rafica, e quali cagioni concorsero a propagarla. 2. Come l’uomo passò
dalla
vera ad uno spettro di religione, la scienza dell
ne — L’uomo cadde da questo stato, addivenne selvaggio, la iniziativa
dalla
dispersione del genere umano, e cagioni fisiche c
rimo parlar degli uomini essere tutto per miti, se ne trae un esempio
dalla
Repubblica di Platone, ragioni ed altri esempii,
correa, che l’alma era del mondo. V. Monti, i romantici. 1. C advva
dalla
intellettiva della miglior parte degli uomini la
are in mezzo alcune nozioni preliminari, onde additar le cagioni, cui
dalla
religione primitiva dell’ Vno si venne a quella d
no di Dio, ed appresa dall’uomo dal solo intuito, o, per meglio dire,
dalla
semplice apprensione dell’ Ente, non può nascere
cioglie dall’argilla onde è plasmato. Poscia oscurato questo concetto
dalla
immaginazione, e non presentandosi alla escogitat
, consiste nella rivelazione soprannaturale trasmessa dall’autorità e
dalla
tradizione : questo è il pensiero ortodosso, che
piena d’interruzione, non cominciando che dopo la caduta, è tracciata
dalla
ragione umana, che manca di autorità tradizionale
far meglio vedere lo sdrucciolo di non poca parte dell’umana famiglia
dalla
vera religione dell’ Ente in quella degli esisten
culto degli ordini civili, e farle abbandonare e fuggire alla rinfusa
dalla
terra natia, a chiamarla ad un’isolamento, a disp
Dee attribuirne qualche parte alla Dea Cloacina(2), o a Volupia, che
dalla
voluttà si ebbe questo nome ; o alla Dea Libentin
voluttà si ebbe questo nome ; o alla Dea Libentina, che fu così detta
dalla
libidine ; o al dio Vagitano, che presiede a’vagi
’uomo e della vita dell’uomo, descrive un’antro, ove va rinchiusa fin
dalla
infanzia una moltitudine di uomini gravati di cat
de’matrimonii solenni, stringe in vece al seno una nube : indicavasi
dalla
istoria poetica con questi due miti la leggerezza
lo smodare per ogni estremo fè ad essi cambiare significato. E prima
dalla
ignoranza. I primi abitatori della terra quando a
rrazioni vere, ma fittizie, immaginarie, fantastiche, quali nascevano
dalla
ignoranza. Lo smodare de’costumi oscurò ancora di
i e sconosciuti, chiamandovi il traffico, quando l’ebbero disgombrati
dalla
orridezza di natura, che li circondava, e tutelat
coro degl’immortali, una diva dal cervello di Giove, Minerva ; un dio
dalla
coscia dello istesso Giove, Bacco ; un’altro dall
ni, e tutto e quanto v’ha nel mondo costar di numeri, e tutto nascere
dalla
armonia e concento di loro(3) ; o dagli atomi, co
e, che tutto lo informasse, quale anima grande un corpo vastissimo, e
dalla
maestà delle parti, dall’ordine, dall’avvenenza i
’aggregato di contrarii concorrenti in uno, con ragione viene gettato
dalla
Discordia — e di morale, chè per Paride qui s’int
greggi di Admeto, interpetrazione di questo mito. 24. Concetti tolti
dalla
Scienza Nuova del Vico intorno a questo nume, com
ercurio tutti allusivi alla parola. 28. Diversa interpetrazione tolta
dalla
Scienza Nuova del Vico. 29. Marte — come questa d
ano, come Giunone, cioè l’aria, l’etere, le biade ; Diana, la caccia,
dalla
quale gli antichi e soprattutto i selvaggi campav
terra ; di Vaticano ne’vagiti degl’infanti ; di Dea Levana, levandoli
dalla
terra ; di Dea Cunina tutelando le cune. Non è al
Diva Educa. Dal terrore onde son presi gl’infanti è detto Paventina ;
dalla
speranza, che a noi viene, Venilia ; dal piacere
io vuole, che Bacco vedendo andare a male il suo esercito nelle Indie
dalla
pestilenza, Bacco menollo in un luogo più salubre
ono creduti come Iddii anche in tempi non di molto remoti ; sì perchè
dalla
istoria è dato principio al secolo degli eroi con
tenuto come il Dio delle ricchezze ; perciocchè tutte le cose vengono
dalla
terra, e nella terra ritornano. Il padre delle ri
a Plutone importa il significato di ricchezze, che solo a noi vengono
dalla
terra, e. gli si assegna lo imperio dello inferno
’nobili appo i Persiani e gli Americani di spiccare uno o più capelli
dalla
loro chioma : e forse quindi dissero la Gallia ch
raendone la etimelogia, si vuole così denominato a mercium cura, cioè
dalla
cura che si credeva degli obbietti posti in comme
cura che si credeva degli obbietti posti in commercio ; e l’Agostino
dalla
parola medicurrus, mediuscurrens, ossia come colu
o inferno, carattere proprio di un messaggiero dal cielo alla terra e
dalla
terra al cielo. I miti raccontati di questo nume
e, o come altri vogliono Διοστορος, vocale — Εριουνιος, utile, e ciò
dalla
utilità della parola. A simulacri di lui si mette
d’inestimabile valore quando altri venisse battuto con questa, e ciò
dalla
utilità della correzione. A questa verga si ponev
come narra Virgilio, richiama a vita socievole i clienti, che usciti
dalla
protezione degli eroi, erano ritornati a disperde
igii di valore. Per questo meglio può dirsi esser Marte un Dio creato
dalla
politica degl’imperi, per risvegliare negli animi
e, intendendosi con l’uno non altro che l’etere, con altra l’aria ; o
dalla
sola Giunone, chè il fuoco e le fiamme si aliment
, che sentivano coloro, che erano colpiti da tali fulmini, e lanciati
dalla
destra dell’altitonante Giove. Capitolo III.
ppigliarsi a quelle interpetrazioni, che gli sembreranno non disviate
dalla
ragione, e riggettare quelle, che gli parranno de
rella e moglie, perchè i primi matrimonii giusli, ovvero solenni, che
dalla
solennità degli auspicii di Giove furono detti gi
ma tennero i connubii esclusi alla plebe. Ma da’ Greci fu detta Ηερα,
dalla
quale debbono essere stati detti essi eroi, perch
a. Questa Diva non poteva essere immaginata nella mente de’poeti, che
dalla
riconoscenza, volendo tributare onori divini a co
re. Quanto sia a proposito questa etimologia non può cadere in dubbio
dalla
interpetrazione del seguente mito — Fu creduto da
o, cui si vuole intendere l’agricoltura, onde viene a noi il frumento
dalla
terra coltivata ; perciocchè Proserpina, come dic
ude sotto terra, rappresentato da Plutone, e vi è rattenuto disgiunto
dalla
parte superiore del globo... e questo spirito si
periore del globo... e questo spirito si finse di essere stato rapito
dalla
terra, perchè vi viene raffrenato e rattenuto qua
olare — co’leoni, non esservi belva sì fiera, che non venga ammansita
dalla
tenerezza materna, oppure non esservi angolo di t
agni sono Suadela e Mercurio, poichè coloro che si amano restan presi
dalla
grazia e dalla parola. Esiodo(1), assegna a loro
la e Mercurio, poichè coloro che si amano restan presi dalla grazia e
dalla
parola. Esiodo(1), assegna a loro il riso e il do
nto anni coloro che dopo morte andavano insepolti. Era detta Trivia o
dalla
triplice sua apparenza, o che presedeva come Giov
vano nel suo tempio ad appiccarvi il timone, quando venivano scampati
dalla
tempesta. A lei i cacciatori su l’ara di Dittinna
divinità, simbolica proprio della terra, perocchè tutte le cose fatte
dalla
terra si risolvono in essa, e poscia da essa di n
i tutti ; e con altro nome Camene, che può interpetrarsi canto ameno,
dalla
dolcezza del loro canto : Altri derivano il nome
ti, che servono a dar principio, sviluppo e compimento ad un poema. E
dalla
lettura delle opere dello stesso Pausania apprend
, cui scorgesi essere Ercole non altro che il Sole. 61. Pruove tratte
dalla
istoria, onde dimostrare sotto il nome di Ercole
izione umana, un eroe che poco curando le cose della terra si innalza
dalla
terra come l’aere su tutte le altre cose. Parlere
i disse di lui di aver morto un terribile Leone, che shuffando fiamme
dalla
bocca desse lo incendio alla selva Nemea. Era que
are le biade mature dal color dell’oro, tre colori che vanno impressi
dalla
natura nella spoglia della idra. E per questo anc
bino. Come del pari si disse di Bellorofonte di aver morta la chimera
dalla
coda di serpe, dal petto di capra, indice della t
o’pomi di oro le spighe del frumento, che furono considerate come oro
dalla
grande utilità che portarono alle umane aggregazi
o. In questo mito si nasconde una verità, che non può andare discorde
dalla
istoria vera. I tre corpi dati dalla favola a Ger
ità, che non può andare discorde dalla istoria vera. I tre corpi dati
dalla
favola a Gerione forse non erano che tre corpi di
ccia, scorgendo di non poterlo uccidere altrimenti, venendogli sempre
dalla
terra istessa porte nuove forze. Taluni interpetr
vuole eseguite da Ercole. Nè Ercole, diceva Macrobio(2), va estranio
dalla
potenza del Sole, il quale trasfonde negli uomini
rza, che li raggiunge a gli Dei, ed egli improntava questo sentimento
dalla
scuola Pitagorica, in cui fu creduto essere Ercol
umana — r sponde al passar del sole nel segno dei Pesci, ed è fissato
dalla
levata Eliaca del Pegiso, che avanza il capo su l
è indicato dal levarsi della nave Argo, dal tramonto di Antromeda, e
dalla
sua cintura, dalla Balena, e dal levarsi di Medus
arsi della nave Argo, dal tramonto di Antromeda, e dalla sua cintura,
dalla
Balena, e dal levarsi di Medusa, e dal tramontare
onduttore dei buoi di Icaro. XI. Ercole trionfa di un cane spaventoso
dalla
coda di serpente, e dal capo di ceraste — rispond
à rimescolato tutto l’orbe, se gli uomini infieriti non si rattengono
dalla
guerra. Vna alle Ore io presiedo alle porte del C
regno vegetabile ed animale, e tante esalazioni ed umori che vengono
dalla
terra e dalle acque per ravvivare la natura istes
, l’altra a serendo, (4). Tvtilina e Tvtano — Portavano questo nome
dalla
tutela delle cose, cui si facevano presedere. Var
io della favola per Camillo Benucci Introduzione Illuminati
dalla
fiaccola della verità ; rischiarati dal lume dall
ompleto, che la natura ha posto nel compimento di tutte le sue opere,
dalla
vita fisica dell’uomo, fino alla riproduzione del
una guida sicura, e per quanto più potemmo, dettagliata ed esplicita,
dalla
quale venisse loro additata la vera configurazion
a della Mitologia da quei vocaboli che ne compongono la nomenclatura,
dalla
lettera A fino alla Z, apponendo sempre per maggi
e compongono l’eterno poema, assai di soventi immagini e figure tolte
dalla
Mitologia. Soprattutto nella prima Cantica dell’
migrazioni delle colonie orientali, alla guerra trojana. Seconda età,
dalla
prima guerra nazionale, all’ordinamento delle for
, dalle legislazioni greche, alla preponderanza macedone. Quarta età.
dalla
preponderanza macedone, alla distruzione di Corin
simo,26 sparisce e diventa null’altro che un sogno allegorico, ideato
dalla
fervida immaginazione d’un poeta. Di contro a que
iò avviene solo perchè la immaginazione dell’uomo, esaltata ed accesa
dalla
superstizione, e da tutti gli errori di un’età ba
uesta supremazia incontrastata, nello incivilimeato del mondo antico,
dalla
loro relazione, e dall’ordinamento politico, che
proficua esercitando un’azione meno diretta ed immediata. L’arte nata
dalla
verità, dalla contemplazione delle bellezze del c
itando un’azione meno diretta ed immediata. L’arte nata dalla verità,
dalla
contemplazione delle bellezze del creato, deve te
ranza delle tradizioni mitologiche ha, come i simboli, la sua origine
dalla
fantasia inculta degli antichi, i quali non giung
lo con un calcio da Giove, sucopadre45, e molti altri fatti ricordati
dalla
tradizione mitologica, e configurati nei suoi mit
ono il mondo come una macchina portentosa, moderata dall’attrazione e
dalla
repulsione, ma ne fecero un tutto vivente, animat
let — La femme — Chap. XI. I secoli trapassano come i vetri dipinti
dalla
lanterna magica ; il mondo è la parete dove si ri
e a portarie luce e calore, pure ella conosce egualmente che i giorni
dalla
mano del tempo cadono irrevocabili nello abisso d
Greci era questo il nome di una divinità esistente prima del caos, e
dalla
quale tutti gli altri numi avevano avuto origine
Arcadia conosciuta sotto il nome di Figalia. Questo soprannome deriva
dalla
parola greca αϰσατον che significa vino puro senz
a quelle che avevano dei tempî dedicati al loro culto sulle montagne,
dalla
parola greca αϰρος che significa luogo elevato. 8
phagia. 104. Ades. — Così veniva denominato Plutone come re dei morti
dalla
parola greca αιδδης o αδἠς oscuro invisibile ; co
tura. Dotata di uno spirito irrequieto ed avventuriero fuggì di notte
dalla
città di Argo, ed approdò felicemente a Samo, ove
ome ad uno dei cavalli di Plutone, facendo derivare il nome di Aetone
dalla
voce greca αιδως nero mentre codesto nome signifi
to nome veniva denotata Venere perchè i poeti dicono ch’ella nascesse
dalla
schiuma del mare. 150. Agamede e Trofonio figli d
e. 154. Aganapidi. — Con questo nome venivano designate le nove muse,
dalla
fontana Aganippe a loro consacrata. 155. Aganipp
o all’età virile, Ati di cui Agdisto erasi perdutamente invaghito, fu
dalla
ninfa sua madre inviato alla Corte del re di Pess
. Vedi come sopra. 169. Agdo. — Pietra di una grandezza straordinaria
dalla
quale è credenza generale che Deucalione e Pirra
ente. 173. Agelia. — Soprannome dato a Minerva, e forse a lei imposto
dalla
Città di Ageliana dove essa era singolarmente ven
glio di Nettuno e di Livia. Egli sposò Telephassa detta anche Agriope
dalla
quale ebbe Europa, Cadmo, Fenicio e Cilicio. Giov
rsi templi che essi avevano sulle pubbliche piazze delle varie città,
dalla
parola greca αγορα, che significa piazza. Per la
dre di sei principi, mentre ella non aveva che un solo figlio. Spinta
dalla
sua cieca passione, ella uccise una notte il suo
In cotal rete Io quel furente di delira febbre, Sospinsi, avvolsi. Ei
dalla
strage alfine Poi che cessò, bovi ed agnelli insi
impadronirono di Roma, i quali per altro furono ben presto ricacciati
dalla
città, ed allora Camillo, per espiare la negligen
Nome di Ercole dall’avo Alceo. Minerva era anche soprannominata Alcea
dalla
parola Alce che significa forza. Vi erano delle d
ver dato morte al padre suo, non gli serbassero la stessa sorte fuggì
dalla
Grecia e venne in compagnia di alcuni familiari i
glia con Enea. 318. Amathontia o Amathusa. — Venere era così chiamata
dalla
città di Amatunta. Amathusia fu anche il nome del
a Plutone perchè amò una ninfa a nome Menthea, la quale gli fu tolta
dalla
moglie Proserpina. La parola Amentheo significa p
rmato di quante avea detto Mirra, e sdegnato la maledisse e la cacciò
dalla
sua casa insieme al figlio ed al marito. Mirra co
ulla mitologia. Cinira addormentato in una sconcia positura, e deriso
dalla
nuora che egli poi maledice e discaccia dal tetto
Feste in onore degli Dei Dioscuri i quali venivano anche detti Anaci
dalla
parola greca Λναξ che significa protettore. 361.
uale la Dea veniva rappresentata al momento della sua nascita uscendo
dalla
spuma del mare. 364. Anagogie. — Feste in onore d
’amor suo, ma la fiera giovanetta lo respinse crudelmente cacciandolo
dalla
sua presenza. Dopo pochi giorni Iffi morì di dolo
rotonda, che Numa Pompilio disse esser caduto dal cielo, e dipendere
dalla
conservazione di esso il destino di Roma. Tito Li
o le deità tutelari dei servi e delle serve. Venivano così denominate
dalla
pardla Anculari che significa servire. Per la ste
Venere marina, di cui la favola racconta che uscì dal mare, nascendo
dalla
spuma delle onde. Andiomena significa che esce da
al mare. 392. Andirina. — Soprannome della madre degli Dei. Le veniva
dalla
città di Andira, nella quale essa aveva un tempio
i Plinio erano ermafroditi. Questa credenza è maggiormente avvalorata
dalla
etimologia della parola, poichè in greco αςρεγ va
θος fiore e Φερω portare. 463. Anthia. — Soprannome dato alla fortuna
dalla
città di Antrim nel Lazio, in cui ella aveva un t
acconta che Cerere, sotto la figura di una vecchia, si fosse riposata
dalla
fatica di correre in traccia di sua figlia, a’lor
o paterno, la perseguito, e la dette in custodia a sua moglie Darcea,
dalla
quale Anthiope ebbe a soffrire ogni peggior tratt
e. 485. Aone. — Figlio di Nettuno. Essendo stato obbligato di fuggire
dalla
sua patria, per ragioni che la favola non ripete,
nella nuca. Da questo fatto l’istituzione delle feste dette Apatuarie
dalla
parole greca απαη che significa inganno. Il perio
o agli Dei ; nel terzo si classificavano tutte le giovani persone che
dalla
propria tribù venivano ad Atene per essere ricevu
, secondo altri scrittori, il nome di Apatuarie a queste feste, forse
dalla
parola greca απατορες che significa senza padre.
a Venere Apatuaria. 490. Apefanzio. — Soprannome di Giove a lui dato
dalla
montagna Apefae nella Nemea, che gli era consacra
arte. 530. Areopago. — Famoso tribunale d’Atene. Questa parola deriva
dalla
voce Ares, che era un soprannome di Marte, perchè
ianna o Ariadne. — Figlia di Minos re di Creta. Ella fu così commossa
dalla
bellezza e gioventù di Teseo, il quale dovea comb
r. 56.) Arione fu pure il nome del cavallo che Nettuno fece sorgere
dalla
terra con un colpo del suo tridente, allorchè sos
figliuola d’ Arpalico re della Tracia, la quale secondo Igino fu fin
dalla
prima infanzia educata come un uomo al maneggio d
rato in una foresta Imolo re di Lidia, questi restasse talmente preso
dalla
straordinaria bellezza di lei che la inseguì per
lo, il quale precipitando da una sterminata altezza su di alcuni pali
dalla
punta acutissima mori fra i più atroci tormenti.
vino, sicchè egli in un accesso di follia stuprò sua figlia Medulina,
dalla
quale fu ucciso. 601. Aruspici. — Venivano così c
li. Quelli che persisterono nell’empio disegno furono tutti fulminati
dalla
celeste vendetta. 648. Astrena. — V. Astirena. 64
sendo un giorno insieme in un tempio dedicato a Cibele, essi accecati
dalla
passione che li dominava, dimenticarono il luogo
attivi trattamenti costrinse Prisso ed Elle suoi figliastri a fuggire
dalla
casa paterna. 659. Atea o Ata. — Dea malefica che
nte battè la terra, e ne uscì un cavallo ; mentre Minerva fece uscire
dalla
terra un albero d’ulivo. Allora il tribunale aggi
o fece morire Sangaride ; e allora Ati disperato si lasciò traspotare
dalla
sua passione fino a recidersi le parti virili e s
ie di un ignoto avventuriero stava per ucciderlo, allorchè spaventata
dalla
vista d’un serpente, essa si arrestò e fu questa
e dei suoi bestiami, quando lo avesse aiutato a netture le sue stalle
dalla
gran quantità di letame che infettava l’aria nel
lla maniera di cibarsi. Presso i Pagani si diceva ab avium ispectione
dalla
ispezione degli uccelli come aurispizio dall’ispe
cchiade. — Famiglia Corintia, così detta da Bacchia, figlia di Bacco,
dalla
quale essa pretendeva discendere. Questa famiglia
ori della Favola, come il Vossio, il P. Tomasino e Mons. Huet, emerge
dalla
simiglianza di Bacco, divinità pagana, e la sacra
erpina, rapita da Plutone. ….la cortese vecchia, benchè lenta. Mossa
dalla
pietà, dal santo aspetto. Cercò farla restar di s
VIII trad. di Dell’Anguillara. 754. Bebrici, — Popoli che sortirono
dalla
Tracia, per andarsi a stabilire nella Bitinia. So
na di queste. Boccart, nelle sue opere, trae l’origine delle Bettille
dalla
pietra misteriosa di Giacobbe sulla quale mentre
sue voglie, pianse tanto che fu cangiata in fontana. V. Cauno. Qual
dalla
scorza incisa esce la pece. Qual dalla terra grav
a in fontana. V. Cauno. Qual dalla scorza incisa esce la pece. Qual
dalla
terra gravida il bitume, Qual l’onda che già neve
rgo re della Tracia. Alcuni scrittori dicono che tal nome gli venisse
dalla
scure di cui egli si servì per recidersi le gambe
a racconta che appena divenuto adulto rapì Oritia, figlia di Oricteo,
dalla
quale ebbe due figli Calaide e Zeto. Subito scuo
ad Achille, volendo ritenerla per sè. ….. e mi pensai dal punto Che
dalla
tenda dell’irato Achille Via menasti, o gran re,
vendolo egli ucciso, ne seminò i denti, e, come per incanto, uscirono
dalla
terra degli uomini armati, dei quali solo cinque
loro riserbate le più grandi sventure. Allora, afflitto e scoraggiato
dalla
crudele profezia, si esiliò con la moglie dal pro
furono fra i combattenti delle Arpie allorchè queste furono scacciate
dalla
Tracia. V. Arpie. Essi furono uccisi da Ercole du
impici. 908. Callipica. — Uno dei soprannomi di Venere, che le veniva
dalla
bellezza fisica di una parte del suo corpo. 909.
canto. 917. Camene. — Soprannome delle Muse, che trae la sua origine
dalla
parola cano, io canto. I pagani ritenevano che le
rdiana del Tartaro, la quale fu uccisa da Giove, quando questi trasse
dalla
prigione infernale i suoi zii Titani. È opinione
diaco. 935. Candarena. — Detta anche Candrena : soprannome di Giunone
dalla
città di Candara nella Pafaglonia, ov’era adorata
nemente sotto il nome di Canenza, al dire di Ovidio, ebbe questo nome
dalla
incomparabile bellezza della sua voce : fu figliu
l nome che porta. 960. Cariatide. — Soprannome di Diana, a lei venuto
dalla
festa detta Caria, che le donne della Laconia cel
lo precedente. La istituzione di queste cerimonie ebbe la sua origine
dalla
riconciliazione delle dame romane coi loro mariti
a fontana Castalia. 991. Castalidi. — Nome collettivo dato alle muse,
dalla
fontana Castalia ad esse consagrata. 992. Castali
fuochi di S. Elmo e di S. Nicola, a cui anche oggidì si attribuisce,
dalla
superstizione religiosa, certo potere di buon aug
a città di Tibur, in Italia. 1001. Catinenzia. — Soprannome di Cerere
dalla
città di Catania, in Sicilia, ove essa aveva un t
edificaro. Virgilio — Eneide — Lib. II. trad. di A. Caro. E dentro
dalla
lor flamma si geme L’aguato del caval che fè la p
Plinio stesso, il quale fa datare l’uso della macchina detta ariete,
dalla
epoca della caduta di Troja, e considera quello i
munemente si dava il soprannome di Celana, o Celene, alla Dea Cibele,
dalla
città di Celene nella Frigia, ove era particolarm
Fiume della Jonia. Si credeva che nelle sue acque fosse stata tuffata
dalla
nutrice la piccola Latona, appena la madre l’ebbe
ibro IX trad. di Dell’ Anguillara. Vi fu anche un tessalo ricordato
dalla
tradizione mitologica sotto il nome di Ceneo, il
cettore di Achille. (V. Chirone) Ercole dopo aver cacciati i Centauri
dalla
Tessaglia li disfece. Che giova a noi, se grande
ominato Cillenio. 1110. Cilleo. — Soprannome di Apollo che gli veniva
dalla
città di Cilla, nella Beozia, dove egli aveva un
osta in luogo scoperto aveva la prerogativa di non essere mai bagnata
dalla
pioggia. 1122. Cinghiale di Erimanto. — V. Eriman
tradizione mitologica narra che fu in quest’isola che Venere nascesse
dalla
spuma del mare gli abitanti di quest’isola avevan
denominata Iride. 1163. Clario. — Soprannome di Apollo che gli veniva
dalla
città di Claro o Claros, dove egli era particolar
il nome di una vestale, la quale accusata di libertinaggio fu salvata
dalla
dea Vesta, che operò un miracolo per provare la v
e tirato a terra il vascello sul quale la madre degli dei, ritornando
dalla
Frigia, si era arrenata sulle rive del Tevere, e
Clausio. — Dio che veniva invocato nella chiusura delle porte. Deriva
dalla
parola latina cludere, chiudere. 1167. Clava. — Q
quale, d’accordo con lei, assassinò Agamennone, quando questi ritornò
dalla
guerra, e si rese padrone de’suoi stati, usurpand
devano ch’egli avesse esistito prima della creazione del mondo, e che
dalla
sua bocca fosse uscito il primo uovo, che dette p
i e dei festini. Veniva rappresentato sotto le sembianze d’un giovine
dalla
faccia arrossita per l’ubbriachezza, e col capo c
ndo la tradizione favolosa questa pianta nacque dal sangue che grondò
dalla
testa di Medusa, allorchè Perseo nascose quella t
di essi il furore della dea stessa V. Bali. Gli Ateniesi ereditarono
dalla
Tracia il culto di questa turpe divinità. La cron
ato ucciso da suo figlio Altmeno. Questo giovane principe, spaventato
dalla
sventura che minacciava suo padre, prima di esili
sventura che minacciava suo padre, prima di esiliarsi volontariamente
dalla
sua patria, uccise una delle sue sorelle, che Mer
rad. di A. Caro. 1295. Criaforeo. — Soprannome di Giove a lui venuto
dalla
città di Criaforide, nella Caria, dove era adorat
1296. Criaforo. — Figlio di Nettuno e di Medusa. Egli sposò Calliroe
dalla
quale ebbe Gerione. V. Calliroe. 1297. Criforo o
Pelopenneso sul monte Torace, chiamato da allora in poi monte Cuculo
dalla
parola greca Χδων, che significa terra e dall’alt
le per altro egli era ben lungi d’aver perduto. Apollo sdegnato, fece
dalla
Pitonessa rispondere che non sarebbe trascorso mo
nfa delle montagne di Delfo, la quale, al dire di Pausania, fu scelta
dalla
dea Tello per presiedere agli oracoli, che la med
a quelle divinità, il culto delle quali era stabilito e riconosciuto
dalla
legge. Dei particolari. Sotto questa denomi
o di Ercole e di Meganira. 1386. Delone. — Una delle mogli di Apollo,
dalla
quale egli ebbe Mileto. Deione era anche il nome
ttavano un forte grido e fuggivano, come colpite da terrore. Attratto
dalla
curiosità, si avvicinò egli stesso, e colpitto da
e minacciando il re per la sua incredulità. Tarquinio allora colpito
dalla
perseveranza della sibilla, fece interrogare gli
Gli Assiri a doravano una divinità sotto la figura di una donna, che
dalla
cintura in giù aveva il corpo di pesce. Essi avev
irsi dell’anello se non che aperto e vuoto. Non è permesso portar via
dalla
casa del sacerdote di Giove, il fuoco sacro ; è n
una delle figlie di Giove e di Temi. Essa presiedeva alla giustizia,
dalla
parola Διϰς che significa appunto giustizia punit
i chiamavano la costellazione di Arianna che Teseo avea seco condotta
dalla
isola di Creta, ove sorgeva una montagna per nome
o, che ella amò teneramente. Pigmalione, fratello di Didone, accecato
dalla
passione dell’oro uccise il cognato per impadroni
vi che stavano nel porto, e accompagnata da gran numero di seguaci, e
dalla
sua più giovane sorella, a nome Anna, parti coi t
cominciò ad edificare la citià di Cartagine. Iarba intanto soggiogato
dalla
bellezza di lei, la chiese in isposa ; ma essa re
’offerta in memoria dell’ucciso consorte, e vedendo che Iarba, offeso
dalla
inattesa ripulsa, marciava contro la nascente Car
— Detto anche Dioniso : con questo nome veniva indicato il dio Bacco,
dalla
città di Nisa, ove era stato allevato, e dove ave
di una pericolosa squinanzia che attaccò gli uomini e gli animali, e
dalla
quale si credeva che la dea Angeronia avesse libe
o per tutta la Grecia. Quanto ella favola delle colombe, essa avviene
dalla
parola Greca Πελεια, che significa colomba. 1488.
gli dei, all’ombra di un gran platano, che sorgeva a qualche distanza
dalla
riva, uscì di sotto l’altare preparato pel sacrif
ri del culto idolatra presso i Galli Celtici. Questo nome veniva loro
dalla
parola Deru, che in lingua celtica vuol dire quer
ue frange la nuca, Cosi malconci entrambi il fier Tidide Precipitolli
dalla
biga… Omero — Iliade — Libro V trad. di V. Monti
a vera nascita. Edipo per disperazione si acciecò, e fuggi per sempre
dalla
sua vera patria. 1552. Edo. — Figliuola di Pandar
i amavano così teneramente ed erano così felici, che, resi orgogliosi
dalla
loro stessa felicità, osarono dire che si amavano
presiedevano alle acque e che più comunemente venivano dette Idriadi,
dalla
parola greca Υδρδς, che significa acqua. 1570. Ef
figlio di Etra, avea toccato l’età dell’adolescenza ed avea ricevuta
dalla
principessa Trezenia la spada del padre, onde Ege
lle vele nere le bianche, siccome avevano promesso ad Egeo, il quale,
dalla
riva vedendo il fatale colore, si precipitò nel m
scili nel loro intento, se Teti non avesse persuaso Egeone a mettersi
dalla
parte di Giove, il quale, memore di questo servig
lo spirito legislatore umanato sotto la figura di un re della terra,
dalla
poetica ed iperbolica favella delle primitive mit
re dei numi e che egli aveva chiamata col nome particolare di Egida,
dalla
parola greca άηξ άηγδς che significa Capra. 1583.
