L’estensione a cui un teatro può giugnere, è quella della portata d’
una
voce mandata fuora senza stento. [Sez.V.4.2.2] A
eatro e disposizione de’ palchetti. [Sez.V.4.3.1] Si cerca ancora
una
figura per l’interno del teatro la più adatta a f
ca, com’essi chiamano. Questa invenzione consiste in dare al medesimo
una
figura di campana, disposta in modo che l’orlo, o
nconveniente dando al teatro la figura non già d’un semicircolo, ma d’
una
semiellisse, la quale ha per poco tutti i vantagg
uella. [Sez.V.4.3.3] Altri preferiscono a ogni altra figura quella d’
una
semiellisse troncata sull’asse maggiore; e questi
ità d’un tanto maestro; ma confesso di non comprendere come adottando
una
tal figura si possa evitare di rendere sproporzio
pia la fronte del pulpito o proscenio; o pure, volendo ridur questa a
una
moderata estensione, io non so intendere come si
cantanti: perocché l’esperienza insegna che tanto indebolisce la voce
una
stanza apparata di carta, o di lino, di seta, di
no a rappresentare ordini d’architettura. Se del sostegno tu ne formi
una
colonna, e della fascia una cornice architravata,
architettura. Se del sostegno tu ne formi una colonna, e della fascia
una
cornice architravata, ne avverrà delle due l’una;
onna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà delle due l’
una
; o questi membri riusciranno meschinissimi e spro
a e dove consista il suo estetico [Sez.VI.1.1.1] Danza o ballo, è
una
serie di straordinari movimenti del nostro corpo,
vimenti del nostro corpo, regolati dalla cadenza della musica. Ella è
una
delle belle arti, e si divide in alta e bassa. Da
nel verso un tal fondo è assoggettato a certa misura, e interciso da
una
cadenza regolare; nella prosa è libero. Così il f
Ma questi movimenti nel ballo sono anch’essi intercisi e distinti da
una
cadenza regolare, laddove nel gestire non osserva
ra ‘l ballo e ‘l suono : tanto l’unità è grata al nostro spirito. Per
una
ragione contraria piace assaissimo un ballo esegu
e ch’ella dà alle membra. La qual disposizione non è già che presenti
una
novella simmetria, ma solo rende più discernevole
a teatrale la medesima necessità. Costituendo questa bella disciplina
una
parte del nostro spettacolo, non altrimenti che s
secondoché d’ordinario vengono composti. Tu avrai l’animo occupato da
una
favola di greco, o di romano argomento, quando ec
a una favola di greco, o di romano argomento, quando ecco salta fuori
una
truppa di Persiani o di Cinesi, che ti comincia u
di Persiani o di Cinesi, che ti comincia un ballo di strana foggia in
una
scena passeggiata poc’anzi dal greco o dal romano
suo cuore da un contrario movimento che vi cagiona la danza? È questa
una
delle principali cagioni della poca attenzione ch
a favola tragica. Tanto più, che l’uomo è formato in modo ch’egli, da
una
seria applicazione, è naturalmente menato al dive
nità tra la danza e la musica, sì ancora perché quella musica, che ha
una
medesima espressione colla danza, fa miracolosi e
pressione colla danza, fa miracolosi effetti sul ballerino ; gli reca
una
forza, un coraggio, un fuoco, che onninamente gli
ancorché giaccia infermo e destiuto d’ogni vigore, si faccia sentire
una
sonata che gli vada a verso, egli si leverà sì pr
se dubiterà, che tanta connessione tra l’ballo e l’dramma non produca
una
rincrescevole monotonia, e crederà che i danzator
sì fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un medesimo quadro da
una
parte dipinto Alessandro inteso a militari impres
sse che in un edifizio le finestre non posassero, com’è solito, sopra
una
medesima linea, sopra un medesimo davanzale, ma q
mezzo, e questa fosse un palmo discosta dall’altra, e quella dieci, e
una
quadra, e una rotonda, e va discorrendo, che dire
a fosse un palmo discosta dall’altra, e quella dieci, e una quadra, e
