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1 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
al moglie di Giove, e perciò regina degli Dei, era tenuta Giunone. Fu ella però da principio a queste nozze ritrosa, e per v
cui accolto, e manifestatosi, a lei marito divenne. Ma gelosissima fu ella poscia di lui, ne certamente senza ragione; e la
cche infestissimo, e secondo altri per mezzo delle Furie, fintantochè ella fuggi disperata in Egitto, dove poi ottenuta da G
e con Giove altribuivasi il regno dell’ aria. Sotto il nome di Lucina ella era in vocata dalle partorienti, sebbene alcuni p
e recise la lingua, e la chiuse in una prigione, dicendo a Progne ch’ ella era morta per via. Filomela in un candido velo co
pietra. De’ suoi amori con Marte già si è detto Ma oltre a questo amò ella Anchise Troiano: del quale concepì Enea, e soprat
osciuta la figlia * presel inorridito la spada per trucidarla. Riuscì ella a sottrarsi; ma errando miseramente per nove mesi
rlo cangiato in anemone, per lunga pezza amaramente lo pianse. Andava ella frequentemente accompagnata dalle tre grazie Agla
lcidalia dal fonte Alcidalio in Beozia, ove dicevasi che colle grazie ella usasse frequentemente lavarsi. Una colomba a lei
si accese, e la fece trasportare da Zefiro in un palagio rimoto, ov’ ella era di tutto lautamente fornita da ninfe invisibi
er anch’ esse da Zefiro colà portate, e queste udendo la felicità ch’ ella godeva, ma che non vedea giammai lo sposo, punte
rno ebbe curiosità d’ aprirlo, e ne uscì un vapor soporifico, per cui ella cadde in letargo. Da questo però Amore la risvegl
entandosi a lei travestito cercò di sedurla con doni. Per molto tempo ella resistette; ma accrescendo Cefalo i doni, alla fi
efalo i doni, alla fine si diede vinta. Allora Cefalo si scoperse, ed ella vergognandosi fuggi ne’ boschi, ove si fece segua
inalmente con una bevanda incantata, e col tocco della Sua verga mutò ella in porci i compagni di Ulisse, che poscia per le
ggiugnerla, quando frodate vide del tutto le sue speranze; perciocchè ella al padre raccomandandosi fu tramutata in alloro.
’ aria cangiato in uno sparviero. Egual vendetta e più terribile fece ella contro di Niobe figlia di Tantalo, e moglie di An
in vendetta cangiò Ascalafo in barbagianni. Ovidio aggiugne però aver ella ottenuto in seguito, che Proserpina pei sei mesi
vecchia, il figlio di lei Stellione si fe scioccamente a beffarla, ed ella irritata cangiollo in lucerta. Recatasi in Eleusi
si vi fu accolta dal re Celeo cortesemente in ricompensa di che prese ella ad educarne il picciol figlio Trittolemo, pascend
ormò, usando della facoltà che Nettuno le avea concesso. Così seguitò ella più volte cangiandosi ora in cavallo, ora in bue,
verginità chi l’ avea sedotta morir faceasi a forza di battiture, ed ella era portata con lugubre pompa sopra i una bara fu
pianta cogliendo alcuni fiori per divertire il figlio Anfisso, anch’ ella venne cangiata in loto. A Priapo sacrificavasi un
e volendo perciò gli abitanti recare altrove il simulacro della Dea, ella fece in un subito rinverdire tutte le piante. Ave
lgeasi a piacer suo in tutte le forme. Per superare l’ avversione ch’ ella mostrava alle nozze, incominciò prima a piegarla
che guidava la sposa alla casa del marito; Domizio e Minturna per cui ella in casa e col marito restava: Virginense e Cinzia
sa, secondo Ovidio, da Peleo figlio di Eaco, mentre era addormentata, ella cangiossi in albero, in tigre, in uccello, e cosi
ifemo con lei sorpreso, lo schiacciò con’ un pezzo del monte Etna, ed ella poscia cangiollo in fiume. Forco o Forcine figlio
lla Focide a consultare l’ oracolo, di Delfo, onde avere notizia dov’ ella fosse; ma ebbe in risposta di non cercarne più ol
one, che fu da Diana cangiato in cervo: ed Agave madre di Penteo, cui ella medesima uccise in compagnia delle Baccanti. Addo
casta era incinta, le ordinò di soffocarlo appena nato. Ma non avendo ella cuore di eseguir per se stessa il barbaro comanda
ne, de zampe di leone, la codardi drago, e le ali di uccello. Abitava ella nel monte Ficeo, e lanciandosi sui passaggieri pr
e purpureo, al quale era annesso il destino di Nisa, per la qual cosa ella fu poi tramutata in lodola, e Niso in avvoltoio c
azio ne circondò, che potè fabbricarvi la città di Cartagine. Accolse ella Enea piacevolmente, e di ardentissimo amore per l
ano stati da Pallade mutati in serpenti, perchè nel tempio di Pallade ella si era data a Nettuno convertito in cavallo. Part
a si vide uccisi da Apollo e da Diana sette figli e sette, figlie, ed ella è cangiata in pietra. Parte I. Capo XI. Il Satiro
Cumana amata da Apollo, è da esso invitata a domandare tutto ciò ch’ ella brama. Preso un pugno di arena, gli chiede di pot
innanzi alla porta di lei medesima. Quando è portato alla sepoltura, ella s’ affaccia alla, finestra a mirarlo, ed è cangia
a statua di lui solennemente portavasi da’ Sacerdoti, e da’ segni che ella dava co’ vari suoi movimenti, i Sacerdoti interpe
endone trecento monete d’ oro, che avendole questi ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco, domanda lo stesso prez
2 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
e quando poi dopo lungo cercare, le mostrano la statua del Redentore, ella trema, impallidisce, piange di gioia, e allora un
ere il chiodo a questa ruota, che affatica il cielo e la terra ? Ah ! ella è pretensione codesta da far morire di riso lo st
erra sappia che il sole tornerà domane a portarie luce e calore, pure ella conosce egualmente che i giorni dalla mano del te
di Saturno, dette al marito onde la divorasse invece di Giove, quando ella lo partorì. Secondo il mito gli antichi vollero i
spoglie palpitanti inciampo al padre ! che la perseguitava, quando ella cieca d’amore, fuggì con Giasone. Il flume della
re violenta. Credendo allora che questa fosse una punizione degli Dei ella sposò Acroncio. 92. Acteone. — Fglio d’Aristeo e
orte fu col marito deificata. È comune credenza di molti mitologi che ella sia la Dergeto dei Babilonesi e la Venere dei Gre
Alessandria la regina, ovvero la dama più nobile della città portava ella stessa una piccola statua di Adone, seguita da tu
a o Aporrina o Asporena. — Soprannome dato a Cibele, da un tempio che ella aveva in Asporena, città dell’Asia minore vicino
ardo abbrucio. 133. Aex. — Una delle nutrici di Giove. Dopo la morte ella venne collocata fra gli astri. 134. Afacitae. — N
contro la moglie d’Anfione, perchè era madre di sei principi, mentre ella non aveva che un solo figlio. Spinta dalla sua ci
e ella non aveva che un solo figlio. Spinta dalla sua cieca passione, ella uccise una notte il suo proprio figliuolo Itilo,
la rese al marito. Omero dà ad Alceste il soprannome di Divina perchè ella amò suo marito fino al punto di sagrificargli la
di dolore quand’egli naufragò. È generale opinione fra i Mitologi che ella si precipitasse nel mare disperata della morte di
nte. 289. Alixotoe. — Ninfa che fu madre d’Esaco. Il re Priamo da cui ella ebbe questo figlio l’amò con passione. 290. Alleg
ntore. 359. Amyone. — Una delle cinquanta Danaldi, sposò Encelado che ella uccise la prima notte delle nozze, per ubbidire a
e nozze, per ubbidire al comando di suo padre. Straziata dai rimorsi, ella si nascose in un bosco, dove volendo tirare con u
ia su di una biscia, ferì invece un satiro che la violò, malgrado che ella avesse implorato Nettuno, il quale qualche tempo
a cui ebbe un figlio che fu detto Astianatte. Dopo la presa di Troia, ella nella divisione del bottino di guerra, cadde in s
ereo e moglie di Nettuno. Per sottrarsi alle richieste di questo dio, ella si nascose nelle profondità del mare ; ma Nettuno
essendo molto amica di Europa, rebò alla madre Giunone la biacca che ella adoperava dopo il bagno e de fece presente Europa
questo nome. 440. Anna. — Sorella di Pigmalione e di Didone, la quale ella seguì in Africa. Dopo la morte di Didone, Anna si
done, Anna si ritirò a Malta, ma avendo Pigmalione tentata di rapirla ella si rifugiò in Italia ove Enea l’accolse corteseme
e Atlantidi, che nudrirono Giove. La credenza più generalizzata è che ella fosse una ninfa del fiume Numicio, forse la stess
. Antea. — Altrimenti detta Stenobea. Fu moglie di Preto, re d’Argo : ella arse d’impudica fiamma per Bellorofonte, ma avend
per Bellorofonte, ma avendo questi respinte le lascive voglie di lei, ella lo accusò al marito. …… d’Argo l’espulse Per cag
avveniva perchè quegli non aveva un compagno di infanzia ; e convinta ella stessa di tale ragione fece che Antero e Cupido v
 Soprannome dato alla fortuna dalla città di Antrim nel Lazio, in cui ella aveva un tempio assai celebre. 464. Anthio. — Da
uale ebbe da Giove due figli : il padre di lei volle farla morire, ma ella si salvò con la fuga e si tenne celata fino alla
onori a suo fratello Polinice, in opposizione agli ordini di Creonte, ella fu condannata da questo crudele principe a morire
ro D’ Eteocle, mostrarsi amico in Tebe Di Polinice ardi ? L’ardia sol ella .Il padre cieco, da tutti diserto, In chi trovò, s
be con la propria moglie Giunone, quando per averne gli amplessi, che ella gli negava mossa da gelosia, si trasformò in cucu
. 547. Argianna o Argolica. — Soprannome di Giunone, da un tempio che ella aveva nella città di Argo. 548. Argifonte. — Sopr
ana. 553. Argira. — Ninfa di Tessaglia, fu moglie di Seleno, il quale ella amò teneramente, in ricambio dell’affetto con cui
o che ne bevevano. 554. Argiva. — Soprannome di Giunone dal culto che ella aveva nella città di Arga. 555. Argo. — Naviglio