ηξ άηγδς che significa Capra. 1583. Egide. — Mostro spaventevole nato
dalla
Terra, il quale vomitava fuoco e fiamme, e fumo d
vernati da una lunga serie di re, dei quali solo pochi sono ricordati
dalla
tradizione mitologica, si attennero a reggimento
e inimicizia gli Ateniesi e gli Egineti, i quali furono poi scacciati
dalla
loro isola, e vedendosi costretti a cercare altro
, nacque da questo involontario incesto Egisto, il quale, abbandonato
dalla
madre in un bosco, fu allattato da una capra, e p
si chiamò pure una giovanetta Spartana che, secondo la tradizione, fu
dalla
sorte destinata ad esser vittima espiatoria in un
traprendere il suo viaggio per le Indie, liberò i popoli della Beozia
dalla
schiavitù, e fece in memoria di ciò fabbricare un
rito, e mandò ad Eliopoli un plico suggellato, nel quale però, spinto
dalla
sua miscredenza, egli non scrisse nessuna domanda
riete dal vello d’oro, e traversare lo stretto che divideva la Troade
dalla
Tracia e fuggire in Colco. Allorchè ella si vide
uno dei compagni di Ulisse che, insieme agli altri seguaci di lui, fu
dalla
maga Circe, cangiato in majale. Avendo riacquista
ificò il tempio di Bacco, noto sotto la strana denominazione di Bacco
dalla
bocca aperla. Plinio, nelle sue cronache, e con l
ad immergere il suo braccio nella gola dell’animale, liberandolo così
dalla
sua sofferenza. In memoria di questo fatto, ed in
inità, il cui nome primitivo era Malpadia, e che poi fu detta Emitea,
dalla
parola Greca Ἐμιδεα Semidea, secondo che suona il
ale e costante nella generalità dei cronisti ; eguaglianza che emerge
dalla
etimotogia stessa dei nomi. In fatti, la parola E
ando nella Campania si recò a Cuma nel tempio dedicato ad Apollo, ove
dalla
bocca della celebre Sibilla Cumana, s’ebbe la riv
nde visitare l’ombra di suo padre Anchise, morto a Drepano. Ritornato
dalla
regione delle ombre, andò nel Lazio, ove Latino,
i però stanco delle cure del regno, e reso impotente al grave ufficio
dalla
vecchiezza, abbandonò il reggimento dei suoi stat
la Tessaglia. La tradizione racconta ch’egli fu passionatamente amato
dalla
ninfa Tiro, della quale era nello stesso tempo in
guastarono interamente le loro campagne, a cagione delle fosse fatte
dalla
corrente, per modo che le loro terre divennero af
a ritrovare Enone sul monte Ida, ma questa per vendicarsi lo scacciò
dalla
sua presenza. Però essendone perdutamente innammo
vinazione che si faceva per mezzo di uno specchio ; ed era così detta
dalla
parola greca ευοπιρου ; che significa appunto spe
o l’animale una grossa pietra, ed allora i figli d’Ipocoonte uscirono
dalla
casa e senza ascoltar ragione accopparono di bast
io — Metamorfosi — Lib. I. trad. di Dell’anguillara. Giunone, spinta
dalla
gelosia, ordinò ai Cureti di rapire quel frutto d
ella significazione di benefico, avendo questo dio liberata l’Arcadia
dalla
peste. Forse per la stessa ragione, aveva Apollo
Epiponsia. — Soprannome data a Venere per indicare che essa era nata
dalla
spuma del mare. 1743. Episcafie. — Dalla parola g
aordinarie fatiche, che il geloso odio della dea gli avea imposto fin
dalla
culla. Malgrado la formale asserzione di Erodoto,
ioni completamente differenti. La etimologia che fa derivare Eraclide
dalla
parola racal, che significa errante, colono, merc
co codesta ampia suddivisione di un sol mito, fu sempreppiù aumentata
dalla
tendenza viziosa di ridurre alle proporzioni uman
se e si decise a seguire il cammino della Virtù ». Un giorno tornando
dalla
caccia Ercole si incontrò con gli araldi che Ergi
gloriosa spedizione contro Ergino, Ercole, continuamente perseguitato
dalla
gelosia di Giunone, fu per opera di lei colpito d
di Apollodoro, in questa città che egli ricevette per la prima volta
dalla
Pitonessa il nome di Ercole. L’Oracolo gli rispos
uscire dai flutti un toro di una bellezza sorprendente. Minos colpito
dalla
straordinaria bellezza dell’animale, lo mandò nei
di, i quali erano custoditi da un terribile drago che vomitava fiamme
dalla
bocca. Ercole combattè il mostro e l’uccise. Fina
te egli lottò col gigante Anico, e similmenie lo uccise, sollevandolo
dalla
terra, e togliendogli così lo strano privilegio c
, è di essere un gran bevitore, per il che lo si vede uscir vincitore
dalla
lotta contro Lepreo, famoso nelle sfide bacchiche
ori, Megara era già morta a quell’epoca, uccisa insieme ai suoi figli
dalla
mano stessa di Ercole. Poco tempo dopo il suo rit
ne. L’oracolo novellamente interrogato, rispose che Ercole guarirebbe
dalla
sua malattia, allorchè sarebbe venduto come uno s
ntro i Tesprodi ; avendo presa Efira di cui era re Fileo, Ercole ebbe
dalla
figlia di questo principe a nome Antigone, e seco
ofocle differisce molto da questa : Ercole da quindici mesi è lontano
dalla
città di Trachina senza che Dejanira conosca il l
ggiorno. L’eroe serviva allora la regina Onfale, e parte direttamente
dalla
Lidia per assediare la città di O calia di cui si
a che il tosco Senti della fatal veste di Nesso, Svelse nel suo furor
dalla
radice I tessalici abeti, e nell’Eubeo Lica scagl
o per nome Morsimio. Mentre il rogo bruciava, il fiume Diraso scaturì
dalla
terra per portare qualche refrigerio alle soffere
oro Boario. Il suo famoso altare detto Ara Maxima, istituito da prima
dalla
famiglia dei Politioni, fu in seguito servito dag
a, ce lo rappresentano appena poppante che strangola i draghi mandati
dalla
gelosia di Giunone a farlo morire. Le sue membra
gola e in tutte le vene. Erisittone svegliatosi sentendosi a divorare
dalla
fame cominciò dal mangiare avidamente tutto ciò c
rea — In Eritra, città della Beozia, visse questa sibilla, conosciuta
dalla
tradizione sotto il nome di Eritrea dal suo paese
tte città scoprirono la statua, posero in opera tutt’i mezzi ciascuno
dalla
sua parte per tirarla alla propria spiaggia, ma n
dre e della madre. Ancor giovanetto, bagnandosi nella fonte custodita
dalla
ninfa Salmatide, questa, vedendolo così bello se
esta di sparviero o di cane. La statua poi di Ermanubi si riconosceva
dalla
sua tunica senatoria e perchè aveva nella mano de
un’altra Ermione che fu figlia della famosa Elena e di Menelao. Fino
dalla
sua infanzia Ermione fu promessa in moglie ad Ore
Leandro, abitante della città di Abido, posta sulla spiaggia del mare
dalla
parte dell’Asia. Essendo da imperiose ragioni obb
re una donna. La maggioranza di questi scrittori trae il nome di eroe
dalla
parola greca Ἐρως che significa amore. Le anime d
e dai Romani : era figlia di Tazio re di quei popoli. Romolo, colpito
dalla
bellezza di lei, la prescelse come sua sposa e n’
po aver richiamati alla vita Ippolito e Glauco, fu egli stesso ucciso
dalla
folgore che Giove gli lanciò temendo che il progr
alla vista del suo popolo un serpente di bronzo la cui vista guariva
dalla
peste. Più tardi, nell’infanzia del cristianesimo
29. Eslchia. — Nella città di Clazomene si dava questa denominazione,
dalla
parola greca Ἠονπα che significa silenzio, alle s
esso, a patto però che gli avrebbe restituito il tutto al suo ritorno
dalla
Colchide. Compiuta la gloriosa spedizione degli A
erni. La tradizione narra che Giasone, divenuto adulto al suo ritorno
dalla
conquista del Vello d’oro, trovando suo padre vec
morto in seguito di ciò prima che suo figlio Giasone fosse ritornato
dalla
Colchide, che sua moglie pazza di dolore, si foss
ire di Esiodo, le Esperid i furono, senza carnale commercio, generate
dalla
Notte, a somiglianza delle Gorgoni, delle Parche,
a di fresco tosata di una pecora lattante ; il tutto volgendo il viso
dalla
parte ove nasce il sole, e finalmente offerendo t
lo. Polinice allora, deluso nelle sue mire ambiziose, e punto al vivo
dalla
mala fede fraterna, ricorse al suo suocero Adrast
Secondo il citato scrittore, l’etere, nacque col giorno, dall’Erebo e
dalla
Notte, figliuoli del Caos. 1852. Eternità — I Rom
esta. 1857. Etolo — Così ebbe nome il terzo figlio che Endimione ebbe
dalla
ninfa Naide. Divenuto adulto, Etolo si ritirò pre
rreva il decimo anno del famoso assedio, allorchè Ettore, inorgoglito
dalla
fortuna che arrideva propizia alle armi trojane,
compassione allo spettacolo miserando, preservò il cadavere di Ettore
dalla
putrefazione e coprì il corpo dell’eroe con la su
i questo Eumeo, che si ricoverò Ulisse, dopo venti anni di lontananza
dalla
sua patria ; e fu con l’ajuto di questo fedel ser
fiume Alex o Alice, (che divideva le due città di Locri e di Reggio),
dalla
parte della città di Locri mentre restavano mute
quale fu la prima a riconoscerlo quando egli ritorno un giorno ferito
dalla
caccia al cignale. Omero ripete che Laerte, padre
r suo. Euridice fu anche il nome di una figliuola, che Endimione ebbe
dalla
ninfa Asterodia. 1901. Eurimedonte. — La favola d
Eurinome veniva rappresentata sotto le sembianze di uua giovane, che
dalla
cintura in giù aveva il corpo di pesce. Ebbe nell
cinquanta ninfe Nereidi. 1917. Evan. — Soprannome di Bacco a lui dato
dalla
parola Evan, che le Baccanti ripetevano nella cel
. di A. Caro. Dopo la morte, Evandro fu innalzato agli onori divini,
dalla
gratitudine dei popoli ch’egli avea beneficati. V
rnati di queste foglie. 1930. Fagutale. — Soprannome di Giove Dodoneo
dalla
parola fagus, che significa, colui che abita nel
l faggio. I responsi dell’oracolo che Giove aveva in Dodona, uscivano
dalla
cavità di un’albero di faggio, e secondo altri da
ama dimorava su di un’alta torre, posta ad eguale distanza dal cielo,
dalla
terra, e dal mare. La Fama s’ha quest’alto luogo
personificavano ed adoravano, supplicandoli a rimaner sempre lontani
dalla
propria patria. La Fame veniva raffigurata sotto
urante la preghiera cadevano in una specie di entusiasmo, e inspirate
dalla
divinità alla quale si erano consacrate, facevano
ezza, e senza pretender nulla in pagamento. Venere, prima di scendere
dalla
nave gli donò un vaso di alabastro ripieno di un
li antichi, che è cosiata più sangue. 1950. Fatidica — Ossia indovina
dalla
parola latina fatum che significa destino, si dav
zione. Era sempre accompagnato dall’invidia, dal fasto, dagli onori e
dalla
voluttà come madre dei delitti. Veniva raffigurat
o ; e Ulisse in prima Co’ bianchi lini e con la bella coltre Sollevar
dalla
nave, e seppellito Nel sonno, siccom’era, in su l
acevano durante il mese di febbraio delle espiazioni chiamate Febbrua
dalla
parola latina che significa purificazione. 1968.
a novella sposa, la quale restò appena ebbe visto Ippolito, ammaliata
dalla
non comune bellezza del giovane. A poco a poco cr
goneo. — Soprannome particolare del Giove di Dodona, che a lui veniva
dalla
credenza che avevano i pagani che egli abitasse n
temendo di cedere alla funesta tentazione, si esilio volontariamente
dalla
sua patria e si condusse nella città di Ftia, del
Fenice fece ritorno in patria, ma sorpreso nel traversare la Tracia,
dalla
morte, fu sepolto nella città di Eone. Fenice è f
o due sole Grazie, fra le dee che essi adoravano, una chiamata Fenna,
dalla
parola greca δαωεω che significa, risplendente ;
Aveva il suo tempio sul monte Soracte, vicino alla città di Feronia,
dalla
quale prese il suo nome particolare. Credevano i
ua audacia, imperocchè i cavalli riconoscendo di non essere governati
dalla
solita mano che li guidava, si sviarono dal loro
n tratto spinto, Sembra quando dal ciel cade una stella. …………… Lontan
dalla
sua patria il Po l’accoglie. E lava lui con l’inf
ritorno in patria dall’assedio di Troja, fu accolto con ogni cortesia
dalla
giovane regina, la quale finì per innammorarsi pa
ò, come dicemmo, Pandione acconsenti con molta repugnanza a staccarsi
dalla
sua figliuola carissima, quasi il suo animo pater
lomena di seguire Tereo. Ma, durante il tragitto, questi, affascinato
dalla
sovrumana bellezza di Filomena, concepì l’infame
a di Craugaso così chiamata, aggiungendo che ella fosse stata colpita
dalla
stessa sventura che colpì nel fiore degli anni la
un delitto. Però al dire del citato scrittore, il dio Marte preservò
dalla
morte i figli dell’amor suo. 2020. Filottete. — F
anima viva il luogo ove riposavano le sue ceneri. Dopo qualche tempo
dalla
morte di Ercole, i greci i quali avean saputo dal
Or tu la voce D’ Ercole ascolli e ne contempli il volto. Vengo per te
dalla
celeste sede, Di Giove il senno ad annunziarti, e
proposito della sua famosa ferita ripete che questa non fu cagionata
dalla
freccia, ma sibbene dalla morsicatura di un serpe
a ferita ripete che questa non fu cagionata dalla freccia, ma sibbene
dalla
morsicatura di un serpente. 2021. Fineo. — Re di
umi conosciuti nel mondo antico erano stati personificati e deificati
dalla
religione pagana, la quale come abbiam visto e co
tti e talvolta anche come donne. È questa però un’ opinione respinta’
dalla
gran maggioranza degli scrittori della favola, e
erano tre ed ognuno di essi prendeva la sua denominazione individuale
dalla
divinità a cui era consacrato : così il flamine d
le assai in uso presso i pagani, i quali generalmente lo fabbricavano
dalla
gamba di un asino, quando se ne servivano nei pub
mpio di Apollo in Delfo. Essi furono distrutti da continui terremoti,
dalla
peste, e finalmente dal fuoco del cielo che piovv
ica rivestita del suo poetico ammanto, ci rivela che Zeffiro attratto
dalla
risplendente bellezza di Flora se ne fosse perdut
un attestato innegabile dell’ essere il culto della dea Flora passato
dalla
Grecia in Italia. Una somiglianza di nome fece na
giù venia. Piantossi Delle navi al cospetto : indi uno strale Liberò
dalla
corda, ed un ronzio Terribile mandò l’ arco d’ ar
quale ripete che dalle acque del diluvio di Deucalione e propriamente
dalla
fermentazione del fango che quelle lasciarono sul
essendo stato Cielo, padre di Saturno, liberato da Giove, suo nipote,
dalla
prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impad
glia del’a superstizione e della ignoranza, fomentata presso i pagani
dalla
impostura dei loro sacerdoti, era comune alla Gre
llodoro asserisce esser nate le furie nel mare, dal sangue che grondò
dalla
ferita che Saturno fece a Cielo, suo padre. Al di
urno fece a Cielo, suo padre. Al dire di Sofocle esse furono generate
dalla
Terra e dall’Erebo Possanza v’ banno Le terribil
nchè quello che ebbe a soffrire Ifide per la Furia suscitatale contro
dalla
vendetta di Giunone ; come riferisce Ovidio, e fi
suo matricidio. Non è strano che divinità cotanto terribili venissero
dalla
pagana superstizione, onorate con un culto partic
ed uno staffile anche di serpenti nella altra e seguite dal Terrore,
dalla
Rabbia e dalla Morte. Senz’ ali Son queste, e ne
e anche di serpenti nella altra e seguite dal Terrore, dalla Rabbia e
dalla
Morte. Senz’ ali Son queste, e negre, e abbomina
o. La tradizione mitologica parlando del castigo inflitto a Galantide
dalla
sdegnata regina delle dee, allude ad un errore re
senza nome, Mentre il Ciclopo rio scorre la costa Dall’ira spinto e
dalla
pena acerba, Ver dove io mi glacea molto discosta
a bellezza. Narra la cronaca mitologica, che Giove perdutamente preso
dalla
bellezza di questo giovanetto, si fosse cangiato
tanti non avevano più di un cubo di altezza e che fossero discacciati
dalla
loro patria da una immensa quantità di grù. Al di
el potere che aveva usurpato, Pelia perseguitò il piccolo Giasone fin
dalla
culla, cercando tutti i mezzi di farlo morire. Ma
dalla culla, cercando tutti i mezzi di farlo morire. Ma Esone, spinto
dalla
forza dell’amore paterno, per sottrarre il figlio
i era stato imposto. Giunto Giasone all’età di venti anni, e sospinto
dalla
sua indole avventurosa ed ardita, e mal sofferend
del giovanetto. Giasone seguì alla lettera quanto gli veniva imposto
dalla
volontà degli dei, e lo stesso giorno si mise in
elia, tanto più che questi gli promise formalmente che al suo ritorno
dalla
gloriosa spedizione della Colchide, lo avrebbe pu
di tuono dall’eterno empiro Fausta rispose ai caldi preghi e santi. E
dalla
nube romorosa usciro Lucidissimi raggi folgoranti
ed orrendo drago, e da due tori furiosi che vomitavano flamme e fumo
dalla
bocca. Le tradizioni mitologiche aggiungono, a qu
tempio di Ecate, la quale entrambi erano andali ad impiorare, colpita
dalla
bellezza di Giasone, e attratta da un sentimento
a inseparabile Medea, avvinta ora indissolubilmente a lui dall’amore.
dalla
colpa, e dal delitto, imperocchè ella acciecata d
lui dall’amore. dalla colpa, e dal delitto, imperocchè ella acciecata
dalla
funesta passione inspiratale dall’eroe greco, fug
, all’ombra di quella nave già tirata a secco, una grossa trave cadde
dalla
tolda del vascello e fraccassò il cranio del dorm
vano per rendere un’idea ; così per esempio, per allontanare la folla
dalla
casa di un ministro o di un pubblico funzionario,
ne resero famosa la vita. Esiodo li fa nascere dal sangue che grondò
dalla
ferita di Urano ; mentre Apollodoro, Ovidio ed al
attuto al suo fianco. Giove seguì il salutare consiglio che le veniva
dalla
dea della saggezza, ed in fatti, aiutato nella di
rò senza internarci in ragionamenti che ci allontanerebbero di troppo
dalla
nostra meta, diremo che tutto ciò che si racconta
non erano che tre impetuosi venti, e dà il nome di Gige al maggiore,
dalla
parola greca γογαιος che significa oscuro ; perch
a i propri figli, perchè un’antica predizione a lui fatta dal Cielo e
dalla
Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detr
iarba, Pilunno e Filo ; Maja di Mercurio ; Latona di Apollo e Diana ;
dalla
propria moglie Giunone ebbe Vulcano, Marte ed alt
lminante, Espiatore e moltissimi altri che sebbene non molto ripetuti
dalla
grande generalità degli scrittori, e cronisti del
vita. Per altro i mitologi asseriscono che Giunone, sebbene divorata
dalla
gelosia, avesse più d’una volta contracambiato i
o nelle cronache, che Giunone divenne madre di Tifone, facendo uscire
dalla
terra una specie di miasmo che ella ricevette nel
nza d’una vacca. Secondo riferisce Varrone, il nome di Giunone deriva
dalla
parola latina juvare, a simiglianza della etimolo
hità i quali asseriscono che in Roma la dea chiamata Temi era diversa
dalla
giustizia. Scrive Anlo Gellio che la giustizia v
mpiuta la predizione ; cosa che fu confermata nell’opinione generale,
dalla
tempesta, che segui nella notte di quel giorno, d
che presiedeva alla prima parte del giorno, vale a dire nell’inverno,
dalla
levata del sole fino alle 3 del pomeriggio ; ed i
Hobal veniva raffigurato sotto le sembianze di un vecchio venerando,
dalla
lunga barba d’argento. Le cronache arabe ripetono
e di tutto per persuadere il genero a restar seco, onde non separarsi
dalla
figlia carissima ; ma Ulisse fu irremovibile nel
fosse affezionata, Penelope si copri il volto col velo, e volgendosi
dalla
parte del marito, non disse parola. Icario allora
sicurato dal vedere i suoi sforzi coronati di successo, e trasportato
dalla
foga propria dell’età giovanile ed inesperta, Ica
V. Fobetore, Morfeo. 2231. Icnea. — Con questo soprannome, che deriva
dalla
parola greca ιϰνοω che significa vestiglo, i paga
el fanatico religioso i miti e soavi sensi della paternità. Acciecato
dalla
superstizione e dalla ignoranza, Idomeneo risolvè
i miti e soavi sensi della paternità. Acciecato dalla superstizione e
dalla
ignoranza, Idomeneo risolvè d’immolare il proprio
Ifigenia in Aulide — Tragedia trad. di F. Bellotti Differentemente
dalla
tradizione mitologica seguita dal tragico greco,
sollevazione nel campo greco, avesse fatto credere che Diana, placata
dalla
sommessione del padre e della figlia, si sarebbe
matrice di quella intitolata Ifigenia in Aulide. Tolta la principessa
dalla
altare, su cui in sua vece fu svenata la cerva, e
tempi d’Ifito, la Grecia, lacerata da intestine discordie, e desolata
dalla
peste, gemeva sotto il pesò di tante sciagure ; o
pinione che la parola Hila significhi legno, e che Ercole discendesse
dalla
nave insieme a Telamone, e ad altri suoi compagni
uccidesse il fanciullo, e senza aver coscienza dell’inganno usatogli
dalla
moglie, fece morire il proprio figliuolo Difilo.
iter-imperator e che secondo la cronaca, Tito Quinzio Flamminio portò
dalla
Macedonia. 2274. Imprecazioni. — In latino dirœ.
ella Laodicea ecc. Senofonte, scrive che Ercole penetrò nello Inferno
dalla
parte della penisola Achenesiade, vicina ad Eracl
ione. Secondo il citato scrittore, la dea Giunone, non ancora placata
dalla
morte di Semele, perseguitò Ino, sorella di quell
acabile vendetta di Giunone, non si tenne paga alle sventure sofferte
dalla
povera Ino, e appena ella giunse in Italia suscit
se non si fosse trovato a passar per di là Ercole, il quale ritornava
dalla
Spagna. L’eroe sentendo le grida dolorose, volò i
colava un giorno sulle sponde del fiume, Inaco padre di lei, attratto
dalla
bellezza di quello animale, le mise d’innanzi un
e ad andare errante e raminga per città e per borgate. Incalzata così
dalla
vindice mano della sua divina persecutrice, Io gi
Io giunse finalmente sulle rive del Nilo, ove oppressa della fatica e
dalla
stanchezza, si lasciò cadere sulla sabbia e pregò
, dice che traverso la porta maggiore di quel tempio era stata posta,
dalla
parte interna, una fascia tessuta in lana di colo
. — Dal nome della madre così fu chiamato il figliuolo che Teseo ebbe
dalla
famosa regina delle Amazzoni. V. l’articolo prece
d’amore, che crebbe al punto che la misera regina ebbra d’amore, fece
dalla
sua nutrice offrire sè stessa al bellissimo giova
ua richiesta a tre dei suoi desiderii. Infatti, Ippolito nell’ uscire
dalla
città di Trezene, guidando egli stesso il proprio
po, i sacerdoti sparsero la voce, che Ippolito fosse stato preservato
dalla
morte per volere degli dei, dai quali fosse stato
lete il comando dell’armata che avea sotto i suoi ordini, e si esiliò
dalla
città di Naupatto. Suo figlio Alete s’impadroni p
ella loro regina, lunge dall’esser stato ucciso, come esse credevano,
dalla
propria figliuola, viveva ancora e regnava in Chi
er dimostrare che non c’ è cosa più mirabile dell’arcobaleno, formato
dalla
ripercussione dei raggi del sole, sulle gocce d’a
e di Apollo, il quale gli concesse il dono d’indovinare. Ismenio, fu
dalla
madre partorito sulle sponde del fiume Ladone nel
e tanto più abbietta, per quanto audace, imperocchè Issione acciecato
dalla
divina e risplendente bellezza di Giunone, moglie
are eternamente ; al dire di Ovidio una sola volta Issione fu slegato
dalla
sua ruota, e fu quando Proserpina fu da Plutone f
eri pescatori. 2351. Iti. — Figliuolo di Tereo e di Progne, fu ucciso
dalla
propria madre e presentato in orrido banchetto al
354. Itilo. — Figlio di Zeto e di Aedo. Morì ucciso involontariamente
dalla
madre. 2355. Itomalo. — Soprannome di Giove, col
ello. Da ciò ne è venuto a queste stelle il nome complessivo di Jadi,
dalla
parola greca ιαδος che significa pioggia. Altri s
del monte Pelio. Fu in questa città che Giasone, dopo il suo ritorno
dalla
famosa conquista del vello d’oro, celebrò i giuoc
osa, in un viaggio ch’egli fece a Delfo, durante le feste di Bacco, e
dalla
quale avrebbe potuto infatti avere un figliuolo.
uo viaggio, lo riconobbe per figliuolo, e gl’ impose il nome di Jone,
dalla
parola greca εξιοντιμες che racchiude in sè il si
tenda, ove Jone banchettava, avendo bagnato il becco nel vino sparso
dalla
coppa, cadde come fulminato al suolo, ucciso dal
ha un ricchissimo tempio, ove si vede la sua statua in atto di uscire
dalla
gola spalancata di un enorme pesce. Questa statua
andese, così vengono chiamati tre vigorosi pescatori che, provenienti
dalla
Spagna, si resero celebri nell’Irlanda, fino al p
Nella Cina è questo il nome della dea, che si crede guarisca le donne
dalla
sterilità. Viene rappresentata con un bambino fra
deva e della bellissima Devakì. Entrambi i suoi genitori discendevano
dalla
stirpe degl’ Indù. Narrano le cronache che Kansa
restand o piena fede al sogno, ordinò che dell’ oro che si era cavato
dalla
colonna nel puntarla, venisse fusa una piccola gi
bevevano ad un fiasco particolare, c..e ognuno di essi portava con sè
dalla
propria dimora. Le Lacenoforie erano feste istitu
no fosse introdotto nella loro predestinata città, Laocoonte, colpito
dalla
enorme grandezza di quella macchina e paventando
dinario venne a constatare maggiormente esser stato Laocoonte colpito
dalla
vendetta dei numi. Mentre egli offeriva un sacrif
crifizio nel tempio, con la sola compagnia di due bambini suoi figli,
dalla
vicina isola di Tenedo si videro strisciare sulla
cortosi della verità del fatto, fece togliere la statua di Protesilao
dalla
camera della figlia e la fece mascondere, onde La
so le visceri, e morì fra i più atroci tormenti nel dodicesimo giorno
dalla
morte di Laodamia. 2430. Laodice. — Secondo alcun
quale da alcuni parenti di Ariarate, era stato sottratto furtivamente
dalla
reggia. Laodice, da ultimo, fu una figliuola di A
o morti nelle case ; cosa che dette motivo a quelle menti ottenebrate
dalla
superstizione di ritenere per fermo che le anime
nto dei proprî Lari, gli avesse in un momento di furore fatti gettare
dalla
finestra. Oltre ai Lari custodi della famiglia e
d. di A. Caro : Narra la cronaca mitologica, che Latino avesse avuto
dalla
regina Amata, un figliuolo che gli fu rapito da a
prole di Giove ebbe veduta la luce del giorno, Giunone spinta sempre
dalla
sua gelosia, istrutta dell’inatteso ricovero che
ove la cronaca narra che oppressa un giorno, dagli ardori del sole e
dalla
stanchezza, sedutasi in riva ad uno stagno, ove a
nella contea di Borgogna, dove con l’andare degl’anni, togliendo il t
dalla
parola latina Latona, si è data forse origine all
ove questo metteva foce nel Tevere. Un’antica tradizione, avvalorata
dalla
testimonianza cronologica delle date, aggiunge ch
a il 25 marzo, e fu istituita in memoria del giorno in cui fu portato
dalla
Frizia in Roma, il culto religioso di Cibele, mad
a tradizione ripete, a proposito del nome di questo paese, che deriva
dalla
parola latina latere, nascondersi, essendosi Satu
alla città di Bereniee. Fu questa forse la ragione che fece ritenere
dalla
superstione pagana, che il fiume Lete sca turiva
evol vernata una pestilente state, per ogni sorta di animali ; ovvero
dalla
stemperanza dell’ aria, per la subita mutazioue i
entasse, lo avesse immediatamente preso fra le sue braccia, levandolo
dalla
terra, senza di che il bambino passava per illegi
ndati da Aiace stesso, ma ferito mortalmente nel petto, dovè ritrarsi
dalla
batglia ; e siccome qualche tempo dopo, la ferita
i odorifere ; ma quando Crebbe la figlia, come vincea tutte La madre,
dalla
figlia era si vinta. Le Achemenie cittadi ebbe in
re il bellissimo corpo della sua amata, e la terra che lo ricopriva ;
dalla
quale surse come per incanto, quell’ albero che p
gorico che racchiude in sè codesta favola fisica, viene così spiegato
dalla
generalità dei naturalisti. L’albero che produce
la gelosia di Clizia, che fu cangiata in girasole, viene raffigurata
dalla
qualità che i naturalisti assegnano al girasole,
pura. L’uso delle Libazioni fu ereditato dagli ebrei, mentre si vede
dalla
Bibbia e dagli altri libri sacri della religione
entina. — Dea delle dissolutezze. Il suo nome, viene secondo Varrone,
dalla
parola libendo da cui poi provennero gli altri du
rendere il dio Libero favorevole alla seminagione, e e di allontanare
dalla
terra ogni sortilegio. 2499. Liberie. — Altre fes
Pamfiloga e dell’ Oceano. È questa però un’opinione non riconosciuta
dalla
generalità. 2507. Libri. — Presso i pagani i libr
dine s’aggruppa ; Cosi l’antica età narra che spinto Colui nell’ aere
dalla
man robusta, Già per la tema esangue, e d’ ogni u
dendosi per le crudeltà di cui si rese col tempo colpevole Licaone, e
dalla
stessa etimologia del suo nome, che in greco sign
lo e Remo, nutriti da una lupa. 2512. Licea. — Montagna dell’Arcadia,
dalla
quale venne a Giove il soprannome di Liceo. V. Li
a favola, è fondato sull’ aver Licurgo fatto sbarbicare tutte le viti
dalla
sua patria ; da ciò Bacco che si precipita in mar
i quel dio. Alla favola a cui si attiene Omero stesso, come si rileva
dalla
citazione posta di sopra, altri autori aggiungono
un’antica tradizione ripetea che la statua di quella dea fosse venuta
dalla
Tauride a Sparta, avvinta da sarmenti di vite. 25
, la quale, ben diversamente dalle sue quarantanove sorelle, lo salvò
dalla
uccisione che Danao avea ordinato alle sue figliu
conoscere la volontà degli dei. Il vocabolo Litomanzia prende origine
dalla
parola greca λιτο che significa : cosa che rende
cere il brio di quelle feste, erano pagati col danaro che si ricavava
dalla
vendita del legname, tagliato in una porzione di
hili erano come capitanate e presiedute dal Sole ; e quelle femminili
dalla
Luna. Gli Egiziani sotto la denominazione d’Iside
i dell’antichità, era questo il nome della grotta, ove furono nutriti
dalla
lupa Romolo e Remo. Lo storico Servio dice, che i
migrazioni delle colonie orientali, alla guerra trojana. Seconda età,
dalla
prima guerra nazionale, all’ordinamento delle for
, dalle legislazioni greche, alla preponderanza macedone. Quarta età.
dalla
preponderanza macedone, alla distruzione di Corin
uesta supremazia incontrastata, nello incivilimeato del mondo antico,
dalla
loro relazione, e dall’ordinamento politico, che
proficua esercitando un’azione meno diretta ed immediata. L’arte nata
dalla
verità, dalla contemplazione delle bellezze del c
itando un’azione meno diretta ed immediata. L’arte nata dalla verità,
dalla
contemplazione delle bellezze del creato, deve te
ittà della Marca d’Ancona nell’ anno 1237. Narrasi che essendosi dato
dalla
prima gioventù. con eguale successo agli studi se
. Essa traeva il suo nome da una piccola città del Poitou, poco lungi
dalla
quale, sorgeva il castello di Lusignan. I cronist
ecchi si sono avvisati, che racchiudessero istoriche verità sfigurate
dalla
bizzarria di una immaginazione amica della menzog
schiuma del mare produsse Venere detta altresì Afrodite, perchè nata
dalla
spuma. Saturno. Titano, perchè il primogenit
er fare la guerra a Giove. Fu vinto anche questa volta, e sopraffatto
dalla
disperazione ritirossi nella Sicilia, ove morì di
tempo, ed era naturale, che i poeti lo facessero nascere dal Cielo, e
dalla
Terra. I suoi attributi indicano le sue funzioni,
ivinità di prim’ordine ; come altresì Vesta l’antica per distinguerla
dalla
figlia del nome medesimo : tal nome ebbe anche Ti
che difendeva questo Dio, era l’Egida, vale a dire uno scudo formato
dalla
pelle della Capra Amaltea, che aveva nutrito Giov
egreto a Flora, le fu da questa indicato un fiore, che appena toccato
dalla
Dea la fece diventar madre di Marte. La sempre be
one, perchè i suoi annunzj erano sempre lieti, e perciò fu convertita
dalla
Dea in Arco celeste. Giunone è rappresentata ricc
he a Proserpina era caduto sul lago di Siracusa nel volersi difendere
dalla
violenza di Plutone : e dalla Ninfa Aretusa, le c
lago di Siracusa nel volersi difendere dalla violenza di Plutone : e
dalla
Ninfa Aretusa, le cui acque scorrevano fino a Sti
che inseguiva da per ogni dove la sventurata Latona. Un giorno stanca
dalla
fatica, e sommamente assetata fermossi presso uno
dal fondo del mare l’isola di Delo, non inclusa nel giuramento fatto
dalla
Terra. Colà rifugiossi Latona, e sotto una pianta
erseguitato Latona. Questo mostro aveva cento teste : lanciava fiamme
dalla
bocca, ed i suoi urli arrivavano fino al Cielo. I
cili all’insolita voce, e mal diretti dall’inesperta mano si scostano
dalla
via ordinaria, e slanciandosi troppo verso il Cie
iù conosciuti erano Bronte, Sterope, e Piracmone. Vulcano fece uscire
dalla
sua fucina una quantità di capi d’opera, che form
ed il braccio armato dell’Egida, ch’era per l’appunto uno scudo fatto
dalla
pelle di un mostro chiamato Egi, che Minerva avev
dusa con i capelli di serpenti. Vi ha chi dice, che l’Egida era fatta
dalla
pelle della capra Amaltea da Giove a lei donata.
he tutte le ombre erano giudicate al loro arrivo all’Inferno. Discese
dalla
barca di Caronte, all’istante erano condotte inna
gliuolo di Urano, e di Titea, o sia la Terra. Sposò Teti sua germana,
dalla
quale ebbe Nereo, e Dori che si maritarono insiem
rebbe un giorno superato la gloria di suo padre, la maritò con Peleo,
dalla
qual coppia nacque Achille il più celebre fra gli
ola di Cadmo, e di Ermione fu la terza moglie di Atamante re di Tebe,
dalla
qual coppia nacque Melicerta, Frisso, ed Helle fi
gni del zodiaco. Questa fuga afflisse molto Atamante, che trasportato
dalla
rabbia volle ammazzare Ino col suo figliuolo Meli
dal settentrione. Egli rapì Orizia figliuola di Erettèo re di Atene,
dalla
quale ebbe Zeto, e Calai effigiati cogli omeri co
sommità delle rocce, occupandosi di dar la morte ai naviganti tirati
dalla
dolcezza del loro canto. Tanto loro aveva promess
te, le Sirene si precipitarono nel mare, ove furono cangiate in pesci
dalla
sola cintura in giù. Le Arpie. Malgrado che l
dell’Inferno. Le Parche. Tre erano le Parche nate dall’Erebo, e
dalla
Notte. Abitavano nel Tartaro per dinotare l’oscur
i : ma stanca, ed annojata dai delitti che si commettevano, involossi
dalla
terra, e volle ritornare al Cielo, ove fu situata
frosine. Erano contente delle semplici attrattive che avevano sortite
dalla
natura. Vengono rappresentate ignude, dandosi fra
vo. Questa Dea si ricovera nel Cielo, allorchè la guerra la discaccia
dalla
terra. Dalle volte del Ciel aureo lucenti Discen
a, ma sopraffatto dalle disgrazie si ritirò nell’Illiria perseguitato
dalla
gelosia di Giunone, e finalmente dagli Dei fu can
nchiuse Acrisio la sua figliuola in una torre di bronzo. Spinto Giove
dalla
curiosità di vedere questa giovane, si trasformò
er questa giovane nel tempio di Minerva. Poichè Perseo fu allontanato
dalla
reggia da Polidette, i Dei ebbero cura della sua
i lione, il corpo di capra, la coda di serpente, e che gittava fiamme
dalla
gola. L’intrepido figliuolo di Glauco alla vista
Egèo re di Atene furono i genitori di Teseo. Volendo questo Eroe fin
dalla
fanciullezza imitare il valore di Ercole, e ritro
Amazoni, donne sommamente guerriere, e sposò la loro regina Antiopa,
dalla
quale nacque Ippolito. Fu Teseo uno degli Argonau
ori, che vivendo aveva meritati. Castore, e Polluce. Rapito Giove
dalla
bellezza di Leda sposa di Tindaro re di Sparta, v
dosi un giorno sul vascello Argo che stava sulla riva, fu schiacciato
dalla
caduta di una trave che si era staccata. Ercol
pio dell’amor conjugale, arrivò Ercole alla corte di Admeto. Commosso
dalla
sposizione del fatto non volle, che un’azione sì
ia esistenza, si cavò anche gli occhi. Giocasta spaventata egualmente
dalla
sua posizione, si diede da se stessa la morte.
