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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 734-735
l’arte di sottolineare le più arrischiate espressioni, avevano in lei una esecutrice inarrivabile. Ed Ernesto Rossi (op. ci
inarrivabile. Ed Ernesto Rossi (op. cit.) : Daria Cutini-Mancini era una bellezza piccante, giovanissima, ella pure di 22,
, ’23 anni appena : svelta della persona, elegante nei movimenti, con una pronunzia aperta e correttissima, qualità princip
to alcune recite del Circolo Filodrammatico di Roma. Al proposito di una sua beneficiata a Torino colla Cameriera astuta d
no colla Cameriera astuta di Riccardo Castelvecchio, fu pubblicato in una gazzetta locale che ad onta delle mende di cui si
ra astuta al pubblico dell’ Accademia Fiorentina de’ Fidenti. Non era una donna, ma uno spiritello, che correva per la scen
ma uno spiritello, che correva per la scena con movenze birichine, d’ una galanteria indicibile, con una vocina d’argento c
per la scena con movenze birichine, d’una galanteria indicibile, con una vocina d’argento che s’insinuava ne’ cuori, con u
a indicibile, con una vocina d’argento che s’insinuava ne’ cuori, con una dizione limpida e netta, che afferrava lo spirito
tutto di quel frullino, dinanzi a cui non si osava lasciarsi andare a una matta risata, per paura di perdere una mossa, un’
on si osava lasciarsi andare a una matta risata, per paura di perdere una mossa, un’occhiata, una sillaba. E la povera arti
dare a una matta risata, per paura di perdere una mossa, un’occhiata, una sillaba. E la povera artista, giovane, appassiona
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1027-1028
leggere ed a scrivere, poi finalmente al Teatro Milanese del quale fu una vera colonna fino al giorno della sua morte, avve
rchè il teatro si mettesse di buon umore. Con lei entrava nel dialogo una nuova, una speciale vivacità, una ilarità prepote
tro si mettesse di buon umore. Con lei entrava nel dialogo una nuova, una speciale vivacità, una ilarità prepotente e sonor
umore. Con lei entrava nel dialogo una nuova, una speciale vivacità, una ilarità prepotente e sonora, lo spirito, il diseg
lli fu dei primi attori che costituirono la prima Compagnia Milanese, una ventina d’anni fa, sotto la direzione di Cletto A
onaggio più atteso, più gustato, più applaudito della produzione. In una nota manoscritta, fra le carte del conte Paglicci
bambina nel camerino suo del Teatro Milanese. Mentre si rappresentava una commedia di Cletto Arrighi, I tri c e i tri d del
ghi, I tri c e i tri d del buon gener, in cui ella faceva la parte di una mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse a
va la parte di una mamma di ballerina ghiotta e sensuale, si volse ad una quinta ov’era Cletto, e gli disse piano : « ho i
, e appena finito di recitare, ritiratasi nel camerino, diè alla luce una bambina. (Notizia avuta dallo stesso Cletto Arrig
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 772
ciagure domestiche lo distolser presto a’suoi amori per confinarlo in una casa di commercio. L’idea del teatro non gli si a
mmaso Salvini a un corso di recite che diede al Gerbino di Torino. Fu una rivelazione. Da quel momento figure e squarci poe
mi, se così possiam dire, in un paesello poco discosto da Torino, con una specie di compagnia formata da quattro o cinque r
rievocò affettuose memorie, da cui traggo oggi le presenti notizie. A una di quelle rappresentazioni volle assistere la Mar
le sua. Fu allora che si affacciò alla mente della Malfatti l’idea di una filodrammatica torinese ; alla filodrammatica suc
l’idea di una filodrammatica torinese ; alla filodrammatica successe una vera scúola pratica di drammatica al D’Angennes p
llo, il Ferréol, il Ridicolo, la Donna e lo Scettico, le Due Dame…. A una di quelle recite assistè Cesare Rossi, e sentito
Poco a lui si addicevano gli amori sdolcinati…. Egli era soldato ; di una fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella
di una fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella voce ; ma di una fisionomia dolcissima, così dolce che tutta rispe
nnata) ti tormentavano ! E che gioja infantile allorchè un battimano, una mia parola d’elogio, o un cenno favorevole sul gi
4 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
abitanti di essa (si riferisce da Cooka) tra varii balli eseguirono una spezie di farsa drammatica mescolata di declamazi
e alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi una specie di dramma diviso in quattro parti. Non po
Bancks e il dottor Solander, sono parimente di equivoco carattere. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti d
sse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti, l’ una di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco una comitiva di ladroni. Lasciava il padrone sotto la
speravano, e terminava l’azione. Scorgesi certamente in questo giuoco una semplicità regolare di un fatto drammatico; ma es
mimico accompagnato di quando in quando dal canto. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro
un altro giorno il re per trattenerlo piacevolmente fe rappresentare una specie di commedia, di cui pure furono attrici le
mobile. Fecero due giri sopra se stesse saltando e battendo le mani l’ una contro l’altra. Aumentandosi sempre più verso la
il movimento della musica, le danzatrici spiegarono nelle attitudini una forza e destrezza meravigliosa, che in certe posi
on aveano che di manifestare la loro agilità estrema. Fuvvi parimente una danza grottesca eseguita da principali personaggi
le della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o degli Amici. Precede una canzone di movimento lento e grave, alla quale tu
Vuolsi ancora osservaro che i naturali del l’isola di Sandwich hanno una specie di maschera con buchi per gli occhi e pel
Nootka gli abitanti in certe straordinarie occorrenze si adornano in una maniera grottesca, e talora copronsi il volto con
’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i primi passi verso una spezie d’imitazione drammatica; si osservano cong
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 749-750
i Plauto (16 febbrajo 1515), recitato dagli Accademici Immortali, con una « comedia nova, fenzando esser negromante, et sta
al con li castroni vene fora ; fe' un ballo essi castroni ; poi venne una musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali can
poi venne una musica di Nimphe, in un carro trionfai, quali cantavano una canzon, batendo marteli, cadauna sopra una incudi
trionfai, quali cantavano una canzon, batendo marteli, cadauna sopra una incudine a tempo, et fenzando bater un cuor ». Il
ad ogni modo aveva compiuto i suoi anni di servizio, fu congedato con una pensione di 1000 lire annue, e un indennizzo di 5
a cità di Bassano, terra natale dello Zanuzzi, io credo, serba di lui una lettera del 18 xbre a Giacomo Vittorelli (il poet
carico ebbe lo Zanuzzi nel '74 : di venire in Italia a provvedersi di una nuova prima attrice. E ci venne di fatti, e la su
quell’anno, e pubblicata da Cesare Musatti col titolo : Una lettera d’ una comica ignorante (Feltre, 1900). Il Campardon, a
l’eccellenza del suo cuore, cita il fatto ch'egli allevò a sue spese una bimba, e la mise in grado di entrare nell’Accadem
esentazione, chiamata la fanciulla figlia di Zanuzzi, questi pubblicò una lettera, firmata Zanuzzi, Comico italiano ordinar
rte intiera, Campardon pubblica in data 2 febbrajo 1767 la querela di una portinaja contro di lui, certa Anna Angelica Guer
ormito in casa la sera precedente, mentre non era vero, s’ebbe da lui una sequèla d’ingiurie le più atroci e volgari, e l’i
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742
pei moti politici (mi pare del '21) fuggi da Venezia, e si rifugiò in una compagnia drammatica – Refugium peccatorum – (che
uono che ho moralmente e artisticamente lo devo a lei !… Qui io apro una parentesi : tra gli otto figli di Paolo Bava, tro
arentesi : tra gli otto figli di Paolo Bava, trovo, oltre a Giovanna, una Teresa, di cui non ho notizie, e una Giuseppina,
o Bava, trovo, oltre a Giovanna, una Teresa, di cui non ho notizie, e una Giuseppina, andata sposa a Giuseppe Ruggeri, vero
….. Da questo matrimonio nacquero due maschi, Vincenzo e Leopoldo, e una femmina, Teresa, che stette sempre a Venezia. « S
eziano puro sangue, fanatico della sua città, e non era buono di dire una parola in veneziano : a Venezia i vicini lo chiam
o Rossi e con la Ristori). Quando andai con lui era maritato, e aveva una figlia ; per dire la verità, le prime particine a
! Era su me sola che lei poteva fare assegnamento : si trovava presso una sua sorella, aspettando che mio fratello avesse t
so una sua sorella, aspettando che mio fratello avesse trovato per me una scrittura. Un bel giorno, eravamo a Sanpierdarena
stenterello Miniati, il quale capitò proprio nella nostra casa. Aveva una figlia di otto o nove anni, e occorrendogli un’ a
Lin a tradurre un altro lavoro : Povereti ma onesti. C'era la parte d’ una vecchia, una specie di « batti…. Canappia…. me mà
e un altro lavoro : Povereti ma onesti. C'era la parte d’una vecchia, una specie di « batti…. Canappia…. me màgnela ? »…. M
un po' per il genere, un po' perchè non sapevo come avrei potuto fare una vecchia : mi prega la Marianna (la Moro Lin)…. Mo
c. Moro Lin seguitò a scrivermi, facendomi buone proposte. Metteva su una compagnia veneta. Io non volli accettare altro ch
te. Egli diffatti aprì uno studio fotografico in Padova ; ma lo colpi una grave malattia d’occhi, e tutto andò per aria…. R
, mai immota. Le frasi degl’interlocutori sono accompagnate sempre da una sua occhiata, da un suo sogghigno, da una sua int
sono accompagnate sempre da una sua occhiata, da un suo sogghigno, da una sua interiezione, da un suo atto qualsiasi di pro
nterlocutori. Così ogni particina piglia nelle sue mani importanza di una gran parte ; e il personaggio è rappresentato con
lla di più studiato e di più finamente studiato : eppure ella è forse una delle più rispettose osservatrici del testo : me
ima de morir, quanti cambiamenti che farò ancora !… Basta : adesso go una consolazioni in vista – la Casa de riposo !… E sa
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
nferrato) or sono 50 anni, cioè l’undici febbraio 1848. Mia Madre era una Rosa Pugno, mio Padre si chiamava Guglielmo. All’
chiaro nella sua concisione, nella sua modestia, non discompagnata da una certa alterezza, l’indole dell’uomo. Fu dunque se
e’ più forti. E se non ci appare artista completo, ciò si dee forse a una recitazione affaticata, direi quasi ansimata, e a
ua alterezza, e soprattutto della sua sincerità, ecco alcuni brani di una sua lettera del 12 gennaio ’87, indirizzata al Di
inappellabile, assoluto, la mia coscienza. Quando imprendo a studiare una gran parte, prima la copio tre, quattro, cinque v
lora mi accingo al duello. La prima impressione, che provo dinanzi ad una gran parte è la sfiducia. Dico sempre a me stesso
no che la studio passo dalla sfiducia allo sconforto, alla paura, poi una costernazione indicibile m’invade testa, cuore, g
ialissima Firenze, che io amo coll’anima d’un innamorato, e mi trovai una stanza presso un buon borghese, che era stato qui
i, che ho potuto stabilire la non lievissima differenza che corre tra una traduzione e l’altra, ho potuto stabilire che la
a e ridicola, che per tutti i tempi e per tutti i personaggi ci vuole una recitazione diversa : di diverso non c’è che il c
zione d’ingenua passata, presente e futura. ……………………….. L’anno scorso una parte di codesti critici, che ora mi va addentand
questa scimmia viveva nei boschi, mangiava radici e carne cruda, era una bestia : in poco tempo un uomo ha fatto di lei un
e carne cruda, era una bestia : in poco tempo un uomo ha fatto di lei una gentile ed educata signorina. E Otello da tanti a
a repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovr
ida natura ! » ……………………….. La ricetta per interpretare magnificamente una parte è semplicissima. Eccovela : studiate prima
la alla sera…. e la creazione è fatta. Le quali parole sono anche una riprova del come egli si venne acquistando la fam
e ed esagerate le esigenze artistiche di Emanuel ; e le sue furie per una papera, per una battuta ritardata, per una intona
e esigenze artistiche di Emanuel ; e le sue furie per una papera, per una battuta ritardata, per una intonazione sbagliata,
anuel ; e le sue furie per una papera, per una battuta ritardata, per una intonazione sbagliata, chiamarono pazzia. Ma…. qu
, dovran ricordarsi del loro grande maestro ! E di lui direttore, per una recita della Fedora di Sardou al Valle di Roma, s
a recitazione in Italia. È dunque da desiderare che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una s
che rimanga a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola, come ora sta facendo. L’esecuzione della
ne di tutti gli artisti è perfetta, nei minimi particolari si osserva una cura diligente ch’è prova al tempo stesso di una
rticolari si osserva una cura diligente ch’è prova al tempo stesso di una intelligenza superiore. L’ Emanuel sarebbe davver
superiore. L’ Emanuel sarebbe davvero uno dei direttori indicati per una compagnia stabile, nella quale abbondassero, come
Emanuel. Gli amici, più che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina
i affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina di volte al meno. A ogni nuovo trionfo, i
e ne avrà ancora per poco !… » E la dolorosa sentenza ebbe origine da una velatura ch’egli recava nella voce dai primi anni
8 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290
tile son meritevoli d’ogni lode. El Amor al uso del medesimo autore é una commedia regolare che contiene un’azione di venti
Moreto contiene un’azion regolare che passa in un giardino nel giro d’ una notte; ma non si rappresenta, ed é restata obblia
almeno dieci o dodici giorni. Il Desdén con el Desdén dell’istesso é una commedia sregolata, ma vi si trovano pennelleggia
lata, ma vi si trovano pennelleggiate con tal maestria le passioni di una donna bizzarra, che si farà sempre veder con piac
iacomo Shirly cattolico scrisse alcuni componimenti teatrali. Compose una tragicommedia lo storico Guiglielmo Abington. Il
ro in teatro Catilina, e Venezia Salvata. Gaspar Mayne compose ancora una tragedia e una tragicommedia. Giovanni Dryden, na
tilina, e Venezia Salvata. Gaspar Mayne compose ancora una tragedia e una tragicommedia. Giovanni Dryden, nato d’una famigl
pose ancora una tragedia e una tragicommedia. Giovanni Dryden, nato d’ una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne catt
93, compose per lo teatro, dopo di aver letto Molière. Il suo Avaro é una traduzione ampliata della commedia del comico fra
el suo Goldingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano una dipintura assai men bella della francese. L’azion
zza della satira. Nell’Avaro di Shadwell dice a tavola un dissoluto a una meretrice: «Vada al diavolo questo misero ditale
adopra il tuo curato non-conformista dopo essersi riscaldato a tenere una conferenza; dammelo grande quanto la coppa del re
del re Giovanni, o quella di Calvino che in Ginevra si conserva come una reliquia». Il cavaliere Van-Brough, morto nel 17
anche regolari, sebbene la scena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una di dormire, a un’al
ena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una di dormire, a un’altra casa, a un’osteria, in pia
«Gli autori drammatici oggigiorno per un nulla son capaci di esporre una persona nobile in commedia. I loro predecessori c
di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e di farvi una figura ridicola». Seguendo l’indole delle commedi
e satiriche. Nell’atto V della medesima commedia dice un dissoluto a una dama: «Grande era in me l’appetito delle vostre b
asse, si pagassero i debiti, e si provvedesse al suo mantenimento con una pensione. Wycherley fu marito della contessa di D
rancia il lodato Corneille, non possono fissare il gusto e sondare in una nazione un buon teatro. Quindi é che Opitz non po
one un buon teatro. Quindi é che Opitz non poté cagionare in Alemagna una rivoluzione felice e permanente. Egli fu con debo
uni scrittori, i quali, perduta di mira la natura, correvano dietro a una luce efimera che faceva loro smarrire il buon sen
orte di Papiniano, Carlo Stuardo, tragedie; Santa Felicita, tratta da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gibeoniti, t
a da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’ una tragedia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta
traduzione d’una tragedia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta da una commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore s
da una commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da una francese di Giovanni De la Lande, e gli Assurdi C
tuna, la Tenerezza Paterna, la Vendetta Divina, la Vendetta astuta, e una commedia, una pastorale e un’opera, intitolate la
ezza Paterna, la Vendetta Divina, la Vendetta astuta, e una commedia, una pastorale e un’opera, intitolate la Virtù trionfa
llora poco degni d’osservazione. Ciò che da noi si chiama tragedia, é una mera mescolanza mostruosa$g di gonfiezze e bassez
regole teatrali. La commedia é ancor più deplorabile, non essendo che una farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunq
amo contati fra noi alcuni buoni musici. Nella corte erasi introdotta una compagnia di attori francesi, che rappresentava i
sto dell’opera in Germania, ed ogni principe dell’imperio volle avere una sala d’opera nel luogo della sua residenza. Una s
n Paolo, Adamo, S. Agostino, Geremia. L’appetito, il peccato, peggio, una rosa, un cedro, il mondo son personificati negli
nostre buffe e servette, avanti a Theos ch’é Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare: … Por m
era dicha suma, Que el chocolate hiciera tanta espuma; il che pruova una grande antichità del cioccolato. E queste sono le
d’incoerenze, ne’ quali le laidi rappresentavano da Maria Vergine, e una mima elevando la sfera sacramentale, cantava il T
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 574-575
nella prima giovinezza le parti di serva, e vi fu ammiratissima ; in una particolarmente, nella quale eseguiva un volo per
na particolarmente, nella quale eseguiva un volo pericoloso : tal che una sera al S. Samuele di Venezia cadde a terra dall’
nno. Unitasi a Cristoforo Merli, primo innamorato (V.), formò il 1776 una Compagnia di buoni artisti, colla quale percorse
genza, parlatrice elegante, piena di cuore verso i suoi compagni, era una specie di Ristori d’allora. Ma la pienezza di sè
…….passai alla camera della prima donna, ch'era poco lontana. Trovai una persona di vantaggiosa statura, ma un po' avanzat
sconvolse lo stomaco per il fetor del suo fiato. Glielo restituii su una guancia, con tutti i riguardi di sanità. Palesand
che rimasi stupita. Cominciò a parlarmi de'suoi compagni e loro fece una raccomandazione, che non mancava di alcun requisi
un granatiere infuriato che minacciasse rovine e morte, ma se trovava una faccia dura, che agli urli suoi non si sgomentass
ia dura, che agli urli suoi non si sgomentasse, quella Tigre diveniva una pecora che si cacciava tra le gambe la coda, e ce
a, son morta. Pianse, urlò, mise la contrada sossopra, e fece entrare una sentinella nel casino, come se trattato si fosse
i fosse d’un omicidio. Una lavandaja, accusata da lei d’averle rubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata
d’averle rubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata una ladra, una brutta B…. le diede due guanciate pesa
ubata una camicia, e certe altre pezze, e venendo chiamata una ladra, una brutta B…. le diede due guanciate pesanti, al cui
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 691-696
ono : prodigiosa nella sua semplicità. « Non mi chiedete – ella disse una volta – se io preferisca l’arte antica o l’arte m
’arte sua poderosa « fatta – scrive Angiolo Mori — di intendimenti di una accuratezza sottile, umanamente intima, di cui è
tezza sottile, umanamente intima, di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza ass
di cui è profondo il concetto ; con una recitazione tutta moderna, di una rispondenza assoluta dell’anima con lo stato dell
n qui della artista. Come donna, Italia Vitaliani è avuta in conto di una solitaria, superba, intollerante, rude : la sua t
Ella, consapevole del suo valore, irrigidita nello sforzo costante di una meta prefissa, e di cui, per molti anni, ha forse
re smarrito la limpida visione, assorta perennemente nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei
il pensiero guizza e si smarrisce con agilità serpentina : no, quando una persona, sia pure un personaggio, la secca, essa
nè pietose tergiversazioni ; quando è di cattivo umore non sa trovare una maschera di giocondità da collocarsi sul viso ; c
nascondere il suo pensiero o velare le sue impressioni, esiste allora una tale antitesi fra il suono della parola forzatame
allido, mingherlino, dal volto triste e spaurito, seminascosto dietro una quinta, a cui la Vitaliani spontaneamente si vols
e è il mio motto. » E di questa sua bontà anche fa fede sua madre, in una lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'
dre, in una lettera a me diretta del '900, in cui dice : « L'Italia è una buona figlia, amorosa ; essa viene spesso a trova
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 754-756
i antichi entusiasmi ; ma dopo un anno dovette lasciare il teatro per una gravissima operazione chirurgica. Ricomparve appa
he e intellettuali occorrenti a formare un grande artista. Sfogliando una serie di manifesti della Compagnia Fabbrichesi ne
nel Benefattore e l’Orfana di Nota. – E altre ne cita Luigi Borghi in una sua Dissertazione in difesa dell’Arte Comica, al
atilità prodigiosa, mercè che si accomoda ai caratteri i più opposti, una voce insinuante, ed a vicenda dolce, maschia, rob
aestria ; un aspetto seducente, un portamento grazioso e nobilissimo, una tal verità nell’espressione delle passioni e nell
non del tutto vero, ed a cui contrasta il fatto. L’altro difetto è d’ una pronunzia che sente dello straniero, e che mal su
oni necessarj per raggiungere la perfezione nell’arte della scena. Ad una giusta e proporzionata figura univa un portamento
ta figura univa un portamento nobile, mentre il suo volto imitava con una sorprendente facilità tutte le umane passioni. Co
tismo ne fu retribuito dal pubblico, che l’autore ne lo ringraziò con una sua lettera. Oreste, Orosmane, Cintio, Aristodemo
ue perfette proporzioni, solo un Canòva avrebbe potuto modellare, con una voce ora armoniosa, ora irritata, ora commossa, d
to, con occhio semispento ; eppure giungere a destare il fanatismo in una scena di rimprovero al nipote e alla nuora per la
ubblico non lo riconosceva che al suono della voce. E ciò accadeva in una farsa chiamata La finestra murata, ov’egli rappre
recitavano, il vedere come si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una se
ome si prevaleva delle più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ri
più piccole cose, come una scatola da tabacco, una penna da scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto cert
a scrivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in una scena o in altra della produzione. E tante volte,
ne sempre, seguendo quella. Ecco ciò che fu Giuseppe De Marini. E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una
pe De Marini. E in una nota, dopo di aver invocata da Milano al meno una pietra che ricordi il nome del grande artista, na
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
e di grido, poichè alla molta frequenza del pubblico andava congiunta una forte dotazione. Serbo una vaga, pallida idea di
ta frequenza del pubblico andava congiunta una forte dotazione. Serbo una vaga, pallida idea di quegli artisti, tranne più
quà, più là, di Cesare Rossi, grandissimo nella parte di Cesare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del
esare ; ma una assai chiara ne serbo di Luigi Bellotti-Bon, del quale una intera scena mi si confisse nel cervello, e colla
il Conte Carlo insegna al figlio Paolo il modo di salutar da cavallo una signora. Eccone l’ultimo passo : Quando dico una
salutar da cavallo una signora. Eccone l’ultimo passo : Quando dico una cosa io, è quella, ed in fatto di equitazione, cr
osservi, stia attento. Quando si corre al galoppo, e si vuol salutare una dama che s’incontra distesa nella sua calèche, no
nta intelligenza…. e con tanta verità…. E questa del vero blasone era una delle innumerevoli parti, in cui fu sommo davvero
a inesauribile di comicità sapeva congiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a una inflessione d
ngiungere, come niun altro mai, a una singolare elettezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a u
tezza di modi : a una inflessione di voce, a un movimento del capo, a una occhiata, scoppiavan risa convulse ; ma il pubbli
ommedianti, Al Sultano dei brillanti Il Rajà degli Scrittori. A dare una chiara idea di quel che fosse la Compagnia del Be
ran venute occupando il primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione, una volta affrontato il lume de
l primo posto, non avendo più l’allettamento di una forte esecuzione, una volta affrontato il lume della ribalta, perdevan
zo al nuovo, di nuovo assetato, non s’occupava più che del nuovo, per una sera tanto : e al nuovo della commedia tenne diet
irenze, poi in opuscolo ad Ancona l’anno 1875, in cui mise a nudo con una gajezza forzata le piaghe dell’arte, chiamandone
mi sulle varie tasse teatrali, dopo di avere ironicamente accennato a una modesta tomba per sottoscrizione all’arte drammat
le. Povero e glorioso artista !!!! Ed egli si appuntò la rivoltella a una tempia, quando nell’alta vergogna di un falliment
e : nessun attore fu più soggettista di L. Bellotti-Bon…. E tal volta una improvvisazione felice potè mostrar l’ingegno pro
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 765-771
a fanciullezza in Noto, città natìa del padre. Andata poi a Napoli in una Scuola evangelica tedesca, dovè uscirne, astretta
e di molte attitudini per la scena, e che esordì a Torre Del Greco in una Compagnia Sociale di terz’ordine, col ruolo (non
quella analisi minuta e profonda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in una pausa, senza di che,
minuta e profonda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in una pausa, senza di che, artista grand
nda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in una pausa, senza di che, artista grande nel significa
riste costituzione delle nostre compagnie, se non fosse più tosto per una triste consuetudine, che fa dell’artista un caval
vroastenica, sensuale, ribelle, audace : oggi Pamela, domani Fedora ; una sera Cesarina, un’altra Giulietta ; ora Dionisia,
ncesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’artista è una canna vuota. Sarà questione di tempo ma comincier
si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una creatura, non fare una parte con tutti gli anness
a pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una creatura, non fare una parte con tutti gli annessi e connessi del macchi
ella dizione, dalla piana a quella che si eleva nel vario erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di una situazion
i eleva nel vario erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di una situazione ; e si scorge nel modo di concludere l
Di Lorenzo, sulla scena, in qualunque umana vicenda da un dramma o da una commedia rispecchiata è assai carino, soave e dol
ei campi, e diciamo le cose come veramente sono. La Tina Di Lorenzo è una speranza benedetta della scena italiana, ma nulla
s’occupò dell’arte di lei in questi ultimi tempi. ……………………….. Ora, è una vera gioia constatare che vi è nella giovane attr
donne une sensation non encore prouvée. Qual’ è questa sensazione ? È una sensazione di freschezza e di salute non prima da
una sensazione di freschezza e di salute non prima da noi provata ; è una sensazione di dolcezza e di giocondità, quale si
ente, danno veramente al pubblico come l’annunzio – o il ricordo – di una bella primavera. E il pubblico, che ha troppo sof
mpostamente, ottenendo i massimi effetti con giustissima misura e con una non mai smentita signorilità di maniere, ch’è sì
ella puramente estetica prodotta dalla vista della interprete, esiste una compenetrazione armoniosa, e non si rompe il fasc
ma pur adattatissimo a mettere in mostra le qualità più sostanziali d’ una indole artistica : in quello goldoniano, per esem
iunge sempre col gesto, con la voce, con la fisonomia dolce e arguta, una tale efficacia correttissima, da non farci deside
nno un gusto squisito dell’arte ; e che le ampie gradinate sono tutte una corona di volti intenti, in cui si manifestano le
sempre insuperata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con una tinta più accentuata di delicatezza muliebre, cer
muliebre, certo non meno affascinante delle grazie quasi infantili di una volta, ella è in grado di esprimere oggi un forte
a vedemmo salire ad un grado di potenza drammatica degno veramente di una grande artista. Gajo (Adolfo orvieto). In ques
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-
grande amba sciatore dell’arte italiana a Parigi. Aggiungerò solo che una volta, passando in rivista le origini de’ nostri
lcune parti per un suo singolar modo di recitare ; ma dominava in lei una specie di sfiaccolamento, che la mostrava annoiat
ia della madre morta, andata guitteggiando tutta la fanciullezza come una bimba di zingari, quale educazione intellettuale
nora Duse diede a Verona colla Giulietta di Shakspeare, palesando con una fine trovata di rose, che il Primoli artisticamen
della dizione, per la intelligenza artistica educata e carezzata. In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra s
stica educata e carezzata. In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra sorprendente e una sorprendente Ofelia ;
In una recita dell’Oreste e dell’Amleto fu una Elettra sorprendente e una sorprendente Ofelia ; ma dove assurse ad altezze
donna con Cesare Rossi, poi con lui prima, visse in pochi anni tutta una vita di trionfi e di glorie. Ma fu la venuta a
tto ciò ch’ella rappresentava. Si disse che nella Duse era da notarsi una particolare attitudine alla rappresentazione di q
scene dei teatri italiani e forastieri. Perchè ? La signora Duse ha una recitazione tutta sua propria, piena di originali
faceva vivere e palpitare : non lo studio soltanto di quel che era in una parte, ma, e soprattutto, di quel che non c’era.
rata dal più profondo e più sottile degli studi, egli non vedesse che una parte, quella della natura, viva, parlante, palpi
de della Duse era nell’eloquenza di uno sguardo, nell’ intonazione di una parola, in un gesto, in una pausa, che fu sempre
enza di uno sguardo, nell’ intonazione di una parola, in un gesto, in una pausa, che fu sempre il maggiore e miglior patrim
ntorcimenti serpentini, certi sfiaccolamenti veri, sentiti. La Duse è una gentile figura d’artista. A volte ha il passo len
su la scena quel suo corpicino snello, vaporoso ; a volte ricorda in una smorzatura di voce la Désclée. Io che ho ammirato
ano : la Duse è vera, ma fa razza da sè. Come si spiega ? La verità è una  !… Dunque ? Chi lo sa ! È una donna che ha la lin
zza da sè. Come si spiega ? La verità è una !… Dunque ? Chi lo sa ! È una donna che ha la linea, ecco tutto. Un po’ frances
i esecuzione ; è l’odio manifesto a tuttociò che può farle acquistare una lode bugiarda, momentanea. Non l’odio all’applaus
più in su del vero. A un giovane autore che pare le si mostrasse in una lettera pien di amarezze rispondeva : Che benede
nsieri buoni, e non accoratevi per l’oggi e pel domani. « L’ingegno è una cosa vivente » dice quell’attossicante del vostro
è degli elogi – nè delle affascinanti profezie sul mio conto – pure –  una parola – una approvazione intelligente – mi rimet
 – nè delle affascinanti profezie sul mio conto – pure – una parola –  una approvazione intelligente – mi rimettono in cammi
i tranquilli. Ho ritrovato nella nota gaja del successo – solamente –  una serenità – che mi promette bene per l’avvenire. –
mattino – via di buon’ ora – lunghe e brevi ore – al mare – in mare –  una buona barca – una vela – e via a respirare l’aria
uon’ ora – lunghe e brevi ore – al mare – in mare – una buona barca –  una vela – e via a respirare l’aria che purifica anim
i profana…… Il 23 luglio dell’ ’86 da Varazze : …… eccomi qua – con una mano scrivendo, e con l’altra dando giocattoli a
eccomi qua – con una mano scrivendo, e con l’altra dando giocattoli a una bella piccina – di cui non sono la mamma che a ce
sforzo sopra la mia volontà. È calcolabile ! Mi son rincantucciata in una piccola, piccolissima casa – vera bóite rossa a p
ene la sera – e poi di nuovo – la sera – e poi di nuovo – il giorno –  una piccola ruota – sotto il gran regolatore del sole
non si sposta – che non mi sposta. Che gran silenzio ! Delle cicale –  una superba pianta d’ uva attorno alla finestra – del
quell’arsura, che mi troncava la voce e la parola recitando. Insomma, una grande pace nello spirito – un gran sorriso – per
ividuale sempre, era la dominante. Altra volta scrisse a proposito di una prossima tappa di Spagna : Se posso guadagnare d
ali speraron financo dalla recitazione spontanea della nuova arrivata una provvida influenza sulla recitazione accademica d
i paese, a’ quali, per nove decimi, la lingua italiana è straniera. A una rappresentazione del Chat noir di Parigi nel Casi
i fiorente di giovinezza e di salute, là, emaciata dal dolore, appare una donna di cinquant’anni, qui addirittura una monel
aciata dal dolore, appare una donna di cinquant’anni, qui addirittura una monella da scapaccioni !!!!! E Franz Lenbach, rac
 : ma il monumento di gloria le venne certo da A. Dumas figlio che in una nota alla Moglie di Claudio e nell’incomparabile
o di compagni d’arte competenti, scossi dalla traduzione sintetica di una vita di emozioni, di dolori, di amore il cui comp
genio, a ’l saggio, a ’l buono, a l’uom che parla ne la notte a Dio, una voce comanda, alta, possente : — Non più per la r
sorride : ma ben presto richiama qualche pensier sofistico : da capo una scenata, pianti, ripicchi, — Adori il conte ! — E
tta la sua vita, al quale ella deve gran parte di sè. Naturalmente in una costante ricerca del meglio, in una paziente oper
gran parte di sè. Naturalmente in una costante ricerca del meglio, in una paziente opera di bulino, ella doveva apparir dop
rti nuovi atteggiamenti di Eleonora Duse. Ch’ella miri sinceramente a una rigenerazione dell’arte nostra, e soprattutto a u
alutare ; in lei che volendo, fermamente volendo, s’è venuta formando una vasta coltura dell’antico e moderno, del nostro e
a coltura dell’antico e moderno, del nostro e forestiero, e compiendo una educazione la più raffinata esteriore e interiore
mpo della scena in tutto il mondo. Quando che il vogliano ! !… Da una fotografia del conte Giuseppe Primoli.
15 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
trebbero le belle arti inalzare al piacere non meno che alla gloria d’ una nazione. Non è colpa nostra se l’esecuzione si è
regole dell’architettura quelle che insegnano la maniera ci abbellire una facciata o di render luminoso e capace l’ingresso
le medesime per la danza che per la musica. Come questa ha bisogno d’ una misura che regoli la durazione di ciascun tuono,
a misura, d’un’armonia che combini e temperi le parti simultanee, e d’ una melodia che disponga i tuoni in una successione a
temperi le parti simultanee, e d’una melodia che disponga i tuoni in una successione aggradevole, così nel ballo fa d’uopo
one aggradevole, così nel ballo fa d’uopo dar un determinato valore e una durazione ai gesti, accelerarli o rallentarli sec
lar acconciamente le figure subalterne, e dar ai muovimenti del corpo una continuazione concertata ed armonica. La comparaz
’anima, prende a rappresentarli con esattezza tessendone, se occorre, una lunga azione. Dell’uno e dell’altro molto si è pa
i, si vede comparir avanti da parte loro un araldo che gli appresenta una rana, un topo, un uccello e cinque freccie, e poi
della tribù di Beniamino, taglia l’amato cadavero in dodici parti, ed una ne manda in regalo a ciascuna delle dodici tribù
si straccia i veli che le ricoprivano il seno, offre ai loro sguardi una candidezza abbagliante, e per la muta facondia di
ista che per mezzo dell’udito. E se non temessi diffondermi troppo in una materia ch’è il fondamento del diletto che ci pro
he rende eloquenti i quadri oratori o poetici è l’arte di radunare in una sola idea più immagini, le quali rappresentino mu
fra gli uomini, il maestro di Eschine, di Platone, e di Senofonte, in una parola il gravissimo Socrate ebbe fama di bravo d
nzatore. Questa, che nelle nostre idee tanto diverse da quelle sembra una prostituzione della filosofia, veniva accompagnat
incentivo all’amor della patria, non solo si danzava nell’entrare in una battaglia per accendersi al coraggio, nel sortire
e per educare la gioventù e in mille altre occasioni, ma eravi ancora una danza chiamata della Innocenza dove le donzelle d
o voglio in modo alcuno giustificarlo avendo la fortuna di professare una religione non meno rispettabile per la purità del
iti alcuni gesti esprimenti un qualche fatto, ciò nonostante l’idea d’ una intiera commedia o tragedia rappresentata da capo
tavia due cose relative al mio assunto meritano di essere rilevate. L’ una si è l’evidenza di espressione che conservavano i
aci che non avevano essi per ben riuscirvi. La seconda può far temere una sorte uguale per l’odierna musica e l’odierna poe
ggiamento167. Il saperli afferrare e il combinarli fra loro, formando una serie ragionata, è quello che costituisce il vero
vimenti che m’imbarazzano, o perché nulla significano, o perché hanno una significazione ideale, arbitraria, non fissata da
matiche, e gli argomenti della oratoria. Debbe cioè apparire la danza una , varia, ordinata, conveniente e patetica. Una, ch
antomima, perché non avendo verun altro compenso, qualora non esprima una qualche situazione viva dell’anima, essa non sign
ile la espression pantomimica alle fosche nebbie, che addensandosi su una valle ne tolgono alla vista ogni vaghezza. La sce
orato pastorello; ma la danzatrice non avrà altro merito che quello d’ una imitazione volgare se non mi fa vedere ancora que
diverse persone le moltiplici incombenze che dianzi erano affidate ad una sola. S’ignora chi fosse il primo nella Grecia a
assero eglino stessi nell’atto di danzare, oppure che mentre danzano, una voce nascosta dietro alle scene spiegasse cantand
i i polmoni e la glottide dei cantanti nell’atto d’eseguire l’arie in una posizione che verrebbe alterata necessariamente d
esente nostro sistema la simultanea riunione del ballo e del canto in una sola persona una caricatura non minore di quella
tema la simultanea riunione del ballo e del canto in una sola persona una caricatura non minore di quella che sarebbe il pr
rsona una caricatura non minore di quella che sarebbe il prevalersi d’ una traduzione ebraica per facilitare l’intelligenza
l prevalersi d’una traduzione ebraica per facilitare l’intelligenza d’ una lettera scritta in latino. [17] Le ragioni che vi
. Si può nondimeno far uso talvolta di esso purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come una voglia
o purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come una voglia indeterminata di ballar per ballare, ma co
arole, o come una voglia indeterminata di ballar per ballare, ma come una usanza propria del popolo o dei personaggi che pa
rappresentandosi un trionfo, uno sposalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali degli antichi, ne
casi la danza non è propriamente pantomimica, cioè rappresentativa d’ una qualche azione determinata, ma soltanto un ballo
e il fatto valesse quanto la ragione, il problema non farebbe nemmeno una questione, poiché basterebbe volger gli occhi a q
a al fine dello spettacolo. Comunque voglia intromettersi sarà sempre una mutilazione che si fa al melodramma, uno svagamen
pantomimico presso ai Greci e ai Latini che servisse d’intermezzo in una tragedia o in una commedia. [19] Nello stato di d
o ai Greci e ai Latini che servisse d’intermezzo in una tragedia o in una commedia. [19] Nello stato di decadenza in cui ri
rmezzi d’ogni maniera, i quali facevano, a così dire, da ciascun atto una nuova azione. Giova fermarsi alquanto su questo c
ro balli bellissimi, dei quali eccone la descrizione come la trovo in una lettera di Baldassare Castiglione inserita nella
onte Ludovico Canossa, vescovo di Tricarico) furono tali. La prima fu una moresca di Jason, il quale comparse nella scena d
scena da un capo ballando, armato all’antica, bello, con la spada ed una targa bellissima; dall’altro furon visti in un tr
ll’antica, tanto bene quanto cred’io che si possa; e questi ballarono una fiera moresca per ammazzar Jason; e quando furono
conda fu un carro di Venere bellissimo sopra il quale essa sedeva con una facella sulla mano nuda; il carro era tirato da d
attro altri pur con le loro facelle accese al medesimo modo, ballando una moresca intorno e battendo con le facelle accese.
