della natura secondo l’ impressione che essi facevano nell’ infanzia
dell’
umanità. Il sole che sorge, ad es., e discaccia l
i delle cose, specialmente il contrasto del lato buono e del cattivo,
dell’
utile e del dannoso, si rispecchiavano in diverse
riuscirono a diffonder piena luce che su pochi fra i principali miti
dell’
antichità classica. In conseguenza noi ci content
corpo degli Dei era pensato come più grande, più bello, più maestoso
dell’
umano; qualche volta gigantesco, onde Ares, ad es
batter d’ occhio percorrono immense distanze, la facoltà del vedere e
dell’
udire s’ estende per loro illimitatamente, e Zeus
s’ estende per loro illimitatamente, e Zeus, ad es., dall’ alto trono
dell’
Olimpo scorge, senza bisogno di esser presente, t
o, ma loro cibo è esclusivamente il nettare e l’ ambrosia, la bevanda
dell’
immortalità; e se nascono e crescono come gli uom
ratto farle cessare, e il loro potere eccedeva di gran lunga i limiti
dell’
umano. Non si era pero giunti al concetto dell’ o
i gran lunga i limiti dell’ umano. Non si era pero giunti al concetto
dell’
onniscienza e dell’ onnipotenza; Zeus stesso era
i dell’ umano. Non si era pero giunti al concetto dell’ onniscienza e
dell’
onnipotenza; Zeus stesso era in qualche modo limi
tico il fenomeno naturale della terra fecondata dall’ acque. Prodotti
dell’
unione di Gea e di Urano furono: a) i Titani; b)
mitivo. Raccontavasi dunque che, temendo Urano di perdere la signoria
dell’
universo per opera dei suoi minori figli, i Ciclo
fu salvo; e allevato dipoi segretamente da alcune ninfe in una grotta
dell’
isola di Creta, crebbe ben presto in forze e maes
fornitigli dai Ciclopi; cielo e terra e fino il Tartaro rimbombavano
dell’
immenso fragore. È evidente il significato natura
di regnare con Radamante sulle isole dei beati. Zeus divenuto signore
dell’
universo, divise questo dominio co’ suoi due frat
h’ esso; o, come posteriormente narravasi, fu rinchiuso nelle viscere
dell’
Etna in Sicilia, donde ancora manifesta l’ ira su
in alcune località greche era stato onorato come Dio della maturità,
dell’
abbondanza e lo si rappresentava con in mano un c
ani » e « Giganti » usaronsi come sinonimi. 6. Nei monumenti figurati
dell’
antichità non sono molto frequenti le rappresenta
uoli. Già si è detto che vinti i Titani, e ottenuta la signoria
dell’
universo, Zeus la divise co’ suoi due fratelli, A
ne, riservando a sè il cielo e affidando a loro le regioni del mare e
dell’
interno. Questo assetto diventò definitivo, e rim
i questi Dei, li divideremo in tre ordini, gli Dei del cielo, gli Dei
dell’
oceano e delle acque e gli Dei della terra e dell
del cielo, gli Dei dell’ oceano e delle acque e gli Dei della terra e
dell’
inferno. Capitolo secondo. Gli Dei del Cielo.
ato (la Moira). Ha il supremo governo del mondo, ed è egli il custode
dell’
ordine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degl
Ha il supremo governo del mondo, ed è egli il custode dell’ ordine e
dell’
armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padr
degli Dei; ad essi dispensa con mano giusta i beni e i mali; a tutela
dell’
ordine, egli delega al re per qualche tempo una p
a tutela dell’ ordine, egli delega al re per qualche tempo una parte
dell’
autorità sua sugli uomini, e li punisce se sgover
deus Fidius presso i Romani), e punisce lo spergiuro. Il sacro dovere
dell’
ospitalità è pure tutelato da Zeus Xenios (Hospit
lle quali egli compariva come un uomo con tutte le debolezze e i vizi
dell’
umanità. Figlio di Crono e di Rea, egli fu bambin
a Rea alla crudeltà di suo padre, venne allevato, in un antro segreto
dell’
isola di Creta, per cura della ninfa Adrastea, e
resto temendo nascesse da lei un figlio che gli togliesse la signoria
dell’
universo, l’ ingoia, ed esce poi dal suo cervello
ere moltiplicate. 4. Il culto di Zeus si estese in tutte le provincie
dell’
Eliade, essendo riconosciuto come il Dio di tutta
la nazione. Tuttavia alcune località acquistarono importanza maggiore
dell’
altre; di tutte la più antica era Dodona, città d
orrisponde il Iupiter dei Latini. Anche questi era il Dio del cielo e
dell’
atmosfera, quindi della luce, della pioggia e del
he alle battaglie. Dal lato morale, anche Iupiter era il dio tutelare
dell’
onestà, della giustizia, della lealtà, ed era det
siem colla terra e col mare, e legar indi la corda alla più alta rupe
dell’
Olimpo, sì che tutto l’ universo rimarrebbe penzo
gli uomini ». In senso elevato cantaron di Zeus i grandi poeti lirici
dell’
Ellade, e inni speciali composero Terpandro, Alcm
he guastarono l’ immagine dei prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima
dell’
universo e ornandolo dei più contrari attributi:
a nel tempio di Olimpia. Così la descrive il Gentile nella sua Storia
dell’
arte greca (p. 108): « Il Dio, di forme gigantesc
pur esso un’ opera immensa in cui alla ricchezza dei legni preziosi,
dell’
oro, delle pietre, dell’ avorio univasi una mirac
sa in cui alla ricchezza dei legni preziosi, dell’ oro, delle pietre,
dell’
avorio univasi una miracolosa varietà ed abbondan
tazioni e di forme con rilievi, statue e pitture ». Questo capolavoro
dell’
arte ellenica ancor si trovava in Olimpia sul fin
le come segno di culto, una palla sotto o vicino al trono, come segno
dell’
universo da lui governato, infine la Niche o Dea
sto di speciale ebbe la romana Giunone, che divenne anche protettrice
dell’
intero stato, col nome di Iuno Regina. Aveva la s
no stati trasmessi dall’ arte antica, e formano ancor oggi l’ oggetto
dell’
ammirazione per una perfetta rappresentazione del
dignità. Il Goethe soleva paragonarla a un canto d’ Omero. La statua
dell’
Era Barberini (fig. 8), ora in Vaticano, è celebr
di sposa, la patera dei sacrifizi in mano, un melograno come simbolo
dell’
amore; ai piedi le si pongono il pavone e l’ oca,
che in mezzo a procelle e lampi partorisce la dea del cielo luminoso,
dell’
etra raggiante che si manifesta nel bagliore impr
ri morali di Atena sono connessi col fisici; ella rappresenta la luce
dell’
intelligenza, che guida gli uomini sia in guerra
iù utile. Ora Posidone le aveva donato il cavallo, ma Atena l’ albero
dell’
ulivo; onde era rimasta vincitrice. Gli Ateniesi
ias, Posidone e Pandroso. Il Partenone, il più grande fra gli edifizi
dell’
Acropoli ateniese, imponente anche ora nelle sue
ocessione. 4. L’ italica Minerva o Men-er-va era una dea della mens o
dell’
intelligenza come Pallade Atena; quindi venne ben
da Minerva Capta o Capita, ossia l’ ingegnosa, essendo la testa sede
dell’
intelletto. In onor di Minerva si celebravano a R
one: pignus nostrae salutis atque imperii 6. — Nell’ età classica
dell’
arte, gareggiarono gli artisti greci nel rapprese
ieghe scendeva ai piedi; nuda le braccia e il collo; il petto coperto
dell’
egida, nel cui mezzo effigiato il capo anguicrini
accovacciato fra i piedi e lo scudo è simbolo di Erittonio, mitico re
dell’
Attica, od anche del popolo ateniese prosperante
ena promachos o propugnatrice, statua colossale, posta sulla spianata
dell’
Acropoli e che sopravanzava col cimiero e colla p
spianata dell’ Acropoli e che sopravanzava col cimiero e colla punta
dell’
asta il fastigio dei vicini edifizi, ed appariva
e fin dal promontorio Sunio. — Questi capolavori più non esistono; ma
dell’
Atena Parteno abbiamo delle sicure imitazioni, ad
alta un metro, trovata nel 1880 ad Atene. Altre risentono più o meno
dell’
influenza dell’ opera fidiana, ad es. la così det
trovata nel 1880 ad Atene. Altre risentono più o meno dell’ influenza
dell’
opera fidiana, ad es. la così detta Minerve au co
ucciso con un involontario colpo di disco mentre giocava; dal sangue
dell’
ucciso, Apollo avrebbe fatto nascere il noto fior
one il medico degli Dei. E non solo dei corpi, ma è egli anche medico
dell’
anime, che ei guarisce dal male morale colle prat
al male morale colle pratiche della purificazione. Dissipa le tenebre
dell’
ignoranza e del peccato, come dissipa quelle dell
pollo Musagete (Mousagetes, conduttore delle Muse); e celebri cantori
dell’
età mitica, come Orfeo e Lino, furono detti suoi
lto di Apollo, era l’ isola di Delo, dove il Dio era nato. Il terreno
dell’
isola era considerato come sacro e nessun morto p
greco, molto per tempo accolto nel Panteon di Roma. Le colonie greche
dell’
Italia meridionale furono il tramite per cui il g
mpo di Tarquinio Superbo; e del resto si diffuse presto la fama anche
dell’
oracolo di Delfo, che in solenni occasioni si man
che nel primo delle Metamorfosi, racconta con soavi versi la leggenda
dell’
amore di Febo Apollo per Dafne ritrosa, e il muta
venivano le tempeste. Nemico della serena luce del sole e della calma
dell’
atmosfera, avido di disordine e di lotta, Ares er
e. Anche Atene aveva eretto un tempio a lui, ritenendolo il fondatore
dell’
Areopago (areios pagos), il celebre tribunale che
che pugna per cause della più alta importanza, è chiamato protettore
dell’
Olimpo, padre dei trionfi bene acquistati, soccor
licone perchè venga a difendere i suoi Traci, sorge dalle rupi nevose
dell’
Emo e gridando così eccita i suoi ministri: Fer
ne dei metalli, ond’ esso è condizione indispensabile per lo sviluppo
dell’
arte e della civiltà. Non farà meraviglia che fin
elle vicinanze dei vulcani il vino si fa migliore, di qui la leggenda
dell’
intima amicizia tra Efesto e Dioniso. Gli antichi
era naturale fosse pensato come protettore delle arti e specialmente
dell’
industria metallurgica. Si diceva dunque ch’ egli
e queste due divinità avessero culto comune in Atene, sede principale
dell’
arte e della coltura greca. Anche le leggende di
di lavoro i Cabiri, i quali in conseguenza corrispondevano ai Ciclopi
dell’
Etna. Già abbiamo ricordato il culto di Efesto in
dai primi uomini al ritrovamento del fuoco. In Occidente, la regione
dell’
Etna, la Campania del Sud e in genere le terre vu
Romani, come Dio degli incendi; ed a lui si attribuiva sia l’ origine
dell’
incendio e l’ opera distruttrice di esso, sia lo
di Onorio (v. 191), si compiacquero a descrivere lo stridente lavorio
dell’
officina di Vulcano, lo scorrer del bronzo fuso e
dente lavorio dell’ officina di Vulcano, lo scorrer del bronzo fuso e
dell’
oro nelle forme, il ferro battuto da pesanti magl
to di Venere, sorpresa da Vulcano con Marte, narrato nel famoso passo
dell’
Odissea (lib. 8o) ispirò pure una bella pagina ad
sorta di tunica che lasciava nuda la spalla destra), e con gli arnesi
dell’
arte sua. Si hanno ben pochi monumenti antichi di
ì Ermes diventò dio pastore, ed Apollo d’ allora in poi prese diletto
dell’
arte musica. A dar segno di una compiuta riconcil
nefici entrambi all’ umanità, Apollo rappresentante del lato più alto
dell’
intelligenza, Ermes del senno e della scaltrezza
tori. Come giovane destro e aggraziato poi Ermes era anche il patrono
dell’
educazione ginnastica, e appellavasi palaestrita.
a nel momento del bisogno, e in genere proteggeva tutte le invenzioni
dell’
ingegno ed era ispiratore di prudenti deliberazio
po, e regolatore dei sogni, gradito a tutti gli Dei sia del cielo sia
dell’
inferno. La rappresentazione plastica di Ermes ha
d’ espressione come se nel marmo fosse infusa una piacente commozione
dell’
animo ( Gentile, op. cit. p. 132). Un’ altr
la della loro Afrodite, la quale divenne così la dea della bellezza e
dell’
amor sessuale. Presto si distinsero tre aspetti d
te terrena, protettrice anche di amori volgari; la seconda era la dea
dell’
amore celeste, datrice di ogni benedizione; la te
ì di Afrodite e di Ares, e sarebbero Eros e Anteros, personificazioni
dell’
amare e dell’ essere amato, poi anche Dimo e Fobo
e di Ares, e sarebbero Eros e Anteros, personificazioni dell’ amare e
dell’
essere amato, poi anche Dimo e Fobo, il timore e
hisse perdutamente di sè stesso. Merita un cenno speciale la leggenda
dell’
amore di Afrodite per Adone, figlio di Fenice e d
i morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò che per una parte
dell’
anno rimanesse Adone nel regno delle ombre, e nel
a parte dell’ anno rimanesse Adone nel regno delle ombre, e nel resto
dell’
anno tornasse tra i vivi. Evidentemente la bestia
emente la bestia setolosa che uccide Adone non è altro che un simbolo
dell’
inverno, il cui freddo soffio fa spegnere la vita
razie), inoltre Ero, Poto (Pothos) e Imero (Himeros) personificazioni
dell’
amore e del desiderio; a cui si aggiunga Imene (H
do di origine orientale, prese possesso primamente delle grandi isole
dell’
Egeo, e più di Cipro che si diceva la culla della
stese in Panfilia, nella Lidia e nella Caria, nelle coste occidentali
dell’
Asia Minore, nelle coste del Mar Nero, poi ancora
o (simbolo di casto amore); un tempio in onor di costei sorgeva a piè
dell’
Aventino presso il Circo Massimo, che si voleva f
(46 av. C.). Il culto si diffuse anche più per tutta Italia al tempo
dell’
impero, e furono anche unite insieme le due grand
gli autori che celebrarono specialmente l’ Afrodite Urania, la regina
dell’
amore, sovrana del cielo, della terra e del mare.
Estia del tempio di Delfo divenne per loro rappresentazione sensibile
dell’
unità nazionale. Ivi pure si manteneva di continu
de alla sera, così Ianus divenne semplicemente il Dio del principio e
dell’
origine, il Dio che apre e chiude, che presiede a
l primo mese era denominato da lui, Januarius, Gennaio. E il primo dì
dell’
anno (Kalendae Ianuariae) era la festa del Dio; q
come padre matutino (cfr. Oraz., Sat., 2,6,20). Parimente ogni inizio
dell’
umana attività era sacro a Giano. Il principiar b
rcito per una spedizione di guerra; in quest’ occasione il comandante
dell’
esercito faceva un sacrifizio a Giano, e da quel
avansi greggi a lui sacre. Forse in origine erano immagine dei giorni
dell’
anno, i quali in antico erano ripartiti in 50 set
o della sacra notte; immagine che si trova anche in pitture vascolari
dell’
età di Fidia, rappresentato il sole sul suo carro
cose, doveva certo, non meno del sole, parer Dea ai volghi immaginosi
dell’
antichità. Se la figuravano colle braccia bianche
vano l’ occhio della notte, e dicevano che la sera sorgeva dai flutti
dell’
oceano per percorrere la volta celeste sul suo ca
arente, non essendo altro in fondo che una poetica pittura del sorger
dell’
aurora. Si aggiungevan leggende circa, i mariti d
ovest, est e sud), espressione mitica del fatto che al primo apparir
dell’
aurora suol sorgere il vento. Ma poichè il titano
ora fores et plena rosarum Atria 17, e molti altri simili. Il dolore
dell’
Aurora per la morte di Mennone suo figlio, bene è
tanto che da un vaso versa sulla terra la rugiada. Nel grande rilievo
dell’
altare di Giove in Pergamo, ora nel Museo di Berl
te e il subito suo impallidire al sorgere del sole, destò l’ immagine
dell’
amor di Eos per lui; invece al principio dell’ in
ole, destò l’ immagine dell’ amor di Eos per lui; invece al principio
dell’
inverno il suo levarsi di sera e l’ essere visibi
mparsa annunziava la stagione canicolare, ossia la stagione più calda
dell’
anno. 3. Anche la costellazione delle Pleiadi, fu
) figlia di Eretteo, rapita da Borea mentre stava giocando sulle rive
dell’
Ilisso, onde essa divenne madre dei Boreadi Calai
rd-ovest (soffiava dalla Iapigia verso la Grecia, e da Onchesmo città
dell’
Epiro verso le terre orientali dell’ Ellade).
o la Grecia, e da Onchesmo città dell’ Epiro verso le terre orientali
dell’
Ellade). II. Divinità secondarie che formavan
la memoria, e nate nella Pieria, terra posta sulle pendici orientali
dell’
Olimpo in Tessaglia. Amanti del canto e sempre li
Olimpo. — In origine le Muse erano ninfe delle sorgenti. Dalle alture
dell’
Olimpo molti ruscelletti scorrevano giù con dolce
rono particolarmente celebri pel culto delle Muse, una era la regione
dell’
Olimpo colla Pieria, e altre località come Libetr
Clio divenne la Musa della poesia narrativa e della storia, Calliope
dell’
elegia, Urania della poesia astronomica e in gene
i anche della geometria e della mimica, Euterpe della poesia lirica e
dell’
aulodia (il suono del flauto), infine Polinnia (P
e poetico. 3. Quante volte si menzionino le Muse nelle opere poetiche
dell’
antichità non occorre dire; noto è che i poeti ep
esso il Pizio Apollo dall’ arco d’ oro, eterne lodi cantano del padre
dell’
Olimpo ». Ricordiamo anche le Gratiæ decentes d
en con ragione è stata pensata come loro madre Temi, personificazione
dell’
ordine universale, rappresentante della legge, ch
nto nel tempo adatto. Nel mondo morale son esse come Temi protettrici
dell’
ordine morale nei rapporti tra gli uomini, ed ogn
Auso (Auxo) e Carpo, ossia la fioritura della primavera, lo sviluppo
dell’
estate e la fruttificazione dell’ autunno; ma i n
ritura della primavera, lo sviluppo dell’ estate e la fruttificazione
dell’
autunno; ma i nomi più comunemente accolti eran q
llenistica e romana, identificandosi sempre più le Ore colle stagioni
dell’
anno, se ne portò il numero a quattro. 2. Alle Or
he, e a costei era dedicato un grazioso tempietto al lato occidentale
dell’
Acropoli, quello detto di Niche Aptero (la Vittor
a fig. 40, ma completata per congettura, giacchè l’ originale mancava
dell’
ali, aveva tronche le braccia e la gamba sinistra
ma anche guida e consigliera. In Esiodo è fatta figlia di Taumante e
dell’
Oceanina Elettra, sorella delle Arpie. È da notar
scherza il sole dipingendola a mille colori. Così Virgilio nel quarto
dell’
Eneide (v. 700): Iris croceis per caelu
e. Fa anche altri servigi e ricorda le ragazze delle case patriarcali
dell’
età eroica, che usavano appunto prestare i loro s
to. Altri fecero ancora un passo avanti e raccontarono che il sovrano
dell’
Olimpo si fosse trasformato in aquila, per rapire
ore; e altre divinità del corteo di Afrodite. 1. Eros, la divinità
dell’
Amore, ebbe pei Greci un doppio significato; giac
i spesso dagli antichi altri esseri che rappresentano pure sentimenti
dell’
animo; essi sono prima: Imero e Poto (Himeros, Po
ore chiamavasi Amor o Cupido; ma non era in fondo che una ripetizione
dell’
Eros greco, nè apparisce mai che abbia avuto l’ o
ordare il Simposio di Platone. Fino ai più tardi tempi della poesia e
dell’
arte ellenistica e romana fu predominante la figu
e, quale si legge nelle Metamorfosi di Apulejo, scrittore del 2º sec.
