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1 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ia a nulla si ridurrebber le bellezze de’ monumenti preziosi sfuggiti alle devastazioni dei conquistatori ed ai rigori del t
aestri alto seduti Cesser proscritte e fuggitive il campo Ai Lemuri e alle Streghe. In tenebrose Nebbie soffiate dal gelato
Madre degli Dei, Dindimea, Idea e Berecinzia ; appena nata fu esposta alle fiere che n’ebbero cura e la nutrirono. Essa ha g
e di Giove era tenuta per la regina degli Dei. A principio fu ritrosa alle importune amorose inchieste di Giove, ma questi s
o, tormentò Io, secondo Virgilio, coll’ assillo, insetto infestissimo alle vacche, e secondo altri per mezzo delle Furie. Io
arono un magnifico tempio, e celebravano delle feste in onore di lei, alle quali intervenivano degli spettatori da tutte le
partorì Marte che chiamò Dio della guerra e che destinò a presiedere alle battaglie. Marte amò passionatamente Venere, coll
le da Giunone e Pallade, e che la Discordia aveva gettato sulla mensa alle nozze di Teti e di Peleo, destinandolo alla più b
ianco, e coll’arco teso in atto di lanciare un dardo. Porta i coturni alle gambe ed ai piedi che son per altro nudi ; come p
ta del seno. Le si mette la mezza luna soventi su la testa. Passeggia alle volte su d’un carro tirato da due cervette o da c
per fame, col corpo di avoltoio, colle ali, con unghioni ai piedi ed alle mani, e con orecchi d’orso. Le principali erano E
avessero un particolare istinto a predir l’avvenire. Gli s’immolavano alle volte degli agnelli ed anche un toro. La palma e
li ascoltanti ; come tale chiamavasi Ermete. Il gallo che gli si vede alle volte vicino serve a dinotare la vigilanza di lui
avuto una bella vacca onde conservasse il segreto ; ma avendo mancato alle sue promesse Mercurio lo cangiò in pietra di para
i si sacrificava il capro, il morso del quale si reputa così nocevole alle viti, e la gazza simbolo dell’indiscrezione de’be
mente maravigliosi fece egli per Ercole ad istanza di Giove, per Enea alle preghiere di Venere. Erano pur lavoro di Vulcano
i più lusinghieri piaceri della vita. L’ombra d’Achille moveva guerra alle bestie feroci, e Nestore vi narrava le proprie gl
gli scogli e niuna cosa poteva trattenerne l’impetuosità. Gli si pone alle volte a lato un gufo ; lugubre uccello, la cui so
tori e i naviganti, presiede al consiglio dei re, ai sogni, ai parti, alle conversazioni e al crescimento dei fanciulti che
ordinario appannaggio della vecchiaia. Le battaglie somministrarono alle Parche un’abbondante messe. Scorgonsi abbigliate
i Giasone dio delle ricchezze, ministro di Plutone, col quale è stato alle volte confuso. Si rappresentava cieco ; dicesi eh
ferno all’eterno tormento della fame e della sete, ponendolo in mezzo alle acque che gli giungono fino al mento, ma che gli
ao dagl’indovini che dai generi dovea essere privato del regno ordinò alle figlie di uccidere la stessa notte tuttì i loro m
mente fatta di foglie e di pine, un abito rustico che gli scende sino alle ginocchia, un cane a lato ed alcuni alberi. Sotto
l nome di Vertunno volessero gli antichi prestare omaggio all’anno ed alle sue variazioni. Lo si rappresenta come sotto la f
e grandi onori a Megalopoli. Si dipinge coi coturni ai piedi e le ali alle spalle per indicare la sua leggerezza. Si ricopre
n s’intraprendevano viaggi sul mare se non si sacrificava ai venti ed alle tempeste. Imene Imene Alcuni poeti fann
figlio di Bacco e di Venere, e tutti lo hanno destinato a presiedere alle nozze. Dicono alcuni autori che Imene era un giov
, per la stanchezza s’addormentarono. Imene pieno di coraggio propose alle compagne di trucidare i loro rapitori, e si pose
rono chiamate Imenee. Chiamavansi anche Imenei i versi che cantavansi alle nozze. Imene si rappresenta sempre sotto la figur
Imene si rappresenta sempre sotto la figura di un giovinetto biondo, alle volte coronato di fiori e specialmente di maggior
iallo, perchè anticamente questo colore era particolarmente applicato alle nozze ; altre volte con abito bianco ornato di fi
re. Disse che le corna del toro dovean essere più vicine agli occhi o alle spalle, onde potesse percuotere con maggior viole
alle Ore e fuggono al suo giugnere la Notte ed il Sonno. Si raffigura alle volte con una face in una mano, mentre coll’altra
e come questi due astri, a tutto ciò che accade sopra la terra. Viene alle volte sostituito alla ruota un globo celeste, il
lli notturni ed il nume favorito della gioventù dissoluta. Presiedeva alle Cronie presso i Greci ed alle Saturnali presso i
to della gioventù dissoluta. Presiedeva alle Cronie presso i Greci ed alle Saturnali presso i Romani. Il giorno in cui si ce
lebrava la sua festa era permesso agli uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbigliarsi da uomo. I suoi seguaci corr
se non quello che era giusto e ragionevole. Presiedeva ai trattati e alle convenzioni che hanno luogo fra gli uomini, e ten
i professavano, s’univano al tempio della Pace per disputarvi intorno alle loro prerogative, affinchè al cospetto della divi
ppresenta armata dalla testa ai piedi con un flagello in una mano, ed alle volte una verga tinta di sangue, i capelli sparsi
Si rappresenta sotto le forme di una donna sempre allegra, con l’ali alle spalle, una corona d’olivo in una mano, e nell’al
avevano diritto d’imporli. Volgeva la sua attenzione particolarmente alle offese fatte dai figli ai propri padri. Accogliev
isa di un novello Proteo, si cangiò sotto diverse forme per isfuggire alle ricerche di Peleo ; ma raggiunta da questo princi
lo di Gran Legislatore e fu detto il Giusto per cocellenza. Per dare alle sue leggi maggiore autorità, ogni nove anni, riti
da quel Dio. Si rappresenta con uno scettro in mano, assiso in mezzo alle ombre, i cui processi hanno luogo alla presenza d
parlar mai senza essere interrogata, ed a rispondere in poche parole alle dimande che le venissero fatte, non ripetendo che
à. Le Grazie erano le indivisibili compagne di Venere. Accompagnavano alle volte anche Mercurio e le Muse. Stanziavano per l
e prende il suo nome da Kleos, gloria, fama, presiedeva alla storia e alle odi. Melpomene, ossia la melodiosa, regna sulla t
iuochi. Erato o l’amorosa die’ la vita alla lira e al liuto, presiede alle galanti, appassionate o erotiche poesie, da Eros,
a Luce. Secondo gli antichi animava essa tutta la natura e presiedeva alle generazioni : non era altra cosa che la brama che
i ricondurre Adone dall’Acheronte e di restituirlo a Venere. Si diede alle Ore anche la sprantendenza dell’educazione di Giu
ozze celebrate nella mitologia. Gli Ateniesi offrivano dei sacrifici alle Ore pregandole di accordar loro un moderato calor
ndo e d’una medesima età ; il loro vestimento non discendeva che fino alle ginocchia, la loro testa era coronata di foglie d
hiome di serpenti, delle grandi ale e delle ugne di lione ai piedi ed alle mani che erano di bronzo. Erano pei mortali un o
e Amazzoni loro vicine ; e che Ercole finalmente le distrusse insieme alle loro rivali, persuaso che nel gran progetto da lu
e equivale a fontana di cavallo. Questo fonte consacrato ad Apollo ed alle Muse vogliono alcuni che fosse scoperto da Cadmo
tri dame delle quali apprendevasi qualche avventura, ma eziandio fino alle semplici pastorelle e a tutte le belle che i poet
le che i poeti fanno entrare nel soggetto de’loro canti. Fu tributato alle Ninfe un culto particolare : offrivasi loro in sa
credevasi ch’elleno vivessero lunghissimo tempo. I luoghi consacrati alle Ninfe erano talvolta piccoli templi ; ma il più s
tte figliuole di Giove. Le Napee si facevano presiedere ai boschetti, alle valli ed ai prati. Il loro nome nella lingua grec
o a poco eguale di quello renduto alie Naiadi. Le Driadi presiedevano alle campagne, ai boschi ed agli alberi. Erano state i
iorno e notte pei boschi e per le foreste, e potevano ballare intorno alle quercie che erano loro consacrate, e sopravvivere
grossezza sopra Aci e lo schiacciò. Galatea gittossi in mare e si unì alle Nereidi sue sorelle. Fra le Nereidi debbesi far
sa. Le Naiadi dette anche Crenee e Pegee erano Ninfe che presiedevano alle fontane, ai fiumi, alle riviere ed ai torrenti. A
e Crenee e Pegee erano Ninfe che presiedevano alle fontane, ai fiumi, alle riviere ed ai torrenti. Alcuni distinguono le Nin
ai torrenti. Alcuni distinguono le Ninfe che presiedevano ai fiumi ed alle riviere dalle Naiadi col nome di Potamidi. Le Nai
non se campestri divinità il culto delle quali non si estendeva sino alle città. Erano chiamate figlie di Giove. Alcuni le
oscelli e di quanto poteva renderne piacevole la dimora. S’aggiravano alle volte anche ne’ boschi, e nelle praterie sollazza
fare della tela ; emblemi che trasportati in Grecia hanno dato luogo alle finzioni di questo popolo amico del meraviglioso.
dosi a sostenere in sua vece il cielo, intanto che Atlante si recasse alle Esperidi. Le Esperidi o Atlantidi secondo alcuni
he ancora si chiamano le isole delle Sirene. L’oracolo aveva predetto alle Sirene ch’esse avrebbero vissuto sino a tanto che
no in tal guisa periti. Ulisse dovendo passare colla sua nave dinanzi alle Sirene, e avvertito da Circe, turò colla cera le
Penati ed i Lari erano Dei domestici ; si facevano presiedere i primi alle città ed alle ville, alle case i secondi ; ma com
ri erano Dei domestici ; si facevano presiedere i primi alle città ed alle ville, alle case i secondi ; ma comunemente prend
domestici ; si facevano presiedere i primi alle città ed alle ville, alle case i secondi ; ma comunemente prendevansi gli u
ondi che ritornavano a tormentare i viventi, cagionando panici timori alle persone dabbene e facendo ai malvagi dei mali rea
era la dea che presiedeva ai cavalli, Bubona ai buoi, Seia o Segezzi alle sementi ; Maturna era la dea della maturità ; Mel
e presiedeva al capo, Nettuno al petto, il Genio alla fronte, Giunone alle sopracciglia, la Memoria agli orecchi, alla destr
racciglia, la Memoria agli orecchi, alla destra mano la Fede, Minerva alle dita, Mercurio ai piedi. Nascio o Natio diceasi l
conversavano con essi che una volta ogni anno, e li rimandavano dopo alle loro case esigendo però che avessero ucciso prima
torpiavano i figli maschi ed allevavano con molta cura le fanciulle ; alle quali recidevano la mammella destra, onde non fos
rtifera tunica, poichè erasi attaccata alla pelle e quasi incorporata alle membra ; a misura ch’egli la stracciava, lacerava
del toson d’oro, alla caccia del cignale di Calidona e secondo alcuni alle due guerre di Tebe. Rapì alcune donne fra le qual
si ripararono la loro ingratitudine verso Teseo rendendo onori divini alle sue ceneri. Fabbricarongli una superba tomba in m
o nella pugna che egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè avendo egli alle sue nozze con Ippodamia figlia di Enomao invitato
essi, pace che non durò lunga pezza ; imperciocchè avendoli invitati alle sue nozze essi risolvettero di rapire Ippodamia s
ltri, Mercurio gli fece dono di una cetra cui egli aggiunse due eorde alle sette che già aveva quell’ istrumento. Era egli t
feroci costumi dei Traci di que’tempi, e ridurli dalla vita selvatica alle dolcezze d’una incivilita società. Filosofo e teo
orzi. Irritate per vedersi disprezzate, profittarono dei giorni sacri alle feste di Bacco per vendicarsi dell’insultante rif
eloso, lo uccise. Gli abitanti del monte Elicona prima di sacrificare alle Muse, facevano ogni anno l’anniversario di lui. Q
ia. Finse per più sicura vendetta di essere contenta ch’egli passasse alle nuove nozze, e fe’ pure in suo nome presentare a
Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e questi le inseguirono fino alle isole Plote che furono poi dette Strofadi ora Str
do il numero de’mesi dell’anno e nel dargli quattro facce si alludeva alle quattro stagioni. Il primo di gennaio era a lui s
unone avendo sdegno contro i Tebani perchè Alcmena aveva accondisceso alle voglie di Giove, mandò quel mostro sul monte Cite
ne in poca distanza di un borgo dell’Altica detto Colono, in un bosco alle Eumenidi sacro. Inorriditi alcuni Ateniesi alla
te il quale successe alla corona, fece rendere gli onori del sepolcro alle ceneri d’Eteocle, siccome quello che aveva combat
rimevano l’agilità con cui ella qua e là trasportavasi onde sottrarsi alle ricerche de’ Tebani ; gli enimmi erano l’immagine
altro il rendette celebre, si è il suo giudizio pronunciato risguardo alle tre Dee. Si è già detto come la Discordia sommame
to come la Discordia sommamente irritata di non essere stata invitata alle nozze di Teti, per trarne vendetta alla metà del
erò lo dipinge come uno de’ migliori suoi difensori, e fattolo venire alle mani prima con Achille poi con Diomede, sebbene a
l padre e col figlio andò a ricovrarsi ad Antandro città della Frigia alle radici del monte Ida. Quivi raccolti quanti potè
’Ida una flotta, si mise in mare. Dopo molte vicende sbarcò in Italia alle foci del Tevere. Ivi accolto cortesemente dal re
i Romani certe donne ch’essi dicevano invase di spirito profetico ed alle quali attribuivano la cognizione del futuro. Conv
uanto i Libbi Sibillini vale a dire una raccolta di versi attribuiti. alle Sibille la quale conteneva i destini di Roma. Nar
ome di quindecimviri. In origine questi sacerdoti non incombevano che alle cure le quali esigeva quel sacro deposito, poscia
ra solo di tre, venne portato sino a dieci. Solevano i Romani offrine alle divinità i primi frutti che raccoglievano dalla t
la probità senza verun rossore sacrificavano. I Romani, ammettendoli alle loro mense, usavano del diritto di porli in ridic
2 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
ono che le antichissime e fantastiche tradizioni mitologiche alludono alle grandi catastrofi della Terra, cioè diluvj, inond
i subalterni o inferiori (Dii minimi), i quali presiedevano ai campi, alle foreste, ai fiumi, alle fonti, ai fiori, ec., com
(Dii minimi), i quali presiedevano ai campi, alle foreste, ai fiumi, alle fonti, ai fiori, ec., come Pane, Flora, Pomona, V
due figli Nettuno (185) e Plutone (213). 29. Giove fu dato a educare alle Ninfe del monte Ida nell’ Isola di Creta ed ai sa
ar tiranni ; Fêr le ricchezze i già svegliati ingegni Darsi ai furti, alle forze ed agli inganni, Agli omicidj ed a mille at
entate le porte. Talvolta le sue statue hanno quattro facce alludendo alle stagioni, e spesso con la destra additano il nume
rionfa i nomi e ’l mondo. Ma questi decreti si riferiscono solamente alle glorie terrene, le quali, ancorchè grandissime, s
lo più preferivano di rimanere nel tempio ed esser guida ed esemplare alle novizie. Le Vestali conservaronsi in Roma fino ai
a’ fior, come si vede Prender da quel cosi affumato e nero, Stridendo alle compagne aiuto chiede. Plutone intanto al suo inf
lie mortali aveva abitato alcun tempo appo Celeo re d’Eleusi.17 Oltre alle Eleusinie furono istituite in onor di Cerere pari
d immaginare sacrifizj di animali agli Dei, e per questa assuefazione alle atrocità divenne crudele a segno da far morire tu
Roma fu detto anche Giove Statore, stator dalla parola stare, perchè alle preci di Romolo aveva rattenuto i Romani fuggenti
sua vanità regale. 90. Giunone vie più sdeguata contro Io la consegnò alle Furie (232), e la fece tormentare da un assillo c
e (696). 91. Quindi la repudiata moglie di Giove non ebbe più ritegno alle vendette, alla gelosia, all’orgoglio. È noto come
ite da tale impeto di frenesia, che andavano errando furiose in mezzo alle compagne dandosi orribili cozzi, e credendosi vit
dittamo, perchè la superstizione credeva che questa pianta procurasse alle donne un parto pronto e felice. Secondo alcuni po
tinazione, da cader morti accanto al rogo a guisa di vittime immolate alle ceneri dell’estinto. 115. Gli Egiziani alzarono a
ciò il suo giavellotto, e ferì mortalmente la moglie. E’ la riconobbe alle grida, e se la vide spirare nelle braccia rimprov
opra un carro color di fuoco. Omero la descrive con un gran velo dato alle spalle per significare che l’oscurità si dissipa
lla cintura, candida, sottile, e come trasparente. Dalla cintura fino alle ginocchia, una sopravvesta di scarlatto con certi
caro ai poeti ; e da essi ebbe culto, quale uccello sacro ad Apollo, alle Muse ; indi i poeti stessi erano trasformati ed o
idia. Mida obbedì, e perdette la singolare prerogativa, comunicandola alle acque del Pattolo che fin da quel tempo recarono
un elmo, come protettore degli uomini, ed era in atto di far donativi alle Grazie (175) che animano il genio e le belle arti
guardarla mentr’ella si bagnava con le sue ninfe. E Cinzia sempre fu alle Grazie amica, E ognor con esse in tutela al core
ste gloria. Giove negò lungo tempo di compiacerla ; ma cedendo infine alle voglie importune della femmina vanagloriosa, le a
nno questo nome alla nutrice di Bacco) dove Mercurio lo recò in fasce alle figliuole d’Allante (359) ; e che dopo cresciuto,
, non fecero senno per tale esempio ; chè anzi ricusarono d’assistere alle feste di Bacco, e nel tempo che erano celebrate v
la prima nel mese d’agosto, ed appendevano allora sugli alberi vicini alle viti tante figurine di Bacco per custodire le uve
i festività baccanale : — Quando Bacco mi corre le vene, Alle pene —  alle cure do bando ; Di dovizie allor mi pare Agguagli
tamente indi mi giaccio ; E coll’ animo scarco e giocondo Vo di sopra alle cose del mondo. Altri adopri aste e corazze ; Io
ue utili all’universo.32 Noi poi, serbando la dovuta fede e riverenza alle sacre carte, indichiamo questo parallelo a solo o
; ebbe nome Ermète, cioè interprete, quando lo consideravano preposto alle ambascerie ed ai negoziati ; fu detto Nomio quant
i paschi, E traversa le rapide correnti ; Tale, a’ tuoi vezzi preso e alle lusinghe, Ovunque trarlo vuoi, cupidamente Te seg
e il Genio arrida. Sorga Imeneo tra loro ; e giglio e rosa Cinga loro alle chiome ; Amor si assida Sulla faretra dove l’arco
ingenue fanciulle, dice il Foscolo nel più volte ricordato suo carme alle Grazie. Chi vuol meglio conoscere le immagini del
le è la descrizione del velo delle Grazie. Pindaro volge questi versi alle Grazie in una delle sue Odi olimpiche : Per voi
e se a noi canta o danza, Se mesta siede o amabile sospira, Se talora alle fresche onde eliconie Gode i puri lavacri, atti e
teneva nell’una mano il globo del mondo da essa rigenerato, e presso alle mammelle la face dell’ Imeneo (174). Erano incoro
; e per vivere, si trovò come lui ridotto nella necessità di lavorare alle mura di Troja. È stata già narrata la mala fede d
, ma un delfino affezionato a Nettuno, andandone in traccia, la trovò alle falde del monte Atlante, e la persuase a cedere a
raccia, la trovò alle falde del monte Atlante, e la persuase a cedere alle brame del Nume ; e Nettuno ricompensò il delfino
avvoltojo, ali di pipistrello, crini di cavallo e artigli ai piedi ed alle mani. Quale orrido simbolo dei vizj, infettavano
abissi le navi degl’ incauti nocchieri. 197. L’oracolo aveva predetto alle Sirene che sarebbero perite, appena che un uomo a
rene che sarebbero perite, appena che un uomo avesse saputo resistere alle attrattive della loro voce e delle loro parole, q
ndo assorbe, E tre volte a vicenda li ributta Con immenso bollor sino alle stelle, Scilla dentro alle sue buie caverne Stass
vicenda li ributta Con immenso bollor sino alle stelle, Scilla dentro alle sue buie caverne Stassene insidïando, e colle boc
attribuito a Nettuno di conservare, di agitare e di rendere la calma alle onde ; oppure il dominio ch’egli ottenne sulle ac
e dei cittadini era pietosamente stimolata a dare onorevole sepoltura alle spoglie mortali. Sulle sue sponde coronate di tas
l’urna nell’ una mano, e la tazza dell’oblio nell’altra. Era imposto alle ombre di bevere le sue acque, le quali avevano la
sono stati trovati anche sotto la lingua di parecchie mummie. Quindi alle anime degl’ insepolti, come dicemmo : ………..non è
mêle e d’incantate biade Una tal soporifera mistura, La gittò dentro alle bramose canne. Egli ingordo, famelico e rabbioso
anti o corrotti principalmente deriva il disordine sociale che spinge alle colpe ; e quindi i legislatori e i giudici sono i
in un istante dal furore alla disperazione, alla morte. Sacrificavano alle Furie pecore pregne, arieti e tortorelle, emblema
e (533), per tentar di placarle, alzò in fondo dell’Arcadia un tempio alle Furie nere. Incoronò le loro statue di zafferano
pugnale ; nell’altra una chiave e una tazza funebre, per le libazioni alle quali presicde. Questa triplice divinità esercita
Sonno (240), è la divinità più inesorabile di tutte, sorda ai voti ed alle suppliche dei mortali, senza portar rispetto nè a
tutela dell’urna. Per lo più immolavano pecore nere agli Dei-Mani ed alle Larve, ed era lor consacrato il cipresso ; ai Man
teva esser meglio dipinta l’avarizia che rende povero l’uomo in mezzo alle sue ricchezze ? 252 Danao, re d’Argo e figlio di
dall’oracolo che uno dei suoi generi Io avrebbe detronizzato, ordinò alle figliuole di uccidere i mariti nella prima notte
ma il più celebre è quel de’Greci, al quale sono state attribuite le alle gesta e le avventure di molti eroi.57 Minerv
a di Giove (63), era la Dea della Sapienza, e presiedeva alla guerra, alle scienze ed alle arti.58 La favola narra che Giove
era la Dea della Sapienza, e presiedeva alla guerra, alle scienze ed alle arti.58 La favola narra che Giove, tormentato da
eca che significa eguali, simili. 275. Esse presiedono tutte insieme alle scienze, alle belle arti ed alla poesia. Ora pone
ica eguali, simili. 275. Esse presiedono tutte insieme alle scienze, alle belle arti ed alla poesia. Ora ponendo mente alla
lio alla storia (Kléio, io celebro, gr.) ; Erato (eráo, io amo, gr.) alle poesie liriche ed amorose (erotiche) ; Melpomene
risia e rende odioso il mal costume ; mentre Tersicore muove il piede alle danze con decoro e con grazia, e accresce pregio
creato. La musa dell’astronomia doveva naturalmente presiedere anche alle matematiche ; perciò il Monti nella Mascheroniana
o serio ed augusto, con abito ed acconciatura ricca e regale, coturni alle gambe, scettri e corone vicini a lei, e pugnale n
e, corona d’ellera in capo, specchio in mano ; » Erato come preposta alle rappresentazioni liriche, avrà sembiante grazioso
iume Permesso (123), insieme con la palma e con l’alloro, erano sacri alle Muse. Divinità della seconda classe. 281
Como. 285. Como, Dio della gioia e dei banchetti, presiedeva alle feste, alle danze notturne ed alle nuove fogge di
285. Como, Dio della gioia e dei banchetti, presiedeva alle feste, alle danze notturne ed alle nuove fogge di vestire e d
gioia e dei banchetti, presiedeva alle feste, alle danze notturne ed alle nuove fogge di vestire e di adornar la persona. N
(255). Ella attaccava i cavalli al suo carro quand’ei s’apparecchiava alle pugne. La dipingono armata della face della Disco
e. La dipingono armata della face della Discordia che spinge i popoli alle stragi ; ha i capelli sciolti e scarmigliati, l’o
le poi queste divinità pastorali, boschereccie, son care ad Apollo ed alle Muse : E di Driadi col nome e di Silvani Fur com
sacrilega gli avesse fatto mutar posto veniva proscritto, abbandonato alle furie (232), e ad ognuno era lecito ucciderlo. Le
310. Pale era l’idolo dei pastori, e presiedeva ai prati, ai greggi, alle cascine. Alcuni studiosi delle etimologie ne fann
za usò nel colloquio, che datosele poi a conoscere, Pomona acconsentì alle sue nozze. Le metamorfosi di Vertunno son forse u
ia, Cimotoe, Panope, Spio, Cimodoce e Climene. Ora abitavano in fondo alle acque, ora in grotte ornate di conchiglie e di pa
elle Ninfe. « Era dentro al pascolo di Driante una grotta consacrata alle ninfe, cavata d’un gran masso di pietra viva, che
ero abbandonato dalle ninfe. Le Napee (nape, valle, gr.) presiedevano alle campagne, ai boschetti ed ai prati. Le Oreadi (or
elissa, trovato nella cavità di un albero un favo, lo fece assaggiare alle compagne, che tutte liete di questa scoperta, det
assaggiare alle compagne, che tutte liete di questa scoperta, dettero alle api il nome di Melisse, ed al loro nèttare quello
o della ninfa Liriope e del fiume Cefiso, e si pose lungamente dietro alle sue orme, senza mai lasciarsi vedere ; ma il giov
ana (137), preferiva com’essa le innocenti ricreazioni della campagna alle pericolose lusinghe dell’amore. Ma Alfeo rapito d
poichè le sue acque attraversavano il fondo del mare senza mischiarsi alle salse, e andavano sempre limpide e pure ad unirsi
glia manteneva il fuoco sacro. 326. V’erano inclusive i Lari preposti alle strade, ai trivj, alle vie, ai campi, ai navigli 
sacro. 326. V’erano inclusive i Lari preposti alle strade, ai trivj, alle vie, ai campi, ai navigli ; e sui luoghi stessi r
van salvato la patria. Domiziano, dopo aver sofferto alcune disgrazie alle quali tennero dietro migliori eventi, dedicò un a
culatori sulla ignoranza e sulla superstizione dei divoti, rispondeva alle dimande dei supplicanti con un muover di testa o
a dividere i legami più forti e più intimi. Ella stessa fu sottomessa alle sue proprie leggi, cedendo alla voce irresistibil
e potevan sottrarre. Aveva inoltre l’ufficio di mischiare le sciagure alle umane felicità, affinchè gli uomini si tenessero
gerissimo velo adombra le severe bellezze, ed ha un manto bianco dato alle spalle, e che scende fino a terra con larghe pieg
a pigliasse anche a proteggere i morti e vendicasse le ingiurie fatte alle tombe ; ed i Romani le alzarono un’ara nel Campid
dove la terra con incredibile celerità, e gode a ritrovarsi nel mezzo alle sventure ed in compagnia dei malvagi, de’ quali a
diluvio di Deucalione aveva già un tempio e un oracolo molto celebri alle falde del monte Parnaso. 339. Astrea, figlia di G
Belli sono quei versi del Monti nella Mascheroniana, coi quali allude alle vicende di Francia nel cadere del secolo passato.