do con le facelle accese. Questi giungendo al fin del palco infocorno una porta, dalla quale in un tratto uscirono nove gal
fu un carro di Giunone pur tutto pieno di fuoco, ed essa in cima con una corona in testa, ed uno scettro in mano sedendo s
in cima con una corona in testa, ed uno scettro in mano sedendo sopra una nube, e da essa tutto il carro circondato con inf
iano ch’egli fece stampare nell’anno 1554, con alcune note infine, in una delle quali parlando della Calandra dice: «Onde a
no rappresentare quelle loro farse mute ove solamente coi gesti senza una minima parola al mondo si fanno intendere con tan
na de’ edici, e in quella d’Arrigo terzo, tra le quali levò gran fama una intitolata Gl’incanti di Circe rappresentata nell
ipio del passato secolo divenne celebre presso agl’Inglesi a motivo d’ una singolare rappresentazione in ballo inventata e c
gli uni agli altri a vicenda. Dopo aver fatto mostra di sé avanti ad una moltitudine inumerabile, giunsero al palazzo real
di questo spettacolo. Il teatro rappresentava il globo terraqueo. Da una banda della scena vedeasi tranquillamente sdraiat
e Urania, Tersicore e Clio avvicinossi al globo, il quale toccato con una verga tosto s’aprì. La prima ad uscire fu l’Europ
a un Turco, un Albanese, ed un Bulgaro. Questo seguito numeroso danzò una spezie di prologo in ballo, e i principi di tutte
ece sortire coll’ordin medesimo l’altre parti del mondo, lo che formò una divisione naturale e semplice del balletto, ciasc
tri compositori si distinse particolarmente Benserade. Formavano essi una spezie di dramma composto di parole e di danza. L
rsa foggia. La loro musica non meno che la loro cadenza consisteva in una serie di note lunghe lente e posate accompagnate
vano piuttosto ad un coro di Certosini che volteggiassero, che non ad una truppa di giulivi danzatori. [26] Vennero in segu
, e simili altre ballavano alla foggia umana insieme cogli Uomini. Ma una imitazione così imperfetta che non aveva verun mo
imitazione così imperfetta che non aveva verun modello nella natura, una rappresentazione così misteriosa che faceva pensa
ggio de’ gesti così oscuro che mai non si comprendeva il significato, una serie d’argomenti dove tanta parte n’aveva la fan
poeta e questi come compositore, furono i primi a dar qualche idea d’ una danza teatrale più ragionevole. Sotto la direzion
nza e alla Menzogna. La parte più interna del teatro si scopri. Sopra una gran nube portata dai venti si vide l’Apparenza v
nto collo strascico a guisa di pavone, e coll’ale. Veniva adagiata su una spezie di nido, onde sortivano le menzogne perigl
guire col solo aiuto de’ gesti e senza intervento alcuno delle parole una intiera tragedia o commedia condotta secondo le p
della drammatica. La gloria di condurla a tal segno era riserbata ad una nazione tenuta fin allora comunemente più abile n
e ai progressi del teatro il coltivarla con tanto impegno? Attendendo una convenevole e decisiva risposta, verrò svolgendo
ssa mi prometteva di produrli. Così conosciuto il fine che si propone una facoltà, disaminata la convergenza de’ mezzi che
’effetto che in me cagiona il rapporto tra questi e quelli, io n’avrò una misura inalterabile e certa per giudicare dello s
ore. Lo scopo della musica è quello d’eccitar le passioni per mezzo d’ una combinazione aggradevole di suoni. Presso a niun
i que’ gesti soltanto, la significazione dei quali essendo fissata da una convenzione generale e non dal capriccio, può fac
ia in se stessa, come l’osservai sul principio del presente capitolo, una grande energia per generare l’interesse e l’illus
di più l’impareggiabile prerogativa di poter mettere ne’ suoi quadri una successione, un muovimento che mettervi non ponno
omimo in Italia, il quale ben composto, ben eseguito, accompagnato da una musica espressiva, e afferrando nella sua imitazi
intrinseci che non potranno estirparsi giammai, e che se riesce bene una qualche volta per mille altre volte è uno spettac
nno costretti a stare in perpetua veglia sopra di noi. Prescrivendoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza delle
to un contegno che imprigiona la naturale scioltezza. Avvezzandoci ad una dissimulazione cui la malizia degli uomini rende
rla di mille circostanze che suppongono un significato convenzionale, una relazione, un rapporto, né può trovarsi alcun arg
a le quali il voler continuare pel lungo corso di tante scene diverse una rappresentazione sarebbe lo stesso che l’accinger
a, l’agnizioni od altre cose somiglianti, è acconcia bensì a mostrare una rapida successione di quadri che siano in movimen
del padre? Come far sapere a questo giovine per mezzo d’un gesto o d’ una capriola, che Cesare è suo genitore? Come esporre
i credesse d’aver maravigliosamente espresso Racine per aver messo in una serie di gruppi alcune figure ch’egli volesse far
operando l’inventore dei balli uno strumento così difettoso come lo è una tragedia od una commedia fatta coi soli gesti non
tore dei balli uno strumento così difettoso come lo è una tragedia od una commedia fatta coi soli gesti non è da maraviglia
tra chi si trova oppresso da un amaro cordoglio e chi s’abbandona ad una spensierata allegrezza. Balli dove si fanno gambe
etti chiamati di mezzo carattere. [38] La scena s’apre rappresentando una pianura deliziosa posta in sulla riva del mare. U
iulla vestita parimenti all’eroica, la quale parlando all’orecchio ad una delle anzidette, la scosta dal coro, e si danno s
gnata da fulmini. Durante la tempesta, le due truppe si ricoverano in una grotta che giace sulla riva del mare. Ivi le fanc
loro, escono mezzo ubbriache dalla grotta, intrecciano scompostamente una breve danza finché oppresse dal sonno e della sta
are, il boschetto e la pianura spariscono per dar luogo alla piazza d’ una città dove una folla di raccolto popolo sembra co
to e la pianura spariscono per dar luogo alla piazza d’una città dove una folla di raccolto popolo sembra congratularsi a f
rcato di mettere sotto gli occhi l’argomento dell’anzidetto ballo con una chiarezza che certamente da niuno fra gli spettat
ndenza di questa ninfa verso Imeneo? Davvero, farebbe d’uopo diventar una Tiresia senz’occhi od una chiaroveggente sacerdot
so Imeneo? Davvero, farebbe d’uopo diventar una Tiresia senz’occhi od una chiaroveggente sacerdotessa di Delfo per capir tu
ca dell’arte propria, i ballerini non sanno distinguere ciò che vuole una danza artifiziosa da ciò che vorrebbe una facoltà
o distinguere ciò che vuole una danza artifiziosa da ciò che vorrebbe una facoltà imitativa, ma mischiano l’una coll’altra,
artifiziosa da ciò che vorrebbe una facoltà imitativa, ma mischiano l’ una coll’altra, e la confondono in guisa che tu sei c
i siccome quello che nulla immitando, ed ogni muovimento del corpo ad una insignificante agilità riducendo, è inutile a pro
mamente come se Ninia, Ulisse, Idomeneo, Telemaco venissero allora da una sala da ballo dove pigliata avessero insieme lezi
dai ballerini fanno presso a poco la stessa figura che i personaggi d’ una tragedia rappresentata dai burattini, non compare
all’eroica e in maestoso paludamento decide della vita di Sabino con una cavriola od un mulinetto che un Augusto, il quale
dal volgo, e richiamare la moltitudine. Piace ai sensi, e ne parla d’ una maniera efficace. Se la intende cogli occhi più f
ltà dell’anima. Mette in particolar movimento l’imaginazione. Coltiva una qualità comunissima all’umano spirito ch’è l’iner
igarlo a pensare. Dispensa da quell’attenzione laboriosa che richiede una tragedia recitata, od una commedia. Colpisce l’an
da quell’attenzione laboriosa che richiede una tragedia recitata, od una commedia. Colpisce l’anima con una folla di sensa
richiede una tragedia recitata, od una commedia. Colpisce l’anima con una folla di sensazioni complesse, che tengono in per
difficili ad un altro più piccante e più facile? Che si procacci con una riflessione faticosa quel godimento ch’è sicura d
on avrebbe oramai a generare in loro un effetto diverso da quello che una scomunica del muftì produrebbe su un controversis
riempirsi nella tragedia anzi più acconciamente. Il dramma musicale è una spezie di libro scritto nel linguaggio de’ suoni,
doli a gustare i sentimenti che verranno dopo, e mettendo in tal modo una connessione, un vincolo fra tutte le parti dello
e mie lagrime dicendomi: «Non istate a creder niente; non è altro che una traduzione dell’Abbate Cesarotti.» 161. [NdA] V
la febbre della virtù avesser dovuto i legislatori doppo il ritorno d’ una battaglia condurre avanti a tutto l’esercito più
poreo che sortisse dal puro necessario. Il suo codice legislativo n’è una continuata ripruova. Cosicché l’apparente immodes
o di frivolezza; che il soverchio pudore non andando mai disgiunto da una certa timidezza non era opportuno per agguerrir l
mo, l’affettata modestia di tante nostre civette, le quali non velano una parte del loro corpo se non per rendere più seduc
bastone un personaggio taciturno ed immobile che riceveva i colpi con una pazienza degna d’Epitteto senza scuotersi né vend
l popolo. All’opposto il governo republicano veniva rappresentato con una contraddanza in tondo viva ed allegra, dove ciasc
d’un solo sarebbe stato rappresentato probabilmente sotto l’emblema d’ una madre che careggiava i figli affollantisi all’int
ollantisi all’intorno con tenerezza, e la Republica sotto l’imagine d’ una danza dove i ballerini indocili alla battuta, e u
ale ipotesi, opinione, o credenza siamo noi preparati a veder lottare una donna con un’ombra? L’idea che ci fermiamo delle
’un corpo aereo sottilissimo impalpabile, capace al più di tramandare una tenue modificazione di suono? E il celebre Voltai
16 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
tone della prima scena, il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra una traduzione in prosa pur francese. I gesuiti di S.
e il principal personaggio, uno l’ interesse che in lui si rincentra, una l’azione ch’è la morte di Catone, la quale avvien
essa è mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti, cioè da una languida e inutile congiura di due furbi che si e
Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione, compresa nell’ originale in
n una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi, di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che
eltà accesa e scarmigliate trecce; ed aggiugne per terminar l’atto una comparazione lirica di Plutone che portava Proser
e sue querele intende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta, di cui il rimanente con
ento delle scene per non lasciar vuoto il teatro, come avviene più di una volta nel Catone 59. Rilevasi dalle cose esposte
staccate che lasciano il teatro vuoto, gli amori freddi ed insipidi, una cospirazione inutile &c. Ebbe però torto l’en
rto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la virt
mana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. In prima è questa una risposta particolare ad una censura generale fatt
zia la virtù di Catone. In prima è questa una risposta particolare ad una censura generale fatta agli amori subalterni, non
on di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi egli fece una risposta in cui perdè di vista l’oggetto vero del
miri spirar la santa fiamma. E’ bella e nobile questa immagine di una Vestale e ben collocata in bocca di un Romano. Ma
e parimente ama mentre la vita di suo padre stà in periglio, non reca una ragione che dovea internamente rimproverargli la
r qualche torto il lodato Andres in affermare che Voltaire la stimava una tragedia scritta da capo a fondo con nobiltà e po
torrebbe esser questo giovane? Disgrazia grande non poter morire che una volta sola per la patria60! Amici, voi piangete p
er morire che una volta sola per la patria60! Amici, voi piangete per una perdita privata? Roma è quella che chiede il n
Bruto regolari e non imbrattate da freddi amori. Egli scrisse ancora una commedia applaudita il Rehersal ossia la Ripetizi
er molti anni con applauso Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo di GilBlàs, la quale in Franc
encomiate dagl’ Inglesi. Dennis nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare intitolata Appio e Virginia arg
Appartiene alla Gran Brettagna, a questo secolo e alla tragedia reale una traduzione di un dramma in lingua Ersa pubblicata
che n’è il principal personaggio. Il fondo dell’azione è appoggiato a una tradizione conosciuta. Comala figliuola del re d’
viglia che l’acque del fiume Carun corrano torbide e sanguinose, e fa una preghiera alla luna. Giugne Hidallàn colla falsa
dalla tua nube regola l’arco di Comala sì che il tuo nemico cada come una lepre del deserto . . . Ma che vedo! Fingal viene
e movimento. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato di trovare una informe idea della poesia scenica, mancante, egli
lliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’ una di simili favole tragiche di persone private somm
agio e felice; addio”. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena di gioje d’inestimabil valore. In
no essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli una commozione troppo viva col palesarsi in quel mome
forsennata, “Tutto muoja sopra la terra, perda il sole la sua luce, una notte eterna ingombri la specie umana perchè la n
sto dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma
presenta un personaggio nato con indole non prava che però sedotto da una donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo
ccato. Quest’argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche pietà
à per un delinquente, là dove nell’altro niuna cosa scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo p
per un motivo vilissimo. Lillo compose ancora un altro dramma, in cui una bella e giovane donna maritata a un uomo ch’ella
ugga il frutto morale del dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’ una cosa coll’ altra? La di lui tetra morale quanto t
in fatti, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Egli compose ancora una favola tragica sommamente applaudita, la Sposa in
di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie per gli rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado di ta
do di tal disviluppo mille volte usato. Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ a
ggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama a un colonnello che la pretende in moglie, m
essione lo produsse come l’avea scritto da prima, e con questo lasciò una pruova dell’intelligenza del pubblico, e della pr
i cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta, rilevandovisi il ridicolo dell’eccessiv
commedia in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. É una favola ravviluppata, in cui non si trascura la di
ionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da una luce riflessa, in questa commedia tutti i persona
e. Il suo principal merito consiste nella connessione delle scene, in una piacevolezza decente e nell’eleganza dello stile.
del teatro Inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rend
, e dopo avere esercitato varie professioni si unì al fine nel 1741 a una compagnia comica, e fece per lo spazio di circa q
er tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una compagnia subordinata e poco accetta al pubblico
dal ballo. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli, che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava
di lui merito volendo prestar qualche omaggio il sig. Kelly dedicogli una sua commedia la Falsa delicatezza rappresentata n
è dapertutto oggi s’imitano sì poco? Nel 1781 si è impressa in Londra una commedia rappresentata in Drury-Lane the Disipati
Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più d’ una società culta. Il Cieco di Bethnal-Green (titolo
n quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in a
ia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando una scattoletta dice che è una rarità, perchè è la pi
e, più spirito che buon senso. Presentando una scattoletta dice che è una rarità, perchè è la più picciola che vi sia in In
nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica ed una declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosciuta
he dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda dell’Addisson fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita.
olo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ opera musicale, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per model
hanno avuta ancora un’ opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale di caratteri comici ben combina
he fece a questo poema satirico, l’esaltarono come un capo d’opera. É una viva imitazione e un ritratto naturale de’ più sc
gnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità e di una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparmiand
he, ovvero se questi ladroni imitino la gente culta”. Gay compose poi una continuazione dell’Opera del Mendico che intitolò
olò Polly. Il lord Ciambellano non ne permise la rappresentazione; ma una immensa socrizzione per farsi imprimere lo compen
inili. In quante guise la natura manifesta avversione e disprezzo per una mostruosità che l’oltraggia! Per accennar qualche
già prodotto in Francia il Fiorentino Lulli. Oggi gl’ Inglesi vantano una musica nazionale discendente dalla tedesca, la qu
voli dell’Europa. Quello dell’Opera, Drury-Lane e Coven-Garden, hanno una immagine della scalinata antica nella platea e de
inscritti undici scalini per la platea, sull’ultimo de’ quali si alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e
alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa una seconda colle sue scalinate. Sopra i lati della p
ndo ha pareggiati ch’io sappia non che superati i teatri di Londra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe
ala, e gli attori lasciarono in di lei beneficio le loro porzioni. In una delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolser
. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di una città dell’ Italia; ma in Parigi assicurava Volta
lingbrooke che non si sarebbe sofferta. 61. M. Deschamps ha composto una tragedia francese di Catone più regolata nell’eco
17 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulietea. » pp. 42-43
abitanti di essa (si riferisce da Cook 39) tra varj balli eseguirono una spezie di farsa drammatica mescolata di declamazi
e alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi una specie di dramma diviso in quattro parti. Non pos
Banks e il Dottor Solander, sono parimente di equivoco carattere. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti d
sse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti; l’ una di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi
di color bruno figurava un padrone co’ suoi servi, l’altra di bianco una comitiva di ladroni. Lasciava il padrone sotto la
isperavano e terminava l’azione. Scorgesi certamente in questo giuoco una semplicità regolare di un fatto drammatico; ma es
mimico accompagnato di quando in quando dal canto. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro
’ suoi simili per farsene un trastullo; si notano i primi passi verso una spezie d’imitazione drammatica; si osservano cong
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 969-973
’ anni vegeto e robusto. Ma non tanto come artista egli merita qui una menzione particolare, quanto come colui al quale
a mala pena credibili. Egli entrò, si può dir, nella vita vissuta con una lieta avventura, ch’egli così ci racconta : Il g
i così ci racconta : Il giorno della partenza per Napoli si presentò una vecchierella dicendoci piangendo che da 3 anni no
ava in Sicilia, comico, e pregandoci di ricercarlo e fargli pervenire una sua lettera. Mio padre le fece conoscere l’imposs
o nome : « Io sono Francesco Voller, comico, » mi rispose. « Ed io ho una lettera di sua madre da consegnarle ; » e glie la
rte dalle memorie inedite di Antonio Colomberti che di essa ci lasciò una particolareggiata descrizione, e in parte da quel
dal comico Cavicchi, bravo brighella da molti anni estinto, e figli : una bambina chiamata Adele che non giungeva all’età d
atterista, fratello della moglie di Gagliardi, che aveva per consorte una delle attrici di quella riunione ; e inoltre varj
unitamente al timoniere, ne fu conseguenza un urto fortissimo contro una delle due scogliere che spense tutti i lumi del v
er istinto di salvezza che per riflessione, nuotava, finchè afferrata una piccola riva fra gli scogli, cadde esanime sull’a
colorati, ma l’improvviso spengersi di questi fece subito sospettare una disgrazia…… Della compagnia comica e degli altri
olore, ero stato trovato svenuto. L’armatore Giuseppe Valery mi mandò una valigia di biancheria, dal sarto mi fece fare due
o che esiste ancora, e che io faccio conservare a mie spese. Fu fatta una sottoscrizione che mi fruttò una bella somma, e i
cio conservare a mie spese. Fu fatta una sottoscrizione che mi fruttò una bella somma, e il Maire con tutto il Consiglio, l
sato che all’isola della Maddalena era stato trovato il cadaverino di una bambina vestita di nero con guarnizione di ge ; l
upponendola mia figlia, l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi una lapide ; fu per me una triste consolazione ! Tutt
l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi una lapide ; fu per me una triste consolazione ! Tutti i miei cari riposavan
mo ai primi di marzo. Mi alzai prestissimo, corsi al porto, noleggiai una barca, e mi feci condurre sul luogo del disastro.
rcajuolo voleva opporsi, ma vedendomi risoluto, volle a forza legarmi una fune alla vita. Tuffatomi, abbrancai le due gambe
lle, le quali impedivano a quel povero corpo di venire a galla ! Meno una ferita alla fronte, il corpo era intatto e punto
il ballo Carlo il Guastatore. Si organizza per la sera di S. Giovanni una gran festa da ballo. Vi son cinque grandi lumiere
. Alle nove si comincia ad accendere ; un operaio urta colla canna in una candela accesa che va a cader sopra un festone di
ionata delle figlie – sono sue parole – attende tranquillo la fine di una vita tanto avventurosa.
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 697-702
si goffo e disgraziato, che non poterono far a meno di prorompere in una solenne risata. L’ Abriani disse alla Coris, che
nnamorato, e il giorno appresso fece capitare il sonetto che segue ad una brigata d’ amici, fra’ quali eravi l’ ignorante P
così tersi, che parver d’ un Toscan nato in Canaria. Di rime in prosa una mistura varia fece, e di piedi e numeri diversi,
resto di quello che farebbe per la posta, prego l’A. V. a favorirmi d’ una lettera per Flaminio, ma scritta di bon inchiostr
e non la facci patire con le sue tardanze, e se à lasciato la moglie una volta a Roma per Franccia, tanto meglio può lassa
sto sarebbe di troppo nostro danno. Per la posta di Venetia ò inviato una lettera a V. A., nella quale l’haviso d’una altra
osta di Venetia ò inviato una lettera a V. A., nella quale l’haviso d’ una altra impertinenza di Flaminio, pure qui gliel’ac
neanche fiatare, non che far domande inlecite, considerando che tira una parte e meza, perchè non merita neanche un quarto
anto bramo in questo particolare. Le giungerà per la posta di Venetia una mia lettera che sarà di quatro o cinque righe in
l troppo ardire e mi conceda quello che ò dimandato, accompagnato con una lettera di raccomandazione per me al S.mo Gran Du
Gran Duca, che le prometto di star un pezo ad infastidirlo. Le invio una canzonetta nova, mi saprà dire se le piace, mentr
e al suo arrivo. Sin ad hora abiamo dato fuori cento e sei Boletini a una doppia l’uno per un mese, che viene a essere un u
serà di suo gusto, almeno per la novità. Mi occorre suplicare V. A. d’ una gratia, la quale è questa, nel viagiare, all’ ost
rachia per mostra, scusi per gratia dell’ardire, mi honori mandarmene una overo il modello, e con il riverirlo per parte de
ssioni intime e delicate, e svelando fatti, di cui potrebbe arrossire una donna maritata, se non una donna, artisticamente
svelando fatti, di cui potrebbe arrossire una donna maritata, se non una donna, artisticamente al meno, a capo della Compa
se non una donna, artisticamente al meno, a capo della Compagnia ? O una favorita del Duca ? O una che fosse l’una cosa e
camente al meno, a capo della Compagnia ? O una favorita del Duca ? O una che fosse l’una cosa e l’altra insieme ? E di dov
a capo della Compagnia ? O una favorita del Duca ? O una che fosse l’ una cosa e l’altra insieme ? E di dove sarebbe sbucat
vventura il padre e la madre, nel cui nome, assieme alla Lessandrina ( una sorella minore), l’Orsola saluta il Duca di Manto
Eularia sarebbe, nei comici conosciuti del xvi, xvii e xviii secolo, una rarità qual nome di battesimo, diverrebbe assai c
20 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
o dai letterati del Sette e dell’Ottocento, polemico nei confronti di una comunicazione letteraria che sacrificava l’eloque
uno dei fondamenti della cultura umanistica settecentesca, quello di una letteratura intesa come percorso conoscitivo, str
tivo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia di ricchi mercanti, Algarotti fu educato
2. La fisica e l’ottica di Newton erano spiegate in tono discorsivo a una marchesa per convertirla dalla filosofia cartesia
lle verità scientifiche newtoniane. Nel 1739 Algarotti, al seguito di una spedizione inglese, si imbarcò per Pietroburgo, t
nimarca e Svezia: i Viaggi di Russia scritti in forma odeporica, sono una relazione geografica, politica e di costume dell’
è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce da una conoscenza diretta della messinscena operistica l
di un ideato e mai completato Forum Fridericianum, comprendente anche una biblioteca. Algarotti aveva soggiornato a lungo a
i modelli opposti dell’opera francese e dell’opera italiana, segnava una trasformazione radicale del gusto, in nome di una
a italiana, segnava una trasformazione radicale del gusto, in nome di una maggiore aderenza della poesia alla natura e all’
i Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione di una disciplina interna dello spettacolo che può esser
disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo da una regia complessiva che deve organizzarsi proprio a
questa prima redazione, a supporto della sua tesi, Algarotti compone una sintetica ricognizione sulla storia dell’opera a
sistema impresariale rispetto al teatro di corte. Algarotti riprende una delle argomentazioni ampiamente utilizzate da Met
sulla poetica di Aristotele Metastasio comincia a parlare proprio in una lettera ad Algarotti del 17479), dove il poeta ce
osettecentesco, si sottolinea la derivazione dalla tragedia classica; una volta liberato il campo dalla necessità di giusti
apparente convergenza teorica: il suo intento non è quello di trovare una collocazione alla poesia per musica nel sistema d
er superare ogni troppo artificiale contrapposizione, la necessità di una maggiore semplicità e naturalezza nell’orchestraz
il rapporto tra i balli e l’opera che deve essere regolato in base a una più stretta coerenza, gli scenari. Concludono il
importante proprio come mezzi per sedurre e rapire lo spettatore, in una ideale concordia tra tutte le parti del dramma. D
anche nel dettaglio della composizione musicale e arriva a sostenere una tesi, che è debitrice agli esiti della parigina q
precedente ampliata con esempi che approfondiscono le questioni e con una struttura più articolata nell’esposizione degli a
un’orchestrazione più controllata del discorso; ad esempio è espunta una critica agli impresari che nella prima redazione
linee guida alle quali anche il discorso musicale si deve attenere in una visione organica dello spettacolo operistico, il
zita decisamente da quella della prima redazione; proprio in virtù di una ricomposizione del discorso in termini meno milit
re la tradizione italiana pur nella consapevolezza della necessità di una riforma radicale dello spettacolo. Questa seconda
Questa seconda redazione del Saggio fu inviata a Metastasio, che ebbe una reazione emblematica, nel rilevare e commentare e
reo sorvola invece su tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche una presa di distanza di Algarotti dalle soluzioni de
ggiore, di cui lo defraudano. Ma questa lettera diverrebbe facilmente una cicalata, per poco ch’io secondassi la mia propen
che in questa fase del dibattito e ancora per alcuni decenni, cercano una mediazione tra il modello logocentrico metastasia
modello metastasiano25, ma di fatto già lo supera nella direzione di una maggiore coerenza nella definizione dei personagg
rezione di una maggiore coerenza nella definizione dei personaggi, di una più organica tessitura tra aria e recitativo, di
nenti del dramma per musica. L’interesse si è decisamente spostato da una considerazione del quadro complessivo della gerar
azioni provenienti dall’esterno e atto a rispondere alla richiesta di una poesia allo stesso tempo formativa e consona a in
he nel 1757 pubblica la terza redazione del Saggio. Ortes è legato da una profonda e duratura amicizia ad Algarotti, con il
scrittori si muovono su uno scacchiere europeo, al cui centro ancora una volta si collocano Venezia e Vienna. Le lettere c
ssioni lo scrittore rivaluta l’opera buffa come genere che permetteva una più armonica integrazione tra musica e azione e l
tra musica e azione e limitava il rischio presente nei drammi seri di una musica artificiale dissociata dalle parole. Il te
zo di temi storici per l’inverosimiglianza e la monotonia e incline a una maggiore concessione al favoloso. Altri due testi
anche a puntate nel «Journal étranger»30, e riconosce la necessità di una riforma dell’opera che agisca nel concreto, nelle
on è poesia non può essere musica, o almeno buona musica32» e auspica una formazione letteraria per compositori e cantanti,
i istituzionali dallo statista inglese. Nella dedica si intravede già una dichiarazione programmatica: facendo anche riferi
il ruolo che le lettere hanno nella gestione degli stati in linea con una prassi di collaborazione con i sovrani ampliament
nto anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un segnale di una diversa destinazione e orchestrazione dello scrit
o operistico è paragonata a «uno stato sconvolto35», che necessita di una guida che riconduca il teatro allo scopo di educa
ponenti devono essere armonicamente legate tra di loro e sottoposte a una guida, una regia, cui tutto deve essere ricondott
ono essere armonicamente legate tra di loro e sottoposte a una guida, una regia, cui tutto deve essere ricondotto; prospett
orto tra testo e musica, centrale nelle redazioni precedenti, diventa una delle problematiche del teatro per musica che dev
o, sicuramente più erudito ed elaborato nella costruzione sintattica; una certa enfasi retorica sottolinea la volontà dell’
anni si aggiorna costantemente, in tutta Europa. Algarotti interpreta una risposta italiana alla querelle des bouffons e no
italiane e spende quindi la sua esperienza cosmopolita al servizio di una causa volta a valorizzare non solo la tradizione
due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubblicata all’inizio di una raccolta che comprendeva i seguenti discorsi: Sop
ta in fac simile nel volume curato da Annalisa Bini e presentata come una versione più nota rispetto alla precedente verso
esto stesso. Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha una struttura più colloq
re infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettiva
a; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al de
za le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e di una destinazione più circoscritta. La terza edizione
, pp. 204-221. 26. Riflessioni sopra i drammi per musica aggiuntavi una nuova azione drammatica, Venezia, Pasquali, 1757.
de l’opéra italien, Parigi, Duchesne et Lambert, 1756. 29. Cfr. per una sintesi delle diverse ipotesi A. Lanzola, Melodra
21 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
della loro nascita, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre una farsa piacevole atta a resistere agli urti del te
nto, el Montañès en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone del Boccaccio, il quale non per
verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittura locale della vanità degli abita
a di nobilità in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatr
liene dà tutto l’agio. Il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore di una buo
o pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli
Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pellegrino una giudiziosa traduzione in versi coll’ assonante de
comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, della lingua pura, e della
el costume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre uscì anche una riforma del Parecido en la Corte, in cui l’ autor
tà, ma non ritenne le grazie dell’ originale, Nel 1770 uscì in Madrid una commedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi po
del passato secolo. E quando mai nel tempo del Calderone venne fuori una favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camac
te in Madrid quattro commedie, benchè non se ne sia rappresentata che una sola, le quali meritano di conoscersi. Due di ess
la dolcezza del verseggiare e la purezza del linguaggio. S’intitola l’ una el Viejo y la Niña (il Vecchio e la Fanciulla) e
la Mogigata, che tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando di una donna che si fa credere chiamata a monacarsi. Un
el buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con un vecchio
a tua Facilità crudel! Dunque ha potuto. In breve ora un rispetto una violenza Astringerti a disciorre il più bel nod
pensa a me; forse ristoro Troverò al mio dolore, immaginando Che una lagrima almen, qualche sospiro Potrò costare al
ice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una onesta libertà, la forma alla virtù, alla sinceri
scorso, dicendo, io volea mettermi tralle cappuccine per meritare con una austerità maggiore più gloriosa corona, ma bisogn
oncilia col padre. Questo scioglimento interessante è accompagnato da una felice esecuzione. Noi ne tradurremo soltanto uno
altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti Non con parole una pietà verace, Concedimi (e ben so che me ’l con
eta pieno di valore e di senno, le quali secondate potrebbero formare una fortunata rivoluzione nelle scene ispane, non si
intura di un giovane educato con moine e carezze senza verun freno da una madre debole e compiacente, e cresciuto senza vir
, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verit
fredde D. Flora, D. Alfonso, e D. Fausto. D. Taddeo trapalon che esce una sola volta nell’ultimo atto, è un ritratto degli
ell’atto III in casa di D. Cristofano dopo essere stata ravvisata per una ostessa Granatina, sembra poco verisimile, e con
Señorita Mal-criada impressa e non rappresentata, in cui si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padr
cca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è una madre tale che corrompe il costume del figliuolo:
ra è una madre tale che corrompe il costume del figliuolo: vi si vede una D. Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama, ch
gni incontro, e D. Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e prec
e Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesim
o in tasca di D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I: che in una favola che l’autore vuol far cominciare di buon m
diverse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresi
olo carattere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta di varj originali
ta del tramezzo, conchiudono perchè vogliono, non perchè debbono, con una tonadilla. Un gran numero di tali sainetti, e for
di V.S. trionfato nel Prologo del suo Teatro) ultimamente ha composta una Loa che si rappresenta nel teatro del Principe, d
egli aggiugne), y ni yo ni quantos asistieron à ella pudimos entender una palabra, tan alegorica, y metaphisica es la maldi
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 706
Firenze, e si diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con una Compagnia da lui accozzata alla meglio a Piombino
lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione da compiere : la trasformazione d
ionale ! brillante, o caratterista, o anche primo attore, appariva in una festa come un misero mortale in frac e cravatta b
trasformazione della maschera, in Alceste Corsini restava pur sempre una rara naturalezza di dizione e di gesto, e una spo
sini restava pur sempre una rara naturalezza di dizione e di gesto, e una spontaneità meravigliosa dell’ arguzia, due quali
illustri, fra cui Salvini, Rossi, la Ristori, Verdi, ecc. Affetto da una malattia di cuore che lenta lenta lo struggeva, s
plendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da una moltitudine grande di ammiratori e di amici.
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294
francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
ggio sulla prima scena, il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra una traduzione pur francese in prosa. I Gesuiti di s.
ne il principal personaggio, uno l’interesse che in lui si rincentra, una l’azione che è la morte di Catone, la quale avvie
in essa mediocre; e la sua mediocrità deriva da due sorgenti, cioè da una languida inutile congiura di due furbi che si esp
e, amori insipidi, bassezze ed espressioni comiche, degradano si bene una tragedia, ma non la rendono irregolare ed assurda
Siface che gli rassomiglia. L’atto poi termina all’inglese, cioè con una poetica comparazione compresa nell’originale in s
con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi di una corrente imbrattata dal fango per le piogge, che
à accesa e scarmigliate trecce! e soggiugne, per terminar l’atto con una comparazione lirica di Plutone che rapiva Proserp
lei querele comprende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta. Ma il rimanente contien
e scene ad oggetto di non lasciar voto il teatro, come avviene più di una volta nel Catone a. Rilevasi dall’esposte cose ch
e staccate che lasciano il teatro voto, gli amori freddi ed insipidi, una cospirazione inutile. Ebbe però torto l’enciclope
rto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la virt
a in Marzia la virtù di Catone. In prima è da avvertirsi esser questa una risposta particolare ad una censura generale fatt
ne. In prima è da avvertirsi esser questa una risposta particolare ad una censura generale fatta per gli amori subalterni,
e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi l’enciclopedista fece una risposta, in cui perdè di vista l’oggetto vero de
nte Che già miri spirar la santa fiamma. È nobile questa immagine di una Vestale, e ben collocata in bocca di un Romano. M
che parimente ama mentre la vita del padre stà in periglio, non reca una ragione che dovea internamente rimproverargli la
a ebbe pur torto il sign. Andres in affermare che Voltaire la stimava una tragedia scritta da capo a fondo con nobiltà e po
torrebbe esser questo giovane? Disgrazia grande non poter morire che una volta sola!» Questa scena si accolse con ammirazi
olgendosi a i circostanti che piangono, amici, dice, voi piangete per una perdita privata? Roma è quella che chiede il nos
, dobbiamo i Virgilii ed i Torquati. In francese compose m. Deschamps una tragedia di Catone più regolata nell’economia, ma
Bruto regolari e non imbrattate da freddi amori. Egli scrisse ancora una commedia applaudita il Robersal, ossia la Ripetiz
per più anni con applauso Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo di Gil Blàs, la quale in Fran
oncordemente applaudite. Denny nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare intitolata Appio e Virginia, ar
i perde ben presto nel nulla. Errico Brooke diede alla scena inglese una tragedia di Gustavo Wasa, ossia il Liberatore del
a il Liberatore del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in pr
della II parte del Bandelli, in cui racconta che un gentiluomo sposa una propria sorella, e figliuola a un tempo senza sap
ppartiene alla Gran-Brettagna, al secolo XVIII, e alla tragedia reale una traduzione di un dramma in lingua ersa pubblicata
è Comala, che n’è il personaggio principale. L’azione è fondata su di una tradizione conosciuta. Comala figliuola del re d’
iglia che le acque del fiume Carun corrano torbide e sanguinose, e fa una preghiera alla luna. Arriva Hidallan colla funest
alla tua nube regola l’arco di Comala, sì che il tuo nemico cada come una lepre nel deserto… Ma che vedo! Fingal viene acco
lliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’ una di simili favole tragiche di persone private somm
gio e felice; addio. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena di gioje d’inestimabil valore, ed
no essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli una commozione troppo viva col palesarsi in quel mome
sennata: Agn. Tutto muoja sopra la terra; perda il sole la sua luce; una notte eterna ingombri la specie umana, perchè la
sto dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma
presenta un personaggio nato con indole non prava che però sedotto da una donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo
cato. Questo argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche pietà
pietà per un delinquente, là dove nell’altro nulla scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue freddo p
per un motivo vilissimo. Lillo compose ancora un altro dramma, in cui una bella e giovane donna maritata ad un uomo ch’ella
ugga il frutto morale del dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’ una cosa coll’altra? La di lui tetra morale quanto te
, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Si ha di Congreve parimente una favola tragica sommamente applaudita, la Sposa in
tro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie pe’ rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado di ta
di tal disviluppo mille volte ripetuto. Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ a
aggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama ad un colonnello che la pretende in moglie,
ssione lo produsse come l’aveva scritto da prima, e con questo lasciò una pruova dell’intelligenza del pubblico, e della pr
i cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta rilevandovisi il ridicolo dell’eccessiva
commedia in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. È una favola ravviluppata, in cui non si trascura la di
ionfa un solo carattere principale, rimanendo gli altri illuminati da una luce riflessa, in questa commedia tutti i persona
. Il suo merito principale consiste nella connessione delle scene, in una piacevolezza decente, e nell’eleganza dello stile
del teatro inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rend
e dopo avere esercitate varie professioni si unì al fine nel 1741 ad una compagnia comica, e per lo spazio di circa anni q
er tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una compagnia subordinata, e poco accetta al pubblico
e dal ballo. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava
. Kelly prestar qualche omaggio al merito di questo attore, dedicogli una sua commedia la Falsa Delicatezza rappresentata n
dapertutto oggi s’ imitano sì poco? Nel 1781 si è impressa in Londra una commedia rappresensata in Drury-Lane the Disipati
ondra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più di una società culta. Il Cieco di Betnal-Green (litolo c
quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre, e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in a
ia, più smancerie che grazie, più spirito che buon senso. Presentando una scattola dice che è una rarità, perchè è la più p
azie, più spirito che buon senso. Presentando una scattola dice che è una rarità, perchè è la più picciola che trovisi in I
nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica, ed una declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosciuta
nche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda di Addisson fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita.
tolo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’opera musicale, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per model
i hanno avuta ancora un’opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale di caratteri comici ben combina
he fece a questo poema satirico, l’esaltarono come un capo d’opera. È una viva imitazione, e un ritratto naturale de’ più s
alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità, e di una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparmiand
, ovvero se questi ladroni imitino la gente colta. Gay compose poi una continuazione dell’Opera del Mendico che intitolò
olò Polly. Il Lord Ciambellano non ne permise la rappresentazione; ma una numerosissima soscrizione per farsi imprimere lo
inili, In questa guisa la natura manifesta avversione e disprezzo per una mostruosità che l’ha oltraggiata per più secoli.