dell’
e.v. Psiche era una bellissima fanciulla, che per
e gli insegnò a sanar tutti i mali. Asclepio divenne così benefattore
dell’
umanità; ma volle anche far più del dover suo, vo
e risuscitare un morto; allora Zeus adirato per questo sconvolgimento
dell’
ordine naturale lo fulminò; e Apollo alla sua vol
i da Omero, Podalirio e Macaone, annoveravasi Igiea (Hygieia), la dea
dell’
igiene, poi Iaso, Panacea, Egle (Aegle), Acheso,
oni, ma più spesso con la recitazione di formole magiche e col metodo
dell’
incubazione. Consistera questo nel portare il mal
rrevano i malati per ottener guarigione e venue in uso pure il metodo
dell’
incubazione. La venerazione per Esculapio, aiutat
o, e con tratti nobili quali si convenivano a un generoso benefattore
dell’
umanità. Attributo suo costante una serpe, come s
nche gli scavi fatti, non è molto, a Epidauro e ad Atene, dove al sud
dell’
Acropoli esisteva anche un celebre Asclepieo, han
rici della volontà divina, erano messe in rapporto con Zeus reggitore
dell’
ordine supremo, o con Apollo il suo profeta; quin
ne,Bonus eventus. 1. Tra le Deità che avevano rapporto colle sorti
dell’
umana vita, va ricordata Nemesi, la quale rappres
culto specialmente a Ramnunte nell’ Attica, dove la si diceva figlia
dell’
Oceano e madre di Elena; più Nemesi, in figura di
a dea della buona fortuna, secondo la leggenda più comune, era figlia
dell’
Oceano e di Teti (Tethys). Come protettrice e con
a venerata e onorata di templi e statue in molte città della Grecia e
dell’
Asia. Col tempo si mutò il concetto di lei; e div
concetto di lei; e divenne significativa tanto della prospera quanto
dell’
avversa fortuna. Alla Tyche Greca risponde la For
etti che le acque producono, feracità di terreni irrigati, meraviglie
dell’
immenso mare o in tempesta o in bonaccia, facile
Oceano e la sua stirpe. 1. Nella teogonia greca, il più antico Dio
dell’
acque era l’ Oceano. Egli con Teti (Tethys) forma
le sorgenti erano venerate, or come irrigatrici, or come risanatrici
dell’
aria, or semplicemente come chiare, fresche e dol
asti ricordare fra esse la sorgente Amaltea che die’ il nome al corno
dell’
abbondanza, e la sorgente Aretusa, che la favola
ni ovvero come uomini maturi come vecchi. Tutti, conforme alla natura
dell’
elemento loro, avevano il dono di mutarsi in più
i fiumi di tauromorfi dai Greci e tauriformes dai Latini (così Orazio
dell’
Ofanto, Od. 4, 14: sic tauriformis volvitur Aufi
acqua, e forniti di cornucopie a indicare l’ abbondanza che è frutto
dell’
irrigazione fluviale. Fra tante antiche statue a
taneamente quel che doveva avvenire. Le Nereidi, o figlie di Nereo, e
dell’
Oceanina Doride erano, secondo i più antichi, cin
llorquando dopo il trionfo di Zeus, i Cronidi si divisero la signoria
dell’
universo, toccò a lui il regno del mare. E nel pr
i il cavallo in occasione della sua contesa con Atena per il possesso
dell’
Attica (cfr. pag. 43). Nelle leggende di Corinto
ella rappresentazione poetica del potere di Nettuno leggesi nel primo
dell’
Eneide, dove, descritta la tempesta suscitata dal
erano di Roma; corrisponde al tipo che prevalse nei tempi più recenti
dell’
arte antica. IV. Anfitrite. Già fu ricor
rdata come una delle Nereidi, sposa di Posidone; era dunque nel regno
dell’
acque quello che Era nel regno dei cieli. Narrava
uota conchiglia. 2. Rappresentazioni dei Tritoni nell’ opere poetiche
dell’
antichità ricorrono assai di frequente, per lo pi
di Posidone, da lui incaricato di custodirgli il gregge delle foche e
dell’
altre bestie marine. Abitava nelle profondità del
a. Questo è narrato e descritto con vivaci colori da Omero nel quarto
dell’
Odissea, dove Menelao parla del proprio viaggio i
azione per Ino Leucotea e Melicerte Palemone, diffusasi dalle regioni
dell’
istmo a molte altre terre ed isole greche. Eran c
e di non aver aiutato la loro compagna di gioco nel momento che il re
dell’
Inferno stava per rapirla. Anche si favoleggiò d’
o delle Sirene, immagine del fascino che l’ arte esercita sull’ animo
dell’
uomo; perciò non solo si trattò poeticamente la l
monumenti sepolcrali. Capitolo quarto. Le Divinità della Terra e
dell’
Inferno. Non meno della luce e dell’ acqua, in
to. Le Divinità della Terra e dell’ Inferno. Non meno della luce e
dell’
acqua, in religione naturalis tica ha importanza
dette orgiastiche (da una parola greca che significa sovreccitazione
dell’
animo). È poi da notarsi che il concetto di tali
sarsi colla figlia del re di Pessinunte. Allora lo colpi la vendetta
dell’
adirata Dea. Giacchè quando era apparecchiato il
one di Cibele ebbe una grande diffusione prima nelle provincie greche
dell’
Asia, poi anche nella Grecia continentale. Nella
a nel tempio di Pessinunte. Fu portata a Roma ove giunse nell’ aprile
dell’
anno 550/204 e venne accolta in mezzo a solenne p
entava quell’ energia della natura la quale, per effetto del calore e
dell’
umido, porta a maturità i frutti delle piante; er
deità benefica per gli uomini, e a lei si riferivano tutti i benefici
dell’
agiatezza, della coltura, dell’ ordine morale e c
a lei si riferivano tutti i benefici dell’ agiatezza, della coltura,
dell’
ordine morale e civile. — Ma poichè la detta ener
lore vivificante e maturante, è salvo e mantenuto in vita dalle ninfe
dell’
acqua ossia dalle nuvole irrigatrici. — Cresciuto
ncipalmente per cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ innebria
dell’
umor che da essa cola e allora compiacesi di gira
a estendendo di regione in regione la viticultura e anzi, vero colono
dell’
umanità, insegna agli uomini a lavorar la terra,
a vite, ma alfine deve cedere al calore della natura e alla operosità
dell’
uomo. — Penteo era re di Tebe, figlio di Echione
leggenda di Arianna, la qual fa parte delle tradizioni locali proprie
dell’
isola di Nasso. Questa figlia di Minosse cretese,
entata, Teseo l’ abbandonò e senza di lei salpo colle navi alla volta
dell’
Attica. Chi può ridire il dolore della infelice A
ato dal calore fa crescere piante e frutti, e, per i benefici effetti
dell’
agricoltura sulla civiltà degli uomini, Dioniso v
, volonteroso compagno delle Grazie e di Afrodite, medico del corpo e
dell’
anima, e gli si attribuiva altresi l’ arte del di
stremo Oriente, sorse la leggenda d’ un Bacco Indiano o conquistatore
dell’
Oriente. Già prima lo si era fatto peregrinare fi
o dominio, le ninfe erano distinte nolle seguenti categorie: 1º Ninfe
dell’
acque. In largo senso comprenderebbero anche le O
tatosi per dissetarsi a una chiara fontana sull’ Elicone, s’ innamorò
dell’
immagine sua riflessa nello specchio dell’ acqua,
sull’ Elicone, s’ innamorò dell’ immagine sua riflessa nello specchio
dell’
acqua, e poichè l’ oggetto del suo amore non si p
Sileni, di cui parlano per lo più le leggende asiatiche, erano genii
dell’
acqua che corre e irriga e feconda; difatti si pe
a con Apollo il citarista, a condizione che il vincitore potesse fare
dell’
altro tutto quel che gli talentasse, fu vinto; e
l supplizio con tal forza ed evidenza da destar raccapriccio; e parla
dell’
ultimo nell’ undecimo raccontandone la istoria co
, in origine venerato solamente dagli abitanti della montuosa regione
dell’
Arcadia e da altre popolazioni dedite alla pastor
adanti e formarne così uno strumeuto musicale, strumento che dal nome
dell’
amata chiamò siringa (voce greca che val « zampog
val « tutto », gli Orfici ne fecero un Dio tutto, creatore e signore
dell’
universo. 2. Il Dio Pane era venerato specialment
di di culto. Il santuario principale poi era ad Acachesio, città pure
dell’
Arcadia. Fuori di questa regione, Pane era venera
atori mandati da Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini
dell’
Argolide e dell’ Arcadia udirono la voce di Pane,
Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini dell’ Argolide e
dell’
Arcadia udirono la voce di Pane, la quale li invi
a poesia perduta di Pindaro a Pane in cui lo si invocava come signore
dell’
Arcadia, custode dei sacri antri, compagno della
caprino. Talvolta piegandosi a mezzo, riguarda sorridendo gli scherzi
dell’
irta coda e stendendo la mano sulla fronte fa omb
una figura più antica di Pane ed una più recente. Nei migliori tempi
dell’
arte greca Pane era rappresentato in figura puram
sacri certi boschi, ad es. quello di cui parla Virgilio nell’ ottavo
dell’
Eneide (v. 597) nelle vicinanze di Cere. Un tempi
venuta di Enea in Italia, secondo il racconto di Virgilio nel settimo
dell’
Eneide (vv. 79-95). — In processo di tempo al con
, detta Faunalia, aveva luogo il cinque Decembre, dunque al principio
dell’
inverno; si sacrificava un capro e si facevano of
i in arte non differivano punto da Pane. Un bel Fauno in marmo rosso,
dell’
età imperiale, s’ ammira anch’ oggi nel Museo Cap
tura. In origine il culto di questa divinità era ristretto alle città
dell’
Ellesponto e della Propontide, poi si estese nell
Ellesponto e della Propontide, poi si estese nella Lidia, nelle isole
dell’
Egeo e in Grecia, di là passò anche in Italia e a
, la grande dea delle biade, occorre ricordare alcune divinità minori
dell’
agricoltura e della pastorizia, che erano osclusi
us); ma in genere lo si considerava come il fondatore e il protettore
dell’
agricoltura italica, onde anche la prosperità dei
uomini in sedi fisse e regnato su loro per lungo tempo (l’ età d’ oro
dell’
umana vita). — Intimamente legata con Saturno era
a). — Intimamente legata con Saturno era Ops ed Opis, sua moglie, Dea
dell’
abbondanza, identificata colla madre terra produt
In quei giorni una sfrenata allegria dominava in tutta Roma, ricordo
dell’
aurea felicità goduta sotto Saturno; non differen
to piaceva loro. Gentile usanza, per via della quale almeno un giorno
dell’
anno quella tanto maltrattata classe d’ uomini av
a lui cacciato dal trono celeste che non come Dio della seminagione e
dell’
agricoltura. Tale ad es. presso Virgilio nell’ 8o
seminagione e dell’ agricoltura. Tale ad es. presso Virgilio nell’ 8o
dell’
Eneide, dove Evandro informa Enea dei primi re ed
one che cambia), era il Dio dei mutamenti di stagione, e specialmente
dell’
autunno e dei frutti che in autunno maturano. Gli
ine Etrusca. Un’ altra Cappella dedicata a Vertunno era sulle pendici
dell’
Aventino, ed ivi ogni anno il 13 Agosto si faceva
ove fa parlare la statua stessa del vico Tusco; e la graziosa istoria
dell’
amore di Vertunno e Pomona forma argomento di un
agricoltura. Poi anche il florire della giovinezza e l’ età più gaia
dell’
uomo, per ragion di somiglianza, era sotto il pat
nore. In arte soleva costei rappresentarsi come una giovane nel fiore
dell’
età, con corone di flori in testa e mazzi in inan
definitivamente alla madre. Finalmente si convenne che per due terzi
dell’
anno Persefone tornasse sopra la terra ad allieta
e sopra la terra ad allietare della sua presenza la madre, e il resto
dell’
anno vivesse in inferno col suo sposo e signore.
o la loro madre Metanira ad accogliere la vecchia affidandole la cura
dell’
ultimo figlio suo Demofoonte. Così Demetra entrò
Le piccole, dette anche di Agra, dal nome della collina sulle sponde
dell’
Ilisso ove si celebravano, avevan luogo nel mese
u affidata la sorveglianza agli edili plebei che pure avevano la cura
dell’
annona. Le feste di Cerere, o Cerialia, celebrava
veva anche un altro significato. Giacchè come moglie del tenebroso re
dell’
Inferno, anch’ essa era una potenza tenebrosa, co
ogni anno a nuova vita e quello della tenebrosa e inesorabile regina
dell’
Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle seg
come nelle segrete dottrine dei misteri, Persefone divenisse simbolo
dell’
imrnortalità dell’ anima. Giacchè sembra che gli
dottrine dei misteri, Persefone divenisse simbolo dell’ imrnortalità
dell’
anima. Giacchè sembra che gli iniziati ai misteri
oltre tomba, ammettendo che il morire non sia altro che un rinascere
dell’
anima a più lieta esistenza, supposto sempre che
uindi auche per loro valse Proserpina come moglie di Plutone e regina
dell’
inferno. Già s’ è detto che nel culto di Cerere c
a nella mente dei poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regina
dell’
erebo, sia come graziosa figlia di Demetra, ma mo
colari e nelle scene a rilievo che non in statue isolate. Come regina
dell’
Erebo vien riconosciuta dallo scettro e dal diade
1. Ade, figlio di Crono e di Rea, quindi fratello di Zeus, era il re
dell’
Inferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus, q
la vittoria di Zeus, questi aveva diviso co’ suoi fratelli il dominio
dell’
universo, toccò ad Ade il mondo sotterraneo, come
a. lu origine era lui pure che con inflessibile rigore si impadroniva
dell’
anima di ogni mortale, non appena fosse scoccata
eus, colui che fa ricchi. 2. Appena si può dire che il misterioso Dio
dell’
ombre avesse un pubblico culto in Grecia; qualche
ione con Persefone e Demetra, ad es. a Pilo nella Trifilia, provincia
dell’
Elide, presso cui scorreva un fiume chiamato Ache
o cui scorreva un fiume chiamato Acheronte; lo stesso a Ermione città
dell’
Argolide. Ma lo si invocava abbastanza di spesso
ottarono in genere le idee greche. Questo è vero anche rispetto al re
dell’
altro mondo che essi chiamarono Plutone o Dis Pat
degli immortali l’ odiato suo soggiorno. Più tardi invece, nell’ età
dell’
Odissea, si collocava l’ entrata dell’ Inferno ne
o. Più tardi invece, nell’ età dell’ Odissea, si collocava l’ entrata
dell’
Inferno nell’ estremo Occidente. E in genere in q
vivervi beati senza alcun affanno, non era ancor concepito come parte
dell’
Inferno, ma era creduto una terra posta all’ estr
eguenti si mutarono, e a poco a poco venne formandosi quell’ immagine
dell’
Inferno che è più comunemente nota. Era uno spazi
rrente di fuoco), l’ Acheronte (corrente di dolore) e lo Stige (fiume
dell’
odio). Quest’ ultimo avvolgevasi più volte intorn
nzo, come nolo per passaggio dello Stige. Di la dai fiumi, alla porta
dell’
Inferno, sta custode il terribile cane Cerbero, c
ad attinger continuamente acqua con vasi senza fondo. 2. Descrizioni
dell’
inlerno se ne trovano parecchie nell’ opere lette
trovano parecchie nell’ opere letterarie. È noto a tutti l’ 11o libro
dell’
Odissea dove si descrive l’ andata di Ulisse nel
i descrive l’ andata di Ulisse nel paese dei Cimmerii e l’ evocazione
dell’
ombre e la predizione a lui fatta de’ suoi casi f
Ulisse gli passano davanti ed egli le interroga. Una vera descrizione
dell’
Inferno comparisce più tardi; lasciando i minori,
ri, noi ricorderemo solo la bella pittura che fece Virgilio nel sesto
dell’
Eneide narrando la discesa di Enea all’ Averno, e
urate, va menzionata la pittura fatta da Polignoto (celebre artista
dell’
età di Pericle) nella lesche o sala di convegno,
ito di perseguitare chi s’ era reso colpevole di qualsiasi violazione
dell’
ordine morale specialmente nel cerchio dei rappor
e dire i nomi, che erano Aletto (la inquieta), Tisifone (la punitrice
dell’
omicidio), e Megera (l’ odiosa). Furono i poeri t
one lo mandò ad Atene perche là fosse giudicato dal celebre tribunale
dell’
Areopago presieduto dalla dea Atena. Anche là lo
a; ma alfin luron placate da Atena, colla promessa che sopra il colle
dell’
Areopago sorgerebbe un tempio a loro dedicato. Co
oli ateniese era venerata insieme con Ermes e le Cariti, come custode
dell’
ingresso e compagna di Artemide. Nel culto privat
re Alcamene aveva figurato così un’ Ecate da collocarsi all’ ingresso
dell’
Acropoli d’ Atene. Così pure nel rilievo del gran
quella di destra ha una chiave e una fune o rappresenta la portinaia
dell’
inferno, in testa ha un disco simbolo della nuova
cevan l’ ombre dei trapassati. 3. Noto è l’ episodio del decimoquarto
dell’
Iliade, ove Era prega il Sonno, quel che tutti do
esciata. Tale la figura che si scorge spesso sul monumenti sepolcrali
dell’
età imperiale. Capitolo quinto. Le Divinità d
rivolgevano le loro quotidiane preghiere anzichè alle grandi divinità
dell’
Olimpo. I. I Penati. 1. La voce Penates si c
re. Anche ora si può vedero una rappresentazione simile su una moneta
dell’
età repubblicana, appartenente alla famiglia dei
ae o le lemures. Che gli antichi credessero alla presenza fra di loro
dell’
ombre de’ trapassati è prova la festa delle Lemur
si rifletta che non solo si sentiva il bisogno di spiegare le origini
dell’
umanità intiera colmando la lacuna che vi era tra
ella stirpe eolia. Qui spesso s’ intrecciava questa teoria con quella
dell’
autoctonia, in quanto si faceva un Dio sposo di q
la Cura, e si fecero così gli uomini creature della Preoccupazione e
dell’
affanno. Come intorno all’ origine, così varie er
o a poco coll’ aiuto degli Dei. — Tra le leggende relative agli inizi
dell’
umana cultura la più nota e anche la più bella è
questo Prometeo era messo insieme con Efesto ed Atena, Dei promotori
dell’
umano progresso. Senonchè per il detto furto esse
onciliazione tra Zeus e il Titano. Qui Prometeo è la personificazione
dell’
ingegno umano, che troppo fiducioso in sè stesso
la vita terrestre e s’ è fatto scala all’ Olimpo. E un altro riflesso
dell’
idea che col progredire della cultura tra gli uom
use bensì Pandora subito il coperchio della scatola appena s’ accorse
dell’
errore commesso, ma non rimase dentro che la fall
ece le frodi, gli inganni, l’ avarizia e la violenza. — Tale la serie
dell’
età umane giusta la leggenda comune, ma non manca
moglie era Pirra, nata da Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre
dell’
intenzione che Zeus aveva di sterminare con una g
dir vero, che in opere relativamente tarde come nei poeti e mitografi
dell’
età Alessandrina e negli scrittori romani a quell
ncetto che Eschilo si formò di Prometeo come di un Titano benefattore
dell’
umanità, che ne è punito da Zeus, e pur tra i tor
ontagne della Tessaglia; i Lapiti abitavano sulle pendici meridionali
dell’
Olimpo, i Centauri nelle selve del Pelio. Questi
ini pelosi, dalle chiome arruffate, rozzi e violenti. Non molto prima
dell’
età di Pindaro l’ immaginazione greca concepi l’
ti Centauri men rozzi tiene il primo posto Chirone, figlio di Crono e
dell’
Oceanina Filira, già menzionato da Omero come ami
Basse presso Figalia in Arcadia, tempio costruito nei migliori tempi
dell’
arte greca. Detto fregio fu scoperto nel 1812 e s
bri scultori, Aristea e Papia di Afrodisia. Furon trovate nella villa
dell’
imperatore Adriano a Tivoli. b) Admeto e
orte che è venuta per rapir sua preda, si assiste agli ultimi momenti
dell’
eroica sposa; il suo distacco dal marito e dai fi
furiato; e già quelli s’ accingevano all’ impresa, quando fatti certi
dell’
essere loro dal vecchio pastore che li aveva alle
di Dirce era naturale entrasse presto nel dominio della letteratura e
dell’
arte. La letteratura drammatica ne trasse argomen
omnio della pietà è nella statua della madre, detta la mater dolorosa
dell’
arte antica; il suo però non è un dolore rassegna
facente. III. Corinto. a) Sisifo. 1. L’ eroe fondatore
dell’
antica Efira, detta poi Corinto, era, secondo la
, inventore d’ ogni sorta mtrighi, ma anche della divinazione per via
dell’
esame delle interiora. b) Glauco. 1. Glauco
es malis membra absumpsere quadrigae47. Vedi anche i versi 553 e 554
dell’
Ibis di Ovidio. c) Bellerofonte. 1. Un altr
ghe di lei, ella lo accusò al marito di aver tentato tradire i doveri
dell’
ospitalità. Allora Preto per vendicare il creduto
no recidersi la mammella destra per non aver impedimenti nel maneggio
dell’
arco; il loro regno si diceva essere in Cappadoci
che avessero fatto già di molte scorrerie nei paesi posti sulle rive
dell’
Egeo; vedremo che si favoleggiava persino di una
di Bellerofonte ha la sua parte nelle opere letterarie ed artistiche
dell’
antica Grecia e di Roma. Un lungo racconto si leg
ll’ antica Grecia e di Roma. Un lungo racconto si legge già nel sesto
dell’
Iliade (v. 150-211). Poi si sa che Sofocle compos
, e fondatore del culto di Era sul monte Eubea, in genere come autore
dell’
ordinamento civile e religioso degli Argivi. Sore
b) Danao e le Danaidi. 1. Epafo, il figlio di Zeus e di Io, re
dell’
Egitto, ebbe una figliuola, di nome Libia (Libya)
d’ Egitto. Il significato naturale del mito deve ricercarsi nel fatto
dell’
esservi nel territorio Argivo molte sorgenti ma f
se dementi sicchè presero a scorazzar mezzo nude pei monti e i boschi
dell’
Argolide e dell’ Arcadia. Finalmente Preto ottenn
presero a scorazzar mezzo nude pei monti e i boschi dell’ Argolide e
dell’
Arcadia. Finalmente Preto ottenne fossero guarite
così madre e figlio, li consegnò a suo fradello Polidette ch’ era re
dell’
isola. Polidette voleva far sua moglie Danae, ma
uriale e Medusa, e abitavano all’ estremo Occidente, vicino alle rive
dell’
Oceano, dove erano le Esperidi e Atlante. Perseo
queste istruzioni e arnesi mosse Perseo, e prima s’ avviò alla volta
dell’
estremo ovest ove abitavano le Graie, quasi avang
le si sottrasse mediante l’ elmo che rendevalo invisibile. Dal tronco
dell’
uccisa Medusa nacquero il cavallo alato Pegaso e
di nemici impietrandoli. La leggenda di Perseo si chiude col ritorno
dell’
eroe ad Argo. Perseo si riconcilia bensì coll’ av
quale per timor di lui era fuggito a Larissa, ma, poichè il vaticinio
dell’
oracolo doveva pure avverarsi, divenne uccisore d
arie e commoventi di Perseo entrarono nel dominio della letteratura e
dell’
arte. Già Esiodo ha una quasi compiuta esposizion
o Ippocoonte, trovarono amichevole accoglienza presso Testio, signore
dell’
antica città di Pleurone in Etolia. Costui diede
rambi nel mondo dei morti, un altro giorno godessero entrambi la luce
dell’
Olimpo. I Dioscuri divennero oggetto di grande ve
ta da modelli in bronzo, ma in ogni modo una copia fatta bene e forse
dell’
eta di Augusto. A Vienna trovasi un rilievo prove
o molto interessante. VI. Attica. a) Cecrope. Gli abitanti
dell’
Attica, come gli altri Greci, si ritenevano nati
eva avesse avuto luogo la contesa di Posidone e di Atena pel possesso
dell’
Attica, e soggiungevasi che egli avesse contribui
veva la prevalenza e rendeva possibile la coltura della terra, specie
dell’
olivo, e di questa diffusione di coltura un po di
e la discendenza del re d’ Attica. 1. A Cecrope successe nel regno
dell’
Attica Cranao, da alcuni detto suo figlio. Sotto
azzia; ed Erittonio venne allevato dalla stessa Dea nel suo santuario
dell’
Acropoli, e fatto poi re di Atene. Anche ad Eritt
iberare la patria da quest’ invasione se non sacrificando, per ordine
dell’
oracolo, una delle sue figliuole agli Dei inferna
lla dominazione ionica. La leggenda attica posteriore, più complicata
dell’
antica, conosceva anche un secondo Eretteo, fissa
ti alla lor volta i Mezionidi, avrebbero fra loro diviso la sovranità
dell’
Attica in guisa che ad Egeo toccò Atene e le terr
particolarmente di Teseo, l’ eroe più celebre e come a dire l’ Eracle
dell’
Attica, è da ricordare prima chi gli fu madre. Es
sia stato educato dal centauro Chirone, cosa inevitabile per un eroe
dell’
età mitica. Allorquando Egeo prese congedo da Etr
cinquanta figli di Pallante, che appunto volevano entrare in possesso
dell’
eredità dello zio, creduto fin allora senza figli
a ringraziare la Divinità dei frutti autunnali e lamentare colla fine
dell’
estate la dipartita di Apollo. Politicamente Tese
di Apollo. Politicamente Teseo riunì in una comunità le varie regioni
dell’
Attica, e istituì la festa delle Panatenee a cui
ttenere la successione. Più tardi le ossa di Teseo furono, per ordine
dell’
oracolo, da Sciro trasportate ad Atene, e un temp
oracolo, da Sciro trasportate ad Atene, e un tempio fu eretto a onor
dell’
eroe. Se questo tempio sia quello ch’ era denomin
ebravasi l’ 8 del mese Pianepsione. 3. Tante vicende e gesta gloriose
dell’
eroe ionico dovevano naturalmente appassionare po
illustrare la leggenda di Teseo. La canto prima Omero in alcuni passi
dell’
Iliade e dell’ Odissea, e altri epici minori come
eggenda di Teseo. La canto prima Omero in alcuni passi dell’ Iliade e
dell’
Odissea, e altri epici minori come Artino, Lesche
i, che si complicarono e divennero oscure e intricate. L’ eroe mitico
dell’
isola e primo re fu Minosse. Era figlio di Zeus e
i ai Cretesi e fondò una potente signoria che si estese a molte isole
dell’
Egeo e fin anco in Attica, dove egli prese Megara
sto figlio Altemene Catreo ebbe morte secondo un’ antica disposizione
dell’
oracolo. Altri figli di Minosse furono Deucalione
ndo delle Metamorfosi (844-855); e dal medesimo in racconto notissimo
dell’
ottavo libro (183-230) la fuga di Dedalo dal labi
ove ricordato dello stesso libro il racconto della caduta di Megara e
dell’
uccisione del Minotauro (vv. 1-182). b) Talo.
