rdinario dagli studii dell’amena letteratura mi trasse ad occupazioni
più
serie, intesi tratto tratto decadermi dalla mente
e inchieste impreso avea ad effettuire : che anzi succrescendo sempre
più
alle nuove occupazioni l’affetto fin a guadagnars
si di sostituire a tal non molto interessante trattato un’altro parto
più
degno, ma non men vantaggioso alla vostra istruzi
degno, ma non men vantaggioso alla vostra istruzione nella età almen
più
provetta. Assordato però dale vostre reiterate pr
etti maiorum gentium seguiti da sufficiente sviluppo per intelligenza
più
chiara ? Tanto il libro puntualmente vi offre. Ce
e vi offre. Cercaste ritratti consimili delle divinità astratte almen
più
famose da annotazioni soltanto illustrati ? Quest
o stesso troverete esattamente descritto. Voleste in fine un trattato
più
pratico, che teoretico di poesia toscana, che vi
a la estenzione corrisponde appuntino alle mire, protesto di non aver
più
che bramare, perche soddisfatto appieno de’voti.
volendo io (benchè colla possibile brevità) trattar de’principali, e
più
interessanti punti della Mitologia, dalla definiz
i leggieri non si efformerà da colui, che di questa scienza esaminerà
più
posatamente i vantaggi. Ed in vero da qual’altro
iù posatamente i vantaggi. Ed in vero da qual’altro fonte attinsero i
più
rinomati artefici di ogni tempo le idee più belle
l’altro fonte attinsero i più rinomati artefici di ogni tempo le idee
più
belle, onde effigiare le più magnifiche opere att
rinomati artefici di ogni tempo le idee più belle, onde effigiare le
più
magnifiche opere atte a rapir chi si sia con lusi
di natura darsi al Sole, alla Luna, alle Stelle, ed a quante creature
più
ferivano gli sguardi ogni ossequio, ogni culto, e
vute ; anzi sorpassando gli altri in tal sorte di follia, mille altri
più
stolti, ed insensati Dei inventarono, che quivi c
esse passioni dell’uomo deificate, come la Invidia ecc. Questa era la
più
generale divisione delle gentili Divinità, e ques
spresso, altro non è, che parlar soltanto degli Dei di I classe degni
più
degli altri inferiori di maggior considerazione,
promesse fatte al fratello Titano di non allevar mai maschi, e molto
più
ricordevole delle parole di suo padre, dover cioè
però dopo tal divisione una lunga tranquillità nel suo Regno, perche
più
guerre a lui mosse lo tennero disturbato non poco
nnero disturbato non poco, ed afflitto. Qui però parlerò soldi due le
più
principali, e del pari le più adatte a far conosc
afflitto. Qui però parlerò soldi due le più principali, e del pari le
più
adatte a far conoscere chi propriamente il terrib
ttentato li confinò, e rinchiuse. L’altra battaglia della prima ancor
più
terribile, e fiera, cui dovè far fronte Giove fu
e azioni. Quantunque però per queste superbe vittorie gloriosa sempre
più
sfavillasse la maestà del gran Giove ; pur essa o
con special culto adorato, o da qualche sua azione, che fra le altre
più
singolarmente brillava. Io però penso riferire i
che fra le altre più singolarmente brillava. Io però penso riferire i
più
rimarchevoli. Dagli Assirii, e da Babilonosi chia
rduto, e fatica inutile investigarle ; mentre avendo molti immaginati
più
cose, sempre però dubbiose per ragion di folte te
vano a boschi, prati, fonti, monti, e mare ; pur tuttavolta perche da
più
recenti poeti venne egli riconosciuto pel mare, e
rono, che quella parte, che per propria virtù prodotto avesse la cosa
più
vantaggiosa goderebbe della pretesa facoltà. Acce
rni un odio crudele, crucciato gli tirò fiero calcio, e dal cielo per
più
non mirarlo barbaramente lo spinse. Precipitoso d
a egli naturalmente inclinato ; onde somministrare a quei buoni amici
più
valevoli mezzi a procacciarsi il necessario ad un
ei buoni amici più valevoli mezzi a procacciarsi il necessario ad una
più
comoda vita. Fissò quivi a tal uopo ampia fucina,
chè in sua vece ebbe però il piacere d’impalmare Venere fra le Dee la
più
bella, la quale per altro niente rapita di suo ma
er oscitanza di Elettrione posto per guardia, fece delle reità sue la
più
aspra vendetta, qual perpetuo monumento delle sue
ere però poco avvenenti disgustando gli Dei nella circostanza appunto
più
bella di pascersi dell’immortale lor Nettare, la
i difetti ; la favola non però amante sempre delle sue rappresentanze
più
vive tutto al naturale ne ha espressato il ritrat
lo alla dritta sua mano, colla tenaglia nella sinistra, e quel, che è
più
bello, svisato, e storpio ad ampi i suoi fianchi,
sua figura derogava non poco alla sua maestà. Suoi tempii, e feste.
Più
tempii in suo onore godevasi Vulcano. Due però fu
. Più tempii in suo onore godevasi Vulcano. Due però furono in Roma i
più
rinomati, il primo viene ascritto a Romolo fatto
i affari. Molte similmente furono le feste istituite in suo onore, le
più
considerabili però furono le cosi dette Lampadoph
te, con legge, che colui, cui correndo smorzavasi la fiaccola, dritto
più
non avea alla corsa, e colui, che ceduto aveva al
i stragge, e di ruina, Autor di pianto per qualunque stato, Che l’uom
più
fiero a piedi suoi s’inchina. Dal mondo sol per l
, cosi attempatamente giustificò la sua causa, che per giudizio della
più
sana parte di quei giudici ne venne onorevolmente
valli nati da Borea, e da Erinni, detti il Terrore, e lo Spavento, da
più
mostri cinto per corteggio, con furie svolazzanti
morta testuggine trovata sul Nilo valse ad efformar una lira non mai
più
per l’addietro veduta, detta perciò da latini Tes
ridente a Nettuno, i dardi ad Apollo, ed a Venere il cinto. Fatto poi
più
grande invece di abborrire le sue infantili leggi
gierezze vieppiù si diede a confirmarle, commettendo un furto, in cui
più
rilusse l’astuzia. Sue prodezze. Mentre Apollo g
emendo pertanto d’essere scoverto trattosi a lui innanzi gli esibì la
più
bella vacca per ottenerne il secreto, nè di ciò c
mento, e sembianza sconosciuto gli si fè d’innanzi promettendogli una
più
ampia mercede, se svelato gli avesse il temerario
sdegno, ed in segno di pace amorosamente si strinsero, cosi, e molto
più
vale a risvegliare con quel suo caduceo nel cuor
abbandonati sensi di fraterno amore, e conchiudere quindi fra essi i
più
ammirabili trattati di amorevolezza, di concordia
ggiravasi negli affari, ed intrighi, e perciò in mezzo alle occasioni
più
belle, non abbia ancor commesse le sue galanterie
ione, e sviluppo Sogliono le disavventure assai spesso inseguire i
più
rinomati Eroi, e miriam sovente, che chi per qual
di questo gran Nume. Egli sebbene fra il sodalizio degli Dei uno de’
più
rinomati si era per cagion del suo vasto singolar
e Apollo cioè, e Diana ; quale isola poi per favore del nato Nume non
più
fù errante com’era, ma restò ferma del tutto, ed
esso la sponta del Lemeo fosse stata un giorno raggiunta, si contentò
più
tosto di perdere l’antica sua essenza coll’essere
arimenti a provare nel corteggiare la Ninfa Bolina, mentre questa amò
più
tosto abbandonarsi nel seno del mare, che nelle b
dovea pel padre un bel motivo d’allegrezza, fu per lui la cagione del
più
aspro dolore. Imperocchè alla vista d’Ippolito re
pode coverto dalla pelle del Serpente Pitone rendevansi gli oracoli i
più
famosi. In Roma poi nel mese di Luglio celebravan
suo nome Apollinari, e ne suoi sacrificii offerivansi fra gli animali
più
specialmente il toro, il porco, e l’ariete. C
rimar quantunque Dea. Dichiarazione e sviluppo Felice al certo
più
delle altre Deita sarebbe stata Giunone, se la sv
rsaglio dello stesso vertiginoso suo genio. E che altro invero bramar
più
poteva per esser felice ? Chi fù Giunone. Figlia
e di Opi, e Sorella per conseguenza dello stesso Giove, anzi con esso
più
avvinta mercè i ligami di nozze, divenuta perciò
ando ogni decoro non s’ arrossiva di commettere atti di umiliazione i
più
denigranti. E che in vero non fece per vendicarsi
olo, di promettergli in sposa Deiopea fra le quattordici sue Ninfe la
più
bella ; purchè questi mosso a compassione de’ suo
uesta onor d’ agricoltura Dichiarazione e sviluppo La Dea, cui
più
fosse obbligata la società degl’uomini per benefi
di Ascalafo, cangiato perciò in civetta, non poteva da quel luogo mai
più
partire, e nel seno ritornare dalla afflitta sua
cosi invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso
più
da motivi di affetto per la madre, che di giustiz
però potè ottenerne l’intento ; onde egli di sua voracità non potendo
più
tollerar la molestia, divorandosi le sue medesime
itolo di riconoscenza dovuta a suoi larghi favori ; due però furono i
più
solenni. Il primo fù detto mistero Eleusino de El
virtù, Divinità spreg evole non è ; Anzi che i n lei non può cercarsi
più
. Di fiori ha un serto, che il gran Giove diè Ad e
la quando assisesi lassù ; Lei promette a donzelle alta mercè, Perchè
più
bella, e la più antica fù. Il suo rito scordarsi
si lassù ; Lei promette a donzelle alta mercè, Perchè più bella, e la
più
antica fù. Il suo rito scordarsi omai non può, E
l Verginità. Dichirazione, e sviluppo Se presso i popoli anche
più
barbari fù sempre tenuta in gran conto la vergini
adre la facoltà le concesse di chiedergli con libertà quanto le fosse
più
in grato, essa la ben nata ogni altro dono fastos
gir dalle consumatrici fiamme della cara sua Troja, tra gl’altri suoi
più
cari dei penati, che seco divotamente si trasse,
verginelle delle principal i famiglie di Roma nonimen di sei anni, nè
più
di dieci, non prive però di padre, o di madre, se
la loro castità era il massimo de’ delitti, e punivasi colla morte la
più
spietata, ed a tempi di Tarquinio Prisco erano vi
uso ne’ pensieri, tutto conturbato negli affetti non vide altro mezzo
più
espediente per ovviare il futuro suo scorno, che
la madre nella testa del padre, quivi fissò per ben tre mesi con modo
più
nobile la sua dimora. Annoiato impertanto dell’in
dell’insueto gravame l’ignorante Giove, e ravvisando crescere sempre
più
con suo maggior dolore il gran peso, per man di V
endette. Gonfia impertanto questa Dea dell’amor di se stessa, e molto
più
superba per la vittoria ottenuta contro il compet
colpi di navicella per man della Dea accigliata ; sichè non potendone
più
soffrire l’acerbità avrebbe a se stessa tolta la
ta cangiata in ragno, nella qual condizione tessendo perpetuamente la
più
spregievole tela incessantemente il fio paga di s
E che altro fù il fulminar dall’alto ed infilzare a scoglio acuto nel
più
bel de’ suoi marittimi viaggi l’infelice Aiace di
quello di Pallade dal nome di un gigante da essa ucciso, oppure come
più
plausibile sembra dal brandir della lancia nelle
raria. Suo ritratto. L’atteggiamento, in cui pingevasi questa Dea ha
più
il terribile delle battaglie, che la piacevolezza
gl’amori, m’ingegno o col velo della modestia nascondere alcuni fatti
più
seducenti, o con castigate parole esporre il più
condere alcuni fatti più seducenti, o con castigate parole esporre il
più
essenziale. Dappoichè se per essa un di rompendo
ar per marito, che il deforme storpiato Vulcano, pel quale sebbene di
più
figli fù madre ; pure perchè mal contenta del suo
la diversità delle nazioni effigiata venne tal Dea. Questo però è il
più
ordinario suo tipo. Pingesi ella con manto di por
nta. Ebbe il nome di Apaturia, ossia ingannatrice, e qual cosa invero
più
inganna, che l’amore, quale lusingando i sensi ne
dirono sacrificare umane vittime in suo onore. Con maniere inoltre le
più
strane credevano le donzelle gentili specialmente
le, che a turpe meretricio erano totalmente rivolte, come quelle, che
più
da vicino ne sapeveno imitare le operazioni, ed i
di ristoro qualche occasione, o periglio pel suo candore obbligò alla
più
stretta, e perfetta Verginità in modo, che accort
dardo la lingua della infelice figlia di Dedalione Chione senza farle
più
articolar parola ? La temerità che ebbe di attacc
pulit, et meritam tra fixit arundine linguam. Sebbeno la occupazione
più
ordinaria di questa Dea fosse stata la caccia, co
ciel tramandava i suoi benefici influssi, e co’suoi raggi nella notte
più
sensibili dissipando le tenebre guida si rende, d
suo soprapposto ritratto. Suo ritratto. La effigie di questa Dea ha
più
del boschereccio, che del Divino. Pingesi ordinar
Euripide, le primizie di tutti i frutti della terra. Il costume però
più
praticato fù l’offerirsi uua bianca cerva in suo
a Dianae Nunc quoque pro nulla Virgine cerva cadit. Il tempio poi il
più
celebre fu l’Efesino fabbricato da popoli tutti d
bilitò a tale segno, che fra le Città della Ionia, dopo Mileto, fu la
più
gloriosa, e potente Città : Quis enim hominum es
reso dallo stolto disegno di rendere immortale il suo nome ; e benchè
più
volte fosse stato quindi rialzato, come testifica
rne la forza. Quindi è, che domandato un dì Talete qual cosa fosse la
più
insuperabile nel mondo, tosto rispose, come abbia
regunt homines ; ma il dispotico sibbene degli stessi Dei : onde in
più
luoghi i poeti ci descrivono le loro querele, non
sì chiaro si scorge per la moltiplicità delle opinioni. A mio credere
più
plausibile sembra il parere di chi afferma, che l
in vero se questo mal inteso effetto ha menato ne’tempi posteriori, e
più
illuminati alcuni miseri in diversi errori, fin a
a cum caeco rapiantur omnia casu, Mentimur regnare Iovem. qual nodo
più
inestrigabile riuscir non dovea per gl’uomini di
e tal’inevitabile fato. E par, che il ritratto istesso, che ne fecero
più
da vicino ci scnopra il loro ideato. E che altro
sigli Fer la moglie tremar, ma i suoi furori Furo ingannati, e generò
più
figli. Perduto in Ciel il trono, e i primi onori
agricoltori. Dichirazione, e sviluppo Chi fù Saturno. Il nume
più
ammirabile perchè padre de’tre più gloriosi Dei d
iluppo Chi fù Saturno. Il nume più ammirabile perchè padre de’tre
più
gloriosi Dei dir si dovrebbe certamente Saturno.
vantaggio. Imperocchè il torbido suo umore di giorno in giorno sempre
più
ingelosendo il suo figlio Giove, fù la cagione, p
coglienze Saturno si diede ben presto a mostrare al suo benefattore i
più
vivi segni della sua gratitudine. Con arte affatt
populos in pace regebant (1) Suo ritratto. La sua immagine però ha
più
dell’orribile, che del di lettevole. Rappresentas
quando il sacro olivo innalza, e afferra. Ê cagion, che il mortal di
più
non gema. Accoppia in lui due ben contrarii affet
in tutti i petti. Or dà contento, ed or la doglia amara, Ma grande è
più
fra due contrarii oggetti, E di pace il piacer da
ria ; quali ottime qualità ammirando i sudditi spettatori per un Nume
più
tosto, che per loro Re lo canonizzarono benchè an
diversi Dei, che finse la delirante Gentilità Nume non avvi al mondo
più
infausto, benchè benigno all’aspetto rassembri, q
quelle pene, che seminato aveva nel Cielo, non avrebbero al certo mai
più
acquistata la antica lor pace. Chi fù Genio. In t
In terra poi disceso questo velenoso germoglio di Venere radice assai
più
micidiale, ed infetta chi mai spiegar potrà le ta
ori. La sola esposizione del Nume Monarca con poche circostanze a lui
più
da presso appartenenti sarà per me unicamente l’o
e chiavi della morte in scgno, che nessun del suo regno disserrar mai
più
poteva quella porta, per cui ebbe una volta in qu
Hoc opus, hic labor est. Virg. Æneid. 6. Suoi sacrificii. Il timore
più
tosto, che l’affetto sembra aver spinti i mortali
ne scese. La forza delle cingenti sue fiamme pria ancor d’avvicinarsi
più
d’appresso ingeneri la incinta Semele, e se Mercu
i generoso portossi co’vinti, che sembrò averli conquistati con animo
più
tosto di giovarli, che di recarli alcun male. Su
chiunque ardiva vilipenderlo, ma geloso de’suoi dritti ne prendeva la
più
cruda vendetta. I frutti di sua collera speriment
ta comunemente Magna Dea, per esporre con ben purgata penna quanto di
più
magnifico, e singolare in più libri in suo onore
esporre con ben purgata penna quanto di più magnifico, e singolare in
più
libri in suo onore registrato si legge, e descrit
essere stata ella l’avventurata madre della maggior parte degli Dei i
più
gloriosi, che abbia veduto l’olimpo, detta perciò
l’averli maternamente enudriti co’ dolci frutti delle sue beneficenze
più
care, questo forma per essa la gloria più bella d
rutti delle sue beneficenze più care, questo forma per essa la gloria
più
bella del suo essere, ed il più ammirabile encomi
care, questo forma per essa la gloria più bella del suo essere, ed il
più
ammirabile encomio delle sue qualità. I rari preg
zze non fosse stata’già vinta, come non ligare al suo carro animali i
più
indomiti per natura, ed ammanziti sol per portent
le spalle correvano quasi frenetici per le strade fra il trambusto di
più
suoni, altri quai buffoni con salti, e strani con
impiega Contro l’abisso, che discioglie, e lega, E spesso avvolge in
più
fatal ruina. Perchè prigion la sua beltà divina E
e, e sviluppo Sogliono le sventure spesso spesso assaltare il cuor
più
gentile, onde gloriarsi d’un più nobil trionfo. Q
ture spesso spesso assaltare il cuor più gentile, onde gloriarsi d’un
più
nobil trionfo. Questo appunto accadde alla Dea, d
Imperitat furiis, et dictat iura Megera. Prud. Aur. Suo culto. In
più
nazioni diffuso era il culto di questa Dea. Il pi
. Suo culto. In più nazioni diffuso era il culto di questa Dea. Il
più
speciale è da dirsi quello, che ottenne nella Sic
nudriva per essa, che il giuramento dato in suo nome non solo era il
più
solenne, ma il più inviolabile ancora, sicche la
che il giuramento dato in suo nome non solo era il più solenne, ma il
più
inviolabile ancora, sicche la sola morte, che val
figlie, onde così pel ministero degli occhi facendo passare al cuore
più
senibilmente le loro imagini vistose risvegliasse
ibilmente le loro imagini vistose risvegliasse negli animi di tutti i
più
affettuosi sensi per esse, acciò rapiti in tal gu
si però come siasi proseguendo io le stolte loro tracce pingerò nella
più
aggiustata divisa insiem colle principali virtù a
he da ciascuno odiata Se stessa a palesar giammai non resta, Costante
più
, quanto è di più sprezzata. Che del par lieta in
iata Se stessa a palesar giammai non resta, Costante più, quanto è di
più
sprezzata. Che del par lieta in calma, ed in temp
tutto è venerata, Che accende al cor d’ogni piacer la face, E quanto
più
si asconde è più bramata. Di ben, di guadio fonte
, Che accende al cor d’ogni piacer la face, E quanto più si asconde è
più
bramata. Di ben, di guadio fonte almo, e verace,
gentil suo genio nel carattere appunto di questo uccello, che sempre
più
sollecito vive nell’allevare i suoi figli. Or se
more Condannando del mondo i rei costumi. E per mostrar d’amor l’opra
più
bella Al vecchio, che per fame è fatto un gelo In
, ed indeficiente ruscello atto a dissetar nelle sue voglie ognuno il
più
espressivo, e sublime tipo di sua beneficenza, e
e preme la destra sua mammella in bene degli altri, perchè con questa
più
abbondante di latte sogliono le madri allevare i
erchè con questa più abbondante di latte sogliono le madri allevare i
più
cari figliuoli. Lacnde qual sostegno de’miseri in
de’miseri in Atene, ed in Roma venne con singular onore riguardata, e
più
tempii s’innalzarono in suo onore. Bella virtù !
o a un punto accorre, Nè alla sua voce si può forza opporre, E quanto
più
si cela è più ostinata. Porta due trombe il regno
ccorre, Nè alla sua voce si può forza opporre, E quanto più si cela è
più
ostinata. Porta due trombe il regno, il tron, l’i
nte porta, ed è precoce Il suo favor, che se al mortal mai sfugge Non
più
ritorna, e l’uomo invan si strugge Nel pentimento
bianza, Ecco l’Occasïon, che l’uomo invano Che torni a voti suoi tien
più
speranza. Annotazioni Secondo la iconologi
e ella la speranza di colui, che incauto la lasciò scappare. Assai dì
più
mostra quel velo, che innalza, mentre con esso ve
occasioni, che presentansi atte a promuovere i suoi vantaggi, e molto
più
quelli dello spirito, che unicamente importano, r
cco il Rimorso al cor verace inferno. Annotazioni Il carnefice
più
crudo, che dilacera l’uomo veramente è il rimorso
utto lo sdegno e le furie. Da questa strana sua indole ammaestrata la
più
sana parte de’ Gentili si tenevano da essa non so
a una donzella, Cui dalla bocca spunta un serpe alato, Tanto terribil
più
, quant’è più bella. Da essa un Uomo ignuto è tras
a, Cui dalla bocca spunta un serpe alato, Tanto terribil più, quant’è
più
bella. Da essa un Uomo ignuto è trascinato. Alza
perchè è suo proprio vestire col manto della compassione per ottenere
più
facilmente l’intento lo sventurato calunniatore,
la, Ma se mai verità la pugna, e grama Fugge atterrita, e allor non è
più
quella. Annotazioni. Molto espressive sonò
i, e mal accorti barbaramente seduce. E qual figura in vera di questa
più
espressiva per indicar la rea qualità de’ fraudol
Sonetto Tremenda donna di fatal colore Con chioma agguernita di
più
serpenti, Colla bocca spumante, e guai ardenti, S
I. Esta’. Sonetto M atrona eccelsa di sembiante acceso Di
più
spighe diverse coronata, Di lumi ardenti, e in tu
diverse a lui d’intorno Alzan le voci, e ognun l’ama e l’onora Ei fa
più
breve, ma più dolce il giorno. Il mondo tutto la
d’intorno Alzan le voci, e ognun l’ama e l’onora Ei fa più breve, ma
più
dolce il giorno. Il mondo tutto la sua possa ador
o Troppo fra folli sogni io deliria ; Su prendiamo un camin dell’ uom
più
degno Lungi greche follie tacete omai. E se sotto
. E se sotto un’oscuro, e denso velo Giace la verità sempre nascosta,
Più
bello è il Sole allorche irraggia il cielo Senzac
Che gli solleva, anzi incoraccia il core, Che fra perigli suoi parve
più
bella, Perche figlia gentil del crëatore. Essa qu
mori. Finchè arrivata a incomprensibile ara Fece apparir le sue virtù
più
note, Ivi appari la forza sua più chiara Fatto vi
ibile ara Fece apparir le sue virtù più note, Ivi appari la forza sua
più
chiara Fatto vittima un Dïo, e Sacerdote. Ivi le
cun comprese, Ivi fù l’uom di maggior gloria degno. Ivi l’alme si fer
più
ardite, e pronte, Ivi da esempio tal sprezzar la
; Anzi esponendo all’armi il petto ignudo Vide ammanzir l’orgoglio il
più
feroce. Addio favole, e sogni, addio chimere Altr
ii astretti, Cangiati i sensi, ed il parlar deriso, Farsi innocenti i
più
mordaci affetti, E impallidir d’ogni superbo il v
chità di sua cuna. Quel comune progenitore invero, che all’ opinar di
più
scrittori compose ben sei cantici per piangere il
dall’offeso suo Dio indulgenza, e perdono può essere di tal verità il
più
luminoso attestato. E da chi altro poi, se non da
a Giuditta par che altro mezzo non riconobbero, onde svegliare sempre
più
sensi di tenerezza, ed affetto nel cuore del gran
imare i sassi, commuovere le selve, ammanzire le fiere, e quel, che è
più
abbatter finanche le stesse deità infernali ? Svo
i ammireranno le bravure dell’ammirabil possa di quest’arte. Per essa
più
popoli spogliati gli antichi loro selvaggi costum
oro selvaggi costumi furono felicemente tradotti ad un tenore di vita
più
civilizzata, e più culta. Per essa asseguirono la
i furono felicemente tradotti ad un tenore di vita più civilizzata, e
più
culta. Per essa asseguirono la loro subblimità i
suol dare anche corpo all’ombra, vita al nulla al soglio siede delle
più
alte magnificenze o chi forse all’esistenza mai n
i ecclissi nel cielo delle umaue cognizioni un astro si bello, dove è
più
nella eloquenza la grazia, la persuasiva ne’ perg
ersi, ma adattatissimi componimenti in esempio (della qual cosa assai
più
importante le altrui poetiche istituzioni son man
ben adatta maniera di proporre l’argomento del poema ; onde è che da
più
scrittori il proemio poetico dicesi con stretto l
ollo, ed alle Muse. Ma diamo omai un’ occhiata alla narrazione. 2. Il
più
sollecito impegno di chi s’accinge a comporre un
do all’azion principale quegli avventurati lineamenti, che la rendono
più
lumeggiante, e più viva, presentano co’loro risal
pale quegli avventurati lineamenti, che la rendono più lumeggiante, e
più
viva, presentano co’loro risalti delle belle scen
e la parsimonia, e l’ analogia in tal punto scorgiam prese in mira da
più
classici autori nei loro incomparabili poemi. Se
orno all’azione principale qualunque siasi episodio aver mai non deve
più
luogo. 3. L’ultima parte di un poema è finalmente
re. Or qual forza ingegnosa sarà sufficiente a ciò fare ? Le sentenze
più
grandiose, i colpi più inaspettati quelli soltant
nosa sarà sufficiente a ciò fare ? Le sentenze più grandiose, i colpi
più
inaspettati quelli soltanto si sono, che valgono
parer di tutt’ i maestri di quest’ arte é la lettura delle opere dei
più
celebrati autori. Quivi in vero incontransi le pi
ra delle opere dei più celebrati autori. Quivi in vero incontransi le
più
vere forme poetiche, quivi le ripetizioni le più
vero incontransi le più vere forme poetiche, quivi le ripetizioni le
più
graziose ; quivi gli epiteti i più seducenti, qui
poetiche, quivi le ripetizioni le più graziose ; quivi gli epiteti i
più
seducenti, quivi le descrizioni le più parlanti,
graziose ; quivi gli epiteti i più seducenti, quivi le descrizioni le
più
parlanti, quivi le comparazioni le più robuste, q
centi, quivi le descrizioni le più parlanti, quivi le comparazioni le
più
robuste, quivi in somma rattrovansi i più desider
i, quivi le comparazioni le più robuste, quivi in somma rattrovansi i
più
desiderabili ornamenti in una varietà la piuchè d
ffragii. Diasi ognuno dunque alla lettura, che incomparabilmente vale
più
di quanti precetti potrebbonsi mai dare, ad esemp
hiudere un tal capitolo un ben ragionato motivo mi spinge ad avvertir
più
cose. 1. Abbiano sempre in mira i dilettanti in q
corti autori hanno incontrate cattive accoglienze, ed un esito sempre
più
sventurato ; anzi non solamente al soggetto è da
ico suo impegno deve raggirarsi nel saper restringere in poche parole
più
sensi con chiarezza, ed armonia. Un tal parlare p
Un tal parlare perchè spiritoso, e vivo suggerendo all’ immaginazione
più
di quel, che esprime fà dolce violenza allo spiri
fa il Sol del melico emisfero Pietro Metastasio ? Egli con copia non
più
di seimila voci ha espresso tanto, ed ha toccato
o dabbene teme della colpa, non già della pena, che non meritò ? Qual
più
nobil modo di lodare senza adulazione, e di desta
or a te lo guida Tanto Signor di tua virtù si fida. Venga inoltre il
più
eloquente Purista, e colla stessa felicità racchi
ia la vanità, e misura se stessa, dicendo nello stesso luogo citato.