una
rotonda, e va discorrendo, che direbbe egli al pi
rfezione e la bruttezza), ma nella moltiplicità delle cose tendenti a
una
medesima unità. Così quel confuso ammasso di fine
aranno freddi e spiacevoli. Ogni ballo dovrebbe a mio parere offerire
una
scena, che incatenasse e legasse intimamente il p
a teatrale [Sez.VI.2.2.1] Dovendo adunque il ballo teatrale essere
una
continuazione della favola drammatica, egli vuol
a a cui si frammettea, di modo che alle tragedie non accoppiavano mai
una
danza grottesca, ma solo l’emmelie, serio e maest
che ha creduto fin qui che a divenire famoso bastasse distinguersi in
una
cavriola o in un mulinetto, dirà in questo ch’io
nell’esprimere colla danza le umane passioni: del che ne dà Macrobio
una
palpabil pruova. Rapporta questo scrittore107, ch
lla danza bassa, senza far ricordo alcuno dell’alta. Depongano dunque
una
volta i nostri danzatori su questo particolare i
non si crede, massimamente quando il ballo nella sua introdduzione fa
una
parte della decorazion teatrale. Ecco come anni s
anni sono si governò un perito maestro. Il ballo dovea rappresentare
una
caccia. Egli divise i trentasei figuranti, di cui
oliti; e l’occhio, sedotto da quello inganno, mostrava gli oggetti in
una
distanza maravigliosa. Con questa degradazione di
I.2.3.3] Ma sopra un altro teatro un mal accorto maestro fece passare
una
truppa di gente a cavallo sopra un lontanissimo p
nello, e poi sia chiamato il più sagace uomo che ci viva, a spiegare,
una
per una, cose vogliono esprimere quelle figure. I
poi sia chiamato il più sagace uomo che ci viva, a spiegare, una per
una
, cose vogliono esprimere quelle figure. Il quesit
all’orecchio de’ più lontani uditori, se non fosse stata soccorsa da
una
spezie di tromba, qual era l’antica maschera, fat
ie a ben esercitare li mestier suo, cercasse di comparir sul teatro d’
una
polita nazione? Non farebbe forse un oltraggio a
cattivo gusto, di facile contentatura, e capace di prender piacere in
una
danza intempestiva, eteroclita, sconnessa? Per co
sservare attentamente gli atti de’ mutoli, i quali col movimento or d’
una
, or d’un’altra parte del loro corpo si compongono
i quelle cose che di sopra raccomandammo agli attori per l’acquisto d’
una
regolare pronunziazione. La pronunziazione ha col
uisto d’una regolare pronunziazione. La pronunziazione ha colla danza
una
grande affinità, come fu da noi osservato, e però
e la romana, siccome ne’ tempi ancora a noi più vicini abbiam veduto
una
sola commedia del Molière cagionare una general r
noi più vicini abbiam veduto una sola commedia del Molière cagionare
una
general rivoluzione nel costume delle donne franc
devole scrittore112. [Sez.VII.1.0.2] Se dunque il costume e le arti d’
una
nazione, importantissimi oggetti ambidue, tanta d
tura, la danza, possono molto influire nel costume e nel buon gusto d’
una
nazione, se ciascuna delle medesime merita una pa
ume e nel buon gusto d’una nazione, se ciascuna delle medesime merita
una
particolare attenzione della politica, vie maggio
sieme unite si soccorrano e sostengano scambievolmente, per imprimere
una
più profonda e durevol traccia negli animi nostri
ca, della prospettiva ecc.; se il maestro di cappella abbia adoperata
una
musica teatrale? Se l’inventore de’ balli abbia i
adoperata una musica teatrale? Se l’inventore de’ balli abbia ideata
una
danza confacente alla favola drammatica? E quando
e ponga freno massimamente al servidorame, la di cui avventataggine è
una
delle maggiori sorgenti di risse, proverbiandosi
veruna, poca accoglienza ottengono da noi. Ma se ci vengono innanzi d’
una
maniera aggradevole e interessante, esse scendono
molli versi I più schifi allettando ha persuaso. [Sez.VII.3.0.4] In
una