ni la costrinsero ben presto a ritornare alla sua luminosa dimora, ed ella andò a collocarsi in quella parte dello Zodiaco c
a caccia e fu la prima a ferire il cignale di Calidone le cui spoglie ella ricevette dalle mani di Meleagro sebbene non foss
le altre. Infine essa è la Minerva dei Greci. Gli antichi dissero che ella uscisse dal cerebro del padre, imperciocchè il su
quale Cibele sebbene già vecchia fosse pazzamente invaghita ed a cui ella facesse fare la dolorosa amputazione per averlo s
arsi a lei in tutto lo splendore della sua gloria immortale ; ciò che ella ottenne da lui, dopo replicate repulse. Ma i ragg
e il folgorante bagliore di quelli, incendiò la dimora di Semele, ed ella stessa mori, ravvolta nelle fiamme. Giove allora,
ie di Tolomeo Evergete, la quale aveva una magnifica capellatura, che ella recise ed offrì agli dei, per la prosperità delle
felicitarono quella madre per aver dei figliuoli così affettuosi, ed ella stessa, dolcemente commossa, supplicò la Dea a vo
sacerdotesse di Bacco. Buteo tenne per se Coronide, ma Bacco, di cui ella era stata nutrice, ispirò al rapitore un tale acc
ei, per impadronirsi dei tesori di Frisso, lo fece assassinare ; onde ella , temendo che l’istessa sorte fosse toccata ai suo
uce in un bosco, avendola Diana scacciata dal suo seguito per essersi ella negata a spogliarsi prima di prendere il bagno. G
’oche e di cigni. Molte la desiar tirrene madri Per nuora indarno. Ed ella di me solo Contenta, intemerata e pura e casta, L
lie, e fu così superbo della bellezza di lei, che volle un giorno che ella si facesse veder nuda ad un suo favorito, per nom
scintilla di fuoco ; e che dopo nove mesi partorisse un bambino a cui ella pose il nome di Cecolo, a causa dell’estrema picc
ì teneramente il marito che ne divenne furiosamente gelosa. Un giorno ella si nascose in un cespuglio per spiarlo, e Cefalo
a : fu tiglia di Saturno e di Cibele e Dea dell’agricoltura, la quale ella insegnò agli uomini, viaggiando lungamente la ter
di allevare segretamente il figlio di lui, per nome Deifone, al quale ella porse il suo latte per renderlo immortale : ma pe
Cloacina era anche un soprannome di Venere, a cagione d’un tempio che ella aveva presso Roma, in un luogo paludoso. Secondo
ro Di lei, maggior del solito. Stupii, M’aggricciai, m’ammutii. Prese ella a dirmi. E consolarmi : O mio dolce consorte. A c
rnamenti, e quindi a tutto il tempio, fra le cui flamme mori bruciata ella stessa. 1307. Crisippo. — Figlio naturale di Pelo
, re di quella, la sposò allevando con affetto paterno Perseo, di cui ella era rimasta incinta. L’oracolo ebbe poi il suo pi
sa e conosciuta con l’appellazione di Dido : fu moglie di Sicheo, che ella amò teneramente. Pigmalione, fratello di Didone,
na tempesta spinse la flottiglia di Didone sulle coste dell’Africa ed ella approdò nella regione detta Mauritania o Taugitan
ffetto scenico del suo celebre melodramma, Didone abbandonata, fa che ella morisse precipitandosi nelle fiamme che ardevano
stessi cavalli. 1459. Dione. — Ninfa, figlia dell’ Oceano e di Teti, ella fu ne ! numero delle concubine di Giove, il quale
e fece costruire a piè d’una quercia un’ara in onore di Giove, di cui ella era stata in Tebe sacerdotessa ; da ciò ebbe orig
ne l’oracolo di Dodona, che poi fu famoso per tutta la Grecia. Quanto ella favola delle colombe, essa avviene dalla parola G
superna, Solea il dolce portar celeste vino. Or mentre in un convito ella e pincerna E che porta il licor santo e divino. L
olare un piede e cade, E del nettar celeste empie le strade. E perchè ella era in abito succinta Nella zona contraria in tut
I pagani credevano fermamente che Ecate fosse la dea dei sogni, e che ella ispirasse quel vago terrore delle tenebre che deg
te, come credeva, uccise il proprio figliuolo. Riconosciuto l’errore, ella si tolse di propria mano la vita. La cronaca favo
elle città di Ambracia, Acacesio e Mileto, perchè in queste tre città ella servì di guida conduttrice a Cromio ed alla sua c
che visitata dal dio Nettuno. Poco tempo dopo, Egeo seppe da Etra che ella era incinta, e non dubitando che il nascituro fos
alcuni scrittori dicono che fin dal tempo in cui Paride vivea, avesse ella avuto carnale commercio — V. Deifobo — Ma sebbene
rado con l’adultera sposa, la condusse come in trionfo a Sparta, dove ella restò fino alla morte di Menelao, avvenuta qualch
a morte si sparse rapidamente per l’ Argolide. Elettra allora si recò ella stessa nella Tauride, ove le fu detto che la sace
ssa nella Tauride, ove le fu detto che la sacerdotessa Ifigenia aveva ella stessa vibrato il colpo mortale. Elettra a tale a
etto che divideva la Troade dalla Tracia e fuggire in Colco. Allorchè ella si vide in mezzo alle onde, il coraggio che fino
iva Per l’orribil divieto ; e s’io non era Infranto mai non l’avrebbe ella . Alfieri. — Antigone. — Trag. Atto 2. Scena 2.
i Enea. Forse sopraffatta dall’orda irrompente dei soldati vincitori, ella dovè pagare con la vita, e forse anche con l’onor
osì dal nome di Enoc, suo figlio. « E Cain conobbe la sua moglie. ed ella concepette e partori Henoc. Poi egli si mise ad e
lcuni vogliono che venisse detta Era, per significare Sovrana essendo ella moglie del re dei numi ; ed altri pretendono che
che benissimo poteva venir dato a Giunone un tal soprannome, venendo ella stessa riguardata come l’aria deificata. Il certo
e secondo la favola, abitavano quelle piante, ricorsero a Cerere onde ella punisse l’empio profanatore. E Cerere non tardò a
n tardò a vendicarsi in modo crudele perchè mentre Erisittone dormiva ella soffiò il veleno della carestia nella bocca di lu
di Marte e di Venere, e moglie di Cadmo re di Tebe. Il giorno in cui ella andò all’altare, tutti gli dei abbandonarono il c
nome di Ermione le viene, secondo la tradizione Mitologica dall’avere ella dimorato sul monte Ermo, che sorgeva tra Tiro e S
e ad Oreste il truce incarico di uccidere Pirro. Ma pentita si uccide ella stessa sul corpo dell’amato marito. Mais cependa
glia di Cecrope, re di Atene. Mercurio essendosene innamorato, mentre ella usciva dal tempio di Minerva, la dimandò in mogli
n potere di Protesilao, che la fece prigioniera all’assedio di Troja, ella profittò di una tempesta, che costrinse la nave d
rdarla ; ma nell’istesso momento Euridice disparve. Ei giva innanzi, ella ’l seguiva dopo (Perocchè con tal legge conceduta
omini. Fu là che Orfeo rivide la diletta Euridice, e lusingandosi che ella l’avrebbe questa volta seguito per non abbandonar
fide. Allorquando suo marito morì sotto le mura di Tebe. V. Capaneo —  ella si ritrasse nella città di Eleusina dove si rende
era preparato il rogo, e quando le fiamme ardevano l’amato cadavere, ella si precipitò fra quelle, volendo che le proprie f
orosa sventura che lo avea colpito ; ma sentendo poscia da Anite, che ella non faceva se non se ubbidire al comandamento del
di duemila monete d’oro, secondo che era scritto nella lettera di cui ella era stata portatrice. 1934. Falliche. — Venivano
accia al mondo ed al marito, la sua riputazione. Narra la cronaca che ella , disperata si appiccasse, dopo aver scritta una l
quale gli manifestava che tentata nell’onore dal figliastro Ippolito, ella si uccideva per sottrarsi all’infamia, preferendo
re di Pindaro, fu dato questo nome alla dea fortuna, per dinotare che ella governa e sostiene il mondo. 1986. Feretrio. — Da
la maggioranza delle opinioni, la ripete figlia di Sitone e dice che ella non aveva l’età di venti anni, quando per la mort
a, per punire la figlia dell’onta ch’ella riversava su questa, appena ella ebbe partorito, l’avesse fatta insieme al neonato
o con vigilante solerzia, e tanto che passò un anno intero, senza che ella avesse potuto informare l’amorosa sorella, dello
ava. Finalmente un giorno, colpita quasi da un ispirazione del cielo, ella trapunse su di una tela, con un ago da ricamo, l’
vergli tagliato la testa, ne fece cuocere le membra, le quali la sera ella stessa fece ser vire al banchetto che il marito d
fa menzione di una figlia di Craugaso così chiamata, aggiungendo che ella fosse stata colpita dalla stessa sventura che col
sommo giuramento, Chiese ch’ egual volere Col signor delle sfere Tal’ ella mostri, ch’ ove uscir si veda L’ eletto suolo, al
nata contro di lei, l’afferro pei capelli, la gettò al suolo e mentre ella cercava di liberarsi, la cangiò in quell’animale
este e rinomata per la sua bellezza. Un’antica tradizione ripele, che ella fu tolta in moglie da un giovane per nome Ifi o I
solubilmente a lui dall’amore. dalla colpa, e dal delitto, imperocchè ella acciecata dalla funesta passione inspiratale dall
ivale Creusa, il resuo padre, e per fino i due figliuoli di Medea che ella uccise di propria mano, furono le ostie cruenti d
 Antigone — Tragedia trad. di F. Bellotti. Secondo Euripide invece, ella più forte del destino sopravvive al suo dolore ;
di quel sangue che essi a vicenda facevano grondare dai loro corpi ; ella , quasi pazza di dolore, svelse dal corpo di Eteoc
madre di Tifone, facendo uscire dalla terra una specie di miasmo che ella ricevette nel seno ; che dette la luce a Marte, p
eva agli imperi e alle ricchezze della terra. Da ciò si asserisce che ella offerisse a Paride, gran parte dei beni della ter
condizione, e insegnando loro le sue leggi. Durante l’età d’argento, ella non si fece vedere che in tempo di notte ; e fina
notte ; e finalmente venuto il terribile periodo della età di ferro, ella inorridita alle colpe degli uomini, si ritrasse n