Più
tenero, più caro Nome, che quel di padre Per me n
, e misura se stessa, dicendo nello stesso luogo citato. Più tenero,
più
caro Nome, che quel di padre Per me non v’è, Ma m
ar. Gli perde amici Chi gli vanta compagni, e non si trova. Follia la
più
fatale, Che potessi scordar d’ esser mortale O f
al parere di tutt’ i conoscitori dell’arte non può mai darsi esempio
più
celebre, e pruova più illustre dell’ingegno creat
conoscitori dell’arte non può mai darsi esempio più celebre, e pruova
più
illustre dell’ingegno creato. Creont. Scegliest
di ritmo regolato, ma allungavano, ed accorciavano le strofe secondo
più
li riusciva commodo per spiegare quelle immagini
più li riusciva commodo per spiegare quelle immagini che il lor genio
più
, o meno focoso li suggeriva alla mente. Gli stess
Isai fan conoscere l’imperfetto ritmo degli Ebrei amanti di far pompa
più
d’immagini, e di figure, che di misure, e cadenze
dal celebre professor di elequenza in Padova Melchiorre Cesarotti in
più
ampie forme manifestano la descritta verità. Coll
conosciuti in quest’arte. Quindi per dar io un poetico saggio quanto
più
possibil fia compiuto, parlero pria divisatamente
so di quattro sillabe vuol la cesura sulla terza. Può farsi rimare in
più
modi, ma il più tsitato è il seguente. Egeo, ch
llabe vuol la cesura sulla terza. Può farsi rimare in più modi, ma il
più
tsitato è il seguente. Egeo, che si congeda dal
inflessione della voce cade sulla quarta sua sillaba. Con esso perchè
più
esteso può facilmente formarsi qualche lavoro. In
gine. D’incendio funesto Ognuno le gemme Già Roma si strugge, Le
più
preziose La speme sen fugge Cou più scelte cose
gemme Già Roma si strugge, Le più preziose La speme sen fugge Cou
più
scelte cose Più gioia non v’è. Gettando vi va.
i strugge, Le più preziose La speme sen fugge Cou più scelte cose
Più
gioia non v’è. Gettando vi va. Al ciel si ricor
vi va. Al ciel si ricorre Ma cresce la fiamma Con alma disposta ;
Più
avvampa, e divora Ma oscura risposta Ciascun re
a ; Più avvampa, e divora Ma oscura risposta Ciascun resta allora
Più
affanno le diè. Con misero cor. L’oracolo disse
ra Più affanno le diè. Con misero cor. L’oracolo disse Sol Curzio
più
saggio Con voce ben chiara L’oracolo intende
l Curzio più saggio Con voce ben chiara L’oracolo intende La cosa
più
cara Salute gli rende Al fuoco si da. Nè prezza
i monta a cavallo L’oracolo è chiaro Dell’armi sue cinto, Il dono
più
caro L’orrore é gia vinto Si deve gettar. Da pr
o intendete Invitto si slancia Con anima ardita Nel foco sotterra
Più
cara è la vita L’incendio si serra Qui deesi la
Più cara è la vita L’incendio si serra Qui deesi lasciar. Non ha
più
poter. Il senario inoltre dicesi doppio qualor
E l’armi gli bagna ; Intrepido unisce Qual rio si stende Le forze
più
estreme, Per vasta campagna E corre alla pugna.
ed ottonario. Il metro settenario non senza ragione suol dirsi il
più
facile, ed il più praticabile come quello, che co
Il metro settenario non senza ragione suol dirsi il più facile, ed il
più
praticabile come quello, che costa di versi, che
dissimo alla poesia sì estemporanea, che meditata, e perciò mirasi il
più
usitato. Dicesi Ottonario perche abbraccia versi
Quasi chiuso in denso velo, S’ode appien la stanca nave, Non appar
più
raggio in cielo, Ed il peso suo più grave Che s
ppien la stanca nave, Non appar più raggio in cielo, Ed il peso suo
più
grave Che speranza può recar. Traboccar nel mar
Ecco getta ognuno all’ onde Fatta tumida è già l’onda, La sua merce
più
gradita Senza porto, e senza sponda Quanto può
nave E il nocchiero, che condusse Fiero il mar, che in se gorgoglia
Più
tesor da estranee sponde Or dell’albero la spog
ditirambo, in cui fa maggior pompa, sempre per altro adattabile assai
più
al boscareccio, che al serio. Esso costa di otto
lora assidermi Potrò trovar nell’anima Presso il ruscello limpido
Più
la quiete stabile Col gorgogliar suo flebile Se
ed esule I boschi mi discacciono, Fatto a me stesso in odio Non han
più
ombra gli albori Gemo nel duol terribile. Perch
erba, ed il nome, è uno di quelli, che al dir del Crescimbeni, sono i
più
spiritosi, e leggiadri in Toscano. Esso è adattis
specialmente dalle diverse composizioni del Palermitano Balducci ; il
più
comune però abbraccia due sdruccioli, e due sette
rcito E i suoi compagni providi Verso quel suol s’appressa. Non son
più
che trecento. Minaccia di distruggere, In quel
l perno, non solamente nel rispettivo lor senso ; ma quel, che era il
più
forte nelle sue individuali parole. D’un tal comp
repitava irato il vento Chè la greggia tanto amata Il ruscel non ha
più
varco Dal torrente vien portata. Reso fiume in
to, Lasso me ! Che far degg’io ? L’alta quercia ancor traballa, Chi
più
regge il viver mio ? Che dal vento è svelta a u
va La tomba in contemplar Dove giunta si stà Pace non può trovar,
Più
derelitta. E il duol crescea Spesso i marmi ab
Sò, che strano parrà Par, che a morire amor Ma niun m’imiterà Di
più
l’invoglia. Sarò primiera. Dice : ah Numi perch
e parla a questo sen Il cener contemplò Mi chiama a morte, Nel duol
più
greve E in mezzo a tal martir L’nrna torna a ba
è trattata, benchè per altro adattata sia ad ogni argomento, e molto
più
a lamentevoli obietti. La coutinuata sua armonìa
ntevoli obietti. La coutinuata sua armonìa mentre mostra quanto ha di
più
grande, e più bello la poesia, manifesta del pari
i. La coutinuata sua armonìa mentre mostra quanto ha di più grande, e
più
bello la poesia, manifesta del pari quanto ha la
nde, e più bello la poesia, manifesta del pari quanto ha la stessa di
più
labborioso, e difficile. Il solo udire il terribi
ta avea la gioia Ripete in abbandon Andromaca d’Ettor Lassa non son
più
sposa, Piange a l’aspro tenor E madre più non s
aca d’Ettor Lassa non son più sposa, Piange a l’aspro tenor E madre
più
non son. Le toglie Ulisse il figlio, Parte dell
te mura Essa è un funesto don Stassi tramorta al suol Lassa non son
più
sposa, Sul pesto corpicciuol E madre più non so
orta al suol Lassa non son più sposa, Sul pesto corpicciuol E madre
più
non son Lo guarda, e non fa moto Perchè figlio
morir dovesti ? Sol replica affannosa Perchè da questo petto Nel
più
dolente suon Viver si reo bevesti ? Lassa non s
o petto Nel più dolente suon Viver si reo bevesti ? Lassa non sou
più
sposa, Perchè figlio, perchè E madre più non so
bevesti ? Lassa non sou più sposa, Perchè figlio, perchè E madre
più
non son. Io non morii per te ? Ecco di già perd
Ecco di già perduta Povero sangue mio L’ultima mia speranza, Che
più
soffrir degg’io Non hò chi più m’aiuta In sorte
gue mio L’ultima mia speranza, Che più soffrir degg’io Non hò chi
più
m’aiuta In sorte sì dogliosa Che va la mia cost
stanza ? Nulla è di Giove il tuon Che ne sarà di me ! Lassa non son
più
sposa, Il figlio mio dov’è ? E madre più non so
sarà di me ! Lassa non son più sposa, Il figlio mio dov’è ? E madre
più
non son. Cap. XIV. Del novenario, e decas
otte del Novenario, la vera delizia dell’armonia poetica, ed il mezzo
più
facile, onde esprimere concetti di qualunque natu
iù facile, onde esprimere concetti di qualunque natura si siano nella
più
bella, e grandiosa maniera, merita per ogni rappo
o nel sen le vibrò. Cap. XV. Della terza rima. Il metro, che
più
generale campeggia nella poesia si è appunto la t
il Bruni le loro epistole eroiche ; in questo sono state tradotte da
più
autori le epistole eroiche di Ovidio, e in questo
spoglie del Curiazio ucciso dal fratello. In mezzo a lieto stuol di
più
guerrieri Ritorna Orazio di tutt’armi cinto, E ca
o l’ode, e palesar procura A consoli il vicino aspro cordoglio, Bruto
più
di ciascun geme in perigli Perchè son congiurati
sser Genitor fui Cittadino. Cap. XVIII. Dell’ottava Il metro
più
nobile, che vantar possa l’italica poesia, ed il
tava Il metro più nobile, che vantar possa l’italica poesia, ed il
più
adatto del pari a descrivere in vaghe forme le pi
lica poesia, ed il più adatto del pari a descrivere in vaghe forme le
più
grandiose idee è l’Ottava rima del Boccaccio. Que
correre, offre cogli due ultimi reciprocamente obbligati la occasione
più
bella di poter con forte sentenza, quasi con colp
del primo, la Gerusalemme liberata del secondo sono in questo metro i
più
perfetti poemi della poetica favella. Vero è che
ria a consumarsi nella lettura de’classici, e nell’esercizio di altri
più
facili metri, e poi con avvedutezza a discendere
: Romani è vano uu tal dolore Quanto feci per voi ciascun rammenti, E
più
che morte il suo rossor paventi. Cedere i prigion
lioso un così tristo esempio ; Perchè il roman soldato allora infesto
Più
non sarà temendo il proprio scempio Nè giovarvi p
on abbia le altre due compagne, trovasi giunto alle Sirti senza poter
più
nè avvanzarsi, nè dare indietro. Un tal metro per
topi, delle rane, e dei gambari. Fin d’allora l’ode pastorale avvanzò
più
di credito, e Teocrito trasse per essa non pochi
per essa non pochi onori, e ricchezze in Sicilia. Mancò l’Italia per
più
secoli della vera pastorale di Esiodo, e sebbene
ir dal suolo, E l’olezzo al color confonde, e mesce, Spiega l’augello
più
sicuro il volo, Mentre l’ombra ne’boschi avvanza,
, Mentre l’ombra ne’boschi avvanza, e cresce. Già sorride la campagna
Più
la gregge non si lagna, E corre in fretta A pasco
i italiani. In esso si distinsero il Petrarca, l’Ariosto, il Tasso, e
più
da vicino il chiarissimo Senatore Vincenzio da Fi
ento per legge di sua lunghezza deve contenere non meno di cinque, nè
più
di venti strofe composte di sette, otto, e più ve
non meno di cinque, nè più di venti strofe composte di sette, otto, e
più
versi Endecasillabi, e Settenarii da rimarsi a ge
osì fini la vita ? Dov’è il gran difensor de’sventurati ? Chi ne darà
più
aita ? Ma perchè invidiar l’alta sua sorte ? Egli
e temere, dovendo in quest’ultimo de’miei capitoli trattar dell’opera
più
bella, più grande, ed insiem più difficoltosa del
ovendo in quest’ultimo de’miei capitoli trattar dell’opera più bella,
più
grande, ed insiem più difficoltosa dell’arte poet
de’miei capitoli trattar dell’opera più bella, più grande, ed insiem
più
difficoltosa dell’arte poetica, tradotta da Prove
un di nel culto seno della bella Italia, del Sonetto io dissi. Questo
più
nobil patro però dell’umano ingegno ad onta del s
one, è divenuta omai la facoltà de’ Giabbattini, non che delle stesse
più
vili feminuccie ; mentre esser ragionevole non v’
se una canzone de veneti Gondolieri è caduto iu potere degl’ingegni i
più
che dozzinali ; ne mente vi è per limitata che si
omento) degna sempre di riflessione in tutte le composizioni, e molto
più
in questa, che di tutte è la più nobile mi spinge
ne in tutte le composizioni, e molto più in questa, che di tutte è la
più
nobile mi spinge per un momento almeno a trattarl
il cuore, e cagiona una forte sorpresa. Leggansi in vero i Sonetti de
più
celebri compositori, e si vedrà, che questa parte
punto hà formato il principale loro scopo. Può darsi in vero chiusura
più
bella o di questa del Petrarca. « Poco manco che
atenati i Sonetti, questa però ciò non ostante ne’ nostri giorni è la
più
usita ta. Venendo poi alla pratica, sebbene potre
sita ta. Venendo poi alla pratica, sebbene potrei addurre per norma i
più
belli Sonetti, che sotto un tal triplice divisato
il punisce Del padre fatta già terribil scherno E quant’ella empi a è
più
, più par, che ardisce Tremò a tal’ opra il gran p
nisce Del padre fatta già terribil scherno E quant’ella empi a è più,
più
par, che ardisce Tremò a tal’ opra il gran pianet
maschera gran cosa esser non può, Perchè va confondendo il meno, e il
più
, E fa dir facilmente il si, e il nò. Abbia dunque
i strana. Sarei stata la sovrana Sopra il cespo in faccia al rio ; Se
più
apriva il seno oh Dio, Se la destra era più umana
spo in faccia al rio ; Se più apriva il seno oh Dio, Se la destra era
più
umana Or perduta hò la bellezza, Non son più la v
oh Dio, Se la destra era più umana Or perduta hò la bellezza, Non son
più
la verginella, Più non trovo in me vaghezza. Se l
a era più umana Or perduta hò la bellezza, Non son più la verginella,
Più
non trovo in me vaghezza. Se la mano men rubella
Se la mano men rubella Non mi usava tanta asprezza Tutta schiusa era
più
bella Oltre le tre divisate specie di Sonetti, m
i ec. ma lasciando da parte queste stentate freddure, di due soltanto
più
necessarii a sapersi farò brevemente parola. Ques
oci adoperate nella proposta. Della quale seconda maniera perchè oggi
più
comunemente praticata eccone dopo la proposta l’
Passiam dell’ ozio il tempo alla capanna Quando il raggio del Sol non
più
ci affanna, E dei campi più dolce è allor l’aspet
alla capanna Quando il raggio del Sol non più ci affanna, E dei campi
più
dolce è allor l’aspetto. Sul limitar tengo un erb
o l’aspetto. Dopo gli affar mi pince andarne al letto, Nè di zampogna
più
toccar la canna ; Che lo stravizzo non mi vince,
sichè in vece di quattordici versi ne avrà un tal Sonetto quattro di
più
, non però sgarbatamente aggiunti, ma convenevolme
ernita, e abbandonata ; Se la mia gloria cade or calpestata Che serve
più
indugiar, corriamo a morte ; Hai vinto, hai vinto
rtago cader veggio le porte, Veggo la reggia oppressa, e desolata Che
più
ti resta donna sventurata Senza tron, senza regno
racce, e le norme siegue del Sonetto in generale. Suole questo per lo
più
darsi agli Estemporanei ; non saprei però se più
Suole questo per lo più darsi agli Estemporanei ; non saprei però se
più
per scandagliarne le bravure, o per facilitarne v
o la diversità delle lingue, avvegnachè investa accidentali caratteri
più
, o meno vistosi secondo le maggiori, o minori bel
l 3. Finalmente tratterò della varietà delle strofe, delle quali ogni
più
ordinario componimento si efforma, esempliflcando
la sola cognizione di quelli, che entrono nella costruzione de’versi
più
comunemente praticati, di essi soli perciò passo
dus. Cap. II. Del verso e delle differenti Quell’aggregato di
più
piedi, che costituisce quell’armoniaca tessitura,
negligere maxumum interdum est lucrum. Ter. Ad. I Dimetri soli perche
più
brevi hanno conservata per metà l’antichià di lor
solo Spondee con ben innesto si frappone ; ne’ Trimetri però, e molto
più
nei Tetrametri indifferentemente si è fatto cader
am sidera vertice. Or. lib. 1. Od. 1. III. L’ Innominato primo, che è
più
lungo dell’ Asclepiadeo per quattro sillabe costa
er altro coll’aver ricevuto un valore equivalente al primo è da dissi
più
felice del detto Titolato. Cap. III. Della
vapor, umbra, Quae dum videntur excidunt. II. La seconda, che vedesi
più
campeggiare in Orazio, perche la più bella, costa
unt. II. La seconda, che vedesi più campeggiare in Orazio, perche la
più
bella, costa di due Alcaici, d’un dimetro con una
e la più bella, costa di due Alcaici, d’un dimetro con una sillaba di
più
in fine, e di un Alcaico minore, come Divina vir
e fovet in gremio benignus. Ecco in corti termini descritti tutti i
più
praticati metri della poesia latina. La cognizion
i, et laboriosa mortalitate, come pensa Plinio, non si fecero beffe i
più
saggi Pagani ? Soc. Cic. Luc. Sen. Callim. Aperta
ei ? Basta per tutti ascoltar le derisioni, che degli Egiziani Dei in
più
luoghi fa Giovenale, e soprattutto nella Sat. XV.
si può conchiudere la sola idolatria riguardante il culto degli Eroi
più
distinti, tra perchè la idolatria è assai più rim
nte il culto degli Eroi più distinti, tra perchè la idolatria è assai
più
rimota dell’epoca di Nino. Læt. Lib. 2 de fals. R
iù rimota dell’epoca di Nino. Læt. Lib. 2 de fals. Rel. (3). Sebbene
più
ragionevole sembrato mi sia in tal guisa con altr
ppetito sensitivo non merita il nome di uome, ma di bestia, cui sol è
più
connaturale, e propria una tal passione ! Suoi no
l suo nome chiamati Tritoni. Egli in premio dcl suo mestiere, e molto
più
in rapporto al legnaggio godeva ancora in prefere
e facondia nel dire chi fra tutti i banditori del vangelo fù di Paolo
più
sublime per la cognizione delle cose celesti ? Ch
Paolo più sublime per la cognizione delle cose celesti ? Chi di esso
più
eloquente nel perorare ? L’attesta la stessa cont
resterà ognuno sufficientemente convinto a riflettère le sue gesta in
più
luoghi de’ libri S. registrate. Suoi nomi. Suoi f
nell’ esser decantati, e descritti. Quindi Iddio per rimuovere sempre
più
i suoi Ebrei dal culto, e dal rito de’ Gentili, n
vansi da gentili, soprattutto in tempo di notte, non sò se per onorar
più
raccolti i loro Dei, o per attendere più sfrontat
notte, non sò se per onorar più raccolti i loro Dei, o per attendere
più
sfrontati ad ogni sorta di oscenità degne per alt
uamur. Quali sacrificii pieni di abominazioni riprende, e condanna in
più
luoghi Iddio nelle scritture, e specialmente nell
nerazione del Verbo Eterno dal Padre, fabbricarono i Poeti, al dir di
più
dotti Scrittori, la prodigiosa nascita di Minerva
udarne in bando prese a dire, che Minerva si compiaceva di tre bestie
più
villane, del Serpente cioè, della Civetta, e del
a dalla forza delle sue passioni. Le sue prostituzioni con Anchise in
più
Scrittori, e soprattutto in Virgilio, troppo son
miui Dei tui. E qual abominazione in vero potrebbe pensarsi di questa
più
nefanda ? Ne conobbe lo stesso Severo imperatore
esse dal seminare, non curasse l’altro le opportune medicine ; quanto
più
insano dunque dir non si dovrebbe chi commosso pe
o facevalo morire ; ma l’oracolo per eludere l’inganno con invenzione
più
fina disse : l’uccello è come ti piace. Così, e n
; ma di essa si servissero di sicura guida negli affari. E qual cosa
più
vantaggiosa all’uomo, che la prudenza apportatric
na sua felicità ? Conobbe tal verità il gran macedone Filippo, che in
più
circostanze dimostrò più gloriarsi della prudenza
tal verità il gran macedone Filippo, che in più circostanze dimostrò
più
gloriarsi della prudenza, di cui servivasi a conc
llo vulnere sanus abit. Chi fù Plutone. Suo ritratto. (1). Tra le
più
belle pitture, che rappresentano Plutone la più l
tratto. (1). Tra le più belle pitture, che rappresentano Plutone la
più
luminosa a mio credere è quella, che colla divina
quindi soggiunse. Orrida maestà nel fero aspetto Terrore accresce, e
più
superbo il rende Rosseggian gl’occhi, e di veneno
o, e nato appena Va prigionier fra le tenaci fasce. Adulto poichè non
più
latte il pasce Sotto rigida sferza i giorni mena
on più latte il pasce Sotto rigida sferza i giorni mena : Indi in età
più
fosca, che serena Tra fortuna, ed amor more, e ri
tavansi dalle baccanti in onor di Bacco ; oggidì dinota un ammasso di
più
versi di diversa specie senza alcuna legge al sol
composizioni riuscirebbe nauseante, e basso. Di esso per altro, come
più
analogo a tale intrapresa si son servito molti tr
aestri dell’arte per la intelligenza dei versi due soltanto perchè le
più
evvie, e degne perciò da osservarsi qui sotto io
Trimetro Archilochio é un Giambico di cinque piedi con una sillaba di
più
alla fine.
à di favole e racconti intorno agli Dei della loro fede e agli uomini
più
valenti di loro stirpe; i quali racconti, propaga
, allargati via via con nuove aggiunte e trasformazioni, divennero il
più
prezioso patrimonio di que’ popoli, e come il tes
opolo, accoglieva da ogni parte mutazioni od aggiunte, che alteravano
più
o meno i primitivi lineamenti. Ma non è men vero
i racconti presero la loro forma definitiva per opera dei poeti; e in
più
d’ un caso una statua celebre d’ una divinità for
e dei posteri divinizzati. Tale ipotesi ripetuta anche in tempi a noi
più
vicini, prese, appunto dal suo autore, il nome di
spuntar dall’ Oriente, egli abbandona la bella Aurora, cui non potrà
più
rivedere se non quando sarà giunto al termine del
ggende; essendo naturale che gli abitanti dei luoghi alpestri, per lo
più
cacciatori e pastori, concepissero le divinità lo
sa efficacissima di evoluzione mitica, il moltiplicarsi di un mito in
più
altri per effetto di polionimia. Più nomi o epite
, il moltiplicarsi di un mito in più altri per effetto di polionimia.
Più
nomi o epiteti, usati poeticamente a designare un
an cura le cerimonie del culto e gli uffici di chi vi attendeva. Solo
più
tardi, allorchè i Romani vennero in diretto conta
l divino importava che le qualità umane fossero per loro innalzate al
più
alto grado di eccellenza; quindi il corpo degli D
alto grado di eccellenza; quindi il corpo degli Dei era pensato come
più
grande, più bello, più maestoso dell’ umano; qual
di eccellenza; quindi il corpo degli Dei era pensato come più grande,
più
bello, più maestoso dell’ umano; qualche volta gi
za; quindi il corpo degli Dei era pensato come più grande, più bello,
più
maestoso dell’ umano; qualche volta gigantesco, o
aglia, occupava uno spazio di sette plettri o 700 piedi (Il. 21,407).
Più
robuste ed agili eran le membra divine; la forza
bisogno di esser presente, tutte le azioni degli uomini in qualunque
più
riposto angolo della terra. Ancora essi van sogge
ilmente. Riguardo alla moralità attribuita agli Dei, qui si manifesta
più
che mai il concetto antropomorfico; giacchè sebbe
vindici d’ ogni umana scelleratezza, non eran però liberi da passioni
più
o men disordinate, e spesso ci vengono rappresent
a. I Titani erano dodici, sei maschi e sei femmine, e venivano per lo
più
accoppiati a due a due. Le coppie più notevoli er
sei femmine, e venivano per lo più accoppiati a due a due. Le coppie
più
notevoli erano: Oceano, il gran fiume che circond
Rea (Rhea), che sarebbero un ringiovanimento dalla coppia Urano-Gea,
più
tardi interpretati come il tempo (Kronos confuso
agli Dei pur mo’ nati si attribuiscono gesta e rapporti che non hanno
più
evidente connessione co significato primitivo. Ra
al padre. Niuno dei maggiori aveva l’ ardire di ciò fare, ma sorto il
più
giovane, Crono, attaccò con violenza il padre, lo
liberandoli dai ceppi a cui li aveva condannati Urano. La guerra durò
più
di dieci anni, e ne fu teatro la fertile Tessagli
appunto era stata scelta a teatro di questa guerra, perchè ivi erano
più
manifesti i segni di antiche rivoluzioni geologic
uel momento la signoria di Zeus durò incontrastata, e niun avversario
più
sorse a turbar la quiete dall’ Olimpo. 5. Qual Di
che ripetere le cose imparate dai Greci, anzi la Gigantomachia, come
più
popolare, fece pressochè dimenticare la Titanomac
a, quando gli presentò una pietra in luogo del neonato Zeus. Assai
più
frequente, sia nei poeti sia negli artisti, il ri
sta o quella scena della Gigantomachia. Si noti che mentre nei lavori
più
antichi, i Giganti non hanno figura diversa dagli
degli uomini. Le Divinità si distinsero in maggiori e minori. Per lo
più
si annoveravano a dodici le maggiori, comprendend
n manto di nembi, scuotendo il quale n’ uscivano procelle e tempeste,
più
tardi creduto la pelle della capra Amaltea cinta
i uomini, Zeus, come dio supremo, doveva essere naturalmente la fonte
più
alta di divine rivelazioni. In vario modo credeva
Efesto (Hephaistos, Vulcano). Tra le donne mortali amate da Zeus, la
più
celebre è Semele, figlia di Cadmo il re Tebano, c
ne località acquistarono importanza maggiore dell’ altre; di tutte la
più
antica era Dodona, città della Tesprozia in Epiro
nella Grecia continentale sia in Creta e in altre isole. Ma il luogo
più
celebre di tutti pel culto di Zeus divenne la cit
bbe dai Tarquinii l’ onore di un celebre tempio sul monte Capitolino.