parola, gli uomini giudicano per la maggior parte
lla divinità. Così il giovane Cherea incoraggisce sé stesso a violare
una
vergine, perché il massimo Giove avea prima di lu
gnanza d’abbandonarsi all’infame mestiere di colei, vedendo che anche
una
cantoniera può comparir virtuosa e degna della st
licenza, ma tutte contribuiscano a rendere questo spettacolo degno d’
una
costumata nazione. [Sez.VII.3.0.7] Ma per esser c
ben si sa qual predominio abbia sul cuore umano il canto donnesco, e
una
funeste e giornaliera esperienza fa vedere quanto
, o un Arione d’ambiguo sesso, cagionare non men gravi disordini, che
una
scapigliata cantatrice o ballerina. [Sez.VII.3.0
passeggiare le nostre scene. Perciocché le onorate persone, non senza
una
somma e giustissima ripugnanza, si possono recare
nimo in tal carriera. Facciamo però giustizia al vero: noi cadiamo in
una
strana contraddizione. I nostri drammi sono publi
bile che la professassero. Donde apparisce quanto gioverebbe l’uscire
una
volta di simile contraddizione. Se gli spettacoli
iti e contrari allo spirito del cristianesimo, se i fulmini avventati
una
volta dalla chiesa e da’ padri contro gli antichi
li antichi spettacoli hanno vigore anche in oggi, si demoliscano pure
una
volta i teatri. Non mancheranno altri più innocen
te e insieme più malagevol dovere, ed appagar pienamente i desideri d’
una
politica benefattrice. [Sez.VII.3.0.15] Secondoc
pigrazia, onde ha d’uopo la monarchia, sono ben altre da quelle che a
una
repubblica convengono. In oltre ogni nazione ha i
vano l’Inghilterra. Un dramma composto a caso, o destinato a istruire
una
straniera nazione, è spesse anzi pernizioso che u
ria patria. Ma questi medesimi drammi riuscir potrebbero pericolosi a
una
nazione che sotto altro governo vivesse. Così anc
più malagevole. Ma lo screditare i vizi della medesima ha mestieri d’
una
somma circospezione. In questa materia va fatta d
ue’ leggieri difetti che si oppongono, come sogliam dire, al galateo:
una
donna vana, un saccentino, una salamistra, un tag
ongono, come sogliam dire, al galateo: una donna vana, un saccentino,
una
salamistra, un tagliacantoni, un affettato ed alt
o più degno del socco che del maestoso coturno, solo che se gli desse
una
meno illustre condizione. [Sez.VII.3.0.17] Avvi p
mira, non pretenderà di sguainarci addosso uno scolastico trattato o
una
solenne predica, come noi abbiam veduto in alcuni
sura preventiva; la vita immorale delle attrici (e particolarmente di
una
Maddalena Scazzocchia, di cui il marito, Giovanni
festa, si rinnovarono e fecionsene in più parti della città, a gara l’
una
contrada dell’altra, ciascuno chi meglio sapea e
Planelli, con la precisazione: «si recitavano le Rappresentazioni con
una
maniera di proprio canto». Nella medesima edizion
nzo il Magnifico: «Silenzio, o voi, che ragunati siete: / voi vedrete
una
istoria nuova e santa, / diverse cose, e divote v
erciò che si vedeva in alto un cielo pieno di figure vive moversi, et
una
infinità di lumi, quasi in un baleno scoprirsi e
lo scetticismo, a dire il vero ben fondato, di Crescimbeni, l’idea di
una
precoce diffusione della poesia «drammatica music
esa; dove si dice, che questo Prelato fu il primo, che cantar facesse
una
Tragedia in pubblica piazza» (p. 431). • que’ mel
uidiccioni (1550-1597 circa) poco ci è rimasto – appena due sonetti e
una
canzone –, ma fu figura di rilievo nella vita del
licella), durante la quaresima dell’anno giubilare 1600, sul testo di
una
precedente lauda (1577) dell’oratoriano Agostino
allestito era qualcosa di più, perché comprendeva costumi, apparati e
una
complessa scenografia. [commento_Sez.I.1.0.15] •
niera della commedia dell’arte, vari dialetti settentrionali, oltre a
una
versione parodica della lingua ebraica. • riporta
