di falso, portando in mezzo narrazioni tutte fittizie ed immaginarie.
Dal
tipo vero, o solo allusivo ognuno può trarre dett
ispersione del genere umano, e cagioni fisiche che disciolsero l’uomo
dal
culto e dagli ordini civili, onde offuscossi il c
tri primi padri. La religione figlia ingegnosa del cielo dipartendosi
dal
trono di Dio, ed appresa dall’uomo dal solo intui
gegnosa del cielo dipartendosi dal trono di Dio, ed appresa dall’uomo
dal
solo intuito, o, per meglio dire, dalla semplice
glio dire, dalla semplice apprensione dell’ Ente, non può nascere che
dal
vero perfetto e non mai dall’errore. Religione e
un mito eterodosso, come Minerva usciva tutta compiutamente plasmata
dal
cervello di Giove. L’uomo non serbò per sempre la
ra, bastarono a spaventare l’umana famiglia e dissolverla dall’unità,
dal
culto degli ordini civili, e farle abbandonare e
a renderla rinnegata ad ogni umano incivilimento. Così caduto l’uomo
dal
natio splendore, e severchiando in lui di molto i
sembrando loro essere bastante quella Segezia per conservare le biade
dal
pullulare in erba fino ad aridirsi le spighe, fec
uello, che rifuggiva alla loro intellettiva. Se ne può trarre esempio
dal
Saggio Politico del signor Vmboldt nella istoria
sero molte cose contra la natura e il decoro degl’immortali, una diva
dal
cervello di Giove, Minerva ; un dio dalla coscia
o dalle gocciole del sangue, Pegaso cavallo alato, che si voleva nato
dal
sangue di Medusa ; e volando poscia nel cielo fos
i Dei, se nacquero eglino in tempo o furono sempiterni ; se procreati
dal
fuoco, come credeva Eraclito, che tutto voleva fa
Muse, gli Dei immortali, figli della terra e del cielo stellato, nati
dal
seno della notte, alimentati dalle acque dell’oce
a detta anima del mondo, che con un’antico emanatismo volevano uscita
dal
seno della istessa divinità, anima variante di fo
one, allegoria di questo mito, tolta da Macrobio. 23. Apollo cacciato
dal
cielo pastura le greggi di Admeto, interpetrazion
esi Dea Potina ; somministra loro l’esca, ed è denominato Diva Educa.
Dal
terrore onde son presi gl’infanti è detto Paventi
nfanti è detto Paventina ; dalla speranza, che a noi viene, Venilia ;
dal
piacere Volupia ; dagl’incitamenti, onde l’uomo è
agl’incitamenti, onde l’uomo è spinto ad impuri conati, Dea Stimula ;
dal
rendere l’uomo strenuo e valoroso, Diva Strenia ;
u creduto che Giove lo rinchiudesse in una delle sue cosce, traendolo
dal
seno di sua madre Semele, che restò morta in vede
, ancora i latini riconoscevano il primo passo del loro incivilimento
dal
disboscarsi la gran selva della terra, ciò che vo
osse stato mutilato da suo figlio Saturno, e questi stretto in catene
dal
suo figlio Giove. Sotto quest’empie favole va occ
presiede al tempo, e ne regola il corso, ingiungendoglisi questo nome
dal
divorare, che fa degli anni, quod saturatur annis
o — Creduto come Dio del mare, Tullio(2) lo vuole così detto a nando,
dal
nuotare ; ma ei va tanto poco soddisfatto di ques
egli stesso poscia la rigetta. Varrone(3) vuole esser così denominato
dal
verbo nubere, velarsi, o maritarsi ; perciocchè i
ianeta percorre la parte inferiore dello Zodiaco. Ciò non va discorde
dal
sentimento di Porfirio in un frammento riportato
detto Ecateo, che può derivarsi dall’avverbio εκαθεν di lontano, cioè
dal
mandar di lontano sino a noi la luce del sole. Gl
Απολλων, o come vuole Platone nel Cratilo, riportato da Macrobio(1),
dal
vibrare che fa il sole de’suoi raggi ; o come cre
ita ai viventi con un intemperie di calore, onde può derivarsi ancora
dal
greco απολλυμι, che risponde a perdere o distrugg
a temperie. Perciò la parola Apollo può derivarsi da απολλυοντα, cioè
dal
tenerci lontani da’morbi. Poichè, dice Macrobio(2
λλυοντα, cioè dal tenerci lontani da’morbi. Poichè, dice Macrobio(2),
dal
Sole nasce continua salubrità, e di rado ne deriv
ione ben dobbiamo approvare la etimologia della parola Απολλων, porta
dal
sig. Screvelio(1), dal verbo απολυιν, liberare,pe
vare la etimologia della parola Απολλων, porta dal sig. Screvelio(1),
dal
verbo απολυιν, liberare,perchè il Sole con il suo
nomi, di leggieri scorgerassi, come questo nume in nulla si distingue
dal
Sole. Oltre ciò che si è detto dianzi, può deriva
Sole. Oltre ciò che si è detto dianzi, può derivarsi la parola Apollo
dal
greco απλος, da a privativa, e πολυς molto, ossia
asi Delio da δηλος illustrazione,cioè dallo illustrarsi tutte le cose
dal
Sole. Si nomava Febo da φοιβος quasi φως luce, o
lacri tutte le caratteristiche del sole istesso. Gli facevano pendere
dal
mento una prolissa barba, per indicare la emissio
sinistra un fiore, indice del regno vegetabile prodotto e perpetuato
dal
suo benefico calore. A canto a lui facevano diste
li d’un’aquila, con cui volevano dare un’immagine dell’etere emanante
dal
suo seno, come dal suo centro. A suoi piedi ponev
cui volevano dare un’immagine dell’etere emanante dal suo seno, come
dal
suo centro. A suoi piedi ponevano tre figure muli
ntaminando tutte le cose per via di una putredine, la quale originata
dal
calore operante su lo umore mercè di una efferves
accontasi del pari di Apollo un’altra favola — che scacciato da Giove
dal
cielo andasse a pasturare le greggi del re Admeto
ομιος, Apollo pastore, derivando la parola νομιος da νομη, pascolo, o
dal
verbo νομιν, pasturare. Macrobio istesso interpet
n questo un’Apollo re di Arcadia, che imperando con rigore fu gettato
dal
trono. 24. Il chiarissimo scrittore della Scienza
il cielo, la terra e lo inferno, carattere proprio di un messaggiero
dal
cielo alla terra e dalla terra al cielo. I miti r
ondo. Il mito, che raccontasi di Vulcano, di essere stato precipitato
dal
cielo, e caduto su la terra andasse zoppicante pe
ne del fuoco, che acceso la prima volta da’raggi del Sole, o raccolto
dal
fulmine e portato su la terra non mai retto porta
lle fucine di Lenno, di Sicilia, e di Lipari. Quanto di loro si disse
dal
poeta dell’Iliade e della Vlissea, non è che una
i Giove, ed è lodata dalle qualità, che porta non dissimili all’aria,
dal
generare e nudrire i venti e le pioggie, dal pote
non dissimili all’aria, dal generare e nudrire i venti e le pioggie,
dal
potere che ha su di entrambi, dal somministrare d
are e nudrire i venti e le pioggie, dal potere che ha su di entrambi,
dal
somministrare di lievi e gradevoli aure alimentat
lla Luna, confondendola con la Luna istessa ; e Lucina, quasi lucida,
dal
candore e lucidezza del raggio della Luna. E così
ndo (1), o perchè considerata come l’aria dà vita e moto a’viventi, o
dal
credersi esser larga di soccorso alle donne ne’do
o — Fu creduto da’Greci, che Plutone come Dio dello inferno rigettato
dal
connubio di ogni altra Dea, uscendo fuori dall’Er
nventrice del frumento, disseminandolo in Sicilia restasse incendiato
dal
fuoco dell’Etna, personificando il fuoco in Pluto
o inventore delle belle arti e delle armi guerriere. La vogliono nata
dal
capo di Giove, fendendonelo Vulcano : intendevasi
e ed ogni altra disciplina non essere un ritrovato dell’uomo, ma nate
dal
cervello di Giove, ossia dal fonte inesausto dell
n essere un ritrovato dell’uomo, ma nate dal cervello di Giove, ossia
dal
fonte inesausto della sapienza divina. Taluni si
arono Minerva il triangolo di tre lati eguali, supponendo essere nata
dal
suo vertice, e di Tritogonia, perciocchè questo t
degli uomini e sembra minacciarli. Festo poi ne tragge la etimologia
dal
verbo moneo, cioè ammonire (4), ossia da’saggi co
ni. Portava ancora il nome di Pallade, parola tutta greca, che deriva
dal
radicale « παλλειν vibrare, saettare, onde si rap
greci, troviamo non poche virtù di molto utili all’uomo. Nata Minerva
dal
cervello di Giove qual tipo di sapienza e di valo
olica della verginità di questa Diva. Credendosi essere uscita armata
dal
cervello di Giove, i Greci le davano il nome di Α
nno ad un compiuto sviluppamento. E Tullio(2) ne tragge la etimologia
dal
venire spontaneo di lei a tutto i viventi. Si vol
lesside, e noi qui lo riproduciamo secondo la nostra istessa versione
dal
greco, quale fu prodotto in un’alra nostra opera(
uale fu prodotto in un’alra nostra opera(2), « A me che un dì rediva
dal
Peireo, Egra la mente dal pensier de’mali, Filoso
a nostra opera(2), « A me che un dì rediva dal Peireo, Egra la mente
dal
pensier de’mali, Filosofare fu talento — Quale A
chiamata Calisto, ossia la più bella, Venere che con tanta pompa esce
dal
grembo delle acque, passò per aver avuto da quell
sonificare il fuoco di tanto utile all’uomo, e può trarsene argomento
dal
tempio a lei fabbricato in Roma da Numa Pompilio
attanzio, chè il fuoco è un’elemento inviolabile, o nulla può nascere
dal
fuoco, anzi distrugge tutto ciò a cui si appicca(
allegorica, con cui voleva intendersi di aver egli spostata la terra
dal
centro dell’universo, per farla rivolgere intorno
icii, e con essa vi davan fine. 50. Le Mvse — Elleno erano così dette
dal
greco μουσειν, che risponde all’italiano spiegare
le discipline e le arti traggono la loro iniziativa ed il compimento
dal
cielo. Si disse elleno andar sempre cacciando per
, Melete, Mneme e Aede, tre nomi, de’quali traendo la interpetrazione
dal
greco, rispondono a tre altre italiane, memoria,
nto di gloria alle tre Muse, scelsero tre scultori a rilevar ciascuno
dal
marmo tre simulacri per collocarne solo tre nel t
de’melodiosi concenti per le vie più secrete del cuore. Per tersicore
dal
verbo τερπω e χορος dilettare, significavasi il d
le, cadmo, sfinge cadmea, giano, pane. 55. Ercole — Egli è così detto
dal
greco Ερακλεης, che deriva da ερα Giunone, ossia
er indicare la terra in erba — di oro per significare le biade mature
dal
color dell’oro, tre colori che vanno impressi dal
i disse di Bellorofonte di aver morta la chimera dalla coda di serpe,
dal
petto di capra, indice della terra selvosa, e dal
alla coda di serpe, dal petto di capra, indice della terra selvosa, e
dal
capo di leone sbuffante fiamme. E come in fine na
vuole di Orfeo, da’quali dimostreremo che Ercole in nulla va distinto
dal
Sole — Ercole, così egli, di animo grandioso, rob
a Lernea, chè era venerata a Lerno. III. Ercole accolto in ospitalità
dal
Centauro Chirone uccide i centauri altercantisi p
l segno della Bilancia, che avviene sul principio di Autunno, fissato
dal
levar del Centauro, ch’è rappresentato con un’otr
di oro, dai piedi di bronzo, sacra a Diana, detta la cerva del Menalo
dal
monte, ove ricoveravasi — Risponde al passar del
e ricoveravasi — Risponde al passar del sole nello scorpione, fissato
dal
tramonto della costellazione detta Calliope, che
come una cerva. V. Ercole disperde gli uccelli Stinfalidi, così detti
dal
lago, ove solevansi posare — risponde al passar d
el segno dell’Ariete, sacro a Marte, detto ancora Ariete di Frisso, o
dal
vello di oro, ed è indicato dal levarsi della nav
rte, detto ancora Ariete di Frisso, o dal vello di oro, ed è indicato
dal
levarsi della nave Argo, dal tramonto di Antromed
risso, o dal vello di oro, ed è indicato dal levarsi della nave Argo,
dal
tramonto di Antromeda, e dalla sua cintura, dalla
Argo, dal tramonto di Antromeda, e dalla sua cintura, dalla Balena, e
dal
levarsi di Medusa, e dal tramontare della regina
romeda, e dalla sua cintura, dalla Balena, e dal levarsi di Medusa, e
dal
tramontare della regina Cassiopea. XIIII. Ercole
— risponde al passar del sole nel segno del Capricorro, ed è indicato
dal
tramonto del fiume dell’Aquario, la estremità del
Atlantidi — risponde al passar del sole sotto il Toro, che va segnato
dal
tramonto di Orione, che andò amante delle Atlanti
o. XI. Ercole trionfa di un cane spaventoso dalla coda di serpente, e
dal
capo di ceraste — risponde al passar del sole nei
al capo di ceraste — risponde al passar del sole nei Gemini, indicato
dal
tramonto del cane Frocione. XII. Ercole trascorre
ina verso le regioni occidentali, che van denominate Esperia, seguito
dal
Dragone del polo, custode dell’ Esperidi. 64. Cad
accogliendo egli cortesemente nel Lazio, suo regno, Saturno scacciato
dal
cielo, avesse avuto da lui il dono di conoscere l
in una gran cloaca romana, ed ignorando di chi fosse le diede il nome
dal
luogo ove fu trovata. I Romani adoravano aucora V
iti avvenimenti. (5). Patelena, se ne potrebbe trarre la etimologia
dal
verbo patet. (6). Ostilina — E così detta da h
dabat pleno carmine vera Dei. In Roma era una porta detta Carmentale
dal
suo nome, che poi fu nominata scelerata, e vicino
re, chiudere, ossia dall’aprirsi le porte del suo tempio in guerra, e
dal
chiudersi in tempo di pace. (1). Macrobii, Satu
.a Durante Introduzione La parola Mitologia (Μυτολογια) viene
dal
greco (λογος) discorso, e (μυθος) favola, o sia r
liarlo del regno, gli mosse guerra ; ma fu da lui vinto e discacciato
dal
cielo. Il che vuol significare che il novello cor
o fra’ suoi figliuoli. Età dell’oro. Satùrno adunque, discacciato
dal
regno, si ricoverò in quella parte d’Italia, ove
’Italia, ove fu poscia edificata Roma, e che si chiamò Lazio (Latium)
dal
verbo latère, occultarsi, perchè quel Nume erasi
uolo del Cielo, perchè siam soliti di chiamare figliuoli del cielo, o
dal
cielo discesi coloro di cui ammiriamo le grandi v
evare la bontà di ciascun secolo. Ciò voleva dire che il genere umano
dal
suo primitivo stato di felicità e d’innocenza a p
uno fu il primo ad edificare de’ tempii agli Dei fra gli Aborigeni, e
dal
suo nome si crede derivata la parola fanum, tempi
lle vene de’lor primi e più antichi signori era un sangue proveniente
dal
vecchio padre di Giove. Di che i Romani vollero s
i Cibèle-Ati-Taurobolio. I Sacerdoti di Cibèle appellavansi Galli
dal
fiume Gallo, della Frigia, del quale bevendo le a
Minèrva il dì precedente alle calende di Settembre e furono istituiti
dal
re Tarquinio Prisco. I giuochi Megalesi si celebr
da Alba Longa. A principio si eleggevano da’ Re, e questi scacciati,
dal
Pontefice Massimo ; e doveano avere padre e madre
la cosa pubblica funestissimo, e la Vestale colle battiture punivasi
dal
Pontefice Massimo. Rinnovellavasi poi l’estinto f
su di una nave erasi salvato nell’Italia ; o l’arca in cui Noè campò
dal
generale diluvio. X. Principali epiteti di Gia
da una parola greca (πεσειν) che significa cadere, perchè quivi cadde
dal
cielo un simulacro di quella Dea ; Dea turrita et
to fra gli Dei infernali che fra i celesti ; la quale credenza nacque
dal
giudicarsi il pianeta di Satùrno di malefico infl
celebrava il natale di Giove. Virgilio (1) dice che le api, allettate
dal
suono de’ cembali de’ Cureti, nell’antro del mont
del monte Ditteo, in Creta, furono col loro mele le nutrici di Giove,
dal
quale ebbero in premio quell’stinto nel fabbricar
per debellare i Giganti ; sebbene altri l’intendano per Giove nocivo,
dal
vedersi la statua di lui armata di saette per fer
mutabili decreti, a’ quali non poteasi in modo alcuno opporre, e però
dal
Comico Filemone fu chiamato Dio schiavo del Desti
o fulmine. Finsero ciò i poeti, perchè niun’ aquila è stata mai tocca
dal
fulmine ; o pel volare altissimo che fa verso le
spazii dell’aria. E la consorte di lui che non volle esser disgiunta
dal
marito, fu trasformata in falcone, uccello solito
erva, o sia di una sapienza tutta divina ; e l’anima, un fuoco tratto
dal
cielo, per indicare la sua origine da Dio. Potreb
he avesse formato l’uomo di creta e lo avesse animato con fuoco tolto
dal
cielo. Quanta somiglianza poi abbia questa favola
istruito nolla storia sacra. Dissero, ch’egli avesse rapito il fuoco
dal
cielo e mostratone l’uso agli uomini, perchè ritr
ggi, ed insegnò agli uemini di far uso di quel fuoco che parea calato
dal
cielo. VI. Continuazione. Astrea Gigantomachia
braccia e gambe di serpenti, aspirando follemente a discacciare Giove
dal
celeste suo regno, all’altissimo Olimpo soprappos
òna li uccise ». L’Olimpo per forza di un gran tremuoto fu distaccato
dal
monte Ossa(2), e ciò forse diede luogo alla favol
ù inacerbita, volle fare l’estrema pruova di sua possanza, producendo
dal
seno del Tartaro il mostruoso Tifeo o Tifone (Τυφ
Egitto, ove non lasciò l’implacabile mostro d’inseguirli. Essi, vinti
dal
terrore, per consiglio del Dio Pan, pigliarono se
ifeo han dato luogo que’venti procellosi e quelle orribili fiamme che
dal
seno della terra di tratto in tratto si veggono u
negando l’esistenza degli Dei, fecero dire che volevano discacciarli
dal
cielo ? VII. Licaone-Diluvio-Deucalione e Pirr
lo ? VII. Licaone-Diluvio-Deucalione e Pirra-Filemone e Bauci.
Dal
sangue de’ Giganti (4) fulminati da Giove nacque
di minute stelle, e di un notabile candore, per cui ha preso il nome
dal
latte. A destra ed a sinistra di questa strada so
E’ fama che Mercurio fu per qualche tempo allattato da Giunòne, e che
dal
poco latte per caso caduto dalla bocca di lui si
teo, e condottiere de’ Titàni alla folle impresa di discacciare Giove
dal
cielo. Dal quale essendo stati que gli audaci pre
ottiere de’ Titàni alla folle impresa di discacciare Giove dal cielo.
Dal
quale essendo stati que gli audaci precipitati ne
oscevan le Dee. Virgilio (7) racconta che Venere si manifestò ad Enèa
dal
divino odore che spiravano le sue chiome tutte sp
o de’ più celebrati figliuoli di Giove. Ma convien raccontare la cosa
dal
principio. Non lungi dal monte Atlante (1) era un
uoli di Giove. Ma convien raccontare la cosa dal principio. Non lungi
dal
monte Atlante (1) era una spaziosa ed aprica pian
ate Gree (γραιαι da γραυς, vetula), perchè furon vecchie e canute fin
dal
loro nascimento. Eran figlie di Forco, dio marino
o espose alla discrezione delle onde ; ma per volere di Giove fu essa
dal
mare trasportata presso a Serifo, picciola isola
sportata presso a Serifo, picciola isola del mare Egeo, ove rinvenuta
dal
pescatore Ditte, fu da lui recata al re Polidètte
n mano quel teschio che grondava sangue, qual trofeo di sua vittoria.
Dal
sangue di lei, appena reciso il capo, nacque il c
ani furon detti Poeni ; e Cilice, in una regione dell’Asia Minore che
dal
suo nome si chiamò Cilicia. Ma Cadmo, dopo vano e
edificherai una città, che chiamerassi Beozia. Scende l’eroe Fenicio
dal
Parnaso, e vede incustodita giovenca pascere a pi
nel mare, o vi fu per ordine di Minos precipitata. Il corpo di lei fu
dal
mare trasportato presso ad un promontorio dell’Ar
tti a sorte spedir si doveano a Creta per essere miseramente divorati
dal
Minotauro. Si racconta che gli Ateniesi furono op
che imitavano quelle degli uccelli, e ponendosele agli omeri, seguito
dal
figliuolo Icaro ch’era seco nel laberinto e che p
i, e la navigazione rassomigliano al volo (3) ; e perciò Dedalo fuggì
dal
laberinto a volo, cioè, su di una nave velocement
dolentissimo continuò il suo viaggio e giunse in Sicilia, ove accolto
dal
re Cocalo fu cagione che Minos gli movesse guerra
uova, uno immortale, da cui uscì Polluce ed Elena ; l’altro mortale,
dal
quale nacque Castore e Clitennèstra. Omero dice c
itteo, e regina di Tebe. Non manca chi dice Anfione fig. di Mercurio,
dal
quale ebbe quella famosa lira che altri vogliono
etta per ciò Asopiade da Ovidio. Regnò nell’isola Enopia o Enone, che
dal
nome della madre chiamò Egina(1), ond’ebbe origin
mate, fig. di Nereo e di Dori, ebbe Foco, il quale, per le sue virtù,
dal
buon genitore fu più amato degli altri fratelli,
ale(1) fu fig. d’Inaco, fiume dell’Argolide, che nasce da Artemisio o
dal
Linceo, monti di Arcadia, e per ciò detta Inachid
ordine di Giove medesimo, edificò una città famosa, che chiamò Menfi
dal
nome della moglie, da cui ebbe una figliuola chia
e Dardano, per avviso dell’oracolo, andò nella Teucride, ove accolto
dal
re Teucro sposò una sua figliuola, da cui ebbe Er
icono che gli abitatori delle isole Vulcanie, le quali gettano fuoco,
dal
fumo di essi prevedevano quali venti per tre gior
ammoniaco, che ha preso il nome o dalle arene, cui è frammischiato, o
dal
tempio di Ammone, presso al quale si raccoglieva(
). Alcuni(4) dicono, che in quella selva dava gli oracoli una colomba
dal
ramo di una sacra quercia ; la quale finzione nac
rciò Varrone(1) distingueva nella storia de’ Greci, il tempo incerto,
dal
principio del mondo al diluvio ; il mitico o ’fav
incerto, dal principio del mondo al diluvio ; il mitico o ’favoloso,
dal
diluvio alla prima olimpiade ; e lo storico, dall
o iugeri, e ciase un lato era lungo circa dugento piedi. Vi si saliva
dal
foro romano per ben cento scaglioni, che ne rende
a tre punte, e simili altre maravigliose cose. Fu più volte consumato
dal
fuoco, e più volte rifatto ; e l’ultima, da Domiz
si gonfia ; ed alla chioma che, come quella del leone, gli scende giù
dal
capo. Il Winckelmann è di parere che il capo di G
Iupiter Elicius, detto ab eliciendo, perchè credevano poterlo trarre
dal
cielo con certe cerimonie per allontanare un male
così detto o dalla città di Olimpia, ov’era il famoso suo tempio ; o
dal
monte Olimpo, in Tessaglia ; o dal cielo che dice
a, ov’era il famoso suo tempio ; o dal monte Olimpo, in Tessaglia ; o
dal
cielo che diceasi Olimpo. Nei conviti il primo bi
ò riputate sacre(3). Si sa che Giove richiamò gli antichissimi uomini
dal
ferino cibo di carne umana a quello più mite dell
irato per aver dato mano ad un inganno fattogli da Giunone, la cacciò
dal
cielo e mandolla a conversare cogli uomini. Giove
he i fulmini e le inondazioni, vengono da Giove per liberare la terra
dal
peso de’malvagi(1). Nella pagana Teologia(2) Giov
a luna. Dai Greci chiamavasi Ηρα, che Platone nel Cratilo fa derivare
dal
verbo εραω, amare, quasi ερατη, amabile, o perchè
omo di bassa statura. Iaquelot vuole che la favola de’Pigmei sia nata
dal
costume degli Etiopi, i quali metter soleano picc
mente il fondo, per dir così, dell’Iliade e dell’Eneide ; ci conviene
dal
principio raccontare l’oltraggio che toccò sì al
ella Tessaglia. Temi intanto, o le Parche avean presagito a Giove che
dal
matrimonio che fermato avea con Teti, sarebbe nat
agione d’innumerevoli mali. Il vecchio Eumeo appresso Omero(1), vinto
dal
desiderio di rivedere Ulisse, si rivolge sdegnoso
hè l’Iride o arco baleno colle sue estremità o corna attigne le acque
dal
mare. Esiodo dice che nacque da Taumante, che in
ispensava a’ mortali le ricchezze ed ogni altro bene temporale, e che
dal
Guidi chiamasi superba al par di Giuno. Era essa
Numi con immutabile legge del Fato stabilito ; ma gli uomini, lontani
dal
consorzio degli Dei ed ignoranti del futuro, nel
ce in Argo una statua di Giunone, colle braccia bianche o di avorio ;
dal
bell’occhio ; dalla veste di vario ricamo ; di re
Giove e di Temi. Stesicoro fu il primo che finse, Minerva esser nata
dal
cervello di Giove ; e Luciano in un suo dialogo l
o lungo ricusare, s’induce finalmente a dare il gran colpo, pel quale
dal
divin capo uscì una Vergine armata da capo a pied
odo racconta che Giove, quando niun’altra cosa avea prodotto, partorì
dal
suo cervello Minerva, uguale al padre sì nella po
per la doviziosa felicità di cui godeva, finge nobilmente che quando
dal
cervello di Giove, per un colpo di mannaia datogl
più antica terra del mondo e più vicina al cielo, come argomentavano
dal
gran calore di quella regione ; e quivi nelle acq
; e perchè le arti son frutto della mente, si finse ch’ella era nata
dal
cervello di Giove. L’opinione più comune è che Mi
Giove, sola ha conseguito tutte le prerogative e tutti gli onori ; e
dal
coro de’ Tebani presso Sofocle prima s’invoca Min
mune a lei con quel Nume di modo che quanto essa disponeva, tutto era
dal
suo cenno divino comprovato. E però Omero ne’ suo
Dea delle scienze e delle arti. Atene. Essendo che Minerva nacque
dal
cervello di Giove ; e l’ingegno o la sapienza del
enziò per Minerva, la quale chiamò la città Atene (ab Αθηνη, Minerva)
dal
suo nome, e se l’ebbe cara, e le piacque averla n
azione era dalla Prudenza, cioè da Minerva, diretto ; e che però ebbe
dal
poeta l’epiteto di sterminatore di città. Si osse
più che ogni altra apparteneva a questa Dea. Esiodo fa uscir Pallade
dal
cervello di Giove, e la chiama Tritonia dagli occ
e affibbiavasi con molti fermagli. Ne’ greci poeti leggiamo l’epiteto
dal
bel peplo dato a molte donne per loro gran lode ;
eto dal bel peplo dato a molte donne per loro gran lode ; ed Omero(1)
dal
peplo e dall’aurea fibbia loda le donne Attiche ;
rive Pallade e la sua ninfa vestite di peplo ; e Teocrito loda Cerere
dal
peplo. Omero in più luoghi descrive or Minerva, o
lancia, mentre esce del capo di Giove. Alcuni dicono che quando uscì
dal
cervello del Nume, avea l’elmo, la corazza, in un
’era un simulacro di lei ; o da Alalcomena, nutrice di questa Dea ; o
dal
verbo greco αλαλκω, iuvo, percui può spiegarsi au
ausiliatrice. Αματωρ ο αμητρος, senza madre, così detta, perchè nata
dal
cervello di Giove. Armipotente ed Armisona, armi
Minervium, sul monte Celio. Fu così detta o quasi Capita, perchè nata
dal
capo di Giove ; o da captus, voce degli Auguri, c
ie. Calcieca o Calcidica (a χαλκος, aes, et οικος, domus) dicevasi o
dal
tempio di bronzo a Minerva edificato dagli esuli
onia ; o da τριτω, che appo i Cretesi significava capo, perchè nacque
dal
capo di Giove. XI. Alcune altre cose di Minerv
ico, affidato alla custodia di Giove Sotere e di Pluto. Fu così detto
dal
simulacro di Minerva detta la Vergine (παρθενος),
scudo simile agli ancili de’ Romani. Del quale raccontano che caduto
dal
cielo, mentre Ilo fabbricava la fortezza d’Ilio,
vessero custodita. Il Palladio secondo altri era una statuetta caduta
dal
cielo a Pessinunte, città della Frigia, coll’asta
Dei il portò in Italia, ed allogato a Lavinio, e poscia in Alba Longa
dal
figliuolo Ascanio, a tempo di Tullo Ostilio recat
e, vi suscita grave pestilenza. Il che Omero prese dagli Egiziani che
dal
sole credeano nascere le pestifere infezioni ne’p
to della virtù d’indovinare. Latona intanto, per comando di Giove, fu
dal
vento borea portata a Nettuno, il quale prese a p
erò menolla nell’isola Ortigia che ricoprì di acque ; il che la salvò
dal
dente di quel mostro. La favola di questo serpent
dolore del figliuolo, disse non trovare spediente migliore che andar
dal
padre a chiarirsi del vero ; e Fetonte vi andò di
deva Apollo, vestito di luce ; il quale al veder Fetonte non si tenne
dal
fargli molte care accoglienze, certificandolo ch’
ori del fulmine ; per cui Giove lo spogliò della divinità e cacciollo
dal
cielo. Fu pure obbligato a pascolare gli armenti
piega sullo stelo il languente suo capo. Apollo n’ebbe gran dolore, e
dal
suo sangue fece nascere un fiore del colore dell’
aere della valle infernale lieto con Euridice ritornava, non si tenne
dal
rimirarla, e si volse, ma solo per vederla svanir
irozzò le selvatiche genti co’dolci modi del canto e della poesia ; e
dal
loro vivere e vitto ferino, e dalle micidiali dis
ogo della Libia, ove dopo fu edificata la città di Cirene, così detta
dal
suo nome. Nato appena Aristeo, Apollo il diede ad
ra il privarono e degli occhi. Questo Lino vuolsi essero stato ucciso
dal
suo discepolo Ercole colla propria lira, perchè,
oce ripeteva : Mida ha le orecchie di asino ; ed alcune canne mosse
dal
vento ripetevano : Mida ha le orecchie di asino
i quelle si fece un fiume, detto Marsia, ch’è nella Frigia, non lungi
dal
Meandro. Presso ai rostri in Roma era una statua
e un animo orgoglioso di sua felicità a segno di sconfortare i Tebani
dal
culto de’ Numi. Timagora dice che i Tebani a trad
orna, e chiede vendetta al Nume del ricevuto oltraggio. Allora scende
dal
cielo Apollo stranamente adirato, coll’arco su gl
da lungi lo strepito degli scossi strali, de’ quali come uno ne vibra
dal
tremendo arco, tosto agli animali si attacca mici
mpio in onor dt Apollo, per ciò detto Sininteo. Un più strano gastigo
dal
nostro Apollo ebbe Cassandra, fig. di Priamo e di
oscenze. Furon dette pure Camene (Camoenae), quasi canienae a canendo
dal
canto ; ma Varrone vuole che prima chiama vansi C
(ab ιππος, equus, et κρηνη, fons), o fonte del cavallo, ebbe origine
dal
Pegaso. Esiodo dice che fu esso così detto da πηγ
; ma comunemente si vuole che quando Perseo recise il capo di Medusa,
dal
sangue che gocciolonne sul suolo, nacque un destr
ndo di Apollo circondaron di mura la città di Tebe, e che discacciato
dal
trono Laio, fig. di Labdaco, quivi essi regnarono
della poesia e della musica. Anfione ebbe la lira da Mercurio, ovvero
dal
nostro Apollo. XI. Continuazione. Pindo. Ascra
industriosa del monte Matino, che negli ombrosi boschetti di Tivolì,
dal
timo fabbrica il mele de’ suoi dolci carmi(2). Nè
onia, il quale da’ monti Acrocerauni si stende sino alle Termopili, e
dal
suo bel mezzo si spicca un ramo che forma il Parn
Alcuni vogliono che sia un autro a piè del monte Libetro, così detto
dal
poeta Libetro, che il primo insegnò la musica. Pi
manoscritti. Euterpe, (ab ευ, bene, et τερπω, delecto), così chiamata
dal
diletto che dà la poesia lirica, alla quale ella
tonessa ispirava un furore divino, pel quale dava profetiche risposte
dal
sacro tripode ch’era posto sull’apertura di quell
o tripode, sopra del quale la Pitonessa dava gli oracoli(1), ispirata
dal
Nume per mezzo di un vento o vapore che usciva da
era peritissimo ; e si vuole che sia stato detto Peane (παιαν, Paean)
dal
greco (παιειν) che significa ferire. I suoi dardi
Greci e de’ Romani. Pare dunque che l’idolatria abbia avuto principio
dal
culto del sole, e che quest’astro fosse stato la
e da’Greci Ηλιος o Ηελιος da una voce greca che significa splendore.
Dal
Sole e da Perseide, una delle Oceanidi, nacque Ci
mezzo ad una selva di annose querce. Da Omero chiamasiDiva terribile,
dal
crespo erine e dal dolce canto ; ed egli racconta
di annose querce. Da Omero chiamasiDiva terribile, dal crespo erine e
dal
dolce canto ; ed egli racconta che, approdato Uli
latte ; Moli i Numi la chiamano : resiste Alla mano mortal che vuol
dal
suolo Staccarla ; ai Dei che tutto ponno, cede. P
Virgilio(1). Circe ancora(2) avverti Ulisse che si fosse ben guardato
dal
recar danno agli armenti del Sole. Erravano quest
Ovidio son detti alipedi, cioé veloci. Ogni sera il Sole li distacca
dal
cocchio, e va con esso a tuffarsi nel mare che co
presedeva alla divinazione. Gr. προοψιος. Apollo Actius, così detto
dal
celebre promontorio di Azio, ove Augusto vinse An
. Apollo auricomus, χρυσοκομης, Apollo dall’aurea chioma, detto così
dal
fulgore de’raggi che sono l’aurea chioma del sole
Palatino dopo la vittoria di Azio. Apollo Paean, παιαν, così detto o
dal
verbo greco παιω, che significa sedare, perchè Ap
Ed in quanto a’ nomi della prima, la voce Luna secondo alcuni deriva
dal
verbo luceo, quasi Lucina, toltane la sillaba di
e fu così detta perchè riluce con luce aliena, cioè presa in prestito
dal
sole. Dai Greci dicevasi Σεληνη da σελας, che vuo
e quali colla virtù de’ loro magici carmi potevano far calare la Luna
dal
cielo(1), e dicevano poterla liberare dal drago c
potevano far calare la Luna dal cielo(1), e dicevano poterla liberare
dal
drago che volea divorarla ; il che accadeva nell’
ttenenza colla Luna. III. Continuazione. Notte. Sonno e Sogni.
Dal
Caos e dalla Caligine nacque la Notte ; ma, secon
. Dal Caos e dalla Caligine nacque la Notte ; ma, secondo Esiodo,
dal
Caos nacque l’Erebo e la Notte, e dalla Notte, l’
a idea della danza. Virgilio(4) ci rappresenta la Notte che precipita
dal
cielo e colle nere sue ali abbraccia la terra. Le
Latmo, nella Caria, alle bocche del fiume Meandro, ove la Luna stessa
dal
cielo ne vagheggiava la singolare bellezza. Quest
della Luna ; e perciò finsero i poeti che la Luna godeva a rimirarlo
dal
cielo. E Plutarco pensa che il conversare di alcu
illumina colla sua luce la notte. E credo che si chiamò Fascelis non
dal
fascio di legna, in cui Oreste ed Ifigenia portar
rono avvolto il simulacro di Diana Taurica, come dice il Calepino, ma
dal
greco φασκω, risplendere. Febe, Φοιβη, Phoebe, d
si la Luna, come Apollo o il Sole si appellava Febo(2). Latmia Luna,
dal
monte Latmo, nella Caria. VII. Alcune altre co
le voci delle streghe che co’ loro incantesimi tentavano farla calare
dal
cielo (succurrebant Lunae laboranti). Come al Sol
i sorpresi da certe infermità violenti dicevansi percossi da Apollo o
dal
Sole, come percosse dalla Luna appellavansi le do
eementi(1). Così percossi da Giove si dicevano quelli ch’eran colpiti
dal
fulmine. Sul monte Aventino la Luna aveva un temp
ς da’ Greci ; nome derivato da βακχος, che significa uomo trasportato
dal
furore e che parla vaneggiando ; sebbene Servio(6
ninfa che colla sorella Brome lo aveano educato. Dicevasi pure Iaccus
dal
greco ιαχω, gridare, per le grida tumultuose di c
o più Dionisii ; il primo nato di Giove e di Proserpina ; il secondo,
dal
Nilo il quale si dice aver edificato Nisa ; il te
itornato alla luce del sole, dopo molte e rispettose carezze fattegli
dal
can Cerbero, andò a sedere in cielo cogli altri n
gli dal can Cerbero, andò a sedere in cielo cogli altri numi. Intanto
dal
materno seno tolto ancora immaturo il pargoletto
iche. Ovidio dice che furon dette Iadi da Iante ; ma prima avea detto
dal
verbo greco υειν, piovere. Plinio e Gellio(2) dic
compagno trovato avea sul lido un fanciullo a dormire quasi aggravato
dal
vino, vi scorse una bellezza, in cui traluceva un
cco ; ma quegli, schernendo i suoi detti, cercava distornare i Tebani
dal
celebrar que’ misteri, a’ fatti aggiungendo l’ont
go. Acrisio. Icaro E pure sì spaventoso esempio non ritenne altri
dal
dispregiar le orgie di Bacco. Tiresia(1), dopo il
brutte figure di pipistrelli. Alcuni dicono che quelle donzelle prese
dal
furore di Bacco lacerarono Ippaso, fig. di Leucip
chiamò οινος dall’ospite ; ma è più verisimile che la favola sia nata
dal
nome di Eneo, ovvero Oeneo che in greco significa
han dovuto i Greci copiare dalla storia della morte di Osiride ucciso
dal
gigante Tifone, suo fratello. Orazio(1) afferma c
ello. Orazio(1) afferma che quando i gigan ti vollero scacciare Giove
dal
suo trono, Bacco, presa la figura di animoso leon
tro più strano. Era esso composto di uomini e di donne, tutti agitati
dal
divino furore del loro duce. Molto han detto i po
n’asta di legno o bastone attorcigliato di pampini e di ellera, usato
dal
nostro nume nelle sue guerre dell’ India, e che i
lio e pedagogo. Anche i Satiri, quando eran vecchi, dicevansi Sileni,
dal
nome del loro capo, e figuravansi quasi sempre ub
fonte di vino per ubbriacare e quindi impadronirsi del buon Sileno ;
dal
quale apprese assai buone cose ; il che finse per
spesso chiamato vincitore dell’India, del Gange, del mare barbaro ; e
dal
Redi, dell’Indico oriente domator glorioso. Molti
ella Tracia, in cui le orgie principalmente si celebravano ; Edonidi,
dal
monte Edone, nella Tracia, ove celebravansi le su
si una Baccante, forse dalla voce evoè ! propria delle orgie ; Menadi
dal
greco μαινομαι, furo, insanio ; Mimallonidi, da μ
. si vede una Baccante infuriata che suona il cembalo. Vi è un Fauno,
dal
cui omero sinistro pende una pelle di tigre, ed h
rappresentavasi con testa di toro, e faccia di uomo. Edonio, Edonus,
dal
monte Edon, nella Tracia, ove era singolarmente o
cia, ove era singolarmente onorato. Evante o Evan, cognome di Bacco,
dal
grido delle Baccanti evan, che corrisponde all’ev
mbiche a principio cantavansi nelle feste di Bacco da uomini invasati
dal
suo furore, e senza legge alcuna ; ma Laso, maest
volendosi in certo modo imitare la sregolatezza di una mente alterata
dal
vino, dee regnare una licenza ed un’audacia assai
questi Numi e lor ragione. Cicerone(1) fa derivare il nome Venus
dal
verbo venire, perchè essa, essendo Dea dell’amore
litta ; i Medi, Anaite ; e così degli altri. Cupido poi fu così detto
dal
verbo cupio, desiderare, perchè l’amore è desider
el mare, detta perciò Anadiomene. Igino poi(5) racconta che una volta
dal
cielo cadde nell’ Eufrate un uovo, che sulla riva
gliavano sotto i piedi, ed era accompagnata da Cupido, suo figliuolo,
dal
giuoco, e dal riso, che la rendevano la delizia d
i piedi, ed era accompagnata da Cupido, suo figliuolo, dal giuoco, e
dal
riso, che la rendevano la delizia degli uomini e
il più deforme degli Dei, dell’ingiuria fattagli, quando il precipitò
dal
cielo, gli diede Venere per moglie. I poeti, dice
fu generalmente abbracciato. Di là andarono a Citera ch’era non lungi
dal
continente della Grecia ; ed allora i Greci comin
ll’infelice giovane Venere accorse, sparse del nettare sulla ferita e
dal
sangue di lui fece nascere un fiore che Bione cre
tri però favoleggiano che le Esperidi possedevano in Africa non lungi
dal
monte Atlante orti amenissimi, ne’ quali era l’al
le forze sue per salvare e l’una e l’altro, se stato fosse possibile,
dal
turbine che loro soprastava per volere del fato.
servì per rendersi benevolo il consorte Giove, che fece addormentare
dal
Sonno, e così diede agio a Nettuno d’inanimire i
e degli altri numi che ne favorivano la causa, non valsero a salvarla
dal
destinato eccidio. Troia cadde e ne fu miserando
di Romolo, il quale fondar dovea la gran città di Marte e dirla Roma
dal
suo nome, città ch’esser dovea l’eterna imperatri
uenza. Esiodo rappresenta questa Dea accompagnata da Cupido e seguita
dal
Desiderio ch’egli chiama Imero (Ιμερος). E Venere
Autonoe. Alcuni però le vogliono nate da Giove e da Giunone ; altri,
dal
Sole e da Egle ; e Servio, da Bacco e da Venere.
e di forestieri. Le antiche memorie, egli dice (2), lo dicono fondato
dal
re Aeria ; ma altri vogliono che fu dedicato da C
a altri vogliono che fu dedicato da Cinira, e che la Dea stessa, nata
dal
mare, fosse quivi approdata. Era proibito sparger
uma del mare, è consacrata da molti antichi monumenti, e specialmente
dal
sublime quadro di Apelle, ove la Dea era rapprese
ice insigne fu la Venere di Coo,Anadiomene, cioè emergente o sorgente
dal
mare ; della quale i poeti dissero sì bei concett
ali epiteti di Venere. Acidalia, Ακιδαλια ; fu così detta Venere
dal
fonte Acidalio, nella Beozia, ove solevansi lavar
ομενη, da αναδυμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere come uscente
dal
mare. Per questa ragione fu pur chiamata Venere m
e fu detto Dioneo, come discendente da quella Dea. Ericina, Erycina,
dal
monte Erice, in Sicilia, non lontano dal capo Lil
ella Dea. Ericina, Erycina, dal monte Erice, in Sicilia, non lontano
dal
capo Lilibeo, sul quale fu edificato un memorabil
ove Venere era particolarmente onorata. Idalia, soprannome di Venere
dal
culto resole in Idalia, città dell’isola di Cipro
i. In Plauto troviamo Ares latinamente usato per Mars. Or Αρης deriva
dal
greco αιρω, fut. αρω,distruggere, ben convenendo
i antichi dicevano duellum per bellum. Da’ Greci dicevasi Ενυω, Enyo,
dal
verbo ενυω, che significa uccidere. II. Storia
o crede uno de’ Titani o de’ Dattili Idei e che chiama Dio guerriero.
Dal
quale apprese prima la danza e gli altri esercizi
Romani. Sacerdoti Salii. Ancili. Roma ed il popolo romano aveano
dal
dio della guerra preso il nome di città e popolo
frastuono di una gran tempesta, fosse stato rapito e portato in cielo
dal
padre Marte sullo stesso suo cocchio. E T. Livio(
rimonie. Da Catullo(3) si chiamavano salisubsuli, voce forse foggiata
dal
poeta per esprimere più vivamente la sua idea. Li
ttorale di bronzo ; ed ordinò che portassero quegli scudi che caddero
dal
cielo, chiamati Ancili ; ed andassero per la citt
tre un’ orribile pestilenza devastava Roma e l’Italia, si vide cadere
dal
cielo uno scudo di bronzo. Allora Numa, sulla par
i Egeria, fece intendere al popolo che quello scudo era stato mandato
dal
cielo per salvezza della città e che doveasi gelo
ò tre volte e tre volte balenò, e con grande stupore si vide scendere
dal
cielo uno scudo ch’era il pegno della salvezza di
tissimi da un tal Veturio Mamurio, artefice assai ingegnoso, il quale
dal
re altra mercede non volle che quella di porre il
e Ippalco, Atreo e Tieste. Enomao era re di Pisa in Elide. Mirtilo fu
dal
padre Mercurio collocato fra gli astri, e chiamas
nialio, cioè a Marte che crolla il suo elmo. Questa voce poi deriva o
dal
verbo ενυω, uccidere, per cui potrebbe significar
aveano l’onore del trionfo. Una turba di fanatici, credendosi agitati
dal
divino furore di Bellona, spacciavano di predire
Bellona. Tibullo(3) dice che la sacerdotessa di quella Dea, invasata
dal
suo furore, prima di predire il futuro al poeta,
e etimologie del nome Ermete ; e non pochi fanno derivare questa voce
dal
verbo ερμηνευω, interpetrarè, perchè Mercurio è l
ere fra gli uomini e gli Dei ; ma pare che quel verbo piuttosto venga
dal
nome Ermete. Ne’ lessicì si fa derivare dal verbo
uel verbo piuttosto venga dal nome Ermete. Ne’ lessicì si fa derivare
dal
verbo ειρω, annunziare, per l’ufficio che Mercuri
Agostino(4) ; o perchè, al dir di Servio(5), questo dio sempre corre
dal
cielo all’ inferno, e viceversa. II. Storia fa
rzo, di Libero e di Proserpina ; ed il quarto, di Giove e di Cillene,
dal
quale fu ucciso Argo. Cicerone(2) ne annovera cin
de, ch’è lo stesso che Trofonio ; il terzo, di Giove terzo e di Maia,
dal
quale e da Penelope nacque Pan ; il quarto, nato
terzo e di Maia, dal quale e da Penelope nacque Pan ; il quarto, nato
dal
Nilo, che gli Egiziani non credevan lecito di nom
curio avesse dato il nome al quinto mese dell’anno, chiamandolo Maius
dal
nome della madre Maia ; e di fatto i mercatanti i
bambino, ancora in culla, avea rubato il tridente a Nettuno, la spada
dal
fodero a Marte, a Venere, il cesto, a lui stesso,
to, gli rubò il turcasso ; di che avvedutosi Apollo, non potè tenersi
dal
riderne grandemente. Ed Omero (2) con molta gravi
eva sempre le stesse canzoni. Altri però fanno derivare quella parola
dal
nostro Batto, il quale rispose a Mercurio « sub i
una freccia. Di che fu sì dolente il padre Dedalione che si precipitò
dal
monte Parnaso ; ma Apollo per compassione il cang
lo per compassione il cangiò in aquila, o in isparviere. Autolico poi
dal
padre Mercurio ebbe il dono di una singolar destr
l genere umano in varie nazioni ; e che inventô alcune lettere greche
dal
volo delle gru, le quali imitano la forma di quel
ed i sassi (6). E dicono ch’egli innalzò il primo altare a Mercurio,
dal
quale ebbe in premio la lira, la quale dalla Samo
ica credenza che niuno potesse morire, se Mercurio non avesse sciolta
dal
vincolo del corpo l’anima che ad esso era unita p
Allora Giunone, avendo pietà di quella morte affannosa, mandò Iride
dal
cielo, la quale « sospesa Sopra il capo le stett
a Sopra il capo le stette, e d’oro un filo Ne svelse e disse : Io qui
dal
ciel mandata Quest’a Pluto consacro, e te disciol
ivaghi nel cupo Fondo talor d’una solenne grotta, Se avvien che alcun
dal
sasso, ove congiunti L’uno appo l’altro s’attenea
omani, de’ viaggiatori e de’ cacciatori per ripararsi dalla pioggia e
dal
sole. Le ali poi attaccate al petaso indicano la
chi lo portava, uccise, pugnando, il gigante Ippolito ; liberò Giove
dal
mostruoso Tifone che lenealo avvinto co’ suoi ser
erra e lor ragione. L a Terra chiamavasi da’GreciGe o Gea (Γαια)
dal
verbo γεινομαι, nascere, perchè gli antichi crede
o dice che la Terra insieme col Cielo e col Mare, nacque dall’Etere e
dal
Giorno. Ma secondo Esiodo(2) la prima a nascere d
nnovera fra i più celebri e vetusti Dei del gentilesimo. E ciò nacque
dal
naturale amore che ha l’uomo per la propria conse
ucendo ogni dì sì varie e mirabili cose , non dee recarmaraviglia, se
dal
suo seno mandava fuori certe esalazioni ed alcune
e inspirazioni del Nume, e così dava gli oracoli. Il mostruoso Pitone
dal
maculoso tergo e dal rosseggiante aspetto, dice E
me, e così dava gli oracoli. Il mostruoso Pitone dal maculoso tergo e
dal
rosseggiante aspetto, dice Euripide, sotto un fro
chine bevea, era breve. Nella Tracia era un antro consacrato a Bacco,
dal
quale si davano gli oracoli dopo aver bevuto molt
afferrato Anteo, lo stringe con un braccio pe’ fianchi, sollevandolo
dal
suolo ; e per terra vedesi l’arco ed il turcasso
micapri erano propriamente uomini favolosi, che aveano forma di capra
dal
mezzo all’ingiù. E da Pane, lor capo, furon detti
uò vincersi per alcun imperio della ragione, la quale volevasi infusa
dal
dio Pan, com’è lo spavento mandato, senza saperse
sorelle, cangiata in palustre canna, di cui Pan formò la fistola che
dal
nome di quella ninfa fu detta siringa. Lucrezio (
ono gli armenti ed i piniferi monti di Arcadia. E chiamavasi Menalio,
dal
Menalo ; e Tegeo, da Tegeo, città dell’Arcadia ov
e tutto ebbrifestante. Furon poi detti Fauni o da Fauno, lor padre, o
dal
verbo fari, part. fatus, parlare ; o dal greco φα
uni o da Fauno, lor padre, o dal verbo fari, part. fatus, parlare ; o
dal
greco φατις, oraculum, perchè predicevano l’avven
sai ridevoli, detto cordace (κορδαξ, κορδακισμος, cordax ), inventato
dal
satiro Cordace. Ovidio(2) appella i Satiri gioven
uni derivano il nome Vertunno dall’aver divertito le acque del Tevere
dal
Velabro, pianura fra il Capitolino, il Palatino e
fra il Capitolino, il Palatino e l’Aventino (a verso amne)(4) ; altri
dal
volgere di un anno (ab anno vertente), perchè gli
rimizie de’ frutti dell’anno ( anni vertentis ) (5) ; ed altri meglio
dal
cangiarsi in molte e varie forme (6). Tibullo(1)
egge in aria sopra i leggieri suoi vanni. Ad ogni passo di lei spunta
dal
suolo un nuovo fiore ; la sua fronte ba il candor
. Alcuni epiteti della Terra o sia Opi. Euristerna, Ευρυστερνος,
dal
largo petto. Nell’Acaia (1) era un tempio con un’
in quel dì dalla ninfa Aretusa ad un banchetto con altre dee, avendo
dal
doloroso pianto delle compagne al ritorno argomen
eran figliuole dell’Acheloo, fiume della Grecia che ha la sua origine
dal
monte Pindo, e di Sterope. Le quali, dolenti oltr
guisa schivò egli un tal periglio. Comunemente si dice che le Sirene
dal
mezzo in su aveano forma di donzella, e dal mezzo
nte si dice che le Sirene dal mezzo in su aveano forma di donzella, e
dal
mezzo in giù, di pesce, con due code. L’una dolce
il quale tutto da’ fiotti sarebbe coperto, se argini e moli di pietra
dal
mare nol disgiungessero. » Pausania(2) inclina a
di Cerere e di Trittolemo e fu allogato fra gli astri più splendidi.
Dal
bue venne il nome di Buzige, Ateniese, che fu il
i Acarnani ch’erano stati ammessi senza le debite cerimonie, scoperti
dal
parlare ch’eran forestieri, furon dal gran Sacerd
a le debite cerimonie, scoperti dal parlare ch’eran forestieri, furon
dal
gran Sacerdote condannati a morte, comechè stato
’ mugnai di rubar la farina. Ctonia (Χθων, terra), epiteto della Dea
dal
tempio che le edificò Ctonia sul monte Prono nel
Vulcanus da’ Latini, o Volcanus, secondo Varrone(4), dalla violenza e
dal
fulgore del fuoco, quasi Fulganus. Secondo altri(
ui ha una manifesta somiglianza. Dicevasi pure Mulciber (a mulcendo),
dal
temperare o addolcire il ferro. Da’ Greci chiamav
nie. Or Vulcano nacque sì deforme che Giove per dispetto il precipitò
dal
cielo con un calcio ; dalla quale caduta n’ebbe r
di Omero, Vulcano nacque da Giove e da Giunone ; e Giove il precipitò
dal
cielo per aver egli voluto dare aiuto alla madre
precipitò dal cielo per aver egli voluto dare aiuto alla madre posta
dal
marito in prigione. Caduto Vulcano nell’isola di
sse la deformità di questo nume, pure, in compenso del discacciamento
dal
cielo, tolse in moglie Venere, la più bella fra l
, e lo venerava qual nume ; e Sesostri gli edificò un tempio a Menfi.