Più
tardi al culto di Giove si uni quello di Giunone
la letteratura e nell’ arte. Cenni del Dio supremo e rappresentazioni
più
o meno compiute della sua figura è naturale che r
capo di lui ondeggiano le chiome divine, e il grande Olimpo ne trema.
Più
materiale è l’ immagine che ci dà lo stesso poeta
irar su voi insiem colla terra e col mare, e legar indi la corda alla
più
alta rupe dell’ Olimpo, sì che tutto l’ universo
Olimpo, sì che tutto l’ universo rimarrebbe penzoloni; tanto io sono
più
forte degli Dei e degli uomini ». In senso elevat
ade, e inni speciali composero Terpandro, Alcmano, Simonide, Pindaro.
Più
di tutti celebrò le lodi del Dio ottimo e sapient
le lodi del Dio ottimo e sapientissimo il tragico Eschilo, talchè si
più
dire egli rappresenti la fede greca nel suo momen
lo, talchè si più dire egli rappresenti la fede greca nel suo momento
più
alto e più bello. Anche la filosofia si valse di
si più dire egli rappresenti la fede greca nel suo momento più alto e
più
bello. Anche la filosofia si valse di questo conc
rischi tempi, facendo di Zeus l’ anima dell’ universo e ornandolo dei
più
contrari attributi: così presso gli Stoici e gli
templi dedicati a questa divinità in tutta la Grecia. Ma il monumento
più
grandioso e degno di ammirazione era la statua fa
idia parve non abbastanza interessante; si desiderava un’ espressione
più
spirituale e si cercava ottener cui con maggior f
i con maggior finitezza di particolari. Un notevole esempio di questo
più
recente ideale è il busto marmoreo del Museo Pio
à della donna che serba costante fede al marito trovava in lei la sua
più
alta espressione. Quindi essa era considerata com
ettrice del matrimonio, anche il culto naturalmente si allargò sempre
più
. Da tempo antichissimo era essa venerata in Beozi
n), edificato verso il 423 av. C. tra Argo e Micene. Ivi trovavasi la
più
bella e preziosa statua della Dea, fatta da Polic
reziosa statua della Dea, fatta da Policleto di Sicione, artista poco
più
giovane di Fidia, statua crisoelefantina, in oro
res, Dio, come vedremo, della guerra brutale, essa ispira i movimenti
più
ragionevoli e i più accorti stratagemmi di guerra
mo, della guerra brutale, essa ispira i movimenti più ragionevoli e i
più
accorti stratagemmi di guerra. Omero ce la descri
città, stato); essa favorisce la coltura, inventa per l’ uomo le cose
più
utili alla vita, l’ aratro, il telaio, ecc., e in
el mare, avendone Zeus assegnata la signoria a chi le facesse il dono
più
utile. Ora Posidone le aveva donato il cavallo, m
lle tre Divinità, Atena Polias, Posidone e Pandroso. Il Partenone, il
più
grande fra gli edifizi dell’ Acropoli ateniese, i
e la statua della dea posta in fondo alla cella; statua di cui diremo
più
sotto. La venerazione delle genti Attiche per Ate
erchè cominciavano il 19 del mese, che era il 5º giorno dagli Idi. La
più
solenne era la festa del Marzo a cui prendevan pa
lla Dea nell’ arte del ricamo fu da lei punita e mutata in ragno. Ben
più
numerose le rappresentazioni relative a Minerva n
resentazioni relative a Minerva nei monumenti figurati. Fin dai tempi
più
antichi, prima che si usassero statue di bronzo o
e atteggiamento guerriero. Tali immagini si vestivano con paludamenti
più
o men ricchi e si conservavano con religiosa vene
nemici esterni, e li chiamavano Palladii, favoleggiando anche per lo
più
che fossero venuti giù dal cielo. È noto che i Tr
, ed appariva visibile fin dal promontorio Sunio. — Questi capolavori
più
non esistono; ma dell’ Atena Parteno abbiamo dell
a statuetta alta un metro, trovata nel 1880 ad Atene. Altre risentono
più
o meno dell’ influenza dell’ opera fidiana, ad es
io. La fig. 13 è riproduzione di una statua del Museo Capitolino; non
più
l’ elmo attico tondo, ma l’ elmo corinzio, l’ egi
genda di Oreste offre un bellissimo esempio. E poichè tra le cose che
più
calmano lo spirito e gli infondono una tranquilla
ll’ età mitica, come Orfeo e Lino, furono detti suoi figliuoli. Ma la
più
grande importanza presso tutte le stirpi greche e
. Ma la più grande importanza presso tutte le stirpi greche e fino ai
più
tardi tempi l’ acquistò Apollo per l’ attribuitog
olofone, un altro presso Mileto, altri nella Troade, nella Licia e in
più
luoghi del continente ellenico; ma il più celebre
la Troade, nella Licia e in più luoghi del continente ellenico; ma il
più
celebre senza contrasto era l’ oracolo di Delfo.
ccasione d’ una grave epidemia. E da allora si estese il culto sempre
più
. Al tempo della guerra annibalica, e precisamente
in onore d’ Apollo (ludi Apollinares) a imitazione dei giochi pitici.
Più
tardi un vero slancio ebbe il culto Apollineo per
compagna la direzione della mano » ( Gentile, p. 130-1). Ma la statua
più
celebre d’ Apollo è il così detto Apollo di Belve
avere il Dio vittorioso8. I simboli di Apollo sono per lo
più
l’ arco e le saette, riferentisi al dio solare ch
trice della giustizia nelle città. 3. Il culto di Artemide era per lo
più
connesso col culto di Febo-Apollo e di Leto (Lato
nome di Ortia (Orthia), veniva placata in antico con sacrifici umani;
più
tardi quando questi furono aboliti, a Sparta si c
iamata Diana Nemorensis; un altro sul monte Algido presso Tuscolo; ma
più
celebre di tutti fu il tempio eretto da Servio Tu
cio in onor di Diana, ed era giorno festivo per gli schiavi. — Quando
più
tardi Diana fu confusa con Artemide, il culto di
ra ricordano Artemide e le leggende che vi si riferiscono. Ma le lodi
più
belle, più sentite di Diana furono scritte dai La
o Artemide e le leggende che vi si riferiscono. Ma le lodi più belle,
più
sentite di Diana furono scritte dai Latini. Il 34
salutata « signora dei monti, delle verdeggianti selve, delle strade
più
riposte e dei fragorosi torrenti »; da lei si ric
Orazio ha tra le sue odi degl’ inni a Diana; dove però essa è per lo
più
congiunta con Apollo e anche con Latona, come nel
nei rapporti guerreschi, Ares compiacevasi della guerra nel suo lato
più
brutale, come strage e spargimento di sangue. Sec
stesso Zeus lo aveva in odio. Egli, secondo canta Omero, non d’ altro
più
compiacevasi che del selvaggio grido di guerra; a
a bellicosa Roma, Marte divenne dio guerriero, e diventò anche il dio
più
ragguardevole dello stato, dopo Giove. Numa istit
punto ai Salii, che erano dodici di numero, persone appartenenti alle
più
ragguardevoli famiglie di Roma. Ogni anno nel mes
i Cesare. 4. L’ Iliade e l’ Odissea son l’ opere dove s’ incontra una
più
viva rappresentazione del dio Ares. V’ è ben tra
ci un inno dove Ares è invocato come un dio che pugna per cause della
più
alta importanza, è chiamato protettore dell’ Olim
vi è rappresentato in atto di riposo dopo la battaglia, ed ha aspetto
più
dolce del consueto; sotto il destro ginocchio sch
sviluppo dell’ arte e della civiltà. Non farà meraviglia che fin dai
più
antichi tempi questo elemento fosse divinizzato,
noto, chiamavano questo dio Vulcano (Vulcanus), o secondo una grafia
più
antica, Volcanus, o anche Mulcibero (Mulciber), c
n età matura e nella pienezza delle sue forze, quindi barbuto. Per lo
più
non si tien conto del difetto di esser zoppo; la
cizia, benefici entrambi all’ umanità, Apollo rappresentante del lato
più
alto dell’ intelligenza, Ermes del senno e della
tutto il messaggiero degli Dei e l’ esecutore dei loro ordini. Veloce
più
del vento, co’ suoi alati calzari narravasi che p
rlo a subita partenza da Cartagine. Già abbiamo ricordato l’ incarico
più
difficile datogli da Zeus di uccidere Argo dai ce
uno era il manico, gli altri due si raccoglievano in nodo sul primo;
più
tardi si trasformò in una bacchetta, con due serp
brava una festa agli idi di Maggio in onor di lui e della madre Maia.
Più
tardi Mercurio si identificò con Ermes, ma si avv
si figurava come un uomo nel pieno vigore delle sue forze e barbuto;
più
tardi prevalse l’ idea di figurarlo nel fiore del
. 25 riproduce l’ intiera restaurazione, e la fig. 24 ne presenta con
più
precisione la testa. Il Dio, raffigurato in piene
a riassumersi. Come sposo di Afrodite or si nomina Ares, ora Efesto;
più
spesso il secondo, torse perchè non mancava di at
sentenza da lui Paride pronunziata, allorquando dovendo scegliere la
più
bella delle tre dee, Afrodite, Era ed Atena, avev
ice e di Afesibea. Era questa leggenda d’ origine asiatica, e sebbene
più
volte e in più modi trattata e ampliata dai poeti
ea. Era questa leggenda d’ origine asiatica, e sebbene più volte e in
più
modi trattata e ampliata dai poeti greci, nondime
orientale, prese possesso primamente delle grandi isole dell’ Egeo, e
più
di Cipro che si diceva la culla della Dea, e in C
Dea, e in Cipro specialmente delle città di Pafo e Amatunte che erano
più
in rapporto col Fenici. Da Cipro questo culto si
ammolce, quindi la dea che accarezza l’ uomo e ne seconda le voglie;
più
tardi si identificò Murcia a Murtea, e si pensò a
ibet) di venisse dea dei morti; spesso nell’ antica mitologia la vita
più
rigogliosa è messa in qualche rapporto colla mort
e, e anche qui può dirsi che gli estremi si toccano. — A queste forme
più
antiche del culto latino di Venere se n’ aggiunse
to nel settembre del 708 di R. (46 av. C.). Il culto si diffuse anche
più
per tutta Italia al tempo dell’ impero, e furono
così bella e cara agli uomini ispirarono molti antichi poeti, sicchè
più
volte ne toccarono nelle loro opere. Oltre l’ inn
ofi Parmenide ed Empedocle, dopo loro i tragici Eschilo ed Euripide e
più
altri. Bellissima l’ invocazione a Venus Genetrix
fu presa a rappresentare dagli artisti antichi, offrendo un tema dei
più
attraenti la perfetta bellezza femminile congiunt
tema dei più attraenti la perfetta bellezza femminile congiunta colla
più
squisita grazia. Da principio si soleva rappresen
ene, opera dello scultore Calamide, contemporaneo di Fidia. La scuola
più
giovane preferì rappresentare Venere in tutta la
ccia, è sempre un gran bel lavoro, in cui tu non sai se debba ammirar
più
l’ espressione stupenda della testa o la incantev
amiglia; venerata insieme cogli Dei Penati, del quali riparleremo. Ma
più
di tutto la Vesta dei Romani fu oggetto di venera
Romani fu oggetto di venerazione come dea protettrice dello Stato. Il
più
antico tempio di lei, che si credeva fondato da N
dovevano restar trent’ anni addette al servizio divino mantenendo la
più
illibata castità; dopo potevano tornare alla vita
vinità, doveva essere preceduta da una preghiera a Giano. Tra i fatti
più
notevoli della vita pubblica era l’ uscita di un
no per sacri a Giano quegli archi che erano nelle vie o nei crocicchi
più
frequentati e avevano due o più porte. Questi era
i che erano nelle vie o nei crocicchi più frequentati e avevano due o
più
porte. Questi erano sempre adorni colla statua de
ù porte. Questi erano sempre adorni colla statua del Dio. Tra essi il
più
antico e il più importante era quelle situato su
erano sempre adorni colla statua del Dio. Tra essi il più antico e il
più
importante era quelle situato su quella frequenta
questa sia stata un’ invenzione degli artisti romani; anzi i Greci in
più
casi avevano ricorso a una simile immagine, per e
e cose Greche. Dapprima si foggiavano le due faccie barbute entrambe;
più
tardi si usò anche accoppiare una faccia barbuta
sore e ornato delle spoglie Sannitiche e del primo orologio a sole. —
Più
tardi Quirino venne a confondersi con Romolo, il
ovesse di notte tornare a oriente per rinascere il giorno successivo;
più
tardi si favoleggiò ch’ egli durante la notte nav
le; egli è colui che tutto vede e ascolta; colla sua luce penetra nei
più
segreti luoghi, discopre quel che è nascosto e ca
Arcadia, sul monte Taigeto tra la Laconia e la Messenia, in Elide, e
più
di tutto nell’ isola di Rodi, dove si celebrava c
articolari, vivacità di colorito, armonia di verso. L’ arte statuaria
più
volte ricorse alla figura del Sole e del suo carr
ol lungo abito proprio del cocchiere, e la testa coronata di raggi. —
Più
che mai a Rodi si vedevano statue del Sole. Celeb
a da un terremoto. — Anche la caduta di Fetonte trovasi rappresentata
più
volte nei bassorilievi, specialmente di sarcofagi
erra in forma di rugiada. Il mito di Titone, vecchio tutto rughe, non
più
capace d’ altro che di far sentir la sua voce, co
dalle dita rosee, dal manto d’ oro, è descritta spesso dai poeti, ma
più
come fenomeno nattirale che come dea. Tale ad es.
la cui comparsa annunziava la stagione canicolare, ossia la stagione
più
calda dell’ anno. 3. Anche la costellazione delle
Son sette stelle in tutto, le quali eran dette figlie di Atlante. La
più
vecchia e la più bella era Maia, quella che a Zeu
in tutto, le quali eran dette figlie di Atlante. La più vecchia e la
più
bella era Maia, quella che a Zeus diede un figlio
e i quattro venti principali erano detti figli di Eos e di Astreo. Il
più
temuto era Borea od Aquilone, il vento nord, il c
e Dio benefico. — Infine Euro, detto anche Vulturnus, vento di est, o
più
precisamente di sud-est, spirava solitamente al s
llo Pegaso, detta perciò la fonte del cavallo, Ippucrene, addita vasi
più
su, verso la cima del monte. Anche il monte Parna
nelle opere d’ arti, specialmente nelle pitture vascolari. Nei tempi
più
antichi compaiono sempre come un coro; solo più t
vascolari. Nei tempi più antichi compaiono sempre come un coro; solo
più
tardi a ognuna delle nove Muse (giacchè nove è il
ro; solo più tardi a ognuna delle nove Muse (giacchè nove è il numero
più
frequente, ma non mancano località e leggende in
natura sì nei costumi e nella vita degli uomini. Secondo la leggenda
più
comune, eran tre di numero, e si chiamavano Aglai
dine. Musica, eloquenza, poesia, arti dalle Cariti ricevevano la loro
più
alta consecrazione, e da loro pure derivavano la
Muse, in compagnia delle quali solevano cantare e danzare; ma per lo
più
eran dette formare il corteo di Afrodite. 2. Pres
i; talvolta anche con strumenti musicali o con dadi da giuoco; per lo
più
si figuravano con mani e braccia a vicenda grazio
Il gruppo delle tre Grazie in grazioso abbraccio unite, fu riprodotto
più
volte e in più atteggiamenti diversi; n’ è esempi
tre Grazie in grazioso abbraccio unite, fu riprodotto più volte e in
più
atteggiamenti diversi; n’ è esempio, sebbene molt
o sviluppo dell’ estate e la fruttificazione dell’ autunno; ma i nomi
più
comunemente accolti eran quelli dati da Esiodo, E
lendo in questa forma di leggenda il concetto morale di queste Deità.
Più
tardi, nell’ età ellenistica e romana, identifica
tà. Più tardi, nell’ età ellenistica e romana, identificandosi sempre
più
le Ore colle stagioni dell’ anno, se ne portò il
l Foro; era adorno di parecchie opere d’ arte ed era annoverato tra i
più
bei monumenti eretti dalla dinastia dei Flavii. 3
in intima relazione con Pallade Atena, che dopo Zeus rappresentava la
più
alta potenza; infatti Atena stessa era venerata d
la Vittoria senz’ ali, così immaginata coll’ idea che non potesse mai
più
abbandonare Atene). In genere poi Niche divenne f
a porta Collina; altri ne istituì Cesare dopo la vittoria di Farsalo.
Più
di tutte è da ricordare la statua di bronzo erett
ni che la volevano rimuovere. 3. L’ arte greca e romana soleva per lo
più
rappresentare la Vittoria alata con un ramo di pa
do, penetra anche nelle profondità del mare e fino allo Stige; per lo
più
in servigio di Zeus e di Era, ma anche talvolta d
restare i loro servigi ai membri maschi della famiglia e agli ospiti.
Più
tardi, assunto Ganimede all’ ufficio di coppiere
sunto in cielo, reso immortale e adibito all’ ufficio che s’ è detto.
Più
tardi si favoleggiò che Giove avesse mandato l’ a
in aquila, per rapire egli stesso l’ amato garzone. 2. I poeti greci
più
volte ricordano il mito di Ganimede, segnatamente
ve si trasformi in aquila per rapire l’ amato giovane. L’ arte antica
più
volte trattò questo terna. Celebre era il gruppo
ppur Zeus può sottrarsi; con che si veniva a indicar l’ amore come la
più
forte e temibile potenza della natura. — Come Dio
spia ogni quattr’ anni avevano luogo feste, le Erotidie, che erano le
più
importanti della Beozia, con certami ginnastici e
e personificazioni allegoriche e non furono oggetto di vero culto. Il
più
notevole è l’ ultimo che si diceva figlio di Afro
. La natura dei sentimenti d’ amore non poteva essere significata con
più
grazia. 3. Presso i Romani il dio d’ Amore chiama
Dio, e persino i filosofi ricamarono intorno al mito di Eros le loro
più
belle teorie; basti ricordare il Simposio di Plat
oro più belle teorie; basti ricordare il Simposio di Platone. Fino ai
più
tardi tempi della poesia e dell’ arte ellenistica
re ed ella rimane colla sua desolazione. Allora cominciano per lei le
più
crudeli ansie; cerca invano per tutta la terra il
i Dei; lo sdegno di Venere non è ancora ammansito, ella la obbliga ai
più
duri servigi, che la povera Psiche non sarebbe in
el secondo che era in Tespie di Beozia era considerato come una delle
più
belle statue di tutta l’ antichità. L’ imperatore
atue o statuette d’ Eros esistono ancora, di scalpello antico. Tra le
più
notevoli è il torso che si trova nella Galleria d
o rappresentava come un bel giovane, qualchevolta alato come Eros, ma
più
grande e più serio. Suo attributo cos tante la fi
va come un bel giovane, qualchevolta alato come Eros, ma più grande e
più
serio. Suo attributo cos tante la fiaccola nuzial
ithyia) era presso i Greci la Dea del parto. Nell’ Iliade si parla di
più
Ilizie, e son dette figlie di Era, e rappresentan
izie, e son dette figlie di Era, e rappresentano le doglie del parto.
Più
comunemente Ilizia figura come una sola, e vien m
. Asclepio divenne così benefattore dell’ umanità; ma volle anche far
più
del dover suo, volle anche risuscitare un morto;
2. Asclepio era oggetto di culto in molti luogi della Grecia; il sito
più
celebre era Epidauro nell’ Argolide, dov’ era un
one. Si curavano con atti chirurgici, con empiastri, con beveroni, ma
più
spesso con la recitazione di formole magiche e co
Esculapio, aiutata dalla superstizione e dai pregiudizi, durò fino ai
più
tardi tempi del Paganesimo, e ancor nelle età già
ziona solo una Moira, ma già Esiodo espone nella Teogonia la leggenda
più
comune, secondo la quale le Moire erano tre, figl
, Nona e Decuma, dette così dagli ultimi mesi della gestazione; a cui
più
tardi se n’ aggiunse una terza, Morta come dea de
nell’ Attica, dove la si diceva figlia dell’ Oceano e madre di Elena;
più
Nemesi, in figura di demoni alati, si veneravano
si. 2. Tiche (Tyche), la dea della buona fortuna, secondo la leggenda
più
comune, era figlia dell’ Oceano e di Teti (Tethys
festa annua che ricorreva il 24 Giugno. Questo culto si estese sempre
più
in seguito e la Fortuna fu onorata con più epitet
sto culto si estese sempre più in seguito e la Fortuna fu onorata con
più
epiteti, o riferentisi alla vita pubblica, come F
rappresentazione della Fortuna. Varii attributi le si assegnavano; il
più
importante era un timone che la contraddistinguev
mare. I. L’ Oceano e la sua stirpe. 1. Nella teogonia greca, il
più
antico Dio dell’ acque era l’ Oceano. Egli con Te
o dell’ acque era l’ Oceano. Egli con Teti (Tethys) formava la coppia
più
antica di Titani, come già si disse (pag. 11), e
ore e un culto esteso a molte località; primo di tutti l’ Acheloo, il
più
grande dei fiumi greci, detto perciò il re dei fi
nforme alla natura dell’ elemento loro, avevano il dono di mutarsi in
più
guise, e per solito avevano anche la virtù della
di uomini, colla barba fluente e due piccole corna in fronte; per lo
più
appoggiati a un’ urna da cui esce abbondevole cor
Nereidi, o figlie di Nereo, e dell’ Oceanina Doride erano, secondo i
più
antichi, cinquanta di numero, secondo leggende po
un oracolo aveva predetto che il figlio nato da lei sarebbe divenuto
più
grande del padre. Sia ricordata anche la bianca G
veniva in arte rappresentato come un vecchio dai ricci canuti, per lo
più
munito di scettro o di tridende. Più frequenti le
vecchio dai ricci canuti, per lo più munito di scettro o di tridende.
Più
frequenti le rappresentazioni delle Nereidi, e co
te ne’ monumenti figurati, sopratutto nelle pitture vascolari. Per lo
più
son poste a cavallo di delfini e tritoni e altri
formando gruppi diversi, in diversi atteggiamenti. Un marmo, forse il
più
importante, che rappresenta una Nereide su un cav
la tempesta. In Esiodo se ne nominano due, Aello e Ocipete (Ocypete),
più
comunemente se ne noverano tre o anche più. Il vi
Aello e Ocipete (Ocypete), più comunemente se ne noverano tre o anche
più
. Il virgiliano: Virginei volucrum vultus, foedis
ni Pie ’ con artigli e pennuto il gran ventre, 34 costituiscono la
più
viva pittura poetica di questi esseri mostruosi.
dei Ciclope Polifemo. III. Posidone-Nettuno. 1. La personalità
più
spiccata nel regno delle acque, il vero Dio e re
ano per fondatore un figlio di Posidone; si raccoutava avesse egli in
più
luoghi gareggiato con altre divinità per la signo
atrii lidi senza ringraziarlo. Il suo culto era sparso largamente, ma
più
fioriva nelle terre delle coste e nelle isole. Ne
oni del Peloponneso, fra cui l’ Arcadia. Tra le città della costa, la
più
celebre pel culto di Posidone era Corinto; in ono
. Per questo rapporto fra il Dio del mare e il cavallo, là dove erano
più
in pregio i cavalli, ivi il Dio era più venerato;
e e il cavallo, là dove erano più in pregio i cavalli, ivi il Dio era
più
venerato; quindi negli stadi gli si erigevano alt
pino, o per il suo color verde cupo somigliante al color del mare, o
più
probabilmente per l’ utilità sua nella fabbricazi
rtanza. Quando poi si identificò Nettuno con Posidone, la qualità che
più
venne a essere rilevata si fu quella di Dio dei c
e moglie Venilia, cui Virgilio fa madre di Turno re dei Rutuli. 4. La
più
bella rappresentazione poetica del potere di Nett
n insieme di maestà e di forza; si dava però al volto una espressione
più
seria, senza quell’ amico sorriso che indica la b
i costanti il tridente e il delfino o qualche altro mostro marino. La
più
antica statua di Posidone a noi giunta è quella c
el Museo Laterano di Roma; corrisponde al tipo che prevalse nei tempi
più
recenti dell’ arte antica. IV. Anfitrite.
si compiace circondarsi di delfini, cani e altri mostri marini. Solo
più
tardi venne messa in costante rapporto con Posido
orpo, e in forma di pesce dalla coda biforcuta nella parte inferiore;
più
tardi vi s’ aggiunse anche il petto e le zampe an
’ opere poetiche dell’ antichità ricorrono assai di frequente, per lo
più
non si menziona Posidone senza accennare un numer
la aiutò e Carmentis le offrì ospitalità; ond’ ella poi non si mosse
più
da Roma. 3. La favola d’ Ino molto piacque ai poe
caso della madre sventurata e la felice sorte toccatale di poi, onde
più
volte la illustrarono; Euripide ne fe’ una traged
Rodi nel Poema degli Argonauti, ma si fè servire il mito a onorare i
più
rinomati artisti della parola e del canto; così S
erano ammessi solo gli iniziati, e che contribui a mantenere un’ idea
più
elevata del divino in mezzo alle grossolanità del
uella detta Paganalia in Gennaio, celebrata in ogni pagus o gruppo di
più
villaggi, con solenni preghiere a Tellus e Ceres
preghiere a Tellus e Ceres per la prosperità della campagna. 3. Già i
più
antichi poeti, Omero, Esiodo fanno cenno di di Ge
raffigurante Gea in atto di presentare suo figlio Erittonio ad Atena.
Più
tardi si rappresentava come una donna distesa al
icato nel 563/191 poco lungi da quello di Apollo Palatino, tempio che
più
volte fu distrutto e ricostruito, tra gli altri d
va tibia mentis 42 . Le rappresentazioni figurate sono rare; tra le
più
. note è quella che si riferisce all’ introduzione
ostante di questa Divinità. III. Dioniso-Bacco. 1. Uno fra i
più
importanti Dei terrestri fu pei Greci antichi Dio
antichi Dioniso. Era il dio del vino e della viticoltura, ma in senso
più
generale rappresentava quell’ energia della natur
a agli uomini a lavorar la terra, fonda nuove città, si fa maestro di
più
miti costumi e di una vita più socievole e più li
a, fonda nuove città, si fa maestro di più miti costumi e di una vita
più
socievole e più lieta. — Una bella leggenda, adat
ittà, si fa maestro di più miti costumi e di una vita più socievole e
più
lieta. — Una bella leggenda, adatta a far vedere
Zeus ed ebbe accorciata la vita, come in Omero si narra, ovvero, come
più
tardi si favoleggiava, impazzì e colla propria ac
ido per veder se ancor si scorgeva la nave di Teseo, levo al cielo le
più
strazianti querele, ma tutto fu inutile. Or ecco,
divorarono, ma Era ne portò il cuore a Zeus, e questi lo inghiotti, e
più
tardi diè alla luce un altro Dioniso, il Tebano,
e e nell’ Asia Minore; celebravasi con leste rumorose ed orgiastiche,
più
o meno selvaggiamente secondo i luoghi e l’ indol
meno selvaggiamente secondo i luoghi e l’ indole della gente. Per lo
più
le feste avevau luogo ogni due anni (secondo il c
la primavera per gli Ateniesi e si celebrava con grande pompa. Durava
più
giorni e attirava una grande folla dai paesi vici
e romoroso ed orgiastico che il culto di Dioniso ebbe in Grecia. Solo
più
tardi, per l’ influenza greca s’ introdussoro in
a noi giunti contengono rappresentazioni figurate di Dioniso. L’ arte
più
antica soleva presentarlo con aspetto maestoso se
ì detto Sardanapalo in Vaticano (fig. 55), un bel saggio di tal tipo.