Camerata: «Ma, poiché si tratta di gloria, siami lecito il dire, che
una
tale invenzione, almen per quello che s’aspetta a
effimere innalzate in occasione di feste e di matrimoni principeschi (
una
di queste «prospettive», come erano chiamate, ven
va essere cospicua, restano solo frammenti. • Tespi: Tespi è, secondo
una
tradizione che sfuma nel mito, l’inventore della
arie per la Dafne di Peri (il Chiabrera pianse la morte del Corsi in
una
serie di egloghe); Ottavio Rinuccini (Firenze 156
borò per alcune arie Giulio Caccini, che a sua volta, nel 1602, diede
una
diversa intonazione del medesimo libretto). I ver
ese in tutta Italia, come è testimoniato dal gran numero di libretti (
una
quarantina di edizioni nel corso del secolo). [c
Scipione Maffei (1675 – 1755), archeologo, storico, poeta, autore di
una
Merope (1713) composta a gara con Voltaire, scris
cc., Napoli, D. Campo, 1767. Corredò la traduzione di varie note e di
una
decina di appendici, in cui, a integrazione e cor
onibus» (‘La simmetria è un accordo tra le parti della stessa opera e
una
corrispondenza di ciascuna separatamente rispetto
i [il musicista] che l’arie fino alla fine dell’opera siano a vicenda
una
allegra ed una patetica, senza aver riguardo veru
] che l’arie fino alla fine dell’opera siano a vicenda una allegra ed
una
patetica, senza aver riguardo veruno a parole, a
seo («Componimento fatto per esercizio, nel quale esponesi un fatto o
una
verità, ajutandosi degli ornamenti che porge l’ar
devole, che la ricrea» (ivi). [commento_Sez.II.7.2.7] • nella Merope
una
similitudine tratta da Virgilio: il riferimento è
sparse / cervella foran giocondo pasto / ai rapaci avoltoi […]»; cfr.
una
simile figura retorica sviluppata in Virgilio, Ge
affeiana, nel vol. coll. «Mai non diero i dei senza un egual disastro
una
ventura». La Merope di Scipione Maffei nel terzo
o Leopoldo (firmata «Cristoforo Gluck» ma attribuibile all’italiano),
una
sorta di manifesto della nuova drammaturgia, che
orta di manifesto della nuova drammaturgia, che prevedeva tra l’altro
una
drastica limitazione delle arie con da capo, un a
dire, e accompagnato con istrumenti. E forse non disconverrebbe, che
una
tale usanza si facesse più comune ancora ch’ella
II.1.2.1] • come l’antica da’ Greci: la cultura settecentesca conobbe
una
forte ripresa d’interesse per la poesia biblica (
acco era solito tenere con sé, nascosto, un aiutante esperto che, con
una
piccola zampogna d’avorio, suonava rapidamente un
e esperto che, con una piccola zampogna d’avorio, suonava rapidamente
una
nota per fargli innalzare il tono di voce quando
ti: le notizie sui cosiddetti tarantolati ebbero nel Settecento anche
una
vivace eco letteraria; si veda per esempio, in àm
ratici della musica, con esplicito paragone tra antichi e moderni, ha
una
lunga storia nel Settecento: in tema Antonio Cont
degli antichi di Leopardi). Cap. II [commento_Sez.III.2.3.3] •
una
celebre odierna cantatrice: sotto l’abbreviazione
che molti le riservarono; tuttavia non la ammirò Mozart, il quale in
una
lettera al padre del febbraio 1778 diede giudizi
agli Efori che gli appesero la cetra al muro perché vi aveva aggiunto
una
corda allo scopo di dilettare con la variazione d
eo) l’introduzione dell’eptacordo. La menzione erudita ha in Planelli
una
sfumatura ironica: nessuno al tempo presente oser
la sinfonia come cosa distaccata in tutto e diversa dal Dramma, come
una
strombazzata, diciam così, con che si abbiano a r
. Che se pure taluni la pongono come esordio, convien dire che sia di
una
medesima stampa cogli esordj di quegli scrittori,
buisce l’introduzione della maschera in scena); Cicerone lo difese in
una
causa (Pro Roscio comoedo). • il medesimo sentime
recitato, prese quegli a ripetere gli stessi versi; ma li proferì con
una