Dal
Vulcano adunque degli Egiziani foggiarono i Greci
ttor delle memorie antiche. Ucciso Patroclo, grande amico di Achille,
dal
Troiano Ettore, questi s’impossessa delle armi di
a non mai udita lotta coll’eroe, il quale sarebbe restato sopraffatto
dal
fiume, se Giunone non avesse chiesto aiuto a Vulc
hiusa da un sasso grandissimo, ivi fermato con ferro ed ordigni fatti
dal
padre Vulcano. Ercole, poscia ch’ebbe morto Gerio
ezza ; e presso al Tevere fermate le bestie in luogo erboso, e stanco
dal
viaggio, quivi profondamente addormentossi. Allor
ti, per la coda indietro tirandoli, li condusse alla sua spelonca. Ma
dal
mugghiare delle bestie accortosi Ercole del furto
Esiodo, per la sua perizia maravigliosa nelle arli. Etneo, Aetnaeus,
dal
monte Etna, in Sicilia, ove avea la sua fucina. Κ
i appella da Ovidio. Lennio, Lemnius, dall’isola di Lenno, ove cadde
dal
cielo. Pandamo (a παν, omne, et δαμαω, domo), do
ve, attaccò Prometeo al monte Caucaso in pena di aver rubato il fuoco
dal
cielo. Si vuole che per ciò si servì di catene d’
sia simile al giorno. Altri finalmente vogliono(3) che fu così detta
dal
greco διος, Giove, quasi Joviana, a Jove, perchè
ato dalle Furie, abbandona Argo e va in Delfo a consultare l’oracolo,
dal
quale seppe che per liberarsi da quel tormento, r
eppe che per liberarsi da quel tormento, recar si dovea nella Tauride
dal
re Toante, rapire da quel tempio il simulacro di
e. Ovidio(2) dice che Ifigenia, vicina a sacrificare i due stranieri,
dal
linguaggio conobbe ch’eran greci ; e che la sacer
egrezza. Allora senza indugio pensano di fuggire da que’barbari lidi,
dal
tempio rapiscono il simulacro della Dea e lieti r
a, ove in suo onore celebravansi le feste dette Efesie. Ciò si pruova
dal
fatto di Demetrio(1), capo degli orefici che vive
etta dalla selva di Aricia, ove avea un culto particolare. Aventina,
dal
tempio che la nostra Dea aveva sul monte aventino
tempio che la nostra Dea aveva sul monte aventino. Cinzia, Cynthia,
dal
Cinto, monte dell’isola di Delo, ove nacque con A
tynna, gr. δικτυννα (a δικτυον, rete), dalle reti da caccia. Efesia,
dal
magnifico tempio che avea in Efeso. Elafiea, sop
me fig. di Anfitrione, facealo forte temere di essere da lui sbalzato
dal
trono. Quindi a ragione Euristeo fece ogni sforzo
gli uccelli di rapina che si pascevano di carne umana, i quali furon [
dal
nostro eroe colle saette uccisi, e discacciati da
tterrare i Giganti, e riconciliò con lui Prometeo, avendolo disciolto
dal
monte Caucaso. Virgilio(1) dice che Ercole uccise
sino a Stenelo regnarono quattro re nell’Argolide. Stendo fu cacciato
dal
regno da Danao, il quale avea cinquanta figliuole
o a’figli di Egitto ; il quale, ciò mal soffrendo, cacciò il fratello
dal
regno. Danao colle cinquanta figliuole si recò in
elope e nipote di Tantalo. Il quale, per un gravissimo fallo commesso
dal
fratello Tieste, ne uccise i figliuoli e ne appar
uce ; e questa incendiata, dopo molte vicende, ritornato a Micene, fu
dal
cugino Egisto a tradimento ucciso non senza conse
degli abitanti reudeasi fertile. Si finse che fossero stati prodotti
dal
terreno, a guisa degl’insetti, e che per ciò port
ia, detta da Properzio Pandionia dall’avo. La quale venendogli negata
dal
padre, che avea fresco ancora nella memoria l’orr
e via per forza. Perciò finsero i poeti che Oritia fosse stata rapita
dal
vento Borea, mentre stava a diporto presso il fiu
Etra partorì un figlio che si chiamò Teseo, il quale fu riconosciuto
dal
padre all’eburneo manico della spada. Nel viaggio
l permesso di combattere col mostro, ed uccisolo, libera gli Ateniesi
dal
sanguinoso tributo. Si vuole che Arianna, fig. de
a lui un gomitolo di filo, col quale potè trovare il modo di sortire
dal
laberinto. Dopo questo successo veleggiò per Aten
ria. Per cui Egeo, vedendo le vele nere e credendo il figlio divorato
dal
Minotauro, gittossi nel mare che da lui prese il
he sposò Giocasta, fig. di Creonte, dalla quale ebbe un figlio che fu
dal
padre consegnato ad un pastore, acciocchè, forati
sito assai delizioso fra l’Ossa, il Pelio e l’Olimpo, ed era bagnata
dal
bel fiume Peneo. Questa valle era ricca di tutt’i
esto, quella di cavallo. Dicono alcuni che l’idea de’ Centauri nacque
dal
vedere la prima volta gli uomini montali a cavall
però, risoluto di assicurare il regno per se, ne consultò l’oracolo,
dal
quale gli fu risposto che si fosse guardato da co
opposta del fiume Anauro, mentre si affrettava di varcarlo, gli cadde
dal
piede una scarpa ; il che fece credere a Pelia ch
ch’era mestieri sacrificar Frisso agli Dei. Atamante suo malgrado fu
dal
popolo obbligato a condurre all’altare quel princ
a ninfa Perseide e fratello di Circe e di Pasifae, sacrificò l’ariete
dal
vello d’oro a Marte o a Mercurio, e l’aurea pelle
anità ; ma partiti di notte tempo dall’isola, furon respinti indietro
dal
vento, ed essendo stati per errore giudicati Pela
lor potere le Simplegadi, ch’eran due scogli o isolette poco lontane
dal
Bosforo, le quali, per l’impeto de’venti urtandos
ni dell’infelice figliuolo in un luogo chiamato Tomi (a τομη, sectio)
dal
fatto di Absirto e celebre per l’esilio di Ovidio
reonte, il quale, avendo ucciso un suo fratello, si rifuggì da Preto,
dal
quale fu espiato. Ma per le cattive arti di Steno
Peleo, fig. di Eaco, detto spesso per ciò Eacide, dall’avo, e Pelide,
dal
padre. Peleo era re di Tessaglia ed avea sposata
emodo celebrarono i poeti, percui sì spesso da Omero chiamasi Achille
dal
piè veloce (ποδυκης). Orazio(2) ci dà il caratter
e passi, dice il poeta, ed al quarto giunge sino a’ più lontani lidi.
Dal
seno delle profonde lor grotte le pesanti balene
nservatore delle navi. Anzi Virgilio(2) afferma che la terra percossa
dal
gran tridente di Nettuno produsse un generoso des
uno Scoliaste dell’Odissea parla di un Lestrigone, fig. di quel nume,
dal
quale fa discendere il popolo de’ Lestrigoni. Era
onfondesi con Nettuno. E con siffatti nomi invocavansi nelle tempeste
dal
naviganti. Più antico dello stesso Nettuno era Ne
care, secondo Pausania. Istmio, gr. ισθμιος ; soprannome di Nettuno,
dal
culto a lui prestato sull’istmo di Corinto. Nept
olte rigetta e spinge sino al cielo le onde (5) ; il che tutto deriva
dal
noto flusso e riflusso dello stretto di Messina.
città che ha nome Dite. Averno pure da’ poeti dicesi l’inferno (2),
dal
Iago di Averno, il quale, come diremo, era per fo
quel caliginoso luogo, che tanto è lontano dalla terra, quanto questa
dal
cielo. E di fatto un’incudine di ferro fatta cade
quanto questa dal cielo. E di fatto un’incudine di ferro fatta cadere
dal
cielo non giungerebbe sulla terra che il decimo g
veggonsi bei fiori che risplendono al pari dell’oro e che o spuntano
dal
suolo o pendono dagli alberi che son nutricati da
ed il Sonno, parente della morte, la Guerra, le Furie e la Discordia
dal
vipereo ed insanguinato crine. Là pure (1) un opa
terra ; da che nacque la favola di essere quello un fiume infernale.
Dal
fatto di Alessandro, re dell’Epiro, che distesame
Pandosia a’ confini, secondo Livio, de’Bruzii e de’ Lucani, non lungi
dal
mar Tirreno. E vicino a questa Pandosia fu ucciso
tare e dell’ambrosia. Oltre a ciò egli è separato per altri nove anni
dal
consorzio degli Dei ; non è ammesso nè alle loro
contrada che dicevasi Enopia o Enone e che Eaco stesso chiamò. Egina
dal
nome della madre. La lode di giustissimo re gli m
Dio delle ricchezze ; perciò si è fatta derivare la voce latina Pluto
dal
greco πλουτος, ricchezza, perchè le ricchezze si
a Pluto dal greco πλουτος, ricchezza, perchè le ricchezze si traggono
dal
seno della terra, ove sono le miniere. E Cicerone
e d’appresso tre Arpie, per le quali forse intendono le tre Furie ; e
dal
sulfureo suo trono uscivano i quattro infernali f
orti nel mese di Febbraio dagli antichi Romani. Esse dicevansi Februa
dal
verbo Februo, purgare, espiare. Plutone eziandio
rnali Iddii, loro sacrifica tre neri agnelli che son poscia consumati
dal
fuoco. Anche i tori e le capre si bruciavano sopr
i pure da’ Latini Hecate, ch’è parola greca, Εϰατη, la quale deriva o
dal
greco εϰας, procul, perchè dimora assai lungi da
ra era la stessa che Proserpina, ed era sorella di Libero o Bacco ; e
dal
medesimo dicesi fig. di Giove primo e di Cerere,
e in altro luogo abbiam detto, che Proserpina strappava pochi capelli
dal
capo di chi dovea morire e che così ne condannava
e che così ne condannava la vita all’orco. Il che ebbe forse origine
dal
considerare gli uomini quali vittime destinate al
erere, Bacco, Ercole, Teseo ed altri. Esse compiono i tempi assegnati
dal
fato(2) ; ed alle volte si servono del ministero
rtù e de’ Vizj, de’ Beni e de’ Mali di questa vita, secondochè furono
dal
Gentilesimo divinizzati. I Misterj poi e le Cerem
o in marmo incisero, potrobbe riuscire mezzo efficacissimo a svellere
dal
cuore il vizio, e a spargervi in vece il seme del
d’uopo pertanto, che con inflessibile severità distinguendosi l’utile
dal
nocivo, si desse que sto ad un eterno obblio, men
n onore degli stessi vennero istituite le Feste Consenzie, così dette
dal
consenso di molti, i quali si facevano ad anorare
ua Teogonia, ossia Canto intorno alla generazione degli Dei, dice che
dal
Caos(1) uscitono l’Erebo(2) e la Notte, da’ quali
mosine, Giapeto(4), Febe, Teti, e Saturno(b). Comunemente dicesi, che
dal
nome della loro madre i maschi vennero chiamati T
e. Il loro padre orribilmente li maltrattava. Titea finalmente trasse
dal
suo seno il ferro, ne formò una falce, e la diede
Destino(8) aveva udito, che uno de’ proprj figli lo avrebbe scacciato
dal
regno(d). Tra’ figliuoli di Saturno, i quali inco
, i quali abitavano quella parte d’ Italià, che poi si denominò Lazio
dal
verbo Latino latere, nascondersi, perchè Saturno
i Ateniesi pure celebrarono simili Feste, e le denominarono Cronie(b)
dal
Greco nome chronos, tempo, perchè Saturno era con
orre il tempo ; la falce indica il fine, al quale ogni cosa si riduce
dal
medesimo(b). Plutarco vuole, che dalla falce si r
ue da Urano e da Titea, e fu moglie di Saturno. Venne così denominata
dal
monre Cibelo, situato nella Frigia, e sopra il qu
vi si gettavano con profusione fiori odorosi, ed anche cose preziose.
Dal
crepitare diverso e dal diverso scherzare di quel
usione fiori odorosi, ed anche cose preziose. Dal crepitare diverso e
dal
diverso scherzare di quella fiamma si traevano gl
rdata come la Genitrice comune degli Dei(i). Il nome di Rea le derivò
dal
verbo Greco rin, scorrere, perchè tutto proviene
all’altare d’ Iside, e la pregò di soccorso. Uscì finalmente la madre
dal
tempio. La seguì la figlia con passo più franco d
ando, fingendo che Cibele si cibasse di ciò che veniva loro offerto :
dal
che acquistarono anche il nome di Matragirti, oss
sono le dita della mano, le quali da’ Greci si dicono dattili ; Idei
dal
monte Ida nella Frigia ; appresso il quale soggio
i trasferirono(e). Altri poi pretendono, che sieno stati detti Cureti
dal
nome Greco curà, ronsura, perchè tali Sacerdoti s
della testa, onde non fossero presi per quelli da’nemici(a) ; ovvero
dal
verbo Greco curizo, educare dall’infanzia, perchè
ano maritarsi(a). Colei, che frattanto cadeva in malattia si affidava
dal
Sommo Pontefice a gravi Matrone le quali ambivano
Oracoli avevano altresì dichiarato, che Cibele fosse ricevuta in Roma
dal
più onesto cittadino. Tale fu riputato Scipione N
più onesto cittadino. Tale fu riputato Scipione Nasica. Questi trasse
dal
naviglio la statua della Dea, e la ritenne nella
ncie dell’ Asia minore e dell’Europa, si fermò nella Scizia, dominata
dal
barbaro Linco. Costui, appenachè vide lo stranier
dubbio che la figlia sua fosse stara rapita. Alzò frattanto la fronte
dal
fondo delle acque la Ninfa Aretusa, originaria di
mirava, o credeva di vedere Cerere stessa, o la dilei effigie discesa
dal
Cielo (a). Fu denominata Empanda, perchè somminis
e vi s’ immolavano da quattro matrone (e). Il nome di Raria le derivò
dal
campo Rario in Eleusi, che fu il primo ad essere
cesi da alcuni, che sieno state istituite dalla stessa Cerere ; altri
dal
re Eretteo ; altri da Museo, padre di Eumolpo ; a
solemizzavano pel corso di tre giorni. Nel terzo le donne scacciavano
dal
tempio gli uomini e i cani, vi si chiudevano coll
semina (b). Dionisio d’Alicarnasso pretendo che sia stata introdotta
dal
re fullio (c). Le Ambarvali erano Feste o private
rco, e di un toro (e). Il sacrificatote, coronato di quercia, seguito
dal
popolo, e saltando, intuonava inni a Cerere ; ver
sia Banditore, perchè egli intimava a’ profani, che si allontanassero
dal
tempio (c). E’ celebre il castigo, con cui Cerere
o veleno sopra lo scellerato, mentre dormiva. Appenachè egli si destò
dal
sonno, le viscere di lui si trovarono per avidità
ato in diamante (h). Giove, cresciuto nell’ età, scacciò il padre suo
dal
trono, e ne divise l’impero co’ suoi fratelli, Ne
o i Titanl, avea prodotto gli anzidetti Giganti, onde lo scacciassero
dal
Cielo. Coloro, perriuscirvi più facilmente, poser
te ne seppellirono vivi sotto il monte Erna (c) (6). Passato il mondo
dal
governo di Saturno sotto quello di Giove, finiron
on Pelope, ma Giove Olimpico, e ch’egli ciò fece dopo avere scacciato
dal
trono Augia, re d’Elide, come pure vedremo (b). S
li alzò un tempio nel Campidoglio, in memoria di essere stato salvato
dal
fulmine, che colpì la di lui lettica, e uccise ch
(g). Teseo ritornasse da quella spedizione. Prese il nome di Mecaneo
dal
verbo greco micanevome, intraprendere, poichè si
a’ vincitori de’ Giuochi Olimpici (h) (10) (11). Venne appellato Ideo
dal
monte Ida, ove fu allevato (i). Ne’ dintorni di C
crebbe ; s’alzò un tempio a Giove ; e allora gli eventi si predissero
dal
tripode, il quale secondo alcuni era un vaso, ma
pure intorno alla medesima parecchi vasi di bronzo. La statua, scossa
dal
vento, percuoteva colla sferza que’ vasi, dispost
osì avvenne ; e ciò fu motivo, che il Nume vieppiù fosse onorato (d).
Dal
verbo latino elicere, far venire, fu denominato E
venire, fu denominato Elicio, perchè Numa Pompilio lo fece discendere
dal
Cielo per apprenderne il modo, con cui si porevan
ia sacrificato trecento uomini a Giove Itomete (c). Si chiamò Laziale
dal
Lazio, ov’era sul monte Albano in singolare modo
vita per mancanza d’acqua, fece voto a Giove Pluvio, e tosto discose
dal
Cielo dirottissima pioggia. Per eternare la memor
primo tempio allo stesso Nume, e a questo diede il nome di Feretrio,
dal
verbo latino fero, porre. Da ciò ne avvenne, che
o si diede anche il soprannome di Ottimo Massimo (c). Si chiamò Licco
dal
monte Liceo in Arcadia, sul quale si pretendeva c
di Giove una pietra, che fu da quello divorata (c). Si chiamò Asbameo
dal
tempio vicino alla fontana Asbamea, amendue a lui
nti Mematterj (a). Gli derivò il nome di Ceraunio, ossia Fulminatore,
dal
fulmine, il quale veniva scagliato spezialmente d
amento a Giove di ajutarlo, allorchè si accingeva a scacciare Saturno
dal
trono ; ma dopo di aver ricevuti gli stipendj, gl
nconsolabile per sì trista sventura, pregò Giove di togliere lui pure
dal
mondo, e di riunirlo all’amato suo Carpo. Il Nume
ne avvenne, che Bacco acquistò il soprannome di Pirisporo, ossia nato
dal
fuoco (c), e quello altresì di Ditirambo, e di Bi
, perchè le di lui statue in Atene erano coperte di fiori(a). Briseo,
dal
nome di una delle di lui nutrici ; o perchè aveva
stato denominato Bromio dalla Ninfa, Brome o Bromie, che lo educò(d).
Dal
predetto nome di Eleleo anche le di lui Sacerdote
trasformato in leone, e abbia sbranato uno di que’ nemici(c). Tioneo,
dal
verbo Greco, thyn, sacrificare, perchè gli si off
e Tiie, e l’Ascolia(7). Le Baccanali si denominarono da’ Greci Teinie
dal
nome Teino, ossia Dio de l vino, con cui appellav
ravano in aperta campagna nell’ Autunno, e si chiamavano anche. Lenee
dal
greco linos, torchio (e). Alle grandi davasi il n
desimo si portava sotto un’ ombrella(e). Le Brumali furono così dette
dal
nome Brumo, che secondo il Cantelio(f) era lo ste
eniesi nel giorno undecimo, e ne’ due seguenti del mese Antesterione,
dal
quale furono così chiamate. Ciascuno de’ predetti
e, o un altro, ma sempre pieno di vino. Questa Festa fu detta Ascolia
dal
greco verbo, ascoliazin, saltar con un solo piede
allonidi derivò loro da Mimante, monte della Jonia, sacro a Bacco ; o
dal
verbo greco mimiste, imitare, perchè comparivano,
solevano cuoprirsi di una lunga veste, detta da’ Traci bassaride ; o
dal
loro gridare, che in greco esprimevasi anche col
o di loro stessi, di nome Ofelte, in solitaria campagna ; e aggravato
dal
vino, trovavasi anche allora immerso nel sonno. I
era, ossia vedova, per alludere al tempo ; in cui ella stette lontana
dal
suo marito, come quanto prima riferiremo (g). Gio
doni ; e che l’ Esperidi(1) le presentarono dei pomi d’oro, raccolti
dal
loro giardino. La bellezza di quelle frutta talme
figlial di Nettuno (e) o di Belo o di Libia (f), e le Ninfa Io, nata
dal
fiume Inaco e da Ismene, e sacerdotessa di questa
n più parti della terra, finchè si precipitò alla fine nel cuare, che
dal
nome di lei fu detto Jonio (a). I Poeti Greci pre
Amitaone e di Dorippe, ne intrapreso la guarigione.(9). Cominciò egli
dal
placare la Dea con numerosi sacrifizj, e facilmen
l capelli della sposa, e una vittima, il di cui fiele gettavasi lungi
dal
tempio, o a piedi dell’altare, per avvertire gli
apella soggiunge, che fu così detta, perchè era spezialmente invocata
dal
popolo (b) (14). Ebbe il nome di Februa o Februal
icò seco lui (a). E perchè Citerone n’era stato l’autore, perciò ella
dal
nome di lui fu detta Citeronia (b). Giove poi per
dassero ad offerire a Giunone un sacrifizio (d). Si chiamò Iperchiria
dal
tempio, erettole in Isparta, quando il fiume Euro
e, e fu restituito dentro i suoi limiti (e). Ebbe il nome d’ Imbrasia
dal
fiume Imbraso nell’Isola di Samo, in cui i Sacerd
l lato del di lei tempio (c). Virgilio racconta, che rimasto coneunto
dal
fuoco un bosco sacro a questa Dea, se ne volle tr
izio alla Dea Tellura. La predetta Dea perciò venne denominata Moneta
dal
verbol Lotino monere, avvertire (g). Sotto questo
onobbe Giunone, come autrice del fatto sì felicemente riuscito, prese
dal
predetto albero ad onorarla sotto il nome di Capr
a per l’acia (e). E’ stata finalmente appellata Argolica (f) o Argiva
dal
culto speziale, che le si rendeva in Argo. Quivi
ti stabilirono un giorno solenne. Si condussero due giovenche bianche
dal
tempio d’Apollo nella città per la porta Carmenta
ia seppellito sotto il monte Etna, facevano ogni sforzo per liberarsi
dal
peso, che li opprimeva ; e le scosse, che nel muo
edette che la pestilenza, insorta nelle donne gravide, fosse derivata
dal
fetore delle carni de’ tori allora immolati. Tali
none sdegnata, perchè Giove amava la madre di questo Nume, lo scacciò
dal
Cielo, e fece giurare alla Terra, che non sarebbe
è da per tutto la inseguisse per divorarla. Nettuno però trasse fuori
dal
mare l’isola Asteria, che fu chiamata Delo(2), ac
ta sì fieramente perseguitata (f). Cotale uccisione avvenne non lungi
dal
fiume Cefisso, il quale scorre alle radici del fi
e avevano fabbricato i fulmini a Giove. Questi pertanto esiliò Apollo
dal
Cielo (a). Si ritirò il Nume appresso Admeto, re
tempio con molto più di magnificenza, di quel che era stato proposto
dal
nobile architetto Spintaro Corintio (c). E’ pur c
, e nel cantare Inni in onore del Nume (d). Le Azie furono così dette
dal
Promontorio d’Azio in Epiro. Si celebravano cun c
lebrazione, la quale si faceva di cinque in cinque anni. Anche Apollo
dal
predetto Promontorio fu denominato Azio(b). Augus
tituiti sotto il Consolato di Appio Claudio e di. Q. Fulvio Flacco, e
dal
nome del Nume chiamati Apollinarj(d). I Romani v’
; Nomio, ossia Pastore, per aver avuto cura delle greggi di Admeto :
dal
che ne derivò altresì, ch’egli fosse risguardato
va la virtù di predire le cose future(c). E’ stato denominato Ismenio
dal
tempio, che avea lungo le rive del fiume Ismeno n
e ad Apollo il nome di Carneo. Altri dicono da Carneo Trojano ; altri
dal
bellissimo giovine Carno, figlio di Giove e di Eu
rimo a riportarvi il premio fu Terpandro(a). Apollo si chiamò Timbreo
dal
cul o particolare, che gli si rendeva in Timbra,
a Troade, ove avea un bosco sacro e un tempio(b). Si denominò Triopio
dal
proporsi in un certo giuoco dei tripodi di bronzo
montagna di questo nome, situata nel paese de’ Falisci, poco lontana
dal
Tevere(d) (24). Ebbe il nome di Teosenio, ossia D
i mano in mano per mezzo di que’popoli, che si trovavano sulla strada
dal
loro paese sino a Delo(b). Tra’ Sacerdoti d’ Apol
Iperboreo è famoso Abaride Scita, e figlio di Seuta. Egli fu regalato
dal
Nume d’ una freccia d’ oro, con cui sollevavasi i
tempo dopo uscì da quel terreno quantità di canne ; e queste, agitate
dal
vento, andarono ripetendo le stesse parole del se
otopo. Il Nume per punirli suscitò il mostro Pene, il quale strappava
dal
seno delle madri i loro fanciulli, e li divorava.
gli vietò di più ritornarsone tra’ suoi. Gli soggiunse, che prendesse
dal
tempio un tripode, e che nel luogo, ove quello fo
sempre vergine(c). Da Stilbe e da Apollo nacquero Lapito e Centauro,
dal
primo de’quali discesero i Lapiti, e dall’altro i
onneso, era amata da Apollo, ma non voleva corrispondergli. Inseguita
dal
medesimo, si gettò in mare. Il Nume, ammirandone
o Nume presiedeva anche agli augurj, i quali spezialmente si traevano
dal
volo e dal canto di quell’uccello(c) (55). Ovidio
iedeva anche agli augurj, i quali spezialmente si traevano dal volo e
dal
canto di quell’uccello(c) (55). Ovidio racconta,
esperimentare gli effetti del suo sdegno ad Atteone, cacciatore, nato
dal
celebre Aristeo, e da Autonoe, figlia di Cadmo. Q
e Nife allora molto si distinsero ; ma inutilmente, poichè la Dea era
dal
collo in su più alta di ciascheduna. Diana spruzz
ella promessa, che desideravasi da Aconzio. Non molto dopo Cidippe fu
dal
padre destinata ad altre nozze ; ma tutte le volt
fe, le quali non custodivano la verginità (c). E’ stata detta Panagea
dal
suo scorrere di foresta in foresta ; o dal trovar
c). E’ stata detta Panagea dal suo scorrere di foresta in foresta ; o
dal
trovarsi ora in cielo, ora sulla terra, ed ora ne
si ora in cielo, ora sulla terra, ed ora nell’ Inferno ; o finalmente
dal
suo cangiare di forma e di figura (d). In Elide f
o a Diana certe Feste, dette parimenti Saronie (c). Fu detta Munichia
dal
re Munico, figlio di Pentacleo ; o da quella part
il sacrifizio d’ogni sorta d’animali vivi, e di frutta. Gli animali,
dal
calore resi furiosi, tentavano di fuggire. Si rip
na di cervo (b). Il tempio di Efeso si fabbricò in dugento venti anni
dal
celebre Architetto Chersifrone. Era esso di sorpr
e i suoi adoratori. Altridicono, che Venere da prima si diceva Mirzia
dal
mirto, ch’erale sacro ; e che tal nome fu poi cor
nell’anzidetto di Murcia o Murzia. Ella aveva, una Capella non lungi
dal
Foro Boario alle radici del monte Aventino(a) (5)
no(a) (5). Plinio fa menzione del nome di Cloacina(b). Egli lo deriva
dal
verbo latino cluere, purificare, perchè i Romani
loro pel ratto delle donne Sabine, si riconciliarono, si purificarono
dal
sangue sparso, e innalzarono a Venere un tempio p
i M. Acilio e di C. Porzio la figlia d’un cittadino Romano fu colpita
dal
folmine. Si consultarono i Libri Sibillìni, e se
sa (a), e da altri anemone (b). Bione poi vuole, che la rosa sia nata
dal
sangue d’Adone, e l’anemone dalle lagrime, che sp
in ceppi Giove(e). Incontratosi in Apollo, che pur era stato esiliato
dal
Cielo, nè sapendo come vivere, si unì a lui per a
i coperto di fiamme, che estremamente lo agitavano, quando finalmente
dal
mezzo di quelle comparve quantità di rupi ardenti
delle acque. Altri finalmente ci danno a divedere questo Nume tirato
dal
cavallo Arione. Dicesi che questo animale insieme
tutta armata(c). Per questo la medesima Dea si denominò anche Pallade
dal
verbo greco pallin, saettare ; e sotto l’uno e l’
anno nella fonte Castalia, avea riacquistata la sua natìa verginità.
Dal
predetto nome il tempio, distrutto da’ Persiani,
tempio, distrutto da’ Persiani, e rifabbricato per ordine di Pericle
dal
celebre Architetto Ittino insieme con Callicrate(
e sciron, ombrella, perchè sotto di questa portavasi la di lei statua
dal
sacerdote Eretteo, o da uno degli Eteobutadi, fam
llo di re di Trezene(d). Ciò si conferma dalle due medaglie, indicate
dal
Goltzio, sopra una delle quali v’è il tridente, s
ti armati per sacrificare a Minerva(c). E’stata detta Madre o Matrona
dal
tempio, che le cressero le conne d’Istide, perchè
ro d’uomini, che si trovavano appresso di loro(d). Si chiamò Piletide
dal
nome greco pili, porta, perchè la sua statua si p
enne presso di se, come ministra e compagna. Minerva poi la allontanò
dal
suo lato, perchè ella corse a riferisle, che Agla
Giunone : turbata questa Dea, perchè Giove avea fatto uscire Minerva
dal
suo cervello, s’avviò verso l’Oceano per conoscer
niera avrebbe potuto anch’ella partorire da se sola un figlio. Stanca
dal
lungo viaggio, si pose a sedere appresso la porta
Crassi, cioè di M. il padre, e di P. il figlio (a). Si denominò Turio
dal
greco verbo theo, essere in furore : lo che espri
per alludere a’ mali, che porta seco la guerra (d). Si disse Gradivo
dal
verbo latino gradior, camminare, per darlo a dive
si trasportavano sul monte Celio, quando il Campo Marzio era inondato
dal
Tevere (a). Esse furono anche denominate Giuochi
ma di conca da due parti, i quali si chiamavano ancili. In Roma cadde
dal
Cielo uno scudo di rame. Numa Pompilio, il quale
diedero il soprannome di Apator, ossia senza padre (d). Comparve sino
dal
suo nascere deforme. Per lo che Giunone secondo O
in altro luogo soggiunge, che fa Giove quegli, il quale lo precipitò
dal
Cielo nell’ Isola di Lenno, perchè egli volle pre
etto Ignipotente, ossia che ba il fuoco in suo petere (c) ; Mulcibero
dal
latino verbo mulceo, ammollire, perchè Vulcano co
h’egli non abbia avuto in moglie, che Venere(a). Il Nume fu avvertito
dal
Sole, che colei soleva starsene in affettuosi tra
nda e appuntita in capo, tutto sparso di sudore, e annerito la fronte
dal
fumo, con maltello nella destra, e con tanaglie n
esto va sempre in giro, perciò a Giano si diede anche il nome di Eano
dal
verbo latino eo, andare (b). (12). Gli Aborigini
a confondere il simposiarco coll’Architriclino, il quale si stabiliva
dal
padrone di casa, e avea la cura, che fosse ben di
lle radici, colle foglie, e colle frutta, le quali venivano consumate
dal
fuoco(d). Il sale pure offrivasi come sacrifizio
sacre al Nume. Quando poi la vittima non si lasciava tutta consumare
dal
fuoco, allora se ne recideva la testa, e questa c
a vittima. Al tempo del sacrifizio si abbruciava pure dell’incenso, e
dal
fumo di quello si presagiva parimenti l’avvenire
e niuno poteva assistete al Sacrifizio, se prima non erasi purificato
dal
Sacerdote con acqua, detta lustrale. Questa dovev
terra, o tagliate da ferro, o calcate co’piedi nel torchio, o colpite
dal
fulmine, o contaminate per aversi alcuno data la
lle arcane e future cose, la di cui cognizione non poteasi conseguire
dal
lume ordinario della natura. Niente v’ebbe di più
idici Spiriti, i quali o dettavano loro le risposte, oppure parlavano
dal
ventre o dal petto loro, mentre gli stessi Demoni
, i quali o dettavano loro le risposte, oppure parlavano dal ventre o
dal
petto loro, mentre gli stessi Demoniaci tacevano
oll’aratro nel Territorio Tarquiniese un Toscano agricoltore, ne uscì
dal
profondo solco Tage. Attonita spettatrice dell’ i
Ionia nell’ Asia Minore. Dicesi che la di lui anima soleva separarsi
dal
corpo, e che vi rientrava dopo di essersi trasfer
e Avispici, erano propriamente quelli, i quali presag ivano il futuro
dal
canto o dal volo degli uccelli, o dal modo, con c
erano propriamente quelli, i quali presag ivano il futuro dal canto o
dal
volo degli uccelli, o dal modo, con cui questi pr
i quali presag ivano il futuro dal canto o dal volo degli uccelli, o
dal
modo, con cui questi prendevano il cibo ; laddove
cui questi prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano quelli, che
dal
garrire degli uccelli predicevano l’avvenire(b).
tavano attendendo il colpo, o se procuravano d’evitarlo ; se percossi
dal
sacro ferro, dettosécespita, subito morivano, o s
dette Succidanee(e). Finalmente esploravasi, come scendesse il sangue
dal
collo delle medesime, come ardesse la fiamma, com
a città d’Ilo, che stava formando ; e che ad assicurarnalo sia caduta
dal
Cielo quella statua(a). La medesima, come vedremo
quale altri credono essere stata Clausa, ed altri Claudia Vestale(g).
Dal
nome di Fauno conseguì anche la predetta di lui m
inoltre si appellò Fatua, ossia faridica, perchè prediceva l’avvenire
dal
volo degli uccelli(h). Finalmente notiamo, che ap
igliuolo, Sterculio o Stercuzio, così detto, perchè insegnò a nettare
dal
lettame la terra(a). Macrobio però vuole, che per
Dicesi finalmente, che una certa Pamila di Tebe in Egitto, ritornando
dal
tempio di Giove, ov’ erasi recata per attignere d
onori Divini, aveano stabilito certe Feste in onore di Osiride, dette
dal
nome di lei Pamilie(a). (11). Oro fece guerra a
issimi giorni l’animale veniva con tutta la sollecitudine nutrito ; e
dal
modo, con cui riceveva il cibo, si traevano i pro
altrove(f). Questa Sibilla dava le sue risposte nel tempio di Apollo
dal
fondo di un antro, uscendo da cento parti del med
nge a canto. Fu questo un mostro, nato secondo Esiodo dalla Chimera e
dal
cane Orto(a). Igino lo fa nascere da Tifone e da
nta, rinforzata la corsa, lo passò di nuovo, ma poi tornò a distrarsi
dal
trasporto di fare suo l’altro pomo, che le si pre
olossi significava bella donna. Proserpina ebbe delle Feste, chiamate
dal
predetto nome Corie (m). (d). Id. Fast. l. 3.
mente punito con una tormentosissima fame, e che poi fu messo a morte
dal
morso di un serpente, e con questo trasferito in
Sì la Lotta, che il Pugilato al dire di alcuni (f) venivano indicati
dal
solo nome Pancrazio ; ma secondo altri con esso s
di terreno di cento venticinque passi (b), ove si faceva la corsa, e
dal
quale coloro, che vi si esercitavano, si dicevano
sieno nati non dalla sola Terra, ma da questa e da Urano (f), ovvero
dal
Tartaro (g). Omero li fa figliuoli di Nettuno e d
i di Nettuno e d’Ifimedea (h). Altri dicono, che sieno stati prodotti
dal
sangue de’Titani, uccisi da Giove (i). L’aspetto
infuocato(p) Porfirione fu colpito prima dalle frecce d’Ercole, e poi
dal
fulmine di Giove(a). Toone e Agrio vennero uccisi
stato sepolto sotto l’Isola Inarime(h). Altri pretendono, che colpito
dal
fulmine nella Sicilia(i), sia rimasto sotto il mo
ochi Olimpici tostochè si sacrificava al. Dio Miode, si vedeva uscire
dal
Territorio una nuvola di Mosche. Il predetto Nume
rasi, che un certo Ratumeno Romano, correndo in questi Giuochi, cadde
dal
carro ; e che i di lui cavalli, avendo continuato
ofman. Lex. Univ. (c). Pitise. (22). Il Dio Termine in Roma fino
dal
tempo di Numa Pompilio fu riconosciuto come il pr
to Giove stesso sotto il simbolo di fulmine. Tutti i luoghi, percossi
dal
fulmine, erano riputati sacri, nè era permesso di
coperta, che racchiudeva le reliquie delle cose abbruciate o annerite
dal
fulmine. Questo era uffizio degli Auguri (d). Il
lmine. Questo era uffizio degli Auguri (d). Il luogo stesso, percosso
dal
fulmine, chiamavasi Bidentale. Bidentali si dicev
n era permesso d’abbruciare il corpo di coloro ch’erano stati colpiti
dal
fulmine, ma che conveniva seppellirlo (f). Ciò pe
i parenti raccoglievano le ceneri e le ossa del morto, non consumate
dal
fuoco (c) : lo che si diceva Ossilegio. Le bagnav
da Giunone trasferita in Cielo (a). La medesima si chiamò anche Orta
dal
verbo latino hortor, esortare, perchè era vanerat
rono onori Divini, e gli eressero un tempio sopra una montagna, detta
dal
nome di lui Cario (a). (36). I tre Cabiri, che s
conseguì dallo stesso Nume la prerogativa di non restare mai colpita
dal
fulmine ; di poter fissare sempre gli occhi ne’ra
e volava a destra, era di buon presagio. Si prediceva il futuro anche
dal
modo, con cui lo stesso predava. Se i Principi so
fu Dirce, una delle Ninfe del fiume Acheloo, quella, che trasse Bacco
dal
seno di Semele per ordine di Giove, il quale poi
morire di dolore(e). Altri dicono, che fu loro dato il predetto nome
dal
Greco verbo, yin, piovere, perchè, avendole gli D
e di Arcadia(e). Le figlie di Atlante furono soprannominate Atlantidi
dal
nome del loro padre(f). Il nome poi di Plejadi de
e Atlantidi dal nome del loro padre(f). Il nome poi di Plejadi deriva
dal
verbo Greco, plin, navigare, perchè questa Costel
gare, ch’è la Primavera. Per questo i Latini le denominarono Vergilie
dal
nome Latino, ver, primavera, perchè circa l’Equin
cui si onorava Giove Sabazio, nelle quali si usava un serpente d’oro
dal
petto sino all’estremità della veste, per ricorda
liberasse. Il Nume lo mandò a lavarsi nelle acque del fiume Pattolo :
dal
che ne nacque, che le vicine campagne ebbero poi
anciulla, di nome Carila, che si appiccò per aver ricevuto un insulto
dal
re di Delfo. Nell’ occasione di queste Feste le T
Priapo, che la inseguiva, si trovò trasformata in quella pianta, che
dal
nome di lei si disse Loto (d). Narrasi che la med
el Nume, viaggiando per la Laconia, era stato cortesemente alloggiato
dal
loro padre (f). (a). Hymn. in Bacch. & Latr
), e secondo altri Stenobea (h). (9). Il nome di Melampode significa
dal
piede nero ; e fu così appellato il figlio di Ami
re esposto col corpo tutto coperto fuorchè ne’ piedi, questi vennero
dal
Sole anneriti (a). E quì parlando dell’esposizion
Pane smanioso e frenetico. Questo rustico Nume tenne dietro a Siringa
dal
colle Liceo sino alle rive del predetto fiume. A
iera, che trasformata videsi in canna palustre, la quale, agitata poi
dal
vento, rendeva un certo siollo cauto, quasi d’uno
ommità di una rupe. Quindi si credette, che il liquore, il quale esce
dal
Pino, agitato dal vento Borea, altro non fosseche
. Quindi si credette, che il liquore, il quale esce dal Pino, agitato
dal
vento Borea, altro non fosseche le lagrime, le qu
he sieno state instituite da Romolo e da Remo, per aver essi ottenuto
dal
loro Avo, Numitore, la facoltà di fabbricare la c
uso, avendole rinovate, v’abbia anche aggiunto un terzo Collegio, che
dal
nome di lui fu appellato Giuliano (a). (h). Tit
o. Altri vollero, che il nome di Ecatombe abbia tratta la sua origine
dal
numero sì delle vittime, che di quelli, i quali i
vorta (c), o Postverta (d), e Antevorta avea cura, che quello uscisse
dal
seno della madre nella maniera la più naturale (e
secondo i Poeti è il luogo destinato al soggiorno di tutte le anime.
Dal
che s’inferisce, che l’uomo anche tra le più dens
che la sua anima neppure allora cessa di esistere ; quando si separa
dal
corpo(a). (b). Aeneid. l. 6. (2). Cerbero era
o(a). (b). Aeneid. l. 6. (2). Cerbero era un cane mostruoso, nato
dal
Gigante Tifone, renda un altro mostro, mezzo donn
n altre infinite cose, prive di senso(g). Fobecore fu così denominato
dal
terrore, che destava, facendosi ora fiera, ora vo
i Plutone e di Proserpina(f). Esiodo poi le fa nascere dalla Terra, e
dal
sangue di Saturno(g) ; Sofocle dalla Terra e dall
tare di dire la verità(f). In Atene si celebravano certe Feste, dette
dal
nome loro Eumenidee. Nel tempo di quelle si sacri
al di là del Tevere. (6). Le Arpie erano uccelli rapaci, così dette
dal
greco arpazo, rapire. Si chiamavano secondo Virgi
otte e dall’ Erebo(l). Altri le fanno nascere dalla Necessità ; altri
dal
Caos e dal Dio Pane(m). Nelle loro mani al dire d
’ Erebo(l). Altri le fanno nascere dalla Necessità ; altri dal Caos e
dal
Dio Pane(m). Nelle loro mani al dire de’ Poeti st
a di serpenti. Silio Italico racconta, che essendo uscito un serpente
dal
sepolcro di Murro, e andato al mare, i Saguntini
o. Eccone le ceremonie : per tre notti il padre di famiglia si alzava
dal
letto, e recavasi ad una fontana a piedi ignudi e
da acqua. Quì si fermò il giovine stanco dalla caccia ; e infievolito
dal
caldo, e assetato ch’egli era, vi si accostò per
chi le bevea, la ricordanza del passato(e). Tale immaginazione derivò
dal
favoloso sistema di alcuni Filosofi, detto la Met
to anche Piriflegetonte, era un fiume immaginario. Il suo nome deriva
dal
verbo greco-poetico, phlegetho, abbruciare, e sup
erno, e di cui le acque erano nere e puzzolentissime. Fu detto Averno
dal
Greco aornos, senza uccelli, perchè questi non po
sue frecce, e lo condanno nel Tartaro ad essere continuamente agitato
dal
timore, che precipiti sopra di se un gran sasso,
avorio(c). Pindaro però non vuole, che Pelope sia stato messo a morte
dal
padre, ma che nej dì del predetto convito Nettuno
è lasciavagli un momento di riposo(b). Le Danaidi, dette anche Belidi
dal
loro avolo, Belo, erano cinquanta. Danao, loro pa
te stessa non sorprendeva alcuno, se prima Proserpina non avea svelto
dal
capo del moribondo un capello, detto perciò fatal
(1). Pitone fu uno de’ serpenti di sorprendente grandezza, prodotti
dal
fango, rimasto sulla terra dopo il Diluvio, avven
e sicura in quel soggiorno. Se ne fuggì pertanto con quelli, e stanca
dal
lungo viaggio, si fermò ne’confini della Licia. A
(g). Dionys. lib. de sit. orb. (4). La valle di Tempe era bagnata
dal
fiume Penao, ed era sempre verdeggiante. I Poeti
i venuta moglie dello stesso Admeto, vedendolo minacciato della morte
dal
suo nemico, si offerì ad incontrarla in vece di l
h. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (7). Admeto colle sue lagrime, versate
dal
grande amore per Alceste, talmente intenerì Prose
oeic. (b). Potter. Archacol. Graec. l. 2. (9). Lampusia, istruita
dal
padre, e poi consecrata al servigio di Apollo, si
, che sarebbe suo figlio quello, il quale egli incontrerebbe, uscendo
dal
tempio. Zuto v’incontrò Jone, e lo tenne per quel
Strabone però volle, che tale Deputazione abbia tratto la sua origine
dal
re Acrisio(c). Ogni anno in Autunno e Primavera s
e Primavera solevano radunarsi alle Termopile in una pianura, bagnata
dal
fiume Asopo : donde que’ Deputati si denominarono
ato Ocno. Questi fabbricò nell’ Etrurià una città, che chiamò Mantova
dal
nome di sua madre(a). (b). Job. Jacob. Hofman.
(26). Dicesi, che Apollo, quando nacque Rodia, abbia fatto discendere
dal
Cielo oro, e gran quantità di fiori. Fu così dett
r bianco o rosso(l). Licofrone poi lasciò scritto, che veniva portata
dal
cavallo Pegaso(m). Ella amò molto il bellissimo T
ti. Si ritirò in Italia sopra un Promontorio de’ Latini, detto poscia
dal
nome di lei Circeo(d). Erodiano scrisse, che fu d
ini, detto poscia dal nome di lei Circeo(d). Erodiano scrisse, che fu
dal
Sole trasferita nel suo carro nell’ Esperia, e ch
i cavalli di suo padre. Ne avvenne, che quelli ben presto traviarono
dal
consueto cammino : ed ora troppo alzandosi, minac
Faetusa e Lampezia ebbero Neera per madre. Si soprannominarono Eliadi
dal
loro padre, chiamato da’ Greci Elios, ossia Sole
dal loro padre, chiamato da’ Greci Elios, ossia Sole ; e Faetonziadi
dal
loro fratello, Faetonte(e). Solevano pascere le g
idi, perchè Ardalo, figlio di Vulcano, molto le onorava(g) ; Pegasidi
dal
cavallo Pegaso, che soleva quà ç là trasportarle(
cavallo nacque colle ali ; e vuolsi da alcuni, che sia stato prodotto
dal
sangue di Medusa, sgorgato sul terreno, quando Pe
fa Coricia, la quale partorì ad Apollo un figlio, di nome Licoreo(d).
Dal
predetto luogo si denominarono Coricidi, o Corici
dall’ Elicona. Vuolsi, che questo fiume sia improvvisamente scaturito
dal
predetto monte, quando il cavallo Pegaso con un p
nella civile vita(f). Le Ninfe delle acque e delle foreste, allettate
dal
canoro suo canto, lo seguivano da per tutto, e lo
morire. Altri dicono, che fu punta da quell’ animale, mentre fuggiva
dal
pastore Aristeo, figlio d’Apollo e della Ninfa Ci
non volgesse indietro gli occhi a guardarla, finchè non fosse uscito
dal
loro Regno, perchè altrimenti la avrebbe nuovamen
Erope. Enopione per vendicarseno gli strappò gli occhi, e lo scacciò
dal
suo paese. Passò Orione in Lenno, e da Vulcano vi
llo e da Mercurio, l’uno de’ quali era di ritorno da Delfo, e l’altro
dal
monte Cilleno. I due Numi se ne invaghirono, e la
Dedalione, suo padre, tale afflizione, ch’egli disperato si precipitò
dal
Parnasso. Apollo lo cangiò nell’uccello, detto Sp
aterna casa, vi trovò cambiata ogni cosa, e appena vi fu riconosciuto
dal
suo fratello minore, già fatto vecchio. Epimenide
ra, e per far comprendere, che il fine de’loro giorni non era lontano
dal
principio degli stessi, poichè questa Deità, la q
ri a’loro parenti e concittadini. La ceremonia de’funerali cominciava
dal
momento, in cui alcuno cadeva in gravissima malat
iamavasi Sicinnio, e con cui rappresentavano le azioni solite a farsi
dal
morto(c) ; innoltre i Liberti Orcini, ossia que’s
i ne recitavano l’elogio. Lo stesso si praticava appresso i Greci(h).
Dal
Foro si passava al luogo, in cui il cadavere dove
tivi i pigri (c). A questa davasi anche il nome di Agenoria o Agenora
dal
verbo latino agere, operare, perchè eccitava all’
logia di Cupido. Simonide lo vuole nato da Venere e da Marte ; Esiodo
dal
Caos(b). Aristofane dice, che la Notte produsse u
ane dice, che la Notte produsse un uovo, il quale ella avea concepito
dal
vento Zefiro, e da cui nacque poi Cupido(c). Offe
oggiunge, che Cupido trasse sua origine da Saturno ; e Saffo pretende
dal
Cielo e dalla Terra(d). Finalmente Platone raccon
a dell’Oracolo, temeva, che colui fosse un mostro, e voleva togliersi
dal
conceputo dubbio. Mentre lo sposo una notte dormi
matrimonio, la ottenne. Venere sdegnata, che le si fosse allontanata
dal
suo servigio una Sacerdotessa, la quale oramai er
fitrite in moglie a Nettuno, fu collocato tra gli Astri(c), non lungi
dal
Capricorno(d). (5). Leche e Cencreo diedero i lo
esservi qualche virtù ; ne gustò alcune, e tosto si sentì trasportare
dal
desiderio di cangiare natura. Non potendo più sta
figlia di Pelope. Egli divenne re delle Isole Teleboidi, le quali poi
dal
nome di lui furono delle Tafie. Sposò una Ninfa,
struì della loro nascita, e della trista sorte di Melanippa, la quale
dal
giorno, in cui eglino nacquero, viveva per comand
unque spergiuro, che avesse osato di mettervi piede, ne restava tosto
dal
Nume severamente purito(a). Anche in Roma aveva u
Dei(d). Igino poi vuole, che i Venti impetuosi sieno nati da Aurora e
dal
Titano Astreo(e). Zefiro da’ Latini fu ch’amato F
Latini Vulcanie ed Eolie(g). Esse presero questa ultima denominazione
dal
re de’Venti, ch’era Eolo, figlio d’Ippoto, o di G
l’infortunio del di lei marito, Ceice. Così si fece ; Morfeo, spedito
dal
Sonno, prese il sembiante di Ceice, squallido e g
se l’adito ; nè sapendo quale ne fosse il nome, le impose il predetto
dal
verbo latino pandere, aprire, dopo esserne stato
citato da Varrone(f), crede, ch’ella fosse Cerero stessa, così dotta
dal
pane, che somministrava. Varrone poi distingue l’
sciorre i cani dalle catene, e parte a rintracciare le orme, impresse
dal
mostro. Dal più profondo della valle, sottoposta
ni dalle catene, e parte a rintracciare le orme, impresse dal mostro.
Dal
più profondo della valle, sottoposta alla selva,
tutta gelosia in un luogo secreto. Memore di tutto ciò, e trasportata
dal
furore, gettò nel focolare il legno per abbruciar
so si dolse d’essere vissuto sino a quel giorno. Altea, dall’orrore e
dal
rimorso della sua colpa trafittasi il petto, manc
mede. Eneo poi dopo la morte di Meleagro fu detronizzato, e scacciato
dal
regno per opera di Agrio, suo cugino. Fu in segui
ra di un’ asta, come facevano gli Sciti sotto quella di una spada(a).
Dal
nome poi di Quirite, attribuito a Marte, anche Ro
ani riconoscevano come preside all’ espiazioni la Dea Lua, così detta
dal
verbo latino luere ; espiare (b). Quindi si legge
città(e). Anche Bellona aveva i suoi Sacerdoti. Questi si chiamavano
dal
nome di lei Bellonarj, e assumevano il loro minis
ezzo il vello d’oro conquistato da Giasone, che, soccorso da Giunone,
dal
coraggio e più dall’amore, vinse tanti pericoli,
tunj che successero fino a quel giorno fatale in cui i Greci, aiutati
dal
tradimento e dalla fortuna, adeguarono al suolo l
rie non é probabilmente che il sole, poiché in un monumento riportato
dal
Begero si vede sedente collo scettro nella destra
isplender col sole e con gli altri pianeti. L’aria si riempì di luce;
dal
calore furono generati i venti e le nubi onde fu
erati i venti e le nubi onde fu innondata la terra. Le acque separate
dal
calore del sole si riunirono coU’aria; le nuvole
altre stelle. Il fango, unito alla materia umida, cadde a terra vinto
dal
proprio peso, e si accumulò tutto in un luogo, do
mento che loro conveniva. Col progresso del tempo la terra, inaridita
dal
sole e dai venti, perde il potere di produrre ani
olla falce quell’ingiuria che in lui fu ripetuta da Giove suo figlio.
Dal
sangue che piovea dalla ferita nacquero i Giganti
rti recise gittate nell’Oceano nacque la bella Venere, detta Afrodite
dal
nome della spuma marina, eterna voluttà degli uom
herno delle leggi, la doppiezza e il giuramento. Ponto, cioè il mare,
dal
suo commercio colla Terra ebbe il giusto Nereo, T
e ancora dalla stessa unione le tre Gorgoni: Steno, Furiale e Medusa,
dal
sangue della quale, allorché Perseo le recise la
ione generarono il Sole la Luna, l’Aurora colle dita di rosa; e Creio
dal
suo matrimonio con Eurita ottenne Astreo, Perseo
d’ebbero Ristoro unico ai mali Le nate a vaneggiar menti mortali.6 »
Dal
commercio di Fallante con Stige figlia dell’Ocean
sto, il fulmine, col quale lo precipitò nel Tartaro profondo. Origine
dal
fulminato gigante ebbero i Venti, tranne Noto, Bo
i cose sofferte: il mio consiglio Vi trasse al raggio della cara luce
Dal
dolore dei lacci e della notte Lacrimosa. — Sì di
D’eterno Vigor ridonda l’animoso petto, E tutta appar l’ira del dio.
