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1 (1897) Mitologia classica illustrata
della natura secondo l’ impressione che essi facevano nell’ infanzia dell’ umanità. Il sole che sorge, ad es., e discaccia l
i delle cose, specialmente il contrasto del lato buono e del cattivo, dell’ utile e del dannoso, si rispecchiavano in diverse
riuscirono a diffonder piena luce che su pochi fra i principali miti dell’ antichità classica. In conseguenza noi ci content
corpo degli Dei era pensato come più grande, più bello, più maestoso dell’ umano; qualche volta gigantesco, onde Ares, ad es
batter d’ occhio percorrono immense distanze, la facoltà del vedere e dell’ udire s’ estende per loro illimitatamente, e Zeus
s’ estende per loro illimitatamente, e Zeus, ad es., dall’ alto trono dell’ Olimpo scorge, senza bisogno di esser presente, t
o, ma loro cibo è esclusivamente il nettare e l’ ambrosia, la bevanda dell’ immortalità; e se nascono e crescono come gli uom
ratto farle cessare, e il loro potere eccedeva di gran lunga i limiti dell’ umano. Non si era pero giunti al concetto dell’ o
i gran lunga i limiti dell’ umano. Non si era pero giunti al concetto dell’ onniscienza e dell’ onnipotenza; Zeus stesso era
i dell’ umano. Non si era pero giunti al concetto dell’ onniscienza e dell’ onnipotenza; Zeus stesso era in qualche modo limi
tico il fenomeno naturale della terra fecondata dall’ acque. Prodotti dell’ unione di Gea e di Urano furono: a) i Titani; b)
mitivo. Raccontavasi dunque che, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo per opera dei suoi minori figli, i Ciclo
fu salvo; e allevato dipoi segretamente da alcune ninfe in una grotta dell’ isola di Creta, crebbe ben presto in forze e maes
fornitigli dai Ciclopi; cielo e terra e fino il Tartaro rimbombavano dell’ immenso fragore. È evidente il significato natura
di regnare con Radamante sulle isole dei beati. Zeus divenuto signore dell’ universo, divise questo dominio co’ suoi due frat
h’ esso; o, come posteriormente narravasi, fu rinchiuso nelle viscere dell’ Etna in Sicilia, donde ancora manifesta l’ ira su
in alcune località greche era stato onorato come Dio della maturità, dell’ abbondanza e lo si rappresentava con in mano un c
ani » e « Giganti » usaronsi come sinonimi. 6. Nei monumenti figurati dell’ antichità non sono molto frequenti le rappresenta
uoli. Già si è detto che vinti i Titani, e ottenuta la signoria dell’ universo, Zeus la divise co’ suoi due fratelli, A
ne, riservando a sè il cielo e affidando a loro le regioni del mare e dell’ interno. Questo assetto diventò definitivo, e rim
i questi Dei, li divideremo in tre ordini, gli Dei del cielo, gli Dei dell’ oceano e delle acque e gli Dei della terra e dell
del cielo, gli Dei dell’ oceano e delle acque e gli Dei della terra e dell’ inferno. Capitolo secondo. Gli Dei del Cielo.
ato (la Moira). Ha il supremo governo del mondo, ed è egli il custode dell’ ordine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degl
Ha il supremo governo del mondo, ed è egli il custode dell’ ordine e dell’ armonia che regna nelle cose. Degli uomini è padr
degli Dei; ad essi dispensa con mano giusta i beni e i mali; a tutela dell’ ordine, egli delega al re per qualche tempo una p
a tutela dell’ ordine, egli delega al re per qualche tempo una parte dell’ autorità sua sugli uomini, e li punisce se sgover
deus Fidius presso i Romani), e punisce lo spergiuro. Il sacro dovere dell’ ospitalità è pure tutelato da Zeus Xenios (Hospit
lle quali egli compariva come un uomo con tutte le debolezze e i vizi dell’ umanità. Figlio di Crono e di Rea, egli fu bambin
a Rea alla crudeltà di suo padre, venne allevato, in un antro segreto dell’ isola di Creta, per cura della ninfa Adrastea, e
resto temendo nascesse da lei un figlio che gli togliesse la signoria dell’ universo, l’ ingoia, ed esce poi dal suo cervello
ere moltiplicate. 4. Il culto di Zeus si estese in tutte le provincie dell’ Eliade, essendo riconosciuto come il Dio di tutta
la nazione. Tuttavia alcune località acquistarono importanza maggiore dell’ altre; di tutte la più antica era Dodona, città d
orrisponde il Iupiter dei Latini. Anche questi era il Dio del cielo e dell’ atmosfera, quindi della luce, della pioggia e del
he alle battaglie. Dal lato morale, anche Iupiter era il dio tutelare dell’ onestà, della giustizia, della lealtà, ed era det
siem colla terra e col mare, e legar indi la corda alla più alta rupe dell’ Olimpo, sì che tutto l’ universo rimarrebbe penzo
gli uomini ». In senso elevato cantaron di Zeus i grandi poeti lirici dell’ Ellade, e inni speciali composero Terpandro, Alcm
he guastarono l’ immagine dei prischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ universo e ornandolo dei più contrari attributi:
a nel tempio di Olimpia. Così la descrive il Gentile nella sua Storia dell’ arte greca (p. 108): « Il Dio, di forme gigantesc
pur esso un’ opera immensa in cui alla ricchezza dei legni preziosi, dell’ oro, delle pietre, dell’ avorio univasi una mirac
sa in cui alla ricchezza dei legni preziosi, dell’ oro, delle pietre, dell’ avorio univasi una miracolosa varietà ed abbondan
tazioni e di forme con rilievi, statue e pitture ». Questo capolavoro dell’ arte ellenica ancor si trovava in Olimpia sul fin
le come segno di culto, una palla sotto o vicino al trono, come segno dell’ universo da lui governato, infine la Niche o Dea
sto di speciale ebbe la romana Giunone, che divenne anche protettrice dell’ intero stato, col nome di Iuno Regina. Aveva la s
no stati trasmessi dall’ arte antica, e formano ancor oggi l’ oggetto dell’ ammirazione per una perfetta rappresentazione del
dignità. Il Goethe soleva paragonarla a un canto d’ Omero. La statua dell’ Era Barberini (fig. 8), ora in Vaticano, è celebr
di sposa, la patera dei sacrifizi in mano, un melograno come simbolo dell’ amore; ai piedi le si pongono il pavone e l’ oca,
che in mezzo a procelle e lampi partorisce la dea del cielo luminoso, dell’ etra raggiante che si manifesta nel bagliore impr
ri morali di Atena sono connessi col fisici; ella rappresenta la luce dell’ intelligenza, che guida gli uomini sia in guerra
iù utile. Ora Posidone le aveva donato il cavallo, ma Atena l’ albero dell’ ulivo; onde era rimasta vincitrice. Gli Ateniesi
ias, Posidone e Pandroso. Il Partenone, il più grande fra gli edifizi dell’ Acropoli ateniese, imponente anche ora nelle sue
ocessione. 4. L’ italica Minerva o Men-er-va era una dea della mens o dell’ intelligenza come Pallade Atena; quindi venne ben
da Minerva Capta o Capita, ossia l’ ingegnosa, essendo la testa sede dell’ intelletto. In onor di Minerva si celebravano a R
one: pignus nostrae salutis atque imperii ‌ 6. — Nell’ età classica dell’ arte, gareggiarono gli artisti greci nel rapprese
ieghe scendeva ai piedi; nuda le braccia e il collo; il petto coperto dell’ egida, nel cui mezzo effigiato il capo anguicrini
accovacciato fra i piedi e lo scudo è simbolo di Erittonio, mitico re dell’ Attica, od anche del popolo ateniese prosperante
ena promachos o propugnatrice, statua colossale, posta sulla spianata dell’ Acropoli e che sopravanzava col cimiero e colla p
spianata dell’ Acropoli e che sopravanzava col cimiero e colla punta dell’ asta il fastigio dei vicini edifizi, ed appariva
e fin dal promontorio Sunio. — Questi capolavori più non esistono; ma dell’ Atena Parteno abbiamo delle sicure imitazioni, ad
alta un metro, trovata nel 1880 ad Atene. Altre risentono più o meno dell’ influenza dell’ opera fidiana, ad es. la così det
trovata nel 1880 ad Atene. Altre risentono più o meno dell’ influenza dell’ opera fidiana, ad es. la così detta Minerve au co
ucciso con un involontario colpo di disco mentre giocava; dal sangue dell’ ucciso, Apollo avrebbe fatto nascere il noto fior
one il medico degli Dei. E non solo dei corpi, ma è egli anche medico dell’ anime, che ei guarisce dal male morale colle prat
al male morale colle pratiche della purificazione. Dissipa le tenebre dell’ ignoranza e del peccato, come dissipa quelle dell
pollo Musagete (Mousagetes, conduttore delle Muse); e celebri cantori dell’ età mitica, come Orfeo e Lino, furono detti suoi
lto di Apollo, era l’ isola di Delo, dove il Dio era nato. Il terreno dell’ isola era considerato come sacro e nessun morto p
greco, molto per tempo accolto nel Panteon di Roma. Le colonie greche dell’ Italia meridionale furono il tramite per cui il g
mpo di Tarquinio Superbo; e del resto si diffuse presto la fama anche dell’ oracolo di Delfo, che in solenni occasioni si man
che nel primo delle Metamorfosi, racconta con soavi versi la leggenda dell’ amore di Febo Apollo per Dafne ritrosa, e il muta
venivano le tempeste. Nemico della serena luce del sole e della calma dell’ atmosfera, avido di disordine e di lotta, Ares er
e. Anche Atene aveva eretto un tempio a lui, ritenendolo il fondatore dell’ Areopago (areios pagos), il celebre tribunale che
che pugna per cause della più alta importanza, è chiamato protettore dell’ Olimpo, padre dei trionfi bene acquistati, soccor
licone perchè venga a difendere i suoi Traci, sorge dalle rupi nevose dell’ Emo e gridando così eccita i suoi ministri: Fer
ne dei metalli, ond’ esso è condizione indispensabile per lo sviluppo dell’ arte e della civiltà. Non farà meraviglia che fin
elle vicinanze dei vulcani il vino si fa migliore, di qui la leggenda dell’ intima amicizia tra Efesto e Dioniso. Gli antichi
era naturale fosse pensato come protettore delle arti e specialmente dell’ industria metallurgica. Si diceva dunque ch’ egli
e queste due divinità avessero culto comune in Atene, sede principale dell’ arte e della coltura greca. Anche le leggende di
di lavoro i Cabiri, i quali in conseguenza corrispondevano ai Ciclopi dell’ Etna. Già abbiamo ricordato il culto di Efesto in
dai primi uomini al ritrovamento del fuoco. In Occidente, la regione dell’ Etna, la Campania del Sud e in genere le terre vu
Romani, come Dio degli incendi; ed a lui si attribuiva sia l’ origine dell’ incendio e l’ opera distruttrice di esso, sia lo
di Onorio (v. 191), si compiacquero a descrivere lo stridente lavorio dell’ officina di Vulcano, lo scorrer del bronzo fuso e
dente lavorio dell’ officina di Vulcano, lo scorrer del bronzo fuso e dell’ oro nelle forme, il ferro battuto da pesanti magl
to di Venere, sorpresa da Vulcano con Marte, narrato nel famoso passo dell’ Odissea (lib. 8o) ispirò pure una bella pagina ad
sorta di tunica che lasciava nuda la spalla destra), e con gli arnesi dell’ arte sua. Si hanno ben pochi monumenti antichi di
ì Ermes diventò dio pastore, ed Apollo d’ allora in poi prese diletto dell’ arte musica. A dar segno di una compiuta riconcil
nefici entrambi all’ umanità, Apollo rappresentante del lato più alto dell’ intelligenza, Ermes del senno e della scaltrezza
tori. Come giovane destro e aggraziato poi Ermes era anche il patrono dell’ educazione ginnastica, e appellavasi palaestrita.
a nel momento del bisogno, e in genere proteggeva tutte le invenzioni dell’ ingegno ed era ispiratore di prudenti deliberazio
po, e regolatore dei sogni, gradito a tutti gli Dei sia del cielo sia dell’ inferno. La rappresentazione plastica di Ermes ha
d’ espressione come se nel marmo fosse infusa una piacente commozione dell’ animo ( Gentile, op. cit. p. 132). Un’ altr
la della loro Afrodite, la quale divenne così la dea della bellezza e dell’ amor sessuale. Presto si distinsero tre aspetti d
te terrena, protettrice anche di amori volgari; la seconda era la dea dell’ amore celeste, datrice di ogni benedizione; la te
ì di Afrodite e di Ares, e sarebbero Eros e Anteros, personificazioni dell’ amare e dell’ essere amato, poi anche Dimo e Fobo
e di Ares, e sarebbero Eros e Anteros, personificazioni dell’ amare e dell’ essere amato, poi anche Dimo e Fobo, il timore e
hisse perdutamente di sè stesso. Merita un cenno speciale la leggenda dell’ amore di Afrodite per Adone, figlio di Fenice e d
i morti e nol voleva rendere. Alfine Zeus sentenziò che per una parte dell’ anno rimanesse Adone nel regno delle ombre, e nel
a parte dell’ anno rimanesse Adone nel regno delle ombre, e nel resto dell’ anno tornasse tra i vivi. Evidentemente la bestia
emente la bestia setolosa che uccide Adone non è altro che un simbolo dell’ inverno, il cui freddo soffio fa spegnere la vita
razie), inoltre Ero, Poto (Pothos) e Imero (Himeros) personificazioni dell’ amore e del desiderio; a cui si aggiunga Imene (H
do di origine orientale, prese possesso primamente delle grandi isole dell’ Egeo, e più di Cipro che si diceva la culla della
stese in Panfilia, nella Lidia e nella Caria, nelle coste occidentali dell’ Asia Minore, nelle coste del Mar Nero, poi ancora
o (simbolo di casto amore); un tempio in onor di costei sorgeva a piè dell’ Aventino presso il Circo Massimo, che si voleva f
(46 av. C.). Il culto si diffuse anche più per tutta Italia al tempo dell’ impero, e furono anche unite insieme le due grand
gli autori che celebrarono specialmente l’ Afrodite Urania, la regina dell’ amore, sovrana del cielo, della terra e del mare.
Estia del tempio di Delfo divenne per loro rappresentazione sensibile dell’ unità nazionale. Ivi pure si manteneva di continu
de alla sera, così Ianus divenne semplicemente il Dio del principio e dell’ origine, il Dio che apre e chiude, che presiede a
l primo mese era denominato da lui, Januarius, Gennaio. E il primo dì dell’ anno (Kalendae Ianuariae) era la festa del Dio; q
come padre matutino (cfr. Oraz., Sat., 2,6,20). Parimente ogni inizio dell’ umana attività era sacro a Giano. Il principiar b
rcito per una spedizione di guerra; in quest’ occasione il comandante dell’ esercito faceva un sacrifizio a Giano, e da quel
avansi greggi a lui sacre. Forse in origine erano immagine dei giorni dell’ anno, i quali in antico erano ripartiti in 50 set
o della sacra notte; immagine che si trova anche in pitture vascolari dell’ età di Fidia, rappresentato il sole sul suo carro
cose, doveva certo, non meno del sole, parer Dea ai volghi immaginosi dell’ antichità. Se la figuravano colle braccia bianche
vano l’ occhio della notte, e dicevano che la sera sorgeva dai flutti dell’ oceano per percorrere la volta celeste sul suo ca
arente, non essendo altro in fondo che una poetica pittura del sorger dell’ aurora. Si aggiungevan leggende circa, i mariti d
ovest, est e sud), espressione mitica del fatto che al primo apparir dell’ aurora suol sorgere il vento. Ma poichè il titano
ora fores et plena rosarum Atria 17, e molti altri simili. Il dolore dell’ Aurora per la morte di Mennone suo figlio, bene è
tanto che da un vaso versa sulla terra la rugiada. Nel grande rilievo dell’ altare di Giove in Pergamo, ora nel Museo di Berl
te e il subito suo impallidire al sorgere del sole, destò l’ immagine dell’ amor di Eos per lui; invece al principio dell’ in
ole, destò l’ immagine dell’ amor di Eos per lui; invece al principio dell’ inverno il suo levarsi di sera e l’ essere visibi
mparsa annunziava la stagione canicolare, ossia la stagione più calda dell’ anno. 3. Anche la costellazione delle Pleiadi, fu
) figlia di Eretteo, rapita da Borea mentre stava giocando sulle rive dell’ Ilisso, onde essa divenne madre dei Boreadi Calai
rd-ovest (soffiava dalla Iapigia verso la Grecia, e da Onchesmo città dell’ Epiro verso le terre orientali dell’ Ellade).