festo, o, secondo altri, Giove l’ aveva donato a Minosse come custode
dell’
isola di Creta. Egli percorreva di corsa tre volt
più importanti, disponendole secondo i momenti principali della vita
dell’
eroe, ed avvertendo che molte son di origine rela
iso Elettrione, dovè, per sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello
dell’
ucciso, fuggire da Tirinto colla sua sposa e cerc
to nel trar d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio
dell’
armi, da Anfitrione stesso nel guidare i cavalli,
) Il cinghiale di Erimanto era sbucato dal monte Erimanto sul confini
dell’
Acaia, dell’ Elide e dell’ Arcadia e guastava i c
e di Erimanto era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia,
dell’
Elide e dell’ Arcadia e guastava i campi di Psofi
era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Elide e
dell’
Arcadia e guastava i campi di Psofi. Eracle lo in
non dubitò promettere il decimo de’ suoi armenti, tanto era persuaso
dell’
ineffettuabilità di un simile tentativo. Pure Era
un simile tentativo. Pure Eracle ci riuscì; giacchè deviato il corso
dell’
Alfeo o del Peneo o di tutte due, e fatte passar
da Euristeo ad Eracle. Aiutato da Ermes e Atena, s’ avviò alla volta
dell’
Erebo, passando per il promontorio Tenaro in Laco
ell’ Erebo, passando per il promontorio Tenaro in Laconia. Alle porte
dell’
Ade trovò Teseo e Piritoo legati in seguito al te
ni viene collocata in Tessaglia, da altri nel Peloponneso sul confini
dell’
Arcadia e della Messenia, ed anche in Eubea press
folia di particolari, e vennero introdotti a combattere anche gli Dei
dell’
Olimpo, parte a favor di Neleo parte in aiuto di
poi colla ruggine della stessa lancia risanato. — Segue nella storia
dell’
eroe la lotta sostenuta per ottenere in moglie De
ua natura, ma in nessuna guisa potè sottrarsi alle strette soffocanti
dell’
eroe; infine come toro perdette uno dei corni, ch
i corni, che riempito da una ninfa di flori e frutti diventò il Corno
dell’
abbondanza. Eracle vincitore sposò Deianira e con
a Deianira un po’ del suo sangue e dicendo avrebbe potuto prepararne
dell’
unguento magico da assicurarsi in ogni caso l’ am
Cinosarge. In secondo luogo lo si venero come salvatore e benefattore
dell’
umanità, e lo si invocava per aiuto nelle diffici
ici del monte stesso un ladrone per nome Caco, abitante in una grotta
dell’
Aventino presso il Tevere, gli tolse via alcuni b
mpli, come il tempio di Hercules victor ivi stesso, e un altro a pie’
dell’
Aventino vicino alla porta Trigemina. E invalse l
storia Eraclea, attenendosi specialmente alle leggende di Trachine e
dell’
Oeta; poesie speciali compose per celebrare le no
i « scudo di Eracle », perche la descrizione delle armi e dello scudo
dell’
eroe viene ad essere l’ argomento principale. Tac
e i poeti lirici inserirono qua e là nelle loro opere cenni e ricordi
dell’
eroismo di Eracle; bastimi ricordar Pindaro, che
le che s’ aggirano intorno alla presa di Ecalia e alle ultime vicende
dell’
eroe. Altri fra i racconti Eraclei per qualche la
ime e piacevolissime. Fra i poeti moralisti, Ercole divenne l’ ideale
dell’
eroe che superando innumerevoli difficoltà, e com
i abbattono e sfibrano (Od. 3, 3, 10); e lo ricorda pure come esempio
dell’
invidia che perseguita gli uomini generosi mentre
e dono fatto dalla innamorata Deianira allo sposo e la dolorosa morte
dell’
eroe sul rogo. Ancora nel duodecimo libro è menzi
le Trachinie di Sofocle, rappresenta la dolorosa morte e l’ apoteosi
dell’
eroe. All’ arti figurative e specialmente alla st
ose pervenuteci dall’ antichità, tanta è la grandiosità delle forme e
dell’
atteggiamento, e la perfetta armonia delle linee
e gli era moglie Altea, figlia di Testio re di Pleurone, altra città
dell’
Etolia. Loro figlio era Meleagro, l’ eroe degli E
ade. Ma più tardi si invento un’ altra storiella per spiegare la fine
dell’
eroe. Si diceva che poco dopo la sua nascita, le
ose. Così visse e crebbe Meleagro. Ma quando questi si rese colpevole
dell’
uccisione degli zii, allora Altea soffocando in s
tratta di un mito naturale, giacchè la lotta col cinghiale, la lotta
dell’
eroe contro un mostro di natura, è costante espre
iù patetica, cioè l’ amore di Meleagro per Atalanta e l’ acerba morte
dell’
eroe. Fra i Latini, illustro la favola con poetic
e d’ altra parte non osando usare aperta violenza, pensò di disfarsi
dell’
incomodo ospite affidandogli qualche pericolosa a
a tutti il varco all’ Eusino. Allora costeggiando la riva meridionale
dell’
Eusino, arrivarono prima al paese delle Amazoni,
ccide Laio e tutti quei del seguito. Così era avverata la prima parte
dell’
oracolo. Seguitando poi la strada verso Tebè, Edi
ndò errando di luogo in luogo in cerca di pace, finchè a Colono, demo
dell’
Attica, ebbe rifugio nel bosco delle Eumenidi, ed
edendosi vinto. In questo modo Pelope ottenne Ippodamia e la signoria
dell’
Elide; mal ripagò poi Mirtilo del servizio resogl
i, costui sarebbe stato da suo padre Ermes mutato nella costellazione
dell’
auriga. — Figli di Pelope e di Ippodamia furono A
Atreo e della sua stirpe fuggì e riparossi alla corte di Tesproto re
dell’
Epiro. Più tardi gli riuscì ancora di vendicarsi,
n altro figlio di Zeus, nato da una figliuola del fiume Asopo. Era re
dell’
isola di Egina ed ebbe in moglie una figlia del c
e per la sua giustizia ascritto con Minosse e Radamanto fra i giudici
dell’
inferno. Figli di Eaco furono Peleo e Telamone. C
e per l’ ospite che alla bellezza delle forme aggiungeva lo splendore
dell’
abbigliamento orientale. Essendo Menelao temporar
lle uomini, morì infine per man d’ Achille, strozzato colla correggia
dell’
elmo, perch’ era invulnerabile. — Poichè i Greci
zone Patroclo ed Ettore, il primo venne facilmente ucciso e spogliato
dell’
armatura. A stento il cadavere fu salvato in segu
e cos’ altro sono le goccie della mattutina rugiada se non le lagrime
dell’
Aurora? — Segue il grave avvenimento della morte
re dall’ impresa salparono con la flotta, e si ripararono in un portò
dell’
isoletta di Tenedo. I Troiani, lieti della parten
felice, scampato anzi a una furiosa tempesta che lo colse sulle coste
dell’
Eubea, nella sua reggia di Micene trovò la morte
esta lo puni facendolo naufragare presso il promontorio Cafereo a sud
dell’
isola d’ Eubea. A stento egli potè salvare la vit
suo fratello; Diomede combattè, vinse e restituì all’ avo la signoria
dell’
Etolia. Si noti però che alcuni fanno quest’ impr
interessante di avventure capitò ad Ulisse, secondo il noto racconto
dell’
Odissea Omerica. Enumerate brevemente riduconsi a
dall’ Oceano, per potere presso i boschi di Persefone, nel vestibolo
dell’
inferno, interrogare l’ anima di Tiresia e saper
i i prescritti scongiuri, gli compariscono su dalle caligini profonde
dell’
Ades l’ ombra di Tiresia e molte altre di eroi ed
compagni di Ulisse spinti dalla fame dieron di piglio ad alcuni capi
dell’
armento di Elios, sebbene Ulisse ne li avesse sev
dall’ onde, il decimo-settimo scorge nella lontana nebbia il profilo
dell’
isola di Scheria; ma mentre pieno di speranza s’
questa scuola (terzo secolo av. C.; il Lessing lo giudicò del 1º sec.
dell’
e. v.). « Ciascuna delle tre figure, scrive il G
or nemico il cadavere di Achille. In ogni modo il bel corpo giovanile
dell’
eroe morto colle membra abbandonate ed inerti fa
. 1. Agli eroi del braccio e della guerra fanno riscontro gli eroi
dell’
intelligenza e dell’ arte, giacchè anche l’ eccel
braccio e della guerra fanno riscontro gli eroi dell’ intelligenza e
dell’
arte, giacchè anche l’ eccellenza dell’ ingegno,
gli eroi dell’ intelligenza e dell’ arte, giacchè anche l’ eccellenza
dell’
ingegno, suscitando l’ ammirazione degli uomini,
i cantori popolari e entrasse nel dominio della leggenda. Or la virtù
dell’
ingegno s’ esplicava nell’ età eroica in tre modi
tri per aver egli rivelato i segreti della Dea. Come tutti i veggenti
dell’
antichità intendeva il linguaggio degli uccelli e
n Rachio di Creta, diè alla luce Mopso, il quale divenne il fondatore
dell’
oracolo di Mallo in Cilicia. 3. I più celebri poe
l fondatore dell’ oracolo di Mallo in Cilicia. 3. I più celebri poeti
dell’
età eroica furono Orfeo, Lino, Tamiri e Museo. Or
la musica e Tarte del canto poetico, pose sua residenza nelle regioni
dell’
Olimpo. Cantava così bene che le pi ante e le pie
ar le lagrime fin sul ciglio delle Erinni e il petto di bronzo del re
dell’
ombra si commosse. Gli fu concesso che Euridice s
rania, come Orfeo di Calliope, e rallegrava de’ suoi canti le regioni
dell’
Elicona. Forse costui non è altro che la personif
re. — Tamiri (Thamyris) fu il primo dei cantori antichi che allietava
dell’
arte sua le corti de’ principi e dei nobili e la
ori in Omero; e Pindaro nella prima Nemea lo chiama l’ esimio profeta
dell’
altissimo Zeus, il profeta di verità; mentre i Tr
ende cretesi. Anche l’ arte prese sovente ad argomento i vati e poeti
dell’
età mitica; qui ricordiamo solo un bel rilievo in
perio regge egli solo. » 4. Vedine la descrizione in Gentile, Storia
dell’
arte greca, p. 95. 5. « Di sguainate spade si co
di Delfo e su Claro(nella Ionia, presso Colofone) e su Tenedo (isola
dell’
Egeo dirimpetto alla Troade) e su Patara (città d
e nel mondo son detto il soccorritore, e soggetta a noi è la potenza
dell’
erbe ». 8. Più minuti particolari in Gentile, o
li donzelle; e voi, fanciulli, lodato il chiomato Dio di Cinto (monte
dell’
isola de Delo ove Apollo nacque); lodate Latona a
l mondo tutto ». 19. En. 8, 589: « La stella Lucifero, a Venere più
dell’
altre stelle caramente diletta. » 20. Carm. I,
e smorto sempre il viso per la fame. » 34. Si coafroati la pittura
dell’
Ariosto, Orl. Fur. 33, str. 120. Erano sette in
9. Epig.100: « i lusinghevoli pericoli del mare, e il terror gradito
dell’
onde. » 40. « Cantone il grammatico, sirena lat
er insinuare destramente alla gioventù, gli elementi delle scienze, e
dell’
amena letteratura. La sua opera rimasta inedita f
, che oltre ad avere adottali tutti gli Dei della Grecia, e molti pur
dell’
Egitto, e delle altre nazioni, assai numero ne co
erano gli Dei campestri, e quelli, che presedevano alle varie vicende
dell’
umani vita, al nascere, alle nozze, ai parti, ec.
le Nereidi o Ninfe del mare. Da Taumante ed Elettra, figlia parimanti
dell’
Oceano venne prima e poi le Arpie Aello ed Ocipet
ongiunta con Perse fu di madre di Ecate. Giapeto da Climete, figlia
dell’
Oceano, ebbe Atlante, Menezio, Prometeo, ed Epime
vvolto in fasce, cui avidamente Saturno si trangugiò senza accorgersi
dell’
inganno. Giove cresciuto in breve tempo vinse co
e effigiarsi con due facce: finalmente che sotto Saturno fiorì l’ età
dell’
oro, nella quale, favoleggiarono i poeti che la t
il suo nome. Gli si ponevano dodici altari secondo il numero de’ mesi
dell’
anno; e come quattro sono le stagioni, cosi talor
i distinguevano: il primo e il secondo nati in Arcadia, l’ uno figlio
dell’
Etere, e padre di Proserpina e di Libero o Bacco,
di tutto abbondasse chi di lei avesse le corna, dette perciò le corna
dell’
abbondanza. Caccialo dal regno Saturno suo padre,
adre, ci diviselo co’ fratelli, ritenendo per se il regno del cielo e
dell’
aria, e lasciando a Nettuno il Regno del mare, ed
l’ aria, e lasciando a Nettuno il Regno del mare, ed a Plutone quello
dell’
inferno. Ma fierissime guerre per conservare il r
sinistra sotto a Bachino, le gambe sotto a Lilibeo, e le teste sotto
dell’
Etna, da cui tuttavia vomita il fuoco. La terza f
ima dichiarate figlie della Notte. La terza moglie fu Eurinome figlia
dell’
Oceano, che partorì le tre Grazie Aglaia, Eufrosi
ia altri figli. Da Maio figlia di Atlante ebbe curio; da Dione figlia
dell’
Oceano ebbe Venere; da Semole figlia di Cadmo ebb
le coste marittime, perciò il primo fu detto re del cielo, il secondo
dell’
inferno, il terzo del mare; che avendo molti avut
o figliuola d’ Inaco re di Argo. Standosi Giove con questa si accorse
dell’
appressar di Giunone, e per nasconderla la cangiò
llo stesso Vulcano. A Giunone insieme con Giove altribuivasi il regno
dell’
aria. Sotto il nome di Lucina ella era in vocata
ente da’ Saiti; la terza nata dal cervello di Giove di Corise, figlia
dell’
Oceano, venerata dagli Arcadi sotto il nome di Co
onsiglio della ninfa Egeria chiesto a Giove un pegno della perpetuità
dell’
impero romano, egli mandò dal cielo uno scudo rot
li pur nominavasi Mamurio, com’ egli a Numa aveva chiesto in compenso
dell’
opera sua) e con salti, per cui a’ medesimi sacer
a ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito da Eurinome figlia
dell’
Oceano, che ne prese compassione, e cresciuto si
, vale a dire nella seconda. Nelle nozze di Peleo, e di Tetide figlia
dell’
Oceano alle quali furono invitati tutti gli Dei,
contro tosto di lui ardentemente si accese. Ma poco tempo potè godere
dell’
amor suo; perciocchè egli appassionatissimo della
incipalmente nell’ isola di Citerà, ed in Gnido, Pafo, Amatunta città
dell’
isola di Cipro, Ebbe quindi i nomi di Citerà, e d
che Omero ed Esiodo sempre da lui distinsero, ebbe da Climene figlia
dell’
Oceano Faetonte, Lampezia, Faesosa, e Febe o Lamp
iò offerta, egli fu risanato, ed Alceste fu poi da Ercole tratta fuor
dell’
l’ Inferno, dopo avervi incatenata la Morte. Dura
azione, e col mandar un mostro marino, al quale Laomedonte per ordine
dell’
oracolo dovette esporre la figlia Esione, che fu
lo in orso lui pure, e trasportò in ceelo amendue nelle costellazioni
dell’
orsa maggiore, e dell’ orsa minore; Giunone però
trasportò in ceelo amendue nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e
dell’
orsa minore; Giunone però implacabile, altro non
mercatanti, e spesso perciò dipingevasi con una borsa nelle mani. Dio
dell’
eloquenza fu egli pur nominato, e si finse che da
si disse aver ucciso Nisa; il terzo figlio di Caprio, che fu detto re
dell’
Asia in onore di cui furono istituite le feste Sa
i Saturno e di Rea fu Cerere, ed a lei venne attribuita l’ invenzione
dell’
agricoltura, per cui gli uomini, che si pascevan
di Proserpina. Essendo questa da Plutone stata rapita nelle campagne
dell’
Enna in Sicilia, Cerere corse per ogn’ intorno a
e accese alle fiamme del monte Etna. Aretusa, che era prima una ninfa
dell’
Elide, e che inseguita dal fiume Alfeo si seppell
iugne però aver ella ottenuto in seguito, che Proserpina pei sei mesi
dell’
anno con lei si stesse, e per altri sei con Pluto
o. Aristeo figlio di Apollo e della ninfa Cirene fu creduto inventore
dell’
arte di far l’ olio, il cacio, ed il mele. Mentre
tendendovi adjuvet, ed Ædepol, cioè per Ædem Follacis. Ad ogni parte
dell’
uman corpo un Dio particolare pur presedeva. Giov
alle dita, Mercurio a’ piedi, Tetide alle calcagna. Le varie vicende
dell’
umana vita erano anch’ esse raccomandate a partic
siodo, fu Ponto figlio della Terra e Padre di Nereo a cui Dori figlia
dell’
Oceano partorì le Ninfe del mare dette perciò Ner
o abbiam detto esser toccato a Nettuno. Questi sposò Anfitrite figlia
dell’
Oceano, cui fè rapir da un Delfino, che in ricomp
, e la seconda Liduna. Custode del gregge marino era Proteo figliuolo
dell’
Oceano e di Teli figlia della terra, il quale da
a il porto d’ Itaca. Ma un altro Forco da Cicerone si accenna, figlio
dell’
Oceano e di Salacia, il quale, die’ egli, fu re d
imi mostri erano amendue nello stretto di Messina. Scilla dalla parte
dell’
Italia, e Cariddi dalla parte della Sicilia. C
arte della Sicilia. Capo XVIII. Di Eolo, e de’ Venti. L’ impero
dell’
aria fu da’ Mitologi assegnato, come abbiam detto
pedizione degli Argonauti. Capo XIX. Di Plutone, e degl’ altri Dei
dell’
inferito, e de’ principali condannati, che ivi er
Nettuno, a cui nella divisione accennata più addietro toccò il regno
dell’
Inferno, veniva pur nominato Giove infernale, e D
la terra; e uscì dall’ Inferno per vedere che fosse. Stava ne’ campi
dell’
Enna Proserpina figlia di Giove e di Cerere colle
dove agli Dii celesti le vittime si offerivano io numero dispari. Dea
dell’
Inferno era pur Ecate, che alcuni confondono con
dicendola figlia di Geo, e di Febo. Nella Tracia ed in Alene qual Dea
dell’
Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata da alc
rie, o Dire, o Erinni, o Eumenidi, Tisifone, Megera ed Aletto, figlie
dell’
Acheronte e della Notte, aveano già nell’ Inferno
della Necessità, che essendo particolarmente venerata in Ramno borgo
dell’
Attica, ebbe il soprannome Ramnusia; persecutore,
ontorio del Peloponeso. Ovidio ne finse un terzo in Sicilia ne’ campi
dell’
Enna, ove Ciane fu convertita in’ fonte. Eranvi c
ppresentavasi come un fiume di fuoco. Le acque di Leto erano l’ acque
dell’
oblivione, e bevute faceano dimenticare tutto il
ione, e bevute faceano dimenticare tutto il passato. Stige era figlia
dell’
Oceano, e formava, secondo Esiodo, un decimo ramo
ri sette anni dal consorzio e dalla mensa de’ Numi. Caronte figliuolo
dell’
Erebo e della Notte, vecchio ma di robusta e verd
r cui nel seppellirli poneasi loro una moneta, sotto la lingua. Di là
dell’
Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato
Cerbero con tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il custode
dell’
Inferno. Tre giudici, Minosse, Radamanto ed Eaco,
rano Orride Dio principale degli Egizi, che a lui debitori credevansi
dell’
agricoltura e delle leggi; Iside di lui moglie, l
midei’ fu Prometeo figlio di Giapeto uno de’ Titani, e di Asia figlia
dell’
Oceano. Dotalo di astutissimo ingegno egli volle
a Giove il giuramento che chi nascerebbe il primo avesse impero sopra
dell’
altro, indi corse ad accelerare la nascita di Eur
è recideansi la destra mamma, onde non fosse d’ impedimento al tirare
dell’
arco; e fatta prigioniera Ippolita loro regina, l
era stato compagno in quell’ impresa. 7. Purgò le stalle di Augia re
dell’
Elide dal letame accumulatovi da trenta anni, col
to di una si accorse dov’ erano, e rovesciato nel Tevere il comignolo
dell’
Aventino scoperse la grotta; indi gettatosi tra i
figlia di Laomedonte re di Troia dal mostro marino, a cui per ordine
dell’
oracolo era stata esposta, come s’ è detto (Parte
ettuno. Il poter di cangiarsi in varie forme avea pure Acheloo figlio
dell’
Oceano e della Terra, il quale venne a tenzone co
costretto a cedere. Quel corno poi, dice Ovidio, che il corno divenne
dell’
abbondanza; sebbene altri per corna deli.’ abbond
che quegli avvedutosi a tempo il colpì con un dardo tinto del sangue
dell’
Idra, e l’ uccise. Lasciò però Nesso a Deianira l
iò però Nesso a Deianira la veste intrisa del suo sangue e del veleno
dell’
Idra, dandole a credere che con quella avrebbe ri
te. Si accese ei poscia per Onfale regina di Litia, la quale abusando
dell’
impero sovra di lui acquistato, il costrinse a tr
po ch’ ebbe sposata Deianira, innamorossi di Iole figlia di Eurilo re
dell’
Ecalia, di che Deianira fatta gelosa gli mandò pe
in Etiopia, dove Andromeda figlia di Cefeo e di Cassiopea per ordine
dell’
oracolo era esposta ad essere divorata da un most
questi si mosse contro di Tebe. Anfiarao però, ch’ era della famiglia
dell’
indovino Melampo, e prevedeva di dover sotto a Te
ve sacrificollo a Giove (il quale poi lo trasportò in cielo nel segno
dell’
ariete), e ne sospese la pelle, che avea la lana
on ripassare gli scogli Gianei, entrarono; secondo alcuni, nelle foci
dell’
Istro o Danubio, e se ne venner contr’ acqua fino
e che prima di arrivarvi essi vennero dalla tempesta sbattuti ai lidi
dell’
Africa; Omero accennò pure che superarono essi ih
o, che poi diede il nome alla Media. Chirone nacque da Fillira figlia
dell’
Oceano congiunta a Saturno, il quale sorpreso dal
viaggio. Mentre stava esaminando le saette di Ercole tinte dal sangue
dell’
Idra, una che a caso il ferì gli creò tal dolore,
ente Castore, e Clitennestra avea avuta la fecondazione da Tindaro re
dell’
Ebalia, marito di Leda. Quindi è che Polluce era
la sua morte ei fu in compagnia di Radamanto e di Eaco fatto giudice
dell’
inferno. Il secondo figlio di Licasto e di Ida, f
ndotto da Creta ad Euristeo, e che questi avea mandato a devastazione
dell’
Attica, e a Grondone il porco che disertava le ca
Vuolsi però da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edoneo re
dell’
Epiro, per toglier la quale essendo andati Teseo
se Paride l’ occasione che Menelao ebbe a partire per Creta, abusando
dell’
ospitalità, si tolse Elena sulle sue navi, e cond
llo; Aiace figlio di Oileo re di Locri; Palamede figlio di Nauplia re
dell’
Eubea; Ulisse figlio di Laerte re d’ Itaca; Stene
una parte della Tracia coi figli Elieaonio e Polidamante; Melinone re
dell’
Etiopia figlio di Titone e dell’ Aurora; Eufemo r
Elieaonio e Polidamante; Melinone re dell’ Etiopia figlio di Titone e
dell’
Aurora; Eufemo re de’ Ciconi; Serpedone re di Lic
n vendetta di ciò fu poi detto, che Ulisse nel campo di Troia nascose
dell’
oro sotto la tenda di Palamede, e accusandolo di
o della morte di lui. Ercole volle che le sue frecce tinte del sangue
dell’
Idra fossero seppellite con esso-lui, e fe giurar
anni si occuparono i Greci a prender e saccheggiare le città e terre
dell’
intorno, finchè nel decimo anno tratte le navi su
elle armi andar egli a combattere contro di Ettore; ma ne fu ucciso e
dell’
armi spogliato. Addoloralo per la perdila dell’ a
re; ma ne fu ucciso e dell’ armi spogliato. Addoloralo per la perdila
dell’
amico allor finalmente si mosse Achille per vendi
rmano l’ argomento del primo poema epico che sia apparso, vale a dire
dell’
Iliade di Omero. Riconciliatosi Achille con Priam
una fascia datagli da Ino Leucotea, potè a nuoto salvarsi in un fiume
dell’
isola. Quivi presentatosi nudo a Nausicaa figlia
se poi che Cigno fu da Nettuno cangiato in Cigno, e Mennone a’ preghi
dell’
aurora convertito insieme co’ suoi compagni negli
sotto Troia perduto aveano il re loro Filemone e venuto all’ estremo
dell’
Adriatico fondò la città di Padova, e discacciati
non senza timore le greche isole arrivò a Butroto, ora Batrinto porto
dell’
Epiro, ove regnava Eleno figlio di Priamo con And
na candida Troia con trenta candidi figli. In questo giro alle radici
dell’
Etna gli si presentò il greco Achemenide, cui Vir
a’ rischi del mare, e quattro di queste rimasero incendiate, il fuoco
dell’
altre fu estinto da una dirotta pioggia mandata d
e ancora si divoravano, conobbe Enea con ciò compì anche il vaticinio
dell’
arpia Celeno. Spedì adunque Oratorio a Latino re
guerra, Turno cercò di trarre al suo partito quanti potè de’ principi
dell’
Italia, fra i quali Mezenzio, che per le sue crud
, Turno frattanto avvisato da Giunone per mezzo d’ iride di profittar
dell’
assenza di Enea, assalì la piccola città, dove En
la natura e ne formò il Mondo. Sotto al regno di Saturno fiori l’ età
dell’
oro, in cui la terra tutto producea da se medesim
a tutto producea da se medesima. Venne sotto al regno di Giove l’ età
dell’
argento, in cui egli costrinse gli uomini a colti
cangiata in orsa, e trasportata col figlio Arcade nelle costellazioni
dell’
orsa maggiore, e minore. Parte I. Capo XI. Il cor
so, dapprima bianchi, diventin neri. Leucotoe è cangiata nell’ albero
dell’
intenso, e Clizia in girasole. Parte I. Capo IX.