Dal
cielo Spesso all’Olimpo folgorando move, E dall’O
hissimo di Belo, quello di Giove Olimpico e quello di Diana in Efeso,
dal
di cui incendio cercò Erostrato di acquistar fama
ogliarono alla rapina; e ne diedero i primi l’esempio i Galli guidati
dal
sacrilego Brenno, che derubarono il tempio di Del
rigionieri Troiani; Pirro sulla tomba di lui uccise Polissena guidato
dal
paterno furore. Ma gli Dei aveano già dato l’esem
dere. All’Eumenidi in silenzio sacrificavano gli Esichidi, così detti
dal
nome di Esico eroe, al quale un ariete era prima
mento vasto ed importante, e che per esser esaurito quanto è permesso
dal
metodo prefissoci nei nostri studj, addimanda nuo
ad Augusto, e di molte iscrizioni la memoria non ci è stata invidiata
dal
tempo. Di due are massime, così dette dalla vener
a giovenca colle corna dorate quei felici, che credevano aver sortito
dal
cielo una moglie pudica, e le offrivano incenso s
o il coltello, ch’esser soleva lungo, con manico d’avorio dall’oro o
dal
hronzo adornato. Con un ferro detto dolabra, dell
e vi sia di santo e di religioso per coloro i quali, se qualche volta
dal
terrore guidati, giudicano doversi onorar gli Dei
i ornamenti delle frasi. Udite la morte della prima, narrata ad Ecuba
dal
nunzio: Perchè vuoi che il dolor rinnovi, o donn
nzi, i divini versi di Lucrezio sull’istesso soggetto, che ho desunti
dal
volgarizzamento del Marchetti. A questi succederà
illustre imeneo; ma per cadere Nel tempo istesso di sposarsi, offerta
Dal
padre in sacrifìcio ostia dolente. Per dar felice
i Castore e Polluce. Questa configurazione primitiva, come si osserva
dal
sopra mentovato scrittore, si scorge tuttora nel
le statue con occhi guardanti, a disgiungerne le gambe, a distaccarne
dal
corpo le mani, onde fama eterna ottenne, e diede
i soldati romani atterrarono, non liberati coll’esempio del capitano
dal
timore comandato dalla maestà del loco, ma pesata
riempirà di maraviglia e di terrore non meno il sacrifizio eseguitovi
dal
mostruoso Atreo. Da Seneca vi saranno rammentati
nte, e la città minaccia; Onde sull’umil plebe al re l’inulta Morte è
dal
loco saettar concesso. D’immensa folla ivi capace
rone che in un tempio veneratissìmo vedevasi la statua della Fortuna,
dal
di cui seno beato suggeva Giove con Giunone il pr
inione, seguita da Virgilio, espressa in un’antichissima gemma veduta
dal
Bandini. Protessero l’educazione del nume i Corib
a mia madre mi guarda. Oh Dei, Rendetemi quel sogno ! — E così detto,
Dal
talamo balzando, andava in traccia Delle care com
ffigiato, e presso L’ucciso Argo, cui preme unica notte I cento lumi;
dal
recente sangue L’augel nascea, che delle occhiute
, con greco vocabolo, fu per tal motivo chiamato. Tempesta, comandata
dal
dio che a sua voglia il cielo oscura e rasserena,
epose allora il mentito aspetto`. ed a un dio innamorato chi resiste?
Dal
primo furto di Giove nacquero le Preci, che, al d
artiglio di un’aquila che sopra gli pendeva. Elena e Polluce nacquero
dal
primo ovo; Castore e Clitennestra dal secondo; il
ndeva. Elena e Polluce nacquero dal primo ovo; Castore e Clitennestra
dal
secondo; il cigno, ministro alle voluttà del dio,
logi. Il primo ed il secondo nati in Arcadia; uno dall’Etere, l’altro
dal
cielo: il terzo in Creta, figliuolo di Saturno. M
eri mortali ti chiaman sapiente? è necessità far tua voglia: pendiamo
dal
tuo cenno. » Ecco Giove confuso col destino. Abba
novantacinque, la lunghezza di dugentotrenta. Bellissimo marmo tratto
dal
monte Pentelieo lo copriva: dal mezzo della volta
ugentotrenta. Bellissimo marmo tratto dal monte Pentelieo lo copriva:
dal
mezzo della volta pendeva una Vittoria di bronzo
he guidava l’eterno suo carro. Vi si ammirava Venere, che appena nata
dal
mare era accolta dall’Amore, e la dea della Persu
ne che accresceano la maestà di questo tempio misurato dalla statua e
dal
trono di Giove. Basterà dirne che dagli antichi,
one delFAnguillara, d’ Io infehce le vicende. « La vide un dì partir
dal
patrio speco Giove, e disse ver lei con caldo aff
, mai gliel consenta Quel dio, che con la sua sicura mano Il tremendo
dal
ciel folgore avventa. Non fuggir, ninfa, a me, ch
l tuo muggir confondi, E col muggito il mio pianto accompagni? Tu sai
dal
mio parlar che duol m’abbondi; Ved’io dal tuo mug
o pianto accompagni? Tu sai dal mio parlar che duol m’abbondi; Ved’io
dal
tuo muggir come tu piagni. Io parlo, e fo quel ch
’empia morte quei bei lumi serra, I quai solcano assicurarle il core,
Dal
morto capo quei cent’ occhi svelle, E fa le penne
pie di gioie la superba coda Del suo pavone, e gli occhi che distacca
Dal
capo tronco, ivi gl’imprimé e inchioda, E con mir
j. Tibullo cantò: « L’arida erba non prega il Pluvio Giove. » Elicio,
dal
chiamare i fulmini, fu detto il Giove dell’Aventi
i mortali. Carco della sua altezza lo cognominò la Beozia, ed Ascreo
dal
monte, sacro pure alle Muse, Plutarco. Giove Espi
, è lievemente inchinato quasi in attudine di concedere. Fu disegnata
dal
celebre LeBrun fra i più bei monumenti di Roma, e
di Giunone andasse tant’ oltre che fuggitasi nella Eubea, non poteva
dal
suo ritiro toglierla veruna promessa del ravvedut
tea figlia di Asopo. Prestò lede Giunone alla falsa novella: accecata
dal
furore corse al plaustro, si avventò sulla credut
ndi disavventure di Giunone fu l’essere sospesa alla volta dell’etere
dal
prepotente marito, mentre due incudini alle candi
i altri, favelleremo in appresso. « Nè l’immagine fedelmente espressa
dal
marmo (così il Visconti), nè quanto possiamo dire
e era chiamata dai Gentili Magni Matrona Tonantis. » Omero, tradotto
dal
celebre Cesarotti, vi mostrerà la dea che col cin
ui s’indonna. Grazie decenti. Atti gentili, e quelle Arti celesti che
dal
bello han nome E son alma del bel, gli acconci De
onda. Quasi dessa non pargli, e al par sorpreso Di lei, di se: Tu qui
dal
ciel? domanda, Compagna amata, e che ti guida? —
cella tua; solo mi rendi. Rendimi l’amor tuo, torna il mio Giove; No,
dal
tuo cor non discacciarmi — E dolce. Mentre sì par
, a che richiami Obliate memorie? oh fossi ognora Stata qual sei, che
dal
tuo sen divelto Altro mai non m’avria. Non rinfac
a, che a’ due sposi appresta Profumato d’ambrosia amico letto; Mentre
dal
sen della dorata nube Che gli circonda, di nettar
ta dalla stessa mano famosa, era nel tempio di Giunone detta Prosimna
dal
nome di una sua nutrice. Giunone Citeronia commem
ed allora è lo stesso che Lucina, ufficio che potrebbe simboleggiarsi
dal
putta che stringe al seno. « Ma questa statua, la
semi per l’immense genti Sparsi: d’un sol colore era la terra. Prima
dal
Terapneo sangue formai Un fiore, e ancor nella su
leato a Giove nelle guerre, le quali ebbe dopo che Saturno fu balzato
dal
trono. Il felice evento di queste, permise ai fra
premio (come lasciò scritto Igino) di risplendere nel cielo non lungi
dal
Capricorno. E opinione di alcuni che Venilia, e n
da Giove assegnato il dominio della loro regione. Aluchete fu detto,
dal
suono del mare imitatore del muggito, o perchè us
lui, narra Tucidide, dai barbari Spartani furono trucidati gì’ Iloti.
Dal
celebre edifizio che sacro gli era in Tenedo, Ten
lo reputassero di frenare i destrieri, o perchè dalla terra percossa
dal
tridente balzasse fremente cavallo. Nell’ istmo d
e monete Nettuno e i fiumi.9 Ecco quasi compita la serie dei cognomi
dal
Paganesimo dati a Nettuno, che ninno atteggiò con
e al nume dell’acque senza però esserne un distintivo particolare; ma
dal
tridente principalmente, chiamato da Eschilo 10 l
essendo in parte che una serie di racconti alterati dalla maraviglia,
dal
terrore e dall’interesse, soggiace necessariament
oltre il figlio del re degli Dei, furono i Mercurii: il primo nacque
dal
Cielo e dal Giorno, il secondo di Valente e di Fo
glio del re degli Dei, furono i Mercurii: il primo nacque dal Cielo e
dal
Giorno, il secondo di Valente e di Foronide, ed è
condo di Valente e di Foronide, ed è lo stesso che Trofonio: il terzo
dal
Nilo; del quarto s’ignorano i genitori, ma fu anc
pollo nell’Onchesto, scoperse l’autore del furto dagl’indizii datigli
dal
vecchio di cui favellammo, volò al selvoso monte
ile inganno, e più dell’accennato istrumento, che celermente percosso
dal
figlio di Maia suonò incognita armonia, che l’ama
fu Mercurio rappresentato, e la descrizione di due statue di lui data
dal
Visconti nel Museo Pio Clementino. Da Omero è nar
la diversità dei modi nei quali furono i numi ritratti. Udite intanto
dal
sopralodato Visconti come è scolpito Mercurio fan
i sustruzioni, portici ed edifizii, nella guisa appunto che si godeva
dal
Foro Romano l’ imminente Campidoglio colle sue fa
rsi le statue dei benemeriti delle città. » Omero , Inni, tradotti
dal
Salvini. Lezione decimaquarta. Dei simboli e d
re lo fa dei cenni di Giove ad Enea immemore della Italia promessagli
dal
destino. Così traduce Annibal Caro: « …………………………
nume, al quale un vento è sostegno mentre s accinge al volo, per cui
dal
cielo fino agli abissi discende apportatore dei c
asserisce che i serpenti simboleggiavano la dialettica arte insegnata
dal
nume dell’eloquenza. Checché ne sia, il caduceo d
la palestra lo adoperavano forse perchè in questo costume formata fu-
dal
dio la rozzezza dei primi mortali. Vergadoro fu i
, uno del Museo Chiaramonti, l’altro del palazzo Albani, recentemente
dal
celebre Zoega illustrato. Diminuirà la noia del t
onti sopra la statua chiamata l’Antinoo di Belvedere, ma riconosciuta
dal
consenso dei dotti e’degli artisti per rappresent
al pubblico senza la falsa denominazione che per ben due secoli ebbe
dal
volgo degli eruditi e dei professori. I più esper
a negli scavi dell’ Ercolano, è ora in Francia, ed è stata pubblicata
dal
conte di Caylus. Non si dee per altro porre, nel
do Rivide il padre. Nell’Eliso la tua verga conduce I Giusti sciolti
dal
corporeo manto, E quei che spargon per la nova lu
ministro della morte vendicata. Sdegnato il padre degli uomini rilegò
dal
cielo Apollo, che esule famoso errò per la terra
seconda Lezione sopra Apollo che con Delfo, nobilitato dalle imprese,
dal
tempio e dall’oracolo del nume. Pausania, tesoro
ste, furono gli Antizioni che ne ordinarono la costruzione col danaro
dal
popolo consacrato per quest’uso. Spiritare di Cor
insignita del sacerdozio di Bacco, e celebrò Torgie in onore del dio;
dal
che, dicono, è nato che tutte le donne prese d’ u
à celebre eternamente. — « Il tempio di Apollo fu dunque esposto fino
dal
suo principio alle intraprese degli uomini avidi
a, ch’era la sacerdotessa, non volesse dargli alcuna risposta, perchè
dal
sangue d’Ifito era ancora macchiato. Ercole sdegn
e d’Ifito era ancora macchiato. Ercole sdegnato pel rifiuto portò via
dal
tempio un treppiede, e la sacerdotessa gridò: E E
gettò nel mare. Salvati per loro ventura, arrivarono a Leucofri, che
dal
nome di Tene Tenedo fu detta. Qualche tempo dopo.
rsi ancora che è stato consiglio dell’artefice di allentanarsi in ciò
dal
rigido vero per servire alla destinazione del sim
favola fìsica non aveva altro significato che la dissipazione operata
dal
sole de’ vapori maligni esalati dalle grandi inon
te estimarlo. Il mio petto si gonfia e s’inalza, come quello dei vati
dal
profetico spirito investiti, e già mi sento trasp
rezza e della magrezza delle scuole più antiche. Quindi non è lontano
dal
credere che lo scultore dell’Apollo abbia imitata
rrara, che si credeva greco. Udite adesso da Ovidio, che, incoraggito
dal
voNicccLiNi. Lez. di Mit. ecc. 30 stro compatimen
etti: Ferma, Dafne, il prego, 10 non ti seguo qual nemico; agnella Sì
dal
lupo s’invola, e con tremante Penna l’aquila tal
decimanona. Imagini di Apollo in pittura e in scultura. Altri lumi
dal
Winkelmann e dal Visconti derivar voglio sopra Ap
ni di Apollo in pittura e in scultura. Altri lumi dal Winkelmann e
dal
Visconti derivar voglio sopra Apollo, primo vanto
di pastore incurvato, appoggiato alla pietra su cui siede la figura:
dal
che appare che siasi voluto rappresentare Apollo
state dipinte con una capellatura bionda, come noi possiamo giudicare
dal
piccolo numero di pitture che sono giunte sino a
ito teatrale che lo copre sino a’ piedi, nella cetra che tien sospesa
dal
lato manco, nel moto delle braccia al suono, appa
movimento e l’espressione di questa bellissima statua è giustificata
dal
pregio in cui si conosce essere stata presso gli
rca le antiche costumanze, ci presenta parte per parte. Incominciando
dal
capo veramente mirabile per avervi l’antico artef
ginazione, sollevata dall’estro quasi al vaticinio, è questo coronato
dal
lauro, pianta consacrata da Apollo ad esser l’orn
ica lo deduce da Lieo figliuolo di Pandione, e nel Viaggio a Corinto,
dal
lupo che sacro era al nume, forse, onde la veloci
colle voluminose spire la terra spaventata. Cintio Apollo fu chiamato
dal
monte di Delo, e divise questo nome colla sorella
colla luce che sparge nel volto della Luna. Filesio chiamarono Apollo
dal
bacio che diede a Branco fanciullo caro al nume,
i questo nome in Carno figliuolo di Giove e di Europa, che fu educato
dal
nume, altri in diversa favola che per brevità tra
a guisa di auriga, e il fulmine e le spighe confondea colla sinistra.
Dal
catalogo di questi cognomi potete ricavare che Ap
e ricopre. Vibrano luce sulla ricca soglia Doppie porte d’argento, e
dal
lavoro La materia era vinta. È da Vulcano Qui scu
nfelice, e in me ravvisi Tua vera prole l’atterrito mondo. — Disse; e
dal
capo il genitor depose I raggi tutti. Colla mano
r la fiamma Capace il rende; gli circonda il crine Coi raggi, e fuori
dal
commosso petto I presaghi sospir traendo, disse:
na sui forti ginocchi di Brente, a lui con la mano pargoletta strappò
dal
largo petto le lane ferruginee. Eccovi esposti i
Unisco la illustrazione di due simulacri di questa divinità, tratta
dal
Museo Clementino del celebre Visconti. Quindi Ovi
ulacri di Diana questa tavola ci presenta, scultura bellissima donata
dal
signor principe Don Andrea Doria Panfili a Clemen
n succinte della figlia di Latona. Si vede la dea in atto di estrarre
dal
turcasso, che tiene appeso agii omeri, una frecci
otea, o per persona a lei aderente, qualunque immagine la cui testa è
dal
credenmo legata, come Winkelmann stesso denominò
ve. A te, o Diana, le Ninfe Annisiadi rinfrescano le cerve distaccate
dal
giogo, e recano loro il trifoglio facile a nascer
avano gli agili archi e il turcasso intorno agli omeri, che spogliati
dal
lato destro mostravano l’ignudo seno. Approvasti
r questa sembianza un’idea imperfetta della bellezza anziché ricavata
dal
naturale: pure bellissimi ne sono i piedi, nè più
a quale ho tra ciotta da Racine, che ne accrebbe le bellezze derivate
dal
nominato tragico greco. Morte d’ Ippolito. Lasci
sproni il polveroso fianco Ai corridori fra l’acute rupi Precipitati
dal
timor: già l’asse Cigolando si frange, e volar mi
pudor. Dell’alta gara Preme l’opra maggiore il dubbio petto. Densa, e
dal
tempo inviolata selva Frondeggia in piano, ed i s
radici, e prono al suolo Cade: Peleo l’alzò: vibra Tegea Coler saetta
dal
curvato legno. Che alla belva strisciò l’orecchia
fato Anceo furente Vola gridando: All’arme mia cedete, O giovinetti;
dal
virile braccio Feminea destra impari: anche Diana
tre sorelle Arbitro della vita avean sul fuoco Posto allora ch’Altea
dal
grembo scosse L’ infausta prole. Con la man temut
le dive: Egual tempo doniamo Al legno ed al fanciul. — Balzò la madre
Dal
letto, e tolse dal vorace foco Il ramo palpitando
o doniamo Al legno ed al fanciul. — Balzò la madre Dal letto, e tolse
dal
vorace foco Il ramo palpitando, e con la pura Ond
ta. Luna fu detta, perchè non altro che questo astro reputavasi, come
dal
consenso risulta di tutti i poeti. E favoleggiano
etustissimo, il rozzo artefice non aveva ardito staccargli le braccia
dal
corpo senza dar loro un sostegno: perciò si veggo
o che v’è di più osservabile è il suo petto e la sua collana. Pendono
dal
primo sedici poppe simboli della propas^azione e
e migliore del seguace coro. Da qual monte ritorni? — Il molle fianco
Dal
riposo dell’erba alza la ninfa Dicendo: Salve, o
come mal si cela Nel volto accusator la colpa: appena Alza gli occhi
dal
suolo, e non si unisce Qual pria soleva della div
nvano oppose Fra l’attonite ninfe al sen materno. Che esclama Ciutia:
Dal
mio ceto, o donna, Va lungi, e non macchiar 1’ on
o la nascita della dea. Inventore dell’opinione che vuol Pallade nata
dal
capo di Giove fu Stesicoro, che volle forse con q
issima scure fa gli uffizii di levatrice, onde sonora nell’armi balzò
dal
capo divino la dea del sapere. Omero, nel quarto
erci state cinque Minerve. La prima, madre di Apollo; la seconda nata
dal
Nilo, e dagli Egizii in Salde adorata; la terza g
ed ucciditrice di lui, perchè tentava di violarla. A Pallade generata
dal
capo di Giove si attribuiscono tutte le glorie de
nel fine della presente Lezione vi sarà descritto per Omero tradotto
dal
celebre Cesarotti. Virgilio, imitando il princip
oeti, così n’accenna la forma nell’ottavo libro dell’ Eneide tradotta
dal
Caro: « Lo scudo, la corazza, e l’elmo, e l’asta
contesa con Nettuno, oppose al toro, ovvero al fremente cavallo nato
dal
tridente del nume, la maniera di edificare una ca
livo, e questo simbolo indica la sua vittoria sopra Nettuno cagionata
dal
nome che si trattava di dare ad Atene. Quando ell
che battaglie e stragi. Ha F egida al petto, corazza di Giove, fatta
dal
cuoio della capra Amaltea, ove è il terrore, la t
onumenti antichi inediti, tomo II); quindi un simile scudo, che cadde
dal
tempio di Pallade in Argo, nello sposalizio delle
statua è osservabile l’imbracciatura, detta dai Greci (grec), diversa
dal
(grec) o striscia di cuoio, per cui si porta van
di Pallade e del latino di Minerva. Se il secondo ha avuto l’origine
dal
furor militare, o dal minaccioso aspetto della de
no di Minerva. Se il secondo ha avuto l’origine dal furor militare, o
dal
minaccioso aspetto della dea, niuna immagine ci p
, si adira la figlia del forte padre. E se il primo l’è stato imposto
dal
vibrare e dallo scuotere questa lancia fatale, ne
vinti della terra i figli Tutte l’armi portò lorde di sangue: Ma pria
dal
cocchio alle cavalle sciolse Le fumanti cervici,
Le fumanti cervici, e nella fonte Dell’Ocean lavò il sudore, e terse
Dal
morso fren l’irrigidita spuma. Venite, Achive, e
omini, delle belve, favoleggiarono i più fra gli antichi che nascesse
dal
sangue della disonesta ferita, colla quale Saturn
Celo padre di lui, e dalla spuma del mare. Appena nata, dai capelli e
dal
volto spremeva con ambe le mani l’onda dell’ Ocea
. L’opinione più comune si è quella che alla spuma del mare fecondata
dal
sangue di Celo ascrive il nascere di questa divin
to collo; e il petto, simile alla crescente argentea luna, traspariva
dal
velo. Salve, Regina, disse l’eroe, chiunque tu si
di Otreo, che alla ben munita Frigia comandava, e rapita da Mercurio
dal
coro di Diana come destinata in sposa d’Anchise.
a della beltà in tutto quel maggior risalto che acquistano nelr uscir
dal
bagno le sue membra divine, non è restato inferio
’aggruppamento delle membra darci l’idea dell’azione che fa di sorger
dal
bagno, che resta a prima vista evidente, benché n
L’amore degli ornamenti che distingue Criprigna si é voluto indicare
dal
giudizioso artefice anche in un braccialetto che
rmiglio sulla bianca carne. Languisce l’occhio sotto al morto ciglio;
Dal
labbro fugge il bel color di rosa, E intorno al l
so suo alto chiamando. A lui sul corpo un rio di sangue andava, E giù
dal
fianco rosseggiava il petto, E il costato, che di
rigna i fiumi il lutto, Piangon sulle montagne Adon le fonti, I fiori
dal
dolor fansi vermigli. Venere la cittade e la camp
i piaga impressa, Tosto che vide il porporino sangue Via via spicciar
dal
moribondo fianco, Abbracciandol dicea: Aspetta, A
solo, come osservai, figurarono la diva sorgente sopra una conchiglia
dal
mare in forma di giovinetta, ma pure con sembianz
pigramma che su questo simulacro si legge in Ausonio, che lo tradusse
dal
arreco. Eccone il senso: Pallade vide Venere arma
alla madre. Cognominata fu pure Arginnide da Arginno fanciullo amato
dal
re Agamennone, che nuotando nel fiume Cefiso vi p
amato dal re Agamennone, che nuotando nel fiume Cefiso vi perì; onde
dal
re, in memoria dell’ infelice amore, fu eretto un
sembianze di Muse, ora di ninfe, ora di altre divinità hanno sortito
dal
capriccio dei ristauratori e degli antiquarii. Pu
glioni di Guido, replicata la stessa in diversi conii, non sia tratta
dal
loro mirabile originale. « Or la figura di Venere
ola d’abbigliamenti detta dai Greci (grec), da’ Latini pixis, e buxis
dal
bosso onde antichissimamente solca formarsi. Sebb
olo di Vincitrice. La prima era che la presente statua avea la tunica
dal
petto con lasciva negligenza cadente, foggia usat
a figura sia composta con certa eleganza, che la dimostra proveniente
dal
buon secolo dell’arte, è poi trattata con molta t
l dire di Cicerone, più furono i Vulcani oltre il mentovato. Il primo
dal
Cielo, il secondo dal Nilo nacque, ed Opa fu dett
ù furono i Vulcani oltre il mentovato. Il primo dal Cielo, il secondo
dal
Nilo nacque, ed Opa fu detto dagli Egiziani; il t
lla meta prescritta: quello cui si estingueva era con infamia escluso
dal
corso. Se alcuno era superato da chi lo seguiva,
nd’egli armato Le genti e le città scuote e commove. » Eneide trad.
dal
Caro, lib. viii, v, 639 e segg. Vulcano è stato r
ltri; la secura mandra Pascea trescando appo un cannoso fiume, Quando
dal
bosco due leoni ingordi Sbucano, e al toro che al
ad una nuvola di polvere s’inalzò verso l’Olimpo, e col core oppresso
dal
dolore mostrò a Giove il sangue immortale che sco
terrore a Giove Le minacele e i comandi. A lui diceva Marte il primo:
dal
ciel che rechi? a questo Cielo, alle nevi mie, ce
gloria d’imitar il tiranno ancora negli errori. Prese ardire Nettuno
dal
delitto fraterno, violò anch’egli Cerere, e n’ebb
ando vi leggerò l’Inno su Cerere ad Omero attribuito, che fu scoperto
dal
Mattei, e dal Runchenio pubblicato. Potè coll’aiu
ò l’Inno su Cerere ad Omero attribuito, che fu scoperto dal Mattei, e
dal
Runchenio pubblicato. Potè coll’aiuto di questi v
i dritti? E pur nel glauco seno Anfìtrite Nettuno accoglie, e posi Tu
dal
fulmine stanco in grembo a Giuno. Gli ascosi furt
zione degli artisti, poco contenta dei simboli adottati nel principio
dal
popolo, ne ha creati grandissimo numero di altri,
ade sulla parte posteriore della veste di lei: porta un alto diadema,
dal
quale escono di sopra foglie e spighe. Quella par
fronte. Qual variazione fatta non si era ai tempi di Albrico: Cerere
dal
dolore distinta viene indicata con l’abito di una
nte petto Respira fiamme, e allor che il peso immenso Di scoter tenta
dal
ribelle collo E muta i fianchi, la Sicilia trema.
bile artifizio è ancor la presente statua, tolta, come la precedente,
dal
cortile della Cancelleria. La semplicità del dise
enominarla. Pensai che qualche soccorso potea trarsi dall’abitudine e
dal
carattere della figura medesima, persuaso che gli
balzò Cibelle Dai recessi, e volgea le prone torri Ai baci della dea.
Dal
ciel mirava Giove gli eventi, e a Citerea rivela
i sogni erranti. La via prepara ver l’etnee contrade Fiutone, accorto
dal
fraterno cenno: Aletto lega i corridor tremendi,
tto Stefaneforo, perchè coronato andava alle cerimonie, ed era eletto
dal
concilio delle sacerdotesse della Gran Dea chiama
gno della dea, se per caso nelle cerimonie avessero violate le regole
dal
rito prescritte. Ai servi d’ambidue i sessi era v
re stessa. Vien riferita ad Eamolpo per altri, che ne prendono motivo
dal
nome di Eumolpidi, che i sacerdoti dei Misteri av
In molti giri il crine Diviso dairidalio ago si volge: Fibbia sudata
dal
marito industre Sospende al fianco la purpurea ve
ecreto. Gli iniziandi descrivevano i riti che gli erano letti innanzi
dal
gran sacerdote detto Jerofante: eran composti di
o fatte contro il rito. Ad altri quattro col nome di Curatori, scelti
dal
popolo, per legge era commessa la religione dei m
a principio di un migliore avvenire. I non iniziati erano allontanati
dal
tempio di Cerere; e ciò fu cagione di guerra fra
credevano delitto violarlo. Compirò le altre notizie, che ho dedotte
dal
Meursio su questo soggetto, nella seguente Lezion
esso Gite, sorelle, che sul biondo suolo L’astro più caro a me sparge
dal
crine Le feconde rugiade: — e toglie al prato Il
a pompa Bacchica espressa in un basso rilievo pubblicato recentemente
dal
celebre Zoega. Dopo questo, che lentamente proced
Bacco non era il Tebano figlio di Giove e di Semele, ma un altro che
dal
re degli Dei e da Cerere, o Proserpina, era nato.
edere questa gara rappresentata in un basso rilievo antico pubblicato
dal
Lami nell’opera del Meursio sul soggetto di cui s
E del pallido campo i nove giri Tutti discopre. Tanto era: Si toglie
Dal
stanco petto il vorator grifagno E a lui non cres
dell’oro, occupa notte Gli occhi, la gloria del superbo volto É vinta
dal
pallor, le nivee membra Caligin tinge dello stigi
, e di rumor vano riempi L’Idea montagna: Se il materno affetto Tutto
dal
core non scacciasti, e sei Cerere santa, e che di
o II suo fulmin non vibri: Or vai, ma ratta, E felice ritorna. — Esce
dal
tempio Cerere, e i tardi corridori accusa, E li p
umil orno, allor che l’esca Recando, pensa che il diletto nido Scosso
dal
vento non sia furto all’uomo, Preda ai serpi. Poi
cardin delle fide porte E della flebil casa il muto aspetto, Stupida
dal
dolor pianto e parole Formar non puote: i tremuli
con baci: i voti campi Interroga così mesta giovenca Del suo torello
dal
desìo trafitta. Del tetto alfin nella segreta par
cuore degl’immortali e degli uomini la mente e il prudente consiglio.
Dal
principio di Esiodo traendo l’argomento della mia
avola alla Terra non è facile il rintracciare. Alcuni la dissero nata
dal
litigio, altri da Demogorgone, non appoggiati per
o. Immolavano gli antichi a questa dea un’agnella nera, come rilevasi
dal
terzo libro dell’ Iliade di Omero. Orazio le asse
allontanano le nuvole. — Ma l’artista si allontana con sommo giudizio
dal
poeta. Tutti due rappresentano la Terra distesa s
lle combinazioni dei poeti. In una medaglia di Giulia Augusta esposta
dal
Begero, siede la Terra ammantata posando la destr
arte, ed Antero chiamato: lo Scoliaste di Teocrito lo favoleggia nato
dal
Caos e dalla Terra. Acusilao dalla Notte e dall’E
Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e da Zeffiro, Saffo da Venere e
dal
Cielo, e Simonide finalmente, secondo l’opinione
tre: evvi del ventre il loco. La macie accresce le giunture, e l’orbe
Dal
ginocchio rileva, e sorge acuto Il tumido tallone
gine fanciullesca: ma certamente egli ha perduto le sue penne, poiché
dal
mio cuore non è volato più mai. » E prezzo dell’
ente fu di nuovo rubato da Nerone e situato in Roma, ove fu consumato
dal
fuoco. Il Cupido che vedovasi in Tespi ai tempi d
la novella. » Questo dio mi rammenta la Notte sua madre, che nacque
dal
Caos, e che Esiodo annovera dopo l’Amore. Quindi
colla descrizione di un simulacro di Arùore del Museo dementino, data
dal
celebre Visconti. Succederà a questa un’elegante
useo Clementine una statua di lui è posta dopo le figlie di Mnemosine
dal
Visconti, che illustra due altri simulacri dello
a poco é figurato il Sonno eterno in una bell’ara del Palazzo Albani,
dal
quale è stata presa l’idea di porgli in mano una
ri selva innanzi all’antro Fiorisce e d’infinite erbe famiglia: Notte
dal
loro umore i sonni accoglie E gli diffonde per l’
damantina quell’ingiuria, che in lui fu ripetuta da Giove, e nacquero
dal
sangue della parte recisa le furie Aletto, Tisifo
i toro, come attesta Euripide nell’Oreste. Io penso che ciò derivasse
dal
crederlo autore dei terremoti come reputavano i f
per la sua semplicità e nobiltà degna degli artefici antichi, è stata
dal
cavalier Mengs rappresentata Mnemosine nella bell
natore di flauto, la madre degli dei che con fragore e lampi scendeva
dal
cielo, eresse un santuario a lei e a Pane accanto
ssinunte nella Galazia il simulacro di Cil)ele, che si credeva caduto
dal
cielo in terra, il quale non era che una pietra g
in Venezia ci offre Cibele che ha sul capo un modio, in parte coperto
dal
peplo; sul petto delle lunghe treccie attorciglia
ù dignitoso, e probabilmente da Fidia prescelto. In un’ara riprodotta
dal
Muratori la figura della dea si trova seduta sopr
sia. Ma tosto che coi chiari occhi raggianti. Il facciaurato sol mirò
dal
cielo L’aer bianco, il suol duro, i mar spumanti,
r mutar vorrei. Come la voce alle rosate labbia D’Ati men venne, e fu
dal
duol dispersa, Cibele, che l’udìo, scompagna e sc
i furor, di follìa Costui ne sforza, Che baldanzoso Troppo e riottoso
Dal
mio domino sottrarsi vorria. Su, la coda ti scuot
rizione della facciata dell’ara, relativa ad Ati e Cibele, pubblicata
dal
signor Zoega, si fa menzione di un sacrifizio di
pi, o Rea, sorella; ed avendo udito che un figlio lo avrebbe cacciato
dal
trono, stabilì di uccidergli tutti. Incresceva al
é’ dire ad Evandro. « Saturno il primo fu che in queste parti Venne,
dal
ciel cacciato, e vi si ascose; E quelle rozze gen
turnio, vi sacrificò vittime senza macchia perchè venissero consumate
dal
fuoco sacro. Ma per conservare nel tempo stesso l
itto: la sua testimonianza è confermata dai particolari somministrati
dal
signor Fourmont dopo il suo ritorno dal viaggio d
dai particolari somministrati dal signor Fourmont dopo il suo ritorno
dal
viaggio di Levante. Egli ne parlava come di massi
e il piu famoso di essi, che furono cento, nacque, secondo Apollonio,
dal
nominato dio del mare e da Europa di Tizio figliu
questa isola e lo sbaglio di quelli che s’allontanano in questo punto
dal
sentimento ordinario veniva da un equivoco cagion
questo punto dal sentimento ordinario veniva da un equivoco cagionato
dal
soprannome dato comunemente ai Dattili. Si chiama
ndo esso ne contava cinque, e dipende, come sembra al nominato poeta,
dal
numero indicato il loro nome, che in greco signif
nsideravano queste imputazioni come conseguenze dell’invidia prodotta
dal
merito delle loro scoperte. Secondo Diodoro fu lo
del biforcuto scettro che ha nella sinistra, essendo questo riportato
dal
ristauratore, e non osservandosi in mano a Pluton
on le immagini di Serapide. Sì osservi, fra 1’ altre quella riportata
dal
Fabbretti, e poi dal Cupero, che in tutto confron
apide. Sì osservi, fra 1’ altre quella riportata dal Fabbretti, e poi
dal
Cupero, che in tutto confronta colla presente, ed
to. Questo simulacro giunto poi in Egitto, e riconosciuto per Plutone
dal
Cerbero e dal Serpente, ebbe il nome di Serapide,
ulacro giunto poi in Egitto, e riconosciuto per Plutone dal Cerbero e
dal
Serpente, ebbe il nome di Serapide, o Sarapide, d
d’Alessandria, e il Plutone, o Giove Dite, dei Sinopiti, fu venerato
dal
Paganesimo sotto il nome di Serapide. Così ebbe f
calato, le quali per non essere abbastanza distinte sono state omesse
dal
disegnatore. Quantunque peraltro non sieno che ac
omune come quelli che qui son descritti, è poco distinto dalla forma,
dal
colore, e la sua realità confina coll’ombra in pi
ccanto, e che dalla sua barba sembra più avanzato, tira questo anello
dal
dito di Foco: quest’ultimo, figlio di Aiace, pass
di Salamina, Palamede e Tersite, che giuocano agli scacchi inventati
dal
primo. Aiace figlio di Oileo guarda il loro giuoc
e sembra invitare Pentesilea ad avvicinarsegli. Questa lo guarda, ma
dal
suo volto si vede che lo disprezza: è ritratta ne
dell’Averno all’Ombre, Ch’a mortai pregio impietosir non sanno. Mossi
dal
canto, simulacri lievi Ed ombre vane fuor che nel
: E la rapita sposa, e degli Dei Piangeva i vani doni, onde sprezzate
Dal
fedele dolor le Tracie donne, Fra le feste dei nu
disperdean pei larghi Campi infamati lacerato Orfeo. Ed anche allora,
dal
marmoreo collo Diviso il capo, mentre l’onda il p
o lo veggiamo in una delle pitture del sepolcro dei Nasoni illustrate
dal
Bellori, ove Visconti ha creduto di riconoscere S
per genitori Proserpina e Plutone; Esiodo nella Teogonia le vuol nate
dal
sangue di Saturno, quantunque nel suo libro intit
orcia ardente, e sembra che le tre restanti, che molto hanno sofferto
dal
tempo, parimente di torcie fossero armate. Le tes
Esichidi, dalla quiete, si chiamavano i sacerdoti, che si astenevano
dal
libare a queste Dee il vino. Infatti Edipo giunto
ell’eterno pianto. Guarda, mi disse, le feroci Erine. Questa è Megera
dal
sinistro canto: Quella, che piange dal destro, è
feroci Erine. Questa è Megera dal sinistro canto: Quella, che piange
dal
destro, è Aletto: Tesifone è nel mezzo: e tacque
cco entrar nel doloroso albergo I mal felici e mal graditi sposi Ebri
dal
vin, che mal bevuto a mensa Miseri aveano, e dall
ra i letti, Anzi bare funebri, eran distesi I lor miseri corpi. E già
dal
sonno E dal cibo e dal vin ciascun oppresso Sicur
Anzi bare funebri, eran distesi I lor miseri corpi. E già dal sonno E
dal
cibo e dal vin ciascun oppresso Sicur giaceva all
unebri, eran distesi I lor miseri corpi. E già dal sonno E dal cibo e
dal
vin ciascun oppresso Sicur giaceva alla sua donna
n che tu bevuto avevi Era liquor d’addormentar altrui. Ma mi sgombrar
dal
genitor mio crudo 1 precetti superbi empi e nefan
o. Sopra un basso rilievo del Palazzo Albani, pubblicato recentemente
dal
celebre Zoega, è accanto a Plutone effigiata una
a questa riva imposto Caron, demonio spaventoso e sozzo, A cui lunga
dal
mento, inculta ed irta Pende canuta barba. Ha gli
esciuto fino a tre dai potenti^ che si sono sempre voluti distinguere
dal
povero ancora nell’ultima superbia dei funerali.
nferno. Gli Ermioniensi solo fra tutti gli uomini si credevano esenti
dal
tributo per esser vicini più d’ogni altro popolo
igliuola, secondo alcuni, di Fenice, secondo altri, di Agenore^ e che
dal
furto di Giove partorì pure Sarpedonte e Radamant
n propizio augurio gli fosse comparso. Nell’ istante comparve un toro
dal
mare, ed i Cretesi maravigliati gli permisero di
eva la sorte della patria. Minosse inorridì al tradimento, e respinse
dal
suo cospetto l’infame principessa, e lasciò Nisa.
Tonante lo partorì Egina figlia di Asopo, dopo essere stata ingannata
dal
dio nelle sembianze di fuoco. Ella diede il suo n
virono ad estinguere la sete dei Titani. Secondo l’opinione riportata
dal
Boccaccio, nacque da Oerere nell’Isola di Oreta,
o intorno al giuramento degl’Immortali. Cocito ancora varcar si dovea
dal
popolo dell’ombre. Questo fiume riscontra, second
de le sue ali immense, che la superbia dei mortali toglie da Nemesi e
dal
Tartaro. — Da questi versi non dissentono gli art
inistra ella solleva la sua veste, che ella tiene un poco allontanata
dal
suo seno. Questo braccio, piegato dal gomito sino
ella tiene un poco allontanata dal suo seno. Questo braccio, piegato
dal
gomito sino alla prima falange dei diti, signific
emesi nel bel vaso del Palazzo Chigi, così in un raro cippo riportato
dal
Begero, ove assai stranamente viene scambiata col
sino da’ suoi tempi aveva saputo effigiare la greca scultura, salita
dal
più bello della natura umana all’ideale della div
. « Il marmo in cui fu scolpita la superba statua era stato destinato
dal
re Dario a lavorarvi un trofeo della vinta Grecia
io a lavorarvi un trofeo della vinta Grecia. Disfatti però i Persiani
dal
valore Ateniese a Maratona, venne quel marmo in m
ielo. Se basso voli aggraverà le penne L’onda, e in alto saranno arse
dal
foco: Fra l’uno e l’altra vola: io tei comando. N
ll’audace volo Il giovinetto invoglia, e l’ali inalza Preso del Cielo
dal
desire: il Sole Vicino scioglie all’odorata cera
e, compagne dei malaugurati studii di Proserpina sui prati siciliani.
Dal
sangue nata la vuole il preteso Orfeo: e certamen
secoli, che i primi re furono tutti soldati. Euripide fu tanto invaso
dal
potere della fortuna, da affermare che non Giove,
u sovente confusa. In fatti in un rovescio di una medaglia pubblicata
dal
senator Buonarroti, Nemesi ha il timone e la carn
aggiunse il primo le ali a Cupido e alla Vittoria: nel che fu seguito
dal
figliuolo, che facendo la statua della Fortuna ag
esta venerata di tanti dii? « Io per me non credo dovermi allontanare
dal
senso più naturale e più certo di quel vocabolo,
Nel Museo Clementine vi ha pure un’altra statua della Vittoria, così
dal
prelodato Visconti descritta: «Questa divinità al
dezza, o perchè fossero per maggior parte di bronzo, distrutti perciò
dal
bisogno e dall’ ava rizia, perchè, perduti i simb
loro i tuoi superbi carmi Arbitrio eterno in su l’età lontane; E già
dal
loro ardore Infìammata tua mente Si crede esser p
to, esponendo per la prima la statua di Clio. « La distinguo per tale
dal
volume che ha in seno, quasi svolgendolo e recita
tichi tunica axillaris, e in una sopraveste che le si avvolge intorno
dal
mezzo in giù. Meritano osservazione le scarpe che
ere la seconda figura nel piano superiore del basso rilievo, distinta
dal
volume che ha nella mano, e che si vede in piedi
Omero, Euterpe è quella Musa che regge colla destra due flauti, presi
dal
Kirkero per fiaccole, ed è nel piano superiore. I
ggiadra figura della maschera comica e caricata, principalmente, come
dal
baston pastorale e dalla corona di edera di cui h
he riguarda Meneceo figlio di Creonte. Tebe, egli dice, sarà liberata
dal
pericolo imminente se egli vuole immolarsi nella
la Melpomene del sarcofago Capitolino: ha la maschera tragica alzata
dal
volto, che le serve come di cuffia ed ornamento d
o divise in strofe, antistrofe ed epodo. Le due prime parole derivano
dal
Greco(grec), volgere, ed allude alla maniera di g
a Musa il nome di Clio. Con tal nome è distinta ancora la nostra Musa
dal
dotto espositore dei bassi rilievi Capitolini, ch
e romane della famiglia Pomponia si riconosce la testa di questa Musa
dal
plettro ch’è nell’area del dritto, come dalla cet
la sua figura. Erato. Le poesie amorose, la danza accompagnata
dal
suono, le allegrie delle nozze, ecco gli ufficii
non invoca altra Musa nella sua Arte, assegnandone la ragione appunto
dal
nome. Apollonio nel terzo libro dove incomincia l
ilostrato di altre due pitture la descrizione, che ho tradotta, mosso
dal
gradimento che aveste per questo animato scrittor
l’aste, pei sassi e per le scuri. Ma è fama che Capaneo fosse ferito
dal
fulmine, avendo il primo arrogantemente ferito Gi
ato col vino, questi che spirano sulla mensa, questo nappo rovesciato
dal
calcio di un uomo che gli palpita accanto, questa
, quello ha tagliato il pugno coi quale solleva la tazza. Chi cadendo
dal
suo letto trae dietro a sé la tavola, un altro si
o la testa scapigliata, con un braccio reso più fermo e più terribile
dal
furore: dove la misera, tutta delicata e divina,
ere scritto, ci offra differenti etimologie, vi ha pure chi lo deriva
dal
molto ricordarsi delle passate cose, cioè dalla f
ri, mancante però del capo; l’altra eguale al vero, moderna per altro
dal
mezzo in su, ma di eccellente scalpello, nella Vi
, nel quale tutte le altre Muse sono rappresentate assai diversamente
dal
consueto, non essendovene, come già notammo, alcu
il combattimento é qui terminato, la balena uccisa versa gran sangue,
dal
quale il mare é divenuto rosso. Amore slega Andro
bbiamo in Senofonte menzione di un’altra, ch’era soltanto pieghettata
dal
mezzo in giù. Questi esempi possono farci sembrar
quel che abbiamo sott’ occhi. Io vado pensando che siccome la tonaca
dal
mezzo in su è trasparente, sia fatta dal mezzo in
nsando che siccome la tonaca dal mezzo in su è trasparente, sia fatta
dal
mezzo in giù di più grosso drappo non per altra r
era tragica fanno ravvisare nel settimo tipo Melpomene, Euterpe detta
dal
Begero, la quale ha lo scettro dietro la testa ne
a della Lirica in atto di suonare il suo favorito istrumento. È detta
dal
Begero Melpomene, ovvero Polinnia. L’ultima è la
mene, ovvero Polinnia. L’ultima è la musa Euterpe, chiamata Tersicore
dal
Begero, con due tibie decussate nell’area del dri
a abbandonato il viso, nel quale il dolore della natura è stato vinto
dal
piacere d’un’ azione sì bella. — Lezione cin
fé’ vestite a Smirne, e quel che è più, furono nell’Odea così dipinte
dal
primo pittore dell’antichità, da Apelle. Pitagora
e attrattive, la saviezza il mezzo di giovare, e la scienza allontana
dal
suo santuario coloro che potrebbero innamorarsi d
ccompagnare le statue di Venere. A ciò mirava, come è stato osservato
dal
prelodato Visconti, 1’ autore dell’epigramma sull
tra differenza che il vestito di queste ultime. In un vetro riportato
dal
Fabbretti sono rappresentate in forma delle tre G
dall’Agostini, ed osserva che nel caso che fosse un elmo, come appare
dal
disegno, non disconviene dare a una Grazia l’attr
ltro ornamento hanno sul capo. Le mani delle due estreme sono corrose
dal
tempo, nè conservano i consueti attributi del ram
on una certa audacia contro le onde, è Aiace Locrense, di cui la nave
dal
fulmine è già stata colpita. Egli essendosene sla
ne sono bagnate incessantemente. Quindi una larga fiamma accresciuta
dal
vento, onde il foco serve di vela al naviglio fug
ei campi Telpusi avvenisse. Ivi è fama ohe il fanciullo fosse nutrito
dal
latte di una capra custodita dal cane d’una gregg
fama ohe il fanciullo fosse nutrito dal latte di una capra custodita
dal
cane d’una greggia. Il pastore si avvide della ma
trovò il cane, la capra, il fanciullo. Divina luce -vide scintillare
dal
volto di lui, e il grido di questo prodigio si sp
edeva solamente la faccia, le mani, i piedi) che pare però differente
dal
solito pallio, che si vede nel rovescio del medag
to pallio, che si vede nel rovescio del medaglione di Vero pubblicato
dal
Buonarotti, e che vien descritto da Tertulliano,
e si vede solo nelle monete di Coo città a lui consacrata; e Pausania
dal
serpente avviticchiato allo scettro, in mano a du
, i quali tutti, secondo scrive lo scoliaste di Aristofane, son presi
dal
sanare; a’ quali Snida aggiunge Acesio Sanatare,
ta, suo abito particolare, e così si scorge nel medeglione pubblicato
dal
Buonarroti. Pare che gli antichi abbiano voluto e
, proprio presso loro dei più teneri giovinetti, ed atto a difenderli
dal
rigore dell’aria. Infatti, in un bassorilievo pub
re più la provenienza accennata. Le teste sono antiche, ma adattatevi
dal
restauratore, conservano però le fisonomie e i ca
luogo ove fu deposto dopo la sua nascita: ciò viene attestato ancora
dal
nome di Dionisio, vale a dire dio di Niso. Giova
l gruppo, come lo indica il differente lavoro dei capelli che pendono
dal
capo, e di quelli rimasti congiunti alle spalle.
Non vi ha nulla di più proprio di Bacco: o provenisse ciò dall’uso e
dal
capriccio degli scultori, che in tal foggia abbia
per lo nuovo regno Scosse il silenzio dell’eterea pace. Prima sospese
dal
fugace Olimpo Giunone: il Caos le mostrava immens
limpo Giunone: il Caos le mostrava immenso, E le pene d’Averno: ancor
dal
Cielo Vulcano egli lanciò, che torre osava 1 cert
iva: il gel le indura, Ferino latte le nutrisce: accenna Esul me pure
dal
diletto albergo La Fama, e sopra i carri errante
à. — Disse, e rivolse Gli occhi di foco in giro, e sulla terra Lanciò
dal
seno gli strappati figli. II cor materno e l’infi
, Argon. lib. II, v. 78. Udite adesso la fine infelice di Penteo, che
dal
Poema di Nonno ho tradotto. Vide dell’ arbor sul
il tronco, la commossa terra Già si solleva, liberate sono Le radici
dal
suol, parte dell’ombre Il Citerone perde, e prono
Giove Giacque, onde Penteo io mi piangessi, e Giove Salvava il figlio
dal
materno scempio Tutta la stirpe ad abolir di Cadm
io nacque Bacco, ovvero il dio padre della libera allegrezza prodotta
dal
vino. Eone, o il Tempo in mille forme, tenendo in
suoi timori: ella le dice di temer che Giove non finisca per bandirla
dal
cielo, e ne faccia Semele la regina. Ella la preg
nessa altera. — Come di belva, della moglie insegue L’orme, e rapisce
dal
materno seno Learco, che ridendo a lui tendeva Le
insania, e già si slancia In mare, e non la tarda alcun timore: Spuma
dal
peso suo l’onda percossa. Della nipote Venere pia
un’ ombra sale nel cielo, dove le Muse la celebreranno. Ma Bacco esce
dal
seno materno più rilucente di una stella, mentre
di vederle veramente, e che gridino dalla gioia: tanto i loro spiriti
dal
furore del vino sono alterati! Bacco guarda tutto
manente. — Lezione sessantesima. Avventure di Bacco. Decretata
dal
fato la conquista dell’Indie, Giove invia Iride a
Bacco, che scorge la fanciulla in un bagno, e ne diviene amante. Yien
dal
poeta descritta la passione dello dio, e l’umiltà
lo dì questi astri, concorra a maturare le viti. La donzella stancata
dal
correre, riscaldata dall’ardore del Sole, e ignor
teo di Atene si disputano il premio del canto. La vittoria è ottenuta
dal
primo. A questo esercizio succede quello del Pant
osi giri Fisso si scaglia con le membra in alto. Ma quanto ei s’ erge
dal
profondo flutto, Tanto in su Perseo vola, onde lo
a come sono terribili quelli di Enomao, ed impetuosi al corso. Spinti
dal
furore, tutti coperti di spuma e quanto cupamente
iove per me, e possa aiutar gl’Indiani, mentre il re degl’Immortali è
dal
sonno dell’amore domato. Venere aderisce alle dim
Mentre che gustano il piacere pei desiderati abbracciamenti, e quindi
dal
sonno sono presi, la Furia si arma contro Bacco,
cco. Il poeta dopo averci descritto i teneri sospiri che Morreo manda
dal
petto affannoso, ci pone davanti agli occhi lo sp
lo più, perchè le tenebre portano venerazione. In un cammeo riportato
dal
Buonarroti, e che rappresenta Bacco, il nume port
ebbe con Cibele, come vi ho già esposto; ed in un Baccanale osservato
dal
Buonarroti vi era un Centauro che ne portava un r
uori di quel frutto, come si potrà osservare nel bel cammeo riportato
dal
mentovato Buonarroti. Tanto più che come si cava
tichi artefici davano alle statue del nume, e quali vi furono esposti
dal
medesimo autore nel primo ragionamento che vi ten
statue di più pezzi, e comunemente di due, quelle (cred’io) che lungi
dal
luogo della loro destinazione si lavoravano per u
ntate con poca arte lavorate, e di pietra qui nata; e altre sono rose
dal
tempo: parte ancora ne hanno deformate i fanciull
i fiori la rugiada: vi sta un’ape che potrebbe essere stata ingannata
dal
pittore. Ma sia: te, o giovinetto, ninna tela o s
a vesta, che Tibullo e Stazio vogliono gialla, detta Bassaride, o sia
dal
luogo ov’ era in uso, che Polluce crede la Lidia,
esentano simili all’arcadico Pan, che aveva volto e corna caprigne, e
dal
mezzo in giù era pur simile ad irco: così, testim
i Sileni, e con questa compagnia nell’Isola di Nasso è dipinto Bacco
dal
dottissimo Catullo. Ma come erano i Satiri, come
nutili per voi, e mi limito solo a darvene il resultato reso evidente
dal
criterio del mentovato Lanzi, uno dei più grandi
Nonno attesta l’opinione esposta con questi versi, così elegantemente
dal
Lanzi tradotti: « Doppia punta di corna in cima
se orecchie sulle gote irsute Quando moveano il pie l’aura sbattea; E
dal
dorso e dai fianchi, avvolta ad uso Di cavalli, s
eratori il Lanzi ne dà gl’indizi dicendo: Nel Fauno l’artista diretto
dal
poeta dovea mettere più del capro, nel Satiro più
simo a con grandi orecchie, tutto tremante; un altro, uomo mostruoso,
dal
mezzo in giù simile a capro, di gambe peloso, con
fice l’ha rappresentato secondo Virgilio: Enfiato le vene come sempre
dal
vino di ieri — e finalmente da quella curiosissim
propria moglie ad un convito con finta amicizia, asserendo di volersi
dal
suo obbligo liberare. Trovò Eineo la morte nella
ni rivolgersi per essere del suo atroce misfatto espiato. Giove mosso
dal
suo pentimento lo espiò, raccolse liberalmente ne
la circostanza delle nozze di Piritoo con Deidamia o Ippodamia. Vinti
dal
vino e dall’amore volevano fare ingiuria alla spo
colpiti in un bel cammeo di cinque strati di diverso colore riportato
dal
Buonarroti, e che rappresenta la pompa e trionfo
i, particolarmente nel medaglione di Giulia Augusta di Nicea stampato
dal
Sequino, si vede un Centauro e una Centauressa: n
sovente in molti bicchieri ritenuta quella figura, come si può vedere
dal
medesimo Ateneo, dove parla dell’olmo e del rito
attaccavano qualche volta dei sonagli, come si vede in quello portato
dal
Bartoli, che ha il fondo dipinto, come si usa anc
cembalo, venivano a risonare. In un cammeo antico di vetro riportato
dal
Buonarroti, in cui Bacco sta a giacere su una rup
sto cerchio con la pelle ben tirata me l’hanno trovato i Coribanti, —
Dal
medesimo poeta poco dopo si vede che le tibie, le
on degne dell’ aureo secolo delle arti. Rappresentano Bacco inebriato
dal
ritorno di un banchetto. Preceduto da un Fauno ba
altra Centauressa, la quale insieme con un Faunetto si sforza scotere
dal
suo dorso il Fauno insolente che vi è salito, chi
Centauro adulto di robusta corporatura e di fiera indole, che domato
dal
nume infante ha perduto la naturai fortezza del s
nell’estremità iuferiore, e si regge sospeso su quattro piedi cavati
dal
pezzo medesimo, che han forma di quattro alate ch
i divinità era costume ordinario ergere are, che poco si sollevassero
dal
suolo, e alle quali perciò non convenisse il nome
rretta da un altro Fauno. La statua di Priapo in profilo, che termina
dal
mezzo in giù a guisa d’erma, ed è posata sopra d’
faccia, continuando il soggetto, ha due Centauri, mostri mansuefatti
dal
dio di Nisa, al quale gli abbiamo veduti prestar
ch’egli a quei venerati misteri sperava distinguersi in grazia di ciò
dal
volgo dei trapassati, o ancora che pur cotento su
, che sono l’anima dei monumenti, e che distinguono l’artista erudito
dal
volgo degl’ignoranti. Dopo questa serie di memori
mulacro. Il mio parere è molto diverso sì da quello di Winkelmann, sì
dal
comune. Lo sottopongo al giudizio dei leggitori,
’iscrizione che gli dava un altro nome, ma che non trattenne Pausania
dal
riconoscerlo per Nettuno; le iscrizioni erano fal
olta. « Cominciando dalla sinistra. Giove siede coperto del suo manto
dal
mezzo in giù, secondo il costume, e col femore si
estra aperta, gesto relativo alla facilità de’ parti, e gesto perciò,
dal
quale veniva caratterizzata la statua di questa d
cco vinto dalla sua bevanda, e vacillante qual Momo il dipinge, retto
dal
giovinetto Aerato, o Ampelo, sotto la spalla sini
nte di una fascia, o credemno, il suo petto di un serto d’ alloro che
dal
sinistro omero scende a traverso insino al destro
bile e serena fìsonomia ha la sua lunga e ben acconcia chioma avvinta
dal
diadema, dec orazione inventata da questo figlio
iche ceremonie del nume lor condottiero, ora vinti dall’ubriachezza e
dal
sonno ci vengono rappresentati nelle antiche arti
he pendente dall’omero e raccolta colla manca fa seno. Un tal costume
dal
rito dei sacrifizi ebbe origine, ove i movimenti
gliati velli Tegeatici delle capre nei giuochi festivi per le strade.