Più
tardi si prese a dare alla figura di Dioniso un a
con una folta chioma, tutta a riccioli pendenti sulle spalle, per lo
più
una corona d’ edera o di tralci di vite. Sul corp
coppa. Si figurano anche delle belve in compagnia di Dioniso, per lo
più
leoni e pantere; oltre queste erano sacri a quest
oro. Tra le figure che appaiono nelle leggende bacchiche, la
più
frequentemente riprodotta dagli artisti era Arian
immaginate come belle e graziose donzelle, che si dicevano abitare nè
più
ameni boschetti, alle fonti dei ruscelli, nell’ o
l’ ombrose foreste montane, nell’ isole deserte, in genere nei luoghi
più
belli e dove la natura è più rigogliosa. Quivi pa
ell’ isole deserte, in genere nei luoghi più belli e dove la natura è
più
rigogliosa. Quivi passavano la vita deliziosament
, abitatrici dei monti, delle valli, dei burroni. Se ne distinguevano
più
famiglie secondo i luoghi, come le Idee in Creta,
le Peliadi sul monte Pelio, le Citeronie sul Citerone, ecc. La ninfa
più
celebre di questa categoria era Eco, la personifi
perne di lei; ond’ essa, consumata dal dolore, si ridusse a non esser
più
altro che voce. Ma Narciso fu punito da Afrodite,
acqua, dove lo spirito della natura sembrava manifestarsi nelle forme
più
mirabili della sua attività. In certi punti si er
vivavano colla presenza delle ninfe. Le leggenda di Dafni è ricordata
più
d’ una volta da Teocrito ne’ suoi idillii, e diè
ica spesso rappresentò ninfe, in figura di graziose fanciulle, per lo
più
leggermente vestite, e ornate di flori e corone.
Dei ed Eroi celebrati dall’ Epopea e dalla Tragedia, rilevando i fati
più
comici delle loro leggende o quelli che più facil
ragedia, rilevando i fati più comici delle loro leggende o quelli che
più
facilmente si potevano volgere a riso. Il Ciclope
ro altresi nella età alessandrina, per es., da Timone di Fliunte, non
più
in verità per rappresentarli ma semplicemente per
iri sia dai Greci sia dai Latini; questi ultimi li designavano per lo
più
coll’ epiteto « capripedi » alludendo ai piedi di
mia, qualunque scena bacchica importava un certo numero di Satiri ne’
più
svariati atteggiamenti. Un antico erano rappresen
cie per opera della giovane scuola attica, prevalse un tipo di Satiri
più
giovani e più belli. Ora si raffiguravano come oc
della giovane scuola attica, prevalse un tipo di Satiri più giovani e
più
belli. Ora si raffiguravano come occupati in eser
so bambino e lo allevò e divenne poi fedele compagno de’ suoi viaggi.
Più
tardi lo si immaginò come un vecchio dal naso rin
ri eran genii dei boschi e dei monti, i Sileni, di cui parlano per lo
più
le leggende asiatiche, erano genii dell’ acqua ch
chito. Ma avvenne a lui quel che suoi avvenire tra gli uomini; quanto
più
era ricco, tanto più era avido di nuove ricchezze
ui quel che suoi avvenire tra gli uomini; quanto più era ricco, tanto
più
era avido di nuove ricchezze, e questa passione l
e e degli animali e il diluvio di Deucalione e il furto di Prometeo e
più
altre leggende della Mitologia. — I racconti di M
de della Mitologia. — I racconti di Marsia e Mida hanno avuto la loro
più
bella forma poetica da Ovidio, il quale discorre
nella statua del Louvre qui riprodotta alla fig. 63. L’ altro tipo è
più
frequente e allora il Sileno, come altre figure d
e dell’ Arcadia e da altre popolazioni dedite alla pastorizia, ma che
più
tardi fu riconosciuto da tutta la nazione ellenic
lamento armonioso che usciva da esse suggeri al Dio l’ idea di unire
più
canne digradanti e formarne così uno strumeuto mu
con ogni maniera di voci strane e rumori inaspettati. Di qui si formò
più
tardi la leggenda, che Pane avesse molto aiutato
ta, i Titani erano stati invasi da un così grande terrore da non osar
più
continuare la pugna. Come tutti i genii dei bosch
a Gran Madre, dolce cura delle Cariti. Inni a Pane si scrissero anche
più
tardi, seguendo il nuovo concetto delle scuole fi
li intorno intorno. Nell’ arti figurative è da distinguere una figura
più
antica di Pane ed una più recente. Nei migliori t
arti figurative è da distinguere una figura più antica di Pane ed una
più
recente. Nei migliori tempi dell’ arte greca Pane
salvo che s’ aggiungevano le corna nascenti ai due lati della fronte.
Più
tardi lo si figurò con corna più sviluppate, lung
a nascenti ai due lati della fronte. Più tardi lo si figurò con corna
più
sviluppate, lunga barba e piedi caprini. Esempio
ompagno. c) Fauno e Fauna. 1. Affine a Silvano è Fauno, uno dei
più
antichi e popolari Dei d’ Italia. Più tardi fu id
fine a Silvano è Fauno, uno dei più antichi e popolari Dei d’ Italia.
Più
tardi fu identificato con Pane e fatto venire in
omini. 2. Fauno era oggetto di culto antichissimo in ltalia, e per lo
più
lo si onorava nell’ aperta campagna o in caverne
II. Priapo. Era il Dio della generazione, e in genere il Dio della
più
rigogliosa fertilità in tutta la Natura. In origi
dei Romani; e prima ricordiamo la coppia Saturno e Opi, che è tra le
più
antiche e popolari in Italia. Saturno era il dio
onava a ogni sorta di scherzi e si permetteva ogni licenza. Il giorno
più
bello della festa era il 19 Dicembre, particolarm
hiunque si presentasse nelle loro case, e andavano a gara per usare i
più
splendidi trattamenti ai loro ospiti. S’ aggiunge
giochi del Circo. Insomma era tutta una festa di gioia per la città e
più
specialmente per le classi diseredate. 3. Nella l
almente per le classi diseredate. 3. Nella letteratura Saturno figura
più
come il padre di Giove da lui cacciato dal trono
e in autunno maturano. Gli si attribuiva il dono di poter assumere le
più
diverse forme, di fanciulla, di uomo, di guerrier
api e l’ agricoltura. Poi anche il florire della giovinezza e l’ età
più
gaia dell’ uomo, per ragion di somiglianza, era s
i epiteti « grande, veneranda, canuta, longeva » ecc. ma chi ne parla
più
a lungo è Ovidio nel quarto dei Fasti ove spiega
e l’ abbia rappresentata. X. Demetra-Cerere. 1. Ed eccoci alla
più
grande delle divinità greco-italiche riferentisi
le sacre leggende che si connettono col nome di questa Dea, nessuna è
più
conosciuta e più importante per capire il culto d
che si connettono col nome di questa Dea, nessuna è più conosciuta e
più
importante per capire il culto di lei, che il rat
nine sollazzavasi in un verde prato ed era tutta intenta a cogliere i
più
bei flori; in un momento ch’ ella erasi scostata
n sapeva che cosa fosse accaduto. Poichè vide ch’ ella non rispondeva
più
alla sua chiamata, e nessuno sapeva darle notizie
gustato il melograno, simbolo d’ amore, datogli da Ades e non poteva
più
tornare definitivamente alla madre. Finalmente si
ofoonte. Così Demetra entrò nella reggia di Celeo. Il suo aspetto era
più
che di donna, e la regina stessa sentivasi inclin
e l’ agricoltura diffoudeva pure un migliore assetto della società, e
più
civili ordinamenti. Non però da tutti tu accolto
ntazioni mimiche dei fatti relativi a Demetra e Persefone; il momento
più
splendido della festa era la grande processione c
per la connessione di Demetra colle divinità ctoniche, prese fin dai
più
antichi tempi la forma di mister o, cioè di culto
semplici misti (mystae) si passava al grado di epopti o spettatori, e
più
in su di tutti era il ierofante o sacerdote supre
a, nella quale penetrarono presto gli elementi orfici, trasse a sè le
più
elette intelligenze, e il tempio di Eleusi divenn
alvolta un giovenco, e le si offrivano frutta e favi col miele. 4. La
più
bella e antica rappresentazione letteraria di Dem
ico a questa Divinità, inno di grande interesse perche rappresenta le
più
antiche tradizioni del culto eleusinio in una red
à del tutto compiuta. L’ Elena d’ Euripide invece riflette tradizioni
più
recenti, secondo le quali Demetra e Rea erano ins
nni orfici ove del ratto di Proserpina si parla secondo le tradizioni
più
recenti. Del resto in molti altri autori si trova
ha una fiaccola e una scatola chiusa, la così detta cista mistica. La
più
antica statua che ancor oggi si possiede, è quell
Eleusi, rappresentante Trittolemo tra le due dee (fig. 66). A un tipo
più
recente, del 4º secolo, appartiene la bella Demet
ione di quella forza indefettibile della natura, per cui ogni anno la
più
ricca vegetazione ricomparisce a’ nostri occlii,
standosi dalle idee popolari, circa le ombre de’ morti, apprendessero
più
sane dottrine intorno alla vita d’ oltre tomba, a
ammettendo che il morire non sia altro che un rinascere dell’ anima a
più
lieta esistenza, supposto sempre che l’ uomo si r
ome regina dell’ erebo, sia come graziosa figlia di Demetra, ma molto
più
nelle pitture vascolari e nelle scene a rilievo c
opera, anzi un elmo lo rende invisibile (donde il suo nome); ma tanto
più
è terribile la sua potenza. Ognuno che entra nel
pena fosse scoccata l’ ora sua, per trascinarla con sè nell’ inferno;
più
tardi quest’ ufficio di psicopompo fu assegnato a
lidegmone. E perchè odiosa è quasi sempre la morte, era detto Ades il
più
odiato fra tutti gli Dei. — Ma oltre questo aspet
s’ avverta che tale immagine non è sempre stata la stessa. Nell’ età
più
antica rappresentata dall’ Iliade d’ Omero, l’ in
sse agli occhi dei mortali e degli immortali l’ odiato suo soggiorno.
Più
tardi invece, nell’ età dell’ Odissea, si colloca
e a poco a poco venne formandosi quell’ immagine dell’ Inferno che è
più
comunemente nota. Era uno spazio largo e tenebros
e di dolore) e lo Stige (fiume dell’ odio). Quest’ ultimo avvolgevasi
più
volte intorno all’ Inferno, e non si poteva passa
antiche circa le pene riservate ad alcuni famosi malfattori. Di cui i
più
noti erano Tizio (Tityos), Tantalo, Sisifo (Sisyp
and’ egli fa l’ atto di bere, e di aver pendenti davanti agli occhi i
più
saporiti frutti della terra ebe si ritirano appen
per coglierli. Sisifo, re di Corinto, che colla sua astuta malvagità
più
volte ha destato l’ ira degli Dei, si ha avuto qu
i ed egli le interroga. Una vera descrizione dell’ Inferno comparisce
più
tardi; lasciando i minori, noi ricorderemo solo l
fu mutilato dal figlio Crono, sicchè il primo delitto di sangue nella
più
antica famiglia divina si supponeva avesse genera
ce dell’ omicidio), e Megera (l’ odiosa). Furono i poeri tragici elle
più
contribuirono a svolgere il concetto delle Erinni
to con implacabile severità si mettono alle calcagna dei colpevole, e
più
non l’ abbandonano; la loro presenza colla faccia
hiarano d’ una sinistra luce i passi di lui, e il tormento suo non ha
più
line se non quando egli impazzisce e muore. — Sen
Deità infernali avevano un doppio aspetto, uno terribile, e l’ altro
più
mite e quasi benevolo, così anche le Erinni renue
o sacri i trivii e i crocicchi, ed ella stessa era denominata Trivia.
Più
tardi, per opera degli Orfici, si modifico il con
o in mare se non fosse stato soccorso da sua madre, la notte. — Ma la
più
bella descrizione del Sonno e della sua casa legg
nos. Col tempo si modifico questo tipo della morte, prevalendo sempre
più
l’ idea di raffigurarla come un bel giovane, come
provviste annue a questo necessarie. Tale il concetto primitivo; chè
più
tardi Dei Penati erano in genere Dei della casa,
olari in questa parte rimasero sempre un po’ indeterminate; ma per lo
più
appariscono in numero di due. Santuario degli Dei
ta come al focolare sacro di tutta Roma; or s’ oggiunga che nel punto
più
riposto del tempio si conservavano le immagini di
ati e Lari vennero onorati alla rinfusa come Dei domestici. Nei tempi
più
antichi ogni casa aveva un unico Lare, il così de
fermassero a raccogliere quelle fave. Allora il capofamiglia ripeteva
più
volte un’ altra formola con cui invitava le ombre
ontrapposto ai Lari privati. Anche è da notare che si accentuò sempre
più
la tendenza a identificare i Lari con le anime di
vivente ancora Augusto, il suo genio fu detto il Lare pubblico. Tanto
più
crebbe questa tendenza nell’ età imperiale, esten
e Orfeo, Abramo, Cristo, Apollonio di Tiana, e nell’ altro quelle dei
più
celebri poeti ed eroi di Grecia e di Roma, come V
ria e magnificasse i progenitori della sua stirpe considerandoli come
più
che uomini. Se si rifletta che non solo si sentiv
i mortali. Niuna meraviglia dunque che la Mitologia Eroica sia ancora
più
ricca della teologica. 2. Come tra Dei e Genii si
o gli uni e gli altri soggetti alla morte; ma gli Eroi erano supposti
più
forti, più abili, più coraggiosi e resistenti ai
gli altri soggetti alla morte; ma gli Eroi erano supposti più forti,
più
abili, più coraggiosi e resistenti ai pericoli ch
soggetti alla morte; ma gli Eroi erano supposti più forti, più abili,
più
coraggiosi e resistenti ai pericoli che non sogli
già che si annoverassero tra gli Eroi tutti i primi uomini, ma solo i
più
forti delle età preistoriche, quelli che si rende
fatti di arme straordinarii, tali da attestare doti fisiche e morali
più
che umane. Costoro erano creduti e detti figli de
ia magnificandola, ma questi son certo il numero minore; altri, molto
più
numerosi, sono una semplice creazione della fanta
degli Eroi, come si parlava di una religione dei morti; pero non mai
più
di tanto, salvo per quelli che per essere stati d
igine della stirpe umana? Diverse leggende intorno a questo punto; le
più
antiche son quelle cho tacevano sorgere gli uomin
si fecero sorgere dai denti seminati di un serpente (l’ animale sacro
più
d’ ogni altro alla terra); gli abitanti dei luogh
co, con Danae Perseo e via dicendo. Una terza opinione, relativamente
più
recente, immaginò i prischi uomini formati da qua
ffuse la leggenda che spiegava così la formazione della umana stirpe;
più
tardi si fece autore di ciò Prometeo, figlio di G
e Atena avrebbe spirato in essi il soffio della vita, l’ anima. Ancor
più
tardi a Prometeo si sostitui una dea Prometea, os
gli Dei. — Tra le leggende relative agli inizi dell’ umana cultura la
più
nota e anche la più bella è la leggenda di Promet
ggende relative agli inizi dell’ umana cultura la più nota e anche la
più
bella è la leggenda di Prometeo. Dal Titano Giape
na bella figura di donna; gli Dei andarono a gara per adornarla delle
più
graziose attrattive, Afrodite le diè il fascino d
col simbolo di una farfalla posta da Atena sulla testa della figura.
Più
vivace era la leggenda di Prometeo rapitore del f
el fuoco, la punizione di Prometeo, e la sua liberazione. Sebbene noi
più
non abbiamo che la seconda tragedia, il Prometeo
delle umane età leggesi in molti autori, diversamente riferito, e con
più
o meno compiuta enumerazione; qui ricordiamo solt
. Tessaglia. a) Lapiti e Centauri. 1. Tra le leggende tessale
più
antiche e a cui più spesso s’ ispirarono gli arti
Lapiti e Centauri. 1. Tra le leggende tessale più antiche e a cui
più
spesso s’ ispirarono gli artisti, va annoverata q
violenza la sposa; ciò dà luogo a una zuffa che diventa a mano a mano
più
fiera, infin che i Centauri completamente sconfit
ille, cui egli avrebbe ammaestrato nella medicina e nella ginnastica.
Più
tardi lo si fece educatore anche di altri e altri
terribile zuffa, entrando in molti particolari di nomi e di fatti. —
Più
numerose sono le rappresentazioni figurate di que
ntazioni figurate di questo mito. E qui si avverta che mentre l’ arte
più
antica rappresentava i Centauri colla faccia d’ u
i di cavallo, si cominciò ai tempi di Fidia a immaginare quella forma
più
bella che poi venne universalmente adottata, la q
ono due Centauri in marino scuro del Museo Capitolino, l’ uno di tipo
più
vecchio l’ altro più giovane, opere di due celebr
arino scuro del Museo Capitolino, l’ uno di tipo più vecchio l’ altro
più
giovane, opere di due celebri scultori, Aristea e
specialmente per la bellezza de’ suoi cavalli; Apollo stesso li aveva
più
volte abbeverati alla celebre fonte Iperea presso
volte abbeverati alla celebre fonte Iperea presso Fere. 2. Admeto fu
più
volte argomento di lavori poetici in Grecia; ma i
. 2. Admeto fu più volte argomento di lavori poetici in Grecia; ma il
più
bel monumento innalzato a celebrare la fortuna di
oica sposa; il suo distacco dal marito e dai figli non potrebbe esser
più
commovente; sopraggiunge Eracle, chè tal leggenda
II. Beozia e Tebe. a) Cadmo. 1. Tra le leggende tebane la
più
nota è quella di Cadmo, fondatore di Tebe. Era co
seguitala, ove si fermò, ivi fondò la città detta da lui Cadmea, che
più
tardi fu Tebe. Ma una pericolosa avventura ivi at
ano, venerato dai Tebani come l’ ordinatore loro e il promotore della
più
antica cultura in Beozia. 2. Il mito di Cadmo, ol
di Penteo; e già s’ è toccata anche la sorte toccata al figlio della
più
vecchia Autonoe, cioè Atteone, mutato in cerva e
o Antiope non solo viveva come schiava in casa dello zio, ma subiva i
più
duri maltrattamenti per opera di Dirce moglie di
ile d’ animo, cultore della musica e della poesia, proraotore di ogni
più
fina arte. Si mostrò questa differenza anche nell
ra appunto attribuita al loro governo. Zeto stesso portava a spalle i
più
pesanti massi, più forte di qualsiasi manovale; m
ta al loro governo. Zeto stesso portava a spalle i più pesanti massi,
più
forte di qualsiasi manovale; ma Anfione al suono
a madre fortunatissima. Ma da questa felicità dovevano piombare nella
più
crudele delle sventure. Niobe insuperbitasi della
monte Sipilo in Frigia, dove ancor non cessa di versar lagrime. — Non
più
felice ne’ suoi rapporti domestici fu Zeto. Egli
lo, presso i tragici Iti (Itys). Gelosa di Antiope che n’ aveva tanti
più
, concepì il malvagio disegno di uccidere nottetem
ntre Antiope raggiante di gioia per la vendetta che si compie è posta
più
dietro. Sul davanti un piccolo Dio montanino cont
ia delle linee; il raggruppamento delle figure in forma piramidale dà
più
vivacità all’ azione e insiem soddisfa l’ occhio
ifo, figlio del tessalo Eolo, nipote di Elleno. Omero lo qualifica il
più
avido di guadagno fra gli uomini; allusione proba
lizia riuscì a legare la morte stessa con si stretti nodi che nessuno
più
moriva, onde dovette ricorrere Ares per liberarla
nare in vita per castigar la moglie; ma una volta vivo egli non volle
più
scendere all’ altro mondo e morì poi ben più tard
olta vivo egli non volle più scendere all’ altro mondo e morì poi ben
più
tardi di morte naturale. Per tutte queste ghermin
nsare al sole che dopo aver raggiunto al solstizio d’ estate il punto
più
alto che esso può toccare del cielo, si volge e r
Museo Etrusco di Firenze. La figura delle Amazoni infine fu una delle
più
trattate dai greci scultori. Le solevano rapprese
nti fanciulle, somiglianti ad Artemide o alle sue ninfe ma con membra
più
tarchiate; armate quasi sempre di bipenne e di sc
esila, per desiderio di quei d’ Efeso, fecero a gara chi scolpisse la
più
bella Amazone. Vinse Policleto con una statua di
el Vaticano e altri altrove. IV. Argo. a) Io. 1. La
più
illustre famiglia Argiva si volera discendesse da
aco, propriamente il Dio del fiume omonimo, che era il corso d’ acqua
più
importante della regione. Di Inaco si diceva figl
n celebre di lui era Io, la cui storia antichissima fornì argomento a
più
e diversi racconti di poeti e mitografi. Eccola i
odo il mito nel suo insieme già leggesi in Esiodo; poi ne fè cenno in
più
tragedie Eschilo, e, dopo molti altri, Ovidio ne
ie Eschilo, e, dopo molti altri, Ovidio ne trasse argomento a uno de’
più
commoventi episodi delle Metamorfosi (libro I, 58
Metamorfosi (libro I, 582-750). Anche le arti del disegno trattarono
più
volte questo soggetto; gemme, monete, pitture vas
Anche nel mito di Danao e delle Danaidi è da credere che gli elementi
più
antichi fossero d’ origine argiva e che solo più
ere che gli elementi più antichi fossero d’ origine argiva e che solo
più
tardi si sieno escogitate quelle parti della favo
’ oro, e così fè sua Danae e con lei genero Perseo, che Omero dice il
più
ragguardevole fra tutti gli uomini. Quando Acrisi
al ritorno, dierono occasione a molte altre invenzioni e leggende. La
più
celebre è la avventura relativa ad Andromeda. Era
a di umiltà e di rassegnazione ai voleri di Zeus, ha ispirato uno dei
più
bei canti di Simonide 49. A tacer d’ altri, sia a
etope del tempio di Selinunte, rappresentante l’ uccisione di Medusa.
Più
tardi si moltiplicarono simili rappresentazioni;
tano due momenti nella storia di questa rappresentazione artistica. I
più
antichi si ingegnavano di dare alla testa di Medu
Rondanini a Roma. V. Laconia e Messenia. I Dioscuri. 1. Le
più
antiche leggende delle provincie meridionali del
degli altri due. Tindareo e Icario si ritenevano come i fondatori del
più
antico stato in Laconia; e poi favoleggiavasi che
camente Polycleuces) e delle due celebri donne Clitennestra ed Elena.
Più
tardi Tindareo fu restituito per opera d’ Ercole
e anche Clitennestra erano figli di Tindareo, detti perciò Tindaridi.
Più
tardi si fecero Castore e Polluce figli di Zeus e
si fecero Castore e Polluce figli di Zeus e però si dissero Dioscuri;
più
tardi ancora Castore si disse mortale e figlio di
to di grande venerazione non solo in Isparta ma in tutta la Grecia, e
più
tardi anche in Italia. Si consideravano come divi
nvitato anche il poeta, ecco giungono al palazzo due giovani di forme
più
che umane, sparsi di polvere e grondanti di sudor
tti quelli che con lui si trovavano. E siccome que’ giovani non furon
più
visti alla porta, tutti capirono che eran essi i
montato da una stella. I colossi di Monte Cavallo a Roma, sono tra le
più
celebri statue antiche di Dioscuri; veramente non
ivano l’ origine loro e i primi inizii della loro civiltà, è Cecrope;
più
tardi pero anche di Cecrope, come di Cadmo, si fa
ominciamento della dominazione ionica. La leggenda attica posteriore,
più
complicata dell’ antica, conosceva anche un secon
l sesto e nel settimo delle sue Metamorfosi; che sono tra gli episodi
più
belli di tutta l’ opera. Anche diverse pitture va
c) Teseo. 1. La tarda tradizione attica, rinnovando i nomi dei
più
antichi re, faceva il secondo Eretteo padre oltre
ttica menzionati come una corporazione d’ artefici. 2. Venendo a dire
più
particolarmente di Teseo, l’ eroe più celebre e c
d’ artefici. 2. Venendo a dire più particolarmente di Teseo, l’ eroe
più
celebre e come a dire l’ Eracle dell’ Attica, è d
padre incontestato signore di Atene. Qui è da collocare la spedizione
più
pericolosa e più importante, che è quella contro
o signore di Atene. Qui è da collocare la spedizione più pericolosa e
più
importante, che è quella contro il Minotauro a Cr
a virtù di ritenere come incollati quelli che si posavan su. Teseo fu
più
tardi liberato per opera di Eracle come si vedrà.
fonte, suo figlio natogli da Fedra, riuscì a ottenere la successione.
Più
tardi le ossa di Teseo furono, per ordine dell’ o
attasse d’ una figura storica in tutti i suoi particolari, scrisse in
più
tardi tempi Plutarco. Tra i Latini ricordiamo Cat
lla leggenda di Teseo. In genere egli era figurato come un Eracle, ma
più
svelto di corpo e più vivace d’ aspetto, le note
In genere egli era figurato come un Eracle, ma più svelto di corpo e
più
vivace d’ aspetto, le note che contraddistinguono
s’ avvicina a si leggiadro animale e prima con qualche timore poi con
più
confidenza scherza con lui; egli posa il fianco s
governo, Deucalione, Glauco e Androgeo e alcune figliuole, di cui le
più
celebri furono Arianna (Ariadne) e Fedra. Minosse
aie, precipitò in quel mare che da lui ebbe il nome di Icario. Dedalo
più
prudente e più fortunato giunse a Cuma e di là in
in quel mare che da lui ebbe il nome di Icario. Dedalo più prudente e
più
fortunato giunse a Cuma e di là in Sicilia, dov’
a una complicazione grandissima. Noi dobbiamo limitarci ad esporre le
più
importanti, disponendole secondo i momenti princi
nezza di Eracle. — Questa parte del racconto è stata elaborata per lo
più
in Beozia. Eracle era detto discendente di Perseo
più in Beozia. Eracle era detto discendente di Perseo, e fu certo il
più
illustre di questa stirpe. Sua madre era Alcmena,
ce i due gemelli, detto ira gli Dei che sarebbe nato allora allora il
più
forte dei Persidi, il quale sarebbe stato signore
r soggetti pel decreto di Zeus tutti i Persidi, ed anche Eracle tanto
più
forte di lui. Non contenta di ciò, quando Eracle
che di Eracle. — Enumeriamo qui le dodici fatiche secondo la leggenda
più
comune, avvertendo, che alle fatiche prescritte d
tò con un sonaglio di bronzo datogli da Atena, si che non comparirono
più
. Secondo la leggenda degli Argonauti, fuggirono a
to, ma quando seppe che la fatica era imposta da Euristeo, non voleva
più
dare ad Eracle il pattuito compenso. Allora Eracl
Cteato sorpresero in una gola quest’ esercito e lo sconfissero. Tanto
più
inviperito Eracle uccise i Molionidi a Cleone d’
Atlante, una volta che si senti libero dal peso del mondo, non voleva
più
sottostarvi, e dicendo che avrebbe portato egli s
i pomi ad Euristeo, tento lasciar Eracle nell’ imbarazzo. Ma questi,
più
scaltro di lui, lo pregò riassumesse il peso tant
cento teste che li custodiva. n) La cattura di Cerbero fu l’ ultima e
più
grave fatica prescritta da Euristeo ad Eracle. Ai
to figlio di Eurito, lo precipitò giù dalle mura di Tirinto e uccise.