marsi : ma sapendo egli che doveva perire in questa guerra, si ritirò
dalla
corte di suo cognato, e si nascose. La sola Erifi
e. Questo principe era fornito di un feroce coraggio, ma accompagnato
dalla
prudenza. Sprezzava il fulmine di Giove, che cred
una concubina di Pelope chiamata Astiochea ; perlochè furono cacciati
dalla
Corte di Crisippo insieme con Ippodamia. Rifuggir
l’incestuoso commercio, si contentò da prima di cacciare il fratello
dalla
sua corte : ma non credendosi vendicato abbastanz
a spada, e la conservò. Nacque Egisto da questa violenza, che esposto
dalla
madre fu allevato da’ pastori. Atrèo, seguita la
gamennone, e Menelao detti gli Atridi perchè figli di Atrèo, cacciati
dalla
patria dopo la morte del padre, si ritirarono pre
one nel proprio palazzo in una festa, nel giorno medesimo che ritornò
dalla
guerra. Oreste, e Pilade. Clitennestra veduta
a la più bella tra le donne di que’ tempi : se ne invaghi, e favorito
dalla
Dea degli amori ebbe la fortuna di piacerle. Egli
si al tempio di Pallade, per pregare la Dea, che allontanasse Diomede
dalla
mischia. Andromaca sua sposa per sottrarlo al per
uei che aspiravano alla mano di sua madre : ordina che siano cacciati
dalla
reggia, scongiurando i suoi sudditi di ajutarlo a
mbio del gentile accoglimento espone la cagione, ond’era stato spinto
dalla
tempesta negli stati di Alcinoo : soggiunge, che
avesse perduta la ragione, e lo lasciarono così. Trattavasi di uscire
dalla
grotta : anche a questo pensò l’astuto Ulisse. Im
le ombre de’ morti, e consultare l’anima di Tiresia Tebano. Istruito
dalla
maga seppe evitare evitare gl’inganni delle Siren
Enea imprese a dire, di anni dieci di assedio, che li teneva lontani
dalla
patria, escogitarono uno stratagemma per sorprend
appartamenti che gli aveva assegnati la regina. Rapita intanto Didone
dalla
virtù di Enea, confessa la sua inclinazione ad An
a mente colle donne per impedirla : muore l’infelice Didone, trafitta
dalla
disperazione, e dal dolore. Enea intanto sopraffa
dopo avere adempiuto alle funebri cerimonie. Stanche le donne Trojane
dalla
navigazione, e temendo d’incontrare nuovi pericol
osi i due amanti accoppiare con i nodi d’imeneo, pensarono di fuggire
dalla
patria, e stabilirsi in un paese lontano. Fermi n
urando Anassarte il tragico fine dell’amante, volle vederne l’esequie
dalla
sua finestra. Ma gli Dei punirono tanta insensibi
lle feste di Bacco prese l’abito di una baccante : liberò sua sorella
dalla
prigione : indi con un pugnale trapassò suo figli
a, e figlia del Sole, e che lo vide mentre andava in cerca di erbe, e
dalla
medesima fu cangiato in picchio1. Egeria. Seg
onde fralle Greche città andò superba la nostra Napoli, che favorita
dalla
natura di un dolce clima, e fertile terreno, form
anto vi ha di grande e magnifico nelle più vaste Capitali, per lo più
dalla
Religione ha tratto la sua origine, e contribuiro
t magni funus alumni. Invitando Partenope a cacciar fuori la testa
dalla
tomba, ruinata dalla scossa di un gran terremoto
Invitando Partenope a cacciar fuori la testa dalla tomba, ruinata
dalla
scossa di un gran terremoto (afflato monte), e co
olume delle sue acque. Malgrado che sia egli decantato in ogni pagina
dalla
fervida fantasia de’ poeti, la sua picciolezza è
to tempio ancor oggi si veggono accanto all’arco Felice poco discosto
dalla
Palude Acherusia al presente il Fusaro. Sotto div
vel quod ut leo inter animalia, ita sol sidera excellit . Conservasi
dalla
nobilissima casa Borghese in Roma una lapida col
ell’Egitto. Crede Varrone che questa voce abbia tratta la sua origine
dalla
cassa, o tumulo detto σορος in cui fu riposto dop
ero un segno della pioggia. Era questo Dio tutelare adorato in Napoli
dalla
gente di mare, e nel sito da noi enunciato è prob
i oggi questa statua dal volgo falsamente il pesce Nicolò : ingannato
dalla
storia di un tale Nicola Pesce espertissimo nuota
ari della Patria. Attesta il Pontano, che ritornato Ercole vittorioso
dalla
Spagna, ed ucciso il famoso ladrone Caco nel Lazi
questa regione abitavano gli Alessandrini, ed Egiziani, come rilevasi
dalla
statua del Nilo, ivi ancora esistente con iscrizi
del Re nostro Signore. Il di più la gioventù medesima potrà ricavarlo
dalla
lettura di tanti scrittori, che diffusamente hann
8 inclinati inclinanti 1. Mitologia, cioè discorso sulla favola
dalla
voce Greca Mythos fabula, e logos discorso : quin
iù Veneri ; la prima figlia del Cielo, e del Giorno ; la seconda nata
dalla
schiuma del mare ; la terza figlia di Giove, e di
oeti che nulla han curato di esser conseguenti nelle favole inventate
dalla
fervida loro immaginazione, le hanno confuse. 1.
eppellire gli estinti. Enea prima di scendere all’Inferno fu astretto
dalla
Sibilia a dover fare gli onori della sepoltura a
nato i malanni, e le disgrazie del genere umano. L’idea forse è presa
dalla
Genesi, ove si parla della disubbidienza del prim
tù, ed i buoni andamenti di Loth piacquero tanto a Dio, che fu esente
dalla
pioggia di fuoco che cadde in Sodoma. L’aspetto d
audiano, Lucilio, e altri molti. 1. Classis Abantia, colonia venuta
dalla
Grecia sopra di una flotta. 2. Volucrem, eioè l
ndo le principali particolarità che ad essi riguardano, incominciando
dalla
loro stessa genealogia. Capo I. Della Genealogi
a vendicarsi del padre. Crono o Saturno assunse l’ impresa, e posto
dalla
madre in agguato, allorchè Urano a lei accostossi
sulla terra, nacquero le Erinni o Furie, i Giganti, e le ninfe Melie;
dalla
spuma che formossi attorno alle parti recise cadu
a cesta alle tre figlie di Cecrope, Pandroso., Erse ed Aglauro tratta
dalla
curiosità volle vedere ciò che conteneva, e Miner
dalla curiosità volle vedere ciò che conteneva, e Minerva avvisatane
dalla
cornacchia in cui era stata prima da essa cangiat
origine. Oltrecciò egli ebbe da Venere Antero ed Ermione, o Armonia;
dalla
ninfa stonide ebbe Tereo; da Ilia, o Rea Silvia e
ornata o Dea del giorno, che ebbe un tempio in Elide; la seconda nata
dalla
spuma del mare, che unita a Mercurio partorì Cupi
ne da Cefalo, a lui donò quel cane, e quel dardo. Ma un dì che stanco
dalla
caccia sopra alla riva di un fonte egli chiamava
o; ma passò poscia anche in Roma nel modo seguente. I Romani afflitti
dalla
pestilenza mandarono in Delfo a consultare l’ ora
a Roma, e deposto nell’ Isola del Tevere, dopo aver liberata la città
dalla
pestilenza, scomparve. Fu quindi creduto che Escu
bra, Pataro, Cirra, e Delfo, ove era il famoso oracolo, che rendevasi
dalla
sacerdotessa Pitia posta sul tripode coperto dell
e. Narra similmente, che avendo Pireneo invitato le Muse sopraggiunte
dalla
pioggia a ricoverarsi in sua casa, e quindi tenta
rdo, e secondo altri colla puntura di uno scorpione fatto ivi sorgere
dalla
terra Omero però fa dire a Calipso che l’ uccides
era il suo tempio in Efeso, che poi fu incendiato da Erostrato, preso
dalla
mania di rendersi con ciò immortale. La vittima a
Cinque Mercuri troviamo presso di Cicerone, il primo nato dal Cielo e
dalla
Dea del giorno; il secondo figlio di Valente e di
nelle mani. Dio dell’ eloquenza fu egli pur nominato, e si finse che
dalla
sua bocca uscissero catene d’ oro, che dolcemente
, perchè indi viene ogni opera, e d’ essa è uopo per vivere; Cibele o
dalla
città o dal monte Cibelo nella Frigia, ove il suo
re Idea, o Frigia o Pessinunzio da’ monti Dindimo, Berecinto e Ida, e
dalla
città di Pessinunte nella Frigia, ove specialment
si con pompa da’ Sacerdoti a lavarsi nel fiume Almone, che poco lungi
dalla
città entra nel Tevere. Le feste megalesi a lei s
i lo dissero figlio di Pico re dei Lazio, e padre dei Fauni, cui ebbe
dalla
moglie Fauna, o Fauta. Cogliono pure che dalla ni
re dei Fauni, cui ebbe dalla moglie Fauna, o Fauta. Cogliono pure che
dalla
ninfa Simetide ei generasse Aci, che fu poi amato
i generasse Aci, che fu poi amato da Cutatea, e ucciso da Polifemo; e
dalla
ninfa Mirica Latino, padre di Lavinia. A lui immo
a si celebravano in Roma ai 28 di Aprile i giuochi Florali, istituiti
dalla
meretrice Acca Tarunzia o Tarruzia che a quest’ e
di pesce, ritenendo nel volto e nel busto la forma muliebre. Partite
dalla
Sicilia vennero a stabilirsi nell’ Isola di Capri
esti due ultimi mostri erano amendue nello stretto di Messina. Scilla
dalla
parte dell’ Italia, e Cariddi dalla parte della S
nello stretto di Messina. Scilla dalla parte dell’ Italia, e Cariddi
dalla
parte della Sicilia. Capo XVIII. Di Eolo, e de
n profondo letargo, indi escluso per altri sette anni dal consorzio e
dalla
mensa de’ Numi. Caronte figliuolo dell’ Erebo e d
alla sembianza di Giunone una nube, cui egli corse ad abbracciare, e
dalla
quale poi nacquero i Centauri. Ma Giove sdegnato
gli condusse incatenato il, cane Cerbero nato parimente da Echidna; e
dalla
velenosa bava che questi lasciò sulla terra, nacq
lor provandosi li superò, ed ambedue li mise a morte. Mentre tornava
dalla
spedizione contro di Gerione seco guidando le vac
la grotta; indi gettatosi tra il fumo e le fiamme, che vomitava Caco
dalla
bocca, io soffocò, e le sue vacche ritolse. Evand
quivi in isposa Ebe figlia di Giove e di Giunone Dea della Gioventù,
dalla
quale pur conseguì che Gioluo figlia d’ Ificlo e
i leone, il ventre di capra, e la coda di drago, e che fuoco vomitava
dalla
bocca. Bellerofonte, ottenuto da Nettuno il caval
non solo con esso pacificossi, ma gli diede pure Achemene sua figlia
dalla
quale Bellerofonte ebbe Issandro, Ippoloco e Leod
di Corinto, e portatolo, alla regina Merope la quale ne prese cura, e
dalla
gonfiezza de’ piedi lo chiamò Edipo. Fattosi adul
o a cedergli il passo. Di là arrivato a Tebe trovò di paese infestato
dalla
Sfinge, mostro nato da Tifone e da Echidna, che a
le mura di Tebe, venne fulminato da Giove; Anfiarao fu col suo carro
dalla
terra inghiottito; Ippomedonte e Partenopeo cadde
arte; ove sfavasi custodito da un drago, e da due tori spiranti fuoco
dalla
bocca e dalle nari. Per questa spedizione Giasone
e figlia di Borea e di Orizia ad istanza; di cui acciecò i figli, che
dalla
prima avea avuti. In pena di ciò gli Dei acciecar
ornarono a Ioleo. Fu chi aggiunse che prima di arrivarvi essi vennero
dalla
tempesta sbattuti ai lidi dell’ Africa; Omero acc
da Fillira figlia dell’ Oceano congiunta a Saturno, il quale sorpreso
dalla
moglie Rea, per occultarsi, cangiossi in cavallo.
vasi, ed altri ingegnosi istrumenti.), mosso da invidia precipitollo
dalla
rocca di Minerva, che poi lo cangiò in pernice. R
in Epidauro il ladrone Perifeta figlio di Vulcano, detto pur Cornista
dalla
clava ond’ era armato; in Eleusi Cercione, che sf
ntro le Amazoni, ebbe da esso Ippolita, o come altri dicono, Antiopa,
dalla
quale nacque Ippolito. Aveva prima rapito Elena f
nche Oreste figlio di Agamennone e di Clitennestra; ma questi salvato
dalla
sorella Elettra, fu allevato segretamente da Stro
. Menelao avendo nella presa di Troia ricuperato Elena, al ritorno fu
dalla
tempesta portalo in Egitto, e di là dopo lungo te
cuba segretamente il fe poscia educare da’ pastori sul monte Ida. Ivi
dalla
pastorella Enome ebbe egli Dafni e Ideo; e fatto
o femminile tra le damigelle della corte di Licomede re di Stiro, ove
dalla
figlia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse
adutagli una di queste sol piede, incominciò egli a mandar tal fatore
dalla
ferita, che i Greci, i quali seco preso l’ aveano
icin platano divorò otto uccellini nel lido, e poscia anche la madre;
dalla
qual cosa il sacerdote Calcante presagì, che la g
sarebbe perito. Ciò gli altri ricusando, Protesilao balzò coraggioso
dalla
sua nave, e fu ucciso da Ettore. Ne’ primi anni s
e a tradimento ucciso da Egisto e da Clitennestra, e Menelao sbattuto
dalla
tempesta fino in Egitto, già si è eletto più addi
i Pallade, la Dea irritata suscitò contro di esso una fiera burrasca,
dalla
quale ben fu campaio per opera di Nettuno sopra l
nte. Idomeneo nel tornarsene a Creta con Merione, sorpreso anch’ egli
dalla
tempesta, fe voto a Nettuno di sacrificargli il p
poscia in piena pace, e cessato avrebbe di vivere consunto mollemente
dalla
vecchiezza, ma altri invece han detto, che egli f
dal figlio Telegono avuto da Circe, in occasione che questi sbattuto
dalla
tempesta in Itaca vi fe qualche guasto, ed essend
va gli Dei Penati, e guidando a mano il figlio Ascanio, parti seguito
dalla
moglie Creusa figlia di Priamo, che poi si smarrì
poi stata perciò lapidata dai Traci, fu convertita in cagna. Partendo
dalla
Tracia, Enea sen venne a Delo, ove consultato l’
a ivi con estremo rammarico perde il padre Anchise. Di là salpando fu
dalla
tempesta gettalo ai lidi della Libia, ove dice Vi
barca di Caronte, mostra to ad esso il ramo d’ oro; poi addormentato
dalla
Sibilla il can Cerbero con un’ esca incantala, En
r la guerra con un duello. Questo ad istanza di Giunone fu disturbato
dalla
ninfa Giuturna sorella di Turno, che mosse Tolunn
ese da lui Numitore padre d’ Ilia o Rea Silvia sacerdotessa di Vesta,
dalla
quale congiunta a Marte nacque poi Romolo, e Remo
va a bere al vicin fonte, sen fugge lasciando ivi il suo velo. Questo
dalla
lionessa è lordalo di sangue. Piramo sopraggiunto
on tramutati in serpenti. Parte II. Capo V. Le gocce di sangue cadute
dalla
testa di Medusa sopra la Libia divengon tanti ser
i in ucelli per fuggir Pireneo. Questi per voler inseguirle precipita
dalla
loggia e si ammazza. Parte I. Capo X. Le nove fig
in mulacchia. Parte II. Capo IX. Essendo l’ isola di Egina spopolata
dalla
peste mandata da Giunone, Eaco figlio di Giove e
tiglio. Erisittone per aver tagliato il bosco di Cerere è tormentato
dalla
fame. Metra sua figlia, col lasciarsi vendere sch
da Bacco mutato in colombe. Parte II. Capo XI. Mentre Tebe è afflitta
dalla
pestilenzia., l’ oracolo dichiara che non cesserà
otto la figura di serpente e condotto da Epidauro a Roma, e la libera
dalla
peste. Parte I. Capo X. Ucciso Giulio Cesare in s
quale sacrificavasi. Usavasi pure ne’ sacrifìci l’ incenso maschio, e
dalla
maniera con cui ardeva da! crepitare, dal fumo, t
augurio quando udivasi alla sinistra, perchè giudicavasi proveniente
dalla
destra di Giove; non così se udivasi al contrario
avano le risposte. 3. L’ oracolo di Delfo, in cui le risposte davansi
dalla
Pitia sacerdotessa di Apollo. Stava sopra di un t
vati morti. Pausania dice in cambio, che Trofonio fu inghiottito vivo
dalla
terra apertasi sotto di lui, e che in quella stes
onsultarlo dopo varie preparazioni entrar facevasi in questa caverna,
dalla
quale uscendo riferiva quanto vi aveva udito e ve
minagione, perchè quel nume la insegnò agli uomini de’ tempi suoi ; o
dalla
voce ebraica sathar, nascondersi, perchè Satùrno,
ea (Ρεα, Phea) da un verbo greco (ρεω) che significa scorrere, perchè
dalla
terra scorrono tutt’i fiumi ; e Vesta (Εστια) da
rano, era riputato antichissimo fra gli Dei : ed ebbe molti figliuoli
dalla
Terra, sua moglie. De’quali Titàno (Τιταν Titan),
nume fu l’età dell’oro. I poeti nel descrivere l’età che trascorsero
dalla
creazione dell’uomo in poi, diedero ad esse il no
(1). I compagni del principe che per la campagna il cercavano, furono
dalla
Maga anche cangiati in orribili forme di fiere. M
scoperte in medicina attribuite a Chiròne e ad Achille. Chiròne ebbe
dalla
ninfa Cariclo una figlia detta Ociroe (Οκυροη, Oc
intendono il fuoco. Il culto di Vesta o del fuoco eterno fu per Enèa
dalla
Frigia recato in Italia ; ed i Frigii l’appresero
uso agli uomini, perchè ritrovò il modo di conservare il fuoco tratto
dalla
selce nella midolla della ferula o canna d’India.
e i Giganti si confondono co’ Titàni, forse perchè procreati entrambi
dalla
Terra (γηγενεις, terrigenae). L’origine di questa
e di Oto e di Efialte, giganti di altissima statura, i quali, nudriti
dalla
Terra, di nove anni erano già alti nove cubiti. E
Tifeo fu sepolto sotto l’isola ch’egli chiama Inarime, oggidì Ischia,
dalla
quale vogliono che un tempo fu distaccata Procida
lche tempo allattato da Giunòne, e che dal poco latte per caso caduto
dalla
bocca di lui si fosse formata la via lattea. La c
decimo re degli Argivi, ebbe due figliuoli, Acrisio e Preto. Il primo
dalla
moglie Euridice o Aganippe ebbe una fig. chiamata
primo dalla moglie Euridice o Aganippe ebbe una fig. chiamata Danae,
dalla
quale Giove procreò il celebre eroe Perseo (Περσε
ti. Stanco ormai Cadmo (2) di più cercare la sorella Europa, ed esule
dalla
patria per comando dell’ingiusto genitore andò a
in pena dell’ucciso dragone di Marte. Si sa che Cadmo il primo portò
dalla
Fenicia in Grecia l’uso delle sedici lettere, che
si parlava molto a que’ dì per la sua chioma tutta di bellissímo oro,
dalla
quale la conservazione dipendea del suo regno. Av
ta che gli Ateniesi furono oppressi da crudele carestia e pestilenza,
dalla
quale disse l’oracolo non potersi liberare, che d
dice avea un nipote chiamato Talo, o Perdice, secondo altri, il quale
dalla
madre fu a lui affidato, affinchè lo ammaestrasse
sega. Dedalo ne fu tocco da non lodevole invidia, percui lo precipitò
dalla
cittadella di Atene, spacciando poscia una casual
agione delle sventure di Dedalo, il quale citato avanti all’Areopago,
dalla
patria fuggendo, si ricoverò in Creta e chiese la
Castore e Polluce ; ed Elena li chiama suoi germani fratelli, e nati
dalla
stessa sua madre (1). nulladimeno essi son chiama
strezza nel combattimento del cesto, dice che discendevano da Amico e
dalla
gente de’ Bebrici. Or questo re tutti coloro che
le Giunone, andò tosto da Teti, moglie dell’Oceano e di loro nutrice,
dalla
quale ottenne che vietato l’avesse di tuffarsi ne
e’ Mirmidoni, i quali avendo seguito Peleo, fig. di Eaco, che fuggiva
dalla
patria, si stabilirono nella Tessaglia. Fingono i
estore, pronipote di un altro Argo, fig. di Giove e di Niobe, diversa
dalla
figliuola di Tantalo. Egli avea il capo ornato di
rincipali sono Lipari, e Strongoli (στρογγυλος, rotundus), così detta
dalla
rotondità della sua forma, e che getta fuoco con
1). Dodona fu città dell’Epiro, un dì abitata da’ Caoni, così detta o
dalla
ninfa Dodona, fig. dell’ Oceano, o da Dodona, fig
sse andò a Dodona per conoscere la volontà di Giove, che dava oracoli
dalla
sua altissima quercia ; ed Enea(1), lasciata la f
da tutta la Grecia, ma eziandio dall’Italia, dall’Asia, dall’Egitto,
dalla
Siria, dalla Cirenaica e da più altri paesi. Ed e
Grecia, ma eziandio dall’Italia, dall’Asia, dall’Egitto, dalla Siria,
dalla
Cirenaica e da più altri paesi. Ed era tanto lo s
mitico o ’favoloso, dal diluvio alla prima olimpiade ; e lo storico,
dalla
prima olimpiade sino a noi. La città di Olimpia e
vasi in esercizii preparatori i. L’ordine de’combattenti era regolato
dalla
sorte, mettendosi delle palle in un’urna di argen
, e più volte rifatto ; e l’ultima, da Domiziano, il quale fece venir
dalla
Grecia quelle colonne di pietra pentelica, che tu
il distinguano, cioè uno sguardo costantemente sereno, co’capelli che
dalla
fronte gli si sollevano, e poscia ìn varie divisi
(2). Iupiter Dictaeus, da Ditte, monte di Creta, ch’ebbe un tal nome
dalla
ninfa Ditte, che vi si adorava. In un antro di qu
Creta, ov’era la culla e la tomba di quel nume. Iupiter Lapis, detto
dalla
pietra che inghiottì Saturno invece del figliuolo
ano i Latini, gli Ernici ed i Volsci. Iupiter Olympius, così detto o
dalla
città di Olimpia, ov’era il famoso suo tempio ; o
erra fra gli uomini ; e lo Scoliaste riferisce che la terra aggravata
dalla
soverchia moltitudine de’malvagi pregò Giove a so
he quando Saturno fu cacciato da Giove nel tartaro, essa fanciulla fu
dalla
madre Rea consegnata all’ Oceano ed a Teti, i qua
ella fu liberata da Ercole, e Telamone, fig. di Eaco, che ritornavano
dalla
spedizione contro le Amazzoni. Il padre avea prom
onsegnò la figliuola al padre per andare a compiere una sua impresa ;
dalla
quale ritornato, Laomedonte gli negò la figliuola
e Priamo diede il regno di Troia, e Telamone portò a Salamina Esione,
dalla
quale ebbe un figliuolo detto Teucro(2). Priamo d
a lingua del Lazio. Peleo adunque, e Telamone, fig. di Eaco, fuggendo
dalla
patria Egina per avere ucciso il fratello Foco, f
pi. I comandanti nel partir per la guerra sacrificavano alla Fortuna,
dalla
quale principalmente credevano dipendere gl’incer
tua di Giunone, colle braccia bianche o di avorio ; dal bell’occhio ;
dalla
veste di vario ricamo ; di regal sembiante ed ass
vinetta. X. Principali epiteti di Giunone. Iuno Argiva, detta
dalla
città di Argo a lei cara, ove in suo onore celebr
pingesi minaccevole nelle sue armi (minitans armis). Altri finalmente
dalla
memoria derivano il nome di Minerva, quasi Memine
o di quel popolo fiero, che Cecrope s’ingegnò di acchetare col trarre
dalla
sua parte principalmente le donne. E ciò vuol dir
allo Troiano fu un trovato di Ulisse, il quale in ogni sua azione era
dalla
Prudenza, cioè da Minerva, diretto ; e che però e
ggi e l’agricoltura si attribuiscono ad Iside ; e così Minerva trasse
dalla
barbarie i popoli dell’Attica, loro dando delle l
arono sul loro teatro il magnifico spettacolo dell’Areopago istituito
dalla
Dea stessa della sapienza per una causa famosa, e
i Ateniesi, e loro affiderò la decisione di questa causa. Essi legati
dalla
religione del giuramento non tradiranno certament
veste donnesca che mettevasi sopra tutte le altre ed era aperta solo
dalla
parte davanti, ove affibbiavasi con molti fermagl
e, cui presedeva. Flava Minerva, ξανθη, ηυκομος, da’ biondi capelli,
dalla
bella chioma. Glaucopide, γλαυκωπις Αθηνα, l’occ
ogno a Pericle per guarire un operaio a lui caro caduto da un ponte o
dalla
sommità di un tempio. Alla civetta attribuivano i
statue di Mercurio e di Minerva, essendo Mercurio Dio dell’eloquenza,
dalla
quale se va scompagnata la sapienza cui presiede
di Tebe, essendo gravida di Apollo, avvenne che Pitone, serpente nato
dalla
putredine della terra dopo il diluvio di Deucalio
chi funebri detti Pizii che celebravansi ogni quattro anni, non lungi
dalla
città di Crissa, detta Pito, e poscia Delfo. Omer
i Crissa, detta Pito, e poscia Delfo. Omero(1) dice che Apollo non fu
dalla
madre allattato, ma che Temi gli diede a bere il
e gigante, creduto figliuolo della Terra, perchè i poeti dicevan nati
dalla
terra que’ch’eran di mostruosa corporatura(4) ; o
artorito ed allevato in una caverna, il fanciullo nascendo parve nato
dalla
terra. Or Apollo la madre Latona da ogni oltraggi
ro figlio del Sole. Attristossene Fetonte, e tutto lagrimoso fu tosto
dalla
madre a far doglianze di quell’oltraggio. Climene
ente, tanto che furono convertite in alni o sia ontani, o in pioppi ;
dalla
corteccia de’ quali alberi grondano delle gocciol
di uscire del doloroso regno. Questa finzione ha potuto avere origine
dalla
sacra istoria della moglie di Loth, che fu trasfo
dì, morte di morbo e di fame le industriose pecchie del buon Aristeo,
dalla
valle di Tempe andò egli doloroso al fonte, da cu
ze vi è un’antichissima Niobe co’ figliuoli, forse quella trasportata
dalla
villa Medicea di Roma, opera d’inestimabile belle
esso e l’infelice profetessa, invitali a lauto banchetto da Egisto e
dalla
disleale consorte. VIII. Incumbenze di Apollo-
dice, le nove Muse che sono il coro delle arti, esser nate da Giove e
dalla
veneranda Mnemosine. Il che finsero i poeti, per
; e da Seneca fu detto Dirceo. Secondo alcuni fu chiamato Castalio o
dalla
ninfa Castalia che Apollo trasformò in fontana, o
acoli di Apollo. Tempio di Delfo. Callimaco loda il nostro Apollo
dalla
moltiplice cognizione delle cose ; e secondo lo S
to della madre ; ed andato a Tebe, insieme co’ cavalli fu inghiottito
dalla
terra aperta per un gran tremuoto. Alcmeone, memo
ninfa Neera. Ma i compagni di quell’eroe, mentre esso dormiva, vinti
dalla
fame, ne uccisero alcuni. La quale cosa dispiacqu
on avendo pensato a pregare quel Nume che lo avesse reso libero anche
dalla
vecchiezza, il povero Titono dovea tollerare i di
re che l’artista abbia formata nna statua puramente ideale, prendendo
dalla
materia solo quello ch’era necessario per esprime
ea in Claro, città della Ionia, vicino a Colofone(1). Apollo Dafneo,
dalla
ninfa Dafne ch’egli cangiò in alloro. Con questo
ncipali. XIX. Alcune altre cose di Apollo. M. Fulvio Nobiliore
dalla
città di Ambracia nell’ Epiro, trasportò a Roma l
da’ Romani con gran pompa per tre giorni al terminare di ogni secolo
dalla
fondazione di Roma. In essi uno scelto coro di gi
la più grande divinità del paganesimo dopo il Sole, percui adoravasi
dalla
maggior parte degli Orientali col nome di Urania
e che il Fuoco, il Sole e la Luna. E veramente i primi uomini colpiti
dalla
grandezza e dallo splendore di questi due corpi l
lla Luna. III. Continuazione. Notte. Sonno e Sogni. Dal Caos e
dalla
Caligine nacque la Notte ; ma, secondo Esiodo, da
la Notte ; ma, secondo Esiodo, dal Caos nacque l’Erebo e la Notte, e
dalla
Notte, l’Etere ed il Giorno. Da’ Greci Mitologi c
degli Dei ; e reputavasi la più antica Divinità ; percui era adorata
dalla
più parte de’popoli antichi. Oltre non pochi altr
al vestibolo dell’inferno, onde uscivano per due porte, una di corno,
dalla
quale i veraci, l’altra d’avorio, da cui i falsi
rmità violenti dicevansi percossi da Apollo o dal Sole, come percosse
dalla
Luna appellavansi le donne colpite da morbi veeme
il vuole così detto, perchè il vino rende libera l’anima dalle cure e
dalla
tristezza. Cicerone(3) finalmente il vuole chiama
re e dalla tristezza. Cicerone(3) finalmente il vuole chiamato Libero
dalla
voce liberi, figliuoli, perchè figliuolo di Cerer
abiro, per cui s’istituirono le feste Sabazie ; il quarto, da Giove e
dalla
Luna, in onore del quale si facevano i sacrificii
iero, cioè Bacco, senza indugio gli recassero carico di catene. Bacco
dalla
Lidia era venuto a Tebe, ed egli stesso presso Eu
altri strumenti che lor pareva udire. Le misere donzelle per campare
dalla
vendetta del Nume, che mostrasi presente per l’im
to della vite, fu molto amichevolmente in casa sua accolto da Icaro e
dalla
figliuola Erigone. Era questi nato da Ebalo, re d
assalti, e ne fu tagliato a pezzi ; il che han dovuto i Greci copiare
dalla
storia della morte di Osiride ucciso dal gigante
Bacco si chiamavano Baccanali, Dionisiache, e più propriamente Orgie,
dalla
parola greca οργη, furore, pe’ famosi furori con
e sue feste ; Evias, o Evia da Orazio(1) chiamasi una Baccante, forse
dalla
voce evoè ! propria delle orgie ; Menadi dal grec
nificava il Sole che in vino cangia il suo raggio giunto al licor che
dalla
vite cola. Quindi il Redi, parlando del vino, dic
di un bel volto ; e le arti del disegno fecero a gara per raccogliere
dalla
natura le forme più leggiadre e più care, le qual
festa. Ercole comparisce in tale stato che la sua forza vinta si vede
dalla
ubbriachezza, poichè non solamente è stato obblig
puro, sono soprannomi di Bacco. Bassareo, Bassareus, fu detto Bacco
dalla
voce Tracia βασσαρος, che significa volpe, perchè
ci chiamavasi Αφροδιτη da αφρος, schiuma, perchè Venere si finge nata
dalla
schiuma del mare. Didimo(2) la fa derivare da due
fig. del Cielo o di Urano, e della Luce o del Giorno ; l’altra uscita
dalla
spuna del mare, dalla quale e da Mercurio nacque
ano, e della Luce o del Giorno ; l’altra uscita dalla spuna del mare,
dalla
quale e da Mercurio nacque Cupido secondo ; la te
ido secondo ; la terza nata da Giove e da Dione, che sposò Vulcano, e
dalla
quale nacque Antero ; e la quarta Siria e nata in
altre tre. Omero chiama Venere fig. di Giove ; ed Esiodo la dice nata
dalla
schiuma del mare presso l’isola di Cipro ; percui
n rosaio le punse il piede, ed una goccia del suo sangue che zampillò
dalla
ferita, cangiò in rosso il colore delle rose ch’e
ta la cute, Rotto il peplo odoroso a lei tessuto Dalle Grazie, e fluì
dalla
ferita L’icòre della Dea, sangue immortale Qual c
ingiuriosa alla divinità, che per questa ragione Platone cacciò Omero
dalla
sua repubblica ; e Pittagora disse ch’egli era cr
pare delle umane debolezze ed infermità. Ma suo malgrado ed ingannata
dalla
scaltra Giunone dovè un giorno la nostra Venere c
orger dovea in Italia(2). Or navigando a piene vele la Troiana flotta
dalla
Sicilia alla volta del Lazio, una tempesta ad ist
rgli non lontane le mura della novella Cartagine, in cui gli promette
dalla
regina Didone assai benigno ospizio. Ciò detto(1
Imeneo e Talasso – Armonia. Orazio (2) descrive Venere accompagnata
dalla
galante corte di Cupido, delle Grazie, della Giov
o spargendo. Un poeta (4) finalmente invita le Grazie a venirne a lui
dalla
città di Orcomeno, ed in prima Aglaia che si dist
ocava il suo nome nelle nozze. « Alcune delle più belle Sabine rapite
dalla
romana gioventù, come destinate ad alcuni de’ pri
a le quali si dice che, essendo stata presa una di eccelente bellezza
dalla
compagnia di un certo Talassio ; e domandando mol
da Venere, forse per dinotare che l’armonia e l’ordine spesso deriva
dalla
guerra e dalla collisione (3) ; per cui Eraclito
se per dinotare che l’armonia e l’ordine spesso deriva dalla guerra e
dalla
collisione (3) ; per cui Eraclito poneva la guerr
ti. Presso a quest’isola su di una conchiglia approdò Venere già nata
dalla
spuma del mare. Ma Cipro, isola natale di Venere,
coll’epigrafe « a Venere vincitrice ». L’opinione che Venere sia nata
dalla
spuma del mare, è consacrata da molti antichi mon
rogenia, Αφρογενης θεα da Esidio, απυ του αφρου, a spuma, perchè nata
dalla
schiuma del mare. Ma il P. Arduino vuole che la v
2) dice che Enea riconobbe i materni uccelli, cioè le colombe mandate
dalla
madre Venere. Si divertiva un giorno questa Dea c
assegnavano il proprio Genio(1) ; e si credeva ch’esso l’accompagnava
dalla
culla sino alla tomba(2) ; per cui fu detto da Me
per le città della Beozia assai conto pe’ suoi vaticinii, consultato
dalla
madre, rispose che il fanciullo viverebbe sino a
o ad incatenar Marte e tenerlo in dura prigione per ben tredici mesi,
dalla
quale fu con accorto artifizio liberato da Mercur
tà e popolo di Marte ; ed il culto di lui presso quella gente era fin
dalla
sua origine assai celebre. Ed in vero un popolo d
più vicini, affermavano, quello essere stato rapito e portato in alto
dalla
violenza della tempesta. Di poi, dato principio d
cise. Ma Plutarco dice che Ippolita fu schiava e poi moglie di Teseo,
dalla
quale ebbe l’infelice Ippolito. Anche la valorosa
e di Otrera(1) ; anzi vogliono(2) che le Amazzoni nacquero da Marte e
dalla
naiade Armonia ; o da Marte e da Venere. E verame
renze, i quali rappresentano Marte nell’atto di andare e di ritornare
dalla
battaglia, danno la più grande idea di questo num
di Marte e di Bellona. Αλαλαξιος, soprannome di Marte, che deriva
dalla
voce αλαλα, la quale era un grido militare solito
predire il futuro. Potrebbe dirsi che questa superstizione sia venuta
dalla
Cappadocia, come quella de’ sacerdoti di Cibele,
’eloquenza potea o rassembrare in un sol luogo gli uomini dispersi, o
dalla
lor vita animalesca e selvatica ridurli alla soci
l primo altare a Mercurio, dal quale ebbe in premio la lira, la quale
dalla
Samotracia trasportata a Lirnesso, città della Fr
o i Greci ed i Romani, de’ viaggiatori e de’ cacciatori per ripararsi
dalla
pioggia e dal sole. Le ali poi attaccate al petas
io de’ pastori. Altri dicono che avea liberato i cittadini di Tanagra
dalla
peste, girando tre volte in forma espiatoria into
ondo Esiodo(2) la prima a nascere dopo il Caos, fu la spaziosa Terra,
dalla
quale nacque il Cielo che dovea tutta circondarla
il nuzial talamo di Alcmena, madre di Ercole. Trofonio fu inghiottito
dalla
terra in quel luogo della Livadia, ove si vedeva
ria robustezza (1). Quindi ogni maniera di giganti si volle procreata
dalla
Terra, avvisando che ad uomini di strana corporat
pana Febea presso Virgilio i migliori interpetri intendono il sole. E
dalla
forma rotonda del loro occhio ebbero il nome di C
lo più in numero di sette e congiunte con cera ; il quale era diverso
dalla
sampogna, con cui per altro spesso si confonde. O
to il pino e l’olivo selvatico. Si rappresentavano in figura di becco
dalla
cintura in giù, e con le corna di capra (semicape
herzi e strepitosi balli Rompan dell’aer fosco i taciturni Silenzi, e
dalla
piva e dalla cetra Tocca da dotta man spargano al
itosi balli Rompan dell’aer fosco i taciturni Silenzi, e dalla piva e
dalla
cetra Tocca da dotta man spargano all’aure Dolci
egli occulti riti dei sacrificii la Terra salutavasi Dea Bona, perchè
dalla
Terra ci vengono tutt’i beni della vita. Fu essa
ualche altro alto magistrato. Se le sacrificava una troia gravida ; e
dalla
vestale Claudia le fu edificato un tempio sull’Av
Μεγαλη Θεος, la gran Dea. Ολβοδοτειρα, donatrice di ricchezze, perchè
dalla
terra tutte le ricchezze provengono. Omni parens
a rapir Proserpina, fig. di Cerere, la quale essendo stata in quel dì
dalla
ninfa Aretusa ad un banchetto con altre dee, aven
ole della nostra Dea cantò leggiadramente l’Ariosto : Cerere poi che
dalla
madre Idea Tornando in fretta alla solinga valle,
o, detto oggidì la Licosa. Si vuole poi che Napoli fu detta Partenope
dalla
Sirena di questo nome, la quale presso quella rid
mentre di notte il passava pel fuoco, per renderlo immortale ; il che
dalla
madre osservato, fu cagione a lei di spavento, ed
Si celebravano in onore di lei alcune feste dette Ctonie. Eleusina,
dalla
città di Eleusi, celebre pel tempio e pe’ misteri
nume chiamavasi Vulcanus da’ Latini, o Volcanus, secondo Varrone(4),
dalla
violenza e dal fulgore del fuoco, quasi Fulganus.