Dal
costume greco furono imitate dai Romani le solenn
n non ha bisogno di esser provata: il nome stesso di Fauno è corrotto
dal
greco Pan, e quel di Sileno competeva, secondo Pa
rilievo è del più ordinario, l’invenzione per altro delle figure vien
dal
buono, come la composizione, la quale, benché sem
rofessore Francesco Antonio Mori del 16 Novembre 1825, già pubblicata
dal
Professore Atto Vannucci. — Dobbiamo esser certi,
è scolpito in un vaso esistente nella Libreria Vaticana, e pubblicato
dal
Winkelman nei Monumenti inediti. 6. Foscolo ,
gli Dei, i primi fra tutti furono il Caos, Gea o la Terra, ed Amore.
Dal
Caos nacque l’ Erebo o la Notte; da questi l’ Ete
Saturno. In seguito partorì i Ciclopi, Sterope, ed Arge, così detti
dal
solo occhio circolare, che avevano in mezzo alla
er Pefredo, ed Emo, dette Cree, perchè canute a guisa di vecchie fino
dal
loro nascere; le Gorgoni Steno, Euriale, e Medusa
lei avesse le corna, dette perciò le corna dell’ abbondanza. Caccialo
dal
regno Saturno suo padre, ci diviselo co’ fratelli
lle quali tulle vomitava fuoco. Ei mosse guerra a Giove; ma’ percosso
dal
fulmine fu anch’ egli, secondo Esiodo, profondalo
a dalle recise membra di Urano. Questi pur tentarono di cacciar Giove
dal
cielo, e per salirvi Sovrapposero ne’ campi di Fl
, Dice, ed Irene, e le Parche Cloto, Lachesi ed Atropo; sebben queste
dal
medesimo Esiodo sieno state prima dichiarate figl
l più sontuoso era quello di Giove Capitolino fondato nel Campidoglio
dal
re Tarquinio Prisco, e più volte in seguito riedi
l Nilo, ed adorata in Egitto particolarmente da’ Saiti; la terza nata
dal
cervello di Giove di Corise, figlia dell’ Oceano,
Ma la terza soltanto fu in onore presso de’ Greci e de’ Romani. Nata
dal
capo di Giove, e tutta armata, fu essa adorata co
Re di Atene, e non potento caminar colle gambe, che non aveva, perchè
dal
mezio giù era serpente, inventò l’ uso de’ cocchi
i due gemelli in un bosco, ove furono allattati da una lupa. Raccolti
dal
pastore Faustolo furon poi essi nutriti da Acca L
sto a Giove un pegno della perpetuità dell’ impero romano, egli mandò
dal
cielo uno scudo rotondo, che fu detto ancile. Num
Nasque egli così deforme, che da’ medesimi genitori venne precipitato
dal
cielo: e cadendo nell’ isola di Lenno si ruppe la
ne giunse nella Sabea, ove fu trasformata nell’ albero della mirra, e
dal
tronco, di questo per se apertosi uscì Adone. Cre
, qual era prima, si disse cangiata in rossa, allor quando fu bagnata
dal
sangue di Adone puntosi con una spina, e tra gli
di i nomi di Citerà, e di Cipri o Ciprigna, come pur quelli d’ Idalia
dal
monte Ida in Cipro, e di Alcidalia dal fonte Alci
gna, come pur quelli d’ Idalia dal monte Ida in Cipro, e di Alcidalia
dal
fonte Alcidalio in Beozia, ove dicevasi che colle
erillo a Procri. Questa ingelosita andò per sorprenderlo, e non lungi
dal
fonte in una densa macchia si ascose. Di là udì C
favole, che innamorata di Endimione pastor di Caria, scendea la notte
dal
cielo a star seco sul monte Latino; ed aggiungono
ente innammorossi di Dafne figlia del fiume Peneo, ed una di piombo a
Dal
ne, per cui odiandolo si diede con tutta possa a
o fedele, ad esso antepose il giovine Ischi. Di ciò Apollo, avvertito
dal
corvo, che poi di bianco fu tramutato in nero, uc
di bianco fu tramutato in nero, uccise Ischi, e Coronide. Trasse però
dal
fianco di lei un bambino, cui fece prima allattar
ei un bambino, cui fece prima allattar da una capra, e poscia allevar
dal
centauro Chirone, e chiamollo Esculapio. Questi d
i Ciclopi, che fabbricati avevano i fulmini a Giove., venne esigliato
dal
cielo. Ebbe Esculapio da Epione due figli Macaone
ntanto che su di ciò consultavasi fra i cittadini, un serpente uscito
dal
tempio attraversando la città andò a posarsi spon
pente, ed il gallo erano specialmente a lui dedicati. Apollo sbandito
dal
cielo ricoverassi presso di Admeto re di Tessagli
la figlia Esione, che fu poi liberata da Ercole. In Frigia fu Apollo
dal
Satiro Marsia sfidato a chi meglio sonar sapesse
Pari disfida ebbe ivi da Pane, e parimente vincitore ne fu dichiarato
dal
Dio del monte Imolo. Ma alla decisione di questo
recchie di asino, ed essendo ivi cresciute delle canne, alle percosse
dal
vento andarono ripetendo le stesse parole, sicchè
lio, Clario, Timbreo, Patareo, Cirreo, Delfico, come quello di Cintio
dal
Monte Cinto ove nacquero quello di Pitio da Pito
si disse fatto sgorgar di terra da un calcio del cavallo Pegaso nato
dal
sangue di Medusa. Il monte Piero nella Tessaglia,
i. Allora Altea madre di Meleagro, che al nascer di lui ritratto avea
dal
fuoco, e occultalo in luogo segreto il tizzone, c
Ecate nell’ inferno. Aveva i nomi di Delia e di Cintia dall’ isola e
dal
monte ove era nata. Famoso era il suo tempio in E
ercurio. Cinque Mercuri troviamo presso di Cicerone, il primo nato
dal
Cielo e dalla Dea del giorno; il secondo figlio d
to terra, ed è chiamato Trifonio; il terzo figlio di Giove e di Maia,
dal
quale e da Penelope alcuni pretesero nato il Dio
to, Mercurio gli rubò alcune vacche, ed essendo in ciò stato scoperto
dal
pastore Batto, lo cangiò in pietra di paragone. M
e Etna. Aretusa, che era prima una ninfa dell’ Elide, e che inseguita
dal
fiume Alfeo si seppellì sotterra cangiata in font
(ove però dicon le favole, che fu tuttavia per le sotterranee strade
dal
fiume Alfeo raggiunta), diè finalmente a Cerere c
ella irritata cangiollo in lucerta. Recatasi in Eleusi vi fu accolta
dal
re Celeo cortesemente in ricompensa di che prese
ello, or in cervo. Ma non essendo il prezzo, che il padre ne ritraeva
dal
venderla, sufficiente a satollarlo, ei finì da ul
al servigio del tempio potevano maritarsi. Nell’ atto che prese erano
dal
Pontefice massimo, e condotte nel tempio, conside
tefice massimo, e condotte nel tempio, consideravansi come emancipate
dal
padre, e godeano la facoltà di testare. In molta
sacro si estingueva, il che aveasi per funestissimo augurio, ell’ era
dal
Pontefice massimo severamente punita. Nè il fuoco
viene ogni opera, e d’ essa è uopo per vivere; Cibele o dalla città o
dal
monte Cibelo nella Frigia, ove il suo culto ebbe
i tesori, e li chiude all’ inverno. I suoi sacerdoti eran detti Galli
dal
fiume Gallo nella Frigia, Dattili da dactylos, di
uggendo in riva al fiume paterno fa cangiata, in un cespo di canne; e
dal
suono che queste, fecero tra lor percosse ci pres
ricevevano il cappello della libertà. Pomona Dea de’ fruiti fu amata
dal
Di o Vertunno, cosi chiamalo perchè volgeasi a pi
’ altro nero. I Geni delle donne più comunemente erano detti Giunoni.
Dal
Genio e da una vergine Sabina diceasi nato il Dio
rio, e soviapposero all’ Olimpo l’ Ossa ed il Pelio per cacciar Giove
dal
cielo; ma da lui fulminati furono poi sepolti nel
vertito in marmo. Galatea altra figlia di Nereo fu amata furiosamente
dal
Ciclope Polifemo. Essa spregiandolo si accese in
to per un anno in profondo letargo, indi escluso per altri sette anni
dal
consorzio e dalla mensa de’ Numi. Caronte figliuo
vecchiezza, era quegli, che traghettava su nera barca le anime di là
dal
fiume Acheronte. Le anime degl’ insepolti però do
aco era figliuolo di Giove, e di Egina, e re di Cenopia, o Enona, cui
dal
nome della madre chiamò Egina. Il luogo del premi
rpetuamente con un vaso senza fondo. Furon esse chiamate anche Belidi
dal
nome di Belo, padre di Danao. Capo XX. Degli D
iaco da Giove prima cangiata in vacca per occultarla a Giunone, e poi
dal
medesimo restituita alla forma primiera, allorchè
ompagno in quell’ impresa. 7. Purgò le stalle di Augia re dell’ Elide
dal
letame accumulatovi da trenta anni, coll’ introdu
re e di Calliroe, che avea tre corpi, e gli tolse le vacche custodite
dal
cane Orto nato da Tifone e da Echidna. Le donne d
o nel capo precedente. Liberò Esione figlia di Laomedonte re di Troia
dal
mostro marino, a cui per ordine dell’ oracolo era
fiume Eveno, il Centauro Nesso offrendosi di portarla in groppa di là
dal
fiume, tentò di rapirla, se non che quegli avvedu
di Argo. Avendo Acrisio inteso dall’ oracolo di aver ad essere ucciso
dal
figlio, che nato fosse da Danae, la fece chiudere
sa, nello scudo di Pallade, colla spada di Vulcano troncolle il capo.
Dal
sangue che ne sgorgò nacque Crisaorre, che fu poi
u poi sì feconda. Giunto in Mauritania, essendogli negato l’ ospizio,
dal
re Atlante, col presentargli il capo dì Medusa lo
ol medesimo teschio tramutò in sasso Preto; che avea cacciato Acrisio
dal
regno di Argol, indi Polidette, che invidioso del
di lui, quanto il tizzone, il che udendo la madre ritrasse il tizzone
dal
fuoco, e gelosamente il nascose. Cresciuto che fu
e fratello di Europa, allorchè questa fu rapita da Giove, ebbe ordine
dal
padre di andarne in traccia per ogni parte, nè ri
luogo, ove un bue l’ avrebbe condotto. Arrestatosi nel luogo indicato
dal
bue spedì i compagni ad attigner acqua alia fonta
figlie, vale a dire Semele, che fu poi madre di Bacco, ma incenerita
dal
fulmine di Giove; Ino madre di Melicerta, che fug
di Creonte. Avendo Laio udito dall’ oracolo, che doveva essere ucciso
dal
figlio, di cui Giocasta era incinta, le ordinò di
a. Parve ad Adrasto che questi fossero il leone e il cignale indicati
dal
sogno, e data Argia a Polinice, e a Tideo Deifile
a Tideo un agguato per, assassinarlo al ritorno. Non atterrito Tideo
dal
numero degli assalitori, ad essi valorosamente op
i la guerra di Tebe, poichè Tideo dopo molte valorose prove fu ucciso
dal
tebano Menalippo; Capaneo sprezzatore degli Dei,
bbe modo di salvarlo, e di farlo segretamente educare sul mente Pelio
dal
Centauro Chitone. Cresciuto Giasone venne per rip
loro viaggio arrivarono gli Argonauti in Tracia, dove istruiti furono
dal
re Fineo del modo onde superare gli scogli Cianei
i Cianei o Simplegati, che urtandosi fra di loro impedivano l’ uscita
dal
Bosforo: in ricompensa di che Giasone ordinò agli
d’ oro, se ne parrì coi compagni è con Medea, la quale prevedendo che
dal
padre sarebbe stata inseguita, prese il barbaro p
ti nel lor viaggio. Mentre stava esaminando le saette di Ercole tinte
dal
sangue dell’ Idra, una che a caso il ferì gli cre
’ inferno per indi rapirla: ma Piritoo nel primo ingresso fu divorato
dal
Cerbero, e Teseo condannato a seder immobile sopr
ntro Ippolito le sue vendette. Nettuno spedì perciò un mostro marino,
dal
quale i cavalli che traevano il cocchio d’ Ippoli
piaggia, furono sì spaventati, che datisi a fuga precipitosa, scosser
dal
cocchio Ippolito avviluppato fra le redini, e str
arse voce, che questi venuto fosse per dispogliare il tempio, e il fe
dal
popolo ammutinato assassinare. Virgilio dice inve
edì Priamo in Grecia con venti navi per ripetere Esione, che liberata
dal
mostro marino era stata via condotta da Ercole, e
orse fra Agamennone ed Achille, per cui questi lungo tempo si astenne
dal
voler più prender parte a quella guerra. Cagion d
è i consigli di Nestore e le preghiere di Ulisse valsero a rimuoverlo
dal
suo proponimento. Frattanto Paride e Menelao conv
finalmente colla spada si trapassò da se stesso. Ovidio aggiugne, che
dal
suo sangue sorsero de’ giacinti. Non però a torto
a. In questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti venendo
dal
mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli;
io; ed avendolo immolato, sopravvenne tal pestilenza, che discacciato
dal
regno ei dovette rifuggiarsi in Calabria nel paes
ciato da Telamone, e ricoveratosi in Cipro vi fondò poi la città, che
dal
nome della patria intitolò pur Salamina. Diomede,
ma essendo quivi per tal stanchezza e la lunga veglia stato sorpreso
dal
sonno, i compagni sciolsero l’ otre credendo che
a ed a Plutone, vide prima l’ anima del compagno Elpenore, che caduto
dal
letto nell’ Isola Eea, mentre gli altri partivano
nave li fè andar tutti sommersi. Ulisse rimase solo nella carena, che
dal
vento fu portalo sopra Cariddi, ove la carena fu
o de’ suoi porci, ove essendo pur giunto il figlio Telemaco ritornato
dal
viaggio di Pilo e Sparla, ov’ era andato a cercar
mente dalla vecchiezza, ma altri invece han detto, che egli fu ucciso
dal
figlio Telegono avuto da Circe, in occasione che
dò la città di Padova, e discacciati gli Euganei diede alla provincia
dal
nome degli Eneti quello di Venezia. Enea figliuol
le gli annunziò che ivi sepolto era Polidoro figlio di Priamo, ucciso
dal
re Polinnestore per rapirne i tesori, con cui Pri
te nella Sicilia a Drepano, ora Trapani, ove fu accolto amorevolmente
dal
re Aceste figlio del fiume Crinise e di Egesta Tr
i della Libia, ove dice Virgilio che Didone vedova di Sicheo fuggendo
dal
fratello Pigmalione re di Tirto, il quale ucciso
ucciso aveale il marito, approdata era non molto innanzi, e ottenuto
dal
re Jarba tanto di terra quanto ne potesse cingere
da Morfeo addormentalo e’ gettato in mare vicino al promontorio, che
dal
suo nome fu detto poi Palinuro. Giunto a Cuma, se
presentossi alla Sibilla Deifobe, e secondo l’ ordine avuto in sogno
dal
Padre le chiese a scender seco all’ Inferno. Essa
one gettato in mare; Enea datagli sepoltura sotto al promontorio, che
dal
nome di lui appellò Miseno, scese colla Sibilla s
lia, fra i quali Mezenzio, che per le sue crudeltà era stato cacciato
dal
regno di Etruria; ed Enea per consiglio avuto in
o cacciato dal regno di Etruria; ed Enea per consiglio avuto in sogno
dal
Dio del fiume Tevere, n’ andò per esso a chiedere
de’ Volsci, figlia di Metabo, venula in soccorso di Turno, fu uccisa
dal
toscano Arunte, e questi fu poi trafitto da Opi N
a fatta la pace coi Latini sposò Lavinia, che fabbricò una città, cui
dal
nome di essa chiamò Lavinia, e che Venere dopo tr
le carni di un ostaggio de’ Molossi, è da lui convertito in un lupo.
Dal
diluvio campano sul monte Parnasso Deucalione e P
e figlia di Flegia col giovane Ischi. Egli uccide Coronide, e le trae
dal
seno Esculapio. Il corvo è cangiato di bianco in
fiore narciso. La ninfa Eco per avere con lunghi discorsi intertenuto
dal
sorprender Giove nelle sue tresche amorose ne ave
irato da draghi fugge a Corinto. Parte II. Capo VII. Cerambo si salva
dal
diluvio sul monte Parnasso cangiato dalle Ninfe i
le Echinadi. Pelimele figlia d’ Ippodamante congiuntasi ad Acheloo, è
dal
padre precipitata in mare, e da Nettuno ad istanz
ad Ulisse nella contesa per le armi di Achille, furioso si uccide, e
dal
suo sangue spuntano dei giacinti. Parte II. Capo
o due vergini. Metioca e Menippe si offrono volontarie al sacrificio.
Dal
loro rogo escono due giovani, che son nominati Co
in compenso gli viene assegnato quanto terreno può cinger di un solco
dal
nascere al tramontare del sole. Esculapio sotto l
e de’ loro giuochi. L’ idolatria secondo l’ Ab. Banier incominciò
dal
culto degli astri, e principalmente del Sole e de
, che era una stiacciata di farro con sale, il Sacerdote le strappava
dal
capo alcuni peli e li gettava sul fuoco, poi ordi
ìci l’ incenso maschio, e dalla maniera con cui ardeva da! crepitare,
dal
fumo, traevansi gli auguri. Ogni tempio aveva i s
all’ osservazione del cielo, che propriamente dicevansi auguri, altri
dal
canto e dal volo degli uccelli, che più propriame
zione del cielo, che propriamente dicevansi auguri, altri dal canto e
dal
volo degli uccelli, che più propriamente si chiam
volo degli uccelli, che più propriamente si chiamavano auspici, altri
dal
mangiare de’ polli. Il fuoco era di buon augurio
Introduzione Illuminati dalla fiaccola della verità ; rischiarati
dal
lume dallo studio ; sorretti dalle autorevoli ed
tuazione d’una qualunque idea, cominciamo ad esaminare l’opera nostra
dal
titolo che vi apponemmo. Ristretto analitico del
bellezze letterarie dei elassici, le quali, alla loro volta, saranno
dal
fatto stesso, di cui vengono in appoggio, rese pi
perocchè nel nostro lavoro, la storia della Mitologia viene insegnata
dal
racconto degli stessi avvenimenti che vi sono nar
o alla quasi completa ed universale sparizione della religione pagana
dal
mondo, e sebbene abbiano subite profonde e radica
gioia, e allora una nidiata di uccelletti irrompe, come per incanto,
dal
suo seno divino, e s’innalza nell’aria a spandere
amente nel veder scorrere il proprio sangue ; e Marte stesso, piagato
dal
medesimo eroe, copre, cadendo, sette jugeri di te
aria con un’incudine ai piedi.44 Tale quello di Vulcano, precipitato
dal
ciclo con un calcio da Giove, sucopadre45, e molt
Giove, il re dei numi, si deliberava sui divini ed umani destini : e
dal
quale ciascan Dio aveva assegnato il proprio gove
è che il ponte aereo sul quale Iride, la divina messaggiera, discende
dal
cielo alla terra ; un precetto morale, si personi
parola, il mito altro non è che un simbolo attuato nell’istesso tempo
dal
pensiero e dal fatto, ed è tanto più prossimo al
altro non è che un simbolo attuato nell’istesso tempo dal pensiero e
dal
fatto, ed è tanto più prossimo al simbolo, quanto
ste di Bacco sotto il nome di Dionisio, Dionisio. — Soprannome dato
dal
Greci a Bacco. per alludere che egli era stato lo
a simbolicamente la Terra ; il capro generatore è la vittima immolata
dal
pastore per la espiazione del gregge ; il cavallo
i miti come utili, attesa la natura dell’uomo. Anche persone mature,
dal
veder figurate alcune scene mitologiche, o da rac
a. L’età ghiacciata tiene codeste dottrine in conto di sogni, piovuti
dal
cielo in compagnia delle rose dell’aurora : lo so
tero alle sue parole che confermavano esser quello istrumento disceso
dal
cielo per opera sua. Si dice esser questo flauto
un giorno dimandata ospitalità alla madre di lui, stanca e trafelata
dal
lungo cammino, bevè avidamente ad una tazza che l
o. — Era il nome di una altissima roccia separata dall’isola di Phile
dal
Nilo e dove Osiride aveva un tempio. 11. Abbondan
tta più belle. Essa si salvò con Saturno allorchè questi fu scacciato
dal
cielo da Giove. 12. Abdera. — Città della Tracia,
figlia di Minos. 28. Acacesio. — Era questo uno dei nomi di Mercurio
dal
suo padre putativo Acaco, figlio di Licaone. 29.
esti resistè alle prave voglie della inverecon la. Crudelmente offesa
dal
rifiuto, Creteisa, accusò Peleo al marito per ave
e giovane schiava detto Ippodamia, o anche più comunemente Briseide,
dal
padre Briseo. Achillealtamente sdegnato, dal proc
iù comunemente Briseide, dal padre Briseo. Achillealtamente sdegnato,
dal
procedere del Revillano, si rinchiuse nella sua t
li uomini valorosi. 60. Achillea. — Isola del Ponte-Eusino così detta
dal
nome di Achille, al quale vi si tributavano onori
is e di un fauno. La sua bellezza gli valse l’amore di Galatea, amata
dal
gigante Polifemo. Questo ciclope avendolo un gior
del Fasi lavar possano gli errori della deplorabile casa di Labdaco .
Dal
culto che generalmente i Pagani ebbero per l’acqu
senza alcuna mescolanza. 85. Acratopote. — Soprannome dato a Bacco :
dal
significato che beve il vino puro e lo resiste. 8
roncio. 92. Acteone. — Fglio d’Aristeo e nipote di Cadmo : fu educato
dal
centauro Chirone e divenne un famoso cacciatore.
inanze di Azio. 107. Adiaco, Adio e Adeo. — Soprannomi dati ad Apollo
dal
promontorio d’Azio a lui consacrato. 108. Adio. V
orsari una forte somma di danaro onde far rapire la statua di Giunone
dal
tempio che Admeta custodiva, sperando così che i
Apollo fu costretto a custodire gli armenti, quando Giove lo espulse
dal
cielo. Admeto invaghitosi di Alceste figlia di Pe
nominazione data ad Apollo dagli oracoli che egli rendeva in Delfo, e
dal
sacerdote che li ripeteva al popolo. 142. Afneo.
ieri — Agamennone Tragedia Atto III) …. A voi degg’io Rammentar che
dal
Greci ebbi il supremo Scettro fino a quel di che
he dal Greci ebbi il supremo Scettro fino a quel di che vegga sciolte
Dal
suol Sigeo le vincitrici navi ? Cessi il mio regn
pe a loro consacrata. 155. Aganippa. — Figlia di un fiume che scende
dal
monte Elicona. Ella fu cangiata in fontana, le cu
o o Agdisto. — Mostro metà uomo e metà donna che la favola fa nascere
dal
commercio di Giove e della pietra detta Agdo. Egl
si rese eunuco e lo stesso fece il re di Pessinunte. Colpito Agdisto
dal
male che aveva fatto, ottenne da Giove che anche
lle are della Divinità. 195. Agoniani. — Con questa parola che deriva
dal
verbo latino Ago, venivano designate quelle divin
e i due figliuoli ai quali dette la luce e che furono chiamati Aloidi
dal
nome di lui, fossero infatti suoi figliuoli, ment
e una furiosa tempesta, non appena Ajace con la sua flotta era uscito
dal
porto per ritornare in patria. Dopo avere sfuggit
aco usci, che giudice risiede Nel formidabil regno di Acheronte, Eaco
dal
re ch’ha in ciel la maggior sede, Trasse il sembi
). Entrambi giusti apprezzatori del loro personale valore, cessarono
dal
combattere e si scambiarono dei ricchi doni, che
o, in cui cangiossi il figlio Già d’Amiciante, di quel sangue uscio E
dal
colore in fuor simile al giglio, Le vaghe foglie
, parlava e si faceva sentire, e perciò si è chiamato Ajo Locutio. Ma
dal
momento ch’è divenuto celebre, e che gli si è inn
rendeva i suoi oracoli in una foresta vicina alla città di Tybur, che
dal
suo nome era anche detta Albunea e che era a lei
Alceo figlio di Ercole che fu il primo degli Eraclidi, così chiamati
dal
nome di Ercole. 239. Alceste figlia di Pelea, e m
X trad. dell’Anguillara). 254. Alcomeno. — Soprannome dato ad Ulisse
dal
nome di Alcomena, città dell’isola d’Itaca, di cu
nascita. 264. Alemonide Miscelo figlio d’Alemone era anche così detto
dal
nome del padre. 265. Aleo. — Re d’Arcadia. Si res
ubbliche feste e cerimonie. L’etimologia di questa parola Aliee viene
dal
greco αλιος che significa sole. 285. Alilat. — Un
o la materia di tutte le cose, vale a dire la natura. 286. Alimede. —
Dal
greco αλς mare e αλς μειδις cura veniva così chia
da cui ella ebbe questo figlio l’amò con passione. 290. Allegrezza. —
Dal
latino hilaritas. Non v’è tradizione particolare
ero offerte da Meleagro figlio di Oeneo, ma i fratelli d’Altea, punti
dal
veder fatti tutti gli onori della caccia ad una g
geo che amava Atalanta non seppe frenare il suo sdegno, e trasportato
dal
suo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea per v
u uno dei rè di Egitto. 305. Altio. — Soprannome di Giove. Gli veniva
dal
culto col quale era adorato nel recinto di un bos
nalzava orgogliosa i suoi rami su tutte le altre, fu un giorno uccisa
dal
fiero Eresitone, il quale non si lasciò intenerir
giorno uccisa dal fiero Eresitone, il quale non si lasciò intenerire
dal
lamento dell’abitatrice della pianta, e seguitò a
abbatteria non curando la vista del sangue che ai primi colpi spruzzò
dal
tronco della quercia. Al dire di Esiodo, di Pluta
Adone. 321. Amatus. — Fu figlio d’Ercole e fondatore della città che
dal
suo nome fu detto Amatunta. 322. Amazonto. — Sopr
fuggendo spaventata, chiamò in suo aiuto Nettuno, il quale la liberò
dal
satiro, ma le fece egli stesso l’insulto che il s
fetto di ubbriachezza, la nuora lo vide e lo derise. Destatosi Cinira
dal
sonno fu dal figliuolo Ammone informato di quante
iachezza, la nuora lo vide e lo derise. Destatosi Cinira dal sonno fu
dal
figliuolo Ammone informato di quante avea detto M
ncia positura, e deriso dalla nuora che egli poi maledice e discaccia
dal
tetto paterno, non è egli forse un fatto completa
oglie di Giove Ammone. 343. Amniasiadi o Amnisidi. — Ninfe così dette
dal
fiume Amniso nell’isola di Creta. 344. Amnisidi.
to sotto l’istesso nome. Questa parola Ampelo significa vigna e viene
dal
greco αμπελσς e fu il nome di un promontorio dell
upposizione, non essendo nella tradizione favolosa, alcun dato certo,
dal
quale dedurre positivamente tale notizia. 381. An
piccolo scudo di forma rotonda, che Numa Pompilio disse esser caduto
dal
cielo, e dipendere dalla conservazione di esso il
nome veniva adorata Venere marina, di cui la favola racconta che uscì
dal
mare, nascendo dalla spuma delle onde. Andiomena
l mare, nascendo dalla spuma delle onde. Andiomena significa che esce
dal
mare. 392. Andirina. — Soprannome della madre deg
anno in Creta sette giovanetti e sette fanciulle, ond’essere divorati
dal
mostro Minotauro. 399. Androgini. — Popoli dell’A
divorata da un mostro marino. La misera stava già per essere ingolata
dal
mostro, allorchè Perseo montato sul cavallo Pegas
ione il quale fu figlio di Eleno e fondatore del famoso tribunale che
dal
nome di suo padre fu detto Helenus, i cui decreti
rgo Tra le spalle il feri con la pungente Lancia, che fuor gli riusci
dal
petto. Quell’infelice rimbombò caduto E con tutta
a gran maggioranza, sulla probabilità che dette vita a questa favola,
dal
vedere i primi effetti dello straordinario valore
a que to fiume. 425. Angelia. — Figlia di Mereurio. Era così chiamata
dal
soprannome di Angelus, Angelo, in greco αγγελος m
a le mamme il petto. Fiede di brando Antifo nella tempia E lo spiomba
dal
cocchio……… Omero Iliade — Libro XI trad. di Vinc
rasia. — Voce greca significa invisibile, composta dall’α privativa e
dal
verbo αραω io vedo. Presso i pagani era generale
ia faccia. 489. Apatuarie. — L’istituzione di queste feste ha origine
dal
fatto seguente. A cagione di un territorio, i pop
sultarlo, avvicinavano le orecchie alla bocca del dio, e uscivano poi
dal
tempio tenendole accuratamente otturate, fino all
non venivano consumati sugli altari ma sul suolo. Il vocabolo deriva
dal
Greco απο sotto, disotto, lontano e βωμος allare.
ulmini al padre degli Dei, il quale sdegnato contro di lui lo scacciò
dal
cielo. Durante questo esilio, egli si ritirò pres
alione si furono ritirate, Apollo uccise il serpente Pitone, che nato
dal
fango che esse aveano lasciato, devastava le circ
in onore di Apollo. 497. Apomio. — Soprannome di Giove che gli veniva
dal
potere a lui attribuito sulle mosche e sugli altr
il piè venne ogni dito a farse, Che pende al retto resuplno, e leve ;
Dal
picciol corpo il lin rende e lo stame, Ed incaten
si bagnavano o che ne bevevano. 554. Argiva. — Soprannome di Giunone
dal
culto che ella aveva nella città di Arga. 555. Ar
o il primo vascello che avesse solcato le onde. Questo nome gli viene
dal
suo costruttore che lo inventò e lo costruì con g
aja, celebre per il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patria.
Dal
nome di questa città è venuto non solamente ai su
dei quali cinquanta erano sempre aperti, e gli altri cinquanta chiusi
dal
sonno. Giunone gli aflidò la custodia della ninfa
Alceo : fu uno degli Eraclidi discendenti di Ercole. 560. Argoreo. —
Dal
latino Argoreus, che significa Dio della mercatur
o sangue di Atene. 567. Arieina. — Soprannome di Diana che le veniva
dal
culto con cui era venerata nelle foreste di Arici
. Era così detta Minerva perchè la favola racconta che uscisse armata
dal
cervello di Giove. 580. Armilustre o Armilustria.
ato a suo padre, supplicò giorno e notte gli Dei che l’avessero tolta
dal
mondo, e i numi mossi a compassione la cangiarono
la pelle di un becco gonfiata e unta d’olio. La parola Ascolie deriva
dal
Greco ασϰος che significa un otro. 611. Ascra. —
nome proprio della bella figliuola del sacerdote di Apollo Crise che
dal
padre viene comunemente conosciuta sotto il nome
me di Astipaleo dato ad Apollo. 643. Astirea. — Soprannome di Minerva
dal
culto che le si rendeva in Astira città della Fen
ine essa è la Minerva dei Greci. Gli antichi dissero che ella uscisse
dal
cerebro del padre, imperciocchè il suo nome signi
ignifica senza pesce perchè coloro che l’adoravano dovevano astenersi
dal
mangiarne. 665. Atergatide. — V. Adad. 666. Ather
racconta che il sole inorridito dall’orribile scena avesse retrocesso
dal
suo corso quotidiano. È questo uno degli episodi
del sole quando avvenne la caduta di Fetonte. La parola Atteone viene
dal
Greco αϰτιν-ινος che significa raggio di sole, ri
l’aria nel suo regno. Ercole per riuscire nello scopo prefisso deviò
dal
loro corso le acque del fiume Alfeo. Però avendo
ei, dei Babilonesi e dei Sidonii. Per breve tempo venne anche adorata
dal
popolo d’ Israele nel tempio di Samaria. Baal in
te che nel corpo era imperfetto Dell’infelice donna che s’accese. Che
dal
seme di Giove avea concetto, Del ventre ch’aprir
osta dell’oracolo, l’interpetrazione corrispondente al segno ottenuto
dal
getto dei dadi. 743. Barbata. — Soprannome dato a
Taluno si azzardò a trattenerla, ma nell’istesso momento si rovesciò
dal
cielo una gran pioggia, accompagnata da baleni e
sotto questa denominazione. 747. Bassareo. — Soprannome dato a Bacco,
dal
perchè si pretende che questa parola fosse il gri
a da Plutone. ….la cortese vecchia, benchè lenta. Mossa dalla pietà,
dal
santo aspetto. Cercò farla restar di sè contenta
. della Torre, nella sua opera delle Antichità d’Anzio, e poro di poi
dal
canonico Bartoli, nelle Antichità di Aquilea. Bel
edeva al vino, l’altra alla gozzoviglia. La loro denominazione deriva
dal
latino bibere che significa bere, ed edere, mangi
Ezechiello ne fa menzione parlando di Nabuccodonosor. 815. Boopide. —
Dal
greco Βους, bove, ed ωφδος, occhio, era così deno
atterra e strugge ; E vede in Grecia appresso il regio nido Lei, che
dal
suo furor con molte fugge : La toglie in grembo,
sso la ritolse ad Achille, volendo ritenerla per sè. ….. e mi pensai
dal
punto Che dalla tenda dell’irato Achille Via mena
moglie di Fauno, avendo contro l’uso dei tempi bevuto del vino, fosse
dal
marito fatta morire a colpi di verga ; ma che poi
iallognolo. Questa pietra, la cui scoperta si attribuisce a Cadmo, fu
dal
nome di lui detta Cadmea. 872. Cadmeo. — Detto an
o, prima di ubbidire al comando paterno, consultò l’oracolo di Delfo,
dal
quale, invece dell’attesa risposta, ebbe l’ordine
fflitto e scoraggiato dalla crudele profezia, si esiliò con la moglie
dal
proprio paese, per non assistere alle sciagure de
d alla città che venne poi costruita in quel luogo, oggi detta Gaeta,
dal
latino Caiela. Ed ancor tu, d’Enea fida nudrice
ssersi trovata l’arte di porre in opera il rame. Questa parola deriva
dal
greco ϰαλϰος rame. 887. Calchiade o Calcieca. — S
uto sotto l’istesso nome. 898. Calidonio. — Soprannome di Bacco preso
dal
culto che gli si rendeva nella città di Calidone.
al quale, Calisto dette la luce in un bosco, avendola Diana scacciata
dal
suo seguito per essersi ella negata a spogliarsi
ti si riunivano per danzare in onore di Bacco. Questo vocabolo deriva
dal
Greco Καλός, e ϰορίς radunanza di persone. 905. C
rito un premio alla più bella donna. Questo vocabolo Callistee deriva
dal
greco Κάλλος, che vuol dire bellezza. 911. Calpe.
ccamento ; e l’oracolo rispose che avrebbero dovuto guardarsi non che
dal
compiere una simile impresa, pur dal pensarla. Es
rebbero dovuto guardarsi non che dal compiere una simile impresa, pur
dal
pensarla. Essi però, lungi dal tener conto del sa
e dal compiere una simile impresa, pur dal pensarla. Essi però, lungi
dal
tener conto del salutare consiglio, intrapresero
no ponendola a sacco ed a fuoco. 914. Cambe. — Soprannominato Ofiaso,
dal
nome di suo padre Ofio. Gli si attribuisce la inv
gli elementi. Al dire di Esiodo, l’Erebo e la Notte, furono generati
dal
caos, volendo spiegare sotto questa allegorìa che
chette. 954. Capricorno. — Essendo un giorno il Dio Pane perseguitato
dal
gigante Tifone, per sottrarsi a lui si trasformò
e vitali dell’uomo e soprattutto al cuore. Questa parola Carda deriva
dal
greco Καρδία che vuol dir cuore. Le storie romane
ll’isola istituirono in onore della defunta una festa annuaria, detta
dal
suo nome Carille, nella quale la statua di lei, v
esta così chiamata in onore della Dea Concordia. Questa parola deriva
dal
greco Κάρνα, Unione, perchè lo scopo principale d
. Carneade. — Figlio di Giove e di Europa. Fu poeta e musico celebre.
Dal
suo nome furono chiamati Carneadi, alcuni dibatti
simillo. — V. Camillo. 986. Casio. — Soprannome di Giove ; a lui dato
dal
culto che gli si rendeva su due montagne di quest
ove ebbero i natali ; e l’altro ad Atene, in memoria d’averla salvata
dal
saccheggio. Anche a Roma fu loro elevato un tempi
cui condusse una colonia nella Grecia ove fondò il regno d’Atene, che
dal
suo nome fu detta Cecropia. Alcuni la confondono
tante lagrime, che la Dea mossa a pietà, la cangiò in una fontana che
dal
suo nome fu detta Pirene. 1045. Cencrea. — V. Cen
arsi intorno …… Virgilio — Eneide I.. VI trad. A. Caro. Egli nacque
dal
gigante Tifone e da Echidna I pagani credevano ch
atore, cangiò Ascalafo in gufo (V. Ascalafo). Giove intanto, commosso
dal
dolore di Cerere ordinò che Proserpina avesse pas
067. Ceruleo. — Nettuno, fratello di Giove veniva così soprannominato
dal
colore del mare di cui era Dio. Similmente si den
re sulle rive del fiume Tiamio in una contrada, che fu detta Cestrina
dal
nome di lui. 1072. Ceto. — Secondo Esiodo così si
contemporaneamente da Apollo e da Mercurio e corrispose ad entrambi.
Dal
primo ebbe Filammone, celebre suonatore di liuto
e ad entrambi. Dal primo ebbe Filammone, celebre suonatore di liuto ;
dal
secondo Autolico, che si rese non meno famoso di
atto di Proserpina. Da quel sorge non lunge un’altra fonte : V’è chi
dal
nome suo Ciane l’appella, Nïnfa che l’à in custod
icio che andò a stabilirsi in quella parte dell’ Asia minore, che poi
dal
suo nome fu detta Cilicia. Cilixo fu anche il nom
i la possedeva, e riaccendeva il fuoco di una passione estinta. …. e
dal
seno il bel trapunto e vago Cinto si sciolse, in
amorfosi. — Libro XIV. trad. di Dell’anguillara. Circe fu scacciata
dal
suo paese nativo per avere avvelenato suo marito,
sola di Ea, o, secondo altri in un promontorio della Campania che poi
dal
suo nome fu detto Circeo, e dov’essa cangiò Scill
nne madre di Aristea. Vi fu un’altra Cirene ninfa della Tracia che fu
dal
Dio Marte resa madre del famoso Diomede. 1141. Ci
va E rotandola a fromba, e colli e teste Mieteva insieme. è le partia
dal
tronco. Euripide — Le supplicanti — Tragedia tra
, nelle quali veniva a lei sacrificato un capro. Questa parola deriva
dal
greco Κλδα che significa erba verde, e conviene p
. 1245.Corallo. — Secondo la tradizione favolosa questa pianta nacque
dal
sangue che grondò dalla testa di Medusa, allorchè
i Trojani contro i Greci, Cassandra tentò invano di farlo allontanare
dal
teatro della guerra ; egli volle ostinarsi e vi s
Cibelle, celebrati dai Coribanti. 1255. Coribaso. — Figlio di Cibele,
dal
quale i Coribanti han preso il loro nome. 1256. C
interamente porre in oblio l’amata donna, quando l’ebbe uccisa, tirò
dal
grembo di lei un fanciullo e l’affidò per farlo e
la quale veniva posta sul tripode sacro, quando la Pitonessa, invasa
dal
furore profetico, dettava i responsi. 1270. Corvo
92. Cretheja-Virgo. — Così veniva denominata Elle, sorella di Prisso,
dal
nome del suo avo Cretheo, di cui nell’articolo pr
e. — Secondo l’opinione di Esiodo, fu cosi chiamato l’uomo che nacque
dal
sangue della testa recisa di Medusa : gli fu dato
tinomea, figlia di Crise, sacerdote di Apollo, veniva cosi denominata
dal
nome del padre. Dopo la caduta di Tebe, nella Cil
rgeva sulle vittime per trarne i presagi. La parola Critomanzia viene
dal
greco Κριδη, che significa orzo. 1312. Crocale. —
delle feste dette Apatuarie. L’etimologia della parola Cureoti viene
dal
greco Κονρος che vuol dire uomo giovane, perchè a
ne che circondavano questi globi, contrasegnavano i giorai dell’anno.
Dal
nome stesso delle feste, si dava il nome di Dafne
oscere il proprio destino, ne ebbe in risposta ch’egli sarebbe ucciso
dal
figlio di sua figlia. Allora per togliere Danae a
ua con una secchia senza fondo. Le Danaidi, furono dette anche Belidi
dal
loro avo chiamato Belo. 1357. Danao. — Figlio di
rgo e padre delle cinquanta Banaidi, di cui nell’articolo precedente.
Dal
nome di lui, i Greci, che prima si chiamavano Pel
ll’isola di Creta, e si ricovero in Asia, ove costrui una città detta
dal
suo nome Dardania, che fu più tardi la famosa Tro
. Egli fu così addolorato della morte di sua figlia, che si precipitò
dal
monte Parnaso. Apollo, mosso a pietà, lo cangiò i
Roma che non fosse pieno di dei. Il numero di essi crebbe a dismisura
dal
superstizioso costume che i Romani avevano di abb
mestiche pareti gli onori e la venerazione dovuta solo alla divinità.
Dal
seno della famiglia codeste dolorose cerimonie pa
venir de la dea. Via, via, profani, Gridò la profetessa : itene lunge
Dal
bosco tutto ; e tu meco ten entra E la tua spada
suoi piedi. Dopo vario pensar le cade in mente Della camicia ch’ebbe
dal
centauro. La cui virtù, per quel ch’ella ne sente
di seta, Lo sparso sangue all’occhio asconde e vieta. Pioché la donna
dal
centauro intese. Che il sangue al morto amor pote
erdotessa del tempio di Delfo. 1393. Delfico. — Soprannome di Apollo,
dal
famoso tempio ch’egli aveva nella città di Delfo.
elfino a questa costellazione. Taluni pretendono che fosse così detta
dal
delfino di Arione ; — V. Arione — altri da quello
uno di quei marinai che Bacco cangiò in delfini ; ed altri finalmente
dal
delfino che Apollo dette per condottiero ad una c
d’egli ricondusse da Creta i giovanetti, che dovevano essere divorati
dal
Minotauro. — V. Minotauro. 1403. Delli. — Piccoli
Proserpina. 1422. Destino. — Divinità allegorica, che si credeva nata
dal
Caos. Viene rappresentata avente sotto i piedi il
anti uomini gìà adulti e da quelle di Pirra altrettante donne. Escon
dal
tempio, e si bendan la fronte, Indi ciascun di lo
revole al neonato. 1426. Dediana. — Soprannome di Diana che le veniva
dal
senso compreso in questo vocabolo, poichè Diana,
a occasione. 1434. Diattoro. — Dalle parole greche ντορος, spedito, e
dal
verbo Διαγὡ, io spedisco ; si dava codesto sopran
Soprannome di Ecuba, moglie di Priamo, re di Troja. Veniva detta così
dal
nome di suo padre Dimaso. 1450. Dimaso. — V. l’ar
to forma di quadrupedi, di volatili, di rettili ecc. Apollo, cacciato
dal
cielo, è obbligato a guardare le pecore ; Esculap
vo astro d’autunno, Che lavato nel mar splende più bello, Tal mandava
dal
capo e dalle spalle Divin foco l’eroe. Omero. —
ell’articolo precedente. 1471. Dirceo. — Soprannome di Anfione, preso
dal
fonte nella Beozia, conosciuto sotto il nome di f
ad. di A. Caro 1474. Dirfia. — Soprannome di Giunone, che le veniva
dal
culto a lei reso sul monte Dirfio, nell’isola Eub
e famiglie ; le contese e le querele d’ogni natura. Essa fu scacciata
dal
celo da Giove, perchè metteva la disunione fra gl
si precipito nel mare, ove cadde in una rete. La parola Dittina viene
dal
greco Δἱϰνυνγ che significa rete. Da ciò forse i
cheo. 1491. Dolicheo o Dolichenio. — Sopranome di Giove, a lui venuto
dal
culto che gli si rendeva nella città di Dolichene
eti. Essa sposò suo fratello Nereo, da cui ebbe cinquanta figlie, che
dal
nome del padre furono dette le cinquan-Nereidi. I
degli attributi dell’ubbriachezza è il furore. La parola drago viene
dal
greco Δρἁϰου che significa perspicace, vigilante.
ntre Enea rendeva i funebri onori al corpo del padre Anchise, uscisse
dal
sepolcro un enorme drago, il cui dorso era copert
ate fu immantinente cangiato in pietra. I guerrieri greci, spaventati
dal
prodigio, ricorsero all’indovino Calcante per ave
avorevole augurio, disse che le otto passere e la loro madre divorate
dal
drago, altro non indicavano se non che il numero
. — Licurgo, re della Tracia, figlio di Driaso, veniva così designato
dal
nome del padre ; i discendenti di Licurgo furono
ove e di Egina, egli era re dell’isola Enopia, che egli chiamò Egina,
dal
nome di sua madre. Essendo stati distrutti tutti
cacatombion e nelle quali si offeriva una Ecatombe. 1535. Ecatombe. —
Dal
costume che i pagani avevano di offerire a Giove
celesti tre Ecatonfonie. 1538. Ecatompedone. — Questo vocabolo deriva
dal
greco Πούς che significa piede e si chiamava così
a, il Leone Nemeo, e l’Idra di Lerna. Echidna è una parola che deriva
dal
vocabolo greco Εϰιδρα, che significa vipera. 1541
— V. Cadmo — e che aiutarono quest’ultimo nell’edificazione di Tebe.
Dal
nome di costui i Tebani furono detti Echionidi. L
e venefiche, avevano coi loro incantesimi il potere di far discendere
dal
cielo la luna ; e che bisognava fare un assordant
di un suo proprio figliuolo, e lo chiamò Edipo, parola che significa
dal
piede gonfiato, e lo fece educare. Edipo, divenut
cangiò tutta la famiglia in uccelli. Da ciò la favola, ripetuta anche
dal
Boccaccio, che Edone fosse cangiato in un cardell
ttori della favola. La città di Efeso sorgeva in una pianura irrigata
dal
fiume Caistro, nelle circostanze del mare Egeo. R
eano e di Teti, la quale dette il suo nome alla città di Corinto, che
dal
principio chiamavasi Efira. Al dire di Virgilio e
netta di rara bellezza, la quale nell’istessa notte fu anche visitata
dal
dio Nettuno. Poco tempo dopo, Egeo seppe da Etra
e di conservarla onde suo figlio potesse con quella farsi riconoscere
dal
re di Atene. In prosieguo Egeo sposò la famosa Me
in Creta sette giovanetti ed altrettante vergini, per essere divorati
dal
Minotauro. Mentre volgeva codesto periodo di temp
he Diana, sturbata nei suoi sagrifizi, la cangliò in una fontana, che
dal
suo nome fu detta Egeria. Tra i moderni scrittori
ritornato adulto in Micene, uccise l’usurpatore Egisto, e trasportato
dal
furore trapassò con l’istessa spada il seno di Cl
ola narra che avendo un giorno rinvenuto il vecchio Sileno che, preso
dal
vino, dormiva profondamente, essa chiamò due Sati
una parola Greca che significa capro, perchè egli essendo stato posto
dal
volere di Giove fra gli astri, aveva preso nel ci
possibile l’uscita dall’isola. Tidotea mossa a pietà di Menelao, usci
dal
mare onde venire in soccorso di Lui, egli apprese
di. — Soprannome delle sacerdotesse di Bacco, che venivano così dette
dal
rumore che facevano nelle orgie dei baccanali. V.
tempo dette alla luce una bambina. Queste scandalose avventure lunge
dal
nuocere ad Elena accrebbero invece la già famosa
bo, altro figlio di Priamo, col quale alcuni scrittori dicono che fin
dal
tempo in cui Paride vivea, avesse ella avuto carn
a famiglia di Priamo coi più santi vincoli del sangue, non si astenne
dal
seguire gl’impulsi del suo animo vizioso e corrot
io, che i Lacedemoni aveano avuto imposto dall’oracolo, onde ottenere
dal
cielo la cessazione di una terribile pestilenza.