Più
tardi si favoleggiava che Ifito fosse amico di Er
con lei visse felicemente qualche tempo e n’ ebbe il figliuolo Illo.
Più
tardi si recò con Deianira dal suo amico Ceice in
invano, s’ era così appiccicata alla carne che levarla non si poteva
più
. Nella rabbia del dolore afferrò il messo Lico ch
Ebe, da cui ebbe due figli, Alexiare e Aniceto. 2. Tali sono i tratti
più
caratteristici della complicata leggenda di Eracl
inchiudeva un profondo contenuto morale, Eracle divenne simbolo della
più
sublime forza morale che lotta contro le difficol
rbero, l’ uccisione di Gerione ecc. con singolare vivacità di colori.
Più
di tutti va menzionato qui Paniasi d’ Alicarnasso
ta piena di gioie e di riso, o quella della virtù che da altra donna,
più
severa nell’ aspetto, gli vien additata, aspra a
ibile fonte di argomenti. Quando si rappresentava Ercole solo, per lo
più
si cercava rendere l’ immagine di una forza strao
fatto in origine per un santuario della città di Alizia in Acarnania,
più
tardi trasportato a Roma. — Tra le statue di Erco
una copia od imitazione di qualche statua di Lisippo. Artisticamente
più
importante, sebbene giunto a noi in condizioni tr
e rimangono solo il torace e le cosce; ma questa reliquia è una delle
più
belle cose pervenuteci dall’ antichità, tanta è l
tese. Fra le imprese accessorie dette Parerga, quella che s’ incontra
più
di frequente è la lotta col centauri; ve ne son g
ri monumenti dove si raffigurano i rapporti di Ercole e di Onfale, il
più
importante e bello è il gruppo marmoreo del Museo
sta belva faceva danni d’ ogni maniera; la gente spaventata non aveva
più
tranquillità se non nelle città fortificate. Cacc
tificate. Cacciarla non era impresa da soli; quindi Meleagro invitò i
più
valorosi ed eroici guerrieri d’ allora a prenderv
ferì la bestia fu quello della bella Atalanta. La lotta si fa sempre
più
aspra, e per alcuni fatale; Anceo spintosi troppo
Meleagro ferì la belva mortalmente e allora fu facile agli altri con
più
colpi finirla. Il premio della vittoria, cioè la
masero pienamente sconfitti; senonchè l’ eroe etolo non doveva tornar
più
dal campo di battaglia; la crudele erinni, che av
lo fe’ morire. Tale è la leggenda come si legge giù nell’ Iliade. Ma
più
tardi si invento un’ altra storiella per spiegare
o al mito primitivo dei motivi umani e morali per rendere il racconto
più
interessante; e coll’ andar del tempo si fecero e
o tipo, per crearvi intorno altre opere d’ arte. Già Frinico, uno dei
più
antichi poeti drammatici elaboro pel teatro la le
poi la ripresero Sofocle ed Euripide svolgendo specialmente la parte
più
patetica, cioè l’ amore di Meleagro per Atalanta
teo, suo fratello. Questi ebbe da Tiro figliuola di un terzo fratello
più
giovane, Salmoneo, tre figli, di cui il maggiore
al nome del suo costruttore chiamò Argo, e chiamati a raccolta quanti
più
potè eroi d’ allora, salpò alla volta del Ponto E
presero parte alla spedizione, molta varietà di tradizioni. Nei tempi
più
antichi si nominavano solo eroi della stirpe de’
uanti erano i remi della nave che li trasportava. Secondo la leggenda
più
comune, gli Argonauti salpati da Iolco toccaron t
farmaco magico atto a difenderlo contro il fuoco dei tori e a dargli
più
che umana forza. Così Giasone superò tutti gli os
ta col pretesto che Giasone aveva ricevuto aiuto da Medea, non voleva
più
cedere il vello. Allora Giasone si decise a rapir
addosso. 2. La leggenda degli Argonauti è una di quelle che offrirono
più
copiosi materiali alla letteratura e all’ arte. C
ed Ismene; almeno secondo la leggenda posteriore, perchè nei racconti
più
antichi non si dà alcuna discendenza al connubio
i regnare in Tebe alternatamente un anno ciascuno. Ma Eteocle che era
più
vecchio, (alcuni fan più vecchio Polinice) non vo
tamente un anno ciascuno. Ma Eteocle che era più vecchio, (alcuni fan
più
vecchio Polinice) non volle a suo tempo cedere il
nipote di Adrasto, Partenopeo fratello di Adrasto, o, secondo favole
più
recenti, figlio di Meleagro e di Atalanta, infine
ia Egialeo, ma fu morto egli stesso da Alcmeone. I Tebani non potendo
più
difendere la città, fuggirono notte tempo e ripar
nte e pestilenziale. IV. Il ciclo Troiano. Eccoci all’ ultimo e
più
importante ciclo di leggende eroiche, qual’ è que
a sua stirpe fuggì e riparossi alla corte di Tesproto re dell’ Epiro.
Più
tardi gli riuscì ancora di vendicarsi, coll’ aiut
ua figliuola Antigone e lo fe’ re di una terza parte del suo dominio.
Più
tardi prese parte alla caccia del cinghiale di Ca
asta di effetti miracolosi. Da queste nozze nacque unico Achille, il
più
grande e forte degli eroi greci. Che Teti dopo av
rande eroe. Crebbe aitante della persona e robusto di forza ed era il
più
forte fra gli eroi greci a Troia, sebbene in conf
ia. Da una figlia di Teucro, Dardano ebbe un figliuolo, Erittonio, il
più
ricco degli uomini; e da costui nacque Troo che d
Ecuba (Hecabe) generò una numerosa famiglia. Il figlio maggiore e il
più
celebre fu Ettore, il gran guerriero, campione de
Cassandra la profetessa di sventura, Eleno, augure e vate; ultimo, il
più
giovane, Troilo, che morì per man d’ Achille. 2.
ntesa intorno ad una mela su cui si trovava quest’ iscrizione: « alla
più
bella ». Le tre dee presenti, Era, Atena ed Afrod
rometteva signoria e ricchezza, Atena sapienza e fama, ed Afrodite la
più
bella donna del mondo. Egli assegnò il pomo ad Af
uto, si preparò alla guerra; e gli fu facile ottenere l’ adesione dei
più
ragguardevoli principi greci, perchè Tindareo ai
t’ armata fu scelto Agamennone re d’ Argo che da solo aveva allestito
più
di cento navi. Senonchè avendo Agamennone ucciso
l fetore della ferita, si deliberò di lasciarlo nell’ isola di Lenno.
Più
tardi lo si dovrà andar a riprendere perchè era d
e Cicno (Cycnos) il re di Colone nella Troade figlio di Posidone, che
più
validamente si oppose a’ Greci e uccise infatti m
mente notevole, se non si ricordi l’ uccisione per man d’ Achille del
più
giovane dei figli di Priamo, Troilo, e la condann
nato di questo procedere si appartò fra i suoi, rifiutando di prender
più
oltre parte alla guerra. I Troiani, saputo ciò, p
ntroversia per l’ armi d’ Achille. Chi doveva portare l’ armatura dei
più
grande degli eroi? Aiace il maggiore, sia come cu
si uccise. — E così sparito dalla scena anche Aiace, rimase Ulisse il
più
valente dei campioni greci. Bisognava giocar d’ a
l’ agguato che doveva aver per effetto la caduta di Troia. Trenta de’
più
bravi fra i Greci si nascossero nel ventre di que
; anzi un fatto accaduto allora a questo Laocoonte li confermò sempre
più
. Mentre stava compiendo un sacrifizio a Posidone
di giungere alla loro patria, e alcuni anche in patria abbiano patito
più
o men gravi sventure. Tragica tra le altre la sor
’ avvenire ma anche l’ infelicità di non essere mai creduta, e avendo
più
d’ una volta predetta a’ suoi la caduta di Troia,
narrò parlando delle Erinni venerate d’ allora in poi come Eumenidi.
Più
lieta fu la sorte toccata a Menelao che se ne tor
a il padre nol volle accogliere accusandolo di non aver custodito con
più
cura la vita di Aiace; ond’ egli lasciata di nuov
e ivi fondò una nuova Salamina, ove si stanziò co’ suoi. Ma la serie
più
interessante di avventure capitò ad Ulisse, secon
si del loto, e n’ ebbero impressione così piacevole, che non volevano
più
tornare in patria. Ulisse dovette ricorrere alla
ormiva, per curiosità slacciarono l’ otre; d’ un tratto n’ uscirono i
più
gagliardi venti, e le navi sbattute dalla tempest
nza; se ne invaghì; voleva farlo suo sposo e indurlo a non abbandonar
più
quella terra. Ma troppo poteva in Ulisse l’ amor
figlio Ascanio e le sacre immagini dei Penati troiani. Non molestato
più
dai Greci, anzi secondo alcuni lasciato libero pe
nei primi libri una magistrale descrizione della caduta di Troia, la
più
viva e la più bella che a noi sia giunta dall’ an
ri una magistrale descrizione della caduta di Troia, la più viva e la
più
bella che a noi sia giunta dall’ antichità. S’ ag
tti i poeti tragici latini, da Livio Andronico a Seneca dedicarono la
più
gran parte delle loro opere ad argomenti troiani.
sia riuscito bene questo ristauro e che questo braccio dovesse essere
più
piegato verso la testa. La fig. 88 riproduce ques
pietà e sgomento. E il padre nel mezzo, preso fra le spire dove sono
più
vigorose e tenaci, invano colla sinistra comprime
le strette di quelle viscide e gelide spire. E di quel dolore è tanto
più
viva l’ impressione quanto si vede che il corpo c
te d’ Apollo, fa contrasto coll’ atteggiamento del corpo affranto dal
più
terribile dolore, e questo contrasto dà grande be
e accoglienza a un giovine minore di lei d’ anni e di statura; per lo
più
si crede si tratti di Elettra ed Oreste nel momen
Greci, Eleno e Cassandra dalla parte de’ Troiani. Di tutti costoro il
più
celebre fu Tiresia, sovrano nell’ arte di osserva
i dell’ antichità intendeva il linguaggio degli uccelli e conosceva i
più
riposti arcani della natura, e perciò fu sempre i
il quale divenne il fondatore dell’ oracolo di Mallo in Cilicia. 3. I
più
celebri poeti dell’ età eroica furono Orfeo, Lino
ralmente di elaborazione ben posteriore. 4. Fra gli artisti mitici il
più
celebre è Dedalo, del quale abbia in già detto un
elle vicende dolorose serbate ai superstiti. — Fra i poeti Orfeo è il
più
celebrato; i lirici, come Pindaro, Stesicoro, Ibi
tto il soccorritore, e soggetta a noi è la potenza dell’ erbe ». 8.
Più
minuti particolari in Gentile, op. cit., p. 179 e
a sul mondo tutto ». 19. En. 8, 589: « La stella Lucifero, a Venere
più
dell’ altre stelle caramente diletta. » 20. Ca
mente diletta. » 20. Carm. I, 3, 15: « la rabbia del vento di sud,
più
ch’ ogni altro arbitro e sovrano del mare Adriati
llide e smorte, Per lunga fame attenuate e asciutte, Orribili a veder
più
che la morte. L’ alaccie grandi avean, deformi e
apponesse la violenza di furioso leone. » 47. Georg. III, 266: …
Più
che ogni altro in ver delle cavalle Passa i segni
atti inseguire, e perciò condusse seco come in ostaggio per qualunque
più
tristo evento il suo piccolo fratello Absirto ; e
tornare colmo di gloria col prezioso vello ed una fiera moglie di lui
più
tremenda. E qui ricominciano gli atroci fatti e l
vendetta fu paga la furibonda Medea, ma uccise anche i figli, potendo
più
in lei l’odio contro Giasone che l’amore di madre
re della vita di questo Eroe. Giasone colpito cru- delmente nelle sue
più
care affezioni tornò affranto dal dolore nel suo
affranto dal dolore nel suo regno di Tessaglia ; e di lui null’altro
più
si racconta che la trista fine. Si narra che la n
di essa arrestavasi ripensando ai dì che furono, quando egli duce dei
più
degni Eroi, varcava su quella incogniti mari. Ma
divini che solevano prodigarsi agli altri Eroi. Invece fu onorata ben
più
la stessa nave, che i poeti asserirono assunta in
stesse dell’ Arcipelago greco, per quanto vicine tra loro, non che le
più
distanti negli altri mari, non avrebbero potuto e
rono per ricuperarlo. I poeti per altro prescelgono sempre quel che è
più
maraviglioso, ancorchè sia men vero, e vi aggiung
dall’antico tragico latino, sembra così vera e naturale che apparisce
più
favoloso il racconto storicamente vero della mara
bellito il racconto della spedizione degli Argonauti, nessuna divenne
più
popolare di quella del fiero carattere di Medea.
la perdita della tragedia di Ovidio intitolata Medea, perchè tutti i
più
celebri scrittori latini ne parlano con tante lod
da far credere che fosse un capo lavoro dell’arte tragica76 ; e tanto
più
è da lamentare una tal perdita in quanto che ness
guerre son tutt’altro che civili nel senso morale, essendo invece le
più
incivili e immorali di tutte, e segno manifesto d
78, così per la discordia si dissolve e dileguasi79. Furon pertanto i
più
grandi benefattori della umanità coloro che primi
i erano Orfeo ed Anfione, la cui esistenza appartiene ai tempi eroici
più
remoti. Essi sono da annoverarsi tra i Semidei, a
o chi di loro due esistesse prima, comincierò da Anfione, del quale è
più
breve il racconto. Anfione fu creduto figlio di
ifica il potere della poesia e della musica sugli animi delle persone
più
rozze e dure per attirarle a un genere di vita pi
nimi delle persone più rozze e dure per attirarle a un genere di vita
più
umano e sociale. A questo fine e con questo stess
sso che fu marito di Niobe, come dice Ovidio81, egli ebbe a provar la
più
crudele sventura domestica, quella cioè di perder
ove discese essendo egli in prima vita. Narrano i poeti, e tra questi
più
splendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo nel g
i molti Eroi di questo nome (Cicerone ne conta 6 e Varrone 43) fu il
più
fortunato quello Tebano, perchè arricchito delle
Alcmena sua moglie ; ma fu detto che era figlio di Giove, per render
più
credibili, secondo le idee di quei tempi, le sue
ere poetico dell’eroismo greco, avendogli attribuito i Greci tutte le
più
straordinarie e mirabili prove, in premio delle q
hiamata l’Idra femmina, costellazione boreale adorna di 52 stelle, la
più
grande e lucente delle quali fu detta e dicesi an
stazioni come il cinghiale di Calidonia. Ercole da sè solo compiè una
più
ardua impresa che ucciderlo, perchè lo prese vivo
ea, come diremo. 6ª Fatica : Le Amazzoni Le Donne antiche eran
più
fiere delle moderne. Oltre quelle che nell’isola
etimologie ; ma il lettore non si spaventi : io riporterò soltanto la
più
comune e adottata generalmente, che fa derivare l
uel che raccontano di queste guerriere i Mitologi, che cioè per esser
più
spedite a tirar d’arco, si tagliavano o bruciavan
a scoperta dell’America, e fu dato il nome di fiume delle Amazzoni al
più
gran fiume di quel nuovo continente e del mondo,
gantesca e di forma mostruosa, con tre corpi, tre teste e sei ale ; e
più
mostruoso era l’ animo suo crudele che dilettavas
i Mitologi, pose in questo stretto due colonne coll’ iscrizione : Non
più
oltre. Fu creduto che fosse questo un avvertiment
foce stretta, « Ov ’Ercole segnò li suoi riguardi, « Acciocchè l’uom
più
oltre non si metta. » Perciò poco più oltre, fin
oi riguardi, « Acciocchè l’uom più oltre non si metta. » Perciò poco
più
oltre, fino al tempo di Colombo, si azzardarono g
ta fatica doveva compiersi nell’Inferno ; ed Ercole vi si accinse ben
più
volentieri che alle altre, perchè trattavasi di l
a cercar Teseo, lo staccò dallo scoglio e lo condusse via con sè. Di
più
si trascinò dietro il cane infernale fino alla su
e di giunta o di soprappiù ; delle quali converrà almeno accennare le
più
note e famose. Combattè Ercole spontaneamente col
iglio di Nettuno e della Terra ; e benchè l’Eroe Tebano lo abbattesse
più
volte, quegli appena steso sul terreno risorgeva
no lo abbattesse più volte, quegli appena steso sul terreno risorgeva
più
forte di prima a combattere : la madre Terra rend
regni sono armati, come era armata Roma, e come sono i Svizzeri, sono
più
difficili a vincere quanto più ti appressi a loro
ata Roma, e come sono i Svizzeri, sono più difficili a vincere quanto
più
ti appressi a loro ; perchè questi corpi possono
ere quanto più ti appressi a loro ; perchè questi corpi possono avere
più
forze a resistere ad uno impeto che non possono a
imora, « E com’albero in nave si levò. » (Inf., xxxi,v. 142.) Tra i
più
famosi masnadieri e assassini che Ercole uccise è
e perciò fu dato a questo mostro per antonomasia, ad indicare cioè il
più
gran malvagio che sia mai esistito. I poeti dicon
ò in appresso in Roma sino agli ultimi tempi del Paganesimo. Tutte le
più
minute particolarità di tale avvenimento furono a
le loggie dell’Orgagna in Firenze, scultura di Gio. Bologna. Di altra
più
tremenda e famosa pugna de’Centauri converrà parl
le perchè non gli furono da quel re spergiuro osservati i patti, sarà
più
a proposito ragionare nel racconto dei re di Troi
sti qui l’avere accennate queste imprese che in appresso racconteremo
più
a lungo. È tempo ormai che Ercole abbia un poco d
vè morire. Dovè combattere per Deianira col Dio del fiume Acheloo, il
più
gran fiume della Grecia, e perciò da Omero chiama
giganti, vinse con molta facilità Acheloo sotto qualunque forma, e di
più
gli ruppe un corno, onor della fronte degli Dei d
stoRe e Polluce L’ origine mitologica di Càstore e Pollùce è delle
più
strane e incredibili : ciò non ostante, o forse a
rane e incredibili : ciò non ostante, o forse appunto perciò, è delle
più
famigerate presso gli Antichi. Storicamente Casto
o vi fossero Polluce ed Elena, e nell’altro Castore e Clitennestra. I
più
antichi affermarono che Polluce ed Elena, nati da
causa di quella guerra, come vedremo97. Castore e Polluce diedero il
più
grande e celebre esempio di amor fraterno. Erano
le condussero via entrambe senza incontrare verun ostacolo. L’impresa
più
utile che fecero a vantaggio della umanità fu di
muoversi in giro « L’oricrinite stelle di Santermo 99. Dante parla
più
volte della costellazione dei Gemelli nella Divin
lume conduce100 « Tu vedresti il Zodiaco rubecchio « Ancora all’Orse
più
stretto rotare, « Se non uscisse fuor del cammin
piente legislatore di quel popolo. Nella sua vita pubblica appartiene
più
alla Storia che alla Mitologia ; ed all’opposto n
he alla Mitologia ; ed all’opposto nella vita privata, o di famiglia,
più
alla Mitologia che alla Storia. La Cronologia gre
ro, parola composta dei nomi di Minosse e di Tauro, ossia toro101. Di
più
fu detto che questo mostro era carnivoro e pascev
e. Gli Antichi rammentano quattro labirinti : 1° quello di Egitto, il
più
grande di tutti ; 2° questo dell’isola di Creta f
2° questo dell’isola di Creta fatto a somiglianza di quello, ma molto
più
piccolo ; 3° il labirinto dei Cabiri nell’isola d
sse un ipogeo come le catacombe dei primi Cristiani : degli altri 3 è
più
difficile indovinare lo scopo o l’uso. Quello di
103, e diedero questo epiteto anche ad alcune Divinità, non che alle
più
straordinarie opere d’arte. Anche l’Ariosto chiam
ce agli Ateniesi non tanto per la causa che la fece sorgere, quanto e
più
ancora per gli straordinarii effetti che ne deriv
verità istorica, essendo tutto il rimanente da riporsi tra le favole.
Più
volte prima d’ora abbiamo avuto occasione di ramm
tar questo Eroe : i suoi concittadini lo hanno introdotto in tutte le
più
celebri imprese di quei tempi, nella caccia del c
madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene per mare con viaggio
più
breve e più sicuro ; ma egli preferì di viaggiar
ber voluto che egli andasse ad Atene per mare con viaggio più breve e
più
sicuro ; ma egli preferì di viaggiar per terra de
i incominciano i suoi fatti eroici ; dei quali accenneremo soltanto i
più
straordinarii che si distinguono per qualche sing
a prendere ospizio in casa sua, li legava in un letto, e poi se eran
più
lunghi di quello tagliava loro le gambe che sopra
lunghi di quello tagliava loro le gambe che sopravanzavano, e se eran
più
corti li faceva giungere alla misura di quel lett
razione in tutti gli spettatori col suo avvenente e nobile aspetto, e
più
per la destrezza e il valore con cui superò i più
e nobile aspetto, e più per la destrezza e il valore con cui superò i
più
famosi competitori ; e a tutti dispiacque, e più
ore con cui superò i più famosi competitori ; e a tutti dispiacque, e
più
che agli altri ad Arianna figlia di Minosse, che
ei stessi del Paganesimo avevano difetti e vizii, come abbiamo notato
più
volte, non è sperabile di trovar perfetti i Semid
a non tutto gli andò a seconda, come vedremo. E parlando in prima dei
più
celebri fatti felicemente da lui compiuti, rammen
Sicilia. Questo tiranno propose un premio a chi inventasse un nuovo e
più
tormentoso genere di supplizio ; e un tal Perillo
en meritata dall’iniquo artefice che si fece ministro di crudeltà del
più
efferato tiranno. Ecco come Dante riferisce quest
na tal simpatia, che, deposte le armi, si abbracciarono e divennero i
più
fidi amici dell’antichità. Senza citare i poeti,
del pranzo, essendo riscaldati dal vino, manifestarono la loro natura
più
bestiale che umana, tentando di rapire la sposa e
o feriti113. Non v’era però fra questi il Centauro Chirone, che fu il
più
umano e il più sapiente e dotto, non solo fra i C
n v’era però fra questi il Centauro Chirone, che fu il più umano e il
più
sapiente e dotto, non solo fra i Centauri (il che
o vanno a mille a mille « Saettando qual’anima si svelle « Del sangue
più
che sua colpa sortille. » Anche nelle Belle Art
presentati i Centuari secondo le descrizioni mitologiche ; ed uno dei
più
celebrati è quello di Giovan Bologna sotto le Log
a Teseo e Piritoo si trova nell’essersi aiutati scambievolmente nelle
più
strane e perigliose imprese che o all’uno o all’a
se imprese che o all’uno o all’altro venisse in idea di tentare. E la
più
strana davvero e la più pericolosa fu quella di P
o all’altro venisse in idea di tentare. E la più strana davvero e la
più
pericolosa fu quella di Piritoo di andare all’Inf
opo la morte dell’invasore Menesteo, i figli di Teseo, tra i quali il
più
noto chiamavasi Demofoonte, ricuperarono il regno
della origine mirabilissima di Tebe, di cui altra non havvene che sia
più
maravigliosa : sappiamo inoltre che da madre Teba
amante re di Tebe era l’ariete col vello d’oro ; Tebano fu Ercole, il
più
forte e il più famigerato degli antichi Eroi. Ora
be era l’ariete col vello d’oro ; Tebano fu Ercole, il più forte e il
più
famigerato degli antichi Eroi. Ora sono da raccon
dire dallo Stato l’uccisore di Laio. Edipo si diè premura di farne le
più
minute investigazioni ; e dalle circostanze del t
to re degli Argiesi ne sposò la figlia Argia, e così impegnò anche di
più
quel re, divenuto suo suocero, ad aiutarlo a ricu
o e la discordia per impadronirsi del regno ; e divenne tosto uno dei
più
esecrati tiranni. E per primo atto inumano proibì
; e il tiranno condannolle entrambe a morte, stimando così di render
più
sicuro il possesso del trono per la sua dinastia.
egno ; e cominciò da quello di Polinice, la causa del quale era molto
più
urgente e più giusta. Prima per altro di dichiara
ciò da quello di Polinice, la causa del quale era molto più urgente e
più
giusta. Prima per altro di dichiarar la guerra ad
iuttosto l’Antropofago : infatti invece di conciliare, inasprì sempre
più
, perchè non solo altercò, ma diede di piglio alla
mura di Tebe. Ebbe da Deifile un figlio che fu il famoso Diomede, il
più
valoroso, dopo Achille, fra tutti i capitani grec
le : « O Capaneo, in ciò che non s’ammorza « La tua superbia, se’ tu
più
punito : « Nullo martirio, fuor che la tua rabbia
loro connubio era nato un figlio di nome Stènelo, che fu poi uno dei
più
valorosi guerrieri all’assedio di Troia. Orazio l
andò al Tartaro ma agli Elisii, e che in Grecia aveva un Oracolo dei
più
celebrati e rendeva responsi dei più veridici. Ma
e in Grecia aveva un Oracolo dei più celebrati e rendeva responsi dei
più
veridici. Ma Dante che non credeva concessa all’u
i del Vento era insuperabile), o di essere uccisi se perdevano. E già
più
d’uno aveva inesorabilmente pagato colla vita il
Peloponneso. Da Ippodamia ebbe sei figli che tutti divennero re, ma i
più
noti per fama infame furono Atreo e Tieste. L’ini
perfidia impareggiabile di questi due mostruosi fratelli furono rese
più
orribili dalle amplificazioni degli antichi pœti.