secolo prima in Francia il fiorentino Lulli. Oggi gl’Inglesi vantano una musica nazionale discendente dalla Tedesca, la qu
voli dell’Europa. Quello dell’Opera, Drury-Lane, e Coven-Garden hanno una immagine della scalinata antica nella platea, e d
iscritti undici scalini per la platea, nell’ultimo de’ quali si alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e
alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa una seconda colle sue scalinate, Sopra i lati della p
do ha pareggiati ch’io sappia, non che superati i teatri di Londra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe
gli attori lasciarono in beneficio della società le loro porzioni. In una delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolser
ondi, e che dovrebbero approfittarsi dell’uno e degli altri per avere una marina armata ed un commercio! a. Nell’atto II
24 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
fine il perfezionar il gusto, corrono, allorché vengono coltivate in una nazione, delle fortune affatto diverse. Le prime,
ro maggior lume colle proprie scoperte, come molti possono ancora far una convenevole applicazione di questo. L’algebra dun
iargli un nuovo sistema in quella scienza non è diverso dal proporgli una nuova modificazion di falsità. [2] Nelle facoltà
ione di coloro che ricevono le impressioni, e dalle idee dominanti in una nazione o in un secolo; le relazioni loro sono co
gi del pubblico, perché non sarà trovato capace di poterle promuovere una sola pedata. Ed ecco il fondamento della massima
trova la poesia italiana. Una folla di poeti, i quali, per valermi d’ una espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Itali
evolezza nel tutto, giaccia obbrobriosamente in uno stato peggiore di una prosa infelice e meschina, in uno stato dove né i
aludi del Parnaso, sono appunto i soli che ardiscano a metter mano in una spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata
moderno canto, e al gusto eccessivo per le decorazioni. Esaminiamo l’ una e l’altra paratamente prima nell’opera seria, ind
ione, che 1a poesia ubbidiente allo stabilito sistema non è altro che una causa occasionale, un accessorio che dà motivo al
ate e accorciar i recitativi divenuti ormai fastidiosi e languidi, in una parola strozzar i componimenti per badar solo al
ol tenersi col frammenti della greca scultura de’ quali in mancanza d’ una intiera statua s’ammira pure e si custodisce un b
a d’una intiera statua s’ammira pure e si custodisce un braccio solo, una gamba, od una testa. Ma il fatto è che quelli squ
a statua s’ammira pure e si custodisce un braccio solo, una gamba, od una testa. Ma il fatto è che quelli squarci staccati
elli poetici e musicali che mantengono nella più servile mediocrità l’ una e l’altra. Quantunque la musica sembri avere per
er la musica. Lo sono gli accenti che formano il tuono fondamentale d’ una passione o un sentimento, poiché se l’anima ha pe
e meno espressiva che non è la musica; cioè perché non trovasi in lei una moltitudine si grande di tuoni, i quali imitino f
o ha molto maggior influenza sullo spirito. Da ciò ne ricevono ancora una ulteriore conferma i principi stabiliti altrove15
tovata scarsezza di esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica una più che competente ricchezza, se la poesia meno s
delle vezzose dame, delle spiritose e amabili cantatrici? Egli sa per una lunga esperienza che ad ottener ciò non havvi mez
dietro da quasi un secolo degenera visibilmente la poesia musicale in una nazione dove si loda Apostolo Zeno e tanto s’ammi
a musica. Di quello per la regola generale che la poesia non può fare una convenevol figura nel melodramma, ove preponderi
ricerche analitiche fatte finora sull’opera seria potrebbero ricevere una illustrazione maggiore dalle pruove di fatto s’io
. Ma contento di leggiermente accennarle, e persuadendomi che sarebbe una pedanteria mista di malignità il considerare solt
na pedanteria mista di malignità il considerare soltanto il cattivo d’ una nazione senza voler fissare gli occhi sul buono,
i pruovano quanto siano limitati i confini dell’umano ingegno, e come una spezie di talento suppone per lo più l’esclusione
co a proposito per la musica. Perdoniamogli codesti abortivi parti di una musa invecchiata in attenzione alle altre sue cos
ienza in fatto di poesia drammatica. «Mal venga (diceva il Frugoni in una lettera scritta a ragguardevole personaggio bolog
sica, guastare i costumi. Io non so più dove m’abbia il capo. Cammino una strada, che non è in Parnaso la mia. Incespo ad o
rovera a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda di ravvisare una di quelle donne sgraziate, alle quali l’avara nat
di Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara nell’atto secondo una festa di ballo tra i cortegiani per festeggiare l
certamente d’ingegno né di cognizioni, avrebbe dovuto riflettere che una composizione così uniforme e così tetrica come l’
meno che non istancasse la pazienza degli uditori italiani dotati da una sensibilità meno pofonda, e avezzi a un’armonia p
per accidente generar l’effetto in teatro qualora il compositore con una bella musica, il macchinista colle vaghe decorazi
, ciò che sarebbe uno stravagante quadro di Giordano posto accanto ad una pittura di Correggio. Se v’ha qualche carattere o
ono ricopiate dal romano originale; del suo non ha egli messo fuorché una serie di quadri dove si vede essersi il poeta abb
t que juste». L’illustre Metastasio non avrebbe certamente cominciata una tragedia colle nozze per finirla poi colla casa d
o venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello di formar un coro e una comparsa. E trovò egli benissimo la maniera d’ecc
far apparire l’inferno coi demoni, mettendo in bocca loro per giunta una moralità tanto ad essi appropriata quanto lo è a
o nella prima scena unicamente col fine di ammazzarsi senza profferir una parola: combattimento introdotto dal poeta per ca
erdita dell’illustre amico se la feconda fantasia che non s’appaga di una sola spezie di gloria, o le circostanze domestich
ervando la felicità con cui ha egli trasferita nella italiana favella una scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci fa viva
Marco Aurelio e Plutarco vorrebbero che gli uomini fossero simili ad una rocca, la quale immobile nella propria base spezz
ha l’Abate Colomes dipinto il suo protagonista; ma il teatro, che ha una statica tutta sua, gli vorrebbe somiglianti piutt
in mezzo ai tempestosi flutti, eccitando in chi lo guarda dalla riva una sensazione mista di timore per il pericolo del na
a, manca in lui l’illusione eziandio, figurandosi d’esser presente ad una mascherata invece di assistere ad un’azione vera
sica, non dovevano questi manifestarsi spingendo un giovin sovrano ad una risoluzione così violente e disumana come è quell
olente e disumana come è quella di abbrucciare fin colle proprie mani una popolatissima città che, deposte le armi, era pac
furore eccitato in lui dai prestigi d’un musico e dalle istigazioni d’ una cortigiana. In secondo luogo perché nel caso anco
Gli argomenti tragici, e conseguentemente quelli che danno motivo ad una musica nobile e patetica, devono essere meno freq
grandi catastrofi sono più rare, e perché, sebbene la vita umana sia una serie di muovimenti or dolorosi or piacevoli, la
me gli è pur troppo scarsa degli estremi piaceri. Attalchè la crisi d’ una passione violenta non è più durevole nell’uomo di
assione violenta non è più durevole nell’uomo di quello che lo sia in una stagione l’eccessivo rigore del freddo, o gli sco
uindi minore altresì esser deve la somma degli argomenti onde formare una tragedia musicale. L’opposto avviene nella commed
appresentano sono frequentissimi nella vita comune. Ecco non pertanto una dovizia maggiore per il poeta nelle persone e nel
o che pruovo nelle lacrime dolci e gentili che mi costrigne a versare una bella musica tragica, e benché per una non so qua
ili che mi costrigne a versare una bella musica tragica, e benché per una non so quale disposizione del mio temperamento mi
ici. Io toccherò i principali difetti dell’opera buffa riducendoli ad una spezie di teoria. «I bolognesi, (mi diceva egli)
i d’argento e delle gioie di gran valore, le quali si cavano fuori in una occasione straordinaria, mentre il restante dell’
l’opera e nel caso che voi non vi troviate i vostri convenevoli, ci è una folla di poeti in Bologna che me le venderono a b
gna che me le venderono a buonissimo mercato. E vedete, se si compone una canzone per cinque paoli, non basterà un paio di
aio di scudi per un libretto, il quale alla fin fine val meno assai d’ una canzonetta passabile? «Io vi credo abbastanza ist
cesse piangere e ridere allo stesso tempo, che il giocoso entrasse in una lega che mai non ha avuta col patetico, che ad un
non ha avuta col patetico, che ad un’aria appassionata tenesse dietro una di trambusto, e che aprisse campo di mostrar la s
razioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’una prigione e d’un bosco
o al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’ una prigione e d’un bosco che si trovano nello scenar
e anco dalla grammatica, insegnandomi l’esperienza che si può senza l’ una e senza l’altra riscuoter sul teatro un durevole
ebolezze di temperamento non i vizi di riflessione, i difetti nati da una stranezza di pensare innocente non i delitti odio
r comparir sulle scene un martuffo con un visaccio da luna piena, con una boccaccia non differente da quella de’ leoni che
rattino, ora un Francese incipriato e donnaiuolo che abbia nelle vene una buona dose d’argento vivo, ora un goffo tedesco c
le romorose, o che chiudono qualche comparazione. E siccome incontrò una volta assai bene cantando il “Vo solcando un mar
rà a dovere. Sarà poi mio pensiero far che il maestro vi adatti sopra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di
sa, e affinchè spicchi di vantaggio la di lui abilità, faremo nascere una tenzone musicale fra la voce del cantante e un qu
la voce del cantante e un qualche strumento con botte, e risposte da una parte e dall’altra, che sarà proprio una delizia.
nto con botte, e risposte da una parte e dall’altra, che sarà proprio una delizia. «Vi metterete un solo duetto, il quale,
llegrezza. Egli è vero che codesti finali rassomigliano per lo più ad una sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben esegui
i. Si lodano eon sonetti un villano, un principe, un poeta, un frate, una dama, e un sarto. Tali sonetti eternamente ripetu
lo che sono coloro che gli fanno o che gli ricevono, e si riducono ad una moda, come è una moda, un saluto, una riverenza.»
o che gli fanno o che gli ricevono, e si riducono ad una moda, come è una moda, un saluto, una riverenza.» Che avrebbe poi
gli ricevono, e si riducono ad una moda, come è una moda, un saluto, una riverenza.» Che avrebbe poi detto s’avesse saputo
istotile nel capo decimo della Poetica: «Non è lo stesso il nascere l’ una da un’altra, o l’una dopo l’altra cosa», precetto
imo della Poetica: «Non è lo stesso il nascere l’una da un’altra, o l’ una dopo l’altra cosa», precetto egualmente applicabi
25 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il va
allontana dalla forma de’ nostri teatri. Coràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comu
stri teatri. Coràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce abitate da
superiori, e della platea, e dello scenario inferiore che ne occupava una porzione, e ritennero il nome di corales. Madrid
gio di Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comic
Si sa solo che quello della Cruz più difettoso dell’altro, e posto in una strada meno ampia, fu il primo a costruirsi. Entr
ee che pajono rette, perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco comodam
gode poco comodamente la rappresentazione. La scena di entrambi è di una grandezza proporzionata agli spettacoli ai quali
azioni rappresentate; ed alla chitarra sparita dalla scena succedette una competente orchestra di musici sonatori collocata
iore havvi un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed
i. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada di personaggi polacchi rappresentata con a
a questa scenica rivalità, formando delle due compagnie un sol corpo, una sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine di
solo. Rimase in fine di cotali partiti di Chorizos e Polaccos appena una fredda serena parzialità, che ad altro non serviv
ro questa mia breve evidente narrazione de i teatri di Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed
detto il contrario. Avendo io scritto che di essi rimane oggi appena una fredda e serena parzialità , non ne ho anzi espre
E qual risalto non avrebbe ciò dato al mio racconto? III Saben «che è una crasitud affermare che questi partiti si distingu
insolenza io avessi preteso indicare qualche conflitto sanguinoso, o una giornata campale simile a quella de’ Mori e degli
rilità non diede il sig. Vicente nel suo famoso prologo! Pareva a lui una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ du
ti». E qual ragione adduce di ciò? Questa; che il regolamento di fare una cassa sola seguì due anni dopo. Molto bene! egli
cambievoli e la prepotenza vicendevole che alimentava la discordia in una capitale della monarchia ed influiva nella formaz
tre che allora si unirono gl’interessi delle due compagnie, e si fece una cassa sola; ma sostiene però che per questo non d
dimostra appunto ciò che Huerta negava, cioè che ciascun partito avea una predilezione decisa pel proprio teatro; ed il Gov
rvito dieci anni continui il pubblico di Madrid. Ora avere un monte e una cassa sola e cambiare annualmente a vicenda il lu
ero chambergo altro non dinota che un cappello slacciato che involava una parte del volto e proteggeva in certo modo la bal
e. Sicchè l’essere stato il cappello della Guardia slacciato non dava una nuova origine al cappello usato in Ispagna prima
e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed una cassa. Compiè l’opera l’Aranda con isbandire da e
; con far succedere alla comparsa ridevole della chitarra sulla scena una buona orchestra; con decretare che all’alzarsi de
solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo come aveano una cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle salci
ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di c
ie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse questa una scelta ragionata delle migliori, siccome ognuno a
a delle migliori, siccome ognuno attendeva dopo tanti anni? Non è che una semplice reimpressione di trentacinque favole buo
iti? Certo è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una scelta di componimenti teatrali ragionata, campo
26 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VI » pp. 94-106
ADDIZIONE I* Sullo stile del Caraccio. Chi non voglia arrogarsi una magistrale autorità che infastidisce in vece di p
l fin di quelle doti, Che maggiori in te splendono e più belle In una pari età, se stessa inganni E in te credendo av
Caraccio, se un regnicolo pochi anni fa non avesse voluto asserire in una prefazione che lo stile di lui si risente dell’in
ro (dirà il lettore)? Null’altro. Ma è questo forse un pensier falso? una metafora stravagante? una pazza iperbole? un’ ant
’altro. Ma è questo forse un pensier falso? una metafora stravagante? una pazza iperbole? un’ antitesi puerile? Niente di c
del Virues. La gran Semiramis a buona ragione non dee reputarsi una tragedia divisa in tre atti o giornate, ma una ra
ione non dee reputarsi una tragedia divisa in tre atti o giornate, ma una rappresentazione de’ fatti di questa regina in tr
tal che lepidamente un erudito Spagnuolo soleva dire, che in vece di una tragica azione sembrava rappresentazione di una p
dire, che in vece di una tragica azione sembrava rappresentazione di una peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezze, puer
vince in atrocità. Vi muojono intorno a cinquantasei persone oltre di una galera bruciata con tutta la gente che vi è imbar
à ridicolo ed impetuoso come un pazzo. La infeliz Marcela non è solo una specie di novella, come diceva il medesimo Montia
i. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello. Didone presso a c
iadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello. Didone presso a conchiudere
ta regina trafitta dalla spada di Jarba, che ha la corona a’ piedi ed una lettera in mano. Jarba (che sembra venuto unicame
te. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come una divinità, e la tragedia finisce. Tutti i cinque a
intendere di poesia, volle parlar della drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questa osservazione ad
imò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questa osservazione ad una favola, di cui tre atti almeno sono inutili, e do
tato di un cuor nobile, compassionevole e religioso. Si dirà perfetta una tragedia, in cui Seleuco, Carchedonio, Pirro e Is
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 674-675
. Nacque a Vicenza nel 1717 circa ; e dopo di essere stato soldato in una compagnia di dragoni, si diede al teatro, sostene
sò in Venezia Lucia Rosalia, figlia di Vincenzo Cinigoto, da cui ebbe una figlia, battezzata a Santa-Marina. Volata la fama
uccedendo a Carlo Antonio Veronese, sotto la maschera di Pantalone in una commedia di Sticotti figlio e Moramberg, intitola
a viso scoperto brillava ancora di più. Aveva rappresentata in Italia una delle mie commedie intitolata i due gemelli venez
veneziani, l’uno de’quali era balordo, e l’altro spiritoso : vi diede una nuova forma a questo soggetto, ed aggiunse un ter
on più larghezza il Bartoli : Il Collalto rappresentava fra l’ altre una Commedia di sua particolare fatica, che aveva per
cambiar la perrucca, avendola, a norma del personaggio che esprimeva, una nera, una bigia (e queste rotonde), e l’altra all
perrucca, avendola, a norma del personaggio che esprimeva, una nera, una bigia (e queste rotonde), e l’altra alla francese
cata. Con questo piccolissimo, ma notabile cangiamento, unito però ad una total mutazione della voce e del portamento, cran
d i doni della natura erano stati in lui profusi. Una bella presenza, una buona voce, ed uno spirito inimitabile contribuiv
ggeva l’espressione del dolore, della collera, della gioia a traverso una orribile maschera nella quale il suo ingegno supe
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Adi 21 8bre 1678 » pp. 220-224
icata a Napoli il 1692, ebbe l’onore di due ristampe, ch'io sappia, l’ una del Gravier nel 1770, l’altra del Lombardi nel 18
mpata il 1725. Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da altro comico
rrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamandolo p
di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente al Duca di una aggressione a mano armata per opera di certo Fili
ndo invece al servizio del Duca di Modena. Del 15 agosto 1677 abbiamo una lettera del Dottore Gio. Antonio Lolli, nella qua
inco di santo. Egli mandava a richiedere col mezzo d’un cavaliere e d’ una lettera le sue cinque casse già pervenute a Veron
li se la ritenne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca
’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una di Finocchio, data in errore, e che non gli era p
ol pover' uomo, il quale per non commessi delitti fece rinchiudere in una prigione, riuscendo vane per liberarnelo le inter
ne Coll.mo Il mio fiero destino mi riduce agl’estremi, mentre doppo una si lunga serie di disgrazie, e miserie, più fiero
olti mesi del suo salario ; se n’ è d’improuiso fuggito in Messina in una Naue Inglese, portandosi uia tutto il buon della
are all’altre cotidiane mie necessità ; onde non mi auanza altro, che una misera, e mal condotta uita, essendo per tanti gu
nse dopo ventidue giorni a Napoli, d’onde scrisse al Duca mandandogli una descrizione in versi del suo viaggio, non rinvenu
ei quali Florindo ebbe sempre a lodarsi. L' '83 egli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vicerè di N
ongratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista d
Ma s’oggi di mirare il Mondo è uago L'Opre d’Augusto, e le Virtudi in una  : Di Francesco à mirar uenga l’Immago. Nuoua te
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 17
del '49 a tutto il carnovale del '51, così ce lo descrive : ….. era una buona pasta d’uomo, giovialone, spensierato, ma o
ivacità al figlio Claudio, che molto rammenta il padre suo. Possedeva una viscomica naturale, una facilità di memoria, una
o, che molto rammenta il padre suo. Possedeva una viscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di lingua, un
padre suo. Possedeva una viscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di lingua, una castigatezza di gesti e
iscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di lingua, una castigatezza di gesti e di modi, che lo rendevano
ndavano per il loro verso ; se poi malandavano un pochino, allora era una quartana, una quintana, e della settimana non res
loro verso ; se poi malandavano un pochino, allora era una quartana, una quintana, e della settimana non restava che la do
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 87-90
ra lei, la Marini. La sala metteva paura. Il pubblico aveva avuto per una settimana i grandi della Compagnia, Salvini, la C
a mai sentito ripetere il nome. Quand’ecco arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come una sartina
arriva sulla scena lei con una scatola in mano, vestita proprio come una sartina che si rechi a domicilio, e, senza uscire
i della sua bella voce ! La passione regna dentro poderosa, assoluta, una di quelle passioni che decidono il destino di tut
sa, assoluta, una di quelle passioni che decidono il destino di tutta una vita, ma pare che dorma e sogni tranquilla carezz
uella bonaccia profonda indovinerebbe la tempesta del quarto atto ? È una trasfigurazione compiuta. Il portamento, il gesto
teatro, per veder la riuscita di un nuovo lavoro, sul quale si ha già una preventiva poca fede ; ma ci si accorreva entusia
na preventiva poca fede ; ma ci si accorreva entusiasti a giudicar di una interpretazione, suscitante poi ne' confronti le
bisogno di correr dietro alle solleticanti e stimolanti sudicierie di una pochade per attirare e guadagnarsi il pubblico ;
e e guadagnarsi il pubblico ; ma bastava lei, lei sola, circondata da una modesta schiera di compagni, i quali potevan chia
ire !… Perchè, Virginia Marini, al fianco di Tommaso Salvini, diventò una di quelle artiste, rimasta unica poi, che solleva
, che sollevava, come il suo grande compagno e maestro, le platee con una semplice inflessione di voce ; era quella una for
maestro, le platee con una semplice inflessione di voce ; era quella una forza sua. I versi, nella sua bocca, si andavano
non sincere talvolta, forse non sempre d’intonazione perfetta, ma di una maravigliosa efficacia sul pubblico, che rimaneva
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585
ava la gente, perchè non si sentiva la voglia di recitare : talora da una parola all’altra metteva una pausa eterna, tanto
entiva la voglia di recitare : talora da una parola all’altra metteva una pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio ne
ena interrotta. Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli, una volta, proferito il primo essere…. si fermò…. Dop
a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di
renze, avanti al ’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto in una di coteste sere di lucido intervallo, che fu ista
eplicato senza incidenti, in mezzo alle urla frenetiche, spontanee di una folla elettrizzata, accatastata ne’ palchi, nel l
in platea. Un po’alla volta le stramberie cessarono e dieder luogo a una specie di mania solitaria…. Il Capelli vive oggid
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
empo creatura del palcoscenico ; e tanto lo prese amor dell’arte, che una bella notte, di nascosto della madre e del fratel
dre e del fratello maggiore, fuggì di casa per andare ad aggregarsi a una compagnia, che recitava a Dronero in una sala del
a per andare ad aggregarsi a una compagnia, che recitava a Dronero in una sala dell’ospedale ; e colla quale frequentò per
tarj, nè amministratori, faceva quattro recite al giorno. S'unì poi a una Eccentricità Fenomenale per desiderio di veder l’
ima della sua buona fede, e dovette recarsi in Grecia, dov'egli aveva una figlia maritata, e dove sperò inutilmente scovare
, presi fuor di misura, oltrepassavano il confine. Se mi fosse lecita una comparazione, direi che Ernesto Rossi, romantico
. Anima ribelle se ce ne fu mai, aveva la ribellione acquistata in una sicurezza piena e recisa di sè. Amava svisceratam
ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a una recita dell’Oreste di V. Alfieri data da G. Moden
ena tanto s’infiammò, che risolse di abbracciar l’arte del comico. In una assenza del padre da Livorno, potè sostituir senz
nno e della mamma, partì da Livorno per andare a raggiungere a Foiano una compagnietta delle infime, alle cui recite si sol
cendosi notare subito per la dizione garbata e spontanea, non che per una papera colossale. Il settembre di quell’anno s’un
pagnia nel Teatro Sant’Agostino di Genova G. Modena, che fu pel Rossi una grande rivelazione d’arte. Passò a mezzo il '48 c
i obbligheresti con forza armata a venire a Torino, e là incominciare una guerra, una guerra implacabile !… Ma pare che
sti con forza armata a venire a Torino, e là incominciare una guerra, una guerra implacabile !… Ma pare che il Righetti
Ma pare che il Righetti gli scrivesse al proposito di tali minaccie una lettera di buon inchiostro, perchè Rossi, il 12 o
to. Ma il Righetti non se ne contenta troppo, e torna all’assalto con una fiera lettera, che suggerisce al Rossi uno squarc
fogarmi quanto desidera lo sdegno. Addio, che il Cielo non ti dia mai una giornata simile a questa che mi fai passare. Anco
on ti dia mai una giornata simile a questa che mi fai passare. Ancora una cosa io voleva dirti : Se credi che la mia abilit
, assoluto e solo, con cento lire di aumento pel primo anno, e 1400 e una mezza serata per ciascheduno degli altri due, più
rata per ciascheduno degli altri due, più un regalo di lire mille per una sol volta. Ammalatosi il Pieri nel '53, egli dove
zana ; poi formò società con Giuseppe Trivelli, nella quale percepiva una paga annua fissa, e la metà degli utili. Le donne
se il buon genio della cassetta non gli avesse suggerito di comporre una specie di satira in tre atti con musica — Colpe e
rofitto della Società di Previdenza degli artisti drammatici, fu data una grande rappresentazione, in cui preser parte la R
nel corso della sua vita artistica non è possibile : basti, ad averne una pallida idea, guardare al museo magnifico dei reg
perchè potessi farmi un’idea chiara della grandezza passata : certo l’ una volta e l’altra ebbi nell’animo impressione profo
Invece egli la profondità dell’analisi a tavolino, teorica, sposò con una siffatta grandezza pratica di commediante, da riu
l Giulio Cesare, pur di Shakspeare, da lui novamente tradotto, in cui una sera fu Antonio, un’altra Bruto, sia nella Mandra
33 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
d’ingegno acre, vivo, perspicace ed atto ad ogni impresa, possedendo una lingua figlia generosa di bella madre, ricca, esp
tri italiani, Con ciò egli non solo venne a mostrare il meccanismo di una versificazione straniera, come taluno si diede bu
rchè i primi traduttori spagnuoli delle antiche favole non ne diedero una idea capace d’invitare all’imitazione. Forse la n
troduzione di battaglie, assedii, duelli, dovette allettare assai più una bellicosa nazione; e quindi determinare Lope de V
ra non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance, in cui narransi avventure di M
risse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tut
ano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbell
gia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traffica vergognosamente pe
oria è appena incominciata, e mostra che altro non rebbe divenuta che una copia delle pastorali italiane; perchè il prologo
isabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna, dove trovasi a diporto
Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta di una mascheretta grata al suo liberatore gli dà una ba
a, la quale coperta di una mascheretta grata al suo liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e u
liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e una prova d’inclinazione della dama verso del cavalie
izzar del pesce. Il conte vuol riferire che entrò nel giardino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un
di pistola, e che la difese dalle spade degli assalitori, e ne ricevè una banda. In ciò si spendono ben 125 versi, ne’ qual
e ricevè una banda. In ciò si spendono ben 125 versi, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di
uali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto pettinata
della mal riuscita impresa ne parla coll’amante con tutto l’impeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amor
e la risposta. In fine a lei si volge, e si determina ad invitare con una breve lettera i congiurati a Londra, mostrandosi
menti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito. Gi
onte combattuto dall’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una regina dotata di bellezza. Ma questo punto dell’a
petto; entrambi fanno pompa di acutezze, là dove era da disvilupparsi una tenerezza contrastata. Il conte recita anche un s
(Oh grandezza tu sforzi il labbro a parlar contro del cuore!) Parte l’ una colerica e gelosa, l’altro abbattuto e stordito.
dal suo racconto ha bevuto tanto veleno, trasportata le favella come una Regina gelosa che senza confessarlo ne ispira tut
ina tralle cure del regno e dell’amore si addormenta. Bianca esce con una pistola alla mano che porta il nome del conte. Qu
conte di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poic
lice che portò nella prima scena. La riconosce il conte; ma ella come una dama privata gli presenta la chiave della prigion
eva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in una volta tutti i ribelli. La lettera termina con un
n numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’ è che
tri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. L’argomento è una commediante rinomata che si converte, si disgusta
gusta dalla propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio e fa
i una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio e far penitenza in una solitudine, e muore santamente. Nell’atto del Gue
tro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce ad affiggere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta di
ca Cigarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia o nido di cicale Da lui piantato, è un ca
pari d’un ben grasso erede. Con grazia tal ragiona, Che ad ogni motto una novella appicca, Che sempre è lunga, e non è giam
ga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra di una mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le scri
sarà tempo poi per gli altri. Mio cugino viene a prendervi;mettetevi una mascheretta, e non gli parlate;perchè finchè io v
o riceve da un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta di quitanza così dettata. Ho ricevuto da d
a carta di quitanza così dettata. Ho ricevuto da don Antonio Salazar una donna che ha da essere mia moglie, con suoi contr
pochissime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’ una del Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in
ore Ferdinando, rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’han
nza saper parlare, che si va disviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le ispira la veduta di un gio
e. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici di due amanti vir
to rendendola ancor più grottesca. Il Moliere la rettificò, facendone una dipintura di un discolo, la spogliò della varietà
fonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di una Ebrea toledana chiamata nelle cronache nazionali
lche pensiero vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, da una tempesta di metafore spropositate. Tale parmi nel
e Rachele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche una favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcun
toventi commedie oltre al gran numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino a nostri dì continua a rappresent
nte in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione prodigiosamente feconda: non cedeva
acilità ed eleganza: seppe chiamar I’ attenzione degli spettatori con una serie di evenimenti inaspettati che producono con
onio, san Paolo, Adamo, s. Agostino, Geremia. L’Appetito, il Peccato, una Rosa, un Cedro, il Mondo, si trovano personificat
Servette e Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare, … por m
nti su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulle scene una Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima ele
cenza di vedersi sulle scene una Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima elevar la sfera sacramentale, e cantare il T
l teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo che ella perirebbe pre
gni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È una ipotesi troppo inverisimile e ridevole per accred
le per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di una parte della Palestina nel tempo che contendevano
anna, e gli vien dato ad intendere esser quella dipintura immagine di una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spettator
rcossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto ad una torre per aspettar la sentenza della sua morte. L
sa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolo
dina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di una damigella questa lettera passa nelle mani della s
l’amore e l’indignazione; nè a questo punto patetico altro manca che una esecuzione più naturale ed espressioni spogliate
arsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa una contesa tutta comica ed indecente contraria alla
riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pazza
d’insegnare che esse provengono dall’influsso degli astri. Era questa una bella moralità da insinuarsi dalle scene? Si comb
dalle scene? Si combattono in tal guisa gli errori volgari? È questa una dottrina concorde colla libertà umana e colla rel
ianna e della gelosia di Erode riferita da Giuseppe Ebreo, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in c
ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccom
da’ Mori, ma vien liberata da alcuni soldati cristiani, e condotta in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. S
o abbandonarla. Piagne la meschina, domanda la morte; ma l’inumano fa una risoluzione più barbara, e invitando i Mori a cal
ele di Dorotea, malgrado de’ freddi concetti che le deturpano. Nedarò una mia traduzione, e ne’ passi dove i tratti patetic
roce misfatto è lo stesso che commise un mostro Inglese in persona di una Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore
un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario di una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
l segretario di una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della corte di lei, e la principessa ne sa l
comunicarsi anche in pubblico quanto passa, hanno stabilito tra loro una cifra, che rende inutili tutte le diligenze e gli
cifra. Senza mettersi per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e una Corilla, cioè verseggiatori estemporanei, è impos
ole che prescrive la verisimiglianza, ma per desiderio di riuscire in una impresa allora forse riputata difficilissima. Di
el Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore tutto pieno di una sognata nobiltà, di cui pretende tirar l’origine
pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di una volta ne rise. In questa favola motteggia sull’us
i seppe tessere un’azione regolare passata in un giardino nel giro di una notte. Anche in essa riprese i compatriotti che a
scluso da i di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre una favola dentro le regole senza dipendere dall’uso
rità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di una dama bizzarra che vuol parere superiore all’amore
opia francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di una scena della II giornata, in cui Carlo cade a pale
e disprezzata, rassomiglia un suoco fiaccamente dipinto alla vista di una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comico fr
iacevoli della commedia di Moreto la Occasion hace el ladron. In essa una baligia cambiata ed un nome preso a caso da un ca
ecido en la corte, e con No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia di rassomiglianza che ha varie scene pia
di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli, e dove il buffone ha una parte competente. L’altra è stata adottata dagl’i
nde con bizzarria; ma don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con una persona tanto, al suo credere, a lui inferiore pe
sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo, ma mostrando di leggere una lettera, nè badando a don Tello che gli s’inginoc
i don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè egli più di una volta ha mostrato disprezzo del valor personale d
l re Don Pietro il crudele, il quale andando alla caccia obbligato da una improvvisa tempesta si raccoglie in casa del lavr
di novella drammatica. Vi si vede un re d’Inghilterra che smarrito in una foresta si ricovera solo in casa del mugnajo, dov
propositi de’ campagnuoli e l’infedeltà usata da un suo cortigiano ad una contadinaa Verisimilmente l’autore ne tolse l’arg
sarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che questa era una debole copia delle mentovate commedie spagnuole.
si tradusse in prosa intitolandola Proteggere l’inimico che ha più di una situazione interessante, locuzione propria, nè l’
azia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di una fiata ho veduta rappresentare questa commedia (pe
itirata dal teatro quando io nella fine del 1783 lasciai le Spagne. L’ una e l’altra con pari applauso, benchè per different
bel misto di grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una giovinetta di sommo talento e vivacità ma disdegn
uel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapprese
costumi e le leggerezze giovanili. È posta in vista la galanteria di una dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi, aven
dimorare in Zamora gli risparmii l’onore di più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino di quel
oni, è colorita con tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in effe
tti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è una povera donna
rimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca. Anche questa favola pa
gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima favola una lezione scenica a’ principi col medesimo intento
ese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza, e d
re a’ sovrani tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta. Un vassallo ardito che crede ave
ra discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli Carl
e principii applicabili ad ogni evento? E come maneggiarsi bene senza una norma, senza bussola, senza aver coltivata la rag
a di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici di affetti privati,
do, sfida l’amante. Egli trovasi nell’angustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza, o di rimaner d
alla nazione numero sì grande di talenti abbandonati al trasporto di una immaginazione calda e disordinata, ed innamorati
ico non bene avvertito da Saverio Bettinelli, che volle scherzare con una asserzione non vera, cioè che essi nè anche sape
o. La prima sulla regina Semiramide non può a buona ragione reputarsi una tragedia divisa in tre giornate, o dicansi atti,
tarsi una tragedia divisa in tre giornate, o dicansi atti, ma sì bene una rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole
sonaggi, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, c
in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione
un erudito spagnuolo, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione di una peste. Tutto in essa è sc
he in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione di una peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezza, puer
in atrocità. Muojono in essa intorno a cinquantasei persone, oltre di una galera bruciata con tutto l’equipaggio e i passeg
etuoso come un pazzo. La terza tragedia la Infeliz Marcela non è solo una specie di novella, come diceva il medesimo Montia
i. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello. Didone presso a c
iadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello. Didone presso a conchiudere
esta regina trafitta dalla spada di Jarba ed ha la corona a’ piedi ed una lettera in mano. Jarba (che sembra venuto in isce
te. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come una divinità, e finisce la tragedia. Tutti i cinque a
elligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad
timò questa Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad una favola di cui tre atti almeno sono inutili, e nel
ezza, dotato di un cuor compassionevole e religioso. Si dirà perfetta una tragedia, in cui Seleuco, Carchedonio, Pirro e Is
ni frequentato, ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritta una tragedia sì cattiva, seguendo il sistema erroneo
e inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione di favole sceniche spagnuole scelta e
uolo qual mi vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso sopra le sv
Benamexi. a. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie di delirio, facendo che Dorotea in quello
elirio, facendo che Dorotea in quello stato dubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei l
. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi di una riforma nelle patrie scene, avendogli citato nel
illas. a. L’abbate Lampillas travedendo o volendo far travedere citò una sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e d
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 933-934
cava meravigliosamente delle scene insieme col Pulcinella. Aveva egli una veemente passione pe’maccheroni : e però Florindo
el soprannome : « Come sei qui venuto ? – Per mare. – Con chi ? – Con una Compagnia di Comici. – Di Comici ! – Son genti on
eneral del viaggio, ch’era Cuoco e Cantiniere nel tempo stesso, suonò una piccola campanella, ch’ era il segnale della mere
ola campanella, ch’ era il segnale della merenda. Tutti si unirono in una specie di sala in mezzo alla barca, fatta e dispo
arca, fatta e disposta sopra casse, baulli, e balle. Colà eravi sopra una tavola ovale caffè, thè, latte, fette abbrustolat
vene, andò in furore. Si fecero le più grandi fatiche a quietarla con una buona chicchera di cioccalata. Essa era la più br
lo insegnò. Stavasi per cominciare un tressette, ed un picchetto ; ma una tavola di faraone che avevano piantata sul casser
vorammo tre grandi piatti ; carne di manzo alla moda, pollame freddo, una lombata di vitello, frutti, e vino eccellente : o
nfidente rapivami col suo canto, e guardandola attentamente, facevami una sensazion singolare : ma, oimè ! accadde un’avven
nna in alcun modo a’vestiti teatrali de’comici, che sono, nel quadro, una licenza ingiustificabile. Florindo recitava dunqu
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553
1510) da povera famiglia di pescatori. Venuto a maturità, e spiegata una svegliatezza d’ingegno non comune e una singolar
Venuto a maturità, e spiegata una svegliatezza d’ingegno non comune e una singolar vena d’arguzia, si pensò a dargli una ed
d’ingegno non comune e una singolar vena d’arguzia, si pensò a dargli una educazione che valesse a sviluppare e coltivare q
ando, si pongono a periglio di mille morti per poter solamente godere una sol hora la dolcezza delle vostre parole.’ Per q
l cospetto del pubblico, sentiva il sangue fluirgli vivo nelle vene e una ricreazione immediata e nuova dello spirito ; dop
e nuova dello spirito ; dopo di avere impegnata assieme al Burchiella una lotta gagliarda e pur troppo infruttuosa contro l
ivan certo da ogni parte, ma che non gl’impediron mai forse di menare una vita di rimpianto. Andrea Calmo morì a Venezia a
non pescatorie, a pena qualche sprazzo di luce, in mezzo al fosco di una poesia punto originale, sbrodolata, il più delle
tte con sicurezza di tinte, con pennellate da vero maestro, talora di una soavità ineffabile, talora, il più sovente, di un
maestro, talora di una soavità ineffabile, talora, il più sovente, di una sensualità nuda e cruda. Dice bene il Rossi (pag.
non hanno nulla che vedere…. etc. etc. Di tutte le opere del Calmo, una lettera, quella scritta al padre domenicano Medic
na di introduzione, che è uno de’ soliti assalti amorosi, e non certo una meraviglia del genere. Lucido. Deh, Ninfa,
36 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
di centro, la carriera delle arti ha un origine, un accrescimento ed una decadenza inalterabile e certa, come lo sono le r
tore e di filosofo si videro nella Grecia per molti secoli riuniti in una sola persona, e cotal riunione fu costantemente a
siderate come oggetti di somma importanza, si considerano al più come una occupazion dilettevole bensì, ma sempre inutile a
ella lira i selvaggi erranti per le campagne a fine di riunirli sotto una legge ed un culto, ovver guidavano alla testa del
tra gli autori d’un libretto dell’opera e i legislatori o generali d’ una intiera nazione? Qual differenza non si scorge ne
nell’onorar, che noi facciamo, la memoria del più celebre musico con una iscrizione od un sonetto, e nel collocare, che fa
sicamente sui nostri nervi, anche a tal fine vedrassi la preferenza d’ una cantilena, semplice sopra un’altra più lavorata e
delle vibrazioni dell’aria comunicano i suoni ai nostro orecchio. Ma una musica troppo raffinata ne infievolisce la energi
d’inflessioni atte a produrre in tutto il suo vigore un sentimento od una imagine, e cotali inflessioni sono tanto più ener
o ciò che l’arte ne aggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma una circonlocuzione, una frase retorica dell’armonist
ggiunge non è più il linguaggio dell’affetto, ma una circonlocuzione, una frase retorica dell’armonista. Non è per tanto da
di fame in mezzo agl’infiniti ragunati tesori. [6] La storia ci porge una opportuna conferma della mia proposizione facendo
e ne abolisce il divieto, se ne allestisce un’armata, e se ne riporta una compita vittoria. Bisognava civilizzare gli Arcad
ale112.‌ Tra poco la danza si separò dalla poesia e dalla musica, e l’ una e l’altra non furono più confidate alle mani del
e parole, e che ha i suoi colori, le sue figure, i suoi movimenti, in una parola il suo linguaggio indipendente e proprio;
indipendente e proprio; laddove prima di quel tempo l’armonia non era una scienza a parte, ma un rinforzo soltanto della es
i cantori della cappella pontifìcia senz’altro ornamento che quello d’ una voce fermata e sostenuta a dovere, si sentivano e
perché composta con somma semplicità musicale, e perché istituita per una sola voce, e partecipando della natura del recita
e resistere a quell’incomprensibile incantesimo. Suonando col secondo una canzone lavorata a bella posta, il musico Ishac i
guente squarcio che si trova in uno dei loro poeti, come lo ricavo da una erudita memoria del Sig. Pigeon de S. Paterne int
volessero acquistare più distinte notizie. «L’impiego della musica è una pruova della sua eccellenza. I nostri imani compa
igazione e intuona la sua canzonetta. «L’empia maga adopera anch’ella una specie di canto nelle misteriose parole che borbo
ie di canto nelle misteriose parole che borbotta fra se. Coll’aiuto d’ una sconosciuta e barbara musica richiama alla vita i
oppo tardo camminare de’ suoi cammelli. «L’astuto uccellatore adopera una musica che imita il canto dei diversi uccelli ing
’araldo della luce sferra i campi dopo il mezzogiorno sotto l’ombra d’ una palma, o aggirandosi per le campagne allorché bia
nioni religiose del gentilesimo, la quale fu, siccome abbiamo veduto, una delle principali cagioni della lor perfezione: di
delle principali cagioni della lor perfezione: diamone presentemente una occhiata all’interno loro meccanismo, onde rintra
tori, per mezzo dei quali le cose che non potevano esprimersi bene in una maniera s’esprimevano meglio in un’altra; le tras
rinvenirle; l’uso frequente delle parole composte, onde accadeva che una sola espressione rappresentasse all’anima un grup
altresì dei poeti drammatici fra i quali basterà per ultimo l’addurre una pruova tratta dal gran comico Aristofane, che vol
senta ciò che vuol dire con più energia che da altri non farebbesi in una intiera scena. [16] Colla stessa avvedutezza avea
a neppur uno che non fosse stato inventato per adattarlo piuttosto ad una spezie di canto che ad un’altro. Imperocché avend
ero origine i poetici piedi e la combinazione loro diversa. [17] Come una conseguenza di siffatta combinazione ne derivava
rucchiere gli pettinava i capegli. [18] I Greci lo consideravano come una successivi rappresentazione o immagine degli ogge
stando di due sillabe lunghe, e il secondo di due lunghe precedute da una breve, mostravano col loro tardo andamento la len
o carattere individuale n’era talmente fissato che la trasposizione d’ una sillaba sola bastava per cangiarne gli effetti. D
llaba sola bastava per cangiarne gli effetti. Di ciò ne basti arrecar una pruova. Essi facevano uso più volte nei loro vers
loro versi di due piedi il giambo e il trocheo composti egualmente d’ una sillaba lunga e d’un’altra breve con questa diffe
un’altra breve con questa differenza però che il giambo incomincia da una breve, ed il trocheo da una lunga. Ora siccome il
fferenza però che il giambo incomincia da una breve, ed il trocheo da una lunga. Ora siccome il primo di codesti piedi semb
verità di questa opinione che riguarda il cangiamento del ritmo come una delle corruzioni della melodia. «Se noi mettiamo
fronto i tempi antichi coi no ‌ stri, troveremo che anticamente v’era una gran varietà di misure, delle quali se ne faceva
l’indole, natura e durazione dell’altro. Il ritmo poetico non era che una successiva imitazione dei diversi moti delle pass
moti delle passioni; il ritmo musicale adunque non poteva essere che una rappresentazion successiva dei medesimi moti. Ma
polo a misura che va egli passando dallo stato di rozzezza a quello d’ una progressiva coltura; lo strumento adunque destina
il perché dalla natura del ritmo musicale si ricavava presso ai Greci una pruova dello stato attuale dei costumi, che hanno
proporzionate all’indole di ciascuna passione, poteva facilmente con una serie di movimenti a bella posta scelti e diretti
islatore diverrà il veicolo delle massime che si vorranno ispirare ad una nazione. Meditando sovra siffatti principi, si tr
uffizio destinata colla esclusione d’ogni altro, dal che ne risultava una riunione di cause una convergenza di linee dirett
a esclusione d’ogni altro, dal che ne risultava una riunione di cause una convergenza di linee dirette ad un unico centro,
nistre, e il frigio mezzo tra l’uno e l’altro con due tibie parimenti una destra e l’altra sinistra. Nella poesia lirica mo
va in oggi agguisa di quelle città, le quali fabbricate in origine su una pianta assai ristretta, e dappoi lentamente aggra
appoi lentamente aggrandendosi, hanno qua un veicolo senza uscita, là una strada di diversa spezie, colà un borgo fuori del
all’espressione individuale delle passioni. [24] E primieramente per una generale inavvedutezza, le cui cagioni bisogna ri
le cui cagioni bisogna ripetere dalla natura dei secoli, ove nacque l’ una e l’altra di queste arti, abbiamo esclusi dal gen
età di quella degli antichi, presso a’ quali non mai disgiugnendosi l’ una dall’altra, i confini della musica erano gli stes
unitamente al medesimo effetto che è quello di risvegliar nell’animo una cotal sensazione o imagine, nascono all’opposto d
loro effetto se non in quanto rappresentano simultaneamente all’anima una medesima sensazione o immagine? Che dove la misur
e dove la misura non s’accorda esattamente colle parole queste dicono una cosa allorché la frase musicale ne esprime un’alt
pirito senza fissarla? Non s’accorgono essi che dove la lingua non ha una prosodia regolare e stabile, la misura musicale d
delle composte, queste non sono che quattro, cioè la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla, ch’è una dupla tripli
quattro, cioè la quadrupla, ch’è una dupla doppia, la dodecupla, ch’è una dupla triplicata, le sestupla, ch’è una tripla do
la doppia, la dodecupla, ch’è una dupla triplicata, le sestupla, ch’è una tripla doppia, e la noncupla, la quale è una trip
icata, le sestupla, ch’è una tripla doppia, e la noncupla, la quale è una triplicazione della tripla. La prima di esse misu
i renderebbero il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’ una breve e d’una lunga, e l’altro d’una lunga e d’un
il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’una breve e d’ una lunga, e l’altro d’una lunga e d’una breve, hanno
o, il primo de’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’ una lunga e d’una breve, hanno per conseguenza bisogn
’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’una lunga e d’ una breve, hanno per conseguenza bisogno d’impiegar t
a cadere in due massimi inconvenienti. Il primo di metter due note in una sillaba sola, lo che, slungando e distraendo la p
delle note, si spendono talvolta tre o quattro minuti nel profferire una vocale. Il secondo di non assegnare la loro indiv
cheo e il tribraco; poiché misurandosi tutti tre ad un modo, cioè con una tripla, rimangono fra loro indistinti. né sono il
ne e i fonti della espressione musicale, e che conoscono altresì come una sola spezie di misura non può se non che con disc
à e varietà degli accordi che richiede il contrappunto possa produrre una determinata e individuale passione. Conciosiacchè
individuale passione. Conciosiacchè ad eccitar questa fa di mestieri una serie di movimenti tutti dal principio sino alla
che procede con movimenti più celeri; dalla qual congiunzione risulta una mischia, una opposizione di forze che distruggono
on movimenti più celeri; dalla qual congiunzione risulta una mischia, una opposizione di forze che distruggono l’animo dell
’effetto individuale che ne vien generato. Ciò è tanto vero che se in una cantilena fa il musico valere piuttosto una quint
iò è tanto vero che se in una cantilena fa il musico valere piuttosto una quinta, per esempio, che una terza, il risultato
cantilena fa il musico valere piuttosto una quinta, per esempio, che una terza, il risultato del suono e dell’effetto sarà
izione, o rintuzzeranno la forza del tuono dominante, o faran nascere una cotal distrazione fra la voce principale e le agg
asto non possa per opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta una combinazione dei suoni che diletti l’udito per la
medesimo tuono, la maestria nello sviluppare e condurre i motivi, in una parola le bellezze estetiche dell’armonia sono pe
na musica, così a costoro incapaci di sentir per se stessi la forza d’ una pruova, fa d’uopo venir avanti coll’autorità spez
primo delle Leggi chiama la musica strumentale separata dalle parole « una cosa insignificante.… ed un abuso della melodia».