ripete che Giove, innamoratosi di lei, la richiese dei suoi favori ed ella aderì volentieri volentieri alle voglie del suo a
icolare duello, nel quale sarebbe caduto vittima il fratello di lei ; ella rivestì la divisa dei guerrieri di suo fratello e
dre di lei, la faceva arbitra assoluta della sua volontà : scegliesse ella o di seguitarlo in Itaca, ovvero di rimanere col
Posta nel crudele bivio di sacrificare uno dei due soli esseri, a cui ella fosse affezionata, Penelope si copri il volto col
o visitato assai di sovente da Venere stessa ; e che anzi fu colà che ella trasportò durante il sonno il giovanetto Ascanio,
lla quale si attiene Ovidio stesso, nelle sue Metamorfosi, ripete che ella era nata femmina e che al momento di contrar matr
nto santissimo della madre suggerì a Feletusa una pietosa astuzia, ed ella fece credere al marito che si fosse sgravata d’un
di cui si valse Feletusa, onde differire almeno codeste nozze, di cui ella sola conosceva l’impossibilità ; ma finalmente st
ampo greco ; ma appena giuntavi le fu palesato il fatale mistero, ond ella fece ricorso ad Achille, implorando la sua protez
ragioni di patria e di gloria che Agamennone le pose sott’occhio finì ella stessa per accettare eroicamente il sacrifizio de
ia ; respinse il soccorso che Achille era pronto a portarle ; preparò ella stessa l’altare per l’orribile cerimonia, e spins
ibile cerimonia, e spinse il suo eroico coraggio fino ad accompagnare ella stessa la vittima innocente all’altare ed offrirn
la principessa dalla altare, su cui in sua vece fu svenata la cerva, ella fu inviata in Tauride nella Scizia ove fu fatta s
eniese e non potendo nemmeno sperare di farla sua un giorno per esser ella di nobile e ricca famiglia, si contentò di seguit
, non si tenne paga alle sventure sofferte dalla povera Ino, e appena ella giunse in Italia suscitò contro di essa le Baccan
invasa dello spirito divino d’Apollo, rispose ad Ino, che ben presto ella in premio delle sofferte persecuzioni sarebbe sta
ualche tempo lo dette alla luce un bambino, che fu chiamato Epafo, ed ella stessa fu adorata sotto il nome d’Ifide come una
. Ippolizione. — Fu questo il nome che Fedra impose ad un tempio, che ella avea fatto fabbricare su di una montagna vicino l
a rapì e la condusse in una delle isole Eschinadi. Dopo qualche tempo ella dette alla luce un figliuolo che fu poi chiamato
mente partire, e per calmare la disgraziata giovanetta le giurò, come ella chiedeva, che al ritorno della gloriosa spedizion
ò ben presto le lagrime della sventurata sedotta ; l’ amore col quale ella lo avea amato ; e per fino i figli di cui lo avea
2324. Iria. — Così avea nome la madre di Cigno. Narra la cronaca che ella amasse così teneramente il figliuolo, che all’ an
torno alla origine della dea Iside ; ma tutti convengono con l’essere ella più antica della Io dei greci. Secondo Plutarco,
sulla paternità di questa giovanetta : infatti alcuni pretendono che ella fosse figlia di un re della Lidia, per nome Giard
dia, per nome Giardano ; ed altri, segnatamente Ovidio e Sofocle, che ella fosse figliuola di Eurito, re di Ecalia. D’ Euri
se il neonato in un paniere avvolgendolo in alcuni finissimi lini che ella aveva. Apollo intanto, mosso a compassione sulla
iva nell’ aver ritrovata la madre sua fu presto intorbidata dall’aver ella confessato che Jone era figlio di Apollo e non gi
cidere di sua mano i proprii figliuoli. Finalmente l’ottava volta che ella partorì un maschio, resa accorta dalle dolorose p
la in moglie. Labda allora ricorse all’oracolo, e questo rispose, che ella sarebbe divenuta madre di un figliuolo che poi av
e prima di allontanarsi intorbidarono le acque dello stagno, affinchè ella avesse sofferta l’atroce tortura della sete. Allo
stata Latona madre di due fra le più grandi divinità dell’ Olimpo, fu ella stessa annoverata fra le dee, ad onta dell’odio i
acrifizio, insieme al re suo padre, improvvisamente, la flamma di cui ella si serviva per abbruciare i profumi sull’altare,
fica capellatura, per modo che la ricca acconciatura di perle, di cui ella aveva fregiato il capo, fu preda delle fiamme ; e
a principessa incolume, come per miracolo, gl’indovini predissero che ella avrebbe uno splendidissimo destino, il quale pero
so della corona ; e non potendo sottrarsi a questo doloroso pensiere, ella si ritrasse a vivere solitaria e raminga nel fond
olitaria e raminga nel fondo di un bosco, ove al dire delle cronache, ella partorì un figliuolo, a cui mise il nome di Silvi
Ascanio, epoca in cui risalì sull’antico trono degl’avi suoi, che poi ella trasmise ai suoi successori, non lasciando ai dis
inorridì per modo che essi vollero ritornare sui loro passi, essendo ella , secondo la tradizione favolosa, alta come una mo
enerale, pensò che piuttosio che richiederne inutilmente la mano, che ella certo gli avrebbe negata, valeva meglio ricorrere
essa fu annoverata fra le divinità marittime. Nella città di Corinto ella aveva un magnifico altare in un tempio dedicato a
Libertà fosse figlia di Giove e di Giunone. Nel magnifico tempio che ella aveva in Roma, e che primieramente fu innalzato d
mitologica, le ninfe che assistettero Rea, moglie di Saturno, quand’ ella partorì Giove, avessero fatto a quella dea le abl
3 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ea, di Ope, e d’ Iside. Si chiamò Maja(h), ossia Magna Madre, essendo ella risguardata come la Genitrice comune degli Dei(i)
i portavano in giro vasi pieni d’orzo e di grano, perchè diceasi, ch’ ella ne aveva insegnato agli uomini l’ uso(d). Iside f
iù oltre avànzare. Finalmente Claudia, una delle Vestali, vi riuscì : ella atuccò la sua cintura al vascello, e questo senza
rri (b), e quello di Turrita e le Turrigora appresso i Latini(c). Sta ella altresì assisa sopra un carro, tirato da un leone
o una fonte. In questa avea il dolore cangiata la Ninfa Ciane, quando ella invano erasi opposta a Plutone, affinchè non rapi
ere, chiamata Tesmofora (e), ossia Legislatrice, attese le leggi, ch’ ella dettò al genete umano. Queste Feste per quattro g
trovavasi nè in cielo, nè sulla terra, nè in mare ; e che finalmente ella , acciocchè non si udissero le di lui grida, radun
e povera, ma virtuosissima, la quale aveagli promesso di sacrificare ella stessa a Giove, se egli fosse ritornato sano e sa
la giovine, ma troppo tardi, quanto egli la amava, nè volendo neppure ella sopravvivere a lui, si privò di vita appresso una
lui figliuola, penetrata dall’infelicità de’suoi concittadini, trasse ella stessa il padre pe’oapelli all’altare, lo scannò,
il terzo a Giunone Xera, ossia vedova, per alludere al tempo ; in cui ella stette lontana dal suo marito, come quanto prima
o caricò di catene. Il Gigante Briareo però sciolse que’ceppi (e), ed ella ne venne quindi severamente punita. Giove le fece
ltresì all’ eccesso diede a divedersi questa Dea. Per questo pue fece ella provare a molti il rigore del suo sdeno. Tra gli
tempio di Giunone, overo, come vuole Igino, la loro bellezza a quella ella stessa Dea. Giunone talmente agitò il loro pirito
re e il signore del Cielo e della terra. Sotto l’uno e l’altro titolo ella era risguardata, come la distributrice de’regni e
lui, e ritirossi in Eubea. Il Nume voleva riconciliarsi seco lei, ma ella vi dimostrava sempre una forte resistenza. Citero
pacificò seco lui (a). E perchè Citerone n’era stato l’autore, perciò ella dal nome di lui fu detta Citeronia (b). Giove poi
odette statue erano ridotte in cenere (f). Fu detta Prodromia, perchè ella pure era una delle Deità, che si veneravano prima
sto nome, situata alle radici del monte Soratte, nella di cui sommità ella aveva un tempio (b) (22). Non si va d’accordo rig
re i cavalli al suo carro (d). L’Eresidi poi servivano la Dea, quando ella , per riacquistare la sua verginità, si recava a b
lle Oceanidi. Rapì anche quella, e la condusse nell’ Inferno. Dopochè ella ivi se ne stette tutto il tempo, che sarebbe viss
ella Tessaglia. Apollo ebbe a vederla nel momento, in cui, pascolando ella gli armenti del padre, combattè sola contro un le
sulle rive dell’Isola di Delo, dove fu raccolta col bambino. A questo ella diede il nome di Anio. Lo depose poscia sull’alta
iumi maggiori della Tessaglia, era amata da questo Dio (56). E benchè ella con odio implacabile gli corrispondesse, Apollo t
sta Dea era la stessa, che la Luna, Diana, e Proserpina : vale a dire ella chiamavasi Selene, ossia Luna, in Cielo ; Artemid
olpì con una freccia la lingua di Chione, figlia di Dedalione, perchè ella aveva osato di credersi più bella di lei. L’infel
o di Elafia, ossia cacciatrice del cervo, perchè in ciò spezialmente ella trovava diletto (f). Come tale la onoravano anche
suo fratello, il quale le comunica parte della propria luce, affinchè ella illumini di notte la terra (d). Conseguì il nome
terra (d). Conseguì il nome di Egemone, ossia di conduttrice, perchè ella di notte serve in certo modo di guida a’ viaggiat
hiamata Brimo, perchè avendo Mercurio tentato di conversare seco lei, ella ne fremette (d). Altri derivano questa denominazi
Una sacerdotessa presiedeva a tale sacrifizio, e durante il medesimo ella teneva tralle mani la statua della Dea, formata d
a dalla schiuma del mare ; la terza, nata da Giove e da Dione, da cui ella acquistò il nome di Dejonea(b). I Poeti però Grec
olto onorata sul monte Idalo, che trovasi nella predetta Isola, donde ella ebbe il nome d’Idalia(b) ; in Citera, Isola dell’
ra nata(i). E’stata denominata Genetillide(l), perchè si credeva, che ella avesse avuto parte nella creazione del mondo(m).