propria moglie fosse segretamente d’accordo con Tieste, uccise i due
più
giovani figli, Tantalo e Plistene, e ne imbandì l
il che fa supporre che sì orrendo e ributtante spettacolo fosse dato
più
volte sui teatri romani ; e Cicerone nel De Offic
i valore armati. Così raccontano i pœti, i quali erano in quell’epoca
più
arditi di Darwin e compagni Antropologi a far der
e pure de’ suoi due celebri figli Aiace Telamonio e Teucro, parleremo
più
opportunamente in appresso. Ora convien dire di P
esta fu Teti ninfa marina, dalla quale doveva nascere un figlio molto
più
illustre e potente del padre. Questo decreto del
ordo convennero di unirla in matrimonio con quel mortale che ne fosse
più
degno per bontà di animo e per parentela coi Numi
escelto fu Peleo, ottimo principe e nipote di Giove. Furono queste le
più
splendide nozze che fossero mai celebrate sulla T
do dall’alto sulla mensa un aureo pomo colla iscrizione : Si dia alla
più
bella. Ed ecco subito eccitata la gara e l’invidi
pastore che senza prevenzione alcuna dichiarasse qual Dea gli paresse
più
bella. Tre sole Dee si ostinarono nelle loro pret
ausa vinta ; cioè Giunone le maggiori ricchezze del mondo, Minerva la
più
gran sapienza e Venere la più bella donna per mog
aggiori ricchezze del mondo, Minerva la più gran sapienza e Venere la
più
bella donna per moglie. Il pastore consegnò l’aur
cui questa città è passata ai posteri, consacrata all’immortalità dai
più
sublimi pœti, non era il solo nè il primo che ess
gia dei re Troiani quale Omero fa dirla da Enea ad Achille : « Ma se
più
brami di mia stirpe udire « Al mondo chiara, prim
polo le Idèe falde cuopriva. « Di Dardano fu nato il re d’ogni altro«
Più
opulente Erittonio……. « ……. D’Erittonio nacque «
i Ilo ed Assaraco « E il deiforme Ganimede, al tutto « De’mortali il
più
bello, e dagli Dei « Rapito in cielo, perchè foss
glio di Vulcano. Anche Omero, come abbiam veduto, lo dice soltanto il
più
opulento di ogni altro re. Da Erittonio nacque Tr
. Omero preferisce il vocabolo Ilion ; ma gli altri pœti usano per lo
più
indiscriminatamente i diversi nomi di Troia : sol
ella città ed anche il territorio. Questa distinzione che riconoscesi
più
d’una volta nelle espressioni di Virgilio fu adot
citate di sopra. Il nome poi di Pèrgamo era dato soltanto alla parte
più
alta e più fortificata della città, ov’era anche
sopra. Il nome poi di Pèrgamo era dato soltanto alla parte più alta e
più
fortificata della città, ov’era anche il palazzo
u l’unico figlio di Ilo e il penultimo re di Troia ; e di lui parlano
più
a lungo i Mitologi che di tutti i suoi predecesso
medesima Dopo che Venere ebbe riportato pel giudizio di Paride il
più
splendido trionfo nel vanto della bellezza sopra
ntener la promessafatta al giudice, di procurargli cioè per moglie la
più
bella donna del mondo. Ma la più bella donna che
e, di procurargli cioè per moglie la più bella donna del mondo. Ma la
più
bella donna che allor vivesse era la spartana Ele
sposto da bambino nelle selve, e per tale lo riconobbero senza pensar
più
al sogno di Ecuba e all’interpretazione di quello
ltre, per non andar senza dote al suo nuovo marito, portò via tutti i
più
preziosi tesori della corte spartana. Menelao, ch
ò vendetta e l’ottenne. D’accordo col suo fratello Agamennone, di lui
più
potente e più ardito, rappresentò a tutti i princ
’ottenne. D’accordo col suo fratello Agamennone, di lui più potente e
più
ardito, rappresentò a tutti i principi greci l’of
propria figlia Ifigenía, e la immolò difatti, secondo che scrivono i
più
, e tra questi anche Dante, che rammentando nel Ca
hio ; ma aveva un gran numero di figli esercitati tutti nelle armi, e
più
valente degli altri Ettore, il più rispettabile E
gli esercitati tutti nelle armi, e più valente degli altri Ettore, il
più
rispettabile Eroe dell’antichità, poichè a lui no
anni si riducono a pochi : la noia e la stanchezza divenivano sempre
più
generali ed intollerabili ; e perciò inventarono
lungo e lento assedio di Troia avvennero intorno alle mura di essa le
più
memorabili battaglie, che furono narrate maravigl
atti ivi narrati si estende, secondo i computi degli eruditi, tutt’al
più
a 51 giorno. Anche chi non abbia prima d’ora lett
e da soma. Finchè durò il Paganesimo, tutti i popoli antichi, anche i
più
civili, e gli stessi Romani, consideravano gli sc
ltra schiava in compenso, diversamente toglierebbe a forza quella che
più
gli piacesse a qualunque degli altri capitani, fo
non era trattenuto dalle eloquenti esortazioni del vecchio Nestore, e
più
ancora dalla Dea Minerva, che « Gli venne a terg
ì di uccidere il re dei re. Obbedì Achille, ma giurò per altro di non
più
combatter per esso. E ritiratosi nelle sue navi c
esero coraggio ad assaltare i Greci, ed in pochi giorni furon date le
più
straordinarie e famose battaglie che sieno mai st
veste poetica : diverrebbero monotone narrandole in prosa, ora tanto
più
che le armi da fuoco hanno resa inutile la straor
fuoco hanno resa inutile la straordinaria forza del braccio, e che il
più
debole artigliere col suo cannone è più potente e
a forza del braccio, e che il più debole artigliere col suo cannone è
più
potente e più micidiale di Achille e di Diomede c
accio, e che il più debole artigliere col suo cannone è più potente e
più
micidiale di Achille e di Diomede colle spade e c
eranno parte o per gli uni o per gli altri combattenti 132. Il fatto
più
strano che si possa immaginare si è che Venere e
nfitte dei Greci ; e per quanto Agamennone gli offrisse per mezzo dei
più
illustri personaggi della sua armata, oltre la re
tri personaggi della sua armata, oltre la restituzione di Briseide, i
più
ricchi doni ed una delle proprie figlie in isposa
iagure umane 133. » Parrebbe che dopo la morte di Ettore, che era il
più
formidabil guerriero Troiano, e sopravvivendo tut
delle precedenti battaglie e per le gravi ferite che avevano tocche i
più
dei capitani di ambe le parti, vi fosse, senza bi
o opra di Vulcano, impareggiabili per tempra e per lavoro. Rimasero i
più
ostinati a contrastarsele Aiace Telamonio ed Ulis
ro i più ostinati a contrastarsele Aiace Telamonio ed Ulisse ; quegli
più
prode di braccio, questi più valente di consiglio
rsele Aiace Telamonio ed Ulisse ; quegli più prode di braccio, questi
più
valente di consiglio. In pubblico parlamento espo
cavallo contenesse molti armati (dicono trecento), e questi fossero i
più
prodi guerrieri capitanati dall’accortissimo Ulis
già partito sulle navi e ritiratosi dietro l’isola di Tènedo, venti e
più
miglia distante. Nè mancò fra i Troiani chi propo
he empirebbero un volume, e conviene almeno accennarne i principali e
più
famigerati. L’episodio di Laocoonte fu reso celeb
e i Troiani a portare in Troia il cavallo di legno, oltre al farne la
più
eloquente narrazione Virgilio, ne parla anche Dan
are il cavallo, venne così ad essere atterrato dai Troiani stessi. Ma
più
che all’insidia del cavallo di legno è probabile
li scrittori greci per non menomare il merito dei loro Eroi nascosero
più
che poterono il tradimento, talchè a noi di quel
capitolo a parte. Fra gli episodii però dell’eccidio di Troia uno dei
più
lagrimevoli è quello della morte del vecchio re P
della morte del vecchio re Priamo, che dopo aver veduti spenti i suoi
più
prodi e più cari figli, oltre una gran parte dei
del vecchio re Priamo, che dopo aver veduti spenti i suoi più prodi e
più
cari figli, oltre una gran parte dei suoi sudditi
alla mitologica invenzione, la interpretò al tempo stesso secondo le
più
comuni leggi dell’umana natura, che cioè Ecuba, o
li e tante fatiche, ora finalmente lieti della vittoria e paghi della
più
tremenda e memorabil vendetta. Le prede non eran
no con le proprie navi ed i proprii sudditi superstiti senza dipender
più
dagli altrui consigli o deliberazioni. Agamennon
colo Astianatte rimasto solo in quella tomba, e si tratteneva con lui
più
che poteva per fargli compagnia ed avvertirlo del
incipali guerrieri. E incominciando dal re dei re, troviamo che a lui
più
funesto che agli altri fu il ritorno in patria. N
ù funesto che agli altri fu il ritorno in patria. Nel tempo della sua
più
che decenne assenza, Egisto suo cugino e figlio d
a tradimento da Egisto, e Cassandra da Clitennestra, non chè tutti i
più
fidi compagni di Agamennone ivi presenti, dagli s
reste figlio di Agamennone e di Clitennestra ; ma la sorella Elettra,
più
assennata e pietosa della madre, lo aveva segreta
po in preda ai rimorsi, sempre accompagnato dal fidissimo Pilade, che
più
e più volte espose la propria vita per salvar que
preda ai rimorsi, sempre accompagnato dal fidissimo Pilade, che più e
più
volte espose la propria vita per salvar quella de
sta sino in Egitto ; e di là tornati a Sparta vissero insieme in pace
più
anni. Ma Elena, morto che fu Menelao, essendo odi
per conquista. Quindi sposò Lanassa nipote di Ercole, ed ebbe da essa
più
figli. La fine però di quest’eroe fu poco glorios
formarono la dinastia detta dei Pirridi o Eàcidi 138, fra i quali il
più
celebre è quel Pirro re di Epiro che venne in Ita
Troia per mano di Ettore, o, secondo altri, di Mennone. Diomede, il
più
prode guerriero dopo Achille, arrivò salvo in Arg
nipote di Minosse la fondazione di questa città ; ma Omero che parla
più
volte con gran lode del valore di Idomeneo, quant
e ; ma dopo la tempesta che avea divisa la flotta greca nessuno seppe
più
nulla di Ulisse. V’ era però speranza che egli vi
po fosse stato chi sa quante volte agli antipodi e ritornato, e fatta
più
e più volte la circumnavigazione del nostro globo
se stato chi sa quante volte agli antipodi e ritornato, e fatta più e
più
volte la circumnavigazione del nostro globo. Inve
o sappiamo che Ulisse, come gli fa dire anche Dante, stette con Circe
più
d’un anno là presso Gaeta « Prima che sì Enea l
sì Enea la nominasse ; » e poi fu trattenuto dalla Ninfa Calipso per
più
di sette anni nell’isola di Ogige 140, talchè res
spazio, determiniamo i luoghi che, secondo Omero, egli toccò, e dove
più
o meno si trattenne, e poi noteremo i più mirabil
o Omero, egli toccò, e dove più o meno si trattenne, e poi noteremo i
più
mirabili casi ai quali trovossi esposto. Lasciate
i là comodamente in Itaca su di una nave dei Feaci stessi. Tra i casi
più
straordinari e mirabili avvenuti ad Ulisse in que
tenevam le ciglia, « Una morte temendone vicina, « Sei de’compagni, i
più
di man gagliardi, « Scilla rapimmi dal naviglio.
Trad. di Pindemonte). Da questa descrizione, che è una delle quattro
più
maravigliose rammentate da Orazio nella Poetica,
ese di far l’enumerazione di tutti, ma soltanto di citarne alcuni dei
più
straordinarii e mirabili a conferma della sua tes
ativa dopo venti anni di assenza ; ed ivi poste in opera tutte le sue
più
mirabili astuzie, potè finalmente coll’aiuto del
riscono che egli fu ucciso prima di giungervi, ed altri che non tornò
più
in patria e perì insieme co’ suoi compagni in una
a forza e l’astuzia, e sceglie per protagonisti dei suoi due poemi il
più
forte e il più astuto dei personaggi della guerra
uzia, e sceglie per protagonisti dei suoi due poemi il più forte e il
più
astuto dei personaggi della guerra di Troia, e gi
li giustamente osserva), « Ma poichè frode è dell’uom proprio male «
Più
spiace a Dio ; » dovè esser perciò assai meno in
e Ulisse tra i rei del fuoco furo col Conte Guido da Montefeltro, il
più
grande ingannatore del Medio Evo. Di Achille dice
a sua fine (molto diversa da quella che narra Omero), affinchè sembri
più
vera ; ed è questa : che Ulisse volle passar le c
ndare in cerca di nuove regioni nell’Oceano atlantico ; e, quel che è
più
notabile, tenne presso a poco la stessa direzione
ssa direzione di Colombo, 2600 anni prima di lui, ma piegando un poco
più
al sud ; e dopo 5 mesi lunari aveva già passata l
a linea, ossia l’equatore, quando vide in distanza una montagna bruna
più
alta di quante mai ne avesse vedute, e da quella
che potesse stare a fronte di Achille. Tutta la fama che rese uno dei
più
illustri il nome di Enea e degno di poema e d’ist
n questi viaggi impiegò sette anni, essendosi però fermato a lungo in
più
luoghi. T. Livio per altro dice soltanto che Enea
esta entrando « Per di frondi velare i sacri altari, « Mentre de’suoi
più
teneri e più verdi « Arbusti or questo or quel di
« Per di frondi velare i sacri altari, « Mentre de’suoi più teneri e
più
verdi « Arbusti or questo or quel diramo e svelgo
un altro ne divelsi ; « Ed altro sangue usciane : onde confuso « Vie
più
rimasi ; e nel mio cor diversi « Pensier volgend
Il diro annunzio. Ritentando ancora, « Vengo al terzo virgulto, e con
più
forza « Mentre lo scerpo, e i piedi al suolo appu
Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi ; « Ben dovrebb’esser la tua man
più
pia, « Se state fossim’ anime di serpi. « Come d’
ne che facea fabbricare la città di Cartagine. Secondo i Cronologisti
più
accreditati, Didone viveva tre secoli dopo la gue
ma ed a quei compagni di Enea, dai quali vantavansi discesi molti dei
più
nobili ed illustri Romani. Didone, chiamata altr
il nome, che tuttora conservano, da qualcuno dei compagni di Enea. I
più
notabili sono il capo Misèno 151 e la città di Ga
ati già tutti, amaro pianto « Ed alte strida insieme ne gittaro ; « E
più
degli altri Enea. » Qui il poeta fa una lunga de
Ulisse : « ……………… Quando « Mi dipartii da Circe, che sottrasse « Me
più
d’un anno là presso a Gaeta. « Prima che sì Enea
uomini la loro volontà e le loro intenzioni con certi segni sensibili
più
o meno evidenti. E siccome la volontà e l’intenzi
conosciuti falsi e bugiardi. La Divinazione esisteva in Oriente dalla
più
remota antichità, e principalmente nell’India e n
d aggiunge poi che quel vocabolo di superstizione ebbe in appresso un
più
esteso significato, riferibile a tutte le stolte
accennata la distinzione che facevano non solo i filosofi ma ancora i
più
celebri antichi romani fra religione e superstizi
onsiderati come i profeti dei Pagani, basterà parlare di qualcuno dei
più
celebri dell’Epoca eroica. Tra i quali ha maggior
e viveva ai tempi della guerra dei sette Prodi. Di lui si raccontano
più
mirabili fatti che di qualunque altro indovino. B
sse le maschili penne. » La qual favola significa che egli conosceva
più
d’ogni altro i pregi e i difetti delle persone di
o a decidere una questione insorta fra Giove e Giunone, se cioè fosse
più
felice la condizione dell’uomo o della donna ; e
o o della donna ; e poichè egli diede ragione a Giove, che cioè fosse
più
felice la donna, Giunone per dispetto lo acciecò,
que vi discendeva diveniva poi tanto serio e mesto che non rideva mai
più
finchè vivesse. Perciò di un uomo malinconico e c
enso palese o supposto di questi libri si regolavano spesso in Roma i
più
alti affari di Stato ; e si ricorreva talvolta a
erdotesse di Apollo, nessuno avrebbe potuto assicurarlo, e si credeva
più
facilmente l’inesplicabile maraviglioso che il di
dei sacerdoti pagani. Molte erano le Sibille rammentate dagli Antichi
più
pel luogo della loro nascita che pel nome loro o
ieci soltanto furon riconosciute e registrate come tali da Varrone il
più
celebre erudito del Paganesimo ; e sono le seguen
e il fagiano di Marziale ; poichè chiamano Fagiano del Fasi la specie
più
comune che si conserva e moltiplica nelle fagiani
meno per riacquistare le forze illanguidite dalla vecchiezza, e viver
più
a lungo. Disgraziatamente la Storia ci fa sapere
a prolungare quella dei vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica
più
volte per alcuni principi e potenti della Terra.
o temperare quam indulgere maluisset. » — E Ovidio stesso, che per lo
più
rammenta modestamente altre sue Opere, e di talun
nte altre sue Opere, e di talune confessa ancora i difetti, parla poi
più
volte con gran convinzione e sicurezza del suo va
entata da Machiavelli ne’suoi Discorsi, e poi nello stesso secolo xvi
più
estesamente e con metodo scientifico dimostrata d
o sperato (perchè l’esecranda fame dell’oro chiude il cuore a tutti i
più
nobili e delicati sentimenti), si gettò in mare,
Arte poet., v. 391…..) 84. Sebbene Ercole sia celebrato da tutti i
più
antichi poeti, incominciando da Omero che accenna
da questa parte la stella Espero, ed ultima Esperia la Spagna, perchè
più
lontana dalla stessa parte. 89. « Che giova n
i Ercole. 95. Vedasi la canzone di Fulvio Testiintitolata : La virtù
più
che la nobiltà fa l’uomo ragguardevole. 96. « Ca
del Purgatorio, ove dice : « …..Nella vacca entrò Pasife ; » e poco
più
oltre aggiunge : « Che s’imbestiò nelle imbestia
sæpibus ova, « Antiquique memor, metuit sublimia, casus. » 106. A
più
forte ragione può applicarsi ai fatti mitologici
Procuste il Sonetto, perchè dev’essere di soli quattordici versi, nè
più
nè meno ; e notando le difficoltà di chiuder bene
anto il Ciel destina « L’opra scabrosa ; o per lung’uso ed arte « Via
più
la mano e più l’ingegno affina. » 108. Con que
estina « L’opra scabrosa ; o per lung’uso ed arte « Via più la mano e
più
l’ingegno affina. » 108. Con queste ultime par
n queste ultime parole sembrerebbe che Plutarco lodasse e dichiarasse
più
giusta di tutte la pena del taglione. Notino pera
eci (non inconsiderati) « Come fu Jefte alla sua prima mancia ; « Cui
più
si convenia dicer : Mal feci, « Che, servando, fa
due appellattivi Romani e Quirites il primo aveva una significazione
più
estesa, riferibile non solo alle relazioni intern
otrebbe in italiano chiamarsi Ulissea ; ma nella nostra lingua per lo
più
si seguono i Latini e non si fa altro che tradurl
darsi che lo avesse interpretato come gli faceva comodo ; ma forse è
più
probabile che nelle copie di Virgilio vedute da D
i essa era figlia e la sua malaugurata predilezione per Enea : « Che
più
non arse la figlia di Belo, « Noiando ed a Sicheo
iresia finchè non ebbe ribattuto li due serpenti con la verga era non
più
maschio, ma femmina. Perciò usa il pronome di gen
a insieme con quella di David : Teste David cum Sybilla. 164. Tra le
più
celebri pitture delle Sibille basterà citare quel
gli Artisti queste Lezioni, di guisa che non possiam ricercarvi quel
più
peregrino sapere, quella più squisita dottrina, c
di guisa che non possiam ricercarvi quel più peregrino sapere, quella
più
squisita dottrina, che in tali studj addimandasi
orosi filologi Alemanni, fosse degna della pubblica luce. Altri studj
più
cari me lo vietano ora; nondimeno gli son riconos
ella gioventù fosse entrato l’amore di questi studj io avrei fatto di
più
» 2. Veramente unanime fu l’ammirazione per le ve
ebbe sorgere, insieme colle voci di alta riconoscenza per lui, frutto
più
copioso di nobili ed efficaci opere, onde l’Itali
osi Varrone, nei quali si contengono imprese che argomento furono dei
più
celebrati antichi poemi. Il lungo viaggio degli A
’oro conquistato da Giasone, che, soccorso da Giunone, dal coraggio e
più
dall’amore, vinse tanti pericoli, somministrerà m
r delle memorie antiche. » di quello che colla divina Iliade dettò i
più
sublimi concetti a Fidia, a Zeusi, a Polignoto e
, e mille altre divinità della Morale, che nel segreto del loro cuore
più
che i falsi numi adorate furono dai filosofi dell
furono dai filosofi dell’antichità, che meno di noi le nominavano, ma
più
n’erano fedeli ai venerati precetti. Vorrei nel p
mitare l’architetto, che colla facciata dell’edifizio ne raccomanda i
più
segreti divisamenti, e costringe a percorrerlo l’
ortale, dagli abissi si alzò sino al cielo, sentiva farsi maggiore, e
più
terribili nasceano dalle mani animose le immagini
aggior grado di calore divennero volatili; quelle che in loro avevano
più
terra, furono rettili ed animali terrestri; quell
rio, lo difendono da tanto rimprovero, asserendo che di Dìo ebbe idee
più
giuste di ogni altro pagano. Orazio, infatti, lo
logia degli Dei. Nel principio era il Caos, indi la Terra, l’Amore il
più
bello fra i numi immortali. Il Caos generò l’Èreb
sua amica. Giova ridirne i versi: « Qual dagli antri marini L’astro
più
caro a Venere Coi rugiadosi crini Fra le fuggenti
Terra col Tartaro, volendo vendicare i Titani, e generò l’ultimo e il
più
terribile dei suoi figli. Tifone, dalle di cui sp
e pure da Semele Bacco, ed Ercole da Alcmena. Vulcano sposò Aglaia la
più
giovane delle Grazie. Bacco si congiunse all’abba
parlava, e lodar gli accorti detti I benefici numi, e guerra il core
Più
che innanzi chiedeva, e guerra a gara Moveano tut
la voce al ciel stellato arriva E della zuffa l’ululato; e Giove Non
più
contiene l’ira sua. D’eterno Vigor ridonda l’anim
a tutti i luoghi destinati al culto di qualche nume. Si dividevano in
più
parti i templi: la prima dicevasi vestibolo, dove
quali era affidata la tutela delle città, collocando la loro sede nel
più
elevato sito, sembravano signoreggiarle. In mezzo
erano volti all’oriente, poiché ninno omaggio riputavano agli eterni
più
caro della luce, primogenita degli esseri ed anim
i numi. Infatti, al dir di Giovenale, qual’ostia non merita di vivere
più
del colpevole? La viva acqua dei fiumi purgar dov
fizj assistevano certi ministri detti lignitori, perché l’omettere la
più
piccola diligenza credevasi esser principio d’inf
ra pecora gravida sgozzavano a Brimo, dea severa e terribile, che nel
più
profondo della notte, quando « Del sonno il pere
nta il volto, Quasi rosa tra fior, Briseide bella. Il cignal sacro da
più
funi avvolto Tenea Taltibio; Agamennón s’accosta,
ro quell’onore « Che solo in terra avanzo è della morte? » Nulla di
più
santo presso gli antichi che le tombe: onde Tibul
nsigne pira, e vi ardevano le cose che nella vita loro erano state le
più
care, le armi, i destrieri e (oh barbarie:) gli u
tessi, che fatti schiavi avevano le vicende instabili della guerra. I
più
stretti congiunti (ministero pietoso e tristo ad
to ad un tempo) rivolgendo le faci indietro, accendevano il rogo. Che
più
: Fra le consorti, nell’Oriente, quando il cadaver
Tutto additava fra i primi uomini la semplicità dei loro costumi, che
più
ancora si manifestava nel modo d’o norare gl’immo
composti; e piacque ogni forma, quantunque si osservasse di costruire
più
alti quelli ch’esser sacri doveano a Giove e agli
più alti quelli ch’esser sacri doveano a Giove e agli altri celesti,
più
bassi tenendo i destinati agli Dei della terra. D
one dei mortali reputava che così avvicinandosi al cielo, giungessero
più
rapidamente innanzi agli Dei i voti e i sospiri.