inflessione di voce, e con una maniera sì acconci
re gli stessi versi; ma li proferì con una inflessione di voce, e con
una
maniera sì acconcia al costume e al sentimento de
ivamente a Dresda e a Vienna; nella capitale dell’Impero aprì nel ‘47
una
scuola di canto e recitò (nel ‘49) nella Didone d
nistica] era ingegnoso e operoso nella sua arte: poiché aveva dipinto
una
battaglia navale tra Egiziani e Persiani che vole
veva egli [il pittore gesuita Andrea Pozzo, o Pozzi] nella pittura di
una
cupola appoggiato le colonne sopra mensole; cosa
hitetti, protestando ch’essi per conto niuno non l’avrebbono fatto in
una
fabbrica. Se non che tolse loro ogni pensiero, se
[commento_Sez.V.2.4.3] • magni ipse agminis instar: ‘pari da solo a
una
grande schiera’ (da Virgilio, Eneide, VII, 707: «
adatti alla grandezza del teatro e si dovranno realizzare in modo che
una
volta toccati essi rendano i suoni del diatessaro
res sur la danse cit., VIII, pp. 132-133). [commento_Sez.VI.2.2.2] •
una
danza grottesca: l’emmeléia, era una danza grave,
133). [commento_Sez.VI.2.2.2] • una danza grottesca: l’emmeléia, era
una
danza grave, tipica della tragedia; il kordax era
se ancienne et moderne ou Traité historique de la danse (L’Aja 1754),
una
delle fonti di Noverre; tra l’altro Cahusac risco
rancese del testo lucianeo, comparve, poco dopo il libro di Planelli,
una
fortunata versione: Della danza. Dialogo di Lucia
ento_Sez.VII.2.0.1] • il direttore: forse nelle righe che seguono c’è
una
lontana eco delle vecchie pagine satiriche di Ben
gia, a suon di auctoritates filosofiche e religiose relegate in nota,
una
battaglia contro i rigoristi e i moralisti a dife
stated and examined (1678); William Warburton, quest’ultimo letto in
una
fortunata compilazione antologica francese, Disse
-sur-Loire provò a tracciare, nel solco del cattolicesimo illuminato,
una
storia universale delle opinioni e dei pregiudizi
he sono quelle tipiche della storiografia settecentesca, innestate su
una
solida rete di riferimenti classici: da Riccoboni
: da Riccoboni a Muratori, da Quadrio a Calzabigi, all’Algarotti, con
una
impennata polemica, sul finire del libro, nei con
namente, con tre compagne che suonavano la viola, cornamusa, flauto e
una
ribeca. La Letizia cantava e portava la viola, ac
, e ‘l mento in fuori, e la pelle bruna, pare che quel viso non sia d’
una
sola donna, ma sia composto di visi di molte e fa
rciò creda alcuno che quel cambiamento di metro sia un errore. Esso è
una
licenza accordata a’ nostri poeti; licenza però d
frigio il coraggio che il lidio aveva ammorzato. Narrasi inoltre che
una
musica di precipitato e celere movimento accese t
furore in alcuni giovani ch’essi corsero ad incendiare l’abitazione d’
una
cortigiana, ma che il musico, per consiglio di Pi
ap. II della I sez. 62. L. S. G. 63. Al primo de’ quali fu proibita
una
novità da lui introdotta nella musica, e ‘l secon
s quædam eloquentia». Cic., Ad Brut. 69. «Actio, inquam, in dicendo
una
dominatur: sine hac summus orator esse in numero
86. «O imitatores servum pecus». Oraz., lib. I, Epist. XIX. 87. In
una
sua lettera inserita nella vita che di lui scriss
he le leggi esprimono quando parlano d’istrioni notati d’infamia, che
una
tal arte, dissi, non sia quella degli attori di d
arli rappresentazioni, come chiaro si rileva dal ripiego di stabilire
una
guardia di soldati nel teatro per mantenervi il b
ch’erano intimamente connessi colla pagana superstizione, costituendo
una
parte del culto degl’Idoli. 2. che proponeano gli
s conobbero l’innocenza degli Spettacoli Drammatici; per nulla dire d’
una
moltitudine di teologi di gran nome, e di severa
tiana, condannando le rappresentazioni scenichedi qualunque genere) è
una
nuova ragione somministrata da lui medesimo a’ su
▲