olo passato. Son parole della Giustizia all’ Eterno : Libertà che alle belle alme s’apprende, Le spedisti dal ciel, di t
ompiglio tra i Numi. 344. Indispettita per non essere stata convitata alle nozze di Teti e di Peleo, gettò nel mezzo alle De
essere stata convitata alle nozze di Teti e di Peleo, gettò nel mezzo alle Dee un pomo fatale, per cui nacque la famosa disp
3°. « La Vigilanza vuol esser così fatta, che paia illuminata dietro alle spalle dal sol che nasce, e che ella per prevenir
l’esistenza del temuto nipote, lo fece esporre con sua madre in preda alle onde in una debole navicella. La sventurata coppi
quei luoghi, e parevano indestruttibili. Ercole immaginò di dar fuoco alle macchie dove s’annidavano ; l’espediente riuscì ;
io, deviò il fiume Alfeo (346), facendo passar le sue acque per mezzo alle stalle ; e così in un giorno rimasero perfettamen
ione, congegnò due paja d’ ali posticce, e le attaccò a forza di cera alle sue spalle ed a quelle d’ Icaro. In questo modo p
il figliuolo, imbaldanzito di così bella invenzione, e non obbedendo alle savie ammonizioni del padre, volle volare troppo
sione e della Nuvola e re dei Lapiti, sposando Ippodamia (511) invitò alle nozze i Centauri, i quali avvinazzati si abbandon
accettò l’ invito ; ma quando i due eroi furono in procinto di venire alle mani, vinti da segreta scambievole ammirazione, s
lo e amico Piritoo, volle andare sulle sponde del Termodonte incontro alle Amazzoili (373), per aver come Ercole la gloria d
alto masso. 440. Gli Ateniesi, molti secoli dopo, resero grandi onori alle ceneri di Teseo. È fama che questo eroe apparisse
no sacrifizj di candidi agnelli, mentre le pecore nere erano immolate alle tempeste. 444. Questi due fratelli seguirono Gias
parmiarono iniqui mezzi per rattenere i passi del furibondo. Sfuggiti alle sue ricerche, e pervenuti alla dimora d’ Alcinoo
sa, negò di rendere a Giasone (448) il trono paterno, e Medea già usa alle colpe si prese l’ incarico di punirlo. Costei, ch
a qualche gran rischio. 465. Allora Jobate eccitò il giovine valoroso alle più difficili imprese ; ma egli trionfò di tutti
o dolore sul monte Rodope. Le Baccanti (153) tentarono di richiamarlo alle dolcezze della vita ; ma egli, spregiandole, ne e
el luogo dove rinvennero la sua spoglia ; ma ne era vietato l’accesso alle donne. Quindi suo padre lo cangiò in cigno ; e la
È già comune opinione che il delfino sia amico dell’uomo, e sensibile alle dolcezze dell’armonia. Gli antichi lo avevano in
il pargoletto appena nato fosse condotto in un bosco, ed ivi esposto alle fiere. 492. Forba, pastore del re di Corinto, rit
fermò presso un borgo dell’Attica chiamato Colono, in un bosco sacro alle Eumenidi, sotto il qual nome venivano onorate le
tenerezza d’Antigone per suo padre. Creonte, uomo pessimo, insultando alle sventure di edipo , gli rimprovera la vita ramin
nelo. Travestitosi da mercante andò alla corte di Licomede, e offerse alle donzelle varie gioie ed arredi femminili, tra i q
esso cadavere trascinandolo dietro il suo carro per tre volte intorno alle mura di Troja e alla tomba di Patroclo (593), fin
rno alle mura di Troja e alla tomba di Patroclo (593), finchè lo rese alle lacrime dello sventurato Priamo, che da sè stesso
to Priamo, che da sè stesso andò a’ piedi d’Achille per implorar pace alle ossa del vinto figliuolo (594). 541. L’amore dove
stesso Apollo. I Greci lo tumularono sul promontorio dj Sigeo, vicino alle pianure di Troja ; gli fabbricarono un tempio, e
554. Viaggiò contro la Colchide con gli Argonauti (452) ; si ritrovò alle nozze di Piritoo (429), e combattè i Centauri (43
vere d’Ettore al carro d’Achille, allorchè questi lo trascinò intorno alle mura di Troja (540). 564. Dopo la morte d’Achille
l sonno, ed involarono i suoi cavalli prima che potessero abbeverarsi alle acque del Xanto, fiume della Troade. 4° Fece riso
tanto egli che i suoi compagni poterono resistere, come già narrammo, alle seduzioni delle Sirene (196). 577. Liberatosi an
lazzo ; e giunto al cospetto d’Alcinoo e della sua moglie, si prostrò alle loro ginocchia aspettando con umiltà il suo desti
ei n’ebbero compassione, e la trasformarono in cagna, alludendo forse alle orribili imprecazioni ch’ella scagliava sui Greci
are Achille nel campo. Alla vista del tremendo guerriero chiedente ad alle grida la vita del suo nemico, Ecuba e Priamo trem
genitrice i crini, e via gittando Il regai velo, un ululato mise Che alle stelle n’andò. Plorava il padre Miseramente, e ge
, per ingegno e per destrezza nei giuochi pastorali. 598. Accadde poi alle nozze di Teti (304) che la Discordia, volendosi v
liersi il dono, la fece passare per folle, acciocchè niuno desse fede alle sue predizioni. Dacchè ella ebbe presagito la rui
one era figlia di Belo re di Tiro, e fuggì dalla patria per involarsi alle crudeltà del fratello Pigmalione, che aveva assas
ojano mossero a pietà la bella Didone, ed egli cedè per qualche tempo alle seduzioni di molli affetti ; ma il nunzio di Giov
e quivi avendo saputo che gli Dei avevano finalmente posto un termine alle sue peregrinazioni, andò a visitare Latino re del
cque, andarono a consultare la dea Temi (336) che pronunziava oracoli alle falde del Parnaso, e che ordinò loro di velarsi i
dette la vista. Leggiamolo in questi bei versi del Foscolo, nell’inno alle Grazie : Innamorato, nel pïerio fonte Mirò Tires
del Sole, Né per la coronea selva odorata Guidò a’ ludi i garzoni, o alle carole Le anfionie fanciulle ; ed insultanti, Del
. Le Sibille. 665. Gli antichi chiamarono Sibille certe donne alle quali attribuivano la cognizione del futuro e il
i degnò di rispondere ; ma Demofila, senza sconcertarsi, ne gettò tre alle fiamme, e ripetè la stessa dimanda per i sei rima
principio fu rigorosamente vietato di pigliar parte in questi giuochi alle donne ; ma con l’andar del tempo alcune vi si rec
ni, ansiosi che il magistrato dia il segno. Tiene imboccata la tromba alle labbra l’esperto sonatore, ed egli pure rimira as
persona non potrebbe in altro modo esprimersi, che mescolando i gigli alle rose. Erano sospesi gli animi ; ma però tutti con
mordendo le labbra, e con pupille ardenti, nondimeno cauto, e pronto alle sorprese, tornò alla tenzone, ed accostandosi ent
o, l’ Aquario, i Pesci. L’uno vuole che questi nomi abbiano relazione alle faccende dell’agricoltura ed alla varietà delle s
ine, la qual si dipinge con una spiga in mano, sta collocata framezzo alle ricolte maggiori, cioè tra le mèssi e le vendemmi
ietose Di sè stesse e d’altrui, toglieano i vivi All’etere maligno ed alle fere I miserandi avanzi che natura Con veci etern
sacro Ilio, e del Nume appenderolle al tempio : Ma l’intatto cadavere alle navi Vi sarà rimandato, onde d’esequie L’orni l’a
asciò gli sventurati Suoi genitori di cordoglio oppressi ; Così dando alle fiamme il suo compagno, Geme il Pelide, e crebri
ul consunto rogo, E per lo tracio mar, che rabbuffato Muggia, tornaro alle lor case i venti. Stanco allora il Pelide, e dall
ura d’una querce quando lo scongiuravano a comunicare la sua sapienza alle assemblee del popolo ; e sotto quella di un giave
vista spaziava per vasti ed ameni giardini ornati a festa e preparati alle danze, ai piaceri. In quel terrestre paradiso l’J
o nome dalla parola merces, mercium. 34. Di qui il nome di erotiche alle poesie amorose, e di Erato (274) alla Musa che ca
tide spari inghiottita dall’Oceano, sieno da attribuire ai terremoti, alle eruzioni vulcaniche, in anlico assai più frequent
i sui quali passeggiavano i poeti. 78. Condusse alla riva. 79. Fino alle ascelle. 80. Per nodi, intendi le fallaci parole
ano consultate. Gli antichi ricorrevano agli oracoli nell’ accingersi alle grandi imprese, e nei più piccoli affari domestic
3 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
ità, ad ognuno di quei nomi, il numero d’ordine progressivo. Riguardo alle citazioni dei più rinomati scrittori antichi e mo
24. Seguendo questa dolorosa nomenclatura, noi potremmo giungere fino alle più recenti eresie, di che fu afflitta la maestà
dei cronisti. Vuolsi quindi, nello studio della Mitologia, por mente alle moltiplici agglomerazioni popolari di elementi an
oli o miti atroci ed impuri, proprii di una religione che serviva più alle tristi passioni dell’uomo, che al principio della
tigurazioni d’incarnazione ; dando per tal modo uno sviluppo maggiore alle allegor e religiose, per mezzo delle quali si att
giore alle allegor e religiose, per mezzo delle quali si attribuivano alle divinità del culto pagano, sentimenti e passioni
all’ordine celeste, con quelle proprie dell’ordine terrestre, venendo alle diverse deità attribuiti i caratteri del clima, d
o, e perfino delle abitudini e dei costumi tradizionali e particolari alle molteplici contrade, che formavano il mondo conos
iconosciuto, constatato, innegabile che i miti religiosi appartengono alle più remote età del mondo, e che lo studio della M
le ossa dei Pelopidi, egli lo rendesse ai Trojani, i quali credettero alle sue parole che confermavano esser quello istrumen
rò perdutamente di Peleo, e gli offrì il suo amore, ma questi resistè alle prave voglie della inverecon la. Crudelmente offe
di caccia, e nel più folto di un bosco, lo abbandonò ai Centauri, ed alle belve. Ma il famoso Centauro Chirone (che fu maes
persuadesse a ritornare. Ulisse, camuffatosi da mercatante, presentò alle dame della corte di Licomede alcuni ricchi gioiel
gioielli. Allora Ulisse lo condusse fuori la reggia, e di là innanzi alle mura di Troja. Achille mostrò prestamente il suo
rojani, ucciso Patroclo, amico fedelissimo di Achille, questi ritornò alle armi e per vendicare il caduto amico, fece legare
le mura della città ; cedendo il cadavere sfigurato dell’eroe Trojano alle lagrime di Priamo padre di lui. Sedutosi di fron
a incinta, la fece legare in una piccola barca e l’abbandonò in preda alle onde. Politetto, re di Serifo (una delle isole Ci
io della morte di Adone venivano nei diversi rioni della città appese alle mura alcune immagini rappresentanti un giovane di
igato a cercar rifugio presso Polibio, suo avo paterno, per sottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che si era impadroni
egli sarebbe stato assassinato in Argo, ma Agamennone non prestò fede alle parole della indovina, e ritornò in patria, ove i
eano il dono d’inspirare i poeti, e perciò questa fonte fu consagrata alle Muse, le quali furono anche conosciute sotto il n
prendere qualche cosa d’importante. 196. Agonio. — Dio che presiedeva alle intraprese. Mercurio era anche chiamato Agonio pe
alla Dea, nel quale la vergine s’era nascosta, sperando di sottrarsi alle brutalità del suo persecutore. Minerva, fortement
ucciso da questi in combattimento fu trascinato per tre volte intorno alle mura di Troja. In seguito essendo stato ucciso Ac
go ove Anfiaroe erasi celato. Vedendo intanto che le prime espiazioni alle quali egli erasi sottoposto non andarono coronate
Alcea dalla parola Alce che significa forza. Vi erano delle divinità alle quali si dava complessivamente il nome di Dei Alc
inferno. Gli Aloidi furono i primi che sul monte Licone sagrificarono alle nove muse e consacrarono loro quella montagna. 29
un’altra Alope figlia di Cercione, la quale avendo prestato orecchio alle seduzioni di Nettuno, ne ebbe un figlio Ippotono.
o di riconoscenza la trasportò nel cielo, e dette una delle sue corna alle ninfe che avean curata la sue infanzia, con la vi
o dette Amazzoni, che vuol dire senza una mammella, perchè bruciavano alle bambine, appena nate, la mammella sinistra, onde
no innalzati dei templi a cui sagrificavano con maggior frequenza che alle are degli altri numi. Dipingevano questa Divinità
e il corpo di Ettore, trascinato da Achille per ben tre volte intorno alle mura di Troja, conservavasi illeso perchè Venere
che disparvé nel tempio di Diana dove si era rifuggita per sottrarsi alle persecuzioni di Apollo. 375. Anaxandra. — Nome di
una coppa piena di vino. All’istesso momento ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno dei suoi ufficia
e non potendo camminare fu da suo figlio Enea portato in braccio fino alle navi Greche, sulle quali essi trasportarono ancor
pardla Anculari che significa servire. Per la stessa ragione si dava alle serve il nome di Ancille o Ancelle. 390. Andate o
collana d’oro, il luogo dove s’era nascosto Anfiareo, per non andare alle guerra di Tebe, ov’egli sarebbe morto. Un giorno
421. Anfitride. — Figlia di Nereo e moglie di Nettuno. Per sottrarsi alle richieste di questo dio, ella si nascose nelle pr
arono in una conchiglia di madreperla e finalmente Anfitride consentì alle nozze. 422. Anfitrione. — Marito di Alcmena e pad
abitatrici del fiume Nigro. Veniva loro attribuito il potere di dare alle acque di questo fiume una virtù contraria alla lo
ne. — Principe della setta cinica discepolo di Socrate. Per assistere alle lezioni del suo maestro, egli ogni giorno travers
e rapire la vacca, la svenò sull’altare di Diana, ne affisse le corna alle porte del tempio, ed ebbe così tutto l’onore del
nome. Coll’andare del tempo tutta la catena di montagne fu consacrata alle muse, e il gruppo intero fu detto Monti Aonidi. A
poi detta Aonia tutta quella contrada. 486. Aonidi. — Soprannome dato alle muse da alcune montagne della Beozia. Vedi l’arti
trassero mai agli uomini il loro volto, ma si facessero conoscer solo alle spalle nel momento di partire. Così in Virgilio a
. Apona. — Fontana in Italia presso la città di Padova. Si attribuiva alle sue acque il potere della divinazione. 499. Aporr
 ; il platano ai Genii ; il frassino e la gramigna a Marte ; la palma alle Muse ; l’olmo a Narciso ; il ginepro all’ Eumenid
omani davano questo nome al dio destinato nel loro culto a presiedere alle piccole città ed agli armadi. 526. Ardalidi. — So
e alle piccole città ed agli armadi. 526. Ardalidi. — Soprannome dato alle Muse da Ardalo figlio di Vulcano, a cui si attrib
e nel fonte mio : E secondo il pensier si cangia e fonde Novella noia alle mie vergin’onde Ovidio Metamorfosi L. V. trad. D
e. Egli amò perdutamente Euridice, la quale nel sottrarsi con la fuga alle persecuzioni di lui, fu morsicata da un serpente
quale ricusò ostinatamente di maritarla, ma finalmente acconsentendo alle preghiere di lei la lasciò partire col novello sp
per esser figliuoli del vento Borea avevano le ali, diedero la caccia alle arpie e le perseguitarono fino nelle isole Strofa
nel tempio stesso di Diana, ov’ella si rifuggì sperando di sottrarsi alle impudiche voglie del re. Ma la santità del luogo
e nel mestiere delle armi fu riguardata come la Divinità che presiede alle une e alle altre. Infine essa è la Minerva dei Gr
ere delle armi fu riguardata come la Divinità che presiede alle une e alle altre. Infine essa è la Minerva dei Greci. Gli an
ad Apollo, ove ogni tre anni si celebravano delle feste in suo onore, alle quali si dava il nome di feste Aziache. Cesare Au
facevano rintronar l’aria di grida assordanti, e poi si abbandonavano alle più turpi dissolutezze. 730. Bacchemone. — Figlio
come Dio del vino. Egli punì severamente Penteo, per essersi opposto alle solenni oscenità dei suoi riti ; trionfò di tutt’
alberi ; Filemone in quercia, e Bauci in tiglio. Stando ambo innanzi alle gran porte, a piede Dei gradi ove sta un pian fra
ice il piè ritiene. Accorti del lor fin, con voci sante Rendon grazie alle parti alte e serene : L’un dice all’altro : Vale 
uale, a nome Antea, detta anche Stenobea, gli fece delle proposizioni alle quali fu insensibile. Antea punta da questa indif
seriva Conone, e da quel tempo si dette il nome di chioma di Berenice alle sette stelle, che formano la costellazione nota a
ratasi perdutamente di Cauno, suo fratello, nè avendo potuto piegarlo alle sue voglie, pianse tanto che fu cangiata in fonta
precedente. 794. Bidentali. — Sacerdoti dei Romani, essi presiedevano alle cerimonie espiatorie, quando il fulmine era cadut
. — Soprannome dato a Saturno. 813. Bolina. — Ninfa che per sottrarsi alle persecuzioni di Apollo si precipitò in mare. Il n
trad. di Vinc. Monti I Poeti dipingono Borea con le ali ai piedi ed alle spalle per mostrare, la sua leggerezza e con la f
cui cadavere egli trascinò legato al suo carro per tre volte intorno alle mura di Troia) quella dell’amico suo. 827. Briseo
ritomarte o Britormati. — Figliuola di Giove, la quale, per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, si precipitò in mare e fu
che aveva la sua sorgente ai piedi del monte Elicona. Era consacrata alle muse ed era la stessa che quella d’Ippocrene, per
rittori non riconoscono che tre Deità : Plutone, Proserpina e Cerere, alle quali si dava il nome complessivo di Dei Cabiri.
rofezia, si esiliò con la moglie dal proprio paese, per non assistere alle sciagure della sua famiglia, ma nella fuga furono
ebbe durato dieci anni ; e che i venti non sarebbero stati favorevoli alle navi greche, se non dopo il sacrificio di Ifigeni
famiglia di lei ; imperocchè essendosi Euripilie ricusato di aderire alle nozze dell’eroe con la figliuola, Ercole l’uccise
ale, ricorrendo il tempo dei giuochi olimpici, a cui non era permesso alle donne di prender parte, si travestì da maestro de
avano con nome collettivo Camilli tutti quel giovanetti che servivano alle cerimonie dei sacrifizii ; come venivano dette Ca
na sfida, provare il contrario, e le statue dei due numi furono messe alle prese insieme. Si accese un gran fuoco, in mezzo
ntre nella Tebaide si offerivano in sacrificio le capre, tributandosi alle pecore il maggiore rispetto. 951. Capretto. — Era
Deita anche Cardia. — Al dire di Macrobio, questa Divinità presiedeva alle parti nobili e vitali dell’uomo e soprattutto al
avano le tre grazie Cariti ed istituirono in loro onore alcune feste, alle quali fu dato il nome di Carisie. 968. Caristie o
nga discordia, cagionata da una sentenza del Senato la quale proibiva alle dame di tener cani presso di loro. 974. Carmentis
he la rese madre di Britomarte. Carna era anche la Dea che presiedeva alle parti vitali del corpo e che s’invocava principal
r vendicarsi, le giurò che non si sarebbe mai da alcuno prestato fede alle sue predizioni. La vendetta del nume sorti il suo
Castalia. 990. Castalia. — Ninfa, che Apollo cangiò in fontana, dando alle sue acque la virtù di ispirare il genio della poe
’acqua della fontana Castalia. 991. Castalidi. — Nome collettivo dato alle muse, dalla fontana Castalia ad esse consagrata.
li, essi vivevano e morivano alternativamente. Essendo stati invitati alle nozze delle loro cugine, Febeo ed Ilaijo, essi le
ittadini a fondare un’altra città. Ma come essi non fecero attenzione alle sue parole, non credendolo figlio di Vulcano, egl
atasi di lui, lo rapì, ma indarno, poichè egli non volle acconsentire alle amorose voglie di lei. La dea sdegnata delle ripu
lo avesse sposato. 1035. Celadone. — Uno di coloro che furono uccisi alle nozze di Perseo con Andromeda. 1036. Celana. — Co
Dante. — Inf. Cant. XII. Quelli fra i Centauri che furono invitati alle nozze di Piritoo e d’Ippodamia, attaccarono quere
i la tradizione mitologica, attribuiva l’incarico di slegare la c nta alle nuove maritate. 1121. Cindiade. — Soprannome di D
anno un aspetto lugubre. Si piantava d’ordinario, come oggidi, vicino alle tombe. Era consacra’o a Plutone, come Dio dei mor
sania, Citereo era anche un fiume del Peloponneso in Elide consacrato alle ninfe Jonidi. Le acque di questo fiume avevano al
nsacrato a Venere. 1152. Citeriadi. — Soprannome che talvolta si dava alle Muse tenute anch’esse in conto di bellissime. 115
ntichità, i quali ripetano che se pure Cocalo avesse sottratto Dedalo alle persecuzioni di Minos, se ne fosse disfatto egli
ndo l’opinione di S. Agostino aveva questo nome la dea che presiedeva alle montagne e alle valli. 1218. Collina. — V. Collat
i S. Agostino aveva questo nome la dea che presiedeva alle montagne e alle valli. 1218. Collina. — V. Collatina. 1219. Colof
ie, in onore degli dei Penati. 1230.Comuso. — Divinità che presiedeva alle gioje notturne ed allo abbigliamento delle donne
o Conservio. 1235.Consenti. — Nome collettivo che si dava agli dei ed alle dee di prim’ordine, conosciuti pure, secondo l’op
neo, re della Focide, che Minerva cangiò in cornacchia, per sottrarla alle oscene persecuzioni di Nettuno. In greco la parol
rola greca Κυγυγ che significa fontana : veniva dato questo sopranome alle Najadi, ninfe delle fontane. 1283. Creonciade. — 
el campo dei Greci per ridimandare la figlia. Degli Achivi era Crise alle veloci Prore venuto a riscattar la figlia Con mol
 — Iliade — Libro I trad. di V. Monti. Essendosi Agamennone ricusato alle preghiere del vecchio, questi ottenne da Apollo c
ata da Apollo. Un giorno mentre essa cercava di sottrarsi con la fuga alle amorose persecuzioni di quel dio, la ninfa del fi
gannato, fece legar Danae in una piccola barca e l’abbandonò in preda alle onde. Una tenera figlia Acrisio avea. Nomata Dan
o, fabbricarono delle ali che Dedalo attaccò con grossi pezzi di cera alle spalle del figlio, dopo aver fatto per sè altrett
opinione di Diodoro, e di altri mitologi si dava il mone di Dee Madri alle nutrici di Giove, le quali presero cura di lui ad
rsa maggiore. Altri scrittori danno il nome complessivo di Dee Madri, alle figliuole di Cadmo : Agone, Ino, Autonoe e Semele
ll’edifizio, mentre si lanciava un’aquila, la quale, volando in mezzo alle flamme ed al fumo s’innalzava nell’aria, quasi ch
iere, e allora Demofila innanzi al re stesso gittò tre di quei volumi alle fiamme, pretendendo lo stesso prezzo per gli altr
e esiste fra Dio e gli uomini. I demonii erano divisi in varie classi alle quali appartenevano secondo la loro potenza. Al d
di Diana fu scacciata ignominiosamente da questa dea per aver ceduto alle lascive brame di Giove. La tradizione mitologica
Giove, ed improvvisa Precipitando, i saldi ponti abbatte, Debil freno alle fiere onde, ed i verdi Campi, i ripari rovesciand
i d’intervenirvi. 1508. Driadi. — Ninfe che presiedevano ai boschi ed alle foreste, nelle quali dimoravano notte e giorno. P
esse entrare in un hosco o in una selva senza prima far delle offerte alle Driadi tutelari. 1509. Driantiade. — Licurgo, re
ità dei Druidi ed il loro potere era onnipossente : essi presiedevano alle cose dello stato ; intimavano la guerra o la pace
Ea, ninfa che avendo implorato il soccorso degli dei, onde sottrarsi alle persecuzioni del fiume Paflo, fu cangiata in isol
terra e del mare ; che distribuisce onori e ricchezze ; che presiede alle battaglie ai consigli dei re, ai parti, ai sogni
va riguardata come madre di Medea e di Circe, come dea che presiedeva alle magiche operazioni e agli incantesimi. I pagani c
parlare in segreto al re Polinnestore ; ed avendolo condotto in mezzo alle donne Trojane, che l’avevano seguita, queste si a
alle Arpie e trasportata da queste nell’Inferno, ove fu data in preda alle Furie. 1553. Edone. — Così avea nome una principe
caricò di catene e così legato lo espose ai raggi ardenti del sole ed alle morsicature degl’insetti. Edone, allora, disperat
a città derivasse da una donna chiamata Efeso, la quale dette origine alle Amazzoni. Ma questa opinione è assai poco ritenut
atto sorgere un dissidio fra loro, essi morirono entrambi, in seguito alle ferite con che si erano reciprocamente offesi. 15
nato da spaventose visioni. 1569. Efidriadi. — Ninfe che presiedevano alle acque e che più comunemente venivano dette Idriad
suoi compagni, nell’ebbrezza della gioja, dimenticarono di sostituire alle vele nere le bianche, siccome avevano promesso ad
nse d’aver con lei dei segreti colloquii, affine di dare più autorità alle leggi che impose ai Romani. La tradizone mitologi
vestimenta poi ancora intrise, venivano dagli altri sacerdoti sospese alle mura interne del tempio, onde i fedeli avessero p
quale a forza di piangere per la sciagura di suo fratello, fu insieme alle sorelle cangiata in pioppo. La tradizione mitolog
dicare l’offesa che gli aveva fatta l’amico, fece in maniera che tirò alle sue voglie Bulis, madre di Egipio ; nè contento d
rrogato Egisto, questi rispose che gliela aveva data la madre. Tieste alle parole del figlio, ed alla evidenza delle pruove,
una via libera e spianata : noi altro non possiam fare, che attenerci alle opinioni degli autori più accreditati e additare
Danao però, ch’era tanto iniquo per quanto più era Egitto, acconsenti alle nozze, ma impose alle figliuole l’infame comandam
to iniquo per quanto più era Egitto, acconsenti alle nozze, ma impose alle figliuole l’infame comandamento che fu causa dell
itanti credevano generalmente che il fuoco si appiccasse da sè stesso alle legna su cui si ponevano le vittime che le veniva
esi ; i tribunali e gli ufficî erano chiusi, e non si poteva condurre alle prigioni i colpevoli di qualunque reato. Ai miste
o un sacrifizio. Per troppa sollecitudine, gli Eliadi misero il fuoco alle legna preparate pel sacrifizio senza prima aver p
il monte Parnaso e il monte Citerone. Questa montagna era consacrata alle muse e ad Apollo, e si credeva che esse vi abitas
i un pezzo di papiro e mandarlo all’oracolo, Trajano finse di aderire alle brame del suo favorito, e mandò ad Eliopoli un pl
roade dalla Tracia e fuggire in Colco. Allorchè ella si vide in mezzo alle onde, il coraggio che fino allora l’aveva accompa
se di sua mano Cretone ed Arfiloco, ma fu costretto a piegare innanzi alle schiere comandate da Menelao e da Antiloco. Nelle
a protezione che Nettuno aveva accordata ad Enea onde accondiscendere alle preghiere di Vonere, madre di lui, gli fu estrema
icolo, Nettuno lo ravvolgeva in una nube invisibile sottraendolo così alle ferite e alla morte. Udito quel parlar, corse pe
ne invaghì perdutamente, ed essa lungi dal resistergli, si abbandonò alle voglie di lui, che per mostrar le la sua gratitud
uosi, i quali avevano le orecchie grandissime, lunghe e pendenti fino alle ginocchia, delle quali essi si servivano come di
aufragio, che fece perire gran numero dei suoi compagni nel ritornare alle loro patrie. 1716. Epibati. — Era questo il vocab
nia che i Lacedemoni celebravano in una data epoca dell’anno, intorno alle principali fontane. 1722. Epicurio. — Soprannome
ri, dalle due parole greche υπί sopra e γη terra. Si dava questo nome alle ninfe della terra come si chiamavano Uranie quell
dato il nome degli Epigoni. 1732. Epimelidi. — Ninfe che presiedevano alle mandre. Mercurio, per la stessa ragione veniva so
Epimeteo lo mutò in una scimmia. 1737. Epinicie. — Davasi questo nome alle feste che gli antichi celebravano per solennizzar