ssi per vera. Dicesi, che andando quel filosofo a spasso di notte per una contrada, e sentendo le furiose smanie cui s’abba
a, e sentendo le furiose smanie cui s’abbandonava un giovine sotto ad una finestra a motivo che mentre egli spendeva il suo
motivo che mentre egli spendeva il suo tempo e i suoi danari nel dar una serenata alla sua bella, un altro, che s’era intr
r intervalli di quarti di voce, ossia di quarte parti d’un tuono (con una frapposta mescolanza di due tuoni intieri) si ved
un eunuco potrebbe dopo lungo studio coglier per accidente nel segno una qualche volta. Leggansi ancora nello stesso rispe
modo significasse lo stesso che il ritmo; chi ripon la sua essenza in una spezie differente di diapason; circa gli strument
iudichi su questa materia da chi non vi porta altri lumi che quelli d’ una pesante e inutile erudizione. Marco Meibomio, aut
e quelli d’una pesante e inutile erudizione. Marco Meibomio, autore d’ una traduzione latina eccellente dei sette scrittori
fera. Bourdelot medico e favorito della regina, e scrittore altresì d’ una Storia della musica composta senza notizie, senza
quantitativo delle sillabe nei poemi degli antichi altro non sia che una pura e pretta favola, giacché, secondo lui, i poe
r deriso alterando la quantità nel nome di Tuticano, se il popolo per una general convenzione non avesse ad ogni sillaba as
37 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
ò per istabilirvi la vera commedia. Non era al fine questo dramma che una traduzione in parte corretta, nella quale si cerc
ttenzione del pubblico, furono lo Stordito, ed il Dispetto amoroso. L’ una e e l’ altra appartengono al teatro Italiano. I m
he l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia Italiana11. Arlecchino servo balordo si
l 1658 per la prima volta in Beziers con molto applauso. L’intrigo ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia graziosamente
la seconda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dal
le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
ia in cui non si vede altra connessione se non quella che si trova in una galleria di belli ritratti, ma pure si accolse co
a Scuola delle donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti Facete di Straparola14. Es
re ridicolezze umane. Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma
amila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffatto,
stura, la quale temendo di essere smascherata volea farlo passare per una satira della vera pietà e religione. Mille pregi
ommedia nell’anno stesso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero solo i nomi de’
ione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio d
e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal
rigani si trovano nelle commedie del Porta. Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta tras
n avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamora
l 1676 commedia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che una filza di scene di ritratti immaginarj cattiva e m
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e su
ommedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una
loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia della morte di
no nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia della morte di Clorinda, nel quinto una
commedia, nel quarto una tragedia della morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armi
ntana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura di una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde
per civetta, mal corrisponde alla vera idea di tal carattere. Ella è una donna attempata, che si belletta e vuol passare a
er la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contro di cui poi scrisse una satira, parendogli di non essergli stata dall’Ora
he si rende poco credibile. Il Goldoni introdusse questo carattere in una sua favola, facendolo comparire pochissime volte,
parteneva all’amico, era detestabile. Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il
o alla Commedia Italiana fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in Parigi fino al 1662 senza
te quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del
imento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per a
mata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto una volta un arido informe e sproporzionato embrione?
dilicati di gusto quelli che poi diede il cardinale Richelieu, in cui una volta danzò Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò
38 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
oni sui giudizi popolari, e sulla varietà dei gusti musicali. [1] In una nazione che riguarda l’unione della musica e dell
hé, a riguardar le cose in se stesse, la musica strumentale non è che una imitazione o un sassidio della vocale. Ma dal mom
ti, dove si fa pruova non d’illusione, né di teatrale interesse, ma d’ una sorprendente volubilità ed artifizio di gola. [2]
lgerei a quel sesso da cui non si dovrebbe aspettare che patrocinasse una simile causa, ma tra il quale gl’inconcepibili pr
gl’inconcepibili progressi della corruzione fanno pur nascere più di una spiritosa avvocata, pregandolo a concorrere per m
za sugli animi? [4] Alla sconvenevolezza nella figura s’aggiugne come una conseguenza la poca espressione nei movimenti, di
convenevole. Così almeno la intendeva il gran Metastasio, il quale in una lettera diretta al Signor Mattei napoletano si la
meritamente perduta; perché contenti di aver grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle vo
icati in questo quanto nel restante. Per mettere in tutto il suo lume una proposizione che profferita da uno straniero in m
a melodia è l’imitazione stessa di esse passioni eseguita pel mezzo d’ una serie successiva di suoni aggradevoli. L’armonia
osì legate fra loro e così essenziali nel melodramma che ove mancasse una sola, non sarebbe possibile l’ottenere l’effetto
un disegno capriccioso senza oggetto né regola. L’armonia resterebbe una combinazione equitemporanea di suoni che niuna im
t’azione sia nello stesso grado dappertutto né che sia simultanea. In una lingua armoniosa per natura come la greca, dove l
to mirabilmente all’indole di essa. Poetare e cantare pei Greci erano una sola e medesima cosa. Ma nelle nostre lingue mode
osì viva ed intensa che mal potrebbe regger l’uomo alle squisitezze d’ una melodia come è quella usata ne’ nostri teatri, se
so fuorché l’accento delle passioni o ciò che appresenti allo spirito una rapida successione d’immagini, si deduce con evid
le sospensioni e i periodi colle mutazioni accidentali dei tuoni, in una parola attaccandosi alle regole che prescrive l’a
quale la regola sarebbe che non oltrepassi colla voce l’estensione d’ una ottava. Tutto il restante debbe tacere e la sola
possibile della dubbiezza dell’animo, non potrebbe rappresentarsi con una sempre costante e non mai interrotta modulazione:
t-il?» Medea risponde: «Moi.» [14] Negli Orazi del medesimo poeta una donna viene dal campo dov’era stata presente alla
osson rendere nella nostra musica troppo loquace senza stemperarli in una insipida cantilena. Ma benché siffatta obiezione
er presentar la natura nel suo più vero e più dilettevole aspetto, in una parola devono spiccare nella esecuzione del suo c
ra fino ad un certo punto ma che non è nella maggior parte se non che una composizione, un lavoro fattizio delle nostre ide
arti rappresentative. Come le statue dell’Ercole e dell’Antinoo sono una raccolta di tratti esprimenti la proporzione e il
oi si radunano dal poeta in un solo quadro, così un bel recitativo od una bell’aria altro non sono che la collezione d’una
un bel recitativo od una bell’aria altro non sono che la collezione d’ una moltitudine d’inflessioni e d’accenti scappati al
persone di gusto se l’arte d’illeggiadrire le cose, e per conseguenza una discreta licenza negli ornamenti non supplisce in
nseca dell’arte. Distingue egli con molto ingegno due sorta di musica una semplice e un’altra composta, una che canta e un’
n molto ingegno due sorta di musica una semplice e un’altra composta, una che canta e un’altra che dipinge, una che chiama
a semplice e un’altra composta, una che canta e un’altra che dipinge, una che chiama di concerto e un’altra di teatro. Alla
re colla maggior esattezza ciascun pensiero compreso nella poesia. In una parola vorrebbe egli che le grazie e le bellezze
grazie e le bellezze della musica fossero tutte quante sagrificate ad una rigida verità. Nulla di più giusto né di più sens
rale di Poro s’esprimesse quelle smanie medesime, come un serpente od una tigre che ci farebbero inorridire in mezzo ad una
come un serpente od una tigre che ci farebbero inorridire in mezzo ad una campagna, ci dilettano al sommo quando gli vediam
uovere, se un tale oggetto s’ottiene assai meglio permettendo ad essa una discreta licenza negli abbellimenti, se la musica
alla semplice e schietta natura nuocono invece di giovare, perché da una banda chiamano a se parte di quell’attenzione che
ici recitativi, come non s’inorpellano nella retorica l’esposizione d’ una ragione o la narrativa d’un fatto; perocché nasce
cipio di un’aria per la stessa cagione che non s’infiora l’esordio di una orazione, cioè perché ivi è più che altrove neces
no fermi a rigore di nota, quella non sarebbe più musica ma piuttosto una confusione e un tumulto. [31] Ottava. Si può far
sare di quelle licenze che si permettono a chi si diverte cantando in una camera, o in un’accademia. [34] Undecima. Ma nei
i nella seconda. [36] Decima terza. Le cadenze si devono eseguire con una ben graduata messa di voce, e con sobrietà d’infl
oè quelle cadenze arbitrarie inventate all’unico fine di far brillare una voce accumulando senza disegno una serie prodigio
ate all’unico fine di far brillare una voce accumulando senza disegno una serie prodigiosa di tuoni e raggirandosi con mill
rilli possano uscire in mezzo quarto d’ora dalla volubilissima gola d’ una Gabriela, o d’un Marchesi. [38] Decima quinta. No
che si chiama “recapitulazione dell’aria”, parola che o si risolve in una idea inintelligibile, o contiene un precetto inse
issati i principi analizzando le idee ne’ suoi primitivi elementi, da una banda non si vedrebbero essi aggirarsi tastoni de
i fanciulli sogliono cinguettare presso al loro babbo. Ora adoperano una cantilena perpetua che annoia insoffribilmente ch
ora sconnettono il nominativo dal verbo che gli si appartiene, ovvero una parte dell’orazione dall’altra in maniera che tan
apportato nella storia di Don Quisciotte, al quale, dopo aver dipinta una figura, riusciva fanto fedele l’imitazione che gl
i dissimili di chi gli recita. V’è chi lo dice in confidenza, chi con una confusione che ributta. V’è chi affretta a guisa
butta. V’è chi affretta a guisa di chi vuol galoppare, v’è chi mostra una milensaggine che vi par quasi debba convertirsi i
a, non perché manchi questa di eccellenti qualità, ma perché ne fanno una pessima applicazione. [48] Diffatti se l’imitazio
egro sono, come vede ognuno, il miglior mezzo possibile per enunciare una massima filosofica? Di siffatti solecismi musical
e i canari? Dove questa fermata si fa non alla fine d’un periodo o d’ una parola, come vorrebbe il buon senso e il richiede
buon senso e il richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su una vocale staccata dalle altre? Dove
richiederebbe l’inflessione patetica, ma in mezzo ad una parola o su una vocale staccata dalle altre? Dove il modulatore c
che più non si conosce a qual passione appartengano, onde ne risulta una nuova lingua, che non intendiamo? Dove non si com
rchestra che dia tempo ai polmoni di raccoglier il fiato per eseguire una cadenza? Dove per il contrario s’impone silenzio
strumenti chiamando con eccesso di stolidezza a singolar tenzone ora una tromba, ora un violino, ora un corno da caccia? O
ri? Il popolo può giudicare bensì del proprio diletto e compiacersi d’ una cosa piuttosto che d’un’altra, nel che i filosofi
gustan nel canto moderno coloro che nulla intendono, non è altro che una serie di sensazioni materiali, a così dire, e mec
el bello solo è chi ad un tatto dell’anima squisito e pronto accoppia una robusta facoltà pensatrice, chi comprende ad un t
ioni fra gli oggetti del gusto, chi sa dedurre da un principio sicuro una rapida serie di legittime conseguenze, in una par
da un principio sicuro una rapida serie di legittime conseguenze, in una parola chi porta in teatro o sui libri una mente
legittime conseguenze, in una parola chi porta in teatro o sui libri una mente illuminata non disgiunta da un cuor sensibi
ibri una mente illuminata non disgiunta da un cuor sensibile. Senza l’ una e l’altra di queste doti tanto è impossibile il p
rappresentazioni drammatiche collo spirito medesimo che anderebbe ad una bottega da caffè, ad una conversazione o ad un ri
iche collo spirito medesimo che anderebbe ad una bottega da caffè, ad una conversazione o ad un ridotto, cioè per ispenderv
re la sua testa d’idee e il suo cuore di sentimenti? Come crederle in una union di persone, le quali per lunghissima e non
attori rispondere come fece quel bolognese che, trovandosi in Roma in una veglia presso ad un tavolino dove giuocavano cert
ne sconosciuti a lui e insorto fra i giuocatori un litigio intorno ad una giuocata cui egli non aveva potuto badare per ave
sterno che producono i suoni sull’uomo considerato semplicemente come una macchina fisica organizzata per riceverli, non è
esercizio le proprie passioni. Cose tutte che non ponno provenire da una serie indeterminata di suoni, ma dalla determinaz
lla corruttela dell’antica armonia e dell’antico teatro attribuisce l’ una e l’altra alla debolezza de’ poeti e dei musici,
rcizio e il profitto146. Due autorità così rispettabili avvalorate da una costante esperienza bastano a dileguar pienamente
più nobil prodotto del genio, altro egli non vede nell’opera fuorché una moltitudine di personaggi vestiti all’eroica, i q
arenze o prestigi. Quindi l’incertezza e varietà con cui si giudica d’ una stessa composizione o d’un’aria, poiché non trova
ne della musica vaga ed incerta; se vi sia probabile speranza di dare una maggiore stabilità e fermezza ai gusti musicali e
ento dei suoni diretti non già a significar un pensiero, o ad eccitar una determinata passione, ma a piacere all’orecchio c
la diversa combinazione di essi quel piacere, che non può ricavare da una poco intesa e mal conosciuta imitazione. E siccom
co intesa e mal conosciuta imitazione. E siccome dicesi a ragione che una è la strada della verità e quella dell’errore mol
suffragi de’ pittori; mentre un frammento di Saffo, un’oda di Grazio, una elegia di Tibullo, un idilio di Teocrito, un’otta
ile nella incostanza all’elemento dove fu generato dopo aver eccitata una serie di sensazioni transitorie al paro di lui an
al occasioni sono rimarcabili. «In ultimo luogo (dice egli parlando d’ una comitiva) veniva un gran numero di eunuchi col vo
liare con un pretesto in apparenza scusabile. Il desiderio di schivar una gravidanza che apporterebbe forse una serie di do
sabile. Il desiderio di schivar una gravidanza che apporterebbe forse una serie di dolori fisici, il timore di non perdere
a vita morale, e il potersi assicurare della fedeltà d’un’amante o di una sposa (sicurezza cui la nostra frale natura attac
go dei nostro secolo…Noi perché facciamo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia una ottava più acuta delle altre voc
olo…Noi perché facciamo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia una ottava più acuta delle altre voci. Oh qual oggett
e da essa sono puramente fìsiche; all’opposto questa riproducendo con una serie successiva di tuoni l’impressioni degli ogg
sion musicale non consiste in altro che nel combinare aggradevolmente una serie di suoni analoghi al suono dell’oggetto o a
ballo chiamato alto, egli s’inganna enormemente. I suoni che regolano una contraddanza, un minuetto, un taice; un amabile n
a se non il gesto fuggitivo e pressoché momentaneo nell’aria percorre una moltiplicità di tuoni e di modulazioni differenti
e le confermano. La prima che nella tragedia e nella commedia s’usava una specie di canto di qualunque natura egli fosse. L
ne fa fede Strabone nel libro primo della sua geografia) al recitare una prosa semplice, così da ciò che, secondo gli Anti
la declamazione del diverbio e gran parte della monodia consisteva in una spezie di suono medio, il quale aveva alcune dell
eci e de’ Latini, e non essendoci altro mezzo di far capire all’anima una sensazione che la sensazione stessa, ma ch’esso f
e gli abbassamenti della voce sull’accento grave e l’acuto formavano una quinta intiera, e che nell’accento circonflesso c
gli oratori intorno alle intonazioni della voce. E che questa non sia una semplice conghiettura mia l’arguisco da alcuni te
ono esse abbastanza fisse e determinate, e finalmente perché, ammesso una volta che tutte l’inflessioni sensibili della voc
cui gl’istrioni recitavano le tragedie. Essi sortivano alla scena con una gran maschera che copriva loro la testa, la quale
a quale era chiusa da per tutto se non che verso la bocca s’apriva in una larga fissura chiamata dai Latini hiatus. I labbr
detta apertura erano lavorati ora di legno duro, ora d’un osso, ora d’ una pietra detta da Plinio calcophonos, e tutta la ma
l recitare il suono dilicato e fievole dei nostri canti, ma piuttosto una voce vigorosa e fortissima. A quest’argomento ris
voglia riflettere che essendo divisi i teatri in varie partizioni, in una delle quali si recitava la commedia, in altra la
uesta risposta sebbene pruovi abbastanza potersi dare fra gli Antichi una musica in genere che fosse più artifiziosa e più
colle leggi della musica lirica, o per dir meglio, essi non erano che una spezie di componimento lirico che si cantava per
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
a con molto credito nello spiritoso carattere della Serva. Arrivata a una certa età, e messosi assieme coll’arte sua un po’
o’ di danaro, abbandonò le scene, stabilendosi a Mantova, dove comprò una casa presso il teatro, e propriamente quella vici
ni, che, sul proposito, lasciò scritto nelle sue memorie : Questa era una vecchia comica, che sotto il nome di Fravoletta a
ancor nell’età di 85 anni conservava alcun resto di sua bellezza, ed una lucidezza di spirito bastantemente viva ed amena.
ravoletta o Fragoletta (nomignolo che le venne da un neo che sembrava una fragola) non seguisse i suoi a Parigi, ove furon
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 537
94 nella Compagnia Paladini-Talli, senza bisogno del lasciapassare di una scuola o di una filodrammatica. Recitò poi a sbal
ia Paladini-Talli, senza bisogno del lasciapassare di una scuola o di una filodrammatica. Recitò poi a sbalzi, con interval
allo splendore fisico pubblico e stampa trovaron di potere aggiungere una grande promessa artistica. Naturalmente i pregi d
udio, nella tenacità di propositi, nell’amore all’arte, poichè ella è una delle più innamorate dell’arte sua, la signorina
morate dell’arte sua, la signorina Severi arriverà certo ad attenuare una cotale ineguaglianza di recitazione, prodotta for
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 216-217
mmaseo disse di Papadopoli che con un cenno rendeva un carattere, con una modulaziane di voce avviava una scena. Alle sever
on un cenno rendeva un carattere, con una modulaziane di voce avviava una scena. Alle severità della critica odierna, Anton
are quelle del Papadopoli, tanto esse erano naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si form
semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a pena da qualc
oli ; ma non mai con la tavola e con la gola : e si racconta che dopo una recita all’Argentina di Roma, una delle tante di
on la gola : e si racconta che dopo una recita all’Argentina di Roma, una delle tante di addio, ch'egli era costretto a far
a, convitò tutti coloro che preser parte alla recita, dando fondo, in una gustosa cenetta, alle duecento lire che avea guad
le (Zara, 1886), in cui sono le norme particolareggiate per allestire una buona serie di piatti dolci e di piatti di famigl
vecchio è morto a Verona la mattina del 21 ottobre 1899. Avea sposato una Giuditta Girometti, mortagli il 2 novembre 1872 a
42 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
leghe distante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto una casa di campagna che denominò Zarzuela 29. Egli s
di campagna, il Tamburro notturno. Si tentò nel 1768 aprir camino ad una opera eroica spagnuola originale, rassettandola p
e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato: altri 98 ver
e, hizo participantes del castigo agl’ innocenti: si danno braccia ad una pecora, dalle quali il lupo strappa gli agnelli:
ia Achille annunzia a questa la sua libertà, ed ella grata gli augura una corona di lauro che Apollo idolatra; ma immediata
ò al carattere del magnanimo Achille quel gettar motti maligni contro una verità notoria dell’elezione di Agamennone, con d
s hombres. Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare una guerra civile contraddetta dall’ aria tutta minac
do à mi alma la quietud faltò; ciò in castigliano potrebbe dirsi una pura quisicosa, ed in francese un galimathias. Ag
dirsi un traditore, e l’istesso Agamennone col prendersi Briseida usa una prepotenza una tirannia, ma non un tradimento; pu
ore, e l’istesso Agamennone col prendersi Briseida usa una prepotenza una tirannia, ma non un tradimento; pure quando vogli
re ingiuriato e tradito da Achille? Stancherò io i miei leggitori con una circostanziata analisi dell’atto II? Contentiamci
fa venire in potere de’ Mirmidoni; nè poi Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguar
ig. Yriarte: Canzoneta vulgar breve y sencilla, Y es hoi à veces una escena entera, A veces todo un acto, Segùn su
che con mala elezione ha cangiato il proprio carattere, e si vede in una stessa tonada spesso congiunto l’antico ed il mod
delirj, la scempiaggine delle ultime tonadas è giunta all’estremo. In una di esse si sono personificate e introdotte a parl
o colle rappresentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite da una compagnia di commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno e l
enti della corte. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il va
uttura si allontana da i nostri teatri. Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comu
tri teatri. Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie
nee che pajono rette perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco commoda
commodamente la rappresentazione. La scena dell’uno e dell’altro è di una grandezza proporzionata agli spettacoli. L’appara
zioni rappresentate, ed alla chitarra sparita dalla scena è succeduta una competente orchestra di buoni professori posta, c
iore havvi un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed
Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada di personaggi Polacchi rappresentata con a
questa scenica rivalità, formando delle due compagnie un solo corpo, una sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi di co
interesse. Rimane oggi di cotali partiti di Chorizos y Polacos appena una fredda serena parzialità, che ad altro non serve
e contro questa mia breve narrazione su i teatri di Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed
ia io detto il contrario. Avendo io scritto che ne rimane oggi appena una fredda e serena parzialità, non ne ho anzi espres
ta notizia che Huerta sapeva e che non volea dire. Saben III: “che è una crasitud affermare che questi partiti si distingu
state insolenze, ma soli pugni scambievoli. Quali puerilità! Era poi una bagatella decidere a pugni del merito delle rappr
ti”. E qual ragione adduce di ciò? questa: che il regolamento di fare una sola cassa seguì due anni dopo. Egli ha ragione:
tre che allora si unirono gl’ interessi delle due compagnie e si fece una cassa; ma non vuol per questo che componessero un
tenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti un corpo ed una cassa. Compiè l’opera il lodato Presidente di Cas
e, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi di una buona orchestra, discacciandone la ridevole compa
olor di solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo come una sola cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle
ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di c
Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse questa una scelta ragionata delle migliori? Non è che una se
oicas. E’ forse questa una scelta ragionata delle migliori? Non è che una semplice reimpressione di circa 35 favole buone,
ri mal istruiti? Manca ancora dopo di tal raccolta a sì culta nazione una scelta teatrale ragionata intrapresa da un letter
43 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
la francese par che languisca come un dilicato color di rosa presso a una porpora vivace. E se la regolarità, il buon gusto
ancredi, bellissima tragedia di Thompson, il cui argomento, tratto da una novella inserita nel pregiatissimo romanzo di Gil
1739. Dennis, il famoso censore e nemico di Alessandro Pope, compose una tragedia condotta con ingegno e scritta in buono
po Shakespear e Otwai, ha data nel 1755 la Suocera ambiziosa, stimata una delle sue migliori tragedie secondo il gusto degl
e costumi semplici, é autore di due atroci tragedie cittadinesche, l’ una intitolata Barnwell 247, o il Mercante di Londra,
bbe ricavarsi dalla morale del teatro. E perché? Che connessione ha l’ una cosa coll’altra? La tetra sua morale quanto tempo
opo che sono stati stampati e letti con diligenza, non vi si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno
i si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno di una gloria passeggiera, che pure avran comune con alc
i. Il signor di Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzione di una commedia del ministro anglicano Hume per errore c
ento, comune per altro e mille volte usato, avvenuto per lo rimorso d’ una nutrice, non lascia di trovarsi qualche interesse
utrice, non lascia di trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é una filza di scene leggiermente accozzate, più che un
io di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdotto in casa di una dama, la quale ne riceve anche lettere amorose, p
mettervi nell’impressione quello che ne avea tolto per obedire, diede una pruova della perizia di esso pubblico e della pro
de’ servi. Egli nella scena II dell’atto II fa nella propria persona una dipintura curiosa di quelli che aspirano ad entra
o in un milord in casa della Belmour, danno all’azione un movimento e una vivacità considerabile. Piacevole e ben condotto
raduttor di Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 1763, ed é una di quelle che più sovente comparisce sulle scene
ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto II é la genealogia di una giumenta, la quale rileva il ridicolo della sover
dda regolarità per quanto comportano tre intrighi amorosi avvenuti in una casa, un fiacco interesse, alquanti difetti, poch
ssato il Fiorentino Lulli cagionò in Francia. Oggi gl’inglesi vantano una musica nazionale discendente dalla tedesca, la qu
lo che pieno della lettura de’ francesi pensò a riformarlo, inducendo una compagnia comica, che solea rappresentare ora in
di S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la di lui memoria con una statua. Il signor Gellert ha prodotte varie comme
i il teatro italiano, il francese, e lo spagnuolo ancora fremerebbe a una scena simile alla III dell’atto III tra madama Or
tte di prendervi questa libertà? Non temete di ammalarvi abbracciando una povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha
vi abbracciando una povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha una difficoltà di respirare e perché, senza accorgers
riposo, quando tutto a un tratto mi é sembrato di trovarmi in cima ad una ripida balza. Voi mi precedevate, ed io vi seguiv
mpo in tempo rivolgendovi gittavate verso di me. Incontinente ascolto una voce che con dolcezza mi comandada di arrestarmi.
e francesi. Il re di Danimarca, che ha premiato questo buon poeta con una pensione considerabile, ha parimente istituita un
e, il famoso sig. Gluck, che in Francia é stato ultimamente onorato d’ una statua (In Italia a qual maestro di musica si é f
elle Fiandre, e perciò soggiugneremo qui, ch’essi ristringonsi colà a una compagnia francese di provincia, che va girando p
metà del secolo non comparisce veruna tragedia spagnuola a riserba di una traduzione del Cinna fatta nel 1713 da D. Frances
elicatezza del nostro secolo; dacché gli odierni teatri culti esigono una rigorosissima decenza. Essa é arricchita di un ra
meglio apparecchiata e colorita la richiesta del moro che pretende da una madre per prova d’amore la morte del di lei figli
ommaso Sebastian y Latre ha pubblicato nel 1773 in un saggio teatrale una tragedia rappresentata nel medesimo anno, nella q
Tommaso Ayala, professor di poetica in Madrid, ha pubblicata nel 1775 una tragedia intitolata Numanzia Distrutta. Il sogget
da que’ pochi che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Ga
lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie
una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie di alessandrino castigliano che parve non
ti, opera spregevole o facile. Per mille che saran capaci di scrivere una commedia nobile, o una tragedia, che muore appena
facile. Per mille che saran capaci di scrivere una commedia nobile, o una tragedia, che muore appena nata, a stento se ne i
muore appena nata, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre una farsa piacevole e ingegnosa, atta a resistere agl
? Nel saggio teatrale del mentovato Don Tommaso Sebastian uscì ancora una commedia, in cui l’autore pretese riformare il Pa
e come pare loro di averli fatti parlar quanto basta, conchiudono con una tonadilla, la quale suol essere qualche racconto
’imparare da tal maestro l’arte di formar di varie figure un quadro d’ una giusta azione principale, ha rannicchiate, poste
un’altro corridoio, nel quale vedesi pur la gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla, e in parte al
un intermezzo, o tonadilla di polacchi rappresentata con applauso da una delle due compagnie. Vivendo la famosa Maria o Ma
questa rivalità teatrale, formando delle due compagnie un sol corpo, una sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi di c
sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti appena una fredda e serena parzialità, che ad altro non serv
776 l’opera italiana si é cantata ne’ siti reali, ed ha alternato con una compagnia comica andaluzza che si vale del teatro
tarsi qualche nostra opera tradotta in castigliano. 246. Veggasene una bell’analisi critica nella Gazzetta letteraria de
dramma. Egli, quantunque giovane di buona indole, essendo sedotto da una donna da lui amata, ruba il suo padrone, assassin
us de tous le comiques anciens et modernes». 249. Se ne può leggere una breve analisi e un ben meritato elogio fatto dal
l dianzi citato articolo del giornale straniero, e Riccardo III, e in una applauditissima commedia intitolata I Poeti alla
ionale. 257. Veggasi l’Année littéraire 1772 n° 9, ed ivi troverassi una picciola analisi di questo dramma, nel fine della
che la Francia. Veggo annunziata e commendata in vari fogli letterari una nuova tragedia di Klopstock intitolata il Saulle.
guise al lor gusto la pastorale di Gessner. L’Italia ne avrà in breve una versione dalla felicissima penna del P. Bettola O
44 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
r diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso una meno confusa idea, considerandone la struttura ύλ
à. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie di tenda portatile che prontamente si rass
tri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecento p
cia conosciuta sotto il nome di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’ una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’
aclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe
Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto,
nelio Nipote nel proemio del suo libro degli uomini insigni riferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni
ntazioni sceniche. Certo è che a poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legis
ne racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio propo
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
re porte, delle quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale, e l’ una , e l’ altra de’ lati ξενοδοχειον, ospitale 163. Q
gere velocemente i tavolati o col ritirarli, per togliere dalla vista una dipintura e farne comparire un’ altra165. Nell’al
a già il pulpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ mus
tori. In essa seguendo la circonserenza si elevava dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta da t
si, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo gradin
il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo de
iana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo
forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A render
perto da un tetto, rimanendo il resto alla scoperto. Formavano ancora una parte del teatro alcuni gran portici edificati do
spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime d
luogo. Or per moderare alquanto questo pericoloso concorso, si emanò una legge che niuno potesse sedervi, se non pagava un
itornasse all’uso antico; ma egli fu per questo accusato e punito con una grossa pena pecuniaria. Laonde Eubulo cittadino p
aria. Laonde Eubulo cittadino potente e adulatore del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse di tra
oncorso, qual lusso, quali profusioni per un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti pode
to, divenne schiava e poi barbara. Se il divertimento non occupa solo una picciola porzione del tempo lasciando il rimanent
dovere, la nazione è perduta. Non per tanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 718-721
inizio della sua vita artistica un grande ostacolo a farlo entrare in una Compagnia rispettabile come quella di Moro-Lin, c
to, sotto gl’insegnamenti dell’artista Carlo Hurard, farsi notare per una innata, irresistibile comicità ch'ei profondeva n
per una innata, irresistibile comicità ch'ei profondeva ne'limiti di una correttezza artistica, assai rara in un dilettant
attrice Marianna Moro-Lin, la Compagnia si sciolse, e ne formò subito una egli stesso in società con Borisi diretta da Giac
e alla Compagnia Benini-Sambo, e formò poi per la quaresima dell’ '88 una nuova società con Guglielmo Privato, che procedè
repertorio di Gallina. « L'avvenire del teatro veneziano – egli disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Venezia in un
ziano – egli disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Venezia in una intervista con Renato Simoni – sarebbe splendido,
lato avvezzo agli eccitanti, o dal bisogno nel pubblico lavoratore di una distrazione spensierata, egli debba mostrarsi nel
s’è visto, anche a Luigi Vestri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di una semplicità sbalordit
tri, il quale, artista eminentissimo, di una verità, e soprattutto di una semplicità sbalorditiva, pare fosse tuttavia cono
sono per Goldoni. Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra una scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro d
el suo tempo ; bisogna vederlo, dico, col suo libricciuolo in mano di una commedia del Maestro, non mai tentata a' nostri t
frasi, di parole !… E così a ogni commedia goldoniana che risorge, è una buffonata nostra o forastiera che tramonta…. E co
nte e nel suo cuore luce e vita per modo da occuparlo tutto omai come una , più o men lontana, realtà luminosa…. Ed è con l’
46 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
ipale che usci ciascuna de’ termini suoi. Con che si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare da
la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’ una insieme con l’altra. [Dalla cagione medesima pur
on si vorrebbe che, o per la maggiore perpetuità della fabbrica o per una certa male intesa magnificenza, altri avvisasse d
elodiose e grate a chi ode. Dimostra giornalmente l’esperienza che in una stanza ove nudi sieno i muri, ne sono assai poco
e le voci e riescon crude all’orecchio; le spengono gli arazzi di cui una stanza sia rivestita; ma dove ella sia foderata d
a tutto egualmente. Così le vibrazioni non verranno ad accavallarsi l’ una con l’altra, e più regolarmente ripercuoterà le o
l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è da osservarsi una certa regola e misura. La grandezza del foro, dic
a disabitato e solitario58. Senza parlare adunque quanto disdirebbe a una picciola terra un teatro grande, è da considerare
udire; come sarebbe ridicolo che così grandi si facessero le opere di una fortezza da non le potere dipoi difendere. Il che
voci, le bocche delle maschere che usavano i loro attori, erano quasi una foggia di tromba parlante; e cosi veniva la natur
altri inconvenienti, che ciò che si era preso per un compenso diviene una sconciatura grandissima. [6.5] A far sì che in u
per altro e facilissimo è il riparo. Basta cangiare il semicerchio in una semielissi, che ne ha appresso a poco tutti i van
6] Molto acconcia altresì per la miglior disposizione dei palchetti è una invenzione di Andrea Sighizzi, scolare del Brizio
orre in opera tutti gli ordini del Coliseo. Non è questo il luogo per una così fatta decorazione. I pilastri e le colonne a
tezze. E allora, o tu fai dell’interno del tuo teatro un settizonio o una torre, e senza un bisogno al mondo allontani di t
me si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è una maniera di grottesco, come se ne vede nelle antic
maniera di grottesco, come se ne vede nelle antiche pitture, ed anche una maniera di gotico il quale ha col grottesco un’as
otico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da una tal voce non verranno ad esser offesi gli orecchi
i dello spettacolo ed essere in vista, come i libri negli scaffali di una biblioteca, come le gemme ne’ castoni del gioiell
sarà egli lodevole, se nello interior del teatro saprà ristrignersi a una gentile e ben intesa intagliatura di legname, qua
ie, con quanto ha di più sontuoso e magnifico l’architettura. Secondo una tale idea sono due disegni che m’è avvenuto di ve
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
er istabilirvi la vera commedia. Non era al fine questo dramma se non una traduzione in parte corretta nella quale si cerca
attenzione del pubblico, furono lo Stordito ed il Dispetto amoroso. L’ una e l’altra appartengono al teatro italiano. I mede
he l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia italianaa. Arlecchino servo balordo si r
tarono prima del 1658 in Beziers con molto applauso. Questa favola ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia lo stile affet
la seconda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dal
le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
dia in cui non trovasi altra connessione se non quella che si vede in una galleria di bei ritratti; ma pure si accolse con
Scuola delle Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti facete di Straparolab. Ess
di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma
amila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffatto,
tura, la quale temendo di essere smascherata voleva farlo passare per una satira della vera pietà e religionea, Mille pregi
ommedia nell’anno stesso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero soltanto i nomi
one delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio d
, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal
rigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta tras
n avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamora
676 commedia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non una filza di scene di tratti immaginarii cattiva e ma
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali, e s
ommedianti per mostrare i loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una
loro talenti rappresentino nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia de la morte di
no nel secondo atto una pastorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto una
commedia, nel quarto una tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armi
a per civetta, mal corrisponde all’idea vera di tal carattere. Ella è una donna attempata che si belletta e vuol passare al
re la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
che l’autore la dedicò a Boileau Desprèaux contro di cui poi acrisse una satira, parendogli di non essergli stata dall’Ora
si rende poco credibile. Carlo Goldoni introdusse questo carattere in una sua favola, facendolo comparire pochissime volte
arteneva all’amico, era detestabile . Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il
media Italiana di Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in quella capitale sino al 16
te quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del
e tutto spagnuolo. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per a
mata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo pittore fatto una volta un arido informe sproporzionato embrione?
dilicati quelli che diede poi il cardinal di Richelieu, in cui danzò una volta Luigi XIII nel 1625. Più volte ballò in pub
ne’ balletti comici di Moliere sino all’anno 1670. a. Si osservi che una favola italiana anonima fredda e scandalosa intit
a il Tartuffo. In essa un eremita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra di una donna maritata, e poi
emita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra di una donna maritata, e poi ricomparisce, dicendo: que
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656
l consenso paterno. Che fare ? Turbato, contrariato, disperato, senza una guida, senza un piano determinato, senza l’ombra
ezzi, il 1804 ricorse di nuovo all’espediente della fuga, in cerca di una compagnia che lo accogliesse nel suo seno a qualu
specie con L'odio ereditario del Cosenza, fino a essere condotto dopo una recita a casa in trionfo, cosà rara se non unica 
nella quale stette fino al '41, per andare come attore e direttore di una nuova Compagnia formata da Carlo Re, proprietario
acquava a tal segno da trovarsi il più spesso, al momento di lasciare una piazza, in angustie tormentose : e si vuole che,
ole beneficiate lasciare ai figliuoli non men di 200,000 lire. Quando una misera compagnia si trovava vicina alla sua, si v
ed egli, se il suo dovere glie lo consentiva, accorreva subito, e con una recita la sollevava lì per lì dalle abituali rist
questa specie di deserto ; e in cambio della Bottega del Caffè, vi do una sala della Trattoria del Selvatico, dove dividere
vi do una sala della Trattoria del Selvatico, dove dividerete con me una modesta cena che ardisco di offerirvi. Naturalmen
te degli spettatori si recò davvero al Selvatico, ove trovò imbandita una sontuosa mensa con gran dovizia di cibi e di beva
imaneva pensoso ammirando. Con un cenno ei rendeva un carattere ; con una modulazione di voce avvivava una scena. Di Felic
cenno ei rendeva un carattere ; con una modulazione di voce avvivava una scena. Di Felice Scifoni : A vederlo, pareva ch
nel dramma, diventava nelle sue mani importantissimo, ed ebbe in ciò una rara potenza creatrice, perchè appunto il suo rec
o ; a me sembra l’indizio più sicuro e palese del genio, che modifica una parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta
a parte di sè, giusta i diversi soggetti che tratta, ma serba intatta una parte per farsi conoscere nella sua essenza, che
rano queste a dir vero come lampi che rompono il tranquillo sereno di una notte estiva, ma pure spiacevano in un artista ch
i aver detto che Vestri sa commovere il cuore quando la circostanza d' una scena patetica lo esige, conclude : nessun altro
Venezia (Viaggio in Italia), scrive : In S. Benedetto oggi si è data una commedia di Goldoni : Il Burbero benefico, degna
settembre) egli dice infatti : Abbiamo finalmente da otto giorni qui una Compagnia che recita al teatro S. Benedetto di pr
lascian nulla a desiderare ; ma delle commedie che furon date finora una fu sempre peggio dell’altra…. Sempre gli stessi i
fu sempre peggio dell’altra…. Sempre gli stessi intrighi : è in tutte una scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc.