o la Grecia, e da Onchesmo città dell’ Epiro verso le terre orientali dell’ Ellade). II. Divinità secondarie che formavan
la memoria, e nate nella Pieria, terra posta sulle pendici orientali dell’ Olimpo in Tessaglia. Amanti del canto e sempre li
Olimpo. — In origine le Muse erano ninfe delle sorgenti. Dalle alture dell’ Olimpo molti ruscelletti scorrevano giù con dolce
rono particolarmente celebri pel culto delle Muse, una era la regione dell’ Olimpo colla Pieria, e altre località come Libetr
Clio divenne la Musa della poesia narrativa e della storia, Calliope dell’ elegia, Urania della poesia astronomica e in gene
i anche della geometria e della mimica, Euterpe della poesia lirica e dell’ aulodia (il suono del flauto), infine Polinnia (P
e poetico. 3. Quante volte si menzionino le Muse nelle opere poetiche dell’ antichità non occorre dire; noto è che i poeti ep
esso il Pizio Apollo dall’ arco d’ oro, eterne lodi cantano del padre dell’ Olimpo ». Ricordiamo anche le Gratiæ decentes d
en con ragione è stata pensata come loro madre Temi, personificazione dell’ ordine universale, rappresentante della legge, ch
nto nel tempo adatto. Nel mondo morale son esse come Temi protettrici dell’ ordine morale nei rapporti tra gli uomini, ed ogn
Auso (Auxo) e Carpo, ossia la fioritura della primavera, lo sviluppo dell’ estate e la fruttificazione dell’ autunno; ma i n
ritura della primavera, lo sviluppo dell’ estate e la fruttificazione dell’ autunno; ma i nomi più comunemente accolti eran q
llenistica e romana, identificandosi sempre più le Ore colle stagioni dell’ anno, se ne portò il numero a quattro. 2. Alle Or
he, e a costei era dedicato un grazioso tempietto al lato occidentale dell’ Acropoli, quello detto di Niche Aptero (la Vittor
a fig. 40, ma completata per congettura, giacchè l’ originale mancava dell’ ali, aveva tronche le braccia e la gamba sinistra
ma anche guida e consigliera. In Esiodo è fatta figlia di Taumante e dell’ Oceanina Elettra, sorella delle Arpie. È da notar
scherza il sole dipingendola a mille colori. Così Virgilio nel quarto dell’ Eneide (v. 700):          Iris croceis per caelu
e. Fa anche altri servigi e ricorda le ragazze delle case patriarcali dell’ età eroica, che usavano appunto prestare i loro s
to. Altri fecero ancora un passo avanti e raccontarono che il sovrano dell’ Olimpo si fosse trasformato in aquila, per rapire
ore; e altre divinità del corteo di Afrodite. 1. Eros, la divinità dell’ Amore, ebbe pei Greci un doppio significato; giac
i spesso dagli antichi altri esseri che rappresentano pure sentimenti dell’ animo; essi sono prima: Imero e Poto (Himeros, Po
ore chiamavasi Amor o Cupido; ma non era in fondo che una ripetizione dell’ Eros greco, nè apparisce mai che abbia avuto l’ o
ordare il Simposio di Platone. Fino ai più tardi tempi della poesia e dell’ arte ellenistica e romana fu predominante la figu
e, quale si legge nelle Metamorfosi di Apulejo, scrittore del 2º sec. dell’ e.v. Psiche era una bellissima fanciulla, che per
e gli insegnò a sanar tutti i mali. Asclepio divenne così benefattore dell’ umanità; ma volle anche far più del dover suo, vo
e risuscitare un morto; allora Zeus adirato per questo sconvolgimento dell’ ordine naturale lo fulminò; e Apollo alla sua vol
i da Omero, Podalirio e Macaone, annoveravasi Igiea (Hygieia), la dea dell’ igiene, poi Iaso, Panacea, Egle (Aegle), Acheso,
oni, ma più spesso con la recitazione di formole magiche e col metodo dell’ incubazione. Consistera questo nel portare il mal
rrevano i malati per ottener guarigione e venue in uso pure il metodo dell’ incubazione. La venerazione per Esculapio, aiutat
o, e con tratti nobili quali si convenivano a un generoso benefattore dell’ umanità. Attributo suo costante una serpe, come s
nche gli scavi fatti, non è molto, a Epidauro e ad Atene, dove al sud dell’ Acropoli esisteva anche un celebre Asclepieo, han
rici della volontà divina, erano messe in rapporto con Zeus reggitore dell’ ordine supremo, o con Apollo il suo profeta; quin
ne,Bonus eventus. 1. Tra le Deità che avevano rapporto colle sorti dell’ umana vita, va ricordata Nemesi, la quale rappres
culto specialmente a Ramnunte nell’ Attica, dove la si diceva figlia dell’ Oceano e madre di Elena; più Nemesi, in figura di
a dea della buona fortuna, secondo la leggenda più comune, era figlia dell’ Oceano e di Teti (Tethys). Come protettrice e con
a venerata e onorata di templi e statue in molte città della Grecia e dell’ Asia. Col tempo si mutò il concetto di lei; e div
concetto di lei; e divenne significativa tanto della prospera quanto dell’ avversa fortuna. Alla Tyche Greca risponde la For
etti che le acque producono, feracità di terreni irrigati, meraviglie dell’ immenso mare o in tempesta o in bonaccia, facile
Oceano e la sua stirpe. 1. Nella teogonia greca, il più antico Dio dell’ acque era l’ Oceano. Egli con Teti (Tethys) forma
le sorgenti erano venerate, or come irrigatrici, or come risanatrici dell’ aria, or semplicemente come chiare, fresche e dol
asti ricordare fra esse la sorgente Amaltea che die’ il nome al corno dell’ abbondanza, e la sorgente Aretusa, che la favola
ni ovvero come uomini maturi come vecchi. Tutti, conforme alla natura dell’ elemento loro, avevano il dono di mutarsi in più
i fiumi di tauromorfi dai Greci e tauriformes dai Latini (così Orazio dell’ Ofanto, Od. 4, 14: sic tauriformis volvitur Aufi
acqua, e forniti di cornucopie a indicare l’ abbondanza che è frutto dell’ irrigazione fluviale. Fra tante antiche statue a
taneamente quel che doveva avvenire. Le Nereidi, o figlie di Nereo, e dell’ Oceanina Doride erano, secondo i più antichi, cin
llorquando dopo il trionfo di Zeus, i Cronidi si divisero la signoria dell’ universo, toccò a lui il regno del mare. E nel pr
i il cavallo in occasione della sua contesa con Atena per il possesso dell’ Attica (cfr. pag. 43). Nelle leggende di Corinto
ella rappresentazione poetica del potere di Nettuno leggesi nel primo dell’ Eneide, dove, descritta la tempesta suscitata dal
erano di Roma; corrisponde al tipo che prevalse nei tempi più recenti dell’ arte antica. IV. Anfitrite. Già fu ricor
rdata come una delle Nereidi, sposa di Posidone; era dunque nel regno dell’ acque quello che Era nel regno dei cieli. Narrava
uota conchiglia. 2. Rappresentazioni dei Tritoni nell’ opere poetiche dell’ antichità ricorrono assai di frequente, per lo pi
di Posidone, da lui incaricato di custodirgli il gregge delle foche e dell’ altre bestie marine. Abitava nelle profondità del
a. Questo è narrato e descritto con vivaci colori da Omero nel quarto dell’ Odissea, dove Menelao parla del proprio viaggio i
azione per Ino Leucotea e Melicerte Palemone, diffusasi dalle regioni dell’ istmo a molte altre terre ed isole greche. Eran c
e di non aver aiutato la loro compagna di gioco nel momento che il re dell’ Inferno stava per rapirla. Anche si favoleggiò d’
o delle Sirene, immagine del fascino che l’ arte esercita sull’ animo dell’ uomo; perciò non solo si trattò poeticamente la l
monumenti sepolcrali. Capitolo quarto. Le Divinità della Terra e dell’ Inferno. Non meno della luce e dell’ acqua, in
to. Le Divinità della Terra e dell’ Inferno. Non meno della luce e dell’ acqua, in religione naturalis tica ha importanza
dette orgiastiche (da una parola greca che significa sovreccitazione dell’ animo). È poi da notarsi che il concetto di tali
sarsi colla figlia del re di Pessinunte. Allora lo colpi la vendetta dell’ adirata Dea. Giacchè quando era apparecchiato il
one di Cibele ebbe una grande diffusione prima nelle provincie greche dell’ Asia, poi anche nella Grecia continentale. Nella
a nel tempio di Pessinunte. Fu portata a Roma ove giunse nell’ aprile dell’ anno 550/204 e venne accolta in mezzo a solenne p
entava quell’ energia della natura la quale, per effetto del calore e dell’ umido, porta a maturità i frutti delle piante; er
deità benefica per gli uomini, e a lei si riferivano tutti i benefici dell’ agiatezza, della coltura, dell’ ordine morale e c
a lei si riferivano tutti i benefici dell’ agiatezza, della coltura, dell’ ordine morale e civile. — Ma poichè la detta ener
lore vivificante e maturante, è salvo e mantenuto in vita dalle ninfe dell’ acqua ossia dalle nuvole irrigatrici. — Cresciuto
ncipalmente per cura di Sileno, Dioniso pianta la vite, e s’ innebria dell’ umor che da essa cola e allora compiacesi di gira
a estendendo di regione in regione la viticultura e anzi, vero colono dell’ umanità, insegna agli uomini a lavorar la terra,
a vite, ma alfine deve cedere al calore della natura e alla operosità dell’ uomo. — Penteo era re di Tebe, figlio di Echione
leggenda di Arianna, la qual fa parte delle tradizioni locali proprie dell’ isola di Nasso. Questa figlia di Minosse cretese,
entata, Teseo l’ abbandonò e senza di lei salpo colle navi alla volta dell’ Attica. Chi può ridire il dolore della infelice A
ato dal calore fa crescere piante e frutti, e, per i benefici effetti dell’ agricoltura sulla civiltà degli uomini, Dioniso v
, volonteroso compagno delle Grazie e di Afrodite, medico del corpo e dell’ anima, e gli si attribuiva altresi l’ arte del di
stremo Oriente, sorse la leggenda d’ un Bacco Indiano o conquistatore dell’ Oriente. Già prima lo si era fatto peregrinare fi
o dominio, le ninfe erano distinte nolle seguenti categorie: 1º Ninfe dell’ acque. In largo senso comprenderebbero anche le O
tatosi per dissetarsi a una chiara fontana sull’ Elicone, s’ innamorò dell’ immagine sua riflessa nello specchio dell’ acqua,
sull’ Elicone, s’ innamorò dell’ immagine sua riflessa nello specchio dell’ acqua, e poichè l’ oggetto del suo amore non si p
Sileni, di cui parlano per lo più le leggende asiatiche, erano genii dell’ acqua che corre e irriga e feconda; difatti si pe
a con Apollo il citarista, a condizione che il vincitore potesse fare dell’ altro tutto quel che gli talentasse, fu vinto; e
l supplizio con tal forza ed evidenza da destar raccapriccio; e parla dell’ ultimo nell’ undecimo raccontandone la istoria co
, in origine venerato solamente dagli abitanti della montuosa regione dell’ Arcadia e da altre popolazioni dedite alla pastor
adanti e formarne così uno strumeuto musicale, strumento che dal nome dell’ amata chiamò siringa (voce greca che val « zampog
val « tutto », gli Orfici ne fecero un Dio tutto, creatore e signore dell’ universo. 2. Il Dio Pane era venerato specialment
di di culto. Il santuario principale poi era ad Acachesio, città pure dell’ Arcadia. Fuori di questa regione, Pane era venera
atori mandati da Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini dell’ Argolide e dell’ Arcadia udirono la voce di Pane,
Atene a Sparta per chiedere aiuto, giunti ai confini dell’ Argolide e dell’ Arcadia udirono la voce di Pane, la quale li invi
a poesia perduta di Pindaro a Pane in cui lo si invocava come signore dell’ Arcadia, custode dei sacri antri, compagno della
caprino. Talvolta piegandosi a mezzo, riguarda sorridendo gli scherzi dell’ irta coda e stendendo la mano sulla fronte fa omb
una figura più antica di Pane ed una più recente. Nei migliori tempi dell’ arte greca Pane era rappresentato in figura puram
sacri certi boschi, ad es. quello di cui parla Virgilio nell’ ottavo dell’ Eneide (v. 597) nelle vicinanze di Cere. Un tempi
venuta di Enea in Italia, secondo il racconto di Virgilio nel settimo dell’ Eneide (vv. 79-95). — In processo di tempo al con
, detta Faunalia, aveva luogo il cinque Decembre, dunque al principio dell’ inverno; si sacrificava un capro e si facevano of
i in arte non differivano punto da Pane. Un bel Fauno in marmo rosso, dell’ età imperiale, s’ ammira anch’ oggi nel Museo Cap
tura. In origine il culto di questa divinità era ristretto alle città dell’ Ellesponto e della Propontide, poi si estese nell
Ellesponto e della Propontide, poi si estese nella Lidia, nelle isole dell’ Egeo e in Grecia, di là passò anche in Italia e a
, la grande dea delle biade, occorre ricordare alcune divinità minori dell’ agricoltura e della pastorizia, che erano osclusi
us); ma in genere lo si considerava come il fondatore e il protettore dell’ agricoltura italica, onde anche la prosperità dei
uomini in sedi fisse e regnato su loro per lungo tempo (l’ età d’ oro dell’ umana vita). — Intimamente legata con Saturno era
a). — Intimamente legata con Saturno era Ops ed Opis, sua moglie, Dea dell’ abbondanza, identificata colla madre terra produt
In quei giorni una sfrenata allegria dominava in tutta Roma, ricordo dell’ aurea felicità goduta sotto Saturno; non differen
to piaceva loro. Gentile usanza, per via della quale almeno un giorno dell’ anno quella tanto maltrattata classe d’ uomini av
a lui cacciato dal trono celeste che non come Dio della seminagione e dell’ agricoltura. Tale ad es. presso Virgilio nell’ 8o
seminagione e dell’ agricoltura. Tale ad es. presso Virgilio nell’ 8o dell’ Eneide, dove Evandro informa Enea dei primi re ed
one che cambia), era il Dio dei mutamenti di stagione, e specialmente dell’ autunno e dei frutti che in autunno maturano. Gli
ine Etrusca. Un’ altra Cappella dedicata a Vertunno era sulle pendici dell’ Aventino, ed ivi ogni anno il 13 Agosto si faceva
ove fa parlare la statua stessa del vico Tusco; e la graziosa istoria dell’ amore di Vertunno e Pomona forma argomento di un
agricoltura. Poi anche il florire della giovinezza e l’ età più gaia dell’ uomo, per ragion di somiglianza, era sotto il pat
nore. In arte soleva costei rappresentarsi come una giovane nel fiore dell’ età, con corone di flori in testa e mazzi in inan
definitivamente alla madre. Finalmente si convenne che per due terzi dell’ anno Persefone tornasse sopra la terra ad allieta
e sopra la terra ad allietare della sua presenza la madre, e il resto dell’ anno vivesse in inferno col suo sposo e signore.
o la loro madre Metanira ad accogliere la vecchia affidandole la cura dell’ ultimo figlio suo Demofoonte. Così Demetra entrò
Le piccole, dette anche di Agra, dal nome della collina sulle sponde dell’ Ilisso ove si celebravano, avevan luogo nel mese
u affidata la sorveglianza agli edili plebei che pure avevano la cura dell’ annona. Le feste di Cerere, o Cerialia, celebrava
veva anche un altro significato. Giacchè come moglie del tenebroso re dell’ Inferno, anch’ essa era una potenza tenebrosa, co
ogni anno a nuova vita e quello della tenebrosa e inesorabile regina dell’ Orco. Di qui si capisce facilmente come nelle seg
come nelle segrete dottrine dei misteri, Persefone divenisse simbolo dell’ imrnortalità dell’ anima. Giacchè sembra che gli
dottrine dei misteri, Persefone divenisse simbolo dell’ imrnortalità dell’ anima. Giacchè sembra che gli iniziati ai misteri
oltre tomba, ammettendo che il morire non sia altro che un rinascere dell’ anima a più lieta esistenza, supposto sempre che
uindi auche per loro valse Proserpina come moglie di Plutone e regina dell’ inferno. Già s’ è detto che nel culto di Cerere c
a nella mente dei poeti. Anche l’ arte la rappresentò sia come regina dell’ erebo, sia come graziosa figlia di Demetra, ma mo
colari e nelle scene a rilievo che non in statue isolate. Come regina dell’ Erebo vien riconosciuta dallo scettro e dal diade
1. Ade, figlio di Crono e di Rea, quindi fratello di Zeus, era il re dell’ Inferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus, q
la vittoria di Zeus, questi aveva diviso co’ suoi fratelli il dominio dell’ universo, toccò ad Ade il mondo sotterraneo, come
a. lu origine era lui pure che con inflessibile rigore si impadroniva dell’ anima di ogni mortale, non appena fosse scoccata
eus, colui che fa ricchi. 2. Appena si può dire che il misterioso Dio dell’ ombre avesse un pubblico culto in Grecia; qualche
ione con Persefone e Demetra, ad es. a Pilo nella Trifilia, provincia dell’ Elide, presso cui scorreva un fiume chiamato Ache
o cui scorreva un fiume chiamato Acheronte; lo stesso a Ermione città dell’ Argolide. Ma lo si invocava abbastanza di spesso
ottarono in genere le idee greche. Questo è vero anche rispetto al re dell’ altro mondo che essi chiamarono Plutone o Dis Pat
degli immortali l’ odiato suo soggiorno. Più tardi invece, nell’ età dell’ Odissea, si collocava l’ entrata dell’ Inferno ne
o. Più tardi invece, nell’ età dell’ Odissea, si collocava l’ entrata dell’ Inferno nell’ estremo Occidente. E in genere in q
vivervi beati senza alcun affanno, non era ancor concepito come parte dell’ Inferno, ma era creduto una terra posta all’ estr
eguenti si mutarono, e a poco a poco venne formandosi quell’ immagine dell’ Inferno che è più comunemente nota. Era uno spazi
rrente di fuoco), l’ Acheronte (corrente di dolore) e lo Stige (fiume dell’ odio). Quest’ ultimo avvolgevasi più volte intorn
nzo, come nolo per passaggio dello Stige. Di la dai fiumi, alla porta dell’ Inferno, sta custode il terribile cane Cerbero, c
ad attinger continuamente acqua con vasi senza fondo. 2. Descrizioni dell’ inlerno se ne trovano parecchie nell’ opere lette
trovano parecchie nell’ opere letterarie. È noto a tutti l’ 11o libro dell’ Odissea dove si descrive l’ andata di Ulisse nel
i descrive l’ andata di Ulisse nel paese dei Cimmerii e l’ evocazione dell’ ombre e la predizione a lui fatta de’ suoi casi f
Ulisse gli passano davanti ed egli le interroga. Una vera descrizione dell’ Inferno comparisce più tardi; lasciando i minori,
ri, noi ricorderemo solo la bella pittura che fece Virgilio nel sesto dell’ Eneide narrando la discesa di Enea all’ Averno, e
urate, va menzionata la pittura fatta da Polignoto (celebre artista dell’ età di Pericle) nella lesche o sala di convegno,
ito di perseguitare chi s’ era reso colpevole di qualsiasi violazione dell’ ordine morale specialmente nel cerchio dei rappor
e dire i nomi, che erano Aletto (la inquieta), Tisifone (la punitrice dell’ omicidio), e Megera (l’ odiosa). Furono i poeri t
one lo mandò ad Atene perche là fosse giudicato dal celebre tribunale dell’ Areopago presieduto dalla dea Atena. Anche là lo
a; ma alfin luron placate da Atena, colla promessa che sopra il colle dell’ Areopago sorgerebbe un tempio a loro dedicato. Co
oli ateniese era venerata insieme con Ermes e le Cariti, come custode dell’ ingresso e compagna di Artemide. Nel culto privat
re Alcamene aveva figurato così un’ Ecate da collocarsi all’ ingresso dell’ Acropoli d’ Atene. Così pure nel rilievo del gran
quella di destra ha una chiave e una fune o rappresenta la portinaia dell’ inferno, in testa ha un disco simbolo della nuova
cevan l’ ombre dei trapassati. 3. Noto è l’ episodio del decimoquarto dell’ Iliade, ove Era prega il Sonno, quel che tutti do
esciata. Tale la figura che si scorge spesso sul monumenti sepolcrali dell’ età imperiale. Capitolo quinto. Le Divinità d
rivolgevano le loro quotidiane preghiere anzichè alle grandi divinità dell’ Olimpo. I. I Penati. 1. La voce Penates si c
re. Anche ora si può vedero una rappresentazione simile su una moneta dell’ età repubblicana, appartenente alla famiglia dei
ae o le lemures. Che gli antichi credessero alla presenza fra di loro dell’ ombre de’ trapassati è prova la festa delle Lemur
si rifletta che non solo si sentiva il bisogno di spiegare le origini dell’ umanità intiera colmando la lacuna che vi era tra
ella stirpe eolia. Qui spesso s’ intrecciava questa teoria con quella dell’ autoctonia, in quanto si faceva un Dio sposo di q
la Cura, e si fecero così gli uomini creature della Preoccupazione e dell’ affanno. Come intorno all’ origine, così varie er
o a poco coll’ aiuto degli Dei. — Tra le leggende relative agli inizi dell’ umana cultura la più nota e anche la più bella è
questo Prometeo era messo insieme con Efesto ed Atena, Dei promotori dell’ umano progresso. Senonchè per il detto furto esse
onciliazione tra Zeus e il Titano. Qui Prometeo è la personificazione dell’ ingegno umano, che troppo fiducioso in sè stesso
la vita terrestre e s’ è fatto scala all’ Olimpo. E un altro riflesso dell’ idea che col progredire della cultura tra gli uom
use bensì Pandora subito il coperchio della scatola appena s’ accorse dell’ errore commesso, ma non rimase dentro che la fall
ece le frodi, gli inganni, l’ avarizia e la violenza. — Tale la serie dell’ età umane giusta la leggenda comune, ma non manca
moglie era Pirra, nata da Epimeteo e Pandora. Avvertito da suo padre dell’ intenzione che Zeus aveva di sterminare con una g
dir vero, che in opere relativamente tarde come nei poeti e mitografi dell’ età Alessandrina e negli scrittori romani a quell
ncetto che Eschilo si formò di Prometeo come di un Titano benefattore dell’ umanità, che ne è punito da Zeus, e pur tra i tor
ontagne della Tessaglia; i Lapiti abitavano sulle pendici meridionali dell’ Olimpo, i Centauri nelle selve del Pelio. Questi
ini pelosi, dalle chiome arruffate, rozzi e violenti. Non molto prima dell’ età di Pindaro l’ immaginazione greca concepi l’
ti Centauri men rozzi tiene il primo posto Chirone, figlio di Crono e dell’ Oceanina Filira, già menzionato da Omero come ami
Basse presso Figalia in Arcadia, tempio costruito nei migliori tempi dell’ arte greca. Detto fregio fu scoperto nel 1812 e s
bri scultori, Aristea e Papia di Afrodisia. Furon trovate nella villa dell’ imperatore Adriano a Tivoli. b) Admeto e
orte che è venuta per rapir sua preda, si assiste agli ultimi momenti dell’ eroica sposa; il suo distacco dal marito e dai fi
furiato; e già quelli s’ accingevano all’ impresa, quando fatti certi dell’ essere loro dal vecchio pastore che li aveva alle
di Dirce era naturale entrasse presto nel dominio della letteratura e dell’ arte. La letteratura drammatica ne trasse argomen
omnio della pietà è nella statua della madre, detta la mater dolorosa dell’ arte antica; il suo però non è un dolore rassegna
facente. III. Corinto. a) Sisifo. 1. L’ eroe fondatore dell’ antica Efira, detta poi Corinto, era, secondo la
, inventore d’ ogni sorta mtrighi, ma anche della divinazione per via dell’ esame delle interiora. b) Glauco. 1. Glauco
es malis membra absumpsere quadrigae47. Vedi anche i versi 553 e 554 dell’ Ibis di Ovidio. c) Bellerofonte. 1. Un altr
ghe di lei, ella lo accusò al marito di aver tentato tradire i doveri dell’ ospitalità. Allora Preto per vendicare il creduto
no recidersi la mammella destra per non aver impedimenti nel maneggio dell’ arco; il loro regno si diceva essere in Cappadoci
che avessero fatto già di molte scorrerie nei paesi posti sulle rive dell’ Egeo; vedremo che si favoleggiava persino di una
di Bellerofonte ha la sua parte nelle opere letterarie ed artistiche dell’ antica Grecia e di Roma. Un lungo racconto si leg
ll’ antica Grecia e di Roma. Un lungo racconto si legge già nel sesto dell’ Iliade (v. 150-211). Poi si sa che Sofocle compos
, e fondatore del culto di Era sul monte Eubea, in genere come autore dell’ ordinamento civile e religioso degli Argivi. Sore
b) Danao e le Danaidi. 1. Epafo, il figlio di Zeus e di Io, re dell’ Egitto, ebbe una figliuola, di nome Libia (Libya)
d’ Egitto. Il significato naturale del mito deve ricercarsi nel fatto dell’ esservi nel territorio Argivo molte sorgenti ma f
se dementi sicchè presero a scorazzar mezzo nude pei monti e i boschi dell’ Argolide e dell’ Arcadia. Finalmente Preto ottenn
presero a scorazzar mezzo nude pei monti e i boschi dell’ Argolide e dell’ Arcadia. Finalmente Preto ottenne fossero guarite
così madre e figlio, li consegnò a suo fradello Polidette ch’ era re dell’ isola. Polidette voleva far sua moglie Danae, ma
uriale e Medusa, e abitavano all’ estremo Occidente, vicino alle rive dell’ Oceano, dove erano le Esperidi e Atlante. Perseo
queste istruzioni e arnesi mosse Perseo, e prima s’ avviò alla volta dell’ estremo ovest ove abitavano le Graie, quasi avang
le si sottrasse mediante l’ elmo che rendevalo invisibile. Dal tronco dell’ uccisa Medusa nacquero il cavallo alato Pegaso e
di nemici impietrandoli. La leggenda di Perseo si chiude col ritorno dell’ eroe ad Argo. Perseo si riconcilia bensì coll’ av
quale per timor di lui era fuggito a Larissa, ma, poichè il vaticinio dell’ oracolo doveva pure avverarsi, divenne uccisore d
arie e commoventi di Perseo entrarono nel dominio della letteratura e dell’ arte. Già Esiodo ha una quasi compiuta esposizion
o Ippocoonte, trovarono amichevole accoglienza presso Testio, signore dell’ antica città di Pleurone in Etolia. Costui diede
rambi nel mondo dei morti, un altro giorno godessero entrambi la luce dell’ Olimpo. I Dioscuri divennero oggetto di grande ve
ta da modelli in bronzo, ma in ogni modo una copia fatta bene e forse dell’ eta di Augusto. A Vienna trovasi un rilievo prove
o molto interessante. VI. Attica. a) Cecrope. Gli abitanti dell’ Attica, come gli altri Greci, si ritenevano nati
eva avesse avuto luogo la contesa di Posidone e di Atena pel possesso dell’ Attica, e soggiungevasi che egli avesse contribui
veva la prevalenza e rendeva possibile la coltura della terra, specie dell’ olivo, e di questa diffusione di coltura un po di
e la discendenza del re d’ Attica. 1. A Cecrope successe nel regno dell’ Attica Cranao, da alcuni detto suo figlio. Sotto
azzia; ed Erittonio venne allevato dalla stessa Dea nel suo santuario dell’ Acropoli, e fatto poi re di Atene. Anche ad Eritt
iberare la patria da quest’ invasione se non sacrificando, per ordine dell’ oracolo, una delle sue figliuole agli Dei inferna
lla dominazione ionica. La leggenda attica posteriore, più complicata dell’ antica, conosceva anche un secondo Eretteo, fissa
ti alla lor volta i Mezionidi, avrebbero fra loro diviso la sovranità dell’ Attica in guisa che ad Egeo toccò Atene e le terr
particolarmente di Teseo, l’ eroe più celebre e come a dire l’ Eracle dell’ Attica, è da ricordare prima chi gli fu madre. Es
sia stato educato dal centauro Chirone, cosa inevitabile per un eroe dell’ età mitica. Allorquando Egeo prese congedo da Etr
cinquanta figli di Pallante, che appunto volevano entrare in possesso dell’ eredità dello zio, creduto fin allora senza figli
a ringraziare la Divinità dei frutti autunnali e lamentare colla fine dell’ estate la dipartita di Apollo. Politicamente Tese
di Apollo. Politicamente Teseo riunì in una comunità le varie regioni dell’ Attica, e istituì la festa delle Panatenee a cui
ttenere la successione. Più tardi le ossa di Teseo furono, per ordine dell’ oracolo, da Sciro trasportate ad Atene, e un temp
oracolo, da Sciro trasportate ad Atene, e un tempio fu eretto a onor dell’ eroe. Se questo tempio sia quello ch’ era denomin
ebravasi l’ 8 del mese Pianepsione. 3. Tante vicende e gesta gloriose dell’ eroe ionico dovevano naturalmente appassionare po
illustrare la leggenda di Teseo. La canto prima Omero in alcuni passi dell’ Iliade e dell’ Odissea, e altri epici minori come
eggenda di Teseo. La canto prima Omero in alcuni passi dell’ Iliade e dell’ Odissea, e altri epici minori come Artino, Lesche
i, che si complicarono e divennero oscure e intricate. L’ eroe mitico dell’ isola e primo re fu Minosse. Era figlio di Zeus e
i ai Cretesi e fondò una potente signoria che si estese a molte isole dell’ Egeo e fin anco in Attica, dove egli prese Megara
sto figlio Altemene Catreo ebbe morte secondo un’ antica disposizione dell’ oracolo. Altri figli di Minosse furono Deucalione
ndo delle Metamorfosi (844-855); e dal medesimo in racconto notissimo dell’ ottavo libro (183-230) la fuga di Dedalo dal labi
ove ricordato dello stesso libro il racconto della caduta di Megara e dell’ uccisione del Minotauro (vv. 1-182). b) Talo.