iato ai misteri di Eleusi, ed al quale solo era permesso di assistere alle più segrete cerimonie, cosa che non ottenevasi se
ri del culto Eleusino vi erano pero delle cerimonie talmente occulte, alle quali non era concesso neanche all’Epopte di assi
là dove erano state tolte. 1754. Equirie. — Romolo dette questo nome alle feste da lui istituite in onore di Marte, dio del
on bisognerà soprattutto stupire delle numerose modificazioni imposte alle diverse tradizioni, le quali vanno tutte in un ce
n sol mito, fu sempreppiù aumentata dalla tendenza viziosa di ridurre alle proporzioni umane, le grandiose figure dei tempi
avea Di frondoso olcastro, con sua scorza. Di non vulgar misura, che alle falde Del sacrato Elicona intero svelsi Con le de
di leone, spoglia opima tolta dal suo valore all’ucciso nemico. …. e alle mie membra avvolsi Sua pelle per riparo incontro
sultare quell’oracolo ; ma avendo la Pitonessa ricusato di rispondere alle domande di lui, Ercole rapì il sacro Tripode, e s
udeli sofferenze. Non vi fu alcuno che avesse voluto mettere il fuoco alle legna per molti giorni ; finalmente un pastore pe
a, il fiume Diraso scaturì dalla terra per portare qualche refrigerio alle sofferenze dell’eroe, il quale ricinto di una nub
del bagno di Giunone. Nella città di Argo veniva dato lo stesso nome alle sacerdotesse che presiedevano al culto di quella
dalla fame cominciò dal mangiare avidamente tutto ciò che gli cadeva alle mani e finì col lacerarsi coi proprî denti le car
a andò all’altare, tutti gli dei abbandonarono il cielo per assistere alle nozze di Lei. La sola Giunone fra tutte le dee no
recia pretese il compimento della parola di Menelao e senza por mente alle lagrime di Ermione, che era perdutamente innammor
i e dedicato un tempio nella città di Clazomene nel quale era inibito alle donne di entrare. 1810. Ero o Eros. — Sacerdotess
greca Ἐρως che significa amore. Le anime degli eroi si alzavano fino alle stelle, e con ciò diventavano degne degli onori d
quella adorazione che il culto superstizioso del pagane imo tributava alle proprie divinità. Seguendo l’opinione di Lucano,
ai di sovente ricordato che gli onori eroici furono spesso rese anche alle donne. 1812. Erofila. — Nome di una sibilla figli
o aveva ucciso, sia per propria amicirazione, sia per accondiscendere alle preghiere di Apollo, mise Esculapio nel numero de
perciò contro di Apollo voleva lanciarlo nel Tartaro, ma poi cedendo alle preghiere di Latona, lo esiliò dall’olimpo e lo c
uesta denominazione, dalla parola greca Ἠονπα che significa silenzio, alle sacerdotesse della dea Pallade Minerva, forse per
enti segreti onde Esone ringiovanisse ; e che in fatti Medea, cedendo alle preghiere del suo amante fece scendere dal cielo
i suoi scritti sull’antichità, confonde le Esperidi con le Atlantidi, alle quali dà per madre una donna, per nome Esperide,
non avesse placato le divinità vendicatrici, non poteva nè accostarsi alle statue degli dei, nè entrare in un tempio. Quando
di questo animale purificava le mani dell’omicida. Quindi si passava alle libazione di vino puro in onore di Giove ; poscia
almente si copriva l’ara di focacce che il reo inginocchiato offeriva alle sdegnate divinità, pregandole di perdonare al suo
resso la città di Colona. Gli abitanti, sapendolo reo, lo costrinsero alle espiazioni, le quali consistevano nella libazione
he qualcuno veniva iniziato ai grandi o piccoli misteri di Eleusi, ed alle mistiche orgie di Bacco e di Priapo. 1839. Esserc
ste. 1840.Essiterio. — Dalla voce latina Exitus si dava questo nome alle feste che si celebravano in onore degli dei, prim
nativi per averli propizî. 1841. Esta. — Nome particolare che si dava alle viscere delle vittime, che gli Aruspici esaminava
ia, il quale, al dire di Pausania, fu il primo ad innalzare un tempio alle tre Grazie, e ad istituire le cerimonie del loro
tà seguace. Era di cor valente ; Di povere fortune, è ver, ma colmo D’ alle onoranze nell’Argiva terra. Volean d’oro gli amic
e dei funerali. Era chiamato Etelina perchè fu cantato la prima volta alle esequie di un patrizio chiamato Lino. 1851. Etere
ole di Menta e Scio, e persuase le sue compagne ad appiccare il fuoco alle navi greche, onde Protesilao fu obbligato a stabi
dne la lasciò in custodia ad Etra. E quando Castore e Polluce corsero alle armi per vendicare il ratto della sorella e s’imp
pilla : al moti Del pugnar, la celata orrendamente Si squassa intorno alle sue tempie, e Giove Il proteggea dall’alto, e di
dio, allorchè Ettore, inorgoglito dalla fortuna che arrideva propizia alle armi trojane, e profittando dell’inazione in cui
re Tua consorte : e tu lungi appo le navi Giacerai degli Achivi, esca alle belve. Omero — Iliade — Libro XXII trad. di V. M
e che Achille, col trascinarlo tante volte, così velocemente, intorno alle mura, non lo avesse ridotto in pezzi. ….. Ma del
zione di un’altra Eubea, figliuola del fiume Asterione : essa insieme alle sue sorelle Acrea e Posimna, furono fra le nutric
2. Eumenidi. — Ossia benefattrici nome particolare che i greci davano alle furie. Questo vocabolo deriva dalle due parole gr
retto ad una divinità chiamata Eunosta. Essendo espressamente vietato alle donne di entrare in quel tempio, era generale cre
precipitò fra quelle, volendo che le proprie fossero unite per sempre alle ceneri dell’uomo che essa aveva amato più della v
za in un dato luogo, non attribuendo la credenza religiosa dei pagani alle differenti divinità, il potere d’essere da per og
938. Fame. — I pagani mettevano la Fame fra le loro divinità, insieme alle malattie, ai travagli, alla povertà, e a tutti i
. La poetessa Saffo, perdutamente innammoratasene, non potè piegarlo alle sue voglie, permodo che, disperata si precipitò n
e circondato tutto all’intorno di lampade di bronzo, attaccate le une alle altre. Prima di ottenere un responso da questo or
gli uccelli. 1951. Fatua — Soprannome particolare che i pagani davano alle mogli degli dei campestri in generale, e dei silv
to. Era la stessa che sotto il nome di Buona Dea prediceva l’avvenire alle sole donne, e riceveva i sacrifizii in certi luog
ta dea rimaneva sempre muto per gli uomini ; e non rispondeva neanche alle donne, quando talune di esse la interrogava per c
e di febbraio, alcune pubbliche cerimonie, in onore del dio Fauno, ed alle quali perciò si dava il nome di Faunali. Queste f
omani costumavano di onorare le anime dei morti con alcune cerimonie, alle quali si dava questo nome durante il mese di febb
facevano, al dire di Plinio, per rendere propizii gli dei infernali, alle anime dei defunti. Le cerimonie Februali, avevano
imperocchè, Macrobio, dice che era un dio particolare, che presiedeva alle purificazioni ; e Servio pretende che fosse lo st
acerdotale, e coronato di verbena, presso il popolo nemico, o innanzi alle porte della città ostile, e quivi, chiamando Giov
fu la prima Pitia, o sacerdotessa dell’oracolo di Delfo, che rispose alle interrogazioni in versi esametri. 1980. Feniee. —
della resurrezione dei corpi, e cio non perchè essi prestassero fede alle superstizioni dei pagani, ma per mettere in atto
ssione, accortosi del tranello, maledisse il figliuolo, e lo consacrò alle furie dell’inferno. ………l’ira fuggendo E un atroc
dal desiderio ardentissimo di vendicare la morte di Patroclo, ritornò alle armi, Fenice, sempre fedele amico, per quanto inv
che avesse trovato il mezzo di servirsi di un piccolo verme onde dare alle stoffe il colore della porpora. 1981. Fenna. — Se
tà d’immaginativa che avevano i pagani per tutto ciò che si collegava alle loro religiose credenze. È scritto che i parieggi
narra di lei che Saturno l’amò passionatamente ; e che per sottrarsi alle gelose investigazioni di sua moglie Rea, prendeva
ebrava nella Tracia, con grande solennità, e nella quale era permesso alle donne di correre sole a traverso i campi, l’animo
l’aria anch’ei s’affretta. E si sostien per non cader sul piano, Come alle Greche insidiose avvenne, Vede le membra sue vest
Tien del suo incesto ancor vergogua e cura E non osa albergar dentro alle mura. Progne, che diede alla vendetta effetto, E
e innammorata di un suo figliastro per nome Tene, nè potendo piegarlo alle sue voglie, si appiccasse per disperazione. Filon
osì violentemente di lei, che sotto le spoglie di un pastore la piegò alle sue voglie e la rese madre di due gemelli. Al dir
na deputazione a Filottete, onde sapere da lui il luogo dove, insieme alle ceneri dell’ eroe, erano sepolte le frecce di lui
re di lei. Fineo perdutamente innammorato della perversa donna, credè alle sue parole e fece cavar gli occhi ai suoi due fig
sfatti del supplizio che avevano imposto a Fineo, lo dettero in preda alle arpie, le quali infettavano tutto ciò che si appr
tà di essi ; con la barba e i capelli lunghi e generalmente incollati alle tempie, quasi a dinotare che fossero bagnati e ap
infernali il Periflegetonte e il lago d’Averno ; e tutte quelle acque alle quali essi attribuivano una qualche misteriosa e
i Flora se ne fosse perdutamente innammorato ; ond’ella per sottrarsi alle persecuzioni di lui si dette a fuggire ; ma Zeffi
n Roma in onore della dea Flora. Esse duravano sei giorni, terminando alle calende di Maggio. Florali si chiamavano del paro
eniva a lei dato dalle buone cure che si credeva fermamente prestasse alle partorite. 2037. Fobetore. — Dalla parola greca φ
bliche feste che si celebravano in Roma il 15 aprile di ogni anno, ed alle quali si dava anche il nome di Fordicidie. Durant
ea. — Più comunemente Fruttifera e Fruttifea, divinità che presiedeva alle frutta e che i pagani invocavano per ottenere un
uanto dai pittori dell’ antichità ; sia come un tizzone fiammeggiante alle due estremità ; sia come una specie di freccia pu
— Inferno — Canto IX. Appellazioni che rispon lono nel nostro idioma alle parole Rabbia, Strage ed Invidia ; qualificazioni
loro quei genitori che parve meglio convenissero al loro carattere ed alle funzioni a cui erano addette. In fatti secondo Es
; Dee vendicatrici, Dee benefattrici, Dire, o Diree ec. ec. In quanto alle loro attribuzioni, tanto sulla terra quanto nel r
venerate. Sofocle asserisce che il ricoverarsi in un bosco consacrato alle Furie, veniva considerato come un sacrilegio. In
asi tutte le città della Grecia sorgevano templi ed altari consacrati alle Furie, e presso i Sicioni, secondo che riferisce
si faceva ogni anno la loro festa, e in quel giorno si sacrificavano alle Furie un buon numero di pecore pregne ; e venivan
amente nella città di Corina, vi era un altro tempio famoso, dedicato alle Furie, nel quale si conservavano, con grande vene
zioni dell’antichità, ci rivelano ancora che Oreste, avesse innalzato alle Furie altri due tempi nel Peloponneso ; il primo
ove gli si erano mostrate meno avverse. Nei sacrifizi che si facevano alle Furie veniva loro offerto il narciso, il ginepro
ca festa detta Furinalia, che si celebrava il sesto giorno precedente alle calende di Settembre. Nel quattordicesimo rione d
lta negli scrittori dell’ antichità dato il nome collettivo di Furine alle Furie. 2065. Furinale. — Nome particolare del fla
tenevano alla classe più abbietta della plebe, e siccome rispondevano alle varie dimande che loro venivano fatte, servendosi
ncantesimo, praticato comunemente dagl’indovini, i quali rispondevano alle differenti interrogazioni che venivano loro fatte
e le labbra, per modo che sembrava che una voce aerea avesse risposto alle dimande. 2090. Gatti. — Gli egiziani ritenevano c
, il quale teneva il governo di Argo, allorquando Danao per sottrarsi alle persecuzioni del fratello Egitto, si ricoverò in
ica gridatore, i greci davano questo soprannome a Bacco, per alludere alle alte grida, con che le baccanti celebravano le or
particolare. Coll’andare del tempo si dette l’istesso nome di Gialemo alle canzoni che si cantavano ai funerali. V. Nenie.
ia vissero due famiglie, una detta de’Giamidi, e l’altra dei Clitidi, alle quali era devoluto, per diritto ereditario, di se
Clitidi, alle quali era devoluto, per diritto ereditario, di servire alle funzioni degli Auguri. 2120. Giana. — Era questo
aper l’avvenire. Questa è un’altra congiuntura che dà interpretazione alle due simboliche facce di Giano, dicendo che con un
ue dee. 2136. Giaso. — Figliuolo di Epione e di Esculapio. Presiedeva alle malattie, come sua sorella Ifica alla buona salut
Esone, spinto dalla forza dell’amore paterno, per sottrarre il figlio alle persecuzioni dell’usurpatore, fece sparger voce c
e alla madre Alcimeda, la quale lo portò sul monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il più saggio uomo dei suoi temp
o I Scena VI. Trad. di G. montanelli Giasone acconsentì facilmente alle richieste della giovanetta, e dopo reciproci giur
nel campo consacrato a Marte, fuori le porte di Colco, onde assistere alle differenti ed ardue prove che il giovanetto eroe
ero da quelli, una grossa pietra, onde essi ciechi di furore, vennero alle mani fra loro, e si distrussero gli uni cogli alt
fratel mi sogne Ma, oh Ciel, hentosio il furihondo Aeta Ci apparisce alle spalle ; e si c’insegne. E si c’incalza, che pare
erofantrie, erano queste presso i greci le appellazioni che si davano alle donne dei sacerdoti Gierofanti. Però questa opini
sacerdoti, i quali presiedevano alla spiega dei misteri religiosi, ed alle cerimonie del culto. Altri vogliono invece che qu
ati dal suo seno, per farli ministri della sua collera. E come sotto alle lor moli istesse Giacquer sepolti i corpi sceller
e passeggiavano sulla terra. Virgilio nelle sue Georgiche, si attiene alle istesse idee, dicendo che nel quinto giorno del m
a decise che fosse chiamato l’indovino Lucio Aquinio, onde rispondere alle domande. L’indovino rispose che tale era la volon
come essi ritenevano per giorni infausti quelli in cui sacrificavano alle ombre de’ morti ; le Ferie Latine, le Saturnali,
la parte superiore del corpo denudata, significa ch’egli era visibile alle intelligenze : la parte inferiore ricoperta d’un
e soli numi così chiamati, uno che presiedeva, come la Giunone Giuga, alle cerimonie nuziali ; e l’ altro alla sommità delle
crittori pretendono che la cura della sua educazione venisse affidata alle Ore ; e finalmente altri sono di opinione che Giu
o delle famose nozze, che Giove avesse ordinato a Mercurio d’invitare alle feste, non solo tutti gli dei e tutti gli uomini,
uella fonte avessero la strana prerogativa, di ritoruare la verginità alle donne che l’avevano perduta. Ma se in molti punti
onache mitologiche, ripetono che Giunone sopraintendeva agli imperi e alle ricchezze della terra. Da ciò si asserisce che el
pagano era ritenuta ancora come la dea che presiedeva ai matrimonii, alle nozze, ai parti — V. Damiduca, Giuga, Lucina, Pro
imperocchè la gioventù acquistava per mezzo di questi esercizi, amore alle cose militari e marziali ; ed i giovani si rendev
mente venuto il terribile periodo della età di ferro, ella inorridita alle colpe degli uomini, si ritrasse nel ciclo nè fece
lei, la richiese dei suoi favori ed ella aderì volentieri volentieri alle voglie del suo amante immortale ; il quale in pre
era una fontana chiamata Giuturna, che metteva foce nel fiume Numico, alle cui acque i pagani attribuivano salutari virtù e
codesta barbara usanza cadde poco a poco in disuso ; e allora fu che alle pompe dei funerali solenni, fu introdotto il cost
a me la vita Ippoloco donò, di cui m’è dolce Dirmi disceso. Il padre alle trojani Mura spedimmi, e generosi sproni M’aggiun
ianira, la quale, al dire di Omero, rassomigliava per la sua bellezza alle dee. Gorgizione morì all’assedio di Troja, ucciso
marino, e di una donna per nome Ceto, formavano la triade che insieme alle Arpie, ai Ceutauri e agli altri mostri, dimoravan
uesta fu disfatta V. Medusa le tre sorelle andarono ad abitare vicino alle porte dell’inferno insieme alle furie, alle arpie
re sorelle andarono ad abitare vicino alle porte dell’inferno insieme alle furie, alle arpie ecc. e a tutti i mostri di cui
ndarono ad abitare vicino alle porte dell’inferno insieme alle furie, alle arpie ecc. e a tutti i mostri di cui fa mezione l
’una a l’altra isola, e lo fece prigioniero, ricusando di restituirlo alle sue regine, se queste in cambio non gli avessero
rie sono le opinioni sulle Gorgoni. Infatti il Fourmont, facendo capo alle lingue orientali, scopre nel nome delle tre Gorgo
αιαι che vuol dire vecchie. Gli antichi davano questo nome collettivo alle due figliuole maggiori di Forco e di Ceto, sorell
cano. Un uso assai strano erasi adottato presso gli antichi, riguardo alle tre Grazie ; e questo consisteva nel raffigurarle
ano forse gli antichi ammaestrarci del come non si debba prestar fede alle apparenze ; che i difetti della persona possono m
imo era, come dicemmo, il numero dei templi o degli altari consacrati alle Grazie. Eteocle re di Orcomeno, fu il primo ad in
ali città della Grecia e della Tracia, vi erano dei templi consacrati alle Grazie, e i più famosi fra quelli furono quello d
h’essendovisi recato Minosse, re di Creta, per offerire un sacrifizio alle Grazie, nel momento che s’accingeva a dar princip
sto fatto fu adottato il costume, nell’isola di Paros, di sacrificare alle Grazie senza corona e senza suono d’istrumenti. I
dea della bellezza Cupido, dio dell’amore, lo erano comunemente anche alle Grazie. Così avveniva pure di quelli dedicati a M
ie per persuadere. E ciò deve ritenersi anche per i templi consacrati alle nove Muse, le quali dovevano avere stretta correl
vere stretta correlazione con le Grazie, come quelle che presiedevano alle arti che ingentiliscono lo spirito. A cui d’arca
onti — La Musogonia — Canto. La primavera era la stagione consacrata alle Grazie ed a Venere, loro madre ; ed i pagani avea
ntato interamente nudo, con un solo lembo di drappo rosso avviluppato alle parti sessuali. 2216. Havan. — Era presso i Parsi
arte del giorno, vale a dire nell’inverno, dalla levata del sole fino alle 3 del pomeriggio ; ed in estate del sorgere del s
ravano in nna data epoca dell’anno, alcune pubbliche e solenni feste, alle quali si dava cotesto nome. Le cerimonie ibristic
esto allo strano volatore. Icaro da principio si attenne strettamente alle raccomandazioni paterne, e per non breve tratto,
i aveva il potere di cangiarsi in tutte le forme che voleva assume re alle quali somigliava con una perfezione incredibile.
o a far ritorno presso di lui. Ma Evadne sorda, per disperato dolore, alle preghiere del vecchio genitore, si precipitò sott
avvenire, si presentò al re, promettendo di guarire le sue figliuole, alle condizioni da lui imposte. Il re ordinò si esegui
ntento, ed infatti, poco tempo dopo, ridonata completamente la salute alle reali inferme, Melampo divenne genero del re. 225
i due divini gemelli. Narra la tradizione che Linceo ed Ida ricorsero alle armi, per vendicare l’offesa mortale, ma nel conf
, in onore di Cibele, detta anche Magna Mater, alcune pubbliche feste alle quali si dava il nome di Ilarie, forse alludendo
pubbliche feste alle quali si dava il nome di Ilarie, forse alludendo alle molte allegrezze di coloro che vi prendevano part
6. Ilissidi. — Dette anche Ilissiadi : soprannome che i pagani davano alle muse e che loro veniva dal flume Ilisso nell’Atti
raccia di suo padre, per cer care di saperne il destino. Ilio cedendo alle preghiere della madre partì, e dopo molte ricerch
così Imene seppe che anche la diletta del suo cuore si sarebbe recata alle feste e spinto dell’amore concepì il pensiero di
o al riposo. Imeneo allora profittando del sonno dei rapitori propose alle sue compagne di aventura di uccidere i corsari ;
quattro erano, presso i pagani, le specie di divinazioni più in uso ; alle quali, si dava il nome proprio di, Aeromanzia, qu
el maggior tempio di Tebe, subornati dall’oro della regina, e venduti alle infami mire di lei, risposero che a far cessare i
no tutto lo sdegno della sua terribile vendetta. A tale uopo, comandò alle furie di turbare la ragione di Atamante, ed egli
olo cogniti. Ma la implacabile vendetta di Giunone, non si tenne paga alle sventure sofferte dalla povera Ino, e appena ella
ci sotto quello di Leucotoe. Infatti Nettuno, poco tempo dopo cedendo alle preghiere di Venere, ricevè Ino e il figliuolo Me
i, fra il nome d’Intercidona e la protezione che credevano accordasse alle donne incinte. 2288. Intestina delle vittime. — L
il Nilo. Del paese all’estremo evvi Canopo Città posta alla foce ed alle dune Del Nil vicina : ivi al primiero stato Giove
codeste simboliche allegorie, alla parte storica, diremo attenendoci alle opinioni dei più chiari scrittori dell’antichità,
— Nome particolare dei cavalli di Nettuno e che erano anche assegnati alle altre divinità del mare. Sebbene l’esistenza degl
le file dell’ inimico e fece legare le code dei loro cavalli, le une alle altre, per modo che, al momento della battaglia l
erribili muggiti, spaventarono siffattamente i destrieri che indocili alle redini, nè più riconoscendo la voce, e la mano de
senton più nè del nocchier la mano, Nè le briglie, nè il carro. E se alle piane Parti l’auriga dirigeva il temo. Ecco il mo
Cielo e la Terra e che al dire del citato scrittore, i greci dettero alle loro due più antiche divinità. La parola Ipsisto
re di Virgilio, il suo incarico più importante era quello di tagliare alle donne moribonde il fatale capello. …… De l’affan
esse andavano a piedi nudi. Dai precetti del loro culto, era proibito alle Isiache di mangiar carne salata e di bere vino as
a celebrazione dei giuochi istmici, imperocchè si sarebbero sottratti alle imprecazioni ed agli anatemi che Moliona, moglie
d’ Ercole. Però non potendo reggere al peso delle armi, troppo grave alle sue membra affralite dagl’anni, Jolao fu costrett
rice dell’ attacco imminente, gli dei ritornarono il vigore giovanile alle membra dell’ invitto guerriero, che nella pugna s
buono. Presso quei popoli, Kacimana regolava le stagioni e presiedeva alle ricolte. Come antitesi del principio del bene, ra
nte supremo, come capo di tutti i Kamis. I templi di queste divinità, alle quali, con vocabolo proprio, si dà il nome di Nia
degli uomini, all’ agricoltura ed alla guerra : Zui-Kuan, al mare ed alle navi : e finalmente Tan-Kuan alle procelle, alla
alla guerra : Zui-Kuan, al mare ed alle navi : e finalmente Tan-Kuan alle procelle, alla pioggia, a’venti e a tutti i fenom
è un genio scacciato da Odino dal regno d’Asgart, e che sopraintende alle nozze dei fiori. Nelle tradizioni storiche di que
ferirono in Nundagroma, loro patria, onde sottrarre il piccolo Krisna alle crudeli persecuzioni di Kansa. Appena giunti in N
è avvelenato, taglia coi denti già possenti, la mammella che si offre alle sue labbra e fa che il veleno che quella rinchiud
a, ma Krisna lo uccide. Finalmente sottraendosi ancora per varii anni alle persecuzioni del traditore Kansa, giunge all’età
one fu, secondo la tradizione, il primo che avesse dedicato un tempio alle Muse. Dopo la sua morte gli venne innalzato un mo
nestra, la quale fu dal padre offerta in consorte ad Achille, insieme alle sue due sorelle Ifianassa e Crisotemi, quando Aga
he avevano in custodia la città ; Compitales, quelli che presiedevano alle crociere delle vie ; Viales, quelli delle strade 
dre di lui. Al dire del citato scrittore, Latona per sottrarre Apollo alle crudeli persecuzioni di Tifone, lo nascose nell’i
tino. Narra la cronaca che essa già innanzi con gl’anni si vide scopo alle ricerche matrimoniali di molti principi ed eroi d
eva fregiato il capo, fu preda delle fiamme ; e il fuoco attaccandosi alle vesti di lei, la ravvolse come in una nube di pal
Lecori. — Secondo alcuni scrittori era una delle tre grazie, venendo alle altre due data l’appellazione di Comassia e Gelas
teste, non volle Euristeo ammettere nel numero delle dodici fatiche, alle quali il destino avea sottoposto Ercole, anche l’
onfuso, Ed alcuai infilzati eran con l’aste, Quali pesci guizzanti, e alle ferali Mense future riserbati. Omero — Odissea —
to, che per più giorni, in nome ed a spesa della repubbblica, si dava alle principali divinità, ed in uno dei loro templi, c
tto vi aversero preso parte ; e ciò perchè si offriva di ogni vivanda alle diverse statue di quei numi, in onore de’ quali s
a battaglia, Leonimo a capo dei Crotoniati, attaccò i nemici, venendo alle mani con un forte drappello di soldati, ch’ egli
dersi respinto, e preferito Leucippo, per vendicarsi ispirò a Dafne e alle compagne di lei il desiderio di bagnarsi nelle ac
tranello che per amore gli faceva Apollo, cieco di furore, e cedendo alle perfide insinuazioni, che per gelosia del divino
ne andavano a pregare pei proprii figliuoli. Era severamente proibito alle donne schiave di entrare in quel tempio, e se per
imonie con grande solennità e vi erano invitati tutti gli amici, come alle nozze. 2500. Liberalità. — I romani avevano perso
a un bosco sacro, nel quale si vendevano tutti gli oggetti necessarii alle pompe funebri. Chiamavansi poi col nome proprio d
d avendo fatto uccidere un fanciullo, mescolarono le carni di questo, alle vivande del reale banchetto, persuasi che solamen
ale sorgevano due colonne, su cui erano due aquile dorate ; e innanzi alle quali si compivano i sacrifizi con gran mistero.
partorire, si fosse trasformata in lupa, per sottrarsi più facilmente alle persecuzioni di Giunone. V. Latona. Da ciò Omero
iti dalla sua patria ; da ciò Bacco che si precipita in mare, insieme alle sue nutrici ; ossia alle viti, ritenute come le n
ciò Bacco che si precipita in mare, insieme alle sue nutrici ; ossia alle viti, ritenute come le nutrici di quel dio. Alla
nire quella docile obbedienza che fino a quel giorno, avean tributata alle ottime leggi da lui imposte. Gli spartani, ricono
arola greca λημνʹ che significa stagno o palude, si dava codesto nome alle ninfe protettrici degli stagni o dei luoghi palud
uarantanove sorelle, lo salvò dalla uccisione che Danao avea ordinato alle sue figliuole. V. Danao, Danaidi ed Ipernestra. A
versario, con una festa, la quale cominciava sempre con un sacrifizio alle muse. Lino similmente ebbe nome quel figliuolo di
zione ci mostra come maestro di Orfeo e poi di Ercole, al quale oltre alle conoscenze scientifiche, egli insegnò uno strumen
nifica supplica, preghiera, i poeti dell’antichità, danno questo nome alle Preghiere, figlie di Giove. 2548. Litobolia. — Da
tto ancora che Lucifero avesse cura del carro del Sole, e che insieme alle ninfe Ore, ne attaccasse e staccasse i destrieri.