in tutte una scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc. Sarebbe una fortuna straordinaria vedere almeno una commedia
figlio perduto, ecc. Sarebbe una fortuna straordinaria vedere almeno una commedia di Goldoni e ne' costumi del paese ; poi
e da lui firmata. Consta di quattro articoli brevissimi, e comprende una paginetta e mezzo di stampa a grossi caratteri. D
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 255-256
rimo amoroso, ma con poca riuscita. Scontratosi, dopo alcun tempo, in una giovinetta, figlia dell’attore Santo Nazzari, la
a a tal segno da decidere il marito a farsi conduttore egli stesso di una buona Compagnia, innalzando lei al grado di prima
do di prima attrice assoluta. Indi la fama del Perotti, conduttore di una Compagnia, la quale potè sempre competere colle p
richesi, Dorati, Bazzi, e Goldoni. Arriso dalla sorte s’andò formando una conveniente fortuna, che permise a lui e a'suoi d
egolare contratto la paga di quattrocento zecchini veneti all’anno, e una mezza serata per ogni piazza, ove le recite non f
r fuori, o in costume o in borghese ; tal che alla sua morte si trovò una gran quantità di panciotti di ogni specie e di og
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 146
lla di Domenico Bassi. Mortagli la prima moglie, s’abbattè il 1765 in una fanciulla di Cremona, per nome Teresa (V. Avellon
ppassionato marito coll’abbandonarlo ; sì che, non potendo egli farsi una ragione del perduto amore, si uccise a Sarzana l’
la gonuella. Chi dice che fu Amore cagione di quello sproposito ; chi una disperazione per mancanza di soldi ; e chi per es
una disperazione per mancanza di soldi ; e chi per essersi offesa di una imputazione non meritata. Ella è una comica da po
di ; e chi per essersi offesa di una imputazione non meritata. Ella è una comica da poter farsi onore, e se nelle Tragedie
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498
io del 1827, fu iniziato allo studio del disegno, diventando in breve una lieta promessa nell’arte del pennello, nella qual
te opere teatrali, in cui la sciattezza della forma era compensata da una cotal vivacità di dialogo e fecondità d’intreccio
tasta il polso all’ Infante, e constata che con un brodo ristretto e una bistecca tutto può passare. Povero Infante ! Non
tore della Compagnia Reale de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo di una Compagnia elettissima, di cui son parti principal
la tisi il luglio di quell’ anno, e Salvini sposò pochi anni appresso una giovanetta inglese, mortagli a ventiquattr'anni i
ima, il 29, a Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con una compagnia di attori americani. Il dicembre '81 e
; alla fine dell’anno, per la quarta volta, nell’America del Nord con una compagnia inglese, prima a New-York, poi a San Fr
in cui ricordavano i suoi ammiratori di altri tempi il cannoneggiar d’ una frase), tutta la freschezza e la musicalità della
à fisiche : imperocchè, giovane, bello del volto e della persona, con una voce fresca, limpida, armoniosa, tonante, pareva
ungesse la perfezione. Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza, una di più esagerazione. Giudicai Tommaso allora clas
e ora le parole e le imagini per dare non già un ritratto al vero, ma una pallidissima idea di questa gigantesca figura di
. in terra, io gli dirò : non è vero !!!!! Dall’Ammiraglio a Dio era una parabola ascendente, maravigliosa : ah ! quel Dio
: Or non ha dunque più foco il ciel…. la folgore a che giova ?… Con una intonazione altissima, disperata, proferiva sul f
fica armonia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte con una voce di basso, rauca, sorda, terribile, che mette
e generazione può farsi un’idea del come egli sapesse trar partito da una parola, da un monosillabo, da una esclamazione, d
l come egli sapesse trar partito da una parola, da un monosillabo, da una esclamazione, da un sospiro per suscitar l’entusi
tica dello studio, ma usciva elegantissima e varia sempre e rapida in una spontaneità apparente. Se mi fosse lecito un para
Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato : io lo ricordo in una intera stagione (agosto 1868 al Politeama fiorent
l suo grande Compagno d’arte. Come sul suo petto non brillò quasi mai una delle tante decorazioni, pur da lui possedute, ch
e nuovo suo trionfo può dirsi oggi la lettura della miglior parte di una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Eloisa, n
orza. Oggi il Ministro della Pubblica Istruzione gli ha fatto coniare una medaglia d’oro per solennizzare il suo sessantesi
repertorio, noi siamo certi di poter chiedere alla sua fibra titanica una nuova e gagliarda manifestazione del genio nel gi
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485
richiamò a sè. Ho seguito nella cronologia il Bonazzi stesso, di cui una breve autobiografia, dettata interamente alla sua
nel viso di noialtri scapati. Egli si sedeva sulla cattedra fiutando una presa, e a poco a poco si rasserenava, perchè la
i tutti i grandi della scena si avesser studi compagni, ci si farebbe una idea ben chiara di quel che fosse l’arte rapprese
vede e ode e sente : e rende ciò che ha veduto e udito e sentito, con una semplicità e con una evidenza, che par ch’egli di
e rende ciò che ha veduto e udito e sentito, con una semplicità e con una evidenza, che par ch’egli discorra. Il miglior de
Ho detto in principio che il Bonazzi aveva carattere intollerante. Di una rettitudine a tutta prova, di una mente penetrati
zi aveva carattere intollerante. Di una rettitudine a tutta prova, di una mente penetrativa, di un gusto squisito, odiava t
ubblici che avean nome d’intelligenti, e che preferivano, ad esempio, una meschina compagnia rappresentante il Prometeo di
faceva parte il gran Vestri ; che accorrevan a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta degli attori più abbie
e la lingua. A questa indole indiavolata accenna anche il Modena in una sua lettera a lui del 22 giugno ’57 (Epistolario,
arrestarle. Ecco, come saggio di quel suo stile eletto, le strofe di una poesia scritta nel ’66, tornato da Napoli a Perug
to tra le file celesti apre il cholera, pronto ad empirlo un suocero, una nuora, od un genero sta. Così all’onore provvegon
enne dell’ istrice. Nelle situazioni patetiche gli usciva dall’occhio una grossa lacrima che gli si spandeva per la guancia
ggiavano quei soli quattro animali, quando io nel 1843, assistendo ad una rappresentazione della compagnia Reale di Torino,
oltata con religioso silenzio. A poco a poco si aggiunse alla lumiera una infinità d’altri pomposi, inutili e fin ridicoli
tere il Goldoni ; e a Venezia il pubblico lasciò recitare alle banche una compagnia in cui a Demarini e Vestri si aggiungev
ti in età matura. Nel 1854 io vidi a Pisa gli avanzi del naufragio di una compagnia in cui recitava Tommaso Salvini, e circ
rtisti che più si appressavano a quelli, e spargendo anche sul teatro una tinta di patriotismo si vergognò di non accorrerv
a giornalisti ed attori, fra attori e frequentatori di caffè si formò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta coi
equentatori di caffè si formò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita,
ormò una tenera compagnia di mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita, una vera congregazione di
mutuo soccorso, una ditta cointeressata, una società in accomandita, una vera congregazione di teatrale carità. Per mafia
erate come le celle degli stabilimenti carcerarii ; e per non gittare una nube sopra gli applausi meritati, si seguitò a ba
’ anno. A maggiori danni dell’arte sopraggiunse, ai tempi dell’Italia una , la recitazione delle commedie in dialetto, ammir
non faccia un’ arte. Chi recita in dialetto, il quale non è altro che una monotona ripetizione di pochi accenti, se non è v
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
nze, onde a buon dritto l’Itala scena può attendere in questa ragazza una novella esimia attrice. Al principio del 1824
ttrice in quella filodrammatica…. che lasciò dopo un anno per formare una compagnietta, della quale essa era, si capisce, d
arole a quelle da lui messe per legare chiaramente e opportunamente l’ una lettera all’altra. Da Napoli, il 28 novembre 1837
mo di farne parte. Di quanto scrissi nella mia del 9 non mi rimuovo d’ una sillaba. V’auguro fortuna e quando vi verrà in c
to assoluto di Iª donna – onorario annuo Franchi Italiani novemila ed una serata intera nell’appalto ad uso comico. Le prim
zza serata per piazza ad uso comico. – Dispensa dalle recite doppie –  una recita per settimana di tutta vostra scelta. Il
4 aprile 1838, il Monti da Napoli cresce l’offerta di 10 mila lire ed una serata di beneficio con appalto sospeso. Da Ferra
lle proposte. Vi è un P. S. che trascrivo : In questo momento ricevo una lettera di mio fratello, il quale mi dà notizia d
irige, accetti d’andare con essi. Dopo ciò si sfoga contro le arti di una mala femmina ingrata, che dopo averlo lusingato p
ua, trovandosi a Roma, scrive per sentire le pretese per far parte di una Compagnia semi-sedentaria (sic) che si vuol forma
se Pisenti ? – la firma non è chiara) scrive da Forlì il 17 settembre una supplica : Mi viene fatto suporre che quest’altr
tta. Io fui obbligato di rinunziare alla quaresima di Bergamo pagando una penale di cinquanta zecchini effettivi. Poi abbi
gamo pagando una penale di cinquanta zecchini effettivi. Poi abbiamo una lettera di F. Lottini a Giuseppe Bosio (Bassano,
ce, era nella Reale. E torna Da Rizzo l’8 maggio 1841 da Firenze, con una lettera che trascrivo quasi integralmente : Angel
incipale della Compagnia che vuol formare per Firenze, non escludendo una qualche scappata per poche recite nelle vicinanze
nova (25 giugno 41) insiste per aver la Bettini e scrive : Vi faccio una confidenza : la Santoni me ne fa provare d’ogni g
a Amalia, Parecchi signori di Roma sarebbero intenzionati di formare una Compagnia Drammatica che facesse onore alla nostr
a gelò il sangue a que’ tali che ideavano averti per prima attrice in una Compagnia che per primo scopo doveva riformare il
1, tanto per cambiare, insiste per scritturarla qual prima attrice in una delle due compagnie che sta formando : e l’11 dic
Amalia, soccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti una santa per me e q
nsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti una santa per me e quest’ opera ti frutterà mille ben
le, sono persuasa che tu farai ogni sforzo per rendere la felicità ad una amica la di cui vita, dirò così, dipende da un tu
nell’italo socco i primi onori ! Incisione moderna di L. Margotti da una litogr. del tempo dello Stab. Angeloni. Il Niccol
Bettini ? Ella fu dal grido universale salutata grandissima attrice ; una di quelle pochissime donne capaci di farsi interp
dal Pellico ; anzi si può dire, che lo stesso autore avrebbe provato una nuova compiacenza per la sua creazione ove l’aves
orito il carattere, la Bettini lo ha scolpito ; ella ebbe dall’autore una parola che passata sulle sue labbra conduceva al
meno nobile e generoso, la infiammasse, ed era di recare un conforto, una gioia all’anima, su cui in pochi anni tanti e si
ue’ suoi atteggiamenti varj, in quei rapidi trapassi che l’eccesso di una passione immensa, combattuta, rendeva in lei prof
ha tocco quella eccellenza a cui giunse la signora Bettini, il darle una lode comune sarebbe un oltraggio all’arte stessa,
a prima volta, e non più riprodotto : ER PADRE E LA FIJJA Si è stata una commedia troppo corta, ma è stata una commedia ac
ER PADRE E LA FIJJA Si è stata una commedia troppo corta, ma è stata una commedia accussi bella, ch’io pe’ ssentilla ar mo
la ar monno un antra vorta me ce farebbe strascinà in barella. C’era una fijja d’una madre morta, bona e graziosa e se chi
un antra vorta me ce farebbe strascinà in barella. C’era una fijja d’ una madre morta, bona e graziosa e se chiamava Stella
adre morta, bona e graziosa e se chiamava Stella, poi c’era un padre, una testaccia storta, che strepitava : è quella o nun
ella Bettini (Antonio Colomberti), lasciò scritto di lei : Possedeva una persona giusta, volto esprimente tutte le umane p
battaglia ; chè ben poche eran quelle che, mercè sua, passavan senza una replica ; moltissime quelle che ne avean cinque,
mela maritata – I tristi effetti di un tardo ravvedimento – L’amor di una madre – Un fallo – Sedici anni or sono – La fedel
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — 1759 – 16 Settembre. » pp. 258-259
commedie così francesi, come italiane, poichè parlava assai bene e l’ una e l’altra lingua, delle quali possedeva tutte le
no al 15 marzo 1769, epoca del suo definitivo riposo, che ottenne con una pensione di 1500 lire. Dieci anni avanti, recitan
ne voix : Son talent est héréditaire. Antonio Stefano Balletti sposò una vezzosissima comparsa della Commedia-Italiana, e
ferita prodotta da un colpo di fuoco : che, avendolo visitato, trovò una piaga non lieve nella carne, alla parte esterna d
erna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che il Balletti disse di aver ricevuta all
ava nella Camille Magicienne, in cui si sparan colpi di fucile contro una torre, ove il signor Balletti stava rinchiuso con
resume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella commedia, e dovendo sparare a polvere
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 300
a Marta Foccheri sua figliuola, detta essa pur la Bastona. Questa era una brava attrice, una brava Amorosa, del carattere d
a figliuola, detta essa pur la Bastona. Questa era una brava attrice, una brava Amorosa, del carattere di Vitalba ; e vecch
ridicolo. Mi ricordo, che rappresentando essa la parte di Rosmonda in una tragedia mia, che Rosmonda era intitolata, mancan
avendo il carattere odioso di Teodora, pretendeva di farsi onore con una parte virtuosa, ed eroica ; ma tutti e due c’ ing
on voleva studiar cose nuove. Fu allora che il Goldoni pensò comporre una specie di serata-complimento, nella quale prendes
ma delle quali fu un’accademia poetica in lode di Venezia, la seconda una commedia in un atto, e la terza un’ operetta la F
a sua ciarlantaneria per favorire la sola Ferramonti, che non era che una seconda attrice…. e che il diritto di rappresenta
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 691
Malvina Simoni, egregia prima attrice giovine, si fece conduttore di una buona compagnia, in cui la moglie assunse il grad
ati anche Luigi Taddei. Mentr’ era il 1850 al Teatro Re di Milano con una compagnia di prim’ ordine, della quale prima attr
iprodotte son quali tuttogiorno succedono nel domestico focolare e d’ una naturalezza sorprendente. » Nel 1857 era a Tolent
ni. Egli ebbe due figli, Antonietta ed Ernesto, artisti entrambi ; l’ una , ritiratasi dal teatro nel 1882, per le parti di
le di generico e secondi caratteri ! I Coltellini traevano origine da una famiglia nobile del quattrocento venuta di Piemon
uez conte de Acevedo, Governatore per Sua Maestà Cattolica in Milano, una sua domanda per ottener la grazia di poter fare e
ce ancora il Paglicci Brozzi nell’ Appendice del suo lavoro – si ebbe una nuova concessione, in forma tutta gentile e direi
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 257-258
ala a Firenze nell’Ottavia, volle conoscerla davvicino ; e le scrisse una lettera di lode, congratulandosi con lei del modo
anno in segno di lutto, poi formò con Luigi Fossi e per un triennio, una società, in cui ella passò al ruolo di madre nobi
diè più segno di vita, e la povera artista col poco rimastole comprò una villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale
villetta con podere tra Roma e Frascati, la quale intestò al nome di una amica fedele, e in cui viveva con essa tranquilla
mosinando, poi fu ricoverata all’ Ospizio di mendicità, d’onde usciva una volta la settimana per andare a pranzo dalla poet
ella Internari, che è nella Biblioteca Nazionale di Firenze, si trova una sua lettera a questa, in cui la ring razia di cer
razia di certe medaglie e reliquie mandatele…. Ella trovò nella fede una gran forza a sopportar con rassegnazione la miser
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 418
re figliuoli addestrati alla scena, ma che gli moriron giovanissimi : una figlia, Anna, maritò a Luigi Perelli (V.). Il Ros
sull’elmo certe piume lunghe un braccio, tutte ritte e ammucchiate l’ una sull’altra, che conoscer facevano la goffaggine d
facevano la goffaggine del suo gusto. Carico di brillanti da Murano, una bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la f
, una bottega parea da vetrajo, e dal mezzo in giù la figura faceva d’ una piramide per i lunghi e mal posti fianchetti, che
to a dovere. Urlava quand’ era minaccioso, e parlava sberleffando con una voce crepata, quando pretendeva d’intenerire. Ost
eva il Sansone, e ultimamente nella Rossana so che fe' il Bajazet. Da una testa di questo calibro si può immaginare com’era
(V.), e andò a ritirarsi con la moglie e due figlie a Cento, ove aprì una bottega di commestibili ed altro. Fr. Bartoli, ch
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
Rossi Cesare. Da una memoria, scritta a posta per me, del figliuolo av
prime voci dei moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretamente una compagnia di volontari organizzata dal conte Anni
no dei Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovanni colpito da una palla che gli trapassò la gola. Caduta nel sangue
iego, sospettato di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio una Compagnia di comici, la Compagnia comico-mimo-acr
un vecchio soprabito color Nanchino regalatogli dal fratello Sergio, una giacca marrone del babbo, e qualche fazzoletto de
azione artistica per l’Italia. La Compagnia era divisa in due parti : una di mimi-acrobatici, l’altra di comici. Questi rap
e la Celestina, me lo ricordò sovente il povero papà, essendo allora una bambinella molto carina, faceva l’Angiolo liberat
faceva l’Angiolo liberatore. Papà si rammentava dello spavento avuto una sera quando si ruppe il congegno, e l’Angiolo res
di vedere ancora il povero Bellotti, che doveva essere affogato sotto una tela in tempesta, scappar fuori e gridarmi a brac
iù a piedi che in diligenza, e portando tutto il suo bagaglio, dentro una calsetta. A Fano lo colse una febbre violenta, c
portando tutto il suo bagaglio, dentro una calsetta. A Fano lo colse una febbre violenta, causata dai disagi patiti, e la
etulio Lombardi, che scontava nell’ergastolo, e ci stette dieci anni, una ribellione contro una pattuglia di papalini. La m
contava nell’ergastolo, e ci stette dieci anni, una ribellione contro una pattuglia di papalini. La malinconia prese il mio
col proprio ingegno da quelle angustie venisse meno in lui. Dotato di una fibra d’acciaio, sempre di buon umore, gioviale,
a cerchia limitata dei comici, già qualche successo aveva sorriso. In una farsa : Le disgrasie di un bel giovane, egli era
lla dell’andata via colla giacchetta rovesciata, la platea scoppiò in una fischiata così unanime e clamorosa da farla crede
o ogni fiducia in sè stesso e già pensava ad un secondo addio, quando una mattina Ernesto Rossi andò a trovarlo a casa, lo
ono. Per la primavera di quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una Compagnia drammatica di primo ordine per incarico
i ostacoli se tra Ernesto Rossi e Gattinelli non si fosse manifestata una incompatibilità di carattere molto favorevole per
scoppiò aperto il dissidio fra mio padre e Gattinelli, a proposito di una parte. Erano alle prove, e poichè pareva che Erne
Balzac. Anche questa scelta era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai una tradizione sulla scena, una tradizione formata da
era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai una tradizione sulla scena, una tradizione formata da Gattinelli, Vestri, Taddei,
ue spalle sono strette ? e le sue braccia lunghe ? eppoi osservi bene una cosa che è rispettabilissima, e che caratterizza
esare Rossi perchè era studioso, zelante e infaticabile, si è formata una posizione che non a tutti nell’arte è dato conseg
. Se col suo glorioso omonimo, Cesare Rossi vide chiara a sè davanti una mèta da toccare, immediatamente dopo con Bellotti
iorno si spense quasi d’improvviso per congestione. I funerali furono una imponente testimonianza di affetto e di ammirazio
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 678-680
il potere del suo ciglio e tanto animato il volto che bastava vederla una sola fiata per non dimenticarla più mai. Ma in ne
l’ufficio di pennello, i nostri lettori vedrebbero la vera immagine d’ una pulcella di 45 anni che tutto ha perduto fuorchè
altrui, al cospetto di un qualche bell’uomo. L’effetto che produce in una donna dimenticata una equivoca dichiarazione di a
un qualche bell’uomo. L’effetto che produce in una donna dimenticata una equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che
cata una equivoca dichiarazione di amore, il passaggio che ella fa da una finta modestia ed un finto sdegno alle leziosaggi
nitidissimo specchio il transito d’ uno in altro pensiero, indizio d’ una mente studiosa di quanto le accade intorno, indiz
, indizio d’una mente studiosa di quanto le accade intorno, indizio d’ una fibra da cui riverbera la sensazione come raggio
mi parve uno di quegli attori, che io andava cercando. Composi dunque una Commedia a lui principalmente appoggiata, col tit
ontro di questa Commedia, è necessario che prima di parlarne racconti una burletta, una bizzarria che mi è caduta in capo i
a Commedia, è necessario che prima di parlarne racconti una burletta, una bizzarria che mi è caduta in capo in quel tempo.
merito dell’ invenzion delle scene e del dialogo che piaceva. Siccome una gran parte di quella commedia era a soggetto, ha
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 118-120
glie del precedente, e figlia di Gasparo e Lucia Raffi, conduttori di una Compagnia di ballerini da corda, nacque il 1723 c
affi Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era una delle più famose in tal genere. Eravi la bravissi
ia ; la Maddalena, che fu moglie in seguito di Giuseppe Marliani, era una copia fedele della Teodora, e il Marliani suddett
e attitudini per la scena congiungeva la Medebach – dice il Bartoli –  una figura leggiadra, un volto tutto spirante grazia,
il Bartoli – una figura leggiadra, un volto tutto spirante grazia, e una voce dolcissima e chiara. Pare che il genere suo
era un’ attrice eccellente ed attaccatissima alla sua professione, ma una donna soggetta a vapori. Era sovente ammalata, so
apori di soio comando. In questi ultimi casi bastava a propor di dare una bella parte da rappresentarsi ad un attrice subal
vapori divenivano sempre più nojosi e ridicoli : rideva e piangeva in una volta, mandava grida, faceva mille smorfie e mill
carica di reliquie, giuocava e scherzava con quei monumenti pii come una fanciulla di tre o quattro anni. Vedendo la prima
di stato d’ esporsi sopra la scena, all’ apertura del carnevale feci una Commedia per la cameriera o servetta. Madama Mede
a memoria d’ uomo. Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne s
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 508-512
lersene nel viaggio da Roma a Modena a conto delle loro provvisioni : una miseria codesta, se vogliam credere che il bisogn
ominare uno, ch'avesse fatto i suoi studi. » In data dell’'88 abbiamo una lettera al Duca di Modena, in cui si lamenta di n
rte Maggiore per altra malattia. Giuro avanti Dio che se V. A. mi dà una carità convenevole, volere andare a trovare la sa
qual dovevo portare alla felice memoria dell’ Imper. Leonora, come da una sua lettera che tengo può vedere, e l’ assicuro c
vi tornò a far l’orefice per campar la vita, esercitandosi la sera in una società di dilettanti a recitar le parti di amoro
citar le parti di amoroso in italiano. Col Meneghino Caironi sostenne una sera del carnovale '64 o '65, la parte di Fornare
di fischi e di risa, che dovette cambiar aria, e andò ad aggregarsi a una Compagnia miserissima, che recitava in un granajo
scene dialettali, e in ispecie nel famoso Barchett de Buffalora, per una grande intelligenza nel concepire i caratteri, e
e Buffalora, per una grande intelligenza nel concepire i caratteri, e una grande spontaneità e verità nel rappresentarli :
e degli artisti milanesi. Toltosi dal Ferravilla, pensò di mettere su una Compagnia milanese in società con Davide Carnaghi
u le orme della famosa del Toselli e di quella veneziana del Benini : una Compagnia insomma, che ai Massinelli, Panera, Inc
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
stupire ch'ella divenisse grande a sua volta, dando i primi segni di una eccezionale intuizione a soli nove anni, quando a
gnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno di una Compagnia piemontese. A quindici si unisce alla z
o : quest’ultimo lavoro, nella sua semplicità originale e poetica, fu una vera rivelazione artistica per la nostra Adelaide
rtistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e p
aide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e provetta. E infatti, era tan
nciulla, che io stesso udii ripeter le mille volte in platea : « Ecco una vera prima donna ideale. » A quello delle Sponde
ova di tutti i suoi mezzi artistici, si fu in Margritin dle violette, una felice riproduzione, o riduzione, del dramma tipi
rtuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per una malattia cancerosa al petto, che la rose lentamen
hiuder degnamente questo mio, stralciare un brano, che si riferisce a una recita di Fernanda al Margherita di Genova per la
ramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, così dolce di solito, non er
abile recita, ella tornò a Sampierdarena, ove faceva il carnevale con una compagnia…. non sua. Adelaide Tessero !!!
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 859-861
sa nel Mondo della noia di Pailleron, di Margherita nella Medicina di una ragazza ammalata di Ferrari. Ho detto che Adelaid
ra delle attrici madri e caratteristiche della scena italiana. A dare una idea esatta del valore artistico di lei, e soprat
. Com’era apparsa in su la scena, avea già fatto metà della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con
della parte con una figura delle più convenienti al personaggio, con una espressione del volto nobile e serena, con un sor
ra tutta trasfusa la soavità dell’indole sua. L’altra metà faceva con una spontaneità siffatta di dizione da far strabiliar
, Adelaide Falconi come donna è stata amata ed adorata perchè è stata una santa. Mai dimenticherò l’accento caldo, convinto
. Mai dimenticherò l’accento caldo, convinto, di reverenza, col quale una giovanissima e valorosa attrice, alla quale di Ad
ice, alla quale di Adelaide Falconi chiedevo, mi rispose tout-court : una santa ! L’acre polvere dei palcoscenici mai è giu
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 240
a da Antonio Colomberti. Fu in Egitto, ad Alessandria e al Cairo, con una compagnia sociale, e, tornato in Italia, si scrit
compagnia sociale, e, tornato in Italia, si scritturò con la moglie e una figliuola, l’Annetta, in Compagnia di Cesare Dond
ta a Genova del 1837, esordì prima donna all’età di sedici anni, come una delle più liete promesse dell’arte. Divenuta in p
cui sposò il primo amoroso Angiolo Diligenti, col quale formò subito una buona compagnia, che durò parecchi anni con buona
na compatibilità dei caratteri, ella domandò e ottenne giuridicamente una separazione di corpo e di beni. Si unì poi all’at
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 722
a Trieste, dove, fatto un corso regolare di studj, si impiegò presso una Casa di Commercio. Ma la passione per l’arte dram
lo vinse a segno, che, dato un addio ai libri mastri, si scritturò in una Compagnia comica in qualità di amoroso, diventand
ar le scene aveva assai più inclinazione che per l’arte. Sposatosi ad una egregia attrice pur triestina, Giovanna, che fu b
arlo Lollio, ed ora di Carlo Romagnoli. Il '64 lo vediam direttore di una Compagnia, di cui faceva parte il Meneghino Luigi
si, fu per consiglio di medici trasportato a Barbania di Piemonte, in una villa dei Cottin, dove morì l’ 8 novembre 1886.
67 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
d’ingegno acre, vivo, pespicace ed atto ad ogni impresa, e possedendo una lingua figlia generosa di bella madre, ricca, esp
etri Italiani. Con ciò egli non venne solo a mostrare il mecanismo di una versificazione straniera, come taluno si diede bu
rchè i primi traduttori Spagnuoli delle antiche favole non ne diedero una idea capace d’invitare all’imitazione. Forse la n
ntroduzione di battaglie, assedj, duelli, dovette allettare assai più una bellicosa nazione; e quindi determinare i Vega, i
risse las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una favola Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tut
ano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbell
gia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traffica vergognosamente pe
ia è appena incominciata, e mostra che altro non sarebbe divenuta che una copia delle pastorali Italiane; perchè il prologo
stinto per la nascita, per le avventure e per la morte, essendo stato una notte in Madrid nella propria carrozza ucciso da
isabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna dove trovasi a diporto l
Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta d’ una mascheretta grata al suo liberatore gli dà una ba
na, la quale coperta d’una mascheretta grata al suo liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e u
liberatore gli dà una banda, che a que’ tempi si reputava un favore e una prova d’inclinazione della dama verso il cavalier
izzar del pesce. Il conte vuol riferire che entrò nel giardino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un
di pistola, e che la difese dalle spade degli assalitori, e ne ricevè una banda. In ciò si spendono ben centoventicinque ve
banda. In ciò si spendono ben centoventicinque versi, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di ne
quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto pettinata
della mal riuscita impresa ne parla all’amante con tutto l’impeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amor
e la risposta. In fine a lei si volge, e si determina ad invitare con una breve lettera i congiurati a Londra, mostrandosi
menti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito. Gi
nte combattuto dall’ amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una bella regina. Ma questo punto dell’azione viene d
rispetto; entrambi fanno pompa di acutezze là dove era da svilupparsi una tenerezza contrastata. Il conte recita anche un s
h grandezza tu sforzi il labbro a parlar contro del cuore!)”. Parte l’ una colerica e gelosa, l’altro abbattuto e stordito.
dal suo racconto ha bevuto tanto veleno, trasportata le favella come una regina gelosa che senza confessarlo ne inspira tu
ina tralle cure del regno e dell’amore si addormenta. Bianca esce con una pistola alla mano che porta il nome del Conte; qu
chiede di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poic
lice che portò nella prima scena. La riconosce il conte; ma ella come una dama privata gli presenta la chiave della prigion
eva ch’egli invitava a Londra i congiurati unicamente per prendere in una volta tutti i ribelli. La lettera termina con un
n numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’è che
tri sono pessimi per istile, per azione e per orditura. L’argomento è una commediante rinomata che si converte, si disgusta
gusta della propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in u
nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio in una solitudine, e muore santamente. Nell’atto del Gue
tro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce ad affiggere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta di
igarral, il cui moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia, o nido di cicale Da lui piantato, è un
d’un ben grasso erede. Con grazia tal ragiona, Che ad ogni motto una novella appicca, Che sempre è lunga, e non è gi
nga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra d’ una mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le scri
sarà tempo poi per gli altri. Mio cugino viene a prendervi; mettetevi una mascheretta, e non gli parlate; perchè finchè io
ritratto da un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta di quitanza così dettata: Ho ricevuto da Do
na carta di quitanza così dettata: Ho ricevuto da Don Antonio Salazar una donna che ha da essere mia moglie, con suoi contr
pochissime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’ una di Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in
ore Ferdinando, rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’han
enza saper parlare e che si va sviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le inspira la veduta di un gi
e. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici di due amanti vir
etto rendendola ancora più grottesca. Moliere la rettificò, facendone una dipintura d’un discolo, la spogliò della varietà,
fonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di una Ebrea Toledana chiamata nelle cronache nazionali
he Rachele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche una favola sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcun
venti commedie oltre a un gran numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino a’ nostri di continua a rappresen
nte in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione prodigiosamente feconda: non cedeva
dolcezza, facilità ed eleganza: seppe interessare gli spettatori con una serie di evenimenti inaspettati che producono con
onio, San Paolo, Adamo, S. Agostino, Geremia. L’Appetito, il Peccato, una Rosa, un Cedro, il Mondo, sono personificati negl
Servette o Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare, . . .
ici su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima ele
cenza di vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Maria Vergine, una mima elevar la sfera sacramentale e cantare il Ta
l teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo, che ella perirebbe pr
gni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È una ipotesi troppo inverisimile per accreditar le sit
le per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di una parte della Palestina nel tempo che contendevano
della bella Marianna, e gli vien dato ad intendere essere immagine di una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spettator
ercossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto a una torre per aspettar la sentenza della sua morte. L
sa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolo
dina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di una damigella questa lettera passa nelle mani della s
l’amore e l’indignazione; nè a questo punto patetico altro manca che una esecuzione più naturale ed espressioni spogliate
arsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa una contesa tutta comica e indecente contraria alla v
riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pazza
sulle scene? Si combattono in tal guisa gli errori volgari? É questa una dottrina concorde colla libertà umana e colla rel
ella gelosia di Erode riferita dall’Ebreo Flavio Giuseppe, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in c
ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccom
da’ Mori, ma vien liberata da alcuni soldati Cristiani e condotta in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Q
bandonarla. Piagne la meschina, domanda la morte; ma l’inumano prende una risoluzione più barbara, e facendo segno a’ Mori
e di Dorotea, mal grado de’ freddi concetti che le deturpano. Ne darò una mia traduzione, e ne’ passi dove i tratti patetic
misfatto è quell’istesso che commise un mostro Inglese in persona di una Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore
un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario d’ una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama
l segretario d’ una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della di lei corte, e la principessa sa il d
per comunicarsi anche in pubblico quanto passa, hanno posto fra loro una cifra, che rende inutili tutte le diligenze e gli
a cifra. Senza mettere per ipotesi che gli amanti sieno un Perfetti e una Corilla, cioè verseggiatori estemporanei, è impos
on per osservar le regole prescritte, ma per desiderio di riuscire in una impresa allora forse reputata difficilissima. Di
a a cercarli idonei ad inspirare amore per qualche virtù o a rilevare una massima istruttiva. E che insegna quest’intrigo d
quès del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore pieno di una sognata nobiltà di cui pretende tirar l’origine d
pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di una volta ne rise. In questa motteggia sull’uso d’int
i seppe tessere un’ azione regolare passata in un giardino nel giro d’ una notte. Anche in essa riprese i compatriotti che a
escluso da’ di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre una favola dentro le regole senza dipendere dall’uso
rità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di una dama bizzarra che vuol parere superiore all’amore
t con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di una risa ironica, che pareva di aver letto nell’anima
opia Francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di una scena della II giornata, in cui Carlo cade a pale
e disprezzata, rassomiglia un fuoco fiaccamente dipinto alla vista di una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comico Fr
piacevoli della commedia di Moreto la Ocasion hace el ladron. In essa una baligia cambiata ed un nome preso a caso da un ca
Parecido en la Corte, e No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia di rassomiglianza che ha varie scene pia
a di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli e dove il buffone ha una parte competente. L’altra è stata adottata dagl’
nde con bizzarria; ma Don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con una persona tanto, al suo credere, inferiore a lui pe
ngo tempo il sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo ma leggendo una lettera, nè badando a Don Tello che gli s’inginoc
on Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Ma perchè egli più d’ una volta ha mostrato disprezzo del valor personale d
i novella drammatica. Vi si vede un re d’ Inghilterra che smarrito in una foresta si ricovera solo in casa del mugnajo, dov
propositi de’ campagnuoli e l’infedeltà usata da un suo cortigiano ad una contadina119. Verisimilmente l’autore ne tolse l’
sarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che questa era una debole copia delle nominate commedie spagnuole. L
oli fu tradotta in prosa e intitolata Proteggere l’ inimico, ha più d’ una situazione interessante, locuzione propria, e un’
azia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di una fiata ho veduta rappresentar questa commedia (per
ras che già si era ritirata dal teatro quando io lasciai le Spagne. L’ una e l’altra con pari applauso, benchè per different
el misto di grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a una giovanetta di sommo talento e vivacità ma disdegn
uel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapprese
tumi e le leggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria di una dama e di un cavaliere che fanno vista di amarsi,
dimorare in Zamora, gli risparmi l’onore di più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino di quel
ni, è colorita con tratti vigorosi, e ben punita con un matrimonio di una finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è
n matrimonio di una finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca, Anche questa favola pa
gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima favola una lezione scenica a’ principi, col medesimo intento
ese la morale e la politica che vi si spargono, vengono avvelenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da
e a’ sovrani, tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta. Un suddito ardito che crede aver
ra discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli il C
ci principj applicabili ad ogni evento? E come maneggiarsi bene senza una norma, senza bussola, senza aver coltivata la rag
a di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici ed affetti privati,
potendo, sfida l’amante. Egli è nell’ angustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza o di rimaner di
ria alla nazione sì gran numero di talenti abbandonati al trasporto d’ una immaginazione calda e disordinata e innamorati di
avendone egli solo prodotte cinque nel 1609. La Gran Semiramis non è una tragedia divisa in tre atti, ma una rappresentazi
nel 1609. La Gran Semiramis non è una tragedia divisa in tre atti, ma una rappresentazione de’ fatti di questa regina in tr
di questo re Unno. La Infeliz Marcela per avviso del Montiano è anzi una novella che una tragedia, in cui intervengono anc
no. La Infeliz Marcela per avviso del Montiano è anzi una novella che una tragedia, in cui intervengono anche persone basse
nni frequentato ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritta una tragedia sì cattiva, seguendo il sistema erroneo
e inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione delle favole sceniche spagnuole scelta
i che gl’ insolenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso contro del
ra non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance in cui narransi avventure di Mo
mexi. 113. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie di delirio, facendo che Dorotea in quello
delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei l
ò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi di una riforma nelle patrie scene avendogli citari nel D
iano. 122. L’ab. Lampillas o travedendo o volendo far travedere citò una sognata Storia teatrale delle antiche nazioni e d
68 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
r diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso una meno confusa idea, considerandone la struttura ιλ
à. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie di tenda portatile che prontamente si rass
tri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecento p
di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe
Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto,
ΙΔΟΣ, Reginae Philistidis , che non improbabilmente potrebbe credersi una regina che dominò in Siracusa al cui tempo forse
on lontano dal tempio di Apollo, che poi verso il 1227 si convertì in una chiesa dedicata a Maria Vergine sotto il titolo d
Maria Vergine sotto il titolo dell’Assunta. Essi ci attestano che in una orazione di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle ope
nelio Nipote nel proemio del suo libro degli Uomini insigni riferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni
entazioni sceniche. Certo è che a poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legis
ne racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio propo
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
re porte, delle quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale, e l’ una e l’altra de’ lati Ξενοδοκειον, ospitale a Questa
lgere velocemente i tavolati o col ritirarli per togliere dalla vista una dipintura e farne comparire un’altra. Nell’alto d
non era già il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ mus
tori. In essa seguendo la circonferenza si elevava dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta da t
ti, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo scalin
il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in una superficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo de
iana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo
forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A render
perto da un tetto, rimanendo il resto allo scoperto. Formavano ancora una parte del teatro alcuni grandi portici edificati
spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime d
ervi luogo. Or per moderare alquanto sì pericoloso concorso, si emanò una legge che niuno potesse sedervi, se non pagava un
aria. Laonde Eubulo cittadino potente e adulatore del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse di tra
concorso qual lusso quali profusioni per un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti pode
to, divenne schiava e poi barbara. Se il divertimento non occupa solo una picciola porzione del tempo lasciando il rimanent
dovere; la nazione è perduta. Non pertanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo
69 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
e della propria schiavitù, amando la poesia e la danza, seppe usare l’ una e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non
i sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare una spedizione militare. La partenza de’ guerrieri d
nto delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rappresentano una dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale
ro varie espressioni, che gli Europei durano fatica a credere che sia una scena immaginaria, e non la vedono senza ribrezzo
ente per la natura e per l’indole di que’ popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe pure gli Haravec (vocabolo corr
ndagarne l’origine, la quale con alcune probabilità può rinvenirsi in una festa solenne che solea celebrarsi in Cusco. Un a
al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle di leonea. Tutti portavano maschere spavent
dalle maschere, suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E chi sa che le armi po
pre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? Chi sa che qu
Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni ( una delle quali era la mentovata Raymi) assistendovi
tre, confuse, mescolate, riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa del l’antica distrut
ntrada popolata da moltissime famiglie nobili americane, dove si gode una giusta libertà e proprietà, che sono le cagioni o
più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali lor
ono farsi lecito di rappresentare certe feste teatrali e specialmente una tragedia della morte del l’ultimo inca Atahualpa
el che mi narrò in Madrid un negoziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane at
goziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruvian
a parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del
ita del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perrachola. a. Ecco una proposizione innocente, vera, circospetta, modera
ovo Mondo agli Europei, il Vespucci ed il Cabotto. E perchè? E’ forse una menzogna? Egli è vero che il Fiorentino Vespucci
tò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni
ca così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare una flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di H
70 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
e della propria schiavitù, amando la poesia e la danza, seppe usare l’ una e l’altra nelle rappresentazioni teatrali; ma non
i sommamente que’ popoli del ballo guerriero, che solea rappresentare una spedizione militare. La partenza dei guerrieri da
nto delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rappresentano una dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale
ro varie espressioni, che gli Europei durano fatica a credere che sia una scena immaginaria, e non la vedono senza ribrezzo
nte per la natura e per l’ indole di que’ popoli, nella quale trionfa una sana morale. Ebbe pure gli Haravec (vocabolo corr
ndagarne l’origine, la quale con alcuna probabilità può rinvenirsi in una festa solenne che soleva celebrarsi in Cusco. Un
al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle di leone36. Tutti portavano maschere spaven
dalle maschere, suggerì il disegno di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E chi sa che le armi po
pre a difesa della religione e della patria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale? Chi sa che qu
Tali rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni ( una delle quali era la nominata Raymi), assistendovi
tre, confuse, mescolate, riprodotte con tante alterazioni, vi formano una popolazione assai più scarsa dell’antica distrutt
ntrada popolata da moltissime famiglie nobili Americane, dove si gode una giusta libertà e proprietà, che sono le cagioni o
più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali lor
no farsi lecito di rappresentare certe feste teatrali, e spezialmente una tragedia della morte dell’ultimo Inca Atabualpa a
fa (per quel che mi narrò un negoziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane at
goziante di Cadice che vi avea passata una parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruvian
a parte della vita) spiccava una bella e giovane attrice figliuola di una Peruviana e di un Italiano chiamata Mariquita del
a del Carmen, e conosciuta pel soprannome di Perra-chola. 32. Ecco una proposizione innocente, circospetta, moderata, ri
uovo Mondo agli Europei, il Vespucci ed il Cabotto. E perchè? è forse una menzogna? Egli è vero che il Fiorentino Vespucci
stò tanto credito fra i suoi compagni, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni
ica così si dice nel libro XIX: Quando Errico VIII volle equipaggiare una flotta, fu obbligato a noleggiare i vascelli di H
71 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
senso con vaghe e brillanti modulazioni, e possono queste ridursi ad una certa unità, la quale se non appaga del tutto la
to la severa ragione, basta nullameno per sedurre l’immaginazione con una illusione aggradevole. [2] Alcuni compositori ita
menti, avvisandosi con gran giudizio che questi altro non essendo che una spezie di commento fatto sulle parole, era una st
altro non essendo che una spezie di commento fatto sulle parole, era una stoltezza da non sopportarsi che primeggiassero e
istinti. Al presente sono esse così minute che non hanno luogo a fare una impressione durevole, né servono ad altro che a s
al principe troiano, e l’ingratitudine imperdonabile di costui verso una principessa cotanto amabile, mille altri aggiunti
eresse che sogliono destare il canto e la poesia, le quali esprimendo una qualche passione determinata che si contempla dal
oni interne onde siamo la vittima. In tali occasioni la strumentale è una spezie di nuova lingua inventata dall’arte affine
i è perché essendosi osservato che quando il tuono fondamentale vibra una volta, l’ottava di esso tuono ne vibra due volte,
ceri. Ma, s’avessero eglino ricavati i principi dell’arte loro non da una sciocca e ridicola usanza, ma dagl’intimi fonti d
fanno all’improviso passaggio da un recitativo andante e negletto ad una sinfonia in forma. Cotal usanza non può rendersi
dovrebbe essere un preambolo dell’aria, ma deve e può essere talvolta una continuazione o conseguenza del senso anteriore.