festo, o, secondo altri, Giove l’ aveva donato a Minosse come custode dell’ isola di Creta. Egli percorreva di corsa tre volt
più importanti, disponendole secondo i momenti principali della vita dell’ eroe, ed avvertendo che molte son di origine rela
iso Elettrione, dovè, per sottrarsi alla vendetta di Stenelo fratello dell’ ucciso, fuggire da Tirinto colla sua sposa e cerc
to nel trar d’ areo, da Autolico nella lotta, da Castore nel maneggio dell’ armi, da Anfitrione stesso nel guidare i cavalli,
) Il cinghiale di Erimanto era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Elide e dell’ Arcadia e guastava i c
e di Erimanto era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Elide e dell’ Arcadia e guastava i campi di Psofi
era sbucato dal monte Erimanto sul confini dell’ Acaia, dell’ Elide e dell’ Arcadia e guastava i campi di Psofi. Eracle lo in
non dubitò promettere il decimo de’ suoi armenti, tanto era persuaso dell’ ineffettuabilità di un simile tentativo. Pure Era
un simile tentativo. Pure Eracle ci riuscì; giacchè deviato il corso dell’ Alfeo o del Peneo o di tutte due, e fatte passar
da Euristeo ad Eracle. Aiutato da Ermes e Atena, s’ avviò alla volta dell’ Erebo, passando per il promontorio Tenaro in Laco
ell’ Erebo, passando per il promontorio Tenaro in Laconia. Alle porte dell’ Ade trovò Teseo e Piritoo legati in seguito al te
ni viene collocata in Tessaglia, da altri nel Peloponneso sul confini dell’ Arcadia e della Messenia, ed anche in Eubea press
folia di particolari, e vennero introdotti a combattere anche gli Dei dell’ Olimpo, parte a favor di Neleo parte in aiuto di
poi colla ruggine della stessa lancia risanato. — Segue nella storia dell’ eroe la lotta sostenuta per ottenere in moglie De
ua natura, ma in nessuna guisa potè sottrarsi alle strette soffocanti dell’ eroe; infine come toro perdette uno dei corni, ch
i corni, che riempito da una ninfa di flori e frutti diventò il Corno dell’ abbondanza. Eracle vincitore sposò Deianira e con
a Deianira un po’ del suo sangue e dicendo avrebbe potuto prepararne dell’ unguento magico da assicurarsi in ogni caso l’ am
Cinosarge. In secondo luogo lo si venero come salvatore e benefattore dell’ umanità, e lo si invocava per aiuto nelle diffici
ici del monte stesso un ladrone per nome Caco, abitante in una grotta dell’ Aventino presso il Tevere, gli tolse via alcuni b
mpli, come il tempio di Hercules victor ivi stesso, e un altro a pie’ dell’ Aventino vicino alla porta Trigemina. E invalse l
storia Eraclea, attenendosi specialmente alle leggende di Trachine e dell’ Oeta; poesie speciali compose per celebrare le no
i « scudo di Eracle », perche la descrizione delle armi e dello scudo dell’ eroe viene ad essere l’ argomento principale. Tac
e i poeti lirici inserirono qua e là nelle loro opere cenni e ricordi dell’ eroismo di Eracle; bastimi ricordar Pindaro, che
le che s’ aggirano intorno alla presa di Ecalia e alle ultime vicende dell’ eroe. Altri fra i racconti Eraclei per qualche la
ime e piacevolissime. Fra i poeti moralisti, Ercole divenne l’ ideale dell’ eroe che superando innumerevoli difficoltà, e com
i abbattono e sfibrano (Od. 3, 3, 10); e lo ricorda pure come esempio dell’ invidia che perseguita gli uomini generosi mentre
e dono fatto dalla innamorata Deianira allo sposo e la dolorosa morte dell’ eroe sul rogo. Ancora nel duodecimo libro è menzi
le Trachinie di Sofocle, rappresenta la dolorosa morte e l’ apoteosi dell’ eroe. All’ arti figurative e specialmente alla st
ose pervenuteci dall’ antichità, tanta è la grandiosità delle forme e dell’ atteggiamento, e la perfetta armonia delle linee
e gli era moglie Altea, figlia di Testio re di Pleurone, altra città dell’ Etolia. Loro figlio era Meleagro, l’ eroe degli E
ade. Ma più tardi si invento un’ altra storiella per spiegare la fine dell’ eroe. Si diceva che poco dopo la sua nascita, le
ose. Così visse e crebbe Meleagro. Ma quando questi si rese colpevole dell’ uccisione degli zii, allora Altea soffocando in s
tratta di un mito naturale, giacchè la lotta col cinghiale, la lotta dell’ eroe contro un mostro di natura, è costante espre
iù patetica, cioè l’ amore di Meleagro per Atalanta e l’ acerba morte dell’ eroe. Fra i Latini, illustro la favola con poetic
e d’ altra parte non osando usare aperta violenza, pensò di disfarsi dell’ incomodo ospite affidandogli qualche pericolosa a
a tutti il varco all’ Eusino. Allora costeggiando la riva meridionale dell’ Eusino, arrivarono prima al paese delle Amazoni,
ccide Laio e tutti quei del seguito. Così era avverata la prima parte dell’ oracolo. Seguitando poi la strada verso Tebè, Edi
ndò errando di luogo in luogo in cerca di pace, finchè a Colono, demo dell’ Attica, ebbe rifugio nel bosco delle Eumenidi, ed
edendosi vinto. In questo modo Pelope ottenne Ippodamia e la signoria dell’ Elide; mal ripagò poi Mirtilo del servizio resogl
i, costui sarebbe stato da suo padre Ermes mutato nella costellazione dell’ auriga. — Figli di Pelope e di Ippodamia furono A
Atreo e della sua stirpe fuggì e riparossi alla corte di Tesproto re dell’ Epiro. Più tardi gli riuscì ancora di vendicarsi,
n altro figlio di Zeus, nato da una figliuola del fiume Asopo. Era re dell’ isola di Egina ed ebbe in moglie una figlia del c
e per la sua giustizia ascritto con Minosse e Radamanto fra i giudici dell’ inferno. Figli di Eaco furono Peleo e Telamone. C
e per l’ ospite che alla bellezza delle forme aggiungeva lo splendore dell’ abbigliamento orientale. Essendo Menelao temporar
lle uomini, morì infine per man d’ Achille, strozzato colla correggia dell’ elmo, perch’ era invulnerabile. — Poichè i Greci
zone Patroclo ed Ettore, il primo venne facilmente ucciso e spogliato dell’ armatura. A stento il cadavere fu salvato in segu
e cos’ altro sono le goccie della mattutina rugiada se non le lagrime dell’ Aurora? — Segue il grave avvenimento della morte
re dall’ impresa salparono con la flotta, e si ripararono in un portò dell’ isoletta di Tenedo. I Troiani, lieti della parten
felice, scampato anzi a una furiosa tempesta che lo colse sulle coste dell’ Eubea, nella sua reggia di Micene trovò la morte
esta lo puni facendolo naufragare presso il promontorio Cafereo a sud dell’ isola d’ Eubea. A stento egli potè salvare la vit
suo fratello; Diomede combattè, vinse e restituì all’ avo la signoria dell’ Etolia. Si noti però che alcuni fanno quest’ impr
interessante di avventure capitò ad Ulisse, secondo il noto racconto dell’ Odissea Omerica. Enumerate brevemente riduconsi a
dall’ Oceano, per potere presso i boschi di Persefone, nel vestibolo dell’ inferno, interrogare l’ anima di Tiresia e saper
i i prescritti scongiuri, gli compariscono su dalle caligini profonde dell’ Ades l’ ombra di Tiresia e molte altre di eroi ed
compagni di Ulisse spinti dalla fame dieron di piglio ad alcuni capi dell’ armento di Elios, sebbene Ulisse ne li avesse sev
dall’ onde, il decimo-settimo scorge nella lontana nebbia il profilo dell’ isola di Scheria; ma mentre pieno di speranza s’
questa scuola (terzo secolo av. C.; il Lessing lo giudicò del 1º sec. dell’ e. v.). « Ciascuna delle tre figure, scrive il G
or nemico il cadavere di Achille. In ogni modo il bel corpo giovanile dell’ eroe morto colle membra abbandonate ed inerti fa
. 1. Agli eroi del braccio e della guerra fanno riscontro gli eroi dell’ intelligenza e dell’ arte, giacchè anche l’ eccel
braccio e della guerra fanno riscontro gli eroi dell’ intelligenza e dell’ arte, giacchè anche l’ eccellenza dell’ ingegno,
gli eroi dell’ intelligenza e dell’ arte, giacchè anche l’ eccellenza dell’ ingegno, suscitando l’ ammirazione degli uomini,
i cantori popolari e entrasse nel dominio della leggenda. Or la virtù dell’ ingegno s’ esplicava nell’ età eroica in tre modi
tri per aver egli rivelato i segreti della Dea. Come tutti i veggenti dell’ antichità intendeva il linguaggio degli uccelli e
n Rachio di Creta, diè alla luce Mopso, il quale divenne il fondatore dell’ oracolo di Mallo in Cilicia. 3. I più celebri poe
l fondatore dell’ oracolo di Mallo in Cilicia. 3. I più celebri poeti dell’ età eroica furono Orfeo, Lino, Tamiri e Museo. Or
la musica e Tarte del canto poetico, pose sua residenza nelle regioni dell’ Olimpo. Cantava così bene che le pi ante e le pie
ar le lagrime fin sul ciglio delle Erinni e il petto di bronzo del re dell’ ombra si commosse. Gli fu concesso che Euridice s
rania, come Orfeo di Calliope, e rallegrava de’ suoi canti le regioni dell’ Elicona. Forse costui non è altro che la personif
re. — Tamiri (Thamyris) fu il primo dei cantori antichi che allietava dell’ arte sua le corti de’ principi e dei nobili e la
ori in Omero; e Pindaro nella prima Nemea lo chiama l’ esimio profeta dell’ altissimo Zeus, il profeta di verità; mentre i Tr
ende cretesi. Anche l’ arte prese sovente ad argomento i vati e poeti dell’ età mitica; qui ricordiamo solo un bel rilievo in
perio regge egli solo. » 4. Vedine la descrizione in Gentile, Storia dell’ arte greca, p. 95. 5. « Di sguainate spade si co
di Delfo e su Claro(nella Ionia, presso Colofone) e su Tenedo (isola dell’ Egeo dirimpetto alla Troade) e su Patara (città d
e nel mondo son detto il soccorritore, e soggetta a noi è la potenza dell’ erbe ». 8. Più minuti particolari in Gentile, o
li donzelle; e voi, fanciulli, lodato il chiomato Dio di Cinto (monte dell’ isola de Delo ove Apollo nacque); lodate Latona a
l mondo tutto ». 19. En. 8, 589: « La stella Lucifero, a Venere più dell’ altre stelle caramente diletta. » 20. Carm. I,
e smorto sempre il viso per la fame. » 34. Si coafroati la pittura dell’ Ariosto, Orl. Fur. 33, str. 120. Erano sette in
9. Epig.100: « i lusinghevoli pericoli del mare, e il terror gradito dell’ onde. » 40. « Cantone il grammatico, sirena lat
2 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
er insinuare destramente alla gioventù, gli elementi delle scienze, e dell’ amena letteratura. La sua opera rimasta inedita f
, che oltre ad avere adottali tutti gli Dei della Grecia, e molti pur dell’ Egitto, e delle altre nazioni, assai numero ne co
erano gli Dei campestri, e quelli, che presedevano alle varie vicende dell’ umani vita, al nascere, alle nozze, ai parti, ec.
le Nereidi o Ninfe del mare. Da Taumante ed Elettra, figlia parimanti dell’ Oceano venne prima e poi le Arpie Aello ed Ocipet
ongiunta con Perse fu di madre di Ecate. Giapeto da Climete, figlia dell’ Oceano, ebbe Atlante, Menezio, Prometeo, ed Epime
vvolto in fasce, cui avidamente Saturno si trangugiò senza accorgersi dell’ inganno. Giove cresciuto in breve tempo vinse co
e effigiarsi con due facce: finalmente che sotto Saturno fiorì l’ età dell’ oro, nella quale, favoleggiarono i poeti che la t
il suo nome. Gli si ponevano dodici altari secondo il numero de’ mesi dell’ anno; e come quattro sono le stagioni, cosi talor
i distinguevano: il primo e il secondo nati in Arcadia, l’ uno figlio dell’ Etere, e padre di Proserpina e di Libero o Bacco,
di tutto abbondasse chi di lei avesse le corna, dette perciò le corna dell’ abbondanza. Caccialo dal regno Saturno suo padre,
adre, ci diviselo co’ fratelli, ritenendo per se il regno del cielo e dell’ aria, e lasciando a Nettuno il Regno del mare, ed
l’ aria, e lasciando a Nettuno il Regno del mare, ed a Plutone quello dell’ inferno. Ma fierissime guerre per conservare il r
sinistra sotto a Bachino, le gambe sotto a Lilibeo, e le teste sotto dell’ Etna, da cui tuttavia vomita il fuoco. La terza f
ima dichiarate figlie della Notte. La terza moglie fu Eurinome figlia dell’ Oceano, che partorì le tre Grazie Aglaia, Eufrosi
ia altri figli. Da Maio figlia di Atlante ebbe curio; da Dione figlia dell’ Oceano ebbe Venere; da Semole figlia di Cadmo ebb
le coste marittime, perciò il primo fu detto re del cielo, il secondo dell’ inferno, il terzo del mare; che avendo molti avut
o figliuola d’ Inaco re di Argo. Standosi Giove con questa si accorse dell’ appressar di Giunone, e per nasconderla la cangiò
llo stesso Vulcano. A Giunone insieme con Giove altribuivasi il regno dell’ aria. Sotto il nome di Lucina ella era in vocata
ente da’ Saiti; la terza nata dal cervello di Giove di Corise, figlia dell’ Oceano, venerata dagli Arcadi sotto il nome di Co
onsiglio della ninfa Egeria chiesto a Giove un pegno della perpetuità dell’ impero romano, egli mandò dal cielo uno scudo rot
li pur nominavasi Mamurio, com’ egli a Numa aveva chiesto in compenso dell’ opera sua) e con salti, per cui a’ medesimi sacer
a ambi i lati rimase perpetuamente. Fu ivi nutrito da Eurinome figlia dell’ Oceano, che ne prese compassione, e cresciuto si
, vale a dire nella seconda. Nelle nozze di Peleo, e di Tetide figlia dell’ Oceano alle quali furono invitati tutti gli Dei,
contro tosto di lui ardentemente si accese. Ma poco tempo potè godere dell’ amor suo; perciocchè egli appassionatissimo della
incipalmente nell’ isola di Citerà, ed in Gnido, Pafo, Amatunta città dell’ isola di Cipro, Ebbe quindi i nomi di Citerà, e d
che Omero ed Esiodo sempre da lui distinsero, ebbe da Climene figlia dell’ Oceano Faetonte, Lampezia, Faesosa, e Febe o Lamp
iò offerta, egli fu risanato, ed Alceste fu poi da Ercole tratta fuor dell’ l’ Inferno, dopo avervi incatenata la Morte. Dura
azione, e col mandar un mostro marino, al quale Laomedonte per ordine dell’ oracolo dovette esporre la figlia Esione, che fu
lo in orso lui pure, e trasportò in ceelo amendue nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e dell’ orsa minore; Giunone però
trasportò in ceelo amendue nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e dell’ orsa minore; Giunone però implacabile, altro non
mercatanti, e spesso perciò dipingevasi con una borsa nelle mani. Dio dell’ eloquenza fu egli pur nominato, e si finse che da
si disse aver ucciso Nisa; il terzo figlio di Caprio, che fu detto re dell’ Asia in onore di cui furono istituite le feste Sa
i Saturno e di Rea fu Cerere, ed a lei venne attribuita l’ invenzione dell’ agricoltura, per cui gli uomini, che si pascevan
di Proserpina. Essendo questa da Plutone stata rapita nelle campagne dell’ Enna in Sicilia, Cerere corse per ogn’ intorno a
e accese alle fiamme del monte Etna. Aretusa, che era prima una ninfa dell’ Elide, e che inseguita dal fiume Alfeo si seppell
iugne però aver ella ottenuto in seguito, che Proserpina pei sei mesi dell’ anno con lei si stesse, e per altri sei con Pluto
o. Aristeo figlio di Apollo e della ninfa Cirene fu creduto inventore dell’ arte di far l’ olio, il cacio, ed il mele. Mentre
tendendovi adjuvet, ed Ædepol, cioè per Ædem Follacis. Ad ogni parte dell’ uman corpo un Dio particolare pur presedeva. Giov
alle dita, Mercurio a’ piedi, Tetide alle calcagna. Le varie vicende dell’ umana vita erano anch’ esse raccomandate a partic
siodo, fu Ponto figlio della Terra e Padre di Nereo a cui Dori figlia dell’ Oceano partorì le Ninfe del mare dette perciò Ner
o abbiam detto esser toccato a Nettuno. Questi sposò Anfitrite figlia dell’ Oceano, cui fè rapir da un Delfino, che in ricomp
, e la seconda Liduna. Custode del gregge marino era Proteo figliuolo dell’ Oceano e di Teli figlia della terra, il quale da
a il porto d’ Itaca. Ma un altro Forco da Cicerone si accenna, figlio dell’ Oceano e di Salacia, il quale, die’ egli, fu re d
imi mostri erano amendue nello stretto di Messina. Scilla dalla parte dell’ Italia, e Cariddi dalla parte della Sicilia. C
arte della Sicilia. Capo XVIII. Di Eolo, e de’ Venti. L’ impero dell’ aria fu da’ Mitologi assegnato, come abbiam detto
pedizione degli Argonauti. Capo XIX. Di Plutone, e degl’ altri Dei dell’ inferito, e de’ principali condannati, che ivi er
Nettuno, a cui nella divisione accennata più addietro toccò il regno dell’ Inferno, veniva pur nominato Giove infernale, e D
la terra; e uscì dall’ Inferno per vedere che fosse. Stava ne’ campi dell’ Enna Proserpina figlia di Giove e di Cerere colle
dove agli Dii celesti le vittime si offerivano io numero dispari. Dea dell’ Inferno era pur Ecate, che alcuni confondono con
dicendola figlia di Geo, e di Febo. Nella Tracia ed in Alene qual Dea dell’ Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata da alc
rie, o Dire, o Erinni, o Eumenidi, Tisifone, Megera ed Aletto, figlie dell’ Acheronte e della Notte, aveano già nell’ Inferno
della Necessità, che essendo particolarmente venerata in Ramno borgo dell’ Attica, ebbe il soprannome Ramnusia; persecutore,
ontorio del Peloponeso. Ovidio ne finse un terzo in Sicilia ne’ campi dell’ Enna, ove Ciane fu convertita in’ fonte. Eranvi c
ppresentavasi come un fiume di fuoco. Le acque di Leto erano l’ acque dell’ oblivione, e bevute faceano dimenticare tutto il
ione, e bevute faceano dimenticare tutto il passato. Stige era figlia dell’ Oceano, e formava, secondo Esiodo, un decimo ramo
ri sette anni dal consorzio e dalla mensa de’ Numi. Caronte figliuolo dell’ Erebo e della Notte, vecchio ma di robusta e verd
r cui nel seppellirli poneasi loro una moneta, sotto la lingua. Di là dell’ Acheronte era il cane Cerbero con tre teste, nato
Cerbero con tre teste, nato da Tifone e da Echina, ch’ era il custode dell’ Inferno. Tre giudici, Minosse, Radamanto ed Eaco,
rano Orride Dio principale degli Egizi, che a lui debitori credevansi dell’ agricoltura e delle leggi; Iside di lui moglie, l
midei’ fu Prometeo figlio di Giapeto uno de’ Titani, e di Asia figlia dell’ Oceano. Dotalo di astutissimo ingegno egli volle
a Giove il giuramento che chi nascerebbe il primo avesse impero sopra dell’ altro, indi corse ad accelerare la nascita di Eur
è recideansi la destra mamma, onde non fosse d’ impedimento al tirare dell’ arco; e fatta prigioniera Ippolita loro regina, l
era stato compagno in quell’ impresa. 7. Purgò le stalle di Augia re dell’ Elide dal letame accumulatovi da trenta anni, col
to di una si accorse dov’ erano, e rovesciato nel Tevere il comignolo dell’ Aventino scoperse la grotta; indi gettatosi tra i
figlia di Laomedonte re di Troia dal mostro marino, a cui per ordine dell’ oracolo era stata esposta, come s’ è detto (Parte
ettuno. Il poter di cangiarsi in varie forme avea pure Acheloo figlio dell’ Oceano e della Terra, il quale venne a tenzone co
costretto a cedere. Quel corno poi, dice Ovidio, che il corno divenne dell’ abbondanza; sebbene altri per corna deli.’ abbond
che quegli avvedutosi a tempo il colpì con un dardo tinto del sangue dell’ Idra, e l’ uccise. Lasciò però Nesso a Deianira l
iò però Nesso a Deianira la veste intrisa del suo sangue e del veleno dell’ Idra, dandole a credere che con quella avrebbe ri
te. Si accese ei poscia per Onfale regina di Litia, la quale abusando dell’ impero sovra di lui acquistato, il costrinse a tr
po ch’ ebbe sposata Deianira, innamorossi di Iole figlia di Eurilo re dell’ Ecalia, di che Deianira fatta gelosa gli mandò pe
in Etiopia, dove Andromeda figlia di Cefeo e di Cassiopea per ordine dell’ oracolo era esposta ad essere divorata da un most
questi si mosse contro di Tebe. Anfiarao però, ch’ era della famiglia dell’ indovino Melampo, e prevedeva di dover sotto a Te
ve sacrificollo a Giove (il quale poi lo trasportò in cielo nel segno dell’ ariete), e ne sospese la pelle, che avea la lana
on ripassare gli scogli Gianei, entrarono; secondo alcuni, nelle foci dell’ Istro o Danubio, e se ne venner contr’ acqua fino
e che prima di arrivarvi essi vennero dalla tempesta sbattuti ai lidi dell’ Africa; Omero accennò pure che superarono essi ih
o, che poi diede il nome alla Media. Chirone nacque da Fillira figlia dell’ Oceano congiunta a Saturno, il quale sorpreso dal
viaggio. Mentre stava esaminando le saette di Ercole tinte dal sangue dell’ Idra, una che a caso il ferì gli creò tal dolore,
ente Castore, e Clitennestra avea avuta la fecondazione da Tindaro re dell’ Ebalia, marito di Leda. Quindi è che Polluce era
la sua morte ei fu in compagnia di Radamanto e di Eaco fatto giudice dell’ inferno. Il secondo figlio di Licasto e di Ida, f
ndotto da Creta ad Euristeo, e che questi avea mandato a devastazione dell’ Attica, e a Grondone il porco che disertava le ca
Vuolsi però da molti che questa Proserpina fosse moglie di Edoneo re dell’ Epiro, per toglier la quale essendo andati Teseo
se Paride l’ occasione che Menelao ebbe a partire per Creta, abusando dell’ ospitalità, si tolse Elena sulle sue navi, e cond
llo; Aiace figlio di Oileo re di Locri; Palamede figlio di Nauplia re dell’ Eubea; Ulisse figlio di Laerte re d’ Itaca; Stene
una parte della Tracia coi figli Elieaonio e Polidamante; Melinone re dell’ Etiopia figlio di Titone e dell’ Aurora; Eufemo r
Elieaonio e Polidamante; Melinone re dell’ Etiopia figlio di Titone e dell’ Aurora; Eufemo re de’ Ciconi; Serpedone re di Lic
n vendetta di ciò fu poi detto, che Ulisse nel campo di Troia nascose dell’ oro sotto la tenda di Palamede, e accusandolo di
o della morte di lui. Ercole volle che le sue frecce tinte del sangue dell’ Idra fossero seppellite con esso-lui, e fe giurar
anni si occuparono i Greci a prender e saccheggiare le città e terre dell’ intorno, finchè nel decimo anno tratte le navi su
elle armi andar egli a combattere contro di Ettore; ma ne fu ucciso e dell’ armi spogliato. Addoloralo per la perdila dell’ a
re; ma ne fu ucciso e dell’ armi spogliato. Addoloralo per la perdila dell’ amico allor finalmente si mosse Achille per vendi
rmano l’ argomento del primo poema epico che sia apparso, vale a dire dell’ Iliade di Omero. Riconciliatosi Achille con Priam
una fascia datagli da Ino Leucotea, potè a nuoto salvarsi in un fiume dell’ isola. Quivi presentatosi nudo a Nausicaa figlia
se poi che Cigno fu da Nettuno cangiato in Cigno, e Mennone a’ preghi dell’ aurora convertito insieme co’ suoi compagni negli
sotto Troia perduto aveano il re loro Filemone e venuto all’ estremo dell’ Adriatico fondò la città di Padova, e discacciati
non senza timore le greche isole arrivò a Butroto, ora Batrinto porto dell’ Epiro, ove regnava Eleno figlio di Priamo con And
na candida Troia con trenta candidi figli. In questo giro alle radici dell’ Etna gli si presentò il greco Achemenide, cui Vir
a’ rischi del mare, e quattro di queste rimasero incendiate, il fuoco dell’ altre fu estinto da una dirotta pioggia mandata d
e ancora si divoravano, conobbe Enea con ciò compì anche il vaticinio dell’ arpia Celeno. Spedì adunque Oratorio a Latino re
guerra, Turno cercò di trarre al suo partito quanti potè de’ principi dell’ Italia, fra i quali Mezenzio, che per le sue crud
, Turno frattanto avvisato da Giunone per mezzo d’ iride di profittar dell’ assenza di Enea, assalì la piccola città, dove En
la natura e ne formò il Mondo. Sotto al regno di Saturno fiori l’ età dell’ oro, in cui la terra tutto producea da se medesim
a tutto producea da se medesima. Venne sotto al regno di Giove l’ età dell’ argento, in cui egli costrinse gli uomini a colti
cangiata in orsa, e trasportata col figlio Arcade nelle costellazioni dell’ orsa maggiore, e minore. Parte I. Capo XI. Il cor
so, dapprima bianchi, diventin neri. Leucotoe è cangiata nell’ albero dell’ intenso, e Clizia in girasole. Parte I. Capo IX.