deforme che Giove per dispetto il precipitò dal cielo con un calcio ;
dalla
quale caduta n’ebbe rotta una gamba e rimase zopp
di Colco, due grandi tori che aveano piedi di bronzo e gettavan fuoco
dalla
bocca ; a Minerva, alcuni crotali o campanelli di
r la caccia fu fatale a Cencria, fig. della ninfa Pirene, il quale fu
dalla
Dea che cacciava, per imprudenza ucciso, di che l
presente ucciso colle saette, o da uno scorpione ch’essa fece uscire
dalla
terra. Orione da Giove fu posto fra le costellazi
di Eurite, fig. d’Ippodamante, ed avea sposata Altea, fig. di Testio,
dalla
quale ebbe Meleagro, Deianira e Tideo. Di Meleagr
e e Polluce fu più felice. Lo strale che dovea ucciderlo, fu lanciato
dalla
giovane Atalanta ; di che ebbero vergogna que’ fo
ra, di lui sorella, vedendo il fanciullo Oreste in pericolo di essere
dalla
madre trucidato, mandollo segretamente nella cort
tro morire(1) Ma il Re mosso da sì generosa gara, volle amendue salvi
dalla
morte. Ovidio(2) dice che Ifigenia, vicina a sacr
Epigrammi, αγροτις κουρα, donzella cacciatrice. Aricina, così detta
dalla
selva di Aricia, ove avea un culto particolare.
anche Lucifera e Fosfora (a φως, lux, et φερω, fero). Faretrata (1),
dalla
faretra o turcasso che portava, come Dea cacciatr
ndatori e de’suoi primi sovrani ; e la storia di quel tempo che passò
dalla
fondazione degli antichi regni della Grecia, sino
bliche, non è che un quadro maraviglioso di favole bellamente dipinto
dalla
vivace fantasia de’ greci poeti su di un fondo is
i venivano da uomini preclari, detti Eroi, nati dagl’Iddii o generati
dalla
terra. E poi, vedendo essi alcune loro opere vera
maggior parte delle decantate imprese di Ercole sieno state ritratte
dalla
storia di Sansone, seguendo le orme di S. Agostin
i più vogliono ch’ei lo portò vivo ad Euristeo. Tolse in ottavo luogo
dalla
Tracia le giumente di Diomede, fig. di Marte e di
quale rappresentava la pugna di Ercole coll’Acheloo, in cui Marte era
dalla
parte del fiume, e Minerva, da quella di Ercole.
a di Nasso, mentre dormiva ; ed avvicinandosi alla città, trasportato
dalla
soperchia allegrezza, si dimenticò di far inalber
one e Zeto, sali sul trono Laio, che sposò Giocasta, fig. di Creonte,
dalla
quale ebbe un figlio che fu dal padre consegnato
ificio a Nettuno, vi chiamò il ni pote Giasone, il quale ritrovandosi
dalla
parte opposta del fiume Anauro, mentre si affrett
gonauti alla corte di Fineo, questi li pregò che lo avessero liberato
dalla
molestia di que’ mostri, chè così avrebbe loro ad
di leone, il ventre di capra, e la coda di dragone, e vomitava fuoco
dalla
bocca. Bellerofonte, col favore di Minerva ed ave
et λαως, populus) per esser morto il primo fra tutti. Il che saputosi
dalla
moglie Laodamia, fig. di Acasto, ottenne dagli De
d avea sposata Teti, la più bella delle Nereidi, nelle quali nozze fu
dalla
Discordia sulla mensa gittato il fatal pomo, di c
sofferte. In quanto a’Troiani, quelli ch’ebbero la sorte di campa re
dalla
comune strage, andarono a fissare la loro sede in
figliuolo Nettuno sdegnato tenne tanto tempo l’accorto Ulisse lontano
dalla
patria, facendolo errare per tanti mari. Questo f
o Esiodo, era fig. del Cielo e della Terra, e marito di Teti, diversa
dalla
Nereide Teti che fu madre di Achille. Da Omero e
vuto principio da due elementi, cioè dall’acqua, o sia dall’Oceano, e
dalla
terra, o sia da Teti. Nella descrizione dello scu
ino in mano e solto i piedi, e col tridente. Nettuno è caratterizzato
dalla
robustezza, dallo sguardo fiero e dall’atteggiame
ferno. I. Nomi diversi dell’Inferno. In Igino leggiamo che
dalla
Caligine nacque il Caos ; da questo, l’Erebo ; e
e dalla Caligine nacque il Caos ; da questo, l’Erebo ; e dall’Etere e
dalla
Terra, il Tartaro. Or questo Tartaro o Inferno da
llo della Notte ; sebbene altri affermano che nacque da Demogorgone e
dalla
Terra ; ed era propriamente un luogo dell’inferno
popoli dell’Asia, presso al Bosforo da essi detto Cimmerio, non lungi
dalla
Palude Meolide. L’aere di quei luoghi era assai c
icinanze del lago di Averno non lungi da Pozzuoli, da’Campi Flegrei e
dalla
palude Acherusia. Il che ebbe origine dall’essere
vinti furon precipitati in quel caliginoso luogo, che tanto è lontano
dalla
terra, quanto questa dal cielo. E di fatto un’inc
elo non giungerebbe sulla terra che il decimo giorno, come quella che
dalla
superficie della terra si facesse cadere giù nel
’ombra funesta, conduce all’infernale magione, ove folta nebbia esala
dalla
Stigia palude. Per quella via scendono le ombre d
anto di ameno e dilettevole può immaginare una bella fantasia colpita
dalla
dolcezza del clima e dalla piacevole varietà dell
può immaginare una bella fantasia colpita dalla dolcezza del clima e
dalla
piacevole varietà della natura. Poscia la Grecia,
ato, aggiunse il gaudio di una mente placida e serena, il quale nasce
dalla
coscienza di una virtù pura e costante. Pindaro f
occa dell’inferno, per la quale entrò il figliuolo di Anchise guidato
dalla
Sibilla Cumana, come pel sesto libro dell’Eneide
roprii corpi, si mostravano dell’acerbo lor fato assai dolorosi, come
dalla
morte del fanciullo Glaucia affermò Stazio (4). F
a delle Ombre era pallida, colle guance scarne e co’ capelli bruciati
dalla
fiamma del rogo. Oltre a ciò si finse che le ombr
collo crinito di serpenti. Alcuni poeti han finto che Cerbero toccato
dalla
verga di Mercurio restava assopito ; ma presso Vi
crini frammischiati di serpenti ; percui da’ Greci Tisifone si chiama
dalla
serpentina chioma. Esse erano tre, Aletto Tisifon
are un solo. Pindaro afferma che Tantalo rubò il nettare e l’ambrosia
dalla
mensa degli Dei ; ed a questo fatto il poeta attr
agione della pena datagli da Giove che gli sospese sul capo un sasso,
dalla
caduta del quale era continuamente atterrito. Qui
emenda. Il suo capo, al dir di Claudiano, è in oscura nube ravvolto ;
dalla
qual cosa ha potuto avere origine l’elmo di Pluto
icilia, per un osservatore che si ritrovi in Egitto o nella Fenicia ;
dalla
quale cosa presero argomento di fingere che in qu
ς pro αιδης, Orcus, o mors. Altore, lat. Altor, alimentatore, perchè
dalla
terra, dice S. Agostino (1), si nutriscono tutte
ell’inferno ; e si sa che costumavano gli antichi di svellere de’peli
dalla
fronte di una vittima che dovea sacrificarsi agli
Sicilia, forse alludendo al frumento che conserva l’uomo e lo libera
dalla
morte. Teogamia da θεος, Iddio, e γαμως, nozze.
o sapere, quella più squisita dottrina, che in tali studj addimandasi
dalla
matura Filologia, dalla Critica odierna; ed egli
isita dottrina, che in tali studj addimandasi dalla matura Filologia,
dalla
Critica odierna; ed egli ben lo sapeva, e lo scri
prefìsso di cominciare dalle Favole per quindi condurle dove, purgate
dalla
ragione, prendono sembianza d’Istoria, mi è neces
ro fino a quel giorno fatale in cui i Greci, aiutati dal tradimento e
dalla
fortuna, adeguarono al suolo l’altezza di Troia c
do deserto, impose a un nume di troncargli la testa, e col sangue che
dalla
^ piaga scorreva formarne gli animali e l’uomo Qui
o mud che è lo stesso del fango, e secondo altri una corruzione nata
dalla
mistura delle acque, onde derivarono le generazio
mani una cintura ed uno scettro, sulla testa un maestoso pennacchio,
dalla
bocca gli usciva un ove da cui si schiudeva un al
il più bello fra i numi immortali. Il Caos generò l’Èrebo e la Notte,
dalla
quale unione nacque l’Etere e il Giorno. Formò la
ria che in lui fu ripetuta da Giove suo figlio. Dal sangue che piovea
dalla
ferita nacquero i Giganti, le Furie, le Ninfe; e
ibili, che filano la vita dei mortali e vendicano i delitti. Nacquero
dalla
Notte ancora Nemesi che premia le virtù, e i vizj
da Ceto ebbe Pefredo ed Enio, che ambedue furono subito chiamate gree
dalla
parola greca γραυσ che significa vecchia, perchè
che significa vecchia, perchè nascendo erano già canute. Ebbe ancora
dalla
stessa unione le tre Gorgoni: Steno, Furiale e Me
Giove, avendoli vinti, gli confinò tanto sotto terra quanto il Cielo
dalla
Terra è distante, e die loro per custodi Cotto, G
cché come avremo luogo di vedere, stettero nella battaglia dei Titani
dalla
parte di Giove. Si unì la Terra col Tartaro, vole
più parti i templi: la prima dicevasi vestibolo, dove era la piscina,
dalla
quale i sacerdoti attingevano l’acqua necessaria
violata l’ingenua semplicità dei loro templi; ed eran pure assicurati
dalla
riverenza di que’ rozzi mortali non corrotti dai
on memoranda avidità l’oro fra le ceneri degli estinti, mostrando che
dalla
barbarie dei vincitori nemmeno il sonno della mor
e e farina di orzo, detta mola, e strisciando loro l’obliquo coltello
dalla
fronte sino alla coda. Osservate queste cose, il
tanti, giacché Virgilio ne rappresenta Didone bellissima, che tenendo
dalla
destra la patera, diffonde il liquore di Bacco su
nel mare, e gli animali promessi sempre fra l’onde immolavano quando
dalla
tempesta erano stati suggeriti i voti, e la paura
ilio ne rappresenta il suo eroe, che ornato le chiome di ulivo, getta
dalla
prora nei flutti parte della vittima e il liquore
tagliava la testa, e carica d’ imprecazioni si gettava nel Nilo. Ma
dalla
tenda imperiai già pronti Escono i scelti duci, e
i, negli stadj, si vedevano pure nei teatri. Il primo che ivi sorgeva
dalla
parte destra sacro era al dio che si onorava cogl
ia non ci è stata invidiata dal tempo. Di due are massime, così dette
dalla
venerazione in cui erano tenute e dalla loro alte
i due are massime, così dette dalla venerazione in cui erano tenute e
dalla
loro altezza, troviamo fatta menzione nell’antich
conviti ancora innanzi all’are, e il luogo per inalzarle doveva esser
dalla
pubblica autorità determinato. Assai degli altari
tuno coloro che all’alto mare aperto fidati, avea fragil legno divisi
dalla
morte, ed a Mercurio ancora, se l’avarizia gli av
acqua, le mole, uccidevano la vittima, se esser scannata doveva; e se
dalla
scure atterrata, al ministro detto popa consegnav
adri, persuasi che questo sacrifizio avrebbe gli altri figli scampati
dalla
morte, e resi loro per tutta la vita felici. Degn
ginella in tempo tale Che prima al re titol di padre desse; Che tolta
dalla
man de’ suoi più cari Fu condotta all’aitar tutta
, che nell’esecrata terra D’Atreo ravvisi il vero erede, il figlio, E
dalla
mensa di delitto piena Un dì torcesti l’atterrito
ando così la nostra natura, e diminuendo i’ immenso spazio che l’uomo
dalla
divinità divide. Qual terra adunque esser vi può
errarono, non liberati coll’esempio del capitano dal timore comandato
dalla
maestà del loco, ma pesata, come egli dice, l’ira
scorta de’ Classici e dei monumenti mi accingo a tesservi, confortato
dalla
lusinghiera esperienza del vostro compatimento. S
oria la pingue Beozia: poiché quando i Greci chiesero fine alle morti
dalla
peste e dalla fame cagionate, fu loro risposto ch
Beozia: poiché quando i Greci chiesero fine alle morti dalla peste e
dalla
fame cagionate, fu loro risposto che cesserebbero
Saturno il mezzo di generare altri figli. Drepano fu chiamato Corcira
dalla
falce ministra di quell’ingiuria, a cui deve il s
i lambiva Il collo, e l’adescava: essa lo palpa Con la tenera mano, e
dalla
bocca Soavemente gli tergea la spuma, E lo baciav
intatta dai lavacri dell’oceano, cioè non tramonta. Danae non difesa
dalla
torre di bronzo (tanta è la possanza dell’oro:) d
embrerebbero incredibili, se s’ignorasse che settecento anni scorsero
dalla
fondazione al compimento. É vanto per l’Italia ch
gli Assirii e tinto dai Fenici: (dono d’Antioco Epifane) si estendeva
dalla
sommità fino al suolo. Sarebbe lungo annoverare g
i di ogni nazione che accresceano la maestà di questo tempio misurato
dalla
statua e dal trono di Giove. Basterà dirne che da
mpli, nei proprj sepolcri, e vada in pezzi come questo sasso che cade
dalla
mia mano. » — Queste cose il Megalopolitano. E Li
Tertulliano nell’Apologia, furono chiamate lo cerimonie instituitegli
dalla
superstizione feconda in delirj. Tibullo cantò: «
iù comunemente dall’egida che Omero descrive, e che sortì questo nome
dalla
pelle della capra Amaltea. Del titolo di Patroo d
futuri. Assabino fu detto Giove dagli Arabi; Ermontide dagli Egiziani
dalla
città di Ermonto. Con Belo fu confuso dagli Assir
ue, (Tanta è l’offesa degli irsuti pruni) Tinte le bianche braccio, e
dalla
sua Rocca piangendo, gli infelici amori, Onta e f
ri, le accostò al petto Alcide bambino, che succhiò il primo alimento
dalla
sua nemica, che svegliata scosse l’odiato fanciul
piccolo cangiamento: il secondo, perchè nacque, al dir dei Mitologi,
dalla
morte di Argo, cui fu inutile la vigilia dei cent
infe, ma prevalevasi sopra tutte d’Iride, e lo accennò VirgiHo quando
dalla
dea, pietosa per la misera Didone, fu inviata a t
ea in una mano un pomo, e lo scettro nell’altra. Simile effìgie, nata
dalla
stessa mano famosa, era nel tempio di Giunone det
ini il bambino sia Mercurio, anch’esso in qualche occasione allattato
dalla
dea. Non so per altro perchè tutti si siano appos
ome quello che, secondo la Mitologia meno antica, riconosceva la vita
dalla
sola sua madre, ma perchè alcune medaglie imperia
on temuto oltraggio Accrebbe l’ire delle offese antiche, Quando balzò
dalla
divina testa Palla nelle paterne armi sonante. Al
se orribile ed immensa balena, che tutta la regione inondò coll’acque
dalla
vasta bocca vomitate. A questa, per allontanare l
ecia, sia che maestro lo reputassero di frenare i destrieri, o perchè
dalla
terra percossa dal tridente balzasse fremente cav
hee portano il Dio. » Di Nettuno i simulacri sono rari, come udirete
dalla
seguente illustrazione. « Rarissima (così il Vis
di Giove senza però averne l’aspetto egualmente maestoso e sereno, nè
dalla
nudità, che ben conviene al nume dell’acque senza
La favola non essendo in parte che una serie di racconti alterati
dalla
maraviglia, dal terrore e dall’interesse, soggiac
elo die nome. Omero, o chi sia l’autore degli Inni, narra che appena
dalla
ricciuta Maia fu partorito, abbandonò la culla. N
lio di Giove arrivò al fiume Alfeo, dove in una stalla nascose i bovi
dalla
larga fronte involati ad Apollo. Due ne uccise, e
lla rapina: tanto è vero che tutti gli incliti ladri sono santificati
dalla
forza e la fortuna assolve le colpe potenti. Un n
Erico, da Daira Eleusina, Buno da Alcidamea, Calco da Ociroe, Evandro
dalla
figlia di Cadmo, e da Cleobula Mirtillo. Lungo sa
ela dell’ armento. Gli attribuivano il caduceo con due serpi, simbolo
dalla
sicurezza della concordia, e favoleggiarono che a
el bel marmo che ora spieghiamo. La fìsonomia fina e vivace, rilevata
dalla
forma del naso alquanto ripiegata all’insù, carat
ei quali fé’ ricca l’umana gente; e al parer di altri, più probabile,
dalla
figura della statua di lui Erme nominata, colla q
vvolgimento della via era indicato. Arpedoforo cognominavasi Mercurio
dalla
falce, o spada falcata, colla quale uccise Argo c
tichissimo artefice, in memoria che il nume avea liberato quei popoli
dalla
peste, portando intorno alle mura sugli omeri il
ovano alcuni conoscitori qualche difetto, ma può questo ben provenire
dalla
riunione moderna dei pezzi antichi eseguita con q
cise questo raro medico, cui non valsero le sue arti. Apollo percosso
dalla
pietà dell’estinto figliuolo, non potendo rivolge
i Euripide il nume col suo pietoso ministero aiuta Ercole, che libera
dalla
morte l’unica Alceste. Nè la serviti: d’Apol
figlio di Venere volò sul Parnaso, e due dardi di diversa opera tolse
dalla
faretra. Col primo, dorato e ministro di amore, f
e sue risposte, e che Dafne, una delle ninfe della montagna fu scelta
dalla
dea onde vi presedesse. I Greci hanno antiche poe
di Ersiclide in Atene, il primo anno della Lvm Olimpiade, illustrato
dalla
vittoria che Diognete di Crotone riportò ai giuoc
sto motivo. Con tutto ciò, un’ altra tradizione porta che Apollo ehhe
dalla
ninfa Coricia Licoro, che diede il suo nome al de
n donava ad Enea patria migliore, Vinto dai preghi della Cipria dea E
dalla
voce tua, padre del canto. Eterna gloria della li
riguarda la mitologia e l’arte. « Delfo è situato sopra una sommità,
dalla
quale si può discendere per tutte le parti con un
rizione la quale riferisce che le statue onde è circondato provengono
dalla
decima del bottino, che gli Ateniesi conqaistaron
o ed Alfio disfanno il padiglione di Menelao, che era un poco lontano
dalla
nave, ed Anfialo ne tende un altro più vicino. So
non ne altera la soave bellezza, nè la interna serenità inseparabile
dalla
natura di un nume. L’arco, ch’ei regge ancora in
anza circa la qualità del marmo, onde è formato l’Apollo è assicurato
dalla
dilÌ2^ente osservazione fattavi espressamente dai
moderne ha saputo produrre, ma molto al di sotto dell’opere ammirate
dalla
Grecia. Questa opinione, comecché faccia onore a
nei pezzi dei più insigni della greca scultura, non è però confermata
dalla
verità, ed è appoggiata di vacillanti argomenti,
ale, perciò adattatissimo simbolo del fine di una mortalità impetrato
dalla
potenza d’Apollo. « Nel terminare queste riflessi
artista ha qui formata una statua puramente intellettuale, prendendo
dalla
materia quel solo che era necessario per esprimer
i talloni, poiché questa era la veste dello splendido corpo. Pendeva
dalla
manca parte la garrula lira, opera dì rara arte,
nione che più al vero si avvicina è quella che derivar fa questo nome
dalla
luce, prima qualità di questo dio, che simboleggi
di Eufranore, che primeggia fra gli antichi pittori. Pitio lo dissero
dalla
morte del serpente Pitone, che le membra anelanti
ramagin falsa Cela Climene, o genitore, un pegno Dammi, onde io tolga
dalla
mente incerta Quest’errore infelice, e in me ravv
a diversa minaccia. Èlieve forse Gli animosi frenar, che dalle nari E
dalla
bocca spiran fiamma? Appena Tolleran me, quando n
r, le nubi opposte Stridon divise, già levati a volo Avanzan gli Euri
dalla
stessa parte Nati. Lieve era il carro, al giogo i
stanza indicati nel marmo della Villa Panfili, e nel bronzo di Napoli
dalla
corona di pampani. « Finalmente se taluno vi foss
roseo coturno avvinte le gambe. » La tonaca è breve, e così raccolta
dalla
cintura che le lascia scoperte le gambe, come app
guiva, nè cessò mai finche avendola quasi afferrata ella si precipitò
dalla
punta di una montagna nel mare, e quivi balzata n
to, che fondò sotto i tuoi auspici Neleo figliuolo di Codro, il quale
dalla
terra di Cecrope sciolse le navi. Agamennone pose
in lunghe treccie sugli omeri: di dietro sono legati a molta distanza
dalla
testa, e cinti da un diadema, su cui stanno otto
dipinto l’orlo della sottoveste. Rossa è la cigna della faretra, che
dalla
spalla destra viene a passare sulla mammella sini
chiero implora. Su due destrieri più che neve bianchi Ivano, e d’ambo
dalla
man vibrato Fischiar l’aure facea tremulo dardo,
quel che ci offre di misterioso questa bizzarra figura. Incominciando
dalla
sua forma, altro questa non c’indica senonchè l’a
favellar l’è tolto. Onde pietà col suo pregar non mova, E si disserra
dalla
roca gola La voce che ha terror, minaccie ed ire.
divino la dea del sapere. Omero, nel quarto libro dell’ Iliade, non
dalla
palude Tritonide, ma da Alalcomenio castello di B
a per ferire Minerva: Giove oppose l’egida, onde spaventata fu uccisa
dalla
madre rivale, che afflitta quindi ne formò l’effì
ci e guerrieri animali, e per ciò l’attribuivano a Pallade che uscita
dalla
testa del padre degli Dei tutta armata non respir
aniche all’uso delle Spartane, e il manto assai bizzarramente ripreso
dalla
cintura stessa della tunica. Quando la dea andava
e Tritonide ed a Nettuno, cui pure occhi glauchi danno i poeti. Altri
dalla
nottola sacra alla dea derivano questo cognome, e
ugiarono nel tempio della diva, e qui perirono nella comune ruina. Fu
dalla
peste seguito il delitto; e gli abitanti avvertit
aiteri quella caduta del panno, che sarebbe determinata naturalmente
dalla
sua gravità. Sembra che da tal circostanza, certa
ed unitamente collo scudo di Diomede bagnarlo nel fiume Inaco. Prende
dalla
solenne bas’natura occasione Callimaco nel sesrue
lla disonesta ferita, colla quale Saturno mutilò Celo padre di lui, e
dalla
spuma del mare. Appena nata, dai capelli e dal vo
ebbe tempio in Elide; la seconda, di cui abbiamo favellato, generata
dalla
spuma, diede con Mercurio la vita al secondo Cupi
n sposa d’Anchise. Crebbe l’amore nel petto del Troiano non contenuto
dalla
riverenza che come dea le inspirava, e condusse a
re Celeste in una bella figura vestita delle pitture di Ercolano, che
dalla
mano diritta porta un ramo con due pomi, ed uno s
no, che dalla mano diritta porta un ramo con due pomi, ed uno scettro
dalla
sinistra. Pietre incise offrono Venere a cavalcio
iata. La Venere dei Medici a Firenze è simile alla rosa che esce fuor
dalla
boccia al primo apparir del sole dopo una bella a
na relazione anche più stretta, per esser ella nata dalle acque, cioè
dalla
spuma del mare, onde fu detta Afrodite. Era perci
endente da Venere e vincitore, si paragonasse ad un nuovo Enea donato
dalla
madre delle armi celesti. Ma troppo è chiara in q
itale, turbava i silenzi della pace celeste. Ed altrove asserisce che
dalla
madre fu lanciato nel mare, ove l’educò Teti, ant
el mare, ove l’educò Teti, antichissima fra le dee. A questa ingiuria
dalla
madre sofferta fu creduta dagli antichi, giacché
nella quale nacque Marte da Giunone col mezzo d’ un fiore indicatole
dalla
moglie di Zeftìro vi esposi allora che questa gel
no ben tosto: È forse possibile nei sanguinosi combattenti di salvare
dalla
morte tutti i figliuoli degl’Immortali? — Nel ter
e oppresso dal dolore mostrò a Giove il sangue immortale che scorreva
dalla
ferita, lagnandosi di Diomede e di Minerva, che t
conte Rangiaschi nella Dissertazione sul Marte Ciprio ha pensato che
dalla
barba di Adriano, il quale nell’immagine del dio
a figlia di Asopo ivi sepolto le dasse il suo nome, si chiamò Drepano
dalla
falce di Saturno, come è la più comune opinione,
non le fosse; infatti lo porta sopra molti monumenti. Differiva poco
dalla
forma del calato, col quale si è qualche volta co
prò con quel poco che gli restava dei bovi, inventò l’aratro, ed ebbe
dalla
fatica sussistenza migliore. Ammirando Cerere il
comprendere il senso dell’ allegoria, la quale indica la consumazione
dalla
terra del nostro corpo, che conserva più lungamen
tà è nei partiti del panneggiamento, e quella sola che vi regna nasce
dalla
diversità dei contorni del nudo che ne è coperto:
cia, vestita di una semplice tunica talare stretta e alquanto ripresa
dalla
cintura, nè avente altra sopraveste che un peplo
cerone, niente di più divino diede Atene di questi misteri, pei quali
dalla
rozza e feroce vita furono gli uomini mitigati, e
e, bevve nel suo dolore per la figlia rapita. Soggiungevano: Lo tolsi
dalla
cesta mistica, e lo trasferii nel calato, o panie
e. Daduco si diceva colui, che teneva la fiaccola, distinto anch’egli
dalla
capellatura e dallo strofìo, o cintura. Tutta la
sumava, ma non era obbligato a mantenere il voto, sovente spergiurato
dalla
natura. Egli rappresentava il Sole, il banditore
onia, deposti i scudi eguali Al cerchio della luna, esulta allora Che
dalla
depredata Orsa ritorna Ippolita, e che trae Tinti
ghiacci alpini, Il Tebro di trionfi ancor non cinto. Ma poiché vinta
dalla
man possente I duri nodi la Trinacria sciolse, E
o di Mercurio e Diana: il secondo di Mercurio e Venere; il terzo nato
dalla
Venere terza e da Marte, ed Antero chiamato: lo S
tero chiamato: lo Scoliaste di Teocrito lo favoleggia nato dal Caos e
dalla
Terra. Acusilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo d
iaste di Teocrito lo favoleggia nato dal Caos e dalla Terra. Acusilao
dalla
Notte e dall’Etere, Alceo dalla Lite e da Zeffiro
nato dal Caos e dalla Terra. Acusilao dalla Notte e dall’Etere, Alceo
dalla
Lite e da Zeffiro, Saffo da Venere e dal Cielo, e
rondi impallidir le ghiande Vedi e trarre il pallore i lunghi rami, E
dalla
piaga della man profana Scorrere il sangue, come
pietra di paragone, è opera moderna dell’ Algardi, come risulta ancor
dalla
vita, che ne ha scritta il Bellori, benché pubbli
, parte ancora fiorenti, parte già formati in guscio di semi, pendono
dalla
sua lenta sinistra, e tre piccoli animali scherza
risimile dopo la considerazione d’altre antiche immagini accompagnate
dalla
rappresentanza dello stesso rettile. Si trova la
Celo, Oceano, Mnemosine, Temi ec. Secondo Esiodo, Celo fu generato
dalla
Terra, come r Etere e il Giorno. Ma Cicerone nel
hiamate Partenope e Panfolige. Dalla prima ebbe l’Europa e la Tracia,
dalla
seconda l’Asia e la Libia. Figliuole dell’Oceano
dì Atene, all’ingresso del quale era il sepolcro d’Ippolito. Abbiamo
dalla
favola che Temi volea custodire la sua verginità,
i sacerdoti della dea) che apportò i misteri di lei, furono afflitti
dalla
fame. Quindi per consiglio della sacerdotessa di
sua casa. Nè in altro luogo la onorarono i Tebani, dopo che, colpiti
dalla
novità, interrogarono l’oracolo di Delfo, che ris
favola di Ati è in diversi modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto
dalla
dea per custode dei suoi santuari gli promise cas
ipio della primavera, e durava sei giorni. Il primo giorno tagliavasi
dalla
selva un albero di pino e portavasi in procession
l’origine a Celo ed alla Terra. Giunto questo dio all’adolescenza udì
dalla
madre che il genitore avea nel Tartaro precipitat
i Prometeo nel Tartaro incatenò l’ingrato genitore. Saturno fuggitosi
dalla
sua carcere giunse con una flotta da Giano in Ita
gnizioni e di lumi portò l’arte di lavorare i metalli nella Frigia, e
dalla
Frigia passò nella Grecia, perchè i Dattili che l
re da Creta, ma la maggior parte suppongono che eglino aveano passato
dalla
Frigia in questa isola e lo sbaglio di quelli che
banti, i Cabiri, Esiodo pone le Furie primogenite del sangue che esci
dalla
ferita di Celo. Ma io credo necessario ragionare
nacque da Rea e da Saturno, militò con Giove i contro Titani, ed ebbe
dalla
sorte il terzo regno, cioè l’ Inferno: lasciò scr
ia antica e la Mitologia rendono conto di tal somiglianza. « Sappiamo
dalla
teologia pagana che il dio dei morti si chiamava
pagana che il dio dei morti si chiamava Serapide presse gli Egizii, e
dalla
Storia apprendiamo eh’ ebbe un tempio in Menfi an
te un pesce comune come quelli che qui son descritti, è poco distinto
dalla
forma, dal colore, e la sua realità confina coll’
elle cose che equivalgono. Un tal compenso, dice Caylus, mi sorprende
dalla
parte di un artista così antico. Al di sopra di F
o in uno dei diti della mano sinistra. lasco che gli è accanto, e che
dalla
sua barba sembra più avanzato, tira questo anello
o sopra un’eminenza e appoggiato ad un albero; egli tiene la sua lira
dalla
mano sinistra, e nella diritta dei rami di salcio
iace figlio di Oileo guarda il loro giuoco. Si vede che ha naufragato
dalla
spuma che lo copre: Polignoto ha qui riuniti tutt
in tempo di notte, ed era vietato ai nobili l’intervenirvi. Esichidi,
dalla
quiete, si chiamavano i sacerdoti, che si astenev
olo gli aveva predetto che un suo genero lo avrebbe ucciso. Costretto
dalla
fortuna della guerra a sacrificare il proprio tim
emigio, la pittura di quella orribile notte, narrata al fuggito sposo
dalla
stessa Ipermestra, e la vostra fantasia potrà for
la diede il suo nome a un’Isola dove, suo figlio regnando, accade che
dalla
peste consunti perirono tutti gli abitanti. Eaco
Eaco fu in tanta riputazione, che essendo tutta la Grecia travagliata
dalla
siccità, l’oracolo di Delfo rispose, che se volev
ra loro nel di lei nome spergiuravano erano per del tempo allontanati
dalla
mensa celeste, e da ogni conversazione cogli Dei.