enisse la cagna d’ Icario figlio di Ebalo, e che avendo certi pastori
dell’
Attica ucciso Icario e gettatolo in un pozzo, per
tati in iscogli sottomarini. La figlia di Alcidamante in Cartea città
dell’
isola Cea è trasformata in colomba. Cigno figlio
quale dà il nome di Trage; e questi, divien poi ivi il primo maestro
dell’
arte di predire il futuro. Un’ asta scagliata da
dove si manifesta sotto la forma di una cometa. Appendice. Origine
dell’
idolatria. Riti Religiosi de’ Gentili, delle loro
lmente del Sole e della Luna. Da questo, si passò al culto del Fuoco,
dell’
Aria, e de’ Venti, del Mare e dei Fiumi, della Te
bazioni, che consistevano nel versare del vino (o in mancanza di esso
dell’
acqua) in onore del Dio, al quale sacrificavasi.
custodi del fuoco di Vesta, e in molle parti cosi della Grecia, come
dell’
Italia le Baccanti, o Menadi, o Bassaridi, o Tiad
nella Grecia erano 1. gli Olimpici, che celebravansi in Olimpia città
dell’
Elide, ogni quattro anni, e da cui prese origine
del canto mansuefaceva le tigri e spetrava i massi, esprime il potere
dell’
eloquenza e della musica sugli uomini, ed anche l
3. Poi ottennero templi ed altari gli uomini celebri ed i benefattori
dell’
umanità, e la riconoscenza rese divini i guerrier
no successi ai Titani rappresentino le potenze secondarie, agitatrici
dell’
aria, dell’ acqua, del fuoco. Le quali manifestan
ai Titani rappresentino le potenze secondarie, agitatrici dell’ aria,
dell’
acqua, del fuoco. Le quali manifestandosi in prin
ui è rappresentata in alcuni momenti la inesorabile Necessità, figlia
dell’
Intemperanza, recando nella sua mano di ferro e c
amente gli ordini della inesorabile divinità. 25. Cielo o Cèlo figlio
dell’
Aria e del Giorno passava per una divinità antica
alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in uno dei paesi
dell’
Europa che furono i primi ad essere abitati e inc
se lo fece compagno nel supremo potere. 33. Saturno, per gratitudine
dell’
ospitalità generosa, lo dotò di così raro intelle
fronte. 34. Il regno di Saturno e di Giano in Italia fu chiamato Età
dell’
oro, ossia regno degli Dei e prima età del mondo,
ruscello. Dante, Purg., c. 22. Ovidio nelle Metamorfosi (traduzione
dell’
Anguillara) descrive la beatitudine dell’ Età d
lle Metamorfosi (traduzione dell’ Anguillara) descrive la beatitudine
dell’
Età dell’ oro.9 Questo un secolo fu purgato e
osi (traduzione dell’ Anguillara) descrive la beatitudine dell’ Età
dell’
oro.9 Questo un secolo fu purgato e netto D’ogni
veramente secol d’ oro, Dove, senz’ alcun mal, tutti i ben fòro ! Età
dell’
argento. Poichè al suo vecchio Dio10 nojoso e len
suo tiranno Giove. Egli quel dolce tempo, ch’ era eterno, Fece parte
dell’
anno molto breve, Aggiungendovi state, autunno e
rze ed agli inganni, Agli omicidj ed a mille atti indegni, Ed a tante
dell’
uom ruine e danni ; Chè per ostare in parte a tan
insieme nelle città, creò le leggi, e dette loro l’ idea del giusto e
dell’
onesto. Numa Pompilio secondo re di Roma (714 ann
itano il numero 300 e con la sinistra il 65 per significare la misura
dell’
anno. Da lui ha preso il nome il mese di gennaio,
Lazio in onor di Saturno e in memoria della dimora da esso fattavi e
dell’
età dell’ oro, furon dette Saturnali, e celebrate
onor di Saturno e in memoria della dimora da esso fattavi e dell’ età
dell’
oro, furon dette Saturnali, e celebrate ogni anno
ocità con cui passa ; e il serpente che forma un cerchio è l’ emblema
dell’
eternità e della prudenza ; mentre il fanciullo c
e di abbandonare la custodia del fuoco di Vesta per accendere la face
dell’
Imeneo ; ma per lo più preferivano di rimanere ne
semplare alle novizie. Le Vestali conservaronsi in Roma fino ai tempi
dell’
Imperatore Teodosio. 47. Le feste in onor di Cibe
ra e di seminare il grano ; sicchè gli antichi l’ adorarono quale Dea
dell’
agricoltura, e più specialmente delle messi e dei
fece madre di Pluto (254), Dio delle ricchezze. 53. Plutone (313), re
dell’
inferno, era brutto e nero (Dante lo dipinge rabb
ome. Altri vi riconoscono l’immagine del sole che si alza dalla parte
dell’
Oriente dove è posta l’ India, e illumina success
ricongiungere tutto ciò che la collera aveva separato, nuovo simbolo
dell’
eloquenza. La credenza in cui erano gli antichi c
uesta credenza in Italia ; ed era convinto d’aver già vissuto a tempo
dell’
assedio di Troja nel corpo del guerriero Euforbo.
l’ assedio di Troja nel corpo del guerriero Euforbo. In alcuni popoli
dell’
India sussiste ancora la credenza della metempsic
va perfettamente il flauto, era logico esimio, ed aveva fama di padre
dell’
eloquenza ; ed allora lo rappresentavano con una
del mondo ; e secondo altri era figlia di Giove (63) e di Diana ninfa
dell’
Oceano (192). Abitava i contorni di Citera ; ma Z
bella la verità e profittevole la finzione, lo fa nascere da Poro Dio
dell’
abbondanza unitosi in matrimonio con Penia Dea de
ittor : viva e festosa Fiamma sopra di lei s’inalzi e strida ; E l’un
dell’
altro degni e Sposo e Sposa Qui congiungan le pal
insieme abbracciate per indicare che fanno gradito e bello il vincolo
dell’
umano consorzio, e che la semplice beltà della na
a con sua madre in un prato smaltato di fiori, dove volendo far prova
dell’
agilità delle sue ali, si vantò che in pochi minu
il globo del mondo da essa rigenerato, e presso alle mammelle la face
dell’
Imeneo (174). Erano incoronate di rose, l’incarna
oste rimpetto alla parte più bella d’Italia e sotto il clima più mite
dell’
universo, e celando negli scogli la mostruosità d
irava intorno all’Inferno. I poeti ne hanno formata una ninfa, figlia
dell’
Oceano (192) e di Teti (192), e le danno per figl
pea questo giuramento era per dieci anni bandito dal cielo, e privato
dell’
ambrosia e del néttare. L’Ambrosia (ambrosios, im
i orando Chiedean passaggio, e con le sporte mani Mostravano il desio
dell’
altra ripa ; Ma ’l severo nocchiero, or questi or
rrare i cadaveri. 227. Minosse, Eaco e Radamanto erano i tre giudici
dell’
Inferno, ed esaminavano le anime di mano in mano
degli uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di questi giudici
dell’
inferno dal costume che avevano gli Egiziani di g
pie erano avvinte. E quei,54 che ben conobbe le meschine Della regina
dell’
eterno pianto : Guarda, mi disse, le feroci Erine
si poteri, nel Tartaro, nel cielo e sulla terra : Ecate con le chiavi
dell’
abisso infernale, Febea (138) nella notte per reg
vinetto con le due faci medesime cavalchi sopra un cavallo del Sole o
dell’
Aurora ; ma questo non farebbe componimento a nos
di farfalla per esprimerne la leggerezza. 242. La Morte (232), figlia
dell’
Erebo (223) e della Notte (238), e sorella del So
ica polizia ! Ettore (591) apparso ad Enea (608) nella tremenda notte
dell’
eccidio di Troia, … Oh fuggi, Enea, fuggi,… diss
ili imitatori di essi. Quindi la Fortuna venne sulla terra dopo l’età
dell’
oro, vale a dire quando nacque la necessità di la
e spande sopra la terra. Talora ha nella destra un timone, o il corno
dell’
abbondanza, perchè donatrice di tutti i beni e pr
atti la sua statua d’oro era collocata nel quartiere accanto al letto
dell’
Imperatore regnante, di dove, appena morto, la tr
iù nobilmente e con sapienza e versi sublimi ne ragiona Dante nel VII
dell’
Inferno : Colui, lo cui saper tutto trascende67
oporre il suo cuore, se non che al supremo dei Numi che la fece madre
dell’
inflessibile Nemesi (333), Dea della giustizia e
a Necessità (332 2°) e di Giove, o secondo altri, della Notte (238) e
dell’
Oceano (192), e ministra della celeste vendetta.
ella del cuore che li tiene celati ; ed è parimente ingegnoso emblema
dell’
accordo che deve passare tra il cuore e la lingua
, non le rimase altro asilo che il cielo dove regnano eterne le leggi
dell’
eguaglianza. Quivi fu collocata in quella parte d
osa al fianco le venia Ragion d’adamantine armi vestita Con la nemica
dell’
error, Sofia. Allor mal ferma in trono e sbigotti
Dejanira. Lo prevenne, e lo piagò con le sue frecce tinte nel sangue
dell’
Idra di Lerna (371). 395. Nesso, prima di morire,
po in sospetto che il marito le preferisse Jole, figlia d’ Euriteo re
dell’
Ecalia, gl’ inviò la tonaca di Nesso per un giova
l’ ultim’ ora, donò a Filottete (546) le sue frecce tinte nel sangue
dell’
Idra di Lerna (372), senza le quali, per voler de
o il sole ; le dodici fatiehe d’ Ereole rappresentavano i dodici mesi
dell’
anno ; e qualche idea sul moto dei segni celesti
igliavano ai muggiti di un bove. 409. Si narra che Perillo, inventore
dell’
orribile supplizio, fosse il primo a sperimentarl
o in memoria del fatto. 413. Cercione o Sinnide era un altro flagello
dell’
Attica. Dotato di grandissima forza, sfidava tutt
ombattere, e vincendoli gli uccideva ; ma Teseo superò lui, e lo punì
dell’
abuso che faceva della sua forza. 414. Teseo, vin
messo al mondo questo mostro, e il re lo teneva chiuso nel laberinto
dell’
isola di Creta. L’ orrenda belva si nutriva di ca
e li ponevano in comunicazione tra loro servissero di sepoltura ai re
dell’
Egitto e di tempio ai coccodrilli sacri. Ancora r
stigia di quest’ immenso edifizio. L’ altro laberinto è quel medesimo
dell’
isola di Creta vicino alla città di Gnosso, fatto
o dell’ isola di Creta vicino alla città di Gnosso, fatto sul modello
dell’
egiziano, e destinato a dimora del Minotauro. 42
della Grecia eroica, fu quello che immaginò e costrusse il laberinto
dell’
isola di Creta ; ed egli stesso ebbe poi ad esser
strutta poi dai grandi sconvolgimenti fisici della terra, o da quelli
dell’
ordine sociale. Dedalo ebbe un nipote, chiamato A
no, nella ginnastica, nella guerra erano infatti i principali oggetti
dell’
educazione degli eroi. 431. Piritoo, infiammato a
re per averne spregiato il culto. La Dea giurò di punirlo, e si valse
dell’
invidia di Fedra, istigandola ad accusarlo di tra
rivata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso da gelosia per la fama
dell’
eroe, o istigatovi da’ suoi nemici, lo fece assal
Polluce. 441. Questi due eroi furono figli d’ una bellissima donna
dell’
Etolia, chiamata Leda (74), la quale ebbe due mar
I figliuoli di Tindaro erano mortali, e quelli di Giove parteciparono
dell’
immortalità del padre. Nonostante i poeti soglion
evano e morivano a vicenda. Quindi i loro nomi sono diventati simbolo
dell’
amor fraterno. 447. Essi poi formarono in cielo
con Elle sua sorella i mali trattamenti della matrigna Ino, si valse
dell’
aiuto di questo maraviglioso ariete, e potè con e
elicerta. Maestrevolmente dipinge Dante quest’ orribile caso, nel XXX
dell’
Inferno : Nel tempo che Giunone era crucciata Pe
sta di Dodona (82), e perciò fu detto che quella nave dava i responsi
dell’
oracolo ; ed ebbe il nome d’ Argo, o per essere s
e ebbe luogo 60 anni prima della guerra di Troja. 453. I pericoli poi
dell’
impresa del Vello d’ oro erano molti e gravi : Gi
re Aeta (450), la quale per voler di Giunone e di Minerva protettrici
dell’
eroe, al primo vederlo si sentì tratta ad amarlo.
zione ordita contro di lui. 463. Preto, non volendo violare i diritti
dell’
ospitalità, lo mandò in Licia con lettere per Job
genero, mutò contegno ; e non volendo neanch’ esso offendere le leggi
dell’
ospitalità col punire Bellerofonte nella sua cort
; ma una contesa nata fra lui ed Agamennone privò lungo tempo i Greci
dell’
aiuto del suo valore. 539. Agamennone aveva fatto
9) suo avo materno ; e dopo la morte d’Achille, rammentandosi i Greci
dell’
oracolo che aveva dichiarato non potere essere de
, che ferivano sempre mortalmente per essere state intrise nel sangue
dell’
Idra di Lerna (371). 549. Dopo la presa di Troja
io di Troja si segnalò per tante prodezze, che passò pel più valoroso
dell’
esercito dopo Achille (536) ed Ajace (561) figlio
vano servirsi da sè medesimi ; la moglie dava l’ esempio del lavoro e
dell’
economia ; e Nausica sua figlia, bella e verecond
le volo, Sempre acquistando del lato mancino.111 Tutte le stelle già
dell’
alto polo Vedea la notte, e ’l nostro tanto basso
. avvolgon tutta Di turbini la terra e di tumulto. (Eneide, Versione
dell’
Arici.) 654. Borea rapì la Ninfa Orizia 122 figli
tro il levar del sole, ed è bruno in volto, perchè soffia dalla parte
dell’
Etiopìa abitata dai Negri. 656. Austro ha figura
cielo onde spira. Epimenide. 658, 2° Epimenide era un filosofo
dell’
isola di Creta, contemporaneo di Solone. La stori
le ninfe di Creta. Così con bella immagine è simboleggiata la soavità
dell’
eloquenza del sapiente, e la immortalità del vero
gran tempo per lo mondo gio. Suso in Italia bella giace un laco Appiè
dell’
alpe, che serra Lamagna Sovra Tiralli, ed ha nome
carro. 663. Dopo morte fu collocato fra gli Dei ; e gli Oropi, popolo
dell’
Attica, gli alzarono un tempio, l’oracolo del qua
do una raccolta delle predizioni delle Sibille, contenevano i destini
dell’
impero romano, ed erano tenuti in custodia da qui
lascia. Elle, serbando L’ordine e i versi ad uopo de’mortali, Parlan
dell’
avvenire ; e quando aprendo Talor la porta il ven
lebrati da Achille alla memoria di Patroclo ; e Virgilio, nel libro V
dell’
Eneide canta quelli co’ quali Enea onora l’ ombra
o il sesto Altri, e il settimo giro altri compiuto, Quando i destrier
dell’
Eniano indocili Rivoltansi repente, e dan di fron
questo Dio errava sitibondo nei deserti della Libia. Intanto il segno
dell’
Ariete, condottiero del minuto bestiame, annunzie
. Dallo Scorpione, animale velenoso, si vogliono denotare le malattie
dell’
Autunno ; ed è quello stesso che fu mandato da Di
na favilla al sole A illuminar la sotterranea notte, Perchè gli occhi
dell’
uom cercan morendo Il sole, e tutti l’ultimo sosp
ssero naturali, ma i sacerdoti gl’ imprimevano segretamente sul corpo
dell’
animale quando era lattante. Questo bue veniva nu
tro elà del mondo sia un milo, ossia simbolo dello stato d’ innocenza
dell’
uomo innanzi il peccato, e del suo successivo cor
il sistema ammesso da Pittagora, e secondo il quale il Sole è centro
dell’
universo. 13. A gran ventura delle Lettere Itali
I Dattili idei furono i primi abitenti del monte Ida in Frigia (forse
dell’
Ida in Creta dove egualmente si crede che si stab
elebri in quest’ arte. Un incendio acceso dalla folgore nelle foreste
dell’
Ida pose questi montanari industriosi sulla via d
l’ opioione della quale godevano, e furono guida ad Orfeo nei misteri
dell’
iniziazione, ossia nelle aegrete cerimonie e nell
e non che alconi nomini, tra i queli il poeta Nicostrato. I sacerdoti
dell’
isola vedendo che questo rimedie, a dir vero trop
ie fisiche, in quanto che non è più a credersi che nelle alte regioni
dell’
aria il sole abbia maggior forza che verso terra.
ffioi. Indi viene attribuita agli Argonauti l’ introduzione in Europa
dell’
uccello fagiano ; c pare che lo trovassero sulle
one che Omero fa dei baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII
dell’
Iliade è uno dei più notabili paasi di quel poema
ramento robusto resistè ai miasmi pestiferi e all’orribile spettacolo
dell’
estinta sua prole. L’eccesso del dolore la rese m
pomi, del Drago, ec. 121. Queste due città fabbricate aullo stretto
dell’
Ellesponto, in riva al mare a l’una rimpatto all’
ondi e degli oracoli stessi. Quando l’ evento non confermava il detto
dell’
oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza de
ovea al Creatore. Pare, che gli Astri sieno stati il primiero oggetto
dell’
Idolatria. Si passò quindi a riconoscere quali Di
o il solito la divorò(a) (9). Una certa bevanda, che poi Meti, figlia
dell’
Oceano e di Teti, gli somministrò, fece sì, ch’ e
copia dinanzi a questo Dio, perchè era egli risguardato come il lume
dell’
umana vita(e). Saturno rappresentasi sotto l’ as
teneva per moglie d’ Osiride(10), e per una delle più grandi Divinità
dell’
Egitto. Da Iside e da Osiride nacque Oro, l’ ulti
avano colla testa rasa ; e si cuoprivano i piedi con sole scorze fine
dell’
albero, detto Papiro(c). Questa Dea ebbe pure in
lebre il grande affetto, che Iside dimostrò ad Ifide. In Festo, Città
dell’
Isola di Creta, dimorava un certo Ligdo, uomo osc
otto il regno di Numa Pompilio diede occasione alle medesime. Quel re
dell’
oracolo di Fauno, di cuì parleremo altrove, udi c
grarla con varj ridicoli racconti(a). La Dea per ricompensare quel re
dell’
accoglienza, che le avea fatto, prese ad allevare
mini la maniera di fare lo stesso(c). Trittolemo, scorse le Provincie
dell’
Asia minore e dell’Europa, si fermò nella Scizia,
nti Cerere per essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abitanti
dell’
Attica, lo regalò della pianta, detta fico, la qu
scalafo, partorito ad Acheronte da Orfne, una delle più celebri Ninfe
dell’
Averno. Colui palesò il fatto, e fu quindi da Pro
speranza di ricuperare la figlia ; ma Giove fece sì che per sei mesi
dell’
anno la avesse appresso di se la madre, e per alt
, le Ambarvali, e la Epacte. L’Eleusinie, così dette da Eleusi, borgo
dell’
Attica, ove si celebravano, ebbero per eccellenza
cò a Cerere un tempio in un luogo alquanto distance da Pellene, città
dell’
Acaja. Si solemizzavano pel corso di tre giorni.