la portarono al luogo stesso, ove l’amante di lei erasi ritirato ; ed ella v’arrivò nel momento, in cui egli s’assideva a ta
e, soprannominata Morfo, ebbe appresso gli Spartani un tempio, in cui ella compariva velata, con catene a’piedi, impostele d
Fu detta Ambologera, ossia che allontana la vecchiaja, in quanto che ella fa ringiovinire in certa guisa quelli, che anche
er riaverlo in vita ; che Proserpina non voleva acconsentirvi, perchè ella pure avea tosto concepito della tenerezza per lui
glie de’nemici, perchè di queste s’impadronivano quegli eserciti, cui ella favoriva(c). Insorta contesa tra Nettuno e Minerv
ezza. E’stata chiamata Tritonia, o perchè la educò Tritone ; o perchè ella nacque appresso il fiume di questo nome, il quale
ra, dice Omero, lo diede alla luce, e Minerva ebbe cura di allattarlo ella medesima ; e lo ripose nel suo tempio d’Atene(c)
me ministra e compagna. Minerva poi la allontanò dal suo lato, perchè ella corse a riferisle, che Aglauro avea aperto il ces
campi d’Olena, città dell’ Acaja, eravi un fiore, toccando il quale, ella avrebbe tosto ottenuto ciò, che bramava. Giunone
Isola di Lenno, perchè egli volle prestare soccorso a Giunone, mentr’ ella trovavasi sospesa alla volta dell’ Olimpo(f). Per
ice che Buona-Dea fu chiamata la moglie di Fauno, re d’Italia, perchè ella visse sì pudica, che non guardò m i in volto veru
una voce, che le comandava di pubblicare la nascita di Osiride ; ch’ ella n’era stata scelta a di lui balia ; e che gli Egi
che rendevano attonito chiunque la consultava(g). In altro modo pure ella si esprimeva : scrivea cioè i suoi detti sopra se
ccadeva, che il vento all’aprirsi della porta le dispergesse ; nè più ella le rimetteva nell’ ordine primiero donde nasceva
ome altri vogliono, trecento monete d’oro. Si rigettò l’inchiesta, ed ella fu tenuta per pazza. La Sibilla in presenza di Ta
nti sotto terra (a). Quando poi le stesse ne comparivano al di sopra, ella era invocata sotto il nome di Segezia (b), o di S
l figlio suo, Pisidoro o Eucleo, vi conseguì pure una corona : Allora ella si manifestò per quella ch’era ; e tuttavia non f
ia, la incontrò, nè avendo potuto riconoscerla, voleva ucciderla ; ma ella si rifugiò sul monte Liceo, nel recinto, sacro a
to tempio, in quanto era sacro ad Orta, non si chiudeva mai, affinchè ella esortasse sempre i mortali a intraprendere qualch
l’ Inferno, fu trasferita in Cielo, e ammessa tralle Deità(b). Benchè ella sia salita a tale onore, e benchè Orfeo la chiami
e l’ombra d’ Erigone con feste e sacrifizj (e), detti Aletidi, perchè ella si chiamava Aletide, ossia errante, dall’essere a
ella maniera la più naturale (e). Antevorta fu anche detta Prosa ; ed ella sapeva alttesì il passato, come Postvorta conosce
he sopra i giovani. Sca sdrajata in atto di dormire, per indicare ch’ ella ci reca eterno dopo le tante fatiche, che ci oppr
vita umana. Sonovi finalmente appresso la Morte le ricchezze, perchè ella ipoglia l’uomo d’ogni terreno bene(d). Orazio dà
lasciò di se che la voce, di cui pure non potè mai usarne per parlare ella la prima, ma solo per ripetere le ultime parole a
specchio, come se si fosse trovata con altra donna. A tale pazzia poi ella ve ne aggiungeva varie altre. Pretendeva di confi
ttà di Creta, si celebrarono a Latona le Feste, dette Ecdisie, perchè ella cangiò in maschio Leucippe, figlia di Galatea, af
ollocare sul trono il figlio di qualche schiava da lui amata ; e però ella si determinò di far perire Jone. Trovavasi egli a
lebravano nel principio del mese le Feste Palilie o Parilie, affinchè ella allontanasse i lupi dagli ovili, preservasse da’
fu l’inventrice delle reti, di cui si servono i cacciatori ; o perchè ella fu raccolta nelle reti da certi pescatori, allorc
ne della sua città, ma non oszva di manifestarle il suo amore, perchè ella era di nobile prosapia ; e contentavasi di seguir
dal Caos(b). Aristofane dice, che la Notte produsse un uovo, il quale ella avea concepito dal vento Zefiro, e da cui nacque
va togliersi dal conceputo dubbio. Mentre lo sposo una notte dormiva, ella accese una fiaccola, e s’avvide ch’era Cupido. Un
imi, si propose di farli perire. Crebbero i di lei figli naturali, ed ella li eccitò ad effettuare il suo progetto. Trovatis
e dolcemente dormiva, le partecipò il suo rio destino. Il dì seguente ella ne vide il corpo sulle rive del mare. Allora tal
erla da Apollo, che gliela aveva rapita ; ma ne rimase deluso, poichè ella pure ne venne convertita in uccello(c). Eolo ebbe
uesta molto rinomata pel suo coraggio. Un’orsa la aveva allattata, ed ella erasi consecrata agli esercizj di Diana. Nella se
Plesippo e di Tosseo, che si portavano a seppellire in città. Cangiò ella subito in pianto la gioja, e appena udì il nome d
4 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
tti, sebbene poi la sottil rete distesa dal suo astuto consorte, dove ella con Marte improvisamente fû colta per oscitanza d
o marito l’orgogliosa Giunone per aver egli da se solo senza vantarvi ella parte data alla luce Minerva qual dimostranza del
uola di Orcamo prodica fù di sua persona per contentar questo Dio, ma ella a caro prezzo pagò il fio della sua men cauta con
, e gelo. Pronuba delle nozze in bianco velo, Che a Lucina nell’ opre ella somiglia, Spesso geloso amor turba, e sconsiglia,
ego, quae Divum incedo Regina, Iovisque Et sorov, et conjux. eppure ella lungi dal compiacersi delle sue fortune, e viver
o Io, Europa, Danee, Semele, Latona, Alcmene, ed altre molte Dee, che ella afflisse non poco, sol perchè amate con tenero af
denigranti. E che in vero non fece per vendicarsi degli oltraggi, che ella credeva d’ aver ricevuti da Trojani si per la sce
che presso diverse nazioni non fù costantemente lo stesso. Comparisce ella sù d’un altare in foggia di bara recata da vergin
non può cercarsi più. Di fiori ha un serto, che il gran Giove diè Ad ella quando assisesi lassù ; Lei promette a donzelle a
arve questa Dea, troppo chiaro adombrò i rari pregi, de’ quali andava ella fastosa. Chi fù Minerva. Giove credendo troppo ci
de così insieme con la madre distruggere quanto di prodigioso portava ella nel seno. Deluso però restò ne’ suoi sciocchi con
e ? Illustri esempii questi si furono, onde palesar ben chiaro quanto ella rapita venisse dalla amata sue castità. Suoi nom
erginità, di cui era amante. Fu detta Tritonia dal lago Tritone, dove ella si vuol nata, o almen secondo altri educata. Fù n
immense grazie, e dolce ardore, Che in ciel non fù chi somigliasse ad ella . Febo, e Marte provar fatal quadrella Sol per cos
giata venne tal Dea. Questo però è il più ordinario suo tipo. Pingesi ella con manto di porpora di diamanti trapunto, ed aff
io fù nominata Marina. Fù detta Idalia, perchè in Ida appunto nascose ella il giovanetto Ascanio, nell’atto che Cupido sotto
ed ucciso infelicemente da suoi cani. Nè solo così fieramente puniva ella chiunque rivolgevasi direttamente contro il suo p
maniere accorte. Colla materna man sparge ogni bene, Di ciò, che vive ella si fà sostegno, E tutti toglie all’aspre, e acerb
ù libri in suo onore registrato si legge, e descritto. L’essere stata ella l’avventurata madre della maggior parte degli Dei
anto, ma assai espressivo è il tipo di questa gran Dea. Rappresentasi ella sotto le sembianze di augusta matrona seduta su d
ianco, tutti simboli delle sue qualità. Ed in vero se madre degli Dei ella è, come non cometerle l’atteggiamento di augusta
e : onde così non avendo il marito con chi dividere gli affetti fosse ella sola del cuor di quello unicamente l’obbietto. S
nelle loro opre i viventi. Quel vaso vuoto però, che nell’altra mano ella stringe oh quanto vale a disingannarci, mentre un
inita fronte, e tutta calva da dietro, onde ognuno avvertisse, che se ella fugge vano è tentar di afferrarla. Porta il rasoi
ano è tentar di afferrarla. Porta il rasoio, perchè con quello recide ella la speranza di colui, che incauto la lasciò scapp
quando è stizzita, e quel pugnale, che con forte braccio crudelmente ella vibra non indica forse ben chiaro le mortali feri
one. Sol dunque aggiungo, che quella succinta, e lacera veste, di cui ella si ammanta simbolo è del bestial suo naturale, ch
suoi occhi, lo spumar de’suoi labri fan veramente orrore. Del mantice ella la iniqua donna fa uso per muovere gli affetti al
arir debbono quei colori, pei quali rendesi la poesia, qual veramente ella è, una parlante pittura. Or acciocchè tal sia, sp
e a quelle accuse, e forte Il brando snuda, e le trapassa il core. Ed ella mostra mentre cade a morte. Ardire, e amore. Come