a a Proserpina con una figlia di questo fiume, chiamata Minta, che fu
dalla
regina dell’ombre convertita in un’ erba cui died
, onde non abusare de’lor beni e del loro potere. Il freno le pendeva
dalla
manca, simbolo di moderazione, specialmente nelle
gesto si riferisse ciò che dissero gli antichi del cubito di Nemesi,
dalla
maggior parte spiegato per una verga, che il simu
mulacro certificato a tal denominazione dagli autori, dalle medaglie,
dalla
combinazione di tutti i monumenti che ci rimangon
nveniva pure a Venere, che presso i poeti è talora denominata (grec),
dalla
bella corona. Le vittorie incise sono quelle ripo
Croce, o altri segni, per levarle ogni superstizione, e distinguerla
dalla
Vittoria, che i Gentili in Roma e con tanta cura
ssa, e ritenendola ancora sotto Valentiniano il Giovine, come si vede
dalla
relazione di Simmaco, e da Sant’Ambrogio, e da Pr
necessità che i Poeti dell’età posteriori non han saputo disgiungere
dalla
Fortuna.» « Comunque ciò sia, riserbato alle Parc
tiene nella mano destra una corona di foglie di. querce, ed uno scudo
dalla
sinistra. Una Vittoria dormente si vede sopra una
iburtina di Cassio. Dappoiché la rinomata Collezione delle Muse fatta
dalla
regina Cristina perì nel mare, non si lusingavano
schera comica e caricata, principalmente, come dal baston pastorale e
dalla
corona di edera di cui ha fregiata la chioma. Que
o esercizio, così il suo più distinto attributo è la maschera comica,
dalla
quale si riconosce nel sarcofago Matteiano. Quest
si è trafìtto nel petto: riceviamo nel nostro vaso il sangue che esce
dalla
piaga, poiché scorre in abbondanza. E l’anima pre
da noi osservato come il più lontano dalle comuni opinioni. Noi però
dalla
Lira che sta sonando la nomineremo Tersicore, ave
che è la prima della facciata, è parimente descritta per Clio, ma noi
dalla
singolare insegna, ch’è la Lira, vi ravvisiamo Te
e la testa di questa Musa dal plettro ch’è nell’area del dritto, come
dalla
cetra ch’è nel rovescio della sua figura. Era
ultima della facciata, in attitudine diversa dall’Erato Ercolanense e
dalla
nostra, non bastano però a farcela distinguere ne
chi, lo studio favorito di Erato, onde alcuni han dedotto il suo nome
dalla
presentazione della verità. Oltre questa dottrina
za di andare a cadere sopra Agamennone, strappandosi le sue ghirlande
dalla
chioma per porle sulla testa di lui. Finalmente l
i ha pure chi lo deriva dal molto ricordarsi delle passate cose, cioè
dalla
facoltà della memoria. Questo attributo materno è
ciò una capricciosa congettura, poiché resta perfettamente dimostrato
dalla
statua della Memoria del nostro Museo, indubitata
le avventure più dilettevoli. Che questa sorta di danze fosse diretta
dalla
Musa Polinnia, è consenso universale degli antich
on essendovene, come già notammo, alcuna colla maschera. L’ altra poi
dalla
quale è stata tratta la nostra, quella del Giardi
ente panneggiata ci rappresenta la Musa celeste detta Urania, appunto
dalla
contemplazione del cielo, alla quale appartengono
ne, aggiungendovi un’ elegantissima ed antichissima testa proveniente
dalla
Villa Adriana. « Non si dura fatica a riconoscere
Melpomene. « Rilevo con maggior forza quest’ ultima conformità perchè
dalla
somiglianza di queste due statue colossali neir a
a Partenopeo. Ma a Polinice figlio di Edipo sarà reso questo ufficio
dalla
sorella Antigone, essendo per questa effetto usci
senta una Musa senza verun simbolo, colla destra involta nel manto, e
dalla
parte del dritto è una corona d’alloro nell’area.
tà di Bacco pensino alcuni che sia avvenuto, avrai forse udito ancora
dalla
nutrice. Poiché esse esercitate in tal genere di
e tutti gli altri parenti ed amici. Ulisse è ben facile a conoscersi
dalla
sua fìsonomia severa e sveglia; Menelao dalla dol
ben facile a conoscersi dalla sua fìsonomia severa e sveglia; Menelao
dalla
dolcezza del suo viso; Agamennone dalla sua divin
mia severa e sveglia; Menelao dalla dolcezza del suo viso; Agamennone
dalla
sua divina presenza: quanto al figlio di Tideo un
sopra l’aste fissate in terra. Ma non crediate di distinguere Achille
dalla
sua lunga chioma perchè egli se l’è recisa dopo l
rve di vela al naviglio fuggente. Aiace ritornando in se, come uscito
dalla
ubriachezza, contempla il mare qua e là senza gua
i fonti. Ah quanta forza e vigore mostrano i suoi occhi benché spenti
dalla
morte I Mirate la lanugine della sua barba che ap
opinione dei Fenicii e dei Greci, Esculapio altro non era che l’aria,
dalla
quale proviene Igia, sia la buona salute: onde Ap
rba essendo per lo più barbato questo nume nei monumenti, cominciando
dalla
stupenda gemma del Museo Stosch, col nome di Aulo
spinge ferocemente chi cerca di avvicinarsegli, gli calpesta, mentre
dalla
bocca gli esce la spuma, ed ha gli occhi fìssati
o al suol reciso. Gettan le faci sui sublimi tetti. Ardori le case, e
dalla
nera vampa Il marito s’invola: ahi, sulla soglia
n ebro Cadmo il pie veloce, E per la preda del lion mendace Ne vomitò
dalla
rabbiosa gola Queste parole: già felice Cadmo, Be
forme che r antichità attribuisce a Bacco. Finalmente si fa conoscere
dalla
sua amante. che divien madre in mezzo ai fiori, e
lo, ove ha per compagni Mercurio, Marte, Venere e la Luna. Voi vedete
dalla
sciagura di Semele quanto fosse terribile l’ira d
e tavole di Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo
dalla
mano dell’ indovino Fanes, il primogenito dei mor
e figure del Lione e della Vergine ella vi troverà il frutto prodotto
dalla
vigna; che nella quarta vi distinguerà certo re c
distinguerà certo re che presiede al nettare delizioso che si spreme
dalla
vite, e la figura di Ganimede cht; inalza la sua
occhi la quarta Tavola, che offre l’immagine della coppa di Ganimede
dalla
quale il nettare scorre, e vede che il destino ac
e il baleno che così scintilla alla vista, il fuoco che si sprigiona
dalla
sede degli Dei, tutto ciò si riferisce a quest’ a
ono intorno, e le viti e gli alberi dei tirsi nascono volontariamente
dalla
terra, e si veggono in mezzo al fuoco. Mirate Pan
o figlio pe’ capelli. Voi direste di vederle veramente, e che gridino
dalla
gioia: tanto i loro spiriti dal furore del vino s
faccia tenera, delicata; i capelli biondi non mai cinti dall’edera e
dalla
vite. Non danzò mai al suono delle tibie: tutto q
di Deriade, onde lo dio rivolge il suo carro verso l’Oriente. Deriade
dalla
sua parte arma gl’Indiani, e si accampa vicino ad
e acque del Gange; i raggi di quest’ astro avevano scacciate le ombre
dalla
terra quando una pioggia di sangue venne a predir
un sogno agitata. Si alza quando 1’ aurora appena comincia a dar luce
dalla
cima dei monti. Il terrore e la paura preparano i
one le annunzi il sonno di Giove, secondo gli avvertimenti a lei dati
dalla
diva. Iride va a trovar Morfeo, e nelle sembianze
. Marte nelle sembianze di Morreo accende la battaglia, e fa prodezze
dalla
parte degl’Indiani. Molti dei compagni di Bacco p
uoi sonni di pianto Desiava abbracciarlo, e le parea Che contro a lei
dalla
paterna gola Escisse il sangue, mentre Icaro grid
imato. Erigon sveglia Il suo dolore: le rosate guance Lacera, strappa
dalla
lunga chioma L’imprigionata vite, e ver la pietra
ignificasse il pino. Poteva ancora nella Fenicia aver preso quel nome
dalla
similitudine che ne rappresentava la cima. È noto
rbe, che chiamano capitate, fatte nel loro fusto in quella maniera, e
dalla
benda con la quale, come istrumenti sacri, si sog
guerra. Vi ammiriamo quella beltà che incantò i Tirreni non disgiunta
dalla
robustezza del più antico dei conquistatori. La t
a il fonte, e tutte le cose di Narciso. Un giovinetto tornato di poco
dalla
caccia vi sta sopra: trae amore da lui, e s’innam
posa ritto co’ piedi incrocicchiati appoggiato sopra una piccola asta
dalla
sinistra: la destra giace sui lombi, i quali s’in
e Giacinto, perchè vi è scritto, ed attesta di essere stato procreato
dalla
terra per amore di un bel giovinetto che piange q
tinse il fiore con qualche rassomiglianza, poiché comincia a scorrere
dalla
testa incontanente che il disco vi piombò. Errore
di lui in questo animale fece Giove per salvarlo, quando era infante,
dalla
madrigna Giunone. Non solo l’alloro, ma ancora la
ofezia, e sono mescolati coi Satiri, cangiamento probabilmente venuto
dalla
scena. Finalmente Ausonio e Libanio distinguono i
finalmente l’importanza. L’anima delle pitture, delle statue dipende
dalla
cultura dell’Artefice. Voi dovete dai poeti, dagl
fattezze del volto e nella costituzione delle membra non si è partito
dalla
comica descrizione che ne fa Luciano, eccettuate
ssai stimabile, ed è affatto diversa da quelle che si conoscono, come
dalla
famosa Borghesiana, che vedesi ripetuta due volte
che si fa scorta con face in ambe le mani, s’avanza il nume oppresso
dalla
crapula, e vacillante, a cui più che il tirso che
i che dall’altra dove terminano come in un capo di chiodo mal difende
dalla
petulanza di un giovin Baccante, che salito in gi
Capitolino: ma riflettendo che ha nella sinistra il pedo detto (grec)
dalla
caccia delle lepri in cui s’adoprava, e sull’esem
i Lene, di Tie, di Mimallonidi, di Naiadi. Il nome di Baccanti deriva
dalla
greca parola (grec), che significa ululare smodat
esi fra loro, giacché ai profani non era lecito saperne, l’estraevano
dalla
cista, e ritti alcuni altari, su quegli le depone
dal suolo, e alle quali perciò non convenisse il nome d’altare tratto
dalla
loro elevatezza. Porfirio chiama escharas, o foco
re le divine chiome S’agitare, e tremonne il vasto Olimpo. Comincerò
dalla
famosa statua creduta, prima Visconti, Sardanapal
mento della somiglianza coi ritratti di quel filosofo riman distrutto
dalla
cognizione del sincero e genuino ritratto di Plat
in guisa da fare uno scoppio, col che s’ indicava ciò che schiarivasi
dalla
sottoposta iscrizione, che tutto fra gli uomini è
enti di simil genere che ne’ Musei si conservino. La nascita di Bacco
dalla
coscia di Giove è un avvenimento che abbiamo sove
olari, che comunichiamo al pubblico per la prima volta. « Cominciando
dalla
sinistra. Giove siede coperto del suo manto dal m
rincipal gruppo ch’è nel mezzo del bassorilievo ci mostra Bacco vinto
dalla
sua bevanda, e vacillante qual Momo il dipinge, r
Baccante furiosa, che può sembrare invasa da quella religiosa mania,
dalla
quale credeasi comprendere chi toccava, scuoteva
acenti. Quantunque le ninfe in piiì monumenti "vestite appaiano, pure
dalla
mancanza dell’urna mi sembra verisimile che il so
dello scalpello. Gli orecchi umani distinguono il nutritore di Bacco
dalla
torma dei Fauni, e le striscie di cuoio che strin
tichi artefici nell’abito particolarmente degli Orientali, è distinto
dalla
lunga inanellata chioma che, secondo il costume i
bile, forse nulla di superiore. « Sileno evidentemente contrassegnato
dalla
sua fìsonomia, dalla sua calvizie, dall’attitudin
superiore. « Sileno evidentemente contrassegnato dalla sua fìsonomia,
dalla
sua calvizie, dall’attitudine del suo corpo, dall
o, ed un palliolo che tien ravvolto al sinistro. « Il tirso, sfuggito
dalla
sua destra scorre nei seni della tunica, e la sol
delle lor compagne, non sono del tutto coperti d’ edera, ma pelesano
dalla
sommità il ferro ignudo come nelle guerre Indiche
abito medesimo che qui vediamo, e si rizzava in piedi spargendo latte
dalla
fiala eh’ era nella sua destra e tornava di tempo
più forti belve, onde sì vantarono in un epigramma greco di ritornar
dalla
caccia colla testa di uccisi leoni. Le Baccanti
fuoco divino, riscaldati dalle bellezze della virtù, renduti attoniti
dalla
magnificenza dell’universo, penetrati dalle leggi
me quello che è il più seguito, scostandoci nulladimeno qualche volta
dalla
accennata nomenclatura. Abbiamo parlato anche bre
no, la Vecchiezza, la Morte, Caronte, le Furie, Momo, ecc. Da Urano e
dalla
Terra nacquero pure l’Oceano e Teti di cui furon
Rea e di Saturno nacque con Giunone e fu sottratto, come si è detto,
dalla
madre alla crudeltà del padre ; furono dopo di lu
ove ai Cureti o Coribanti che lo condussero in Creta ove fu allattato
dalla
capra Amaltea. Cresciuto in età e venuto in cogni
on pensò che agli amori ed ebbe un infinito numero di concubine. Meti
dalla
quale nacque Pallade o Minerva, Semele madre di B
e Venere Dea della bellezza e degli amori, nacque secondo alcuni
dalla
schiuma del mare, secondo altri dal sangue del Ci
casione della guerra coi Giganti. Dicono altri invece che Giove colto
dalla
bellezza di Venere, ne divenne amante e che non a
presiedeva ai matrimoni ed a tutti i piaceri che traggon il principio
dalla
tenerezza. Le sue feste si celebravano con ogni s
ritornavan sempre. Giunone le mandò per infettare e rapire le vivande
dalla
tavola di Fineo che aveva cortesemente accolto En
vio di Deucalione, il quale devastava la terra e ch’era stato mandato
dalla
implacabile Giunone per tormentare Latona. Della
antiche questa è quella che ha meno sofferto dal furore de’ barbari e
dalla
mano distruttrice del tempo. Mercurio e Batt
sa come Dio del commercio ; e come quello dell’eloquenza si finse che
dalla
sua bocca uscissero catene d’oro, che dolcemente
llo per addormentare Argo che custodiva Io ed ucciderlo. Liberò Marte
dalla
prigione ove era stato rinchiuso da Vulcano e att
a mesta e tenebrosa, e si vedeva pure una porta con gangheri di rame,
dalla
quale si penetrava nell’Inferno. Flegetonte o Pri
cora, trascinare pei piedi i morti, senza risparmiare i guerrieri che
dalla
morte erano ancor rispettati. Si vedono avventars
dano la ruota servono ad indicare i rimorsi di una coscienza lacerata
dalla
memoria di un orribile delitto ; il perpetuo movi
il dio Pane ed allora si vede tutto nudo, coronato di edera, portando
dalla
sinistra mano un ramo di pino carico di pine, loc
si i venti contrari alla sua navigazione. I compagni di Ulisse, vinti
dalla
curiosità, aprirono questi otri, donde fuggirono
indicare che conduce ordinariamente la pioggia. Deificate che furono
dalla
superstizione le terribili potenze dell’aria, si
lle volte coronato di fiori e specialmente di maggiorana ; egli tiene
dalla
destra mano una facé e dalla sinistra un velo di
specialmente di maggiorana ; egli tiene dalla destra mano una facé e
dalla
sinistra un velo di color giallo, perchè anticame
conosce ; esso presiedeva alla voluttà. Appena nato, Giove prevedendo
dalla
sua fisonomia i disordini di cui sarebbe stato or
o intende una divinità che guarisoe dall’amore. Altri lo fanno nascer
dalla
Notte e dall’Erebo, o dall’Inferno e dalla Notte,
ore. Altri lo fanno nascer dalla Notte e dall’Erebo, o dall’Inferno e
dalla
Notte, dipingendolo per una divinità dell’ultimo
in caso che si avesse un cattivo vicino. Venere stessa non andò salva
dalla
critica di Momo ; e non sapendo che dire su di le
o re di Licia natogli da Laodamia figlia di Bellerofonte, nè salvarlo
dalla
morte che incontrò all’assedio di Troia per mano
tri che potevano essere cangiati o modificati dai voti degli uomini o
dalla
protezione di qualche divinità. Questi decreti st
ambasciatori, prima che entrassero nella città. Si rappresenta armata
dalla
testa ai piedi con un flagello in una mano, ed al
ra ; di Stige e Pallante altri, ed avvi chi la fa nascere dal Cielo e
dalla
Terra. Si rappresenta sotto le forme di una donna
me di Minosse II sposò Pasifae figlia del Sole e della ninfa Perseide
dalla
quale ebbe parecchi fanciulli. Si rendette formid
o e quello pur anche del suo impero. Informato Niso dall’ oracolo che
dalla
conservazione di quel capello dipendeva la durata
le l’immaginarsi qual cura ne avesse ; e non poteva esser tradito che
dalla
propria figlia, in cui riponeva tutta la sua conf
cialmente famoso per la sua abilità nel fare certe statue che uscendo
dalla
sua mano croatrice, erano come automati che si cr
o eroica poesia. Urama presiede all’astronomia. Polinnia, così detta
dalla
moltitudine delle canzoni, è la Dea della musica
tà femminile è la Venere detta comunemente Medioea, nome che le venne
dalla
Villa Medici ove fu in origine trasferita da Roma
sferita da Roma nel 1587 sotto Ferdinando I figlio del Gran Cosimo, e
dalla
galleria di Firenze dei principi di quella famigl
asi tuttora. Essa rappresenta Venere nell’atto di nascere o emergere
dalla
spuma del mare. Difficile sarebbe l’esprimere col
lo in uso. Il Pegaso era un animale selvaggio, il quale appena uscito
dalla
nave fuggì e non fu fermato se non se da Bellerof
. Si trovano anche delle Ninfe con nomi presi o dal loro paese oppure
dalla
loro origine. Fu dato in fine il nome di Ninfe n
rata degli alberi. Queste Ninfe erano grate a coloro che le salvavano
dalla
morte, ma punivano severamente quelli la cui màno
no soltanto da sette a cinquanta. I loro nomi sono tratti quasi tutti
dalla
lingua greca e ben convengono a marittine divinit
cenno di Aretusa una delle compagne di Diana. Questa Ninfa ritornando
dalla
caccia un giorno si fermò per riposare al margine
uì pei campi e pei monti, fino a che la Ninfa non potendo più reggere
dalla
stanchezza implorò il soccorso di Diana che la ca
. Siccome erano belle e ancor più sagge, Busiride, re d’Egitto tratto
dalla
loro fama ne divenne amante e spedì dei pirati ch
iamate anche dagli antichi Isole Fortunate o Atlantidi, poco distanti
dalla
costa d’Africa, di cui gli antichi avevano poche
r soccorso sua figlia rapita da Plutone le cambiò in uccelli. Partite
dalla
Sicilia andarono a stabilirsi nell’isola di Capri
la testa ed il corpo di donna fino alla cintura e la forma di uccello
dalla
cintura al basso ; oppure con tutto il corpo di a
furono per andare in cerca della loro compagna per cui erano animate
dalla
più viva amicizia. Avrebbero per caso i poeti avu
nvaghito Glauco, dio marino ; ma non avendo potuto questi farsi amare
dalla
medesima ricorse a Circe, famosa maga, la quale c
icoli che vi correvano i navigatori. Questo passo era chiamato Scilla
dalla
parte d’Italia, e Cariddi dal lato della Sicilia.
famoso mangiatore. Un giorno viaggiando con Ilo suo figlio, sorpresi
dalla
fame ambidue, chiese da mangiare ad un bifolco ch
e lo mangiò. Dovea essere anche gran bevitore, se si deve giudicarlo
dalla
grandezza della sua tazza, che dicesi fossero nec
Fileo suo figlio che lo consigliò a mantenere i patti, Ercole offeso
dalla
condotta di Augia lo uccise e nominò Fileo erede
onevasi di sedurre Danae di cui era innamorato, cercò di allontanarlo
dalla
sua corte. Finse Polidete di voler dare un pranzo
so onde raddolcire i feroci costumi dei Traci di que’tempi, e ridurli
dalla
vita selvatica alle dolcezze d’una incivilita soc
rasportata dai flutti, si fermò presso l’isola di Lesbo, e dicesi che
dalla
sua bocca udivansi uscire tristi e lugubri suoni
i denti del drago, lancia una pietra frammezzo ai combattenti sortiti
dalla
terra, li pone in tanto furore, che rivoltisi l’u
i pregò Giove di porre fine a’ suoi giorni. Il padre degli Dei, tocoo
dalla
sua sciagura, trasferì a Prometeo l’immortalità c
ce figlia di Borea e di Orizia, ad istanza di cui accecò i figli, che
dalla
prima aveva avuti. Borea vendicò l’innocenza de’n
le mura di Aea, città sul fiume Phasis ora Fasz-Rione ed a sei leghe
dalla
sua imboccatura, capitale della Colchide ove regn
llesponto ora stretto dei Dardanelli. Allorchè Elle fu perita, Frisso
dalla
stanchezza e dal dolore oppresso approdò col suo
a tutti quelli che venivano per togliorlo e a due tori spiranti fuoco
dalla
bocca e dalle nari. Marte si compiacque tanto di
to che niuno è più crudele di una donna il cui risentimento sia punto
dalla
vergogna di un rifiuto. Preto non osando ucciderl
lancata vomitava turbini di fuoco e di fiamme. Bellerofonte sostenuto
dalla
protezione di Minerva, ed avendo ottenuto da Nett
sepolcro di Laide famosa cortigiana nata in Iccara di Sicilia, rapita
dalla
sua patria e trasportata in Grecia. Nelle medagli
i maschi, la fece esporre sul monte Partenio. Essa non fu abbandonata
dalla
fortuna essendo stata allevata per cura di alcuni
ro dei concorrenti alla di lei mano. Ippomene era istruito e favorito
dalla
dea Venere, la quale gli fece dono di tre pomi d’
si gettò nel mare al ricever che fece questa triste nuova mandatagli
dalla
regina degli Dei per mezzo di Morfeo. Gli Dei ric
lterabile amicizia tra i coniugati ; questo uccello non si separa mai
dalla
sua compagna quando l’ha scelta. È celebre nella
cortesemente accolto ed associato al proprio regno, che nominò Lazio
dalla
parola latinalatere, nascondersi, perchè in quell
e sarebbe ucciso da suo figlio il quale avrebbe poi sposata la madre,
dalla
cui unione sarebbe sortita una detestabile stirpe
re di Corinto e portato alla regina Merope, la quale ne prese cura e
dalla
gonfiezza dei piedi lo chiamò Edipo. Fattosi adul
a cedergli il passo. Di là arrivato a Tebe trovò il paese infestato
dalla
Sfinge mostro alato nato da Tifone e da Echidna c
relegarlo in terre sconosciute, ricusa le di lui offerte. Liberatosi
dalla
violenza de’ Tebani col mezzo di Teseo, sente egl
l genere di sua morte e il luogo della sua tomba. Abbenchè la volontà
dalla
quale viene costituito il delitto, non abbia avut
le mura di Tebe venne fulminato da Giove ; anfiarao fu col suo carro
dalla
terra inghiottito ; Ippomendonte e Partenopeo cad
ste, che aveva seguito suo fratello Atreo nell’Argolide, si fe’ amare
dalla
regina sua cognata, e la rese madre di due figli.
Atreo avendo scoperto l’incestuoso intrigo di suo fratello, lo bandì
dalla
corte, ma non credendosi abbastanza vendicato fin
ò un gran banchetto e avendo trucidato i figli che Tieste aveva avuti
dalla
regina, ne fece imbandire le membra e le presentò
iglio di Tieste. Atreo ebbe due mogli. Ignorasi quale fosse la prima
dalla
quale ebbe Plistene, Agamennone e Menelao ; dicon
mennone e di Clitennestra dovea esser ucciso da Egisto, ma fu salvato
dalla
sorella Elettra, ed allevato secretamente da Stro
o femminile tra le damigelle della corte di Licomede re di Sciro, ove
dalla
figlia di esso Deidamia poi ebbe Pirro. Ma Ulisse
va gli Dei Penati, e guidando a mano il figlio Ascanio, partì seguíto
dalla
moglie Creusa figlia di Priamo, che poi si smarrì
cese da lui Numitore padre d’Ilia o Rea Silvia sacerdotessa di Vesta,
dalla
quale congiunta a Marte nacquero poi Romolo e Rem
vennero da Omero descritte nell’Odissea. Le vicende sofferte da Enea
dalla
sua partenza dall’Asia fino al suo stabilimento i
pretavano le risposte. L’oracolo di Delfo, in cui le risposte davansi
dalla
Pizia sacerdotessa d’Apollo. Questa Pizia chiamas
evano i Romani offrine alle divinità i primi frutti che raccoglievano
dalla
terra in segno di riconoscenza. Per ricevere siff
ra era quella d’impedire che s’intraprendessero delle guerre ingiuste
dalla
repubblica, e ad essi venivan dirette le lagnanze
ugurio quando sentivasi alla sinistra, perchè giudicavasi proveniente
dalla
destra di Giove ; non così se udivasi al contrari
lici. I Gruochi pubblici erano sorte di spettacoli pubblici adottati
dalla
maggior parte dei popoli per ricrearsi o per onor
giuochi servivano d’ordinario a due mire : da una parte i Greci, fin
dalla
prima giovinezza acquistavano lo spirito marziale
(1). Gerusalemme liberata, cant. I, st. LVIII. (1). Estratto
dalla
Prefazione del Manuale delle Mitologie pubblicato
quella incogniti mari. Ma un giorno, come volle il suo fato funesto,
dalla
nave sconquassata nel lungo viaggio e corrosa dal
er popolate da gente che vi si fosse trasportata a nuoto ; e sappiamo
dalla
Storia della scoperta dell’America, che anche i s
torii, ma non creare la civiltà. Questa deriva ed è prodotta soltanto
dalla
persuasione e dalle arti di pace. Quindi la guerr
esto di decadenza della civiltà ; poichè questa se non è accompagnata
dalla
moralità, non è altro, secondo la frase del Romag
gnosi, che una barbarie decorata. La civiltà infatti com’ebbe origine
dalla
concordia degli uomini a stare uniti per comune v
ei seppe distogliere gli uomini selvaggi e antropofagi dalle stragi e
dalla
vita bestiale e ferina 82. Ma questi e simili pro
o fiume Ebro ; ed anche così com’era spiccato dal busto e trasportato
dalla
fiumana ripeteva pur sempre il nome di Euridice.
ndo ; ed Aristeo non sapendo come riparare a tal perdita, consigliato
dalla
Madre ricorse a Proteo, che dopo i soliti sutterf
ù, come affermano gli etimologisti. La forza che Ercole manifestò sin
dalla
prima infanzia andò sempre talmente crescendo da
bilterra e allora di Gades, ivi arrestò il corso delle sue spedizioni
dalla
parte di ponente, e, secondo i Mitologi, pose in
clava uccise Caco che inutilmente gettava contro di lui fumo e fiamme
dalla
bocca e dalle narici. Tutti i vicini ne furono ta
. 25.) Alcuni Mitologi raccontano che Ercole per far riposare Atlante
dalla
fatica di sostenere la volta del Cielo colle spal
ella di Nume fluviatile ; ma Ercole avvezzo a strangolar serpenti fin
dalla
culla e poi ad uccider mostri e giganti, vinse co
o popolare che se ne formò il proverbio latino ab ovo per significare
dalla
prima origine, alludendosi all’origine della guer
itologia. Minosse prese in moglie Pasifae, una delle figlie del Sole,
dalla
quale ebbe un figlio che fu chiamato Androgeo e d
carnivoro e pascevasi anche di carne umana. Minosse per allontanarlo
dalla
vista di tutti lo fece chiudere nel labirinto, ov
ve delitto a cui lo spinse l’invidia, quello cioè di aver precipitato
dalla
fortezza di Atene il suo nipote Perdice che dimos
o di un Dio, chè anzi, come vedremo in appresso, gli nocque. Contenti
dalla
boria che il loro Eroe fosse di origine divina, n
colpo di clava liberò la Terra da quel mostro di crudeltà. Preceduto
dalla
fama di questi ed altri mirabili fatti giunse Tes
orte ti porse ? « Partiti, bestia, chè questi non viene « Ammaestrato
dalla
tua sorella, « Ma vassi per veder le vostre pene.