Eleno la spada, ed alla tempia Deiporo fendendo gli dirompe L’elmo, e
dal
capo glielo sbalza in terra. Ruzzolò risonante la
ia. — V. Caone. …… e questa parte De la Caonia ad Eteno r. cadde Che
dal
nome dl Caône trojano Così l’ha detta. Virgilio.
navvedutamente, della propria madre Clitennestra. Elettra, spaventata
dal
delirio e dalle smanie crudeli del fratel suo, co
ire, ebbe il coraggio di mettersi in mare a cavallo del famoso ariete
dal
vello d’oro, e traversare lo stretto che divideva
combattevano una specie di duello con delle verghe, e solo cessavano
dal
duellarsi, allorchè il sangue di uno dei combatte
o dette Ematie. 1661. Emilo. — Detto anche Emilio, figlio di Ascanio,
dal
quale la patrizia famiglia degli Emilii pretendev
lgersi su i fianchi, e che al suo più piccolo movimento l’Etna vomiti
dal
suo cratere, torrenti di lava devastatrice. Vince
na sublime, Di fornaci e d’incudi Etna tonante ; Quindi come il dolor
dal
petto esprime, E mutar tenta il fianco il gran gi
petto esprime, E mutar tenta il fianco il gran gigante, Fumo e flamme
dal
sen mugghiando erutta… Ne trema il monte e la Tri
Titano Tifeo ; e questa è la credenza seguita, come vedemmo più sopra
dal
nostro V. Monti. Seguendo l’opinione di Callimaco
raversata, nella Tracia ove edificò una città che fu detta Eno, forse
dal
nome di lui. Recatosi quindi a Delo, fu da Anio,
Virgilio, perdutamente innamorata di lui, e non potendo distoglierlo
dal
partire, disperata d’amore, si uccise. V. Didone.
altro ch’esterno, D’esterna parte (tal d’Italia è ’l fato) Un genero
dal
ciel mi si promette, Per la cui stirpe il mio nom
A. Caro. Però Turno re dei Rutoli, a cui Lavinia era stata promessa
dal
padre prima della venuta di Enea, mosse guerra al
poi padre del famoso Diomede. Eneo in età assai avanzata fu cacciato
dal
trono, da Melas e da Agrio suoi nipoti, ma vi fu
con gran pompa e solennità, e volle che il luogo ove egli morì fosse
dal
suo nome detto Eneo. È opinione di varii scrittor
esi nella Genesi, che fu fabbricata da Caino, il quale la chiamò così
dal
nome di Enoc, suo figlio. « E Cain conobbe la su
e partori Henoc. Poi egli si mise ad edificare una città e la nominò
dal
nome del suo figliuolo Henoc. Genesi — cap. IV.
oni al nume e davano a bere ai circostanti. La parola Enisteria viene
dal
greco οωος che significa vino. 1685. Ennea. — Cer
io. — Cioè indicatore di cammino. Così veniva soprannominato Mercurio
dal
costume in uso presso gli antichi di marcare le i
trici del monte Ida. Apollo se ne invaghì perdutamente, ed essa lungi
dal
resistergli, si abbandonò alle voglie di lui, che
erope. Questa giovanetta di soli tre lustri, fu amata passionatamente
dal
gigante Orione, il quale, non potendola ottenere
i l’animo di provocare il gigante, colse il momento che quegli, preso
dal
vino, dormiva e gli fece cavare gli occhi. 1694.
l tempo della guerra di Troja e regnò nelle isole Vulcanie, dette poi
dal
suo nome, Eolie di cui Lipara, la principale, fu
ulterio ; essi obbedirono. e Giove irritato li fece tutti morire. Io,
dal
canto suo, abbandonò l’Egitto per andare in tracc
ella Città di Trezene, in ringraziamento a quel dio di averlo salvato
dal
naufragio, che fece perire gran numero dei suoi c
a sacco, e gettò nel mare la statua di quel Dio, la quale però lungi
dal
sommergersi, fu spinta dalle onde vicino al promo
tene, una solennità religiosa in onore di Minerva Scirade, così detta
dal
tempio ch’ella aveva nella piccola città di Sciro
ell’affetto con che ebbe caro Epopeo, fece quand’egli morì, scaturire
dal
tempio che egli stesso le aveva innalzata una fon
uesta divinità aveva un tempio a lei edificato nel nono rione di Roma
dal
pretore Quinto Fulvio Flacco, il quale fece voto
feste in onore di quell’eroe e che in memoria di lui furono istituite
dal
re di Tebe Menezio. Eraclea era anche il nome di
costantemente, nel mito Omerico, come essenzialmente pedestre. Lunge
dal
riunire una numerosa flottiglia per attaccare Ili
di lei. Giunone al suo svegliarsi strappò violentemente il fanciullo
dal
petto, e il latte cadendo formò la costellazione
nte i lottator trovaro A terra chini maestrie dell’arte, Tutte imparò
dal
figlio di Mercurio Dal Fanopeo Arpalico…… Teocri
V trad. di G. Borchi. A dieciotto anni, uccise un leone che, uscendo
dal
monte Citerone, decimava gli armenti ch’ei custod
di una clava, e rivestito di una pelle di leone, spoglia opima tolta
dal
suo valore all’ucciso nemico. …. e alle mie memb
feo e Peneo. Compiuta quest’altra gloriosa azione, Ercole fu esiliato
dal
re Augia, il quale ricusò di dargli il premio pro
avea promesso a Nettuno di sacrificargli qualunque cosa fosse uscita
dal
mare, e che il dio delle acque, per provare la fe
uantità, oscuravano il sole. In prosieguo di tempo tolse i pomi d’oro
dal
giardino dell’ Esperidi, i quali erano custoditi
ndo dl Giove stesso. E come la sua invitta e nobite alma Scarca sarà
dal
suo mortal tormento, Vo che venga alla patria ete
la, Crasso e Lucullo. Questa consuetudine derivava incontestabilmente
dal
culto dell’Ercole Tirio, al quale si offeriva una
fu in seguito servito dagli schiavi pubblici, e finalmente custodito
dal
Pretore stesso della città. I giuramenti che si f
in riposo, ma qui le forme non rivelano quella prostrazione che segue
dal
compimento di penosi e lunghi lavori, ma sibbene
e confutata da molti autori. 1776. Erice. — Re di Sicilia, il quale,
dal
suo nome, chiamò Ericia la contrada di cui era so
imanto. — Figliuolo di Apollo. Egli avendo sorpreso Venere che usciva
dal
bagno dalle braccia di Adone fu per volere della
Sicilia si dava a Cerere, a cui la tradizione favolosa lo attribuiva
dal
fatto seguente. È detto che allorquando Cerere an
la dalle tre Parche, che a forza di preghiere la persuasero ad uscire
dal
suo nascondiglio. Da ciò i siciliani chiamarono E
ene. Erisittone svegliatosi sentendosi a divorare dalla fame cominciò
dal
mangiare avidamente tutto ciò che gli cadeva alle
questa sibilla, conosciuta dalla tradizione sotto il nome di Eritrea
dal
suo paese natio. Ella predisse ai Greci il conqui
l Sole. Al dire del Mitologo Fulgenzio, il nome di Eritreo gli veniva
dal
levare del sole, i cui raggi sono in quel momento
to amante e non ebbe pel marito che odio e disprezzo. Mentre Euripide
dal
canto suo ci presenta Ermione amante del marito f
parva e l’ultima detta Hermopolis magna, che sorgeva a poca distanza
dal
Nilo. 1808. Ermosiride. — Si dava cotesta denomin
uoi concittadini credevano fermamente che l’anima di lui si separasse
dal
corpo, andasse in lontani paesi di dove ritornava
a vita a Sesto, città dell’ Ellesponto. Essa fu passionatamente amata
dal
giovine Leandro, abitante della città di Abido, p
un tratto di mare della lunghezza circa di 875 passi. Ero, conturbata
dal
pericolo a cui si esponeva il suo diletto per amo
a, un giovanetto ardendo E una donzella tenera. Leandro Il giovanetto
dal
gentil sembiante, Ero la vergin nomasi ; el d’Ahi
o divorava, nella settima notte egli si lanciò nell’onde, ma travolto
dal
furore di quelle, miseramente annegò. Le acque sp
ope, re di Atene. Mercurio essendosene innamorato, mentre ella usciva
dal
tempio di Minerva, la dimandò in moglie al padre.
ro, forse per indicare che la bianchezza di quella era stata oscurata
dal
veleno dell’invidia e della gelosia. Erse dopo la
che mai fosse in terra Accetta, salutifera e gradita : Tu l’alma, se
dal
corpo si disserra. Tornar potrai di nuovo al corp
nzia del cristianesimo vediamo nelle sacre pitture un serpente uscire
dal
calice di S. Giovanni come simbolo dell’igiene. E
i Argonauti, Ercole mandò il suo amico Telamone a Troja, onde esigere
dal
re il compimento della sua parola. Ma il fedifrag
e in fatti Medea, cedendo alle preghiere del suo amante fece scendere
dal
cielo un carro tirato da due draghi, vi montò sop
glio di Giapeto. Sua figlia detta da lui Esperide, fu tolta in moglie
dal
proprio zio paterno Atlante, da cui ebbe sette fi
onde placare le dee ultrici. Questa espiazione praticò Fedra, invasa
dal
colpevole amore che Venere le aveva inspirato pel
dei tre Orazii contro i tre Curiazii. « Dopo che Orazio fu assoluto
dal
delitto di parricidio, il re il quale non credett
esta lustrazione espiatoria, con quella che facevasi ogni cinque anni
dal
popolo, dopo il censo. La prima non avea periodo
e gli Aruspici esaminavano per prodire l’avvenire. Questa voce deriva
dal
latino Exta, che significa viscere. 1842. Estiel.
strumento del quale si servivano gli Aruspici per estrarre le viscere
dal
corpo della vittima. 1845. Eta. — Monte della Tes
i poeti dell’antichità che il sole, le stelle e la luna si levassero
dal
monte Eta, e che da esso nascesse il giorno e la
nchè Giove suo figliuolo, non lo detronizza a sua volta, scacciandolo
dal
cielo. 1847. Etalide. — Figlio di Mercurio e di u
re del vulcano, ogni specie di vittime, le quali se venivano divorate
dal
fuoco si riteneva come presagio di lieto augurio
. e contro l’estinto opra crudele Meditando, de’ piè gli fora i nervi
Dal
calcagno al tallone, ed un guinzaglio Insertovi b
ita, fu abbruciato secondo il costume degli antichi. …….. lagrimando
Dal
feretro levar del valoroso Ettore il corpo, e pos
del banchetto e sovente sulla tavola stessa. La parola Eufrade deriva
dal
greco Εορων che significa allegro. 1875. Eufrobio
edeva all’allegria. 1878. Eugenia. — Si dava quest’appellazione tanto
dal
greci quanto dai romani alla Nobiltà, sebbene, pr
forse a ricordare non esservi cosa più nobile di Minerva, nata armata
dal
cervello di Giove. 1879, Eumelo. — Figliuolo di A
iranno crudo I patti rotti, fu tre volte udito Il gran rumor ch’uscia
dal
lago Averno. Ella, oimè, disse, qual furor, o qua
l’ombra vana Giva abbracciando, e volea dir più cose, Vide dappoi, nè
dal
nocchier di Stige Fu lasciato passar l’atra palud
conseguenza di ciò il tritone, che non era altro che Euripile, staccò
dal
carro di Nettuno uno degli aligeri destrieri e lo
esto tempio, doveva esser stata maritata una sola volta nella vita, e
dal
momento che veniva insignita del suo sacro caratt
una cruenta pugna Tra gli sdegnati Lapidi e i Centauri : Ma, gravato
dal
vin, primo il disastro Eurizion portò sovra sè st
la, e che lo aiutasse colle sue soldatesche. E non fia il sol dimane
Dal
balcon d’Oriente uscito a pena. Che le mie genti
er nome Vinduna. Al dire di Festo, egli chiamavasi da principio Fovio
dal
latino Fovea che significa fossa, perchè, secondo
o stipite dell’illustre famiglia dei Fabii in Roma. 1927. Fabulino. —
Dal
latino Fari, favellare. I romani davano questo no
tumava inbandire numerose e ghiotte vivande. La parola Fagesie deriva
dal
greco φαγειυ che significa mangiare. 1929. Faggio
vidio, la Fama dimorava su di un’alta torre, posta ad eguale distanza
dal
cielo, dalla terra, e dal mare. La Fama s’ha que
di un’alta torre, posta ad eguale distanza dal cielo, dalla terra, e
dal
mare. La Fama s’ha quest’alto luogo eletto, E ne
nziavano degli oracoli. Al dire di Giovenale, i fanatici erano invasi
dal
fuoco di Bellona, forse perchè essi dimoravano da
sponeva con troppo audace coraggio nella battaglia contro Enea, formò
dal
vapore di una densa nube un fantasma a cui dette
dell’antichità, dei quali il sostrato storico ed informatore, è preso
dal
vero. Favole filosofiche si addimandano quelle la
una e compagno dell’adulazione. Era sempre accompagnato dall’invidia,
dal
fasto, dagli onori e dalla voluttà come madre dei
Virgilio, che l’oracolo di Fauno richiamava moltissima gente non solo
dal
paese di Oenotria, ma persino da tutta l’Italia.
vecchio, ed oggi il tutto Si compie. Or via, sottomettiamci ognuno :
Dal
ricondur cessiam gli ospiti nostri, E dodici a Ne
di Apollo o Febo ; sia per voler intendere che la Luna riceve la luce
dal
Sole. La sorella di ’Saturno e di Rea che fu madr
lo come dio della Luce e forse per alludere anche al calore che emana
dal
Sole e che dà la vita a tutte le cose. In greco l
partorienti. Altri finalmente vogliono che Giunone venisse così detta
dal
mese di febbraio, durante il quale essa era onora
componevano un collegio tenuti in moltissima considerazione, non solo
dal
popolo, ma dalle autorità, e dal re stesso. Allor
moltissima considerazione, non solo dal popolo, ma dalle autorità, e
dal
re stesso. Allorquando faceva mestieri dichiarare
ita M’ebbe amor, divisai com’io potessi Soffrir meglio un tal male, e
dal
tacerio. Dall’occultario incominciai : chè nulla
a lettera a Teseo, nella quale gli manifestava che tentata nell’onore
dal
figliastro Ippolito, ella si uccideva per sottrar
el faggio che rendeva gli oracoli di Dodona. La parola Fegoneo deriva
dal
greco φηγος che significa fuggio. 1978. Felicità.
fraterna, legò il riconoscente animo di Fenice, all’eroe giovanetto,
dal
quale non seppe più distaccarsi ; Son io divino
a, che infiniti addusse lutti agli Achei. Allorquando Achille, spinto
dal
desiderio ardentissimo di vendicare la morte di P
lla parola greca δαωεω che significa, risplendente ; e l’altra Clita,
dal
vocabolo ϰλειτες che significa tenebre. 1982. Fen
e cerimonie funebri. Secondo alcuni scrittori la parola Ferali deriva
dal
latino Fero che significa portare, perchè durante
ra falsità, non v’era Inganno, Come fu nella quarta età più dura. Che
dal
Ferro pigliò nome e natura. Il ver, la fede e ogn
ura. Che dal Ferro pigliò nome e natura. Il ver, la fede e ogni bontà
dal
mondo Fuggiro, e verso il ciel spiegaro l’ali, E
dal mondo Fuggiro, e verso il ciel spiegaro l’ali, E ’n terra usciro
dal
tartareo fondo La menzogna, la fraude e tutti i m
1. Ferula — Secondo la tradizione, allorquando Prometeo rubò il fuoco
dal
cielo lo nascose in una ferula ed insegnò agli uo
ole, se ne lamentò con sua madre, e questa lo inviò al Sole, affinchè
dal
labbro di suo padre avesse inteso la verità. Il g
Metamorfosi — Libro II trad. di Dell’Anguillara. Spaventato il padre
dal
pericolo a cui volea esporsi l’incauto fanciullo,
sporsi l’incauto fanciullo, cercò con ogni persuasiva, di dissuaderlo
dal
proprio divisamento, ma vane riuscirono le preghi
di non essere governati dalla solita mano che li guidava, si sviarono
dal
loro ordinario cammino, e salendo ora troppo alto
dolo che la liberasse da tanta rovina ; L’alma gran Terra ch’é cinta
dal
mare. Non può vietar che’l fuoco empio non entre
pia facella. E per l’aria all’ingiù gran tratto spinto, Sembra quando
dal
ciel cade una stella. …………… Lontan dalla sua patr
to, il quale nel prendere parte ai giuochi olimpici, si lasciò cadere
dal
dorso della sua cavalla, al principio della corsa
ste, trovò la madre e il fanciullo, e avendoli riconosciuti li liberò
dal
grave pericolo. In commemorazione di quel fatto,
mava teneramente Filomena, non potendo vivere lontana da lei, ottenne
dal
marito che egli stesso sarebbe andato in Atene, o
quanto inatteso, la gentile ed affettuosa anima di Progne, fu colpita
dal
più profondo dolore, e tanto che passò lunghi gio
lonome, accompagnando un giorno Diana alla caccia, fosse stata veduta
dal
dio Marte, il quale s’invaghi così violentemente
ed inutili. Una caverna gli servì di rifugio ; l’acqua che scaturiva
dal
fondo di essa, valse a dissetarlo, e le frecce is
ribuivano una qualche misteriosa e sinistra potenza. 2026. Flamine. —
Dal
latino flamen. Si dava questo nome ad un ordine d
ssere scelte come Vestali. La cerimonia della consacrazione si faceva
dal
Pontefice massimo ; e l’elezione tanto dei Flamin
tanto dei Flamini maggiori quanto dei minori si faceva per votazione
dal
popolo. La dignità di Flamine era a perpetuità, v
o la vita dell’ individuo ; però ognuno di essi poteva essere rimosso
dal
suo grado per alcune date ragioni ; ciò che si di
2031. Flegia. — Re della Beozia e propriamente di quella contrada che
dal
suo nome fu detta Flegiade. La tradizione mitolog
ella Grecia e condotti seco ad abitare quella parte della Beozia, che
dal
nome di lui fu detta Flegia — vedi l’articolo pre
ssi furono distrutti da continui terremoti, dalla peste, e finalmente
dal
fuoco del cielo che piovve sopra di loro. Un mode
, ripete fra i tormenti, allora che dice, secondo Virgilio :Imparale
dal
mio esempio a non disprezzare gli dei. È per altr
ito di questa dea una leggiera confusione, la quale emerge unicamente
dal
fatto che riporteremo qui appresso. Una cortigian
tica dea Flora, in onore della quale si celebravano dei giuochi detti
dal
suo nome Florali, a cui, coll’andare degli anni s
, laddove prima traevano vita di selvaggi. Egli edificò una città che
dal
suo nome fu detta Foronica. Fin qui la storia. Se
uccise a colpi di freccia. L’ arco, che solo in cervi, in capri e in
dame Dal
biondo dio fu nelle cacce usato, Forò la pelle e
pio di Diana in Efeso, Alessandro, il conquistatore, si fece ritrarre
dal
celebre Apelle con un fulmine nella destra, volen
he era per fino proibito di abbruciare il cadavere di un uomo colpito
dal
fulmine, ma che bisognava seppellirlo tal quale e
Consorte, e in tomba andar con lui sepolta, Giù nell’ Orco disciolta
Dal
sentimento de’ miei mali amaro, Soavissima morte,
issima era la credenza dei persiani, che il fuoco fosse stato portato
dal
cielo e posto suil’altare nel primo tempio che Zo
zione favolosa dice che Prometeo fosse quello che rubò il fuoco sacro
dal
cielo, e lo dette in dono agli uomini. Diodoro, n
con nome particolare di Tesifone, Megèra ed Aletto. Questa è Megera
dal
sinistro canto : Quella, che piange dal destro, è
a ed Aletto. Questa è Megera dal sinistro canto : Quella, che piange
dal
destro, è Aletto : Tesifone è nel mezzo : Dante
atti secondo Esiodo le Furie erano figliuole della Terra, e concepite
dal
sangue di Saturno ; sebbene in altre opere del ci
. di F. Bellotti. Apollodoro asserisce esser nate le furie nel mare,
dal
sangue che grondò dalla ferita che Saturno fece a
e in una mano ed uno staffile anche di serpenti nella altra e seguite
dal
Terrore, dalla Rabbia e dalla Morte. Senz’ ali S
la tradizione storica, fu ucciso Cajo Gracco. La parola furina deriva
dal
latino Fur che significa ladro. Si trova talvolta
rmentata dai dolori del parlo, Galantide fosse uscita per breve tempo
dal
palazzo della sua signora e che nel rientrare pre
e, che la via lattea fosse stata formata dalle goccie di latte cadute
dal
seno di Giunone allorquando essa, per consiglio d
la vogliono, che le feste Galassie prendessero la loro denominazione,
dal
costume che avevano i pagani, di cibarsi nei gior
o Giardin più vaga. Ovidio — Metamorf : Libro XIII — Fav. VII. trad.
dal
Cav. Ermolao Federico. e fu figlia di Nereo e di
latea amò passionatamente un bellissimo giovane pastore per nome Aci,
dal
quale fu controcambiata con tutta l’ ardenza di u
Fav. VIII trad. del Cav. Ermolao Federico La parola Galatea deriva
dal
greco γαλα che significa di latte, e si dava a qu
a delle eroine della Grecia, in cui veniva onorata con una festa, che
dal
nome di lei fu detta Galintiade. Fu figliuola di
alli, avevano una gran quantità di obblighi e di doveri, imposti loro
dal
culto della loro fanatica religione. Per esempio
a e per dimostrare che la vera saggezza non si lascia mai sorprendere
dal
sonno. Presso i pagani era comune l’ uso di sacri
bili nella Scizia Europea, e fu lo stipite della nazione Scitica, che
dal
suo nome prese quella di Gelone, popoli che si re
lo cangiò in quel fiore che porta anche oggli lo stesso nome. Infatti
dal
sangue del morto spuntò un fiore del color della
ove sorgeva la casa di Giano. Era mia residenza il vicin colle. Che
dal
min nome quest’età devota Gianicolo fin qui nomin
co frala edificazione della città Gianicola, e la cacciata di Saturno
dal
cielo per opera di Giove ; e ripete che Giano acc
. Tra le festiadi vergini costei Andò famosa per beltade egregia. E
dal
Dittéo Teleste ebbe i natali. Ovidio — Metamorf.
ia in quella di Gianuale, in occazione di un preteso miracolo operato
dal
dio Giano. Narra la cronaca alla quale si attengo
ttore dei romani, non avesse in quell’istesso momento fatto scaturiré
dal
suo tempio, una larga sorgente di acqua bollente,
uella di Giara. Ma fatta di Latona e de’suoi figli Ricetto un tempo,
dal
pietoso arciero Tra Gïara e Micon fu stretta in g
della lontana e barbara Colchide, onde impadronirsi del famoso ariete
dal
vello d’oro, e portarlo in Grecia. Esaltato Giaso
ella Colchide, onde rapire ad Aete, re di quella contrada, il montone
dal
Vello d’oro, che Frisso vi aveva lasciato, — V. f
ssale impresa, Giasone si reco là dove era rinchiuso il famoso ariete
dal
vello d’oro, alla cui custodia vegliava notte e g
Medea, avvinta ora indissolubilmente a lui dall’amore. dalla colpa, e
dal
delitto, imperocchè ella acciecata dalla funesta
o uccise Argo, e cangiò Gierace in sparviero. La parola Gierace viene
dal
greco ιεραξ che vuol dire sparviere. 2141. Gierac
nsiderazione. 2148. Gieroscopia. — Sorta di divinazione che si faceva
dal
riflettere e ricordare tutto quanto avveniva dura
differenti azioni che ne resero famosa la vita. Esiodo li fa nascere
dal
sangue che grondò dalla ferita di Urano ; mentre
e dei suoi figliuoli Titani, sterminati dagli dei, li avesse vomitati
dal
suo seno, per farli ministri della sua collera.
come sotto alle lor moli istesse Giacquer sepolti i corpi scellerati,
Dal
molto sangue de’ suoi figli aspersa Che fatta fos
tutti i suoi formidabili compagni riuniti insieme. E narra che Tifeo
dal
più profondo Della terra sorgendo, alto terrore A
Aglao era un modesto pastore, che viveva lavorando il suo campicello,
dal
quale ritraeva tutto quanto abbisognava alla sua
zoni, se erano donne, e sacerdoti se fossero uomini. 2153. Ginniel. —
Dal
vocabolo greco γνμνοε, che significa ignudo, furo
uattro figli, Eteocle e Polinice, che si distrussero a vicenda spinti
dal
cicco furore dell’odio — V. Eteocle e Polinice —
acevano grondare dai loro corpi ; ella, quasi pazza di dolore, svelse
dal
corpo di Eteocle la spada che il fratello vi avev
amore. E questa anche l’idea seguita da Alfieri. …….. il ferro Ecco,
dal
fianco palpitante ancora Di Polinice ha svelto, e
, veniva rappresentato come un giovanetto, coperto d’un gran velo che
dal
capo gli scendeva fino ai piedi, e avente una tor
etto scrittore, questa superstiziosa credenza dei romani ebbe origine
dal
fatto seguente. Nell’anno di Roma 363, i tribuni
ella bella risposta data da Lucullo a coloro che volevano dissuaderlo
dal
combattere contro Tigrane, nelle None di ottobre,
urno divorava i propri figli, perchè un’antica predizione a lui fatta
dal
Cielo e dalla Terra, gli aveva annunziato ch’ egl
aggiunge che al muovere del suo capo divino, tremasse il mondo. egli
dal
seggio Più sublime, appoggiato in sull’eburneo Sc
ne introdussero in altre contrade il culto ; e finalmente moltissimi
dal
motivo per cui gli erano stati innalzati dei temp
cadere, si cavava il presagio del futuro. La parola Giromanzia deriva
dal
greco ύρος che significa rotondo. 2165. Giuba — R
che ci sono state tramandate sia dai ruderi dei monumenti rispettati
dal
tempo, sia nei papiri. Infatti su di una pietra d
ritenevano per fermo che il violatore d’un giuramento veniva colpito
dal
fulmine. La tradizione mitologica racconta a prop
no state delle persone colpite di cecità, al momento stesso di uscire
dal
tempio, nel quale avevano spergiurato. Presso i r
’infelice : indarno Al suol si prostra e si contorce, e tenta Sveller
dal
fianco l’infernal tuo dono. Corrono indarno ad ai
uando tutte le viscere commosse Mi sentii d’improvviso, e da un desio
Dal
natural diverso il cor rapito. Nè restarmi potei,
trutte da Ercole. Per altro, codesta opinione di Diodoro è combattuta
dal
cronista Ateneo, secondo il quale le gorgoni non
ali generavano senza la partecipazione dell’uomo, fecondate solamente
dal
Zeffiro, come asserisce Virgilio. Quando il prim
ebbe da lui sette altre figliuole, che insieme a questa Granea furono
dal
nome, della loro madre, chiamate ninfe Amadriadi.
stessa madre, e che aveva in sè tanto splendore e tanta bellezza, che
dal
nome di lei furono detti Hossir o Hnosser i gioje
tto di mare, quanto l’isola stessa ov’essi approdarono, fossero detti
dal
nome di lui mare e isola d’Icaro. Diversa, per al
ve tratto, l’aereo viaggio segui senza accidenti ; ma poi rassicurato
dal
vedere i suoi sforzi coronati di successo, e tras
il padre, e ’l mar l’asconde. Vicino a terra fur l’Icarie some Tolte
dal
mar ch’a lui tolse anche il nome. Ovidio — Metam
che a proposito del monte Ida, che essendo una volta caduto del fuoco
dal
cielo, poco tempo dopo il diluvio di Deucalione,
ave da una furiosa tempesta, era prossima a far naufragio. Spaventato
dal
pericolo imminente, Idomeneo fe voto a Nettuno, d
. Ciò, secondo riferisce Fozio, ha potuto lasciar credere che i greci
dal
sagrifizio della figlia di Iefte, di cui parla la
a, fossero un giorno entrate in un tempio di Giunone, ove ben lontane
dal
rimanere con quel devoto e castigato contegno, ch
rtorì, avea tutte e due i sessi. Ma giunto Ifide in elà di 13 anni fu
dal
padre destinato in consorte alla più bella giovan
estra, l’altra figliuola di Elena. É questa almeno l’opinione seguita
dal
Racine, nella sua Iphigénie, che è una delle più
la vista del terribile destino che le era preparato ; implorar grazia
dal
padre, e porre tutto in opera onde piegarlo a più
on ragioni e con lagrime e con lusinghe tenta, ma invano, di stornare
dal
capo amatissimo della figlia il destino inesorabi
di F. Bellotti Differentemente dalla tradizione mitologica seguita
dal
tragico greco, e che noi abbiamo di sopra esposta
erimento di Calcante ; e che allora Ulisse fosse segretamente partito
dal
campo greco senza il consenso di Agamennone e si
l quale avea ricevuto comando da Apollo di recarsi in Tauride, levare
dal
tempio la statua di Diana, che si credeva discesa
Tauride, levare dal tempio la statua di Diana, che si credeva discesa
dal
cielo, e trasportarla in Attica. Una barbara usan
s’innammorò perdutamente di lei, e la rese madre di due giganti, che
dal
nome del loro supposto padre, furono detti Aloidi
la madre e chi la figlia ; e Pancratide ebbe la fortuna d’esser vinta
dal
re stesso dei Traci ed Ifimedia da uno dei favori
lissiadi : soprannome che i pagani davano alle muse e che loro veniva
dal
flume Ilisso nell’Attica, le cui acque erano rite
namente il figlio di lui, riconoscente al beneficio che avea ricevuto
dal
morto eroe. Ma l’irreconciliabile odio di Euriste
279. Indicanie. — Soprannome che si dava ad Ercole, secondo Cicerone,
dal
fatto seguente. Nel tempio di questo dio, si cons
e gli venivano offerti continui sagrifizii. La parola Indigeto deriva
dal
latino in diis ago cioè : sono fra gli dei. Oltre
Omero ripete, che Ulisse per scendere all’Inferno, traversò l’oceano
dal
paese dei Cimmeri. Il cronista Apulejo, fa, che P
Libro VI. trad. di A. Caro : 2285. Iniziali. — Detti anche Initali,
dal
vocabolo latino initiare, che significa consacrar
dette con esso a precipitosa fuga verso il mare ; ma inseguita sempre
dal
furibondo marito, si precipitò nelle onde insieme
igliuol, che stendea lieti Le pargolette braccia, della madre Strappa
dal
seno, e d’una fionda a guisa, Due volte e tre nel
secondaire del suo regno. V. Leucotoe e Matuta. 2287. Intereidona. —
Dal
verbo latino intercidere, i romani davano questa
e agitata in strana guisa, e quasi demente si precipitò nel mare, che
dal
suo nome fu detto mare Ionio, …….. e tutto poi Q
Trad. di F. Bellotti. Ma non si arrestò quivi, perchè spinta sempre
dal
furore che le sconvolgeva la mente andò nella Sci
onali del mondo conosciuto dagli antichi, quasi si volesse dire di la
dal
vento Borea. Il soprannome d’Iperboreo, si dava p
gli abitanti delle differenti città, che si trovavano sulla via, che
dal
paese degl’ Iperborei, conduceva all’ isola di De
a greca significano il sole e la luna. Ingelositi intanto gl’altri re
dal
vedere che Iperione avesse prole di così stupenda
n dopo l’altro perditori, e secondo il patto sanguinoso, appena scesi
dal
carro furono posti a morte : per modo che Enomao
i, di cui quel re gli avea imposto di impadronirsi. 2311. Ippolito. —
Dal
nome della madre così fu chiamato il figliuolo ch
edisse il proprio figliuolo, e lo abbandonò alla vendetta di Nettuno,
dal
quale aveva ricevuto promessa di soddisfare ad og
uma dintorno, al lido lende. Alla mira del cocchio, e giunge, ed ecco
Dal
tempestoso immane grembo crutta Portentoso un gra
eri navigatori, e trattenne per lungo spazio di tempo Giasone stesso,
dal
quale ebbe varii figliuoli, non avendo potuto fre
il fatale capello. …… De l’affannosa morte Fatta Giuno pietosa, Iri
dal
cielo Mandò, che ’l groppo disciogliesse tosto, C
ol suo mortal si strettamente avvinta ; Ch’ anzi tempo morendo, e non
dal
fato, Ma dal furore ancisa, non le avea Proserpin
si strettamente avvinta ; Ch’ anzi tempo morendo, e non dal fato, Ma
dal
furore ancisa, non le avea Proserpina divelto anc
onore del quale si celebravano in Grecia, delle pubbliche feste dette
dal
suo nome Ischenie. 2332. Isee. — V. Isie. 2333. I
e più larga dell’ inferiore, e che finisce in forma di mezzo cerchio,
dal
cui vuoto escono talvolta tre, e talvolta quattro
e preso il suo nome dall’ avere un tempio d’ Iside a qualche distanza
dal
luogo, ove fu fabbricata. Da ciò le due parole gr
gione di Saturno, il quale sepolto in un sonno perpetuo era custodito
dal
gigante Briareo, e da gran numero di demoni. 2343
go, tanto a Deioneo, quanto alla moglie di lui. Sollecitato più volte
dal
padre della sua futura sposa, di adempiere al suo
osamente dai suoi stati. La tradizione mitologica prendendo argomento
dal
soprannome del principe, racconta invece che il p
ci e solo gli Eleati erano fra tutti i greci quelli che si astenevano
dal
recarsi in Corinto, in quella occasione ritenendo
oria, dove Dei corridori il vanto A Senocrate diè l’equoreo Giove ; E
dal
dorio confine Apio mandôgli a incoronargli il cri
elebre nella sua immortale Odissea. Itaca al polo si rivolge, e meno
Dal
continente fugge : aspra di scogli, Ma di gagliar
rdano, e figlio di Giove e di Elettra. Egli fu ucciso inavvedutamente
dal
fratello. Italia è detta. Questa è la terra dest
nto Creusa era stata tolta in moglie da Xuto, e Apollo, spinto sempre
dal
suo affetto pel figliuolo, si adoperò, con solert
acolo rispose che la prima persona che avrebbe incontrato all’ uscire
dal
tempio, sarebbe stato suo figlio. A questa rispos
lante pensiero di conoscere quest’ essere caro, uscì precipitosamente
dal
tempio, e non appena fatti pochi passi oltre la s
o d’essersi quel giovane offerto il primo, alla vista di lui, uscendo
dal
tempio. Intanto Creusa venuta a conoscenza di qua
co nel vino sparso dalla coppa, cadde come fulminato al suolo, ucciso
dal
terribile veleno. Spaventati gli astanti, arresta
na. — Nella mitologia scandinava, Kolna è un genio scacciato da Odino
dal
regno d’Asgart, e che sopraintende alle nozze dei
un intervallo di dugento passi l’una dall’altra, distanti due miglia
dal
gran Cairo. Vi sono alcuni cronisti, i quali att
consacrato, in memoria delle sue gesta un bosco in una contrada, che,
dal
suo nome, fu detta borgata dei Lacidi ; e che poi
ti, gettava ai corvi una focaccia, egualmente simile a quella gettata
dal
rappresentante del partito avverso. Il partito la
tante del partito avverso. Il partito la cui focaccia veniva mangiata
dal
corvo, aveva aggiudicata la vittoria. I cronisti
i pagani, vita alla simbolica esistenza delle Lamie, specie di mostri
dal
volto di donna, che attirano i passeggieri e poi
distinguevano alcune lampadi miracolose dette lampadi inestinguibili,
dal
perchè essi ritenevano, secondo l’attestazione di
ro greco uccisero alcuni buoi, che facean parte della mandra affidata
dal
Sole alla custodia di Lampezie, e si cibarono di
eo Danaos et dona ferentes. Pronunziando queste parole, e trasportato
dal
proprio convincimento, Laocoonte afferrò una lung
on lui nel regno dei morti, di quello che rimanere sulla terra divisa
dal
suo diletto. Laodamia finalmente avea nome una pr
ice ebbe nome una figlia di Agamennone e di Clitennestra, la quale fu
dal
padre offerta in consorte ad Achille, insieme all
rgini che egli fece costruire, onde proteggere la cittadella di Troia
dal
furore delle onde del mare, furono riguardati com
lisse il popolo troiano con una terribile pestilenza, e Nettuno mandò
dal
fondo del mare un’orrendo mostro marino, che divo
sene perdutamente, la rese madre di due gemelli che poi furono detti,
dal
nome della madre Lari, ed a cui varii scrittori d
one delle lagrime di lei, fece con un colpo del suo tridente sorgere,
dal
fondo dell’oceano, l’isola galleggiante di Delo,
regò a volerla soccorrere d’un sorso d’acqua, ma quei disumani, lunge
dal
compiacerla, si diniegarono alla dolente preghier
tole — Libro I. — Epist. XVI. trad. di Cammillo De’Conti Toriglioni.
Dal
nome di questa dea venivano complessivamente chia
. Virgilio — Eneide — Libro VII trad. di A. Caro. 2458. Laziale. —
Dal
costume che avevano alcune città del Lazio di sag
ale. La origine di questa solenne cerimonia dei romani ebbe principio
dal
fatto seguente. La cronaca tradizionale asserisce
ella parte d’Italia, dove regnava Giano, allorquando Giove lo scacciò
dal
cielo. 2461. Leandro. — Amante di Ero : egli mori
e, la quale perseguitò tutti i discendenti di Cadmo. Leargo fu ucciso
dal
proprio padre, che Giunone aveva a tale scopo col
zione mitologica cadde Vulcano, allorchè Giove suo padre lo precipitò
dal
cielo con un calcio. La cronaca favolosa narra ch
Pausania dice, non poterle divulgare senza sentirsi ardere la fronte
dal
rossore della vergogna. 2477. Lesbo. — Isola del
bera altro non era che Arianna deificata dopo la morte, con tal nome,
dal
dio Bacco. Tu a me consorte, non vogl’io che pri
invocavano con questa appellazione, quando correvano alcun pericolo,
dal
quale credevano di uscir immuni per la protezione
ifico tempio che ella aveva in Roma, e che primieramente fu innalzato
dal
padre dei Gracchi, sul monte Aventino e adorno di
i Giove, Licaone fu cangiato in lupo, e un fuoco vendicatore, cadendo
dal
cielo, ridusse in cenere la reggia di lui. …… de
e conserva le vestigia. Ovidio — Metamorf : Libro I. — Fav. V. trad.
dal
Cav. Ermolao Federico. Al dire di Pausania, co
umana, quante volte però si fosse astenuto, in quel periodo di tempo,
dal
nudrirsi di carne umana, che se ciò fosse avvenut
icavano sovente vittime umane. 2514. Liceo. — Soprannome dato a Giove
dal
monte Liceo in Arcadia, che da principio era cono
i scampati alla morte si riunirono su quella montagna, e forse spinti
dal
bisogno di farsi un asilo, edificarono le prime c
ei fè guerra. Su pel sacro Nisselo egli di Bacco Le nudrici inseguia.
Dal
rio percosse Con pungolo crudel gittaro i tirsi T
ario di apportare nel suo codice. Prima però di partire, fece giurare
dal
Senato e dal popolo, che le sue leggi sarebbero m
tare nel suo codice. Prima però di partire, fece giurare dal Senato e
dal
popolo, che le sue leggi sarebbero mantenute in p
ontrada, e sopratutto gli spartani, avessero potuto ritenersi sciolti
dal
sacro giuramento, e avessero ricusata nell’ avven
ipatore della malinconia. 2526. Ligo. — Uno dei figliuoli di Fetonte,
dal
nome del quale la contrada di cui egli era signor
tata con una specie di gambero marino sulla testa. 2532. Limentino. —
Dal
latino limen, si dava la denominazione anche femm
come propizio augurio ; mentre se per contrario essi si allontanavano
dal
cibo, credevasi l’ oracolo infausto e di cattivo
trice dei pescatori, i quali in suo onore celebravano una festa detta
dal
suo nome Limnatidia. 2536. Limnatidia. — Vedi l’
dono. Ospite suo lo volle ; e lui col ferro Assalì, mentre grave era
dal
sonno. Ma colui che vibrar tentava il ferro Fu da
rni di burrasca ad investigare il luogo ; e che quegli abitanti lunge
dal
far male ai suoi messaggeri, fecero loro assaggia
alberghi e nutra. Partiro, e s’affrontaro a quella gente, Che, lunge
dal
voler la vita loro. Il dolce loto a savorar lor p
bramava Starsi, e mangiando del soave loto, La contrada natia sbandir
dal
petto. Omero — Odissea — Libro IX. Trad. di I. P
opo la battaglia, per espiare il sangue versato. Il nome di Lua viene
dal
latino luere che significa espiare. Trovossi gra
ittore, tutte le divinità maschili erano come capitanate e presiedute
dal
Sole ; e quelle femminili dalla Luna. Gli Egizian
mercio con la Luna, e di potere coi loro incantesimi farla discendere
dal
cielo ; e lo stesso storico Luciano ripete nelle
o sortilegi. 2567. Lunedi. — Questo giorno della settimana era, forse
dal
suo nome medesimo, consacrato a Diana Luna, ed è
come il dio Luno. Secondo Strabone, l’appellativo di dio Luno deriva
dal
vocabolo greco σεληνη che in quella lingua rinchi
di febbraio. Per altro questa opinione del famoso poeta, è combattuta
dal
cronista Valerio Massimo, il quale asserisce che
o Massimo, il quale asserisce che le feste Lupercali furono istituite
dal
pastore Faustolo. a principio del regno di Romolo
iliani. A questi due, Giulio Cesare aggiunse un terzo collegio, detto
dal
suo nome dei Giuliani. Però, siccome al dire di S
mitivi di origine incerta, erranti, secondo l’opinione degli eruditi,
dal
più remoto oriente, fino ai paesi più occidentali
nosticismo. — Questa parola che significa scienza, cognizione, deriva
dal
greco e indica, nelle storie delle dottrine relig
nella culla. Era egli figurato pieno dello spirito Divino, e agitato
dal
furor profetico. Tutto ciò si rappresentava di no
Era nato deforme e perciò suo padre Giove con un calcio lo precipitò
dal
cielo. Egli cadde sull’isola di Lenno, si ruppe u
ri del fuoco, ordinata da Argiasp. 50. Dionisio. — Soprannome dato
dal
Greci a Bacco. per alludere che egli era stato lo
stre inesorabili degli aeuti rimorsi di una eoscienza colpevole, nate
dal
sangue umano scelleratamente versato. 7. Le favol
o latino nato l’anno 42 di G. C., compiange Atlante quasi schiacciato
dal
peso del cielo, a motivo del gran numero di Dei c
ontemporaneo d’Omero e che fiorì 9 o 10 secoli prima di G. C., nacque
dal
Caos e dalla Notte (238), ed era cieco.7 22. I p
ale par necessario solamente perchè l’ uomo da sè stesso si allontana
dal
bene (332. 2°). Le tre Parche (235) eran le minis
a non valse, e Titano scoprì la frode ; laonde per non vedere esclusi
dal
trono i Titani suoi figli, mosse guerra a Saturno
’ istmo di Suez per istabilirsi nell’ Affrica. 31. Poichè Saturno udì
dal
Destino (21) che Giove gli avrebbe usurpato il re
volta a suo danno della libertà che gli avea procurata, lo discacciò
dal
Cielo. 32. Saturno, perduto il cielo e l’ impero,
a parte d’ Italia ove poi fu eretta Roma, e che ebbe il nome di Lazio
dal
latino vocabolo Latere,8 forse perchè Saturno vi
ai quali nacquero le faticose arti, furono denominate dall’ argento,
dal
rame e dal ferro, per significare il successivo t
acquero le faticose arti, furono denominate dall’ argento, dal rame e
dal
ferro, per significare il successivo traviamento
Vivean senz’altro giudico sicuri. Senza esser rotto e lacerato tutto
Dal
vomero, dal rastro e dal bidente, Ogni soave e de
’altro giudico sicuri. Senza esser rotto e lacerato tutto Dal vomero,
dal
rastro e dal bidente, Ogni soave e delicato frutt
o sicuri. Senza esser rotto e lacerato tutto Dal vomero, dal rastro e
dal
bidente, Ogni soave e delicato frutto Dava il gra
fòro ! Età dell’ argento. Poichè al suo vecchio Dio10 nojoso e lento
Dal
suo maggior figliuol fu tolto il regno, Segui il
del giorno, Secondo ch’ era in Cancro o in Capricorno. Età del rame.
Dal
metallo, che, fuso in varie forme, Rende adorno i
ra falsità, non v’era inganno ; Come fu nella quarta età più dura Che
dal
ferro pigliò nome e natura. Età del ferro. Il ver
rro pigliò nome e natura. Età del ferro. Il ver, la fede e ogni bontà
dal
mondo Fuggiro, e verso il ciel spiegaro l’ali, E
dal mondo Fuggiro, e verso il ciel spiegaro l’ali, E in terra usciro
dal
tartareo fondo La menzogna, la fraude e tutti i m
ro di bronzo ; e i Latini solevano offrirle in dono per capo d’ anno,
dal
che forse ebbero parimente origine le strenne. 39
strenne. 39. Saturno fu comunemente rappresentato qual vecchio curvo
dal
peso degli anni e armato di falce, per indicare c
) dove con special culto era onorata. 41. La chiamarono anche Tellus,
dal
presiedere alla terra, come Saturno aveva presied
procacciasse ai mortali ogni sorta di beni. 42. Ebbe il nome di Rea,
dal
greco rhéin che vuol dire, scorrere, essendochè l
este in onor di Cibele furono dette Megalesiache, o giuochi megalesii
dal
greco mégas megále, che vuol dir grande, perchè i
oltura, e più specialmente delle messi e dei cereali. 52. Cerere ebbe
dal
fratello Giove (63) una figlia chiamata Proserpin
63. Giove, figlio di Saturno (27) e di Cibele (40), bandito il padre
dal
cielo, s’impossessò dell’Olimpo, divenne padrone
un’altra immagine delle eruzioni vulcaniche di quei tempi, ingrandita
dal
terrore dei popoli che ne furono spettatori senza
reo che aveva cento braccia e cinquanta teste : Vedeva Briareo fitto
dal
telo Celestïal, giacer dall’altra parte, Grave al
egli orgogliosi che presumono sollevarsi contro il cielo. È fama che
dal
fulmine percosso, E non estinto, sotto questa mol
trarsi ai mortali, invocando il fulmine propizio, Io dicevano Rlicio,
dal
latino elicio, cavar fuori, ec. 80. Egli era poi
e, la battè incollerita col piede ; Vulcano (270) che Giove precipitò
dal
cielo sulla terra da quanto era deforme ; ed Ebe
e soleva tenerne aperti cinquanta nel tempo che gli altri eran chiusi
dal
sonno. Ma la Dea non ottenne il suo intento, perc
nelle fauci dell’orrendo mostro, allorchè Nettuno, (185) impietosito
dal
tristo caso, fece apparire nel mare Egeo l’isola
rtorì Apollo (96) e Diana (137). Il primo ebbe il soprannome di Delio
dal
luogo della sua nascita. Certo non si scotea si
o molti progressi nell’arte della chirurgia e della medicina imparata
dal
padre e dal Centauro Chirone (430, 536), e n’era
ressi nell’arte della chirurgia e della medicina imparata dal padre e
dal
Centauro Chirone (430, 536), e n’era considerato
to la folgore ; laonde Giove, per punirlo di tanto ardire, lo scacciò
dal
cielo, e lo privò della divinità per molti anni.
ovrarsi nella Troade, ove s’imbattè in Nettuno (185), esule anch’egli
dal
cielo in pena d’una cospirazione ordita con altri
le decrepitezza, desiderò ed ottenne di trasformarsi in cicala. 113.
Dal
matrimonio dell’Aurora con Titone nacque Memnone
n quelle, secondo la favola, che producono la rugiada mattutina. 114.
Dal
rogo di Memnone volaron fuori gli uccelli memnoni
per ispiare i suoi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato dalla stanchezza e
dal
caldo, andò per caso a riposarsi sotto un albero
orme di giovinetta ninfa, incoronata di fiori e sopra un carro tratto
dal
Pegaseo (124), perch’ella è amica dei poeti. E q
a quando è rancia. E così la veste, come la sopravveste, siano scosse
dal
vento e facciano pieghe e svolazzi. Le braccia vo
a d’Orfeo (469). 124. Pegaso o Pegaseo era un cavallo alato, e nacque
dal
sangue di Medusa (357), allorchè Perseo (353) rec
tempo crebbero in quel luogo alcune canne, le quali nell’esser mosse
dal
vento ripetevano le parole del barbiere : Mida ha
’ignoranza pur troppo si fa palese, comunque esser possa accompagnata
dal
potere e nascosta sotto lo splendore di ricchi ar
oichè un corvo gli ebbe svelato ch’ella poco di lui si curava, tratto
dal
primo impeto dello sdegno, la trafisse con un dar
rtemisia alzò al re Mausolo suo sposo. Questo monumento prese il nome
dal
principe del quale conteneva le ceneri ; e ancora
ciò confusa con Giunone ; ed i Latini la dissero Genitalis od Illitia
dal
greco, perchè al pari degli Efesj la onorarono qu
ade (75). Allora Diana, conosciuta la poca fede di Calisto, la cacciò
dal
suo cospetto, e la mutò in orsa ; ma Giove la col
lora il suo carro è di madreperla : Il lume Che Cinzia versa placido
dal
carro Di madreperla. Foscolo. Le Grazie. Anche
! Ogni sdrucciolone, ogni cascata erano accolti dagli scoppi di risa,
dal
suon di mano e dalle fischiate degli spettatori ;
sicosi senza limiti, acconsentendo di credere che la loro anima passi
dal
corpo di un uomo in quello d’un animale, e da que
pe, e nata a’ rai del sol s’ allegra ; Tu venti e nubi, o Dea, sperdi
dal
cielo All’apparir tuo primo ; a te sommette I gio
177), celebre e soavissima e sventurata poetessa greca, lo fa nascere
dal
Cielo e dalla Terra per significare i sentimenti
pre attivo e costante in sè stesso ; regola immortale data ai mortali
dal
Cielo, che è indipendente da ogni umano volere, c
soavi affetti, e gli sguardi rivelano un’ardentissima segreta fiamma
dal
pudor governata, e in tutto il suo contegno dimos
on esporsi a tanti pericoli contro le belve feroci. Un giorno, tratto
dal
suo coraggio, e dimentico dei consigli della Dea
olui che debbo amare ! » Ma il Nume s’ostinava a rimanere invisibile.
Dal
canto loro le sorelle di Psiche aumentavano la su
; sicchè una goccia ardente cadde sul seno del giovine, che svegliato
dal
dolore si alza precipitoso, e sparisce come ombra
le fa sparire di sopra il volto la maschera nera, e ambedue passarono
dal
tempio di Ciprigna (180) in quello d’Imeneo (174)
ice in una congiura ordita contro Giove, n’ ebbe per castigo l’esilio
dal
cielo nello stesso modo che Apollo (96) ; e per v
dalle Nereidi (316) e preceduto dai Tritoni (190). 189. Nettuno ebbe
dal
matrimonio con Anfitrite parecchi figli, ed i più
precipitarono in mare ; talchè dipoi quel luogo fu chiamato Sirenide
dal
loro nome. 199. Tra gli Dei marini non è da passa
con dodici branche e sei teste ; e una moltitudine di cani le uscivan
dal
corpo, i quali col continuo abbaiare atterrivano
re ed aperte, i naviganti Entro al suo spece a sè tragge e trangugia.
Dal
mezzo in su, la faccia, il collo, e ’l petto Ha d
quella che nelle Scritture Sacre dicesi veduta da Nabuccodonosor : e
dal
corrompimento delle materie stesse componenti la
, e per celarlo meglio, Quando piangea, vi facea far le grida. Dentro
dal
monte sta dritto un gran veglio Che tien volte le
sul mare ; e chi rompea questo giuramento era per dieci anni bandito
dal
cielo, e privato dell’ ambrosia e del néttare. L’
er della livida palude : » ……Demonio spaventoso e sozzo, A cui lunga
dal
mento, incolta ed irta Pende canuta barba ; ha gl
questi or quelli Scegliendo o rifiutando, una gran parte Lunge tenea
dal
porto e dall’ arena. (Loc. cit.) Ogni ombra dove
, per tre gole al ventre Trangugiando mandolla, e con sei lumi Chiusi
dal
sonno, anzi col corpo tutto Giacque nell’ antro a
la madre. Siccome la peste aveva spopolato i suoi stati, così ottenne
dal
padre che le formiche diventassero uomini, e dett
tù. Eaco ebbe due celebri figli, Telamone e Peleo. Il primo, esiliato
dal
padre per aver ucciso per disgrazia Foco suo frat
I Greci potrebbero aver preso l’idea di questi giudici dell’ inferno
dal
costume che avevano gli Egiziani di giudicare pub
l’ eterno pianto : Guarda, mi disse, le feroci Erine. Questa è Megera
dal
sinistro canto : Quella che piange dal destro è A
feroci Erine. Questa è Megera dal sinistro canto : Quella che piange
dal
destro è Aletto : Tesifone è nel mezzo : e tacque
entoso delirio ne occupava i sensi, e lo faceva passare in un istante
dal
furore alla disperazione, alla morte. Sacrificava
rogo di cipresso, di biancospino e di ginepro. Le Dee commosse alfine
dal
suo pentimento gli comparvero vestite di bianco,
la Terra (25), e secondo altri del Caos (22). Sposò l’Acheronte (218)
dal
quale ebbe le Furie (232) ; da sè sola concepì la
) dal quale ebbe le Furie (232) ; da sè sola concepì la Morte (242) ;
dal
Caos (22) ebbe il Destino (21) e l’Erebo (223) ;
la Morte (242) ; dal Caos (22) ebbe il Destino (21) e l’Erebo (223) ;
dal
Sonno (240), Momo (282), e dalla Morte (242), la
quante volte Chinava il veglio le bramose labbra, Tante l’onda fuggia
dal
fondo assorta, Si che appariagli al pié solo una
252 Danao, re d’Argo e figlio di Belo, ebbe cinquanta figlie chiamate
dal
nome paterno Danaidi, o Belidi da quello dell’avo
’egli trae a sè tutti i popoli. I Latini lo soprannominarono Februas,
dal
verbo Februare, far libazioni sulle tombe ; le qu
Fu annoverato tra le Deità infernali, perchè le ricchezze si ricavan
dal
seno della terra che è il loro soggiorno. Anche d
pi Olenii. Siccome Giove aveva fatto uscir Pallade (263) tutta armata
dal
proprio cervello, così la moglie del Tonante non
a.56 260. I suoi dodici sacerdoti istituiti da Numa eran detti Salii
dal
latino sallare, perchè celebrandone le feste, bal
tra gli altri, perchè niuno lo involasse) credevano che fosse caduto
dal
cielo ; e la superstizione romana faceva dipender
rstizione romana faceva dipendere dalla conservazione di quello, come
dal
Palladio i Troiani, la salvezza della patria. 261
i antichissimi tempi, non è meno bella e grande l’idea che fa nascere
dal
cervello del padre dei Numi la Dea della Sapienza
lifemo un tiranno violento, che a guisa dei signorotti del Medio-Evo,
dal
suo monte o dal suo castello usava la forza contr
o violento, che a guisa dei signorotti del Medio-Evo, dal suo monte o
dal
suo castello usava la forza contro i deboli per a
ria, (mneme, memoria, gr.) figlia di Celo (25) e della Terra (25) ; e
dal
suo matrimonio con lei nacquero le nove Muse. Abi
ntiliscono e onorano il popolo ; ma talora i cultori di esse traviano
dal
retto sentiero, si fanno ministri di malcostume,
andi orecchie d’asino e una zampogna in mano. Sarà in atto di fuggire
dal
cospetto d’Apollo, saltando giù da un sasso rozza
stolto e ignorante, nemico delle belle arti e delle lettere, scacciò
dal
suo regno i dotti e i filosofi, distrusse le bibl
tinue ed insipide baje lo resero insopportabile a tutti, e fu espulso
dal
cielo. 284. È rappresentato col capo coperto da u
ura, E durerà nelle lontane genti, Per sovrumani usci nuovi argomenti
Dal
cavo grembo della Notte oscura. Pronto, audace, f
ulminò l’audace mortale. Apollo ne fu sconsolato oltremodo, e implorò
dal
padre degli Dei che Esculapio fosse accolto nel c
gliato sasso, E quanti raggio fervido, O acuto gel percosse, Ei tutti
dal
moltiplice Sciogliea crudo malor, E lunge ogni do
ani ogni anno di Febbraio gli celebravano le feste chiamate Lupercali
dal
nome di una grotta presso alla quale era stato co
di Siringa (syrinx, canna, gr.), ninfa d’Arcadia ; ma ella atterrita
dal
suo aspetto deforme si dette a fuggirlo, e il fiu
uni lo confusero con Pane. I poeti e i pittori lo dipingono cornuto ;
dal
mezzo in giù gli fanno le membra caprine, e gli p
e cascine. Alcuni studiosi delle etimologie ne fanno derivare il nome
dal
vocabolo palea, paglia. Vero è che nel mese di ma
l Cielo figlia, S’ornò : per te la terra all’uom non spiacque, Quando
dal
cielo al suol bassò le ciglia. Per te la vita rin
cammin l’onda d’argento, Com’è l’antico grido ; e il greco Alfeo, Che
dal
fondo del mar non lungi s’alza, E costanti gli af
28. Le feste celebrate in onore di questi idoli erano dette compitali
dal
latino compita che suona crocicchio o trivio. I d
benda sugli occhi, ritta con ali a’piedi, e l’un d’essi già staccato
dal
suolo in atto di volare, mentre l’altro appena to
cieco, fosse guidato dalla Fortuna egualmente cieca, la quale dipende
dal
cieco Destino (24), se la instabilità dei beni de
a dei malvagi, de’ quali alla fine accelera la ruina : Lieve ed alta
dal
suolo ella sul capo De’ mortali cammina, e lo per
all’ Eterno : Libertà che alle belle alme s’apprende, Le spedisti
dal
ciel, di tua divina Luce adornata e di virginee b
accolse le spoglie che questo imperatore ed il suo figliuolo recarono
dal
tempio di Gerusalemme. La Pace teneva nella destr
gilanza vuol esser così fatta, che paia illuminata dietro alle spalle
dal
sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci
tre figli mostruosi, Gerione (379), Echidna (466) e la Chimera (465).