, o perché esprime la via tenuta dall’intelletto, o dalla passione da una riflessione in un’altra differente, ha bisogno di
col conte Algarrotti, il quale è d’avviso che l’apertura esser debba una espressione o compendio di tutto il dramma. Bisog
de? Di più, questo metodo condurrebbe ben tosto la musica teatrale ad una sgradevole monotonia, poiché, avendosi a rendere
zietà. Ma o comprenda la sinfonia l’intiera azione, o si ristringa ad una sola scena, certo è che nell’uno e nell’altro cas
aestri bravi la maggior parte delle aperture, che si sentono tutte ad una foggia e d’un carattere, sono appunto come quelle
ppunto come quelle lettere che dagl’imperiti segretari si riducono ad una sola formola ricavata da qualche libro, o come gl
flauti obbligati. Un altro maestro napolitano espresse il fracasso d’ una tempesta con una sinfonia di bicchieri. Niente in
. Un altro maestro napolitano espresse il fracasso d’una tempesta con una sinfonia di bicchieri. Niente in oggi di più comu
si avrebbono ad accoppiare insieme se non quando le parole presentano una situazione dove il marziale ardore vien temperato
ndo intermedie tra quelli e questo, servirebbero ad unir fra loro con una certa continuità i suoni diversi, e sarebbero acc
to volte strappate dagli occhi le lagrime e gettato il mio spirito in una maniconia più soave di qualunque allegrezza. Io p
a. Io porto ferma opinione che un’aria patetica cantata sul teatro da una bella voce col solo accompagnamento d’un’arpa e d
col solo accompagnamento d’un’arpa e d’un flauto farebbe sull’udienza una impressione vieppiù profonda che non è quella del
olte si conserva in essi il vero loro carattere, ch’è quello d’essere una cosa di mezzo tra il tuono della declamazione ord
itor fatali Portentosi caratteri la figlia,» il compositore ha posta una lunga mossa di violini e di viole accompagnati da
derata dal poeta altro non è che un particolar sentimento compreso in una piccola canzonetta divisa in più strofi e fregiat
ezze della poesia. Considerata dal compositore essa è l’espressione d’ una idea o pensier musicale, che si chiama comunement
ensier musicale, che si chiama comunemente motivo, nel quale, come su una gran tela, la musica si propone di pennelleggiare
e corrispondere al senso delle parole acciocché il musico non mi dica una cosa allorché il poeta m’inculca un’altra; dee co
dee semplici scomposte prima e divise si riuniscono poscia per formar una idea complessa; debbonsi in tal guisa subordinare
ù è in contraddizione con se medesimo e col tutto insieme del dramma; una fluidità insignificante di melodia che s’oppone a
a ragione replicato da quanti non hanno interesse in negarlo riceverà una maggiore conferma volendo discendere all’esame d’
di quelle che si cantano in oggi sui teatri. [28] Aprasi per un poco una carta o spartito musicale, e vi s’osservi il meto
ena l’interlocutore ha finito il recitativo, gli strumenti cominciano una suonata o preludio chiamato ritornello. L’oggetto
su un “i” o su un “o”? Hassi a star gorgheggiando un quarto d’ora su una cadenza per far capire all’udienza che lo smascol
uella, la quale non apportando in ciascun suono individuale se non se una sensazione troppo rapida e fugace, non può avere
differenti. né m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta una parola o una frase può avere il suo fondamento ne
é m’è ignoto altresì che il costume di replicar talvolta una parola o una frase può avere il suo fondamento nella ragione,
, e che ciò ha luogo principalmente allora quando l’uomo stimolato da una viva passione, e ripieno di quella idea che serve
ll’abisso della sensibilità umana, sembra forse che debba ritrarsi da una persuasione intima che l’amor proprio fa nascere
a lor non è noto quanto sarebbe di mestieri il nostro cordoglio. Così una tenera madre disperata per la morte del figliuolo
stato per un improvviso e crudele accidente privato della compagnia d’ una sposa cui tanto amava, è assai verosimile che vad
aperne lo scioglimento, come si vede da ciò che giammai si domanda in una commedia di carattere, o in una tragedia la repli
vede da ciò che giammai si domanda in una commedia di carattere, o in una tragedia la replica d’una scena per quanto sia el
domanda in una commedia di carattere, o in una tragedia la replica d’ una scena per quanto sia ella sublime, forte, o patet
aldassarre Ferri perugino, come si può argomentare dalla prefazione d’ una raccolta di poesie a lui dedicata, ove nello stil
i replicar l’intiero motivo, e quello altresì di ridurre la musica ad una sgradevole uniformità, altro per lo più non sente
ascun periodo formando classe a parte nel sentimento ne richiederebbe una particolar cantilena, onde non sussisterebbe più
ta da me dovendo salir sopra un naviglio il primo uomo e cantar prima una cavatina, la nave, che veniva spinta dalle onde,
a ballo! Altro non gli restava che riserbar il tuono del Miserere per una contradanza. [36] Alle volte si scontrerà il comp
minato genere di passione. Difatti cosa è un passaggio? Non altro che una breve dimora della voce su una qualche vocale, do
tti cosa è un passaggio? Non altro che una breve dimora della voce su una qualche vocale, dove il canto aggrumola insieme u
arole “calma”, o “riposo”, il maestro si ferma a collocar posatamente una tenue benché sia di movimento contrario e ripugna
ersi del poeta replicate le parole “caro anima mia” dove possano fare una qualche smanceria, oppure quelle piccole immagini
an Dio! Cento e cinquantadue, anzi trecento e quattro inflessioni per una sola vocale! E questa si chiama musica drammatica
e d’accenti diversi da quello d’ogni altra. Si tratta, per esempio, d’ una disgrazia accaduta all’improvviso ad una persona
a. Si tratta, per esempio, d’una disgrazia accaduta all’improvviso ad una persona amabile, come sarebbe a dire di consolare
i motto che possa inacerbire la sua doglia, accompagnerà talvolta con una lagrima fuggitiva le lagrime dello sventurato ami
e, passione o sentimento compreso nelle parole. Queste due cose hanno una così stretta relazione fra loro che la musica fat
ole d’un’aria diversa; come il ritratto che rappresenta con esattezza una fisonomia, non può servire a rappresentare una fi
presenta con esattezza una fisonomia, non può servire a rappresentare una fisonomia differente da quella. [40] Rivolgendo l
o crudele, l’agitazione, la gelosia, il rimorso sono rappresentati ad una foggia medesima. Lo sdegno non si distingue dalla
d’un appassionato sposo sul punto di rivedere dopo lungo tempo e dopo una travagliata fortuna la sua amatissima sposa, egli
mmai fuorché all’espressione dell’allegrezza. Piacemi per ora di fare una supposizione contraria e di figurarmi Farnaspe ch
ostrazione, io voglio aggiugnere alla poetica parodia testé arreccata una strofetta in lingua francese, che nulla ha di com
usica va egualmente bene, come il lettore può chiarirsene da sé dando una occhiata alla carta musicale che si trova infine
Ma da siffatte cose fino a quelle che dee sapere un compositore corre una distanza infinita. Questi ammaestramenti non cont
si di quei principi dell’arte propria, per comprenderne i quali basta una mente avvezza a ragionare che abbia avuto qualche
a del Tibet, o ai Telapoini del Siam. Pochi vi sanno dire il perché d’ una legge musicale o rendervi la ragion filosofica di
ire il perché d’una legge musicale o rendervi la ragion filosofica di una usanza; pochissimi hanno i lumi sufficienti a con
genio musicale quanto lo studio delle Pandette gioverebbe a crear in una nazione dei legislatori simili a Minosse, a Confu
o hanno così stretta relazione fra loro che non può farsi gran via in una scienza o facoltà senz’essere più che mediocremen
ervar lungo tempo la sua perfezione in Italia. [48] Sarebbe nondimeno una ingiustizia l’incolpar soltanto i maestri. Se que
Italiani della perdita della loro antica libertà e che va dal paro in una nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
invece del semplice. [50] La vanità, di cui è proprio il rinunziar ad una folla di piaceri per meglio assaporare il maggior
rla non costa niente, non è effetto del sapere né dell’ingegno, ma da una non so quale disposizione che sebbene dal cielo s
inioni, gli errori, le verità, e le produzioni degli artefici, allora una licenza illimitata produce l’effetto contrario. O
na licenza illimitata produce l’effetto contrario. Ognuno che coltiva una professione vuol distinguersi dai compagni. Desid
servigi della imperatrice delle Russie, dotato d’estro singolare e d’ una maravigliosa ricchezza nelle idee musicali, e che
tro tuttora si mostrano il Borghi, che rammorbidisce a meraviglia con una certa dolcezza e soavità la robustezza dello stil
ce dello stile del suo maestro, al quale si dice che aggiunga del suo una bellissima cavata di suono limpido, netto e preci
ilicatezza e le grazie proprie del suo sesso. Sarebbe più facile «Ad una ad una annoverar le stelle» che il fare patitame
zza e le grazie proprie del suo sesso. Sarebbe più facile «Ad una ad una annoverar le stelle» che il fare patitamente men
’andare più oltre né piace né giova, non essendo il mio scopo tessere una nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltan
clatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori una rapida prospettiva. Quello che in generale può di
e può dirsi è che nelle loro mani la musica acquista a certi riguardi una maggiore bellezza mentre la va perdendo a certi a
zza che le si aggiunga senza riguardo a cotale scopo, non è altro che una imperfezione, un difetto di più, in tal caso biso
n provano che la sua visibile decadenza. Come il lusso, che manifesta una ricchezza apparente nello stato politico, annunzi
a dei caratteri nazionali e per critica lepidissima. Avrebbe ottenuta una lode senza eccezione se schivati ne avesse i lung
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666
con Francesco Lombardi, e finalmente si mise col marito alla testa di una buona Compagnia che durò molti anni con gran favo
di parte, le superò tutte nella commedia, in cui, dice il Regli, era una potenza ; e aggiunge che : « Pamela nubile, Zelin
re di famiglia, angosciata di cuore e alterata di mente, uscì di casa una mattina senza dire ove andasse, nè mai più fu ved
o duol rammento, involontario mi discorre il pianto. Dammi, o Amalia, una lagrima di quelle che dal ciglio ti piovono qualo
era un impenitente beone, e Francesco Regli riferisce l’aneddoto che una sera a Milano, scordatosi dopo una buona bevuta d
sco Regli riferisce l’aneddoto che una sera a Milano, scordatosi dopo una buona bevuta di dover recitare, andò a teatro ass
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
ale dell’isola di Giava, ed è divisa in due grandi parti, delle quali una è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qualun
. Nel Tunkin si rappresentano ne’ templi azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli
China, ma sonovi assai frequenti le rappresentazioni, dovendo formare una parte indispensabile di ogni festa e convito scam
vive, e soffrono che appena morte vengano strascinate per le vie con una fune al collo, e lasciate insepolte in preda ai c
ena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di una fiata comparire in teatro il re colla real famigl
mitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rappresentando una parte inferiore, che ciascuno sostiene nella favo
ia l’Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal p. Prèmare e tratto da una collezione di un centinajo di drammi scritti nell
ingeva a trattar gli affari del l’impero. E perchè ogni dinastia ebbe una musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao
mperadore presedeva al l’amministrazione della giustizia, si eseguiva una musiea chiamata Tchoung-hochan-yo, cioè che ispir
al l’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di una lunga storia. Passano poche scene, in cui non si
menti di trent’anni. Più. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che d
tala, tradotto da Iones in inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala è una principessa allevata da un Eremita in un boschett
to Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. V’intervengono la Pastore
che questo innocente, semplice, patetico congedo, desti in chi legge una tenera commozione; e pur d’altro non si tratta ch
a Tam. Mentre esse ballano, il brutto musico ripete questa parola con una vivacità continua rinsorzando per gradi la voce e
usiasmo con visacci e strane convulsioni, e le ballerine muovonsi con una maravigliosa agilità, la quale accoppiata al desi
rnale Straniero del l’ab. Arnaud al mese di luglio 1761 l’estratto di una traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Mus
ra’ quali trovansi non pochi alunni cinesi) per farne tradurre almeno una . Alquante etimologie ricavate da qualche parola c
74 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
itale dell’isola di Giava, ed è divisa in due gran parti, delle quali una è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qualun
a. Nel Tunkin si rappresentano ne’ tempj azioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli
China, ma sonovi assai frequenti le rappresentazioni, dovendo formare una parte indispensabile di ogni festa e convito scam
vive, e soffrono che appena morte vengano strascinate per le vie con una fune al collo, e lasciate insepolte in preda ai c
ena. Nel reame di Firando appartenente al Giappone si è veduto più di una fiata comparire in teatro il re colla real famigl
mitazione de’ caratteri, ovvero il timore di avvilirsi rappresentando una parte inferiore, che ciascuno sostiene nella favo
a l’ Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal P. Prèmare e tratto da una collezione di un centinajo di drammi scritti nell
ingeva a trattare gli affari dell’impero. E perchè ogni dinastia ebbe una musica particolare, quella di Chun si chiamò Chao
Imperadore presedeva all’amministrazione della giustizia, si eseguiva una musica chiamata Tchoung-hochao-yo, cioè che inspi
all’azione, perchè tutti prende a rappresentare i fatti rilevanti di una lunga storia. Passano poche scene, in cui non si
evenimenti di trent’anni. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che d
a Tam. Mentre esse ballano, il brutto musico ripete questa parola con una vivacità continua, rinforzando per gradi la voce
usiasmo con visacci e strane convulsioni, e le ballerine muovonsi con una maravigliosa agilità, la quale accoppiata al desi
rnale Straniero dell’Ab. Arnaud nel mese di luglio 1761 l’estratto di una traduzione ms. di un libro intorno all’Antica Mus
glia, fra’ quali trovansi non pochi alunni Cinesi, per farne tradurre una almeno. Alquante etimologie ricavate da qualche p
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 711-720
di Mezzettino, diminutivo di mezzetta, ossia mezza misura. Metto qui una incisione del Bonnart rappresentante Mezzettino b
la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista, egli in una scena preparata all’uopo ricevè da Colombina la m
riproduco. (V. pag. 713). Molto dispiacque al pubblico di vedere una maschera su la faccia piacevole, se bene alquanto
tro nel 1697 ; dopo di che fu obbligato a recarsi a Brunswick ov’ era una compagnia italiana, colla quale recitò il Mezzett
entrare al suo servizio, e da lui invitato a formar per quella Corte una compagnia di attori assai completa così per le co
lla impudenza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo di su
in costume da vecchio, Veramente in quel presque sexagénaire esiste una compatibile alterazione di cifra. Se il Costantin
lta all’Hôtel de Bourgogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte di furbo e una scena notturna con Arlecchin
gogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte di furbo e una scena notturna con Arlecchino applauditissima. Fu
o passò a recitare in Germania. Nacquer da tal matrimonio due figli : una femina, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Ga
osso e il bianco. Quanto al carattere del personaggio, esso può dirsi una leggiera variante di quello dello Scapino e del B
te aneddoto, che traduco liberamente : Avendo il Costantini dedicato una Commedia al Duca di Saint’Agnan, che pagava gener
al Duca di Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche, si recò una mattina al suo palazzo per averne il dovuto compe
siffatto tipo di ambizioso, che sapeva accoppiare un forte talento a una palese ciarlataneria. Fu anche voce comune che
e almeno supporre, che il racconto del Costantini non fosse altro che una spiritosa invenzione per iscagionarsi della colpa
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
1800, a dar quaranta recite con la sua Compagnia a Tolentino, riuscì una egregia prima donna per compagnie di second’ordin
ie di second’ordine. Era il 1820 al San Gio. Grisostomo di Venezia in una Compagnia Sociale diretta da Ermeneghildo Maldott
n una Compagnia Sociale diretta da Ermeneghildo Maldotti, aggregata a una Compagnia di balli. Recitava poi senza ballo alla
caratterista. Formò nel '30 in società con l’artista Natale Fabbrici una Compagnia primaria, che condusse per varj anni, f
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 476-477
lenti passioni campeggiano, come nel Ricco e Povero, nel Testamento d’ una povera donna, nell’ Eulalia Granget, Era io » del
ella settimana ; credo glie ne mancasse qualcheduno : però era sempre una buona compagna, più dannosa a sè stessa che agli
ietoso e gentile proposito i migliori artisti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano una data n
ti nostri, i quali dettero una di quelle rappresentazioni che segnano una data nella storia dell’arte. Si recitò l’Oreste d
nzo Bonaldi, marito di Colombina, di cui il Goldoni tenne a battesimo una figliuola (a Rimini il 16 luglio 1743). « Patrini
ra un’attrice eccellente, ma molto avanzata in età ; e la seconda era una beltà stupida e mal educata. Colombina era una br
età ; e la seconda era una beltà stupida e mal educata. Colombina era una bruna fresca e vezzosa, prossima al parto, e che,
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 565-567
llo zio Emanuele Taddei, uomo per dottrina chiarissimo ; e, dotata di una memoria prodigiosa e di una mente eletta, si trov
o per dottrina chiarissimo ; e, dotata di una memoria prodigiosa e di una mente eletta, si trovò, ancor giovine, ricca di u
a prodigiosa e di una mente eletta, si trovò, ancor giovine, ricca di una vastissima coltura storica e letteraria. Non mai
emie alternate con le rappresentazioni della Compagnia Taddei, invitò una sera la Rosa a svolger con lui di su la scena l’u
a svolger con lui di su la scena l’ultimo tema datogli. Parve a' più una celia ; ma la giovane artista, che assisteva da u
proscenio, si levò incontanente ; e recatasi alla ribalta, improvvisò una sestina-fervorino, che le acquistò subito la bene
vado più in parole, perchè so a che anima cortese io scriva, e perchè una bella giovanetta, che canta versi soavissimi, non
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 592-594
era di Pascariello Tuono. Il Mercurio di Francia dice ch'egli era di una sorprendente agilità, e secondava a meraviglia l’
muccia, e il 1697, dopo la soppressione della Comedia italiana, formò una Compagnia colla quale fu autorizzato a recitare i
hissimo passaporto in data 3 novembre 1681 ; e il Campardon riferisce una querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa
l’ordine, egli e Pierrot, di non far entrar messaggi d’amore, e vista una farfalla svolazzar davanti all’uscio dell’apparta
cio dell’appartamento d’Isabella, immaginando che essa potesse essere una messaggera d’amore, le davan la caccia, abbandona
i antica incisione in legno (pag. 592), che adorna il frontespizio di una delle solite canzonette di Zanni. De' moderni
crittori Michele Carrè fece rappresentare nel 1847 al Teatro Francese una commedia in un atto in versi, intitolata : Scaram
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 784
a, scritturati da Antonio Raftopulo, furon tutti e tre condotti su di una sdruscita nave a Palermo, dove furon piantati, do
dopo cinque mesi di vita tribolatissima. Formata coi soci di sventura una compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire una
coi soci di sventura una compagnia, che meglio si sarebbe potuta dire una accozzaglia di zingari, percorsero, guitteggiando
i poi finalmente a lasciar la Sicilia, si recarono a Napoli, dove con una colletta del Fabbrichesi, capocomico a’ Fiorentin
-’26 ; dopo il qual tempo, unitisi ad alcuni sciagurati, poteron fare una discreta campagna a Marcianese. Furon poi nella C
81 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
] Bel panegirico proemiale, che sotto l’apparenza di encomio nasconde una positiva e reale intenzione di screditar l’opera!
“non intende di criticar il mio libro”, ma il suo estratto non è che una critica continuata dal principio sino al fine. Il
no, né Maffei. GIORNALISTA. [5] «Ma però con raziocinio, e non senza una buona dose di cognizioni musicali per poter disce
non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta di una cosa non sua». RISPOSTA. [6] Gli errori e le fal
o avere la forza di Milone Crotoniata, o la bellezza di Nirea: così è una indiscretezza il pretendere che un maestro di mus
a musica con quella dei Greci. Ma dio buono! Come può mai paragonarsi una cosa evidente, qual è la nostra musica, con una c
e può mai paragonarsi una cosa evidente, qual è la nostra musica, con una che non si vede, qual è la musica greca, che ora
el paragone fra le due musiche è affatto puerile. La Roma d’oggidì è “ una cosa evidente”, la Roma dei tempi di Traiano non
nfronto a posteriori, cioè argomentando dagli effetti che produceva l’ una , e che non sono stati mai generati dall’altra. Di
sissima svolgendo anche leggermente le loro storie. Bisogna vivere in una profonda ignoranza dell’antichità per non sapere
quantunque il giornalista non abbia addotta non che confutata neppur una sola di esse, nulladimeno sarà bene il confermarl
o altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legislatrici non altriment
si dice della poesia intendersi dee anche della musica, imperocché l’ una era inseparabile dall’altra. [13] Non è meno inco
usicale, di cui veniva ad essi attribuita l’invenzione. Mercurio avea una specie di lira consistente in un guscio di testug
nsiderati come riti, e cerimonie religiose. I Romani per liberarsi da una pestilenza non seppero trovare altro espediente o
a nel riprenderle e condannarle. Erano essi così persuasi che fossero una specie di rito religioso che per loro l’assistere
lgassero la legge del Vangelo per mezzo di un’ode saffica, e ballando una qualche contraddanza? Diciamo “San Ariosto, San V
monia destinato al culto divino, ma da questo solo ramo che comprende una picciolissima porzione di musica, e che non carat
s’introducevano più interlocutori. Nelle tragedie di Eschilo si trova una folla di personaggi che parlano diversi da quelli
ivare ancora dalle parole, se non in tutto almeno in parte; ma quando una musica strumentale giunge a toccare, bisogna dire
pinge o esprime qualche cosa; onde ancor da sé sola è un linguaggio e una specie di pittura, e di poesia.» RISPOSTA. [23]
to altresì esser minore, perché spesse volte contraria distruggendo l’ una l’azione direttrice dell’altra. Niente di più com
mo rapporto colle altre compagne. Perciò è un paradosso che fa vedere una profonda ignoranza d’ogni filosofia l’asserire ch
. Ma chi può con certezza asserire che anche i Greci non conoscessero una specie di contrappunto, e che nei tempi più flori
i contrappunto, e che nei tempi più floridi della Grecia non vi fosse una musica ricca al par della nostra? Se v’era, essa
o, pare che voglia dare a credere ch’io sono per la negativa. Quest’è una mancanza d’esattezza e di buona fede. Io non mi s
mancanza d’esattezza e di buona fede. Io non mi sono deciso né per l’ una , né per l’altra opinione. Alla pagina 184 del sec
sentimento può renderle più dotte, più variate, più estese, ma non è una conseguenza che debba renderle più patetiche e pi
alto non possa per opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta una combinazione di suoni che diletti l’udito per la
medesimo tuono, la maestria nello sviluppare e condurre i motivi, in una parola le bellezze estetiche dell’armonia sono pe
più spezie contrarie di movimento) non la rendono acconcia a produrre una determinata e individuale passione203. L’estratti
tte tutte le autorità allegate, passa di lungo senza nemmeno accennar una sola delle mie ragioni, e poi si fa avanti in ari
ome farebbe Alessandro dopo la conquista di Tiro. Oh! Sì che questa è una bella maniera di far gli estratti GIORNALISTA. [
ittore ch’esista della storia musicale, conferma il fin qui detto con una serie prodigiosa di fatti e d’antiche testimonian
conosciuti ai moderni? E con quali ragioni s’oppone il giornalista ad una opinione così verificata e così generalmente stab
nte, almeno in grosso, e quanto basta per attribuire alla loro musica una sorprendente energia, è lo stesso che spingere il
A. [36] Oh il meraviglioso e singolar ritrovato! Non più i principi d’ una morale dolce e sublime qual è quella insegnataci
fra noi; ma da tutto questo si deve forse arguire che non esiste più una buona musica, o si deve piuttosto confessare per
estrinseche e generalissime possono stare, e ci stanno benissimo con una intrinseca e reale diversità di fini, di sistema,
ni, di sistema, e di mezzi. L’arguire da tutto ciò che più non esiste una buona musica, è una conseguenza arbitraria, che c
mezzi. L’arguire da tutto ciò che più non esiste una buona musica, è una conseguenza arbitraria, che cava l’estrattista, m
sse si possono cantare benissimo, (e tutto ciò che si canta, anche da una sola voce, è sempre musica) e si possono ancora r
o le suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOSTA. [44] Quest’accusa è una delle infinite inesattezze del fogliettista. Nel
ossa accoppiarsi ad ogni genere di poesia; ho detto soltanto «che per una generale inavvedutezza noi abbiamo esclusi dal ge
le sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. In secondo luogo è una scempiaggine il pretendere che il compositore con
ne delle note non ha altro regolatore che il proprio arbitrio, poiché una tale operazione non può esser ben fatta, se non q
le operazione non può esser ben fatta, se non quando i versi sieno di una stessa misura, e il sentimento delle parole sia l
se accennate fuorché il proprio genio ed arbitrio? Se avessero eglino una norma fissa e costante a cui accomodarsi nella co
ù un lavoro esatto, ragionato e pieno di forza, da quelle del secondo una composizione vaga, ricca, e brillante, e da quell
sizione vaga, ricca, e brillante, e da quelle del terzo probabilmente una cosa mediocre, o cattiva? Ciò vuol dire che ciasc
rettamente la stessa musica a varie parole, cioè che i versi sieno d’ una stessa misura, e che il sentimento delle parole s
ra armonia si riducono all’ottave, due settime, due seste, due terze, una quinta, una quarta, la seconda, il tuono, e il se
i riducono all’ottave, due settime, due seste, due terze, una quinta, una quarta, la seconda, il tuono, e il semituono, com
altri intervalli non fossero triplicati a riserva dell’ottava, ch’è d’ una sorte sola.» RISPOSTA. [50] Ognuno s’aspetta che
di più (noti bene l’accigliato estrattista) perché il resto non è che una replicazione degli antecedenti ‌ 206 ». Ora a chi
ISTA [52] «Ritornando poi a parlare del contrappunto che consiste in una successione di varie voci espresse contemporaneam
ttacca al suo solito la mia proposizione isolata, e non adduce neppur una sola delle molte pruove che la fortificano. In se
io abbia detto che se la cantilena composta in contrappunto non muove una qualche determinata e individuale passione, ciò n
, ‌ch’essendo necessaria ad eccitar un determinato affetto nell’animo una serie di movimenti tutti dal principio sino alla
si prevale d’intervalli, ciascuno de’ quali agisce con un’energia, ed una direzione differente207. L’estrattista dunque non
to vago e indeterminato (del quale non è quistione presentemente), ma una determinata e individuale passione voglionsi de’
er cui camina questa: È impossibile adunque che non risulti nel tutto una mischia di forze, una ripugnanza, un contrasto tr
È impossibile adunque che non risulti nel tutto una mischia di forze, una ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia
sizione è falsa secondo la pratica) in armonia perché tre voci contro una sola han più forza sebben la sola sia più intensa
posizione non si può almeno di non negare che nascerà necessariamente una tal distrazione tra la voce principale e le aggiu
quasi tutti i vecchi professori di qualunque arte, e ch’è prodotto da una specie d’invidia pei loro contemporanei, cioè di
data a tre uomini de’ più rispettabili che abbia avuti l’Italia fosse una ragione, noi conchiuderemo che l’estrattista sape
he l’estrattista sapeva dire delle ragioni; ma essendo quelli epiteti una ingiuria altro non si può conchiudere se non ch’e
a risulta un’accusa contro di me, che mai non ho pensato a confondere una cosa coll’altra. [59] 2. Il giornalista mi ripren
lle proprie censure, avrebbe potuto vedere nella Musurgia del Kirkero una serie di composizioni musicali de’ più bravi maes
arlando il N. A., e parlando della nostra musica in generale, impiega una quantità d’osservazioni inconcludenti o false…»
rebbe scrivere un Piccini, un Paesiello ecc.? E se ognuno che coltiva una professione vuol distinguersi dai compagni, desid
le si conviene. Il desiderio di novità considerato metafisicamente è una inclinazione ingenita in noi dalla natura, come u
bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’ una e l’altra di queste cose sono la rovina delle art
’imitazione della natura, ed essendo siffatta imitazione ristretta ad una limitata sfera di sentimenti e d’imagini espresse
o anche nella musica. Dopo ciò si vergognerà forse di aver combattuto una proposizione chiara quanto il lume di giorno, e c
sorprende maggiormente si è che dopo che il N. A. ha resa giustizia a una quantità di professori viventi separandoli dai me
amento del gusto altro non provano che la sua decadenza. Questa non è una patente contrariazione? Quando si vuol sostenere
a del secolo scorso, il quale, quando vedeva incurvarsi sotto l’acqua una parte del suo bastone, invece d’attribuirlo ad un
e’ miei sentimenti, perché avendo resa imprima la dovuta giustizia ad una quantità di professori viventi separandoli dai me
iso, d’essere separati dagli altri, soggiungo: «sarebbe più facile ad una ad una noverar le stelle, che il fare partitament
essere separati dagli altri, soggiungo: «sarebbe più facile ad una ad una noverar le stelle, che il fare partitamente menzi
are più oltre né piace, né giova, non essendo il mio scopo il tessere una nomenclatura od un catalogo, ma presentare soltan
clatura od un catalogo, ma presentare soltanto agli occhi de’ lettori una rapida prospettiva. Quello che in generale può di
nati prima ma di questi secondi), la musica acquista a certi riguardi una maggiore bellezza mentre la va perdendo a certi a
ente conceduta. Non potendo egli provare ch’io abbia avventurato né l’ una né l’altra di tali proposizioni, anzi trovandosi
taliani della perdita della loro antica libertà, e che va del paro in una nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
tazioni teatrali; e se gli spettacoli sono necessari e vantaggiosi ad una colta nazione per riunirla e per trattenerla con
a come i soldati di Goffredo entravano nella selva incantata. Sarebbe una scipitezza il trattenersi a combatterlo seriament
vi s’asconde. Aveva io detto: «L’amor del piacere, che va del paro in una nazione coll’annientamento di pressoché tutte le
one il giornalista doveva provare due cose, che l’amor del piacere in una nazione non va del paro coll’annientamento di pre
a frequenta degli spettacoli. In luogo di ciò pianta fin da principio una proposizione in tutto differente, cioè che l’«abb
uone rappresentazioni teatrali, e se gli spettacoli sono necessari ad una nazione per trattenerla con qualche onesto passat
giovine, non ci avesse fatti i suoi studi, e non dimorasse ancora fra una nazione ricca in ogni coltura (quantunque si veda
rne qualcheduno de’ suoi gli sia stato imposto per penitenza che dica una lode e un biasimo. Lo ringrazio quanto debbo, e d
co papere ha l’Europa tante luminose e replicate prove, mandi in luce una storia generale di essa che ci faccia dimenticare
sanza dell’evirazione», ma non creda il lettore che ciò sia per farmi una grazia. Il giornalista ha le sue cagioni segrete,
Manfredini contro gli eunuchi. Lo compatisco. Se Martano fosse giunto una volta a buttar giù dall’arcione Rinaldo, Rinaldo
il celebre avvocato napolitano tratta di proposito questa materia; l’ una intitolata Nuovo sistema d’interpretar i tragici
ente si trovano nell’opera italiana. Ei ci dà questo suo sistema come una nuova scoperta sconosciuta a tutti fino al presen
sola Ecuba, e dovendosi considerare manifestamente quelle parole come una continuazione del senso anteriore. [96] Nella sec
uito dai professori, toccherà assai di più.» RISPOSTA. [98] Questa è una di quelle verità che gli Spagnuoli chiamano “di P
ro freddi quanto un ghiaccio. Che così realmente accadda in pratica è una verità di fatto, e solo può darsi ad intendere il
orciare anzi stroppiare i drammi acciocché lo spettacolo non riesca d’ una insofferibiie lunghezza. Dalla forza ed evidenza
ntanarsi dal piano stabilito da Metastasio riducendo il melodramma ad una serie di quadri con pochissima connessione fra lo
to purtroppo succede spesso; consiste nel deffinire se abbiamo adesso una buona poesia e musica teatrale, in favor di che l
RISPOSTA. [100] La questione non consiste nel decidere se abbiamo ora una buona poesia, od una buona musica, se per tali co
estione non consiste nel decidere se abbiamo ora una buona poesia, od una buona musica, se per tali cose s’intende qualche
. Ma la questione consiste nel sapere se al presente vi sia tra i più una buona musica ed una buona poesia; ed ecco ciò ch’
nsiste nel sapere se al presente vi sia tra i più una buona musica ed una buona poesia; ed ecco ciò ch’io ho negato, e che
loro decadenza; giacché lo stato d’un’arte in un secolo, e presso ad una nazione dai più si misura, e non dai pochi. E sic
uona? Non segue forse lo stesso nelle altre arti rappresentative? Per una Venere medicea, per un Apolline di Belvedere ecc.
ecc., quante statue inferiori di gran lunga a queste non abbiamo. Per una Madonna di Corregio, un S. Pietro di Guido ecc.,
me che spariscono da sé tostochè si sono rilette le mie parole. È poi una incoerenza delle molte, in cui è solito d’incorre
non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta d’ una cosa non sua». Se l’amor proprio non mi seduce mi
amor proprio non mi seduce mi sembra però che l’autore “che tratta di una cosa non sua”, ha evidentemente mostrato al giorn
torelli, i quali privi d’ogni talento filosofico e forniti soltanto d’ una sterile filologia, credono, ciò nonostante, d’ess
uerreggiato l’illustre avversario, consistono in letterine scritte in una latinità fatta per le dame, in dialoghetti che pa
82 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
ella loro nascita, a stento se ne incontrerà uno che sappia comporre, una farsa piacevole atta a resistere agli urti del te
nto, el Montañes en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone di Giovanni Boccaccio, il quale
verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittura locale della vanità degli abita
ta di nobiltà in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatr
ne dà tutto l’agio. Ma il primo che abbia osato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore di una bu
pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli
Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pellegrino una giudiziosa traduzione in versi coll’assonante del
comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e di una lingua pura, e del
sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e di una lingua pura, e della natural vivacità e grazia de
ume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre si pubblicò anche una di lui riforma del Parecido en la corte, in cui p
più teatrali, nel dar loro la dovuta graduazione, nell’incatenarli ad una azione vivace propria della commedia, e nel prest
a del secolo XVII. E quando mai al tempo del Calderòn venne alla luce una favola più mostruosa del Koulican di un tal Camac
e alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale di una locugione propria della mediocrità de’ personaggi
ganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata una commedia pastorale in cinque atti con cori, e con
intura di un giovane educato con moine e carezze senza verun freno da una madre debole e compiacente, e cresciuto senza vir
i donna Monica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verit
fredde, donna Flora, don Alfonso e don Fausto. Nell’ultimo atto esce una sola volta in teatro don Taddeo Trapalon che è un
da impressa e non rappresentata ch’io sappia, nella quale si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padr
cca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è una madre oscitante e mattamente indulgente che corro
ente indulgente che corrompe il costume del figliuolo. Vi s’introduce una donna Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama,
ni incontro, e don Eugenio innamorato meno nojoso, che ostenta sempre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e prec
. Pepita in tali circostanze non dovrebbe nell’atto II innoltrarsi in una lunga e seria conferenza deliberativa col medesim
n Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I. Sembra in fine che in una favola che l’autore vuol che cominci di buon matt
diverse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un gi
a Mogigata, che noi potremmo intitolare la Bacchettona trattandosi di una giovane che dà ad intendere di volersi chiudere i
ere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che
fu la tua Facilità crudel! Dunque ha potuto In breve ora un rispetto una violenza Astringerti a disciorre il più bel nodo
ice ancora nel frutto delle sue cure paterne, educa la sua Agnese con una libertà onesta, la forma alla virtù alla sincerit
corso, e dice, io voleva mettermi tralle cappuccine per meritare con una vita più austera una corona più gloriosa, ma biso
leva mettermi tralle cappuccine per meritare con una vita più austera una corona più gloriosa, ma bisogna obedire al padre
oncilia col padre. Questo scioglimento interessante è accompagnato da una felice esecuzione. Sebbene io l’abbia tradotta in
e altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti, Non con parole, una pietà verace, Concedimi (e ben so che mel concedi
poeta pieno di valore e di senno; le quali secondate potevano formare una fortunata rivoluzione nelle scene ispane, incontr
Moratin compose la nominata in terzo luogo Commedia nueba, ove espone una fedel dipintura (a quel che si dice nel prologo)
e ne impediscono il miglioramento. Si ay no obstante (si conchiude) una clase de gentes, à quienes la falia de principios
si imprende la carriera teatrale per accorrere a’ proprii bisogni. Ha una sorella nubile destinata in moglie a don Ermogene
ze non avendo danari pel bisognevole. Il poetastro attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo di e
ore molti anni indietro composta e destinata a recitarsi in musica in una casa particolare; ma non essendo venuto a capo ta
gi de’ suoi nemici. Egli adula, lusinga e spoglia con grandi promesse una vedova d’Illesca a cui dà a credere che ama la di
molti; e sino al tempo che io vi fui, esposero per esempio alla vista una sala di conversazione composta di varii originali
ta del tramezzo, conchiudono, perchè si vuole, non perchè si dee, con una tonadilla. Un gran numero di tali sainetti e fors
fato, come scrive nel Prologo del suo Teatro) ultimamente ha composta una Loa che si rappresenta nel Teatro del Principe, d
egli aggiugne) y ni yo ni quantos asistieron à ella, podimos entender una palabra, tan alegorica, y metafisisca es la maldi
83 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
itore; c ond’é che gli artisti, a somiglianza dell’api, attendono con una certa serenità di animo ai loro lavori. Arse l’It
ro, morto nel 1464, compose in versi, latini nell’età di soli 18 anni una tragedia intitolata Progne, alla quale fanno plau
o tra coloro che componevano l’accademia del Panormita, compose anche una tragedia latina in versi giambici, divisa in cinq
Il marchese Maffei nella Verona Illustrata part. II parla eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla pass
dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Roma una tragedia, ci fa retrocedere col pensiero almeno f
zza si deduce dalle parole di Sulpizio, si é che quel componimento fu una tragedia. Che poi quella si cantasse tutta, come
tà quando la compose in tempo di duo giorni, come egli stesso dice in una sua lettera a Carlo Canale, «intra continui tumul
nemente detto Leonardo Aretino, nato nel 1369, e morto nel 1444, fece una comedia latina, intitolata Polissena, stampata pi
il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lust
i i padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose pure latinamente una commedia in prosa, che ha per titulo Lusus ebrior
erbasi manoscritta fra’ codici di Giacomo Soranzo. Di questa poi fece una traduzione italiana Modello Polentone, e pubblico
del medesimo duca Ercole compose pure in terza rima e in cinque atti una commedia intitolata il Timone, tratta da un dialo
a del 1494, in cui avvenne la morte dell’autore e se ne fece nel 1500 una seconda edizione. Il rinomato traduttore di Tito
Argomento pel mondo cristiano sì importante attrasse anche in Francia una prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di
di Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una certa profanazione delle cose più sacrosante dell
a predicazione del precursore fino alla resurrezione; e consisteva in una sfilza di scene indipendenti l’una dall’altra sen
alla resurrezione; e consisteva in una sfilza di scene indipendenti l’ una dall’altra senza divisione d’atti, che si recitav
i di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era una serenata, o favola allegorica, nella quale interv
Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due
V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due persone maritate. Olt
rappresentate dagli scolari del Collegio. Nel 1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutt
nza parole il Giudizio di Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una donna robusta, pingue, e d’una statura gigantesca
e. Tre femmine nude erano le tre dive: una donna robusta, pingue, e d’ una statura gigantesca, figurava Giunone: Venere era
a, pingue, e d’una statura gigantesca, figurava Giunone: Venere era d’ una magrezza straordinaria, e Pallade una nana, gobba
figurava Giunone: Venere era d’una magrezza straordinaria, e Pallade una nana, gobba, e panciuta. Così si concepivano allo
e lettere fece aprire in Milano, un magnifico teatro. 151. Veggasene una brieve analisi nella dissertazione premessa al Te
84 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. III. Teatri materiali. » pp. 132-135
sta fin anche nel teatro materiale l’antico magistero. Qual vanto per una privata benchè nobile accademia e per la città di
Andrea Palladio. La figura di questo teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scag
figura di questo teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scaglioni di legno senza
egno senza precinzioni, senza aditi, senza vomitorii: su di essa pose una loggia di colonne Corintie con una balaustrata or
, senza vomitorii: su di essa pose una loggia di colonne Corintie con una balaustrata ornata di statue: la scena è di pietr
oso cieco Luigi Groto che colà sortì i natali, compose per tal teatro una delle sue commedie intitolata l’Emilia, Essendo c
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285
Testa. Dopo tre mesi di prova fu accettato attore stipendiato a lire una e cinquanta centesimi al giorno e viaggi pagati.