io, contando il bastone. » La Sfinge, com’era suo fato, si precipitò
dalla
rupe del monte Citerone, e morì. Edipo, essendosi
nno a vicenda, andò ramingando per la Grecia, accompagnato e condotto
dalla
pietosa sua figlia Antigone ; e Giocasta si diede
di Ulisse e di Diomede, egli dice che quella fiamma « ……. par surger
dalla
pira « Ove Eteòcle col fratel fu miso. » Il solo
io di lui Emone essendo invaghito di Antigone, e non potendo salvarla
dalla
crudeltà di suo padre, si uccise per disperazione
e che molti Tebani prima del saccheggio preferirono di andar profughi
dalla
patria in cerca di nuove sedi. Quest’ultimo fatto
piccolo regno in quella parte della Tessaglia che era detta Ftiòtide
dalla
città di Ftia sua capitale. Quantunque piccolo pr
o principe meritò di sposare una Dea ; e questa fu Teti ninfa marina,
dalla
quale doveva nascere un figlio molto più illustre
due vocaboli come se fossero perfettamente sinonimi, e dovrà dedurre
dalla
Mitologia e dai classici antichi la differenza di
e nel narrare quali degli spiriti magni egli vide nel Limbo, comincia
dalla
troiana prosapia dicendo : « Io vidi Elettra con
sìone figlia dello stesso Laomedonte. Allora soltanto il re si scosse
dalla
sua noncuranza, e per salvar la propria figlia pr
errà dire di quello che ne fu causa, cioè di Paride. I poeti si fanno
dalla
lontana, e veramente ab ovo, narrando che Ecuba q
to di Deidamia figlia del re, che egli aveva segretamente sposata ; e
dalla
mollezza e dagli agi della corte di Licomede part
« ……… e così insieme « Alla vendetta corron come all’ira ; « E dentro
dalla
lor fiamma si geme « L’aguato del caval che fe’ l
ttenuto dalle eloquenti esortazioni del vecchio Nestore, e più ancora
dalla
Dea Minerva, che « Gli venne a tergo e per la bi
enclatura degli Ornitologi. Si racconta ancora un altro miracolo, che
dalla
statua di Mènnone, quando era percossa dai raggi
’episodio di Laocoonte fu reso celebre non solo da Virgilio, ma anche
dalla
greca scultura. Laocoonte sacerdote di Apollo fu
perchè i Greci li credessero segnali di un porto amico ove ripararsi
dalla
tempesta, ed invece percuotendovi naufragassero ;
i Dei e dello stesso Nettuno. Tutti gli altri guerrieri che partirono
dalla
Troade o con Menelao o con Agamennone, giunsero s
più volte espose la propria vita per salvar quella dell’amico. Spinti
dalla
tempesta nella Taurica Chersoneto (ora Crimea) fu
37. Menelao ed Elena dopo esser partiti da Tenedo erano stati spinti
dalla
tempesta sino in Egitto ; e di là tornati a Spart
rghi « Fuor dell’orme sedeano e fuor dell’onde. « Sol dal suo regno e
dalla
casta donna « Rimanea lungi Ulisse. » (Om., Odis
uanto prima della sua presenza e del suo forte braccio per discacciar
dalla
sua reggia una turba di principi greci delle Isol
Omero, molto errò, cioè andò molto vagando senza saper dove, sospinto
dalla
forza del vento e delle tempeste. Solamente dall’
sso Gaeta « Prima che sì Enea la nominasse ; » e poi fu trattenuto
dalla
Ninfa Calipso per più di sette anni nell’isola di
n una nave da lui stesso costruita ebbe a soffrire un’altra tempesta,
dalla
quale con gran fatica e pericolo scampato a nuoto
soltanto di 6 compagni, nel ritorno li perdè tutti, e si trovò spinto
dalla
tempesta nel vortice di Cariddi. In qual modo str
e ascendere, io sapea, « Tanto eran lungi le radici, e tanto « Remoti
dalla
mano i lunghi, immensi « Rami, che d’ombra ricopr
n n’aveva alcuna. « Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, « Chè
dalla
nuova terra un turbo nacque, « E percosse del leg
ungo in più luoghi. T. Livio per altro dice soltanto che Enea profugo
dalla
patria dopo l’eccidio di Troia andò prima nella M
l’uom che teme. » Anche l’Ariosto ha fatto cangiare Astolfo in mirto
dalla
maga Alcina ; e il Tasso molto a lungo ha descrit
egnosissimo episodio fu inventato da Virgilio, che cioè Enea sospinto
dalla
tempesta sulle coste di Barberia, avesse trovato
i e fondare la città di Cartagine in Affrica. Gettato su quelle coste
dalla
tempesta, Enea fu accolto umanamente dalla regina
a. Gettato su quelle coste dalla tempesta, Enea fu accolto umanamente
dalla
regina, la quale offrì ad esso ed ai Troiani di f
te che Enea morì due anni dopo, e fu adorato come un Indigete Dio. Ma
dalla
morte di Enea sino alla nascita di Romolo son mol
’Alba, per ordine di successione sino a Numitore padre di Rea Silvia,
dalla
quale nacquero Romolo e Remo. E sebbene a questo
ron riconosciuti falsi e bugiardi. La Divinazione esisteva in Oriente
dalla
più remota antichità, e principalmente nell’India
solo i filosofi, ma anche gli antichi romani separarono la religione
dalla
superstizione 158. E quantunque egli non enumeri
ta eliminandone ciò che vi sia stato intruso di vano e di irrazionale
dalla
imbecillità degli uomini 159. LXIV Gl’Indovi
e rive del Fasi furono portati dagli Argonauti i fagiani in Grecia, e
dalla
Grecia vennero col greco nome a Roma e furono per
e non per ringiovanire, almeno per riacquistare le forze illanguidite
dalla
vecchiezza, e viver più a lungo. Disgraziatamente
volgare, ossia verso i tempi di Tarquinio Prisco. — Ritornando Arione
dalla
corte di Periandro re di Corinto, colmo di ricche
li e delicati sentimenti), si gettò in mare, ove un delfino, attirato
dalla
dolce armonia, lo salvò portandolo sul dorso sino
ero fu cangiato in quella stella omonima che prima comparisce la sera
dalla
parte di occidente : dalla qual voce Espero deriv
tella omonima che prima comparisce la sera dalla parte di occidente :
dalla
qual voce Espero derivò poi la parola vesper in l
rte la stella Espero, ed ultima Esperia la Spagna, perchè più lontana
dalla
stessa parte. 89. « Che giova nelle fata dar
ica dell’ablativo latino ; ed altresì il nome francese Perdrix deriva
dalla
stessa sorgente. — Ovidio nel lib. viii delle Met
i, che sebbene anticamente fosse creduta tale, e sia anche proclamata
dalla
legge Mosaica, fu poi riconosciuta in molti casi
rieri della greca città di Pisa nel Peloponneso, che nel loro ritorno
dalla
guerra di Troia furono spinti dalla tempesta sull
Peloponneso, che nel loro ritorno dalla guerra di Troia furono spinti
dalla
tempesta sulle coste dell’ Italia. 120. « Nec
rtire queste narrazioni come segue : 1° in favole o finzioni ricavate
dalla
Storia ; 2° in invenzioni relative alla Filosofia
o d’Omero e che fiorì 9 o 10 secoli prima di G. C., nacque dal Caos e
dalla
Notte (238), ed era cieco.7 22. I pagani chiamar
orno di questo mese i Consoli designati entravano in carica ; seguiti
dalla
folla, salivano il Campidoglio, ed in mezzo ai pr
co fanatismo (il furor sacro) d’una falsa religione. Uscivano costoro
dalla
feccia del popolo, ed a guisa di ciarlatani andav
ofittevoli. 57. Cerere, stanca un giorno de’suoi viaggi, e tormentata
dalla
sete, entrò in casa di una vecchiarella per nome
e di coloro che essendo per miseria o per altre necessità travagliati
dalla
fame possono parere ingordi nel satollarsi. 58. A
intorno tryo, io fatieo, gr.) re di Micene nell’Argolide, ebbe favori
dalla
di lui moglie Alcmena, che fu madre d’Ercole (364
insetti si dileguarono. In Roma fu detto anche Giove Statore, stator
dalla
parola stare, perchè alle preci di Romolo aveva r
cchi sopra la giovanetta Io figlia d’Inaco re d’Argo ; e per salvarla
dalla
persccuzione di Giunone la celò in una nube, e la
Giunone amò tanto questa sua confidente, saggia e docile giovinetta,
dalla
quale riceveva sempre buone nuove, che per ricomp
a moglie di Giove mosse contro la loro madre il serpente Pitone, nato
dalla
terra26 (pytho, imputridisco, gr.), affinchè la m
rova di filiale affetto (672). 100. Ma la vittoria gli fu amareggiata
dalla
morte del figliuolo Esculapio (289), il quale ave
ribuivano due particolari virtù a questa pianta : l’una di preservare
dalla
folgore ; l’altra di far vedere la verità in sogn
di vendicarsi. Nettuno inondò la nuova città, e Apollo fece devastare
dalla
peste il paese. 107. Laomedonte cercò rimedio a t
una folta macchia per ispiare i suoi passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato
dalla
stanchezza e dal caldo, andò per caso a riposarsi
l’Elicona, e che il cavallo Pegaseo (124) fece con un calcio scaturir
dalla
terra. Alle falde dell’Elicona v’era anche la tom
se a dileggiare Apollo ; ed ei, legatolo ad un albero, lo trasse vivo
dalla
vagina delle membra sue. (Dante, Parad. c. i.). C
ele al Dio del giorno, alligna bene in quei luoghi che sono ravvivati
dalla
sua presenza. Gl’inni più celebri che erano canta
ma che serviva di fanale ai marinari. L’interno del colosso era vuoto
dalla
parte destra per poter salire al fanale. Un terre
invecchiare. Endimione dormiva in [ILLISIBLE] valle spesso illuminata
dalla
Luna, ed ecco l’origine de favola delle nozze di
o, variato nome. Altri vi riconoscono l’immagine del sole che si alza
dalla
parte dell’ Oriente dove è posta l’ India, e illu
loquenza ; ed allora lo rappresentavano con una catena d’oro pendente
dalla
bocca a significare ch’ ei legava le menti e gli
Venere. 170. Venere, Dea della bellezza e degli amori, nacque
dalla
spuma del mare il primo giorno della prima primav
sua educazione, la condussero in cielo, e quivi tutti gli Dei, rapiti
dalla
sua bellezza, la desiderarono per isposa ; ma Gio
e e soavissima e sventurata poetessa greca, lo fa nascere dal Cielo e
dalla
Terra per significare i sentimenti sublimi che de
e e di lacrime, e cangiarlo in anemone. La sola bellezza, scompagnata
dalla
forza e dalla prudenza, non vale a salvar l’uomo
, e cangiarlo in anemone. La sola bellezza, scompagnata dalla forza e
dalla
prudenza, non vale a salvar l’uomo dai pericoli,
ella mitologica Psiche l’anima immortale ; il che può rilevarsi anche
dalla
etimologia del suo nome : onde i filosofi hanno d
nle sacre ; ed aveva anche il nome di Citerea, perchè, appena formata
dalla
schiuma del mare, fu tratta nell’isola di Citera
do…. Foscolo, la Chioma di Berenice, pœma di Callimaco, volgarizzato
dalla
versione latina di Catullo.36 Nettuno. 1
i Giove (63) e di Plutone (213). Appena nato, la madre, per liberarlo
dalla
voracità (allegorica) di Saturno (28), lo celò tr
e la testa di Minerva dall’altro, per indicare il commercio governato
dalla
saviezza. I Romani destinarono il primo giorno de
istesse una via per discendervi, quella per la quale Enea fu condotto
dalla
Sibilla Cumana (665) : Era un’atra spelonca la c
Tartaro. ove s’incontravano pantani d’acqua putrida e limacciosa ; e
dalla
morta gora esalavano micidiali vapori ; torri di
l’Acheronte. 221. Lo Stige era un « tristo ruscello con acqua buia »
dalla
quale esalavano mortiferi vapori, e che per nove
i : Nuovo pallor copre la faccia ; ei sente Il nume tuo presente ; Tu
dalla
mano incerta Togli l’insanguinato Scettro, e sul
he della Notte, e secondo altri della Necessità ; ed erano così dette
dalla
parola parcere, perdonare o risparmiare, usata ir
ebbe il Destino (21) e l’Erebo (223) ; dal Sonno (240), Momo (282), e
dalla
Morte (242), la Frode. 239. La si vede negli ant
creda che le ricchezze consistano solamente nel denaro simboleggiato
dalla
borsa di Pluto : chè anzi hanno esse la minima pa
ombattere pe’ Troiani nella guerra mossa loro da’ Greci, restò ferito
dalla
lancia di Diomede (377) invisibilmente guidata da
(377) invisibilmente guidata da Minerva (262) ; e che nel ritrarsela
dalla
piaga …… mugolò il ferito Nume, e ruppe in un tu
e fosse caduto dal cielo ; e la superstizione romana faceva dipendere
dalla
conservazione di quello, come dal Palladio i Troi
e quello di Atenea in Atene, le venivano dati indifferentemente. Fino
dalla
sua nascita ella si dedicò all’invenzione delle a
Pindaro la colpa d’Esculapio veniva dall’essersi lasciato corrompere
dalla
venalità : Or quanti afflitti volsero Al grande
lle virtù mediche attribuite in antico ad alcune specie di rettili, o
dalla
lunga vitalità di questi animali, per lo che i ci
o arsione, e che il palato non sia amaro. — La temperanza ti libererà
dalla
sete e dalle cattive digestioni, che son causa di
a incolta. Gli spuntano in fronte le corna, ed ha il corpo di caprone
dalla
cintura all’estremità inferiore, mentre dalla sch
ha il corpo di caprone dalla cintura all’estremità inferiore, mentre
dalla
schiena gli spunta la coda a spazzolar le cosce e
edevasi che fosse la stessa grotta ove Romolo e Remo furono allattati
dalla
lupa. Nel tempo di quelle feste i sacerdoti di Pa
glianti ai Fauni, erano divinità agresti discendenti da Bacco (146) e
dalla
naiade Nicea che fu da esso inebriata col trasfor
i della campagna alle pericolose lusinghe dell’amore. Ma Alfeo rapito
dalla
sua bellezza continuamente ne chiedeva la mano. A
e che il Dio delle ricchezze, Pluto (254), che è cieco, fosse guidato
dalla
Fortuna egualmente cieca, la quale dipende dal ci
singolarmente ; ma Polidetto, ingelositone, si studiò di allontanarlo
dalla
corte. A tale effetto cominciò a fargli desiderar
nneso alfine vi ritornarono, occupando il paese fino allora posseduto
dalla
famiglia dei Pelopidi. ossia dai discendenti d’At
o trasse ad Euristeo, che al primo vederselo in faccia fu per morirne
dalla
paura. 373. Nel monte Menalo s’annidava una cerva
Cirene (474), aveva certi destrieri ardentissimi che vomitavano fuoco
dalla
bocca ; e correva voce ch’ei li nutrisse di carne
per lo più vogliono denotare la tirannide sostenuta dall’ipocrisia e
dalla
frode. Dante nel XVII dell’Inferno ne fa una mara
tosto a quell’antro, dove Caco si preparò alla difesa mandando fuori
dalla
bocca e fumo e fiamme ; ma fu inutile, perchè il
col Minotauro. 422. Tuttavia l’ industre Dedalo, risoluto di uscire
dalla
prigione, congegnò due paja d’ ali posticce, e le
ttenne tanta riputazione, che lo zio, divenutone geloso, lo precipitò
dalla
sommità della cittadella di Minerva ; ma questa D
se mai ritornasse vittorioso, di metterle bianche ; ma questi invaso
dalla
gioia della vittoria scordò l’ ingiunzione patern
rnar da lontano col funebre arredo, credè morto il figliuolo, e preso
dalla
disperazione, si gettò in mare. Gli Ateniesi dett
rianna (417), intanto che faceva educare a Trezene il figliuolo avuto
dalla
regina delle Amazzoni. Una volta condusse in ques
igandola ad accusarlo di tradimento a Teseo. 437. Il padre, ingannato
dalla
malvagia donna, bandì il figliuolo, e lo abbandon
istigatovi da’ suoi nemici, lo fece assalire a tradimento e dirupare
dalla
cima d’ un alto masso. 440. Gli Ateniesi, molti s
hi, promettendo di rendergli i suoi stati qualora tornasse vittorioso
dalla
Colchide (oggidì Georgia russa o Mingrelia in cap
padre ; ma il re inseguiva minaccioso i fuggitivi ; ed essi accecati
dalla
paura non risparmiarono iniqui mezzi per rattener
ro d’origine divina, Lion la testa, il petto capra e drago La coda, e
dalla
bocca orrende vampe Vomitava di fuoco. E nondimen
re di quelle che aveva perdute. Quindi sposò Autonoe figlia di Cadmo,
dalla
quale ebbe Atteone (138). Dopo la sventurata mort
La favola aggiunge che i suoi compagni nell’andare a prendere l’acqua
dalla
fontana di Diria furono divorati da un drago, e C
rrendi, e per esser padre di una detestabile prole. Allora, atterrito
dalla
funesta predizione, prese volontario bando da Cor
devastava le campagne vicine a Tebe. 498. L’enimma dato a indovinare
dalla
Sfinge ai Tebani era questo : « Quale sia l’anima
ppena avesse trovato lo scioglitore del suo enimma. 499. Edipo, mosso
dalla
ricompensa e dall’avidità di regno, andò al cospe
di Tebe,92 Ippomedonte, l’indovino Anfiarao (662) che fu inghiottito
dalla
terra, il suo figlio Alcmeone, e Partenopeo. 93 S
7. Gli Argivi stringevano già Tebe d’assedio, e gli abitanti oppressi
dalla
fame erano ridotti agli estremi, quando l’indovin
io son pronto, lascia il padre, e corre generosamente a precipitarsi
dalla
cima della cittadella. La caduta fu mortale, e la
ocentomila Greci, e quasi altrettanti Trojani. 524. I principali eroi
dalla
parte dei Greci furono Agamennone (527), re d’ Ar
rpatore, e sposò Clitennestra, moglie di Tantalo e figlia di Tindaro,
dalla
quale ebbe due femmine, Ifigenia ed Elettra, e un
go, e tese tante insidie ad Agamennone, che al suo ritorno fu tradito
dalla
moglie, ed ucciso nella propria reggia ; indi lo
braccia, Là onde poi li Greci il dipartiro ; Che mi scoss’io, si come
dalla
faccia Mi fuggi il sonno, e diventai smorto Come
ille in Sciro.) Allora seguì Ulisse all’assedio di Troja, ed ebbe
dalla
madre un’armatura impenetrabile fabbricata da Vul
dacia di Diomede, essendochè quegli uccelli non temono le procelle, e
dalla
cima dei più aspri scogli si librano sulle onde a
loro navi ; ma egli generosamente sacrificandosi per la patria, balzò
dalla
sua, e appena sbarcato fu ucciso da Ettore (591).
nvulnerabile, eccettone il luogo dove questa pelle era stata sbranata
dalla
ferita con che Ercole aveva ucciso la belva. 563.
e sue frodi non finì mai d’essergli avversa. Quindi le sue avventure,
dalla
caduta di Troja fino al ritorno in Itaca, sono ar
caproni di Polifemo, e fatto anch’ esso altrettanto, sbucarono tutti
dalla
caverna, passando fra le gambe del gigante mentre
suoi compagni, indi si riconciliò con lei, e trovò il modo di partire
dalla
sua isola.102 576. Dipoi scese all’ inferno, tra
delle onde, e non seppe scorgere nè abitazioni nè abitanti ; ma vinto
dalla
stanchezza, dal sonno, dall’angoscia, appena gli
scia, appena gli era riescito di trascinarsi in un bosco poco lontano
dalla
costa. Lì presso scorreva il limpido ruscello dov
lto mare aperto Sol con un legno, e con quella compagna105 Picciola,
dalla
qual non fui deserto. L’un lito e l’altro vidi in
n suolo. Cinque volte racceso, e tante casso112 Lo lume era di sotto
dalla
luna, Poich’entrati eravam nell’alto passo : Quan
n n’ aveva alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto113 Chè
dalla
nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno
ndetta nel cuor di Nauplio ; e allorchè la flotta dei Greci, tornando
dalla
presa di Troja, fu assalita di notte da una furio
se l’asilo d’Astianatte, ed allora il misero fanciullo fu precipitato
dalla
cima delle mura di Troja. 596. Andromaca, moglie
ra bello quanto vano, sedotto dalle carezze di Venere e più che altro
dalla
promessa, giudicò doversi dare a lei il pomo d’or
Traduz. del Caro.) 611. Didone era figlia di Belo re di Tiro, e fuggì
dalla
patria per involarsi alle crudeltà del fratello P
nata.) Ma Didone non potè sopravvivere alla partenza d’Enea ; e vinta
dalla
disperazione salì sopra un rogo fatto alzare a be
olo, senza bisogno di pigliar moglie. Furono esauditi i suoi voti ; e
dalla
pelle del bove che aveva ucciso nacque Orione, ce
i sa come, offeso Diana, e che questa Dea per punirlo facesse sbucare
dalla
terra uno scorpione che lo ferì a morte colla sua
tto di circa sei miglia. Intenerita da quest’azione, la madre implorò
dalla
Dea pe’suoi figliuoli il bene più grande che ai m
doveron condurre per sussistere, e quella età di ferro tanto diversa
dalla
vantata beatitudine dei tempi antidiluviani ? Un
li resta dietro il levar del sole, ed è bruno in volto, perchè soffia
dalla
parte dell’ Etiopìa abitata dai Negri. 656. Austr
nascondiglio. Anfiarao costretto a partire vide avverarsi, nel tornar
dalla
spedizione, il funesto vaticinio, poichè Giove (6
imastile. Tarquinio trattandola di stravagante era per farla cacciare
dalla
sua presenza, quand’ella ne bruciò altri tre, e g
estavano fede ! Ivi erano religiosamente conservati i versi proferiti
dalla
Sibilla, e da ogni parte accorrevano gli uomini a
lauco (201) e sacerdotessa d’ Apollo. Si narra che questo Dio, rapito
dalla
sua bellezza, le offerisse d’accordarle ogni sua
da vivere altri tre secoli. Dopo il qual tempo il suo corpo consumato
dalla
vecchiezza doveva struggersi a poco a poco, e di
del divicto ; ma egli sdegnandosi della resistenza, la trasse a forza
dalla
sua cella, e la condusse nel Santuario, dov’ella
ochi pubblici tanto in Roma che in Grecia erano spettacoli consacrati
dalla
religione a qualche divinità, ed i popoli li cele
tatore. — Gli Atleti dotati di forza prodigiosa furono talora sedotti
dalla
presunzione, e ne pagarono il fio. Milone di Crot
Olimpici furono i più frequentati e i più celebri, e presero il nome
dalla
città d’ Olimpia nell’ Elide presso la quale si c
si ogni quattro anni nella città di Pitona appiè del monte Parnaso, o
dalla
città medesima o dal serpente Pitone, ucciso da F
il quale non potè evitare l’inciampo, e però cadde prostrato e deriso
dalla
moltitudine, mentre il vincitore seguitava la sua
te variando, spinse da un lato all’altro la densa polvere, sollevando
dalla
molestia i derisi, e rendendo loro spettacolo di
e loro uscissero le faville insieme coll’alito dalle polverose nari e
dalla
bocca spumante ; e, cogli occhi ardenti, correvan
l petto il nodo della fascia, ed apparve nudo in tutto, fuorchè cinto
dalla
consueta zona atletica. Non erano così alte e smi
si gli animi ; ma però tutti concordi nella propensione, perchè vinti
dalla
bellezza divina del giovine atleta, che desiderav
a, ne nasce una zona o cintura o fascia, la quale fu chiamata zodiaco
dalla
voce greca zodion che significa piccolo animale :
la varietà delle stagioni ; l’altro li fa derivare dall’istoria ; chi
dalla
mitologia ; e chi, all’incontro, sostien che la f
ioè tra le mèssi e le vendemmie : ed è quell’ Astrea (339) che fugata
dalla
terra pei delitti degli uomini, se ne ritornò in
nelle e di giovenchi, E traendone l’adipe il Pelide Copriane il morto
dalla
froute al piede, E le scuoiate vittime d’intorno
ato Muggia, tornaro alle lor case i venti. Stanco allora il Pelide, e
dalla
pira Scostatosi, sdraiossi, e dolce il sonno L’oc
ghe piogge dell’Etiopia. 705. Osiride ha in capo una specie di mitra,
dalla
quale spuntano due corna ; nella sinistra un bast
ne, passava per l’autore di tutto il male. Il primo era rappresentato
dalla
luce e l’altro dalle tenebre, loro emblemi natura
erire. Segue Yduna custode dei pomi mangiati dagli Dei a preservativo
dalla
vecchiezza. Fra i men noti di sesso maschile si n
o altro che un parlar figurato, e indicano relazieni d’idee suggerite
dalla
immaginazion dei poeti. Infatti troveremo bene sp
a indicare gli nomini resi celebri in quest’ arte. Un incendio acceso
dalla
folgore nelle foreste dell’ Ida pose questi monta
ola d’Ischia o le altre vicina si formarono di parti di terra divelte
dalla
Campania in quello sconvolgimento. Esiodo dice ch
bbaiar dei cani. Chi non ravvisa in lai detti un vulcano allora sorto
dalla
terra, che per più bocche lanciava fiammo, e mugg
ciclo, ovvero liberò l’uomo dalle tenebre dell’ignoranza e dai ccppi
dalla
schiavitù ; e rappresenta allora la provvidenza u
e gli dà due lavole di leggi. 33. Alcuni fanno derivare il suo nome
dalla
parola merces, mercium. 34. Di qui il nome di e
ale esito. Millo anni più tardi Saffo, abbaudooata da Faone, si gettò
dalla
cima del fatale scoglio, ed ebbe il modo di dimen
burrascoso. Ora il vortice di Cariddi posto in quella medesima foce,
dalla
parte di Sicilia in faccia agli scogli, non è più
verso terra. Forse il congegno delle ali di Dedalo non era collegato
dalla
cera ; forse non fu che un primo tentativo d’ acr
oi, per quanto inverosimili, adombrano nobilisaimi fatti, svisati poi
dalla
tradizione e dalla poetica fantasia ; e che Ercol
rosimili, adombrano nobilisaimi fatti, svisati poi dalla tradizione e
dalla
poetica fantasia ; e che Ercole, Teseo, Dedalo ec
ti d’ Ulisse. 103. Padre d’ Ulisse. 104. Enea pose il nome a Gaeta
dalla
propria nulrice che ivi lasciò sepolta. 105. Per
bile sì che poteva essere paragonata ad uno scoglio flagellato invano
dalla
furia dei venti. Vestita a lutto, pallida, abbatt
ra mi trasse ad occupazioni più serie, intesi tratto tratto decadermi
dalla
mente il concepito disegno di menar a fine quel c
i qualche materia s’imprende, Cic. de Of. Lib. 1. sub init. aver deve
dalla
definizione il suo principio, acciò quanto in pro
ità) trattar de’principali, e più interessanti punti della Mitologia,
dalla
definizione di essa pria d’ogni altra cosa per un
r incoerenti, e strane da quel valentuomini, de’quali a tutta ragione
dalla
Repubblica letteraria la saggezza si esalta(1).
secoli sedotta tennero la infelice Gentilità, ebbero la loro origine
dalla
Idolatria.(2) Imperocchè perduta gli uomini a poc
al detestabile sistema pertanto di qualificar Dei a capriccio seguito
dalla
oscurata cogniziono del vero Dio, sembra, Læt. Li
rà la quarta alle latine muse unicamente sagrata. Facciamoci pertanto
dalla
I ed incominciamo propriamente da Giove padre deg
contro i Giganti. Questi colligati con Tifeo spaventevole mostro nato
dalla
terra congionta col Tartaro si accinsero ad attac
enti ruine ; ma sebbene con mille usate diligenze valsero a sottrarlo
dalla
barbara morte, non poterono però camparlo dalla s
e valsero a sottrarlo dalla barbara morte, non poterono però camparlo
dalla
sventura di una mal concia sua gamba. Suo impieg
ua compagnia associando il mostruoso stuolo dei Ciclopi(1) uscir fece
dalla
sua Caverna pezzi di opera si ragguardevoli, che
e indica magnificenza d’imprese, quod magna vertat. Dicevasi Gradivus
dalla
vigorìa nel brander la sua asta : Ab hastae vibr
orrore, con gallo qual simbolo di vigilanza al suo fianco, preceduto
dalla
fama, che con spaventevole mormorìo ne annnnziava
è poi questi animali fossero stati a Marte graditi, può congetturarsi
dalla
generale ragione, che assegna Latt. lib. I de Fal
o comparve nelle sue sembianze, che Giunone tuttochè dignitosa rapita
dalla
sua rara beltà corse ad abbracciarlo, e si degnò
cui costa tal nome, e tolto ancora, secondo alcuni, Cupidine natogli
dalla
stessa, altro d’egual plausibilità non si scorge.
Commesse queste bravure depose insieme collo sdegno le armi, e spinto
dalla
forza del molle amore con strane guise tutto agl’
insorse il superbo Pane con imprudente disfida, ma perditor partendo
dalla
contesa per giudizio di Tmolo Re di Lidia, pagò c
o, ove per bocca della Sacerdotessa Pitia situata sul Tripode coverto
dalla
pelle del Serpente Pitone rendevansi gli oracoli
o arbitro nella gran contesa sorta per cagione del pomo d’oro gittato
dalla
Discordia nelle nozze di Teti, e di Peleo ? Non s
forme presentò i suoi preziosi tesori a mortali, sichè questi rapiti
dalla
novità del portento, e da essa, e dal figliuol di
chiome della diletta sua figlia, e fatta quindi consapevole del tutto
dalla
ninfa Aretusa, sollecita volse indietro i suoi pa
vetta, non poteva da quel luogo mai più partire, e nel seno ritornare
dalla
afflitta sua madre. E cosi invero sarebbe avvenut
rsi scioccamente burlato di essa, che stanca dal cammino, ed oppressa
dalla
sete con avidità tracannava il gran vaso di acqua
lla sete con avidità tracannava il gran vaso di acqua ad essa offerto
dalla
impietosita vecchia Becubo, fù col resto di quell
a Becubo, fù col resto di quell’acqua con sdegno buttatagli in faccia
dalla
risentita Dea ad un tratto cambiato in vile lucer
contemplatori ; soggetti però a si sacro, ed inviolabil silenzio, che
dalla
società era ben tosto bandito chiunque osava viol
ate alcune parole contumeliose, e degradanti l’onor di questa Dea, fù
dalla
stessa con sommo suo scorno privata dell’antico s
questi si furono, onde palesar ben chiaro quanto ella rapita venisse
dalla
amata sue castità. Suoi nomi. Fra gl’altri nomi
osi di mia riserbatezza nel favellarne. Chi fù Venere. Nacque Venere
dalla
spuma formatasi intorno alle recile parti di Uran
a tal Dea ; eccone però i principali. Chiamata veune Afrodite, perche
dalla
sozza indicata spuma riconobbe i natali, e per la
cemente sedotta da Giove, senza riguardo alcuno tutto sdegno divenuta
dalla
sua seguela perpetuamente bandilla, Essendo dunqu
anime quivi rinchiuse, cui perciò rivolgevansi spesso i gentili mossi
dalla
pietà verso i loro defonti, e per la stessa ragio
del cotanto celebrato ramo di oro, giusta i consigli a lui prescritti
dalla
Sibilla Cumana. Tal triplice suo potere in Cielo,
entato da Orfeo venuto in soccorso di Euridice ; ammanzito finalmente
dalla
Sibilla resasi sicura guida di Enea nello andare
iti Cavalli, con chioma irsuta intorcigliata da lunghe corna spuntale
dalla
abbronzita sua fronte, fuliginoso tutto nel viso,
rimentò e un Penteo Re di Tebe, che per aver impedito le sue feste fù
dalla
Madre istessa oltre il consueto per cagion di que
a consimile festa introdussero i Romani ìn memoria del giorno, in cui
dalla
Frigia ad essi pervenne il culto di tal Dea ; qua
eviarsi da suoi affanni montò un giorno il suo carro, e ratto salendo
dalla
nera dimora portossi in Lenno nella Sicilia, onde
ti. Tal vistosa figura pose in fiero tumulto i suoi affetti, e spinto
dalla
forza delle suscilate fiamme cieco divenuto ad og
i di tutti i più affettuosi sensi per esse, acciò rapiti in tal guisa
dalla
dignità del portento, lasciandosi manudurre da gu
ni dabbene è appunto la giustizia, mentre per essa non uscendo l’uomo
dalla
sua sfera sarà amico di ogni altra virtù. Vien es
o. Quanto però s’ingannano i mortali sù tal fatto abbastanza rilevasi
dalla
necessità di tal virtù per ben oprare, essendo es
nel suo corso avvanza. Segna con verga il globo, e la possanza Palesa
dalla
reggia al vile ostello, Ciascun l’invoca, ed essa
isa in ricco tron vaga Regina, Col regio serto il caduceo sostiene, E
dalla
faccia amabile, e divina Spirano di contento aure
è la funesta ricordanza del male commesso attendiamo a tenerci lungi
dalla
causa se vogliam essere liberi da effetto si tris
vaghe forme, e velenoso fiato Sorridendo si mostra una donzella, Cui
dalla
bocca spunta un serpe alato, Tanto terribil più,
É essa audace perche tal è il mentitore : è zoppa, perchè soppiantata
dalla
verità : è vecchia, perchè nacque col mondo nella
ti affetti in suo onore. Qual meraviglia fia poi se rapiti oltre modo
dalla
celebrità di quest’arte i popoli orientali a tal
stanza il poema sia ben capito, ed accolto ; altrimenti annoiati essi
dalla
lunghezza, e travagliati dalla oscurità fin dal p
ed accolto ; altrimenti annoiati essi dalla lunghezza, e travagliati
dalla
oscurità fin dal principio, quali altri buoni eff
bili da potersi adddurre bastano a comprovare la preposta verita, che
dalla
sola conoscenza, e pratica del verso deriva quel
gata, quale per altro non è indispensabile, come chiaro può scorgersi
dalla
lettura di poetici libri. Ecco intanto l’esempio
forme intrecciate sogliono entrare in tal metro, come può apprendersi
dalla
lettura, e specialmente dalle diverse composizion
upe in fuor stendea E in quell’acqua, che giù piomba Salvo in parte
dalla
pioggia A cercar corriam la tomba. Cap. X.
o sorprendente, ma difficile fù inventato, e maestrevolmente trattato
dalla
celebre poetessa Marianna Bandettini di Perugia.