enisse la cagna d’ Icario figlio di Ebalo, e che avendo certi pastori dell’ Attica ucciso Icario e gettatolo in un pozzo, per
tati in iscogli sottomarini. La figlia di Alcidamante in Cartea città dell’ isola Cea è trasformata in colomba. Cigno figlio
quale dà il nome di Trage; e questi, divien poi ivi il primo maestro dell’ arte di predire il futuro. Un’ asta scagliata da
dove si manifesta sotto la forma di una cometa. Appendice. Origine dell’ idolatria. Riti Religiosi de’ Gentili, delle loro
lmente del Sole e della Luna. Da questo, si passò al culto del Fuoco, dell’ Aria, e de’ Venti, del Mare e dei Fiumi, della Te
bazioni, che consistevano nel versare del vino (o in mancanza di esso dell’ acqua) in onore del Dio, al quale sacrificavasi.
custodi del fuoco di Vesta, e in molle parti cosi della Grecia, come dell’ Italia le Baccanti, o Menadi, o Bassaridi, o Tiad
nella Grecia erano 1. gli Olimpici, che celebravansi in Olimpia città dell’ Elide, ogni quattro anni, e da cui prese origine
3 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
del canto mansuefaceva le tigri e spetrava i massi, esprime il potere dell’ eloquenza e della musica sugli uomini, ed anche l
3. Poi ottennero templi ed altari gli uomini celebri ed i benefattori dell’ umanità, e la riconoscenza rese divini i guerrier
no successi ai Titani rappresentino le potenze secondarie, agitatrici dell’ aria, dell’ acqua, del fuoco. Le quali manifestan
ai Titani rappresentino le potenze secondarie, agitatrici dell’ aria, dell’ acqua, del fuoco. Le quali manifestandosi in prin
ui è rappresentata in alcuni momenti la inesorabile Necessità, figlia dell’ Intemperanza, recando nella sua mano di ferro e c
amente gli ordini della inesorabile divinità. 25. Cielo o Cèlo figlio dell’ Aria e del Giorno passava per una divinità antica
alla sua. Giapeto abitava in Tessaglia, vale a dire in uno dei paesi dell’ Europa che furono i primi ad essere abitati e inc
se lo fece compagno nel supremo potere. 33. Saturno, per gratitudine dell’ ospitalità generosa, lo dotò di così raro intelle
fronte. 34. Il regno di Saturno e di Giano in Italia fu chiamato Età dell’ oro, ossia regno degli Dei e prima età del mondo,
ruscello. Dante, Purg., c. 22. Ovidio nelle Metamorfosi (traduzione dell’ Anguillara) descrive la beatitudine dell’ Età d
lle Metamorfosi (traduzione dell’ Anguillara) descrive la beatitudine dell’ Età dell’ oro.9 Questo un secolo fu purgato e
osi (traduzione dell’ Anguillara) descrive la beatitudine dell’ Età dell’ oro.9 Questo un secolo fu purgato e netto D’ogni
veramente secol d’ oro, Dove, senz’ alcun mal, tutti i ben fòro ! Età dell’ argento. Poichè al suo vecchio Dio10 nojoso e len
suo tiranno Giove. Egli quel dolce tempo, ch’ era eterno, Fece parte dell’ anno molto breve, Aggiungendovi state, autunno e
rze ed agli inganni, Agli omicidj ed a mille atti indegni, Ed a tante dell’ uom ruine e danni ; Chè per ostare in parte a tan
insieme nelle città, creò le leggi, e dette loro l’ idea del giusto e dell’ onesto. Numa Pompilio secondo re di Roma (714 ann
itano il numero 300 e con la sinistra il 65 per significare la misura dell’ anno. Da lui ha preso il nome il mese di gennaio,
Lazio in onor di Saturno e in memoria della dimora da esso fattavi e dell’ età dell’ oro, furon dette Saturnali, e celebrate
onor di Saturno e in memoria della dimora da esso fattavi e dell’ età dell’ oro, furon dette Saturnali, e celebrate ogni anno
ocità con cui passa ; e il serpente che forma un cerchio è l’ emblema dell’ eternità e della prudenza ; mentre il fanciullo c
e di abbandonare la custodia del fuoco di Vesta per accendere la face dell’ Imeneo ; ma per lo più preferivano di rimanere ne
semplare alle novizie. Le Vestali conservaronsi in Roma fino ai tempi dell’ Imperatore Teodosio. 47. Le feste in onor di Cibe
ra e di seminare il grano ; sicchè gli antichi l’ adorarono quale Dea dell’ agricoltura, e più specialmente delle messi e dei
fece madre di Pluto (254), Dio delle ricchezze. 53. Plutone (313), re dell’ inferno, era brutto e nero (Dante lo dipinge rabb
ome. Altri vi riconoscono l’immagine del sole che si alza dalla parte dell’ Oriente dove è posta l’ India, e illumina success
ricongiungere tutto ciò che la collera aveva separato, nuovo simbolo dell’ eloquenza. La credenza in cui erano gli antichi c
uesta credenza in Italia ; ed era convinto d’aver già vissuto a tempo dell’ assedio di Troja nel corpo del guerriero Euforbo.
l’ assedio di Troja nel corpo del guerriero Euforbo. In alcuni popoli dell’ India sussiste ancora la credenza della metempsic
va perfettamente il flauto, era logico esimio, ed aveva fama di padre dell’ eloquenza ; ed allora lo rappresentavano con una
del mondo ; e secondo altri era figlia di Giove (63) e di Diana ninfa dell’ Oceano (192). Abitava i contorni di Citera ; ma Z
bella la verità e profittevole la finzione, lo fa nascere da Poro Dio dell’ abbondanza unitosi in matrimonio con Penia Dea de
ittor : viva e festosa Fiamma sopra di lei s’inalzi e strida ; E l’un dell’ altro degni e Sposo e Sposa Qui congiungan le pal
insieme abbracciate per indicare che fanno gradito e bello il vincolo dell’ umano consorzio, e che la semplice beltà della na
a con sua madre in un prato smaltato di fiori, dove volendo far prova dell’ agilità delle sue ali, si vantò che in pochi minu
il globo del mondo da essa rigenerato, e presso alle mammelle la face dell’ Imeneo (174). Erano incoronate di rose, l’incarna
oste rimpetto alla parte più bella d’Italia e sotto il clima più mite dell’ universo, e celando negli scogli la mostruosità d
irava intorno all’Inferno. I poeti ne hanno formata una ninfa, figlia dell’ Oceano (192) e di Teti (192), e le danno per figl
pea questo giuramento era per dieci anni bandito dal cielo, e privato dell’ ambrosia e del néttare. L’Ambrosia (ambrosios, im
i orando Chiedean passaggio, e con le sporte mani Mostravano il desio dell’ altra ripa ; Ma ’l severo nocchiero, or questi or
rrare i cadaveri. 227. Minosse, Eaco e Radamanto erano i tre giudici dell’ Inferno, ed esaminavano le anime di mano in mano
degli uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di questi giudici dell’ inferno dal costume che avevano gli Egiziani di g
pie erano avvinte. E quei,54 che ben conobbe le meschine Della regina dell’ eterno pianto : Guarda, mi disse, le feroci Erine
si poteri, nel Tartaro, nel cielo e sulla terra : Ecate con le chiavi dell’ abisso infernale, Febea (138) nella notte per reg
vinetto con le due faci medesime cavalchi sopra un cavallo del Sole o dell’ Aurora ; ma questo non farebbe componimento a nos
di farfalla per esprimerne la leggerezza. 242. La Morte (232), figlia dell’ Erebo (223) e della Notte (238), e sorella del So
ica polizia ! Ettore (591) apparso ad Enea (608) nella tremenda notte dell’ eccidio di Troia, … Oh fuggi, Enea, fuggi,… diss
ili imitatori di essi. Quindi la Fortuna venne sulla terra dopo l’età dell’ oro, vale a dire quando nacque la necessità di la
e spande sopra la terra. Talora ha nella destra un timone, o il corno dell’ abbondanza, perchè donatrice di tutti i beni e pr
atti la sua statua d’oro era collocata nel quartiere accanto al letto dell’ Imperatore regnante, di dove, appena morto, la tr
iù nobilmente e con sapienza e versi sublimi ne ragiona Dante nel VII dell’ Inferno : Colui, lo cui saper tutto trascende67
oporre il suo cuore, se non che al supremo dei Numi che la fece madre dell’ inflessibile Nemesi (333), Dea della giustizia e
a Necessità (332 2°) e di Giove, o secondo altri, della Notte (238) e dell’ Oceano (192), e ministra della celeste vendetta.
ella del cuore che li tiene celati ; ed è parimente ingegnoso emblema dell’ accordo che deve passare tra il cuore e la lingua
, non le rimase altro asilo che il cielo dove regnano eterne le leggi dell’ eguaglianza. Quivi fu collocata in quella parte d
osa al fianco le venia Ragion d’adamantine armi vestita Con la nemica dell’ error, Sofia. Allor mal ferma in trono e sbigotti
Dejanira. Lo prevenne, e lo piagò con le sue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lerna (371). 395. Nesso, prima di morire,
po in sospetto che il marito le preferisse Jole, figlia d’ Euriteo re dell’ Ecalia, gl’ inviò la tonaca di Nesso per un giova
l’ ultim’ ora, donò a Filottete (546) le sue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lerna (372), senza le quali, per voler de
o il sole ; le dodici fatiehe d’ Ereole rappresentavano i dodici mesi dell’ anno ; e qualche idea sul moto dei segni celesti
igliavano ai muggiti di un bove. 409. Si narra che Perillo, inventore dell’ orribile supplizio, fosse il primo a sperimentarl
o in memoria del fatto. 413. Cercione o Sinnide era un altro flagello dell’ Attica. Dotato di grandissima forza, sfidava tutt
ombattere, e vincendoli gli uccideva ; ma Teseo superò lui, e lo punì dell’ abuso che faceva della sua forza. 414. Teseo, vin
messo al mondo questo mostro, e il re lo teneva chiuso nel laberinto dell’ isola di Creta. L’ orrenda belva si nutriva di ca
e li ponevano in comunicazione tra loro servissero di sepoltura ai re dell’ Egitto e di tempio ai coccodrilli sacri. Ancora r
stigia di quest’ immenso edifizio. L’ altro laberinto è quel medesimo dell’ isola di Creta vicino alla città di Gnosso, fatto
o dell’ isola di Creta vicino alla città di Gnosso, fatto sul modello dell’ egiziano, e destinato a dimora del Minotauro. 42
della Grecia eroica, fu quello che immaginò e costrusse il laberinto dell’ isola di Creta ; ed egli stesso ebbe poi ad esser
strutta poi dai grandi sconvolgimenti fisici della terra, o da quelli dell’ ordine sociale. Dedalo ebbe un nipote, chiamato A
no, nella ginnastica, nella guerra erano infatti i principali oggetti dell’ educazione degli eroi. 431. Piritoo, infiammato a
re per averne spregiato il culto. La Dea giurò di punirlo, e si valse dell’ invidia di Fedra, istigandola ad accusarlo di tra
rivata. Ma Licomede, re di quell’ isola, mosso da gelosia per la fama dell’ eroe, o istigatovi da’ suoi nemici, lo fece assal
Polluce. 441. Questi due eroi furono figli d’ una bellissima donna dell’ Etolia, chiamata Leda (74), la quale ebbe due mar
I figliuoli di Tindaro erano mortali, e quelli di Giove parteciparono dell’ immortalità del padre. Nonostante i poeti soglion
evano e morivano a vicenda. Quindi i loro nomi sono diventati simbolo dell’ amor fraterno. 447. Essi poi formarono in cielo
con Elle sua sorella i mali trattamenti della matrigna Ino, si valse dell’ aiuto di questo maraviglioso ariete, e potè con e
elicerta. Maestrevolmente dipinge Dante quest’ orribile caso, nel XXX dell’ Inferno : Nel tempo che Giunone era crucciata Pe
sta di Dodona (82), e perciò fu detto che quella nave dava i responsi dell’ oracolo ; ed ebbe il nome d’ Argo, o per essere s
e ebbe luogo 60 anni prima della guerra di Troja. 453. I pericoli poi dell’ impresa del Vello d’ oro erano molti e gravi : Gi
re Aeta (450), la quale per voler di Giunone e di Minerva protettrici dell’ eroe, al primo vederlo si sentì tratta ad amarlo.
zione ordita contro di lui. 463. Preto, non volendo violare i diritti dell’ ospitalità, lo mandò in Licia con lettere per Job
genero, mutò contegno ; e non volendo neanch’ esso offendere le leggi dell’ ospitalità col punire Bellerofonte nella sua cort
; ma una contesa nata fra lui ed Agamennone privò lungo tempo i Greci dell’ aiuto del suo valore. 539. Agamennone aveva fatto
9) suo avo materno ; e dopo la morte d’Achille, rammentandosi i Greci dell’ oracolo che aveva dichiarato non potere essere de
, che ferivano sempre mortalmente per essere state intrise nel sangue dell’ Idra di Lerna (371). 549. Dopo la presa di Troja
io di Troja si segnalò per tante prodezze, che passò pel più valoroso dell’ esercito dopo Achille (536) ed Ajace (561) figlio
vano servirsi da sè medesimi ; la moglie dava l’ esempio del lavoro e dell’ economia ; e Nausica sua figlia, bella e verecond
le volo, Sempre acquistando del lato mancino.111 Tutte le stelle già dell’ alto polo Vedea la notte, e ’l nostro tanto basso
. avvolgon tutta Di turbini la terra e di tumulto. (Eneide, Versione dell’ Arici.) 654. Borea rapì la Ninfa Orizia 122 figli
tro il levar del sole, ed è bruno in volto, perchè soffia dalla parte dell’ Etiopìa abitata dai Negri. 656. Austro ha figura
cielo onde spira. Epimenide. 658, 2° Epimenide era un filosofo dell’ isola di Creta, contemporaneo di Solone. La stori
le ninfe di Creta. Così con bella immagine è simboleggiata la soavità dell’ eloquenza del sapiente, e la immortalità del vero
gran tempo per lo mondo gio. Suso in Italia bella giace un laco Appiè dell’ alpe, che serra Lamagna Sovra Tiralli, ed ha nome
carro. 663. Dopo morte fu collocato fra gli Dei ; e gli Oropi, popolo dell’ Attica, gli alzarono un tempio, l’oracolo del qua
do una raccolta delle predizioni delle Sibille, contenevano i destini dell’ impero romano, ed erano tenuti in custodia da qui
lascia. Elle, serbando L’ordine e i versi ad uopo de’mortali, Parlan dell’ avvenire ; e quando aprendo Talor la porta il ven
lebrati da Achille alla memoria di Patroclo ; e Virgilio, nel libro V dell’ Eneide canta quelli co’ quali Enea onora l’ ombra
o il sesto Altri, e il settimo giro altri compiuto, Quando i destrier dell’ Eniano indocili Rivoltansi repente, e dan di fron
questo Dio errava sitibondo nei deserti della Libia. Intanto il segno dell’ Ariete, condottiero del minuto bestiame, annunzie
. Dallo Scorpione, animale velenoso, si vogliono denotare le malattie dell’ Autunno ; ed è quello stesso che fu mandato da Di
na favilla al sole A illuminar la sotterranea notte, Perchè gli occhi dell’ uom cercan morendo Il sole, e tutti l’ultimo sosp
ssero naturali, ma i sacerdoti gl’ imprimevano segretamente sul corpo dell’ animale quando era lattante. Questo bue veniva nu
tro elà del mondo sia un milo, ossia simbolo dello stato d’ innocenza dell’ uomo innanzi il peccato, e del suo successivo cor
il sistema ammesso da Pittagora, e secondo il quale il Sole è centro dell’ universo. 13. A gran ventura delle Lettere Itali
I Dattili idei furono i primi abitenti del monte Ida in Frigia (forse dell’ Ida in Creta dove egualmente si crede che si stab
elebri in quest’ arte. Un incendio acceso dalla folgore nelle foreste dell’ Ida pose questi montanari industriosi sulla via d
l’ opioione della quale godevano, e furono guida ad Orfeo nei misteri dell’ iniziazione, ossia nelle aegrete cerimonie e nell
e non che alconi nomini, tra i queli il poeta Nicostrato. I sacerdoti dell’ isola vedendo che questo rimedie, a dir vero trop
ie fisiche, in quanto che non è più a credersi che nelle alte regioni dell’ aria il sole abbia maggior forza che verso terra.
ffioi. Indi viene attribuita agli Argonauti l’ introduzione in Europa dell’ uccello fagiano ; c pare che lo trovassero sulle
one che Omero fa dei baasirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è uno dei più notabili paasi di quel poema
ramento robusto resistè ai miasmi pestiferi e all’orribile spettacolo dell’ estinta sua prole. L’eccesso del dolore la rese m
pomi, del Drago, ec. 121. Queste due città fabbricate aullo stretto dell’ Ellesponto, in riva al mare a l’una rimpatto all’
ondi e degli oracoli stessi. Quando l’ evento non confermava il detto dell’ oracolo, si attribuiva a colpa della ignoranza de
4 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ovea al Creatore. Pare, che gli Astri sieno stati il primiero oggetto dell’ Idolatria. Si passò quindi a riconoscere quali Di
o il solito la divorò(a) (9). Una certa bevanda, che poi Meti, figlia dell’ Oceano e di Teti, gli somministrò, fece sì, ch’ e
copia dinanzi a questo Dio, perchè era egli risguardato come il lume dell’ umana vita(e). Saturno rappresentasi sotto l’ as
teneva per moglie d’ Osiride(10), e per una delle più grandi Divinità dell’ Egitto. Da Iside e da Osiride nacque Oro, l’ ulti
avano colla testa rasa ; e si cuoprivano i piedi con sole scorze fine dell’ albero, detto Papiro(c). Questa Dea ebbe pure in
lebre il grande affetto, che Iside dimostrò ad Ifide. In Festo, Città dell’ Isola di Creta, dimorava un certo Ligdo, uomo osc
otto il regno di Numa Pompilio diede occasione alle medesime. Quel re dell’ oracolo di Fauno, di cuì parleremo altrove, udi c
grarla con varj ridicoli racconti(a). La Dea per ricompensare quel re dell’ accoglienza, che le avea fatto, prese ad allevare
mini la maniera di fare lo stesso(c). Trittolemo, scorse le Provincie dell’ Asia minore e dell’Europa, si fermò nella Scizia,
nti Cerere per essere stata accolta da Fitale, uno de’ primi abitanti dell’ Attica, lo regalò della pianta, detta fico, la qu
scalafo, partorito ad Acheronte da Orfne, una delle più celebri Ninfe dell’ Averno. Colui palesò il fatto, e fu quindi da Pro
speranza di ricuperare la figlia ; ma Giove fece sì che per sei mesi dell’ anno la avesse appresso di se la madre, e per alt
, le Ambarvali, e la Epacte. L’Eleusinie, così dette da Eleusi, borgo dell’ Attica, ove si celebravano, ebbero per eccellenza
cò a Cerere un tempio in un luogo alquanto distance da Pellene, città dell’ Acaja. Si solemizzavano pel corso di tre giorni.