l’imperatori romani nel numero degli Dei, ebbero ancor essi altari, e
più
dei numi, non perchè tutti gli credessero ascritt
ti al concilio dei celesti, ma perchè gli schiavi temerono mai sempre
più
i tiranni che la divinità. Esiste ancora in Narbo
rei il catalogo di questi sacri utensili, se in queste cose la vista,
più
di ogni descrizione, non ammaestrasse; onde per v
utarco ha lasciato scritto, non vietò così barbaro costume. Volete di
più
? Udite come Cicerone rimprovera ai Galli questo c
, e con il proprio sangue. Infelice fanciul, bagni il tuo regno. Ahi:
più
del padre il tuo volto deforme Non ritiene le nob
iulla Frigia intanto chinò la mesta faccia. Che l’ultimo rossor facea
più
bella, Come più dolce del morente sole E il raggi
anto chinò la mesta faccia. Che l’ultimo rossor facea più bella, Come
più
dolce del morente sole E il raggio, allor che la
di Teutate e d’Eso orribile, sui quali palpitavano vittime umane. Che
più
: a Venere stessa uomini sacrificavano i Cerasti;
nesi i propri figli offerivano, il fiore della gioventù; e quel che é
più
terribile, doveano assistere al sacrifizio le mad
ella man feroce, D’afferrar Polissena; ed essa grida: Achivi, onde io
più
non ho patria, alcuno Non sia tra voi che d’appre
le Che prima al re titol di padre desse; Che tolta dalla man de’ suoi
più
cari Fu condotta all’aitar tutta tremante: Non pe
ncitori e sicuri, e nel ritorno Per me baciate la felice terra Ch’ io
più
non devo riveder. padre, Dammi gli ultimi baci, e
cote, un Dio. Racine, Ifigenia. Racconto d’Ulisse. A Grecia intera
più
funesto giorno Non sorse mai. Già sopra il campo
uest’ uso, e chi non scorge che l’origine di esso nelle tenebre della
più
remota antichità sta nascosa? Osserva Winkelman,
elman, che coloro i quali trattano del nascer di un’arte, sogliono il
più
delle volte, fidati a poche relazioni di rassomig
estra. Per evitare questo errore sarò contento di osservare che nelle
più
antiche statue egizie non erano separate nè le ga
otivo la prigionia sofferse. Nè fuggì la pena pure Alcibiade, potente
più
eh’ a privato non convenivasi; poiché, appena par
i, come vi ho dimostrato. La notte, propria delle selve, spaventò dai
più
remoti tempi l’ignavo timore dei mortali, che vi
patria dei sommi fu sempre di dubbi e di contrasto argomento. Creta,
più
d’ogni altra greca città, questo vanto si arroga;
ento; e ninna certamente gli antichi immaginarono nutrice del Tonante
più
degna. Secondo alcuni erano così le cure divise:
to era il niliaco flutto, Oro era Giove, e bronzo Io: le donava Forme
più
care di bellezze eterne Il nume: del canestro all
urneo il lin custode Empie qual vela un venticello. Appare La vergine
più
snella, e parte mostra Del bianco seno, ed ai lib
ndo tanti ‘dubbj e tanta diversità di opinioni, vi parlerò dei templi
più
famosi di Giove e dei nomi diversi che l’evento,
tenne; il terzo di amore supremo per la libertà, che attestò essergli
più
cara della vita, perchè udita la disfatta degli A
ndra: Ippodamia con la madre, e mille altri mitologici argomenti. Nel
più
eminente luogo del trono, sulla testa del simulac
de, E conosce i suoi furti e la sua fede. Noi ritrovando in cielo, è
più
che certa, Che sian contro di sé fraudi ed offese
e d’Atlante Commette che contr’Argo ir s’apparecchi: E perchè non sia
più
sì vigilante, Vegga di tor la luce a tanti specch
a’ piedi ed alla testa. Lasciata l’alta region celeste, Nella parte
più
bassa se ne venne, Dove giunto, mutò sembiante e
hiar sempre solevi Perpetuo sonno or t’addormenta e tura; E ‘1 dì che
più
d’ognun chiaro vedevi. Una infelice e tetra notte
e, Dal morto capo quei cent’ occhi svelle, E fa le penne al suo pavon
più
belle. Empie di gioie la superba coda Del suo pa
gelosa moglie il petto, Per l’acque giura del tartareo regno, Che mai
più
non avrà di lei sospetto, E tenga il giuramento S
i toglie commiato: L’occhio suo come pria picciol ritorna, Il volto è
più
che mai giocondo e grato E tornata che fu l’umana
, che fan cinque dita; La man già si disnoda e già s’arrende, E torna
più
che mai sciolta e spedita. Tosto si leva e in alt
su due pie tutta la vita: Mutata tutta in un punto si vede; E quanto
più
le par, men ella crede. Volea parlar per veder s
scorgere mentre io, adempiendo al mio scopo, vi tesso il catalogo dei
più
famosi cognomi dati al figlio di Saturno. Padre,
tricismo. Nè deve passarsi sotto silenzio Giove Vimineo, che diede, o
più
probabilmente ebbe nome da un colle di Roma, dove
minato Ideo, Ditteo. Egioco, secondo alcuni, si disse dai turbini, ma
più
comunemente dall’egida che Omero descrive, e che
dalla città di Ermonto. Con Belo fu confuso dagli Assiri, benché sia
più
probabile che sotto questo nome anticamente adora
e bellezze di cui ridonda possano in altra lingua trasportarsi. « Il
più
bel simulacro di Giove che ne abbia, come si espr
quasi in attudine di concedere. Fu disegnata dal celebre LeBrun fra i
più
bei monumenti di Roma, e ne fu disotterrata una c
cettro su cui posava il cuculo, ministro della frode amorosa. I figli
più
illustri della diva sono Marte, Vulcano ed Ebe: i
morosa. I figli più illustri della diva sono Marte, Vulcano ed Ebe: i
più
oscuri, Arge, lUitia e le Preghiere. A ninna fra
innocenti, e nelle intere nazioni presso le quali erano nati. Ercole,
più
felice, quantunque esercitato in mille imprese da
i Giove non trovava mezzi di placarla. Citerone, re dei Plateensi, il
più
astuto dei mortali, persuase al dio di fabbricare
l dio di fabbricare un simulacro di legno, e dopo averlo ornato delle
più
splendide spoglie collocarlo sopra un carro, spar
donne si disputavano la palma per la celerità maggiore nel corso. Le
più
provette fra queste potevano ancora nell’olimpico
’aria (che reputavasi dagli antichi lo stesso che Giunone) sentono il
più
piccolo cangiamento: il secondo, perchè nacque, a
la vigilia dei cento lumi coi quali custodiva la misera Io. Una delle
più
grandi disavventure di Giunone fu l’essere sospes
igiavasi furono diversi, secondo i luoghi, gli attributi ed i nomi. I
più
comuni avrete nella descrizione della Giunone del
ò farne al giusto comprendere tutto il merito. E certamente una delle
più
perfette statue vestite, che ci rimanga dell’anti
ura ce la fan riconoscere facilmente per Giunone, così ci resta molto
più
sensibile la perdita delle braccia, nelle quali i
i mostra una fisonomia affatto ideale, che non combina coli’ immagini
più
sicure di quell’Augusta, e che lo stile stesso de
Augusta, e che lo stile stesso della scultura reclama un secolo assai
più
remoto. Certamente se si considera lo stile della
e di pieghe uniformi, solita osservarsi nei monumenti di quello stile
più
antico che noi chia miamo etrusco. Questi caratte
a maggior perfezione, conservava ancora qualche traccia della maniera
più
antica che l’avea preceduta, come appunto nelle p
si ravvisano talvolta i vestigi delle maniere usate nelle scuole dei
più
abili quattrocentisti. Nè meno che per la scultur
le donne greche, chiamate στεφαναι, e coronœ dai Latini. Il nome però
più
particolare di queste si fatte, che sorgono verso
zzo e vanno decrescendo nei lati, ci è stato conservato da Polluce, e
più
precisamente da Eustazio, che così lo descrive. —
anch’esso è largo nel mezzo, o nella parte che resta sopra la fronte,
più
stretto e sottile verso le estremità, per le qual
ezzo ascoste traspaiono a vicenda Celesti forme: tenera Amistade, Che
più
che in sé vive in altrui; l’ignudo Non fucato Can
dono. Con questo a Giuno ella ritorna; e, prendi, Disse, ecco ciò che
più
t’è d’uopo: il collo Tu ne circonda, e checché br
ni impose a Giunone. Lo scopo della presente Lezione è di parlare de’
più
famosi, esponendovi le maniere nelle quali fa la
iana pur competesse, fu chiamata per diverse ragioni, fra le quali la
più
comune è perchè delle donne nei dolori del parto
le statue dei numi, favella Diodoro. Eccovi tessuta la serie dei nomi
più
illustri. Ragionar degli altri sarebbe inutile e
« Queste sottili interpretazioni non ci danno si curamente l’idea dei
più
antichi artefici, i quali la velarono come matron
e; ed oltre il velo aveva ancora sul capo una specie di modio: lo che
più
volentieri osservo, perchè nel nostro simulacro e
bino rappresentato nel nostro marmo; non solo perchè dovea esserle il
più
diletto, siccome quello che, secondo la Mitologia
novelle: io fuggo, e già mi segue, Mi raggiunge; io contrasto, ei fu
più
forte; Che dato avea della rapina il dritto Al la
i giovenchi ad Apollo, che rimase maravigliato del sottile inganno, e
più
dell’accennato istrumento, che celermente percoss
ri di questa divinità favellerò nella seguente Lezione, giacché, come
più
volte ho notato, a que sti si deve la diversità d
aggero dei numi, ma dubito che il nostro marmo alluda a qualche fatto
più
conveniente all’età in cui si esprime Mercurio. O
l’antichità diede all’astuto figlìo di Maia, non ve n’ha forse alcuno
più
ripetuto che quello di Cillenio, il quale da Cill
, il quale da Cillene, monte di Arcadia e patria del nume, secondo la
più
comune opinione deriva. L’alato Cillenio lo chiam
ella lira da Apollo, che la cura gli affidò degli armenti. I mitologi
più
recenti aggiungono che col potere di questo l’ire
rpenti, onde vi furono uniti per significare la concordia degli animi
più
efferati. Jamblico, che col velo dell’allegoria a
tro ritrovati dei quali fé’ ricca l’umana gente; e al parer di altri,
più
probabile, dalla figura della statua di lui Erme
e per ben due secoli ebbe dal volgo degli eruditi e dei professori. I
più
esperti uomini d’ ambedue le accennate classi s’e
sarvi Teseo, altri fra i quali il celebre Mengs, un Ercole imberbe, i
più
finalmente, dietro l’autorità di Winkelmann, un M
e della testa nè finalmente la fisonomia, ch’è nel nostro marmo assai
più
divina. L’opinione che lo crede un Meleagro, benc
armo assai più divina. L’opinione che lo crede un Meleagro, benché la
più
seguita, è la meno probabile delle tre: non ha fo
ratti del sembiante totalmente diversi e nella j^resente statua assai
più
sublimi; disconviene l’abitudine delle membra mol
statua assai più sublimi; disconviene l’abitudine delle membra molto
più
robusta e per così dire atletica, di quella che s
run vestigio. Io non ho mai dubitato di ravvisare Mercurio in uno dei
più
bei simulacri dell’antichità e dell’idolatria, A
elle sue moltiplici attribuzioni. Mancano è vero, i segni di Mercurio
più
comuni; l’ali, il petaso, il caduceo, la borsa. N
orsa. Non sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza uno o
più
di questi non s’incontrino immagini di Mercurio;
aduceo, poteva essere nell’antico, giacché sono mancanti le mani. Che
più
? per ridurre la congettura a dimostrazione si chi
llo gravissimo del confronto riconosciuto dagli eruditi come il mezzo
più
certo per decifrare simili ambiguità. Che se alcu
ustezza con tanta eleganza. Nessuna è stata immaginata o eseguita con
più
ardire, o si consideri il serpeggiamento della fi
statua, che l’intelligente Pussino non ha prese sopra altro marmo le
più
belle proporzioni della figura. E il numero delle
egnato di colpi di scalpello; lo che indica essere stato rivestito di
più
preziosa materia. » Ode di Orazio sopra Mercuri
i cento lumi Unica notte. Lezione decimaquinta. Apollo. Fra i
più
chiari figli di Giove, Apollo si distingue, il si
ché dio, soggiacque a molte sventure: onde veruno dei numi fu di esso
più
compassionevole, avendo fatto degli umani mali es
itissimo della medicina, trovato il mezzo di sottrarre i mortali alla
più
terribile delle dee, alla Morte. Sdegnato Giove p
a dello spergiuro Laomedonte. Nè la pattuita mercede segui la fatica:
più
generoso del re dell’acque, non fece piangere Apo
Ma Clizia, quantunque nell’amore avesse scusa il suo fallo, non gustò
più
la dolcezza dei baci divini. Invano per nove gior
non solo colla memoria che ce ne hanno lasciata nei loro scritti, ma
più
colle repliche e copie eccellenti, delle quali er
siamo sicuri di ravvisare il celebre Saurottono, lavoro di bronzo dei
più
rinomati dello spesse volte lodato Prassitele, di
trisciante lucertola: ella desidera di morire per le tue mani. — Poco
più
c’insegna questo epigramma di ciò che il nome ste
ra, sono menzionati nel distico. La descrizione che ce ne dà Plinio è
più
accurata, e servì per far riconoscere in simile s
sitele, anzi una copia alquanto minore, perchè le altre in marmo sono
più
grandi, ed alcune, fra le quali la nostra e quell
, ed alcune, fra le quali la nostra e quella della Villa Borghese, di
più
elegante lavoro. » Inno di Callimaco. Come si s
canta il poeta i certi dardi E il divin plettro del Licoreo nume. Nè
più
Teti nel mare ulula Achille, Quando, Io Pean, Io
la Achille, Quando, Io Pean, Io Pean rimbomba: Le lacrime sospende, e
più
non apre La mesta bocca in miserabil atto Niobe,
ro Tien pur la lira, la faretra e Tarco, I coturni e la fibbia. E chi
più
ricco E dello dio? Per me Delfo lo dica : Decoro
ono molte tradizioni, e tutte diverse, intorno alla città di Delfo, e
più
ve n’ha ancora sull’oracolo di Apollo, perchè dic
ri, inventò il verso esametro per quest’ uso. Non ostante, l’opinione
più
probabile e più seguitata è che Apollo ha sempre
erso esametro per quest’ uso. Non ostante, l’opinione più probabile e
più
seguitata è che Apollo ha sempre avuto delle donn
amministra la giustizia, sorprende per la sua gran dezza: ma ciò che
più
vi si ammira è un pavimento di rame che per tutto
o. Spiritare di Corinto n’è stato l’architetto. « Si vuole clie nella
più
remota antichità Parnaso avesse in questo luogo u
o Piti, che regnando diede il suo cognome alla terra. « Ma l’opinione
più
comune è che Apollo vi.uccidesse un uomo colle fr
sia, nella quale il premio concedevasi a colui, che avesse cantato i)
più
bell’inno in onor del nume. Nella prima celebrazi
della città, e molte strade vi fanno capo. « Annovererò hrevemente i
più
considerevoli monumenti consacrati al dio. Lascia
orie riportate ai giuochi pitici, due al pentatlo, una alla corsa. ma
più
illustre ancora pel suo combattimento navale cont
, e tutti gli eroi discendenti da Ercole, e da Perseo d’Ercole ancora
più
antico. « Succede il presente dei Tarentini, che
llo della stessa materia, appartiene agli Arcadi di Mantinea. Un poco
più
lontano vi è Apollo ed Ercole che disputano un tr
lao, che era un poco lontano dalla nave, ed Anfialo ne tende un altro
più
vicino. Sotto i piedi di Anfialo v’è un fanciullo
di Pausania, perchè ci fa intendere che in questa pittura, ove vi era
più
di ottanta figure, ogni principale era distinta c
pregiudicassero alla bellezza dell’opera, giacché Polignoto è uno dei
più
famosi antichi pittori). — « Presso Eleno sta Meg
iori i beni del timor. Fingete Che pera alcun dei figli miei: saranno
Più
che due sempre su: l’allor strappate Al crine, e
. Esulta, o fera Vincitrice, trionfa: e perchè dissi Vincitrice? a me
più
misera resta Che a te felice: dopo tante morti An
guance meste, E nell’immagin sua nulla è di vivo. Fredda è la lingua:
più
non scorre il sangue Nelle vene: non pie muove nè
ali Polignoto celebrò Delfo, ma pensando che veruna lode per Apollo è
più
grande che il simulacro di lui, detto di Belveder
figlio di Giove geloso di un uomo mortale? Tutti questi soggetti son
più
nobili e più degni d’esser immaginati che la mort
ove geloso di un uomo mortale? Tutti questi soggetti son più nobili e
più
degni d’esser immaginati che la morte di un retti
olti, che danno idea della sorprendente bellezza della chioma di Febo
più
che gli epiteti di χρυσοκομοςe di, ακερσερσεκομης
lo Callimaco quando ha detto che stillavano la panacea sembra essersi
più
avvicinato alla sublime idea dell’artefice. Lo sd
osamente misto di agilità, di vigore e di eleganza, che vi si vede il
più
bello e il più attivo degli Dei, senza la morbide
di agilità, di vigore e di eleganza, che vi si vede il più bello e il
più
attivo degli Dei, senza la morbidezza di Bacco, e
rarre nelle sue pitture, formata sull’astrazione di ciò, che vi ha di
più
sorprendente nei pezzi dei più insigni della grec
a sull’astrazione di ciò, che vi ha di più sorprendente nei pezzi dei
più
insigni della greca scultura, non è però conferma
tti osservati nella figura, riconosciuta d’altra parte per ciò che di
più
bello esista nell’arte. « L’opinione falsa che fo
ll’arte. « L’opinione falsa che fosse marmo di Carrara, era la ragion
più
forte, come quello ch’era ignoto nel secolo dei g
ltura. « Verificato pertanto che sia marmo delle cave di Grecia e del
più
bello, cade il fondamento di di tutto il discorso
mente equidistante dagli omeri. Questa terza difficoltà può incontrar
più
d’una risposta. E per lasciare la generale che nu
er la religion de’ popoli, o per altre curiose avventure si rendevano
più
interessanti. Si è fatta commem orazione assai in
o poi trasportati ad Anzo dove fu scoperta questa insigne scultura. «
Più
facilmente può credersi questa statua l’Apollo di
sta statua l’Apollo di marmo di Prassitele che Plinio annovera fra le
più
belle opere di quello scultore, senza additare il
Adriano che frequentavano quel soggiorno. « Questa statua, una delle
più
maravigliose, rappresentava l’Apollo Alessicaco,
ordinarie bellezze. Eccola: « La statua dell’Apollo di Belvedere è il
più
sublime ideale dell’arte, fra tutte le opere anti
supera tutti gli altri simulacri del dio, quanto l’Apollo di Omero è
più
grande degli altri descritti dai susseguenti poet
isogno dell’arte medesima, che guidasse la mia mano anche nei primi e
più
sensibili tratti, che n’ho abbozzati. Depongo per
n potersi supporre opera di Ca. lamide un lavoro sì perfetto, dove la
più
severa bellezza è unita a tutte le grazie immagin
e conservava qualche cosa della durezza e della magrezza delle scuole
più
antiche. Quindi non è lontano dal credere che lo
che lo scultore dell’Apollo abbia imitata questa statua da una delle
più
antiche di Calamide, correggendone i difetti, agg
cLiNi. Lez. di Mit. ecc. 30 stro compatimento, ho tradotto, quanto il
più
bello dei numi fosse nel suo primo amore sventura
raccia, che appena il vel nasconde, Quel ch’è celato col desio figura
Più
bello. Ma la ninfa emula il vento Nella celere fu
Marito il suon degli animosi carmi: Certo è il mio strale, ma del mio
più
certo Fu quello onde ho piagato il core. Il mondo
Ahimè non vince Un’erba amor: per me vane son l’arti Utili a tutti. —
Più
narrar volea. Ma fugge il nume e l’imperfetta voc
ti. — Più narrar volea. Ma fugge il nume e l’imperfetta voce Dafne, e
più
bella ancor si mostra: i venti Svelan le bianche
solleva il crin, che torna Indietro, e sua beltà la fuga accresce. Nè
più
il giovine iddio perder sostiene Le sprezzate lus
n la vergine tal: rende paura Celer la ninfa, e la speranza Febo, Che
più
veloce la seguia: gli dava Ali l’amore; già il fu
i nomi coi quali l’antichità lo distinse. Così il primo favella: « La
più
sublime idea della giovinezza virile ideale si sc
a virile ideale si scorge principalmente in Apollo, che riputavasi il
più
bello fra i numi. Nelle sue figure si ravvisano i
ndo però che tanta beltà si trovi in tutte le statue di Apollo. « La
più
bella testa del nume, dopo la celebre di Belveder
steneva. « Tale è la capigliatura di una figura muliebre in una delle
più
belle pitture dell’Ercolano, la quale presso ad u
teste, a cui pure affatto si assomiglia nella fìsonomia, e sono tanto
più
scusabili quanto le mentovate teste erano loro ig
ci questo senso bisognava dargli dei capelli di questo colore come al
più
bello dei giovini, poiché questi generalmente son
u i palchi d’Italia e di Grecia a contrastare la palma coi professori
più
rinomati di queste arti, e a compiacersi di ripor
inomati di queste arti, e a compiacersi di riportarla come di uno dei
più
gloriosi suoi fasti. Ci narra Svetonio che volle
e greche e latine si conservano tuttora con tale impronta, e. ciò che
più
singolarmente fa al nostro proposito si è che la
nza nelle belle arti, non abbia scelto fra i simulacri di Febo che il
più
nobile e il più celebrato, perchè servisse di emb
arti, non abbia scelto fra i simulacri di Febo che il più nobile e il
più
celebrato, perchè servisse di emblema del citared
inferirne che questa che abbiamo presente fosse presso gli antichi la
più
bella figura che offrisse Apollo in abito di Cita
ivano questi coronati di lauro. Osserva Luciano a tal proposito che i
più
poveri si contentavano dell’alloro naturala, ment
osito che i più poveri si contentavano dell’alloro naturala, mentre i
più
ricchi si adornavano di lauree d’oro, ornate di s
della corona, che corrisponde alla fronte, soleva adornare le lauree
più
preziose, come lo dimostrano molte medaglie, fra
li antichi scrittori. La fascia, o zona, che gli circonda il petto, é
più
alta delle cinture ordinarie: era questa un altro
o, pende dagli omeri del nume per una specie di armacollo. Tali cetre
più
grandi, che così per comodo si sospendevano, veng
mulacro a rappresentare Nerone, che mostrava una somma emulazione coi
più
famosi sonatori di cetra, e nei pubblici certami
arsi al libero giudizio de’ Presidenti dei giuochi per aver motivo di
più
compiacersi della vittoria. Quel corpo rettangola
elle che trattano di Apollo, è destinata a tesservi la serie dei nomi
più
illustri coi quali l’antichità distinse il più he
ervi la serie dei nomi più illustri coi quali l’antichità distinse il
più
hello se non il più grande dei numi. Pulio fu det
mi più illustri coi quali l’antichità distinse il più hello se non il
più
grande dei numi. Pulio fu detto, perchè autore ai
gna discordia sulle cause per le quali Febo si nomina: l’opinione che
più
al vero si avvicina è quella che derivar fa quest
dio, che simboleggia il Sole « Il ministro maggior della natura. »
Più
incerta ancora è la ragione per cui Licio fu dett
uomo tu sei, rinchiesta Non è mortale. Ahi stolto: i numi stessi, E i
più
superbi, sull’ardente carro Non oserian posarsi,
mi. Quello che brami: ch’io giurai di Stige L’inviolabil acque: ah tu
più
saggio Sii nei tuoi voti: — Avea Febo compiti I s
: il resto, o figlio. Alla fortuna raccomando: io bramo Che sia di te
più
savia: a me si vieta Libertà di dimore, e già la
ai voti, Che si faccia non sa: del ciel gran parte A tergo stassi, e
più
davanti: i lumi All’occaso rivolge, e all’oriente
os antico teme il mondo. Atlante L’ardente globo sulle stanche spalle
Più
non sostiene. Per l’empireo ancora Non tremi Giov
ndo Cicerone, nel libro che intorno alla natura degli Dei ha scritto,
più
furono le Diane. Una nata di Giove e di Proserpin
acque in Ortigia la prima, in Delo il secondo. Contuttociò l’opinione
più
comune è ch’ambedue questi numi vedessero la luce
Ch’in cielo, in terra e nell’inferno mostri L’alta bellezza tua sotto
più
forme, E per le selve di fere e di mostri Vai cac
seguendo il mio costume, vi narrerà il destino di Atteone. « Uno de’
più
nubili simulacri di Diana questa tavola ci presen
ima delicatezza; quindi il celebre Winkelmann meritamente la stimò la
più
bella fra le figure non succinte della figlia di
ondata la fronte l’Urania colossale del Palazzo Farnese, e quel che è
più
osservabile questa nostra Diana, Omero stesso, ch
una delle sommità del Parnaso. La nostra Diana si rende con ciò tanto
più
singolare, non avendo col jiume tebano alcuna cog
o rappresentavano i cacciatori. Simili mantelli che nascondono per lo
più
una sola mano, si veggono soltanto in qualche fig
detto volgarmente Cipolla. In questo si trovano lavorate molte delle
più
antiche e più belle statue greche. Diana succinta
ente Cipolla. In questo si trovano lavorate molte delle più antiche e
più
belle statue greche. Diana succinta. « L’abito su
Mitilene, e tanto simile è quella figura alla presente statua in ogni
più
minuta particolarità, che non può dubitarsi che n
caccia Torneremo di nuovo. Apre la terra Di Febo il raggio, e lo star
più
si vieta: Tregua alle reti. — Obbediente ai detti
accia, e sciolgon due L’impaccio dei coturni ai pie veloci, E Crocale
più
dotta in un sol nodo Raccoglie i crini per lo col
o danno: Or ti lice narrar che senza velo Mi vedesti se il puoi: — nè
più
minaccia. Giunge alla fronte di vivace cervo Le c
Nel rio vicino le mutate forme: Me infelice: gridar volea: non forma
Più
la lingua parole: un strido è voce, Il pianto sco
lampo col latrato accenna Ai compagni la preda: accorron tutti Rapidi
più
del vento, Ileo feroce, E Lelape, e Teronte, Agre
il buon Mercurio riceve le tue armi. Apollo la tua caccia. Ma non ha
più
questo premio da che il fiero Alcide è venuto nel
u vuoi stare seduta presso Apollo. « Ma quall’ isola, qual monte a te
più
piacque qual città, qual porto? Quale delle ninfe
agli altri si canti. Dolica, una delle Cicladi, fra l’isole ti fu la
più
cara; Perga di Panfilia tra le città; Taigeto fra
a. » Fin qui Callimaco vi ha raccontate di questa di vinità le geste
più
illustri. Ora conviene parlare delle maniere coll
elmann si esprime, sta in atteggiamento di andare come lo sono per lo
più
le figure di questa divinità. Gli angoli della bo
za anziché ricavata dal naturale: pure bellissimi ne sono i piedi, nè
più
ben fatti si veggono nelle più belle greche figur
e: pure bellissimi ne sono i piedi, nè più ben fatti si veggono nelle
più
belle greche figure. I capelli vengonle sulla fro
scia di color d’oro, sopra alla quale sta immediatamente altra fascia
più
larga di color rossigno, sparsa di fiori bianchi
, che apparteneva alla sepolta città di Pompeia. « Generalmente Diana
più
che ogni altra delle dee maggiori ha la figura e
evole occupazione, e quale appunto si conviene ad una dea, che per lo
più
rappresentasi in atto di correre; cioè diretto or
ti, o fregia che le furono dati nei tempi posteriori. La sua figura è
più
svelta, ed ha membra più pieghevoli che Giunone e
o dati nei tempi posteriori. La sua figura è più svelta, ed ha membra
più
pieghevoli che Giunone e Pallade; cosicché Diana
sa, presso Omero, fra tutte le sue belle Oreadi distinguevasi: per lo
più
non ha che una corta veste, la quale non le oltre
nella Villa Borghese in Roma. Le sue Oreadi, o ninfe, di cui Obi è la
più
conosciuta, hanno delle lunghe ali di aquila, com
nferiore è formata di foglie, e che tiene un’ asce nelle sue mani: la
più
cognita fra queste si chiamava Figalia. » Non so
uamma gli ricopre il corpo. Serpe feroce ed indomabil toro Colla coda
più
volte il mar misura. Freme la riva al suo muggito
e generali notizie intorno ai templi vi diedi, promisi ancora che dei
più
famosi derivata avrei dagli scrittori la descrizi
giate. Ci vien riferito da Dionigi il Geografo che ve ne ha uno molto
più
antico fabbricato dalle medesime Amazzoni, il qua
pieno di ricchezze quanto era il primo, e vi si vedevano l’opere dei
più
famosi scultori. Era quasi tutto l’altare di mano
nne in forma di un doppio portico, che aveva 71 pertica di lunghezza,
più
di 36 di larghezza, e che vi si contavano 127 col
contavano 127 colonne tilte 60 piedi. Era questo tempio un asilo dei
più
celebri, il quale, secondo l’autore da me citato,
ella terra etnea Stava, e mite dicean Cocalo d’armi Prodigo ai mesti.