prone, E il corpo al genitor schiacciar procura Ma perchè quei ricusa ella il punisce Del padre fatta già terribil scherno E
i guidiae sit tibi sacra Deae. E per la stessa ragione può dirsi, che ella tra fiori si dilettava della rosa, perchè questa
5 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
cia di tagliare parecchi alberi in un bosco a lei consacrato ; sicchè ella ne lo punì col tormento d’insaziabile voracità :
iorno le intravvenne di cadere nel bel mezzo della celeste assemblea, ella n’ebbe tanta vergogna che non s’arrischiò più a c
suo esilio sopra la terra, e svegliò in lui ardentissimo affetto. Ma ella , non conoscendo il Nume, timida e pudibonda si po
ne pur di molti uno che paia più appropriato, s’ha da considerare che ella , come ha tre stati e tre colori distinti, così ha
giunge, si accosta…. ed oh maraviglia ! trova addormentato colui ch’ ella cercava da tanto tempo. « Oh ! egli dorme, » escl
ombra, esclamando : Ah ! Psiche, Psiche ! cos’ hai tu fatto ? Invano ella tenta di rattenerlo, e lo scongiura ; ma una voce
la condannò a sopportare gravi fatiche, una più penosa dell’altra. Ed ella , docile e rassegnata soffre tutto, obbedisce come
elesti raggi Me del Berenicéo vertice chioma Chiaro fulgente. A molti ella (Berenice) de’ Numi Me, supplicando con le terse
glia di Nereo e di Doride (193), fu moglie di Nettuno. In sulle prime ella s’era celata per isfuggirlo, ma un delfino affezi
o e tre volte le ributti fuori con orribili muggiti. L’ingordigia può ella essere dipinta più vivamente ? Virgilio poi dà pi
ll’ovato, sia la Notte, e come l’Aurora sorge, questa tramonti ; com’ ella ne mostra la fronte, questa ne volga le spalle ;
63. Se vogliamo considerare Minerva solamente quale Dea della guerra, ella prende allora il nome di Pallade, sotto il quale
in Atene, le venivano dati indifferentemente. Fino dalla sua nascita ella si dedicò all’invenzione delle arti che allora ma
orevoli alla riputazion della Dea ; essendochè, dicono fosse superata ella stessa da Aracne, la quale ne menò troppo vanto ;
Dio s’innamorò di Siringa (syrinx, canna, gr.), ninfa d’Arcadia ; ma ella atterrita dal suo aspetto deforme si dette a fugg
monumento la rappresenta assisa sopra un serpente, a significare ch’ ella vince ogni umana prudenza. Talora è ritta sopra u
i, e ogni dì muta favoriti e ministri. Il cielo le posa sul capo : ed ella reca in mano nello stesso tempo il fuoco e l’acqu
color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a torto e mala voce. Ma ella s’è beata, e ciò non ode : Con l’altre prime crea
e di faci ardenti, e la testa regalmente coronata, a significare ch’ ella è il flagello dei tiranni. Le sue ali « Infaticab
urando che non sarebbe mai più tornata nel cielo. Fin da quell’ epoca ella va percorrendo ogni dove la terra con incredibile
agi, de’ quali alla fine accelera la ruina : Lieve ed alta dal suolo ella sul capo De’ mortali cammina, e lo perturba ; E a
, laonde spesso va confusa con lei. Nel tempo del beato secolo d’ oro ella aveva stabilito la sua dimora sopra la terra ; ma
Suol venir d’oriente innanzi al sole, Che s’accompagna volentier con ella , Cotal venia ; ed or di quali scole Verrà il maes
ffligge o sveglia i suoi sdegni ; destinata a patire ed a far patire, ella è il continuo carnefice di sè stessa. La disc
nel portamento della persona, ben palesava lo sdegno e la rabbia ch’ ella chiudeva nel cuore. Portava nella sinistra una fi
atta, che paia illuminata dietro alle spalle dal sol che nasce, e che ella per prevenirlo si cacci dentro nella camera per l
rio, esclamò : « Romani, gli Dei hanno tarpato le ali alla Vittoria : ella non può ormai più fuggire da noi. » La spera
ane ninfa, inghirlandata di fiori nascenti che promettono il frutto : ella predilige il color verde, emblema delle mòssi fut
reto del Fato. Così accadde ; ma non fu paga. Ercole era in fasce, ed ella mandò due serpenti a divorarlo nella cuna ; ma il
spavento. E se questa non fu la medesima tavola, simigliantissima era ella almeno a quella che ci descrive il giovane Filost
e Ippolito, che si sentì pungere da acuto rammarico per non aver dato ella stessa a Teseo un figliuolo ornato di tanti pregi
. 457. Dopo aver vissuto dieci anni con Medea, scordò Giasone ciò ch’ ella aveva fatto per lui, e la ripudiò per isposare Gl
tò la rivale, e fu causa della sua morte. Giasone voleva punirla ; ma ella , prevenendolo con nuovi delitti, salì alla fine s
cio ed il miele. Questo pastore industrioso amava Euridice (470) ; ma ella , fedele ad Orfeo (466), non lo curò ; ed il giorn
di Marte (255) ; e ben si rileva dal nome di questa donna quale arte ella debba avere insegnato ai Greci. 490. Siccome un o
Giove (63) ordinando a Calisso di non più opporsi alla sua partenza, ella lo lasciò andar via sopra una fragile zatta. A gr
ama le sue compagne, e le invita a soccorrere lo straniero : « Giove, ella disse, ci manda i poveri e i supplichevoli perchè
in custodia Polidoro il minor dei suoi figli, con immensi tesori, ed ella trovò sulla spiaggia il corpo del giovinetto che
guardie del principe sleale la inseguirono per lapidarla, e da quanto ella era disperata mordeva le pietre anciatele addosso
are per folle, acciocchè niuno desse fede alle sue predizioni. Dacchè ella ebbe presagito la ruina di Priamo suo padre, di P
oja, conosciutone il merito e la bellezza, la condusse in Grecia ; ed ella gli annunziò la trista ventura a che il fato lo r
prendo Talor la porta il vento le disturba, E van per l’antro a volo, ella non prende Più di ricorle e d’accozzarle affanno 
o dalla sua bellezza, le offerisse d’accordarle ogni sua dimanda ; ed ella chiese di vivere tanti anni quanti chicchi di sab
iria, lasciò Berenice, sua sposa recente, tanto sollecita di lui, che ella votò la sus chioma, se il marito tornasse vittori
busto d’ avorio o di cera cho somigliava porfettamente il marilo, ed ella il guardava di continuo con gli occhi umidi di pi
asa dallo stesso male, e quasi nel medesimo tempo, languivano intorno ella madre che non sapeva come salverle, e che le vide
ato invano dalla furia dei venti. Vestita a lutto, pallida, abbattuta ella usci di Tebe, e ritornò nella Lidia suo paese nat
6 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
igdonia, Pessinunzia, Frigia, Berecinzia, Idea dai diversi luoghi ove ella era adorata ; fu chiamata Magna Mator, o Mater De
Per mano di Minerva cadde pur il Gigante Pallante, della di cui pelle ella si coprì, con prenderne anche il nome ad eterna r
o grado : ma il suo orgoglio era insoffribile. Parlando di se stessa, ella dicea « Io sposa, e sorella di chi regge il tuono
Minerva dal cervello di Giove senz’averci avuta parte, volle altresì ella fare un consimile miracolo. Dopo avere affidato i
no cercando per tutta la terra con fiaccole accese nell’Etna. Ritrovò ella il velo, che a Proserpina era caduto sul lago di
risposto da questa Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutta possa, ella per timore di cadere fralle di lui mani, chiamò i
arro lunare, ed era altresì considerata per la luna istessa. In terra ella era tutta dedíta alla caccia, e chiamavasi Diana.
, e dai ciurmadori. Triplice Ecate talvolta perciò la chiamavano. Era ella di più la Dea della verginità, e de’ parti. Come
fra gli Dei. Giove voleva obbligar Venere sua madre a disfarsene : ma ella per sottrarlo allo sdegno del Sovrano dell’Olimpo
rato. Minerva chiamavasi anche Pallade1. Sotto la prima denominazione ella era la Dea della sapienza, ed aveva la preminenza
unone contro Giove, che da se solo aveva fatto nascere Minerva, volle ella fare altrettanto, creando un Dio, senza che Giove
scienze che possedeva suo padre, sapeva altresì presagire il futuro : ella volla annunziare il destino di Esculapio, e ne fu
e del Sonno, e della Morte regna fralle tenebre. In mancanza del Sole ella percorre la superficie della terra in un carro ti
tro su di una ruota, che gira con velocità. Gli antichi credevano ch’ ella dispensasse capricciosamente i beni, ed i mali, e
ra una bilancia rappresenta Temi, Dea della giustizia. Colla bilancia ella pesa le azioni di ciascuno, ed egualmente giudica
ia. La Pace. Era altresì figlia di Giove, e di Temi la Pace. Vien ella rappresentata con corona di alloro, con una immag
La Sfrenatezza o la Licenza. Compariva fulminata da Giove, mentre ella si sforzava d’infrangere una tavola delle leggi,
a. Era questa la Dea che sovrastava a quanto esiste, e vediamo. Vien ella rappresentata qual donna robusta, avendo doppio o
felicità, e nelle disgrazie. Il suo cuore aperto indicava che non ha ella segreti per gli oggetti a lei cari. La Fatica.