atelli, Nettuno e Plutone. Destinò l’uno signore delle acque, l’altro
dell’
Inferno, e riserbò per se la sovranità del Cielo
ro allora, avvisandosi non poter esservi cosa più preziosa della vita
dell’
uomo, diede un addio al padre, a Timotea, sua mog
amò Egide. Da ciò anch’egli fu soprannominato Egioco, ossia portatore
dell’
Egide (a). Si appellò Apomio o Muscario, ossia qs
rapì Ganimede. Evvi finalmente chi dice che Perifa, uno de’ primi re
dell’
Attica, divenuto tale per l’esimia sua equità, no
ola d’Eubea appresso Macride, figlia d’ Aristeo, inventore del mele e
dell’
olio(a). Una delle prime azioni di questo Nume fu
a(b). Tralle altre gesta poi di lui la più celebre è la sua conquista
dell’
Arcadia e della Siria, dette le Indie. Intraprese
delle di lui nutrici ; o perchè aveva un tempio in Brisa, promontorio
dell’
Isola di Lesbo ; o perchè egli fu il primo, che i
Sciere ogni anno si celebravano in Alea, città d’Arcadia. Per comando
dell’
Oracolo di Delfo allora le donne si battevano con
o nella Cappella, e si trovavano i vasi pieni di vino(b). I Contadini
dell’
Attica al tempo delle vendemmie sacrificavano a B
insegnò l’arte di fare il vino. Icario ne fece bere ad alcuni pastori
dell’
Attica in sì copiosa quantità, che si ubbriacaron
, che le si presentavano (h). Giove, divenuto amante d’ Io, nel fiore
dell’
erà la trasse a forza in un bosco d’ Acaja, fra g
a co sacrifizj il mese di Febbrajo (d). Fu chiamata Opigena a cagione
dell’
ajuto, che prestava alle partorienti (e). Alcuni
(3) altresì vi soggiorna, la fatica, il Sonno(4), le false allegrezze
dell’
animo, la guerra, e la discordia. Là parimenti Ir
iposo(a) Si denominò Dite, ossia ricco, perchè era considerato il Dio
dell’
opulenza(b) (24). Finalmente fu detto Giove Stigi
fontana di Ciane, per dove credevano, ch’ egli avesse preso la strada
dell’
Inferno. Plutone porta in capo un elmo ammirabil
ente amava ; altri da Carno d’ Acarnania, che Apollo erudì nell’ arte
dell’
indovinare, e la di cui strage, commessa da’ Dorj
poco lontana dal Tevere(d) (24). Ebbe il nome di Teosenio, ossia Dio
dell’
ospitalità ; e come tale lo veneravano que’ di Pe
vi attaccate trecento e sessanta cinque corone, quanti erano i giorni
dell’
anno. Questo ramo così preparato portavasi con gr
fuggì la compagnia delle Ninfe, e giorno e notte giacque all’ aperto
dell’
aria sul nudo terreno. Per nove giorni non prese
no. Amendue quelle Divinità si recarono sul Citerone, ove i figliuoli
dell’
orgogliosa madre si trovavano, e colle loro frecc
il Nume l’invitto coraggio, la rapì, se la trasportò in quella parte
dell’
Africa, che poscia fu detta Cirenaica, e la rende
di lei. L’infelice per tale ferita morì (b) (7). Aconzio, giovinetto
dell’
Isola di Cea, nel mare Egeo, fornito di singolare
torno a lei si destò un mormorio, che la impaurì. Si ritirò alla riva
dell’
Erimanto, e le apparve il Dio del fiume, chiamato
erchè era sempre ne’ campi(d), o perchè avea un tempio in Agri, città
dell’
Attica, e il di cui terreno era opportunissimo al
ivano delle focacce (d). Ebbe il nome di Brauronia da Brauron, borgo
dell’
Attica (a). Ivi eravi un tempio di Diana, fabbric
ne delle Feste, dette pure Brauronie. Suida racconta, che in un borgo
dell’
Attica un orso, addimesticato e sacro a Diana, vi
ade, ch’ella scorre, l’una del cielo, l’altra della terra, e la terza
dell’
Inferno (b) ; ovvero a motivo de’ trivj, ossia de
be rispetto per questo (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno primo
dell’
Olimpiade CVI, nella notte, in cui nacque Alessan
te Venere era venetata anche nella città di Sesto, situata sulle rive
dell’
Ellesponto(3). Venere dagli anzidetti luoghi pres
hè è la Dea, che piace alla maggior parte degli uomini(c). Un giovane
dell’
Artica, fatto prigioniero da certi corsali Tineni
ini dicesi Ponto. Sotto questo nome aveva un tempio in Ermione, città
dell’
Istmo di Corinto, e la di lei statua era colà mol
n onore di questa Dea le Feste Afrodisie. Le più celebri erano quelle
dell’
Isola di Cipro, introdotte da Cinira. Niuno v’era
etta Catagogia, ossia la Festa del ritorno, perchè allora dalla parte
dell’
Africa Venere e le colombe ; guidate da una porpo
npivano con solenne sacrifizio e pubblico convito, per cui ogni borgo
dell’
Attica era tenuto a contribuire un bue. Nelle Pan
ua discesa sulla terra. Flora le indicò, che ne’ campi d’Olena, città
dell’
Acaja, eravi un fiore, toccando il quale, ella av
enominò uno Parrasio, e l’altro Licasto. Eglino conseguirono il regno
dell’
Arcadia (g). Marte andò soggetto a varie vicende.
prestare soccorso a Giunone, mentr’ ella trovavasi sospesa alla volta
dell’
Olimpo(f). Per quella cadura gli si ruppe una cos
ì di prima materia alla produzione del Mondo(b). (2). Virgilio parla
dell’
Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed o
ll’ Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed ora come un fiume
dell’
Inferno(d). (3). Oceano fu riconosciuto come un
(6). I Poeti ci descrivono il Tartaro come il luogo il più profondo
dell’
Inferno, e ricolmo d’atrocissimi tormenti, ove ve
iberato. Ogni altro reo finalmente, a cui riusciva di toccare la toga
dell’
Imperatore, ne rimaneva assolto(b). Tali Feste da
le corna e la fronte. Questa talora ornavasi anche di corone, formate
dell’
albero sacro alla Divinità, a cui si sacrificava.
ce risguardare come appartenente alla Religione. Tra gl’ Indovini poi
dell’
Italia fioritono principalmente i Toscani, cosicc
no agricoltore, ne uscì dal profondo solco Tage. Attonita spettatrice
dell’
inusitato prodigio, tutta si raccolse intorno a l
e sotto le sembianze di fanciullo riuniva in se la prudenza e gravità
dell’
età matura, si mise allora a favellare, e tutte l
tità, prese un crivello, e supplicò Vesta di poter attingete con esso
dell’
acqua al Tevere, e portarla nel di li tempio. Cos
ta viaggiò moltissimo, e fu però con varj nomi indicata negli scritti
dell’
Antichità(g). Marziano Capella poi ne ammise due,
e di Lamia. Il suo proprio nome era Elissa. Dicono die vivesse prima
dell’
ottantesima Olimpiade : lo che si accorda coll’ E
a chiamavasi Albunea(b), o Albuna(c). La Cumana nacque in Cuma, città
dell’
Eolide(d). Fu denominata Jerofile, e Demofile(e).
tro piacere coltivava che quello della caccia sulle più alte montagne
dell’
Arcadia. Giunsero colà i due Centauri, Ileo, e Re
an cimento. La Dea gli diede tre pomi d’oro, colti in Tamaseno, campo
dell’
Isola di Cipro, e lo instruì dell’ uso che far ne
mi d’oro, colti in Tamaseno, campo dell’ Isola di Cipro, e lo instruì
dell’
uso che far ne doveva. L’uno e l’altra si staccar
da cui ebbe i due figli, Trittolemo ed Eubuleo. Altri lo fanno figlio
dell’
Oceano, e della Terra (a). Cherilo, Poeta Greco,
d. Metam. l. 5. (8). Appresso Igino leggesi, che nella Costellazione
dell’
Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu da Cerere
Eroi, o per esercitare le forze del corpo, o per correggere i costumi
dell’
animo (f). Quasi tutti erano dedicati ad una o a
oggia(f). Altri soggiungono, che le Jadi erano Ninfe di Dodona, città
dell’
Epiro, le quali perciò si denominarono Dodonidi,
Beozia, ricorsero supplici a Giove, e tra la bocca del Toro e la coda
dell’
Ariete ne vennero cangiate in un altra Costellazi
per osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Corinto per ordine
dell’
Oracolo ne formarono due statue di Bacco, e le co
crifizj, nè le vennero alzati tempj(f). (4). Il Sonno è il figliuolo
dell’
Erebo e della Notte(a). Gli danno la figura di fa
on false illusioni. I primi, dice Omero, escono dalla mentovata porta
dell’
Inferno, ch’è di corno, e i secondi da quella d’a
ìputò finalmente degno di riprensione Vulcano, perchè questi al cuore
dell’
uomo, di cui n’era stato l’artefice, non avea ape
asi, o per ironia(e) ; e che abbiano avuto tal nome molto tempo prima
dell’
avvenimento d’ Oreste. Credevasi altresì che l’Eu
da erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine da Paleste, città
dell’
Epiro(a) ; Aristofane le appella Cani del Cocito,
l’entrare ne’ boschi ad esse consecrati(c). Le Furie in Corina, città
dell’
Acaja nel Peloponneso, avevano un tempio sì fatal
, di lui moglie. Preto, che non voleva imbrattarsi le mani nel sangue
dell’
ospite, lo spedì a Jobate, re di Licia, onde lo f
ri cangiavano in pietra(b). Da prima soggiornavano nelle ultime parti
dell’
Iberia verso l’Occidente, non lungi dall’ Esperid
lo spirito, e che avea la figura del corpo umano. Quest’ ultima parte
dell’
uomo era quella, che chiamavasi ombra. Le ombre s
uggissero. A’ Mani fu consecrato un bosco e un tempio in Aorno, città
dell’
Epiro(b). Numa denomino il secondo mese dell’ ann
tempio in Aorno, città dell’ Epiro(b). Numa denomino il secondo mese
dell’
anno Febbrajo da februare, ossia lustrare, a moti
le lo seguiva, raccogliesse le fave senza essere veduta. Prendeva poi
dell’
acqua, batteva un vaso di bronzo, e nove volte pr
ale ceremonia appellavasi Psicacogia(b). Eravi poi Caronte, figliuolo
dell’
Erebo e della Notte, il quale sopra una leggieris
piacergli. Lo vide tendere a’cervi le reti anche la Ninfa Eco, figlia
dell’
Etore e della Terra. Ella se ne invaghì, e non es
te è voce greca, e vuol dire obblie. Così fu denominato uno de’ fiumi
dell’
Inferno, perchè si fiuse, che le acque dello stes
ssero il Tartaro(d). (17). L’Averno era un lago vicino all’ ingresso
dell’
Inferno, e di cui le acque erano nere e puzzolent
. Cicerone però dice, che questa era di lui moglie(a). Virgilio parla
dell’
Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora
dell’ Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora come un fiume
dell’
Inferno(c). (19). Tra gli scellerati, che si tr
inalmente gli tolse alcuni cavalli. Se ne sdegnò Issione, e servitosi
dell’
inganno, non attese, che a prenderne vendetta. Sc
Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (20). Sulla sommità del Promontorio
dell’
Isola di Leucade v’avea un tempio fabbricato ad A
ne il temerario giovine, il quale cadde morto nell’ Eridano. Le Ninfe
dell’
Esperia resero al di lui corpo gli ultimi onori.
te le cure dello Stato, solitario e piangente ora frequentava le rive
dell’
Eridano, ora le tre novelle piante. Poco però pot
sippe. (30). Climene, dopo aver partorito Faetonte, sposò Merope, re
dell’
Isola di Cos, il quale si pretende, che poscia si
allo siasi detto Pegaso, perchè comparve alla luce presso le sorgenti
dell’
Oceano(l). Ovidio soggiunge, che Nettuno, invaghi
abbattè in una giovinetta di quella stirpe, a cui manifestò la causa
dell’
intrapreso viaggio. Ella rispose, ch’ egli doveva
ndicato, che chi avesse potuto ciò fare, avrebbe conseguito l’Imperio
dell’
Asia. Non vi riuscì ; e temendo, che i suoi solda
le Dee lo privarono della vista, della voce, dello spirito poetico, o
dell’
arte di suonare la lira. Filamone disperato pel d
nave a’ piedi(e). Tutto è oscurissimo malgrado la bella Dissertazione
dell’
Olivieri sull’ indicato Monumento nel. Tomo III d
a Dissertazione dell’ Olivieri sull’ indicato Monumento nel. Tomo III
dell’
Accademia di Cortona. Altri vogliono, che Clatra
usatore e il leo si assidevano. L’una chiamavasi Anetias, ossia sedia
dell’
innocenza ; l’altra Ibreos, ossia sedile della re
a misericordia (d). In caso di dissensione vi si aggiungeva in favore
dell’
accusato il voto di Minerva, così denominato, per
agini e figure tolte dalla Mitologia. Soprattutto nella prima Cantica
dell’
Inferno, si trovano continue allusioni pagane, e
letterario, quell’opera scientifico-storica che riporti interi brani
dell’
Iliade d’ Omero ; dell’ Eneide di Virgilio ; dell
scientifico-storica che riporti interi brani dell’ Iliade d’ Omero ;
dell’
Eneide di Virgilio ; delle Metamorfosi di Ovidio
nei Nicoluiti,18 brutalmente osceni e libertini. Nè il secondo secolo
dell’
Era Cristiana ci porge, nelle numerose eresie e s
ca di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, la Madonna nel giorno
dell’
Assunzione25 tratta in processione, va per le str
i super ierram — è similmente raccontato dalle più antiche tradizioni
dell’
Oriente, le quali accennano tutte e fan menzione
a civiltà più essenzialmente umana ; non venne a redimere, col sangue
dell’
Uomo Dio, i funesti errori onde le tenebre pagane
ella morte ; Cibete fu dea dell’agricoltura ; Venere degli amori, Ebe
dell’
eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero de
a tragedia, fu da quel giorno chiamato Absirto. 26. Abyla. — Montagna
dell’
Affrica. Questa ed un’altra montagna a cui si dà
e indicate montagne, le separò, e mise così in comunicazione le acque
dell’
Oceano col Mediterraneo. 27. Acacalide. — Ninfa s
var tutti e due dalle mani dei nemici. 32. Acamarchide — Ninfa figlia
dell’
Oceano. 33. Acanto o Acantho. — La teologia pagan
e chiamato Acanto (Ved. Tom. 3° pag. 121). 34. Acarnania. — Provincia
dell’
Epiro. Anche in Egitto v’era una regione conosciu
’impudica moglie di lui. Acasto era anche il nome di una ninfa figlia
dell’
Oceano e di Teti. 38. Acca. — Sorella e compagna
de farlo più morbido e dormire più comodamente. 53. Acheolo. — Figlio
dell’
Oceano e di Teti. Secondo altri del Sole e della
aveva nutrito Giove. Altri scrittori dicono gli avesse dato il corno
dell’
Abbondanza. 54. Acheroc. — Nome che Omero dà al p
di Bacco, col quale egli veniva principalmente venerato in una città
dell’
Arcadia conosciuta sotto il nome di Figalia. Ques
verità. 100. Adea. — Nome d’una delle Nereidi. 101. Adeo. — Antico Re
dell’
Attica. Era anche il soprannome dato ad Apollo. V
o di queste lugubri cerimonie, come l’entrata nella città d’Antiochia
dell’
Imperatore Giuliano. Nell’ultimo giorno della fes
Seguì suo padre all’assedio di Troia e vi fu ucciso da Mennone figlio
dell’
Aurora. 476. Antinoo. — Uno di coloro che volevan
V. Apiso. 493. Apiso o Apis. — Figlio di Niobe. Essendosi impadronito
dell’
Egitto, governò quel popolo con tale dolcezza che
scrittori del Paganesimo se ne servono per dinotare la castellazione
dell’
Orsa. 525. Arculo. — Dalle parole latine arx e ar
Vedi Allirozio. È opinione di alcuni scrittori che la prima sentenza
dell’
Areopago, fosse contro Cefalo, per avere ucciso s
batte e nega nelle sue opere ; lo stesso Plinio racconta che le acque
dell’
Aretusa esalavano un odore di letame nel tempo in
generalizzata fra gli scrittori. Argo si chiamava del paro una città
dell’
Acaja, celebre per il culto di Giunone e per gli
ebre Arpalice inforcando un cavallo che correva più rapido delle onde
dell’
Ebro. In mezzo della selva una donzella, Ch’era
lare, soprannome che veniva dato a Nettuno. 615. Asia. — Ninfa figlia
dell’
Oceano e di Teti e moglie di Giapeto. Da lei pres
sio si chiamava anche uno dei fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio
dell’
Oceano e di Teti. Avendo Giove abusato di Egina f
Bagi-Toro. — Così veniva chiamato un toro, che nelle principali città
dell’
Egitto, era consacrato al sole e adorato con part
sostegno delle nostre vite. Ovidio. — Metamorfosi Lib. III trad. di
dell’
Anguillara. Fra i molti animali che si sacrifica
si promise sposa ad Apollo, se egli avesse voluto darle la conoscenza
dell’
avvenire ; ma allorchè il Dio l’ebbe sodisfatta,
— Omero ricorda che i cavalli di questo eroe erano figli di Zefiro e
dell’
Arpia Podarga ; e che erano immortali. Essi si ch
n di noi giudizio diede. Che per lo troppo peso ch’ei sostenne, Fosse
dell’
alma sua l’inferno erede. Mopso il negò, chè quin
noi chiamato unico augello. Ovidio. — Metamorfosi Lib. XII trad. di
dell’
Anguillara. 1049 Centauri. — Popoli di una contr
II trad. di Dell’Anguillara. 1058. Cerceisa. — Ninfa del mare figlia
dell’
Oceano e di Teti. 1059. Cercione. — Famoso ladro.
e, simbolo parlante della fecondità della terra, sottoposta al lavoro
dell’
agricoltura. È questa la idea più generale che, s
ua famosa caduta. Cigno abbandonò i suoi stati e recossi sulle sponde
dell’
Eridano a piangere sulla tomba dell’amico suo. Eg
ixo. — Uno dei figli di Fenicio che andò a stabilirsi in quella parte
dell’
Asia minore, che poi dal suo nome fu detta Cilici
la face della discordia fra Roma e Cartagine. L’Alighieri, giovandosi
dell’
invenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno
endolo divorare dai suoi stessi cavalli. 1459. Dione. — Ninfa, figlia
dell’
Oceano e di Teti, ella fu ne ! numero delle concu
ltro non fossero che gli dei Cabiri, V. Cabiri. 1487. Dodona. — Città
dell’
Epiro, presso la quale era una foresta consacrata
498. Dorcre. — Al dire di Cicerone era questo il nome di un figliuolo
dell’
Erebo e della Notte. 1499. Dorea o Dori. — Detta
rebo e della Notte. 1499. Dorea o Dori. — Detta anche Dorisia, figlia
dell’
Oceano e di Teti. Essa sposò suo fratello Nereo,
antro, ove poi surse il famoso oracolo di Delfo. V. Delfo. Draghi
dell’
Inferno. V. Cerbero. Draghi Cerere.
i soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella città di Ecale, nel borgo
dell’
Attica, era un tempio dedicato a Giove Ecale, ove
ero — Iliade — Libro V trad. di V. Monti. 1549. Eco. — Ninfa, figlia
dell’
Aria e della Terra, che abitava le rive del fiume
ei soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. Efeso. — Celebre città
dell’
Asia minore, nella Jonia La tradizione mitologica
meraviglie del mondo, fu fatto costruire a spese di tutti i regnanti
dell’
Asia minore. La costruzione di questo tempio cost
lla parola greca Υδρδς, che significa acqua. 1570. Efira. — Figliuola
dell’
Oceano e di Teti, la quale dette il suo nome alla
nosciuto sotto il nome di Tembe, e l’altra nella Tesprasia, provincia
dell’
Epiro. Anche nel golfo dell’ Argolide vi fu un’is
be, e l’altra nella Tesprasia, provincia dell’ Epiro. Anche nel golfo
dell’
Argolide vi fu un’isola, vicina a quella di Melus
i Agamennone fu trucidato da Clitennestra sua moglie, per istigazione
dell’
usurpatore Egisto, Elettra aveva appena 18 anni,
mente un’ altra Elettra, figlia di Edipo ; ed un’ altra che fu figlia
dell’
Oceano e di Teti. 1624. Elettridi. — Piccole isol
o e di Teti. 1624. Elettridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura
dell’
Eridano. In uno dei piccoli laghi, posti in quest
ravano il sole. In prosieguo di tempo tolse i pomi d’oro dal giardino
dell’
Esperidi, i quali erano custoditi da un terribile
racconto che ce ne fa Apollodoro. Un altro dei caratteri particolari
dell’
Ercole greco, è di essere un gran bevitore, per i
rdotessa di Venere che visse molti anni della sua vita a Sesto, città
dell’
Ellesponto. Essa fu passionatamente amata dal gio
ente ritenute come figlie della Notte, perchè abitavano all’estremità
dell’
Occidente, là dove ; secondo la tradizione favolo
e, e già sott’essa luce A lei rivolto Euridice sua vide Scordato oimè
dell’
aspra legge iniqua : Quivi perduta ogni fatica og
e nella credenza dolcissima di raggiungere l’unico e costante oggetto
dell’
amor suo. Euridice fu anche il nome di una figliu
col figliuolo di lui. 1902. Eurinome. — La più bella fra le figliuole
dell’
Oceano. Giove l’amò passionatamente e la rese mad
di un altare di Diana Triclaria. Risovvenendosi allora della volontà
dell’
oracolo, egli si fece riconoscere da quegli abita
da Europa tre figliuoli Minosse, Sarpedone e Radamanto. Gli abitanti
dell’
isola di Creta, quando Europa morì, la innalzaron
iamarono Ellozia una festa in suo onore. È opinione di varì scrittori
dell’
antichità, che il nome di Europa fosse dato a que
no bianchi. Europa si chiamava anche una delle ninfe Oceanidi, figlia
dell’
Oceano e di Teti. 1910. Eurota. — Figlio di Egial
ia. Al dire di Omero, le acque di questo fiume nel gettarsi in quelle
dell’
altro detto Peneo rimanevano a galla come avviene
e dell’ altro detto Peneo rimanevano a galla come avviene comunemente
dell’
olio, e ciòperchè, al dire del citato scrittore,
mente dell’ olio, e ciòperchè, al dire del citato scrittore, le acque
dell’
Eurota erano maledette per essere generate dalle
cito, un tempio, nel cui atrio fece mettere le due figure di Eutico e
dell’
asinello. 1915. Evadne — Moglie di Capaneo e figl
ata. L’uso di questa evocazione dei morti, risale ai tempi più remoti
dell’
antichità. Gli autori profani ritengono Orfeo com
sendo quasi nudi e facendo atti e movimenti sconci. In varie cronache
dell’
antichità, è ritenuta come antichissima la esiste
vedere il giovanetto principe, il quale si abbandonava agli esercizii
dell’
equitazione e delle armi, nelle pianure circonvic
onache della favola, che Bacco, che fu uno dei più famosi legislatori
dell’
antichità avesse proibito ai primitivi abitanti d
osì il fiume Acheronte, fu figliuolo della dea Cerere ; Eco fu figlia
dell’
aria ; l’Amore fu figliuolo della povertà etc. et
a amare, si dava dai pagani codesta denominazione a Venere come madre
dell’
amore. 2004. Filace. — Ossia custode : da questa
ne a Filottete, onde sapere da lui il luogo dove, insieme alle ceneri
dell’
eroe, erano sepolte le frecce di lui. Filottete p
di mettersi a capo di un’ altra deputazione, e di muovere alla volta
dell’
isola di Lemnos, onde farsi cedere da Filottete l
o liberarono dalle arpie dando loro la caccia. Diodoro nelle cronache
dell’
antichità aggiunge a questo proposito che Ercole
re la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu uno degli eroi
dell’
Attica, divinizzato dopo la morte. La tradizione
dalle acque di quel fiume. Gli Sciti veneravano il Danubio ; i popoli
dell’
Etiolia adoravano l’Acheolo per aver combattuto c
rano ritenuti nelle credenze religiose del paganesimo, come figliuoli
dell’
Oceano e della ninfa Teti ; e generalmente gli an
lei diriva. L’acqua era buia molto più che persa : E noi in compagnia
dell’
onde bige. Entrammo giù per una via diversa Una p
il Lete. Ed io ancor : Maestro, ove si trova Flegetonte e Letè, chè
dell’
un taci, E l’altro di che si fa d’esta piova ? In
piova ? In tutte tue question certo mi piaci, Rispose ; ma ’l bollor
dell’
acqua rossa Dovea ben solver l’una che tu faci. L
Flamine era a perpetuità, vale a dire che essa durava quanto la vita
dell’
individuo ; però ognuno di essi poteva essere rim
erculaneus Comodianus. Però questo sacerdote fu abolito dopo la morte
dell’
imperatore, che lo aveva creato e ciò a testimoni
la morte dell’ imperatore, che lo aveva creato e ciò a testimonianza
dell’
odio e del disprezzo che i romani ebbero per lui.