Dal
rimanente nacque il cavallo Pegaseo, il quale, pe
molti armati accorse a rapirgliela. Perseo era per essere soverchiato
dal
numero, quando si rammentò della sua arme fatale,
gnarsi dell’avo Acrisio, tuttavia s’adoperò per rimetterlo sul trono,
dal
quale era stato scacciato da Preto (462) suo frat
acea nella culla. Era egli figurato pieno di spirito divino e agitato
dal
furor profetico. Tutto ciò si rappresentava di no
ire Eurisleo e che lo uccisero per vendicare le persecuzioni sofferte
dal
padre loro. Quindi più volte scacciati dal Pelopo
e le persecuzioni sofferte dal padre loro. Quindi più volte scacciati
dal
Peloponneso alfine vi ritornarono, occupando il p
no le loro frecce contro il gran petto. Il fortissimo eroe, svegliato
dal
ronzio di quel nuvolo di nemici, ebbe a scoppiar
ie segrete, D’onde rostrato abete, Ritorno aver secondo Potesse alfin
dal
visitato mondo. (Pindaro, trad. del Borghi.) 39
ebbe sposato Dejanira volle condurla con, sè, quand’eccolo rattenuto
dal
fiume Eveno che aveva straordinariamente gonfie l
sul capo. Tuttavia questa opinione merita poca fede, essendo smentita
dal
seguito della storia di Teseo. 404. Egeo, parten
endo smentita dal seguito della storia di Teseo. 404. Egeo, partendo
dal
Peloponneso per tornare ad Atene, laseiò la mogli
un gomitolo di filo, mercè del quale potè ritrovare la via, ed uscire
dal
Laberinto dopo aver ucciso la belva. 418. Teseo,
ea vigore all’ alma. (parini. L’ Educazione.) Il suo nome, derivante
dal
greco chéir, che vuol dir mano, dà evidentemente
iove che fu padre di Polluce e d’ Elena (433), e Tindaro re di Sparta
dal
quale ebbe Castore e Clitennestra (532). I figliu
canto. Si dice che gli Argonauti recassero sulle loro spalle la nave
dal
Danubio fino al mare, e che fosse il primo vascel
a, e dall’ enorme gola mandava fuoco e fiamme. I poeti lo dicono nato
dal
gigante Tifone (69) e da Echidna mostro mezzo don
ed egli ne fu sconsolato, e ricorse a sua madre. Cirene, impietosita
dal
suo dolore, gli consigliò d’andare a consultar Pr
ra in mano. 480. Quand’ecco un delfino, che insieme con altri, tratto
dal
dolce suono teneva dietro alla nave, guizza a rac
d’ Esiodo ucciso nel tempio di Nettuno, e gettato in mare ; salvarono
dal
naufragio Falanto generale spartano, e Telemaco f
osò Armonia figlia di Venere (170) e di Marte (255) ; e ben si rileva
dal
nome di questa donna quale arte ella debba avere
come fosse stato promesso un gran premio a colui che avesse liberato
dal
mostro il paese. 497. La Sfinge, figlia d’Echidna
e le Furie, degne ospiti di un uomo che era crudelmente perseguita to
dal
destino. Qui pone la scena di una sua bella trage
giù de’ muri » dice Dante, perchè mentre insultava Giove fu percosso
dal
fulmine sulle mura di Tebe,92 Ippomedonte, l’indo
dmo (482), fosse stato sacrificato alla patria. Creonte, come colpito
dal
fulmine a questa risposta, non vuole acconsentire
che tutti erano in preda all’ebrezza od al sonno, i soldati uscirono
dal
ventre del simulato cavallo, introdussero l’armat
del tiranno, ebbe la sventura di ferire a morte anche lei. 534. Fino
dal
momento che Oreste ebbe commesso, benchè involont
e, al dir della favola, lo alimentò con cervello di leone e di tigre,
dal
che provennero in lui quell’ardito coraggio e que
to Genio natio, che diventò costume. Fra le sicure piume Salvo appena
dal
mar giura il nocchiero Di mai più non partir ; se
soneso. 542. Quando Teti ebbe saputa la morte del suo figliuolo, uscì
dal
seno delle acque, accompagnata da una lunga schie
o ai secoli Di cantico immortal. (Pindaro, Traduz. del Borghi.) 566.
Dal
sangue d’ Ajace spuntò un fiore simile al giacint
o. All’ orto e a mezzogiorno queste, Itaca al polo si rivolge, e meno
Dal
continente fugge : aspra di scogli, Ma di gagliar
custodita dai Trojani nel tempio di questa Dea, e che vantavano scesa
dal
cielo, e collocatasi da sè stessa sopra l’ altare
isse, che seppe dall’oracolo non potersi guarire quella ferita se non
dal
ferro che l’aveva fatta, prese un po’ di ruggine
partire dalla sua isola.102 576. Dipoi scese all’ inferno, trattovi
dal
desiderio di conoscere lo stato dell’anima dopo l
a morte del corpo, e per consultare il famoso indovino Tiresia (660),
dal
quale, nell’udire le nuove disgrazie che lo minac
seppe scorgere nè abitazioni nè abitanti ; ma vinto dalla stanchezza,
dal
sonno, dall’angoscia, appena gli era riescito di
Ulisse. Era pallido e rifinito, quasi nudo, con le membra intirizzite
dal
freddo. Si alza, e il primo sentimento è quello d
donzelle ? Si copre alla meglio con le frondi, e si risolve ad uscire
dal
nascondiglio. Appena scortolo, le giovanetle si d
: dategli da mangiare, e conducetelo lungo il fiume in luogo riparato
dal
vento perchè possa bagnarsi ; indi ponetegli acca
a del palazzo ; Ulisse vi accorreva per sedarlo ; e senza esser visto
dal
figliuolo restò ucciso da una sua freccia avvelen
tollo Di lagrime il Pelide, e ritornati Tranqui lli i sensi, si rizzò
dal
seggio, E colla destra sollevò il cadente Veglio,
1. Paride, fattosi riconoscere per figlio di Priamo, ebbe commissione
dal
padre di andare a Salamina a richiedere Esione (5
elle armi dei soldati rinchiusi. 606. Ma i Trojani, tratti in inganno
dal
fraudolento Sinone che i Greci avevano lasciato a
iando coi dorsi onde maggiori Delle marine allor tranquille e quete :
Dal
mezzo in su fendean coi petti il mare, E s’ergean
l’inferno, e vide nei Campi Elisi (216) gli eroi trojani e suo padre,
dal
quale udì i suoi futuri destini e quelli della su
la costellazione più rilucente di tutte le altre (676). Quando Orïon
dal
celo Declinando imperversa, E pioggia e nevi e ge
d estrema vecchiezza ; ed un giorno, mentre restava attonito Filemone
dal
veder Bauci che diventava un tiglio, la vecchia f
oi figliuoli il bene più grande che ai mortali possa essere accordato
dal
Cielo. Il giorno dopo addormentatisi nel tempio n
talo (250) e sorella di Pelope (511), sposò Anfione (481) re di Tebe,
dal
quale ebbe quattordici figli, sette maschi e sett
un bacio…. Non è più una statua. Ella può vederlo, può udirlo, scende
dal
piedistallo, e s’incammina verso di lui. Ah ! la
si lasciò cadere sulla punta della sua spada. Quand’ ecco Tisbe uscir
dal
luogo dove s’ era nascosta, ritrovar Piramo già s
orte con la medesima spada ! 646. Narrano che il gelso restasse tinto
dal
sangue dei due amanti, e che i suoi frutti cominc
esto miracolo in tutta la Grecia, Epimenide passò per uomo prediletto
dal
cielo, e cominciarono a consultarlo a guisa d’ora
ose La sudata cervice e il casto petto, Che i lunghi crin discorrenti
dal
collo Coprian, siccome li moveano l’ aure. Ma né
o perire, si nascose per non andarvi ; ma Erifile sua moglie, sedotta
dal
donativo d’una collana, svelò a Polinice (505) il
nto quello di Delfo. Per consultarlo bisognava purificarsi, astenersi
dal
cibo per ventiquattr’ ore e dal vino per tre gior
arlo bisognava purificarsi, astenersi dal cibo per ventiquattr’ ore e
dal
vino per tre giorni ; poi sacrificare un ariete,
ille fu la Cumana che dicevano inspirata da Apollo (96), e rispondeva
dal
fondo di una caverna nel tempio di questo Dio. La
ale e mestiero, e che quei giuochi avevano cominciato ad allontanarsi
dal
primitivo lor fine. Milone era già vecchio ; avev
pia ; passeggiando solo in un bosco remoto, scòrse un’albero spaccato
dal
vento. Rammentatosi dell’antica sua forza, volle
Leggiero Veder d’ombra che sogna ; Ma se mai sovruman raggio n’è dato
Dal
fulminante padre, Bello é l’uman fulgore, e il vi
lla città di Pitona appiè del monte Parnaso, o dalla città medesima o
dal
serpente Pitone, ucciso da Febo (99), più comunem
iedi. 675, 2°. Fu primieramente proposta la corsa di mille passi,
dal
tempio di Minerva al Foro : alla quale distanza n
sorta palpitando vie più i suoi, chiamandoli a nome. Ma essi, animati
dal
vicino calpestio degli emuli veloci, colle orecch
o, quel poco che rimanea d’intervallo trascorrendo come flutto spinto
dal
vento, giunsero a lato di quelli. Per qualche tra
rispondeva ai cavalli dell’altro, avvenne che in quell’atto, infranto
dal
veloce impeto il ritegno della rota stessa, uscì,
ta, che desideravano ottenesse la corona, o almeno che uscisse illeso
dal
pericoloso cimento. Ed invero, considerando la mo
su di lui copiosamente i fiori estivi, tra i balli e gl’inni, animati
dal
suono estivo di cetere o di sistri, s’inoltrò a t
egava, Forte diè nella meta ; entro le rote L’asse spezzò ; precipitò
dal
carro ; Fra le briglie s’avvolse, e per lo circo
676. Lo Zodiaco è quello spazio di cielo apparentemente percorso
dal
sole in un anno. Ma, per parlare con le teorie de
ma Ercole lo uccise, e Giunone lo pose in cielo. 681. Ognun vede come
dal
Leone sia figurata la forza cocente de’ raggi sol
mo asilo Porgendo, sacre le reliquie renda Dall’insultar de’ nembi e
dal
profano Piede del vulgo, e serbi un sasso il nome
fiori odorata arbore amica Le ceneri di molli ombre consoli. ………………..
Dal
di che nozze e tribunali ed are Diero all’umane b
rova addotti Per onorar le sue ceneri sante, Onoriamle, adoriamle ; e
dal
suo Nume Imploriamo devoti amici i venti, E stabi
iullo Julo ; e dietro a loro D’ogni età gli altri tutti. Enea disceso
Dal
parlamento, in mezzo a quante intorno Avea schier
a lo consultavano accostando un orecchio alla sua gola, e poi uscivan
dal
tempio chiudendosi le orecchie con ambe le mani ;
are ai profani. Ecco due di tali metamorfosi. 723. La terra, spossata
dal
peso della montagna Merupatu, era in pericolo di
veduto mai, lo riguardano qual Dio sconosciuto. Per ordine suo venne
dal
settentrione un uomo straordinario chiamato Sciou
il peccato, e del suo successivo corrompimento. 10. Saturno cacciato
dal
regno di Giove. 11. La Dea della giustizia 12.
greti della fisica sperimentale. 18. Per la smisurata sua mole presa
dal
gelo di morte. 19. Coloro cho ammetlono l’esiste
el volgo sotto i medesimi monti cruttanti fianima che parevano cadute
dal
cielo. 20. Alcuni più profondi investigatori del
arti e delle usanze di un vivere più indipcudeute e più colto. 21. «
Dal
vaso di Pandora scaturirono il travaglio, le cure
e gl’insetti fossero genersti immediatemente dalle aostanze putride o
dal
faogo. 27. Delo, raccoutano i poeti, essere sta
nfermô la sentenza degli antichi colle sue Osservazioni che, tradotte
dal
ledesco, furono stampate nel Giornale Enciclopedi
sarebbe noto a noi acnza la traduzione di Catullo, reputata mirabile
dal
l’oliziano. » 37. Buccina Tritonis è così chiam
avvallamenti o i sollevamenti di suolo pei quali la Sicilia si staccò
dal
conlinente, l’Affrica dall’Europa, e l’Atlantide
statue, di colonno, di portici e d’archi trionfali. 57. Si vuole cho
dal
greco nomo di Marte (Ares) sia provenuto quello d
penetrale che significa l’interno d’una magione. 65. Julo 66. Forse
dal
verbo geno, usato anticamente invece di gigno o g
mbedue sul dorso del mostro dovevano esserne con dotti per discendere
dal
sellimo nell’ottavo cerchio. 77. De’marmi sui qu
le parti sottomesse ; soprapposte, le parti poste sopra, o rilevanti
dal
fondo. 82. Specie di navigli. 83. Il Castoro si
viti e nozze. Delle teda al chiaro Per le contrade ne veaian condotte
Dal
Ialamo le apose, e liuena, liuen e Cun multi s’ i
e lo feco ardere tra lo fiamme di un rogo ; ma Laodamia, fuori di sè
dal
dolore, si lanciò sullo stesso rogo, e vi perdett
ngo le mura ad esercitarsi nella ginnastica quando si trovarono colti
dal
peatifero influsso, ed in pochi istanti furon vis
. Sperasi che questo lavoro sia come altra volta benignamente accolto
dal
Pubblico, e contribuisca ad accrescere la coltura
enza di tanti lavori dell’ultima perfezione usciti dallo scarpello, o
dal
pennello de’ più valenti artisti. La Mitologia se
non si faceva offerta di veruna sorta, poichè niente poteva sperarsi
dal
medesimo. I suoi decreti erano immutabili, e la s
lor corso preso ; Nè pendeva la terra intorno intorno Librata in aere
dal
suo proprio peso. Nè il mar avea col suo perpetuo
primo desio. D’intorno il Cielo, e nel suo centro pose La terra, indi
dal
mar la dispartìo ; E il passo aperto, onde esalas
Teti, Bronte, Sterope, Argèo, Briarèo, Gige. La terra altresì concepì
dal
Tartaro il gigante Tifeo, che molto si distinse n
mutilò suo padre con una falce di ferro, che sua madre gli avea dato.
Dal
sangue di Urano, che si sparse sulla terra nacque
ito stando presso a morte, che uno de’ suoi figli lo avrebbe sbalzato
dal
Trono, appunto come avea esso praticato con suo p
raggio di Giove turbarono la sua felicità. Egli in fine fu rovesciato
dal
Trono, e discacciato dall’Olimpo da Giove suo fig
lio. Ritirossi perciò in Italia, e propriamente nel Lazio, detto così
dal
Latino latere, perchè ivi si nascose per sottrars
nos, cioè il tempo, ed era naturale, che i poeti lo facessero nascere
dal
Cielo, e dalla Terra. I suoi attributi indicano l
tuttavia, al dire de’ Poeti, con gittar fiamme, e sassi per liberarsi
dal
grave peso, che l’opprime. Per mano di Minerva ca
nto tutti gli altri presi insieme, per nome Tifèo. La terra lo cacciò
dal
suo seno per vendicare la morte de’ suoi fratelli
asa del marito. Per testimonianza di Cicerone fu altresì detta Moneta
dal
Latino monere per una voce, che fu udita nel suo
ue da essa particolarmente. Crucciata Giunone per essere nata Minerva
dal
cervello di Giove senz’averci avuta parte, volle
utto, e scontraffatto, che avendone Giove rossore lo fece precipitare
dal
Cielo sulla terra con un calcio. Vulcano non curò
ropensione di Giove per questa giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò
dal
Cielo, e per non darle tregua in verun luogo, obb
urare di non darle un asilo neppure nel suo seno. Di più fece nascere
dal
limo lasciato dalle acque un orribile serpente de
i che tagliavano giunchi, le proibirono di dissetarsi. Sdegnato Giove
dal
Cielo di tanta barbarie, e mosso dai prieghi di L
a compassione con un colpo del suo tridente non avesse fatta sorgere
dal
fondo del mare l’isola di Delo, non inclusa nel g
fiumi s’inaridiscono, il mare si abbassa, e la madre Terra spaventata
dal
pericolo che le sovrasta, indirizza a Giove i suo
prima a ferirlo. Meleagro figliuodi Enèo finì di ucciderlo, e spinto
dal
coraggio che aveva mostrato questa giovane princi
vagchì di Endimione leggiadro pastorello di Caria, nipote di Giove, e
dal
medesimo condannato a dormire per sempre nell’inf
ca, ed alla poesia boschereccia, circondata da istrumenti musicali, e
dal
doppio flauto. La Musa della commedia era Talìa :
Dea della bellezza, e la Regina degli amori, nacque, come si è detto,
dal
sangue, che versò nel mare Urano, allorchè fu fer
terea da Citera Isola dov’ella regnava. Venere fu maritata a Vulcano,
dal
quale ebbo molti figli ; fra questi i più rinomat
lcano1 nacque talmente brutto, che Giove con un calcio lo fece cadere
dal
Cielo. Il nume bambino si rotolò lungo tempo nell
e avesse svelato il luogo, ove il furto stava nascosto. Batto sedotto
dal
guadagno svelò ciò, che sapeva : allora Mercurio
mò Giove per Semele a tale inchiesta, ma non avendo potuto rimuoverla
dal
suo proposito, fu astretto ad eseguire il suo giu
vea predetto, che uno de’ figli del suo germano lo avrebbe rovesciato
dal
trono, egli diede di nascosto a ciascuna delle su
de alla fuga, e si rifugiò in un canneto del fiume Ladonte suo padre,
dal
quale fu cangiata in canna. Pane per consolarsi d
sieme colla cera, e ne formò uno strumento musicale, chiamato Siringa
dal
nome della ninfa. Fauno. Fauno figliuolo di
e Indie. Un giorno, che il buon uomo viaggiava per la Lidia, smontato
dal
suo asinello si fermò presso di un fonte, ed ivi
: Che ingordo ognor se d’usurpar pretende Parte de’ miei sudor, ah !
dal
tuo seggio Ove immobil ti stai, lunge là grida, L
a Teti sua madre. Giove la guardava di buon occhio : ma avendo saputo
dal
Destino che da quella nascerebbe un bambino, che
principali venti conosciuti dai poeti. Borea il più impetuoso partiva
dal
settentrione. Egli rapì Orizia figliuola di Erett
omeri coverti da scaglie dorate, e co’ piedi alati. Austro che spira
dal
mezzodì ; Euro che parte dall’Oriente ; e Zefiro
rtali seguivano il loro lavoro, e lo interrompevano all’ora stabilita
dal
Destino. La Notte. La Notte figlia del Caos,
unque passa questo Dio, spande a capriccio l’oro, l’argento, che cava
dal
corno dell’abbondanza che porta con se. La For
etro : torvo lo sguardo, e la bocca spumante. Giove l’aveva scacciata
dal
Cielo, perch’ella destava continue risse fra gl’I
terra cui diede l’anima con una particella di quel fuoco celeste, che
dal
carro del sole aveva rapita. Ingelosito Giove, ch
trovasse. Essendo stata vana ogni ricerca, Cadmo consultò l’oracolo,
dal
quale gli fu risposto che avesse fabbricato una c
clinazione, ma senza esserne corrisposta. Irritata questa principessa
dal
disprezzo, volle vendicarsene con un’infame calun
sette donzelle, ed altrettanti garzoni, che dovevano essere divorati
dal
Minotauro, mostro metà uomo, e metà toro. Vedremo
indicava la morte dell’Eroe, per disperazione gittossi nel mare, che
dal
suo nome fu chiamato Egèo. Teseo montò sul trono
ebole, ed incapace di difendere i dritti del suo popolo ; fu sbalzato
dal
trono da Pelia suo fratello. Questi per palliare
rono manieri, si sottoposero al giogo, fu lavorata la terra, uscirono
dal
di lei seno gli armati, che in vista di una pietr
trò tutta la gratitudine, avendo liberata Tebe nell’età di anni dieci
dal
giogo de’ Miniani. Ammazzò Ergino loro re, e sacc
roso il loro stuclo che oscurava l’aria. Avevano il becco di ferro, e
dal
rostro lanciavano delle particelle dello stesso m
lle dello stesso metallo. Furono questi mostri abbattuti, e scacciati
dal
rumore di alcuni timpani di bronzo, che Minerva g
el tanto che aveva di mortale ; ma come figlio di Giove dopo morto fu
dal
medesimo trasportato nel Cielo. Filottete. Fi
, gli cadde sul piede che aveva battuta la terra, un dardo avvelenato
dal
suo amico ricevuto. Il veleno s’insinuò negli umo
e di Achille furono costretti di ricorrere a lui. Crucciato Filottete
dal
tradimento ricevuto, non volle vederli : ma Uliss
nte : la sua lira fu situata nel Cielo1. Non possiamo dispensarci qui
dal
rapportare il divino squarcio di Virgilio su tale
che si segnalarono in questa celebre epoca, non possiamo dispensarci
dal
nominare Tiresia famoso indovino, che per sette a
uscì di notte, e rendette al fratello gli ultimi uffizj. Ciò saputosi
dal
re, condannò Antigone a morte, che di sua mano pr
pe suo figlio. Fremettero di orrore gli Dei : la sola Cerere stordita
dal
dispiacere della rapita sua cara Proserpina, si r
ltra di avorio. Suo padre gli lasciò in retaggio una guerra cagionata
dal
ratto di Ganimede, onde fu obbligato di abbandona
oca prudenza affidò Clitennestra, ed i figli. Il perfido Egisto lungi
dal
corrispondere all’amicizia di Agamennone, sedusse
. L’origine di questa guerra bisogna ripeterla, al dir de’ poeti,
dal
Cielo. Giove sempre infedele a Giunone sentiva un
oja, che accadde nel decimo anno della guerra, non dipendeva soltanto
dal
coraggio degli aggressori, ma dall’adempimento an
Ulisse di condurlo a Troja. Ma la più difficile tra le leggi imposte
dal
Fato era di portar via una statuetta di Minerva c
r la Grecia, se prima non si fossero vendicati i suoi torti. Teti fin
dal
fondo del mare intese le querele di suo figlio, e
ittà. Credette vero questo sogno Agamennone : tosto si sveglia, balza
dal
letto, raduna i capi dell’esercito, loro espone q
po con Menelao per terminare così le contese. La dissida fu accettata
dal
momento a condizione, che il vincitore sarebbe il
campo, portando lo scompiglio nelle file de’ Greci. Discende Minerva
dal
Cielo : Apollo, che favoriva i Trojani, s’incontr
isfida : ma nol permise Agamennone. Finalmente nove guerrieri animati
dal
saggio, e vecchio Nestore si fecero innanzi, e gi
la vittoria ai Trojani, inviò Iride ad Ettore con ordine di ritirarsi
dal
campo, e ricomparirvi, allorchè Agamennone ferito
amente parlò di levare l’assedio, ma Ulisse lo distolse. Mentre Giove
dal
Monte Ida proteggeva i Trojani, Giunone per l’opp
e corse fra le braccia della sua sposa, dove tranquillamente fu preso
dal
sonno. Dormiva Giove, ma vegliava Nettuno a danno
a notte s’imbarca, dirige la prora verso Pilo per ivi trovar Nestore,
dal
quale non avendo avuto notizie soddisfacenti, si
adeva nel Cielo. Conoscendo Giove, che si accostava il giorno fissato
dal
Destino, in cui Ulisse doveva uscire dall’isola d
, si fossero tenuti fermi sotto i montoni, per non essere schiacciati
dal
gigante. Nello staccare la pietra si situò Polife
i corsero al lido, e s’imbarcarono colla perdita di soli quattro socj
dal
gigante ingojati. La flotta spiegò le vele verso
ascoltarono con ammirazione. Essi riconobbero in lui un Eroe favorito
dal
Cielo. Ognuno fece a gara per offrirgli un dono c
pra ai persecutori di Penelope. In un istante le strade sono inondate
dal
sangue di questi perfidi, e da quello dei loro ad
iudizio di Paride, e voleva perseguitare gli avanzi di Troja scappati
dal
ferro de’ Greci. Col veleno nel cuore discese nel
Venere. Eolo ubbidisce, ed all’istante una terribile burrasca si alza
dal
profondo degli abissi del mare : una porzione del
larlo alla vista di tutti, gli ordina di recarsi a Cartagine. Seguito
dal
suo fedele Acate s’incamina l’Eroe verso Cartagin
agrifizio a Nettuno, fu assalito da due grossi serpenti, che uscirono
dal
mare. Questi rettili prodigiosi si attorcigliaron
r impedirla : muore l’infelice Didone, trafitta dalla disperazione, e
dal
dolore. Enea intanto sopraffatto da una burrasca
più conosciute. Bauci, e Filemone. Giove, e Mercurio erano discesi
dal
Cielo per viaggiare sulla terra. Essi arrivarono
avvicinava : quindi fuggì, ma nella fuga le cadde un velo, che preso
dal
lione, dopo averlo lacerato, lo intrise di sangue
ed il sangue di Aci diede la nascita ad un fiume che fu chiamato Aci
dal
nome del pastorello. Driope. Driope ninfa di
fido elemento. Avendo il mattino osservato Ero il cadavere di Leandro
dal
mare gittato sul lido, vinta dal dolore non gli v
osservato Ero il cadavere di Leandro dal mare gittato sul lido, vinta
dal
dolore non gli volle sopravvivere, gittandosi anc
restò convinta della verità, vedendo il cadavere dello sposo gittato
dal
mare sulla riva. Al momento che si accostava, si
avvedere dell’errore, avendo uccisa la propria sposa. Trafitto Cefalo
dal
dolore, si trafisse con quel medesimo giavellotto
conteneva. Abbiamo altresi osservato il gran numero degli Dei adorati
dal
Gentilesimo. Questa serie numerosa di false Divin
cj, i Caldei, i Persiani ed altre nazioni. Saremmo in tal caso usciti
dal
piano, che da principio ci abbiamo proposto : ris
ed ivi elesse il suolo dove oggi è Napoli per sua abitazione, guidata
dal
volo di una colomba, della quale così cantò il no
egli di essere stata Napoli edificata dai Cumani, chiamata Partenope
dal
Sepolcro della estinta Sirena. Colà in seguito a
nome Sebeto, si disputa dagli antiquarj. Vi ha chi crede di ricavarla
dal
Sabbato degli Ebrei, giorno in cui cessavano da o
azione di Atene, trovasi annoverata quella degli Eumelidi, così detta
dal
patrio nume Eumelo, situata verisimilmente nel ci
me quello che fu il Duce della colonia Eubea venuta a Napoli, guidata
dal
volo della colomba, onde Stazio : Tu ductor popu
egno un dardo, e mortalmente ferì l’amato suo oggetto. Gittato Orione
dal
mare semivivo sul lido, si dolse dell’affronto co
a notte della Natività di Nostro Signore. Chiamasi oggi questa statua
dal
volgo falsamente il pesce Nicolò : ingannato dall
ortuna indrizzavano i loro voti gli antichi abitatori di Napoli, come
dal
motto ΤΥΧΗΙ ΝΕΑΠΟΛΕΟΣ, Fortunae Neapolis. Dalla s
Fortunae signum Pantheum sua pecunia D. Secondoche attesta Strabone
dal
promontorio di Nettuno fino alla Magna Grecia era
a voce è affatto ignota, se pure non si dovesse leggere Jovi Sabbazio
dal
Greco σαϐάζειν, saltare, come praticavasi nelle f
se Jovi Abazio, cioè taciturno, dai sacrifizj a questo Nume istituiti
dal
re Dionigi col massimo silenzio, e rammentati da
enti, ed alzando al cielo acute grida straziavano i loro corpi. (1).
Dal
fragore del tuono Giove fu detto Jovis anticament
re del tuono Giove fu detto Jovis anticamente da Latini, siccome Zevs
dal
fischio del fulmine lo dissero i Greci. Gli Ebrei
che agli Ebrei il volto di Mosè sfavillante di luce, allorchè discese
dal
Sina. (2). Giove ebbe moltissimi soprannomi : e
i Cerigo, gli avanzi di una torre antica, una volta tempio di Venere,
dal
quale credono essere stata rapita Elena. 2. Suol
uridice vuol dire due volte perduto, come accadde alla moglie di Loth
dal
marito posta in salvo, e che poi nuovamente Loth
gni cura perchè l’esposizione ne fosse fatta in termini così misurati
dal
lato della morale e del costume, che questo libro
itive il campo Ai Lemuri e alle Streghe. In tenebrose Nebbie soffiate
dal
gelato Arturo, Si cangia (orrendo a dirsi !) il b
otenza) a te dolenti Alzan la voce, e chieggono vendetta. E la chiede
dal
ciel la luna e il sole E le stelle non più rapite
urno fu liberato poscia da Giove cresciuto in età. Avvertito Saturno
dal
Destino che Giove un giorno gli avrebbe tolto l’i
ore e non contento della vittoria ottenuta sul padre lo scacciò anche
dal
cielo. Saturno si ricovrò in Italia ed ìn quella
acro si estingueva, il che avevasi per funestissimo augurio, ella era
dal
pontefice massimo severamente punita. Se taluna m
ignaro della condotta di Rea accusò il fratello di frode, lo scacciò
dal
trono e lo fece prigioniere. Da quel momento Giov
ì Titano, liberò suo padre e lo rimise in trono. Ma informato Saturno
dal
Destino che Giove era nato per dar leggi all’univ
ne del padre, gli mosse guerra apertamente, lo detronizzò, lo scacciò
dal
regno e l’obbligò a ricovrarsi nel Lazio. Impadro
era un bue bianoo. Quello di Giove Capitolino fondato in Campidoglio
dal
re Tarquinio Prisco e più volte in seguito riedif
che Giove senza di lei aveva posto al mondo Pallade, facendola uscire
dal
suo cervello, partorì anch’ essa Marte senza di l
iuto di Vulcano, questi con un colpo di acceta gli spaccò il cranio ;
dal
cervello ne sortì Minerva tutta armata da capo a
li amori, nacque secondo alcuni dalla schiuma del mare, secondo altri
dal
sangue del Cielo mutilato con una falce da Saturn
e le vengon attribuiti sono Citerea, Cipria, Cipri o Ciprigna, Idalia
dal
monte Ida in Cipro, Acidalia dal fonte Acidalio i
ea, Cipria, Cipri o Ciprigna, Idalia dal monte Ida in Cipro, Acidalia
dal
fonte Acidalio in Beozia ove dicesi che colle Gra
anca qual era prima si disse cambiata in rossa allorquando fu bagnata
dal
sangue di Adone puntosi con una spina. Fra i figl
eno che amasse il pastore Endimione, che scendesse più volte di notte
dal
cielo per venir a vederlo e che avesse da lui cin
lei almeno della testa. Diana detta anche Delia e Cinzia dall’isola e
dal
monte ov’era nata aveva in Efeso il più magnifico
ttuno figlio di Saturno e di Rea, fu salvato da sua madre come Giove,
dal
furore del padre, e consegnato a certi pastori d’
olle isole e tutti i paesi vicini, e fu detto Dio del mare. Scacciato
dal
cielo per aver congiurato contro Giove insieme ad
e le vicine isole portandovi la carestia ; ed essendo state rispinte
dal
vento settentrionale nel Mar Ionio ove perirono,
uali era espertissimo, fu di mettere a morte il serpente Pitone, nato
dal
limaccio della terra dopo il diluvio di Deucalion
strato i fulmini al padre degli Dei. Per questa vendetta fu scacciato
dal
cielo e nel suo esiglio ritirossi presso Admeto r
ne accorse, gli fu proibito di palesarlo, ma non potendo trattenersi
dal
dirlo, fece un buco nella terra, e colà depose il
se il suo segreto. Poco dopo vi crebbero delle canne le quali agitate
dal
vento ripetevano le parole del barbiere e si fece
a Firenze. Fra le statue antiche questa è quella che ha meno sofferto
dal
furore de’ barbari e dalla mano distruttrice del
corsi del Dio dell’eloquenza ; il cornucopia dell’abbondanza prodotta
dal
commercio. Molti soprannomi si diedero a Mercurio
egli così deforme, che appena nato, i suoi genitori lo precipitarono
dal
cielo, e cadendo nell’isola di Lenno si ruppe una
iornata provò la stessa fatalità di Giunone e fu ferito in una spalla
dal
figlio di Alemena. A lui ed a Proserpina sacrific
chè risguardavano l’aria come il rifugio delle anime allorchè sortono
dal
corpo. Lo ritengono altri come l’emblema del sole
ppe usurpare in Egitto il supremo potere e che, coi tesori procedenti
dal
tributo ch’egli impose sui seppellimenti, riuscì
no funerali se non un secolo dopo e si facevano a spese del pubblico.
Dal
lago che alcuni chiamano Palude di Acherusa nell’
tempio a Diana, e fa immolare a questa Dea tutti gli stranieri spinti
dal
caso sulle coste del Chersoneso di Tauride : indi
i i mortali, mentre egli con ali spiegate nelle aeree regioni, lascia
dal
suo manto in gran copia cadere su la terra i papa
da lui fuggendo in riva al fiume paterno, fu cangiata in un canneto e
dal
suono che fecero le canne fra lor percosse, prese
piravano dai quattro punti cardinali del cielo, Borea o Aquilone cioè
dal
settentrione, Euro da levante, Austro o Noto da m
upido conosciuto anche sotto il nome di Erote era sempre accompagnato
dal
Riso, dal Giuoco, dai Vezzi e dai Piaceri rappres
sciuto anche sotto il nome di Erote era sempre accompagnato dal Riso,
dal
Giuoco, dai Vezzi e dai Piaceri rappresentati com
ella pazzia, in una mano, e coll’altra in atto di levare una maschera
dal
proprio volto. Nettuno aveva fatto un toro, Vulca
di fiori. Il Destino Vuolsi da alcuni che il Destino sia nato
dal
Caos, da altri si crede figlio della Notte, e che
cina. Avendo Coronide amato il giovane Ischi, Apollo di ciò avvertito
dal
corvo, che poi di bianco fu tramutato in nero, uc
i bianco fu tramutato in nero, uccise Coronide ed Ischi ; trasse però
dal
fianco di lei Esculapio e lo diede in cura al cen
a colla spada in una mano, lo scudo nell’altra, in atto di slanciarsi
dal
suo carro tirato da cavalli focosi, che calpestan
o signore, non obbedirono a quella del nuovo condottiero e traviarono
dal
solito loro cammino ; or salendo troppo alto mina
e della Terra ; di Stige e Pallante altri, ed avvi chi la fa nascere
dal
Cielo e dalla Terra. Si rappresenta sotto le form
porpora ondeggiava al disopra del carro ; era essa più o meno gonfia
dal
soffio di una moltitudine di Zefiri i quali col l
e, Nettuno e Apollo volevano sposarla, ma avvertiti che era stabilito
dal
Destino che il figlio da essa nato sarebbe più gr
del fiume non fu punto bagnato. Dopo la morte di Patroclo, uscì Teti
dal
seno delle onde per recarsi a consolare Achille,
to a nuotare, Sarone si gettò dietro a lui, e lasciandosi trasportare
dal
suo ardore, insensibilmente trovossi in alto mare
ando così la patria sua da questo crudele castigo e sortì felicemente
dal
labirinto col mezzo di un gomitolo di filo che Ar
boschi e piû non abitò che spelonche e luoghi dirupati ove consumata
dal
dolore e dall’affanno non le rimaser che le ossa
uto diversi nomi dai luoghi lor sacri. Sono soventi nominate Pieridi,
dal
monte Pierio sul quale credesi essere elleno nate
errestri e delle acque. Si trovano anche delle Ninfe con nomi presi o
dal
loro paese oppure dalla loro origine. Fu dato in
ticolare si dava loro le ali. In un bassorilievo vedesi Diana discesa
dal
suo carro per contemplare Endimione, che fa tener
ci. Questo culto era fondato sul vantaggio che traevasi dall’Oceano e
dal
mare e sui pericoli che incontravansi su quell’el
rapisce i pomi d’oro, cioè quest’astro, quando comparisce fa sparire
dal
cielo tutti gli astri minori. Quest’ultima opinio
no a tanto che fossero giunte a trattenere tutti i passaggeri, ma che
dal
momento in cui un solo fosse passato, senza ferma
oluto fermarsi, i suoi compagni, aventi le orecchie ben chiuse, lungi
dal
secondare i suoi desiderii, a norma dell’ordine c
to trattenere Ulisse, precipitaronsi in mare ; e quel luogo fu poscia
dal
loro nome Sirenide appellato. Partenope dopo esse
oggi Pozzuolo ; la sua tomba fu trovata nell’edificare una città che
dal
suo nome fu detta Partenope. Questa città fu ruin
ci artigli, sei booche e sei teste ; una frotta di cani gli sortivano
dal
corpo intorno la sua cintura, e coi continui loro
ori. Questo passo era chiamato Scilla dalla parte d’Italia, e Cariddi
dal
lato della Sicilia. Quivi perirono le navi di Uli
ovava precisamente in faccia di Cariddi. Quando si passava lo stretto
dal
Nord al Sud, prima di entrarvi, trovavasi il vort
i Giove e di Alcmena moglie di Anfitrione re di Tebe figlio di Alceo.
Dal
nome dell’avo Ercole fu detto Alcide e dal propri
e di Tebe figlio di Alceo. Dal nome dell’avo Ercole fu detto Alcide e
dal
proprio fu chiamato il primo degli Eraclidi. Giov
; ma Ercole strozzò i due serpenti, dando in tal modo a conoscere fin
dal
suo nascere che era degno figlio di Giove. La mag
ipe geloso della fama di Ercole e temendo di essere un giorno balzato
dal
trono, lo perseguitò incessantemente ed ebbe cura
ocise, ed uccise pur anche il cancro marino, mandatogli da Giunone, e
dal
quale fu punto in un piede. 3.° Pugnò e prese vi
e da trent’anni, col farvi passare il fiume Alfeo. Dopo averle pulite
dal
letame e dopo aver purificata l’aria, Ercole si p
i estinti, per cui fu costretto a portarsi in cielo per farsi guarire
dal
medico degli Dei. Un giorno in cui trovavasi molt
e sue ceneri. Appena fu acceso il rogo, dicesi che cadesse il fulmine
dal
cielo e riducesse tutto in cenere in un istante,
conservò il suo bianco colore, mentre la parte esterna fu fatta nera
dal
fumo. La sua clava era d’ulivo, che, secondo alcu
verso del figlio l’odio che nutrito avea contro del padre lo scacciò
dal
regno insieme agli altri Eraclidi. Rifuggiatosi I
Minerva, ed avendo osservato che tutti i corpi celesti erano animati
dal
fuoco, vi accese una fiaccola e portatala in terr
donne, i soli che per essere gente dabbene gli Dei vollero eccettuare
dal
generale eccidio. Ritirate che si furono le acque
estava. Avendo Acrisio inteso dall’oracolo ch’ei sarebbe stato ucciso
dal
figlio di Danae, la fece chiudere in una torre di
a. Pietrificò col teschio di Medusa Preto che aveva scacciato Acrisio
dal
regno di Argo, convertì pure in pietra Polidete c
te del loro fratello e sparsero tante lacrime, per cui Giove commosso
dal
loro compassionevole stato le cangiò in istelle e
pioggia e di cattivo tempo. Questa costellazione nomasi da alcuni Ia
dal
nome del fratello delle Iadi. Fanno alcuni queste
zio. Purgò l’Attica dai ladri che la infestavano. Liberò il suo paese
dal
vergognoso tributo che pagava a Minosse, salvando
erno con Piritoo per aiutarlo a rapir Proserpina. Piritoo fu divorato
dal
can Cerbero e Teseo fu condannato da Plutone ad e
edulo abbandonò il figlio al furore di Nettuno, il quale fece sortire
dal
mare un mostro che spaventò i cavalli di Ippolito
’inferno per indi rapirla : ma Piritoo nel primo ingresso fu divorato
dal
can Cerbero, e Teseo condannato a seder immobile
nò, si fu la disgrazia di Atteone figlio di Autonoe. Semele fu uccisa
dal
fulmine di Giove ; Penteo, figlio di Agave, fu la
Ermione sua sposa, che avevalo sempre accompagnato. Oppressi entrambi
dal
peso degli anni e delle sventure, pregarono gli D
un altare, e ne sorse pure un altro in Atene ch’essi avevano salvato
dal
saccheggio. Erano riguardati come divinità favore
di perderla per la morsecchiatura d’un serpente, mentre ella fuggiva
dal
giovine Aristeo figlio di Apollo e della ninfa Ci
zio gli diedero qualche istante di tregua ; le Danaidi si trattennero
dal
riempir d’acqua il loro vaglio ; Sisifo si assise
enta di afferrarla ma non abbraccia che un’ombra vana. Orfeo oppresso
dal
dolore vorrebbe rientrar nell’inferno, ma l’infle
lla diede in luce due gemelli Anfione e Zeto, i quali furono allevati
dal
pastore che aveva dato ospitalità alla loro madre
Iolco nella Tessaglia e di Alcimeda o Polimila. Suo padre fu balzato
dal
trono dal fratello Pelia ; l’oracolo predisse a q
la Tessaglia e di Alcimeda o Polimila. Suo padre fu balzato dal trono
dal
fratello Pelia ; l’oracolo predisse a quest’ultim
stati del nipote. Volendo Giasone giunto in età di venti anni sortire
dal
suo ritiro, recossi a consultare l’oracolo, dal q
di venti anni sortire dal suo ritiro, recossi a consultare l’oracolo,
dal
quale gli venne ordinato di vestirsi alla maniera
i Esone e domandò francamente allo zio il trono paterno. Pelia odiato
dal
popolo, avendo notato l’interessamento che il gio
rlo ; il suo dovere e la gloria lo invitano ; e Pelia giura per Giove
dal
quale hanno tutti e due origine che al suo ritorn
isse al traditore marito che dopo aver vissuto molto tempo tormentato
dal
peso delle sue sventure, egli perirebbe colpito d
disperato corse prontamente ed applicò un rimedio che aveva imparato
dal
suo antico precettore : ma il male era incurabile
Colchide a fare la conquista del vello d’oro. Sono chiamati Argonauti
dal
nome della nave Argo su la quale s’imbarcarono. S
loro viaggio arrivarono gli Argonauti in Tracia, dove furono istrutti
dal
re Fineo del modo onde superare gli scogli Cianei
si è riferito, la loro intrapresa ripartirono per la Grecia inseguiti
dal
re Eete. Fosse il timore di esser raggiunti da qu
i della loro salvezza. Nel passare dall’Europa in Asia sopra l’ariete
dal
vello d’oro Elle cadde nel mare, che per questa r
to dei Dardanelli. Allorchè Elle fu perita, Frisso dalla stanchezza e
dal
dolore oppresso approdò col suo montone a un capo
si da alcuni che quell’animale fosse coperto d’oro invece di lana fin
dal
suo nascere, e che era il frutto degli amori di N
endo la madre, appena le Parche furonsi ritirate, ritrasse il tizzone
dal
fuoco e gelosamento il nasçose. Cresciuto che fu
omene si presentò. Ippomene era figlio di Megareo o Macareo, disceso
dal
sangue di Nettuno e di Merope. Questo giovine pri
Italia, ove approdato, conquistò molto paese e fabbricò una città che
dal
suo nome fu chiamata Gianicola. Nel tempo del suo
ta Gianicola. Nel tempo del suo regno essendo Saturno stato scacciato
dal
cielo o piuttosto dal suo paese, approdò anch’ess
o del suo regno essendo Saturno stato scacciato dal cielo o piuttosto
dal
suo paese, approdò anch’esso in Italia, ove fu da
riuscì la guerra di Tebe, poichè Tideo dopo valorose prove fu ucciso
dal
tebano Menalippo ; Capaneo sprezzatore degli Dei,
endo stato precipitato nell’inferno, Pelope restato solo fu scacciato
dal
suo regno dal re di Troia, e datosi alla fuga si
cipitato nell’inferno, Pelope restato solo fu scacciato dal suo regno
dal
re di Troia, e datosi alla fuga si ritirò a Pisa,
perchè essendo morto giovine il loro padre Plistene, furono allevati
dal
loro avo Atreo : dal nome di questi furono essi c
giovine il loro padre Plistene, furono allevati dal loro avo Atreo :
dal
nome di questi furono essi chiamati Atridi. Dopo
a Sparta a ridomandare Esione sua avola, condotta via da Telamone fin
dal
tempo che regnava Laomedonte. Accolto ospitalment
na schiava che il primo al secondo voleva togliere, Achille s’astenne
dal
voler più prender parte a quella guerra, malgrado
a. In questo mentre, secondo Virgilio, due smisurati serpenti venendo
dal
mare avviticchiarono Laocoonte e due suoi figli,
ò la città di Padova ; e discacciati gli Euganei diede alla provincia
dal
nome degli Eneti quel di Venezia, come alcuni opi
cende sbarcò in Italia alle foci del Tevere. Ivi accolto cortesemente
dal
re latino, ne sposè la figlia Lavinia, dopo avere
spondeva pel Dio che veniva consultato ; là era l’Oracolo pronunciato
dal
Dio medesimo ; in un altro luogo ricevevasi la ri
onunciato dal Dio medesimo ; in un altro luogo ricevevasi la risposta
dal
Nume, durante il sonno, e quel sonno preparavasi
iano ubbidì e con essa discese nel soggiorno delle ombre, ove apprese
dal
padre tutti i perigli cui sarebbe stato esposto n
o. Gli Augurii si prendevano altri dall’osservazione del cielo, altri
dal
canto e dal volo degli uccelli che si chiamavano
ii si prendevano altri dall’osservazione del cielo, altri dal canto e
dal
volo degli uccelli che si chiamavano auspicii, al
dal canto e dal volo degli uccelli che si chiamavano auspicii, altri
dal
mangiare dei polli. Il tuono era di buon augurio
così se udivasi al contrario. Dalla maniera con cui ardeva l’incenso,
dal
crepitare, dal fumo traevansi gli Augurii. Tutti
al contrario. Dalla maniera con cui ardeva l’incenso, dal crepitare,
dal
fumo traevansi gli Augurii. Tutti i fenomeni stra
e era acqua comune nella quale estinguevasi un tizzone ardente tratto
dal
fuoco de’ sacrifici. Quest’acqua era contenuta in
rbandone in tal guisa la gioia. Si coronavano di fiori, si astenevano
dal
proferire parole di triste augurio. Qualche volta
. (1). In varie parti dell’Africa coltivasi un albero chiamato mirra
dal
quale cola un succo resinoso e di gratissimo odor
Tale ipotesi ripetuta anche in tempi a noi più vicini, prese, appunto
dal
suo autore, il nome di Euemerismo. — Altri poi pe
n luce le riposte verità e massime, dagli antichi stessi dimenticate.
Dal
Boccacci nostro al tedesco Creuzer è abbastanza
Origine del mondo e degli Dei. Il mondo, secondo Esiodo, ebbe origine
dal
Caos, intesa questo voce non nel senso di una rud
etimologico d’ uno spazio vuoto, quasi voragine immensa e tenebrosa.
Dal
Caos sorse primamente, non si dice come, Gea, la
smogonia e la Teogonia s’ identificano, perchè, essendo gli Dei sorti
dal
Caos, una personificazione delle grandiose forze
nel profondo del Tartaro (i lampi, i tuoni e le tempeste sopraffatte
dal
cielo sereno e stellato). Gea, addolorata per que
mutilò e l’ obbligò a rinunziare in suo favore al dominio del mondo.
Dal
sangue di Urano nacquero le Erinni (Erinyes), fur
i forza meravigliosa, lo indusse a muover contro Zeus per rovesciarlo
dal
trono. Di qui una nuova, terribile lotta, che fe’
s, Efesto, nati da Era, Apollo ed Artemide nati da Leto, Atena uscita
dal
cervello di Zeus, Ermes nato da Maia e Afrodite n
che gli togliesse la signoria dell’ universo, l’ ingoia, ed esce poi
dal
suo cervello, bella ed armata, Pallade Atena (Pal
o. Ivi era una sacra foresta di annose quercie, le cui foglie agitate
dal
vento, esprimevano col loro fremito misterioso gl
rano delle lotte fra gli elementi della natura, anche alle battaglie.
Dal
lato morale, anche Iupiter era il dio tutelare de
teva presso Troia ( Il. 8, 18 e seg. ), fate questa prova: appeso giù
dal
cielo un canapo d’ oro, attaccatevi tutti a quell
Dei e Dee; voi non riuscirete, per quanto vi stanchiate, a tirar giù
dal
cielo me Zeus, il supremo reggitore; ma se io vol
il monumento più grandioso e degno di ammirazione era la statua fatta
dal
celebre Fidia (500-432 av. C.) e collocata nel te
a da chi stava per divenir madre; Iuno Pronuba presiedeva alle nozze (
dal
latino nubere, sposarsi, detto delle donne); Iuno
iglia di Zeus, essendo balzata fuori tutta armata, come già si disse,
dal
cervello ili lui, dopochè egli aveva ingoiato la
templi a lei dedicati, l’ Eretteo e il Partenone. L’ Eretteo sorgeva
dal
lato di settentrione, precisamente là dov’ era la
a dalla Dea e vi si conservava una statua di lei che si diceva caduta
dal
cielo. Rifatto nell’ età di Pericle constava di t
Olimpica ci fa Pindaro della Dea che « fuor d’ un salto balza armata
dal
cervello di Giove, un alto grido tonando, a cui l
avano Palladii, favoleggiando anche per lo più che fossero venuti giù
dal
cielo. È noto che i Troiani cominciarono a disper
a dell’ asta il fastigio dei vicini edifizi, ed appariva visibile fin
dal
promontorio Sunio. — Questi capolavori più non es
il Dio raggiante, il dio della benefica luce, il sole che vien fuori
dal
grembo della notte (Latona, la nascosta), e Delo,
a, e da lui ucciso con un involontario colpo di disco mentre giocava;
dal
sangue dell’ ucciso, Apollo avrebbe fatto nascere
n solo dei corpi, ma è egli anche medico dell’ anime, che ei guarisce
dal
male morale colle pratiche della purificazione. D
nso. L’ oracolo di Delfo, sebbene fosse già scaduto d’ importanza fin
dal
primo secolo avanti Cristo, continue però a goder
billini che cominciarono a diffondersi ed essere oggetto di culto fin
dal
tempo di Tarquinio Superbo; e del resto si diffus
a a consultare. Ad Apollo come medico si eresse un tempio in Roma fin
dal
325/429, in occasione d’ una grave epidemia. E da
ovane scuola Ateniese, a cui appartennero Scopa e Prassitele, fioriti
dal
fine della guerra peloponnesiaca all’ età di Ales
na statua del Museo Capitolino, rappresentante Apollo nudo che riposa
dal
suono della cetra (fig. 15). Prassitele ideò un A
re è in Vaticano. Fu trovata in principio del XVI secolo e restaurata
dal
Montorsoli, il quale aggiunse di suo il mozzicone
branare dà suoi proprii cani, che la dea aveva contro lui aizzati. 2.
Dal
lato morale, Artemide divenne la dea della castit
auride per farne là una sua sacerdotessa. In seguito Ifigenia aiutata
dal
suo fratello Oreste avrebbe rapito e portato in G
el selvaggio grido di guerra; armato dalla testa ai piedi, coll’ elmo
dal
cimiero ondeggiante, alto vibrando la sua lancia,
tato, Giove, a dar segno della sua grazia, avesse lasciato cadere giù
dal
cielo uno scudo di bronzo (ancile), e intanto ave
destinata a esercizi ginnastici e militari, prendeva suo nome appunto
dal
Dio Marte ed era a lui consacrato. Tra i templi d
nte degli uomini ne formasse oggetto di culto. E poichè il fuoco vien
dal
cielo, per questo Efesto era stato detto figlio d
i poi che Era, vergognandosi della bruttezza di lui, lo aveva gettato
dal
cielo giù nel mare; ma che le Oceanidi Eurinome (
tesa dei due coniugi, l’ aveva afferrato pei piedi e scaraventato giù
dal
cielo; l’ infelice era precipitato per un giorno
ricordo e un’ espressione in linguaggio mitico della caduta del fuoco
dal
cielo in terra, in forma di fulmine. Anche il fuo
re spesso nella poesia epica, dove si parla di grandi opere costruite
dal
divino operaio. Così Omero nell’ Iliade (lib. 18o
ale. Di qui gli epiteti di Anadiomene (anadyomene, sorta su, intendi:
dal
mare) e Ciprogenia (Cyprogeneia, nata a Cipro). E
into della sua bellezza, ogni cosa piegavasi all’ incanto che emanava
dal
suo corpo. S’ indovina il significato primitivo d
retto sul monte Erice, oggi S. Giuliano (presso Trapani), in Sicilia;
dal
qual luogo il culto si estese ad altre città sici
di questa trascuranza era aspramente punita. Le Vestali erano scelte
dal
Pontefice Massimo, tra il sesto e il decimo anno
ù importante era quelle situato su quella frequentatissima strada che
dal
vecchio foro conduceva al foro di Cesare. Lo si d
; rosee le dita; dicevasi che lieta e robusta si levasse ogni mattina
dal
suo letto, e vestitasi del suo mantello d’ oro, s
ui dopo la distruzione di Veio. 3. La bella Aurora, dalle dita rosee,
dal
manto d’ oro, è descritta spesso dai poeti, ma pi
o, si descrive con vivi colori la trasformazione delle faville uscite
dal
rogo di Mennone negli uccelli detti Mennonidi, i
uziali e accompagnare la nuova sposa a casa dello sposo, come si vede
dal
62o Carme di Catullo. L’ arte soleva rappresentar
nella costellazione di Orione, quella che appare sul nostro orizzonte
dal
solstizio d’ estate al cominciare del verno. Nel
ntificarono le Muse, sebbene il canto dei vaticinii fosse ben diverso
dal
canto veramente poetico. 3. Quante volte si menzi
era; giacchè tutto quanto v’ è di piacevole e di dolce fra gli uomini
dal
vostro intervento dipende, e se v’ è alcun savio,
’ è esempio, sebbene molto sciupato, quello che si conserva in Siena,
dal
quale Raffaello trasse l’ ispirazione pel suo cel
signora, e avendola per curiosità aperta, stava per essere soffocata
dal
vapore Stigio che ne emanava, quando accorse Amor
lo stesso intervenne per salvare il bambino ancor vivo e farlo uscire
dal
seno della madre; poi lo affidò al centauro Chiro
età di Silia e venne arricchito di molte opere artistiche provenienti
dal
bottino di Memmio; dopo ne furono eretti altri, d
ocata si dagli agricoltori, che dai naviganti, temuta dai popoli come
dal
re, e così ne descrive il corteo: Te semper ante
erra; in altri termini, si credeva che i fiumi avessero tutti origine
dal
gran mare da cui gli antichi immaginavano circond
madre di Romolo, getta.ta nel fiume per ordine dello zio Numitore, fu
dal
Dio accolta benignamente e fatta sua sposa. Nè so
va luogo a un suono dolce che quietava il mare agitato. — Cominciando
dal
quarto secolo av. C., in luogo di un unico Triton
in religione naturalis tica ha importanza la terra. Non è essa colei
dal
cui grembo fecondo esce ogni rigoglio di vegetazi
ogli Dei inferi. Un tempio alla madre Terra fu eretto in Roma 485/268
dal
console P. Sempronio, e sorgeva sulla piazza dov’
ria antica rappresentava Gea come una mezza figura di donna che sorge
dal
suolo; tale si vede in un rilievo che è nel Museo
era renuta via da Creta seguendo Teseo cui essa aveva aiutato a uscir
dal
labirinto, dopo ucciso il Minotauro; ma nell’ iso
ele sua madre l’ umida, alludendosi all’ umor terrestre che fecondato
dal
calore fa crescere piante e frutti, e, per i bene
la luce un altro Dioniso, il Tebano, mentre intanto fulminò i Titani.