e fu chiamata Pandora, nome composto da due voci Greche indicanti ch’ ella aveva tutt’i doni. Volle altresi Giove adempiere
sue lagrime con promettergli le armi pel dì vegnente. Infatti recossi ella da Vulcano che spese tutta la notte a fabbricarne
eva vivere lontano da Procri, la richiamò con premura. Al suo ritorno ella diede in dono a suo marito un cane velocissimo, e
lla Necessità lo stesso Giove, al dire di Filemone, fu soggetto. Vien ella descritta da Orazio :                     Saeva
7 (1880) Lezioni di mitologia
e e i dritti D’Achille rispettai, che intatta e pura Io gliela rendo ( ella al Signore un guardo Volse loquace, indi il chinò
furor: dall’alto Vegliano uniti in sull’Ettorea salma Venere e Febo: ella il bel corpo inonda D’ambrosio odor che delle fer
no il diede A Libia allora che fu sposa al nume Scotitor della terra: ella alla nuora Telefuessa lo donò: d’Europa Presente
ch’egli scuopre ancor di dietro il giorno; Nè gli è d’uopo, s’altrove ella s’aggira, Voltar per ben vederla il capo attorno:
naco non sa che sia la figlia: Tutto quel ch’esse fan vuol fare anch’ ella , Dando a tutti di sé gran meraviglia: Toccar si l
a prova. Come fa il can, ch’il suo patron ritrova. Mentre scherzando ella s’aggira ed erra, Il mesto padre suo grato ed uma
a la vita: Mutata tutta in un punto si vede; E quanto più le par, men ella crede. Volea parlar per veder s’era quella Che e
i oltraggi, Quasi di proprie colpe, a lei perdono. Con questo a Giuno ella ritorna; e, prendi, Disse, ecco ciò che più t’è d
io della gelosa moglie di Giove un parto delle sue rivali, quando era ella stessa lieta di triplice prole, d’Ebe, cioè, di V
nzi ai nostri Lari fermò, la vidi, e della via La cagion le richiedo: ella m’espone A un tempo il loco e del cammin la meta:
i esprime: — fanciullo insidioso, perdona alla strisciante lucertola: ella desidera di morire per le tue mani. — Poco più c’
buiscono a Museo figlio di Antifemo. È fama che la Terra pronunziasse ella stessa i suoi oracoli in questo luogo, e pure i s
ciarono a predire il futuro. Ma Femonoe divenne allora molto celebre: ella fu la prima interprete del dio, e lo fé’ parlare
ua patria: limita la tua curiosità a conoscere il paese di tua madre: ella era dell’isola d’Io, ove terminerai i tuoi giorni
ome amor consiglia: Così Gallico cane in voto campo Siegue una lepre: ella col pie salute Cerca, ei la preda, e par che già
fu trasformata in questo animale per essersi vantata, seguendolo, che ella l’avrebbe raggiunto ancora che la velocità di lui
a dalla cintura che le lascia scoperte le gambe, come appunto bramava ella d’abbigliarsi, secondo Callimaco, allorché dice c
unto bramava ella d’abbigliarsi, secondo Callimaco, allorché dice ch’ ella desiderava d’esser ministra della luce, « E di p
e per dirupi la seguiva, nè cessò mai finche avendola quasi afferrata ella si precipitò dalla punta di una montagna nel mare
, o ninfe. — Consentir tutte, ed arrossì Calisto; Depongono le vesti: ella soltanto Cerca dimore: alla dubbiosa il manto Tog
a Nettuno cagionata dal nome che si trattava di dare ad Atene. Quando ella è col serpente, ella si chiama Igiea, Peonia; per
al nome che si trattava di dare ad Atene. Quando ella è col serpente, ella si chiama Igiea, Peonia; perchè madre d’Igia dea
a con la punta rivolta verso la terra, probabilmente per indicare che ella move querele, ma tali che esser non devono sansru
passeri, immagine di cui l’arte non pare che abbia profittato, poiché ella non si trova sopra alcun monumento. La Venere cel
i pruni Sfioranle nel passare il sacro sangue. Mettendo acute strida, ella si porta Per lunghe valli il suo garzone e sposo,
è l’idria, hanno a Venere una relazione anche più stretta, per esser ella nata dalle acque, cioè dalla spuma del mare, onde
Latini confusero da principio con Rea, la Terra. Distinta da questa, ella fu nonostante chiamata la regina di tutte le cose
hezze, la madre di tutte le piante e di tutti gli animali; finalmente ella ebbe una folla di epiteti consimili, che l’autore
e indicata con l’abito di una vecchia contadina seduta sopra un bove: ella portava, ed aveva al braccio un canestro ripieno
e volontaria di lei, Febe sua sorella ne divenne la terza sovrana, ed ella alla nascita del suo nipote gliene fece un dono,
tessa maniera sopra una medaglia dell’ imperator Vespasiano. In altre ella tiene comunemente una lampade per indicare il fuo
tesa sotto il passaggio dello dio, ma eccone la differenza. In Ovidio ella è spaventata dall’incendio. Consumata dall’ardore
lia la Terra, ma in un atteggiamento tranquillo e sicuro. Da una mano ella sostiene il corno dell’abbondanza; dall’altra ell
icuro. Da una mano ella sostiene il corno dell’abbondanza; dall’altra ella sembra esprimere l’ammirazione, la riconoscenza,
le belle Forme, e la notte, e gli amorosi guai Inonorati andranno. Or ella è teco, e dell’antico affanno. Che ricompensa un
pianta, Giù per valli profonde in ricco tetto Peso a un Zefiro amico ella scendea. Là di se in forse i vuoti dì vivea Fra t
in una medaglia pubblicata dall’Eckel; ed in diverse medaglie vedesi ella stante senza verun appoggio. Un basso rilievo con
sua mente. Con selce si sanò dura e tagliente. Dunque come piuttosto ella s’accorse Della cangiata sua forma nativa (E già
hia una cista, eguale a quelle che sono in uso nelle feste di Cerere: ella fu la prima che trasportò dall’isola di Paro in q
ica. Al di sopra di queste due figure è Mera seduta sopra una pietra: ella era figlia di Prete e proni potè di Sisifo: morì
rotto il patto, e dallo stagno Averno Un fragore si udì tre volte, ed ella : Misera me: deh qual furore, Orfeo, Ci perse: un’
esta pendente in avanti, ed un ramo nella mano dritta: colla sinistra ella solleva la sua veste, che ella tiene un poco allo
ramo nella mano dritta: colla sinistra ella solleva la sua veste, che ella tiene un poco allontanata dal suo seno. Questo br
di una retribuzione giusta ed equa di tutte le azioni. Lo sguardo che ella volge nel suo seno per la parte del suo vestiario
mperatore Adriano la rappresenta con un dito sulla bocca. Il ramo eh’ ella tiene è di melo selvaggio per mostrare la durezza
o collocato la Fortuna fra le Dee, come parve a Giovenale, e se molto ella possa negli avvenimenti di quaggiù, e se qualche
color che le dovrian dar lode, Dandole biasmo a torto e mala voce. Ma ella s’è beata, e ciò non ode: Con l’altre prime creat
ria alata, che fa libazione ad una Musa: vale a dire, che con un vaso ella versa acqua o vino in una coppa, che la Musa, car
la chioma per porle sulla testa di lui. Finalmente la scure è alzata: ella vi rivolge gli occhi paurosi, ed esclama un non s
rpetua, conviene a Polinnia il ravvolgersi nei vestimenti, essendoché ella presiede alla fredda ed estrema sfera del tardo S
, ed in ciò a loro eguale. Antigone ne ha inalzato il corpo, il quale ella seppellisce aggiungendolo alla tomba di Eteocle,
ice principessa, piena di orrore e di spavento, vorrebbe lamentarsi s’ ella ardisse, abbracciando il caro fratello colle sue
e lacrime avendo paura di quelli che sono in sentinella. E quantunque ella desideri di guardare in qua e in là all’ intorno,
il Greco esaudito, ed arrivò per soccorrerlo. Quanto alla giovinetta, ella é piacevole e gentile per esser di una tal bianch
zza in Etiopia, ma più ancora per la sua beltà. Perchè di delicatezza ella vincerebbe una Lidia, di maestà un’Ateniese, di c
e Spar tane. È dipinta in un gesto conforme a ciò che succede, perchè ella sembra essere in dubbio, e godere con spavento e
ento e terrore. Ella riguarda di un lato dell’occhio Perseo, al quale ella invia di già un sorrìso, un’imbasciata. Egli giac
e, dagli eruditi non osservato, egualmente che la maschera comica che ella sostiene. La clava e la maschera tragica fanno ra
fretti di venire più presto del solito per arrestare l’esercito, onde ella possa togliersi il corpo col consenso di Giove. E
sservare la sua amante si cangiò in aquila volteggiando sul fiume ov’ ella si bagnava. Qui il poeta descrive la maraviglia d
ti, accusano la sua colpa. Ella già prende gusto per 1’ edera, di cui ella intralcia la corona ornamento della sua testa. Se
gne di Creta sua casa: le racconta i suoi dispiaceri e i suoi timori: ella le dice di temer che Giove non finisca per bandir
le la regina. Ella la prega di prestarle il suo magico cinto affinchè ella possa con questo richiamare nell’Olimpo Marte suo
te suo figlio, che se n’ è esiliato. La dea della Furberia, ingannata ella stessa da Giunone, le accorda la dimanda. Armata
a terza tavola, ove sono scolpite le figure del Lione e della Vergine ella vi troverà il frutto prodotto dalla vigna; che ne
ha perduto il suo caro Stafilo, e il dio del Vino 1’ ha abbandonata: ella dimanda il suo liquore per consolarsi. Serve, dic
hiara di esser pronta a sacrificar tutto per unirsi a Bacco, al quale ella raccomanda il giovine Botri e Pito. Bacco l’assic
Terra soccorre Ambrosia e la converte in vite. In questa nuova figura ella incatena il suo vincitore coi suoi giri tortuosi.