Luno. — I pagani, nella loro superstizione, attribuivano i due sessi alle loro divinità, personificandole sovente come uomo
in cosi grande venerazione che considerano il dare una sola occhiata alle sue sacre mura, come atto meritorio al cospetto d
? 20. Subitamente cadde Saul per terra disteso ; perocchè si sbigotti alle parole di Samuele, ed era senza forze, non avendo
osi dato dalla prima gioventù. con eguale successo agli studi seri ed alle arti dilettevoli, volle porgere ai suoi concittad
4 (1880) Lezioni di mitologia
nder molto tempo e molta fatica, perchè la mia opera, scritta innanzi alle investigazioni dei valorosi filologi Alemanni, fo
i Dei; e lusingar volendo ad un tempo la popolare ambizione, recarono alle divinità l’origine delle nazioni per essi ordinat
dalle favole: onde io ho giudicato di dover con queste dar principio alle mie Lezioni, ed aprire quel vasto arringo, in cui
ie. Non vi ha monumento che attesti l’imbecillità dell’umana mente alle proprie forze abbandonata, quanto la tradizione d
principio di sacrifizj e preghiere, e presiedeva ai consigli dei re, alle guerre ed alle vittorie. Rea si congiunse con Sat
acrifizj e preghiere, e presiedeva ai consigli dei re, alle guerre ed alle vittorie. Rea si congiunse con Saturno, e n’ebbe
, o figlio Di Saturno. È mercè tua se qui siamo Alla notte involati e alle catene: Noi che maggior della paura il danno Soff
empio erano adorati. E con ogni altra iorma della fabbrica alludevano alle qualità degli frnmortali che credevano abitarvi,
le. In mezzo alla frequenza dei cittadini sorgevano le macchine sacre alle divinità, venerande custodi e maestre delle arti
mi vaneggiamenti dei filosofi pittagorici. Miele e latte consacravasi alle Ninfe custodi dell’acque. Nell’orrore della notte
un giorno Dispersa avria sull’onde tue, se salvo E vincitor di Troia alle sue braccia Ritornato m’avessi. Invan, che a tant
voglie Pelide allora, e di riposo e cibo. Disse, ha d’uopo la turba; alle sue navi Tu la rinvia; quei che del rogo han cura
oghi elevati, onde nelle sacre carte questo profano costume è materia alle rampogne dei profeti, alla pena dei prevaricatori
ace; erano abbracciate dai colpevoli e dagl’ infelici; onde unica ara alle sue fortune chiamò Ovidio quel raro e memore amic
estimonio del patto violato. Solevansi gli altari pure toccare quando alle promesse si aggiungeva il giuramento; onde Gioven
mun pianto. Ogni Troiano Dicea sommessamente: Abi quella face Splenda alle nozze di tua figlia, o vile Spartana, e così te l
aga, Perchè l’aitar non macchi un sangue illustre: Al mar si vada, ed alle navi: il cielo Ai nostri legni assente aura felic
ali, da queste avvertiti, avranno con facile errore sottoposti i numi alle forme umane, nobilitando così la nostra natura, e
me noto è a tutti) chiamavansi le pietre quadrangolari con una testa, alle quali, con profondo scherzo, paragona Giovenale g
a questi simulacri il suo nome. Il nome di erme non si dava solamente alle statue di Mercurio, ma a tutte quelle ancora che
vincea la preziosa materia, distribuiti. Anticamente la creta serviva alle statue degli Dei che furono detti Fictilia, dall’
te i simboli loro sacri. L’egiziane n’erano ingombre. Esposte intorno alle statue le notizie piii importanti, conviene, che
a tanta gloria la pingue Beozia: poiché quando i Greci chiesero fine alle morti dalla peste e dalla fame cagionate, fu loro
eterni numi. Piovon le foglie in terra, in mezzo stassi Regina Europa alle donzelle, e sola Degna le rose colla man divina T
di crescente luna, Venne sul prato, nè terror la vista Pose nel core alle donzelle. Ognuna D’appressarsi s’invoglia, e il m
ppena il caro Peso sentia, che salta in piedi, e vola Al mare. Europa alle dilette amiche Volgea la faccia e le distese mani
dal primo ovo; Castore e Clitennestra dal secondo; il cigno, ministro alle voluttà del dio, dicesi collocato fra gli astri a
della colpa, repudiò la consorte, e le successe nel talamo Dirce, che alle tenebre di una prigione condannò la rivale. Sua p
igione così diversa per origine, indole, tempo ed uso, che tanto deve alle costumanze, ai bisogni, alle speranze, alle paure
ne, indole, tempo ed uso, che tanto deve alle costumanze, ai bisogni, alle speranze, alle paure, erario dei sacerdoti. Sia d
po ed uso, che tanto deve alle costumanze, ai bisogni, alle speranze, alle paure, erario dei sacerdoti. Sia d’esempio Giove
e moglie, Che sospetto darà sì lieve cosa? Amor vuol ch’ei compiaccia alle sue voglie. Ma non vuol già la sua moglie ritrosa
tien tante facelle accese. Come rozzo pastor gli erra da canto, Che alle fresche erbe il suo gregge ristora: E con le cann
a sua altezza lo cognominò la Beozia, ed Ascreo dal monte, sacro pure alle Muse, Plutarco. Giove Espiatore commemorò Erodoto
oggiandosi colla manca allo scettro, sostiene ora colla destra posata alle ginocchia il fulmine, sua arme. Ma il placido e s
lle rapite donne Compensa i danni con ingiuria alterna, E me rapisci: alle cognate squadre Io nel mezzo starò con questo pet
i mucchi dell’acceso fieno Volar gli immondi cibi. Ozi decreta Romolo alle sue schiere: è muto il campo. Coglie il tempo Tar
lla del Tonante. La prima città colla testimonianza di Omero dà forza alle sue ragioni; la seconda op pone il grido volgare,
da Temeno fu educata. Ole antichissimo poeta, attribuì questa gloria alle Ore: Ovidio nelle Metamorfosi alle figlie dell’Oc
simo poeta, attribuì questa gloria alle Ore: Ovidio nelle Metamorfosi alle figlie dell’Oceano; e questa opinione si avvicina
pesa alla volta dell’etere dal prepotente marito, mentre due incudini alle candide braccia erano catena. Niuno degli Dei pot
osservabile questo marmo nobilissimo per ciò che può avere relazione alle antiche costumanze. Notabile è l’ornamento del ca
e primo un cinto. Cinto d’inenarrabile testura. Di portenti fecondo: alle sue fila Invisibili al guardo errano intorno Quai
ccorta Che i tempi esplora, e di contrasti ignara Condiscendenza, che alle proprie voglie Cede così che delle altrui s’indon
ubertosi paschi Della florida Emazia, il corso volse Dell’erma Tracia alle pendici alpestri, Seffsrio eterno di nevi: indi s
. La copia era maggiore Del numero. Ed allor che col primiero. Raggio alle foglie la rugiada il sole Scote, e percosse tremo
ancor di Lete in riva Io coglier voglio i ferruginei fiori. Ornamento alle Furie. — Io dir pensava: Già la voce correva: era
di Anfitrite ribelle ai desiderii dello dio. L’impegno di conciliarla alle sue voglie commise al delfino, che fortunato nell
o, che d’Iside e Osiride fu figlio. Eccovi esposto quello che intorno alle gesta di Nettuno favoleggiarono i poeti. Conviene
la maraviglia, dal terrore e dall’interesse, soggiace necessariamente alle stesse condizioni dell’istoria; e quindi ad un so
e l’atto del silenzio, che esprime appressando l’ indice della destra alle labbra, possa convenire anche al Sonno. Questo ge
ueto della sua speditezza, per cui gli furono anche attribuite le ali alle piante. Questa verga era di oro, onde sortì Mercu
sacrato. Pitagora soleva chiamare lo dio Questore delle anime, perchè alle beate sedi dell’ Eliso le conduceva, ed allora l’
a che il nume avea liberato quei popoli dalla peste, portando intorno alle mura sugli omeri il mentovato animale. Nonacrite
sospetta esser potuto derivare da un’aggiunta fatta da quell’Augusto alle vicine Terme di Tito; come se una statua, dissot»
o, e rampognò il potente fanciullo perché usurpava quell’armi stesse, alle quali la difficil vittoria doveva sullo spazioso
Apollo di richiamare il calore nelle gelide membra. Si oppose il Fato alle sue cure; onde cercando compensi al suo dolore, c
, convertì la giovinetta in una verga dell’ incenso odorato, che sale alle sedi degli immortali. Ma Clizia, quantunque nell’
nte. — « Il tempio di Apollo fu dunque esposto fino dal suo principio alle intraprese degli uomini avidi e scelerati. Infatt
uti, perchè aveva un non so che di tristo, e non poteva convenire che alle lamentazioni ed all’elegie, ed infatti questo era
ale dell’armata ateniese, in terzo luogo gli eroi che diedero il nome alle varie tribiì ateniesi: Eretteo, Cecrope, Pandione
Ismenie madri, Niobe, se altera della propria sorte Non eri. In mezzo alle tebane vie, Ripiena il petto di furor presago. Ma
l’alme insieme. Alfenore li vede, e palma a palma Battendo vola, onde alle fredde membra Doni un amplesso: l’infelice cade N
il nome; Sol delle selve a lei piace il secreto; Emula di Diana, ama alle belve, Terror dei boschi, contrastar le spoglie;
n mano, e tiene al tempo stesso un ramo di mirto, attributo ordinario alle sue figure nell’isola di Lesbo, perchè, secondo l
, coi capelli annodati sopra la sommità del capo, ordinario ornamento alle giovinette, il quale annunzia che non erano marit
’abito è quello stesso che i poeti latini attribuiscono a’ citaredi e alle persone teatrali, e chiamano palla, benché non co
vittoria navale di Azio Tacete tutti: nuovi versi io canto, Sacerdote alle Muse. Innanzi ai lari Cada percossa una giovenca.
Milita a te che sull’irate spalle Risuona. Salva la tremante Roma Che alle vendette si confida, e pose Sopra la prora tua pu
la peste vinse quei popoli che invader volevano le fortunate contrade alle quali la mal cauta Cerere affidò la sua figlia. D
u da un Prefetto di Mitridate saccheggiata, la fortuna dell’onde recò alle spiaggie del Peloponneso per farlo oggetto di cul
ritorta conca, E Proteo dubbio, ed Egeon che preme Con le sue braccia alle balene il tergo: Dori e le figlie altre nuotar ve
iziani dicevano generate da Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle quali Latona non era stata che una semplice nutri
aretra le pende dagli omeri. Alcuni eruditi han creduto che il portar alle spalle il turcasso sìa distintivo di questa dea,
nticamente ristorata e dorata, ma il ristauro accusava un secolo poco alle arti favorevole. La nicchia dove era collocata ve
uovo. Apre la terra Di Febo il raggio, e lo star più si vieta: Tregua alle reti. — Obbediente ai detti La schiera le dilette
r fere coi denti, Oresitrofo quindi al manco lato Si avventa, e manca alle ferite il loco; Geme, e se umano del suo pianto i
no con le mani sopraposte agli occhi desiderato di celarsi nel grembo alle loro genitrici, cosi disse ai Ciclopi: — Su via,
empre sulla riva dell’ Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi dei tori, alle quali oro splendea dalle corna. Stupefatta così d
o d’oro Tarmi e il cinto, poni aurei freni, ed aureo cocchio attacchi alle cerve. Dove queste ti condussero per la prima vol
agli scrittori la descrizione quando favellato avessi delle divinità, alle quali erano consacrati. Adempio all’obbligo della
me la vita Oh’ io ti diedi due volte, oppur la madre Aggiungi, crudo, alle fraterne tombe. Ah lo voglio, e noi posso: e che
Endimione perchè primo ad osservare il corso di questo pianeta, norma alle pastorali fatiche. Davasi alla luna la biga tirat
rrita, e che certameute alludeva alla fondazione di quel gran tempio, alle Amazoni attribuita da parecchi scrittori. » Illu
or che in denso bosco Cercò le note ombre Calisto, e tolse La faretra alle spalle, e tese il lento Arco, gittato sull’erboso
, e quasi oblia Toglier l’arco sospeso e i certi strali. Quando Diana alle sue ninfe in mezzo Lieta pel sangue delle vinte f
hiuso loco osserva La diva, o tìnge nel lodato rio I piedi estremi, a alle seguaci grida: In questa selva ignota al Sol, non
alcuni che in tal circostanza di Pallade sortisse il cognome, perchè alle fraterne morti aggiunse Fallante figlio della Ter
corge La folarore divina: Tremenda, alta reina. Cui diletta per mezzo alle battaglie Il nitrir dei cavalli, Il picchiar degl
scena 2. Ma per attributi migliori era insigne ancora la dea. Mostrò alle fanciulle, secondo l’Inno omerico, tutti gli uffì
ra della dea, perchè era forte e sagace. Gli Etruschi attaccarono ali alle spalle ed ai piedi di Minerva, forse perchè figli
satore delle nubi, armossi Di forti arredi a lacrimosa guerra. Cacciò alle spalle l’egida co’ fiocchi Orrenda, che ‘1 timore
rrida pompa. Pria del temuto Agitator dei nembi Veste l’usbergo, indi alle spalle adatta L’Egida incorruttibile, che vibra P
o nel sesruente Inno, in cui si propone di cantare le lodi della dea, alle quali dà principio esaltando la cura e l’amore ch
terra i figli Tutte l’armi portò lorde di sangue: Ma pria dal cocchio alle cavalle sciolse Le fumanti cervici, e nella fonte
città custode. Ah vieni, O veneranda diva: intese cose Ridico intanto alle fanciulle. In Tebe Una Ninfa già fu cara fra tutt
sso metallo adornarono. Così elleno stesse si abbigliano quando vanno alle amabili danze degli Dei nella casa paterna. Poich
ortali, e fu concepito Enea. Ma quando di nuovo i pastori riconducono alle stalle l’armento dalle fiorite pasture, stette Ve
posava un piede sopra una testuggine per indicare (secondo Plutarco) alle donne che il loro dovere era di custodire la casa
richiamar procacci. Gridando Citerea piangon gli Amori. Spense Imeneo alle soglie ogni sua face; La nuzial ghirlanda a terra
er riconoscerla nelle statue antiche. La Popolare, così detta, perchè alle volgari voluttà presiedea. Scopa fece sedente sop
torna le membra e ne adombra l’ignudo, sono anch’esse da’ greci poeti alle , immagini di Venere attribuite. Apparisce evident
di botto Corrono a quella volta: aspra battaglia Qui sorge e dubbia: alle due schiere innanzi Van Marte e Palla, e Dei li s
voraci fere Già la preda si sbranano, e nel sangue Lordano il grifo; alle lor fauci indarno Tenta ritorla con bastoni e gri
re, ha potuto dar motivo alla favola di Omero. Dare un senso istorico alle favole è impresa pericolosa, e dubito che Palefat
rmata, e sopra l’are Fuma sangue di guerra, e sol vi splende Un fuoco alle cittadi arse rapito. Stan le spoglie del mondo in
ndi. A lui diceva Marte il primo: dal ciel che rechi? a questo Cielo, alle nevi mie, certo non vieni Volontario, o fratel: d
alca la montagna Etnea Al fulminato Encelado le spalle. Fatto ch’ebbe alle guancie, al petto, ai crini. Agli occhi danno, al
n conseguenza i monumenti danno a Cerere tutti gli attributi relativi alle messi ed alla cultura della terra. Ora vi è coron
. Dei, cui serve L’inerte volgo dell’immenso Averno, Pei quai si dona alle ricchezze avare Ciò che pere nel mondo, e che cir
sce, o sia per accennare che deve lo stabilimento della sua religione alle colonie egiziane. I progressi dei Greci nelle art
al povero per le ricchezze, e somministrandogli il modo di soddisfare alle necessità della vita, può fargli disprezzare, se
il quale si vedono i dodici segni dello Zodiaco, lo che si riferisce alle relazioni immaginate più tardi fra la favola di P
l’incendio nutre. Ma benché bolla per soverchio ardore Sa serbar fede alle Sicane nevi, Che ne difende arcano gelo, e lambe
nata di frondi lunghe e appuntate, simile a quelle che ornano insieme alle spiche la testa di Cerere: e quindi le credo fogl
che abbiamo esposta. Gli antichi monetarii han forse voluto alludere alle medesime idee nel figurarla velata. « Di altezza
antichi così conseguenti nelle loro pratiche, come altre forme davano alle membra di un dio che a quelle d’un eroe e d’un uo
on di sangue I crini, e d’essi la minaccia accenna Tempesta ai legni, alle città nemica. Vennero a loco ove di Cerer splende
stigio armento, Alastor che di Dite il fumo segna, Si stanno innanzi alle alte soglie, e fumo Mandano e fiamme dalle torve
ra meno a portata di conoscer le pratiche dell’idolatria. Presedevano alle Tesmoforie due donne maritate, di legittimi natal
ano un sacerdote in un uomo detto Stefaneforo, perchè coronato andava alle cerimonie, ed era eletto dal concilio delle sacer
Si astenevano dall’opera di Venere per alcuni giorni, e gran rimedio alle voglie impudiche credevano il dormire sopra le fo
gliere ancora il sospetto dell’impudicizia, le donne che ministravano alle cose sacre erano alimentate a spese pubbliche in
: in doppio cinto Tutta s’increspa la Gortinia veste, Che scende sino alle ginocchia, ed erra L’instabil Delo nel commosso s
elI’Averno a riempire un vaso forato, come quello che i poeti diedero alle Danaidi ree del sangue dei loro sposi. Era vietat
da cavo faggio Venendo esulta: qua l’onor dei prati Tutto si spoglia, alle viole intesse Altra i candidi gigli, e chi le tem
a a Cerere, la quale vietavasi di gustare agl’iniziati. Si aggiungeva alle libazioni l’orzo nato nel campo Rario, ed era sac
a. In tutta la solennità erano i rei e i debitori sicuri. Era vietato alle donne di andare ad Eleusi colle bighe, e gli asin
che Valentiniano, che proibir gli voleva, fu costretto di concederne alle preghiere di un uomo illustre la continuazione. T
giori, la quale debba essere argomento delle nostre ricerche. Intorno alle altre divinità ho cercato di esporvi le opinioni
se crediamo ad Erodoto, divise con Omero la gloria di dare un sistema alle opinioni religiose, quantunque a me sembri eh’ eg
a dissero nata dal litigio, altri da Demogorgone, non appoggiati però alle antiche testimonianze. Esiodo, come avete veduto,
Dei. Favoleggiarono i poeti che fosse tratta sopra un cocchio, avanti alle rote del quale cominciavano a risplender le stell
alleria del Palazzo Farnese: un’altra fu dissotterrata nell’Orto Muti alle falde del Viminale, nel sito ove gli espositori d
raccogliea nella segreta reggia Talamo aurato d’immortal lavoro. Ivi alle tue fatiche Ofiria dolce ristoro Il molle sen di
tà consiglio. E già un placido sonno Gli occhi d’Amor chiudea, Quando alle quete coltri Perversa il pie volgea. Apparia nell
monte Latmo. Morfeo è ordinariamente rappresentato con due grandi ali alle spalle, e due piccole alla testa. Nella villa Alb
sca l’opinione degli antichi, che nessuna deità stimarono tanto amica alle Muse quanto il Sonno, e che eressero in Trezene u
e se nessuna facoltà dello spirito umano debba essere cotanto accetta alle Muse quanto la fantasìa, convenìa pur che da loro
ra. In ambedue questi monumenti troviamo effigiato il Sonno colle ali alle tempie, forse per simboleggiare i voti cbe fa dor
a raccolta quasi all’uso donnesco; quello del Capitolino, oltre l’ali alle tempie, ha più agli omeri due altre ali di farfal
ficoltà, cade immediatamente, quando si rifletta che una testa simile alle monete della famiglia Tizia, ha le ali come fatte
che li presentano. Quindi la virtù profetica fu attribuita ai serpi, alle rane, agli uccelli. « Così i segni fisici, quando
qualche monumento una figura di questo genere, e simile in gran parte alle accennate, sicuramente è l’effigie della Morte. T
tunica e calzari, tutta la persona dai polsi delle mani ricopre sino alle noci dei piedi, e sino dentro le scarpe, e che di
le scarpe, e che di taglio aperto a riprese, con bottoncini astretto alle membra, fa travedere interrottamente il nudo dell
Colà, dunque colà Fra’ tripudi e carole Si vada, anzi si vole. Poiché alle sue compagne in questi termini Ati parlò, la tral
starò lungi in eterno? Lungi allo stadio, alla palestra, al foro, Ed alle scuole, e alle buon’arti loco? Lasso, ahi lasso m
eterno? Lungi allo stadio, alla palestra, al foro, Ed alle scuole, e alle buon’arti loco? Lasso, ahi lasso mio cuori ben gi
r, io fui il più bello Onor della lottante agile schiera. Io concorso alle porte E alla soglia tepor mai sempre avea. Quand’
Porto di ciò che fai; Or sì l’errore Poter mutar vorrei. Come la voce alle rosate labbia D’Ati men venne, e fu dal duol disp
he al carro avea congiunti, E fa che lor nuovo comando e avviso Suoni alle orecchie: e quel ch’era a sinistra Delle greggio
degli Dei. Assai di Rea, o Cibele. Saturno marito di lei si presenta alle nostre ricerche. Ora di Celo, or dell’Oceano, or
univano all’ applicazione dei rimedi naturali certe formule magiche, alle quali si attribuiva la virtù di sopire i dolori,
omi che loro dà l’autore della Foronide non sono che epiteti relativi alle differenti pratiche della lor arte, fonditore, do
arono di confonderla. Esigeva ciò il genio dei Greci, e ben conveniva alle circostanze degli Egiziani. Godevano i primi di r
lto delle nazioni la lor teologia; desideravano questi di uniformarsi alle opinioni religiose della nazione dominante senza
r variare la posizione delle gambe, e per dare un appoggio più solido alle loro statue. Questa bacchetta nella mano diritta
da Zoega, rappresentante Oreste in Delfo, sono fornite di grandi ali alle spalle, che gli Etruschi, e senza dubbio ancora i
n luogo delle alette, che nell’opere del solito stile sovente portano alle tempie. Altre sono senz’ali, contro quel che più
petto, ovvio nelle figure Etrusche, serva per sostener le ali legate alle spalle, mentre qui una delle figure alate n’è pri
rami di ulivo. Le corone che si ponevano quelli che si sacrificavano alle Furie erano di narciso e di croco. Furnuto ed Eus
vazione di questo nome provenga da (grec) sbalordimento, ed era sacro alle Furie, perchè sileno ispirano terrore ai rei. Rel
acro alle Furie, perchè sileno ispirano terrore ai rei. Relativamente alle Furie dice Pausania, che andando da Megalopoli in
li onorò le prime, come si usa coll’ombre de’ morti, ma che sacrificò alle seconde. Ed ancora ai tempi di Pausania in memori
del narrato avvenimento credono di poter sacrificare a queste Dee, ed alle Grazie ad un tempo. Dante cosi descrive le Furie.
alla pubbUca salute, cercò di evitare la minaccia del fato, ordinando alle figlie il pili atroce delitto. Doveano, dopo aver
icosi ferri. — Questo io diceva; e mentre in voce umile Mi lamentava, alle parole meste Seguiva il pianto, e de’ miei lumi l
onata di frondi lunghe e appuntate simili a quelle che ornano insieme alle spighe la testa di Cerere, e quindi Winkelmann le
lievo sono espressi i dodici segni dello Zodiaco, lo che fa allusione alle relazioni, immaginate più tardi, tra la favola di
t’acqua avvelenato. Questa proprietà può senza dubbio aver dato causa alle menzogne dei poeti; come all’uso che ne facevano
ndeva dalla manca, simbolo di moderazione, specialmente nelle parole: alle volte stringeva un ramo di frassino, inteso pel f
’inalzarsi vicendevolmente alla prosperità degli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch’era creduto da questa Dea
ei due Poeti di una filosofia che non hanno mai immaginata. Esiodo dà alle Parche tutti quegli ufnzii, di che i posteriori m
han saputo disgiungere dalla Fortuna.» « Comunque ciò sia, riserbato alle Parche il dominio della vita e della morte, tutto
ra statua, ma è però di una figura molto comune, e che somiglia quasi alle torri dalle quali si vede coronata la Fortuna in
Pierio monte. I loro attributi e le varie parti dell’umane cognizioni alle quali presiedono, hanno data materia di contrasto
, dell’Elicona, e ci fa sovvenire il nome delle Ninfe che dà Virgilio alle Muse. Il suo vestire consiste in una tunica con m
ia, e l’Epigramma antico delle Muse con questi versi: Infonde Euterpe alle forate canne Il fiato, ch’è forier di melodia. « 
e le serve come di cuffia ed ornamento del capo, ed altissimi coturni alle piante. Quello che più fa al nostro proposito è c
urno. La nostra Polinnia è coronata di rose, corona che attribuiscono alle Muse i greci poeti, e fra gli altri Teocrito. La
nere pettinerai la chioma, e dividerai sull’imbelle cetra versi grati alle donne. — Quell’epiteto grati alle donne, mostra c
erai sull’imbelle cetra versi grati alle donne. — Quell’epiteto grati alle donne, mostra con quanta ragione abbia lo scultor
to da Visconti tutte le notizie che sono necessarie a sapersi intorno alle muse; e fra poco, esaurita la Mitologia teologica
essere come tale amica di Pallade, lo è maggiormente perchè presiede alle Scienze; ed è però congiunta con lei in una bella
imaquinta. Le Grazie. Quali dee hanno maggior diritto di succedere alle Muse che le Grazie, ch’ebbero fra gli antichi com
oro, e che dispensatrici sono anch’esse di tanti doni agli uomini, ed alle quali ninno è in obbligo di sacrificare più che l
Bisanzio, Paros una delle Cicladi, vantano, secondo Pausania, templi alle Grazie consacrati. Narra Apollodoro che Minosse s
pli alle Grazie consacrati. Narra Apollodoro che Minosse sacrificando alle Grazie nell’ultimo dei luoghi mentovati udì la mo
i sacri- a Venere e ad Amore, e quelli pure di Mercurio, erano ancora alle Grazie dedicati, per indicarci che da esse deve e
alie sorelle: Una di largo nettare Le bionde chiome asperge; L’ altra alle treccie erranti Dà legge, e le divide; Le compone
Al gruppo del Palazzo Ruspoli servono di sostegno due vasi collocati alle due estremità, simili a quelli che sogliono accom
o d’agguato, l’altro di prenderlo nel corpo: chi grida, chi è sospeso alle sue mani, chi gli prende le gambe, chi gli salta
avoro dei capelli che pendono dal capo, e di quelli rimasti congiunti alle spalle. Presentato il gesso della testa sul gesso
ni seguivano, i sacerdoti a’ cui misteri alludevano, le varie persone alle cui spese operavano. Questo appunto aggiunge a ta
l giorno N’ incalza ! — Indi un fiagel vibra, e le guida Ai talami, e alle dubbie un ferro trova. Ahi: come di delitti io ta
o è questo Che rendi, o Bacco, a chi nutriati? Illustri Doni mi diede alle divine nozze D’Armonia Giove, e degni eran di Mar
occupato a riparare le rovine del mondo. La specie umana era in preda alle cure, e il vino che le dissipa non era ancora sta
ci dipinge Mercurio, che lo porta a traverso dell’aria per confidarlo alle ninfe dell’Acque, chiamate ladi. Queste erano set
fu ben stoltezza il non avere infuriato con Bacco: Ma ciò che accade alle donne è degno di gran compassione: quel che non c
dal poeta descritta la passione dello dio, e l’umiltà delle preghiere alle quali discende. La segue per tutto: ma la crudele
la alla sua persecuzione. Bacco ne sesrue l’orme, e la cerca in mezzo alle selve coir aiuto del suo cane fedele donatogli da
nda il giovine Botri e Pito. Bacco l’assicura e promette di associare alle sue feste Meti, Stafilo e Botri. Converte questi
seppe Da lei la causa della pena, ha fermo Per la guerra del mar gire alle nozze, Ancor che venga altra Medusa. Affretta L’a
a fieramente, e move l’esercito. Botri e Pito si uniscono ai Satiri e alle Baccanti, che compongono l’armata di Bacco. Lo di
ifendere il suo popolo numeroso, deve egli dormire quando il nemico è alle porte? L’uccisore di Oronte tuo genero vive ancor
e contro Bacco Marte, l’Idaspe e la gelosa Cerere, che devono opporsi alle imprese del dio. Ora udite da Flostrato, che trad
eso, gli animali scannati all’ intorno, e questo corpo morto in mezzo alle fiamme, più grande dell’ordinario, questa donna c
e il re degl’Immortali è dal sonno dell’amore domato. Venere aderisce alle dimando di Giunone, che tosto dirige il suo volo
escere la vostra attenzione io passo a più importante argomento, cioè alle maniere nelle quali effigiato si vede nei monumen
ntento di questa spiegazione, e reputo che Omero abbia dato un colore alle chiome di Bacco simile a quello dell’uva, che sov
ete rammentati i caratteri distintivi che gli antichi artefici davano alle statue del nume, e quali vi furono esposti dal me
co contro il giovinetto: Ma tu ridi del dolore di Apollo: e colle ali alle tempia con insultante fìsonomia ti prepari ad orn
e simbolo d’iniziazione ai suoi misteri si dà pure ai suoi ministri e alle sacerdotesse. Diodoro la vuol dedicata a lui, pe
umana, somiglianti al cavallo solo nella coda e nelle orecchie acute, alle quali, se alcuna cosa si aggiunge d’ircino, par f
e, perchè in tal guisa la maggior parte dei bassirilievi antichi, che alle solennità dello dio sono relativi, sarà da voi in
tichi monumenti togliere, come Prometeo, quel fuoco che deve dar vita alle vostre tele, ai vostri marmi. « Si è ricevuta co
dal vino e dall’amore volevano fare ingiuria alla sposa di Piritoo e alle altre mogli dei Lapiti; ma furono superati con l’
i antichi intagli Centauri col bastone pastorale e col tirso, e uniti alle Baccanti, siccome si vedevano in quello scifo, fa
dervi la faretra. Queste figurine danno, per così dire, tutta l’anima alle presenti sculture. Si vede nel Borghesiano un Cen
lo ha Bacco Nictelio, e in oltre alla ferula, insegna di chi presiede alle sue orgie, e qualche particolar distinzione, giac
a costume ordinario ergere are, che poco si sollevassero dal suolo, e alle quali perciò non convenisse il nome d’altare trat
nei piaceri e nelle gozzoviglie, senza badare all’orecchie faunine e alle code delle figure del suo corteggio, che facilmen
Ora una simile attitudine ed espressione si dava dagli antichi ancora alle figure Bacchiche, come la bella statua di bronzo
ente acconciato e femminilmente gemente, che partoriva Bacco in mezzo alle dee levatrici. Ma questa pittura convien dire che
cra alla nascente deità, per riceverlo fra le sue braccia, e condurlo alle Ninfe che l’educheranno. Il pargoletto nume si sc
e statue di Cerere, di Proserpina e di Bacco: tre simulacri di bronzo alle stesse divinità s’eressero in Roma col denaro del
ie ed inventore del vino, fosser le sue immagini egualmente opportune alle religioni agresti e ai rustici templi, come alla
titutore e corifeo di misteri riputati allor sacrosanti, le allusioni alle sue cerimonie si riguardassero come la più conven
auno ed un’ altra ninfa Bacchica, e diversi bassirilievi all’istoria, alle pompe del dio del Vino allusivi, saranno argoment
ora occupati nella musica, nella caccia, nella vendemmia, ora intesi alle mistiche ceremonie del nume lor condottiero, ora
il sopracciglio, e seppero senza indegnità eccitare il riso in mezzo alle famose avventure degli dii e degli eroi. Il nostr
i avvolge attorno alla cista mistica; e spesso nei monumenti ri cinge alle Baccanti la testa e il seno. Sopra tutto però con
alle Baccanti la testa e il seno. Sopra tutto però conviene il serpe alle Ninfe, che oltr’ essere le amiche e le madri dei
i una ninfa della contrada; e le insegne Bacchiche sì ben convenienti alle Ninfe, avranno anche avuto relazione alla superst
e Pompeo. « Il soggetto del presente bassorilievo è relativo appunto alle vittorie del nume di Nisa. Vedesi la sua comitiva
sono in mano del Genio di Bacco, il quale appressandosi colla destra alle labbra la siringa settemplice, si regge in pie su
oro imitanti le foglie di pino. Le spoglie di fiere che hanno intorno alle membra non son già nebridi, ma pardalidi o pelli
o, E con lui par che l’alta rena stampino Satiri e Bacchi, e con voci alle gridano; Quel si vede ondeggiar, quei par che inc
eterlo, era altamente progressivo. Vedi la nostra Prefazione generale alle Opere edite e inedite, Vol. 1.º, pag. XXVI, e del
5 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
i usa, affinchè varie altre di quelle o si mostrino corrette riguardo alle licenziose espressioni, colle quali sino a’ giorn
sima contraddizione più Nature Divine, nè ebbe in orrore di tributare alle più vili creature quel culto, che soltanto dovea
sero Consenti, o perchè aveano il diritto di prestare il loro assenso alle deliberazioni di Giove(a), o perchè erano riputat
esse dei tempj(b). Altri sotto tal nome riconoscono le nove Divinità, alle quali Giove accordò il privilegio di scagliare il
altra una nave, che ricordasse quella, su cui Saturno avea approdato alle di lui sponde(e) (14). Giano altresì instituì in
i un vecchio incurvato, co’ capelli bianchi, con lunga barba, con ali alle spalle, e con falce in mano(a). Le ali alludono a
che con ispecchi opposti al Sole(i). Esso però si rinovava ogni anno alle Calende di Marzo(l). Il medesimo conservavasi sos
mpo delle Vestalie s’imbandivano da per tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si spedivano cibi alle Vestali, onde li o
o da per tutto in Roma conviti dinanzi alle porte ; si spedivano cibi alle Vestali, onde li offrissero alla Dea Vesta ; gli
a sopra un naviglio, avvenne, che il medesimo d’improvviso si arrestò alle foci del Tevere, nè v’era forza sufficiente a far
Una carestia avvenuta sotto il regno di Numa Pompilio diede occasione alle medesime. Quel re dell’ oracolo di Fauno, di cuì
prima che insegnasse la maniera di seminare le biade per sostituirle alle ghiande, delle quali fino allora si erano cibati
tre volle, che i di lui discendenti, chiamati Fitalidi, presiedessero alle di lei sacre ceremonie : il quale onore fu loro c
appresso il fiume Ilisso. Le minori erano una spezie di preparazione alle maggiori. Niuno poteva esservi ammesso, se prima
esservi ammesso, se prima non erasi purificato (a). Gl’ iniziati(13) alle minori si appellavano Misti, ed Efori ; ovvero Ep
isti, ed Efori ; ovvero Epopti, ossia ispettori, quelli, che lo erano alle maggiori (b). I primi stavano solamente nel’ Vest
tte in grazia di Ercole, il quale per legge non poteva essere ammesso alle maggiori (g). Le Misie furono così dette da un ce
li Arvali(17). Questi, maturate biade ; tre volte conducevano intorno alle stesse ne’ campi le vittime prima di sacrificarle
di trovarsi digiuno, e altri continuamente ne cercava. Per soddisfare alle sue voglie avea già consumato tutte le sue sostan
a fuga. Si credette, che fosse stata esaudita la preghiera ; e Romolo alle falde del monte Palatino eresse al Nume un tempio
V’intervenive finalmente il principale Magistrato della Città. Giunti alle tombe de’ Greci, morti nell’anzidetta guerra, ne
sceva. La stessa innoltre cra tale, che all’accostarsi delle fiaccole alle sue acque, le estingueva, e le riaccendeva estint
suo figlio, il quale desiderava di vederlo, nè potendo più resistere alle di lui istanze, uccise un ariete, si ravvolse nel
ia aveano collocato nel loro Senato la di lui statua, e per inspirare alle genti maggior terrore, gli aveano posto anche il
to di Giove. Vi s’invitavano le statue di lui e delle altro Divinità, alle quali perciò nel tempio di Giove si drizzavano va
llevato da Ino, sorella di Semele, e che da quella venne poi affidato alle Ninse di Nisa, dette Niseidi (d), o Nisiadi (e),
se di Nisa, dette Niseidi (d), o Nisiadi (e), le quali, per sottrarlo alle persecuzioni di Giunone, lo nascosero ne’ loro an
co fu educato dalle Ore (g). Luciano soggiunge, che Mercurio lo pottò alle Ninfe di Nisa(h). Altri sono di parere, che lo ab
mpo delle di lui Feste andavasi gridando evan, evan (i) : donde anche alle di lui Sacerdotesse derivò il nome di Evanti(a).