Dal
cenere di questi nacquero gli uomini, e di qui la
provenendo il bene dall’ elemento dionisiaco che è in noi, e il male
dal
titanico. Queste e altrettali leggende costituiva
grande folla dai paesi vicini. In una grandiosa processione portavasi
dal
Leneo a un altro tempio, poi di nuovo al Leneo, u
atura, non si può in poche linee, tante sono le opere da questo Dio e
dal
suo culto ispirate. Già il ditirambo, la commedia
Dioniso un aspetto giovanile, quasi femmineo; è il tipo che prevalse
dal
tempo di Prassitele in poi. A questo appartiene i
fiso, il quale invece non voleva saperne di lei; ond’ essa, consumata
dal
dolore, si ridusse a non esser più altro che voce
amore non si poteva in verun modo raggiungere, così ei morì consunto
dal
dolore. Il fiore a cui diè nome è rimasto come si
« Fauno Barberini » della Gliptoteca di Monaco, un Satiro ebbro vinto
dal
sonno, forse originale greco; ricordiamo il Fauno
le compagno de’ suoi viaggi. Più tardi lo si immaginò come un vecchio
dal
naso rincagnato, la testa calva, irsuto il petto
occhezza. Un giorno il vecchio Sileno, ebbro e stordito, erasi sviato
dal
cammino che il corteo di Bacco percorreva in Frig
queste agitate da leggieri venticelli, ripetevano le parole mormorate
dal
servo svelando le orecchie asinine del re Mida. 2
gli altri Dei. Questi ne presero un grau piacere, specialmente Bacco.
Dal
qual fatto, di essersi tutti gli Dei rallegrati d
anne digradanti e formarne così uno strumeuto musicale, strumento che
dal
nome dell’ amata chiamò siringa (voce greca che v
oncetto di Pane per influenza delle idee filosofiche; giacchè indotti
dal
significato della voce Pan, che val « tutto », gl
stessa che l’ arcade Evandro venuto nel Lazio e benignamente accolto
dal
re degli Aborigeni, Fauno, si diceva avesse consa
ialmente la festa che in onor di lei le donne celebravano nella notte
dal
3 al 4 Dicembre nella casa del Console o del Pret
le di Saturno, in cui anche Opi era venerata, trovavasi sulla discesa
dal
Campidoglio al Foro. Fu cominciato da Tarquinio S
elebre festa in onor di Saturno era quella dei Saturnali. Aveva luogo
dal
17 al 19 Dicembre. In quei giorni una sfrenata al
letteratura Saturno figura più come il padre di Giove da lui cacciato
dal
trono celeste che non come Dio della seminagione
8 Aprile al 1º Maggio, le così dette Floralia. Erano feste rallegrate
dal
sorriso dei flori; s’ incoronavano le porte delle
. Die’ in acuto grido temendo per Demofoonte. La Dea allora lo toglie
dal
fuoco, ma con dolci rimproveri lascia capire alla
no le piccole e le grandi Eleusinie. Le piccole, dette anche di Agra,
dal
nome della collina sulle sponde dell’ Ilisso ove
no la cura dell’ annona. Le feste di Cerere, o Cerialia, celebravansi
dal
12 al 19 Aprile con solenni cerimonie, anche con
gnità maestosa insieme e di mite dolcezza. È facilmente riconoscibile
dal
fascio di spighe che ha in mano e dalla corona di
ue isolate. Come regina dell’ Erebo vien riconosciuta dallo scettro e
dal
diadema onde si figurava adorna; anche le si asse
na tremenda scossa alla terra, dicesi che Ade saltasse giù spaventato
dal
suo trono per terna che si squarciasse la terra e
stremo Occidente (detta l’ isola dei beati in Esiodo). Allora anche
dal
mondo sotterraneo di Ade si stimava ben lontano i
ne di bronzo come avrebbe impiegato nove di e nove notti per giungere
dal
cielo in terra, così ahrettanto tempo avrebbe imp
suo figlio Pelope, è condannato ad un’ eterna fame e sete, inasprita
dal
fatto di esser immerso fino al mento in un lago d
rò non si parla di una discesa all’ inferno; son l’ ombre che evocate
dal
sacrifizio fatto da Ulisse gli passano davanti ed
mente nel cerchio dei rapporti di famiglia. Secondo Esiodo erano nate
dal
sangue che cadde sulla terra dalle ferite di Uran
adde sulla terra dalle ferite di Urano allorquando questi fu mutilato
dal
figlio Crono, sicchè il primo delitto di sangue n
molti riti di espiazione lo mandò ad Atene perche là fosse giudicato
dal
celebre tribunale dell’ Areopago presieduto dalla
della tragedia essa discorre con Febo, che invano tenta distoglierla
dal
suo proposito di portar con sè l’ infelice regina
ssimo offriva gli stessi sacrifizi che nelle singole case si facevano
dal
capofamiglia, giacchè attribuivasi a tali Dei una
to, ma poi in seguito a qualche mutazione politica o sociale, rimossi
dal
culto ufficiale, eppur rimasti vivi nelle leggend
icevano i loro progenitori nati dai laghi, come Alalcomeneo di Beozia
dal
lago Copaide. Una opinione affatto diversa faceva
sta origine solo alla prima donna sorgente d’ ogni male; a cominciare
dal
5º secolo av. C. si diffuse la leggenda che spieg
a cultura la più nota e anche la più bella è la leggenda di Prometeo.
Dal
Titano Giapeto e dall’ Oceanina Climene erano nat
o (chi pensa dopo, chi non ha che il senno di poi). Ora Prometeo rubò
dal
cielo il fuoco e ne le dono agli uomini insegnand
per donaria ad Epimeteo. L’ imprudente, sebbene fosse stato avvisato
dal
fratello a non ricever doni da Zeus, non seppe re
que, l’ arca prese terra sul monte Parnaso in Beozia. Così fu salvata
dal
naufragio la sola coppia di Deucalione e Pirra. I
ali fra i Centauri erano stati invitati. Uno di questi, Eurito, ebbro
dal
vino, fè atto di rapire con violenza la sposa; ci
estide, figlia di Pelia re di Iolco, adempiendo la condizione imposta
dal
padre della sposa di aggiogare allo stesso carro
a, si assiste agli ultimi momenti dell’ eroica sposa; il suo distacco
dal
marito e dai figli non potrebbe esser più commove
lli s’ accingevano all’ impresa, quando fatti certi dell’ essere loro
dal
vecchio pastore che li aveva allevati e riconosci
pravvissero a tanto dolore; Anfione si uccise da sè, Niobe impietrita
dal
dolore fu mutata in sasso e trasportata sul monte
Pandareo, l’ amico e compagno di Tantalo per il quale ei rubò un cane
dal
tempio di Zeus in Creta e perciò fu mutato in sas
tte vedere anche quella per cui pregava cader trafitta; onde affranta
dal
dolore impietrò. Ora Niobe appunto che sta copren
n altro si reclina moribondo; una figlia spira pietosamente sostenuta
dal
fratello. Ma il somnio della pietà è nella statua
e la sua patria e rifugiarsi in Tirinto, ove ebbe benigna accoglienza
dal
re Preto. Ivi avvenne che la moglie di Preto, chi
to Pegaso; quel cavallo che era figlio di Posidone e di Medusa, sorto
dal
tronco di lei quando Perseo le aveva tagliato la
Alfine Zeus, mosso a compassione di Io, mandò Ermes che la liberasse
dal
vigile e oculato custode. Ermes riuscì ad addorme
ad addormentare tutti gli occhi di Argo, e netta gli recise la testa
dal
busto, onde l’ epiteto ch’ ei s’ ebbe di Argifont
nta alla vendetta, mandò un assillo alla giovenca, e questa infuriata
dal
di lui morso cominciò a correre all’ impazzata va
ia, che, ucciso il suo custode ossia il sole, scorre pel cielo spinta
dal
vento tempestoso. 2. La favola, appena entrata ne
l’ Argolide e dell’ Arcadia. Finalmente Preto ottenne fossero guarite
dal
vate Melampo, quegli a cui dormendo alcune serpi
delle sorelle si sottrasse mediante l’ elmo che rendevalo invisibile.
Dal
tronco dell’ uccisa Medusa nacquero il cavallo al
all’ oracolo di Ammone, e n’ ebbero risposta sarebbero stati liberati
dal
mostro solo a condizione di offrirgli in pasto la
tra, immagine del tuono reboante e spaventoso. E i mostri che nascono
dal
tronco di Medusa, Crisaore e Pegaso, chi può dubi
lla Gliptoteca di Monaco, che si riproduce nella fig. 83, proveniento
dal
palazzo Rondanini a Roma. V. Laconia e Mes
ri del più antico stato in Laconia; e poi favoleggiavasi che cacciati
dal
loro fratellastro Ippocoonte, trovarono amichevol
glio di Zeus. In alcuni racconti si parla di un uovo deposto da Leda,
dal
quale poi sarebbero usciti Elena e i due gemelli.
i era immortale; alfine ottenne di passare un’ esistenza non separata
dal
fratello a condizione che un giorno fossero entra
all’ Egitto e precisamente da Sais nel basso Egitto. All’ essere nato
dal
suolo invece accenna, tra l’ altro, la forma nell
onio. Anche Erittonio aveva la figura a mezzo serpentina, perchè nato
dal
suolo; anch’ egli era detto fondatore dello stato
Egeo, Pallante, Niso e Lico. Si diceva che questo Pandione scacciato
dal
trono dai figli di Mezione o Mezionidi, si fosse
esti gli rispose in maniera ch’ ei non capiva; onde recossi a Trezene
dal
saggio Pitteo per averne consiglio; ivi conobbe l
ssia l’ aria serena, è ancora una personificazione del sole che sorge
dal
mar d’ Oriente traverso il puro aere, come tant’
ì nell’ arti musiche e ginnastiche; e si dice anche sia stato educato
dal
centauro Chirone, cosa inevitabile per un eroe de
ndare sette giovanetti e sette fanciulle in Creta per essere divorati
dal
Minotauro, il mostro mezzo uomo mezzo toro, nato
ti giovani portavano tralci di vite con grappoli e in una processione
dal
tempio d’ Atena a quello di Dionisio, con sacrifi
egli si recò nell’ isola di Sciro; ivi fu prima accolto benignamente
dal
re Licomede, ma poi proditoriamente ucciso. Demof
o Afrodisia nella valle superiore del Meandro e posseduto attualmente
dal
Museo di Berlino. Anche ricorderemo un bel riliev
divinizzati è ben probabile. Europa è una dea lunare che è inseguita
dal
Dio del cielo in forma d’ un bianco toro; appunto
ui le più celebri furono Arianna (Ariadne) e Fedra. Minosse, ispirato
dal
padre, col quale dicevasi venisse di quando in qu
unato giunse a Cuma e di là in Sicilia, dov’ ebbe benigna accoglienza
dal
re Cocalo. Là si recò subito anche Minosse per fa
ata poeticamente da Ovidio nel secondo delle Metamorfosi (844-855); e
dal
medesimo in racconto notissimo dell’ ottavo libro
in racconto notissimo dell’ ottavo libro (183-230) la fuga di Dedalo
dal
labirinto e la conseguente caduta fatale di Icaro
ecuzione della gelosamoglie di Zeus. Si manifestò quest’ ostilità fin
dal
primo di lui nascimento. Perchè, avendo Zeus, nel
questo avesse ricavato la pelle di cui si rivestiva in seguito, o se
dal
leone di Nemea di cui tra poco, la tradizione non
Ne sorse guerra, nella quale vinti i Minii, egli non solo libero Tebe
dal
tributo ma obbligo quei di Orcomeno a un tributo
racle si fè aiutare da Iolao. c) Il cinghiale di Erimanto era sbucato
dal
monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Eli
eguì fino a Malea, dove si rifugiarono in casa di Chirone là cacciato
dal
Pelio per opera dei Lapiti; anche Chirone fu inav
rinea fra l’ Arcadia e l’ Acaia. Era anche detta la cerva del Menalo,
dal
monte Menalo in Arcadia. Eracle dovendo prenderla
in libertà. l) I buoi di Gerione. Era questi un mostro, con tre corpi
dal
ventre in su, figlio di Crisaore e di Callirroe;
utamente imbandita. Dall’ Egitto Eracle si recò in Etiopia, poi di là
dal
mare in India, e giunse così al Caucaso dove libe
o. E qui un’ avventura comica. Atlante, una volta che si senti libero
dal
peso del mondo, non voleva più sottostarvi, e dic
ricondusse di nuovo nell’ Inferno. Con questa fatica Ercole si liberò
dal
servizio di Euristeo. C) Gesta di Eracle dopo le
bbiamo già ricordato avanti. — Segue la spedizione contro Pilo, mossa
dal
fatto che Neleo re di Pilo aveva dato aiuto ai Mo
che tempo e n’ ebbe il figliuolo Illo. Più tardi si recò con Deianira
dal
suo amico Ceice in Trachine ai piedi del monte Oe
nuto a Roma, Ercole aveva trovato ivi stanziato sul Palatino Evandro,
dal
quale era stato accolto con segni di amicizia; ma
rakleia), fu uno dei primi a parlare delle dodici fatiche cominciando
dal
leone di Nemea, dal quale l’ eroe doveva ricavare
primi a parlare delle dodici fatiche cominciando dal leone di Nemea,
dal
quale l’ eroe doveva ricavare la pelle onde si ve
a terra; morì pure Ileo e molti dei cani. Alfine un dardo ben diretto
dal
vigoroso braccio di Meleagro ferì la belva mortal
ro pienamente sconfitti; senonchè l’ eroe etolo non doveva tornar più
dal
campo di battaglia; la crudele erinni, che aveva
ra sul fuoco. Appena scomparse le Moire, Altea subito levò il tizzone
dal
fuoco e lo nascose. Così visse e crebbe Meleagro.
di Altea prima di risolversi a vendicar la morte dei fratelli levando
dal
fuoco il tizzone di Meleagro, e il dolore dei Cal
ea d’ Arcadia, opera del grande Scopa; il gruppo di mezzo era formato
dal
cinghiale e dalle figure di Meleagro, Teseo e Ata
fele intervenne in aiuto de’ suoi figli, e fe’ loro dono di un ariete
dal
vello d’ oro datole a questo scopo da Ermes; sul
asone fe’ costruire nel portò di Iolco una nave a cinquanta remi, che
dal
nome del suo costruttore chiamò Argo, e chiamati
altri, Absirto figlio di Eeta, era il condottiero delle genti mandate
dal
re a inseguire i fuggenti, e Giasone lo combattè
carsi a Delfo e interrogare l’ oracolo. N’ ebbe risposta si guardasse
dal
tornare in patria perchè avrebbe ucciso suo padre
figlio di Creonte, precipitandosi dalle mura nella grotta già abitata
dal
drago di Ares; allora tutto a rovescio per gli as
fuggì Anfiarao, e mentre fuggiva fu insieme col suo cocchio ingoiato
dal
terreno e divenne un dio profeta venerato a Tebe
Giocasta e dalla buona Antigone. Altre tragedie d’ Euripide ricavate
dal
ciclo tebano erano l’ « Alcmeone » e la « Peribea
appartenevano alla famiglia dei Pelopidi, e traevano la origine loro
dal
re frigio Tantalo, quel re celebre per la sua str
gli. Ulisse infine era d’ Itaca, figlio di Laerte e di Anticlea, nata
dal
celebre Autolico di Erme astuto e anche ladro. Mo
o dall’ Arcadia a Samotracia e di là nella Frigia, ove aveva ottenuto
dal
re Teucro il terreno per fabbricarvi la città Dar
e, Antiloco, fido amico di Achille, ma alla fine anche egli fu ucciso
dal
forte Pelide, e disperse furono le sue genti. Pia
nvano Laocoonte, uno de’ loro sacerdoti d’ Apollo, cercò distoglierli
dal
proposito; anzi un fatto accaduto allora a questo
eva vicino a sè due figliuoletti, improvvisamente due serpenti venuti
dal
mare s’ avventarono contro lui e avvinghiandosi a
roia; i soldati sbarcarono e mossero verso la città. Intanto uscirono
dal
cavallo i trenta guerrieri che v’ erano nascosti
essere placata col sangue di Polissena. L’ infelice ragazza strappata
dal
seno della madre già affranta da tanti dolori, ve
magine di Atena e portarla in Attica. Vi si recò con Pilade; e, colto
dal
re Toante, stava per essere sacrificato, quando l
brevemente riduconsi alle seguenti: a) Partito colle sue dodici navi
dal
lido di Troia, Ulisse veniva anzitutto sbattuto s
endo seco per buona fortuna portato del buon vino donatogli in Ismaro
dal
sacerdote di Apollo Marone, riuscì a ubbriacare i
tra i due mostri detti Scilla e Cariddi. Perchè mentre si scansavano
dal
terribile vortice di Cariddi, avvicinatisi troppo
consigliato la restituzione d’ Elena e la pace, con venti navi salpò
dal
portò di Antandro per andare in cerca d’ una nuov
è anche Latino morì, gli successe nel governo e fondò nuova città che
dal
nome di sua moglie chiamò Lavinio. Quattro anni d
basti dire che tutti i momenti di questa istoria furono sceneggiati,
dal
sacrificio d’ Ifigenia in Aulide fino alle vicend
erdote d’ Apollo, fa contrasto coll’ atteggiamento del corpo affranto
dal
più terribile dolore, e questo contrasto dà grand
89). Si pensa o a Menelao che sostiene Patroclo, o ad Aiace che salva
dal
furor nemico il cadavere di Achille. In ogni modo
o; lo seguiva Euridice; ma a un certo punto egli non potè trattenersi
dal
voltarsi indietro per guardar la sposa amata, e a
etteratura è ricordato soprattutto per la leggenda d’ Icaro e la fuga
dal
labirinto, già n’ abbiam fatto cenno ove si disco
la bionda Aurora sulla sua rosea biga ». 17. Metam. 2, 112: « ecco
dal
rosseggiante oriente la vigile Aurora apri le pur
iopinte, stillante rugiada pel cielo e tinta ili mille diversi colori
dal
sole che le sta di faccia. » 23. « Iride l’ amba
abruzzi rimaneano i morseggiati Lanosi biocchi che sporgean poc’ anzi
Dal
tenue filo, avanti a’ piedi loro In viminee ceste
« Or tu, audace, bada bene, e guardati, te ne scongiuro, o carissimo,
dal
porre in non cale le nostre preghiere, perchè non
o a vedersi ma che fa una grande impressione. » 52. Così intitolata,
dal
nome della moglie di Eneo re di Celidone, fatta s
oglie di Eneo re di Celidone, fatta schiava allorchè Eneo fu caccialo
dal
regno per opera dei figliuoli di Agrio suo fratel
e di quelle favolose idee, delle quali imbevuti i Gentili lungi assai
dal
vero vivevano infelicemente ingannati, non ostant
e affatto nuova, e con forza del tutto inudita lo cacciò superbamente
dal
regno, quale co’suoi due fratelli, salvati collo
ersuaderla, e seco menandola per incognite vie la condusse finalmente
dal
suo Re, e così divenne essa sua sposa onorata per
credute un dì da Romani Dee destinate a menare, e respingere i flutti
dal
lido ; onde a somiglianza del suo fratelle Giove
tridente, e la terra ubbidiente all’alto suo cenno si apri, e cacciò
dal
suo seno, quasi divenuta ad un tratto feconda un
io, essendo in quel giorno in onor di Nettuno liberi ancora i cavalli
dal
faticare, anzi perche il mese di Febraio era adde
, zoppo, deforme, abbietto, e brutto, Ridicolo, bavoso, e sciagurato,
Dal
Ciel con sdegno spinto appena nato, Fatto per dar
all’uom spavento, e lutto. A far säette crudelmente istrutto Par che
dal
suo destin fù dichiarato ; Giove per esso vien so
ento forse fù la ragione, per cui mal formato, e deforme comparve fin
dal
primo punto alla vita. Quindi avvenne, che tanta
ori, e soprattutto Giove geloso mai sempre del suo decoro proveniente
dal
contegno di sua maestà, subentrar facendo agl’ ef
’ effetti paterni un odio crudele, crucciato gli tirò fiero calcio, e
dal
cielo per più non mirarlo barbaramente lo spinse.
o divise con altri i suoi affetti, sebbene poi la sottil rete distesa
dal
suo astuto consorte, dove ella con Marte improvis
dall’ ammollire i ferri, Tardipes, perchè zoppo di piedi, Hephaestos
dal
bruciare, , , Chrysor ec. Suo ritratto. Gl’ an
anto per qualunque stato, Che l’uom più fiero a piedi suoi s’inchina.
Dal
mondo sol per lui fù il ben scacciato, E mentre a
Nettuno alla cara sua figlia Alcippe, avuto quello nelle mani spinto
dal
furore della concepita sua collera gli diè fieram
da quiris, che significa lancia, per cui i Romani si dissero Quirites
dal
lor fondatore Romolo creduto, come si è detto, fi
corse ad abbracciarlo, e si degnò di somministrargli il suo latte(1)
dal
che forse ne avvenne, che egli intempestivamente
altrui vigilanza, mentre nel meglio del suo nero attentato fù veduto
dal
vigilante Batto. Temendo pertanto d’essere scover
e svelato gli avesse il temerario ladro. Ingannato allora il meschino
dal
valor dell’ offerta il tutto sinceramente svelogl
n del suo vasto singolare sapere ; pur tutta volta a dure vicende fin
dal
seno di sua madre miseramente soggiacque. Chi fù
udrisse per Latona già per lui feconda madre di questo Dio, un giorno
dal
cielo villanamente cacciolla, e la terra dippiù o
uno strinse il suo tridente, e forte battendo le salse onde fè salire
dal
fondo di esse grande scoglio (detto isola di Delo
uoso attentato, e Mida suo fautore con due orecchi di asino tirategli
dal
vincitore Apollo alle chiome diede la pena del su
icato. Mosso dopo un tal fatto o da spirito di vendetta, oppur meglio
dal
fasto di orgoglio il famoso satiro Marsia ardì pa
Roma poi nel mese di Luglio celebravansi in suo onore i giuochi detti
dal
suo nome Apollinari, e ne suoi sacrificii offeriv
Divum incedo Regina, Iovisque Et sorov, et conjux. eppure ella lungi
dal
compiacersi delle sue fortune, e viver content pe
stesso suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù tratto aveva
dal
fecondo seno di sua mente un vivo portento di sap
castigo. Fù però oscurata la sua gloria, ed umiliato il suo orgoglio
dal
suo stesso marito pel seguente motivo. Nella gran
Con varii titoli era questa Dea comunemente salutata. Fù detta Argiva
dal
popolo Argivo, presso de’ quali in gran vigore er
presso de’ quali in gran vigore era il suo culto. Fù chiamata Cingola
dal
cinto, che solito era portarsi dalle spose nell’a
ono sempre in suo onore, non altrimenti che fù il mese di giugno, che
dal
suo nome credevasi così chiamato, come ancora que
mortali, sichè questi rapiti dalla novità del portento, e da essa, e
dal
figliuol di Celio Trittolemo divenuto suo caro mi
ammaestrati nell’arte della coltura de’ campi, passarono con piacere
dal
vile pascolo di ghiande, e selvagge radici ad un
lle sue sventure. Imperocche rapita questa là ne’ campi della Sicilia
dal
suo zio Plutone sordo divenuto alle doglianze del
llo Stellio, che per essersi scioccamente burlato di essa, che stanca
dal
cammino, ed oppressa dalla sete con avidità traca
gelosia pel suo vergineo candore, che quando Giove rapito indi a poco
dal
suo grazioso sembiante con tenere espressioni di
upare nell’esercizio delle stesse, soggetta ad esser punita con verga
dal
gran Sacerdote, se per sua negligenza estinto si
evano esse anche vivendo i loro genitori far testamenti, erano immuni
dal
giuramento, potevano far uso delle bende, e della
ano, che Meti sua moglie data avrebbe alla luce con un fanciullo, cui
dal
fato si riserbava l’impero del mondo, una bambina
crudele. Imperocchè la graziosa bambinà con prodigio inudito saltando
dal
seno della madre nella testa del padre, quivi fis
gl’altri nomi con cui veniva riverita Minerva evvi quello di Pallade
dal
nome di un gigante da essa ucciso, oppure come pi
nome di un gigante da essa ucciso, oppure come più plausibile sembra
dal
brandir della lancia nelle battaglie, mentre sott
titolo designante la verginità, di cui era amante. Fu detta Tritonia
dal
lago Tritone, dove ella si vuol nata, o almen sec
ride, ed Elena, e di mille altri viziati stranamente ne’ loro affetti
dal
poter di questa Dea sono argomenti parlanti come
torno alle recile parti di Urano cadute nel mare ; non altrimenti che
dal
sangue dello stesso caduto a terra nacquero, come
ggiata dai due Cupidi, non che dalle tre grazie, e finalmente seguita
dal
suo bellissimo Adone. Suoi nomi. Con varii nomi
ammirabil potere. Suo potere e suoi nomi. Essa qual celeste divinità
dal
ciel tramandava i suoi benefici influssi, e co’su
uom gl’eventi tiene Con atto grave, e in furibondo viso. Ogni avvenir
dal
suo poter deciso, Nè i desiderii del mortal previ
ui obliando questi tutti i dritti paterni con mano ardita lo rovesciò
dal
Trono, e lo cacciò via dall’ Olimpo. Suoi viaggi
ei del tutto sua propria(1). Sue feste. Celebri furono le feste, che
dal
suo nome vennero dette Saturnali istituite o da T
ro qual’inventore de’ chiavistelli delle porte dette per questo Ianua
dal
proprio suo nome, se pur non dinoti con quella es
i mai spiegar potrà le tante sue causate ruine ? Virtù non vi fù, che
dal
impetuoso suo soffio non fosse restata abbattuta
finalmente su altre moltiplici cose a quel tenebroso regno attenenti.
Dal
trattar tali materie il tenor di questo istituito
oi germani fratelli gli alti gloriosi natali, e caduto non molto dopo
dal
suo soglio il padre, insiem coi suoi due rinomati
frastornarla, ma vincer non potendo la sua durezza, nè dissobligarsi
dal
giuramento prestato, ratto volò all’ Olimpo, e de
pelle di tigre, che del fresco tirso ; onde dalle esterne insegne, e
dal
furor da cui erano rapite dar chiaro ad intendere
ci successivi rifiuti di tante Dee pretese in sue spose, e tormentato
dal
continuo pensiere di restar solo sul trono abborr
, Ilare, grata, generosa, e pura Pinge ne’gesti suoi gioia, e decoro.
Dal
Ciel, dal mondo tutto è venerata, Che accende al
rata, generosa, e pura Pinge ne’gesti suoi gioia, e decoro. Dal Ciel,
dal
mondo tutto è venerata, Che accende al cor d’ogni
oni. Molto espressivi sono i caratteri di questa bella virtù detta
dal
divin Metastasio l’arabe Fenice. Essa si dipinge
he possa assaggiare un cuore non è, nè può essere quella, che risulta
dal
possesso de’ beni mondani, come quella, che sempr
oggetto lieve. Spada infiammata alza di tanto in tanto, Dagli urli, e
dal
clamor gioia riceve, In ferreo vaso il proprio sa
. Cor. 14. Non est dissentionis Deus, sed pacis spingiam sempre lungi
dal
cuore tal mostro, memori di quella triste consegu
i dal cuore tal mostro, memori di quella triste conseguenza descritta
dal
mentovato Apostolo a’ Galati al 5. Si invicem mor
senza legge, In pace, e in guerra d’atterrar non resta, tien soggetti
dal
pastore al regge. Entra dovunque, e non è mai ric
e di tal verità il più luminoso attestato. E da chi altro poi, se non
dal
lor padre l’esempio appresero tanti ben nati figl
l laberinto dì Creta, egli non vi si inoltrerà giammai. Scorrasi pure
dal
Indo al Moro, dagli abitatori del Gange sino a’ C
menti annoiati essi dalla lunghezza, e travagliati dalla oscurità fin
dal
principio, quali altri buoni effetti lice sperar
a mihi causas memora. Badi ognuno però, che se il canto è sagro lungi
dal
profanarlo con siffatte invocazioni lo decori con
o, ed armonico senza la conoscenza del verso unquemai non s’apprende.
Dal
verso sì provengono le forme di bendire, che alle
Inutile sarebbe ogni sforzo, tarpate vedrebbe un tal chiesto Oratore
dal
suo intelletto le piume per sollevarsi a fare un
E nel canto 2 potevasi forse meglio, ed in sì poco descrivere un uomo
dal
nulla innalzato alle piu alti grandezze ? Alete
adenze. Le raccolte di Celtici carmi dell’inglese Macpherson tradotti
dal
celebre professor di elequenza in Padova Melchior
i ognuno obbligato a spiegare i sentimenti con versi misurati. Questi
dal
rispettivo numero delle sillabe vengono detti Dis
in più modi, ma il più tsitato è il seguente. Egeo, che si congeda
dal
figlio Teseo, che si porta al laberinto di Creta
Mi abbandonò. E piomba al suol. Ma ognun conosca Fugge in un urlo
Dal
colpo invitto L’alma negletta Come il delitto C
duol terribile. Perche son senza Uranio. L’anacreontico metro, che
dal
greco Anacreonte il carattere serba, ed il nome,
blico prevenuto per la cosa istessa, e non è da menticarsi unicamente
dal
verso. È vero altresì, che non è men degno di lod
lode quel poeta, che su di una bagatella forma un vasto canto, e che
dal
nulla cerca di ritrarre corpi meravigliosi, e gra
rato il vento Chè la greggia tanto amata Il ruscel non ha più varco
Dal
torrente vien portata. Reso fiume in un momento
? L’alta quercia ancor traballa, Chi più regge il viver mio ? Che
dal
vento è svelta a un tratto Ah ! se tutto ho già p
Mi consiglia l’amor L’interna doglia, L’opra si fiera, E oppressa
dal
dolor Sò, che strano parrà Par, che a morire am
rato Ippolito figura Lo dauna, e l’infelice Incestuoso, ed empio,
Dal
carro è rovesciato. E contro d’esso inventa Ma
Alla tomba del padre arrivato Stupidito tremò, s’ammutì Ma costretto
dal
campo sdegnato La donzella pel crine afferrò, E f
ignori essersi chiamato Saffico questo metro, ohe or ora spiegheremo
dal
nome di Saffo Lesbia poetessa. Questa nella effer
mi alla norma. Orazia, che piange sulle spoglie del Curiazio ucciso
dal
fratello. In mezzo a lieto stuol di più guerrier
i Anima hella. Ma tu che fai, che non compisci appieno L’opra dettata
dal
tuo folle orgoglio Passami traditor, passami il s
delle robuste espressioni, che ricerca, decade con lagrimevol veduta
dal
suo natio decoro. Badino dunque bene i giovani a
ei fece, uno per Lilla, per Cirene l’altro, entrambi però avvelenati
dal
depravato suo genio. Scrissero dopo lui molti alt
nuovo umor produce il fior, la fronda. Comincia vaga erbetta a uscir
dal
suolo, E l’olezzo al color confonde, e mesce, Spi
si lagna, E corre in fretta A pascolar la già rinata erbetta Scendon
dal
monte mille, e mille rivi, Che versa intorno la d
r la morte di Pio VII. Chi al pianto porgerà cotanta vena Onde fugar
dal
core Il cumulo d’affanni, che l’opprime, E in si
quanti tormenti, e quante cure Si caricò pietoso Per trar la greggia
dal
fatal periglio, E senza aver riposo Pretese di fa
e di sangue un fonte ; Tal’egli offre per tutti la sua vita, E invoca
dal
gran Dio Dicendo : alto Fattor gl’empii perdona,
di più, non però sgarbatamente aggiunti, ma convenevolmente tradotti
dal
corpo istesso, affin di aggiungergli maggior robu
del primo ben’ ampio, ed esteso, potendola ben considerare, come fin
dal
principio dell’ operetta esposi, come di appendic
sivo ; pur oggi può dirsi, che sia il meno che vi regna. Un tal verso
dal
numero de’ piedi prende diverso il suo nome, sicc
rticolo III. De’ Lirici. Per evitar la confusione, che risulta
dal
moltiplice stuole de’versi Lirici li riduco tutti
riducono i Faleuci, i Saffici, e gli Alcaici. I. I Faleuci detti così
dal
greco inventore Faleuco costano d’uno Spondeo, d’
adunque di questi mostri superbi insorti contro Giove sembra derivata
dal
Genesi, ove al 6 si legge : Gigantes autem erant
del pari avanti al cocchio dell’ alto regnatore delle onde, venissero
dal
suo nome chiamati Tritoni. Egli in premio dcl suo
o de’suoi voti. Imperochè vide egli un giorno con suo piacere scender
dal
cielo uno scintillante scudo di rotonda figura in
erto Mamurio. Tali sacerdoti poi giunte le calende di Marzo preceduti
dal
principale fra essi portavano per tutta la Città
nità di quel giorno in onor di Marte, giusta la costituzione ricevuta
dal
religioso Numa. Sue vittime Chi fù Mercurio. (1)
la striscia nel cielo, che via lattea da noi s’appella, fosse causata
dal
latte versato dalla bocca dell’infante Nume dista
tati, e descritti. Quindi Iddio per rimuovere sempre più i suoi Ebrei
dal
culto, e dal rito de’ Gentili, nel seno de’ quali
itti. Quindi Iddio per rimuovere sempre più i suoi Ebrei dal culto, e
dal
rito de’ Gentili, nel seno de’ quali per moltissi
la venuta del Verbo in Carne, siccome molte statue non sò in che modo
dal
ciel percosse caddero nel Campidoglio, e si disfe
quio e culto. (1). Il venerando cellegio delle vergini dette Vestali
dal
nome della Dea, di cui avevano la cura, che che a
onfuse idee, che avevano i gentili della generazione del Verbo Eterno
dal
Padre, fabbricarono i Poeti, al dir di più dotti
mmalato ec. Che solleciti per la divina prescienza l’uno si astenesse
dal
seminare, non curasse l’altro le opportune medici
io seguire la opinione di chi lo vuole figlio di Creusa adottato però
dal
detto Sifeo, che il parer di chi il dice figlio d
c. basterebbero a farci acquistare vero odie all’Amore ; e così lungi
dal
onorarlo cogl’Egizii con fiaccole accese con occh
. Deor. Suo ritratto. Suo culto. (1). Il celebre Crotosiano Pitagora
dal
ritmo del verso croico ricavò il modo delle music
one colpito cru- delmente nelle sue più care affezioni tornò affranto
dal
dolore nel suo regno di Tessaglia ; e di lui null
. Dicono che Anfione col suon della cetra e col canto facesse scender
dal
monte Citerone i macigni, che per udirlo si dispo
aiutino il mio verso, « Che aiutaro Anfione a chiuder Tebe, « Sì che
dal
fatto il dir non sia diverso. » Se quest’ Anfion
rendergli la sua sposa. E fu tanto potente il suo canto accompagnato
dal
suono della sua cetra, che lo stesso Can Cerbero
dope cadde nel sottoposto fiume Ebro ; ed anche così com’era spiccato
dal
busto e trasportato dalla fiumana ripeteva pur se
12, conosciute sotto il nome di fatiche d’Ercole, ed imposte ad esso
dal
re Euristeo suo cugino ; ma però molte altre anco
gli antichi chiamarono Via lattea ; la quale invece di esser prodotta
dal
latte di Giunone è un incommensurabile strato di
tichi, il solo che sia a disdoro di quest’eroe, che cioè rimproverato
dal
suo maestro di musica chiamato Lino, gli ruppe la
ai fatto in dieci anni nettarne le stalle che eran vicine alla città.
Dal
puzzo che ne usciva temevasi una infezione, tanto
sso nella folle impresa di rapir Proserpina. Piritoo fu fatto a brani
dal
can Cerbero, e Teseo fu preso e attaccato a uno s
icia, e insieme con altre vesti la mandò al marito. Ercole fu trovato
dal
messaggiero Lica sul monte Oeta nella Tessaglia m
costellazione : « O glorïose stelle, o lume pregno « Di gran virtù,
dal
quale io riconosco « Tutto, qual che si sia, il m
ll’Asia Minore : il qual mare dagli antichi fu perciò chiamato Icario
dal
nome di questo incauto giovinetto che vi annegò10
eniesi soddisfecero gemendo a questa orribile condizione imposta loro
dal
vincitore. La terza volta però ne furon liberati
con quella di Romolo, si trova molto impacciato a sceverarne il vero
dal
falso o mitologico. Ecco la sua dichiarazione col
mitologico. Ecco la sua dichiarazione colle sue stesse frasi tradotte
dal
Pompei : « Ora mi fosse possibile purgare il racc
. Quando poi egli seppe la sua vera origine ed ebbe la spada lasciata
dal
padre, si mosse tosto per andarlo a trovare. L’av
ivorato, e l’altro di morir di fame per non poter ritrovare l’uscita.
Dal
primo, era ben sicura Arianna che Teseo avrebbe s
egregiamente. Teseo dopo avere ucciso il Minotauro, uscito in fretta
dal
labirinto coi giovanetti e colle giovanette Ateni
ll’afflitto, « Sì che, con tutto ch’e’fosse di rame, « Pure el pareva
dal
dolor trafitto. » Toccò poi al tiranno Falaride
e di Piritoo, quando furono al termine del pranzo, essendo riscaldati
dal
vino, manifestarono la loro natura più bestiale c
lo secondò. Ma, come dicemmo parlando di Ercole, Piritoo fu lacerato
dal
Can Cerbero, e Teseo dovè soltanto ad Ercole la s
negli anni si avverò la favola del Leone vecchio ; poichè discacciato
dal
regno da Menesteo, si ritirò alla corte di Licome
giorno stesso in cui egli era ritornato da Creta coi giovani liberati
dal
Minotauro ; ed inoltre l’onoravano agli otto pure
il primo, che egli avendo saputo dall’Oracolo di dover essere ucciso
dal
figlio di cui era incinta Giocasta sua moglie, di
econdo, che non ostante non potè sfuggire il suo destino, e fu ucciso
dal
figlio miracolosamente salvato. Ed ecco in qual m
sso, e si gettò nel rogo mentre rendevansi al marito i funebri onori.
Dal
loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo,
ine del Canto iv del Paradiso : « Come Alcmeone che di ciò pregato «
Dal
padre suo, la propria madre spense, « Per non per
e la sposa non è senza delitto. Si racconta che Enomao era riluttante
dal
maritare la sua unica figlia Ippodamia, perchè av
o su tutta quella penisola della Grecia che ora chiamasi Morea, e che
dal
nome di Pelope fu detta dagli antichi Peloponneso
œti aggiungono che in quel giorno il Sole inorridito ritornò indietro
dal
suo corso. All’opposto la plebe antica dilettavas
i Infernali. Lasciò due figli, Telamone e Peleo. Telamone fu esiliato
dal
padre per avere ucciso, nel far gli esercizi ginn
etto nel parlar dell’origine della guerra di Troia. Ora è a dirsi che
dal
matrimonio di Peleo con Teti nacque un figlio che
que un figlio che fu chiamato Achille. La madre, come Dea, sapeva già
dal
libro del Fato che questo suo figlio sarebbe un f
Troia adoprati comunemente come sinonimi della stessa città, derivano
dal
nome di altrettanti re Troiani : e, se di questi
i Enea, come asserisce Virgilio125. Nella Cronologia Greca, riportata
dal
Cantù tra i Documenti della sua Storia Universale
i Documenti della sua Storia Universale, è posto il regno di Dardano
dal
1568 al 1537 avanti G. C. ; ma sono ivi registrat
o nacque Trœ, o Troo, onde vennero i nomi di Troia e di Troiani, come
dal
nome del figlio suo Ilo derivò quello di Ilion (i
ed i pœti aggiungono eseguita da Nettuno e da Apollo, esuli entrambi
dal
soggiorno degli Dei, privati del diritto della Di
onì di Troia, la saccheggiò, uccise Laomedonte, prese Esione liberata
dal
mostro e la diè per isposa a Telamone suo amico,
dice Omero, « Primo ei balzossi dalle navi, e primo « Trafitto cadde
dal
dardanio ferro, » e come altri poeti aggiungono,
gli Stati limitrofi. Telefo vinto in battaglia fu costretto a fuggir
dal
suo regno ; e per maggiore sciagura rimase colpit
’ira di Achille e le funeste conseguenze di quella. Il poema comincia
dal
narrare la causa che produsse l’inimicizia fra Ac
cia perchè i suoi popoli gli rendessero solennemente i funebri onori.
Dal
rogo di Mènnone, mentre il suo corpo ardeva uscir
dei Greci, ai conviti, all’ebbrezza ed al sonno. E nella notte usciti
dal
cavallo i guerrieri che vi si erano racchiusi, e
lei offerto in voto dai Greci. Questo fatto orribile fu rappresentato
dal
greco scalpello in un gruppo (esistente tuttora n
oche ore quell’immenso e pesantissimo cavallo pieno d’armi e d’armati
dal
campo greco fin dentro Troia, ed anche nell’alto
ura di fama appena giunge. » Il sospetto di tradimento cresce ancora
dal
sapersi che Elena dopo la morte di Paride, pur re
figlio dell’uccisore. Anche questo tragico fatto fu espresso in marmo
dal
celebre scultore Lorenzo Bartolini in un gruppo i
iamo ; Nettuno, perchè Aiace sbattuto dalle onde si vantò di scampare
dal
naufragio ad onta degli Dei e dello stesso Nettun
riamente i cenni biografici dei principali guerrieri. E incominciando
dal
re dei re, troviamo che a lui più funesto che agl
andò errando per lungo tempo in preda ai rimorsi, sempre accompagnato
dal
fidissimo Pilade, che più e più volte espose la p
i come causa della disastrosa guerra di Troia, fu costretta a fuggire
dal
regno di Sparta che era il regno dei suoi antenat
ea, ne’loro alberghi « Fuor dell’orme sedeano e fuor dell’onde. « Sol
dal
suo regno e dalla casta donna « Rimanea lungi Uli
e. Infatti egli stesso così narra quel suo miracoloso viaggio : « Là
dal
crin crespo e dal canoro labbro « Dea veneranda u
esso così narra quel suo miracoloso viaggio : « Là dal crin crespo e
dal
canoro labbro « Dea veneranda un gonfiator di vel
de’ suoi errori e de’suoi travagli ; poichè ivi accolto onorevolmente
dal
re Alcinoo e con larghissimi doni ricompensato di
e vicina, « Sei de’compagni, i più di man gagliardi, « Scilla rapimmi
dal
naviglio. Io gli occhi « Torsi, e li vidi che lev
alpitanti « Scagliali sul terren : non altrimenti « Scilla i compagni
dal
naviglio alzava, « E innanzi divoravali allo spec
che il giudicante, sciolte « Varie di caldi giovani contese, « Sorge
dal
foro e per cenar s’avvia, « Dall’onde usciro i so
attino, « De’remi facemmo ala al folle volo 142 « Sempre acquistando
dal
lato mancino. « Tutte le stelle già dell’altro po
’eccidio di Troia, perchè venne in Italia e fondò un regno nel Lazio,
dal
quale derivò Roma che fu poi dominatrice del Mond
chè fu creduto degno di essere imitato dall’Alighieri, dall’Ariosto e
dal
Tasso. Converrà dunque prima di tutto sentirlo na
à dunque prima di tutto sentirlo narrare da Virgilio stesso, o almeno
dal
suo classico traduttore : « ………….. Era nel lito
onfitto « M’ha nembo micidiale e ria semenza « Di ferri e d’aste, che
dal
corpo mio « Umor preso e radici han fatto selva.
re allo stesso Pier delle Vigne : « Quando si parte l’anima feroce «
Dal
corpo ond’ella stessa s’è disvelta, « Minos la ma
là dov’era la spelonca immane « Dell’orrenda Sibilla, a cui fu dato «
Dal
gran Delio profeta animo e mente « D’aprir l’occu
onfermano la stessa origine del nome di questo promontorio. Non lungi
dal
promontorio v’ è il porto Miseno, celebre anticam
ver l’ossa consecrate e’l nome « Nella famosa Esperia. Ebbe Caieta «
Dal
suo pietoso alunno esequie e lutto « E sepoltura
ur anco delle principali superstizioni del Paganesimo, che derivarono
dal
culto di tali Dei : il che faremo nei seguenti ca
iciale tutte le altre specie di divinazione, che si facevano derivare
dal
canto e dal volo degli uccelli, dalle viscere del
le altre specie di divinazione, che si facevano derivare dal canto e
dal
volo degli uccelli, dalle viscere delle vittime,
vare dal canto e dal volo degli uccelli, dalle viscere delle vittime,
dal
tuono, dal lampo, dal fulmine, ecc. Quasi tutti i
nto e dal volo degli uccelli, dalle viscere delle vittime, dal tuono,
dal
lampo, dal fulmine, ecc. Quasi tutti i diversi mo
olo degli uccelli, dalle viscere delle vittime, dal tuono, dal lampo,
dal
fulmine, ecc. Quasi tutti i diversi modi creduti
ioni andò a fermarsi in un terreno paludoso in mezzo ai laghi formati
dal
fiume Mincio, e « Lì per fuggire ogni consorzio
potremo ammetter di certo che le Sibille fossero profetesse ispirate
dal
Dio di Abramo, nè che gli Dei falsi e bugiardi po
sii fu detta appunto Tomi, greco vocabolo che significa dissezione (e
dal
quale fu composto pur anco il nome di Anatomia) :
citato ed analizzato dai retori e dai logici, ed è il seguente posto
dal
poeta sul labbro di Medea : « Servare potui, per
stesso secolo xvi più estesamente e con metodo scientifico dimostrata
dal
celebre nostro marchigiano Alberigo Gentile nel s
mmo ingegno del Leopardi. 93. Ved. le Metamorfosi di Ovidio,lib. ix,
dal
principio. 94. Vedasi l’inno che Virgilio nel li
ro proverbio in latino : ab ovo usque ad mala, che voleva significare
dal
principio alla fine ; ma questo proverbio alludev
di S. Elmo è stato osservato in Monte Cassino ora per la prima volta
dal
1828 in poi, nel quale anno vi furono messi i par
undis. » (Ovid., Metam. viii, v. 233.) La caduta d’Icaro fu dipinta
dal
Domenichino in un quadretto che vedesi nella Gall
r bene e senza sforzo un bel concetto poetico in un Sonetto, dissuade
dal
cimentarvisi chi non sia nato poeta : « In quest
ali conviti, rammenta loro questa funesta pugna dei Centauri eccitata
dal
vino : « At ne quis modici transiliat munera Lib
e nel libro ii De Finibus, narra quanto fosse ammirata ed applaudita
dal
pubblico quella scena della tragedia di Pacuvio,
dmo fu la Ninfa Melia(b) ; ed altri soggiungono, che fu Argiope, nata
dal
fiume Nilo(c). Non sempre Cadmo stette appresso i
io ; ma temendo ; che l’acqua della mentovata fontana fosse infettata
dal
veleno del Dragone, scorse quà e là per trovarne
a, discendente da Marte e da Venere. Per onorare quelle nozze scesero
dal
Cielo tutti gli Dei, e ricolmarono la sposa di do
i, alle villanie v’aggiunse violenze e minacce per discacciare Perseo
dal
suo Regno. Questi gli presentò la testa di Medusa
ò nella Grecia ; e eangiò in pietra Preto, che avea scacciato Acrisio
dal
regno d’Argo(c). Ricornò poscia nell’isola di Ser
ente, figlio di Preto, e si portò a fabbricare la città di Micene(g).