iù la sua moglie Evadne deliberò di morire sopra il suo rogo. Mirate: ella si dirige verso le fiamme riccamente vestita, ond
dimando di Giunone, che tosto dirige il suo volo verso l’Olimpo, ove ella nuovi ornamenti aggiunge alla sua bellezza. Quind
passione, e Calcomedia compisce l’inganno coi suoi discorsi. Intanto ella profitta del silenzio della notte per andare in t
Baccante, la distoglie da questa disperata risolu zione: le dice eh’ ella pure ha custodita la sua verginità contro gli ass
rmata delle Baccanti. Aggiunge che se l’Indiano volesse costringerla, ella ha in sua difesa il serpente che orna l’acconciat
ella campagna. Qua, presso un albero, sorge la statua della Speranza: ella che solo può far durare nell’uomo le anticipate f
8 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
re d’Elide, si rendette da Nettuno, trasformato nel fiume Enipeo, cui ella amava, madre di due figli, Pelia e Neleo. Ella po
le rive del fume Anauro(3) in Giunone, da lui non conosciuta, perchè ella aveva preso le sembianze di vecchia. Egli si offe
atesi le giovani, che la Maga voleva spettatrici dell’ orrendo fatto, ella diede loro il perfido eccitamento, ch’esse medesi
isse Euristeo ; e ponendosi a sedere appresso ad Alcmena ; impedì ch’ ella partorisse il bambino, che portava nel seno : Gal
za di Minerva abbia alquanto cessato dalle sue persecuzioni, ed abbia ella stessa somministrato ad Ercole del proprio latte,
le non fu che momentaneo ; e che, come quegli giunse all’adolescenza, ella risvegliò il suo sdegno contro di lui, e con magg
n una grotta. Colei aveva anche là coperto l’Eroe de suoi vestiti, ed ella aveasi indossata la pelle di leone, ed erasi arma
nna ricusato di somministrare dell’ acqua ad Ercole sitibondo, perchè ella celebrava là festa della Dea delle donne, al temp
o contro di loro le armi ; e l’anzidetta Dea, discesa dal Cielo, aprì ella stessa il tempio, in cui non soleasi entrare, se
ifizio. Colei non riconobbe. Oreste, perchè era ancor bambino, quando ella lasciò la paterna casa ; ma, essendo venuta in co
muraglie nel di lu campo un pomo. Eranvi scritti due versi, co’quali ella lo avvertiva, che ancor per poco avesse sofferenz
e orecchie, de’quali bene spesso se ne serve per apparire qual’è. Ha ella in mano una Pernice, perchè anche questo animale
è viva espressione sì lo sprone, che il fascetto di spine, di cui n’è ella adorna. Merito. Il Merito è il diritto di l
n cui crebbero fuor di misura sulla terra l’esecrabili scelleratezze, ella fece ritorno al Cielo, e fu collocata in quella p
Micone da Igino(c). Tiene la Pietà una mano sul proprio cuore, perchè ella si fa conoscere soltanto dalle sue esimie azioni,
ltra mano un Cornucopio, perchè, quando trattasi di mostrarsi qual’è, ella niente cura le dovizie di questa terra. Sta final
re. Virginia poi giudicava, che non meritasse alcuna taccia l’essersi ella sposata ad un uomo, il quale cra stato già due vo
r padre(c). Questa Virtù è in atto d’addittare il Sole, e dì mirarsi ella stessa in quello : con che voleasi indicare, che
perchè l’amicizia è sempre fedele, ossiachè si trovi appresso di chi ella ama, ossiachè ne sia lontana. Nell’ estremità fin
on ancor lo avea riconosciuto, lo rigettò con ira e con proteste, ch’ ella ad uno solo, ovunque egli fosse, serbava il suo a
no, e ritornò a vivere seco lui in dolce concordia. Ma Procride anch’ ella poi fu presa da tale gelosia, che la ridusse a mo
mente consumava tutto il giorno nella caccia, entrò li nascosio anch’ ella nella foresta, mentre i cani di Cìanippo inseguiv
quacità è il soverchio parlare. Sta questa colla bocca aperta, perchè ella sempre parla. La di lei veste è dipinta di Cicale
esia ; soggiacesse all’anzidetta pena, perchè osservò Minerva, mentre ella stava bagnandosi nella fonte d’Ippocrene insieme
acolo, e ne intese, che, per appagare i suoi desiderj, conveniva, ch’ ella si vestisse da sacerdote d’ Apollo, e che sotto q
notti, le quali senza alcuna interruzione di giorno avvennero, quando ella partorì Ercole (b). Alcmena dopo morte fu da Merc
e, ch’ essendosi tentato di far allattare Ercole da Giunone, senzachè ella se ne accorgesse, la medesima, avvedutasene poi,
itarj, e ne’villaggi più oscuri. Là s’invaghì della Ninfa Sterope, ma ella sempre lo fuggiva. Avvenne finalmente, che la gio
trato poi vuole, che Polissena, disperata per la morte d’Achille, cui ella sommamente amava, siasi ritirata nel campo de’Gre
delle Isole fortunate, ove avrebbe veduto Achille deificato, e donde ella poi lo avrebbe trasferito nel palagio di Nereo pe
ive del mate, che bagna la Tessaglia. Là Peleo andava a trovarla ; ed ella , tostochè lo vedeva, celava le proprie sembianze
fece ben presto, che Enone si pentisse di quanto aveva proferito ; ed ella risolvette di andare incontro a Paride co’necessa
tesori, a patto, che volesse cederle tanto spazio di terreno, quanto ella ne avesse potuto misurare con una pelle di bue. L
a da Arunte, soldato Trojano, il quale approfittò del momento, in cui ella stava per ispogliare delle armi Cloreo, antico Sa
che da lei non era stata mai dichiarata per sua figliuola, attesochè ella non osava di manifestare a Menelao il suo secreto
osta ; e che essendo stata allevata da certi uccelli, detti Penelopi, ella abbia acquistato il nome di Penelope, mentre per
llecitazioni di tutti coloro, che aspiravano alle di lei nozze. Prese ella a tessere una tela, e promise a’suoi amanti di ma
senzachè la predetta tela vertisse mai ridotta al suo termine, perchè ella di notte disfaceva quel ch’era andata facendo il
lice coll’altra, che, disprezzata da Ifielo, uno degli Argonauti, cui ella grandemente amava, morì di dolore. In quella circ
perchè Giocasta, appenachè lo sposò, Io riconobbe per suo figlio, ed ella tosto si uccise(d). V’è chi, seguendo questa opin
9 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
forme allo infinito, secondo i diversi effetti di che volevano esser ella produttrice, e secondo gli esseri diversi da lei
ateria essere Giove, e la stessa Luna nella sua materia Giunone, onde ella porta questo nome a iuvenescendo dall’ingiovanirs
i ammettendo un’aria diffusa per tutto lo universo, dicevano di esser ella un fuoco sottile ed etereo al di sopra dei pianet
e da Giove, ossia dall’aria. Per questo ancora si disse da’greci, che ella donò alla luce Κορον, la saturità, chè la terra g
tondità di tal flore la forma quasi sferica della terra, per la quale ella si prendeva. 37. A Cerere si dava per figlia Pros
i della terra è intenta a produrre Proserpina, ossia il frumento, cui ella si confonde. Proserpina fu tenuta per impero di G
ηνη può derivare da ατρειν, raccogliere ; perciocchè personificandosi ella per la sapienza, può considerarsi come una virtù,
i. Si volle nata dalle onde del mare, posciachè la generazione di cui ella era tipo, per aver luogo ha bisogno di umore e di
elo ». 45. Diana — Ella fu detta da Orazio Diva Triformis, perciocchè ella era considerata, come una divinità celeste, onde
ce del giorno. Portava poi il nome di Ecate da εκατον cento, o perchè ella veniva placata con cento vittime, o perchè desse
. 49. A Vesta si consacrava un fuoco perenne, e ciò per dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che ella ne fosse la c
perenne, e ciò per dinotare, che ella stessa era questo fuoco, o che ella ne fosse la cagione, e che quasi sia nato per suo
fu nominata scelerata, e vicino a questa un’ara nel Campidoglio, ove ella abbe stanza. (4). Rvmina —  È così detta da un
ercè, che parlassero i fanciulli, se pur non fu nominata, Sentia, chè ella pronunziasse tutto ciò che altri sentisse. (2).