atelli, Nettuno e Plutone. Destinò l’uno signore delle acque, l’altro dell’ Inferno, e riserbò per se la sovranità del Cielo
ro allora, avvisandosi non poter esservi cosa più preziosa della vita dell’ uomo, diede un addio al padre, a Timotea, sua mog
amò Egide. Da ciò anch’egli fu soprannominato Egioco, ossia portatore dell’ Egide (a). Si appellò Apomio o Muscario, ossia qs
rapì Ganimede. Evvi finalmente chi dice che Perifa, uno de’ primi re dell’ Attica, divenuto tale per l’esimia sua equità, no
ola d’Eubea appresso Macride, figlia d’ Aristeo, inventore del mele e dell’ olio(a). Una delle prime azioni di questo Nume fu
a(b). Tralle altre gesta poi di lui la più celebre è la sua conquista dell’ Arcadia e della Siria, dette le Indie. Intraprese
delle di lui nutrici ; o perchè aveva un tempio in Brisa, promontorio dell’ Isola di Lesbo ; o perchè egli fu il primo, che i
Sciere ogni anno si celebravano in Alea, città d’Arcadia. Per comando dell’ Oracolo di Delfo allora le donne si battevano con
o nella Cappella, e si trovavano i vasi pieni di vino(b). I Contadini dell’ Attica al tempo delle vendemmie sacrificavano a B
insegnò l’arte di fare il vino. Icario ne fece bere ad alcuni pastori dell’ Attica in sì copiosa quantità, che si ubbriacaron
, che le si presentavano (h). Giove, divenuto amante d’ Io, nel fiore dell’ erà la trasse a forza in un bosco d’ Acaja, fra g
a co sacrifizj il mese di Febbrajo (d). Fu chiamata Opigena a cagione dell’ ajuto, che prestava alle partorienti (e). Alcuni
(3) altresì vi soggiorna, la fatica, il Sonno(4), le false allegrezze dell’ animo, la guerra, e la discordia. Là parimenti Ir
iposo(a) Si denominò Dite, ossia ricco, perchè era considerato il Dio dell’ opulenza(b) (24). Finalmente fu detto Giove Stigi
fontana di Ciane, per dove credevano, ch’ egli avesse preso la strada dell’ Inferno. Plutone porta in capo un elmo ammirabil
ente amava ; altri da Carno d’ Acarnania, che Apollo erudì nell’ arte dell’ indovinare, e la di cui strage, commessa da’ Dorj
poco lontana dal Tevere(d) (24). Ebbe il nome di Teosenio, ossia Dio dell’ ospitalità ; e come tale lo veneravano que’ di Pe
vi attaccate trecento e sessanta cinque corone, quanti erano i giorni dell’ anno. Questo ramo così preparato portavasi con gr
fuggì la compagnia delle Ninfe, e giorno e notte giacque all’ aperto dell’ aria sul nudo terreno. Per nove giorni non prese
no. Amendue quelle Divinità si recarono sul Citerone, ove i figliuoli dell’ orgogliosa madre si trovavano, e colle loro frecc
il Nume l’invitto coraggio, la rapì, se la trasportò in quella parte dell’ Africa, che poscia fu detta Cirenaica, e la rende
di lei. L’infelice per tale ferita morì (b) (7). Aconzio, giovinetto dell’ Isola di Cea, nel mare Egeo, fornito di singolare
torno a lei si destò un mormorio, che la impaurì. Si ritirò alla riva dell’ Erimanto, e le apparve il Dio del fiume, chiamato
erchè era sempre ne’ campi(d), o perchè avea un tempio in Agri, città dell’ Attica, e il di cui terreno era opportunissimo al
ivano delle focacce (d). Ebbe il nome di Brauronia da Brauron, borgo dell’ Attica (a). Ivi eravi un tempio di Diana, fabbric
ne delle Feste, dette pure Brauronie. Suida racconta, che in un borgo dell’ Attica un orso, addimesticato e sacro a Diana, vi
ade, ch’ella scorre, l’una del cielo, l’altra della terra, e la terza dell’ Inferno (b) ; ovvero a motivo de’ trivj, ossia de
be rispetto per questo (a). Finalmente rimase abbruciato l’anno primo dell’ Olimpiade CVI, nella notte, in cui nacque Alessan
te Venere era venetata anche nella città di Sesto, situata sulle rive dell’ Ellesponto(3). Venere dagli anzidetti luoghi pres
hè è la Dea, che piace alla maggior parte degli uomini(c). Un giovane dell’ Artica, fatto prigioniero da certi corsali Tineni
ini dicesi Ponto. Sotto questo nome aveva un tempio in Ermione, città dell’ Istmo di Corinto, e la di lei statua era colà mol
n onore di questa Dea le Feste Afrodisie. Le più celebri erano quelle dell’ Isola di Cipro, introdotte da Cinira. Niuno v’era
etta Catagogia, ossia la Festa del ritorno, perchè allora dalla parte dell’ Africa Venere e le colombe ; guidate da una porpo
npivano con solenne sacrifizio e pubblico convito, per cui ogni borgo dell’ Attica era tenuto a contribuire un bue. Nelle Pan
ua discesa sulla terra. Flora le indicò, che ne’ campi d’Olena, città dell’ Acaja, eravi un fiore, toccando il quale, ella av
enominò uno Parrasio, e l’altro Licasto. Eglino conseguirono il regno dell’ Arcadia (g). Marte andò soggetto a varie vicende.
prestare soccorso a Giunone, mentr’ ella trovavasi sospesa alla volta dell’ Olimpo(f). Per quella cadura gli si ruppe una cos
ì di prima materia alla produzione del Mondo(b). (2). Virgilio parla dell’ Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed o
ll’ Erebo, descrivendocelo ora come un luogo(c), ed ora come un fiume dell’ Inferno(d). (3). Oceano fu riconosciuto come un
(6). I Poeti ci descrivono il Tartaro come il luogo il più profondo dell’ Inferno, e ricolmo d’atrocissimi tormenti, ove ve
iberato. Ogni altro reo finalmente, a cui riusciva di toccare la toga dell’ Imperatore, ne rimaneva assolto(b). Tali Feste da
le corna e la fronte. Questa talora ornavasi anche di corone, formate dell’ albero sacro alla Divinità, a cui si sacrificava.
ce risguardare come appartenente alla Religione. Tra gl’ Indovini poi dell’ Italia fioritono principalmente i Toscani, cosicc
no agricoltore, ne uscì dal profondo solco Tage. Attonita spettatrice dell’ inusitato prodigio, tutta si raccolse intorno a l
e sotto le sembianze di fanciullo riuniva in se la prudenza e gravità dell’ età matura, si mise allora a favellare, e tutte l
tità, prese un crivello, e supplicò Vesta di poter attingete con esso dell’ acqua al Tevere, e portarla nel di li tempio. Cos
ta viaggiò moltissimo, e fu però con varj nomi indicata negli scritti dell’ Antichità(g). Marziano Capella poi ne ammise due,
e di Lamia. Il suo proprio nome era Elissa. Dicono die vivesse prima dell’ ottantesima Olimpiade : lo che si accorda coll’ E
a chiamavasi Albunea(b), o Albuna(c). La Cumana nacque in Cuma, città dell’ Eolide(d). Fu denominata Jerofile, e Demofile(e).
tro piacere coltivava che quello della caccia sulle più alte montagne dell’ Arcadia. Giunsero colà i due Centauri, Ileo, e Re
an cimento. La Dea gli diede tre pomi d’oro, colti in Tamaseno, campo dell’ Isola di Cipro, e lo instruì dell’ uso che far ne
mi d’oro, colti in Tamaseno, campo dell’ Isola di Cipro, e lo instruì dell’ uso che far ne doveva. L’uno e l’altra si staccar
da cui ebbe i due figli, Trittolemo ed Eubuleo. Altri lo fanno figlio dell’ Oceano, e della Terra (a). Cherilo, Poeta Greco,
d. Metam. l. 5. (8). Appresso Igino leggesi, che nella Costellazione dell’ Emisfero Boreale, detta Serpentario, fu da Cerere
Eroi, o per esercitare le forze del corpo, o per correggere i costumi dell’ animo (f). Quasi tutti erano dedicati ad una o a
oggia(f). Altri soggiungono, che le Jadi erano Ninfe di Dodona, città dell’ Epiro, le quali perciò si denominarono Dodonidi,
Beozia, ricorsero supplici a Giove, e tra la bocca del Toro e la coda dell’ Ariete ne vennero cangiate in un altra Costellazi
per osservare le ceremonie delle Baccanti, que’ di Corinto per ordine dell’ Oracolo ne formarono due statue di Bacco, e le co
crifizj, nè le vennero alzati tempj(f). (4). Il Sonno è il figliuolo dell’ Erebo e della Notte(a). Gli danno la figura di fa
on false illusioni. I primi, dice Omero, escono dalla mentovata porta dell’ Inferno, ch’è di corno, e i secondi da quella d’a
ìputò finalmente degno di riprensione Vulcano, perchè questi al cuore dell’ uomo, di cui n’era stato l’artefice, non avea ape
asi, o per ironia(e) ; e che abbiano avuto tal nome molto tempo prima dell’ avvenimento d’ Oreste. Credevasi altresì che l’Eu
da erinnyin, adirarsi (i). Ovidio le dice Palestine da Paleste, città dell’ Epiro(a) ; Aristofane le appella Cani del Cocito,
l’entrare ne’ boschi ad esse consecrati(c). Le Furie in Corina, città dell’ Acaja nel Peloponneso, avevano un tempio sì fatal
, di lui moglie. Preto, che non voleva imbrattarsi le mani nel sangue dell’ ospite, lo spedì a Jobate, re di Licia, onde lo f
ri cangiavano in pietra(b). Da prima soggiornavano nelle ultime parti dell’ Iberia verso l’Occidente, non lungi dall’ Esperid
lo spirito, e che avea la figura del corpo umano. Quest’ ultima parte dell’ uomo era quella, che chiamavasi ombra. Le ombre s
uggissero. A’ Mani fu consecrato un bosco e un tempio in Aorno, città dell’ Epiro(b). Numa denomino il secondo mese dell’ ann
tempio in Aorno, città dell’ Epiro(b). Numa denomino il secondo mese dell’ anno Febbrajo da februare, ossia lustrare, a moti
le lo seguiva, raccogliesse le fave senza essere veduta. Prendeva poi dell’ acqua, batteva un vaso di bronzo, e nove volte pr
ale ceremonia appellavasi Psicacogia(b). Eravi poi Caronte, figliuolo dell’ Erebo e della Notte, il quale sopra una leggieris
piacergli. Lo vide tendere a’cervi le reti anche la Ninfa Eco, figlia dell’ Etore e della Terra. Ella se ne invaghì, e non es
te è voce greca, e vuol dire obblie. Così fu denominato uno de’ fiumi dell’ Inferno, perchè si fiuse, che le acque dello stes
ssero il Tartaro(d). (17). L’Averno era un lago vicino all’ ingresso dell’ Inferno, e di cui le acque erano nere e puzzolent
. Cicerone però dice, che questa era di lui moglie(a). Virgilio parla dell’ Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora
dell’ Erebo, descrivendolo ora come un luogo(b), ed ora come un fiume dell’ Inferno(c). (19). Tra gli scellerati, che si tr
inalmente gli tolse alcuni cavalli. Se ne sdegnò Issione, e servitosi dell’ inganno, non attese, che a prenderne vendetta. Sc
Joh. Jacob. Hofman. Lex. Univ. (20). Sulla sommità del Promontorio dell’ Isola di Leucade v’avea un tempio fabbricato ad A
ne il temerario giovine, il quale cadde morto nell’ Eridano. Le Ninfe dell’ Esperia resero al di lui corpo gli ultimi onori.
te le cure dello Stato, solitario e piangente ora frequentava le rive dell’ Eridano, ora le tre novelle piante. Poco però pot
sippe. (30). Climene, dopo aver partorito Faetonte, sposò Merope, re dell’ Isola di Cos, il quale si pretende, che poscia si
allo siasi detto Pegaso, perchè comparve alla luce presso le sorgenti dell’ Oceano(l). Ovidio soggiunge, che Nettuno, invaghi
abbattè in una giovinetta di quella stirpe, a cui manifestò la causa dell’ intrapreso viaggio. Ella rispose, ch’ egli doveva
ndicato, che chi avesse potuto ciò fare, avrebbe conseguito l’Imperio dell’ Asia. Non vi riuscì ; e temendo, che i suoi solda
le Dee lo privarono della vista, della voce, dello spirito poetico, o dell’ arte di suonare la lira. Filamone disperato pel d
nave a’ piedi(e). Tutto è oscurissimo malgrado la bella Dissertazione dell’ Olivieri sull’ indicato Monumento nel. Tomo III d
a Dissertazione dell’ Olivieri sull’ indicato Monumento nel. Tomo III dell’ Accademia di Cortona. Altri vogliono, che Clatra
usatore e il leo si assidevano. L’una chiamavasi Anetias, ossia sedia dell’ innocenza ; l’altra Ibreos, ossia sedile della re
a misericordia (d). In caso di dissensione vi si aggiungeva in favore dell’ accusato il voto di Minerva, così denominato, per
5 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
agini e figure tolte dalla Mitologia. Soprattutto nella prima Cantica dell’ Inferno, si trovano continue allusioni pagane, e
letterario, quell’opera scientifico-storica che riporti interi brani dell’ Iliade d’ Omero ; dell’ Eneide di Virgilio ; dell
scientifico-storica che riporti interi brani dell’ Iliade d’ Omero ; dell’ Eneide di Virgilio ; delle Metamorfosi di Ovidio 
nei Nicoluiti,18 brutalmente osceni e libertini. Nè il secondo secolo dell’ Era Cristiana ci porge, nelle numerose eresie e s
ca di sua figlia Proserpina, rapita da Plutone, la Madonna nel giorno dell’ Assunzione25 tratta in processione, va per le str
i super ierram — è similmente raccontato dalle più antiche tradizioni dell’ Oriente, le quali accennano tutte e fan menzione
a civiltà più essenzialmente umana ; non venne a redimere, col sangue dell’ Uomo Dio, i funesti errori onde le tenebre pagane
ella morte ; Cibete fu dea dell’agricoltura ; Venere degli amori, Ebe dell’ eterna giovanezza ; Mercurio fu il messaggiero de
a tragedia, fu da quel giorno chiamato Absirto. 26. Abyla. — Montagna dell’ Affrica. Questa ed un’altra montagna a cui si dà
e indicate montagne, le separò, e mise così in comunicazione le acque dell’ Oceano col Mediterraneo. 27. Acacalide. — Ninfa s
var tutti e due dalle mani dei nemici. 32. Acamarchide — Ninfa figlia dell’ Oceano. 33. Acanto o Acantho. — La teologia pagan
e chiamato Acanto (Ved. Tom. 3° pag. 121). 34. Acarnania. — Provincia dell’ Epiro. Anche in Egitto v’era una regione conosciu
’impudica moglie di lui. Acasto era anche il nome di una ninfa figlia dell’ Oceano e di Teti. 38. Acca. — Sorella e compagna
de farlo più morbido e dormire più comodamente. 53. Acheolo. — Figlio dell’ Oceano e di Teti. Secondo altri del Sole e della
aveva nutrito Giove. Altri scrittori dicono gli avesse dato il corno dell’ Abbondanza. 54. Acheroc. — Nome che Omero dà al p
di Bacco, col quale egli veniva principalmente venerato in una città dell’ Arcadia conosciuta sotto il nome di Figalia. Ques
verità. 100. Adea. — Nome d’una delle Nereidi. 101. Adeo. — Antico Re dell’ Attica. Era anche il soprannome dato ad Apollo. V
o di queste lugubri cerimonie, come l’entrata nella città d’Antiochia dell’ Imperatore Giuliano. Nell’ultimo giorno della fes
Seguì suo padre all’assedio di Troia e vi fu ucciso da Mennone figlio dell’ Aurora. 476. Antinoo. — Uno di coloro che volevan
V. Apiso. 493. Apiso o Apis. — Figlio di Niobe. Essendosi impadronito dell’ Egitto, governò quel popolo con tale dolcezza che
scrittori del Paganesimo se ne servono per dinotare la castellazione dell’ Orsa. 525. Arculo. — Dalle parole latine arx e ar
Vedi Allirozio. È opinione di alcuni scrittori che la prima sentenza dell’ Areopago, fosse contro Cefalo, per avere ucciso s
batte e nega nelle sue opere ; lo stesso Plinio racconta che le acque dell’ Aretusa esalavano un odore di letame nel tempo in
generalizzata fra gli scrittori. Argo si chiamava del paro una città dell’ Acaja, celebre per il culto di Giunone e per gli
ebre Arpalice inforcando un cavallo che correva più rapido delle onde dell’ Ebro. In mezzo della selva una donzella, Ch’era
lare, soprannome che veniva dato a Nettuno. 615. Asia. — Ninfa figlia dell’ Oceano e di Teti e moglie di Giapeto. Da lei pres
sio si chiamava anche uno dei fratelli di Ecuba. 619. Asopo. — Figlio dell’ Oceano e di Teti. Avendo Giove abusato di Egina f
Bagi-Toro. — Così veniva chiamato un toro, che nelle principali città dell’ Egitto, era consacrato al sole e adorato con part
sostegno delle nostre vite. Ovidio. — Metamorfosi Lib. III trad. di dell’ Anguillara. Fra i molti animali che si sacrifica
si promise sposa ad Apollo, se egli avesse voluto darle la conoscenza dell’ avvenire ; ma allorchè il Dio l’ebbe sodisfatta,
 — Omero ricorda che i cavalli di questo eroe erano figli di Zefiro e dell’ Arpia Podarga ; e che erano immortali. Essi si ch
n di noi giudizio diede. Che per lo troppo peso ch’ei sostenne, Fosse dell’ alma sua l’inferno erede. Mopso il negò, chè quin
noi chiamato unico augello. Ovidio. — Metamorfosi Lib. XII trad. di dell’ Anguillara. 1049 Centauri. — Popoli di una contr
II trad. di Dell’Anguillara. 1058. Cerceisa. — Ninfa del mare figlia dell’ Oceano e di Teti. 1059. Cercione. — Famoso ladro.
e, simbolo parlante della fecondità della terra, sottoposta al lavoro dell’ agricoltura. È questa la idea più generale che, s
ua famosa caduta. Cigno abbandonò i suoi stati e recossi sulle sponde dell’ Eridano a piangere sulla tomba dell’amico suo. Eg
ixo. — Uno dei figli di Fenicio che andò a stabilirsi in quella parte dell’ Asia minore, che poi dal suo nome fu detta Cilici
la face della discordia fra Roma e Cartagine. L’Alighieri, giovandosi dell’ invenzione di Virgilio, mette Didone nell’Inferno
endolo divorare dai suoi stessi cavalli. 1459. Dione. — Ninfa, figlia dell’ Oceano e di Teti, ella fu ne ! numero delle concu
ltro non fossero che gli dei Cabiri, V. Cabiri. 1487. Dodona. — Città dell’ Epiro, presso la quale era una foresta consacrata
498. Dorcre. — Al dire di Cicerone era questo il nome di un figliuolo dell’ Erebo e della Notte. 1499. Dorea o Dori. — Detta
rebo e della Notte. 1499. Dorea o Dori. — Detta anche Dorisia, figlia dell’ Oceano e di Teti. Essa sposò suo fratello Nereo,
antro, ove poi surse il famoso oracolo di Delfo. V. Delfo. Draghi dell’ Inferno. V. Cerbero. Draghi Cerere.
i soprannome di Diana. 1529. Ecale. — Nella città di Ecale, nel borgo dell’ Attica, era un tempio dedicato a Giove Ecale, ove
ero — Iliade — Libro V trad. di V. Monti. 1549. Eco. — Ninfa, figlia dell’ Aria e della Terra, che abitava le rive del fiume
ei soprannomi di Vulcano, dio del fuoco. 1562. Efeso. — Celebre città dell’ Asia minore, nella Jonia La tradizione mitologica
meraviglie del mondo, fu fatto costruire a spese di tutti i regnanti dell’ Asia minore. La costruzione di questo tempio cost
lla parola greca Υδρδς, che significa acqua. 1570. Efira. — Figliuola dell’ Oceano e di Teti, la quale dette il suo nome alla
nosciuto sotto il nome di Tembe, e l’altra nella Tesprasia, provincia dell’ Epiro. Anche nel golfo dell’ Argolide vi fu un’is
be, e l’altra nella Tesprasia, provincia dell’ Epiro. Anche nel golfo dell’ Argolide vi fu un’isola, vicina a quella di Melus
i Agamennone fu trucidato da Clitennestra sua moglie, per istigazione dell’ usurpatore Egisto, Elettra aveva appena 18 anni,
mente un’ altra Elettra, figlia di Edipo ; ed un’ altra che fu figlia dell’ Oceano e di Teti. 1624. Elettridi. — Piccole isol
o e di Teti. 1624. Elettridi. — Piccole isole poste sulla imboccatura dell’ Eridano. In uno dei piccoli laghi, posti in quest
ravano il sole. In prosieguo di tempo tolse i pomi d’oro dal giardino dell’ Esperidi, i quali erano custoditi da un terribile
racconto che ce ne fa Apollodoro. Un altro dei caratteri particolari dell’ Ercole greco, è di essere un gran bevitore, per i
rdotessa di Venere che visse molti anni della sua vita a Sesto, città dell’ Ellesponto. Essa fu passionatamente amata dal gio
ente ritenute come figlie della Notte, perchè abitavano all’estremità dell’ Occidente, là dove ; secondo la tradizione favolo
e, e già sott’essa luce A lei rivolto Euridice sua vide Scordato oimè dell’ aspra legge iniqua : Quivi perduta ogni fatica og
e nella credenza dolcissima di raggiungere l’unico e costante oggetto dell’ amor suo. Euridice fu anche il nome di una figliu
col figliuolo di lui. 1902. Eurinome. — La più bella fra le figliuole dell’ Oceano. Giove l’amò passionatamente e la rese mad
di un altare di Diana Triclaria. Risovvenendosi allora della volontà dell’ oracolo, egli si fece riconoscere da quegli abita
da Europa tre figliuoli Minosse, Sarpedone e Radamanto. Gli abitanti dell’ isola di Creta, quando Europa morì, la innalzaron
iamarono Ellozia una festa in suo onore. È opinione di varì scrittori dell’ antichità, che il nome di Europa fosse dato a que
no bianchi. Europa si chiamava anche una delle ninfe Oceanidi, figlia dell’ Oceano e di Teti. 1910. Eurota. — Figlio di Egial
ia. Al dire di Omero, le acque di questo fiume nel gettarsi in quelle dell’ altro detto Peneo rimanevano a galla come avviene
e dell’ altro detto Peneo rimanevano a galla come avviene comunemente dell’ olio, e ciòperchè, al dire del citato scrittore,
mente dell’ olio, e ciòperchè, al dire del citato scrittore, le acque dell’ Eurota erano maledette per essere generate dalle
cito, un tempio, nel cui atrio fece mettere le due figure di Eutico e dell’ asinello. 1915. Evadne — Moglie di Capaneo e figl
ata. L’uso di questa evocazione dei morti, risale ai tempi più remoti dell’ antichità. Gli autori profani ritengono Orfeo com
sendo quasi nudi e facendo atti e movimenti sconci. In varie cronache dell’ antichità, è ritenuta come antichissima la esiste
vedere il giovanetto principe, il quale si abbandonava agli esercizii dell’ equitazione e delle armi, nelle pianure circonvic
onache della favola, che Bacco, che fu uno dei più famosi legislatori dell’ antichità avesse proibito ai primitivi abitanti d
osì il fiume Acheronte, fu figliuolo della dea Cerere ; Eco fu figlia dell’ aria ; l’Amore fu figliuolo della povertà etc. et
a amare, si dava dai pagani codesta denominazione a Venere come madre dell’ amore. 2004. Filace. — Ossia custode : da questa
ne a Filottete, onde sapere da lui il luogo dove, insieme alle ceneri dell’ eroe, erano sepolte le frecce di lui. Filottete p
di mettersi a capo di un’ altra deputazione, e di muovere alla volta dell’ isola di Lemnos, onde farsi cedere da Filottete l
o liberarono dalle arpie dando loro la caccia. Diodoro nelle cronache dell’ antichità aggiunge a questo proposito che Ercole
re la memoria della madre di Narcea. 2023. Fitalo — Fu uno degli eroi dell’ Attica, divinizzato dopo la morte. La tradizione
dalle acque di quel fiume. Gli Sciti veneravano il Danubio ; i popoli dell’ Etiolia adoravano l’Acheolo per aver combattuto c
rano ritenuti nelle credenze religiose del paganesimo, come figliuoli dell’ Oceano e della ninfa Teti ; e generalmente gli an
lei diriva. L’acqua era buia molto più che persa : E noi in compagnia dell’ onde bige. Entrammo giù per una via diversa Una p
il Lete. Ed io ancor : Maestro, ove si trova Flegetonte e Letè, chè dell’ un taci, E l’altro di che si fa d’esta piova ? In
piova ? In tutte tue question certo mi piaci, Rispose ; ma ’l bollor dell’ acqua rossa Dovea ben solver l’una che tu faci. L
Flamine era a perpetuità, vale a dire che essa durava quanto la vita dell’ individuo ; però ognuno di essi poteva essere rim
erculaneus Comodianus. Però questo sacerdote fu abolito dopo la morte dell’ imperatore, che lo aveva creato e ciò a testimoni
la morte dell’ imperatore, che lo aveva creato e ciò a testimonianza dell’ odio e del disprezzo che i romani ebbero per lui.