me dall’ antico dio Falacro, di cui fanno menzione ben pochi cronisti
dell’
antichità, e del quale è quasi spento e sconosciu
di due flauti, come si vede da gran numero di medaglie e di monumenti
dell’
antichità. Finalmente i pagani avevano anche il f
ola greca φλεγω che significa ardere, si dava questo nome ad un fiume
dell’
inferno che secondo la tradizione, circondava d’u
li Flegiani, e con loro a tutti gli empi e sacrileghi che le cronache
dell’
antichità, ci presentano come dannati nel Tartaro
pello dell’immortale Prassitele, dandoci così un attestato innegabile
dell’
essere il culto della dea Flora passato dalla Gre
elle pene e delle confiscazioni pagate nel corso dell’anno. Il tempio
dell’
antica Flora sorgeva in Roma dirimpetto al Campid
orni prima delle calende di Marzo e della quale secondo le tradizioni
dell’
antichità Numa Pompilio fu il fondatore. La dea F
la fortuna è arbitra del dio delle ricchezze. Vi sono molte medaglie
dell’
antichità, nonchè gran numero di monumenti e di b
atue, sacrifizi ed offerte, di quante non ne ebbero le altre divinità
dell’
olimpo pagano tutte insieme riunite. A simiglianz
izia e della Temperanza. 2053. Fraude. — Ben pochi sono gli scrittori
dell’
antichità, i quali facciano menzione di questa de
fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli dei. Le cronache
dell’
antichità favolosa ci presentano i Ciclopi come i
ve veniva raffigurato in due modi, tanto dai poeti quanto dai pittori
dell’
antichità ; sia come un tizzone fiammeggiante all
puntuta da ambe le parti. Al dire di Pausania, la principale divinità
dell’
antica Seleucia, era il fulmine, che veniva onora
privilegio di scagliare i fulmini ; e solo Stazio, fra gli scrittori
dell’
antichità, asserisce che la Giunone di Argo aveva
editati scrittori e poeti antichi, sulla paternità di queste ministre
dell’
ira dei numi, ciascuno assegnando loro quei genit
del flume Acheronte e della Notte, e le nomina Dire. Prole siam noi
dell’
atra notte, e Dire Siam sotterra nomate. Eschilo
erra e dall’Erebo Possanza v’ banno Le terribili dive, della Terra E
dell’
Erebo figlie : Sofocle — Edipo a Colono — Traged
altri finalmente asseriscono esser le Furie figliuole di Plutone, dio
dell’
Inferno, e sorelle delle Parche. Nè solamente sul
e : sur la Mythologie. Moltiplici sono gli esempi, che gli scrittori
dell’
antichità ci riportano delle persecuzioni che le
egli stesso asserisce. Tutti coloro che si presentavano al tribunale
dell’
Areopago, dovevano prima di entrare in quello, gi
dal latino Fur che significa ladro. Si trova talvolta negli scrittori
dell’
antichità dato il nome collettivo di Furine alle
e cangia quasi continuamente di posto. 2072. Galassauna. — Figliuola
dell’
Oceano e di Teti : fu una delle numerosissime nin
. 2075. Galatea. — La più bella fra le cinquanta Nereidi. Più mobile
dell’
onda, Più della luce bionda. Del Zeffiro più snel
a rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e Galatea, l’ uno in braccio
dell’
altra, perduti in un’ ebbrezza di voluttà senza n
uel che udii, la nona sfera. Ovidio — Metamorf : Libro XIII trad. di
dell’
Anguillara Polifemo si dette a cantare le lodi
porta della tenda di Marte, e lasciò sorprendere Venere nelle braccia
dell’
amante suo, da Vulcano marito di lei. Sdegnato Ma
rante le quali venivano fatti più matrimoni che in tutto il rimanente
dell’
anno, ritenendosi come più fortunato il connubio
, ove lo mise nei dodici segni dello zodiaco, sotto la configurazione
dell’
acquario, facendolo servire come coppiere al banc
ine Ganimede a servirlo a mensa come coppiere. Vi sono vari scrittori
dell’
antichità, i quali asseriscono come vero un tal f
rendeva cosa alcuna nel giorno delle None ; altri classici personaggi
dell’
antichità, non uscivano nemmeno di casa nei giorn
iversi figliuoli che avea divorati. Ciò fatto, sentendosi Giove forte
dell’
appoggio dei suoi fratelli, pensò di detronizzare
fratelli, pensò di detronizzare il padre, onde impadronirsi del regno
dell’
universo ; ed avendogli la Terra predetto, che eg
servi per detronizzare il padre suo, e rendersi così padrone assoluto
dell’
universo. Te le animose man, non l’orba sorte Fo
e Plutone, dando al primo il regno delle acque, ed al secondo quello
dell’
inferno. Sterminato è il numero delle mogli e del
fosse la parte del mondo da essi abitata. Per contrario gli abitanti
dell’
isola di Creta, rappresentavano Giove privo affat
presso i primi, Giove altro non era se non la divina personificazione
dell’
Etere, ossia della parte superiore dello spazio,
l Cielo, e padre di Minerva, dea della saggezza ; e l’altro figliuolo
dell’
Etere, e padre di Bacco e di Proserpina. Lo stess
a prima configurazione del Giove pagano, ne venne poi che ogni popolo
dell’
antichità, ebbe il suo Giove particolare ; così g
quale, secondo la cronologia mitologica visse circa ottant’anni prima
dell’
assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divi
ni prima dell’ assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divisione
dell’
impero dell’ universo, fatta da Giove coi suoi fr
’ assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divisione dell’ impero
dell’
universo, fatta da Giove coi suoi fratelli, Nettu
la Siria, e tutta l’Asia Minore, ma si estendeva persino sulle coste
dell’
Africa, e che Giove avesse diviso coi suoi fratel
i orientali, l’Olimpia e la Tessaglia ; e dando a Plutone le province
dell’
occidente, fino alla Spagna ; ed a Nettuno la sup
tribuzioni. Secondo riferisce Pausania, codesta particolare divisione
dell’
universo in tre regni distinti, altro non vuole r
66. Giudici dell’Inferno — Scrivono i più rinomati cronisti e storici
dell’
antichità, fra i quali Platone, che esisteva un’a
11. Hafedà. — I popoli Aditi, e propriamente quelli della tribù araba
dell’
Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei, r
sposta, è opinione di altri non meno accreditati scrittori e cronisti
dell’
antichità, che Ifigenia fosse cangiata in una gio
che la negavano. Cicerone stesso, al quale fra tutti gli altri autori
dell’
antichità, non si può dar certo nome di credulo,
l’ isolani venerassero con un culto particolare questo dio. Nel mezzo
dell’
isola sorgeva un magnifico tempio, a lui dedicato
ortavano le offerte ; ma poi essendo state una volta violate le leggi
dell’
ospitalità, fu stabilito di far passare le offert
el sole e della luna. Nè a ciò si arrestano le notizie che gli autori
dell’
antichità, ci hanno tramandate su questo celebre
idando con proterva audacia gli dei ; ma rimase immediatamente punito
dell’
atto sagrilego, perchè da una delle pareti del te
ri : e Plinio stesso racconta nelle sue opere, d’aver veduto ai tempi
dell’
Imperator Claudio, un Ippocentauro portato dall’E
strano stratagemma, onde portare la confusione e la morte fra le file
dell’
inimico e fece legare le code dei loro cavalli, l
odoro poi narra, nelle sue cronache, che dubitando Teseo della verità
dell’
accusa terribile, lanciata da Fedra contro Ippoli
anni il tempio costruito da Fedra, col nome d’Ippolizione, in memoria
dell’
amato giovane, cangiò la sua prima denominazione
tette. — Così avea nome il nipote di Ercole, ricordato nelle cronache
dell’
antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, d
di Ercole, ricordato nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore
dell’
indovino Arno, da lui creduto spia dei Pelopidi.
furiosi cavalli di Diomede. 2321. Ipsipile. — Figliuola di Toante, re
dell’
isola di Lenno, e di Mirina. A proposito di quest
dopo una tempesta ; e siccome l’ arco-baleno ci annunzia le mutazioni
dell’
atmosfera, così il simbolo mitologico fa che Giun
ne. Irieo è anche il nome di un ricco greco, ricordato nelle cronache
dell’
antichità per aver fatto costruire dai celebri ar
a Vestfalia, e fu fatto atterrare da Carlo Magno. 2329. Iro. — Nativo
dell’
isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mar
endidissime feste ; e dedicarono loro il bue e la vacca, come simboli
dell’
agricoltura, della cui salutare conoscenza andava
to nel mezzo con un lungo manico, che ha la parte superiore più larga
dell’
inferiore, e che finisce in forma di mezzo cerchi
iobe. 2342. Isole. — Al dire di Plutarco la maggior parte delle isole
dell’
arcipelago inglese, erano deserte di uomini e sol
tende che suo padre si chiamasse Anzione. Checchè ne sia, le cronache
dell’
antichità ripetono tutte nel seguente modo la sto
colse alla sua mensa Issione e consentì perfino a fargli le cerimonie
dell’
espiazione. Ma ben presto il perverso Issione ret
onore di Melicerta, il cui corpo fu dalle onde gettato sulle spiagge
dell’
istmo. Plutarco invece asserisce nelle sue opere,
. Da quel tempo gli abitanti riconobbero Nettuno, come dio protettore
dell’
ismo di Corinto. 2350. Itaca. — Piccola isola del
eggere da alcuni guerrieri. Ma appena squillò la tromba annunziatrice
dell’
attacco imminente, gli dei ritornarono il vigore
ttacco imminente, gli dei ritornarono il vigore giovanile alle membra
dell’
invitto guerriero, che nella pugna si coprì di va
, fu così numerosa, che coll’ andare degl’ anni, divenuta la contrada
dell’
Attica troppo angusta, Jone andò con tutta la sua
ero al figliuolo suo. V. Trittolemo. 2376. Jopa. — Re di una contrada
dell’
Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’art
K 2379. Kacimana. — Presso i popoli dell’Atabasso, dell’Inirinda e
dell’
alto Orenoco, così si chiamava la personificazion
to anche Kamadeva. Gli Indiani davano questo nome al loro Cupido, dio
dell’
amore. Veniva rappresentato con un arco di canna
olte città di quelle contrade, si venerava il fanciullo Kama come dio
dell’
amore, e gli si dava perfino una moglie chiamata
gnificare che all’ occhio della divinità sono palesi tutte le macchie
dell’
anima, come lo specchio riflette e palesa tutti i
avena, l’ orzo e la segala. 2390. Ker. — E opinione di varî scrittori
dell’
antichità pagane, che i Kers fossero degl’enti im
comando. Annibale allora, prestand o piena fede al sogno, ordinò che
dell’
oro che si era cavato dalla colonna nel puntarla,
one Lacinia. V. l’ articolo precedente. 2406. Lacio. — Uno degli eroi
dell’
Attica, al quale, quando morì, fu consacrato, in
ancora che ne fanno una dea chiamata Lacturcia. 2408. Ladone. — Fiume
dell’
Arcadia, che secondo la tradizione favolosa, fu p
chiamano anche Eritreo. V. Cavalli del sole. 2425. Lampsaco. — Città
dell’
Asia minore. Essa viene ricordata nei fasti del p
lla vita. Al dire di Pausania, si vedeva ai tempi di Massimo, pretore
dell’
Asia, un sepolcro nella Frigia, ove era rinchiuso
noi sarà venuto Dei notturni Lemurii : in questi onora Sacra funzion
dell’
Ombre il popol muto. Ovidio — I Fasti Libro V.—
erazione d’esser stata Latona madre di due fra le più grandi divinità
dell’
Olimpo, fu ella stessa annoverata fra le dee, ad
copo alle ricerche matrimoniali di molti principi ed eroi del Lazio e
dell’
Italia. Sola d’un sangue tal, d’un tanto Regno R
e di bellezza Più d’ogn’altra famosa, era da molti Eroi del Lazio, e
dell’
Ausonia tutta Desiata, e ricerca. Virgilio — Ene
oi le adunanze per le feste latine. Da quanto riferiscono le cronache
dell’
antichità, si rileva che i romani sacrificavano a
superbe già Trojane squadre : Ovidio — Metamorf. — Libro VI trad. di
dell’
Anguillara. Gran numero degl’ autori antichi ha
lingua. 2467. Lelapo. — Al dire d’ Ovidio e di molti altri scrittori
dell’
antichità, così avea nome il cane che Procri rega
e Ovi dio chiama feste notturne o degli spettri, viene dalle cronache
dell’
antichità attribuita a Romolo, che volle con quel
o, da alcune feste in suo onore celebrate nell’ Attica, verso la fine
dell’
autunno, e propriamente all’ epoca della vendemmi
osa Idra che fu uccisa da Ercole e che formò una delle dodici fatiche
dell’
eroe, sebbene la cronaca dice, che avendo Iolao a
ivi ragionamenti e i falsi raziocinii di cui si serviva il detrattore
dell’
eroe. Fra gli autori antichi però, quello che ci
Federico 2480. Lete. — Uno dei fiumi dell’inferno detto anche fiume
dell’
oblio, le cui acque avevano, secondo i pagani, il
que avevano, secondo i pagani, il potere di far dimenticare. V. Fiumi
dell’
inferno. Al dire di Virgilio, le onde Letee irrig
estilente state, per ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza
dell’
aria, per la subita mutazioue in contrario, ovver
nato del tutto. Infatti qualche tempo dopo, avendo seguito il dettato
dell’
oracolo, eg’i risanò interamente. Da quell’ epoca
Castore e da Polluce. V. Ilaria e Febea. È a notare che varii autori
dell’
antichità, chiamano la prima di queste due famose
rebbe negata, valeva meglio ricorrere ad uno stratagemma, e avvalersi
dell’
astuzia. Infatti Leucippo, sotto pretesto di fare
a similmente Leucosia. 2490. Leucotea. — Figlia di Orcamo, settimo re
dell’
antica stirpe di Belo. Leucotea si rese famosa pe
oro città e di placare con sacrifizii ed offerte la corrucciata ombra
dell’
eroe, a cui bisognava dedicare un tempio circonda
ore regnante aveva donato ai suoi popoli. 2501. Liberatore. — I poeti
dell’
antichità danno assai di sovente codesto sopranno
ibetra un torrente chiamato Sus. Ingannati da questa oscura ambiguità
dell’
oracolo, gli abitanti credettero che il dio avess
Vi sono varii autori che dicono Libia fosse figliuola di Pamfiloga e
dell’
Oceano. È questa però un’opinione non riconosciut
uale era anche la configurazione del principio della vita, come madre
dell’
amore, onde gli uomini si ricordassero della loro
one fu similmente il nome di un figlio di Pelasgo, che fu il primo re
dell’
Arcadia. Narra la tradizione mitologica che Licao
tesso. Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci dalle cronache
dell’
antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatt
515. Licio. — Soprannome che Danao dette ad Apollo, e che le cronache
dell’
antichità attribuiscono al fatto seguente. Allorq
cavare la terra e palesò così il furto commesso. 2519. Licomede. — Re
dell’
isola di Sciro. Le cronache dell’ antichità ricor
urto commesso. 2519. Licomede. — Re dell’ isola di Sciro. Le cronache
dell’
antichità ricordano di lui un tratto di fredda pe
la rese madre di Pirro V. Achille e Deidamia. 2520. Licopoli. — Città
dell’
Egitto, sulle sponde del Nilo, il cui nome signif
iovio » ivi 2164 Giromanzia » ivi 2165 Giuba » ivi 2166 Giudici
dell’
Inferno » ivi 2167 Giudizio di Paride » ivi 2
no iniziati nei nefandi misteri della loro setta. 25. La processione
dell’
Assunzione, e propriamente quella che si esegue n
ilton Giovanni. — Ritenuto dopo Shakspeare e Byron, il più gran poeta
dell’
Inghilterra, l’immortale autore del Paradiso perd
to il profondò negli abissi, oppure sotto l’Etna, come piace al poeta
dell’
amore, e proseguendo quindi collo stesso coraggio
nde Quando brama mostrare il vasto orgoglio : Eccovi il Dio regolator
dell’
onde. Dichirazione, e sviluppo Quantunque
che le stesse disgrazie, alle quali fù soggetto fin dai primi albori
dell’
esser suo, gli siano servito di appoggio, e sgabe
gli avesse il temerario ladro. Ingannato allora il meschino dal valor
dell’
offerta il tutto sinceramente svelogli. Allora ri
lle lettere, e del ben dire vien detto Ermete ossia interpetre, e Dio
dell’
eloquenza : perchè presidente alle persone noribo
pastore degli armenti di Admete, e questi poscia lasciando pei furti
dell’
astuto Mercurio locò la sua opera (non altrimenti
l’impertinente motivo delle novelle disgrazie. Per vendicarsi costui
dell’
ingiuria ricevuta da Epafo figlio di Giove, che d
assisa sopra d’un carro tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno
dell’
alta sua autorità uno scettro, con un pavone al s
Fù nominata Domiduca dall’ accompagnare la novella sposa al soggiorno
dell’
amato suo sposo, per qual motivo ancora dicevasi
conto la verginità, come quella, che oltremodo nobilita la condizione
dell’
umana natura ; in qual alta riputazione poi convi
Giganti a favor del sno buon padre Giove, e qui nel rendersi padrone
dell’
Arcadia, e della Siria con poche forze di uomini,
onta. Quanto poi sia questo mostro da evitarsi basta il solo esempio
dell’
Imperatore Augusto, che al dir di Svetonio : Nih
dre d’iniquità ! Noi adunque, che figli siamo di quel Dio, che al dir
dell’
Apost. 1. Cor. 14. Non est dissentionis Deus, sed
e’l bianco mento Spira da labri il gel, la brina, il vento, E sembra
dell’
età star sul confine. Cerca le fiamme, e benche l
ace ingegno Troppo fra folli sogni io deliria ; Su prendiamo un camin
dell’
uom più degno Lungi greche follie tacete omai. E
ar la morte, Trono innalzò sù quel felice monte, In cui seppe cangiar
dell’
uom la sorte. E da colà stendendo i vanni suoi Tu
pio appresero tanti ben nati figli di magnificar colla poesia le lodi
dell’
eterno Fattore ? Quindi un Mosè, un Giosuè, un Da
, la gloria de’ Monarchi, l’apologista de’ Conquistatori, lo splendor
dell’
età. E tolgasi pure, o almeno si ecclissi nel cie
e ad alcune Deità dicendo : Vos o clarissima mundi lumina , e nel 1.
dell’
Eneide invocò la Musa : Musa mihi causas memora.
nte nell’ epica, la narrativa, in essa campeggiar deve tutto il bello
dell’
arte. Quindi quanto di nobiltà vantar possono i s
tanza può abbellire i suoi poemi in guisa, che valgono poi con gloria
dell’
autore a riscuotere dignitomente i comuni suffrag
bilmente vale più di quanti precetti potrebbonsi mai dare, ad esempio
dell’
epico latino, nelle cui opere se campeggia il sen
ra ben indifferente alle diverse forme, qual vera figlia del suono, e
dell’
arbitrio, altre composizioni potrebbero efformars
da sua immaginazione, come appunto sono le quattro gran dissertazioni
dell’
erudito Pasquale Carcani sul niente, su i peli, s
si nella lettura de’ classici, che nell’ esercizio de’ diversi ritmi
dell’
arte, e poi inoltrarsi pian piano al cimento di s
te regole con maestrevole industria prescrivansi da primi conoscitori
dell’
arte su tal punto, alle quali, perchè degne di es
e della materia però (previa di già la unità del pensiere, la nobiltà
dell’
argomento) degna sempre di riflessione in tutte l
che ardisce Tremò a tal’ opra il gran pianeta eterno, E mentre la rea
dell’
error gioisce Perdè la luce il Sol, rise l’infern
nvita Melibeo alla capanna Mio dolce Melibeo vieni t’aspetto Passiam
dell’
ozio il tempo alla capanna Quando il raggio del S
’ ampio, ed esteso, potendola ben considerare, come fin dal principio
dell’
operetta esposi, come di appendice, e soggiunta d
. Æneid. 640. VI. L’ Innominato secondo costa de’ primi quattro piedi
dell’
Esametro, con legge però d’avere il quarto sempre
VII. L’ Innominato terzo finalmente contiene gli ultimi quattro piedi
dell’
Esametro, come : Aut Ephyum, bimarisve Corinthi.