i Neleo e di Periclimene, che lo accettò. Essendo sul punto di venire alle mani, Melanto tacciò Santio di aver violati i pat
aggiore destrezza. Dopo la festa portavasi la statua del Nume intorno alle vigne, e se ne invocava la protezione. Finalmente
protezione. Finalmente sulla cima degli alberi più alti e più vicini alle stesse vigne attaccavano certe figurine di Bacco,
si ritirò in Nasso(b). Il castigo, che n’ebbe Licurgo, fu, che Giove alle preghiere di Bacco lo rendette cieco, e lo fece m
, e l’onorò co’sacrifizj(d). Sparsasi la voce, che Bacco s’avvicinava alle mura di Tebe, il popolo corse ad incontrarlo con
ilenzio (c). Dicesi, che la maggior parte di quelli, che assistettero alle anzidette nozze, fecero a Giunone dei doni ; e ch
e, l’ animale eragli sempre presente. Nelle ore del giorno lo guidavi alle pasture, e nella notte lo teneva legato e rinchiu
oglio el Gigante Orione. Le Pretidi preferirono la casa el loro padre alle ricchezze de Itempio di Giunone, overo, come vuol
il nome di Februa o Februalo o Februla o Februata, perchè presiedeva alle purificazioni, alle quali si sottomettevano le do
Februalo o Februla o Februata, perchè presiedeva alle purificazioni, alle quali si sottomettevano le donne dopo il parto (c
Febbrajo (d). Fu chiamata Opigena a cagione dell’ ajuto, che prestava alle partorienti (e). Alcuni dicono, che fu così detta
utte usavano la stessa veste, co’ capelli sparsi e colle tonache sino alle ginocchia. Quella, che vinceva, ridevea una coron
econdo Pausania (c) era sacco a Giove, e secondo Plinio (d) a Bacco e alle Muse(20). Quivi si celebrò la Festa delle Dedali
uolsi che sia stata detta Feronia dalla città di questo nome, situata alle radici del monte Soratte, nella di cui sommità el
a coniare le monete nel di lei tempio, e la venerarono, come preside alle medesime. Mentrechè i Romani stavano per ristabil
ruppe a Postumio Livio, Dittatore de’ Fidenatì, il quale, accampatosi alle porte di Roma, ricercò al Senato le madri di fami
Si denominò Conservatrice, perchè di cinque cerve colle corna d’oro, alle quali Diana dava la caccia nelle pianure della Te
di Plutone, e a’ Campi Elisj, pieni d’ogni puro piacere, e riserbati alle sole anime virtuose(18) ; alla sinistra avvi quel
Cotale uccisione avvenne non lungi dal fiume Cefisso, il quale scorre alle radici del fiume Parnasso (g). Apollo poi, second
Apollo sul Promontorio d’Epiro, detto Ninfeo, perchè era conse, crato alle Ninfe. Quegli, che lo consultava, prendeva dell’i
er placarli ed eccitarli a ritornarsene nelle loro città. Ciò piacque alle due Divinità, le quali perciò si restituirono in
sacri anche ad Apollo, il quale fu perciò detto Agieo, ossia preside alle strade (d). Pausania poi narra, che un certo Iper
nte Ida tagliarono un albero di rami simili nella durezza e rigidezza alle corna, per formare il cavallo Trojano, di cui par
me si trovò gravida di Tizio, Giove la nascose sotterra per sottrarla alle furiose gelosie di Giunone. Morì la madre, e nacq
’Isola di Creta due figli, Filandro e Filacide. Questi furono esposti alle bestie, e nutriti da una capra. In memoria di tal
è Latona secondo alcuni fu trasformata in quell’animale per sottrarla alle persecuzioni di Giunone, sì perchè Apollo, come D
’coronato d’alloro, pianta a lui in ispeziale modo consecrata. Dietro alle spalle porta il turcasso. Talvolta ha intorno di
ca la Dea delle reti (10). Altri dicono, che Britomarti per sottrarsi alle persecuzioni di Minos, re di Creta, si gettò in m
idetta ragione Orse, da’ cinque sino a’ dieci anni dovevano assistere alle Brauronie (c). Venne appellata Triforme, o a moti
triplice potestà, in cielo, in terra, e nell’inferno ; o per alludere alle tre fasi della Luna, crescente, piena, e calante
di Murcia o Murzia. Ella aveva, una Capella non lungi dal Foro Boario alle radici del monte Aventino(a) (5). Plinio fa menzi
osto concepito della tenerezza per lui ; che Giove per non dispiacere alle due Dee, le rimise al giudizio della Ninfa Callio
deva egli, inondò la maggior parte del loro paese. Il Nume finalmente alle preghiere di Giunone ne sospese il castigo, e que
ò Piletide dal nome greco pili, porta, perchè la sua statua si poneva alle porte de’tempj e delle città(e). Venne chiamata S
tto, e coll’asta alla mano. Omero ce la dà a divedere anche colle ali alle calcagna(e). Marte. MArte secondo Esiodo (
la fecondità, che ha la terra nel mese di Marzo, si concedesse anche alle Matrone Romane. La quarta, perchè nel primo giorn
figlio della predetta Dea, la quale, come abbiamo esposto, presiedeva alle nozze e a’ parti. Al tempo di queste Feste le don
gato Mercurio a toglierlo da quell’ infelice stato (a). Marte inoltre alle preghiere di Venere, ferita da Diomede, figlio di
po si parlò nell’ Olimpo di questa ridicola scena. Vulcano finalmente alle preghiere di Nettuno pose Venere e Marte in liber
arba e capigliatura negletta, coperto di veste, che appena gli giunge alle ginocchia, con beretta rotonda e appuntita in cap
tte(c), e la quale regolava con sì sovrana potenza tutte le cose, che alle sue disposizioni non solo gli uomini, ma tutti gl
po morte fu annoverato tra gli Dei Scelti, ossia tra quegli otto, che alle dodici Divinità maggiori si aggiunsero in Roma. Q
a Festo(d) altre solennità, sacre ad Agonio, Dio, il quale presiedeva alle azioni, che si doveano fare. A Giano oltre i ment
e di Clavigero : il primo, in quanto ch’ egli si risguardava preside alle quattro porte del Cielo, cioè all’ Oriente, al Po
chiamavano Sigillarie. Dicono, ch’ Ercole le abbia introdotte, quando alle vittime umane, che s’immolavano a Saturno e a Plu
aturn. l. 14. (19). Anticamente i prigionieri di guerra s’immolavano alle ombre di coloro, che gloriosamente erano morti su
o, allora se ne recideva la testa, e questa colla pelle veniva appesa alle colonne del tempio. Si esaminavano poscia le inte
mpio in Clazomene, ove a motivo del mentovato tradimento era proibito alle donne il mettervio piede(e). Finalmente è famoso
’ Romani si tenne in somma venerazione. Cecilio Metello per sottrarlo alle fiamme, appiccatesi al tempio di Vesta, ov’ erasi
osceva anche una Divinità misteriosa, il di cui nome non era noto che alle donne. Plutarco la confonde con Flora, detta da’
tese altresì a indicare certe Deità, le quali si credevano presiedere alle acque, e generalmente riputavansi figlie di Ocean
’Acaja all’Occaso. (c). Ovid. Metam. l. 10. (17). Gli alberi sacri alle Divinità si risguardavano dagli Antichi con sommo
eppiù, e rigettata da lui con maggiore disprezzo, ne diede, altri tre alle fiamme, e fece la medesima ricerca per i tre ulti
Atalanta perdette tempo nel pigliare anche quello : ond’è che rimase alle spalle d’Ippomene, nè più gli contrastò il trionf
arono Tifone(h). Il corpo di costui era di tale altezza, che arrivava alle stelle : con una mano toocava l’Oriente, e coll’a
l’origine dello stranissimo culto, che gli Egiziani solevano rendere alle piante e alle bestie(h). Diodoro di Sicilia narra
lo stranissimo culto, che gli Egiziani solevano rendere alle piante e alle bestie(h). Diodoro di Sicilia narra, che que’ pop
i Agametore, di Mantinea(e). (11). Il nome di Parentali davasi anche alle Feste, ossia a’conviti, che da’ Romani ogni anno
da uomini(a), detti Tomari da Tomaro o Tmaro, monte della Tesprozia, alle di cui falde fu eretto il mentovato tempio(b). (
o odore. A tale oggetto si aspergeva anche il corpo, che doveasi dare alle fiamme, di varj fragranti liquori. Il Rogo era fo
’medesimi in atto di partire dava l’ultimo addio al morto, e augurava alle ossa di lui la terra lieve. Finalmente chiudevano
to di Giove. Vi s’invitavano le statue di lui e delle altro Divinità, alle quali perciò nel tempio di Giove si drizzavano va
ento destato, li prese pe’piedi, e attaccatili alla sua massa, dietro alle spalle li portò per la strada colla testa rivolta
demia d’Atene un’Ara comune con Vulcano, e Minerva (d). A lui pure, e alle stesse due Divinità si celebrarono le Feste, dett
ominò Tallote e Carpo. La prima di esse presiedeva a’fiori, e l’altra alle frutta (c). Col nome di Ore appresso gli antichi
l bambino in capretto, e lo consegnò a Mercurio, affinchè lo portasse alle Ninfe del Monte Nissa(h). (c). Huet. Demonstr.
che questi da’ Romani fu venerato qual Nume campestre, che presiedeva alle selve, a’pastori, e a’limiti delle campagne(d). E
ini. Questa da Ovidio(a) viene confusa con Carna, la quale presiedeva alle parti nobili del corpo umano. La medesima da prin
arri, formati a guisa di tempietti, coperti di panni preziosi, adorni alle volte d’oro, d’argento, e d’avorio, e tirati o da
rati o da animali o da uomini, che rappresentavano gli animali, sacri alle Deità, che si onoravano. A questi carri davasi il
nello stesso luogo, ov’erasi sepolta. Il re era tenuto a presiederne alle ceremonie, come per risarcire la Ninfa (b). (f).
macchinarono una notturna fuga, e stabilirono di trovarsi in campagna alle radici dì un bianco Gelso, presso una fonte, vici
: il perfido Tereo, che di Filomela erasi oltremodo invaghito, giunto alle spiaggie della Tracia, trasse la giovine ad un ve
si offerivano sacrifizj per allontanare ciò, che poteva recare guasto alle campagne. Per la stessa ragione s’invoçava la Dea
gli Scrittori sulla di lui nascita. Erodoto lo fa nascere in Arcadia alle rive del fiume Ladone da Mercurio, e da Penelope,
tico. Questo rustico Nume tenne dietro a Siringa dal colle Liceo sino alle rive del predetto fiume. A quel varco trovandosi
tto fiume. A quel varco trovandosi la giovine, chiese questa soccorso alle Ninfe, sue sorelle, e a Ladone, suo padre. Non co
), o Rumia, o Rumina al latte, che loro si somministrava (m) ; Cunina alle culle (n). Senti no dava il sentimento a’ bambini
avento (q). Gli Dei Epidoti presiedevano al loro crescere (r) ; Lallo alle cantilene delle nutrici per conciliare loro il so
le cantilene delle nutrici per conciliare loro il sonno (s) ; Nondina alle lustrazioni, che si faceveno il nono giorno dopo
di celeste rugiada, quando ritornava dall’Inferno (b) ; e il recidere alle donne il crine, detto fatale, perchè, tagliato qu
uccello, detto Cimindide dagli uomini, e Calcide dagli Dei, allorchè alle preghiere di Giunone egli addormentò sul monte Id
non aveva le corna davanti gli occhi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibrare dei colpi più forti(c). Rìputò
Chiunque compariva dinanzi a quel tribunale, doveva prima sacrificare alle Furie, e giurare sul loro altare di dire la verit
itenuto incatenata nel suo palagio sì lungo tempo la Morte, che Marte alle preghiere di Plutone fu obbligato a liberarnela,
che uno de’suoi generi gli avrebbe tolto e trono e vita, foce giurare alle sue figliuole, che la prima notte ognuna di esse
servirono di nonna a tutti i Legislatori della Grecia. Per conciliare alle modesime maggior autorità, ritiravasi di quando i
o il loro Impero(a). (11). Numa, per conciliare maggiore venerazione alle leggi, che stava formando, pubblicò che la Ninfa
al re Acrisio(c). Ogni anno in Autunno e Primavera solevano radunarsi alle Termopile in una pianura, bagnata dal fiume Asopo
Potter. Archacol. Graec. l. 2. (25). Le Targelie erano sacre anche alle Ore, e secondo altri a Diana pure(c). (c). Decl
 ; è secondo Apollodoro(a) da Titone e da Aurora. Finalmente riguardo alle sorelle di Faetonte notiamo, che Igino(b) ne rico
scettri in una mano, e con pugnale nell’altra(c). Terpsicore presiede alle danze. Questa porta in capo una corona, e ha in m
una chitarra(d), di cui alcuni la fanno inventrice(e). Erato presiede alle Poesie amorose. Questa inventò la lira. Una coron
a. Fu proposta la condizione, che le Muse, perdendo, dovessero cedere alle figlie di Piero i due fiumi, Ippocrene, e Castali
e trovavasi una fonte del medesimo nome, la quale era parimenti sacra alle Muse(g). Queste vennero chiamate inoltre Camene a
, e la rendette madre del medesimo cavallo(a). Notiamo per ultimo che alle Muse si offerirono sacrifizj in varj luoghi della
idi, o Coricie cette Ninfe, che ivi soggiornavano(e), e le Muse pure, alle quali esso era consecrato(f). (35). L’Elicona er
esso inspirassero il genio della Poesia(d). (39). Il Castalio scorre alle falde del Parnasso. Pretendevano, che non solo le
Elicona ogni anno ne celebravano l’anniversario prima di sacrificare alle Muse. Egli fu compianto perfino dalle nazioni più
e. Perfino Plutone e Proserpina, inesorabili per natura, si piegarono alle preghiere di lui, e gli permisero di seco condurs
geloso di vedere Leucippo corrisposto da Dafne, inspirò sì a lei, che alle compagne di essa il desiderio di bagnarsi nel fiu
ro ci si dà a divedere sempre occupato nell’ Inferno a dare la caccia alle bestie feroci, perchè dopo morte secondo l’opinio
reti da certi pescatori, allorchè si precipitò nel mare per sottrarsi alle persecuzioni di Minos(a). (a). Joh. Jacob. Hofm
mento, e assurnevano vesti lugubri, dette abiti atrati (f). Vestivano alle volte anche il Ricinio, abito corto, mezza parte
nche aggiunte colonne e statue, che ornavano i sepolcri, e alludevano alle imprese del defonto. Ne’sepolcri si accendevano l
Gli Ateniesi non solo lodavano i buoni, ma anche i malvagi. Le vesti alle cene funebri erano bianche. Nel nono giorno de’fu
ani, e celebravano una festa, chiamata pure Genetillide (b). Riguardo alle Genetillidi, Suida le considera come Genj del seg
commise di sottop orsi a varj travagli, i quali sembravano superiori alle di lei forze. Un invisibile soccorso rese Psiche
subito dopo al Cielo, e ottenne da Giove, che Venere non si opponesse alle di lui nozze con Psiche. Costei finalmente fu da
nte lagrime, che fu convertita in fontana. Anche questa divenne sacra alle Muse. Il cavallo Pegaso bevette alla medesima, pr
se Anceo, le per dimostrate la fallacia della predizione, si appressò alle libbra una tazza di vino, raccolto da quella vign
Boeto, ed Eolo ebbero per madre Melanippa. Eglino erano stati esposti alle bestie feroci. Metaponte, figlio di Sisifo, era a
lui madre, ch’ella, balzata tosto di letto, avea sottratto il tizzone alle fiamme, e il teneva custodito con tutta gelosia i
 6. (4). Era cattivo augurio, quando le tele di ragno si attaccavano alle Insegne militari (c). (5). Sciro perì nel combat
nche altre Dee si videro ricoperte del Peplo. Esso d’ordinario davasi alle Grazie (e). Un antico Poeta dice, che Cupido rubò
avasi alle Grazie (e). Un antico Poeta dice, che Cupido rubò il Peplo alle Grazie, mentre si lavavano (f). Teocrito ci dimos
trettamente si amavano, che aveano giurato di non sopravvivere le une alle altre. Il padre sacrificò la prima, ch’era tra qu
(2). Da Marte e Venere nacquero il Pallore e il Timore(c), Divinità, alle quali ordinariamente si sacrificavano un cane e u
redetto Nume, perchè appena nato fu trovato da certi pastori in mezzo alle fiamme, senzachè ne avesse sofferto alcun danno.
6 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
si Semihomines, ed erano gli Dei campestri, e quelli, che presedevano alle varie vicende dell’ umani vita, al nascere, alle
lli, che presedevano alle varie vicende dell’ umani vita, al nascere, alle nozze, ai parti, ec. Molti uomini, che per illust
Furie, i Giganti, e le ninfe Melie; dalla spuma che formossi attorno alle parti recise cadute in mare nacque Venere, cui i
gevasi colla falce, e in atto di divorare i figli, tanto per alludere alle anzidette favole, quanto per esprimere come il Te
sacro, e tormentò lo, secondo Virgilio, coll’ estro o assillo insetto alle vacche infestissimo, e secondo altri per mezzo de
vansi i Lupercali, in cui de’ giovani detti Luperci, coperti soltanto alle parti, che il pudore nasconde, e nudi nel resto,
e. Minerva per occultar questo mostro il consegnò chiuso in una cesta alle tre figlie di Cecrope, Pandroso., Erse ed Aglauro
i istituite da Numa Pompilio successore di Romolo, e che celebravansi alle calende di Marzo. L’ occasione di questa istituzi
Esiodo, per Ercole ad istanza di Giove, e secondo Virgilio, per Enea alle preghiere di Venere. Oltrecciò opera di Vulcano e
nella seconda. Nelle nozze di Peleo, e di Tetide figlia dell’ Oceano alle quali furono invitati tutti gli Dei, eccetto la D
di lei volle andarvi ad ogni patto, vi fu ucciso da un cignale, sotto alle sembianze di cui dissero alcuni che fosse ascoso
o sacrificarle umane vittime, furon da essa cangiati in lori. In Roma alle calende di aprile sacrificavansi a Venere Vertico
ni vogliono esser Urania, altri Calliope, ed altri Clio. Ei presedeva alle nozze, rappresentavasi avente in mano una fiaccol
ove fulminò il mal consigliato giovane, e lo precipitò nell’ Eridano, alle rive di cui le sorelle piangendone la morte furon
: Mida ha le orecchie di asino, ed essendo ivi cresciute delle canne, alle percosse dal vento andarono ripetendo le stesse p
ispirò Bacco ad Agave madre di lui, ed una delle Baccanti, che unita alle compagne lo fece a brani. Licurgo re di Tracia ch
acrificavasi il capro, il morso del quale cosi nocevole vico riputato alle viti. In Roma le feste di Libero o Bacco, dette L
ilia, Cerere corse per ogn’ intorno a riceverla colle fiaccole accese alle fiamme del monte Etna. Aretusa, che era prima una
r di legno, finchè si accendesse. Il medesimo pur si faceva ogni anno alle calende di Marzo rinnovando il fuoco sacro, il qu
ella Frigia, Dattili da dactylos, dito, perchè erano eguali in numero alle dita. Cureti, da cura tonsura, perchè tosavansi;
prile, le opali ai 19 Dicembre. Le feste della Dea buona celebravansi alle calende di Maggio nella casa del Pontefice massim
r suo in tutte le forme. Per superare l’ avversione ch’ ella mostrava alle nozze, incominciò prima a piegarla colle persuasi
e si nominavan Limniadi, altre ai monti, e si chiamavan Orcadi, altre alle valli, ed eran dette Napee, alti e alle piante ed
e si chiamavan Orcadi, altre alle valli, ed eran dette Napee, alti e alle piante ed a’ boschi, e si appellavano Driadi ed A
to. Dii domestici erano i Penati ed i Lari di cui i primi presedevano alle città e alle ville, i secondi alle case; ma spess
tici erano i Penati ed i Lari di cui i primi presedevano alle città e alle ville, i secondi alle case; ma spesso prendevansi
i Lari di cui i primi presedevano alle città e alle ville, i secondi alle case; ma spesso prendevansi promiscuamente gli un
capo, Nettuno al petto, Marte ai lombi, il Genio alla fronte, Giunone alle sopracciglia, Cupidine agli occhi, la Memoria agl
glia, Cupidine agli occhi, la Memoria agli orecchi, al dorso Plutone, alle reni e agl’ inguini Venere, alla destra mano la F
o Plutone, alle reni e agl’ inguini Venere, alla destra mano la Fede, alle ginocchia, che abbraciavansi da’ supplichevoli, l
occhia, che abbraciavansi da’ supplichevoli, la Misericordia, Minerva alle dita, Mercurio a’ piedi, Tetide alle calcagna. Le
hevoli, la Misericordia, Minerva alle dita, Mercurio a’ piedi, Tetide alle calcagna. Le varie vicende dell’ umana vita erano
ana quella che solleva da terra i bambini, Cunina quella che presiede alle cune. La Dea Rumina istruiva i bambini al poppare
ia e Stimula quella che gli spinge ad agire; Agonio quel che presiede alle azioni; Orla quella che esortagli ad opere virtuo
canto seduceano i naviganti e poscia li divoravano. Essendosi Ulisse alle loro insidie sottratto, elle affogaronsi in mare,
rno all’ eterno tormento della fame, e della sete, ponendolo in mezzo alle acque, che gli giungono fino al mento, ma che gli
a avendo inteso che dai generi doveva esser privato del regno, ordinò alle figlie di uccidere la stessa notte tutti i loro m
se a Vulcano di formare una bellissima giovane, e a Minerva, a Suada, alle Grazie, alle Ore, a Mercurio di ornarla di tutti
di formare una bellissima giovane, e a Minerva, a Suada, alle Grazie, alle Ore, a Mercurio di ornarla di tutti i doni, per c
ccelli, che il nome ebbero di Meleagridi. Atalanta ricercata da molti alle nozze che abborriva, promise alla fine che data a
Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e questi le inseguirono fino alle isole Piote, che poi furono dette Strofadi ora St
idi dell’ Africa; Omero accennò pure che superarono essi ih passaggio alle pietre erranti vicino a Scilla e Cariddi, e che i
ata finse per più sicura vendetta di esser contenta ch’ egli passasse alle nuove nozze, e fe pure in suo nome presentare a G
o nella pugna ch’ egli ebbe contro i Centauri. Perciocchè avendo egli alle sue nozze con Ippodamia figlia di Atracio invitat
tone il corpo dietro il suo cocchio, tre volte lo trascinò d’ intorno alle mura di Troia, nè si arrese che a gran fatica a r
Superbi i Greci della loro vittoria più non pensarono che a ridursi alle case loro; ma pochi vi giunsero senza incontrare
prezzarono l’ ire di Venere. Nestore fu il solo, che dopo avere sotto alle mura di Troia perduto il figlio Antiloco ucciso d
acendosi egli legare all’ albero della nave: schivò il mar burrascoso alle pietre erranti; passò lo stretto di Messina fra S
liade lo dipinse come uno de’ migliori suoi difensori, e lo fa venire alle mani prima con Achille, e poscia con Diomede; seb
, che poi si smarrì, e andò a riamarsi ad Andandro città della Frigia alle radici del monte Ida. Quivi raccolti quanti potè
chiamata Troia. Rimessosi adunque in mare, dopo lunga tempesta giunse alle isole Strofadi, ora Strivali, ove inquietato fu d
o avrebbe, una candida Troia con trenta candidi figli. In questo giro alle radici dell’ Etna gli si presentò il greco Acheme
edì Iride, che’ sotto al sembiante di Beroe una delle Troiane insinuò alle altre di dar fuoco alle navi, onde non essere più
sembiante di Beroe una delle Troiane insinuò alle altre di dar fuoco alle navi, onde non essere più costrette ad esporsi a’
e Caieta presso il luogo che poi da essa n’ ebbe il nome; indi giunto alle foci del Tevere vide la bianca Troia predetta da
cisione di un cervo allevato da Tirteo pastore del re desse occasione alle prime zuffe tra i Latini e i Troiani. Dichiarata
. Parte I. Capo XIII. Piramo e Tisbe babilonesi opponendosi i parenti alle nozze da lor bramate, per una fessura del muro ch
arte II. Capo VII. Bacco da esso ottiene dì rendere la gioventù anche alle vecchie sue nutrici. Per uccider Pelia Medea fing
sue nutrici. Per uccider Pelia Medea finge odio con Giasone, persuade alle figlie di Pelia di uccidere il padre e farlo cuoc
ice. Parte II. Capo VII. Letea moglie di Oleno, preferendosi in beltà alle Dee, è cangiata in pietra nel monte Ida insieme c
in onor degli Dei così presso i Greci, come presso i Romani. Intorno alle prime può consultarsi Meurzio, che ne ha trattato
7 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
chieste impreso avea ad effettuire : che anzi succrescendo sempre più alle nuove occupazioni l’affetto fin a guadagnarsi un
erra, perchè l’operetta in tutta la estenzione corrisponde appuntino alle mire, protesto di non aver più che bramare, perch
i tragici, e lirici, se privi sono della cognizione di quelle favole, alle quali tali scrittori fanno ben spesso allegorie ?
dorazioni ; onde videsi con orror di natura darsi al Sole, alla Luna, alle Stelle, ed a quante creature più ferivano gli sgu
o nelle armi, ma nel giudizio ancora, come pur si pretende, superiori alle altre nazioni, pur con bel genio, ed animosa cont
parte alla poesia toscana, cui quasi per appendice seguirà la quarta alle latine muse unicamente sagrata. Facciamoci pertan
ran Giove ; pur essa oscurata venne non poco da quelle infami azioni, alle quali con ardita licenza sfacciatamente si diede.