me dall’ antico dio Falacro, di cui fanno menzione ben pochi cronisti dell’ antichità, e del quale è quasi spento e sconosciu
di due flauti, come si vede da gran numero di medaglie e di monumenti dell’ antichità. Finalmente i pagani avevano anche il f
ola greca φλεγω che significa ardere, si dava questo nome ad un fiume dell’ inferno che secondo la tradizione, circondava d’u
li Flegiani, e con loro a tutti gli empi e sacrileghi che le cronache dell’ antichità, ci presentano come dannati nel Tartaro
pello dell’immortale Prassitele, dandoci così un attestato innegabile dell’ essere il culto della dea Flora passato dalla Gre
elle pene e delle confiscazioni pagate nel corso dell’anno. Il tempio dell’ antica Flora sorgeva in Roma dirimpetto al Campid
orni prima delle calende di Marzo e della quale secondo le tradizioni dell’ antichità Numa Pompilio fu il fondatore. La dea F
la fortuna è arbitra del dio delle ricchezze. Vi sono molte medaglie dell’ antichità, nonchè gran numero di monumenti e di b
atue, sacrifizi ed offerte, di quante non ne ebbero le altre divinità dell’ olimpo pagano tutte insieme riunite. A simiglianz
izia e della Temperanza. 2053. Fraude. — Ben pochi sono gli scrittori dell’ antichità, i quali facciano menzione di questa de
fulmine, facendolo così padrone degli uomini e degli dei. Le cronache dell’ antichità favolosa ci presentano i Ciclopi come i
ve veniva raffigurato in due modi, tanto dai poeti quanto dai pittori dell’ antichità ; sia come un tizzone fiammeggiante all
puntuta da ambe le parti. Al dire di Pausania, la principale divinità dell’ antica Seleucia, era il fulmine, che veniva onora
privilegio di scagliare i fulmini ; e solo Stazio, fra gli scrittori dell’ antichità, asserisce che la Giunone di Argo aveva
editati scrittori e poeti antichi, sulla paternità di queste ministre dell’ ira dei numi, ciascuno assegnando loro quei genit
del flume Acheronte e della Notte, e le nomina Dire. Prole siam noi dell’ atra notte, e Dire Siam sotterra nomate. Eschilo
erra e dall’Erebo Possanza v’ banno Le terribili dive, della Terra E dell’ Erebo figlie : Sofocle — Edipo a Colono — Traged
altri finalmente asseriscono esser le Furie figliuole di Plutone, dio dell’ Inferno, e sorelle delle Parche. Nè solamente sul
e : sur la Mythologie. Moltiplici sono gli esempi, che gli scrittori dell’ antichità ci riportano delle persecuzioni che le
egli stesso asserisce. Tutti coloro che si presentavano al tribunale dell’ Areopago, dovevano prima di entrare in quello, gi
dal latino Fur che significa ladro. Si trova talvolta negli scrittori dell’ antichità dato il nome collettivo di Furine alle
e cangia quasi continuamente di posto. 2072. Galassauna. — Figliuola dell’ Oceano e di Teti : fu una delle numerosissime nin
. 2075. Galatea. — La più bella fra le cinquanta Nereidi. Più mobile dell’ onda, Più della luce bionda. Del Zeffiro più snel
a rupe sotto alla quale erano ascosi Aci e Galatea, l’ uno in braccio dell’ altra, perduti in un’ ebbrezza di voluttà senza n
uel che udii, la nona sfera. Ovidio — Metamorf : Libro XIII trad. di dell’ Anguillara Polifemo si dette a cantare le lodi
porta della tenda di Marte, e lasciò sorprendere Venere nelle braccia dell’ amante suo, da Vulcano marito di lei. Sdegnato Ma
rante le quali venivano fatti più matrimoni che in tutto il rimanente dell’ anno, ritenendosi come più fortunato il connubio
, ove lo mise nei dodici segni dello zodiaco, sotto la configurazione dell’ acquario, facendolo servire come coppiere al banc
ine Ganimede a servirlo a mensa come coppiere. Vi sono vari scrittori dell’ antichità, i quali asseriscono come vero un tal f
rendeva cosa alcuna nel giorno delle None ; altri classici personaggi dell’ antichità, non uscivano nemmeno di casa nei giorn
iversi figliuoli che avea divorati. Ciò fatto, sentendosi Giove forte dell’ appoggio dei suoi fratelli, pensò di detronizzare
fratelli, pensò di detronizzare il padre, onde impadronirsi del regno dell’ universo ; ed avendogli la Terra predetto, che eg
servi per detronizzare il padre suo, e rendersi così padrone assoluto dell’ universo. Te le animose man, non l’orba sorte Fo
e Plutone, dando al primo il regno delle acque, ed al secondo quello dell’ inferno. Sterminato è il numero delle mogli e del
fosse la parte del mondo da essi abitata. Per contrario gli abitanti dell’ isola di Creta, rappresentavano Giove privo affat
presso i primi, Giove altro non era se non la divina personificazione dell’ Etere, ossia della parte superiore dello spazio,
l Cielo, e padre di Minerva, dea della saggezza ; e l’altro figliuolo dell’ Etere, e padre di Bacco e di Proserpina. Lo stess
a prima configurazione del Giove pagano, ne venne poi che ogni popolo dell’ antichità, ebbe il suo Giove particolare ; così g
quale, secondo la cronologia mitologica visse circa ottant’anni prima dell’ assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divi
ni prima dell’ assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divisione dell’ impero dell’ universo, fatta da Giove coi suoi fr
’ assedio di Troja. Per quanto riguarda poi la divisione dell’ impero dell’ universo, fatta da Giove coi suoi fratelli, Nettu
la Siria, e tutta l’Asia Minore, ma si estendeva persino sulle coste dell’ Africa, e che Giove avesse diviso coi suoi fratel
i orientali, l’Olimpia e la Tessaglia ; e dando a Plutone le province dell’ occidente, fino alla Spagna ; ed a Nettuno la sup
tribuzioni. Secondo riferisce Pausania, codesta particolare divisione dell’ universo in tre regni distinti, altro non vuole r
66. Giudici dell’Inferno — Scrivono i più rinomati cronisti e storici dell’ antichità, fra i quali Platone, che esisteva un’a
11. Hafedà. — I popoli Aditi, e propriamente quelli della tribù araba dell’ Hadramaut, chiamavano così uno dei quattro dei, r
sposta, è opinione di altri non meno accreditati scrittori e cronisti dell’ antichità, che Ifigenia fosse cangiata in una gio
che la negavano. Cicerone stesso, al quale fra tutti gli altri autori dell’ antichità, non si può dar certo nome di credulo,
l’ isolani venerassero con un culto particolare questo dio. Nel mezzo dell’ isola sorgeva un magnifico tempio, a lui dedicato
ortavano le offerte ; ma poi essendo state una volta violate le leggi dell’ ospitalità, fu stabilito di far passare le offert
el sole e della luna. Nè a ciò si arrestano le notizie che gli autori dell’ antichità, ci hanno tramandate su questo celebre
idando con proterva audacia gli dei ; ma rimase immediatamente punito dell’ atto sagrilego, perchè da una delle pareti del te
ri : e Plinio stesso racconta nelle sue opere, d’aver veduto ai tempi dell’ Imperator Claudio, un Ippocentauro portato dall’E
strano stratagemma, onde portare la confusione e la morte fra le file dell’ inimico e fece legare le code dei loro cavalli, l
odoro poi narra, nelle sue cronache, che dubitando Teseo della verità dell’ accusa terribile, lanciata da Fedra contro Ippoli
anni il tempio costruito da Fedra, col nome d’Ippolizione, in memoria dell’ amato giovane, cangiò la sua prima denominazione
tette. — Così avea nome il nipote di Ercole, ricordato nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, d
di Ercole, ricordato nelle cronache dell’ antichità, come l’uccisore dell’ indovino Arno, da lui creduto spia dei Pelopidi.
furiosi cavalli di Diomede. 2321. Ipsipile. — Figliuola di Toante, re dell’ isola di Lenno, e di Mirina. A proposito di quest
dopo una tempesta ; e siccome l’ arco-baleno ci annunzia le mutazioni dell’ atmosfera, così il simbolo mitologico fa che Giun
ne. Irieo è anche il nome di un ricco greco, ricordato nelle cronache dell’ antichità per aver fatto costruire dai celebri ar
a Vestfalia, e fu fatto atterrare da Carlo Magno. 2329. Iro. — Nativo dell’ isola d’Itaca, che si rese celebre per le sue mar
endidissime feste ; e dedicarono loro il bue e la vacca, come simboli dell’ agricoltura, della cui salutare conoscenza andava
to nel mezzo con un lungo manico, che ha la parte superiore più larga dell’ inferiore, e che finisce in forma di mezzo cerchi
iobe. 2342. Isole. — Al dire di Plutarco la maggior parte delle isole dell’ arcipelago inglese, erano deserte di uomini e sol
tende che suo padre si chiamasse Anzione. Checchè ne sia, le cronache dell’ antichità ripetono tutte nel seguente modo la sto
colse alla sua mensa Issione e consentì perfino a fargli le cerimonie dell’ espiazione. Ma ben presto il perverso Issione ret
onore di Melicerta, il cui corpo fu dalle onde gettato sulle spiagge dell’ istmo. Plutarco invece asserisce nelle sue opere,
. Da quel tempo gli abitanti riconobbero Nettuno, come dio protettore dell’ ismo di Corinto. 2350. Itaca. — Piccola isola del
eggere da alcuni guerrieri. Ma appena squillò la tromba annunziatrice dell’ attacco imminente, gli dei ritornarono il vigore
ttacco imminente, gli dei ritornarono il vigore giovanile alle membra dell’ invitto guerriero, che nella pugna si coprì di va
, fu così numerosa, che coll’ andare degl’ anni, divenuta la contrada dell’ Attica troppo angusta, Jone andò con tutta la sua
ero al figliuolo suo. V. Trittolemo. 2376. Jopa. — Re di una contrada dell’ Africa. Secondo Virgilio fu espertissimo nell’art
K 2379. Kacimana. — Presso i popoli dell’Atabasso, dell’Inirinda e dell’ alto Orenoco, così si chiamava la personificazion
to anche Kamadeva. Gli Indiani davano questo nome al loro Cupido, dio dell’ amore. Veniva rappresentato con un arco di canna
olte città di quelle contrade, si venerava il fanciullo Kama come dio dell’ amore, e gli si dava perfino una moglie chiamata
gnificare che all’ occhio della divinità sono palesi tutte le macchie dell’ anima, come lo specchio riflette e palesa tutti i
avena, l’ orzo e la segala. 2390. Ker. — E opinione di varî scrittori dell’ antichità pagane, che i Kers fossero degl’enti im
comando. Annibale allora, prestand o piena fede al sogno, ordinò che dell’ oro che si era cavato dalla colonna nel puntarla,
one Lacinia. V. l’ articolo precedente. 2406. Lacio. — Uno degli eroi dell’ Attica, al quale, quando morì, fu consacrato, in
ancora che ne fanno una dea chiamata Lacturcia. 2408. Ladone. — Fiume dell’ Arcadia, che secondo la tradizione favolosa, fu p
chiamano anche Eritreo. V. Cavalli del sole. 2425. Lampsaco. — Città dell’ Asia minore. Essa viene ricordata nei fasti del p
lla vita. Al dire di Pausania, si vedeva ai tempi di Massimo, pretore dell’ Asia, un sepolcro nella Frigia, ove era rinchiuso
noi sarà venuto Dei notturni Lemurii : in questi onora Sacra funzion dell’ Ombre il popol muto. Ovidio — I Fasti Libro V.— 
erazione d’esser stata Latona madre di due fra le più grandi divinità dell’ Olimpo, fu ella stessa annoverata fra le dee, ad
copo alle ricerche matrimoniali di molti principi ed eroi del Lazio e dell’ Italia. Sola d’un sangue tal, d’un tanto Regno R
e di bellezza Più d’ogn’altra famosa, era da molti Eroi del Lazio, e dell’ Ausonia tutta Desiata, e ricerca. Virgilio — Ene
oi le adunanze per le feste latine. Da quanto riferiscono le cronache dell’ antichità, si rileva che i romani sacrificavano a
superbe già Trojane squadre : Ovidio — Metamorf. — Libro VI trad. di dell’ Anguillara. Gran numero degl’ autori antichi ha
lingua. 2467. Lelapo. — Al dire d’ Ovidio e di molti altri scrittori dell’ antichità, così avea nome il cane che Procri rega
e Ovi dio chiama feste notturne o degli spettri, viene dalle cronache dell’ antichità attribuita a Romolo, che volle con quel
o, da alcune feste in suo onore celebrate nell’ Attica, verso la fine dell’ autunno, e propriamente all’ epoca della vendemmi
osa Idra che fu uccisa da Ercole e che formò una delle dodici fatiche dell’ eroe, sebbene la cronaca dice, che avendo Iolao a
ivi ragionamenti e i falsi raziocinii di cui si serviva il detrattore dell’ eroe. Fra gli autori antichi però, quello che ci
Federico 2480. Lete. — Uno dei fiumi dell’inferno detto anche fiume dell’ oblio, le cui acque avevano, secondo i pagani, il
que avevano, secondo i pagani, il potere di far dimenticare. V. Fiumi dell’ inferno. Al dire di Virgilio, le onde Letee irrig
estilente state, per ogni sorta di animali ; ovvero dalla stemperanza dell’ aria, per la subita mutazioue in contrario, ovver
nato del tutto. Infatti qualche tempo dopo, avendo seguito il dettato dell’ oracolo, eg’i risanò interamente. Da quell’ epoca
Castore e da Polluce. V. Ilaria e Febea. È a notare che varii autori dell’ antichità, chiamano la prima di queste due famose
rebbe negata, valeva meglio ricorrere ad uno stratagemma, e avvalersi dell’ astuzia. Infatti Leucippo, sotto pretesto di fare
a similmente Leucosia. 2490. Leucotea. — Figlia di Orcamo, settimo re dell’ antica stirpe di Belo. Leucotea si rese famosa pe
oro città e di placare con sacrifizii ed offerte la corrucciata ombra dell’ eroe, a cui bisognava dedicare un tempio circonda
ore regnante aveva donato ai suoi popoli. 2501. Liberatore. — I poeti dell’ antichità danno assai di sovente codesto sopranno
ibetra un torrente chiamato Sus. Ingannati da questa oscura ambiguità dell’ oracolo, gli abitanti credettero che il dio avess
Vi sono varii autori che dicono Libia fosse figliuola di Pamfiloga e dell’ Oceano. È questa però un’opinione non riconosciut
uale era anche la configurazione del principio della vita, come madre dell’ amore, onde gli uomini si ricordassero della loro
one fu similmente il nome di un figlio di Pelasgo, che fu il primo re dell’ Arcadia. Narra la tradizione mitologica che Licao
tesso. Ma queste non sono tutte le notizie trasmesseci dalle cronache dell’ antichità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatt
515. Licio. — Soprannome che Danao dette ad Apollo, e che le cronache dell’ antichità attribuiscono al fatto seguente. Allorq
cavare la terra e palesò così il furto commesso. 2519. Licomede. — Re dell’ isola di Sciro. Le cronache dell’ antichità ricor
urto commesso. 2519. Licomede. — Re dell’ isola di Sciro. Le cronache dell’ antichità ricordano di lui un tratto di fredda pe
la rese madre di Pirro V. Achille e Deidamia. 2520. Licopoli. — Città dell’ Egitto, sulle sponde del Nilo, il cui nome signif
iovio » ivi 2164 Giromanzia » ivi 2165 Giuba » ivi 2166 Giudici dell’ Inferno » ivi 2167 Giudizio di Paride » ivi 2
no iniziati nei nefandi misteri della loro setta. 25. La processione dell’ Assunzione, e propriamente quella che si esegue n
ilton Giovanni. — Ritenuto dopo Shakspeare e Byron, il più gran poeta dell’ Inghilterra, l’immortale autore del Paradiso perd
6 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
to il profondò negli abissi, oppure sotto l’Etna, come piace al poeta dell’ amore, e proseguendo quindi collo stesso coraggio
nde Quando brama mostrare il vasto orgoglio : Eccovi il Dio regolator dell’ onde. Dichirazione, e sviluppo Quantunque
che le stesse disgrazie, alle quali fù soggetto fin dai primi albori dell’ esser suo, gli siano servito di appoggio, e sgabe
gli avesse il temerario ladro. Ingannato allora il meschino dal valor dell’ offerta il tutto sinceramente svelogli. Allora ri
lle lettere, e del ben dire vien detto Ermete ossia interpetre, e Dio dell’ eloquenza : perchè presidente alle persone noribo
pastore degli armenti di Admete, e questi poscia lasciando pei furti dell’ astuto Mercurio locò la sua opera (non altrimenti
l’impertinente motivo delle novelle disgrazie. Per vendicarsi costui dell’ ingiuria ricevuta da Epafo figlio di Giove, che d
assisa sopra d’un carro tirato da Pavoni, recando nelle mani in segno dell’ alta sua autorità uno scettro, con un pavone al s
Fù nominata Domiduca dall’ accompagnare la novella sposa al soggiorno dell’ amato suo sposo, per qual motivo ancora dicevasi
conto la verginità, come quella, che oltremodo nobilita la condizione dell’ umana natura ; in qual alta riputazione poi convi
Giganti a favor del sno buon padre Giove, e qui nel rendersi padrone dell’ Arcadia, e della Siria con poche forze di uomini,
onta. Quanto poi sia questo mostro da evitarsi basta il solo esempio dell’ Imperatore Augusto, che al dir di Svetonio : Nih
dre d’iniquità ! Noi adunque, che figli siamo di quel Dio, che al dir dell’ Apost. 1. Cor. 14. Non est dissentionis Deus, sed
e’l bianco mento Spira da labri il gel, la brina, il vento, E sembra dell’ età star sul confine. Cerca le fiamme, e benche l
ace ingegno Troppo fra folli sogni io deliria ; Su prendiamo un camin dell’ uom più degno Lungi greche follie tacete omai. E
ar la morte, Trono innalzò sù quel felice monte, In cui seppe cangiar dell’ uom la sorte. E da colà stendendo i vanni suoi Tu
pio appresero tanti ben nati figli di magnificar colla poesia le lodi dell’ eterno Fattore ? Quindi un Mosè, un Giosuè, un Da
, la gloria de’ Monarchi, l’apologista de’ Conquistatori, lo splendor dell’ età. E tolgasi pure, o almeno si ecclissi nel cie
e ad alcune Deità dicendo : Vos o clarissima mundi lumina , e nel 1. dell’ Eneide invocò la Musa : Musa mihi causas memora.
nte nell’ epica, la narrativa, in essa campeggiar deve tutto il bello dell’ arte. Quindi quanto di nobiltà vantar possono i s
tanza può abbellire i suoi poemi in guisa, che valgono poi con gloria dell’ autore a riscuotere dignitomente i comuni suffrag
bilmente vale più di quanti precetti potrebbonsi mai dare, ad esempio dell’ epico latino, nelle cui opere se campeggia il sen
ra ben indifferente alle diverse forme, qual vera figlia del suono, e dell’ arbitrio, altre composizioni potrebbero efformars
da sua immaginazione, come appunto sono le quattro gran dissertazioni dell’ erudito Pasquale Carcani sul niente, su i peli, s
si nella lettura de’ classici, che nell’ esercizio de’ diversi ritmi dell’ arte, e poi inoltrarsi pian piano al cimento di s
te regole con maestrevole industria prescrivansi da primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle quali, perchè degne di es
e della materia però (previa di già la unità del pensiere, la nobiltà dell’ argomento) degna sempre di riflessione in tutte l
che ardisce Tremò a tal’ opra il gran pianeta eterno, E mentre la rea dell’ error gioisce Perdè la luce il Sol, rise l’infern
nvita Melibeo alla capanna Mio dolce Melibeo vieni t’aspetto Passiam dell’ ozio il tempo alla capanna Quando il raggio del S
’ ampio, ed esteso, potendola ben considerare, come fin dal principio dell’ operetta esposi, come di appendice, e soggiunta d
. Æneid. 640. VI. L’ Innominato secondo costa de’ primi quattro piedi dell’ Esametro, con legge però d’avere il quarto sempre
VII. L’ Innominato terzo finalmente contiene gli ultimi quattro piedi dell’ Esametro, come : Aut Ephyum, bimarisve Corinthi.