10 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
l fuoco sacro si estingueva, il che avevasi per funestissimo augurio, ella era dal pontefice massimo severamente punita. Se
o, come dicono alcuni, per ingannarla, ed essendo stato riconosciuto, ella si decise di ascoltarlo a condizione che la sposa
he da quelle egli aveva. Contro Io figlio di Inaco re d’Argo esercitò ella principalmente la sua gelosia. Essendosi accorto
rione vuolsi che sieno stati amanti corrisposti di Diana ; e che anzi ella uccidesse il secondo per gelosia, non potendo sof
zza e degli omaggi degli uomini. Vendicativa ed implacabile si mostrò ella mai sempre contro chi eccitò il suo risentimento,
dirgli quale. Il Nume giurò per lo Stige di concedergliela, ed allora ella gli chiese come una prova di amore, quello che do
ale Giove aveva più riguardi che per qualunque altra divinità, poichè ella ha in mano, per così dire, il destino della terra
tranieri spinti dal caso sulle coste del Chersoneso di Tauride : indi ella diviene sposa di Eete, ed istruisce nella propria
olendo gli abitanti trasportare altrove in salvo il simulacro di lei, ella fece subito rinverdire il legno del quale era com
li dichiarare la sua passione, quindi si contentò di seguirla ovunque ella andava. Un giorno che le signore di Atene dovevan
n giorno caduta in presenza di tutti gli Dei in un modo poco decente, ella n’ebbe tanta vergogna, che non volle più lasciars
di questa Dea celebre in Roma, lo era maggiormente in Cappadocia, ove ella aveva molti magnifici tempii, la maggior parte do
scisse a strozzarsi, cangiandola in ragno, e sotto questa metamorfosi ella ha conservato la passione di filare e di far tele
ontinui loro urli, spaventavano tutti i passaggeri. Scilla spaventata ella stessa della sua figura gittossi in mare, vicino
la disgrazia di perderla per la morsecchiatura d’un serpente, mentre ella fuggiva dal giovine Aristeo figlio di Apollo e de
vata per cura di alcuni cacciatori che la rinvennero. Divenuta grande ella abborrì per molto tempo la compagnia degli uomini
o che il maritaggio le sarebbe stato funesto, come asserirono alcuni, ella d’accordo col padre suo, mise il dono della sua m
ad attinger acqua, ed avendole significato il motivo del suo viaggio, ella , essendo della schiatta degli indovini, gli rispo
e una figlia di quel carattere ; le ali esprimevano l’agilità con cui ella qua e là trasportavasi onde sottrarsi alle ricerc
la statua di lui solennemente portavasi da sacerdoti, e da’ segni che ella dava coi suoi movimenti, i sacerdoti interpretava
e. Apollo istesso le offrì quel favore novello, col patto che dovesse ella pure esser con lui condiscendente ; ma al piacere
11 (1897) Mitologia classica illustrata
serena luce. 2. I caratteri morali di Atena sono connessi col fisici; ella rappresenta la luce dell’ intelligenza, che guida
confusa l’ Artemide Ortia, e ne nacque la leggenda che la Dea avesse ella stessa salvato Ifigenia nel momento che doveva es
amento; spirava dalla sua persona soave odore d’ ambrosia, e allorchè ella si toglieva e dispiegava il cinto della sua belle
talia questa Deità ebbe anche un’ importanza politica, credendosi ch’ ella esercitasse una benefica influenza sulla concordi
Estia doveva essere concepita casta e illibata; difatti si diceva ch’ ella aveva voluto rimaner vergine, e che anche solleci
o di Saffo ci parla degli astri che intorno alla bella Selene, quando ella nella sua pienezza splende argentea, nascondono l
u fortunata, perchè Orione fu ucciso dagli strali di Artemide. Allora ella sposò il re de’ Troiani Titone. Per lui chiese e
siche trasgredisce il divieto, ed ecco d’ un tratto sparisce Amore ed ella rimane colla sua desolazione. Allora cominciano p
invano supplica gli Dei; lo sdegno di Venere non è ancora ammansito, ella la obbliga ai più duri servigi, che la povera Psi
ita a Roma dove Ercole la aiutò e Carmentis le offrì ospitalità; ond’ ella poi non si mosse più da Roma. 3. La favola d’ Ino
ggetto di culto segnatamente nell’ isola di Creta, dove si diceva che ella avesse fatto allevare il figlio Zeus in una caver
gliatasi, si vide sola in un’ isola deserta, abbandonata da colui ch’ ella aveva tanto amato? Diè in ismanie, corse al lido
frequente nelle valli profonde e tra catene di monti. Si narrava ch’ ella amasse alla follia il bel Narciso, figlio dei fiu
a, preferendo la vita libera de’ monti al modo di Artemide. Un di ch’ ella era per essere presa da lui che rincorrevala, pre
e licenziosa. 2. Nel quinto dei Fasti d’ Ovidio si parla di Flora; ed ella stessa descrive il suo carattere e spiega come si
to ed era tutta intenta a cogliere i più bei flori; in un momento ch’ ella erasi scostata dalle compagne e dalla madre per c
della figlia, ma non sapeva che cosa fosse accaduto. Poichè vide ch’ ella non rispondeva più alla sua chiamata, e nessuno s
la dea delle apparizioni notturne, la dea degli spettri; dicevasi ch’ ella di notte bazzicasse insiem coll’ anime dei trapas
a. Per la stessa ragione a lei erano sacri i trivii e i crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia. Più tardi, per oper
dre, subitamente la vendicarono eseguendo su Dirce il supplizio a cui ella voleva condannata Antiope; ne gettarono poi il ca
re alle donne tebane il culto alla dea Latona e a’ suoi figli, di cui ella stimavasi di molto superiore; la stessa superbia
on volendo Bellerofonte, nuovo Giuseppe, cedere alle lusinghe di lei, ella lo accusò al marito di aver tentato tradire i dov
nchè si posò in Egitto. Ivi Zeus la ritornò alla sua prisca forma, ed ella die’ poi alla luce un figlio, chiamato Epafo, che
era re dell’ isola. Polidette voleva far sua moglie Danae, ma poich’ ella rifiutavasi, la fè sua schiava. Temendo poi la ve
oi tormentata dalla gelosia e uccisa per sbaglio da lui stesso mentre ella lo spiava. In Atene dopo la morte di Eretteo, sec
rella, la portò in luogo remoto del suo regno e la fè sua, poi perchè ella non potesse parlare le tagliò crudelmente la ling
ripresero la loro sorella dopo aver espuguato la città di Afidna ov’ ella era rinchiusa. 5º Insiem con Eracle, Teseo fece u
i la fecero d’ un subito morire, e poi trucide i due figliuoletti ch’ ella Medea aveva avuto da Giasone, ed essa quindi fugg
12 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
unone, la quale, lodandone la bellezza, gliel’avea domandata. La pose ella in guardia del pastore Argo, che Eschilo dice d’i
la città. Ad Esione fu data la facoltà di liberare un prigioniere, ed ella scelse Podarcete, suo piccolo fratello, e per pre
gilio(1) si chiama grande e potente regina, ed anche massima. In Roma ella divideva con Giove e con Minerva gli onori del Ca
servigio quattordici bellissime Ninfe(1) ; ma più che di ogni altra, ella servivasi dell’opera d’Iride, sua fedele messaggi
, e ricondotta la madre a casa nella stessa guisa dopo il sacrificio, ella pregò la Dea che in premio di ciò concedesse a’ f
primo re di Atene, e che si crede il Giove degli Ateniesi ; e perchè ella valeva assai nelle lettere e nelle arti, e forse
l quale vuolsi che sia quello che fu fatto nascere da Minerva, quando ella venne a contesa con Nettuno. Il capo di Minerva e
è in uno de’suoi tempii era un altare o una statua di rame ; o perchè ella insegnò l’uso del rame. Corifagena o Corifasia (
moglie di Anfione, re di Tebe ed insigne suonatore di lira. Di costui ella partorì sette figliuoli, ed altrettante figliuole
fra la raccolta moltitudine parlò di Latona con assai villanie : aver ella per avo materno Atlante, e Giove, per suocero ed
lecto), così chiamata dal diletto che dà la poesia lirica, alla quale ella presiede. Se le attribuisce l’invenzione del flau
gnato, le diede un bel monile di oro e gemmato, fatto da Vulcano ; ed ella di quel dono invaghita tradì il consorte. Anfiara
e dice che colle sue dita di rose apre le porte dell’oriente ; e ch’ ella versa la rugiada e fa nascere i fiori. Anzi essa
ca al suo cocchio i destrieri, ed un coro di stelle che il sieguono ; ella si porta dietro il Sonno dalle nere ali, e la sch
mesto latrare mostrò alla figliuola ov’era il cadavere del padre ; ed ella ivi per dolore finì la vita con un laccio, e per
l’insegnò la maniera di vincerlo, dandogli un gomitolo di filo(1) che ella teneva per un capo, stando alla porta del laberin
i. Allora Iride, presala per mano, tirò la Dea fuori del tumulto, ed ella , salita all’olimpo sul cocchio prestatole da Mart
il nostro, ma un vapore tenue e divino, degno degl’immortali. Omero, ella dice, non si è contentato di attribuire agli Dei
a ventura per conoscere in qual paese il vento gli avesse spinti. Era ella (3). Donzella a l’armi, a l’abito, al sembiante P
pernicioso odio di Giunone contro i Troiani, per la salute de’ quali ella supplica, e specialmente di Ascanio ; e Giunone d
di un certo Talassio ; e domandando molti che la rincontravano, a cui ella fosse menata ; coloro i quali la menavano, perchè
vano signora. Omero fa menzione del nitido peplo di Venere, col quale ella ricoprì il figliuolo Enea per difenderlo da’ dard
imo ad assalir Minerva colla lancia, rampognandola che avea concitato ella stessa Diomede a ferirlo. E dopo tali rampogne l’
iadi(5). Delle quali Maia(6) vinceva le altre sorelle in bellezza, ed ella fu che da Giove ebbe il nostro Mercurio, che died
to consacro, e te disciolgo Da le tue membra. Ciò dicendo sparve ; Ed ella , in aura il suo spirto converso, Restò senza calo
se e per qual modo fosse stata in sì strano fonte conversa. « Io fui, ella disse allora, levando sulle onde il ceruleo capo,
e concesse pure di presedere alla caccia, alle vie ed a’parti. Quindi ella riuscì abilissima a tirar l’arco, amava i boschi
feriva i cervi al corso. In breve, la caccia era la sua passione, ed ella era la Dea de’cacciatori, e delle foreste. Or sif
a farne un fonte che portò poscia il suo nome ed in cui dicesi che fu ella convertita. Nè meno funesto fu il fato di Atteone
alla sua patria ; il che diede occasione alla gara de’ due amici. Or ella dà una lettera diretta al fratello Oreste che cre
, regina delle Amazzoni, il quale diceasi la cintura di Marte, di cui ella era figliuola. Ercole, ricevuto il comando di Eur
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
onde, « Che questo oggi il mar Rosso si può dire, « Dove in tal guisa ella percuote l’onde, « Che insino al fondo le vedrest
i essere imparato a memoria con le stesse parole dell’autore : « E s’ ella d’elefanti e di balene « Non si pente, chi guarda
14 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
ne non soffocarono la novella credenza che usciva dalla Giudea ; anzi ella vide in questo esterminio una prova della sua ver
hi mai, ciò considerando, non è sospinto a ricercare che cosa infatti ella intrinsecamente sia ? Ma chi è che, dopo averne r
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330
sarebbe rimasta impietosita e avrebbe cercato di porvi rimedio ; chè ella sola il poteva. Quelli che gli apprestavano i suo
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
fra l’ombrose piante fa chiamar padre il vecchio e saggio pastore che ella trovò in un casolare in mezzo alle selve. 58. Ve
17 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
ove e qual’era « Proserpina nel tempo che perdette « La madre lei, ed ella primavera. » A questo punto cederò la parola all
18 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
osa. Anche Orazio la chiama iracunda Diana ; e si racconta perciò che ella era inesorabile e puniva severamente qualunque co
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
intorno alle acque, dalle quali credevasi esser nata Venere. Inoltre ella produsse l’anemone trasformando in questo fiore i
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
trice su di lui all’effetto dei fulmini di Giove sopra Semele : « Ed ella non ridea : Ma, s’io ridessi, « Mi cominciò, tu t
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
aspetta sembra che il tempo non passi mai : « In quel duro aspettare ella talvolta « Pensa ch’Eto e Piroo sia fatto zoppo,
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
se egli volle aver moglie gli convenne rapirla, e poi contentarsi che ella stesse ogni anno per sei mesi con la madre o sull
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
nne l’intento, e dimostrò a tutti, non che allo sposo, di qual tempra ella fosse72. Quanto alla strada che tennero gli Argon
e potrebbero ringiovanire il vecchio padre con certe erbe magiche che ella diè loro ; ed esse troppo credule furono orribilm
el loco « Re fosse, e su qual gente avesse impero « La domandaro ; ed ella pronta l’alto « Loro additò con man tetto del pad
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