ra i cavalli dal faticare, anzi perche il mese di Febraio era addetto alle purificazioni da farsi mercè il ministero delle a
que, questo mese ancora era a lui consacrato, come general presidente alle acque ; ed universalmente poi da Libici, da Greci
a Greci, da Romani, dagl’ Itali, e particolarmente da popoli abitanti alle marine spiagge venne Nettuno riguardato per una g
ono le avventure di questo Dio, mentre pare, che le stesse disgrazie, alle quali fù soggetto fin dai primi albori dell’ esse
imi albori dell’ esser suo, gli siano servito di appoggio, e sgabello alle sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove
on braccia distese in gentil gara concorsero, e s’impegnarono opporsi alle sue imminenti ruine ; ma sebbene con mille usate
omolo, e Remo. Suoi nomi. Sotto diversi nomi, e forse tutti relativi alle armi, alle quali presedeva riconosciuto fù questo
mo. Suoi nomi. Sotto diversi nomi, e forse tutti relativi alle armi, alle quali presedeva riconosciuto fù questo Nume. Ei c
sicche presso di essi invalse il costume di non rivolger mai l’animo alle battaglie, se pria rivolto non si fosse il pensie
po Marzio, e quelle fissate da Numa(1) chiamate Saliari da celebrarsi alle calende di Marzo da Sacerdoti Salii, e quelle fin
o alla negoziatura, al governo della guerra, e della pace, a giuochi, alle adunanze, alle pubbliche arringhe, come possibil
ura, al governo della guerra, e della pace, a giuochi, alle adunanze, alle pubbliche arringhe, come possibil era potersi spe
to Ermete ossia interpetre, e Dio dell’ eloquenza : perchè presidente alle persone noribonde vien chiamato conduttiere delle
azioni sempre aggiravasi negli affari, ed intrighi, e perciò in mezzo alle occasioni più belle, non abbia ancor commesse le
cor non l’onorasse, mentre avendo quella gente il costume di pingerlo alle porte di loro case, acciò quindi respinto avesse
spira, Ad esso intorno il globo ognor s’aggira, E toglie ogni vivente alle ruine. Cantor di versi, e curator d’affanni, Sple
addivenne, che valse a richiamar alla vita Ippolito figliuol di Teseo alle reiterate premure della gran dea Diana. Sue diss
a suo fautore con due orecchi di asino tirategli dal vincitore Apollo alle chiome diede la pena del suo mal giudicato. Mosso
glio il famoso satiro Marsia ardì parimente di venire con questo Nume alle pruove ; ma anche esso restandovi disotto fù a ge
oco, sol perchè amate con tenero affetto da Giove. Nè qualora pensava alle vendette punto curava la maestà del suo grado ; m
questa là ne’ campi della Sicilia dal suo zio Plutone sordo divenuto alle doglianze delle Ninfe, che l’affiancavano, non ch
in tutto il suo tenore, ad onta di qualunque motivo opposto si fosse alle innocenti sue brame ; e quindi fatta paga de’ suo
i essa un atrio si formasse da servire di soggiorno a quelle vergini, alle quali con special modo premeva il dovere di onora
vellarne. Chi fù Venere. Nacque Venere dalla spuma formatasi intorno alle recile parti di Urano cadute nel mare ; non altri
e cervina, con un arco in mano, con turcasso armato di frecce sospeso alle spalle, circondata dalle sue Ninfe al par di essa
, Nè i desiderii del mortal previene, Sordo agl’affanni altrui, sordo alle pene, E tutto, che egli vuol tutto, è preciso. Li
In umile atteggiamento presentossi al Re Giano, ed intenerito questi alle sue sventure nel suo regno gli permise non solo i
egali inviavansi affettuosamente gl’amici, e gli stessi servi ammessi alle mense de’loro padroni, e sovente ancor serviti da
si credeva. Presenta inoltre una bacchetta nella mano qual presidente alle pubbliche strade, ed invece di essa alle volte in
a nella mano qual presidente alle pubbliche strade, ed invece di essa alle volte in molti ritratti una chiave, detto perciò
e, sempre però pari nel numero, a distinzione delle celesti Divinità, alle quali in qualunque numero sacrificar si poteva.
io insieme con Giove disceso sollecito sottratto non avesse il figlio alle materne sventure avrebbe quegli pria chiusi gl’oc
costruite per ornamento, e difesa torri, e castella, come non apporre alle chiome di questa Dea Tellure il glorioso serto di
nze, e variamente percuotendosi alzavano tutti ad una voce alti gridi alle stelle. Altra consimile festa introdussero i Roma
divenuto ad ogni dritto e ragione rapido corse ad involarla. Resistè alle sue insolenza la Dea, e strappandogli per disprez
’inumano Rattore, ma questi prevalendo nella forza, e sordo facendosi alle doglianze barbaramente rovesciò sul carro la pred
. La rappresentarono alcuni in triste atteggiamento di far resistenza alle furie del rattore Plutone, e con alzate mani racc
virtù effigiata setto le sembianze di contristata donzella piangente alle carceri del disgraziato suo Padre, che col propri
re, i torti scorda, Nè per offesa mai cangia desìo, Nè in alcun tempo alle preghiere è sorda. Mortal odi chi è questa, e nel
e della mensogna, come simboleggiano le due trombe, che le adattarono alle mani. Essendo dunque così procuriamo di essere am
l’antica Roma scioccamente si fece ; ma sibbene coll’insistere sempre alle opere buone, acciò conscia essa del nostro ben fa
to fatto varrebbe a confondere ogni vindicativo, che per dar la vinta alle sue passioni dietro si butta il comando là nel Le
mi, che crudel li desta, Vaga solo di pianti, e di sventura. Da troni alle capanne accorre presta, Tutto rivolge, e a danni
ionda, e bella. Sul manco braccio tien la tortorella, Tien lo sguardo alle stelle intento, e fiso, Corre, ne par tener camin
gio Proposizione. E qual altro esordi o invero prepose l’epico latino alle sue Eneide ? Quale alla sua Gerusalemme il cigno
ema de partu Virginis, con poca avvedutezza, si rivolse ad Apollo, ed alle Muse. Ma diamo omai un’ occhiata alla narrazione.
za della sua armonia, che per esso è stato dato moto, numero, e legge alle musicali note(1) non che alle regole istesse del
esso è stato dato moto, numero, e legge alle musicali note(1) non che alle regole istesse del ballo. Leggansi nel Inglese ro
si forse meglio, ed in sì poco descrivere un uomo dal nulla innalzato alle piu alti grandezze ? Alete è l’un, che da princi
getta a fisse leggi, come l’epica, ma pari alla cera ben indifferente alle diverse forme, qual vera figlia del suono, e dell
esi Ottonario perche abbraccia versi di otto sillabe, che richieggono alle settima il loro accento. Ia questo metro suol rim
eni, sono i più spiritosi, e leggiadri in Toscano. Esso è adattissimo alle composizioni di qualunque natura, sebbene il suo
era. Leonida alla Termopile. Quando il sovran di Persia Si ferma alle termopile Volea la Grecia oppressa Ricolmo d’ar
una interminabile legge di rime, che si succedono rapidamente le une alle altre ; ma per dir vero a trattar questo metro bi
ni ragione obblia. Le presta intera fede, Teseo dall’empia moglie E alle mensogne ordite Sente accusarsi il figlio, Fall
il suo volo sichè possi non dico raggiungere, ma tenersi poco dietro alle orme di alcnne aquile generose, e specialmente de
rso con una rima, che non abbia le altre due compagne, trovasi giunto alle Sirti senza poter più nè avvanzarsi, nè dare indi
. Della canzona. Questo componimento, che perfettamente somiglia alle ode de’Greci, e de’Latini è uno de’più belli, e f
industria prescrivansi da primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle quali, perchè degne di esser lette, meditate, e r
rto verso, o nel primo, e quarto, secondo, e terzo : per rapporto poi alle terzine, sogliono esse rimare come la terza rima,
na, nella circostanza non sono di formar di quest’ ultima parte sacra alle muse latine un distinto trattato al pari del prim
or. concil. (1). Gli antichi credevano, che questi Dei, presedessero alle cose necessarie dell’ uomo, non che a’ dodici Mes
8 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
ie, e la più pura morale de’ giovani studiosi. Ecco dunque nuovamente alle stampe un libro elementare, utile, istruttivo : a
ità regnasse sovranamente da pertutto, assegnarono un posto nel Cielo alle Virtù, alle Passioni, ed alle Miserie puranche de
sovranamente da pertutto, assegnarono un posto nel Cielo alle Virtù, alle Passioni, ed alle Miserie puranche dell’uman gene
ertutto, assegnarono un posto nel Cielo alle Virtù, alle Passioni, ed alle Miserie puranche dell’uman genere. Quindi furono
ell’isola di Creta, ed ivi partorì Giove, e Giunone ; affidò il primo alle Ninfe Ida, e Adrastèa dette Melisse, e lo raccoma
uattro stagioni. Ha dippiù una bacchetta nelle mani, perchè presedeva alle pubbliche strade, o pure una chiave, perchè credu
da del suo pavone. Giunone fu detta pronuba, come colei che presedeva alle nozze. Quindi le matrone Romane le offerivano vot
i esercitavano in un circo : e Diana nella stessa guisa tolse la vita alle femmine, che si aggiravano intorno ai roghi de’ l
a dovesse essere di loro pertinenza. La contesa andò avanti, si venne alle mani, o riuscì a Melagro di vincere i suoi nemici
aggi da’ loro covili1. Le Muse. Nove sono le Muse, che sovrastano alle scienze, alle arti, ai talenti. Hanno Giove per p
covili1. Le Muse. Nove sono le Muse, che sovrastano alle scienze, alle arti, ai talenti. Hanno Giove per padre : Mnemosi
questi i più rinomati sono Cupido, Priapo, Imeneo, Dio che sovrastava alle nozze. Furono anche suoi figli Enea. e le tre Gra
righi, si occupava della guerra, e della pace : presedeva ai giuochi, alle adunanze, ascoltava i pubblici indovini, che lo c
celebrare le feste di Bacco, questo Dio ispirò alla madre del Re, ed alle sue Menadi, o siano Baccanti un sì fatto furore,
voli. Questi abitava in un antro, e vegliava eternamente per impedire alle ombre l’uscita. Il Tartaro, ed i Campi Elisj form
dignità. Le Furie aspettavano le ombre de’ condannati per soggettarle alle pene ad esse applicate. Tre erano le terribili es
sso si allontana. Supplizio proporzionato al suo delitto. Le Danaidi, alle quali era concesso tregua, e riposo allora che av
dono dei più funesti. Allorchè volle mangiare, il cibo che accostava alle sue labbra, diventava oro sotto i suoi denti, in
oro sotto i suoi denti, in guisachè sarebbe morto per inedia in mezzo alle ricchezze, se Bacco da lui nuovamente chiamato in
oro si davano. Chiamavansi Driadi, e Amadriadi quelle che presedevano alle foreste : Napèe quelle delle praterie, e de’ bosc
stri col viso di donna fornite di ali con orecchi di orso, ed artigli alle mani, ed a’ piedi. Cariddi, e Scilla. Caridd
ella dispensasse capricciosamente i beni, ed i mali, ed era soggetta alle imprecazioni degli uomini, allorchè gli affari no
noi descritte Divinità, avevano i Greci, ed i Romani fatta l’apoteosi alle passioni umane, non che alle virtù, ed ai vizj, a
no i Greci, ed i Romani fatta l’apoteosi alle passioni umane, non che alle virtù, ed ai vizj, ai beni, ed ai mali. Non altri
a il suo culto nel Lazio prima di Romolo. Ella presedeva ai trattati, alle alleanze, al commercio. Inviolabili erano i giura
. Allora l’Eroe si levò rapidamente a volo per l’aria, e giunse tosto alle isole Gorgonidi. Nascosto sotto l’egida vinse le
cere la riputazione che godeva. In compagnia di Ercole fece la guerra alle Amazoni, donne sommamente guerriere, e sposò la l
izia. Dopo qualche tempo Piritoo sposò Ippodamia. I Centauri invitati alle nozze ebbri, ed impazzati tentarono di rapire la
ed impazzati tentarono di rapire la sposa. I Lapiti diedero di piglio alle armi, e Teseo non si fece pregare per fare lo ste
alaria, che bisognò rapire, perchè promesse a Ida, e Lincèo. Si venne alle mani per giustificare, e per sostenere l’oltraggi
enne. Sdegnata Medèa per tanta infedeltà, finse di volere intervenire alle nozze per felicitare la nuova coppia, con aver fa
avalli. La pena medesima fu loro applicata. Fece in seguito la guerra alle Amazoni, e diede in isposa a Teseo la loro regina
e esposto il bambino in un deserto. Ma questi in vece di abbandonarlo alle bestie feroci, lo legò ad un albero per un piede.
Ma tosto il sangue di Erifile fu vendicato, essendo stato consegnato alle Furie l’empio matricida, il quale per liberarsene
e, e la prima delle sue cure fu di proibire che si desse la sepoltura alle ceneri di Polinice, perchè aveva chiamati de’ for
e dell’Ecalia. Maritati entrambi per opra di questo principe generoso alle due figliuole di Tindaro Clitennestra, ed Elena,
r la strada, ed introdottosi nella reggia di Licomede, espose innanzi alle donne varj giojelli, e fra questi si fece scappar
re il favore degli Dei, e le due parti schierate in battaglia vengono alle mani. Nel forte dell’azione Paride, cagione di qu
ciò a tremare, e prevedendo di dover restarci di sotto, si raccomandò alle gambe. Il poeta per palliare questa fuga l’abbell
e dodici prigionieri Trojani scelti dai più valorosi, ed appartenenti alle famiglie più distinte. Poichè il fuoco consumò tu
. Vedremo Ulisse senza perdersi di coraggio far fronte ai perigli, ed alle disgrazie, e trar profitto da suoi lunghi, e peno
al novella comecchè non consolante, apportò nondimeno grande sollievo alle angustie di Telemaco. Lascia quì il poeta questo
apprestano de’ cibi, indi vien condotto alla città. Lasciata Nausicae alle porte, si presenta ad Aleinoo in qualità di uno s
i lui trista situazione, e li dispose a fargli de’ doni proporzionati alle loro ricchezze. Tal dimanda è bene accolta. All’i
i suoi compagni si pose alla vela, e sbattuto da una tempesta approdò alle Coste de’ Ciconi dove fece un gran bottino. Se ne
i stendevano. Un tale prodigio li spaventò in modo, che sen fuggirono alle navi : ma la collera degli Dei colà li raggiunse.
regina. Didone incantata dall’aria nobile di questo Eroe, e sensibile alle di lui disgrazie, gli contesta la gioja che sente
e, in onore del quale fece celebrare de’ giuochi dopo avere adempiuto alle funebri cerimonie. Stanche le donne Trojane dalla
viata da Giunone sotto l’aspetto di una vecchia, appiccarono il fuoco alle navi. La flotta sarebbe divenuta preda delle fiam
i un trattato di quanto riguarda il nostro assunto. Le tante vicende, alle quali è stata soggetta la nostra Patria, il lungo
abbiam creduto lo aggiugnere qualche cosa riguardante le Deità comuni alle altre nazioni. Quantunque di questa ne abbiamo ab
avvenimento, innalzarono un tempio ad Eunosto, dove non era permesso alle donne l’ingresso. Ciò diede occasione ai Napoleta
o col volto di un fanciullo, di un giovanetto, di un uomo : alludendo alle quattro età del Sole nel tempo degli equinozj, e
Cecubo, Falerno, Sorrentino, Massico, e tanti altri diedero occasione alle piacevoli feste di Bacco in Pozzuoli. Ivi queste
iove Ejazio, e gl’Iddii delle Fratrie detti ancora tribules. Riguardo alle Grazie, oltre quanto si è precedentemente osserva
a da Pausania, ed Esichio. Senofonte lasciò scritto ch’ella presedeva alle virtù che formano le delizie del cuore, a differe
za di Giove. 1. Marte porta molti soprannomi, la più parte relativi alle armi, Armigero, Bellicoso ec. Dato gli venne da A
are colle barchette al di là del Nilo i cadaveri in un sito destinato alle sepolture. Colui che aveva un tale incarico chiam
Dioscuri de’ Latini. 1. Vedesi tuttavia in Roma la spelonca di Caco alle falde del Monte Aventino. 1. Sembra che i Greci
Augusto, si ammalò in Brindisi : prima di morire ordinò, che si desse alle fiamme la sua Eneide, che non aveva ancora limata
9 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
ipote di Satùrno, ed avea per moglie Fauna, la quale dava gli oracoli alle donne, come il marito agli uomini. Virgilio(2) po
ansi in onore de’grandi Dei Giove, Giunòne e Minèrva il dì precedente alle calende di Settembre e furono istituiti dal re Ta
i ogni maniera di metalli e di pietre preziose e sparsa di fiori ; ed alle volte coronavasi di quercia, per ricordare che gl
quella Dea ; Dea turrita et turrigera, perchè la prima diede le torri alle città, o perchè sotto la protezione di lei esse c
de’ consigli di lei. Niente di meno gli antichi fecero Giove soggetto alle determinazioni del Fato o sia Destino, ne’ cui li
capitano andò con Polinice alla guerra di Tebe, e nel dare la scalata alle mura, con empio orgoglio disse, volere impadronir
gresso a bitavano due sorelle di stranissima natura, Pefredo ed Enio, alle quali aggiungono la terza Dino, chiamate Gree (γρ
e regale sembianza colle mani legate, la quale, al dolente aspetto ed alle molte lagrime, pareva aspettarsi grave sventura.
rmine. Avea sposata Armonìa, o Ermiòne, fig. di Marte e di Venere, ed alle sue nozze intervennero tutti gli Dei e vi cantaro
affidato, affinchè lo ammaestrasse. Il giovinetto sì bene diede opera alle arti che ritrovò l’uso della sega e del compasso.
admea colla città bassa. Nati questi gemelli, la madre, per sottrarli alle violenze della rivale Dirce, li diede ad allevare
rsi ancora che i Mirmidoni, per la piccola loro statura rassomigliati alle formiche, amavano abitare nelle cavità degli albe
, l’unico che gli Dei avessero nella Libia. Il quale sorgeva in mezzo alle infocate arene di que’deserti, sebbene il sacro r
i giuochi olimpici avea per premio una corona di appio o di ulivo, ed alle volte di alloro, la quale bastava ad infondere ne
’acqua. Alcuni però affermano che l’educazione di Giunone fu affidata alle Ore. La Dea adunque ebbe in Samo un culto singola
a Saturno. Fece adunque che Peleo, suo nipote, sposasse quella Dea ; alle quali nozze furon invitati gli Dei e le Dee tutte
elao andò per suoi affari a Creta ; ed allora fu che Paride, mancando alle sante leggi dell’ospitalità, col favore di Venere
um) ; Iuno Pronuba, Iuga, Nuptialis, così detta, perchè soprantendeva alle nozze. Dicevasi pure Ηρα τελεια, Iuno praeses nup
udicassero, ma tosto vi appose quel verso di Omero : Volto ha simile alle immortali Dee. Nicomaco pittore veggendola ne st
inerva, e Pallade. Il primo davasi propriamente alla Dea che presiede alle scienze, detta da’ Greci Αθηνα, sulla origine del
e ancor nelle armi, dopo la sua morte fu tenuta come una Divinità che alle belle lettere ed alle armi soprantende, e ch’era
po la sua morte fu tenuta come una Divinità che alle belle lettere ed alle armi soprantende, e ch’era uscita del capo di suo
e. Ma più veramente volevano dirci i poeti, che le scienze e le arti, alle quali Minerva presiede, non sono già un ritrovato
la flotta de’ Greci, de’ quali tutte le calamità sofferte nel ritorno alle lor patrie dopo l’eccidio di Troia, da Omero(1) a
trice delle città e conservatrice della salute. Minerva presedeva alle opere fabbrili. Argo, la prima nave che portò Gia
te di Minerva dette Quinquatria, nelle quali gli scolari non andavano alle scuole, ed i maestri novelli offerivano le primiz
una veste, sulla quale brillavano i colori dell’iride(1). L’egida(2) alle volte era come le pelli di cui van coperti alcuni
he Pallade ne ha coperto non solo il petto, ma la schiena ancora ; ed alle volte, a guisa di mantello. Dice il Winckelmann «
ena fosse una Minerva armata di cimiero, di asta e di scudo, la quale alle sole gambe vada a terminare in un ceppo quadrato.
n Italia, essi lo posero nel tempio di Vesta, affidandone la custodia alle Vestali. E si racconta che a tempo dell’assedio d
scorrendo, innaffia la deliziosa valle di Tempe(2). La quale avvezza alle arti della caccia ed alla solitudine, fuggendo un
Telefo. Amava egli moltissimo un cervo di grande bellezza, consacrato alle Ninfe dell’isola di Zea, una delle Cicladi, il qu
e restituita Euridice, che mosse a pietà gl’infernali ministri e fece alle ombre dimenticare le proprie pene ; ed allora fu
detta dal suo nome. Nato appena Aristeo, Apollo il diede ad allevare alle Ninfe di que’ luoghi ; dalle quali avendo egli ap
e in molta superbia. La fatidica Manto, fig. di Tiresia, imposto avea alle donne Tebane di offrir sacrificii a Latona. Niobe
istri e quasi servi delle Muse. Esse amavano i begli ozii tanto amici alle lettere ed alla poesia soprattutto. L’Elicona, mo
poesia soprattutto. L’Elicona, monte della Beozia, sacro ad Apollo ed alle Muse, da Ovidio chiamato virgineo monte, perchè l
quel paese con continue guerre, si disse da’ Poeti che tramò insidie alle Muse, le quali per ciò si dipingono anche colle a
il canto delle prime aveala contristata. Allora le Ninfe affermarono, alle Muse doversi la vittoria ; ed in pena di lor pres
che disperar perdono. Alcuni vogliono che Piero ebbe nove figliuolo, alle quali diede il nome delle Muse. Forse sotto il si
he fu esso così detto da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nat
ntrade, fu il primo a ritrovare questa fontana. Il dissero consacrato alle Muse, perchè Cadmo era uomo sapiente ed inventore
oro, ed avea due sommità, Cirra e Nisa, l’una consacrata ad Apollo ed alle Muse, e l’altra, a Bacco ; e però chiamasi spesso
o virtù fatidica ; e non lungi il monte Citerone pur sacro a Bacco ed alle Muse. Alla custodia di quel fonte stava un dragon
fontane e ruscelli di mele, da cui i Poeti, i quali si assomigliavano alle api, succhiavan la soavità de’ loro versi(1). Ora
monte della Macedonia, il quale da’ monti Acrocerauni si stende sino alle Termopili, e dal suo bel mezzo si spicca un ramo
aggio in Beozia, vicino all’Elicona. Dovea esservi un boschetto sacro alle Muse, perchè Properzio(1) invece di poetare adope
n Ascra. Libetra fu pure un fonte di Magnesia, nella Macedonia, sacro alle Muse, da esso dette Libetridi presso Virgilio(2).
o, ne’ confini della Tessaglia, vicino all’Olimpo, con un fonte sacro alle Muse, che avea il medesimo nome. Perciò Pimpleide
ne chiamavasi un fonte di limpidissime acque sull’Acrocorinto, monte, alle cui radici stava la città di Corinto. Pirene, fig
essi si credevano attissimi per la inspirazione della poesia, per cui alle Muse eran dedicati, non meno che i boschi ; e che
nato colle sue frecce l’uccise. Le quali cose dissero i poeti, perchè alle volte il calore del sole è cagione di subitanee m
ucciso di un fulmine. Morto Ettore, l’indomito Achille, appressandosi alle mura di Troia, con gran voce diceva ch’egli solo
li armenti di Admeto. Se gl’immolava il lupo, ch’è animale pernicioso alle mandre. XV.Continuazione. Febo o il Sole. Cir
maco, avea la clamide fermata sulle spalle con una fibbia di oro ; ed alle volte la veste lunga citaredica, o sia la palla c
i tutti gli astri. In Omero trovasi Ηελιος υπεριων, sol sublimis ; ed alle volte Υπεριων ponesi pel Sole. Latonio, Latonius
iuto col suono di alcuni bronzi percossi(2). Gli antichi confondevano alle volte la Notte con Diana in quanto che rappresent
o a dormire eterno sonno in una caverna del monte Latmo, nella Caria, alle bocche del fiume Meandro, ove la Luna stessa dal
perchè fig. di Cadmo e di Armonia, come Semele, e poscia raccomandato alle ninfe di Nisa, le quali in un loro antro lo allat
onte Mero soprastare alla città, e nascervi ellera e viti. Quanto poi alle nutrici di Bacco si dee sapere che le stelle le q
rezze sul Citerone, monte della Beozia, vicino al Parnaso, a Bacco ed alle Muse consacrato. All’arrivo del Nume le campagne
Tiresia. Solo Penteo rampogna i suoi, dileggia i misteri del Nume, ed alle rimostranze di Cadmo, di Atamante e di altri più
i Bacco lacerarono Ippaso, fig. di Leucippe, e che andarono ad unirsi alle Baccanti, dalle quali rigettate, furon in varii u
glie ed il figliuolo uccise, ed esso sul monte Rodope fu da quel nume alle pantere esposto. Avverso eziandio a Bacco fu Acri
re, quando cercava la perduta figliuola. A fine eziandio di sottrarsi alle persecuzioni di Giunone, trascorse quasi tutta l’
quale apprese assai buone cose ; il che finse per conciliare autorità alle sue leggi ; e trattò quel piacevole ospite con mo
all’amico Anchise la trasformazione in colombe di quattro sue figlie, alle quali avea Bacco data la virtù di cangiare in fru
il quale, veduta l’abbandonata giovane che disperatamente raccontava alle rupi il ricevuto torto, e racconsolatala, volle s
lice Didone ad una Baccante, la quale è presa da sacro furore, quando alle orgie trieteriche la chiama l’udito nome di Bacco
ida del Citerone. Questo monte della Beozia era consacrato a Bacco ed alle Muse, ed era famoso per le orgie che vi si celebr
amandolo di tre generazioni (τριγονος), o di tre nature (τριφυης) ; o alle feste trieteriche. Questa cesta per lo più si ved
il tirso. Come dio del vino, egli a ragione presedeva a’banchetti ed alle gozzoviglie. Da Luciano(7) gli si attribuisce l’i
(2), e la mitra sul capo(3). Alla mitra son posti alcuni fiori simili alle rose, le quali, secondo Ateneo, erano un rimedio
manichi. Effigiasi talvolta nudo ; talvolta con una pelle di pantera alle spalle ; or sul dosso di Pane, or fra le braccia
acrificio di Bacco fu quello di un capro ch’era animale assai dannoso alle viti(3) ; pure ritroviamo essergli state immolate
ella dea. Essi dovettero in prima fermarsi a Cipro ch’è la più vicina alle coste della Siria, ed il culto di lei vi fu gener
scitata da Eolo, fa sì che l’eroe troiano sia sbalzato con poche navi alle sconosciute coste della Libia. Di ciò afflitta la
figliuola, si dichiara neutrale, e la sorte de’ Troiani e de’ Rutuli alle determinazioni del fato interamente commette. Ard
e, della Gioventù e di Mercurio. Nicearco (3) dipinse Venere in mezzo alle Grazie ed agli Amori. Anche in un inno di Omero,
sugli alberi e dardeggiare ; dipingesi in aria, in terra, in mare, ed alle volte suona qualche strumento. Egli infine era no
grandi applausi dall’ Olimpo e gli sparge rose sul capo. Veniamo ora alle Grazie. Esse erano le compagne indivisibili e le
ò che vi è di dilettevole e di gaio in natura ; esse danno a’ luoghi, alle persone, alle opere ed a qualunque altra cosa nel
dilettevole e di gaio in natura ; esse danno a’ luoghi, alle persone, alle opere ed a qualunque altra cosa nel genere suo qu
 cantare a mal grado delle Grazie » che disse Properzio (1), equivale alle altre « in disgrazia delle Muse, a dispetto di Mi
tetrico, soleva dirgli Platone « Vedi, caro Senocrate, di sacrificare alle Grazie ». Queste Dee per lo più si dipingevano nu
l cielo, e le ancelle di Giunone. Presso i Greci esse corrispondevano alle stagioni ; ma poscia, avendo diviso il giorno in
ano danzanti e della medesima età, succinte, come le danzatrici, fino alle ginocchia ; la testa coronata di foglie di palma
VII. Continuazione. Fra le altre deità gamelie o che presedevano alle nozze, i Greci annoveravano anche Venere. A Spart
vere ehe ha la donna, quando va a marito, di attendere alla fatica ed alle faccende domestiche, e specialmente al lanificio,
o. I Troi l’udiro, udir gli Achivi e ne tremaro. Allora doloroso salì alle sfere, e col padre de’ numi lamentossi della trac
ndosi con essi, potesse con difficoltà esser rubato. Questi sacerdoti alle calende di Marzo facevano una danza per la città
alto. I giudici in questa famosa causa furon dodici, ed appartenevano alle prime famiglie di Atene ; e però si disse che Mar
a cavalier non teme intoppo. Caro. Ed altrove(1) rassomiglia Camilla alle Amazzoni dicendo : « In tal sembianza Termodoont
e φερω, occido. Da Ovidio(1) si chiama arbiter armorum, che presiede alle armi ; e da Virgilio(2) armipotens, potente in ar
cioè Marte, ovvero Enialio ». Presso Omero ed Esiodo la voce Enialio alle volte dinota Marte, ed alle volte è un aggiunto d
». Presso Omero ed Esiodo la voce Enialio alle volte dinota Marte, ed alle volte è un aggiunto di questo nume. Quindi Merion
a menzione di una festa in onore di Marte solita a celebrarsi in Roma alle calende di Giugno fuori della porta Capena ; ed i
darlo con sicurezza alla tenda dell’eroe, il quale avea pure ordinato alle guardie di aprire le porte e non molestare il re
on essa egli richiama in vita le anime spente, e le vive conduce fino alle meste sedi del tartaro. Laonde in molti bassirili
la borsa nella destra, e con un mantelletto sulle spalle. Gli si vede alle volte a’ piedi un gallo ed un becco(2) E com’egli
presentato Mercurio con una catena che gli esce di bocca e si attacca alle orecchie di coloro che volea seco condurre ; bel
di bello aspetto, di svelta corporatura, e per lo più con un mantello alle spalle. Una delle più belle statue di Mercurio è
i ricondurre un’anima fuori dell’inferno. Vicino a questo nume infine alle volte ritrovasi il cane, forse perchè fra tutti g
θεοι in Eschilo sono gli stessi che θεοι αγοραιοι, Dei che presiedono alle piazze o che si venerano nelle piazze. Ales o Al
tro. E Camilli dicevansi a Roma que’ nobili fanciulli che assistevano alle cerimonie religiose portando l’acerra ed il prefe
e impedito che la peste distruggesse Tebe, portando un ariete intorno alle mura. Ctonio, Ερμης Χθονιος. presso Luciano, cos
an Madre, perchè, al dir di Aristotele(3), siccome naturalmente tocca alle madri nudrire i proprii figliuoli, così la Terra
chi la Dea Tellure con Vesta si annoverava fra gli Dei che presiedono alle nozze (1), perchè riputavasi la madre e quasi la
l’Alfeo. La quale fuggendo alla vista del selvaggio Dio Pan, e giunta alle sponde del Ladone , fu per pietà delle ninfe sore
almente in onore di Fauno nelle selve e nelle campagne si celebravano alle none di Dicembre alcune feste dette Faunalia, per
e cestellini ricolmi di ogni generazione di frutti e ne facevan dono alle Ninfe. Le Ninfe poi erano alcune deità subalterne
Le valli aveano le loro Napee (a ναπος, vallis) che presiedevano pure alle colline, a’ boschetti, ai prati ed agli orti. Qui
chiamaron Querquetulanae virae (1) ; e vi era un tempietto consacrato alle Amadriadi col nome di sacellum Querquetulanum (2)
la morte, come le altre deità campestri. Delle Ninfe, che presedevano alle acque, parleremo in altro luogo. VII.Continuaz
ra di una pietra quadrata, a cui si facevan sacrificii in ogni anno ; alle volte era uno stipite ; ma più appresso fu dìpint
trovò, dove l’avea Lasciata fuor d’ogni segnato calle : Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini, E agli occhi danno, a
Ma non potei far tanto che Alfeo, mutato in un fiume non mi seguisse, alle mie unendo le chiare sue onde.» Così la ninfa Are
n cui gli uomini si alimentano. Aloea (αλως, area), perchè presedeva alle aie. Aleteria (αληθω, molo) ; soprannome della D
me vino melato e latte. A lei si sacrificava la troia, animale nocivo alle biade. Alla Terra ed a Cerere dagli agricoltori s
rosa esclama : Vulcano, al tuo poter nullo resiste De’ numi ; io cedo alle tue fiamme. Ah ! cessa Della contesa ; immantinen
arco, i coturni ed i cani. Le concesse pure di presedere alla caccia, alle vie ed a’parti. Quindi ella riuscì abilissima a t
revalendo, pose nel fuoco il fatale tizzone delle Parche, consacrando alle Furie la vita dell’infelice Meleagro, il quale fi
i infiammati stillavano sangue ; e notte e giorno l’inseguono, mentre alle sue orecchie risuonano di continuo le grida della
resentata Diana su’monti di Delo o sulle sponde dell’ Eurota in mezzo alle ninfe, sue seguaci ». Diana oltre a ciò presedeva
umero degli Dei nuziali anche Diana o Lucina ; e con Diana a’parti ed alle nozze presedevano eziandio le Parche. Le parturie
olta l’invocavano sotto il suo nome greco. Finalmente Diana presedeva alle vie, ed era come ispettrice e custode de’porti(7)
ode de’porti(7) ; e per ciò il simulacro di lei era collocato in capo alle vie ed anche avanti gli usci delle case. Ciò si s
oglia del leone Nemeo ch’egli porta qualche volta sopra un braccio ed alle volte sopra la testa. La più bella di tutte le st
e Erifile l’indusse a seguire la poderosa armata che Adrasto condusse alle sette porte di Tebe ; percui sette furono i capit
darono in prima a Lenno, ove abitavano donne forti e bellicose simili alle Amazzoni, delle quali era regina Issipile, moglie
he nella parte superiore era abitato da leoni, nel mezzo da capre, ed alle falde, da serpenti ; e che avendo Bellerofonte di
uita ad Apollo ; perchè Crise, sacerdote di quel nume, essendo venuto alle navi de’ Greci per riscattare la figliuola Crisei
isonorò la vittoria coll’aver fatto strascinare per tre volte intorno alle mura di Troia l’infelice cadavere di Ettore attac
le sue acque. Per tale fatto quella ninfa gittossi nel mare e si uni alle Nereidi, sue sorelle. Dopo di Polifemo dirò alcun
nnalzano. Alle volte si rappresenta con volto sereno e tranquillo ed alle volte commosso e sdegnato, per indicare il divers
sua onda, e lo Stige che con nove giri l’Erebo circonda, impediscono alle ombre l’uscita dall’inferno. Il Cocito era format
parato per altri nove anni dal consorzio degli Dei ; non è ammesso nè alle loro assemblee, nè a’ loro banchetti, e solo, spi
per qualche tempo vagava intorno al proprio tumolo. E quest’idoli che alle volte dicevansi esser comparsi ai viventi, erano
ombre de’ morti nell’inferno si radunavano chi al foro per attendere alle liti, chi nella reggia di Plutone, e chi si occup
le anime ovvero ombre de’morti ; percui vediamo agli Dei Mani, o sia alle ombre de’morti, dedicati i sepolcrali monumenti.