vertice. Or. lib. 1. Od. 1. III. L’ Innominato primo, che è più lungo
dell’
Asclepiadeo per quattro sillabe costa d’uno Spond
insufficienza, non mai però la volontà. Vi prego in somma a profittar
dell’
opera, e compatir l’autore. FINE. Le copie non m
antichi credevano, che questi Dei, presedessero alle cose necessarie
dell’
uomo, non che a’ dodici Mesi dell’ anno, così cre
presedessero alle cose necessarie dell’ uomo, non che a’ dodici Mesi
dell’
anno, così credevasi il mese di Gennaro esser con
che tutti quei mostri marini, che sonavano del pari avanti al cocchio
dell’
alto regnatore delle onde, venissero dal suo nome
o restringerla, se pur mi riesce, in un sonetto. Per punir il Trojan
dell’
opra atroce Di Paride fatal Giuno adirata, Ad Eol
ita di Minerva da Giove ; concepir però non potendo i profondi arcani
dell’
ineffabil mistero si spedirono dicendo, che Giove
come può apprendersi dalla lettura dei poeti. (1). Poichè la natura
dell’
Eptametro, e del Trimetro Archilochio non si è fi
che bramò anche in questa raccolta apparecchiare, per dirlo con modo
dell’
Alighieri, grazioso loco al nome vostro. Ottobre
i Diodoro Siculo ne ha conservato le opinioni intorno alla formazione
dell’
universo. Egli così a un dipresso si esprime. Una
ra di noi pugnammo, Numi Titani, e di Saturno figli, Della vittoria e
dell’
impero incerti. Mostrate invitte mani e forza imm
ome nel tempio di Minerva presso i Tegeati, dove queste diverse norme
dell’
architettura furono da Scopa Pario con solenne ar
no agli eterni più caro della luce, primogenita degli esseri ed anima
dell’
universo. Ancora i primitivi Cristiani tennero qu
o mormorio dei sacerdoti i sacri coltelli e le scuri e l’urna ripiena
dell’
acqua pei ministri; quindi gettavasi il resto del
quindi gettavasi il resto della mola, coi peli strappati alla fronte
dell’
animale consacrato, nel foco che sopra l’ara sple
o succedeva il vino, e poscia le scelte parti della vittima consperse
dell’
indicata mola erano offerte agli Dei. Le reliquie
l’orrore della notte, col capo inchinato verso la terra, al contrario
dell’
ostie offerte ai celesti, scannavansi da sacerdot
ando la giovine principessa, l’avea portata nella Tauride nel momento
dell’
espiazione, e mise in luogo di essa una cerva. Ov
del nume. Con quella gioia che pensar ti puoi Allor Calcante esclama:
dell’
Acheo Campo duci supremi, or la montana Cerva mir
il costume di dividere coU’asta le chiome degli sposi. Un promontorio
dell’
Italia le diede il nome di Lacinia, e santo a tut
o, dandolo in custodia ai pastori, e fra la greggia crebbe il signore
dell’
acque. Un destriero offerto al padre ne saziò la
o i destrieri, altri i vitelli marini. Gran schiera di Dei e di Ninfe
dell’
Oceano lo accompagnava, tutta varia di sembianze.
ndone il viaggio sul mare per porgere ai Greci soccorso. Questa passo
dell’
Iliade, ammirato da Longino, merita di esservi le
li é armato, e donde il nome tridente deriva, sieno moderne, la forma
dell’
asta medesima, che non é rotonda ma quadrangolare
Nettuno, che affatto nudo é rappresentato in una statuetta di bronzo
dell’
Ercolano 11. Plutone non s’ incontra mai così nei
ato dagli egiziani, e gli attribuivano la morte di Argo e la scoperta
dell’
argento. Nonostante a Mercurio figlio di Maia e d
o in bronzo, con un ariete accanto, perchè affidata gli era la tutela
dell’
armento. Gli attribuivano il caduceo con due serp
a soleva chiamare lo dio Questore delle anime, perchè alle beate sedi
dell’
Eliso le conduceva, ed allora l’epiteto di infern
e e all’Apollo, e questo giudizio è stato confermato dall’ammirazione
dell’
età susseguenti. Non vi è sicuramente opera di sc
lle copie antiche che ci rimangono ne dà una maggiore idea del merito
dell’
originale, che tale è senza quistione il marmo Va
enza quistione il marmo Vaticano, come ne fa fede la nobil franchezza
dell’
esecuzione. Tra le molte che n’esistono, due ne f
nella Villa Mattei. Una piccola, in bronzo, dissotterrata negli scavi
dell’
Ercolano, è ora in Francia, ed è stata pubblicata
cercando compensi al suo dolore, convertì la giovinetta in una verga
dell’
incenso odorato, che sale alle sedi degli immorta
l’oltraggio del suo sacerdote, vendetta memorabile che è l’occasione
dell’
Iliade? Perchè non piuttosto contro l’infelice pr
i contro il sespente Pitone, è anche questa un’immagine tutta propria
dell’
Apolline Averrunco, giacché questa favola fìsica
nunzia il comparir sull’orizzonte. Il frontispizio del settimo volume
dell’
Antichità Greche di Gronovio, mostra Apollo che t
acro poco finora e niente a proposito illustrato. Fra i piccoli busti
dell’
Ercolano è un Ercole vestito da donna con corona
cerve saltanti, alta e mirabile cosa, che pasceano sempre sulla riva
dell’
Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi dei tori, al
essere il simbolo del disco lunare, come lo è sovente nelle antichità
dell’
Egitto, e il nome di (grec), o lunette, che aveva
rmi balzò dal capo divino la dea del sapere. Omero, nel quarto libro
dell’
Iliade, non dalla palude Tritonide, ma da Alalcom
ando il principe dei poeti, così n’accenna la forma nell’ottavo libro
dell’
Eneide tradotta dal Caro: « Lo scudo, la corazza
non appariscano. Osserva Fornuto che talvolta si figurava la Gorgone
dell’
egida colla lingua fuor della labbra; e così esis
Appena nata, dai capelli e dal volto spremeva con ambe le mani l’onda
dell’
Ocea no: e il principe degli antichi pittori, Ape
mparve dicendo: Sorgi, o Dardanide, vedi chi sono, e se nulla ritengo
dell’
antica sembianza. — Sollevò la testa Anchise, ma
presente Lezione da Mosco in un bellissimo canto funebre sulla morte
dell’
assirio giovinetto. Il Salvini volgarizzandolo co
iù matura, e più grandi sono che la Venere dei Medici. Le belle forme
dell’
adolescenza femminile che in questa si scorgono,
to. E ammirabile il giudizio con cui ha ancora impiegato per sostegno
dell’
anca sinistra uno di quei vasi d’unguento senza m
amava i preziosi unguenti a segno che il poeta Agatia in un epigramma
dell’
A ntolos^ia non dubita di chiamare simili vasi ar
lfo Beotico. Venere Armata ebbe dagli Spartani ad orazione in memoria
dell’
amore improvviso, che nacque nel loro core, quand
nnone, che nuotando nel fiume Cefiso vi perì; onde dal re, in memoria
dell’
infelice amore, fu eretto un tempio alla dea colr
e. Il petto, in parte discoperto, lo abbiamo considerato come proprio
dell’
effigie di Venere: ora mi sono avvenuto in un pas
are Venere era di vestirla di tuniche artificiosamente piegate. Anche
dell’
eleganza dell’ atto di sollevarsi dietro all’omer
di vestirla di tuniche artificiosamente piegate. Anche dell’ eleganza
dell’
atto di sollevarsi dietro all’omero il manto si è
n secolo dell’arte, è poi trattata con molta trascuratezza. La novità
dell’
invenzione e del soggetto è quella che le dà qual
d’Achille descritteci da Omero, e mi prevalgo dell’insigne traduzione
dell’
Abate Cesarotti: « Lascia la diva, e torna Alla
a e del rossore di Marte, annunciando ai mortali il giorno col batter
dell’
ali e col canto. Così la religione fantastica des
usurpatore vinse nelle pubbliche armi di Cassio e di Bruto la libertà
dell’
universo. L’osservazione di Vitruvio che ordinari
lerò a lungo quando l’ordine delle mie Lezioni mi condurrà a trattare
dell’
isterica mitologia. Io ho tradotto questo episodi
one figlio di Elettra e di Giove, come attesta Omero nel quinto libro
dell’
Odissea 17. Terra che tre volte avea sofferto le
sostituita un’ altra di avorio. Non è difficile comprendere il senso
dell’
allegoria, la quale indica la consumazione dalla
ni istituirono a gara di quelli i celebri giuochi secolari, documento
dell’
altezza di quel popolo signore del mondo, che fis
inistra. Ella è rappresentata nella stessa maniera sopra una medaglia
dell’
imperator Vespasiano. In altre ella tiene comunem
le sacerdotesse della dea dette Vestali, ma siccome elleno sono parte
dell’
istoria e delle costumanze romane, opportunità mi
i antichi a questa dea un’agnella nera, come rilevasi dal terzo libro
dell’
Iliade di Omero. Orazio le assegna altra vittima
n si lagna, E quel eh’ un popolo empie a lui non basta. Nella voragin
dell’
ingordo ventre Tutto alfine discende il censo avi
e. Sopra un basso rilievo del Palazzo Albani, che esprime la scoperta
dell’
adulterio di Venere con Marte, questa dea assisa
Lezione quarantesima. Sonno. Il fratello della Morte, il figlio
dell’
Èrebo e della Notte, il custode dei sepolcri anti
della Villa Borghesi scolpito in pietra di paragone, è opera moderna
dell’
Algardi, come risulta ancor dalla vita, che ne ha
uesto rettile vi sia aggiunta con più mistero. « In Olimpia la statua
dell’
indovino Trasibulo non avea altro simbolo della s
nelle medaglie sono indicati colle fòrme di toro. L’ Oceano fu amico
dell’
infelice Prometeo, ed oltre Teti ebbe due altre m
benemerito delle Belle Arti per la sua Storia Pittorica, quanto lo è
dell’
Antiquaria pel suo Saggio sulla lingua etrusca.
ero, onde in uno di esso pervenisse per diritto ereditario il dominio
dell’
universo. Saturno scelse allora per moglie Opi, o
he vien sovente interpretato dagli antichi pel Nilometro, o la Misura
dell’
escrescenze del Nilo, solita depositarsi nel temp
on rallegrarsi con nessun fiore, e mostrarsi insensibile alla letizia
dell’
anno, fecero tener l’elee presso gli antichi per
tisti, ed io rimasi sola Mesta nel mesto e doloroso albergo. Già fuor
dell’
Oceàn levato aveva La fronte Apollo, e n’ arrecav
ome udirete, Visconti. La figura di una donna alata, che in un quadro
dell’
Ercolano sembra consolare Arianna da Teseo abband
preferenza, cangiò il nome della dea del piacere in quello della dea
dell’
indegnazione, che sperava ultrice dei suoi torti,
simile ufficio, tutto proprio di Euterpe, fa fede l’antico scoliaste
dell’
Antologia, e l’Epigramma antico delle Muse con qu
di, coi carmi, col volto. — Finalmente i due scoliasti di Apollonio e
dell’
Antologia attribuiscono ad Erato le nozze e le da
più interessante dei nostri studii. Urania sedente. « Se minore
dell’
altre Muse è questa eleganti:.^sima statua, le su
ero lo ha tentato, ma non ha seguito altra scorta che quell’epigramma
dell’
Antologia, riportato da noi nella Clio, che abbia
la fine infelice di Penteo, che dal Poema di Nonno ho tradotto. Vide
dell’
arbor sulla cima assiso La madre, qual lion treme
, e le addita le tavole di Armonia nelle quali sono scritti i destini
dell’
universo dalla mano dell’ indovino Fanes, il prim
Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo dalla mano
dell’
indovino Fanes, il primogenito dei mortali: le di
e al quale dà il suo nome. Le ninfe piangono questo figlio sventurato
dell’
Idaspe. Succede un orribile macello degl’Indiani.
a vicino ad una oscura boscaglia. L’armata di Bacco giunge sulle rive
dell’
Idaspe, e la presenza di questo dio sparge il cor
senza del nume li spaventa, e si fa di loro orribil macello. Le acque
dell’
Idaspe si tingono del sangue degl’Indiani. Baco e
esimo terzo Libro contiene il seguito della battaglia data sulle rive
dell’
Idaspe, nelle di cui acque sono precipitati gl’In
arma gl’Indiani contro Bacco, e con lui vengono in soccorso altri Dei
dell’
Olimpo. Apollo vuol proteggere Aristeo, Mercurio
aturale di questo paese. Di già l’Aurora aveva aperte le porte dorate
dell’
0riente (dice il poeta) e la nascente luce del So
del Gange. Quivi mostra alla Furia mucchi di morti, reliquie infelici
dell’
armata indiana. La tremenda s’irrita delle fortun
cuni passi d’ autori, propriamente chiamavano tirso quel capo in cima
dell’
asta: e facendosi dagli scrittori infinite volte
parlarono i Latini: fa confuso con Pan; ora guerriero, ora protettore
dell’
armento fu creduto. I suoi figli sono creduti dei
tra idea, e ci ha rappresentato Sileno come il personaggio allegorico
dell’
ubriachezza: nelle fattezze del volto e nella cos
a di sedurne la moglie. Rivelò questa al consorte gl’infami tentativi
dell’
ospiste scellerato; ma il re degli Dei volendo ac
evo, per la grazia, l’originalità, la varietà dei movimenti son degne
dell’
aureo secolo delle arti. Rappresentano Bacco ineb
tauri di Furietti, nobili avanzi della Villa Adriana: la copia simile
dell’
altro barbato fu nel passato secolo disotterrata
hiama così, non erano punto ninfe, ma dovettero avere partìcolar cura
dell’
uso del nuovo vino e delle feste fatte in quell’o
l’occasione: il resto han comune colle Baccanti trovandosi per titolo
dell’
Idilio di Teocrito Lene, o le Baccanti, e tenendo
e illustrazioni di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza
dell’
antico, e per la notizia dei costumi. Bacco indi
ie di cuoio che stringe nella manca trattengono alcun poco lo sguardo
dell’
osservatore. Nelle feste licee del dio Pan si usa
nza che queste seguaci di Bacco sapevano conservare nel furore stesso
dell’
orgie e nel disordine dell’ebrietà, le antiche ar
Isola di Eea appresso di Circe, sorella di Eeta, vi si feceto espiare
dell’
uccisione di Absirto senza darsi a conoscere. Cir
che di morte. Appressatesi le giovani, che la Maga voleva spettatrici
dell’
orrendo fatto, ella diede loro il perfido eccitam
ieramente consumato (a) (24). Timorosa colei di pagare la giusta pena
dell’
esecrando delitto, salì sopra il suo carro, e dop
e Giasone ripudiò la Maga per isposare Glauce (a), o Creusa, figlia a
dell’
anzidetto re(b). Medea non poteva che di mal anim
veste e una corona. Glauce, appenachè si pose indosso l’una, e cinse
dell’
altra la fronte, videsi tutta circondata di fuoco
overe d’Ercole l’uccidere gli uccelli della palude di Stinfalo, città
dell’
Arcadia. Quelli erano molto mostruosi, perchè ave
(c). Pausania all’opposto pretende, che se ne trovassero ne’ deserti
dell’
Arabia (d). Ercole con certi timpani, ricevuti da
la Toscana(d) (15). Ercole fu obbligato ad impadronirsi de’pomi d’oro
dell’
Esperidi. Non sapendo egli, dove quelli si trovav
Argo (c). Cicerone gli dà il nome di Prodicio, perchè Prodico, nativo
dell’
Isola di Cea, e famoso Sofista, pubblicò un libro
la descrizione (c). Ercole acquistò il nome di Buraico da Bura, città
dell’
Acaja. Ivi era celebre l’Oracolo di questo Eroe d
i (c). Era nominato Eritreo, perchè aveva un tempio in Eritrea, citta
dell’
Arcadia. Ivi la di lui statua era posta sopra una
conseguire in moglie Dejanira dovette combattere con Acheloo, figlio
dell’
Oceano e di Teti, o, come altri vogliono, del Sol
sti seco lei s’avviò alla volta di Tebe, sua patria. Giunto alle rive
dell’
Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto
ò alla volta di Tebe, sua patria. Giunto alle rive dell’ Eveno, fiume
dell’
Etolia(25), lo trovò cresciuto assai più dell’ us
ive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto assai più
dell’
usato, e pericoloso a tragittarsi. Quanto era imp
osto l’arco, scaricò contro il Centauro una freccia, tinta del veleno
dell’
Idra di Lerna, e gli trafisse il petto. Nesso vic
non avesse servito in qualità di schiavo. Per eseguire la predizione
dell’
Oracolo, Mercurio per ordine di Giove lo condusse
ivi posta : e ciò in pena d’avere una donna ricusato di somministrare
dell’
acqua ad Ercole sitibondo, perchè ella celebrava
gli comandò d’abbandonare la sua patria, e di trasferirsi sulle rive
dell’
Esaro, fiume de’ Bruzj in Italia. Dileguatasi col
beratore, fece vela con propizio vento per la Ionia, e giunse a’ lidi
dell’
Esaro. Non lungi di là trovo la tomba, che racchi
empio di Diana Orzia(b). Fu allora, che l’ Eroe presso Ermione, città
dell’
Istmo del Peloponneso, alzò anche un tempio a Ven
Grecia(15), e a’ disastri di lunghissima guerra(16), come nel decorso
dell’
Opera espotremo. Priamo, allorchè fu combattuto d
accorsero ad ajutarlo, i più famosi sono Mennone, figlio di Titane, e
dell’
Aurora, e re d’ Etiopia(17) ; Protenore, fratello
tamento dello stesso Nume passò in Atene, e si assoggettò al giudizio
dell’
Areopago. I voti di quello erano divis. Minerva,
o, passò eziandio appresso i Trezenj per sottomettersi alla ceremonia
dell’
espiazione. Là dovette abitare in luogo solitario
o. Altri Scrittori pei vogliono, che non ostante l’anzidetto giudizio
dell’
Areopago le Furie continuassero a tormentarlo (b)
oro città, un certo Lica, loro concittadino, arrivato in Tegea, città
dell’
Arcadia, le trovò sepolte con quelle d’ Agamennon
solasse il di lui regno. Non cessò quel castigo, finchè per consiglio
dell’
Oracolo non si promise di spedire ogni anno due g
r se il Palladio, tolto a’ Trojani, minacciò d’uccidere que’ Capitani
dell’
armata, che lo avevano in vece dato ad Ulisse ; m
Pellicano co’ suoi figliuoli : con che vuolsi indicare, che le azioni
dell’
empio tendono sempre alla distruzione della pietà
so nasce dalla capricciosa fantasia, ed è sostenuto dalla leggierezza
dell’
umano pensare. Il Lusso soventi volte è il sosteg
colo. La stessa cosa viene dimostrata dalla Scimmsa, che sta a’ piedi
dell’
Affettazione. Vendetta. La Vendetta è offes
cuore, non corrispose mai alle ricerche di colei. La Dea, sopraffatta
dell’
ira, lo rimproverò bruscamente della sua ingratit
tica, prendeva riposo all’ ombra degli alberi, e ricreavasi al fresco
dell’
aura, che usciva dalle gelide valli. Se talora qu
olta riguardo neppure alla propria vita. Ha il ventre simile a quello
dell’
idropico. A questo tanto più s’accresce la sete,
i sì pessima natura, che dopo aver esso bevuto, intorbida il restante
dell’
acqua, onde altri non ne bevano : lo che suole op
, che si cambia secondo le variazioni de’ tempi ; ed è quindi simbolo
dell’
Adulazione, che adopera tutto lo studio nel cangi
chè è cagione di povertà. Lo starsene sedendo dimostra la vita oziosa
dell’
Accidioso : Ha il capouchino e ravvolto in panno
ccidioso : Ha il capouchino e ravvolto in panno nero, perchè la mento
dell’
Accidioso è occupata da tale torpore, che lo rend
ato è di natura tale, che toccato diviene stupido ; e tal’ è l’indole
dell’
Accidioso. Ozio. L’Ozio è inazione in chi d
iori le cinge la fronte. I fiori sono segno d’allegrezza, conseguenza
dell’
abbondanza. La di lei veste è di colore verde, e
o an he ridotte a maturità, e divengono una delle principali sorgenti
dell’
Abbondanza. Colla destra volge verso terra il Cor
nde il possesso d’ogni ricchezza. Dubbio. Il Dubbio è ambiguità
dell’
animo, la quale deriva da opposti ed eguali motiv
tire dalla donna, che dall’uomo. Tiresia, perchè era stato dell’uno e
dell’
altro sesso, fu ricercato per giudice. Egli decis
e da altre ben fondate autorità, le quali danno a’ Fenicj prima assai
dell’
Epoca degli Argonanti l’ invenzione della navigaz
caldo e dalla fatica, inviò il predetto Ila con un’ urna ad attingere
dell’
acqua al fiume Ascanio. Erano molto erte quelle r
be. Belate di Pella, rotto un piede di tavola, lo scaricò sulla testa
dell’
uccisore, che sputò sangue e i denti ; e fracassa
ente Afida, sdrajato sulle pelli di un’ Orsa, predata nelle boscaglie
dell’
Ossa, e teneva egli in mano una tazza di vino. Lo
Tritone ne’ flutti. Enea ne trovò il corpo, e lo sappellì in un monte
dell’
Italia, che acquistò il di lui nome(a). (g). De
osta tra un fascio di legna (c). Pausania dice, che in Brauron, Borgo
dell’
Attica, eravi un’antica statua di Diana, la quale
ja venendo la flotta de’ Greci spinta da furiosa tempesta sulle coste
dell’
Eubea, Nauplio fece accendere sul morte Cafareo u
a Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante da Caristo, città
dell’
Eubea(g). (e). l. 12. rer. Attic. (f). Joh.
timento religioso negli animi di coloro che può dirsi perdusi al bene
dell’
intelletto, scambiando il sopraintelligibile per
si esistenti, innalzando loro tempii ed altari. E veramente l’Achille
dell’
Iliade ci presenta meglio che Alessandro il genio
amo, per un sentiero vergine, ancora e tutto nuovo, la natura istessa
dell’
argomento chiede, siffatto dettato, siffatti conc
o l’uomo dal culto e dagli ordini civili, onde offuscossi il concetto
dell’
atto creativo, e si disperse la intuitiva dell’ E
ffuscossi il concetto dell’ atto creativo, e si disperse la intuitiva
dell’
Ente e l’ unità di religione, e furono immaginati
i preliminari, onde additar le cagioni, cui dalla religione primitiva
dell’
Vno si venne a quella del moltiplice, interpetrar
uomo dal solo intuito, o, per meglio dire, dalla semplice apprensione
dell’
Ente, non può nascere che dal vero perfetto e non
le prime quando a’ nostri padri era il concetto intuitivo e perfetto
dell’
Ente, che può concepirsi con la formola ideale —
sdrucciolo di non poca parte dell’umana famiglia dalla vera religione
dell’
Ente in quella degli esistenti, della pluralità d
sensi laidi ed oscurissimi, e questo avvenne anche prima del cantore
dell’
Iliade, chè a’Greci importava di non andare gli D
i, per trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo che al concetto
dell’
Ente sottentò quello degli esistenti, e gli esist
on tutti i loro errori. Vomini, esseri esistenti elevati alla nozione
dell’
Ente per pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo pa
o dalla Discordia — e di morale, chè per Paride qui s’intende l’animo
dell’
uomo che vive solo secondo il senso, il quale nul
ini. E per questo ancora Giove era detto Dio del cielo, della terra e
dell’
inferno, e se ne può trarre argomento da un simul
di vino e con un tirso adorno di pampani e di grappoli di uva. Levata
dell’
Orsa detta ancora il Parco, o lo animale di Erima
li, che van denominate Esperia, seguito dal Dragone del polo, custode
dell’
Esperidi. 64. Cadmo — Narra la favola, che Cadmo
578. Coribanti, sacerdoti di Cibele, 48 ; — allevano Giove, 29. Corno
dell’
abbondanza, 77. Coronide, Ninfa, 133. Cortina o T
on cui vien chiamato, 400 ; — come è rappresentato, 401. Erebo, fiume
dell’
Inferno, 223. Eretteo, re d’Atene, 116, 654. Erid
o del loro giardino, 382. Espero. Vedi Vespero. Età (le) dell’Oro ; —
dell’
Argento ; — del Rame ; — del Ferro, 34. Eteocle,
esbo, isola, 478 e nota. Lestrigoni, popoli barbari, 574. Lete, fiume
dell’
Inferno, 224. Leucade (salto di), 177. Leucosia,
era principalmente adorata, 269. Minosse I re di Creta, e poi giudice
dell’
Inferno, 228. Minosse II re di Creta, 415-423. Mi
Sterculio, figlio di Fauno, 300. Sterope, Ciclope, 272. Stige, fiume
dell’
Inferno, 221. Strofio, re della Focide, 533. Suad
one. V. Tisifone. Tesmoforie, feste in onor di Cerere, 60. Testio, re
dell’
Etolia, 74. Teti, Dea del Mare, 192, 193. Teti, m
struosi serpenti, di cui l’Affrica abbonda. Giunto poi all’ estremità
dell’
Etiopia, vide su di uno scoglio una donzella di l
Epiro, un dì abitata da’ Caoni, così detta o dalla ninfa Dodona, fig.