vertice. Or. lib. 1. Od. 1. III. L’ Innominato primo, che è più lungo dell’ Asclepiadeo per quattro sillabe costa d’uno Spond
insufficienza, non mai però la volontà. Vi prego in somma a profittar dell’ opera, e compatir l’autore. FINE. Le copie non m
antichi credevano, che questi Dei, presedessero alle cose necessarie dell’ uomo, non che a’ dodici Mesi dell’ anno, così cre
presedessero alle cose necessarie dell’ uomo, non che a’ dodici Mesi dell’ anno, così credevasi il mese di Gennaro esser con
che tutti quei mostri marini, che sonavano del pari avanti al cocchio dell’ alto regnatore delle onde, venissero dal suo nome
o restringerla, se pur mi riesce, in un sonetto. Per punir il Trojan dell’ opra atroce Di Paride fatal Giuno adirata, Ad Eol
ita di Minerva da Giove ; concepir però non potendo i profondi arcani dell’ ineffabil mistero si spedirono dicendo, che Giove
come può apprendersi dalla lettura dei poeti. (1). Poichè la natura dell’ Eptametro, e del Trimetro Archilochio non si è fi
7 (1880) Lezioni di mitologia
che bramò anche in questa raccolta apparecchiare, per dirlo con modo dell’ Alighieri, grazioso loco al nome vostro. Ottobre
i Diodoro Siculo ne ha conservato le opinioni intorno alla formazione dell’ universo. Egli così a un dipresso si esprime. Una
ra di noi pugnammo, Numi Titani, e di Saturno figli, Della vittoria e dell’ impero incerti. Mostrate invitte mani e forza imm
ome nel tempio di Minerva presso i Tegeati, dove queste diverse norme dell’ architettura furono da Scopa Pario con solenne ar
no agli eterni più caro della luce, primogenita degli esseri ed anima dell’ universo. Ancora i primitivi Cristiani tennero qu
o mormorio dei sacerdoti i sacri coltelli e le scuri e l’urna ripiena dell’ acqua pei ministri; quindi gettavasi il resto del
quindi gettavasi il resto della mola, coi peli strappati alla fronte dell’ animale consacrato, nel foco che sopra l’ara sple
o succedeva il vino, e poscia le scelte parti della vittima consperse dell’ indicata mola erano offerte agli Dei. Le reliquie
l’orrore della notte, col capo inchinato verso la terra, al contrario dell’ ostie offerte ai celesti, scannavansi da sacerdot
ando la giovine principessa, l’avea portata nella Tauride nel momento dell’ espiazione, e mise in luogo di essa una cerva. Ov
del nume. Con quella gioia che pensar ti puoi Allor Calcante esclama: dell’ Acheo Campo duci supremi, or la montana Cerva mir
il costume di dividere coU’asta le chiome degli sposi. Un promontorio dell’ Italia le diede il nome di Lacinia, e santo a tut
o, dandolo in custodia ai pastori, e fra la greggia crebbe il signore dell’ acque. Un destriero offerto al padre ne saziò la
o i destrieri, altri i vitelli marini. Gran schiera di Dei e di Ninfe dell’ Oceano lo accompagnava, tutta varia di sembianze.
ndone il viaggio sul mare per porgere ai Greci soccorso. Questa passo dell’ Iliade, ammirato da Longino, merita di esservi le
li é armato, e donde il nome tridente deriva, sieno moderne, la forma dell’ asta medesima, che non é rotonda ma quadrangolare
Nettuno, che affatto nudo é rappresentato in una statuetta di bronzo dell’ Ercolano 11. Plutone non s’ incontra mai così nei
ato dagli egiziani, e gli attribuivano la morte di Argo e la scoperta dell’ argento. Nonostante a Mercurio figlio di Maia e d
o in bronzo, con un ariete accanto, perchè affidata gli era la tutela dell’ armento. Gli attribuivano il caduceo con due serp
a soleva chiamare lo dio Questore delle anime, perchè alle beate sedi dell’ Eliso le conduceva, ed allora l’epiteto di infern
e e all’Apollo, e questo giudizio è stato confermato dall’ammirazione dell’ età susseguenti. Non vi è sicuramente opera di sc
lle copie antiche che ci rimangono ne dà una maggiore idea del merito dell’ originale, che tale è senza quistione il marmo Va
enza quistione il marmo Vaticano, come ne fa fede la nobil franchezza dell’ esecuzione. Tra le molte che n’esistono, due ne f
nella Villa Mattei. Una piccola, in bronzo, dissotterrata negli scavi dell’ Ercolano, è ora in Francia, ed è stata pubblicata
cercando compensi al suo dolore, convertì la giovinetta in una verga dell’ incenso odorato, che sale alle sedi degli immorta
l’oltraggio del suo sacerdote, vendetta memorabile che è l’occasione dell’ Iliade? Perchè non piuttosto contro l’infelice pr
i contro il sespente Pitone, è anche questa un’immagine tutta propria dell’ Apolline Averrunco, giacché questa favola fìsica
nunzia il comparir sull’orizzonte. Il frontispizio del settimo volume dell’ Antichità Greche di Gronovio, mostra Apollo che t
acro poco finora e niente a proposito illustrato. Fra i piccoli busti dell’ Ercolano è un Ercole vestito da donna con corona
cerve saltanti, alta e mirabile cosa, che pasceano sempre sulla riva dell’ Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi dei tori, al
essere il simbolo del disco lunare, come lo è sovente nelle antichità dell’ Egitto, e il nome di (grec), o lunette, che aveva
rmi balzò dal capo divino la dea del sapere. Omero, nel quarto libro dell’ Iliade, non dalla palude Tritonide, ma da Alalcom
ando il principe dei poeti, così n’accenna la forma nell’ottavo libro dell’ Eneide tradotta dal Caro: « Lo scudo, la corazza
non appariscano. Osserva Fornuto che talvolta si figurava la Gorgone dell’ egida colla lingua fuor della labbra; e così esis
Appena nata, dai capelli e dal volto spremeva con ambe le mani l’onda dell’ Ocea no: e il principe degli antichi pittori, Ape
mparve dicendo: Sorgi, o Dardanide, vedi chi sono, e se nulla ritengo dell’ antica sembianza. — Sollevò la testa Anchise, ma
presente Lezione da Mosco in un bellissimo canto funebre sulla morte dell’ assirio giovinetto. Il Salvini volgarizzandolo co
iù matura, e più grandi sono che la Venere dei Medici. Le belle forme dell’ adolescenza femminile che in questa si scorgono,
to. E ammirabile il giudizio con cui ha ancora impiegato per sostegno dell’ anca sinistra uno di quei vasi d’unguento senza m
amava i preziosi unguenti a segno che il poeta Agatia in un epigramma dell’ A ntolos^ia non dubita di chiamare simili vasi ar
lfo Beotico. Venere Armata ebbe dagli Spartani ad orazione in memoria dell’ amore improvviso, che nacque nel loro core, quand
nnone, che nuotando nel fiume Cefiso vi perì; onde dal re, in memoria dell’ infelice amore, fu eretto un tempio alla dea colr
e. Il petto, in parte discoperto, lo abbiamo considerato come proprio dell’ effigie di Venere: ora mi sono avvenuto in un pas
are Venere era di vestirla di tuniche artificiosamente piegate. Anche dell’ eleganza dell’ atto di sollevarsi dietro all’omer
di vestirla di tuniche artificiosamente piegate. Anche dell’ eleganza dell’ atto di sollevarsi dietro all’omero il manto si è
n secolo dell’arte, è poi trattata con molta trascuratezza. La novità dell’ invenzione e del soggetto è quella che le dà qual
d’Achille descritteci da Omero, e mi prevalgo dell’insigne traduzione dell’ Abate Cesarotti: « Lascia la diva, e torna Alla
a e del rossore di Marte, annunciando ai mortali il giorno col batter dell’ ali e col canto. Così la religione fantastica des
usurpatore vinse nelle pubbliche armi di Cassio e di Bruto la libertà dell’ universo. L’osservazione di Vitruvio che ordinari
lerò a lungo quando l’ordine delle mie Lezioni mi condurrà a trattare dell’ isterica mitologia. Io ho tradotto questo episodi
one figlio di Elettra e di Giove, come attesta Omero nel quinto libro dell’ Odissea 17. Terra che tre volte avea sofferto le
sostituita un’ altra di avorio. Non è difficile comprendere il senso dell’ allegoria, la quale indica la consumazione dalla
ni istituirono a gara di quelli i celebri giuochi secolari, documento dell’ altezza di quel popolo signore del mondo, che fis
inistra. Ella è rappresentata nella stessa maniera sopra una medaglia dell’ imperator Vespasiano. In altre ella tiene comunem
le sacerdotesse della dea dette Vestali, ma siccome elleno sono parte dell’ istoria e delle costumanze romane, opportunità mi
i antichi a questa dea un’agnella nera, come rilevasi dal terzo libro dell’ Iliade di Omero. Orazio le assegna altra vittima
n si lagna, E quel eh’ un popolo empie a lui non basta. Nella voragin dell’ ingordo ventre Tutto alfine discende il censo avi
e. Sopra un basso rilievo del Palazzo Albani, che esprime la scoperta dell’ adulterio di Venere con Marte, questa dea assisa
Lezione quarantesima. Sonno. Il fratello della Morte, il figlio dell’ Èrebo e della Notte, il custode dei sepolcri anti
della Villa Borghesi scolpito in pietra di paragone, è opera moderna dell’ Algardi, come risulta ancor dalla vita, che ne ha
uesto rettile vi sia aggiunta con più mistero. « In Olimpia la statua dell’ indovino Trasibulo non avea altro simbolo della s
nelle medaglie sono indicati colle fòrme di toro. L’ Oceano fu amico dell’ infelice Prometeo, ed oltre Teti ebbe due altre m
benemerito delle Belle Arti per la sua Storia Pittorica, quanto lo è dell’ Antiquaria pel suo Saggio sulla lingua etrusca.
ero, onde in uno di esso pervenisse per diritto ereditario il dominio dell’ universo. Saturno scelse allora per moglie Opi, o
he vien sovente interpretato dagli antichi pel Nilometro, o la Misura dell’ escrescenze del Nilo, solita depositarsi nel temp
on rallegrarsi con nessun fiore, e mostrarsi insensibile alla letizia dell’ anno, fecero tener l’elee presso gli antichi per
tisti, ed io rimasi sola Mesta nel mesto e doloroso albergo. Già fuor dell’ Oceàn levato aveva La fronte Apollo, e n’ arrecav
ome udirete, Visconti. La figura di una donna alata, che in un quadro dell’ Ercolano sembra consolare Arianna da Teseo abband
preferenza, cangiò il nome della dea del piacere in quello della dea dell’ indegnazione, che sperava ultrice dei suoi torti,
simile ufficio, tutto proprio di Euterpe, fa fede l’antico scoliaste dell’ Antologia, e l’Epigramma antico delle Muse con qu
di, coi carmi, col volto. — Finalmente i due scoliasti di Apollonio e dell’ Antologia attribuiscono ad Erato le nozze e le da
più interessante dei nostri studii. Urania sedente. « Se minore dell’ altre Muse è questa eleganti:.^sima statua, le su
ero lo ha tentato, ma non ha seguito altra scorta che quell’epigramma dell’ Antologia, riportato da noi nella Clio, che abbia
la fine infelice di Penteo, che dal Poema di Nonno ho tradotto. Vide dell’ arbor sulla cima assiso La madre, qual lion treme
, e le addita le tavole di Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo dalla mano dell’ indovino Fanes, il prim
Armonia nelle quali sono scritti i destini dell’ universo dalla mano dell’ indovino Fanes, il primogenito dei mortali: le di
e al quale dà il suo nome. Le ninfe piangono questo figlio sventurato dell’ Idaspe. Succede un orribile macello degl’Indiani.
a vicino ad una oscura boscaglia. L’armata di Bacco giunge sulle rive dell’ Idaspe, e la presenza di questo dio sparge il cor
senza del nume li spaventa, e si fa di loro orribil macello. Le acque dell’ Idaspe si tingono del sangue degl’Indiani. Baco e
esimo terzo Libro contiene il seguito della battaglia data sulle rive dell’ Idaspe, nelle di cui acque sono precipitati gl’In
arma gl’Indiani contro Bacco, e con lui vengono in soccorso altri Dei dell’ Olimpo. Apollo vuol proteggere Aristeo, Mercurio
aturale di questo paese. Di già l’Aurora aveva aperte le porte dorate dell’ 0riente (dice il poeta) e la nascente luce del So
del Gange. Quivi mostra alla Furia mucchi di morti, reliquie infelici dell’ armata indiana. La tremenda s’irrita delle fortun
cuni passi d’ autori, propriamente chiamavano tirso quel capo in cima dell’ asta: e facendosi dagli scrittori infinite volte
parlarono i Latini: fa confuso con Pan; ora guerriero, ora protettore dell’ armento fu creduto. I suoi figli sono creduti dei
tra idea, e ci ha rappresentato Sileno come il personaggio allegorico dell’ ubriachezza: nelle fattezze del volto e nella cos
a di sedurne la moglie. Rivelò questa al consorte gl’infami tentativi dell’ ospiste scellerato; ma il re degli Dei volendo ac
evo, per la grazia, l’originalità, la varietà dei movimenti son degne dell’ aureo secolo delle arti. Rappresentano Bacco ineb
tauri di Furietti, nobili avanzi della Villa Adriana: la copia simile dell’ altro barbato fu nel passato secolo disotterrata
hiama così, non erano punto ninfe, ma dovettero avere partìcolar cura dell’ uso del nuovo vino e delle feste fatte in quell’o
l’occasione: il resto han comune colle Baccanti trovandosi per titolo dell’ Idilio di Teocrito Lene, o le Baccanti, e tenendo
e illustrazioni di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’ antico, e per la notizia dei costumi. Bacco indi
ie di cuoio che stringe nella manca trattengono alcun poco lo sguardo dell’ osservatore. Nelle feste licee del dio Pan si usa
nza che queste seguaci di Bacco sapevano conservare nel furore stesso dell’ orgie e nel disordine dell’ebrietà, le antiche ar
8 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
Isola di Eea appresso di Circe, sorella di Eeta, vi si feceto espiare dell’ uccisione di Absirto senza darsi a conoscere. Cir
che di morte. Appressatesi le giovani, che la Maga voleva spettatrici dell’ orrendo fatto, ella diede loro il perfido eccitam
ieramente consumato (a) (24). Timorosa colei di pagare la giusta pena dell’ esecrando delitto, salì sopra il suo carro, e dop
e Giasone ripudiò la Maga per isposare Glauce (a), o Creusa, figlia a dell’ anzidetto re(b). Medea non poteva che di mal anim
veste e una corona. Glauce, appenachè si pose indosso l’una, e cinse dell’ altra la fronte, videsi tutta circondata di fuoco
overe d’Ercole l’uccidere gli uccelli della palude di Stinfalo, città dell’ Arcadia. Quelli erano molto mostruosi, perchè ave
(c). Pausania all’opposto pretende, che se ne trovassero ne’ deserti dell’ Arabia (d). Ercole con certi timpani, ricevuti da
la Toscana(d) (15). Ercole fu obbligato ad impadronirsi de’pomi d’oro dell’ Esperidi. Non sapendo egli, dove quelli si trovav
Argo (c). Cicerone gli dà il nome di Prodicio, perchè Prodico, nativo dell’ Isola di Cea, e famoso Sofista, pubblicò un libro
la descrizione (c). Ercole acquistò il nome di Buraico da Bura, città dell’ Acaja. Ivi era celebre l’Oracolo di questo Eroe d
i (c). Era nominato Eritreo, perchè aveva un tempio in Eritrea, citta dell’ Arcadia. Ivi la di lui statua era posta sopra una
conseguire in moglie Dejanira dovette combattere con Acheloo, figlio dell’ Oceano e di Teti, o, come altri vogliono, del Sol
sti seco lei s’avviò alla volta di Tebe, sua patria. Giunto alle rive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto
ò alla volta di Tebe, sua patria. Giunto alle rive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto assai più dell’ us
ive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto assai più dell’ usato, e pericoloso a tragittarsi. Quanto era imp
osto l’arco, scaricò contro il Centauro una freccia, tinta del veleno dell’ Idra di Lerna, e gli trafisse il petto. Nesso vic
non avesse servito in qualità di schiavo. Per eseguire la predizione dell’ Oracolo, Mercurio per ordine di Giove lo condusse
ivi posta : e ciò in pena d’avere una donna ricusato di somministrare dell’ acqua ad Ercole sitibondo, perchè ella celebrava
gli comandò d’abbandonare la sua patria, e di trasferirsi sulle rive dell’ Esaro, fiume de’ Bruzj in Italia. Dileguatasi col
beratore, fece vela con propizio vento per la Ionia, e giunse a’ lidi dell’ Esaro. Non lungi di là trovo la tomba, che racchi
empio di Diana Orzia(b). Fu allora, che l’ Eroe presso Ermione, città dell’ Istmo del Peloponneso, alzò anche un tempio a Ven
Grecia(15), e a’ disastri di lunghissima guerra(16), come nel decorso dell’ Opera espotremo. Priamo, allorchè fu combattuto d
accorsero ad ajutarlo, i più famosi sono Mennone, figlio di Titane, e dell’ Aurora, e re d’ Etiopia(17) ; Protenore, fratello
tamento dello stesso Nume passò in Atene, e si assoggettò al giudizio dell’ Areopago. I voti di quello erano divis. Minerva,
o, passò eziandio appresso i Trezenj per sottomettersi alla ceremonia dell’ espiazione. Là dovette abitare in luogo solitario
o. Altri Scrittori pei vogliono, che non ostante l’anzidetto giudizio dell’ Areopago le Furie continuassero a tormentarlo (b)
oro città, un certo Lica, loro concittadino, arrivato in Tegea, città dell’ Arcadia, le trovò sepolte con quelle d’ Agamennon
solasse il di lui regno. Non cessò quel castigo, finchè per consiglio dell’ Oracolo non si promise di spedire ogni anno due g
r se il Palladio, tolto a’ Trojani, minacciò d’uccidere que’ Capitani dell’ armata, che lo avevano in vece dato ad Ulisse ; m
Pellicano co’ suoi figliuoli : con che vuolsi indicare, che le azioni dell’ empio tendono sempre alla distruzione della pietà
so nasce dalla capricciosa fantasia, ed è sostenuto dalla leggierezza dell’ umano pensare. Il Lusso soventi volte è il sosteg
colo. La stessa cosa viene dimostrata dalla Scimmsa, che sta a’ piedi dell’ Affettazione. Vendetta. La Vendetta è offes
cuore, non corrispose mai alle ricerche di colei. La Dea, sopraffatta dell’ ira, lo rimproverò bruscamente della sua ingratit
tica, prendeva riposo all’ ombra degli alberi, e ricreavasi al fresco dell’ aura, che usciva dalle gelide valli. Se talora qu
olta riguardo neppure alla propria vita. Ha il ventre simile a quello dell’ idropico. A questo tanto più s’accresce la sete,
i sì pessima natura, che dopo aver esso bevuto, intorbida il restante dell’ acqua, onde altri non ne bevano : lo che suole op
, che si cambia secondo le variazioni de’ tempi ; ed è quindi simbolo dell’ Adulazione, che adopera tutto lo studio nel cangi
chè è cagione di povertà. Lo starsene sedendo dimostra la vita oziosa dell’ Accidioso : Ha il capouchino e ravvolto in panno
ccidioso : Ha il capouchino e ravvolto in panno nero, perchè la mento dell’ Accidioso è occupata da tale torpore, che lo rend
ato è di natura tale, che toccato diviene stupido ; e tal’ è l’indole dell’ Accidioso. Ozio. L’Ozio è inazione in chi d
iori le cinge la fronte. I fiori sono segno d’allegrezza, conseguenza dell’ abbondanza. La di lei veste è di colore verde, e
o an he ridotte a maturità, e divengono una delle principali sorgenti dell’ Abbondanza. Colla destra volge verso terra il Cor
nde il possesso d’ogni ricchezza. Dubbio. Il Dubbio è ambiguità dell’ animo, la quale deriva da opposti ed eguali motiv
tire dalla donna, che dall’uomo. Tiresia, perchè era stato dell’uno e dell’ altro sesso, fu ricercato per giudice. Egli decis
e da altre ben fondate autorità, le quali danno a’ Fenicj prima assai dell’ Epoca degli Argonanti l’ invenzione della navigaz
caldo e dalla fatica, inviò il predetto Ila con un’ urna ad attingere dell’ acqua al fiume Ascanio. Erano molto erte quelle r
be. Belate di Pella, rotto un piede di tavola, lo scaricò sulla testa dell’ uccisore, che sputò sangue e i denti ; e fracassa
ente Afida, sdrajato sulle pelli di un’ Orsa, predata nelle boscaglie dell’ Ossa, e teneva egli in mano una tazza di vino. Lo
Tritone ne’ flutti. Enea ne trovò il corpo, e lo sappellì in un monte dell’ Italia, che acquistò il di lui nome(a). (g). De
osta tra un fascio di legna (c). Pausania dice, che in Brauron, Borgo dell’ Attica, eravi un’antica statua di Diana, la quale
ja venendo la flotta de’ Greci spinta da furiosa tempesta sulle coste dell’ Eubea, Nauplio fece accendere sul morte Cafareo u
a Mirto, piccola isola del mare Egeo, poco distante da Caristo, città dell’ Eubea(g). (e). l. 12. rer. Attic. (f). Joh.