olci, che ogni palato assaggiar ne volle avidamente il sapore. Quindi
dalla
natura di esso tradotti un Chiari, un Goldoni, un
o di Creto hà bisogno d’un saldo filo per scorta, ma senza aspettarlo
dalla
favolosa Arianna si avrà dall’esempio seguente, n
Che in si bella stagione i campi decora, Per cui fa i fiori uscir fin
dalla
cenere. Odi il cantar dell’usignuol, e l’Ecora ;
ale di Esiodo, e sebbene in tempi non tanto remoti sia stata trattata
dalla
gran penna del Sannazzaro, pur nella tessitura ce
e Chi al seno porgerà forza cotanta Perchè il pastore egregioChe volò
dalla
terra in sen di Dio, E come rammentare ogni suo p
e d’una breve come Curre, Tembla, Cerne ecc. III. Il Giambo inventato
dalla
donzella Giamba, ed usato ne’ componimenti satiri
a Christus, che per la Reg. L. del nuovo Met. è breve, perchè seguita
dalla
parola colendus, che comincia da consonante diven
prendo unicamente di veduta le diverse maniere di comporre risultanti
dalla
diversità della Versificazione riconosciute egual
tur in hortis Numina ! (1). Un bel vantaggio morale risulta ancora
dalla
Mitologia. Imperocchè a nostra edificazione possi
atria istessa riprovar non intesi o il parere di chi la vuole discesa
dalla
introduzione de’due principii buono, e cattivo, o
issero, come di lumi a molti luoghi della sacra Scrittura, e così fin
dalla
tenera età dolcemente istillare nel lor cuore un
lbore della sua nave ; quale invenzione poi scorgendo la Sirene mosse
dalla
impazienza del dolore, ululando, e gemendo si pre
acciò in tal modo que’ giudici, lungi il pericolo di essere allettati
dalla
vaga pompa di artificiosi ornamenti potevano con
elo, che via lattea da noi s’appella, fosse causata dal latte versato
dalla
bocca dell’infante Nume distaccatosi per un momen
ni Deo ? Che finalmente meglio di Mercurio abbia richiamato le anime
dalla
morte eterna, abbia riportato gran bottino ec. ne
lla pietra immolar si dovea Cristo, che è Pietra, sì finalmente acciò
dalla
durezza della pietra, ove al sommo Nume sacrifica
olo a Dei però, ma agl’uomini sibbene esibivasi questa Dea trascinata
dalla
forza delle sue passioni. Le sue prostituzioni co
i una incudine quattro martelli di 6 12 18 24 libre l’un dopo l’altro
dalla
gravità diversa dei loro colpi formò la misura de
elle sole aspirazioni, ed in qualche altro caso, come può apprendersi
dalla
lettura dei poeti. (1). Poichè la natura dell’ E
le cognizione ; questa esattezza d’ordine non venne fin’ora osservata
dalla
maggior parte di quegli Scrittori, che nella nost
me delle più nobili virtù ; ma quali e quanti non sono poi i racconti
dalla
Mitologia medesima offerti agli occhi nostri, i q
a di presentarle quali furono, seguendone la traccia e le alterazioni
dalla
prima invenzione sino a noi. Anzichè dunque framm
ne, al quale ogni cosa si riduce dal medesimo(b). Plutarco vuole, che
dalla
falce si ricordi, che gli uomini appresero da Sat
ndò che in quello dovesse sempre ardervi il fuoco, perchè credeva che
dalla
perpetuità del medesimo avesse a dipendere quella
di Rea le derivò dal verbo Greco rin, scorrere, perchè tutto proviene
dalla
terra(l). Venne denominata Buona Dea, perchè la t
voce latina opes, ricchezze, fu appellata Ope, perchè quelle si hanno
dalla
terra(n). Il primo, che nel Campidoglio le fabbri
ia del fiume Sagari o Sangaro, e però detta Sagaritide, o Sangaride ;
dalla
quale ebbe Lido, che diede il nome alla Lidia, e
ta di quel bambino, non ne udisse i vagiti(c). Le Vestali, così dette
dalla
loro Dea Vesta, furono istituire da Numa Pompilio
icue. Il fine di tali Feste era quello di ottenere in copia le frutta
dalla
terra(e). Le Ordicali, o Ordicidie furono così de
n esse tutto era mistico. Dicesi da alcuni, che sieno state istituite
dalla
stessa Cerere ; altri dal re Eretteo ; altri da M
acevano libazioni con due vasi pieni di vino, uno de’ quali versavasi
dalla
parte d’ Oriente, e l’altro da quella d’ Occident
continenza. Unito ad esse eravi anche un Sacerdote, detto Stefanoforo
dalla
corona, che portava in capo. Al tempo di tali Fes
acoli. Eglino erano prima due, e poi divennero dodici, scelti a sorte
dalla
città d’Elide. Era loro uffizio il dare degli avv
sacrificare ella stessa a Giove, se egli fosse ritornato sano e salvo
dalla
guerra contro i Sarmati. Colei non potè farlo, pe
una parte a questo Dio (b). Quindi Giove fu anche chiamato Predatore,
dalla
voce latina praeda, spoglia de’ nemici (c). Domiz
lato Panonfeo (h), o perchè egli ascoltava la voce di tutti, o perchè
dalla
voce di tutti era onorato (i). Giove in un tempio
asie si celebrassero con somma tristezza. Ilapinaste si disse il Nume
dalla
Greca voce ilapine, conviti, perchè con questi er
re all’anzidetto convito spettava a certi Sacerdoti, chiamati Epuloni
dalla
voce latina, Epulae, vivande (g), perchè eglino m
ero su per una collina Baucide e Filemone. Erano questi poco distanti
dalla
vetta, quando, abbassati gli occhi, viddero somme
gliono fare i bevitori. Altri dicono, che sia stato denominato Bromio
dalla
Ninfa, Brome o Bromie, che lo educò(d). Dal prede
i uni agli altri in coloro, che soverchiamente ne usano(f). Milichio,
dalla
voce milica, fico, perchè egli era stato il ritro
empo i sigli fossero stati senza padri ; e però si dicevano apatori :
dalla
qual voce vuolsi, che le anzidette Feste sieno st
ide, Melanto, Alcimedonte, Epopeo, e l’audacissimo Licaba, proscritto
dalla
patria. Allo strepito delle voci il fanciullo si
n varie classi secondo l’età, e si esercitavano al corso, cominciando
dalla
minore. Tutte usavano la stessa veste, co’ capell
e, la riportavano a suo luogo (a). Vuolsi che sia stata detta Feronia
dalla
città di questo nome, situata alle radici del mon
ppe, che le medesime caddero tutte in profondo sonno. Le donne allora
dalla
cima d’ una ficaja selvaggia, detta caprifice, di
io di Giove, e di Europa ; Radamanto, di lui fratello ; ed Eaco, nato
dalla
Ninfa Egina(20), e da Giove, il quale per unirsi
bissi, e mettesse in iscompiglio le ombre colà confinate. Uscì quindi
dalla
sua Reggia per visitare le viscere più profonde d
a infernale (c). Varj altri nonti si diedero a Plutone. Fu detto Orco
dalla
voce greca orcos, giuramento, perchè gli Dei sole
che questo tempio era stato prima costruiro con rami d’alloro, tolti
dalla
valle di Tempe, e che avea la forma di capanna. S
ossia i discendenti di Alcmeone, famiglia potente d’Atene, scacciati
dalla
loro patria da’Pisistratidi, costruirono il medes
ollonie, nelle quali la principale ceremonia era quella di far usoire
dalla
città lo stesso numero di fanciulle e di giovani,
quest’ara non si sacrificavano mai animali vivi(b). Si denominò Abeo
dalla
città d’Aba nella Focide, dove avea un ricco temp
eneravasi Apollo spezialmente dagli Ateniesi, perchè li avea liberati
dalla
peste nel tempo della guerra, che sostenevano con
mpio sul monte Cotilio, perchè lo stesso Dio avea liberato quel luogo
dalla
peste(c). Al dire di Clemente i discendenti di Te
lo, e in quel luogo fabbricarono una città, che denominarono Smintia,
dalla
voce greca sminthos, topo ; v’eressero un tempio
atta una grande strage di selvaggina in boschi e in monti, desistette
dalla
caccia per ripigliarla poi nel dì seguente. Non m
lebrava anche una festa, in cui i Romani si astenevano per qualche dì
dalla
caccia, coronavano i cani di fiori, e con fiaccol
tingue tre : l’una, figlia del Cielo e del Giorno ; l’altra, prodotta
dalla
schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da D
però Greci e Latini non fanno menzione, che di quella, la quale sortì
dalla
schiuma del mare, e fu risguardata come la Dea de
Pigmalione(2), e ricchissimo re di Cipro(e), riconoscendosi ricolmato
dalla
Dea di favori, le consecrò la città di Pafo, da l
te(f). Ne avvenne quindi, che i sacerdoti di Pafo erano sempre scelti
dalla
famiglia reale, e dicevansi Ciniradi. Virgilio ra
quale, com chè si trovasse allo scoperro, pure non veniva mai bagnato
dalla
pioggia(c), nè sopra di quello si offerivano che
dell’ Artica, fatto prigioniero da certi corsali Tineni, poi liberato
dalla
figlia del loro capo, la quale se n’era invaghita
n Promontorio del suo paese un tempio a Vedere, e la denominò Coliade
dalla
voce greca cola ; piedi mani, pe’quali era stato
ui un ragguardevole giovine ne divenne amante(a). Si denominò Ericina
dalla
sommità del monte Erice, nella Sicilia, dov’ebbe
tra Festa, detta Catagogia, ossia la Festa del ritorno, perchè allora
dalla
parte dell’ Africa Venere e le colombe ; guidate
a prevalersi delle prudenti esortazioni. E di lui cani trassero fuori
dalla
macchia uno smisurato cinghiale. Egli avventò uno
vventò uno strale contro quella fiera, ma essa strappandosi col dente
dalla
pelle il ferro, lo svelse intriso di sangue, inse
ell’Inferno(e). Nettuno non solamente fu detto Ippio, ossia Equestre,
dalla
corsa de’cavalli, che si faceva al tempo de’Giuoc
eggiarono nel fare agli uomini un utile dono(a). Arione aveva i piedi
dalla
parte dritta simili a quelli dell’uomo. Era inolt
vato dalle Nereidi(b). Minerva. MInerva secondo Erodoto nacque
dalla
palude Tritonia e da Nettuno, e fu poi adottata d
non seppe trovare eccezione sul merito del lavoro e dell’arte, usata
dalla
sua competitrice : bensì la disgustarono i simbol
orgo tra Atene ed Eleusi ; o da un certo vate, appellato Sciro(5) ; o
dalla
voce greca sciros, calcina, o gesso, perchè di ta
, che insegnò ad attaccare i cavalli al carro(b). Fu appellate Lafira
dalla
voce greca lafira, spoglie de’nemici, perchè di q
utrice, come abbiamo riferito, Alalcomenia(b). Fu denominata Calcieco
dalla
voce greca chalcòs, rame, perchè di tal metallo e
allora trovavasi in tumulto. Gli abitanti d’Epidauro, afflitti poscia
dalla
carestia, consultarono l’Oracolo. Questo rispose,
iunone. Ovidio poi, seguito da altri Poeti Latini, così lo fa nascere
dalla
sola Giunone : turbata questa Dea, perchè Giove a
no sul monte Cresio un tempio al Nume ; e i Greci lo chiamarono Afneo
dalla
voce afenos, abbondanza (f). Venne appellato Gine
Sacerdoti sieno stati detti Salj da un certo Salio, il quale, venuto
dalla
Samottacia o da Mantinea in Italia, v’avea insegn
. La maggior parte però de’ Teogonisti vogliono, che Vulcano sia nato
dalla
sola Giunone(c) ; e però gli diedero il soprannom
lla di lui bruttezza. La Dea, che non diffidava del figlio, allettata
dalla
bellezza del dono, si affrettò a sedervisi, e sì
bravano dagli Ateniesi le Calcie. Queste Feste furono così denominate
dalla
voce greca, calcòs, rame, perchè si solennizzavan
he il loro padre sia stato Polifemo(f). Questi al dire d’Omero nacque
dalla
Ninfa Toosa e da Nettuno(g). Apollonio gli dà per
Nat. Com. Mythol. l. 2. (8). Il Destino era una cieca Divinità, nata
dalla
Notte(c), e la quale regolava con sì sovrana pote
ciò era indizio, che davasi per vinto. La vita però di lui dipendeva
dalla
volontà degli spettatori, o di chi vi presiedeva
danaro, e in una rozza verga di legno, detta da’ Latini rudis (b), e
dalla
quale al Gladiatore, che la conseguiva, derivava
asi placidamente sacrificare (lo che conoscevasi, traendo un coltello
dalla
di lei fronte sino alla coda), perchè altrimenti
omanzia, ossia la stolta scienza, con cui pretende di trarre vaticinj
dalla
particolare composiziono dellemani. Divengono qui
neto con una Sfinge a canto. Fu questo un mostro, nato secondo Esiodo
dalla
Chimera e dal cane Orto(a). Igino lo fa nascere d
lo instruì dell’ uso che far ne doveva. L’uno e l’altra si staccarono
dalla
mossa, e come Ippomene videsi non molto dopo perd
mpagne (d). Patelena o Patalena proteggeva le spighe, mentre uscivano
dalla
corteccia (e) ; Proserpina, quando germogliavano
e i predetti esercizj (g) : to che appresso i Greci esprimevasi anche
dalla
voce Pentatlo, e appresso i Romani dall’ altra Qu
sono le opinioni degli Antichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non
dalla
sola Terra, ma da questa e da Urano (f), ovvero d
i si alzavano cento teste di dragoni ; e mandava flamme dagli occhi e
dalla
bocca(i). Questo Gigante secondo alcuni dichiarò
e e alle bestie(h). Diodoro di Sicilia narra, che que’ popoli ridotti
dalla
carestia a mangiare carne umana, non mai però toc
, re d’Egitto, di stringere alleanza co’ Romani, non si potè scampare
dalla
morte un soldato di questi, perchè aveva ucciso,
più corone a’ Giuochi pubblici. Egli in età di nove anni, ritornando
dalla
scuola, e avendo osservato in una pubblica strada
glino, come l’Oracolo avea dichiarato, non avrebbono potuto liberarsi
dalla
fame, che poco dopo era insorta ad affliggerli(a)
ia il modo d’indovinare colle frecce : queste o si estraevano a sorte
dalla
faretra, o si gettavano in aria, e da quella part
). Varro de L. L. l. 5. (15). Esiodo dice che il Giuramento nacque
dalla
Dea Eride, ossia Discordìa(b). Esso anche dagli A
ilmente osservare, ancorchè chi l’avesse fatta, fosse stato costretto
dalla
violenza, o fosse per dorivargli gravissimi danni
Conso riconosce il Dio Nettuno, soprannominato Ippio, ossia Equestre,
dalla
magnifica corsa di cavalli, la quale si faceva al
attanto dinanzi al Rogo si battevano i Gladiatori (a), detti Bustuarj
dalla
voce latina bustum, con cui si chiamava il Rogo,
re all’anzidetto convito spettava a certi Sacerdoti, chiamati Epuloni
dalla
voce latina, Epulae, vivande (g), perchè eglino m
che il dorso d’Ercole era nero ; e ricordandosi dell’avviso, ricevuto
dalla
loro madre, presero a vicende volmente confabular
tal caso diveniva subito cieco, o perdeva una mano, o veniva sorpreso
dalla
morte, e sommerso nelle stesse acque (b). V’è chi
o, di nome Acide. Questi divenne pastore di Sicilia, e fu assai amato
dalla
Ninfa Galatea, figlia di Nereo e di Doride. Ebbe
edeva a ciò, che chiude l’apertura del muro, per cui si entra ed esce
dalla
casa(f). Il Dio Limentino proteggeva le soglie(g)
divisato, coperta di bianco velo. Al chiarore della Luna vide usciro
dalla
foresta una leonessa, lorda di sangue, che a quel
velo, sbranato e intriso di sangue. Lo riconobbe, e credette divorata
dalla
fiera colei, che lo portava. Disperato risolse d’
ace, quattro, Egle, Eretusa, Vesta, ed Eritia (b) Esiodo le vuol nate
dalla
Notte (c). Elleno possedevano numeroso gregge di
trema parte dell’Etiopia verso l’Occidente (f). (2). Il Dragone, che
dalla
Dea fu mandato a custodire le predette frutta, ch
aeva subito grandissima avversione al vino (d). Melampode liberò pure
dalla
predetta malattia tutte le donne d’Argo, le quali
e non voleva darla in isposa, se non a colui, che gli avesse condotto
dalla
città di Filaca i buoi d’Ercole, contro di cui eg
ob. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (12). La favola d’Iti non è dissimile
dalla
seguente. Tereo, figlio di Marte, e re de’ Traci,
a Mercurio, e da Penelope, figlia d’Icario (c) ; Omero da Mercurio, e
dalla
Ninfa Driope (d) ; il Poeta Epimenide da Giove, e
ossia da una Nereide (i). V’è finalmente chi dice, che Giove lo ebbe
dalla
Ninfa Eneide (l). Pausania poi riferisce, che mol
di lui rivale, fu trasportato da sì grande gelosia, che la precipitò
dalla
sommità di una rupe. Quindi si credette, che il l
i celebrarono da’ Romani per ricordare il benefizio. prestato ad essi
dalla
lupa coll’educare Romolo e Remo ; e che per tal m
a quella della sposa ; finalmente nel terzo giorno conduceva la sposa
dalla
casa del padre alla sua. La sposa allora vestivas
Gli Antichi riconobbero la Morte, come una Divinità, nata, ed educata
dalla
Notte(a). E perchè essa è veramente il sonno eter
terra. La falce tronca indistintamente ogni cosa, nè altrimenti si fa
dalla
Morte. Il ragno, ch’ è animale debolissimo, e che
si, che non erano se non false illusioni. I primi, dice Omero, escono
dalla
mentovata porta dell’ Inferno, ch’è di corno, e i
rfeo pretende di Plutone e di Proserpina(f). Esiodo poi le fa nascere
dalla
Terra, e dal sangue di Saturno(g) ; Sofocle dalla
o poi le fa nascere dalla Terra, e dal sangue di Saturno(g) ; Sofocle
dalla
Terra e dalle Tenebre(h) ; e il Poeta Epimenide d
a la testa di leone, il corpo di capra, e la coda di dragone. Mandava
dalla
bocca e dalle narici torrenti di fuoco(a). Ippono
h), e ora di Giove e di Temi(i). Igino soggiunse che trassero origine
dalla
Notte e dall’ Erebo(l). Altri le fanno nascere da
trassero origine dalla Notte e dall’ Erebo(l). Altri le fanno nascere
dalla
Necessità ; altri dal Caos e dal Dio Pane(m). Nel
ua, batteva un vaso di bronzo, e nove volte pregava l’ombra ad uscire
dalla
sua casa. Il suono de’ predetti vasi si risguarda
e aggruppata sopra una spalla(b). (13). Lo Stige trasse il suo nome
dalla
Ninfa Stige, figlia d’Oceano, e moglie di Pallant
oglie di Pallante o Pirante(c). Pausania lo fa nascere da Acheronte e
dalla
Terra(d). Apollodoro Grammatico vuole, che abbia
ue’ luoghi una fonte di limpida acqua. Quì si fermò il giovine stanco
dalla
caccia ; e infievolito dal caldo, e assetato ch’e
de’ Lapiti nella Tessaglia ; Tantalo, nato da Etone(d) o da Giove, e
dalla
Ninfa Plota, e re della Lidia(e) ; Issione, figli
scoperto i misterj degli Dei(e). Pindaro soggiunge, che Tantalo rubò
dalla
mensa degli Dei il nettare e l’ambrosia per farne
, ch’egli stesso avesse indicato agl’infelici amanti, che per guarire
dalla
loro passione era necessario balzare dall’alto di
era figlia d’ Iperione e di Tia(e). Alcuni la dicono nata da Titano e
dalla
Terra(f) ; altri da Pallante, figlio di Crio(g).
a Beozia, su’quali si onoravano, erano denominati Aonii(d) ; Tespiadi
dalla
città di Tespia, dove parimeuti rendevasi loro pa
ttenerle appresso di se. Elleno allora spiegarono il volo, e uscirono
dalla
Reggia per le finestre. Deluso colui nel suo desi
e di poter raggiungerle col librarsi anch’egli in aria. Ma staccatosi
dalla
cima d’un’ alta torre, così precipitò al basso, c
iamo finalmente che nel monte Parnasso v’avea un antro, detto Coricio
dalla
Ninfa Coricia, la quale partorì ad Apollo un figl
e, che trovavasi tralla Macedonia e l’Etolia, e che sepanava l’ Epiro
dalla
Tessaglia(b). (38). Il Permesso era un fiume del
me cagionasse lo spirito fatidico(e). Questo fiume fu così denominato
dalla
Ninfa Castalia, che fuggendo da Apollo, rimase co
l quale pose fine a tutte le loro questioni. Ciò erasi presagito fino
dalla
di lui fanciullezza, quando molte formiche empiro
si eziandio, che il capo e la lira di lui, gettati nell’ Ebro, furono
dalla
forza del fiume trasportati in Lesbo ; che poi la
Marte e di Terena. Ella abborriva gli uomini. Quindi di si allontanò
dalla
società, e andò a vivere ne boschi, ove fu accolt
enza maritarsi. Così avvenne, giacchè gli Dei fecero nascergli Orione
dalla
pelle d’un bue, ch’egli avea loro sacrificato (f)
risguardate come le Dee della riconoscenza. Ciò veniva espresso anche
dalla
maniera di rappresentarle. Comparivano giovani, p
e Cupido trasse sua origine da Saturno ; e Saffo pretende dal Cielo e
dalla
Terra(d). Finalmente Platone racconta, che, solen
ola, e s’avvide ch’era Cupido. Una goccia d’oglio cadde per accidente
dalla
lampada sopra di lui, e lo svegliò. Diede egli co
a all’anzidetto mostro marino, la pose sopra una naye, affinchè fosse
dalla
sorte altrove portata. Giunse colei nella Sicilia
usso e riflusso del mare. Vuolsi, che sia stata chiamata pure Salacia
dalla
salsezza delle sopraddette acque(b). (c). Hyg.
rì due scellerati figliuoli, detti Tmilo e Telegono (f). Ebbe altresì
dalla
Ninfa Psammate delle figlie, e fralle altre Idote
l pescatore non sapeva decidere, se cosa sì nuova si fosse prodotta o
dalla
potenza di qualche Deità, o dalla efficacia di qu
e cosa sì nuova si fosse prodotta o dalla potenza di qualche Deità, o
dalla
efficacia di quel terreno. Credette alfine, che n
vano varie predizioni (g). Gli stessi Sacerdoti si appellavano Comani
dalla
città del medesimo nome, nella quale trovavasi un
tribunale d’Atene ; così detto da Marte, che i Greci chiamano Ares, e
dalla
voce pagos, altezza, perchè quel tribunale era si
e dimostra l’ etimologia dei nomi loro; la loro immagine sorse dunque
dalla
personificazione delle forze naturali, aggiuntavi
ì volendo esprimere il sole nascente, ora parlavasi di un figlio nato
dalla
Notte o dalle Tenebre, ora di un gigante che stro
to al mattino, suona già a mezzogiorno colla lira da lui inventata, e
dalla
culla ov’ è in fasce sfugge per andare a rapire l
enebrosa. Dal Caos sorse primamente, non si dice come, Gea, la terra,
dalla
quale subito si staccò il Tartaro o Inferno; poi
infine Crono (Kronos) e Rea (Rhea), che sarebbero un ringiovanimento
dalla
coppia Urano-Gea, più tardi interpretati come il
uni dei Titani Oceano, Temi, Mnemosine e Iperione essendosi schierati
dalla
parte di Zeus, rimasero gli altri a difesa del fr
raffigurati come aventi in luogo di gambe due serpenti che terminano
dalla
parte della testa. Un celebre cammeo del Museo Na
iós) si connette colla indiana Djaus, che vuol dire: cielo, giorno; e
dalla
stessa radice deriva pure il lat. Iov di Iov-is,
’ isola di Creta, per cura della ninfa Adrastea, e ricevette il latte
dalla
capra Amaltea; e perchè i suoi vagiti non giunges
rà nella parte seconda. Rispetto a questi molteplici amori attribuiti
dalla
leggenda a Zeus, son da notare due cose: prima ch
asconde la luce del giorno e atterrisce gli uomini, ma vien dissipata
dalla
serena luce. 2. I caratteri morali di Atena sono
ettentrione, precisamente là dov’ era la sacra pianta d’ olivo donata
dalla
Dea e vi si conservava una statua di lei che si d
etta della Vittoria alata. Così era raffigurata la dea come se reduce
dalla
battaglia si raccogliesse nella tranquillità del
temide, figlio di Zeus e di Leto o Latona. Narravasi che perseguitata
dalla
gelosia di Era, la povera Leto fosse stata costre
nta fin da giovinetto in lotta contro il gigante Tizio (Tityos), nato
dalla
terra, che avendo osato offendere Leto fu da Apol
o ucciso; e contro il serpente Pitone (Python), mostro parimente nato
dalla
terra, che infestava la pianura di Crisa nelle vi
ezza di contemplare le nude forme della bagnante; niuno lo salverebbe
dalla
sua ira. Ben sel seppe il cacciatore Atteone, il
n d’ altro più compiacevasi che del selvaggio grido di guerra; armato
dalla
testa ai piedi, coll’ elmo dal cimiero ondeggiant
sotto le freccie di questo Dio (personificazione del lampo che nasce
dalla
nube tonante). Anche le guerriere Amazzoni eran d
o, e considerato come datore di fecondità. 4. Il Mercurio dei Latini,
dalla
voce mercari, negoziare, era semplicemente il Dio
con predilezione si attennero; secondo la quale Afrodite sarebbe nata
dalla
schiuma del mare (la voce greca afro vuol dir sch
iorente, tutta riso il sembiante, tutta oro l’ abbigliamento; spirava
dalla
sua persona soave odore d’ ambrosia, e allorchè e
va che egli avesse la potenza di far scaturire d’ improvviso sorgenti
dalla
terra; e raccontavasi che quando i Sabini, dopo i
vinità dei Sabini, corrispondente al Mars dei Latini, e prendeva nome
dalla
città sabina di Cures, i cui cittadini erano dett
agine di Endimione dormente visitato da Selene. Essa è contrassegnata
dalla
mezzaluna sulla fronte; generalmente ha velata la
are di Pergamo si trovan rappresentate alcune stelle come combattenti
dalla
parte di Zeus contro i Giganti. Artifizio a cui s
r riempire in qualche modo il largo spazio che veniva a rimaner vuoto
dalla
parte del cielo. e) I Venti. 1. Erano anch’
o Schiron o Iapyx od Onchesmites, vento di ovest-nord-ovest (soffiava
dalla
Iapigia verso la Grecia, e da Onchesmo città dell
ecchie opere d’ arte ed era annoverato tra i più bei monumenti eretti
dalla
dinastia dei Flavii. 3. Pindaro nella 13a Olimpic
re il metodo dell’ incubazione. La venerazione per Esculapio, aiutata
dalla
superstizione e dai pregiudizi, durò fino ai più
tempeste e spezza le rupi e scuote la terra, e fa sorgere isole nuove
dalla
profondità delle acque. Ma basta anche uno sguard
ridonar la calma. Molte leggende si riferiscono a Posidone, originate
dalla
natura del mare, e dai rapporti di questo coll’ u
in forma d’ uomo nella parte superiore del corpo, e in forma di pesce
dalla
coda biforcuta nella parte inferiore; più tardi v
lie di Crono e madre dei Cronidi, specialmente di Zeus, ci è già nota
dalla
Teogonia. Era essa oggetto di culto segnatamente
o, amata da Zeus. A costei l’ amore di Zeus fu fatale, perche indotta
dalla
gelosa Era a chiedere la grazia di poter vedere l
, figlio di Driante (la selva), il quale cacciò le nutrici di Dioniso
dalla
campagna di Nisa, dov’ egli era stato allevato, o
felice di una ninfa, poichè l’ abbandonò per essersi lasciato sedurre
dalla
figlia d’ un re, perde la luce degli occhi o seco
ri venivano messi in parodia gli Dei ed Eroi celebrati dall’ Epopea e
dalla
Tragedia, rilevando i fati più comici delle loro
soddisfare qualunque desiderio egli fosse per esprimere. Mida, spinto
dalla
sua avarizia, chiese si convertisse in oro ciò ch
tta a creare tutta una famiglia di Pani o Panischi, genii dei boschi,
dalla
figura mezzo umana mezzo caprina, i quali dicevas
gie, ma di lepri, cavriuoli e simili. Durante queste feste, a partire
dalla
seconda metà del 6º secolo di R., invalse anche l
a Demetra il merito di aver incivilito gli uomini e di averli ridotti
dalla
condizione di rozzi cacciatori e pastori a uno st
più bei flori; in un momento ch’ ella erasi scostata dalle compagne e
dalla
madre per cogliere un bel narciso, eccoti all’ im
rdote supremo. Si prometteva agli iniziati la felicità d’ oltretomba,
dalla
quale si dicevano preclusi gli altri mortali. I s
zza. È facilmente riconoscibile dal fascio di spighe che ha in mano e
dalla
corona di spighe che generalmente porta in testa;
rifizio non gli si offerivano che bestie nere e si torceva lo sguardo
dalla
vittima nell’ atto d’ immolarla. Delle piante era
Iliade d’ Omero, l’ inferno era creduto sotterra a non molta distanza
dalla
superficie, attribuendosi alla terra la forma di
he là fosse giudicato dal celebre tribunale dell’ Areopago presieduto
dalla
dea Atena. Anche là lo seguirono le Erinni sitibo
r cola dai loro occhi, han dei serpenti per capelli, la lingua sporge
dalla
bocca e digrignano i denti; le vesti nere sono te
esto punto; le più antiche son quelle cho tacevano sorgere gli uomini
dalla
madre terra, come dalla madre terra sorgono lo pi
he son quelle cho tacevano sorgere gli uomini dalla madre terra, come
dalla
madre terra sorgono lo piante e gli animali. Si d
piante e gli animali. Si dicevano autoctoni i primi uomini venuti su
dalla
terra, Questa spiegazione si colori diversamente
minò in terra i denti di quel drago. Ed ecco ben presto spuntar fuori
dalla
terra tutta una falange d’ uomini armati, i quali
nche la seminagione dei denti del drago e la nascita di uomini armati
dalla
terra è motivo antico; ma a questi si mescolarono
tà, rimase reggente dello Stato Nitteo, di stirpe regale, proveniente
dalla
città di Iria (Hyria o Hysia) in Beozia. Nitteo a
Anfione. Il carattere di questi due fratelli, veri Dioscuri Tebani, è
dalla
leggenda dipinto come affatto diverso. Ruvido Zet
i che da sè si ponevano una sopra l’ altra dove occorreva. Ancora son
dalla
leggenda ricordati i Dioscuri Tebani per la trist
inferno la nota pena di trascinare su per un monte un gran masso, che
dalla
cima poi riprecipitava a valle. Si è molto discus
icato. Piuttosto il Sisifo che rotola un masso su pel monte e lo vede
dalla
cima precipitare in fondo, fa pensare al sole che
agli di un cotal Bellero non è che una leggenda assai tarda originata
dalla
etimologia supposta del nome), Bellerofonte dovet
na bella statua di questo genere è nella Galleria Vaticana, portatavi
dalla
Villa Mattei ove prima trovavas; un’ altra è quel
artennero gli eroi Perseo ed Eracle. Le Danaidi sono ancora ricordate
dalla
leggenda per la punizione inflitta loro nell’ alt
e Graie, le tre sorelle delle Gorgoni, Enio, Pefredo e Dino, le quali
dalla
nascita non avevano avuto che un occhio e un dent
entazioni; nella fig. 82 si riproduce un rilievo marmoreo proveniente
dalla
villa Panfili, e che ora trovasi nel Museo Capito
prese a rappresentare la Medusa con bellissimi lineamenti irrigiditi
dalla
morte. Un bell’ esempio l’ abbiamo nella Medusa d
e forse dell’ eta di Augusto. A Vienna trovasi un rilievo proveniente
dalla
Licia, rappresentante il rapimento delle figlie d
, vennero in punizione colpite di pazzia; ed Erittonio venne allevato
dalla
stessa Dea nel suo santuario dell’ Acropoli, e fa
sull’ Acropoli, dove pure si conservava il primo olivo fatto nascere
dalla
Dea. 2. Di Eretteo la tradizione ricordava due fi
, e Procri già felice sposa del bel cacciatore Cefalo, poi tormentata
dalla
gelosia e uccisa per sbaglio da lui stesso mentre
o padre di Pandione succeduto a lui nel regno; Pandione avrebbe avuto
dalla
ninfa Zeusippe due gemelli, Eretteo che chiamerem
namorò perdutamente; chiestala ed ottenutala col pretesto di condurla
dalla
sorella, la portò in luogo remoto del suo regno e
ta, profittando delle feste bacchiche, simulando bacchica furia, usci
dalla
città, trasse al luogo dov’ era Filomela, la libe
sandali e se ne venisse ad Atene. A sedici anni d’ età, Teseo portato
dalla
madre avanti a quel masso, lo sollevò facilmente,
iandanti e li uccideva con una mazza di ferro (perciò detto Corinete,
dalla
voce greca coryne, mazza). 2º Sull’ istmo tolse d
venuto ed aveva preparato all’ uopo il veleno, quando Egeo riconobbe
dalla
spada e dai sandali il suo figliuolo; allora butt
ch’ egli il suo lato debole e ne fu vittima. Aveva una vena unica che
dalla
, testa scendeva sino ai talloni, dov’ era chiusa
to accaddegli allora che egli tento di impedire agli Argonauti reduci
dalla
Colchide lo sbarco nell’ isola; Medea colla sua a
bbligava i viandanti a lavorare nella sua vigna. — Tornato in libertà
dalla
servitù di Onfale, Eracle in unione con altri ero
on fatti storici in fondo, appartenenti alla stirpe dorica e riferiti
dalla
leggenda all’ eroe della stirpe. Invece Eracle ch
urpe tentativo di Nesso e l’ uccisione di lui, e il triste dono fatto
dalla
innamorata Deianira allo sposo e la dolorosa mort
opo le fatiche, colla sinistra ascella appoggiata sulla clava coperta
dalla
pelle leonina; il braccio sinistro pende abbandon
rometeo esiste una bella rappresentazione in un sarcofago proveniente
dalla
Panfilia e ora conservato nel museo Capitolino. —
endon le reti, si sguinzagliano i cani, si va dietro l’ orme impresse
dalla
belva. Infine queste è stanata, e feroce si scagl
del cinghiale, fu dato naturalmente a Meleagro, ma egli, tutto preso
dalla
bellezza di Atalanta, lo cedette a lei, dicendo c
dolore dei perduti fratelli maledetto il figliuolo, questi si ritirò
dalla
lotta, e allora i Calidonesi ebbero la peggio e v
ciò la moglie celeste per sposare donna terrena, Ino figlia di Cadmo,
dalla
quale ebbe Learco e Melicerte, come già si disse
e era detto figlio di Tiro e di Posidone. A stento potè Esone salvare
dalla
persecuzione di Pelia il suo piccolo figlio Giaso
. Cacciatili anche di là, insieme col figli di Frisso che nel ritorno
dalla
Colchide avevano naufragato a quell’ isola, giuns
iferentesi alla Medea in Atene, quella di Accio, sceneggiante la fuga
dalla
Colchide e la Medea di Ovidio tanto lodata dai co
patì di grande carestia. Interrogato l’ oracolo, rispose si cacciasse
dalla
città l’ uccisore di Laio. Edipo s’ affanna a ric
donare Tebe e la Beozia; e così il povero vecchio cieco, accompagnato
dalla
sua amorosa figliuola Antigone, andò errando di l
altrove; fuggì Adrasto mercè il suo bravo destriero Arione, prodotto
dalla
Demetra Erinni. Di Adrasto fuggente favoleggiossi
o il loro duello mortale invano scongiurato dall’ infelice Giocasta e
dalla
buona Antigone. Altre tragedie d’ Euripide ricava
dendo gli effetti delle colpe paterne, furono perseguitati anch’ essi
dalla
sventura. La storia dolorosa di Niobe fu già da n
iglio del re Priamo, ma a motivo di un sogno di cattivo augurio avuto
dalla
madre Ecuba nel dar alla luce questo figliuolo, f
Zeus, pregato da Tetide la madre di Achille, fè che la vittoria fosse
dalla
loro parte. Dopo parecchi fatti d’ arme in cui va
a occasione di fare atti di valore. Prima vennero le Amazoni, guidate
dalla
loro regina Pentesilea, figlia di Ares, e diedero
i e dopo aver commesso violente stranezze si uccise. — E così sparito
dalla
scena anche Aiace, rimase Ulisse il più valente d
cò. Il giorno dopo gli riuscì di fuggire col compagni, uscendo questi
dalla
spelonca confusi colle pecore, ed egli avviticchi
e; d’ un tratto n’ uscirono i più gagliardi venti, e le navi sbattute
dalla
tempesta furono trasportate di nuovo in occidente
fatti, trattenuto ivi dai venti contrari, i compagni di Ulisse spinti
dalla
fame dieron di piglio ad alcuni capi dell’ arment
are in cerca d’ una nuova patria. Le vicende assegnate ad Enea furono
dalla
tradizione modellate in parte su quelle di Ulisse
ale e Argive è insigne Melampo, figlio di quell’ Amitaone, che venuto
dalla
Tessaglia in Messenia ivi propago la sua stirpe;
nelle leggende tebane è nominato Tiresia; come nelle troiane Calcante
dalla
parte dei Greci, Eleno e Cassandra dalla parte de
come nelle troiane Calcante dalla parte dei Greci, Eleno e Cassandra
dalla
parte de’ Troiani. Di tutti costoro il più celebr
za senza senno rovina pel suo peso istesso; invece a forza temperata (
dalla
prudenza) anche gli Dei danno incremento; giacchè
juto de’medesimi Cadmo fabbricò la città, indicatagli dall’Oracolo, e
dalla
giovenca, che avealo ivi condotto, la denominò Be
ti due feroci toti, che avevano i piedi di bronzo ; e mandavano fuoco
dalla
bocca e dalle narici(6) Conveniva inoltre uccider
rincipalmente se ne contano. La prima fu l’uccisione d’un leone, nato
dalla
Chimera, e dal Cane, Orto, il quale era di prodig
anche appresso Molorco, vecchio pastore di Cleone, città d’Argolide,
dalla
quale il predetto leone fu da’ Poeti qualche volt
vea avuto parte in quella guerra(b) (14). Gerione, nato da Crisaore e
dalla
Ninfa Calliroe, era tricorporeo. Per custodi de’s
’amor conjugale, qualora esse languivano(26). Trascorsi parecchi anni
dalla
morte di Nesso, Ercole passò per. l’isola d’Eubea
astanza punito, lo afflissero inoltre con una malattia, per liberarsi
dalla
quale l’Eroe si portò a consultare l’Oracolo di D
letti separati. Pane, che li avea veduti entrare nella grotta, preso
dalla
bellezza d’Onfale, erasi proposto di sorprenderla
rtito, cui doveva appigliarsi. Ercole lo voleva fuggiasco, e le leggi
dalla
di lui patria glielo vietavano sotto pena di mort
o per una giovenca, erano caduti a terra semivivi. Incoraggito Fillio
dalla
visione, corse alla foresta, vi trovò il toro est
o immolò. Egli inoltre mediante la protezione d’Ercole restò liberato
dalla
fiamma d’amore, di cui ardeva per Cigno : lo che
lo in quella Reggia sotto l’educazione di un certo Connida(1), e fino
dalla
più tenera età diede non dubbie prove di sommo co
assidersi a mensa. Molti fanciulli, e tra quelli anche Teseo, tratti
dalla
curiosità di vedere Ercole, erano accorsi al pala
uccisione di costoro obbligò questo Eroe ad allontanarsi per un anno
dalla
sua città, e dopo questo tempo egli venne assolto
rosperità(b). Arisba, figlia di Merope, fu la prima moglie di Priamo,
dalla
quale nacque Esaco(c) (2). Lo stesso re poi sposò
arono libero il passaggio(6). Ritiratosi sul monte Ida, poco distante
dalla
città(7), formò ivi co’ suoi seguaci(8) una flott
ono potuto stabilirsi in Italia, se prima non fossero stati costretti
dalla
fame a divorare perfino le mense. Abbandonarono b
: anzi al rifiuto v’aggiunse anche le ingiurie, e lo fece allontanare
dalla
sua presenza. Crise chiese ad Apollo vendetta di
e gli promise, che ne rimarrebbe liberato, qualora avesse trasportato
dalla
. Taurica Chersoneso nella Gsecia la statua di Dia
legarono per andarsene contro Troja, Ulisse, non sapendo staccarsi nè
dalla
moglie, nè dal tenero figlio, Telemaco, si finse
, che divorò subito uno di que’ Greci. I sudditi d’Antifate, eccitati
dalla
di lui spaventevole voce, tumultuosamente accorse
vano i sacri armenti del loro genitore. I compagni d’Ulisse, cruciati
dalla
fame, mentr’egli dormiva, rapirono alcuni di queg
re la gloria di battersi con Ettore ma il conflitto restò interrotato
dalla
notte, che sopravvenne. L’uno e l’altro allora co
ce lo superò, e uccise. I due fratelli, de’ quali parliamo, ritornati
dalla
conquista del Vello d’oro ; si trasferirono nell’
e restasse ucciso da Pelope. Avvenne, che essendo Ippodamia molestata
dalla
sete, Pelope si allontanò da lei per andar ad att
o, e formava una parte considerabile della Grecia, dal nome di lui, e
dalla
Greca voce nitos, isola, fa denominato Peloponnes
ndio in moglie Giocasta a quello, che avesse liberato la di lui città
dalla
Sange. Questo mostro, come abbiamo esposto anche
vietato a tutti i profani, e più ancora a’ delinquenti, perseguitati
dalla
celeste vendetta. Alcuni Ateniesi, sorpresi di ve
a di Nemea nell’Acaja. Tutti erano molestati estremamente dal caldo e
dalla
sete. Si abbatterono in Ipsipile, regina di Lenno
o che n’era stato il promotote(10). Argia, vedova di Polinice, spinta
dalla
brama di rendere al marito gli estremi doveri, an
e faccie, colle quali dimostravasi, che le azioni di lei sono dirette
dalla
considerazione del passato, e dalla previsione de
che le azioni di lei sono dirette dalla considerazione del passato, e
dalla
previsione del futuro. I serpenti finalmente, che
a in abito semplice, e col compasso in mano. Come questo non esce mai
dalla
circonferenza ; così la Parsimonia non eccede in
significare, ch’esso spezialmente nasce dall’esercizio delle armi, e
dalla
coltura delle scienze. Speranza. La Speranz
fu di tanta saviezza ed equità, che si disse essare nata dal Cielo e
dalla
Terra(c). Pausania parla di un tempio e di un ora
grano adornano la mano di questa Dea, per indicare l’abbondanza, che
dalla
Concordia suole derivare. Talora stringe un fasce
lcezza del frutto di quell’albero caratterizza la dolcezza, che nasce
dalla
pace : e una corona, o un ramo d’ulivo faceva ric
tralle braccia Pluto bambino, per indicare, che le ricchezze nascono
dalla
pace(a). Verità. La Verità è virtù, che aff
ndo di maggior venerazione, ne trae d’ordinario più giovevole effetto
dalla
riprensione. La medesima virtù cinge una ghirland
ogo, e quasi d’ogni persona. Ha le ali alle tempia, perchè esso nasce
dalla
capricciosa fantasia, ed è sostenuto dalla leggie
tempia, perchè esso nasce dalla capricciosa fantasia, ed è sostenuto
dalla
leggierezza dell’ umano pensare. Il Lusso soventi
il sicuro modo di rendersi ridicolo. La stessa cosa viene dimostrata
dalla
Scimmsa, che sta a’ piedi dell’ Affettazione.