dell’
Oceano, o da Dodona, fig. di Giove e di Europa. Q
pico si celebravano i giuochi detti Olimpici da Olimpia o Pisa, città
dell’
Africa. Si chiamano da Luciano i grandi giuochi O
nnanzi avesse avnto nel fare sì nobile statua, rispose che quei versì
dell’
Iliade, ne’ quali il poeta descrive Giove che col
ò dal cielo e mandolla a conversare cogli uomini. Giove in più luoghi
dell’
Iliade si chiama l’arbitro della guerra fra gli u
l monte Sipilo, è tuttavia monumento della sua empietà verso i Numi e
dell’
acerbità del suo dolore. Niobe, fig. di Tantalo e
rassitele(1). VII. Crise – Crine – Cassandra. Nel primo libro
dell’
Iliade si legge la favolosa storia di Crise, sace
da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle fonti o sorgenti
dell’
oceano. Igino il crede nato da Nettuno e da Medus
Cicerone(4) numera cinque Soli ; il primo figliuolo di Giove e nipote
dell’
Etere ; il secondo, d’Iperione ; il terzo, di Vul
bianchi, secondo Teocrito, o color di rosa, secondo Virgilio. Marito
dell’
Aurora fu Titono, fratello, o meglio, fig. di Lao
auto, e quella di mezzo con la sampogna in bocca. La magnifica statua
dell’
Apollo di Belvedere ritrovata fra le rovine di An
ia, quando alcun di se asseta. Apollo Delio, Delius, da Delo, isola
dell’
Egeo, ove Apollo era nato. Apollo intonso, inton
Apollo Patareo, Patareus, pel tempio che avea a Patara, antica città
dell’
Asia Minore, ove ne’ sei mesi di inverno dava i s
il ginepro e l’eliotropio o girasole. Clizia, ninfa Babilonese, fig.
dell’
Oceano e di Teti, avendo commesso non so qual fal
la terra. Le si sacrificava un gallo(5). Il Sonno poi fu creduto fig.
dell’
Erebo e della Notte, e fratello della Morte, perc
nelle più dense tenebre, e che lo stesso Omero ripone oltre i confini
dell’
Oceano ; sebbene altri(3) dicano che i Cimmerii e
iama la Terra madre de’sogni dalle nere ali ; ed Igino li faccia fig.
dell’
Erebo e della Notte. Gli antichi finsero che i so
te Mero consacrato a Bacco. E Pomponio Mela(3) dice che, fra le città
dell’
India, Nisa era chiarissima ed assai grande ; e f
Ovidio(1) finalmente racconta ch’eran fig. di Atlante e di Etra, fig.
dell’
Oceano e di Teti, e che molto amavano un lor frat
a Nasso, ma que’ ribaldi volgono altrove la prora. Era Nasso un’isola
dell’
Egeo, fra le Cicladi nobilissima, detta pure Dion
gliato di pampini e di ellera, usato dal nostro nume nelle sue guerre
dell’
India, e che i suoi seguaci portavano nelle feste
lice donzella, mentre dormiva, sulla deserta spiaggia di Nasso, isola
dell’
Arcipelago. Quivi approdò poco tempo dopo il nost
, perchè Bacco, cioè le vili, amano le colline. Niseo, da Nisa, cit.
dell’
Arabia, ove Bacco fu educato. Racemifer, cioè Ba
avea tre pomi d’oro colti nel giardino delle Esperidi, o in un luogo
dell’
isola di Cipro. Il quale con arte gettò nel megli
pra Giunone e Minerva, e sue conseguenze nella condotta dell’Iliade e
dell’
Eneide. Si è nell’articolo di Giunone favella
no su tutti gli eroi del sangue di lei. Ed ecco ne’ due grandi teatri
dell’
Iliade e della Eneide, Giunone e Pallade tutte in
atue delle Grazie erano collocate alla destra di Apollo. Gli abitanti
dell’
isola di Delo consacrarono una statua ad Apollo,
l primo apparir del sole dopo una bella aurora, Heyne con molti versi
dell’
Antologia greca dimostra che la Venere de’ Medici
ma regina di Pafo e di Guido. Celeste o Urania, Ουρανια, quasi madre
dell’
amor puro. Cipria o Ciprigna, Κυπρις, Κυπρογενης
genio in sembianza di vaghissima giovane colle ali spiegate, il corno
dell’
abbondanza nella sinistra, ed un ramo di ulivo ne
tato sfidato a singolar tenzone. Allora Marte, volando a far vendetta
dell’
ucciso figliuolo, venne a battaglia con Ercole ;
suo divin genitore, e perciò chiamò Martius, da Marte, il primo mese
dell’
anno, che allora non era che di dieci mesi(1). Un
dato pure al primo mese dell’anno, forse perchè quegli fu l’inventore
dell’
astrologia e del calendario. Ed in questo mese gl
a all’altare della Dea per esservi immolata ; ma questa mossa a pietà
dell’
innocente fanciulla, la tolse al sacrificio, rico
ai poeti ci venne rappresentata Diana su’monti di Delo o sulle sponde
dell’
Eurota in mezzo alle ninfe, sue seguaci ». Diana
so(4). Vi erano 127 colonne del più bel marmo, dono di altrettanti re
dell’
Asia, e la statua della Dea era di ebano o di leg
o(2), Didone si rassomiglia leggiadramente a Diana che, lungo la riva
dell’
Eurota o sul monte Cinto, da cento e cento Oreadi
ecialmente del greco Sinone sì bellamente descritte nel secondo libro
dell’
Eneide, smantellano le porte, e fatta una breccia
o i Campi Elisii. IV. Descrizione più particolare di alcuni luoghi
dell’
Inferno. Primieramente osservino i giovanetti
ς, avis). Pausania (2) riferisce che nella Tesprozia, antica contrada
dell’
Epiro, era un lago detto Aorno, ove consultavasi
torrenti di fiamme e da ogni lato circondava il Tartaro. Da una parte
dell’
Inferno, dice Silio Italico(3), si apre un enorme
ma gli Dei figliuoli dello stellato cielo ; e quando Luciano discorre
dell’
Astrologia, fa chiaramente vedere che ne’poemi di
i Enea, dovendo mettere il piede negl’infernali luoghi, ad imitazione
dell’
Ulisse di Omero, sacrifica all’uno ed all’altra p
da alcuni filosofi il Panteismo mitologico. L’antichissima invenzione
dell’
obolo da pagarsi a Caronte fu bonariamente credut
Antichi era stata un poco più feconda che in quella delle beatitudini
dell’
Elisio, avendo ideato diversi generi straordinari
nt in corpora velle reverti. » (Æneid., vi, 724.) 256. « L’ipotesi
dell’
anima del mondo, dice il Pestalozza, non è errone
inomati grecisti, come può vedersi nell’ Ateneo di Firenze (fascicoli
dell’
agosto e del settembre 1874). 266. « Tantalus a
dere tabellis. » (Hor., i. 1ª, v. 68.) 267. Anche Virgilio nel vi
dell’
Eneide così descrive la pena di Tizio : « Nec no
sato come sinonimo di Cielo ; Olimpico è detto Giove ; Olimpici o Dei
dell’
Olimpo tutti gli altri Dei superiori62. La dignit
tasse sul monte Olimpo, ma ancora perchè era adorato in Olimpia città
dell’
Elide nel Peloponneso ; presso la qual città (all
rsi nell’originale greco son quelli di n° 528, 529 e 530, nel i libro
dell’
Iliade, che il Monti tradusse così : « Disse, e
si chiama Dakhel, che resta all’ovest della Grande Oasi, sui confini
dell’
Egitto, nel deserto anticamente detto di Barca.
imperatori e i poeti eran collocati dopo morte fra i Numi. L’origine
dell’
apoteosi risale all’epoca dell’idolatria, e la us
i, che assicurarono la pace ed aumentarono l’incivilimento ed il bene
dell’
uman genere. Quindi l’adulazione dei popoli avvil
e le follie dell’imperatore Adriano pel suo favorito Antinoo. L’onore
dell’
apoteosi fu talora conferito dai Romani anche all
deva la Repubblica, il feciale si recava tosto a chiedere le discolpe
dell’
ingiuria. In caso di negativa eran concessi 33 gi
to ferale spettacolo lo ritardasse, arrestandolo a rendere alla salma
dell’
estinto figlio i funebri onori. Con questo orrend
non già che gli Argonauti fossero i primi navigatori. Le isole stesse
dell’
Arcipelago greco, per quanto vicine tra loro, non
e troppo famosa per infami delitti. Nel parlare dei dannati celebri
dell’
Inferno pagano, dicemmo che padre di Pelope fu Ta
ante stesso se ne vale per una bellissima similitudine nel Canto xxix
dell’
Inferno : « Non credo che a veder maggior tristi
per altro ebbe anche l’onore di esser posto nella Costellazione detta
dell’
Aquario, che è uno dei dodici segni del Zodiaco e
andò in faville. » (Traduz. di Pindemonte.) E Virgilio nel libro ii
dell’
Eneide facendo narrare da Enea la presa e l’incen
otta fece accendere dei fuochi sopra gli scogli Cafarei (al sud-ovest
dell’
Eubea) perchè i Greci li credessero segnali di un
ana ; e Virgilio così brevemente l’accenna al principio del libro vii
dell’
Eneide : « Ed ancor tu d’Enea fida nutrice « Cai
la prova. Peraltro la trasfusione del sangue di una bestia nelle vene
dell’
uomo o della donna non è proibita ; ed anche in I
b. x poi il retore latino dalle lodi della tragedia passando a quelle
dell’
Autore, dice : « Ovidii Medea videtur mihi ostend
gli Antichi raccontavano di Arione, vissuto sei in sette secoli prima
dell’
èra volgare, ossia verso i tempi di Tarquinio Pri
nge : « Che s’imbestiò nelle imbestiate schegge ; » e nel Canto xii
dell’
Inferno parla del Minotauro, « Che fu concetto n
itorno dalla guerra di Troia furono spinti dalla tempesta sulle coste
dell’
Italia. 120. « Nec pueros coram populo Medea
sciuto anche dai Pagani. 138. Perciò nella famosa ambigua risposta
dell’
Oracolo : « Ajo te, Æacida, Romanos vincere poss
ondo fisico e morale, colpiti al primo sguardo dall’immensa influenza
dell’
ordine per la prosperità delle società e delle na
tenza della divinità, i suoi beneficii verso gli uomini, la necessità
dell’
ordine, della giustizia, della pace, i diletti ed
uel Duro Artico Genio destruttor l’uccise. Quella limpida fonte uscìa
dell’
urna D’un’innocente Najade ; ed, infranta L’urna,
al culto. Plutone, Proserpina, altre deità infernali e descrizione
dell’
inferno Plutone figlio di Saturno e di Reà, s
ariddi. 270. Carite. V. Grazie. 217. Caronte. V. Inferno (descrizione
dell’
). 87. Cassandra. V. Paride. 422. Cassiopea. V. Pe
alione. 305. Cerasti. V. Venere. 38. Cerbero. V. Inferno (descrizione
dell’
). 91. Cerere. 25. Ceste (cinto di Venere). 36. Ch
tre) degli antichi. 276. Driadi. 241. E Eaco. V. Inferno (descrizione
dell’
). 79. Ebe. 157. Ecate. 93. Echidna. 91. Eco. 215.
na. 161. Frisso. V. Vello d’Oro. 361. Furie. V. Inferno (descrizione
dell’
). 98. Orfeo. 335. G Galatea. V. Nereidi. 249. Gan
V. Argonauti. 356. Ilo. V. Ercole. 297. Imene. 141. Inferno (Descriz.
dell’
). 78. Ino. V. Frisso ed Elle. 361. Introduzione.
Giove. 16. Muse (le). 221. Momo. 153. Morfeo. V. Inferno (descrizione
dell’
). 102. Morte. V. Inferno (descrizione dell’). 101
. V. Inferno (descrizione dell’). 102. Morte. V. Inferno (descrizione
dell’
). 101. Muse (le). 221. Muta. 156. N Naiadi, ninfe
e. 361. Nemese (le). 188. Nemesi. 187. Nenia. V. Inferno (descrizione
dell’
). 92. Altre divinità, ecc. 279. Neo. V. Atalanta.
. Minosse II. 203. Nodo Gordiano. 388. Notte. V. Inferno (descrizione
dell’
). 101. Numitore. V. Enea. 426. O Oceanidi o Ocean
113. Parassiti. V. Oracoli, ecc. 445. Parche. V. Inferno (descrizione
dell’
). 94. Paride. 412. Parnaso. 48. Pasifae. V. Minos
isole. V. Argonauti. 358. Pluto. V. Plutone. 77. Inferno (descrizione
dell’
). 103. Plutone. 74. V. Ercole. 292. Orfeo. 335. P
eo. 122. Psiche. V. Cupido. 150. R Radamanto. V. Inferno (descrizione
dell’
). 79. Rea. V. Cibele. 11. Rea-Silvia o llia. V. E
o. 335. Sofista. V. Epuloni. 445. Sonno (il). V. Inferno (descrizione
dell’
). 101. Sorte. V. Fortuna. 162. Stagioni. 260. Sta
Tarquinio. V. Libri Sibillini. 438. Tartaro. V. Inferno (descrizione
dell’
). 80, 83. Tebe (la guerra di). 398. — (le mura di
due soli, di Ganimede coppiere di Giove che è rappresentato nel segno
dell’
aquario, e di Astrea dea della giustizia, che fu
Apollo esistono molte statue ; una delle quali, che è una maraviglia
dell’
arte greca, ammirasi nella galleria del Vaticano
llo col guidar per un giorno il carro della luce. E coll’approvazione
dell’
ambiziosa sua madre Climene andò nella sublime re
» E il celebre igienista Michel Lévy dichiara nella sua grand’ opera
dell’
Igiene, che questo ed altri assiomi generali « so
XXIX Plutone re
dell’
Inferno e i suoi Ministri Pur di esser re, Plut
lo Stige o dell’Acheronte. La favola ci fa sapere che egli era figlio
dell’
Erebo e della Notte ; che era vecchio e canuto, m
xxxiv, 16.) 243. Basterà sentire la descrizione che l’ Ariosto fa
dell’
Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Fu
descrizione che l’ Ariosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii
dell’
Orlando Furioso per vedervi il vero modello di tu
ive e colle gambe stese per indicare il corso del fiume e la pendenza
dell’
alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna
ietosamente si raccomandava agli Dei che lo salvassero. Nel libro xxi
dell’
Iliade (trad. del Monti) così parla il Xanto al S
loghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio
dell’
Egloga 6ª in questi due versi : « Prima Syracosi
i Giganti che fer paura ai Dei, e ne pone un gran numero nel profondo
dell’
Inferno da lui immaginato e descritto ; e l’esemp
tri poeti italiani ; e giacchè ho rammentato nel testo la venerazione
dell’
Alfieri per Dante, riporterò qui i primi versi de
e questi due mezzi di recar danno o ingiuria al prossimo, nel canto x
dell’
Inferno : « D’ogni malizia ch’odio in Cielo acqu
ime spedizioni dei Baschi alla pesca delle Balene, e dopo la scoperta
dell’
America dovessero saperne molto più degli Antichi
cipalmente si dilettò di questo genere d’invenzioni ; e nel suo poema
dell’
Orlando Furioso troviamo Cetacei a dovizia : « P
fosse così ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar nella bocca
dell’
Orca con tutta la nave, e che ficcasse l’ancora
ivati, ma anche dai magistrati della Repubblica e dai principi stessi
dell’
Impero. Avevano inoltre dallo Stato e beni e cosp
lude Dante con una celebre similitudine nel descriver la terza bolgia
dell’
Inferno, nella quale son puniti i Simoniaci : «
sso Arezzo. Potrà bene aver pregio per gli Antiquarii e per la Storia
dell’
Arte, ma non reca di certo una gradita sensazione
ti di membra diverse di ogni genere di animali ; ma ne deriva, invece
dell’
ammirazione e del diletto, il disgusto e il ridic
a dai Politeisti come una Dea è la personificazione e la deificazione
dell’
idea di conseguenza inevitabile di una o più caus
tali16. Dante ha fatto poeticamente dipinger la Fortuna nel Canto vii
dell’
Inferno da Virgilio poeta pagano, e perciò quella
uo greco nome significa Cielo, e perciò credevasi figlio del Giorno e
dell’
Aria, ossia di due dei quattro elementi del Caos.
nome pur che sia ; e qualcuno dei più celebri scienziati, a preghiera
dell’
astronomo scopritore, propone il nome da darsi al
na Commedia, è necessario il farne qualche cenno. La Ninfa Eco figlia
dell’
Aere e della Terra si era invaghita del giovane N
, » ciò avviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar
dell’
Eco per riflessione del suon della voce. Quanto p
reggiare anche in questo cogli antichi poeti, come fece nel Canto xxv
dell’
Inferno, detto appunto delle trasformazioni ; e f
afferma Pausania. A questa questione si collega l’altra sull’ origine
dell’
Alfabeto in Europa, del quale si attribuisce a Ca
gato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso
dell’
Ariosto. 53. Queste due ottave son poste dall’
a. » Un’infinità di esempii, simili a quelli sopra citati di Dante e
dell’
Ariosto, dimostrano come e quanto graziosamente i
è dicevasi per tradizione che egli null’altro premio avesse richiesto
dell’
opra sua che di esser rammentato nell’inno saliar
ufficio egli avesse. Marziano Capella, poeta latino del quinto secolo
dell’
E. V. asserisce nel suo libro intitolato Satyrico
» ecc. E al nome di Orsa maggiore preferì quello del Carro nel C. xi
dell’
Inferno : « E ’l Carro tutto sopra il Coro giace
ta audis adimisque leto, « Diva triformis. » E Virgilio nel lib. iv
dell’
Eneide : « Tergeminamque Hecaten, tria virginis
; » ed inoltre è un vocabolo sempre vivente nel linguaggio comune o
dell’
uso. Può dunque convenire ad ogni genere di disco
do « Terret fixa, vetatque novis considere in hortis. » La bizzarria
dell’
invenzione e l’eleganza dello stile hanno fatto t
gia in bronzo fuso, di Benvenuto Cellini, che è posta sotto le loggie
dell’
Orgagna in Piazza della Signoria. Anche i Natural
nti, di cui hanno luogo fiammeggianti pioggie ordinarie circa la metà
dell’
agosto e del novembre tutti gli anni, si osserva
inioni senza rinvenire una credenza che potesse rialzare l’intelletto
dell’
uomo e affratellare tra loro le nazioni. Il Crist
alunnia che avea origine da una atorta interpretazione del Sacramento
dell’
Eucaristia. 149. Quesl’altra calunnia pur s’appo
ostrato curiosità di sapere l’origine di questo mondo, o vogliam dire
dell’
universo ; e non solo tutte le religioni antiche
lo più era di solo pascolo alla curiosità giovanile. È noto che molta
dell’
antica sapienza civile e politica è riposta nelle
rese per sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni del Mare e
dell’
Inferno. Saturno invece di esser grato al figlio
, perchè ridotto a regolar sistema religioso dai Sabei, antico popolo
dell’
Arabia meridionale. Fu questa pur anco la religio
no significa Cielo, il suo nome stesso serve a manifestare qual parte
dell’
Universo egli rappresenti ; e inoltre l’esser cre
intensità nei secoli così detti civili, neppure dopo la promulgazione
dell’
Evangelio che santificò il perdono e l’oblio dell
atto inutili, e la vita del misero Meleagro si estinse allo spengersi
dell’
ultima scintilla del tizzo fatale. Quando lo sepp
lica, ov’egli parla, per dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori
dell’
Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto
e cose. Con questo nome di Rhea la rammenta anche Dante nel Canto xiv
dell’
Inferno, ov’egli parla dell’isola di Creta e del
ineffabil dolore fu cangiata in pietra. Ne parla Omero nel libro xxiv
dell’
Iliade ; ne fa molto a lungo la narrazione Ovidio
e ad ornamento del suo divino linguaggio poetico l’origine mitologica
dell’
olivo, e considerandolo come simbolo di sapienza,
34. Virgilio nel ii delle Georgiche dopo avere enumerati i pregi
dell’
Italia, che dichiara superiori a quelli delle alt
reazione ; ed Ugo Foscolo ha detto : « Venere simboleggia la Bellezza
dell’
Universo. » Da Venere, considerata come Dea dell
Palude Meotide (ora Mar d’Azof). Tal descrizione trovasi nel lib. xi
dell’
Odissea, ed è la seguente : ….« Spento il giorno
secolo xvi richiamò di nuovo l’attenzione dei fisici sulle proprietà
dell’
ambra gialla, facendo notare del pari che anche a
pònoo 316 Ippota 297 Iride (dea) 82 Iride (arcobaleno) 83 Iride
dell’
occhio 84 Iride (pianeta) 85 Irìditide (malat
Demonii e Diavoli, li chiama ancora angeli neri, come nel Canto xxiii
dell’
Inferno : « Senza costringer degli angeli neri,
ere. Su tale argomento basti l’ aver citato i due grandi poeti, padri
dell’
italiana poesia : « Degli altri fia laudabile ta
i maniche larghe. 69. Virgilio così descrive le Arpie nel lib. iii
dell’
Eneide : « Tristius haud illis monstrum, nec sæv
compensò di tanta perdita conpermettergli di poter leggere nel libro
dell’
avvenire, e col dono della vita cinque volte di p
n lunga veste, portando in una mano una patera, e nell’altra il corno
dell’
za. Celebre fu il Genio di Socrate, ed a questi G
ulaneum et Pompei, Paris: 1840; Inghirami, Galeria Omerica; Bolletino
dell’
Instituto di Corrispondenza Archeologica, Rome; M
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