della Compagnia volgevano alla peggio. Si doveva rappresentar la sera una commedia nuova, in cui tutti prendevan parte. Com
o : e anzichè tornarsene a casa, il giovine artista fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli
quattro anni : dal’ 77 all’ 81. Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a una grande modestia ; e in
l’ 81. Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a una grande modestia ; e in ciò stette la sua forza. I
e in ciò stette la sua forza. Incoraggiato dai più, accarezzato come una energia saliente, non fu offuscato dal demone del
a Famiglia Benoiton di Sardou, metteva in iscena con la importanza di una novità ;… alla prima rappresentazione di esse, ac
a che trovaron nella sua dizione, saltellata e martellata talvolta in una pronunzia dialettale che non l’abbondonò più…. Ma
de' più coraggiosi capocomici. Per rappresentare al Valle di Roma in una sola stagione di Carnevale il Mondo della Noia, s
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716
rtistico dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena di movimento, passando
giovine con Salvinetto e Pietro Rossi, poi primo attore e direttore d’ una Compagnia italiana a Cannes, d’onde scacciato dal
Tutto questo passare per quasi quarant’anni da un ruolo all’altro, da una compagnia all’altra con vertiginosa rapidità, spe
cime elevate, alle quali egli si trovò direi quasi senza saperlo, per una conseguenza logica del suo gran merito. E la dutt
sca alle mute contrazioni spasmodiche di Al Telefono ; imperocchè non una parte lo alletti più di un’altra ; e, purchè l’op
ecitando la tragedia o la commedia : Shakspeare o Beaumarchais. Senza una buona dizione non credo possibile grandezza di at
stesso era inconsapevole del raro tesoro che possedeva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di
e caldo, sincero, impulsivo aveva determinato tra lui e l’ascoltatore una specie di corrente elettrica, tal che alla fine d
on Leonardo, il pubblico, rimasto fino a quell’ora immobile e muto in una religiosa attenzione, scoppiò in un grande e lung
anche dire con gran preferenza sugli altri tipi. E qui vorrei aprire una parentesi. Che il pensiero di quei taluni sia esa
do negli Spettri di Ibsen, il primo della specie ? O non piuttosto da una particolare attitudine, sviluppatasi a grado a gr
ramma di passione ? E l’alterazione non potrebbe attribuirsi meglio a una semplice cagione fisica, a un eccesso di fatica n
delle tenebre, Don Pietro Caruso, Padre, che agirono e agiscono come una lima sugli organi vocali ? O si dovrebbe attribui
a ? Chiedete un po'a Ermete Zacconi qual metodo segua nello studio di una parte, e vi risponderà a un di presso così : « le
on le quali si esprime, il colorito e l’efficacia della dizione sieno una conseguenza legittima dello studio complessivo e
gli anni andava ognor più accentuando, nell’arte somma di concezione, una dizione affannosa, rantolosa, che i più giudicava
oribondi che osservò negli ospedali per raccogliere sinteticamente in una semplice linea tutta l’analisi fatta su quelle co
su quelle contrazioni facciali lente e spasmodiche, che generaron poi una polemica su pei giornali a proposito dello spegne
i di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse una parte del pubblico avrebbe fatto a meno volentier
’Emanuel aveva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola)
ni che gli concedon oggi più che l’agiatezza, egli ha serbato intatta una famigliarità di modi particolare. Nulla mai in lu
ffabilità, della bontà. Quando in estate, nei mesi di riposo, può con una maglietta nera, coi calzoni rimboccati, colle bra
fu tenuto prima dal ferrarese Cimadori (V.), e forse fu maschera (in una lieve variazion di brighella, capostipite della f
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Corriere di Napoli, 19 febbraio 1899). » pp. 270-274
Pezzana-Gualtieri Giacinta. Trascrivo una nota autografa dell’ illustre artista : « Nata a
uella Signora dalle Camelie, vissuta con Lei e con Gaspare Lavaggi di una vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta passio
tto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto di lei una delle più geniali attrici del nostro teatro di pr
tista. La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime v
ogatrice, per questa donna che non s’ è mai riscaldata alla fiamma d’ una grande ambizione, per questa donna che ha facilme
i che l’ hanno seguita e indicandoli con fiducia ai diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta di convincimenti e di
dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine. E la recitazione di Giacinta Pezz
e alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava come in una scena dolorosa d’ un dramma del quale le sfuggiva
orosa d’ un dramma del quale le sfuggiva il titolo, Giacinta Pezzana, una sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere una p
lo, Giacinta Pezzana, una sera, all’ improvviso, prendesse a ripetere una parola camminando concitatamente e mettendo in og
ce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Duse, giovinetta, ne ebbe una impressione nuova. Ne fu scossa, ne fu meraviglia
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 556-560
rmania) : e nel Registro di spese del Cardinal Luigi D'Este, si trova una partita per donativo di sei ducati pistolesi a Ta
no ? Ed ebbe un figlio che recitasse : quello che vediamo il 1659 con una compagnia a Vienna, in cui era il famoso Dominiqu
ente nel largo della Piazza di Castello a Napoli, fatta nel suo banco una scena, vi faceva recitar da dieci persone e a tut
pese comedie ; e pel concorso grande che vi era senza pagare, vendeva una conserva di ginepro, che era contravveleno ? E Gi
di Francesco Tabarin, contemporaneo di Salomon, parigino, e marito di una Francesca Coulignard (per l’appunto anche la mogl
conoscere la verità, e seppe come sua madre vivesse esclusivamente di una pensione che il prelato le faceva corrispondere d
ati nella scarsella in forma di doppie. L'orgoglio lo tentò ; comperò una terra feudale, vi prese possesso e la fece da sig
mini dei dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un giorno, in una caccia uccisero il buffone, come una lepre, in un
ella vicinanza, ed un giorno, in una caccia uccisero il buffone, come una lepre, in un angolo del bosco. Ma chi voglia
. Quanto al costume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che una variante dei tanti Zanni di Callot, e non ha che
e di tutto il vestito era bianco, di tela greggia ; come si rileva da una delle tante fantasie tabarinesche, in cui gli si
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 227-235
con intenzione fors’ anco di giovarsene per stabilir patti migliori a una prossima occasione. » (Solerti e De Nolhac, Il vi
nondimeno qua si dice ch' essendo uenuto capriccio al Duca di uedere una Comedia dai Gelosi che fosse tutta redicolosa et
e fosse tutta redicolosa et faceta, i recitanti lo seruirno con farne una ingieniosissima et ridicolosissima solo che tutti
a con la compagnia alla presenza di Re Enrico il 21 al Palazzo Ducale una tragedia di Cornelio Frangipani, musicata dal Mer
rnelio Frangipani, musicata dal Merulo, e il 24 al Palazzo Giustinian una pastorale. Della tragedia del Frangipani è detto
squati, mutando egli, come tutte le celebrità, di compagnia anche per una sola stagione), riassunto sui varj studj apparsi
a serva de' Gelosi (V. Roncagli), e a'suoi compagni per aver recitato una commedia davanti a S. M. Imperiale. Son di nuovo
a i suoi prologhi ne ha uno anche pel Pantalone, che metto qui a dare una chiara idea di quel che fosse la maschera a'primi
borasche. Considerè no ghe manca chi crede ch'el non haver robba sia una gran felicità, vordè quel balordo de Crate che bu
i se duol perchè so mojer se troga spasso con un so vesin mantegnando una opinion così diabolica che le corne nassano all’
on d’un altro el pon far vituperoso ? E se tutte le virtuose azzion d’ una donna non puol far honorao un huomo infame per ch
d’una donna non puol far honorao un huomo infame per che la infamia d’ una donna puo desonorar un huomo da ben ? Altri han o
mposto de pezzi contrarij, l’anema xe come un principe, el corpo come una bestia, con tutto zò queste do parte se abbrazza
i mancamenti ? Nigun ; ste dunque ziti, che nu parleremo cercando con una bella comedia recompensar el premio abuo da vu Si
e cavi la risata a suo tempo con la sodezza e gravità, rappresentando una persona matura, che tanto si fa ridicola, in quan
lacchiato, e lasciante gli occhi scoperti, come quella del Dottore, e una più nuova ancora un anonimo miniaturista in un pi
fiorentino di ricordi, del secolo xvi, rappresentante, a quanto pare, una serenata di maschere, e che traggo dal Museo civi
dal Museo civico di Basilea (V. pag. 233) ; ma qui trattasi forse di una semplice chiassata carnevalesca, come nel frontes
alla Luigi XV. Talora fu veduto a viso scoperto, ma generalmente con una mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino,
a mezza mascheretta scura dal lungo naso aquilino, a cui fa contrasto una barbetta a punta arricciata all’insù.
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82
le Orsoline di Verona, si vuole che fosse trovata in estasi dinanzi a una statua di sant’Orsola, alla quale recitava certe
Carlo Calamai e Luigi Domeniconi, formarono con Elisabetta Marchionni una società, di cui fu prima donna assoluta la dicias
parate e diverse ; di passare con stupenda volubilità e occorrendo in una sera medesima dal tragico al comico, dall’Al fier
erano da lei con tale innocenza rappresentate, e nel tempo stesso con una verità si grande da far supporre che l’arte non v
ca a dirmi in chi, dove, e quando si è veduto nella commedia italiana una donna, che con tanta grazia, con tanta decenza, e
e le corti più galanti, se si può con miglior dignità ed amabilità in una nobile e gentile conversazione, dir sedete come l
le vivacità di colorito sa ella moltiplicare e compartire le tinte in una scena di gelosia ! Chi sa comporre quello sguardo
quello sguardo, accomodar quel labbro, emettere quel suono di voce in una scena d’ironia al pari di lei ? Della felicità so
E quando si rifletta che la verginità di Carlotta Marchionni non fu una maschera astuta per gabellare irresponsabilmente
a, ma nemmeno le facili mondanità della vita del teatro, ma fu invece una castità immacolata e tersa, non appannata mai nep
Arti, Scienze, e Letteratura. L'arte che professava fu sempre per lei una seconda esistenza. Nè questa le impedì d’essere f
o ha l’alme nella creta avvinte. Beata ancor, che dietro te lasciasti una che piange in queste basse rive, come cosa mortai
a Andreini ; onori di rime, di medaglie, di marmi. Madame di Staël, a una rappresentazione della Mirra in Milano, lei che a
91 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
va. [1] Qualora sentesi nominare questa parola “opera” non s’intende una cosa sola ma molte, vale a dire, un aggregato di
me, sono fra loro così strettamente unite, che non può considerarsene una senza considerarne le altre, né comprendersi bene
dal dramma; come all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscono l’ una e l’altra delle anzidette qualità. Ma siccome la
ta un tutto così inverosimile come pretenderebbero alcuni, a cui pare una stravaganza che gli eroi e l’eroine s’allegrino,
ovino nella natura cose atte ad imitarsi col suono, e col canto: è in una parola accusar la musica perché è musica. [3] Pos
tto non forma un carattere distintivo della poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché una istruzi
a poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché una istruzione scompagnata da ogni sentimento e da og
ntiamo nella natura, come fa la musica allorché esprime l’armeggiar d’ una battaglia, o il fragore del tuono: ora risveglian
gustati bisogno di più squisito, e dilicato sentimento. Quindi è, che una melodia semplice commuove universalmente assai pi
giravolte, e scorrere per moltiplicità di note; l’azione diverrebbe d’ una lunghezza insoffribile se il poeta non si prendes
onto da situazione in situazione, un risparmio di circostanze oziose, una serie artifiziosamente combinata di scene vive ed
, una serie artifiziosamente combinata di scene vive ed appassionate, una economia di discorso, che serva, per così dire, c
l’intreccio. Merope nella tragedia francese che porta il suo nome, fa una lunga ed eloquente parlata chiedendo a Polifonte,
tro versetti soli accompagnati dalla mossa e vivacità che ricevono da una bella musica faranno, come riflette sagiamente Gr
rtifiziosa scena della Merope di Voltaire. [13] Per la stessa ragione una orditura troppo complicata mal si confarebbe coll
ondono i passaggi, e l’armonia si disperde. Laddove se le si accoppia una poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento
una poesia troppo carica d’incidenti, l’affollamento di essi fa che l’ una non vada mai d’accordo coll’altra, e che la music
. [14] La dipendenza altresì della poesia rispetto alla musica induce una mutazione non piccola nello stile. Questo nella t
io tal differenza è d’uopo risalire fino ai principi. [15] Il canto è una espressione naturale degli affetti dell’animo isp
o dal comune, cioè, tale quale si converrebbe ad un uomo, che esprime una situazione dell’animo suo non ordinaria. Ora cota
usicali diletti, per volerli escludere dal teatro lirico. Ci è ancora una ragione di più per ammetterlo nell’opera, ed è l’
ad essi l’onore d’ottener posti più riguardevoli pella tragedia, dove una orditura più circostanziata apre più vasto campo
al diverso carattere, e alla situazione diversa dei personaggi. Havvi una situazione tranquilla, nella quale eglino s’infor
e dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come una cscita, una scappata del sentimento, cioè quella
come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come una cscita, una scappata del sentimento, cioè quella riflessione
i fa alle proprie circostanze; in tal caso l’aria chiude naturalmente una sentenza; giacché io non saprei convenire col cav
to presente del nostro spirito. Le quali lontano dal disconvenirsi ad una persona appassionata le sono anzi naturalissime p
, e dall’avere stabilito come regola generale ciò che dovrebbe essere una eccezione soltanto. V’ha delle passioni che ammet
salire il cuore della sua amata con teoremi, o con principi tratti da una filosofia, che l’amore non riconosce. «Egle dist
oprirle il suo amore, s’intertenga con essa lei a far, per così dire, una scaramuccia di sentenze, né ch’egli dica        
n convenevole di tai principi alle diverse passioni dedur si potrebbe una teoria generale cavata dalla natura delle cose, c
pai, il Gulistan di Saadi, e le canzonette americane, e vi si troverà una somiglianza che a prima vista sorprende, benché s
e, non vede gli altri oggetti se non se alla sfuggita. Allorché sento una persona incollorita, che parlando di sé, prorompe
arci bellissimi di poesia, sulle quali un gran musico potrà addattare una modulazione eccellente, ma sempre mancherà loro l
, che lo sbandir dal dramma siffatti pezzi sia lo stesso, che chiuder una sorgente feconda di diletto alle anime gentili; i
nguidi perché non sono stati scritti secondo le regole, che prescrive una critica filosofica. [30] Dall’esame dei cangiamen
difficoltà non si toglie via se non tenendo occupato lo spettatore in una perpetua illusione, la quale gli impedisca dal pe
e insensée Perdit l’heureuse erreur qui charmait sa pensée!» [32] In una parola lo scopo del melodramma è di rappresentare
tessa scena, atteso che la premura di conservar la verosimiglianza in una cosa, è la cagione che venga violata in molte alt
iarsi la musica in guisa che le situazioni si succedano rapidamente l’ una all’altra, passando dall’affettuoso all’immaginat
tante de’ medesimi oggetti, e se obbligassimo lo spettatore a sentire una musica di guerra negli appartamenti d’una fanciul
imo lo spettatore a sentire una musica di guerra negli appartamenti d’ una fanciulla, o un’arietta d’amore in un campo di ba
opera non badasse che a dilettar i sensi, in che si distinguerebbe da una prospettiva, o da un concerto? A che gioverebbe l
a parola “maraviglioso” come la prende il Marmontel, vale a dire, per una serie di fatti che accadono senza l’intervento de
nto delle leggi fisiche dell’universo per la mediazione improvvisa di una qualche potenza superiore alla umana spezie. Ora
ovar i gesti e il linguaggio, che s’appartiene ad essi. Un vestiario, una conciatura di testa, che divenga lor propria? Dov
ettacoli nuovi e brillanti. Se non vi si vedrà sbuccar all’improvviso una furia, né si vedrà volar per l’aria una sfinge, u
vedrà sbuccar all’improvviso una furia, né si vedrà volar per l’aria una sfinge, un castello, che comparisce e poi si dile
che il musico ha tante volte veduti, o de’ quali almeno può formarsi una giusta idea, gli sarà di un aiuto grandissimo a v
è piccolo quello, che il musico può ritrar dal pittore. La veduta di una scena ben decorata, la vivacità e la forza degli
un mare agitato, ma più dilettevole, e più grato apparirà coi suoni d’ una bella sinfonia il solitario boschetto sacro al ri
are, per così dire, dalla troppo viva commozione, che desterebbesi da una melodia continua. Le quali circostanze sono le st
e per lungo corso de’ secoli fino a noi tramandata, abbia acquistato una spezie di credibilità, che la spogli dell’inveros
gomenti troppo lunghi o troppo complicati, ma non già che ne intrecci una serie di scene disunite, e senz’alcun disegno. Gl
opera. Basti per ora il sapere che dal complesso di tali regole nasce una differenza essenziale tra il melodramma, e gli al
la favola, potendosi tanto nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia ad una musica bellissima. Parla
o nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia ad una musica bellissima. Parlasi qui dell’opera seria n
casa scontento dal teatro10. Quindi il suo gusto particolare divenne una legge prima per lo Stampiglia, indi per Apostolo
oro componimenti a tristo fine, e dall’esempio loro si sarebbe cavata una regola inviolabile pei suoi successori. I critici
ibile. Il diverso genio della musica, della lingua, e della poesia in una nazione, le costumanze, e i fini politici possono
do i quadri più interessanti, all’orecchio lavorando i suoi versi con una varietà e dolcezza d’armonia, che incanta. Di tal
tuoni. Terza: gli spazi che i colori divisi dal prisma e ricevuti su una carta occupano sopra la carta si ritrovano fra lo
senza confonderli. Nona: la progressione dei tuoni musicali si fa per una spezie di circolo dimodoché sortendo dall’ut e pe
a di quella del primo. Parimente la progressione de’ colori si fa per una spezie di circolo partendo dall’azzurro, indi al
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 17
Filodrammatico valentissimo, pensò con altri suoi compagni di formare una compagnia comica che fu detta : Compagnia ligure.
 ; ed egli rispose ringraziandoli, non convenendogli di rinunziare ad una bellissima paga, per riprendere il suo meschino s
a. Qualche anno dopo, la Compagnia ligure si sciolse, ed egli accettò una scrittura colla Compagnia Negrini, stabile in Nap
in Lombardia, scritturandosi nella Compagnia comica di Gaetano Bazzi, una delle più accreditate d’Italia, che divenne poi l
egli era molto vecchio e malaticcio. ……………………….. Mio padre esordi con una commedia tradotta dall’inglese intitolata I novel
tini, e fin d’allora pensai di farlo ritirar dal teatro e procurargli una vita tranquilla in famiglia. Egli aveva molto fat
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
le della natura (V. Bertinazzi) : pregio, avverte il Riccoboni, che è una particolarità de' comici italiani. Tuttavia nessu
Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità di monologhi drammatici, comici, grottes
iù traccia della forma primitiva. Tagli, aggiunte, riduzioni, scene d’ una tal commedia incastrate in tal altra, soppression
modo da far piangere e ridere il pubblico in su lo stesso punto, con una perfetta musicalità d’inflessione, con un atto, c
non sanno nè meno il frontespizio, di pensieri riposti dell’autore in una parola della lingua originale, di cui non conosco
E nell’acquisto di un’alabarda egli mette lo stesso entusiasmo che in una recita dell’ Otello. E, naturalmente, essendo la
che dell’arte tragica del Novelli non han pur l’ombra d’idea, ridon d’ una sua interpretazione di tragedia, dicendolo vittim
. Vi entrai di punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo che in una recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio di
quelle del secondo, Canevari, no. O meglio : non vi recitava ; ma era una continua lamentazione del giovine attore col capo
col capocomico, perchè persuadesse Novelli a prender parte al meno a una farsa. E il capocomico pregò, e Novelli, tediato
 : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono di una comicità irresistibile, poi a piccoli salti, a ge
simpatici tipi di grasso borghese ? E chi nel Vouillard del Rabagas, una indovinata e non voluta caricatura carducciana, a
lli ? Quando la poca o niuna responsabilità della parola gli lasciava una piena libertà di azione, egli soleva allora dedic
sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare una compagnia modesta da avviare, da manipolare, da r
u aperto :…. nè men risposto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con una pertinacia degna di chi ha la coscienza della pro
e, si può concludere che egli dal modesto principio saprà pervenire a una magnifica fine. Oltre all’album di Yambo, abbiamo
(Fir., Bemporad, 1897), un numero unico illustrato (Pisa, 1886), con una cocente epigrafe di Cavallotti, uno studio noviss
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 448
Bigottini (Francesco ?). Loehner in una sua nota (Mem. di Goldoni) al nome di Bigottini,
mente toglier la maschera per la verità del costume. Quando io faccio una parte di bleso, mi tolgo la maschera : perchè ? P
lianza de’ macchinismi teatrali. Nel 1780, Bigottini fu congedato con una indennità equivalente alla metà dell’assegno ch’e
osa per l’arlecchino da lui protetto, ricostruì per le scene italiane una commedia sull’Arlequin empereur dans la lune, vec
l signor Bigottini, ha esordito sul teatro della Comedia italiana, in una sua commedia, intitolata : Arlecchino Spirito fol
e la mollezza che caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’ una esattezza e d’una rapidità singolari. Nulla uguag
caratterizzano ogni menomo gesto di Carlino, sono d’una esattezza e d’ una rapidità singolari. Nulla uguaglia la prontezza c
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1005-1006
Bravissima per certi caratteri, si poteva stabilire nel suo mestiero una riputazione onorevole, se contenta d’aver posto i
quale ben volentieri avrebbe voluto liberarsi della sua prima donna, una certa Faluggi, accademica fiorentina. Venuto a co
nova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena, diventando una delle più valenti attrici del suo tempo. Doveva r
la paura del mare le fe’ sciogliere il contratto, e formar là per là una compagnia, che condusse l’estate a Mantova, dove
« volle – riferisco dal Bartoli – che si presentasse all’uditorio con una sortita, che pareva della commedia, ma che però a
a con lei, aggiunse un’arguta raccomandazione, chiamando la Gavardina una tenera pianticella, che coltivata nel bel terreno
giovevole, e potrebbe agli onorati suoi genitori apportare in seguito una più perfetta consolazione. »
96 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193
i lasciò due tragedie latine, fatte a imitazione di quelle di Seneca, una intitolata Eccerinis dal famoso Ezzelino da Roman
l’altra Achilleis da Achille. Il secondo quasi fanciullo125, compose una commedia intitolata la Filologia, la quale volle
il 1349, come prova il Tiraboschi128, scrisse in età ancor giovanile una commedia intitolata Paulus, Comoedia ad juvenum m
ergerio. Essi ignoravano, dice M. De Fontenelle, che nel Mondo eranvi una volta stati greci e latini. Le loro composizioni
cato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico palco in una casa fissa comprata espressamente da alcuni citta
che Federico Margravio di Misnia e Langravio di Turingia assistette a una rappresentazione delle dieci vergini mentovate ne
ltri se ne ingerisse. Gli studenti di San Paolo nel 1378 presentarono una supplica a Riccardo II affinché si degnasse proib
de’ riguardanti, e non molto opportuno a un regolare dialogo, quale a una teatrale rappresentazion si conviene. Parmi nondi
ate tredici lettere latine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scrit
atine scritte verso la fine di questo secolo, in una di esse parla di una sua tragedia, che avea scritta sopra la caduta di
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 109-112
iccolo possidente, nacque in Casal Pusterlengo verso il 1785, ed ebbe una mediocre educazione, nonostante gli anni trascors
à agli austriaci dal generalissimo Bonaparte. Venuta nel suo paesello una piccola compagnia di comici, egli, da essi istiga
atro, passando di peripezia in peripezia, ma acquistandosi pur sempre una crescente fama di buon attore. Le interpretazioni
Buccinieri, già servetta di buon nome, e formò la quaresima del 1818 una buona società col primo attore Luigi Velli, di cu
or tempo che potè i suoi scritturati, convinto che principal forza di una Compagnia fosse nell’ affiatamento. Sappiamo ch'
omei – La fuga dal forte di Sant’Andrea di Venezia – Il testamento di una povera donna – La cognata – Don Marzio alla botte
bottega del caffé di Goldoni – Il proscritto – Malvina – Felice come una principessa – Filippo – Papà Goriot – I due Serge
i con Marini, dal quale si tolse, non terminato il contratto e pagata una rilevante penale, per andar a sostituire Claudio
elevarsi alle massime altezze, fu sempre attore assai festeggiato per una vena di comicità spontanea e vivissima, e per cor
enza, non meno che la sua abilità, la vanno sostenendo sui teatri con una mediocre fortuna. » Così Francesco Bartoli.
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
dal trono al palco, e lo stato che soffrir non volle nel re legittimo una soverchia autorità, si trovò effettivamente schia
Quanto al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I avea cominciata una guerra letteraria che durò dieci o dodici anni, a
e la Volpe. Ogni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta
uo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta. Vi si trova fra gli altri d
alla comica mescolanza. Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava
lico scrisse più di un dramma. Lo storico Guglielmo Abington pubblicò una tragicommedia. Il famoso Milton diede al teatro L
genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne catt
e niuno la neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’Uomo, n
mpose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzione libera e ampliata dell’Avaro francese,
dingam accozzati colla finezza de’ tratti d’Arpagon formano veramente una dipintura assai men bella della francese, e men n
i prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e di farvi una figura ridicola”. Seguendo l’indole della commedi
he. Nell’atto V della medesima commedia un cavaliere dissoluto dice a una dama: ”Grande era in me l’appetito delle vostre b
he per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici; i di lui prog
dinò che si liberasse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con una pensione alla di lui sussistenza. Bello e consola
99 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
, come vedremo appresso, è cominciata a comparire sulle scene Europee una picciola tragedia che non si eleva agl’ interessi
della Trappa che geme tra i cimiterj e le teste de’ morti; nell’altro una religiosa disperata, la quale nel proprio confess
Cominge, più nojosa l’Eufemia. Nell’una e nell’altra favola si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che si narrano co
Socrate dramma in prosa che Voltaire diede al pubblico nel 1755 come una traduzione di quello di Tompson alunno di Adisson
gusto, si discende ad un dramma senza contrasto riprensibile, cioè ad una commedia lagrimante, nella quale s’imbratta con p
e esce a rubare per sostentare i suoi, ed è condannato alla morte. Ma una ipotesi troppo rara discopre lo studio dell’ auto
, l’azione e il carattere dell’Indigente prenderebbe il portamento di una delicata tenerezza che meglio si adatterebbe col
ertore. Le Roi & le Fermier del medesimo autore dee collocarsi in una classe men tetra della commedia piangente. Nè anc
rammi di Diderot, di Beaumarchais e di qualche altro dee riconoscersi una specle di rappresentazione men lamentevole e perc
a per vivere 1500 lire di entrata, l’innamorato vivacemente ne deduce una conseguenza contraria e non attesa da suo zio: J’
erot la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una com
rò il genere formandone una favola tetra, poco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. Tolse egli ancora dal medesi
madama Murer, sembrano più proprj di un’ opera musicale eroica che di una commedia. Ma la dilicata Eugenia non merita punto
za quasi tragica. Voltaire pubblicò di aver tradotto questa favola da una di M. Hume fratello del celebre Hume storico e fi
100 (1772) Dell’opera in musica 1772
overe sociale —, cui il nostro autore aveva cercato di aggiungere, in una serie di note e appendici, un po’ di consistenza
teatro molto diverse da quelle di Planelli) non sbagliava a indicare una certa timidezza se non sommarietà del libro nel t
io l’intenzione di mettere ordine, di proporre razionali correttivi a una forma d’arte che come nessun’altra obbligava — e
o di tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della c
in qui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con una sì valevole testimonianza (III.III.25). Quali so
che con l’esito del dramma stesso, per quanto sia difficile suggerire una complessa peripezia in poche note musicali (già A
oro versi, come vezzo suol essere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fan
i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’ una brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel
rdinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel tanto ripetere voce
notomizzare con elegante arguzia i motivi della volubilità umana: «Se una persona arsa di sdegno pretendesse di sfogar la s
ì fatto genere di musica avanti a un domestico cimbalo. In quel luogo una imparaticcia cantilena piacerà più assai che un c
e: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto una ben colorita bussola che un quadro di Raffaello.
no esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animata dal pennel
Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animata dal pennello d’Urbino» (III.III.29).
1779) e il Pirro del Paisiello (1787), si può forse interpretare come una sorta di assenso alle idee di Planelli7: o meglio
allora agitavano l’Inghilterra», VII.III.15), traccia preliminarmente una piccola storia dell’opera: dalle presunte origini
iguardare come veicolo, dirò così, di quelle. Il correttivo, secondo una tradizionale linea storiografica seguita anche da
nno al fine del melodramma»; e lo scopo eminentemente morale è ancora una volta guidato dagli aristotelici «compassione» e
ologo inglese di scuola cartesiana Thomas Willis. Supposto che esista una specifica sede nervosa delle passioni, Planelli s
rumenti incapaci di superare le tre ottave): «È chiaro — glossa — che una musica, la quale di tali invenzioni faccia buon u
nare il nostro autore — qual modo si richiedesse per insinuare in noi una data disposizione, egli sapea bene a qual s’appig
che prima ci era stata cantata nel maggiore d’ellamì [mi maggiore], e una , che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e
rna, sulla scorta di note pagine di Platone e di Plutarco, il mito di una coerente funzione educativa e parenetica, anche i
ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo.