tri dicano che in detta legge voglionsi intendere le anime dei morti, alle quali erano indirizzate le lettere D. M. che pone
le divinità, Aletto. dice Virgilio, era terribile a Plutone stesso ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi mostri er
n mezzo ad un lago di fresche e limpide acque che gli giungevano sino alle labbra, senza poterne mai bere una goccia, mentre
aragona a Tantalo gli avari, perchè come quell’ infelice sta in mezzo alle acque e non può gustarne una stilla, così l’avaro
mezzo alle acque e non può gustarne una stilla, così l’avaro in mezzo alle ricchezze non sa punto goderne ed è fra quelle ve
la morte distrugge (η τω φωνω παντα περθονσα). Finalmente si noti che alle volte Κορη, e doricamente Κωρη, vergine, donzella
rincipalmente di grandissimo silenzio. Non di rado le maghe, le quali alle loro erbe univano i così detti carmi ed alcune pr
come fa Medea appresso Ovidio(3) ; ed i monti e le rive de’fiumi che alle maghe somministravano in gran copia erbe di effic
ole, Teseo ed altri. Esse compiono i tempi assegnati dal fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero degli uomini per t
ndro, dice che le Parche gli posero le mani addosso e lo consacrarono alle armi di Evandro, cioè di Pallante, suo figlio. Il
10 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
1. Non vi fu bisogno che alcuno degli altri Argonauti prendesse parte alle preaccennate prove, ma stettero tutti a vedere pi
cordano ad asserire che Medea per punir crudelmente Pelia fe’ credere alle figlie di lui che potrebbero ringiovanire il vecc
divamparono in fiamme nell’appressarsi della sposa all’ara ardente e alle vampe delle faci nuziali ; e la misera Glauca, o
della maraviglia dei selvaggi dell’America, quando videro avvicinarsi alle loro rive le navi di Colombo. Ma di tutte le inve
lendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo nel giorno stesso destinato alle sue nozze colla Ninfa Euridice, perdè la sua spos
a putredine si cangino in api melliflue. Così bene spesso gli Antichi alle leggi naturali della creazione sostituivano i fan
i acqua dolce, assomigliando forse i microscopici tentacoli di questi alle molteplici teste dell’Idra favolosa. Agli Antichi
avevano liberato Fineo. Ma sembra che la fatica d’Ercole, riferibile alle Arpie, fosse compiuta prima di quel tempo, poichè
si di straziare i popoli, e dar, come Diomede, la carni umane in cibo alle sue giovenche. Ercole lo uccise e s’impadronì di
mpiersi nell’Inferno ; ed Ercole vi si accinse ben più volentieri che alle altre, perchè trattavasi di liberar l’amico suo T
riposo dalle sue molteplici e sovrumane fatiche, e che noi assistiamo alle nozze di lui, senza trascurar però di notare in a
ancora dirette alla educazione della gioventù, imponendo di abituarla alle fatiche affinchè divenisse forte e costante, e ad
uarla alle fatiche affinchè divenisse forte e costante, e ad obbedire alle leggi affinchè divenisse morigerata e civile. Nel
ne. Fingendo di voler costruire qualche nuovo meccanismo per offrirlo alle figlie del re, si fece dare della cera e delle pe
gnoso 103, e diedero questo epiteto anche ad alcune Divinità, non che alle più straordinarie opere d’arte. Anche l’Ariosto c
i « Teseo combattêr co’doppi petti. » I principali di essi invitati alle nozze di Piritoo, quando furono al termine del pr
apanèo era un Argivo arditissimo, che primo inventò di dar la scalata alle fortezze. Al suo ardire univa un insolente ed emp
cer la differenza che v’era, fulminandolo mentre egli dava la scalata alle mura di Tebe, e precipitandolo nell’Inferno. Dant
po la prima per aspettar che questi rampolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie. Ma dei fatti d’arme e degli effetti ul
ll’ Inferno pagano, dicemmo che padre di Pelope fu Tantalo condannato alle pene del Tartaro per avere ucciso questo suo figl
ltanto il giovinetto Eaco divenuto re senza sudditi. Giove per altro, alle preghiere del figlio, ripopolò quel regno in un m
erità dei fatti che di loro si raccontano. Dovendosi quindi ricorrere alle antiche tradizioni non bene accertate, io preferi
o mitologico le splendide asserzioni di Omero, di Virgilio e di Dante alle sparute anatomie o analisi critiche di certi anti
, primamente Giove « Dàrdano generò, che fondamento « Pose qui poscia alle Dardanie mura. « Perocchè non ancora allor nel pi
e Venere era tutt’altro che una Dea sanguinaria e micidiale, ricorse alle arti sue, ed ispirò ad Elena un fatale aborriment
to : Si travestì da mercante di gioie, e andò ad offrirle nelle corti alle principesse ed alle loro ancelle ; ed avendo fra
mercante di gioie, e andò ad offrirle nelle corti alle principesse ed alle loro ancelle ; ed avendo fra i monili donneschi p
liar la prima fune. » LVIII Decenne assedio e battaglie intorno alle mura di Troia Nel tempo che i Greci si prepara
Nel decimo anno del lungo e lento assedio di Troia avvennero intorno alle mura di essa le più memorabili battaglie, che fur
che diede Omero al suo poema, derivando da Ilio, appelli in generale alle vicende di Troia, il poeta sovrano ne ristrinse c
del greco esercito, « ………… chè quanti « Eran dianzi i miglior, tutti alle navi « Giacean feriti, quale di saetta, « Qual di
i piedi al suo carro, lo trascinò per tre volte nella polvere intorno alle mura di Troia ; e poi tornato alle sue tende lo t
er tre volte nella polvere intorno alle mura di Troia ; e poi tornato alle sue tende lo trascinò altre volte intorno al cada
stessa destinata ad accoglier le sue, aveva risoluto di lasciar pasto alle fiere dell’aria e della terra il corpo di Ettore 
errare il sepolcro di Laomedonte ; il qual sepolcro essendo addossato alle mura della città in quel punto stesso ove fu nece
x sorore tradisse i Troiani, e che perciò potè uscire illeso di mezzo alle argive schiere e trasportarsi in Italia, ove fond
isola di Tenedo. Costì nuovamente si divisero : Ulisse tornò indietro alle spiaggie di Troia, e gli altri si diressero verso
i consigli o deliberazioni. Agamennone era rimasto accampato intorno alle fumanti rovine di Troia insieme con Pirro figlio
morte del figlio aveva Nauplio sempre cercato di nuocere in ogni modo alle famiglie ed agli Stati di quei Greci che erano an
l giorno stesso che giunse nel suo regno e nella sua reggia, in mezzo alle finte accoglienze, quand’era per assidersi a mens
sua. Volle rapire Ermione promessa sposa di Oreste, ed Oreste venuto alle mani con esso lo uccise. I suoi figli e discenden
qualunque sia il nome speciale che prende dallo stretto di Gibilterra alle foci del Don nel Mar d’ Azof. Ma non è da farne l
ne, « Che gli fu cena ; gli altri due con fuga « Precipitosa gionsero alle navi. « Di grida la cittade intanto empiea « Anti
so. « Ed alcuni infilzati eran con l’aste, « Quali pesci guizzanti, e alle ferali « Mense future riserbati. Mentre « Tal seg
. E siccome la volontà e l’intenzione di chiunque si riferisce sempre alle cose da farsi, ossia future, perciò la Divinazion
con solenni formalità e pratiche religiose alla direzione pur anco ed alle risoluzioni degli affari pubblici ossia del Gover
sità della religione pagana parlano delle Sibille con molto riserbo ; alle quali attribuirono perfino alcune profezie sulla
nella memoria degli uomini, molti altri erano inventati e attribuiti alle Sibille ; e siccome si credè, e forse era vero, c
cupola si eleva molto al di sopra degli altri. Il fenomeno incominciò alle ore 8 e 45 minuti e finì alle 9 50. La mattina se
pra degli altri. Il fenomeno incominciò alle ore 8 e 45 minuti e finì alle 9 50. La mattina seguente fu osservato che le pun
tes il primo aveva una significazione più estesa, riferibile non solo alle relazioni interne, ma anche alle esterne colle al
ione più estesa, riferibile non solo alle relazioni interne, ma anche alle esterne colle altre nazioni, mentre il secondo si
spesso nella Mitologia, incominciando dai tre figli di Saturno, sino alle tre Arpie ora rammentate. 146. Dante non dimen
11 (1897) Mitologia classica illustrata
quali racconti, propagati per tradizione orale attraverso ai secoli e alle generazioni, allargati via via con nuove aggiunte
ero a una serie ben ordinata e bella di poetiche narrazioni. E quanto alle opere statuarie di soggetto mitologico, chi è che
del Giove supercilio cuncta moventis e pur pieno di condiscendenza alle preghiere de’ mortali, non si persuada facilmente
ntorni ben netti e definiti, nè si crearono popolari racconti intorno alle vicende di lor vita, alle loro parentele, alla lo
i, nè si crearono popolari racconti intorno alle vicende di lor vita, alle loro parentele, alla loro discendenza. Anzichè ad
vano gli antichi, massime dopo Omero che assai contribuì ad assegnare alle varie Divinità quelle immagini e attribuzioni che
n toglie che essi possano sempre soddisfare i loro desideri. — Quanto alle doti dello spirito, gli Dei erano naturalmente pe
remare cielo e terra; novella immagine di sconquassi geologici dovuti alle forze vulcaniche. I fulmini incessanti di Zeus do
Saturno, succedette un periodo di discordie e di infelicità. — Quanto alle lotte dei Titani e dei Giganti, i Romani non fece
ede ai fenomeni atmosferici; raccoglie le nuvole e le sperde; comanda alle tempeste; fa balenar i lampi e rumoreggiar il tuo
il latte dalla capra Amaltea; e perchè i suoi vagiti non giungessero alle orecchie di Crono, i Cureti, sacerdoti di Rea, fa
tura, e come sovrano delle lotte fra gli elementi della natura, anche alle battaglie. Dal lato morale, anche Iupiter era il
alesque turbas Imperio regit unus aequo (Od. 3, 4, 45 sg.)3. Venendo alle rappresentazioni figurate di Zeus, è naturale che
era invocata da chi stava per divenir madre; Iuno Pronuba presiedeva alle nozze (dal latino nubere, sposarsi, detto delle d
seguenza Atena era deità bellicosa, come quella ch’ era nata in mezzo alle lotte celesti e coll’ arme in pugno; ma era anche
tà di Pericle constava di tre celle fra loro raggruppate, e destinate alle tre Divinità, Atena Polias, Posidone e Pandroso.
gli Dei. Le statue romane di Minerva erano affatto simili alle Greche. Ricorderemo solo la così detta Pallade de
i figli suoi. Finalmente ebbe ospitalità nell’ isola di Delo, ed ivi alle falde del monte Cinto partorì Apollo (detto perci
(Lycius, da lycos, lupo). D’ altra parte il sole estivo è pur dannoso alle bestie e alle piante col soverchio ardente calore
cos, lupo). D’ altra parte il sole estivo è pur dannoso alle bestie e alle piante col soverchio ardente calore. Espressione
mozzicone d’ arco nella mano sinistra; ma non si è ben certi rispetto alle opportunità di questo ristauro e rispetto all’ id
ti appunto ai Salii, che erano dodici di numero, persone appartenenti alle più ragguardevoli famiglie di Roma. Ogni anno nel
alati calzari narravasi che percorresse e terre e mari, ad annunziare alle genti la volontà di Giove o degli altri Dei. Così
occasioni anche, per via di oracoli e di scongiuri, le faceva tornare alle regioni superiori. Nei rapporti naturali, Ermes e
pero, e furono anche unite insieme le due grandi deità Venere e Roma, alle quali uno splendido tempio doppio fu eretto in Ro
ntico tempio di lei, che si credeva fondato da Numa Pompilio, sorgeva alle falde del Palatino vicino al Foro. Era un tempiet
ue diverse fasi, colla pallida luce che dà un aspetto così fimtastico alle cose, doveva certo, non meno del sole, parer Dea
nte, che a volte cammina nel mezzo del mare, e pur leva la testa fino alle stelle, armato di aurea spada. Il cane del caccia
o. Gli otto venti raffigurati a mo’ di uomini con l’ ali alla testa e alle spalle, e la bocca semiaperta e le guancie gonfie
ni si veneravano certe ninfe fontane dette Camene o Casmene, Carmene, alle quali si attribuiva l’ arte del canto e del divin
frodite. 2. Presso i Romani si veneravan le Grazie, identiche affatto alle Cariti, da cui n’ era stata tolta l’ idea. 3. Che
da voi; e neanche gli Dei senza le sante Cariti non possono attendere alle danze e ai conviti; chè son esse in cielo d’ ogni
per indicare la sorte assegnata a ciascuno. Esseri poi corrispondenti alle Moire erano le Parche, propriamente dee della nas
più tardi se n’ aggiunse una terza, Morta come dea della morte; così alle tre Parche si poterono assegnare le stesse attrib
so di usar la voce Fata a designar le parche stesse; di qui la spinta alle fantasie medievali di immaginare l’ esistenza del
ve era la loro sorgente. I fiumi poi, benefici portatori di lecondità alle terre, erano fra i Greci, oggetto di un vero cult
chiare, fresche e dolci acque che dànno allegria ai boschi, ai monti, alle valli. L’ immaginazione le popolava di ninfe. Bas
abitassero nelle profondità del fiume stesso, ovvero in grotte vicino alle sorgenti; e secondo la grossezza del fiume, veniv
idente aveva egli aperto la scogliosa valle di Tempe e dato uno sfogo alle acque del fiume; poi la Beozia, ricca d’ acque; p
un grave e autorevole personaggio facilmente si queta e porge ascolto alle parole di lui, così    … Cunctus pelagi cecidit
t loca decrescentibus undis 38 . L’ arte statuaria ricorreva spesso alle rappresentazioni di Tritoni o per motivo ornament
ortale, ma ottenne la divinità per essersi buttata a mare affidandosi alle deità marine in un momento di pericolo. Era essa
e che contribui a mantenere un’ idea più elevata del divino in mezzo alle grossolanità del politeismo volgare. A tali miste
nascimento. Zeus poi consegnò il neonato ad Ermes perchè lo portasse alle ninfe di Nisa che s’ incaricavano di allevarlo; s
mi d’ edera s’ avviticchiano intorno all’ albero della nave e intorno alle vele, e giù ne cola il prezioso liquore, mentre u
dmo, di forme gigantesche e di indole selvaggia. Costui volle opporsi alle feste Dionisiache, che il coro delle Baccanti sta
esponevano pentole con legumi cotti che dovevano servire come offerta alle anime dei defunti che secondo la credenza comune
e graziose donzelle, che si dicevano abitare nè più ameni boschetti, alle fonti dei ruscelli, nell’ ombrose foreste montane
e tranquilla suggeriva l’ idea che ivi fosse un soggiorno prediletto alle Ninfe; di tali luoghi molti ne offriva la Grecia,
di lei. Così pure fu messo in relazione con Bacco e fatto partecipare alle peregrinazioni bacchiche; si diceva che nella spe
fortuna; e tra l’ altro le donne sterili solevano offrirai spontanee alle sferzate dei Luperci, perchè credevano far cessar
tutta la Natura. In origine il culto di questa divinità era ristretto alle città dell’ Ellesponto e della Propontide, poi si
el resto chiedevan perdono delle profanazioni recate inavvertitamente alle fonti sacre, ai boschi, ai pascoli e pregavano pe
ano una specie di preparazione, senza cui non si poteva prender parte alle feste maggiori. Tra gli iniziati poi v’ eran dei
appena scorto il delitto, subito con implacabile severità si mettono alle calcagna dei colpevole, e più non l’ abbandonano;
altro. Nell’ Eumenidi di Eschilo son dipinte come mostri somiglianti alle Gorgoni e alle Arpie, ma senz’ ali; son dette neg
umenidi di Eschilo son dipinte come mostri somiglianti alle Gorgoni e alle Arpie, ma senz’ ali; son dette negre e abominande
posso dagli autori greci e latini, sopratutto nelle leggende relative alle maghe, come Circe, Medea, ecc.; ed è solitamente
quelle di preferenza rivolgevano le loro quotidiane preghiere anzichè alle grandi divinità dell’ Olimpo. I. I Penati. 1
venire alla mensa famigliare, apponendo cibi in vasi speciali davanti alle loro immagini. 2. Se si indaga l’ origine del cul
to più crebbe questa tendenza nell’ età imperiale, estendendosi anche alle case private; Alessandro Severo aveva in casa due
mmaginoso come il Greco, il quale aveva creato tante leggende intorno alle forze della natura divinizzate, era naturale che
avvisato dal fratello a non ricever doni da Zeus, non seppe resistere alle attrattive della donna e l’ accolse e la fè sua s
rante le feste per le nozze di Piritoo, re dei Lapiti e di Ippodamia, alle quali i principali fra i Centauri erano stati inv
n leone. Durante le feste nuziali, Apollo dando a bere del dolce vino alle Moire, le indusse a promettere che giunta l’ ulti
stirpe divina (Tantalo suo padre era figlio di Zeus), voleva impedire alle donne tebane il culto alla dea Latona e a’ suoi f
o bello e nobile; ma non volendo Bellerofonte, nuovo Giuseppe, cedere alle lusinghe di lei, ella lo accusò al marito di aver
tolata Jobate, ed Euripide una su Stenebea. Allusioni a questo eroe e alle sue vicende si incontrano assai spesso, ricordand
sentare come vigorose e florenti fanciulle, somiglianti ad Artemide o alle sue ninfe ma con membra più tarchiate; armate qua
o Steno, Euriale e Medusa, e abitavano all’ estremo Occidente, vicino alle rive dell’ Oceano, dove erano le Esperidi e Atlan
ovest ove abitavano le Graie, quasi avanguardia delle Gorgoni. Giunto alle Graie, Perseo tolse loro a forza il dente e l’ oc
l’ occhio comune, e così le obbligò a insegnargli la via per giungere alle Ninfe; venuto da queste, ottenne facilmente i tre
, dal quale poi sarebbero usciti Elena e i due gemelli. — Venendo ora alle eroiche gesta dei Dioscuri, è a notare anzitutto
l’ affidò alla dea Pallade, e questa consegnollo in una cassa chiusa alle sue sacerdotesse le figlie di Cecrope, proibendo
arina come Scilla in uccello marino detto Ciris. Infine Egeo si trovò alle strette per causa dei Pallantidi e di Minosse; da
re la loro regina Antiopa; nella qual occasione costei anzichè unirsi alle sue conuazionali, combattè contro di loro a fianc
za scherza con lui; egli posa il fianco sull’ arena ed offre il dorso alle carezze di lei e gode farsi adornare di flori le
gara cagionando la morte al re Niso nel modo sopra narrato, e ridusse alle strette il re Egeo. A confermare il suo diritto a
qui le dodici fatiche secondo la leggenda più comune, avvertendo, che alle fatiche prescritte da Euristeo s’ intrecciano alt
he capitavano nelle sue rive. Eracle vinse Diomede e diè lui in pasto alle sue bestie. Poi legò queste e le portò vive ad Eu
le ninfe di questo fiume intorno alla via da percorrere per giungere alle Esperidi. Gli fu suggerito di ricorrere all’ infa
o 1’ aquila che gli rodeva il fegato. Descrittagli da Prometeo la via alle Esperidi, giunse egli finalmente per la Scizia al
, e fu il fiume Acheloo. Seguì fiera lotta tra i due; Acheloo ricorse alle varie forme ond’ era capace la sua natura, ma in
rme ond’ era capace la sua natura, ma in nessuna guisa potè sottrarsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro p
feribilmente in quello di Castore. Anche pei Romani Ercole presiedeva alle palestre e ai ginnasii, e come Hercules defensor
tratto diversi momenti della storia Eraclea, attenendosi specialmente alle leggende di Trachine e dell’ Oeta; poesie special
e Trachinie di Sofocle che s’ aggirano intorno alla presa di Ecalia e alle ultime vicende dell’ eroe. Altri fra i racconti E
campò Ino coll’ altro figlio Melicerte saltando in mare e affidandosi alle deità marine. Dopo di che, essendo Atamante fuggi
o da Era, adirata contro Laio, a infestar Tebe. E postasi su una rupe alle porte della città obbligava i passanti a scioglie
orevole. S’ erano bensì i sette disposti colle loro schiere di contro alle sette porte di Tebe per cingerla di regolare asse
sorella e compagna di Ares, irritatasi per non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Tetide, si vendicò destando una
asto ai cani e agli uccelli di rapina, se il generoso Achille cedendo alle preghiere del vecchio padre di Ettore non glie l’
entre di quell’ immenso cavallo, gli altri bruciarono il campo vicino alle navi e fingendo desistere dall’ impresa salparono
l noto racconto dell’ Odissea Omerica. Enumerate brevemente riduconsi alle seguenti: a) Partito colle sue dodici navi dal li
della sua discendenza. Ciò fatto, riprese il viaggio e veleggiò sino alle foci dei Tevere e scese nel territorio di Laurent
nde d’ Oreste; e le poesie di Pindaro sono ricche di accenni relativi alle leggende degli Eacidi. Specialmente la tragedia s
istoria furono sceneggiati, dal sacrificio d’ Ifigenia in Aulide fino alle vicende del ritorno e alla trista sorte serbata a
’ addome si contrae compresso, il petto si rigonfia le estremità fino alle dita dei piedi si raggrinzano tremanti; un brivid
unone, di varii colori vestita, s’ impregna d’ acqua e porta alimento alle nubi. » 24. « La Gioventù, poco aggraziata senza
12 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
lla spoglia del suo trionfo. Scorse a volo molte terre, finchè giunto alle spiaggie della Libia, quella deforme testa versò
ini ogni etraniero. Risvegliatisi pertanto in lui gli antichi timori, alle villanie v’aggiunse violenze e minacce per discac
rina, mescolato con olio e mele, e poscia immolò due tori a Nettuno e alle altre Deità, che potevano favorire alla di lui na
assisterlo nell’arduo cimento, purchè avesse voluto sposarla. Giasone alle promesse di nozze v’aggiunse i più solenni giuram
a Maga di essere in discordia col marito suo, e ricorse supplichevole alle figliuole di Pelia. Elleno la accolsero cortesame
osì que’ d’Eritrea conseguirono la statua d’Ercole, nè permisero, che alle donne Tracie l’ingresso del di lui tempio (d). Q
nome pertanto divenne proprio anche d’Ercole, perchè i di lui Oracoli alle volte si davano in quella maniera. Bene spesso si
me altri vogliono, del Sole della Terra, perchè anche quegli aspirava alle nozze di colei(24). Acheloo alla fine, conoscendo
ore, e questi seco lei s’avviò alla volta di Tebe, sua patria. Giunto alle rive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trov
iglio d’Ippolito, re d’Amicle, e quegli senza difficoltà lo sottomise alle ceremonie dell’espiazione. Gli Dei però, giudican
e appresso gli Antichi si risguardava come il Nume, preside a’ pesi e alle misure. Varj popoli imploravano la di lui protezi
gna. Là non veniva rappresentato sotto alcuna figura, nè era permesso alle donne l’entrarvi. I Sacerdoti di quel tempio dove
le. Alcuni dicono, che quelle colonne vennero ivi alzate per alludere alle altre due, appellate le Colonne d’Ercole, perchè
Monarca, per aver riportato il premio ne’ Giuochi, che andavano uniti alle Feste Panatence, talmente si tirò addosso l’invid
e due figlie di Minos ; e sciolte le vele da Creta, sbarcò verso sera alle spiaggie di Nasso. Al nuovo dì abbandonò ivi Aria
ll’ esempio di lui fecero anche gli altri Centauri la stessa violenza alle altre donne, che loro venivano alle mani, o più p
altri Centauri la stessa violenza alle altre donne, che loro venivano alle mani, o più piacevano. Vi rimasero morti molti La
rifizj, e allegrezze. I poveri allora potevano gratuitamente mangiare alle pubbliche mense(d). Priamo Priamo fu figli
lla Porta Scea, attendendo Achille, e mostravasi impaziente di venire alle mani con lui. Priamo ed Ecuba, tremanti per la vi
oce, si diede precipitosamente alla fugà(a). Il Greco lo insegui sino alle sorgenti del fiume Scamandro. Allora Giove pesò i
isposare Tetide, figlia di Nereo e di Doride(3), invitô tutti gli Dei alle sue nozze, le quali si celebrarono sul monte Peli
arire un’altra volta alla testa de’ suoi(c). Allora fu, ch’egli venne alle mani con Achille. Il combattimento fu lungo assai
ò quale strada dovea intraprendere. Gli fu risposto, che si riducesse alle terre, popolate un tempo da’ suoi antenati. Spieg
o Enea intraprese il viaggio per colà ; e balzato da furiosa tempesta alle Isole Strofadi, le Arpie discesero a divorarsi le
a con trenta figliuoli, avrebbe fabbricato una città. Eleno pose fine alle predizioni, consire la Sibilla Cumana. Enea fece
tri Dei, protettori della navigazione(18), con propizio vento approdò alle spiaggie di Troja. Uccise Bienore (a) (19) ; Deic
sava di stare a siffatto progetto, ma poi v’acconsentì. E glà, venuti alle mani, il Trojano era per soccombere, quando Vener
restituita a Menelao. Questi voleva immolarla al suo risentimento, e alle ombre di coloro, che per causa di quella guerra e
ttesochè, partendo da Troja, avea trascurato di sacrificare a Giove e alle Divinità del mare per ottenerne una prospera navi
mirarle, come ad uomo generoso disconvenevoli, stese in vece le mani alle armi. Ulisse non cercò altra prova per riconoscer
 ; e però fu d’uopo che Ulisse usasse molta forza per farli ritornare alle navi. Una terza procella lo spinse in Sicilia. Là
mo di Eolo sentimenti di compassione, poichè quegli non diede ascolto alle di lui preghiere, e gli commise di quanto prima p
ovava(b) (16). L’ Eroe verso sera giunse al reale palagio, e si gettò alle ginocchia di Arete, figlia di Ressenore, e moglie
che gli si commettevano. Costui insultò ad Ulisse, e amendue vennero alle mani. Ulisse al primo colpo lo stese a terra, tut
L’Eroe le commise di non palesarlo(d). Penelope intanto per sottrarsi alle insistenti ricerche de’suoi amanti, propose loro
one degli Argonauti(b). Polluce, avendo allora approdato co’ compagni alle spiagge de’ Brebici, dovette azzuffarsi con Amico
quale altri denominano Mnesibo, ed altri Asineo(4). Corsero gli sposi alle armie alle falde del monte Taigeto fortemente si
denominano Mnesibo, ed altri Asineo(4). Corsero gli sposi alle armie alle falde del monte Taigeto fortemente si batterono c
di Tindaro(d). Si appellarono Afeterj, o Afesj, perchè presie devano alle sbarre, donde partivano i cavalli per correre ne’
che pretendeva egli Ippodamia in moglie ; e che perciò essendo venuto alle mani con Pelope, ne restò vinto(e). Altri finalme
ppresso, co’loro, varj cangiamenti indicano, che il Prudente s’adatta alle varie circostanze, in cui si trova. Consiglio.