9 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
timento religioso negli animi di coloro che può dirsi perdusi al bene dell’ intelletto, scambiando il sopraintelligibile per
si esistenti, innalzando loro tempii ed altari. E veramente l’Achille dell’ Iliade ci presenta meglio che Alessandro il genio
amo, per un sentiero vergine, ancora e tutto nuovo, la natura istessa dell’ argomento chiede, siffatto dettato, siffatti conc
o l’uomo dal culto e dagli ordini civili, onde offuscossi il concetto dell’ atto creativo, e si disperse la intuitiva dell’ E
ffuscossi il concetto dell’ atto creativo, e si disperse la intuitiva dell’ Ente e l’ unità di religione, e furono immaginati
i preliminari, onde additar le cagioni, cui dalla religione primitiva dell’ Vno si venne a quella del moltiplice, interpetrar
uomo dal solo intuito, o, per meglio dire, dalla semplice apprensione dell’ Ente, non può nascere che dal vero perfetto e non
le prime quando a’ nostri padri era il concetto intuitivo e perfetto dell’ Ente, che può concepirsi con la formola ideale — 
sdrucciolo di non poca parte dell’umana famiglia dalla vera religione dell’ Ente in quella degli esistenti, della pluralità d
sensi laidi ed oscurissimi, e questo avvenne anche prima del cantore dell’ Iliade, chè a’Greci importava di non andare gli D
i, per trascorrere senza rimorso alcuno. È per questo che al concetto dell’ Ente sottentò quello degli esistenti, e gli esist
on tutti i loro errori. Vomini, esseri esistenti elevati alla nozione dell’ Ente per pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo pa
o dalla Discordia — e di morale, chè per Paride qui s’intende l’animo dell’ uomo che vive solo secondo il senso, il quale nul
ini. E per questo ancora Giove era detto Dio del cielo, della terra e dell’ inferno, e se ne può trarre argomento da un simul
di vino e con un tirso adorno di pampani e di grappoli di uva. Levata dell’ Orsa detta ancora il Parco, o lo animale di Erima
li, che van denominate Esperia, seguito dal Dragone del polo, custode dell’ Esperidi. 64. Cadmo — Narra la favola, che Cadmo
10 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424
578. Coribanti, sacerdoti di Cibele, 48 ; — allevano Giove, 29. Corno dell’ abbondanza, 77. Coronide, Ninfa, 133. Cortina o T
on cui vien chiamato, 400 ; — come è rappresentato, 401. Erebo, fiume dell’ Inferno, 223. Eretteo, re d’Atene, 116, 654. Erid
o del loro giardino, 382. Espero. Vedi Vespero. Età (le) dell’Oro ; —  dell’ Argento ; — del Rame ; — del Ferro, 34. Eteocle,
esbo, isola, 478 e nota. Lestrigoni, popoli barbari, 574. Lete, fiume dell’ Inferno, 224. Leucade (salto di), 177. Leucosia,
era principalmente adorata, 269. Minosse I re di Creta, e poi giudice dell’ Inferno, 228. Minosse II re di Creta, 415-423. Mi
Sterculio, figlio di Fauno, 300. Sterope, Ciclope, 272. Stige, fiume dell’ Inferno, 221. Strofio, re della Focide, 533. Suad
one. V. Tisifone. Tesmoforie, feste in onor di Cerere, 60. Testio, re dell’ Etolia, 74. Teti, Dea del Mare, 192, 193. Teti, m
11 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
struosi serpenti, di cui l’Affrica abbonda. Giunto poi all’ estremità dell’ Etiopia, vide su di uno scoglio una donzella di l
Epiro, un dì abitata da’ Caoni, così detta o dalla ninfa Dodona, fig. dell’ Oceano, o da Dodona, fig. di Giove e di Europa. Q
pico si celebravano i giuochi detti Olimpici da Olimpia o Pisa, città dell’ Africa. Si chiamano da Luciano i grandi giuochi O
nnanzi avesse avnto nel fare sì nobile statua, rispose che quei versì dell’ Iliade, ne’ quali il poeta descrive Giove che col
ò dal cielo e mandolla a conversare cogli uomini. Giove in più luoghi dell’ Iliade si chiama l’arbitro della guerra fra gli u
l monte Sipilo, è tuttavia monumento della sua empietà verso i Numi e dell’ acerbità del suo dolore. Niobe, fig. di Tantalo e
rassitele(1). VII. Crise – Crine – Cassandra. Nel primo libro dell’ Iliade si legge la favolosa storia di Crise, sace
da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oceano. Igino il crede nato da Nettuno e da Medus
Cicerone(4) numera cinque Soli ; il primo figliuolo di Giove e nipote dell’ Etere ; il secondo, d’Iperione ; il terzo, di Vul
bianchi, secondo Teocrito, o color di rosa, secondo Virgilio. Marito dell’ Aurora fu Titono, fratello, o meglio, fig. di Lao
auto, e quella di mezzo con la sampogna in bocca. La magnifica statua dell’ Apollo di Belvedere ritrovata fra le rovine di An
ia, quando alcun di se asseta. Apollo Delio, Delius, da Delo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. Apollo intonso, inton
Apollo Patareo, Patareus, pel tempio che avea a Patara, antica città dell’ Asia Minore, ove ne’ sei mesi di inverno dava i s
il ginepro e l’eliotropio o girasole. Clizia, ninfa Babilonese, fig. dell’ Oceano e di Teti, avendo commesso non so qual fal
la terra. Le si sacrificava un gallo(5). Il Sonno poi fu creduto fig. dell’ Erebo e della Notte, e fratello della Morte, perc
nelle più dense tenebre, e che lo stesso Omero ripone oltre i confini dell’ Oceano ; sebbene altri(3) dicano che i Cimmerii e
iama la Terra madre de’sogni dalle nere ali ; ed Igino li faccia fig. dell’ Erebo e della Notte. Gli antichi finsero che i so
te Mero consacrato a Bacco. E Pomponio Mela(3) dice che, fra le città dell’ India, Nisa era chiarissima ed assai grande ; e f
Ovidio(1) finalmente racconta ch’eran fig. di Atlante e di Etra, fig. dell’ Oceano e di Teti, e che molto amavano un lor frat
a Nasso, ma que’ ribaldi volgono altrove la prora. Era Nasso un’isola dell’ Egeo, fra le Cicladi nobilissima, detta pure Dion
gliato di pampini e di ellera, usato dal nostro nume nelle sue guerre dell’ India, e che i suoi seguaci portavano nelle feste
lice donzella, mentre dormiva, sulla deserta spiaggia di Nasso, isola dell’ Arcipelago. Quivi approdò poco tempo dopo il nost
, perchè Bacco, cioè le vili, amano le colline. Niseo, da Nisa, cit. dell’ Arabia, ove Bacco fu educato. Racemifer, cioè Ba
avea tre pomi d’oro colti nel giardino delle Esperidi, o in un luogo dell’ isola di Cipro. Il quale con arte gettò nel megli
pra Giunone e Minerva, e sue conseguenze nella condotta dell’Iliade e dell’ Eneide. Si è nell’articolo di Giunone favella
no su tutti gli eroi del sangue di lei. Ed ecco ne’ due grandi teatri dell’ Iliade e della Eneide, Giunone e Pallade tutte in
atue delle Grazie erano collocate alla destra di Apollo. Gli abitanti dell’ isola di Delo consacrarono una statua ad Apollo,
l primo apparir del sole dopo una bella aurora, Heyne con molti versi dell’ Antologia greca dimostra che la Venere de’ Medici
ma regina di Pafo e di Guido. Celeste o Urania, Ουρανια, quasi madre dell’ amor puro. Cipria o Ciprigna, Κυπρις, Κυπρογενης
genio in sembianza di vaghissima giovane colle ali spiegate, il corno dell’ abbondanza nella sinistra, ed un ramo di ulivo ne
tato sfidato a singolar tenzone. Allora Marte, volando a far vendetta dell’ ucciso figliuolo, venne a battaglia con Ercole ;
suo divin genitore, e perciò chiamò Martius, da Marte, il primo mese dell’ anno, che allora non era che di dieci mesi(1). Un
dato pure al primo mese dell’anno, forse perchè quegli fu l’inventore dell’ astrologia e del calendario. Ed in questo mese gl
a all’altare della Dea per esservi immolata ; ma questa mossa a pietà dell’ innocente fanciulla, la tolse al sacrificio, rico
ai poeti ci venne rappresentata Diana su’monti di Delo o sulle sponde dell’ Eurota in mezzo alle ninfe, sue seguaci ». Diana
so(4). Vi erano 127 colonne del più bel marmo, dono di altrettanti re dell’ Asia, e la statua della Dea era di ebano o di leg
o(2), Didone si rassomiglia leggiadramente a Diana che, lungo la riva dell’ Eurota o sul monte Cinto, da cento e cento Oreadi
ecialmente del greco Sinone sì bellamente descritte nel secondo libro dell’ Eneide, smantellano le porte, e fatta una breccia
o i Campi Elisii. IV. Descrizione più particolare di alcuni luoghi dell’ Inferno. Primieramente osservino i giovanetti
ς, avis). Pausania (2) riferisce che nella Tesprozia, antica contrada dell’ Epiro, era un lago detto Aorno, ove consultavasi
torrenti di fiamme e da ogni lato circondava il Tartaro. Da una parte dell’ Inferno, dice Silio Italico(3), si apre un enorme
ma gli Dei figliuoli dello stellato cielo ; e quando Luciano discorre dell’ Astrologia, fa chiaramente vedere che ne’poemi di
i Enea, dovendo mettere il piede negl’infernali luoghi, ad imitazione dell’ Ulisse di Omero, sacrifica all’uno ed all’altra p
12 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
da alcuni filosofi il Panteismo mitologico. L’antichissima invenzione dell’ obolo da pagarsi a Caronte fu bonariamente credut
Antichi era stata un poco più feconda che in quella delle beatitudini dell’ Elisio, avendo ideato diversi generi straordinari
nt in corpora velle reverti. » (Æneid., vi, 724.) 256. « L’ipotesi dell’ anima del mondo, dice il Pestalozza, non è errone
inomati grecisti, come può vedersi nell’ Ateneo di Firenze (fascicoli dell’ agosto e del settembre 1874). 266. « Tantalus a
dere tabellis. » (Hor., i. 1ª, v. 68.) 267. Anche Virgilio nel vi dell’ Eneide così descrive la pena di Tizio : « Nec no
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
sato come sinonimo di Cielo ; Olimpico è detto Giove ; Olimpici o Dei dell’ Olimpo tutti gli altri Dei superiori62. La dignit
tasse sul monte Olimpo, ma ancora perchè era adorato in Olimpia città dell’ Elide nel Peloponneso ; presso la qual città (all
rsi nell’originale greco son quelli di n° 528, 529 e 530, nel i libro dell’ Iliade, che il Monti tradusse così : « Disse, e
si chiama Dakhel, che resta all’ovest della Grande Oasi, sui confini dell’ Egitto, nel deserto anticamente detto di Barca.
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
imperatori e i poeti eran collocati dopo morte fra i Numi. L’origine dell’ apoteosi risale all’epoca dell’idolatria, e la us
i, che assicurarono la pace ed aumentarono l’incivilimento ed il bene dell’ uman genere. Quindi l’adulazione dei popoli avvil
e le follie dell’imperatore Adriano pel suo favorito Antinoo. L’onore dell’ apoteosi fu talora conferito dai Romani anche all
deva la Repubblica, il feciale si recava tosto a chiedere le discolpe dell’ ingiuria. In caso di negativa eran concessi 33 gi
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
to ferale spettacolo lo ritardasse, arrestandolo a rendere alla salma dell’ estinto figlio i funebri onori. Con questo orrend
non già che gli Argonauti fossero i primi navigatori. Le isole stesse dell’ Arcipelago greco, per quanto vicine tra loro, non
e troppo famosa per infami delitti. Nel parlare dei dannati celebri dell’ Inferno pagano, dicemmo che padre di Pelope fu Ta
ante stesso se ne vale per una bellissima similitudine nel Canto xxix dell’ Inferno : « Non credo che a veder maggior tristi
per altro ebbe anche l’onore di esser posto nella Costellazione detta dell’ Aquario, che è uno dei dodici segni del Zodiaco e
andò in faville. » (Traduz. di Pindemonte.) E Virgilio nel libro ii dell’ Eneide facendo narrare da Enea la presa e l’incen
otta fece accendere dei fuochi sopra gli scogli Cafarei (al sud-ovest dell’ Eubea) perchè i Greci li credessero segnali di un
ana ; e Virgilio così brevemente l’accenna al principio del libro vii dell’ Eneide : « Ed ancor tu d’Enea fida nutrice « Cai
la prova. Peraltro la trasfusione del sangue di una bestia nelle vene dell’ uomo o della donna non è proibita ; ed anche in I
b. x poi il retore latino dalle lodi della tragedia passando a quelle dell’ Autore, dice : « Ovidii Medea videtur mihi ostend
gli Antichi raccontavano di Arione, vissuto sei in sette secoli prima dell’ èra volgare, ossia verso i tempi di Tarquinio Pri
nge : « Che s’imbestiò nelle imbestiate schegge ; » e nel Canto xii dell’ Inferno parla del Minotauro, « Che fu concetto n
itorno dalla guerra di Troia furono spinti dalla tempesta sulle coste dell’ Italia. 120. « Nec pueros coram populo Medea
sciuto anche dai Pagani. 138. Perciò nella famosa ambigua risposta dell’ Oracolo : « Ajo te, Æacida, Romanos vincere poss
16 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ondo fisico e morale, colpiti al primo sguardo dall’immensa influenza dell’ ordine per la prosperità delle società e delle na
tenza della divinità, i suoi beneficii verso gli uomini, la necessità dell’ ordine, della giustizia, della pace, i diletti ed
uel Duro Artico Genio destruttor l’uccise. Quella limpida fonte uscìa dell’ urna D’un’innocente Najade ; ed, infranta L’urna,
al culto. Plutone, Proserpina, altre deità infernali e descrizione dell’ inferno Plutone figlio di Saturno e di Reà, s
ariddi. 270. Carite. V. Grazie. 217. Caronte. V. Inferno (descrizione dell’ ). 87. Cassandra. V. Paride. 422. Cassiopea. V. Pe
alione. 305. Cerasti. V. Venere. 38. Cerbero. V. Inferno (descrizione dell’ ). 91. Cerere. 25. Ceste (cinto di Venere). 36. Ch
tre) degli antichi. 276. Driadi. 241. E Eaco. V. Inferno (descrizione dell’ ). 79. Ebe. 157. Ecate. 93. Echidna. 91. Eco. 215.
na. 161. Frisso. V. Vello d’Oro. 361. Furie. V. Inferno (descrizione dell’ ). 98. Orfeo. 335. G Galatea. V. Nereidi. 249. Gan
V. Argonauti. 356. Ilo. V. Ercole. 297. Imene. 141. Inferno (Descriz. dell’ ). 78. Ino. V. Frisso ed Elle. 361. Introduzione.
Giove. 16. Muse (le). 221. Momo. 153. Morfeo. V. Inferno (descrizione dell’ ). 102. Morte. V. Inferno (descrizione dell’). 101
. V. Inferno (descrizione dell’). 102. Morte. V. Inferno (descrizione dell’ ). 101. Muse (le). 221. Muta. 156. N Naiadi, ninfe
e. 361. Nemese (le). 188. Nemesi. 187. Nenia. V. Inferno (descrizione dell’ ). 92. Altre divinità, ecc. 279. Neo. V. Atalanta.
. Minosse II. 203. Nodo Gordiano. 388. Notte. V. Inferno (descrizione dell’ ). 101. Numitore. V. Enea. 426. O Oceanidi o Ocean
113. Parassiti. V. Oracoli, ecc. 445. Parche. V. Inferno (descrizione dell’ ). 94. Paride. 412. Parnaso. 48. Pasifae. V. Minos
isole. V. Argonauti. 358. Pluto. V. Plutone. 77. Inferno (descrizione dell’ ). 103. Plutone. 74. V. Ercole. 292. Orfeo. 335. P
eo. 122. Psiche. V. Cupido. 150. R Radamanto. V. Inferno (descrizione dell’ ). 79. Rea. V. Cibele. 11. Rea-Silvia o llia. V. E
o. 335. Sofista. V. Epuloni. 445. Sonno (il). V. Inferno (descrizione dell’ ). 101. Sorte. V. Fortuna. 162. Stagioni. 260. Sta
Tarquinio. V. Libri Sibillini. 438. Tartaro. V. Inferno (descrizione dell’ ). 80, 83. Tebe (la guerra di). 398. — (le mura di
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
due soli, di Ganimede coppiere di Giove che è rappresentato nel segno dell’ aquario, e di Astrea dea della giustizia, che fu
Apollo esistono molte statue ; una delle quali, che è una maraviglia dell’ arte greca, ammirasi nella galleria del Vaticano
llo col guidar per un giorno il carro della luce. E coll’approvazione dell’ ambiziosa sua madre Climene andò nella sublime re
» E il celebre igienista Michel Lévy dichiara nella sua grand’ opera dell’ Igiene, che questo ed altri assiomi generali « so
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
XXIX Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri Pur di esser re, Plut
lo Stige o dell’Acheronte. La favola ci fa sapere che egli era figlio dell’ Erebo e della Notte ; che era vecchio e canuto, m
xxxiv, 16.) 243. Basterà sentire la descrizione che l’ Ariosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Fu
descrizione che l’ Ariosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Furioso per vedervi il vero modello di tu
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
ive e colle gambe stese per indicare il corso del fiume e la pendenza dell’ alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna
ietosamente si raccomandava agli Dei che lo salvassero. Nel libro xxi dell’ Iliade (trad. del Monti) così parla il Xanto al S
loghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio dell’ Egloga 6ª in questi due versi : « Prima Syracosi
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
i Giganti che fer paura ai Dei, e ne pone un gran numero nel profondo dell’ Inferno da lui immaginato e descritto ; e l’esemp
tri poeti italiani ; e giacchè ho rammentato nel testo la venerazione dell’ Alfieri per Dante, riporterò qui i primi versi de
e questi due mezzi di recar danno o ingiuria al prossimo, nel canto x dell’ Inferno : « D’ogni malizia ch’odio in Cielo acqu
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
ime spedizioni dei Baschi alla pesca delle Balene, e dopo la scoperta dell’ America dovessero saperne molto più degli Antichi
cipalmente si dilettò di questo genere d’invenzioni ; e nel suo poema dell’ Orlando Furioso troviamo Cetacei a dovizia : « P
fosse così ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar nella bocca dell’ Orca con tutta la nave, e che ficcasse l’ancora
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47
ivati, ma anche dai magistrati della Repubblica e dai principi stessi dell’ Impero. Avevano inoltre dallo Stato e beni e cosp
lude Dante con una celebre similitudine nel descriver la terza bolgia dell’ Inferno, nella quale son puniti i Simoniaci : « 
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
sso Arezzo. Potrà bene aver pregio per gli Antiquarii e per la Storia dell’ Arte, ma non reca di certo una gradita sensazione
ti di membra diverse di ogni genere di animali ; ma ne deriva, invece dell’ ammirazione e del diletto, il disgusto e il ridic
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
a dai Politeisti come una Dea è la personificazione e la deificazione dell’ idea di conseguenza inevitabile di una o più caus
tali16. Dante ha fatto poeticamente dipinger la Fortuna nel Canto vii dell’ Inferno da Virgilio poeta pagano, e perciò quella
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
uo greco nome significa Cielo, e perciò credevasi figlio del Giorno e dell’ Aria, ossia di due dei quattro elementi del Caos.
nome pur che sia ; e qualcuno dei più celebri scienziati, a preghiera dell’ astronomo scopritore, propone il nome da darsi al
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVI. Le Ninfe » pp. 279-284
na Commedia, è necessario il farne qualche cenno. La Ninfa Eco figlia dell’ Aere e della Terra si era invaghita del giovane N
, » ciò avviene per riflessione dei raggi della luce, come il parlar dell’ Eco per riflessione del suon della voce. Quanto p
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
reggiare anche in questo cogli antichi poeti, come fece nel Canto xxv dell’ Inferno, detto appunto delle trasformazioni ; e f
afferma Pausania. A questa questione si collega l’altra sull’ origine dell’ Alfabeto in Europa, del quale si attribuisce a Ca
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
gato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ Ariosto. 53. Queste due ottave son poste dall’
a. » Un’infinità di esempii, simili a quelli sopra citati di Dante e dell’ Ariosto, dimostrano come e quanto graziosamente i
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
è dicevasi per tradizione che egli null’altro premio avesse richiesto dell’ opra sua che di esser rammentato nell’inno saliar
ufficio egli avesse. Marziano Capella, poeta latino del quinto secolo dell’ E. V. asserisce nel suo libro intitolato Satyrico
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
» ecc. E al nome di Orsa maggiore preferì quello del Carro nel C. xi dell’ Inferno : « E ’l Carro tutto sopra il Coro giace
ta audis adimisque leto, « Diva triformis. » E Virgilio nel lib. iv dell’ Eneide : « Tergeminamque Hecaten, tria virginis
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
 ; » ed inoltre è un vocabolo sempre vivente nel linguaggio comune o dell’ uso. Può dunque convenire ad ogni genere di disco
do « Terret fixa, vetatque novis considere in hortis. » La bizzarria dell’ invenzione e l’eleganza dello stile hanno fatto t
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
gia in bronzo fuso, di Benvenuto Cellini, che è posta sotto le loggie dell’ Orgagna in Piazza della Signoria. Anche i Natural
nti, di cui hanno luogo fiammeggianti pioggie ordinarie circa la metà dell’ agosto e del novembre tutti gli anni, si osserva
33 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
inioni senza rinvenire una credenza che potesse rialzare l’intelletto dell’ uomo e affratellare tra loro le nazioni. Il Crist
alunnia che avea origine da una atorta interpretazione del Sacramento dell’ Eucaristia. 149. Quesl’altra calunnia pur s’appo
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — I. La Cosmogonia mitologica » p. 10
ostrato curiosità di sapere l’origine di questo mondo, o vogliam dire dell’ universo ; e non solo tutte le religioni antiche
35 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Avvertimento. » pp. 1-2
lo più era di solo pascolo alla curiosità giovanile. È noto che molta dell’ antica sapienza civile e politica è riposta nelle
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30
rese per sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni del Mare e dell’ Inferno. Saturno invece di esser grato al figlio
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
, perchè ridotto a regolar sistema religioso dai Sabei, antico popolo dell’ Arabia meridionale. Fu questa pur anco la religio
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
no significa Cielo, il suo nome stesso serve a manifestare qual parte dell’ Universo egli rappresenti ; e inoltre l’esser cre
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVII. L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii » pp. 493-496
intensità nei secoli così detti civili, neppure dopo la promulgazione dell’ Evangelio che santificò il perdono e l’oblio dell
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
atto inutili, e la vita del misero Meleagro si estinse allo spengersi dell’ ultima scintilla del tizzo fatale. Quando lo sepp
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
lica, ov’egli parla, per dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43
e cose. Con questo nome di Rhea la rammenta anche Dante nel Canto xiv dell’ Inferno, ov’egli parla dell’isola di Creta e del
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
ineffabil dolore fu cangiata in pietra. Ne parla Omero nel libro xxiv dell’ Iliade ; ne fa molto a lungo la narrazione Ovidio
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
e ad ornamento del suo divino linguaggio poetico l’origine mitologica dell’ olivo, e considerandolo come simbolo di sapienza,
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
34. Virgilio nel ii delle Georgiche dopo avere enumerati i pregi dell’ Italia, che dichiara superiori a quelli delle alt
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
reazione ; ed Ugo Foscolo ha detto : « Venere simboleggia la Bellezza dell’ Universo. » Da Venere, considerata come Dea dell
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
Palude Meotide (ora Mar d’Azof). Tal descrizione trovasi nel lib. xi dell’ Odissea, ed è la seguente : ….« Spento il giorno
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
secolo xvi richiamò di nuovo l’attenzione dei fisici sulle proprietà dell’ ambra gialla, facendo notare del pari che anche a
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Indice alfabetico » pp. 516-
pònoo 316 Ippota 297 Iride (dea) 82 Iride (arcobaleno) 83 Iride dell’ occhio 84 Iride (pianeta) 85 Irìditide (malat
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
Demonii e Diavoli, li chiama ancora angeli neri, come nel Canto xxiii dell’ Inferno : « Senza costringer degli angeli neri,
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
ere. Su tale argomento basti l’ aver citato i due grandi poeti, padri dell’ italiana poesia : « Degli altri fia laudabile ta
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
i maniche larghe. 69. Virgilio così descrive le Arpie nel lib. iii dell’ Eneide : « Tristius haud illis monstrum, nec sæv
53 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
compensò di tanta perdita conpermettergli di poter leggere nel libro dell’ avvenire, e col dono della vita cinque volte di p
n lunga veste, portando in una mano una patera, e nell’altra il corno dell’ za. Celebre fu il Genio di Socrate, ed a questi G
54 (1898) Classic myths in english literature
ulaneum et Pompei, Paris: 1840; Inghirami, Galeria Omerica; Bolletino dell’ Instituto di Corrispondenza Archeologica, Rome; M
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