’arrestare il ragionamento nel bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’ una parola, per dar luogo a una folla di suoni inarti
el bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’una parola, per dar luogo a una folla di suoni inarticolati? Non è cosa da ridere
passaggio? (III.II.7). Forte di queste convinzioni, Planelli propone una sorta di nuovo galateo teatral-musicale. Pensa in
na tali abusi non cesseranno, finché i cantanti non sieno obbligati a una perfetta pronunziazione» (IV.I.7). Il gesto (per
ensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto può talvolta occupare una sola parte del nostro corpo, ma l’affettivo l’occ
Essi mentre vogliono comandare, adirarsi o ripigliare, mandano fuori una voce femminile, che in quell’incontro muove non a
e ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce molle e delicata, comoda alle lusinghe, a’ v
n mano il dominio e la forza. Ma il sesso destinato a comandare sortì una voce piena, autorevole, maestosa, propria a sotto
ni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra con una voce che muove invidia nelle italiane fanciulle (
pose piante, / e manda per gran foce / di bocca un fil di voce». Ma è una censura che troverà ancora a lungo nel pubblico u
ll’inusuale, con buona pace delle cosiddette leggi di natura. Persino una «celebre odierna cantatrice» allora molto acclama
oveva invece contraddire la realtà che il pubblico avrebbe ritrovato, una volta uscito dalla sala e risvegliatosi dal richi
za valgono anche per la scenografia. Planelli traccia con mano sicura una piccola storia dell’illusionismo scenografico, gl
iscendenti e della sua scuola; e dispensa le solite raccomandazioni: « una galleria va caratterizzata in modo che non sia pr
alleria va caratterizzata in modo che non sia presa per un tempio, né una carcere senta di cantina. Quindi ancora se la sce
are l’aneddoto sul pittore secentesco Andrea Pozzo che «nel dipingere una cupola avea […] sostenute con mensole le colonne
eso da questa e ci rende curiosi del proseguimento» (VI.II.3). Ancora una volta al poeta spettava la funzione di guida: Pla
al poeta, assistito bensì dal primo» (VI.II.5). A chi sospettava che una troppo stretta connessione tra ballo e azione dra
zi, quasi svaghi dell’attenzione) Planelli rispondeva a sua volta con una domanda: «chi è preso da sì fatto dubbio, che mai
sì fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un medesimo quadro da una parte dipinto Alessandro inteso a militari impres
nsore, naturalmente benevolo e accorto, che in primo luogo raccomanda una lettura preventiva del «libricciuolo» (il librett
cuore l’opera in musica o forse aspirava (ha ipotizzato Degrada)12 a una carica di sovrintendente teatrale, che non gli fu
d’un filosofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come una delle più possenti cagioni della perfezione o del
ire nel progresso delle belle arti e della publica costumatezza. Pure una sì nobil materia, e così atta per la varietà sua
re a un tale scopo le leggi dell’opera in musica, egli fa di mestieri una varietà tale e una tal profondità di cognizioni,
le leggi dell’opera in musica, egli fa di mestieri una varietà tale e una tal profondità di cognizioni, che invano si cerch
quale di più si può dire γεωμετρητάτη, μουσικωτάτη, θεωρητοτάτη ed in una voce originale. E piace che in tutto l’egregio tr
trattato de per maestri i Greci. Si desiderava che in nostra stagione una n’uscisse di sì gran pregio, dolendosi ognuno che
, non senza un piacevole e filosofico aspetto di novità, formato come una instituzione universale che sola bastar potrebbe
malagevole a diffinire: egli nasconde la sua origine nelle tenebre d’ una rimota antichità, la quale non tramandò a noi mon
ssato avessero avuta origine. [Sez.I.1.0.3] Anche l’anonimo autore d’ una cronica manoscritta di Milano (scrittore anch’ess
5] Giovanni Villani18 e l’Ammirato19 conservarono ancora la memoria d’ una rappresentazione data nel 1304 dagli abitanti di
rono usate in Italia le opere in musica. Forse anzi esse non sono che una continuazione dell’antica tragedia; continuazione
.0.11] L’aver mentovato Alfonso duca di Calabria mi richiama in mente una simil festa celebrata da questo principe in Napol
Napoli l’anno 1492, nella sala di castel Capoano. Consisté questa in una breve farsa, come la chiama il famoso Jacopo Sann
lla città di Firenze (dalla quale l’Italia e l’Europa tutta riconosce una gran parte di sua coltura) attendere quest’ultimo
che perfezionatore de’ melodrammi: chiamandosi anche inventore chi a una invenzione altrui aggiunga nuovo lume, e bellezza
della tendenza delle parti a un fine medesimo. Così perfetta diciamo una macchina, se ciascuno de’ pezzi che la compongono
ì vero, che tra tutte le altre facultà da noi annoverate non ce ne ha una che non sia stata ammessa, a solo oggetto di dar
intermedi e al principale subordinati. Conciosiaché non ogni scena d’ una tragedia è animata dalla compassione e dal terror
cui esse adornansi diligentemente. Né sono, come le scienze, figlie d’ una mente tranquilla; furono anzi concepite dallo spi
o spirito umano nel tumulto delle passioni. Un uomo, che la perdita d’ una persona cara rende infelice, mentre ha la fantasi
l’inclemenza del cielo, che in mezzo allo strepito de’ tuoni rovescia una furiosa tempesta, corre sotto un albero a ricovra
mportante sia la cognizione di queste facultà, e che essa costituisce una delle più utili e insieme più dilettevoli parti d
sti diriggono i loro primi attacchi. Quindi è, che qualora io ascolto una poetica composizione, il primo sentimento ch’io p
misure, che osserva nelle parti e nell’insieme, desta nell’occhio mio una grata sensazione. Ma oltre a ciò io sento coprirm
cro orrore, se ella mi presenta un augusto tempio, o d’allegrezza, se una villa deliziosa. Così pur la pittura (per addurre
che esser vero, chiaro apparirà quando della simmetria si sia formata una distinta nozione. Simmetria dunque è la ragione e
e noi conosciamo senza fatica se sieno tra loro eguali, o di quanto l’ una sia maggiore dell’altra. Se per esemplo, fissando
sando l’occhio sopra due linee, noi prestamente ci accorgiamo esser l’ una il doppio dell’altra, queste due linee avranno un
.3.4.2] Quanto adunque più evidente farà a’ nostri sensi la ragione d’ una a un’altra grandezza, tanto più grata riuscirà la
minor fatica durerà lo spirito a discernerla. Ora, a rendere evidente una ragione, due regole si debbono osservare. La prim
Dopo di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’ una delle quali sia una o alquante volte maggiore del
ù aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’una delle quali sia una o alquante volte maggiore dell’altra, come il dop
ineguali. Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’ una delle quali superi l’altra d’una determinata part
ia che si trova fra due grandezze, l’una delle quali superi l’altra d’ una determinata parte, o si voglia dire d’una parte a
elle quali superi l’altra d’una determinata parte, o si voglia dire d’ una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezz
minata parte, o si voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da
voglia dire d’una parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e
a parte aliquota, come qualora sia una volta e mezzo, una e un terzo, una e un quarto da più dell’altra; e per la medesima
essere della medesima acutezza in un uomo, perciò spesso avviene che una ragione, la quale è discernevole a un senso, può
iscernevole a un altro senso d’un uomo medesimo, e che, esempigrazia, una persona esercitata nell’architettura, alla prima
sposizione; e però avvien non di rado che il senso d’un uomo discerne una ragione, che il medesimo senso in altro uomo non
il triplo dell’altezza della fronte; se la lunghezza d’un ciglio sia una volta e mezzo quella dell’occhio, e così discorre
lezza sensibile dell’uomo, la scultura e la pittura, ne somministrano una invincibil pruova, poiché quelle misure osservand
erire all’occhio quella medesima simmetria che si osserva nel corpo d’ una bella persona: da che in effetti le più dolci sim
atti, se la natura dell’anima umana consiste nello sforzo di produrre una non interrotta serie d’idee, come i più profondi
ire che l’appercezione, l’accorgimento d’un’ idea che gliene prometta una serie d’altre, e così l’aiuti a secondare la prop
.I.3.5.3] Questo piacere consiste nella deduzione che fa lo spirito d’ una grandezza da quella d’un’ altra. Nell’ascoltare p
parti: altro non essendo la cadenza d’un verso se non un intervallo, una pausa interposta fra le parti di esso verso. Per
endo in quel verso il germe, diciam così, d’altre idee, si disgusta d’ una sterilità che lo condanna all’inazione. Così anco
iccioli membri componenti queste parti. E per contrario da qual s’è l’ una di queste grandezze egli si accorge di poterne de
ro delle sue parti moltiplicar si potesse in infinito. Sarebbe questa una falsa deduzione; poiché noi già dicemmo sin da pr
n lei che gli altri che ne son senza. Si faccia a un cantante sentire una , o poche volte un bel canto: egli lo imiterà fran
biano tra loro, onde non producano melodia alcuna. Ripeteteglielo non una , ma mille volte: egli non s’imbatterà mai ad imit
ivi fu dimostrato, la favorita del nostro spirito; talmenteché anche una goccia d’acqua, che cada in tempi eguali, è piace
avicembalo, d’un violino è più pregevole della musica d’un timpano, d’ una nacchera, di tanto la poesia armonica è più prege
nto più che gl’inventori della poesia armonica introdussero in questa una nuova simmetria (ed è quella delle rime), procura
diversa indole dell’italiano e del latino idioma non possa permettere una medesima combinazione di lunghe e di brevi, e che
egole della distribuzion delle lunghe e delle brevi, è solo perché da una ragionata distribuzione di sillabe, di diverso me
r dell’ircane foreste, per la contiguità di due brevi, che nel primo una sola volta s’incontra, due volte nel secondo e tr
fa che le brevi, cioè quelle che van senza di detto accento, sieno l’ una dall’altra divise. Questa distinzione di versi ce
regole differiscono secondochè le mentovate discipline differiscono l’ una dall’altra. Ora il melodramma è un dramma tragico
il divisare in che il melodramma differisca dall’antica tragedia. Ora una tal differenza tutta sta in poche mutazioni fatte
durre il melodramma alla sua perfezione, serviranno a questo dramma d’ una breve difesa. Cap. III. Dell’unità del luogo
ci severissimi osservatori dell’unità del luogo, e questo era sovente una publica piazza, sulla quale riduceano tutta l’azi
arono mai di valersi di tal mutazione in mezzo al dramma, sicuri, che una tanta lentezza avrebbe annoiato sommamente gli sp
lade ed Elettra sul frequentato atrio del palazzo d’Egisto a ordinare una congiura contro questo tiranno, come dottamente n
buon senso, due regole debbe osservare sulla mutazione delle scene: l’ una di non mutar la scena se non allora che il verisi
.2] Questo passaggio fatto per la tragedia dal tristo al lieto fine è una pruova ben certa del progresso fatto dal genere u
coli incivilito, amico del commercio e degli stranieri, e professante una religione che ispira la carità, la mansuetudine,
essi medesimi sono soggetti. Perché il carattere del primo è quasi d’ una spezie d’esseri distinta dalla loro, e colla sua
rienza a confutare sì speziosa obbiezione. Si leggano due tragedie, l’ una delle quali abbia il protagonista di carattere su
o non esclude le umane debolezze, ma solo i vizi, non importando egli una perfezione assoluta, ch’è di Dio solo, ma una rel
zi, non importando egli una perfezione assoluta, ch’è di Dio solo, ma una relativa, e quale può agli uomini convenire. E gl
a del dramma, o dalle regole del verisimile. Egli fu solo dell’uso: e una favola, che più o meno avesse di cinque atti, può
che più o meno avesse di cinque atti, può essere egualmente bella che una che seguisse quell’antica divisione. [Sez.II.6.0
ciassettesimo secolo. Certo è tuttavolta, che quando alle arie si dia una musica propria e confacente, la loro inverisimigl
moderna musica teatrale, avendo gli antichi adoperato ne’ loro drammi una musica semplice, robusta, espressiva, e solendo i
mplice, robusta, espressiva, e solendo i moderni unire a’ drammi loro una musica cianciosa troppo e snervata. Nondimeno que
esprime il passaggio che fa il protagonista da un estremo contento a una tristezza estrema, cagionata in lui da una novell
a da un estremo contento a una tristezza estrema, cagionata in lui da una novella recatagli da Matusio. L’aria che termina
o giugnere al suo colmo nell’aria, viene dispettosamente arrestata da una massima, la quale, per giunta, le vera folle, rid
o dare all’azione quel colore, quella forza che basta per far nascere una data massima in mente allo spettatore, usurpa l’u
mai nelle arie. Fu censurato il Maffei d’avere adoperato nella Merope una similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni
sensi risponde a quel principe generoso: Ubbidisco al mio Re. Possa una volta Esserti grato Arbace. Ascolti intanto Il Ci
o, si perda in quegli ultimi momenti a simmetrizzare spensieratamente una lunga similitudine? Si dirà forse che essendosi d
Se cerca, se dice il suo trattenimento con Aristea, lo terminasse con una massima, o pure che gli stessi personaggi, invece
ell’espressivo duetto Ne giorni tuoi felici, spiegassero ciascuno con una similitudine il loro stato: che perdita per lo te
ta la compassione nel più intimo degli animi nostri! Come sperare che una lambiccata sentenza, una ricercata similitudine f
intimo degli animi nostri! Come sperare che una lambiccata sentenza, una ricercata similitudine facciano altrettanto? [Sez
nte, e non come parti d’un dramma: siccome non mancherebbe applauso a una bella pittura, ancorché impropria a quel luogo do
to; e il compositore abbandonato a sé stesso è astretto ad attaccarvi una musica precaria e priva di senso. Quando all’oppo
iù vive pennellate della passione cominciata nel recitativo, egli con una musica adatta a quella passione avrebbe intenerit
passione avrebbe intenerito tutto il teatro. [Sez.II.7.2.14] Quindi una tal aria non ha mai sui nostri teatri cagionata q
uno stile anche lirico: fallo gravissimo contro all’arte del dire. Se una persona arsa di sdegno pretendesse di sfogar la s
l numero dell’ottava vicina; e in conseguenza se per contrario mentre una corda farà otto oscillazioni un’altra ne farà qua
l’ottava bassa del tuono di quella; se due la doppia ottava bassa, se una la tripla ottava e così in infinito, dividendo pe
o, dividendo per due il numero dell’ottava vicina. III. Che se mentre una corda farà due oscillazioni un’ altra ne farà tre
sta produrrà la quinta del tuono di quella. IV. Che se in tempo che l’ una farà quattro oscillazioni, l’altra ne farà cinque
ale, egual numero di percosse all’organo dell’udito, tal consonanza è una simmetria che nasce dalla ragion d’uguaglianza, c
l’unisono la più perfetta consonanza è l’ottava, ciò avviene perché è una simmetria fondata sulla ragione multiplice, che d
rie. Co’ medesimi princìpi agevolmente si spiega perché la quinta sia una consonanza più perfetta della terza maggiore, e q
che fino a noi pervennero della loro musica stromentale. È chiaro che una musica, la quale di tali invenzioni faccia buon u
olto diverso dalla voce dell’uom tranquillo. Infatti noi senza vedere una persona, e senza sapere l’attuale stato dell’anim
un tempo medesimo presenti allo spirito. Non altrimenti il ritratto d’ una persona temuta, amata, odiata, ci sveglia que’ me
perimentati, corrisponde e, dirò così, echeggia nella nostra macchina una mozione simile a quella che allora accompagnò le
soffrono tai ciechi movimenti d’animo, esse d’ordinario si lagnano d’ una particolar contrazione de’ nervi del petto e dell
rso, e alla laringe. Da ciò finalmente avviene secondo il Willis, che una delle maggiori differenze che passa tra la strutt
oni vitali52. Tutto ciò conferma sempre maggiormente, trovarsi in noi una classe di nervi addetti all’uffizio delle passion
gue: i. che essi dovranno essere immediate e necessariamente mossi da una musica, che adoperi suoni consonanti a quelli a c
in breve tutti i modi ebbero rinvenuti propri ad eccitare e regolare una data passione53. Ed a ciascuno di questi modi cor
e gli animi a questo affetto. [Sez.III.1.4.2] Gli antichi adunque da una musica povera traevano maggior vantaggio che non
a una musica povera traevano maggior vantaggio che non facciam noi da una ch’è doviziosissima. Se si dimandava a un greco q
si dimandava a un greco qual modo si richiedesse per insinuare in noi una data disposizione, egli sapea bene a qual s’appig
ore d’effaut, che prima ci era stata cantata nel maggiore d’ellamì, e una , che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e
nuo sforzo d’ingegno, e spesso inutile, ciò che i Greci otteneano con una semplice osservanza delle regole di quella parte
icuro dell’infallibilità delle sue regole, troverà in queste medesime una pruova ben certa dell’esattezza dell’operazione,
era potrebbero fare sullo spirito e sulla macchina di chi ascolta, In una melodia composta di rapide note, di trilli, d’arp
la d’un altro suono che sopraggiugne all’istante, e ch’e incalzato da una folla d’altri di non maggior durata. Allo spirito
accade, vanno alle consonanze unite le dissonanze. [Sez.III.1.4.5] Se una tal musica niun’azione può avere sulla fantasia e
a tutta diversa dalla precedente. L’esperienza dimostra che eseguendo una tal musica vicino a stromenti che stiano in ripos
so a Clitennestra non si applicava a divertire quella principessa con una musica puramente estetica. Egli attendeva a fomen
rle nell’animo l’amore dell’assente marito e delle virtù necessarie a una regnante: talmenteché Egisto non potè trarre a’ s
Orfeo, Cadmo, Anfione, da’ quali erano stati invitati ad abbandonare una vita brutale, che in compagnia delle fiere aveano
é pur pensato aveano d’esser tali, cominciarono a gustar le delizie d’ una vita socievole e sola degna di ragionevoli creatu
loro insegnati i doveri verso l’essere supremo, promulgate le leggi d’ una patria nascente, istillate le massime della giust
nostra. Perciocché quella fu professata dal fiore della letteratura d’ una nazione, appo la quale le belle arti giunsero a u
nsero a un segno, al quale non pervennero altrove né prima, né poi; d’ una nazione di gusto sistematico, e presso la quale u
ne di gusto sistematico, e presso la quale un tal gusto degenerava in una spezie di mania che volea suggettare a sistema qu
ia che volea suggettare a sistema qualunque più ritrosa disciplina; d’ una nazione, in fine, che formicava di sublimi ingegn
al maraviglia, che la musica patetica, coltivata con tanto impegno da una tal nazione, divenisse ordinata e sistematica, e
vveniva tra’ Greci: che anzi i nostri filosofi si recano per lo più a una cotal onta di saper ricercare dilicatamente uno s
unita, e col quale ha un medesimo e comun fine, qual è il movimento d’ una determinata passione61. Di qui nasce il particola
mieramente lo stile della musica teatrale vuol poche note. Perciocché una musica troppo rinzeppata di note, sieno simultane
antecedente fu dimostrato. Si aggiunga, che quel frastagliamento, che una continuazione di brevissime note cagiona alla voc
rebbero contare assai più. Né si troverà mai, che un canto composto d’ una moltitudine di note sia riuscito patetico sul tea
due differenti ragioni di musica ne somministrano i fanciulli. Essi a una musica di rare note composta, sia strumentale o v
2] Comparve, poco tempo è, sopra uno de’ più illustri teatri d’Europa una valente cantatrice dotata di voce sì acuta, che n
ta, che non avea forse avuta mai la pari in questo genere. Costei con una voce da calderino si tirò la maraviglia di tutti,
ogni forza a qual canto che sperimentate più energico? Disseminatevi una competente dose del più bel gorgheggio del mondo.
’arrestare il ragionamento nel bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’ una parola, per dar luogo a una folla di suoni inarti
el bel mezzo d’un senso, anzi alla metà d’una parola, per dar luogo a una folla di suoni inarticolati? Non è cosa da ridere
maniera di canto tanta voga su nostri teatri. La maravigliosa gorga d’ una celebre odierna cantatrice62 ha ingerito su quest
incipalmente il canto: perciocché l’accompagnamento degli stromenti d’ una qualche maggior libertà dee godere. Colla scorta
rvato quai tuoni di voce adoperano gli uomini mentre son posseduti da una data passione, e qual movimento danno eglino in t
usica, i quali, talvolta per casualità, riescono efficaci ad eccitare una data passione. Perciocché non di rado avviene, ch
deve in questo aver riguardo al carattere de’ personaggi, perciocché una data musica starà bene a una dilicata donna, che
al carattere de’ personaggi, perciocché una data musica starà bene a una dilicata donna, che disdirebbe a un uomo eminente
cono i cantanti sullo stil teatrale. [Sez.III.2.5.1] Affinché però una composizione di questo stile sia nello stil medes
bero di passar per novizi nella profession loro, se nell’esecuzione d’ una sonata o d’una cantata, non vi cacciassero, bene
per novizi nella profession loro, se nell’esecuzione d’una sonata o d’ una cantata, non vi cacciassero, bene o male, quanto
ti in cui questa musica è comunemente divisa. [Sez.III.3.1.2] Ebbevi una città, non mi ricorda ben dove, nella quale tutte
na città, non mi ricorda ben dove, nella quale tutte le porte erano d’ una grandezza, e d’un disegno medesimo, senza riguard
po’ di respiro? E il balletto vorrebbe invitar forse que’ fuggitivi a una danza? Per opposto la prima scena dell’Achille in
amma. Io non intendo come un simil compendio possa essere eseguito in una sinfonia d’apertura. Ma quando io pur si potesse,
quali dié loro Jacopo Peri sì belli esempi65, essi vi discernerebbero una certa grazia nativa e dilicata, che ha talvolta r
esservi ancora ad ascoltare. Né ogni punto che termina il periodo ha una cadenza medesima. Altramente noi terminiamo un pu
olla posatezza medesima: quel passo ha bisogno di movimento, questo d’ una lentezza più che ordinaria. Darà alle pause il va
Darà alle pause il valore che ad esse conviene, non facendole tutte d’ una durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punt
h’io più soffra così, il buon maestro fra l’un verso e l’altro segnò una lunga pausa, introducendovi un motivo di stroment
ono sì fattamente ogni traccia di verso nella poesia, ch’essa diviene una prosa pretta e sputata: e così la loro musica ann
anti; ed unita alla naturalezza avranno quell’energia, che il fuoco d’ una passione suol comunicare a un discorso. [Sez.III.
ituendo alla di lui voce il suono degli strumenti. Per questa ragione una tale spezie di recitativo è propria del soliloqui
oro versi, come vezzo suol essere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fan
i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’ una brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel
rdinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria una lunghissima filastrocca. Quel tanto ripetere voce
ituisse publiche accademie di musica, le quali risparmierebbero a lui una gran parte delle considerabili spese che richiede
ella condanna colla severità medesima il compositore, ove non adoperi una musica espressiva; ch’ella s’annoia di quegli att
; ch’ella s’annoia di quegli attori che non accompagnano il canto con una convenevole azione. Richiede tutto ciò solo chi è
o di tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della c
in qui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con una sì valevole testimonianza. Il passo è così bello,
per aspettare un noioso ritornello, né fermarlo a mezza parola sopra una vocal favorevole, o a far pompa in un lungo passa
] Ho creduto poi, che la mia maggior fatica dovesse ridursi a cercare una bella semplicità, ho evitato di far pompa di diff
nelle repliche delle parole e nell’uso dagli stromenti, avrebbe fatta una musica teatrale totalmente secondo il mio cuore.
ì fatto genere di musica avanti a un domestico cimbalo. In quel luogo una imparaticcia cantilena piacerà più assai che un c
e: siccome a chi ne’ colori non cerca che l’armonia, darà più diletto una ben colorita bussola che un quadro di Raffaello.
no esaminati nell’azione. Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animata dal pennel
Solo allora si può giudicare se più diletti una bussola ben tinta che una tela animata dal pennello d’Urbino. Sezione
i diversi sentimenti che si vogliono comunicare ad altrui67. Ella fa una parte dell’arte di persuadere, ed è quasi l’eloqu
gittate al vento le opere loro, se gli attori non aggiungano ad esse una convenevole pronunziazione, senza la quale lo spe
aspirava alle nozze della figliuola, per essersi accorto non aver lui una molto dilicata azione. Sulle stesse cattedre dell
è in un estremo dichinamento. I nostri oratori sdegnano d’accordarle una seria occupazione, e i chironi della gioventù nos
a non ebbero mai pur sospetto, che un’arte sì fatta dovesse impiegare una parte del tempo destinato all’educazione. Qui per
ran dritto i suoi più vivi applausi a coloro, che accoppiano al canto una energica pronunziazione; ed egli a consacrati nel
na tali abusi non cesseranno, finché i cantanti non sieno obbligati a una perfetta pronunziazione. Perché di grazia i mento
fettivo. Gesto imitativo è quello che contraffà il moto o la figura d’ una cosa; come qualora, parlando d’un orgoglioso pers
ori, e passeggiamo con andatura misurata e grave, o quando si parli d’ una guanciata e si scagli la mano, come se in effetti
ciata e si scagli la mano, come se in effetti se ne volesse avventare una allora allora. Gesto indicativo è quello che dimo
stoso, ch’è dovuto alla tragica azione, esso richiede nel personaggio una vantaggiosa statura. Perciò i Greci e i Romani ri
ensibile dell’anima. Ogni altra spezie di gesto può talvolta occupare una sola parte del nostro corpo, ma l’affettivo l’occ
ia, ch’esse appena sostengono la persona. La rabbia al contrario reca una rigidezza sorprendente alle braccia, alle gambe e
erino a dare a’ passi e a’ giri quelle grazie che sono come l’anima d’ una danza. Veggiamo adunque ciò che in questa parte d
na se ne avvedesse. Sarebbe desiderabile che questi virtuosi avessero una volta fitto in capo, che ciò che essi cantano deb
ntimenti. Tal espressione esige tutto lo sforzo della voce, tal altra una voce dimessa. Quel passo vuol movimento, questo v
Essi mentre vogliono comandare, adirarsi o ripigliare, mandano fuori una voce femminile, che in quell’incontro muove non a
e ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce molle e delicata, comoda alle lusinghe, a’ v
n mano il dominio e la forza. Ma il sesso destinato a comandare sortì una voce piena, autorevole, maestosa, propria a sotto
ni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra con una voce che muove invidia nelle italiane fanciulle.
he muove invidia nelle italiane fanciulle. E non sarà questa riputata una grave improprietà, una intollerabile inverisimigl
italiane fanciulle. E non sarà questa riputata una grave improprietà, una intollerabile inverisimiglianza? So che molti non
uali, riuscendo appena uno tra cento, gli altri vengono abbandonati a una obbrobriosa miseria. Non sono tali considerazioni
he quest’arte particolarmente insegnarono84. È però la pronunziazione una di quelle facultà, che non si può appieno insegna
osì differiscono ancora nel parlare e nel gestire. Ciascuno ha in ciò una maniera sua propria, la quale, ove sia giudiziosa
spressione: ond’esse non vanno inconsideratamente prese per modelli d’ una nobile pronunziazione. [Sez.IV.3.0.5] Ciò che la
zioni. [Sez.IV.3.0.8] Perché poi adatti elegantemente alla sua parte una pronunziazion così fatta, due condizioni si richi
i vada col pensiero sempre innanzi alle suo parole, adatterà a queste una naturale e spedita pronunziazione, prevedendo sem
ar proferire. Par opposto, chi non sa a quante sconvenevolezze induca una memoria infedele? Gli occhi si stralunano, la per
ora, di adoperare le mode d’oggidì. Talvolta per difetto d’invenzione una Fedra, o un Ippolito compariscono in teatro senza
) le croci pendenti dalla gola delle donne. Così ancora qualche volta una cantatrice godrà di vestire un abito capriccioso
a scena è d’un colorito dilavato e tranquillo, i vestimenti saranno d’ una tinta vivace e brillanti d’oro e d’argento. Ma se
. Ma se la scena sarà di color gagliardo e carico, le vesti dimandano una tintura sfumata e schietta, e ‘l loro ornamento n
volmente, e l’occhio ne rileverà quel dolore che pruova l’orecchio in una dissonanza. [Sez.V.1.0.6] Talvolta né pur basta
ntore degli abiti, mettendo addosso a un personaggio lontano colori d’ una vivacità eguale a quella che si vede addosso a’ v
o del Peruzzi si possono dedurre le qualità che si hanno a trovare in una scena, le quali a tre si riducono, e sono vastità
sua vastità, il dramma richiede che la scena ora presenti l’interno d’ una reggia, ora un giardino, una piazza, una foresta
de che la scena ora presenti l’interno d’una reggia, ora un giardino, una piazza, una foresta ecc., tutte cose che esigono
ena ora presenti l’interno d’una reggia, ora un giardino, una piazza, una foresta ecc., tutte cose che esigono ben altro sp
nto è necessario di declinare dalle medesime. Il che non si può senza una lunga pratica, o senza una diligente osservazione
re dalle medesime. Il che non si può senza una lunga pratica, o senza una diligente osservazione della pratica de’ migliori
prospettiva e dell’architettura. [Sez.V.2.2.2] Il decoro si trova in una scena quando il disegno del luogo, e di tutte le
pri all’uffizio di quel luogo, propri esempigrazia d’un giardino o di una reggia, e conformi agli usi ed a’ costumi del pae
e si finge, o almeno non non conforme alle costumanze moderne. Quindi una galleria va caratterizzata in modo che non sia pr
alleria va caratterizzata in modo che non sia presa per un tempio, né una carcere senta di cantina. Quindi ancora se la sce
però incapace d’essere troppa caratterizzata, come quando rappresenta una campagna la quale tanto può trovarsi in Egitto, q
vece di sedere sul zoccolo si contentano dell’immaginario sostegno di una mensola, che sembra non un’opera di valoroso arch
padre Pozzi, inventore infelice delle colonne a sedere. Nel dipingere una cupola avea costui sostenute con mensole le colon
estro della sua scuola non avrebbe dubitato di dipingere per esempio una scala a rovescio, e d’obbligarsi poi a pagare il
re degli abiti. [Sez.V.2.3.2] Gli ornamenti dunque, onde va abbellita una scena, compariscano nuovi agli occhi del popolo;
e a raccomandarne la prontezza non solo perché è noiosissima a vedere una macchina o una scena che stenti a giugnere al suo
ne la prontezza non solo perché è noiosissima a vedere una macchina o una scena che stenti a giugnere al suo sito, ma molto
nza eseguito. II pittore avrà con tutte le leggi dell’arte ma dipinta una scena. Egli vi avrà acconciamente maneggiati i co
vano, di cui è base la platea. Ora se, a cagion d’esempio, taluno per una mal intesa magnificenza si avviasse di formare di
uso di que’ vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica degli antichi, unita a una giornaliera pruova che noi ne facciamo, ha dato a
il popolo abbia più uscite per cui sgombrare e mettersi in salvo. Non una volta è avvenuto, che in un improvviso movimento,
all’ampiezza della città a cui appartengono, e ridicola si renderebbe una bicocca se una mole elevasse degna d’una vasta ci
lla città a cui appartengono, e ridicola si renderebbe una bicocca se una mole elevasse degna d’una vasta città. Ma questa
no, e ridicola si renderebbe una bicocca se una mole elevasse degna d’ una vasta città. Ma questa medesima non potrebbe asse
. L’estensione a cui un teatro può giugnere, è quella della portata d’ una voce mandata fuora senza stento. [Sez.V.4.2.2] A
eatro e disposizione de’ palchetti. [Sez.V.4.3.1] Si cerca ancora una figura per l’interno del teatro la più adatta a f
ca, com’essi chiamano. Questa invenzione consiste in dare al medesimo una figura di campana, disposta in modo che l’orlo, o
nconveniente dando al teatro la figura non già d’un semicircolo, ma d’ una semiellisse, la quale ha per poco tutti i vantagg
uella. [Sez.V.4.3.3] Altri preferiscono a ogni altra figura quella d’ una semiellisse troncata sull’asse maggiore; e questi
ità d’un tanto maestro; ma confesso di non comprendere come adottando una tal figura si possa evitare di rendere sproporzio
pia la fronte del pulpito o proscenio; o pure, volendo ridur questa a una moderata estensione, io non so intendere come si
cantanti: perocché l’esperienza insegna che tanto indebolisce la voce una stanza apparata di carta, o di lino, di seta, di
no a rappresentare ordini d’architettura. Se del sostegno tu ne formi una colonna, e della fascia una cornice architravata,
architettura. Se del sostegno tu ne formi una colonna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà delle due l’una;
onna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà delle due l’ una ; o questi membri riusciranno meschinissimi e spro
a e dove consista il suo estetico [Sez.VI.1.1.1] Danza o ballo, è una serie di straordinari movimenti del nostro corpo,
vimenti del nostro corpo, regolati dalla cadenza della musica. Ella è una delle belle arti, e si divide in alta e bassa. Da
nel verso un tal fondo è assoggettato a certa misura, e interciso da una cadenza regolare; nella prosa è libero. Così il f
Ma questi movimenti nel ballo sono anch’essi intercisi e distinti da una cadenza regolare, laddove nel gestire non osserva
ra ‘l ballo e ‘l suono : tanto l’unità è grata al nostro spirito. Per una ragione contraria piace assaissimo un ballo esegu
e ch’ella dà alle membra. La qual disposizione non è già che presenti una novella simmetria, ma solo rende più discernevole
a teatrale la medesima necessità. Costituendo questa bella disciplina una parte del nostro spettacolo, non altrimenti che s
secondoché d’ordinario vengono composti. Tu avrai l’animo occupato da una favola di greco, o di romano argomento, quando ec
a una favola di greco, o di romano argomento, quando ecco salta fuori una truppa di Persiani o di Cinesi, che ti comincia u
di Persiani o di Cinesi, che ti comincia un ballo di strana foggia in una scena passeggiata poc’anzi dal greco o dal romano
suo cuore da un contrario movimento che vi cagiona la danza? È questa una delle principali cagioni della poca attenzione ch
a favola tragica. Tanto più, che l’uomo è formato in modo ch’egli, da una seria applicazione, è naturalmente menato al dive
nità tra la danza e la musica, sì ancora perché quella musica, che ha una medesima espressione colla danza, fa miracolosi e
pressione colla danza, fa miracolosi effetti sul ballerino ; gli reca una forza, un coraggio, un fuoco, che onninamente gli
ancorché giaccia infermo e destiuto d’ogni vigore, si faccia sentire una sonata che gli vada a verso, egli si leverà sì pr
se dubiterà, che tanta connessione tra l’ballo e l’dramma non produca una rincrescevole monotonia, e crederà che i danzator
sì fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un medesimo quadro da una parte dipinto Alessandro inteso a militari impres
sse che in un edifizio le finestre non posassero, com’è solito, sopra una medesima linea, sopra un medesimo davanzale, ma q
mezzo, e questa fosse un palmo discosta dall’altra, e quella dieci, e una quadra, e una rotonda, e va discorrendo, che dire
a fosse un palmo discosta dall’altra, e quella dieci, e una quadra, e una rotonda, e va discorrendo, che direbbe egli al pi
rfezione e la bruttezza), ma nella moltiplicità delle cose tendenti a una medesima unità. Così quel confuso ammasso di fine
aranno freddi e spiacevoli. Ogni ballo dovrebbe a mio parere offerire una scena, che incatenasse e legasse intimamente il p
a teatrale [Sez.VI.2.2.1] Dovendo adunque il ballo teatrale essere una continuazione della favola drammatica, egli vuol
a a cui si frammettea, di modo che alle tragedie non accoppiavano mai una danza grottesca, ma solo l’emmelie, serio e maest
che ha creduto fin qui che a divenire famoso bastasse distinguersi in una cavriola o in un mulinetto, dirà in questo ch’io
nell’esprimere colla danza le umane passioni: del che ne dà Macrobio una palpabil pruova. Rapporta questo scrittore107, ch
lla danza bassa, senza far ricordo alcuno dell’alta. Depongano dunque una volta i nostri danzatori su questo particolare i
non si crede, massimamente quando il ballo nella sua introdduzione fa una parte della decorazion teatrale. Ecco come anni s
anni sono si governò un perito maestro. Il ballo dovea rappresentare una caccia. Egli divise i trentasei figuranti, di cui
oliti; e l’occhio, sedotto da quello inganno, mostrava gli oggetti in una distanza maravigliosa. Con questa degradazione di
I.2.3.3] Ma sopra un altro teatro un mal accorto maestro fece passare una truppa di gente a cavallo sopra un lontanissimo p
nello, e poi sia chiamato il più sagace uomo che ci viva, a spiegare, una per una, cose vogliono esprimere quelle figure. I
poi sia chiamato il più sagace uomo che ci viva, a spiegare, una per una , cose vogliono esprimere quelle figure. Il quesit
all’orecchio de’ più lontani uditori, se non fosse stata soccorsa da una spezie di tromba, qual era l’antica maschera, fat
ie a ben esercitare li mestier suo, cercasse di comparir sul teatro d’ una polita nazione? Non farebbe forse un oltraggio a
cattivo gusto, di facile contentatura, e capace di prender piacere in una danza intempestiva, eteroclita, sconnessa? Per co
sservare attentamente gli atti de’ mutoli, i quali col movimento or d’ una , or d’un’altra parte del loro corpo si compongono
i quelle cose che di sopra raccomandammo agli attori per l’acquisto d’ una regolare pronunziazione. La pronunziazione ha col
uisto d’una regolare pronunziazione. La pronunziazione ha colla danza una grande affinità, come fu da noi osservato, e però
e la romana, siccome ne’ tempi ancora a noi più vicini abbiam veduto una sola commedia del Molière cagionare una general r
noi più vicini abbiam veduto una sola commedia del Molière cagionare una general rivoluzione nel costume delle donne franc
devole scrittore112. [Sez.VII.1.0.2] Se dunque il costume e le arti d’ una nazione, importantissimi oggetti ambidue, tanta d
tura, la danza, possono molto influire nel costume e nel buon gusto d’ una nazione, se ciascuna delle medesime merita una pa
ume e nel buon gusto d’una nazione, se ciascuna delle medesime merita una particolare attenzione della politica, vie maggio
sieme unite si soccorrano e sostengano scambievolmente, per imprimere una più profonda e durevol traccia negli animi nostri
ca, della prospettiva ecc.; se il maestro di cappella abbia adoperata una musica teatrale? Se l’inventore de’ balli abbia i
adoperata una musica teatrale? Se l’inventore de’ balli abbia ideata una danza confacente alla favola drammatica? E quando
e ponga freno massimamente al servidorame, la di cui avventataggine è una delle maggiori sorgenti di risse, proverbiandosi
veruna, poca accoglienza ottengono da noi. Ma se ci vengono innanzi d’ una maniera aggradevole e interessante, esse scendono
molli versi I più schifi allettando ha persuaso.  [Sez.VII.3.0.4] In una parola, gli uomini giudicano per la maggior parte
lla divinità. Così il giovane Cherea incoraggisce sé stesso a violare una vergine, perché il massimo Giove avea prima di lu
gnanza d’abbandonarsi all’infame mestiere di colei, vedendo che anche una cantoniera può comparir virtuosa e degna della st
licenza, ma tutte contribuiscano a rendere questo spettacolo degno d’ una costumata nazione. [Sez.VII.3.0.7] Ma per esser c
ben si sa qual predominio abbia sul cuore umano il canto donnesco, e una funeste e giornaliera esperienza fa vedere quanto
, o un Arione d’ambiguo sesso, cagionare non men gravi disordini, che una scapigliata cantatrice o ballerina. [Sez.VII.3.0
passeggiare le nostre scene. Perciocché le onorate persone, non senza una somma e giustissima ripugnanza, si possono recare
nimo in tal carriera. Facciamo però giustizia al vero: noi cadiamo in una strana contraddizione. I nostri drammi sono publi
bile che la professassero. Donde apparisce quanto gioverebbe l’uscire una volta di simile contraddizione. Se gli spettacoli
iti e contrari allo spirito del cristianesimo, se i fulmini avventati una volta dalla chiesa e da’ padri contro gli antichi
li antichi spettacoli hanno vigore anche in oggi, si demoliscano pure una volta i teatri. Non mancheranno altri più innocen
te e insieme più malagevol dovere, ed appagar pienamente i desideri d’ una politica benefattrice. [Sez.VII.3.0.15] Secondoc
pigrazia, onde ha d’uopo la monarchia, sono ben altre da quelle che a una repubblica convengono. In oltre ogni nazione ha i
vano l’Inghilterra. Un dramma composto a caso, o destinato a istruire una straniera nazione, è spesse anzi pernizioso che u
ria patria. Ma questi medesimi drammi riuscir potrebbero pericolosi a una nazione che sotto altro governo vivesse. Così anc
più malagevole. Ma lo screditare i vizi della medesima ha mestieri d’ una somma circospezione. In questa materia va fatta d
ue’ leggieri difetti che si oppongono, come sogliam dire, al galateo: una donna vana, un saccentino, una salamistra, un tag
ongono, come sogliam dire, al galateo: una donna vana, un saccentino, una salamistra, un tagliacantoni, un affettato ed alt
o più degno del socco che del maestoso coturno, solo che se gli desse una meno illustre condizione. [Sez.VII.3.0.17] Avvi p
mira, non pretenderà di sguainarci addosso uno scolastico trattato o una solenne predica, come noi abbiam veduto in alcuni
sura preventiva; la vita immorale delle attrici (e particolarmente di una Maddalena Scazzocchia, di cui il marito, Giovanni
festa, si rinnovarono e fecionsene in più parti della città, a gara l’ una contrada dell’altra, ciascuno chi meglio sapea e
Planelli, con la precisazione: «si recitavano le Rappresentazioni con una maniera di proprio canto». Nella medesima edizion
nzo il Magnifico: «Silenzio, o voi, che ragunati siete: / voi vedrete una istoria nuova e santa, / diverse cose, e divote v
erciò che si vedeva in alto un cielo pieno di figure vive moversi, et una infinità di lumi, quasi in un baleno scoprirsi e
lo scetticismo, a dire il vero ben fondato, di Crescimbeni, l’idea di una precoce diffusione della poesia «drammatica music
esa; dove si dice, che questo Prelato fu il primo, che cantar facesse una Tragedia in pubblica piazza» (p. 431). • que’ mel
uidiccioni (1550-1597 circa) poco ci è rimasto – appena due sonetti e una canzone –, ma fu figura di rilievo nella vita del
licella), durante la quaresima dell’anno giubilare 1600, sul testo di una precedente lauda (1577) dell’oratoriano Agostino
allestito era qualcosa di più, perché comprendeva costumi, apparati e una complessa scenografia. [commento_Sez.I.1.0.15] •
niera della commedia dell’arte, vari dialetti settentrionali, oltre a una versione parodica della lingua ebraica. • riporta
Camerata: «Ma, poiché si tratta di gloria, siami lecito il dire, che una tale invenzione, almen per quello che s’aspetta a
effimere innalzate in occasione di feste e di matrimoni principeschi ( una di queste «prospettive», come erano chiamate, ven
va essere cospicua, restano solo frammenti. • Tespi: Tespi è, secondo una tradizione che sfuma nel mito, l’inventore della
arie per la Dafne di Peri (il Chiabrera pianse la morte del Corsi in una serie di egloghe); Ottavio Rinuccini (Firenze 156
borò per alcune arie Giulio Caccini, che a sua volta, nel 1602, diede una diversa intonazione del medesimo libretto). I ver
ese in tutta Italia, come è testimoniato dal gran numero di libretti ( una quarantina di edizioni nel corso del secolo). [c
Scipione Maffei (1675 – 1755), archeologo, storico, poeta, autore di una Merope (1713) composta a gara con Voltaire, scris
cc., Napoli, D. Campo, 1767. Corredò la traduzione di varie note e di una decina di appendici, in cui, a integrazione e cor
onibus» (‘La simmetria è un accordo tra le parti della stessa opera e una corrispondenza di ciascuna separatamente rispetto
i [il musicista] che l’arie fino alla fine dell’opera siano a vicenda una allegra ed una patetica, senza aver riguardo veru
] che l’arie fino alla fine dell’opera siano a vicenda una allegra ed una patetica, senza aver riguardo veruno a parole, a
seo («Componimento fatto per esercizio, nel quale esponesi un fatto o una verità, ajutandosi degli ornamenti che porge l’ar
devole, che la ricrea» (ivi). [commento_Sez.II.7.2.7] • nella Merope una similitudine tratta da Virgilio: il riferimento è
sparse / cervella foran giocondo pasto / ai rapaci avoltoi […]»; cfr. una simile figura retorica sviluppata in Virgilio, Ge
affeiana, nel vol. coll. «Mai non diero i dei senza un egual disastro una ventura». La Merope di Scipione Maffei nel terzo
o Leopoldo (firmata «Cristoforo Gluck» ma attribuibile all’italiano), una sorta di manifesto della nuova drammaturgia, che
orta di manifesto della nuova drammaturgia, che prevedeva tra l’altro una drastica limitazione delle arie con da capo, un a
dire, e accompagnato con istrumenti. E forse non disconverrebbe, che una tale usanza si facesse più comune ancora ch’ella
II.1.2.1] • come l’antica da’ Greci: la cultura settecentesca conobbe una forte ripresa d’interesse per la poesia biblica (
acco era solito tenere con sé, nascosto, un aiutante esperto che, con una piccola zampogna d’avorio, suonava rapidamente un
e esperto che, con una piccola zampogna d’avorio, suonava rapidamente una nota per fargli innalzare il tono di voce quando
ti: le notizie sui cosiddetti tarantolati ebbero nel Settecento anche una vivace eco letteraria; si veda per esempio, in àm
ratici della musica, con esplicito paragone tra antichi e moderni, ha una lunga storia nel Settecento: in tema Antonio Cont
degli antichi di Leopardi). Cap. II [commento_Sez.III.2.3.3] • una celebre odierna cantatrice: sotto l’abbreviazione
che molti le riservarono; tuttavia non la ammirò Mozart, il quale in una lettera al padre del febbraio 1778 diede giudizi
agli Efori che gli appesero la cetra al muro perché vi aveva aggiunto una corda allo scopo di dilettare con la variazione d
eo) l’introduzione dell’eptacordo. La menzione erudita ha in Planelli una sfumatura ironica: nessuno al tempo presente oser
la sinfonia come cosa distaccata in tutto e diversa dal Dramma, come una strombazzata, diciam così, con che si abbiano a r
. Che se pure taluni la pongono come esordio, convien dire che sia di una medesima stampa cogli esordj di quegli scrittori,
buisce l’introduzione della maschera in scena); Cicerone lo difese in una causa (Pro Roscio comoedo). • il medesimo sentime
recitato, prese quegli a ripetere gli stessi versi; ma li proferì con una inflessione di voce, e con una maniera sì acconci
re gli stessi versi; ma li proferì con una inflessione di voce, e con una maniera sì acconcia al costume e al sentimento de
ivamente a Dresda e a Vienna; nella capitale dell’Impero aprì nel ‘47 una scuola di canto e recitò (nel ‘49) nella Didone d
nistica] era ingegnoso e operoso nella sua arte: poiché aveva dipinto una battaglia navale tra Egiziani e Persiani che vole
veva egli [il pittore gesuita Andrea Pozzo, o Pozzi] nella pittura di una cupola appoggiato le colonne sopra mensole; cosa
hitetti, protestando ch’essi per conto niuno non l’avrebbono fatto in una fabbrica. Se non che tolse loro ogni pensiero, se
[commento_Sez.V.2.4.3] • magni ipse agminis instar: ‘pari da solo a una grande schiera’ (da Virgilio, Eneide, VII, 707: «
adatti alla grandezza del teatro e si dovranno realizzare in modo che una volta toccati essi rendano i suoni del diatessaro
res sur la danse cit., VIII, pp. 132-133). [commento_Sez.VI.2.2.2] • una danza grottesca: l’emmeléia, era una danza grave,
133). [commento_Sez.VI.2.2.2] • una danza grottesca: l’emmeléia, era una danza grave, tipica della tragedia; il kordax era
se ancienne et moderne ou Traité historique de la danse (L’Aja 1754), una delle fonti di Noverre; tra l’altro Cahusac risco
rancese del testo lucianeo, comparve, poco dopo il libro di Planelli, una fortunata versione: Della danza. Dialogo di Lucia
ento_Sez.VII.2.0.1] • il direttore: forse nelle righe che seguono c’è una lontana eco delle vecchie pagine satiriche di Ben
gia, a suon di auctoritates filosofiche e religiose relegate in nota, una battaglia contro i rigoristi e i moralisti a dife
stated and examined (1678); William Warburton, quest’ultimo letto in una fortunata compilazione antologica francese, Disse
-sur-Loire provò a tracciare, nel solco del cattolicesimo illuminato, una storia universale delle opinioni e dei pregiudizi
he sono quelle tipiche della storiografia settecentesca, innestate su una solida rete di riferimenti classici: da Riccoboni
: da Riccoboni a Muratori, da Quadrio a Calzabigi, all’Algarotti, con una impennata polemica, sul finire del libro, nei con
namente, con tre compagne che suonavano la viola, cornamusa, flauto e una ribeca. La Letizia cantava e portava la viola, ac
, e ‘l mento in fuori, e la pelle bruna, pare che quel viso non sia d’ una sola donna, ma sia composto di visi di molte e fa
rciò creda alcuno che quel cambiamento di metro sia un errore. Esso è una licenza accordata a’ nostri poeti; licenza però d
frigio il coraggio che il lidio aveva ammorzato. Narrasi inoltre che una musica di precipitato e celere movimento accese t
furore in alcuni giovani ch’essi corsero ad incendiare l’abitazione d’ una cortigiana, ma che il musico, per consiglio di Pi
ap. II della I sez. 62. L. S. G. 63. Al primo de’ quali fu proibita una novità da lui introdotta nella musica, e ‘l secon
s quædam eloquentia». Cic., Ad Brut. 69. «Actio, inquam, in dicendo una dominatur: sine hac summus orator esse in numero
86. «O imitatores servum pecus». Oraz., lib. I, Epist. XIX. 87. In una sua lettera inserita nella vita che di lui scriss
he le leggi esprimono quando parlano d’istrioni notati d’infamia, che una tal arte, dissi, non sia quella degli attori di d
arli rappresentazioni, come chiaro si rileva dal ripiego di stabilire una guardia di soldati nel teatro per mantenervi il b
ch’erano intimamente connessi colla pagana superstizione, costituendo una parte del culto degl’Idoli. 2. che proponeano gli
s conobbero l’innocenza degli Spettacoli Drammatici; per nulla dire d’ una moltitudine di teologi di gran nome, e di severa
tiana, condannando le rappresentazioni scenichedi qualunque genere) è una nuova ragione somministrata da lui medesimo a’ su
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