el Sole nella foresta coll’ asta solamente, che avea ricovoto in dono
dalla
sposa. Non vibrava colpo con essa, che andasse a
na Ninfa, corse ad avvisarne Procride. Costei, sopraffatta ben presto
dalla
gelosia, volle accertarsi del vero. La mattina se
e eseguiti. Ha vicino a se il Leone, perchè essa non va mai disgiunta
dalla
superbia, di cui quell’ animale n’è il simbolo.
carichi difficili e di grave importanza. Ella nasce dall’ ignoranza e
dalla
superbia ; quindi le si attribuiscono le orecchie
uesto Vizio. Invidia. L’Invidia è interna agitazione, cagionata
dalla
considerazione d’un bene, che si desidera, e dì c
lle quali fissa attentamente gli occhi. E’ tenuto sospeso pe’ capelli
dalla
Fortuna, per notare, che il Giuoco è per lo più f
da’ Greci denominata Eudemonia. Plinio narra, che Lucullo, ritornato
dalla
guerra contro Mitridate, volle scolpire una statu
coll’altra. Allgrezza. L’Allgrezza è contentezza d’animo, nata
dalla
vista, o dal possesso di qualche bene. Si dimostr
dubbio. Timore. Il Timore è interna agitazione, la quale nasce
dalla
conosciuta probabilità d’incorrere in qualche mal
ume, come figliò di Marte e di Venere. Altri dissero, ch’ egli nacque
dalla
Morte. Per ottenere, che Egli non nuocesse, gli s
perchè da lui discese il celebre Tiresia(f). Questi nacque da Evero e
dalla
Ninfa Cariclo, figlia d’ Apollo(g). Tiresia s’inc
e Ginnone insorse giocoso contrasto, se amore si facesse più sentire
dalla
donna, che dall’uomo. Tiresia, perchè era stato d
revole a suoi disegni. La città di Tebe venne non molto dope afflitta
dalla
fame ; e Apollo consultato rispose, che per far c
òde del Vello d’oro, era stato generato dalle gocce di sangue, cadute
dalla
testa dì Tifone, quando Giove lo colpì col fulmin
vi(e). V’ è pur chi pretende, che la stessa nave siasi così appellata
dalla
voce greca argos, celere, perchè essa era tale(f)
Gesnero(c). (13). Mopso, Tessalo di patria, celebre indovino, nacque
dalla
Ninfa Clori, e da Ampico, per cui fu anche detto
figlio di Teodamante, re di quel paese. Ercole, oppresso dal caldo e
dalla
fatica, inviò il predetto Ila con un’ urna ad att
n Alope da Mercurio e da Antianira secondo Apollonio, o secondo Orfeo
dalla
Ninfa Lootoa, perchè era astuto, ebbe l’incombinz
giunta anch’ella nella Caria, volle recarsi alla Corte. Teonoe, presa
dalla
bellezza del giovine straniero, ne divenne amante
se i venti, troncò la gola alle ceraste ; schiantò i macigni, e svese
dalla
terra le più robuste guercie ; fece, che crollass
gli finalmente, entrato in una grotta con alquanti amici per salvarsi
dalla
tempesta, ardì di sostenerla a forza di braccia d
rmarsi a piacere in qualunque figura : ciò per altro nol potè salvare
dalla
clava d’Ercolé, che lo uccise, mentr’erasi trasfo
lla sua veste. Là il bambino venne allattato da un giumento, smarrito
dalla
mandra. Il pastore, che cercava quell’ animale, s
araso. S’incenerirono i di lui capelli, e bollente sgorgava il sangue
dalla
ferita. Caraso si studiava di smorzare la fiamma
Id. Ibid. (g). Eur. p. in Heraclit. (27). Demofoonte, ritornando
dalla
guerra di Troja, si trattenne appresso Fillide, f
o per mano d’Achille(d). (7). Virgilio dice, che Troilo, trasportato
dalla
giovanile audacïa, ardi di azzuffarsi con Achille
lmente divenne schiava prediletta di Agamennone, e fu privata di vita
dalla
di lui moglie, Clitennestra. Fu sepolta in Amiche
ise, sospettando che fosse opera di magia, fece rompere quella Statua
dalla
testa sino alla metà del corpo. Il rimanente suss
re rendette lo stesso suono. Credesi finalmente, che Mennone rendesse
dalla
stessa Statua un Oracolo ogni sette anni(b). (18
i facevano libazioni di vino(c) in un vaso, detto da’ Latini Patella,
dalla
qual voce questi Dei si appellarono anche Patella
). Tra queste le più celebri erano le Lararie, dette anche Compitali,
dalla
voce Latina compitum, luogo, dove più strade conc
fiume della Troade ; poi Ilo da Ilo, re de’Trojani ; finalmente Giulo
dalla
prima lanugine della barba. Distrutta Troja, ment
loro tributarono onori divini. La stessa Catana fu nominata Città Pia
dalla
pietosa azione de’due fratelli (b). (7). Lesche,
n sogno, l’espose il barbaro misfatto, e la consigliò ad allontanarsi
dalla
sua patria, e a trasportare seco i tesori, i qual
nò Cartagine, e nel mezzo della stessa vi formò una Cittadella, a cui
dalla
pelle del bue diede il nome di Birsa, voce Greca,
che non mai volle acconsentirvi. E perchè temeva d’esservi costretta
dalla
forza di quel re, ricercò alquanto di tempo sotto
Dio della Natura. Il Censorino vuole, che esso sia stato detto Genio
dalla
cura, che prende nella generazione degli uomini,
id. l. 7. (18). Evandro nacque da una figlia del fiume Ladone (f), o
dalla
Ninfa, chiamata da Dionisio d’Alicarnasso Temi, d
fu messo a morte dal Trojano Gia (g) ; Aventino, che nacque ad Ercole
dalla
Sacerdotessa Rea, e che portava scoloita sullo sc
e. Egli da una procella fu gettato sulle coste di Cipro ; e costretto
dalla
necessita, si stabilì in Pafo, ove fabbricò un te
e una fanciulla a Diana Triclaria. Quivi si fermò, e trovossi libero
dalla
sua follia. In memoria di tale avvenimento que’di
erto è, che tutti i di lui sudditi gli si sollevarono, lo scacciarono
dalla
città, e lo costrinsero a ritirarsi sulle spiaggi
, presa la figura di Mela, figlio di Opi, procurò di dissuadere Teuti
dalla
sua risoluzione. Questi, trasportato dalla coller
rocurò di dissuadere Teuti dalla sua risoluzione. Questi, trasportato
dalla
collera, ferì col dardo la Dea in una coscia, ed
no seno. Mentre i Trojani si trovavano in due partiti divisi, disceso
dalla
rocca Laocoonte, figlio di Priamo e di Ecuba, e s
aus. l. 1. (1). Altri dicono, che Oreste fu spedito appresso Strofio
dalla
sua nutrice, detta Atsinoe da Pindaro (a), Laodam
lmente de’ nemici, quando Bacco, che proteggeva i Greci, fece sortire
dalla
terra un ceppo di vigna ; ne’ di cui rami Telefo
a decantare la bellezza di colei, cercò tutti i mezzi per farsi amare
dalla
medesima. Per meglio riuscirvi finse anch’égli di
o, suo fratello, ma nato da diversa madre, lo uccise. Eaco lo scacciò
dalla
sua isola, e lo condannò ad un perpetuo esilio. I
città d’Eretria, chiamato Demarmeno, lo raccolse nella rete. Sorpreso
dalla
straordinaria grandezza di quello, lo nascose sot
. (b). Nat. Cem. Mythol. l. 9. (2). Il Territorio Tebano, liberato
dalla
Sfinge, soggiacque non molto dopo alla persecuzio
Epibaterio, ossia del buon ritoruo, perchò questo Dio lo avea salvato
dalla
burrasca, che fece perire moltissimi altri Greci(
drasto(b), o da Nisimaco e Nasica, come vuole Lattanzio(c). Egli fino
dalla
sua prima gioventù erasi applicato a’ Iavori camp
Ipsipile avea solvato la vita al re Toante ; mo padre, la scacciarono
dalla
loro isola. Ella andò a nascondersi lungo le rive
ta e quasi impercettibile. I dogmi religiosi erano in Roma rafforzati
dalla
politica, tenuti in pregio come la patria, e osse
edere. Così crollava l’idolatria dei Romani a misura ch’essi uscivano
dalla
loro primiera ignoranza ; e cadevano in dispregio
pare che l’Epicureismo,144 speculazione oziosa della Grecia, accolta
dalla
malefica attività de’Romani, fomentasse tutti i v
rna, la necessità per l’uomo di riconoscerla e d’adorarla è attestata
dalla
magnificenza del mondo, e dall’ordine delle cose
etamorfosi d’Ovidio, che sono il monumento più completo a noi rimasto
dalla
mitologia pagana, pajono il trastullo d’una immag
ra le vergini consacrate ; e i nomi d’Angaria e di Velleda, deificate
dalla
superstizione de’Germani, più d’una volta avevano
dell’Occidente ; era il nuovo mondo di quell’epoca, e vi s’accorreva
dalla
Grecia e da altre parti dell’universo, e se ne na
uesti mucchi di rovine non soffocarono la novella credenza che usciva
dalla
Giudea ; anzi ella vide in questo esterminio una
alle comunicazioni rese più facili fra i varj popoli, dal contrasto o
dalla
confusione delle loro credenze, andava sfasciando
o, la scure sfugge loro di mano, e un’arcana virtù celestc, scaturita
dalla
croce, comincia a commuovere anche questi feroci.
o cercare, ma, denunziate, di punirle era d’uopo. Oh sentenza confusa
dalla
necessità ! Nega cho si debbano ricercare come in
tiani contrapposte a quelle de’gentili. 749. Siamo un corpo unito
dalla
religione, e da una dottrina divina, e da una con
dannazione per colui che in tal modo pecca, che si venga a relegarlo
dalla
comunione dell’orazioni, e da queste adunanze, e
racmani, nè Ginnosofisti degl’Indi, abitatori delle selve, o staccati
dalla
vita comune. Abbiamo in mente quanto siamo tenuti
nostri la società ! Come il Cristianesimo ha salvato l’umana famiglia
dalla
distruzione, convertendo i Barbari, e raccogliend
ella civiltà e delle arti, così avrebbe salvato anche il mondo romano
dalla
sua propria corruzione, se non fosse soggiaciuto
scuoprire il miele in un alveare dentro un albero incavato o corroso
dalla
vecchiezza ; e che essa poi fosse cangiata in ape
di per sè esistenti, conchiudendo con la seguente osservazione tratta
dalla
favola di Narciso : « Perch’io dentro l’error co
i di certe specie di animali, e principalmente degli insetti, presero
dalla
Mitologia il vocabolo di ninfa per significare l’
egnarono anche un altro nome più familiare e comune, tratto parimente
dalla
Mitologia, vale a dire Gran Silvano. I Botanici a
a sua infanzia, attribuendo al medesimo il mirabil prodigio di versar
dalla
sua cavità qualunque oggetto desiderato dalla per
abil prodigio di versar dalla sua cavità qualunque oggetto desiderato
dalla
persona che lo possedeva. Questo corno fu detto i
to dai Greci l’appellativo di Egioco, che alcuni interpretano nutrito
dalla
Capra ; il qual termine per altro non fu adottato
ficando essa che la sapienza è figlia del supremo dei Numi e che uscì
dalla
divina mente di lui. In questi limiti il mito fu
i, che un’invenzione o una teoria uscì adulta e armata di tutto punto
dalla
mente del suo autore, come Minerva dal cervello d
a quella prediletta città ; e i cittadini di essa favoriti e protetti
dalla
Dea della sapienza inventarono le scienze e le ar
a e facile ad intendersi ; significa che l’ingegno è dato agli uomini
dalla
Divinità, e che le opere di esso non si compiono
di rammentarla nel Canto xv del Purgatorio, facendo dire a Pisistrato
dalla
moglie di lui : « …..Se tu se’ Sire della villa
ll’ olivo, e considerandolo come simbolo di sapienza, perchè prodotto
dalla
Dea della sapienza, ne corona la fronte alla sua
l’oro, nè si usurpa colle brighe e colle consorterie, ma è gratisdato
dalla
natura e perfezionato dall’arte. E perciò Dante,
i Elicona, Pindo e Parnasso, dal bosco Castalio, dal fiume Permèsso e
dalla
fontana Ippocrene, luoghi da loro frequentati. An
dal loro Dio ; e perciò si chiamarono Vati, cioè indovini o profeti :
dalla
qual voce poi si derivò e compose il nome vaticin
a, basata sul nome e la proprietà di questo fiore, di voltarsi sempre
dalla
parte dove si trova il sole. Il Poliziano nelle s
ò il Poliziano, adoratore devoto e felice di tutto ciò che fu scritto
dalla
classica antichità ; e così vi fece allusione :
rmano Varrone, Festo e Macrobio) a canendo, dal cantare. 128. Si sa
dalla
geografia che il monte Parnaso ha due cime o culm
a parte più interna dell’adito, o sacro penetrale, eravi una voragine
dalla
quale esalavano vapori inebrianti da allucinar la
ia era l’effetto delle esalazioni naturali o artificiali che uscivano
dalla
voragine ; le mistiche parole che essa proferiva
i creduli devoti ammessi a queste fantasmagorie era la paura prodotta
dalla
tetraggine del luogo e dalla alterazione della lo
este fantasmagorie era la paura prodotta dalla tetraggine del luogo e
dalla
alterazione della loro fantasia285). Fra tutti gl
oleri di quelli, per rimuovere i primitivi uomini ignoranti e barbari
dalla
vita selvaggia e brutale e condurli a collegarsi
romano che le sue prescrizioni religiose e civili gli erano suggerite
dalla
Dea Egeria : « Con aspri precetti « Licurgo seve
i disse di fabbricare una città ove incontrasse una giovenca smarrita
dalla
mandra. Dove ei la incontrò, ivi la uccise, offre
o a Marte, e con sforzi prodigiosi lo uccise. Intanto una voce uscita
dalla
caverna donde sgorgava la sorgente, gli presagì i
e, o, secondo altri Mitologi, Armonia, figlia di Venere e di Marte, e
dalla
medesima ebbe quattro figlie : Autonoe, Ino, Seme
metamorfosi sta a significare che egli si ritirò insieme colla moglie
dalla
vita pubblica e finì oscuramente i suoi giorni. D
gettata, considerando Cadmo come una Divinità pelasgica. Ed ecco come
dalla
Mitologia si passa nel campo della critica storic
econdo la greca etimologia. Perciò devesi distinguere la Titanomachia
dalla
Gigantomachia. Ma poichè queste si rassomigliano
ta la Gigantomachia ; e della guerra dei Titani poco o nulla si parlò
dalla
maggior parte dei poeti67. Anche Ovidio così erud
saglia ; e l’immane combattimento ebbe il nome di pugna di Flègra 74)
dalla
prossima antica città di questo nome, poi chiamat
collo zinco ed altri metalli. Acidificato dall’ossigeno e salificato
dalla
calce, dalla barite ecc., forma i solfati conosci
ed altri metalli. Acidificato dall’ossigeno e salificato dalla calce,
dalla
barite ecc., forma i solfati conosciuti col nome
tutti gli Dei, attribuivansi al Fato tutte le irregolarità inventate
dalla
fantasia dei mitologi e dei poeti. Esiodo ci dice
i e dei poeti. Esiodo ci dice che Vulcano nacque zoppo e deforme, che
dalla
stessa Giunone sua madre fu gettato giù dall’Olim
o infatti attribuivansi i più mirabili lavori in metallo, dal carro e
dalla
reggia del Sole al cinto di Venere ; e Omero aggi
hanno saputo i meccanici fino ab antico formare automi maravigliosi,
dalla
colomba volante di Archita al giuocator di scacch
i medici son detti automatici quei movimenti che dipendono unicamente
dalla
organizzazione degli esseri viventi, e nei quali
numerosa prole era Teti 213), dea marina anch’essa, ben diversa però
dalla
Ninfa Teti, madre di Achille. Secondo Omero, l’Oc
rope avesse prodotto il cavallo. Ma quando P. Scipione Africano partì
dalla
Sicilia andando con una flotta a fiaccare in Affr
he centinaio, hanno or l’uno or l’altro nome, cioè di Doridi derivato
dalla
madre, o di Nereidi dal padre ; ma il secondo è i
qualche Divinità avventizia o ascitizia, vale a dire trasumanata 220)
dalla
mortal condizione e natura. Tra queste convien ra
o, ed in sì breve tempo, « ….. in quanto un quadrel posa « E vola, e
dalla
noce si dischiava, » trovò a proposito di citar
unque che gli Antichi ammettessero la generazione spontanea degli Dei
dalla
materia, come i naturalisti moderni ammettono la
del Caos gli stessi Dei, come nascono da un giorno all’altro i funghi
dalla
terra. Noto subito in principio le grandi diffico
ommedia con un sistema parallelo di confronti tratti alternativamente
dalla
Teologia e dalla Mitologia, dalle Storie sacre e
stema parallelo di confronti tratti alternativamente dalla Teologia e
dalla
Mitologia, dalle Storie sacre e dalle profane. Se
tar come ostaggio alla corte di lui. Quivi fu calunniato malignamente
dalla
regina Stenobea ; e Preto per le accuse della per
e, il corpo di capra e la coda di serpente, ed inoltre gettava fiamme
dalla
bocca e dalle narici. Gli Dei protettori dell’inn
a sorella di Stenobea. Questa, quando lo seppe, agitata dall’invidia,
dalla
vergogna e dai rimorsi, perdè la ragione e si die
lle superbia, mandò un tafano a molestare il caval Pegaso, che scosse
dalla
sua groppa il cavaliere e lo precipitò dall’alto
di pregi fosse Pandora, gli Dei non avevan pensato a renderla immune
dalla
curiosità ; quindi essa aperse subito il vaso e n
evoli incendii ; ed anche il fulmine (che credevasi venir dal Cielo e
dalla
mano stessa di Giove) comunica il fuoco alle mate
a Terra, l’espressione mitologica è tanto famigerata che odesi spesso
dalla
bocca di persone tutt’altro che eruditissime. Di
Epimeteo, significhi la voluttà e il mal costume che spasso derivano
dalla
raffinatezza delle arti e dal lusso nelle anime s
o negli animi loro e impiantarono officialmente nella loro città, sin
dalla
sua fondazione, il Politeismo Troiano e Greco. Ra
Troiano e Greco. Racconta lo stesso Tito Livio che i Troiani profughi
dalla
loro città distrutta dai Greci vennero in Italia
vinia ; che Ascanio figlio di Enea e di Creusa fondò Alba Lunga ; che
dalla
dinastia dei re Albani discesi in linea retta da
lo ; e solo fece credere che quanto egli ordinava gli fosse suggerito
dalla
Ninfa Egeria. La base adunque della religione dei
pe dei mortali, Ganimede figlio di Troo re di Troia, facendolo rapire
dalla
sua aquila e rendendolo immortale. Il nome di Ebe
a e dolente Io fu costretta a gettarsi nel mare, che traversò a nuoto
dalla
Grecia all’Egitto, ove da quei feticisti egiziani
gura rettorica di metonimia sta a significare l’arco celeste prodotto
dalla
refrazione dei raggi del sole. I nomi stessi di I
tuata sopra l’umor cristallino dell’occhio, ed ha appunto questo nome
dalla
varietà dei suoi colori, ed è quella che determin
presiedeva alla vita di ciascuna persona e l’accompagnava e dirigeva
dalla
culla alla tomba, considerando l’indole diversa d
’suoi stessi discepoli Platone e Senofonte, che egli attribuivasi fin
dalla
prima gioventù un Dèmone il quale suggerivagli tu
e forza si campa, « In quelle parti là ! « La gran vitalità « Si vede
dalla
stampa, « Scrivi, scrivi e riscrivi, « Que’ Genî
compiacere. Nel Dizionario del Manuzzi, oltre le eccezioni approvate
dalla
Crusca, se ne trovano altre 6 ; tra le quali è da
o un mostruoso cinghiale a devastare lo stato di lui. Non molto lungi
dalla
città v’era la folta selva Calidonia, da cui usci
attro cacciatori e di molti cani. I cacciatori che vi rimasero uccisi
dalla
fiera non hanno altra celebrità che quella acquis
trista fine ; ma, come dice un moderno poeta : « Trar l’immortalità
dalla
sua morte « È una sorte meschina, o non è sorte.
o mancato d’immaginare gli Dei dei Fiumi. E quanto ai nomi li presero
dalla
Geografia, vale a dire adottarono quegli stessi n
mpio ne sia nella Spagna la Guadiana, che dopo 50 chilometri di corso
dalla
sua origine sparisce in un canneto presso Tomelio
to presso Tomelioso, e alla distanza di 24 chilometri esce nuovamente
dalla
terra gorgogliando ; e quelle aperture del terren
XIV Il Diluvio di Deucalione Dopo che furono sterminati i Giganti
dalla
faccia della Terra, vi rimase la razza dei discen
i i popoli, è l’ultimo di questi cataclismi riconosciuti e dimostrati
dalla
scienza geologica. La durata poi delle diverse ep
di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza dei diritti che deriva
dalla
comune origine. E particolarmente in questo senso
buite a Scòpa, le quali rappresentano Niobe e la sua famiglia colpita
dalla
celeste vendetta104). Accennati questi fatti comu
e) ; ed anche la fotografia è detta altrimenti eliografia. 99. Anche
dalla
greca parola Selene che significa Luna son deriva
to 12 figli di Niobe, e Ovidio 14. Dante segui Ovidio, come apparisce
dalla
terzina riportata di sopra. Nella sala detta dell
a storia antica, le quali hanno qualche relazione coi fatti ricordati
dalla
favola mitologica. Fondatori di popoli.
fugiaronsi Giasone e Medea. Ma vero fondatore di quella città è detto
dalla
storia essere stato Sisifo, figlio di Deucalione
e Cuma. In un frammento d’Eraclide Pontico è detto : « Omero attesta
dalla
Tirrenia (Toscana) esser egli venuto in Cefalleni
la Dea delle biade che in sua stagiòne (in tempore suo), producevansi
dalla
terra. Il nome di Cerere, secondo Cicerone, deriv
ndida poesia è facile ad intendersi come la prosa : « Cerere poi che
dalla
madre Idea52 « Tornando in fretta alla solinga v
selva sacra al culto di Cerere ; e la Dea lo punì col farlo invadere
dalla
Fame (considerata come una Dea malefica), la qual
one al mio metodo, che mi par giustificata dall’ufficio eccezionale e
dalla
forma particolare di questo Dio. Egli è mezz’uomo
camuso, ossia schiacciato, le orecchie a sesto acuto, ossia appuntate
dalla
parte superiore, e due lunghissime corna gli torr
ra, e troveremo anche in appresso, qualche Divinità che, a giudicarne
dalla
forma, si prenderebbe piuttosto per un mostro di
le future. Ma queste sono deduzioni filologiche arditamente derivate
dalla
presupposta etimologia di quei nomi. I Romani ado
esentato giovinetto e senza i fulmini in mano, ma invece accompagnato
dalla
capra che fu la sua nutrice nell’isola di Creta.
lona, il cui nome è di origine tutta romana, derivando da bellum cioè
dalla
guerra, era creduta sorella del Dio Marte ed auri
ta dall’Oceano e da Teti. Esiodo poi lasciò scritto che Venere nacque
dalla
schiuma del mare. Questa più strana e prodigiosa
re a questa Dea il greco nome di Afrodite, che significa appunto nata
dalla
schiuma. Alcuni dei più fantastici mitologi e poe
lla, per alludere all’immortalità dell’anima, derivandone il concetto
dalla
crisalide che si trasforma in farfalla. Dante aff
potesse detronizzarlo : quindi per dargli occupazione e allontanarlo
dalla
sua reggia lo eccitò, coll’allettamento della glo
mostruose in punizione della lor vanità, e furon chiamate le Gorgoni
dalla
voce gorgon che era il nome di un orribile mostro
e Perseo tornar colla sposa a riveder sua madre Danae ; e nel passare
dalla
Mauritania gli fu negata l’ospitalità dal re Atla
figlie del fiume Acheloo e della ninfa Calliope, erano rappresentate
dalla
testa ai fianchi come donne e nel rimanente del c
i superiori del corpo, si discosta meno di quella degli altri cetacei
dalla
figura umana, mentre poi vanno a finire in una co
ille guizzi e mille strane ruote. » E vero altresì che dal rampone e
dalla
fune « ………. scior non se ne puote ; » e che fin
mbe. Penteo re di Tebe che voleva abolire il culto di Bacco fu ucciso
dalla
propria madre Agave, che insieme con altre Baccan
rio : « Guarda il calor del Sol che si fa vino, « Misto all’umor che
dalla
vite cola. » Lo stesso Galileo 300 anni dopo non
indietro si trova riportato nel Florilegio Lirico stampato in Firenze
dalla
Poligrafia Italiana il 1846. 200. « Dionysia h
ano nella falsa credenza dei gentili, finchè rimane disgiunta affatto
dalla
storia dei tempi antichi, a poco più può servire
rità Divina del Cristianesimo, e che sia fatto conoscere il passaggio
dalla
civiltà antica basata su falsi fondamenti, alla c
di tanti riti religiosi a lui suggeriti, come egli dava ad intendere,
dalla
Ninfa Egeria, fu deificato. Quasi 700 anni corser
d intendere, dalla Ninfa Egeria, fu deificato. Quasi 700 anni corsero
dalla
morte di Romolo a quella di Cesare, nel qual temp
, la cui etimologia, o vera spiegazione del termine, può solo dedursi
dalla
cognizione della Mitologia. E poichè oggidì è ric
hè oggidì è riconosciuto e voluto, più che dai programmi governativi,
dalla
sana opinione pubblica, che non debbano andar dis
l’asserire che le nostre azioni non sono libere, ossia non dipendono
dalla
nostra libera volontà, ma da legge irrevocabile e
etto pagano che la Fortuna sia un essere soprannaturale esistente sin
dalla
origine del mondo o degli angeli (tra le altre pr
omolo, Rhea Sylvia), da un greco verbo che significa scorrere, perchè
dalla
Terra scorrono, ossia provengono tutte le cose. C
Cibele la Madre Idèa, cioè adorata sul monte Ida : « Cerere poi che
dalla
Madre Idèa « Tornando in fretta alla solinga val
dicarne i principali significati. La voce Natura è di origine latina,
dalla
qual lingua è passata pari pari senza alcuna alte
mi principalmente di fisica generale e di chimica ; la 2ª cominciando
dalla
storia naturale, che è la descrizione di tutti gl
està seduto in trono, coi fulmini nella destra, lo scettro sormontato
dalla
statua della dea Vittoria nella sinistra, e ai pi
l’aquila ministra del fulmine, vale a dire che gli portava i fulmini
dalla
fucina di Vulcano. Omero aggiunge che ai lati del
no parte anche gli Dei, come nella guerra di Troia, si metteva sempre
dalla
fazione contraria a Marte. In Roma per altro, la
sa quando si vedono sul limite estremo dell’orizzonte, e specialmente
dalla
parte di ponente, ove son più spessi i vapori del
guarire il corpo ricreando lo spirito. Il primo lettisterno indicato
dalla
storia durò otto giorni, e fu celebrato l’anno 40
. 1. Così nominati ab ispiciendis in ara victimis. Romolo li trasse
dalla
Toscana. Prima furono tre, poi sci, a detla di Ci
logi stimavano Saturno un astro infausto e maligno, deducendolo forse
dalla
favola, che egli divorasse i propri figli. I chim
o anni fu chiuso soltanto, e per poco tempo, tre volte, come sappiamo
dalla
storia romana. A Giano facevansi libazioni e preg
ge perchè la sua figlia Vittoria nella guerra dei Giganti si dichiarò
dalla
parte di Giove. Era questo il primo fiume che tro
la creò tutta di pianta a modo suo, guidato soltanto dal suo ingegno,
dalla
scienza e dall’arte. Egli asserisce, non già sull
i inventarono subito una quantità di fatti mitologici, che, abbelliti
dalla
fantasia e dal linguaggio di sommi poeti, convien
lvolta era rappresentato Mercurio con una catena d’oro che gli usciva
dalla
bocca e pendevagli dalle labbra, a significare l’
ia di nome Frisso ed Elle ; che non contenti della matrigna fuggirono
dalla
casa paterna portando via un grosso montone col v
, vollero per gratitudine liberarlo dalle Arpie, ed oltre a cacciarle
dalla
reggia colle armi, le fecero inseguire per aria d
cristallo in fondo al mare. Come poi facesse per ritornar nella notte
dalla
parte d’Oriente, i più antichi poeti, Omero ed Es
namente giusto. » Queste splendide invenzioni mitologiche, abbellite
dalla
più splendida poesia greca e latina, hanno soprav
isiche, e principalmente l’astronomia e la geologia, coi dati offerti
dalla
natura stessa e dai naturali fenomeni. Ma perchè
ni speciali, che, secondo le antiche idee (vere o false che fossero),
dalla
combinazione di quei principali elementi si produ
o affatto privi del lume della ragione ; e se alcuni furon trattenuti
dalla
paura delle persecuzioni, molti altri si esposero
dominavano, « Forse con intenzion casta e benigna, » per rimuoverli
dalla
vita selvaggia e vincolarli in un più umano conso
guitati dal Console Postumio, e quindi proibiti dal Senato l’anno 566
dalla
fondazione della città, e 186 anni avanti Gesù Cr
: « E nove Muse mi dimostran l’Orse. » In greco Orsa dicesi arctos,
dalla
qual voce è derivato l’appellativo di polo artico
. Gli antichi Mitologi facevan derivare il nome di Pale da palea cioè
dalla
paglia, e i moderni filologi tedeschi dal verbo p
» (Purg., xxi, 25.) « E quando Lachesis non ha più lino, « Solvesi
dalla
carne, ed in virtute « Seco ne porta e l’umano e
la umanità. A questi novelli Dei assunti in Cielo ergevansi nel mondo
dalla
credulità dei pagani, tempii ed altari, offrivans
lta l’oracolo, 494 ; — sue sventure, 495 ; — spiega l’enimma proposto
dalla
Sfinge, 449 ; — è proclamato re di Tebe, 500 ; —
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