a sia stato alzato da’ discendenti d’Ercole, e che non fosse permesso alle donne, le quali aveano avuto più d’un marito, il
na corona d’oro, per far conoscere, ch’ella niente cura le grandezze, alle quali potrebbe aspirare. Empietà. L’Empietà
tanto quel bene, che crede esservi in se stesso, non riflette poi mai alle sue imperfezioni. Esso finalmente sta appresso un
esta vita. Esso comparisce cinto la fronte di reale corona, e con ali alle tempia. Versa colla destra da un Cornucopio molte
o, come il dominatore d’ogni luogo, e quasi d’ogni persona. Ha le ali alle tempia, perchè esso nasce dalla capricciosa fanta
rimo albore del giorno trovavasi applicato a tendere le reti a’ cervi alle falde del sempre florido Imeto. Ella, comparsa pi
che sempre aveva Procride sulla boccà e nel cuore, non corrispose mai alle ricerche di colei. La Dea, sopraffatta dell’ ira,
usando ora preghiere lusinghevoli, ed ora promesse di larga mercede, alle quali la giovane finalmente cedette. Cefalo allor
è un insetto, che manda un suono molto rimbombante, e si rassomiglia alle Api, ma non produce il mele, nè sa formarsi gli u
perchè il ladro odia la luce, ed ama le tenebre, le quali favoriscono alle sue disonorate azioni. Stringe l’arma, perchè i l
o l’incostanza del Bugiardo, che nel suo favellare dà diverso aspetto alle cose onde accade bene spesso, ch’egli colla varie
con cui cuopresi l’ Incostanza, è di colore turchino, che rassomiglia alle onde del mare, le quali pure talora sono in calma
eti, le quali indicano le insidie, che da molti Giuocatori si tramano alle sostanze altrui. Colla destra tiene alquante cart
La Libertà è il poter operare tutto ciò, che non è in opposizione alle leggi. I Greci la denominano Eleuteria. Roma sing
ure, città de’ Volsci, in Italia, eravi un magnifico tempio, dedicato alle Fortune Gemelle, cioè alla buona e alla cattiva.
o all’ operare qualche cosa. Vedesi Egli in età giovanile, e in mezzo alle tenebre. In una mano ha un bastone, e nell’altra
sotto questo nome riconoscono certe Divinitù, presidi alla campagna e alle frutta di essa, poichè si veggono con fiori e fru
cò dopo d’avervinti i Vejenti(e). L’ingresso di quello era interdetto alle schiave ; e se alcuna v’entrava, veniva battuta(a
prima moglie di Periere, ela prima di tutte le donne, che sia passata alle seconde nozze, mentre le femmine anticamente sole
o’ suoi incantesimi operò grandi prodigi : ritornò le acque de’ fiumi alle loro sorgenti ; rendette placidi gli sconvolti ma
adunò, e sciolse le nubi ; chiamò, e rispinse i venti, troncò la gola alle ceraste ; schiantò i macigni, e svese dalla terra
mezzo, adoperò la forza. Colse Oritia, mentr’ella stava sollazzandosi alle rive del fiume Ilisso ; e copertala di nube, la s
cce, e coll’ajuto delle ali, colle quali erano nati, le spinsero sino alle due Isole Plote, dette poi Strofadi, nel mare Ion
tto la rupe, la accolse tralle braccia, e impedì che perisse. Nettuno alle preghiere di Acheloo, la cangiò in un’ Isola, con
ìre penne con pene con tale simmetria, che le più corte e più piccole alle più grandi e più lunghe succedevano. Indi legò co
con filo quelle di mezzo, e con cera strinse insieme le ultime, dando alle una e alle altre certa piegatura, onde rassomigli
elle di mezzo, e con cera strinse insieme le ultime, dando alle una e alle altre certa piegatura, onde rassomigliassero alle
e, dando alle una e alle altre certa piegatura, onde rassomigliassero alle ali de’ veri volatili. Terminato il lavoro, si ad
alle ali de’ veri volatili. Terminato il lavoro, si adattò le due ali alle spalle, e si librò nell’ aria, che perfettamente
o si lanciò nel mare. Alquanti Delfini lo accolsero ; e lo condussero alle Nereidi. Queste Ninfe gli restituirono l’ anello,
on intraprendere quella spezie di combattimento. Colpiti però costoro alle spalle da Driante, molti, tra’ quali Areo, Imbreo
ricercato tale sacrifizio, se avessero voluto felicemente restituirsi alle loro città(e). Ditti Cretese pretende, che ciò si
endo spogliarla del dono concessole, fece sì che niuno prestasse fede alle di lei predizioni, e ch’ella perfino si rendesse
e divenuto maggiore del padre suo. La stessa giovine mal acconsentiva alle nozze d’un mortale ; e il suo ordinario soggiorno
. Per tre giorni fu giuoco de’venti e delle onde. Il quarto dì arrivò alle spiaggie di Velia, città della Lucania, i di cui
o le ricche spoglie di Troja, furono tosto impazienti di ritornarsene alle loro città, malgrado la minacciosa apparenza del
ria si dichiarò in favore de’Greci, che trassero il corpo di Cebrione alle loro rive. Patroclo tuttavia son desisteva dal nu
rì a’suoi, che fingessero di ritirarsi dall’assedio, e di far ritorno alle loro città, ma che prima lasciassero costruito di
l cavallo a Pallade, ond’ella fosse propizia ad cesi, che citornavano alle loro città ; e intanto si occultarono dietro l’Is
di loro, affinchè potessero rimettersi di nuovo con favorevo le vento alle patrie terre. Soggiunse, che Ulisse, da cui egli
giuramento, dato all’amico, e desioso nel tempo stesso di soddisfare alle ricerche de’suoi, percosse col piede il luogo, ov
va le forti e continue sollecitazioni di tutti coloro, che aspiravano alle di lei nozze. Prese ella a tessere una tela, e pr
Minerva, e Ilaira dì Diana(c). Pausania soggiuage, che Sparta eresse alle medesime un tempio, al quale erano consecrate cer
(c). Hom. Hymn. in Diosc. (6). In tempo di burrasca compariscono alle volte certe meteore, ossia certi fuochi. Due di q
Dio Marte un tempio, formato de cranj di coloro, i quali per aspirare alle nozze di sua figlia, aveano per mano di lui perdu
sola di Rodi. Quegli abitanti lo giudicarono un nemico, corsero tutti alle armi per impedirgli che entrasse nelle loro terre
e(a). Dicesi inoltre, che Emone, figlio di Creonte, il quale aspirava alle nozze di colei, non avendo potuto salvarla dall’i
13 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
volta dar fuori la interpetrazione dei Miti Eterodossi, ora adempiamo alle nostre promesse. L’allegoria ci apre il campo ad
gilatore o filosofo de’tempi posteriori. E non adempiamo che in parte alle nostre promesse, non dandoue che un saggio, lasci
degli steli il dio Nodoto ; allo involucro de’gusci la dea Volutina ; alle spighe uscenti fuori la dea Patelena(5) ; alle bi
usci la dea Volutina ; alle spighe uscenti fuori la dea Patelena(5) ; alle biade eguagliantisi sul prato con le nuove spighe
si una nozione della eternità veniva seguito da una fenice ; e quando alle vittorie ed ai trionfi un principe andava debitor
naturali, cui un tempo l’uomo congiungevasi alla donna, come le belve alle belve. E i Proci invadono la reggia di Vlisse, ne
pra il rimunente del volgo. La morale, che di qui trassero accomodata alle passioni de’letterati tanto allettava con l’albag
lui, invocandosi, il nome di Diva Virginiese, sciogliendo la cintura alle vergini addivenute consorti. 15. Plutarco poi dim
de ella porta questo nome a iuvenescendo dall’ingiovanirsi, alludendo alle apparizioni della Luna ; ed è detta Lucina, quasi
ινια è chiamato il discorso, e la interpetrazione. Si volle presedere alle merci ; perciocchè tra i compratori, e coloro che
di forma quadrata onde esprimere la sua stabilità e fermezza. Intorno alle statue di lui si accumulavano molte pietre ; perc
la vuole detta Giunone a invenescendo, dallo ingiovanirsi, alludendo alle fasi della Luna, confondendola con la Luna istess
aria dà vita e moto a’viventi, o dal credersi esser larga di soccorso alle donne ne’dolori del parto. Ma di questi e di altr
santità del matrimonio ; in aria per gli auspicii, che abbisognavano alle nozze solenni. onde a Giunone fu data ministra l’
iglia ; conla fune al collo per significare la forza fatta da’giganti alle prime donne ; con la fune legate le mani, la qual
a interpetrazione « I pianeti, così egli, erano adorati relativamente alle vere o false influenze, che una lunga osservazion
iana veduta nuda da Atteone celebre cacciatore, mentre si bagnava una alle sue ninfe, l’abbia cambiato in cervo, lasciandolo
nte — Volendo gli abitatori di Sicione elevare un monumento di gloria alle tre Muse, scelsero tre scultori a rilevar ciascun
cantori, fra i quali nove leggiadre donzelle molto intente al canto e alle danze, ed a queste davasi il nome di Muse. 52. Ni
ligare chi ne va beneficato. Rappresentavansi strette le palme le une alle altre, e con questo volevasi esprimere, che le am
o, che furono considerate come oro dalla grande utilità che portarono alle umane aggregazioni. Oro le prime spighe di frumen
tolia ed Acarnania con le sue frequenti inondazioni portava il guasto alle campagne, e continue guerre tra gli Etoli stessi
o l’orbe, se gli uomini infieriti non si rattengono dalla guerra. Vna alle Ore io presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va
ni infieriti non si rattengono dalla guerra. Vna alle Ore io presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene per mio coma
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ei vittime umane. La sola Germania, nelle parti che ancor resistevano alle armi romane, conservava i suoi culti sanguinarj ;
elebri nei primi tempi del Cristianesimo, e s’assomigliavano in parte alle cerimonie di questa legge santa. Dominava sopratt
i legno, fu veduto a un tratto avanzarsi in mezzo ai pazzi tripudj ed alle sguajate religioni d’un mondo invecchiato nella c
do invecchiato nella corruzione. Alle splendide feste del Paganesimo, alle seducenti immagini d’una vaga mitologia, alla com
lla morte degli innocenti sgozzati ; e il barbaro grido : I Cristiani alle fiere, fa fremer di gioja una moltitudine ebbra d
ecito almeno alla verità per la tacita via delle lettere di pervenire alle vostre orecchie. Questa invero per la sua causa n
e, la fede, la speranza, la grazia e la dignità tiene dal Cielo, solo alle volte s’adopra, acciocchè, senza esser conosciuta
chè, senza esser conosciuta, non resti condannata. Che cosa ne anderà alle leggi che sono in vigore nel regno, se essa è udi
imato, si gloria ; se è accusato, non si difende ; interrogato, anche alle volte spontaneamente confessa ; condannato, ringr
a i Cristiani incrudelite, parte di vostro volere, parte per obbedire alle leggi ! Quante volte, senza riguardo a voi, di su
i domestici e per gl’inabili, per i naufraghi, e per ehi è condannato alle miniere de’metalli, o nell’isole, e nelle prigion
e discorre chi sa che il suo Signore l’ascolta ; poichè, data l’acqua alle mani, e posti i lumi, e invitato ciascuno a canta
i dove s’esce di poi, non per andar tra le truppe di coloro che fanno alle coltellate, nè tra le schiere di chi va gridando
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
va. Gli appellativi di Oreadi, Napee, Naiadi e Driadi, che si diedero alle Ninfe, indicano col loro significato a quali cose
re un significato favorevole. Tant’è vero che Dante l’assegnò perfino alle Virtù Cardinali, che sotto forma ed abito femmini
he sotto forma ed abito femminile accompagnavano Beatrice ; e fa dire alle medesime nel canto xxxi del Purgatorio : « Noi s
i Classici greci e latini chiama vasi Ninfèo non solo il tempio sacro alle Ninfe, ma altresì una particolar costruzione arch
eneris, destinata il più spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle ville dei più doviziosi cittadini, ove, oltre le
per ornamento e statue e vasi e talvolta ancora un tempietto dedicato alle Ninfe. 25. Questa costellazione, invece di esse
ra nutrice di Giove essendosi rotto un corno, Giove ne fece un regalo alle Ninfe che ebbero cura della sua infanzia, attribu
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
ecialità dei secondi. Chiamavasi Nuziale e Pronuba, perchè presiedeva alle nozze ; Lucina, Ilitìa e Genitale, ai parti ; e s
iove prediligendo la Ninfa Io figlia d’Inaco re d’Argo, per sottrarla alle investigazioni ed alle persecuzioni di sua moglie
nfa Io figlia d’Inaco re d’Argo, per sottrarla alle investigazioni ed alle persecuzioni di sua moglie, la trasformò in vacca
quasi considerarsi come una scienza particolare ; e perciò i moderni alle antiche fantasie poetiche ed alle cervellotiche i
za particolare ; e perciò i moderni alle antiche fantasie poetiche ed alle cervellotiche induzioni cercano di sostituire le
ndicare l’erronea idea degli Antichi che Iride somministrasse l’acqua alle nubi. In Astronomia ebbe il nome di Iride il 7° a
mero quando rammenta Giunone accenna quasi sempre o ai grandi occhi o alle bianche braccia di questa Dea, facendone un disti
17 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
alcune parole e sull’ uso di alcuni oggetti più specialmente relativi alle cerimonie religiose notate nella mitologia. I.
Antinoo. L’onore dell’ apoteosi fu talora conferito dai Romani anche alle donne, massime alle mogli degl’imperatori. — Ora
ll’ apoteosi fu talora conferito dai Romani anche alle donne, massime alle mogli degl’imperatori. — Ora in senso figurato si
se, e le alzavano sotto gli alberi coprendole di sacre palme ; quindi alle piote sostituirono le pietre, ed alle rozze pietr
rendole di sacre palme ; quindi alle piote sostituirono le pietre, ed alle rozze pietre i mattoni, il marmo e i metalli più
ia pretendevano di richiamare in vita i morti per consultarli intorno alle eose future. I Greei ed in speeie i Tessali la us
agli animali grossi ; quello di ostia agli animali di latte, e tanto alle eose animate ehe inanimate ; e l’olocausto era un
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
speciale, cioè : Calliope al poema eroico ; Polinnia all’ode ; Erato alle poesie erotiche, ossia amorose ; Clio alla storia
ari a trovarsi anche nelle lingue dotte, quello cioè di Pimplèe, dato alle Muse, perchè talvolta soggiornavano sul monte Pim
dunque l’estro nel suo primitivo significato un insetto molestissimo alle bestie equine e bovine, e a tutti ben noto129. Pe
a imitativa o espressiva nella compagine del verso. Fra i titoli dati alle Muse v’è quello di Pieridi, o Pierie Dee, di cui
uesto mito ; anzi per la stessa ragion che lo mosse nella invocazione alle Muse a rammentare la punizione delle Piche, cioè
tici. Mentre egli un giorno giuocava con esso al disco (ora direbbesi alle piastrelle), il vento Zeffiro invidioso che Apoll
Pegaso fece scaturire con un calcio la fontana Ippocrene che fu sacra alle Muse : « O diva Pegasea, che gl’ ingegni « Fai g
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
leto sviluppo di esso e rendendolo vitale196. Dopo di che lo consegnò alle figlie di Atlante perchè lo allevassero. Il picco
turba magna di zelanti seguaci di ambo i sessi percorse la terra sino alle Indie, e conquistò facilmente al suo culto anche
sì l’aggettivo che ne deriva, e davano l’appellativo di Dionisie 200) alle feste di Bacco, che quando proruppero in eccessi
te comunemente col patronimico di Mineidi, ricusando di prender parte alle feste di Bacco per attendere alla loro occupazion
e e di materie, « Le sacre mescolò colle profane « E le cose ridicole alle serie. » 203. Il crotalo era uno stromento a p
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
e che lo scopo di questo lavoro sulla Mitologia non è già di risalire alle origini primitive dei miti, indicando le migrazio
che ; e gli altri tutti per quanto grandi ed illustri, tengon bordone alle sue frasi ed alle sue rime. Quindi, benchè d’ora
tutti per quanto grandi ed illustri, tengon bordone alle sue frasi ed alle sue rime. Quindi, benchè d’ora in avanti s’inarid
ove più versi « Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso. » Quanto poi alle idee mitologiche dei classici greci e latini ripo
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
eppero dipingere e rappresentare talmente ameno e beato da preferirsi alle terrestri condizioni di questa mortal vita. Lo st
che rinchiuse « Nel tenebroso carcere e nell’ombra « Del mortal velo, alle bellezze eterne « Non ergon gli occhi. Ed oltre a
lti cadaveri, o fra le loro ceneri, e ne furon trovate anche in bocca alle Mummie egiziane : il che dimostrò che Caronte non
Issione, a Sisifo, a Tantalo, a Tizio gigante, a Flegia, a Salmoneo e alle Belidi o Danaidi. Issione re dei Lapiti, per ave
sura offende la divina bontade ; e perciò gli usurieri son condannati alle pene dell’Inferno. Egli finge che sia Virgilio ch
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
uale termina l’età eroica e comincia l’epoca storica47. — Ma torniamo alle favole. Acrisio avea saputo dall’Oracolo che se
dicesi Capo verde ; le quali perciò sembra che debbano corrispondere alle isole dette ora di Capo verde. Doveva Perseo tagl
a e tu ‘l vedessi, « Nulla sarebbe del tornar mai suso. » Quanto poi alle belle arti sappiamo che gli antichi rappresentava
monte Elicona nella Beozia, fece sgorgare una fonte che fu poi sacra alle Muse e fu chiamata Ippocrene, che vuol dir fonte
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
uce e vita 105). Questi nomi appellano evidentemente e principalmente alle proprietà distintive del sole, di essere egli nel
iere paterne a distoglier Fetonte dall’ardua impresa troppo superiore alle forze di lui. Infatti i focosi cavalli del Sole b
fulmini trafisse Fetonte e sbigottì i cavalli che tornarono indietro alle loro stalle. Fetonte fulminato cadde nel Po113),
Newton e a Laplace hanno preferito le splendide menzogne mitologiche alle severe verità della scienza. Apollo fu celebrato
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
iva più come l’avvenente e delicata Ninfa che sceglieva fior da flore alle falde del monte Etna, e a cui Dante assomigliò la
alleria di Palazzo Pitti. Da quanto leggesi scritto e narrato intorno alle Parche si deduce che esse erano indipendenti da P
cie (principalmente i graniti e alcuni porfidi), sono in parte affini alle formazioni vulcaniche, prescelsero per esse una d
dimostrarlo il seguente distico di Tibullo, nel quale si attribuisce alle Parche il presagio dei futuri eventi, si chiaman
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
lementi del Caos, cominciarono ad inventar divinità che presiedessero alle diverse forze e produzioni della Natura, e attrib
iverse ninfe sue compagne od ancelle ; che mentre essa coglieva fiori alle falde del monte Etna fu rapita da Plutone Dio del
vò dove l’avea « Lasciata fuor d’ogni segnato calle ; « Fatto ch’ebbe alle guance, al petto, ai crini « E agli occhi danno,
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
Marco mio, bene argomenti. » Qui osserverò una volta per sempre che alle erronee o pregiudicate opinioni bisogna sempre op
a adorato anche in Grecia e nell’ Oriente ; e aveva un tempio in Roma alle falde del Campidoglio, ove conservavasi il tesoro
più volte parola di questi Giani, che corrispondevano pel loro scopo alle moderne Borse, o palazzi della Borsa. In Roma se
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
pero inventare alcuna graziosa favola sulle fasi lunari ; e in quanto alle ecclissi lasciarono correre la volgare e grossola
tanta potenza da trarre la Luna dal Cielo in Terra per farla servire alle loro male arti. Orazio rammenta più volte (ma iro
e giunge al ginocchio, i coturni sino alla metà della gamba, pendente alle spalle il turcasso cogli strali, in una mano l’ar
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
cia a un suo discepolo, ingegnoso sì ma zotico anzichè no : sacrifica alle Grazie. Così gli antichi mitologi aprirono un vas
na dei fiori : il mirto perchè è una pianta che meglio vegeta intorno alle acque, dalle quali credevasi esser nata Venere. I
munissima : non gli si avviene. 185. Lo stesso Ugo Foscolo alludendo alle Grazie ne diede questa spiegazione : « L’arte e l
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
che per frastuono, stravizii ed ogni genere di follie non la cedevano alle più effrenate Baccanti. E a chi si maravigliasse
testa, e fiori spuntano sul terreno ov’ella posa le piante. Di mezzo alle più graziose fantasie poetiche degli antichi Mito
nche Cicerone rammenta questo giorno natalizio di Roma corrispondente alle Feste Palilie : « Urbis etiam nostrae natalem die
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
ero, il Caucaso e l’Armenia, appartiene ora alla Russia e corrisponde alle provincie di Imerezia, Mingrelia e Grusia. Fu un
e l’altre avea ingannate ; » e poi traditane la buona fede la lasciò alle persecuzioni delle sue crudeli compagne, che scop
a, che avevano le ali come il loro padre ; i quali le respinsero fino alle isole Strofadi, ove poi furono trovate da Enea ne
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
ntichi Pagani ; e facendo tesoro delle interpretazioni che hanno date alle medesime, non solo i nostri poeti, e principalmen
erti da Colombo, non potrà stimarsi meno importante lo studio intorno alle origini delle idee morali che ebbero tanta effica
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
ituivano la scienza segreta, colla quale cercavano d’imporre rispetto alle moltitudini e di tenerle soggette ; e con false i
volgo, attribuirono ad esse bisogni, abitudini, idee e passioni come alle persone di questo mondo. Quindi immaginarono il n
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
izioni, s’intende subito anche la ragione della importanza attribuita alle Vestali e all’adempimento dei loro voti. Il numer
are e dell’esatto adempimento dei loro ufficii e voti, si accordavano alle Vestali molti e singolari privilegi. Tutte le vol
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
a del quale soggiornassero i leoni, a mezza costa le capre selvagge e alle falde i serpenti. E per quanto a taluni non soddi
Regalec, ossia di re delle Aringhe, perchè la trovano sempre in mezzo alle innumerevoli legioni delle aringhe. Pochi altri t
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
s dei Greci. Nella Mitologia greca per altro si dà il potere del Fato alle Mire, cioè alle Parche. 15. « Te semper antei
la Mitologia greca per altro si dà il potere del Fato alle Mire, cioè alle Parche. 15. « Te semper anteit sœva Necessita
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
evasi venir dal Cielo e dalla mano stessa di Giove) comunica il fuoco alle materie combustibili che trovansi sulla Terra. Il
oduce il lavoro meccanico delle macchine a vapore e dà la forza anche alle braccia degli uomini. — Felice chi potè conoscer
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
lutoniche quelle roccie che erano affini in alcuni dei loro caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano in altri, accostand
ratteri alle vulcaniche, ma ne differivano in altri, accostandosi più alle materie o roccie sedimentarie. Finalmente chi con
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
a inventar miti fantasmagorici e dilettevoli su queste due Divinità, alle quali diedero il nome di Apollo e di Diana, che p
l presente. Anche in Italia se ne vedono alcune in un laghetto vicino alle terme di Agrippa presso Tivoli. Poteva dunque Pin
39 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
il Vesuvio, l’Etna, Stromboli, i campi Flegrei, danno copiosa materia alle favole mitologiche. 1328. Fondazione di Corinto
Omero e quelli d’Esiodo sono i principali fonti delle notizie intorno alle favole mitologiche. 866. Legislazione di Licur
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
angue e delle stragi. I moderni astronomi attribuiscono quel colore o alle materie di cui è composto il pianeta, atte a rifl
nostro ingegno e senza l’aiuto di alcuno. 181. L’epiteto di marziali alle sostanze o ai prodotti chimici, in cui trovasi in
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
azzonato dagli ignoranti. Non sarà dunque un fuor d’opera il risalire alle prime origini di questa invenzione. Tralascierò
attivi coi Diavoli 277), trovandovi grandissima rassomiglianza quanto alle attribuzioni e agli effetti sulla vita degli uomi
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
zione o divinazione in tre modi : 1° dal movimento impresso dal vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2° dal
scorsi, lib. I, cap. 10.) E passando egli dalle osservazioni generali alle particolari sulla religione dei Pagani, così ne p
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
te volgarmente nicchie, che orridamente suonano i nostri zotici Eumei alle mandre suine. Forse i Tritoni avran saputo trame
rovavasi come prima legato, ed era costretto a rispondere veracemente alle domande che gli erano fatte. Questo mito racchiud
44 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
602 : — è ucciso con una freccia d’Ercole, 603. Parnaso, monte sacro alle Muse, 123. Partenope, sirena, 196. Partenopeo, un
Peristeria, Ninfa trasformata in colomba, 183. Permesso, fiume sacro alle Muse, 123. Perseo. Sua nascita, 353 ; — uccide le
45 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) «  Avviso. per questa terza edizione.  » pp. -
ogia mitologica, ossia indicazione delle più notabili epoche storiche alle quali si riferiscono le favole ; e principalmente
46 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
parvero troppo superiori all’ intelligenza comune. » Ora, per aderire alle ricerche che ne vengono fatte, ristampiamo il Cor
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
re Divinità Superiori ai principali prodotti della Terra, cioè Cerere alle biade, Bacco al vino, Vulcano alla metallurgia, e
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
alla pubblica vendetta del Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari dei privati cittadini. Ma og
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
uccelli detti Meleàgridi, nome che da alcuni Ornitologi si dà tuttora alle galline affricane (Numida Meleagris). Ho detto di
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
Età eroica, che spunta fra le caligini mitologiche e si estende sino alle serene regioni della Storia. I tempi eroici anche
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
tori di ambedue quelle nazioni relativamente al feticismo Egiziano ed alle idee religiose che quel popolo annetteva al suo s
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
io nel iv dei Fasti : ogni superstiziosa religione ha i suoi adattati alle fantasie ed alla credulità dei popoli. In Roma pe
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
re il vecchio e saggio pastore che ella trovò in un casolare in mezzo alle selve. 58. Vedi la Diccosina di Genovesi. 59. Q
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
ze e filosofia. In italiano si dà elegantemente questo nome di Ateneo alle Università, e da noi ed altrove suol darsi anche
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
trastullo ; ma il toro giunto sulla riva del mare, si gettò in mezzo alle onde, e nuotando trasportò all’isola di Creta la
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
icchissimo tempio, ecc. È però da notarsi che gli aneddoti riferibili alle voci miracolose del Dio Pane, raccontati da Erodo
57 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
che deriva da un greco vocabolo significante vario o mutabile, allude alle successive mutazioni dei venti che predominano in
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
così : « Ciò fatto, ai luoghi di letizia pieni, « All’amene verdure, alle gioiose « Contrade de’felici e de’beati « Giunser
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
attenzione e riflette su quel che ha letto, quntunque egli sia nuovo alle scienze, pure facendo uso soltanto del lume natur
60 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
mpo di pace156. La borsa poi, piena di danari, alludeva evidentemente alle umane contrattazioni, poichè il danaro è il rappr
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
lle medesime. Questo si chiama esser logici nel portare l’errore sino alle ultime conseguenze ! Chi si ricorda che anche Ves
62 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
i appartenevano generalmente ai cetacei, o come direbbesi volgarmente alle diverse specie delle balene. Le Sirene, credute f
63 (1810) Arabesques mythologiques, ou les Attributs de toutes les divinités de la fable. Tome II
……… e le preghiere Mosse della speranza in dio sicura S’alzar volando alle celesti spere Come va foco al ciel per sua natura
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