Dal
matrimonio di Perseo con Andromeda nacequaro Pers
Essi furono detti Argonauti, perchè montarono una nave, detta Argo(8)
dal
nome di quello, che avoala fabbricata(c) (9). I p
a gleba di terra, ad essi pure additò la via di uscire senza pericolo
dal
luogo, ove si trovavano. Giasone lo ricompensò, r
proseguire il loro cammino, lo stesso Tritone staccè uno de’ cavalli
dal
carro di Nettuno, e lo mandò innanzi ad essi, aff
aveva seco portato via una parte de’ paterni tesori, sciolse le vele
dal
lido di Colco (a) (21). Eeta lo inseguì, nè Giaso
e la gola, lo tuffò in acqua bollente, ed ivi lo lasciò, finchè venne
dal
fuoco intieramente consumato (a) (24). Timorosa c
ffinchè fosse triplicata la notte, in cui dovea nascere questo Eroe :
dal
che ne avvenne, ch’egli fu soprannominato Trivesp
che Alcmena avesse già partorito. Giunone, confusa e sorpresa, s’alzò
dal
luogo, ove trovavasi ; e Alcmena subito felicemen
ne contano. La prima fu l’uccisione d’un leone, nato dalla Chimera, e
dal
Cane, Orto, il quale era di prodigiosa grandezza,
le era per avvicinarsi alla volta di Micene. Euristeo inoltre mandava
dal
predetto luogo all’ Eroe i suoi ordini per mezzo
ise l’Idra. Egli poscia avvelenò nel sangue di quella le sue frecce :
dal
che ne avveniva, che le ferite, recate da quelle,
na ferita, che gli aprì in una mano una freccia, la quale egli trasse
dal
corpo d’uno degli estinti suoi compagni. Ercole l
ani, ricevuti da Minerva, ed atti a spaventire, trasse quegli uccelli
dal
bosco, ove solevano ritirarsi, e colle frecce li
l predetto giovine, e appresso della medesima fabbricò una città, che
dal
nome di lui appellò Abdera(a) (8). V’è chi preten
enne re della Mauritania ; e che fabbricò una città, che chiamò Tingi
dal
nome di sua moglie(c). Stanco poi Ercole de suoi
. I Pigmei volevano vendicare la morte d’ Anteo, ma Ercole, destatosi
dal
sonno, li rinchiuse tutti nella pelle del Leone N
rifizio a Giunone. Tale ceremonia si perpetuò appresso gli Spartani :
dal
che la predetta Dea si denominò Egofage, ossia ma
saette, e già trovavasi in grande pericolo, quando Giove fece cadere
dal
Cielo immensa quantità di pietre, che li oppresse
arrivò in Misia, dove combattè con Amico, re di Brebicia, lo scacciò
dal
trono, e vi sostituì in di lui luogo Lico, figliu
. L’ Eroe passò col rimanente della sua mandra vicino alla caverna, e
dal
muggito d’uno di quegli animali rubati venne in c
te si nominano principalmente le cinquanta giovani, chiamate Tespiadi
dal
loro padre, Tespio, re di Feozia ; Megara, figlia
re precipitò dall’ alto delle mura il di lei fratello, Ifito, spedito
dal
padre a trovare i buoi, che gli erano stati rubat
olo allora fece intendere ad Ercole, ch’ egli non si sarebbe liberato
dal
suo male, qualora non fosse stato venduto, e non
pelle di leone, ed erasi armata della di lui clava. Oppressi amendue
dal
sonno, si coricarono sopra due letti separati. Pa
impose di ritenersi in retaggio il suo arro e le sue frecce, le quali
dal
Fato si riserbavano all’esterminio de’ Trojani. C
il passo, vide la dolente madre col figlio, li riconobbe, e liberolli
dal
pericolo, in cui si trovavano (d). L’Eroe aveva a
rene, figlia di Bebrice, che regnava ne’ monti Pirenei. Ercole, preso
dal
vino, mentre andava a togliere i buoi a Gerione,
quel re. Ella gli diede un filo, il quale gli fu di guida per uscire
dal
Labirinto, dopochè uccise il Minotauro(b). Plutar
(a). Teseo, e gli altri giovani, mandati in Creta per essere divorati
dal
Minotauro, avevano fatto voto d’andarsene a visit
vestiti da donzelle(e), e con rami di vite, carichi d’uva, correvano
dal
tempio di Bacco a quello di Minerva Scirade nel P
chè partisse da Atene per trasferirsi in Creta, aveva ricevuto ordine
dal
padre suo di spiegare al suo ritorno, se mai pote
Eurito, il più feroce di tutti i Centauri, riscaldato soverchiamente
dal
vino, mise sossopra tutta la mensa, e tentò di ra
te stava per soccombere, quando Nettuno ad istanza di Venere lo tolse
dal
pericolo(d). Enea uccise Afareo, uno de’ Greci Ca
celebrò allora l’anniversario di suo padre(15). In quel momento uscì
dal
sepolcuo d’Anchise un serpente, che girò interno
d’oro, di cui altrove abbiamo parlato, gli comandò, che lo svellesse
dal
tronco(17), giacchè con esso alla mano avrebbe po
battaglie avrebbe dovuto per tale motivo sostenere(a). Dopo l’uscita
dal
Regno di Plutone s’avviò verso le spiaggie di Gae
nse il capo di Lavinia, e poi si sparse per tutto il di lei palagio :
dal
che si congetturò, che somma gloria, accompagnata
fatti prese costo contro di loro le armi ; e l’anzidetta Dea, discesa
dal
Cielo, aprì ella stessa il tempio, in cui non sol
ani, il Trojano era per soccombere, quando Venere nuovamente lo tolse
dal
combattimento(a). Allora Minerva per ordine di Gi
teo, apparve a Menelao, e gl’insegnò, come dovea regolarsi per sapere
dal
di lei padre la maniera di restituirsi alla sua p
delle acque. Questo Eroa ebbe anche il nome di Pitisoo, ossia salvato
dal
fuoco, perchè Peleo lo avea strappato dalle mani
ojani(a). Claudiano dice, che Achille lo guari con un’erba, detta poi
dal
nome di lui Achillea. Molte altre gloriose impres
osservando, che ogni suo colpo riusciva vano contro di quello, scese
dal
carro, e colla spada investì il nemico, che con i
il Greco Eroe di vedere vani tutti gli sforzi suoi, si levò alla fine
dal
braccio lo scudo, ed ora con esso, ed ora col man
nome(b). Dopo questa memorabile e laboriosa tenzone Achille si ritirò
dal
campo, e stette quasì un anno senza più combatter
se prometteva di sposarla. Achille ne fece la promessa ; ma poi lungi
dal
mantenerla, ebbe tale orrore del tradimento di le
’Semidei, ed ebbe tempio anche nella Penisola del Ponto Eusino, detta
dal
nome di lui Achillea (c), mentre prima si chiamav
rsene contro Troja, Ulisse, non sapendo staccarsi nè dalla moglie, nè
dal
tenero figlio, Telemaco, si finse insensato, onde
ella parte della costa d’Africa, che abitavano i Lotofagi, così detti
dal
frutto, Loto, di cui abbiamo parlato. Fu accolto
teo, e sommo sacerdote d’Apollo in Ismara, perchè lo avea reso esente
dal
sacco nel tempo dell’irruzione, fatta da lui nel
irruzione, fatta da lui nel paese de’ Ciconi. Il Ciclope non ristette
dal
trangugiare quella bevanda, finchè ne rimase ubbr
a, che avea nascosto sotterra, nel di lui occhio. Polifemo, destatosi
dal
dolore acerbissimo, gettò urli spaventevoli, e ch
o il corso felice alla volta di quelle terre, quando Ulisse, sorpreso
dal
sonno, lasciò a’ suoi compagni il governo del nav
ell’Eolia(d). Ajace oileo e Telamonio. AJace Oileo, così detto
dal
nome del di lui padre, era re di Locri. Egli alla
uta del di lui sangue, produsse un fiore simile a quello, ch’era nato
dal
sangue del giovine Giacinto, e marcato delle due
da numerosa cavalleria, si recavano colle statue di Castore e Polluce
dal
Campidoglio alla piazza del gran Circo. La pompa
morte sarebbe la pena del vinto(2). Lo spazio da corrersi cominciava
dal
fume Clade sino all’Istmo di Corinto. Chi aspirav
otto dalle generose promesse di Pelope, fece sì, che Enomao precipitò
dal
carro, e ne rimase ferito a morte.(c). In tale gu
al di là dell’Istmo, e formava una parte considerabile della Grecia,
dal
nome di lui, e dalla Greca voce nitos, isola, fa
o, il qualegli nascerebbe, lo avrebbe ucciso. Il Genitore, spaventato
dal
vaticinio, per impedire l’orribile attentato, con
isore di Lajo. Edipo ne fece subito le più diligenti perquisizioni, e
dal
Pastore stesso, che lo avea salvato sul monte Cit
, doveano prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi
dal
vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e
endo poi trovare appresso Fegeo l’opportuno rimedio, che lo liberasse
dal
furore, ond’era oppresso, per consiglio dell’Orac
er la foresta di Nemea nell’Acaja. Tutti erano molestati estremamente
dal
caldo e dalla sete. Si abbatterono in Ipsipile, r
sangue. Gli si accostò Polinice per disarmarlo, ma quegli, avvalorato
dal
desiderio della vendetta, lo trafisse col suo fer
llia appresso Clastidio, fece voto d’inalzarne un altro, il quale poi
dal
di lui figliuolo dieci sette anni dopo fu dedicat
bbe nuocerlo, e per seguire quel, che può giovargli, vengono espresse
dal
Compasso e dall’ Archipenzolo, che questa Virtù t
Tessaglia, e fu di tanta saviezza ed equità, che si disse essare nata
dal
Cielo e dalla Terra(c). Pausania parla di un temp
oma le fu eretto un tempio sotto il Consolato di Quinzio e di Attilio
dal
Decemviro M. Attilio Glabrione. Là per mezzo d’un
così : una donna, convinta di capitale delitto, era stata condannata
dal
Pretore a morte. Il Triumviro che doveva eseguirn
n tempio, sacro alla Pietà, e che le due femmine venissero alimentate
dal
pubblico erario. Notisi, che Fesso in vece di una
erchè questo è animale sì ubbidiente, che famelico perfino si astiene
dal
cibo, qualora glielo comandi il suo padrone. B
ortuno ad insegnare, che questa Virtù dey’essere pura, nè mai diretta
dal
vile interesse. Ha la medesima il compasso in man
Appiadi, perchè i loro tempj erano presso le acque d’Appio, non lungi
dal
Foro di Cesare. Le altre quattro Divinità erano P
i di queste ne ritraggono poi doviziose ricompense : lo che esprimesi
dal
cornucopio, versato sopra i poveri tetti. E’ fina
suo offensore. Gelosia. La Gelosia è interna inquietudine, nata
dal
timore di perdere qualche bene, o dal sospetto, c
ia è interna inquietudine, nata dal timore di perdere qualche bene, o
dal
sospetto, che altri ne partecipino. Riguardo a qu
assicurare Cefalo della di lei fede. Egli contuttociò non desistette
dal
ricercarne corrispondenza d’amore, usando ora pre
, che soglionsi usare dagli Adulatori. Il Cervo è tale, che allettaro
dal
suono del flauto, facilmente si lascia prendere d
le, che allettaro dal suono del flauto, facilmente si lascia prendere
dal
cacciatore. E’ questa l’indole di chi ama d’esser
lingue. Le Cicale, quando cominciano a farsi sentire, non cessano più
dal
loro tediosissimo canto, che risveglia l’idea del
stegno per innalzarsi ; questa, che viene prodotta da’ vapori, tratti
dal
Sole, si oppone poi al medesimo, onde non diffond
acrifizio, offerto alla Libertà, il Re de’ Sacrificatori dovea uscire
dal
tempio, prendere la fuga, e starsene per alcuni g
Allgrezza. L’Allgrezza è contentezza d’animo, nata dalla vista, o
dal
possesso di qualche bene. Si dimostra d’aspetto g
no la Fortuna d’occultare a’ novelli sposi i difetti del loro corpo :
dal
che ne avvenne, che la Fortuna venne chiamata Vir
o corse tosto al mare(e), la trasportò in quella porte del mondo, che
dal
nome di loi fu chiamata Europa(f), e quì la rende
cui circonferenza era di dieci cubiti. Il nome di quelle Festa derivò
dal
verbo greco eleste, essere rapito, per alludere a
ette peritissimo nell’ Ornitomanzia, ossia nell’arte di trarre augurj
dal
canto e dal volo degli uccelli(b). Questa suppost
simo nell’ Ornitomanzia, ossia nell’arte di trarre augurj dal canto e
dal
volo degli uccelli(b). Questa supposta cognizione
conseguì onori divini. Ella ebbe feste in Creta, dette Inachie, forse
dal
di lei nome, e da achos, dolore, perchè venivano
(a). Job. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (a). Ovid. Met. l. 4. (6).
Dal
sangue di Medusa oltre il cavallo Pegaso nacque a
dall’ Asia, presa dallo spavento, cadde nelle onde per cui quel mare
dal
nome di lei poscia fu detto Ellesponto(a), Frisso
e fatidica perchè la sua prora era stata formata di una quercia presa
dal
sacro bosco di Dodona(c), o dal monte Tomare(d),
ra stata formata di una quercia presa dal sacro bosco di Dodona(c), o
dal
monte Tomare(d), nell’ Epiro, appresso il quale e
Eruditi, che lo riferiscono ad un Autore posteriore, come può vedessi
dal
Fabricio(b), e dal Gesnero(c). (13). Mopso, Tess
eriscono ad un Autore posteriore, come può vedessi dal Fabricio(b), e
dal
Gesnero(c). (13). Mopso, Tessalo di patria, cele
cendente da Eolo(f). Possedeva grande scienza nel ricavare gli augurj
dal
fuoco. Quantunque avesse preveduto, che vi sarebb
giovane Ila, figlio di Teodamante, re di quel paese. Ercole, oppresso
dal
caldo e dalla fatica, inviò il predetto Ila con u
lonio, fa Clite semplicemente morta di dolore. Euforione, citato pure
dal
predetto Scoliaste, oltre il variare da Apollonio
ino fosse Mercurio. Altri pretendono, che la Via lattea siasi formata
dal
latte, che sparse Rea sulla pietra, ch’ella prese
vece di scettro o di fulmine posero tralle di lui mani quell’ascia :
dal
che il Nume fu detto Labradeo, voce che appresso
il nome di Medi (c). Altri dicono, che Medea ebbe il predetto figlio
dal
re Egeo (d). La stessa Maga passò altresì appress
esentarle cogli occhi aporti, a disgiungerne, e a distaccarne le mani
dal
corpò : lo che fece dire, che le statue di lui er
volo, e già aveano trapassate varie Isole, quando Icaro, trasportato
dal
genio d’una carriera del tutto nuova, abbandonò i
ui nè v’ incontrò che orride solitudini. Giunse finalmente a scoprire
dal
più alto di uno scoglio il fuggitivo naviglio. Vo
la quale, per aver tentato di vendicarsi con Arianna, sua rivale, fu
dal
predetto Nume cangiata in pianta, che acquistò il
iarò ch’ era figlio di Nettuno. Minos, per farsi beffe di lui, trasse
dal
dito un anello d’oro, lo gettò nel’ mare, e soggi
a viltà d’ aver infierito contro un ragazzo, ma essa gli venne chiusa
dal
tizzone, onde costretto a trangugiarne i carboni,
osso a Crantore, sculiere di Pelso, che lo aveva ricevuto in ostaggio
dal
debellato Amintore, re de’ Dolopi. Peleo, veluto
di Crustumena e di Licurgo, re di Tracia. Colei, che aveva ereditato
dal
padre il regno, accolse Demofoonte con somma dist
’ Istoria del mentovato figlio di Priamo. Spedito Polidoro, dic’egli,
dal
padre nella Tracia a sua sorella, Ilione, costei,
se alcuno della famiglia di Priamo. Altri finalmente narrano, ch’ella
dal
marito non fu uccisa, ma abbandonata, onde non fo
o d’averla sposata. Finalmente divenne moglie di Telefo, re di Misia,
dal
quale poi abbandonata, se ne ritornò appresso la
grime quella rugiada, che sul crepuscolo mattutino per ogni dove cade
dal
Cielo. Aggiungesi, che l’Aurora, non potendo soff
grande dolore, quando lo vide partire per l’assedio di Troja, perche
dal
di lei padre avea udito, che Protesilao sarebbe p
oddisfece ; ma spiratto il tempo prescritto, solei non potè divideroi
dal
marito, e lo segial nel Regno di Plutone(b). Altr
tempo venne allattato da un’orse. Altri soggiungono, che fu allevato
dal
predetto Archelao, come suo proprio figlio(a). (
metterlo a morte, ma Chirone gli trovò la nascosta arma, e lo liberò
dal
pericolo. Altri dicono, che Acasto, dopo d’averlo
ddolorò, allorchè intese, che in quella guerra era perito Pirro, nato
dal
di lui figliuolo. Achille. Teti si fece a consola
l. 2. (9). Piloto delle navi di Enea fu Palinuro. Questi, aggravato
dal
sonno, cadde in mare. Per tre giorni fu giuoco de
ì di ottant’anni (d). Igino (e) e Virgilio narrano, che restò colpito
dal
fulmine, perchè si vantò d’aver conversato con Ve
ugure, Tolumnio (f) ; Ufente, Principe d’Italia, che fu messo a morte
dal
Trojano Gia (g) ; Aventino, che nacque ad Ercole
secrata a Diana da Metabo, quando egli, scacciato per invidia de’suoi
dal
regno, si ritirò nelle foreste. La giovine ivi si
nelle selve appresso il pastore Tirro (b). Ivi partorì un figlio. cui
dal
luogo, ove nacque, venne imposto il nome di Silvi
achè avesse vendicata la morte di Ajace, suo fratello, non fu accolto
dal
padre. Si ritirò quindi in Cipro, ove fondò una c
ando di lui si sacrificava al Nume un uomo (c). (4). Euripilo nacque
dal
Tessalo Evemone (d). Egli uccise Apisaone, figlio
l’asta, la quale per l’immenso suo peso non si poteva maneggiare che
dal
solo Achille. Così armato, alla testa de’Mirmidon
mandò di non inferocire pìù oltre. Patroclo, pieno di spavento, balzò
dal
darro, e lanciò una grossa pietra, da cui colpito
il corpo di Cebrione alle loro rive. Patroclo tuttavia son desisteva
dal
nuocere al campo Trojano, quando finalmente l’anz
che toccavano. Usò Agamennone della forza e delle armi per istaccarle
dal
paterno seno, e seco le condusse via, acciocchè a
o venisse da sottoposte fiamme ridotto in cenere, o almeno si forasse
dal
ferro ne’fianchi, onde scoprirne l’interno seno.
ramente perseguitato, eccitò Calcante a dichiarare lui, qual vittima,
dal
Cielo richiesta ; e ch’egli si sottrasse alla mor
per eseguire il suo progetto, allorchè ne fu impedita, altri dicono,
dal
popolo, altri, da Peleo. Temendo poi lo sdegno de
e Eaco supplicava il predetto Nume, eravi un’annosa quercia, prodotta
dal
seme di quelle di Dodona, sacra allo stesso Dio.
ò gli occhi a Fenice, e che questi, ritirandosi appresso Peleo, venne
dal
medesimo indrizzato al Contauro Chirone, che gli
l. 21. (c). Joh. Jacoh. Hofman. Lex. Univ. (11). Tene fu gettato
dal
padre in mare. I flutti lo portarono all’Isola di
ro re, e dopo morte lo venerarono come un Nume. L’anzidetta Isola poi
dal
nome di lui si chiamò Tenedo(a). (d). Heraclid.
gare. Avendo poi inteso, che Ulisse e Diomede si erano salvati, preso
dal
dolore, si precipitò nel mare’(b). Eustato aggiun
amare, fu sì sensibile alla partenza del suo amante, che non cessava
dal
bagnare di calde lagrime i doni, che ne avea rice
no perirebbono, quando un solo passeggiero non fosse stato trattenuto
dal
loro canto(b). (a). Hom. Odyss. l. 12. (b). J
lie d’Atreo, e la rendette madre di due figliuoli. Atreo lo allontanò
dal
Regno, ma dopo qualche tempo lo richiamò a se, fi
emene in forza di tale predizione si ritirò in Rodi. Creteo, cruciato
dal
dolore di vedersi diviso dal figlio, volle andare
ione si ritirò in Rodi. Creteo, cruciato dal dolore di vedersi diviso
dal
figlio, volle andare in traccia del medesimo, e s
ra, che Polinice e Tideo fossero i due sposi, indicati dall’Oracolo o
dal
sogno ; e però diede Deifile in matrimonio a Tide
finalmente restò ferito a morte da una freccia, vibrata contro di lui
dal
Tebano Menalippo. Egli prima di morite pregò alcu
b). Fece pur perire Abante e Poliido, spediti in soccorso de’ Trojani
dal
loro padre, Euridamante, eccellente nell’ interpr
Santo, e Pedaso. I due primi nacquero da Podarge, una delle Arpie, e
dal
vento Zefiro. I medesimi erano immortali, e più r
, doveano prima digiunare per lo spazio di ventiquatro ore, astenersi
dal
vino per tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e
endo poi trovare appresso Fegeo l’opportuno rimedio, che lo liberasse
dal
furore, ond’era oppresso, per consiglio dell’Orac
n italiano e in altre lingue moderne è d’origine latina ; e derivando
dal
nome os, oris (labbro o bocca), sta a significare
i responsi : e questa differenza di significato facilmente s’intende
dal
contesto delle diverse frasi. I più noti e celebr
in onore di esso, di Pizia o Pitonessa alla sacerdotessa che invasata
dal
Nume proferiva mistiche parole, interpretate dai
onsi si deducevano per interpretazione o divinazione in tre modi : 1°
dal
movimento impresso dal vento alle foglie delle qu
interpretazione o divinazione in tre modi : 1° dal movimento impresso
dal
vento alle foglie delle quercie consacrate a Giov
impresso dal vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2°
dal
romore dei bacini di bronzo sospesi a contatto fr
onzo sospesi a contatto fra loro, e ciecamente o a caso percossi ; 3°
dal
mormorio delle acque di una sacra fontana, modi a
gli Oracoli il quarto secolo avanti l’èra cristiana, come intendiamo
dal
sommo Orator della Grecia, e il discredito andò s
cendo molto prima della introduzione del Cristianesimo, come sappiamo
dal
sommo Orator romano e dal più insigne degli ultim
troduzione del Cristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e
dal
più insigne degli ultimi repubblicani dell’antica
vi presiedevano la cessazione di alcuni oracoli, che derivò soltanto
dal
discredito in cui eran caduti ? Egli che visse si
a Poetica è applicabile a tutti i fondatori delle antiche religioni ;
dal
che deducesi che il governo teocratico fu il prim
rsione de’ Giudei e diffuso nel mondo le pagine dei loro libri sacri.
Dal
tempo di Ciro gli Ebrei s’erano qua e là dispersi
a’suoi vizj, dai suoi lumi stessi, dall’avvilimento di tutti i culti,
dal
fascino del commercio, delle sofisticherie e dell
oni orientali, dalle comunicazioni rese più facili fra i varj popoli,
dal
contrasto o dalla confusione delle loro credenze,
sia pubblica professata dallo Stato ; e nella sua decadenza, sorretto
dal
potere, dall’interesse, dall’abitudine, parea fat
che la sua stirpe, la fede, la speranza, la grazia e la dignità tiene
dal
Cielo, solo alle volte s’adopra, acciocchè, senza
o che portate ai Cristiani. Ed in vero una tale sorta di poca equità,
dal
titolo medesimo, che è l’ignoranza, onde sembra c
iustizia d’un simil odio, la quale si dee provare non dall’odiare, ma
dal
sapere perchè si deve odiare ? Onde, essendo che
al suo partito, mentre quanti sono gli scellerati, quanti quelli che
dal
retto sentiero traviano ! E chi lo nega ? Contutt
na è difeso. La natura ogni opera biasimevole fa che sia accompagnata
dal
timore e dal rossore di chi la commette. Finalmen
La natura ogni opera biasimevole fa che sia accompagnata dal timore e
dal
rossore di chi la commette. Finalmente gli uomini
mentre reggeva la sua provincia, condannati alcuni Cristiani, alcuni
dal
suo posto rimossi, turbato alfine per tanta molti
si perdona neppure ai Cristiani già defunti : anzi quegli estraggono
dal
riposo del sepolcro, dall’asilo sicuro della mort
e per ottenere il perdono col prezzo del proprio sangue ? Perciocchè
dal
martirio sono cancellati tutti i delitti. Onde av
per la fedeltà con cui sono pagate puntualmente, essendo noi lontani
dal
defraudare quel d’altrui. Talchè, se si considera
ela che ci fate in ordine ad una sola spezie di cose, vien compensata
dal
comodo degli altri dazj che da noi medesimi ricav
n cane ad ogni candeliere ; e che alla fine di esse, questi, adescati
dal
pane che veniva lor presentalo, rovesciando i can
a. Da questo giorno, come al presente, incominciava l’anno civile sin
dal
tempo di Numa Pompilio, e inauguravasi con molta
di loro nel corso dell’anno. Alcuni fanno derivare la voce Charistia
dal
greco charisma (dono) ; Ovidio dall’aggettivo cha
i. È narrato anche nella Storia Romana il miracolo dell’ancile caduto
dal
Cielo a tempo di Numa. L’ancile era uno scudo di
non solo vide co’suoi propri occhi il miracolo, ma udì anche una voce
dal
Cielo che prometteva ai Romani la maggior potenza
pur l’artefice seppe in appresso distinguere qual fosse quello caduto
dal
Cielo. Si tenevano tutti custoditi con molta cura
ntando e saltando secondo il rito. Quei sacerdoti eran chiamati Salii
dal
saltar che facevano processionalmente ; e l’inno
notato nel Cap. XXXIII che di molti Dei si conoscono le attribuzioni
dal
significato stesso del loro nome ; e tra gli altr
Marte ed auriga del medesimo nelle battaglie, quando egli combatteva
dal
suo carro. Essa pure si dilettava di sangue e di
a di Monsummano da Sommo Mane (il Plutone dei Pagani) che fu adottata
dal
Proposto Gori e poi dal Tigri nella descrizione d
Mane (il Plutone dei Pagani) che fu adottata dal Proposto Gori e poi
dal
Tigri nella descrizione di Pistoia e suo territor
a conclusione del Preller, non nasconde per altro che le notizie date
dal
dotto autore tedesco non discordano punto da quel
VII Saturno esule
dal
Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano r
gi, e specialmente i poeti latini, ci raccontano che Saturno esiliato
dal
Cielo si fermò in Italia alla corte di Giano su q
espone Ovidio nelle Metamorfosi, vale a dire che quel Dio stesso che
dal
Caos formò l’universo creasse l’uomo di divin sem
convenivano però tutti nell’asserire, che quando Saturno fu esiliato
dal
Cielo era già la specie umana sparsa in diverse r
be terrestre, venne per nave sul Tevere29), e fu accolto ospitalmente
dal
re Giano ; che il territorio di quel regno in mem
da prima chiamato terra Saturnia, e poi Lazio, termine che derivando
dal
verbo latino latère significa nascondiglio, perch
damento dell’agricoltura ; e il nome stesso di Saturno si fa derivare
dal
latino Satum, cioè dal seminare 34. È facile il r
a ; e il nome stesso di Saturno si fa derivare dal latino Satum, cioè
dal
seminare 34. È facile il riconoscere nelle pittur
serisce Ovidio nei Fasti, ed anche Cicerone e Macrobio fanno derivare
dal
latino anzi che dal greco il nome di Giano (quasi
asti, ed anche Cicerone e Macrobio fanno derivare dal latino anzi che
dal
greco il nome di Giano (quasi Eanus ab eundo, cio
i dodici mesi dell’anno romano ; il primo dei quali fu detto gennaio
dal
nome e in onore di Giano, considerato come portin
tani privata del trono, prima per frode, e poi per forza 69, esiliata
dal
Cielo ed oppressa, tenta di riacquistar colla for
tata contro Giove e gli altri Dei, così spietatamente crudeli, generò
dal
suo seno immani, fortissimi e mostruosi figli chi
ero una gran paura dei Giganti, e la massima parte fuggirono vilmente
dal
Cielo ; e per celarsi meglio e non esser riconosc
perbia punita. Così troviamo nel Canto xii : « Vedeva Briareo, fitto
dal
tèlo « Celestïal, giacer dall’altra parte, « Grav
rto qui la traduzione del Caro, e in nota l’originale : « È fama che
dal
fulmine percosso « E non estinto sotto a questa m
e o sospirando anela, « Si scuote il monte e la Trinacria tutta ; « E
dal
ferito petto il fuoco uscendo « Per le caverne mo
descrizione delle eruzioni del monte Etna, così egregiamente tradotta
dal
Caro : « ….. Esce talvolta « Da questo monte all
mmani sassi e scogli « Liquefatti e combusti al Ciel vomendo, « Infin
dal
fondo romoreggia e bolle79). » E Dante gareggian
eta, da lui invocato come una divinità : « O gran padre Alighier, se
dal
ciel miri « Me tuo discepol non indegno starmi, «
re Alighier, se dal ciel miri « Me tuo discepol non indegno starmi, «
Dal
cor traendo profondi sospiri, « Prostrato innanzi
fu un poco interrotta colla invenzione della Metempsicòsi, immaginata
dal
filosofo Pitagora253. Metempsicòsi è parola grec
o, i bruti, i pesci, « E ciò che vola, e ciò che serpe, han vita, « E
dal
foco e dal ciel vigore e seme « Traggon, se non s
i pesci, « E ciò che vola, e ciò che serpe, han vita, « E dal foco e
dal
ciel vigore e seme « Traggon, se non se quanto il
reo lezzo « Sì l’ha per lungo suo contagio infette, « Che scevre anco
dal
corpo, in nuova guisa « Le tien contaminate, impu
a cacciava ; dalle membra a gronde « Il sudore colavagli, e perenne «
Dal
capo gli salia di polve un nembo262). » (Odissea
io Pelope da lui stesso ucciso. Tutti gli Dei inorriditi si astennero
dal
mangiarne, ad eccezione di Cerere, che afflitta p
te volte « Chinava il veglio le bramose labbra, « Tante l’onda fuggìa
dal
fondo assorta, « Sì che appariagli ai piè solo un
riminosa, considerandola in ragion composta coll’ingiuria che risulta
dal
commesso delitto, ossia colla violazione dei dove
Nota non pure in una sola parte, « Come natura lo suo corso prende «
Dal
divino intelletto e da sua arte : « E se tu ben l
o quasi è nipote. « Da queste due, se tu ti rechi a mente « Lo Genesi
dal
principio, conviene « Prender sua vita ed avanzar
natura presero forma e natura umana. 257. Panteismo è voce derivata
dal
greco pan (tutto) e teos (Dio.) 258. L’ obolo (i
tare a Vulcano stesso che il trattamento brutale di esser precipitato
dal
Cielo in Terra (per la qual caduta divenne zoppo)
l’inclito zoppo, e come zoppo Vulcano è conosciuto questo Nume anche
dal
nostro volgo ; e la fama dei suoi esterni difetti
ia. A Vulcano infatti attribuivansi i più mirabili lavori in metallo,
dal
carro e dalla reggia del Sole al cinto di Venere
servato l’elettricità che si sviluppa collo strofinamento dell’ambra (
dal
cui greco nome di electron fu appunto denominato
on l’artefice che fa le forme e vi versa il metallo fuso e liquefatto
dal
fuoco. Gli si dava anche il titolo di Lemnio, der
a anche il titolo di Lemnio, derivato dall’isola di Lemno, dove cadde
dal
Cielo e fu amorevolmente raccolto e venerato qual
r distinguersi dall’altra. Così distinguevano ancora il fuoco celeste
dal
fuoco terrestre : a quello facean presieder Vesta
Vulcano per ripararsi la faccia nel lavorare i metalli incandescenti.
Dal
nome dei Ciclopi son derivate alcune denominazion
imento, o come direbbesi anche più precisamente con vocabolo derivato
dal
latino : semovente. Se gli automi rappresentano e
stessa ragione che anticamente le poesie erano cantate e accompagnate
dal
suono di qualche musicale istrumento, tutti color
appellativi delle Muse, derivati dai monti Elicona, Pindo e Parnasso,
dal
bosco Castalio, dal fiume Permèsso e dalla fontan
se, derivati dai monti Elicona, Pindo e Parnasso, dal bosco Castalio,
dal
fiume Permèsso e dalla fontana Ippocrene, luoghi
to di una torre, mettessero le ali e volassero via. Pireneo acciecato
dal
furore, pretendendo di inseguirle anche per aria,
gran parte questa facoltà di presagire il futuro, dicendosi inspirati
dal
loro Dio ; e perciò si chiamarono Vati, cioè indo
ccise i Ciclopi che fabbricavano i fulmini. Giove lo punì esiliandolo
dal
Cielo per cento anni. Ridotto Apollo alla condizi
so il giovane Ciparisso, perchè questo pastorello suo amico era morto
dal
dispiacere di avere ucciso, non volendo, un cervo
, Terpsicore, Uranie. » 127. Gli stessi nomi delle Muse, derivati
dal
greco indicano presso a poco colla loro etimologi
si Canenœ, per quanto affermano Varrone, Festo e Macrobio) a canendo,
dal
cantare. 128. Si sa dalla geografia che il mont
mar dismago, « Tanto son di piacere a sentir piena. « Io volsi Ulisse
dal
suo cammin vago « Al canto mio ; e qual meco s’aù
e tanto più volentieri le donne ; e credettero che talvolta uscisser
dal
mare, e sulle terre vicine facessero stragi e dev
amo Cetacei a dovizia : « Pistrici, fisiteri, orche e balene « Escon
dal
mar con mostruose schiene. » E tra queste descr
iunti i nimici, ben difender rocca, « Così difender l’Orcá si potea «
Dal
paladin che nella gola avea. « Dal dolor vinta, o
« Così difender l’Orcá si potea « Dal paladin che nella gola avea. «
Dal
dolor vinta, or sopra il mar si lancia, « E mostr
scagliose schiene ; « Or dentro vi s’attuffa, e con la pancia « Muove
dal
fondo e fa salir l’arene. « Sentendo l’acqua il c
e è possibile anche alla spiaggia. E vero del pari che la Balena : «
Dal
dolor vinta, or sopra il mar si lancia « E mostra
cagliose schiene ; « Or dentro vi si attuffa, e con la pancia « Muove
dal
fondo, e fa salir l’arene « Con mille guizzi e mi
’arene « Con mille guizzi e mille strane ruote. » E vero altresì che
dal
rampone e dalla fune « ………. scior non se ne puot
n più mite accezione abbandonarsi a smodata allegria. In italiano poi
dal
nome di Bacco è derivata la parola baccano che si
osta da Dios, uno dei nomi di Giove suo padre, e dall’isola di Nisa o
dal
monte Niso, dove Bacco nacque e fu allevato. I La
questi : Lenèo, Tionèo, Jacco, Bromio, Bassareo, Evio, tutti derivati
dal
greco, e molto in uso anche nei poeti latini, e q
o nell’isola di Naxo Arianna figlia di Minos re di Creta, abbandonata
dal
perfido Teseo che a lei doveva la sua salvezza da
Creta, abbandonata dal perfido Teseo che a lei doveva la sua salvezza
dal
labirinto e dal Minotauro. Quel Nume gioviale e n
ta dal perfido Teseo che a lei doveva la sua salvezza dal labirinto e
dal
Minotauro. Quel Nume gioviale e nemico della mali
colto in ospizio Bacco con tutto il suo corteo, gli fu data in premio
dal
Nume la facoltà di scegliere un dono di suo piace
, si può dedurre principalmente da Orazio, da Ovidio, dall’ Ariosto e
dal
Tasso. « Viresque addis et cornua pauperi » (Ho
ppure l’eccesso del caldo ; e i limiti naturali fra cui prospera sono
dal
30° al 50° di latitudine. 208. In questi limiti
a di Serifo (una delle Cicladi nel mare Egeo), e ospitalmente accolti
dal
re Polidette. Cresceva Perseo e si dimostrava deg
conto mitologico delle gesta di Perseo, è da dirsi prima di tutto che
dal
sangue sgorgato dal teschio di Medusa nacquero mo
le gesta di Perseo, è da dirsi prima di tutto che dal sangue sgorgato
dal
teschio di Medusa nacquero molti orribili serpent
ue sgorgato dal teschio di Medusa nacquero molti orribili serpenti, e
dal
tronco o busto di essa uscì l’alato caval Pegaso,
Ippocrene, che vuol dir fonte del cavallo. La produzione dei serpenti
dal
sangue della testa anguicrinita di Medusa è meno
Medusa è meno difficile a spiegarsi che quella del caval Pegaso nato
dal
corpo di essa. E Pindaro, a cui forse piaceva poc
stata promessa in isposa, ma che però non si era mosso per liberarla
dal
mostro marino, e quindi avea perduto qualunque ti
dre Danae ; e nel passare dalla Mauritania gli fu negata l’ospitalità
dal
re Atlante ; il quale avea saputo dall’Oracolo, c
mente malvagie. Quando i Titani furono spodestati da Giove ed espulsi
dal
cielo, andarono profughi sulla terra ; e la loro
Dei che eran più amanti e protettori dell’ingegno e delle arti, rapì
dal
Cielo, o come altri dicono, dal carro del Sole, u
ttori dell’ingegno e delle arti, rapì dal Cielo, o come altri dicono,
dal
carro del Sole, una divina scintilla di fuoco, e
mi e spaventevoli incendii ; ed anche il fulmine (che credevasi venir
dal
Cielo e dalla mano stessa di Giove) comunica il f
e il mal costume che spasso derivano dalla raffinatezza delle arti e
dal
lusso nelle anime spensierate ed improvvide : dal
atezza delle arti e dal lusso nelle anime spensierate ed improvvide :
dal
che nascono tutti i mali che rovinano gli uomini
bestiale non che disumana fu la condotta di questo Dio nel precipitar
dal
Cielo in Terra con un calcio Vulcano figlio suo e
fferenze : Vesta Prisca fu considerata come la Terra appena separata
dal
Caos, e perciò priva di piante e di animali ; Cib
. Di Cibele per altro convien parlare molto più a lungo. Comincieremo
dal
notarne i diversi nomi e l’etimologia dei medesim
ologia dei medesimi. Quello di Cibele è il più noto e comune : derivò
dal
nome di una città e di un monte omonimo nella Fri
raccontata dell’infanzia di Giove e de’suoi fratelli. Chiamavasi Opi
dal
nome latino Ops, Opis, che significa aiuto, socco
a era una pietra informe che i Frigi credevano caduta miracolosamente
dal
Cielo (probabilmente una di quelle pietre meteori
e una buona ragione di questo eccezional privilegio, e, a quanto pare
dal
contesto delle sue parole, disapprovandolo45. Il
Plutone. Eran poi chiamati Dattili, perchè eran dieci come le dita ;
dal
greco termine dactilos che significa dito. A Cibe
dall’isola in cui nacquero ; come pure il nome di Cinzio e di Cinzia
dal
monte Cinto dove furono allevati in quella stessa
a nei tempi preistorici un’isola galleggiante fu detto la prima volta
dal
poeta Pindaro, il quale vi aggiunse ancora che Ne
che l’isola di Delo fu sollevata da Nettuno con un colpo di tridente
dal
fondo del mare ; e questo racconto pure si può sp
rale del nostro globo si sollevano le montagne sulla terra e le isole
dal
fondo del mare. In quasi tutte le Geografie trova
duti abilissimi ed infallibili arcieri (derivandosi questa invenzione
dal
dardeggiar dei raggi del Sole e della luce rifles
a col solfo, ma è molto raro in natura. Si chiamò col nome di selenio
dal
greco vocabolo selene (la Luna) per significare l
: perciò restano 12, come asserisce Omero. — Inoltre sappiamo ancora
dal
seguente epitaffio di Ausonio che anticamente esi
producevansi dalla terra. Il nome di Cerere, secondo Cicerone, deriva
dal
verbo creo, che anticamente dicevasi cereo, e per
rone, deriva dal verbo creo, che anticamente dicevasi cereo, e perciò
dal
creare, ossia dal produrre le biade50. I Greci la
erbo creo, che anticamente dicevasi cereo, e perciò dal creare, ossia
dal
produrre le biade50. I Greci la chiamavano Demète
terreni che avevano coltivati, potè cominciare la civil società retta
dal
Governo e dalle leggi. Inventarono i Greci che Ce
a Cerere è rammentato da molti poeti, e dallo stesso Dante, e perfino
dal
Giusti ; ed è la punizione dell’empietà di Eresit
i asteroidi (pianeti telescopici situati fra Marte e Giove), scoperto
dal
Piazzi nel primo giorno del primo anno di questo
: basti il rammentare il bel quadro del Ratto di Proserpina, dipinto
dal
Turchi soprannominato L’ Orbetto. 55. Si vendicò
aveva fissata la sua residenza su quel monte che egli chiamò Palatino
dal
nome di suo figlio Pallante, ed ove poi fu da Rom
i Romani ebbe questo Dio anche il nome di Luperco (ab arcendis lupis)
dal
tener lontani i lupi dal gregge ; e si celebravan
anche il nome di Luperco (ab arcendis lupis) dal tener lontani i lupi
dal
gregge ; e si celebravano le feste Lupercali, in
opere, e specialmente nelle filippiche contro lo stesso Marc’Antonio.
Dal
nome del Dio Pane è derivata l’espressione di tim
imor pànico, che etimologicamenie significa timore ispirato o incusso
dal
Dio Pane ; e, nella comune accezione, timore che
mprovviso e mal fondato timore debba chiamarsi pànico, ossia prodotto
dal
Dio Pane, anzichè Plutonico, o diabolico, o altri
ndolo anche alla greca col gen. in os e l’acc. in a, per distinguerlo
dal
loro vocabolo panis significante il cibo quotidia
e di Giunone ha la stessa etimologia di quello di Giove ; deriva cioè
dal
giovare (quod una cum Jove juvat, dicono i mitolo
niugale era già rotta da gran tempo fra Giove e Giunone ; e Omero sin
dal
1° libro dell’Iliade ce ne rende accorti in quest
cherella, e le mandò a tormentarla un assillo o tafano. Per liberarsi
dal
quale l’imbestiata e dolente Io fu costretta a ge
trionfalmente portata Beatrice e facendolo simile a quello descritto
dal
profeta Ezecchielle, assomiglia ancora i molti oc
endamente la mirabile parvenza dell’arco celeste. Perciò la dea Iride
dal
nome del padre è detta poeticamente Taumanzia ; e
come Virgilio96, fregio ed onore del cielo, eran per altro ben lungi
dal
conoscere le vere cause di questo splendido fenom
o ben lungi dal conoscere le vere cause di questo splendido fenomeno.
Dal
vederlo comparire dopo la pioggia lo chiamavano l
ma gli uomini adorarono le cose materiali create da Dio, come il sole
dal
quale riceviamo la benefica luce, e che feconda l
era funesto ; se divoravano i grani e raccoglievano quelli sgusciati
dal
becco, favorevole ; 4° infine gli auguri traevan
fetto cotesti impostori erano segretamente governati nei loro presagi
dal
volere dei principi, dei legislatori o dei fazios
elebravano giuochi, balli, banchetti, e si astenevano scrupolosamente
dal
proferir parole di cattivo augurio. I Romani chia
o era un sacrifizio nel quale la vittima veniva interamente consumata
dal
fuoco, senza che ne restasse alcuna parte per il
2. O indovini, così chiamati da garritu avium, perchè principalmento
dal
canto degli uccelli traevano gli augurj. Questa i
ito una quantità di fatti mitologici, che, abbelliti dalla fantasia e
dal
linguaggio di sommi poeti, conviene almeno brevem
razio chiama fraterna la lira di Apollo, perchè inventata e donatagli
dal
fratello159. Attribuirono a Mercurio anche i prim
variazione dello stato dell’atmosfera. Ebbero il nome di Mercurio sin
dal
1672 alcuni giornali ed altre pubblicazioni a sta
gistri officiali delle derrate. E tutte queste denominazioni derivano
dal
nome di Mercurio, e trovano la loro spiegazione n
paio di stivaletti o ghette che si chiamano con termine latino talari
dal
porsi ai talloni. 148. « Mercuri facunde nepos
de i talari e la verga di Mercurio, la partenza e la velocità di esso
dal
Cielo in Terra. Il Tasso imitò Omero e-Virgilio d
to pilucca l’uva a Bacco ebrio, gruppo di Michelangiolo, tanto lodato
dal
Vasari e dal Varchi13. Inoltre intorno alla Fonte
uva a Bacco ebrio, gruppo di Michelangiolo, tanto lodato dal Vasari e
dal
Varchi13. Inoltre intorno alla Fonte di Piazza de
ati colle gambe e colle corna di capra16. I Naturalisti per altro sin
dal
tempo di Linneo pare che li considerassero più be
n minacciate anche dalle Leggi civili a chi rimuovesse il Dio Termine
dal
suo posto per estendere i proprii possessi a dann
uci posse. » (Sat., ii, 1ª.) 15. Il nome di Fauno si fece derivare
dal
verbo fari (parlare) e si interpretò canere fata
ome di Pale da palea cioè dalla paglia, e i moderni filologi tedeschi
dal
verbo pasco. Ai Critici l’ardua sentenza !! 19.
a gettarsi le acque di tutti i più grandi fiumi. Cominciarono dunque
dal
divinizzare l’Oceano stesso come avevano divinizz
no or l’altro nome, cioè di Doridi derivato dalla madre, o di Nereidi
dal
padre ; ma il secondo è il più comunemente usato
di Tebe ; e il dio Palemone il suo piccolo figlio chiamato Melicerta.
Dal
colmo-della sventura sofferta per l’odio e le per
la sua prima figura, così conviene che gli studiosi non si stanchino
dal
proseguir lungamente le loro osservazioni ed espe
come il Sole. 214. Altri mitologi fanno derivare il nome di Nettuno
dal
greco niptein che significa lavare. 215. Il volg
Metamorfosi di coloro che caddero in mare o in un fiume, e sparirono
dal
mondo, è che vi rimanessero annegati ; e Dante st
lto dalle sorelle dette Eliadi, cioè figlie del Sole ; le quali vinte
dal
dolore e dall’ afflizione furono trasformate in p
cise a colpi di freccie il terribile e micidiale serpente Pitone nato
dal
fango della terra e dall’infezione dell’aría. È f
li attribuirono un figlio che fu il più valente medico sulla Terra, e
dal
quale nacque una figlia che fu la Dea della Salut
Ma quel del sol saria pover con ello. » (Purg., xxix, 113.) 108.
Dal
greco nome Eos che significa l’Aurora hanno i poe
io, presso a poco come ha fatto l’Ariosto : « Chè vinta è la materia
dal
lavoro. » Messer Lodovico però gareggia non pur
di milioni e milioni di lontanissime stelle) fosse prodotta nel cielo
dal
calore del Sole, « Quando Fetonte abbandonò li f
amabile, come dicono i poeti latini, e tetro, si può dedurre pur anco
dal
sapere che nessuna Dea o Ninfa, per quanto ambizi
che le Parche avevano l’ufficio di determinare la sorte degli uomini
dal
primo istante della nascita a quello della morte
poteva trovar posto come re dell’Inferno, perchè anche questo dipende
dal
re dell’Universo che in tutte parti impera, secon
Un suo capace zaino empissene anco, « Che gli pendea, come a pastor,
dal
fianco. » E per intender poi che questa è una im
uonando una zampogna ch’avea in collo. » 244. La voce Parca deriva
dal
verbo latino parcere, che vuol dire perdonare ; m
tesque parentum pænas a consceleratissimis filiis repetant. » 249.
Dal
greco nome di questa specie di Sogni son derivate
za e l’onnipresenza, attributi essenziali alla Divinità. Scese perciò
dal
Cielo in Terra, e prendendo per compagno suo figl
ata sopra due somiglianze, quella cioè del nome di Licaone che deriva
dal
greco licos che significa lupo, e l’altra degl’is
ue fortunati o pii, che soli ebbero in sorte o meritarono di scampare
dal
generale esterminio ? Furono ambedue della stirpe
i ecc. detti perciò Vulcani. L’appellativo poi di plutoniche derivato
dal
nome di Plutone dio dell’Inferno sembrerebbe che
ita forma di sedimento, ma furono poi alterati e quasi cristallizzati
dal
calore sotterranco del sottoposto strato vulcanic
o aiutarono a fabbricare la città. Questa fu da prima chiamata Cadmea
dal
nome di Cadmo, e poi Tebe, conservandosi però sem
u primamente il nucleo della città. Il territorio poi fu detto Beozia
dal
greco nome dell’animale ivi trovato e sacrificato
guem. » (Hor., De Art. Poet., v. 185.) 60. Nel 1821 fu pubblicato
dal
Bagnoli il suo poema epico in venti Canti, intito
(Sat. i, 4ª, v. 39.) 61. È noto che la parola alfabeto è composta
dal
nome delle due prime lettere (alfa e beta dell’al
l’alfabeto greco ; e che in italiano trovasi anche chiamato l’abbiccì
dal
nome delle prime tre lettere del nostro alfabeto.
li colle loro magiche parole avessero tanta potenza da trarre la Luna
dal
Cielo in Terra per farla servire alle loro male a
nesorabile e puniva severamente qualunque colpa o mancanza. Discacciò
dal
suo coro di ninfe e cangiò in orsa la giovane Cal
ostellazione per impedire un matricidio, vale a dire che fosse uccisa
dal
figlio di lei chiamato Arcade, bravo cacciatore,
’altra vicinissima ad essa che chiamasi Orsa minore ed anche Cinosura
dal
nome di una di quelle Ninfe che ebbero cura dell’
navano eran pur essi fantastici e paurosi ; poichè dessa mandava fuor
dal
regno delle ombre i notturni spettri a spaventare
quarantadue fulgidissime stelle, e il Sole l’onorò coll’ incominciar
dal
1° grado di esso l’annuo suo corso tra i segni de
one era figlio di Esone re di Tessaglia65, a cui fu usurpato il regno
dal
fratello Pelia ; perciò essendo egli ancor fanciu
he scoperta la sua pietà filiale, le tolsero il trono e la cacciarono
dal
regno. Inoltre fu presa dai pirati e venduta schi
dall’orribil penne : « Ecco venir le Arpie brutte e nefande, « Tratte
dal
cielo a odor delle vivande. « Erano sette in una
Conosciuti i mezzi, ecco in qual modo l’Ariosto li fa porre in opera
dal
duca Astolfo per la liberazione del Senàpo dalle
ente celebrati in adunanze clandestine furono legalmente perseguitati
dal
Console Postumio, e quindi proibiti dal Senato l’
urono legalmente perseguitati dal Console Postumio, e quindi proibiti
dal
Senato l’anno 566 dalla fondazione della città, e
dagli Storici, ma dai poeti stessi imperiali, che la corruzione avea
dal
mondo romano bandita ogni virtù religiosa e civil
rsonificazioni di Virtù e di novelli pregi derivati dall’incremento e
dal
perfezionamento delle Scienze e delle Arti, nei p
ente Pitone, 99 ; — morte di Esculapio suo figlio, 100 ; — suo esilio
dal
cielo, 101 ; — è adorato dai pastori, 102 ; — fab
dagli Argonauti, 452. Argonauti, 452. Ariauna. Aiuta Teseo ad escire
dal
laberinto di Creta, 417 ; — sposa-Bacco, 418. Ari
, Dei domestici, 325. Latino, re del Lazio, 614. Latona, perseguitata
dal
serpente Pitoue, 97 ; — partorisce Apollo e Diana
elle nove Muse, 75, 274. Momo, Dio della maldicenza, 282 ; — cacciato
dal
cielo, 283 ; — come è rappresentato, 284. Mopso,
ei, 222. Nettuno. Sua nascita, 185 ; — suo impero, 186 ; — suo esilio
dal
cielo, 187 ; — gastiga Laomedonte, ivi ; — sposa
piti, 429 ; — sfida Teseo, 431 ; — sue avventure, 432, 433 ; — ucciso
dal
cane Cerbero, 434. Piroo, cavallo del Sole, 110.
gli altri nomi latini, dall’ablativo (Jove). Il nome di Giove deriva
dal
verbo giovare (juvare) : Giove significa dunque e
blime immagine della potenza di Giove, e della dipendenza della Terra
dal
Cielo e dal supremo suo Nume, fu ideata da Omero,
ne della potenza di Giove, e della dipendenza della Terra dal Cielo e
dal
supremo suo Nume, fu ideata da Omero, attribuendo
questa v’attaccate, o Divi, « E voi Dee, e traete. E non per questo «
Dal
ciel trarrete in terra il sommo Giove, « Supremo
ntano i mitologi che questa Dea nacque adulta e armata di tutto punto
dal
cervello di Giove. Se null’altro avessero aggiunt
ulta e armata di tutto punto dalla mente del suo autore, come Minerva
dal
cervello di Giove. Per intender certe parole e fr
e sarebbe considerata come della guerra. Altri però dicono che deriva
dal
verbo monere (ammonire) ; e che perciò verrebbe i
dotti, dagli scolari, dagli artisti e dagli artigiani ; e cominciando
dal
10 di marzo durava per cinque giorni, e perciò si
ica dell’Inferno la creò tutta di pianta a modo suo, guidato soltanto
dal
suo ingegno, dalla scienza e dall’arte. Egli asse
ze e di forme « Maravigliose ad ogni cor securo, » furon cancellate
dal
libro dei viventi e fossilizzate dal tempo e dagl
cor securo, » furon cancellate dal libro dei viventi e fossilizzate
dal
tempo e dagli occulti agenti chimici sotterranei,
e C. 239. Queste dottrine astronomiche sono sostenute splendidamente
dal
P. Secchi, gesuita, nel suo libro intitolato Il S
la fine della sua vita. » Conoscendo questi ufficii attribuiti anche
dal
divino Platone ai Dèmoni, non dee recar maravigli
gnificare gli spiriti infernali, ossia gli Angeli ribelli discacciati
dal
Cielo e condannati all’Inferno. Perciò Dante oltr
ia è più generalmente gradita che non la filologia. Il Cecchi, citato
dal
Vocabolario della Crusca, nei seguenti versi ramm
avevano il particolar nome di Junones. 277. La voce diabolus deriva
dal
greco e significa calunniatore e accusatore, ed e
i Nettuno e Plutone fece guerra allo zio Titano, lo vinse e lo cacciò
dal
trono e dalle celesti regioni con tutta la famigl
congiurò contro di lui. Giove scuoprì la congiura, ed esiliò Saturno
dal
Cielo ; ma non estese la condanna a Cibele sua ma
os silices, hoc adamanta terit. » (Ovid., Epist.) 24. Feto deriva
dal
latino foetus che significa parto, frutto, prodot
e fondamentale del mio lavoro, è una conferma di quanto ho dichiarato
dal
principio alla fine di questa Mitologia. La parol
una veloce vittima al celere Dio (ne detur celeri victima tarda Deo).
Dal
culto dei corpi celesti si passò presto a quello
amente di attrazione e di repulsione. Fu questo il ponte di passaggio
dal
culto materiale del feticismo al Panteismo mitolo
ual privilegio o grazia speciale potè vederle e udirle, corse a levar
dal
fuoco quel tizzo che già ardeva dall’ un de’ capi
ultima scintilla del tizzo fatale. Quando lo seppe la madre, agitata
dal
rimorso e divenuta folle per disperato dolore si
i golosi son puniti nel Purgatorio con una fame canina resa più acuta
dal
vedersi dinanzi agli occhi, come Tantalo nell’ In
a (adottato dai Turchi come principio religioso), si veniva a toglier
dal
mondo la moralità e l’imputabilità delle azioni.
agli uomini ; e perciò Cicerone ne deduce l’etimologia a ferenda ope,
dal
recar soccorso. In greco era chiamata Tiche, ed a
estino come qualunque più misero mortale. 14. La parola Fato deriva
dal
verbo latino fari che significa parlare, pronunzi
nacque il fondatore di Roma a cui si attribuì per padre il Dio Marte.
Dal
che si deduce che le Divinità adorate allora nel
Lazio prima di Enea, avea fondata la città di Fenèo su quel monte che
dal
nome di suo figlio Pallante fu detto il Palatino,
: « Perch’io, acciò che ‘l Duca stesse attento, « Mi posi il dito su
dal
mento al naso. » I Latini poi, e fra questi Cat
irono l’infante Nume col latte di una capra detta comunemente Amaltea
dal
nome di una di queste due Ninfe a cui apparteneva
gni persona. La Ninfa Eco se ne afflisse tanto, e si consumò talmente
dal
dolore, che di essa vi rimase la voce sola che ri
ante erbacee aquatiche congeneri alla Ninfèa. In Architettura poi sin
dal
tempo dei Classici greci e latini chiama vasi Nin
peratori e delle Imperatrici non furono altro che solennità comandate
dal
Principe e servilmente festeggiate dal popolo, co
altro che solennità comandate dal Principe e servilmente festeggiate
dal
popolo, come abbiam detto di sopra ; e nel frasar
punica furono i puritani della pagana religione, e considerarono sin
dal
tempo di Numa il sentimento religioso e morale co
gl’imperatori divenner cristiani, si dileguò ben presto il politeismo
dal
mondo romano, e il Cristianesimo si diffuse pur a
V Urano e Vesta Prisca avi di Giove
Dal
prospetto genealogico del N° III sappiamo che Ura
r. aveva dato prima d’ Ovidio la stessa derivazione del nome di Vesta
dal
greco Estia : Nam Vestæ nomen a Græcis est : ea e
e specialmente in latino, e se ne trovano ancora tradotti in italiano
dal
francese e dal tedesco ; ma son libri troppo erud
in latino, e se ne trovano ancora tradotti in italiano dal francese e
dal
tedesco ; ma son libri troppo eruditi e di una er
osi personaggi ai più moderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati
dal
Giusti46. Varcati questi sterpi filologici, avan
è detto in quale di esse egli era più giovane, in quale più vecchio :
dal
che deducesi senza tema di errare l’ordine cronol
, fanno uso del patronimico, ossia di un vocabolo derivato o composto
dal
nome del padre di quella data divinità. Il Dio Ur
cioè Apollo, Diana, Mercurio e Bacco. Minerva nacque miracolosamente
dal
cervello di Giove. Il Genio (il cui nome derivava
esso oggetto o alla medesima persona. Il nome più antico è attribuito
dal
poeta al linguaggio degli Dei, e il più moderno a
naturalista afferma che lo Scamandro era un fiume navigabile diverso
dal
Xanto. I moderni Geografi, non che i Letterati e
Amicla. 1511. Danao, già re della Cirenaica nella Libia, cacciato
dal
fratello Egitto, si ricovera nell’isola di Rodi,
o e Tieste, discendenti di Pelope. 1321. Espulsione degli Eraclidi
dal
Peloponneso, per opera dei Pelopidi. 1318. Edi
el pianeta visibile ad occhio nudo, che resta più della Terra lontano
dal
centro del nostro sistema planetario, vale a dire
e di Firenze, a quella, come tant’altre volte, s’attiene il Poeta. » (
Dal
Commento del Can. Bianchi.) 179. Circa all’ori
i mitologi e poeti aggiungono, che le acque del mare furono fecondate
dal
sangue di Urano mutilato da Saturno ; e che da qu
ra danno avvenenza, potere e modestia alla beltà corporale. » 186.
Dal
greco nome Eros (Amore) è derivato in italiano l’
dei signori Noël e Chapsal, che è stato sempre favorevolmente accolto
dal
pubblico, e che riesce molto utile nelle scuole.
xxii capitoli nel periodico fiorentino L’Educazione, e ne fu parlato
dal
Tommasèo nel fascicolo del dicembre 1873 della Nu
ciato spengere il fuoco sacro, era battuta pubblicamente colle verghe
dal
Pontefice Massimo, e quella che avesse mancato al
insegnamento3. Di tali divinità il cui ufficio si conosce e s’intende
dal
significato del loro stesso nome ve n’era un bel
ne se il vocabolo stesso Penati discenda in linea retta o collaterale
dal
troiano linguaggio, come i Romani dai Troiani. E
ico ; e il non plus ultra delle colonne d’Ercole li tratteneva ancora
dal
passar lo stretto di Gades (ora di Gibilterra) e
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