Più
non dava Atene Lamentabil tributo: era Teseo Lode
e, ed arse, E felice, esclamò, colui che degno Di tue nozze farai: nè
più
concesse Il loco ed il pudor. Dell’alta gara Prem
he le piogge unisce. Qui violento i suoi nemici incontra Il cinghial,
più
di folgore veloce, Che vien da nube che squarciat
i figli, Non stelle ancora eh’ il nocchiero implora. Su due destrieri
più
che neve bianchi Ivano, e d’ambo dalla man vibrat
e alla belva strisciò l’orecchia: il sangue Sul nero vello rosseggiò:
più
lieto Meleagro di lei fu certo: il primo Il sangu
Ovidio , Metamorf., lib. viii. Lezione vigesimaquarta. Dei nomi
più
famosi di Diana. Diana, onde non esser minore
e del fratello, chiese a Giove molti nomi e li ottenne. Favellerò dei
più
famosi, perchè influirono sulla maniera colla qua
da uno dei Titani nata. Partenia sì disse dall’ amor della castità, o
più
propabilmente da Partenio monte di Arcadia, atto
dell’Arcadia, ed infame ne era il tempio presso gli Spartani, ove nei
più
remoti tempi si sacrificavano vittime umane. Licu
li antichi essere presa indifferentemente per la stessa natura, tanto
più
che da lei alcuni filosofi derivavano persino il
ò su d’esso effigiati, forniti di ali, e perciò collocati nella parte
più
sublime, sembrano aquile, grifi e simili mostruos
veggono sulle spalle e sulle braccia della dea: ma quello che v’è di
più
osservabile è il suo petto e la sua collana. Pend
tramezzata da ghiande, sotto un festone di varie frutta, denotanti il
più
antico cibo degli uomini. Il resto del petto è co
te de’ monumenti son le Stinfalidi diversamente espresse, sarà sempre
più
credibile che sien sirene. « Enumerati così i var
anza al gran tempio di Efeso, una delle maraviglie del mondo, anzi la
più
stupenda, al dire di parecchi autori; costui moss
l’arco, Or le saette: e può vera chiamarsi Guerriera di Diana: a lei
più
cara Non fu veruna fra l’eletta schiera, Che sul
, dovute alla vanità delle nazioni, alla mala fede degli scrittori, e
più
ancora a quella mistura di diverse opinioni or po
è alle fraterne morti aggiunse Fallante figlio della Terra. Nei petti
più
sicuri poneva terrore lo scudo della dea, che nel
ssai delle azioni e degli attributi della dea. Passiamo a trattare di
più
interessante soggetto, cioè delle maniere nelle q
la cornacchia. Una statua in marmo di grandezza naturale lavorata nel
più
antico stile greco rappresenta Pallade con la sua
di Troia, perchè a quest’epoca non si era ancora scoperta la maniera
più
comoda di porre delle strisce nella parte interio
annodati a molta distanza del capo i quali poscia sotto il legame or
più
or men presso pendono in lunghi ricci paralleli.
lluce spiegando questa voce con quest’ altra (grec), non ce ne dà una
più
chiara idea: ma probabilmente quest’epiteto indic
mentovato scrittore. E anche vesimile che l’aver questa dea i capelli
più
lunghi dell’altre sia il solo fondamento, per cui
roprietà, reflettevano che questo appunto è il colore degli occhi de’
più
feroci e guerrieri animali, e per ciò l’attribuiv
anto feroci. In fatti la dea del sapere non poteva stare in compagnia
più
propria che quella delle Belle Arti, e il parto d
valore e del sapere ad un tempo, ne sortì molti, ed io ne riporterò i
più
famosi. Omero continuamente chiama Minerva dagli
, od Equestre, fu detta perchè la prima inventò il cocchio con evento
più
felice della tibia, giacché favoleggiarono che do
a l’artefice avea rappresentato un gallo, o perchè degli uccelli è il
più
coraggioso, ovvero come simbolo della vigilanza n
l (grec) o striscia di cuoio, per cui si porta van gli scudi in tempi
più
vetusti appesi al collo. « La statua di Pallade c
anciulle: ma quella onde é coperta la nostra figura. oltre il vedersi
più
grandiosa e ricca delle altre, che in qualche rar
hi al fanciullo: muto muto sta, E le ginocchia gii configge il duolo;
Più
non gli detta la confusa mente Parole, e sembra e
eterna voluttà degli Dei, degli uomini, delle belve, favoleggiarono i
più
fra gli antichi che nascesse dal sangue della dis
po immortale pongono una vaga corona, e nell’orecchie traforate l’oro
più
fino, e l’oricalco; il collo, il bianco petto con
e dalle nere palpebre. Fin qui Omero: ma Cicerone lasciò scritto che
più
furono le Veneri adorate dagli antichi, nate da g
sto, pensa che di Saturno ed Evenirne Venere fosse figlia. L’opinione
più
comune si è quella che alla spuma del mare fecond
o della figura e delle vesti stupende, poiché era coperta di un peplo
più
risplendente di un raggio di fuoco; collane di va
proprio errore coll’esempio di altri beati: illustre figlio ed ancor
più
famosi nipoti promise all’amante. Ma gli fé’ seve
razione di amore, come da molti antichi scrittori si rileva. Si trova
più
raramente come un fiore, che sembra essere il gig
ioni e l’Ore) è la sola che si rappresenti ignuda, e per essere stata
più
frequentemente delle altre in varie età effigiata
ella aurora, e par che senta quell’ età in cui le membra prendono una
più
compiuta forma, e comincia il seno a sollevarsi.
scorgesi dall’epigrafe. Queste due statue la rappresentano in un’ età
più
matura, e più grandi sono che la Venere dei Medic
epigrafe. Queste due statue la rappresentano in un’ età più matura, e
più
grandi sono che la Venere dei Medici. Le belle fo
i che rappresentano il rapimento di Proserpina, e singolarmente nella
più
bella delle due urne esistenti nel Palazzo Barber
ello Adon: piangon gli Amori, Accompagnando il fiero mio lamento. Che
più
in panni vermigli, o Vener, giaci? Sorgi, infelic
, e in sua magione Stannosi indarno i pargoletti Amori. Teco perì, nè
più
possiede incanto Olà sì pieno di grazia il mio be
ose, E le lagrime anemoli si fanno. Io piango Adone, ecc. Non sparger
più
per selve i tuoi lamenti, Citerea; è bello e fatt
ie ogni sua face; La nuzial ghirlanda a terra sparse. Non Imeneo, non
più
Imeneo si canta. Ma l’ai, l’ai sol risonar si sen
llarsi il pianto. Idillio, XXIII. Lezione vigesimottava. Cognomi
più
illustri di Venere. La presente Lezione è dest
La presente Lezione è destinata a tesservi colla serie dei cognomi
più
illustri di Venere l’altre maniere di effigiarla
el provenire da lei tutte le cose. Lascerò ai grammatisi il disputare
più
a lungo, contentandomi dell’autorità di tant’ uom
nte da un epigramma di Antipatro nella greca Antologia che la maniera
più
comune di rappresentare Venere era di vestirla di
« Non tanto l’aria del volto e le graziose fattezze convenienti alla
più
bella di tutte le dee; non tanto la gentil positu
statua, superiore al resto delle membra, benché non mai disgiunte, e
più
la simiglianza di un’altra testa meravigliosa nel
le, anzi è posto fuor di dubbio dalle medaglie, sicuro deposito delle
più
recondite erudizieni. Due medaglioni greci imperi
in Asia, e per cui il fanatismo degli antichi giunse agli eccessi i.
più
stravaganti. La perfezione di quest’ opera avea i
ue, simbolo delle quali è l’idria, hanno a Venere una relazione anche
più
stretta, per esser ella nata dalle acque, cioè da
le fu aggiunta la palma allusiva al suo epiteto di Vincitrice, che in
più
monumenti si scorge. Se la favola di Virgilio, il
ventura di aver seco lui il nome comune, giacché al dire di Cicerone,
più
furono i Vulcani oltre il mentovato. Il primo dal
tato sciogliere le incudini, con le quali era Giunone legata, come la
più
litigiosa delle divinità, che mal soffrendo la no
fuori di questione. Questo utile ritrovato attribuiscono a Prometeo,
più
antico del dio, secondo lo Scoliaste di Sofocle,
o parco, Cresce, o s’allenta, e venti fochi accende Diversamente: in
più
fornaci immerse Di fulgid’oro e di forbito argent
e a suo piacer l’informa. E pria le cure del gran mastro alletta Non
più
visto lavor d’immenso scudo Di tempra impenetrabi
lletta Non più visto lavor d’immenso scudo Di tempra impenetrabile, e
più
d’arte Che di materia prezioso: il cinge D’oro fi
ato giro; Cinque pur d’oro sovrapposte falde Ne fanno il corpo; ma ‘1
più
nobil fregio È quel che tutto lo figura e veste D
dell’opra E ristoro di lena: essi d’un sorso La si votan giocondi, e
più
giocondi Ricomincian la gara: ognun s’affretta Ug
ei tesori di Cerere poc’oltre Altro campo biondeggia, e vi stan sopra
Più
mietitori coll’adunche falci. Ai spessi colpi le
anelanti sposi In cui fame non dorme apprestan mensa Men lauta sì, ma
più
gioconda e cara. Di là non lungi lussurreggia e b
pano, ed a prova In bei canestri d’intessuti vinchi Portano il frutto
più
che mei soave: Mentre in mezzo un garzon lieve to
ula, e pur latrando alterna Alle fere, al pastor pavido il guardo. Ma
più
vago spettacolo giocondo Offre amena valletta, ov
corre e s’avvoltola. Ecco poi d’improvviso il cerchio fendesi, Ed in
più
gruppi il coro sblazzevole S’aggira e mesce, e si
o profonde dottrine, sia contrarie l’esperienza. Non ebbe, secondo la
più
comune opinione, Marte alcuna legittima moglie, e
do? Frena la collera che t’ inspira la morte del figliuolo. Anche dei
più
prodi di lui hanno già morsa la polvere, o la mor
fido, gli disse, fra tutti gli Dei che abitano 1’ Olimpo tu mi sei il
più
odioso. Tu non provi altro piacere che quello del
la passata Lezione, risero dell’incauta trama di Vulcano. Nettuno, il
più
severo, pregò istantemente lo zoppo fabbro a sleg
Dio comune fu detto; e fra i diversi motivi di questa appellazione il
più
probabile è quello di Servio, che lo vuole deriva
la prigionia fattagli soffrire dai figli di Aloeo, o alla maniera dei
più
antichi Greci che aveano costume di effigiarlo co
iene, non trovasi certamente fra tutti i lavori degli antichi. Le due
più
belle figure di questo dio. soqo una statua seden
rpina, eterno dolore della madre, e regina delrinferno. Non vi è cosa
più
potente di un esempio illustre, onde la colpa ne’
asse il suo nome, si chiamò Drepano dalla falce di Saturno, come è la
più
comune opinione, o da quelle che Cerere fé’ fabbr
a di montone, animale che le sacrificavano. Ma il porco era l’offerta
più
comune, e comandata nei sacrifizii ordinarli, mis
acrime chiuso il fonte stagna Oocito, e muta d’Acheronte è l’onda. Nè
più
coll’infìammate onde flagella Flegetonte la riva.
rbo Giove Reca i miei cenni. E chi ti die tal dritto, dei fratelli il
più
crudel? Non tolse La rea fortuna a me col ciel le
A Cerere fioriva unica e cara Figlia (altra prole le negò Lucina) Ma
più
d’ogni altra madre era superba: Del numero così c
e e variare dei simboli l’uso. Questo s’introdusse col tempo, e nella
più
remota antichità Cerere non ebbe tutti questi att
on furono che informi pietre, legni, come quelle di tutte le divinità
più
famose. Questa forma fu conservata a Cerere sotto
nti hanno aggiunto a questa favola circostanze, che non la rendono nè
più
facile, nè più ingegnosa. Gli storici che dell’al
nto a questa favola circostanze, che non la rendono nè più facile, nè
più
ingegnosa. Gli storici che dell’allegoria scrisse
he dell’allegoria scrissero, hanno dato a questo racconto il senso il
più
semplice ed il più vero. Petellide di Cnosso assi
crissero, hanno dato a questo racconto il senso il più semplice ed il
più
vero. Petellide di Cnosso assicurava che Pluto eb
ale indica la consumazione dalla terra del nostro corpo, che conserva
più
lungamente le ossa dall’avorio significfite. Conv
ci segni dello Zodiaco, lo che si riferisce alle relazioni immaginate
più
tardi fra la favola di Proserpina ed il sistema a
ò le gote: e volse indietro i lumi Dicendo: Salve, o sospirata terra,
Più
cara a me del cielo; io del mio sangue La gioia e
e leggi affidate a Cerere, ricca la rendono di attributi e di simboli
più
di ogni altra dea. La presente Lezione è destinat
nete sì alla madre che alla figlia, delle due testé mentovate dee, la
più
sublime bellezza: e diffìcilmente si troveranno a
blime bellezza: e diffìcilmente si troveranno ancora pel conio monete
più
belle di alcune siracusane rappresentanti una tes
le potete rilevare da Visconti nelle seguenti descrizioni. « Uno dei
più
bei monumenti delle arti degli antichi nelle drap
strana quella di Paolo Alessandro Maffeì, che nel pub])licarla fra le
più
insigni statue di Roma, l’appellò Crispina, quant
ggiori della religione delle genti. « Siccome il suo culto fu uno dei
più
universali, e per le campagne, della cultura dell
uito un coro, cantarono un inno alla dea. Secondo Cicerone, niente di
più
divino diede Atene di questi misteri, pei quali d
ndenti assicuravano il segreto di ciò che si faceva nel sacrario. Che
più
? vi erano arcani, che dai Sacerdoti i più intimi
si faceva nel sacrario. Che più? vi erano arcani, che dai Sacerdoti i
più
intimi erano solo conosciuti, e conveniva aspetta
ingua era necessario per l’iniziazione. Quindi imponevasi il silenzio
più
religioso sul rito dei misteri che si leggevano i
’ Antonino il filosofo. Nè dimenticherò lo Scita Anacarsi, reso ancor
più
famoso dall’ opera di Barthélemy, che combina il
era che gl’iniziati obbligati si credevano all’ esercizio della virtù
più
severa. Cicerone dice che non solo erano causa d
e toccato con profana curiosità i misteri di Cerere. Orazio, forse il
più
filosofo dei poeti, dice in una sua Ode: Io viete
sen ceruleo pei rosati alunni Fiammeggia: il Sole nell’età primiera È
più
clemente: alla sorella il capo Segnan picciole co
olla voce e grida: Adesso Gite, sorelle, che sul biondo suolo L’astro
più
caro a me sparge dal crine Le feconde rugiade: —
da Adriano. Eccovi date, con quella brevità che si poteva, le notizie
più
importanti intorno ad un soggetto tanto rammentat
a la percossa orrenda Loro insegna a soffrire il Sole, e vanno Rapidi
più
che rovinoso fiume; Vincon del Parto la saetta, i
Non stimar che ti sia rapito: abbiam o Altre stelle, altro sol, luce
più
pura Saravvi, e stupirai gli Elisi campi Ed i bea
upirai gli Elisi campi Ed i beati abitatori, e prole, Aurea dimora, e
più
felice etade. Ciò che i numi mertaro una sol volt
felice etade. Ciò che i numi mertaro una sol volta Sempre tenghiamo,
più
fecondi prati Con Zeffiro migliore educan fiori E
e fato i tuoi detti saranno. — Sì disse e i lieti corridori esorta, E
più
mite all’averne entra. D’intorno L’anime gli si
a mensa. Rompe il silenzio dell’antica notte Un insolito canto, e son
più
rari Li orrori eterni; non l’incerte sorti Agita
non pianti Odi, e sospese son le pene inferne. Il Tartaro respira, e
più
non alza Issione la rota, e non si toglie L’invid
toria riportata sui Giganti, Giove diede a Vesta la scelta di ciò che
più
le piacesse, ed essa, oltre le prime libazioni, o
sta negligenza con cure e con inquietudini da non dirsi. Non potevano
più
accenderlo con altro fuoco: bisognava, dice Pluta
E nei lari fiorir gli orni infecondi. Sorgea di tutto il bosco a lei
più
caro Un lauro, ed eran le pudiche frondi Ombra gr
spontanei dalle chiome, e bagna I fissi lumi involontario pianto! Che
più
? dei bossi tuoi se tento il suono Dan gemito fera
affo da Venere e dal Cielo, e Simonide finalmente, secondo l’opinione
più
seguitata, da Venere e Marte. Platone definisce l
i e soavi, Fatto signore e dio da gente vana. » E Properzio, uno dei
più
grandi poeti antichi, spiegò con molta accortezza
mente egli ha perduto le sue penne, poiché dal mio cuore non è volato
più
mai. » E prezzo dell’opera adesso il favellare d
può mai esser letto abbastanza dagli artisti, poiché gran parte delle
più
celebri statue dell’antichità è nel viaggio è nel
zia era l’Amore singolarmente venerato. La sua statua, come nei tempi
più
antichi, era una pietra informe non mai adoprata.
Fortuna, probabilmente per significare che in amore la fortuna giova
più
della bellezza. L’Amore è stato rappresentato sot
rappresentato sotto forme varie all’infinito. Una delle sue immagini
più
dotte è quella del Gabinetto di Stosch, che l’off
è a cavallo sopra un leone, per indicare ch’egli doma ancora i cuori
più
feroci. La lucertola ai pie d’Amore dormente è in
ro monumento, che rappresentava lo stesso soggetto, ma che non esiste
più
, la Notte era effigiata nella figura di una donna
sicuro è, che la moltiplicità delle copie ce lo attesta per una delle
più
celebri statue di questo nume; ed io la crederei
agine dell’Amore scolpito da Prassitele a Parlo; e quell’altra in età
più
fanciullesca, che si ammira in Campidoglio, nel P
ti andranno. Or ella è teco, e dell’antico affanno. Che ricompensa un
più
propizio Fato, Dolce memoria suona Per l’Olimpo b
a giovinetta intanto Gli avidi orecchi a tue menzogne apriva; Nè vide
più
nell’amator celato, Che spoglie anguine ed omicid
Psiche, ad aprir la chiusa urna fatale? Là dell’ira immortale Era il
più
orribil pegno: Ed ecco un vapor nero Uscia la car
e, e pietate il prese: Sentì l’antica fiamma, Ed obliò le offese, E a
più
beata sorte La conservò da morte. E volgea ratto
orni. Vi ha pure tre templi. Il primo sacro alla Notte, e degli altri
più
venerato. Nel secondo si adora l’Apatia. Nel terz
dello stesso Nume, che erano parte di quella preziosa raccolta delle
più
belle statue del mondo. Io non voglio defraudarvi
all’uso donnesco; quello del Capitolino, oltre l’ali alle tempie, ha
più
agli omeri due altre ali di farfalla che lo adorn
n gli può competere quell’acconciatura di capo, che pur ci offrono le
più
sicure immagini dell’Erebo e della Notte. « Un’ a
o da Fulvio Orsino, che si custodisce a Firenze nella Galleria. « Con
più
ragione l’attribuiamo ora a Morfeo, e per l’unifo
emblemi ad esprimere la sua possanza e i suoi pregi. « Il primo, e il
più
raro, è il ghiro, animai sonnacchioso, e preso an
sensi, poiché presso gli antichi naturalisti opinione era invalsa che
più
vegeto e pingue apparisse il gentile animale dopo
ana, che per virtù del Sonno sembrò libera da’ lacci della materia, e
più
capace di conversar colle sostanze spirituali e d
e. Io congetturo che l’immagine di questo rettile vi sia aggiunta con
più
mistero. « In Olimpia la statua dell’ indovino Tr
oter ritrarre dai sogni. La congettura pur ora proposta mi è sembrata
più
verisimile dopo la considerazione d’altre antiche
dìmento del futuro sia stato dalle rozze nazioni attribuito al alcune
più
che ad altre specie di viventi, dovrà attribuirsi
quei cangiamenti dell’atmosfera, che alcuni delicati animali sentono
più
facilmente dell’uomo, e perciò sembra che li pres
mbrarono alla fantasia sitibonda dell’avvenire altrettanti presagi. «
Più
comune della precedente è l’immagine del Sonno in
n siano però mai altra cosa se non che genii del Sonno, tratti a quel
più
tristo significato per un eufemismo del linguaggi
dei disegnatori che han ricopiate le cose antiche. Questa corporatura
più
pingue e nutrita non è però tale oltre quelle che
tile, in cui le figure si rappresentano; ed in fatti le lor forme son
più
rotonde a misura che i genii vengono avvicinati a
, una all’ altra sovrapposte, nè tali sono in quelle del Sonno in età
più
adulta.» Descrizione della Casa Del Sonno. Si apr
eggian col ver vegga Alcione; Giuno lo vuol. — Sì detto, Iride parte:
Più
del sopore tollerar la forza Non potea: pel segna
Museo Clementine, e così viene illustrato da Visconti. «Uno dei pezzi
più
singolari per la rarità e per l’erudizione è la p
. «Ma per tornare al nostro marmo dirò che é l’unica statua, e forse,
più
generalmente parlando, l’unica immagine di questa
pode, ingegnosamente da lui spiegata per Biante Prieneo: lo che tanto
più
si rende verisimile quanto è certo dall’annessa e
bba appartenere alla figura superiore, l’inferiore all’ incontro alla
più
bassa, secondo l’ ordine eh’ è evidente nelle res
ndo, Esiodo, fu figliuola del Cielo e della Terra, ed il consenso dei
più
fra i Mitologi la fa madre dei primi fra gli Dei,
lla gran madre, che così Cibele era chiamata. Deve Tebe a Pindaro, il
più
grande fra i lirici poeti, i principii della reli
verso l’imboccatura del Tevere. Narrano che non poteva essere spinta
più
innanzi, e che Quinta Claudia donna d’illustre fa
ad orazione. Diffìcilmente si trova senza l’accompagnamento di uno o
più
leoni, emblema favorito della sovranità presso i
tra il timpano, mentre lo percote colla destra armata di un plettro a
più
sferze, che invece di nodi hanno di quegli ossi,
sulla coscia, ovvero sul bracciale del trono. Questo ultimo modo è il
più
frequente, come il più dignitoso, e probabilmente
l bracciale del trono. Questo ultimo modo è il più frequente, come il
più
dignitoso, e probabilmente da Fidia prescelto. In
dei mentovati versi che ha fatta con impareggiabile felicità uno dei
più
grandi letterati d’Italia, il dottissimo abate La
Io giovin fui, anzi testé pur era, Io delle scuole il fior, io fui il
più
bello Onor della lottante agile schiera. Io conco
sto quel meschinello sbigottito, A lui si stringe addosso, Ond’egli a
più
non posso Fugge, già fuor di mente, e si rinselva
surdità contro i maestri dell’Evangelo. Ati, secondo essi, è il sole:
più
probabile, ma non certo è che questa invenzione s
olato conducevasi il toro, e altra vittima se v’era annessa (e per lo
più
un montone, delle volte ancora un caprone) ed ivi
, or della Terra, ora di Teti figlio lo fanno gli antichi. L’opinione
più
comune è quella di Esiodo che ne attribuisce l’or
e Dell’altre genti. L’assalir gli Ausonii, L’inondaro i Sicanii, onde
più
volte Questa che pria Saturnia era nomata, Ha con
mento del sangue umano. Presso i Cartaginesi veniva in questa maniera
più
particolarmente onorato, e questo culto empio e b
prima nobiltà dugento giovani per essere sacrificati, e ve ne furono
più
di trecento altri, i quali, sentendosi colpevoli,
a quattro cinque. Siccome è parte delle costumanze romane, ne parlerò
più
a lungo nell’esporvi l’istoria di quella nazione.
ntesimaquarta. Dei Ciclopi e dei Dattili. Il signor Fréret uno dei
più
dotti uomini della Francia ha raccolte sui Ciclop
e, senza alcuna cognizione nè delle leggi della società, nè dell’arti
più
necessarie. Polifemo figlio di Nettuno è loro cap
avorare i metalli relativamente ai Greci, perchè quest’arte era molto
più
antica nell’Oriente: come una specie di medici e
Sesostri nell’Asia minore e nella Tracia. Questo avvenimento, uno dei
più
considerabili dell’antica istoria, influì molto s
ia, perchè i Dattili che la portarono erano Frigi, secondo l’opinione
più
comune. Egli è vero che alcuni autori li facevano
crudel cantava: O Galatea, perchè chi ti ama aborri? O nel sembiante
più
bianca del latte, Più morbida di agnella, e più l
atea, perchè chi ti ama aborri? O nel sembiante più bianca del latte,
Più
morbida di agnella, e più lasciva Di vitelletta,
orri? O nel sembiante più bianca del latte, Più morbida di agnella, e
più
lasciva Di vitelletta, ma dell’uva acerba Aspra d
di agnella, e più lasciva Di vitelletta, ma dell’uva acerba Aspra di
più
, ten vieni allor eh’ un sonno Dolce mi prende, e
to avrai; Lascia che il mare col ceruleo flutto Flagelli il lido, che
più
lieta notte Avrai nell’antro mio. Lauri vi sono,
mi dolgo: Punto bene di me ti disse, e magro, Sottil mi vede ogni dì
più
. Se dico Che capo e piedi gran pena mi cruccia On
er canestri Tu volessi e cercar tenere frondi Per r agnelletto, assai
più
senno avresti: Mungi agnella presente: e perchè s
gui Chi ti fugge? altra Galatea potrai Trovarti, e forse d’essa ancor
più
bella. Nella notte scherzar molte fanciulle Chied
i, non erano nomi di popoli o di famiglie, ma semplici epiteti. Dalla
più
leggera attenzione su ciò che significava la paro
li situati all’ oriente del fiume Acheloo. La parola Cureti presa nel
più
semplice significato suona uomini nel fiore degli
gl’inventori della danza armata: e così erano chiamati perchè erano i
più
giovani fra i sacerdoti incumbenzati di questo uf
chiama Cabiri alcuni Dei Egiziani che dicevansi figli di Vulcano, la
più
antica divinità dell’Egitto. Nella Grecia si dava
L’ orrenda maestà nel fiero aspetto lo manifesta pel re dell’ombre, e
più
lo distingue il Cerbero che gli posa ai piedi, po
. Gli angui che gli avvincono il triplice collo non sono omessi nelle
più
eleganti descrizioni che a noi sono pervenute. «
che a noi sono pervenute. « Quello che nel nostro simulacro interessa
più
di ogni altra cosa lo sguardo del sagace conoscit
ificata Alessandria; che incominciò appunto da questa epoca ad essere
più
conosciuto Serapide, e che il suo culto divenne p
a epoca ad essere più conosciuto Serapide, e che il suo culto divenne
più
divulgato da che il primo dei Tolomei fece, a mot
, di cui si riguardarono questi numi come dispensatori, simbolo tanto
più
conveniente al Giove Plutone, Giove Dite, Giove R
ntemente delle belle opere delle quali era ripiena, ma egli conosceva
più
1’ antiquaria che le arti, e il celebre conte Cay
nne ch’ebbero commercio con Ercole fu quella che partorì un figlio il
più
somigliante al padre. Ifidemea ebbe grandi onori
l padre. Ifidemea ebbe grandi onori dai Carli della città di Milasso.
Più
alto due compagni di Ulisse, Peremede ed Euriloco
rte Gefalo sposò Glimene figlia di Minia e n’ebbe Ifìclo. In un piano
più
da lungi si vede Megara tebana. Ercole privato de
stito da marinaro con una tunica corta tessuta di giunchi o di corda.
Più
basso, al di sotto di Ulisse, Teseo e Piritoo sta
ervivano per variare la posizione delle gambe, e per dare un appoggio
più
solido alle loro statue. Questa bacchetta nella m
al disopra di Achille: sono tutti senza barba, Agamennone eccettuato.
Più
alto è il giovin Foco: le sue forme hanno un’aria
mano sinistra. lasco che gli è accanto, e che dalla sua barba sembra
più
avanzato, tira questo anello dal dito di Foco: qu
di Foco per provare l’ antichità degli anelli. Si vede che dai tempi
più
remoti le pietre erano incise, o portavano almeno
el l’istoria e nella religione, avevano nell’antichità un effetto che
più
non sussiste. Al di sopra di Tamiri è Marsia sedu
di morte la maggior disgrazia, perchè gli privava della sepoltura. I
più
grandi artisti sono stati e saranno sempre costre
un arco scitico, e che ha le spalle coperte da una pelle di leopardo.
Più
in alto vi sono due donne che portano dell’acqua
ad ambedue, la quale nota che queste donne sono fra le non iniziate.
Più
alto si vede Callisto figlia di Licaone, la ninfa
inito di bellissimi soggetti, dei quali Tesecuzione riescirebbe tanto
più
gradevole, quanto per la maggior parte non sono s
atiche di Religione, quanto gli dei sono maggiori degli eroi. Un poco
più
basso vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descrit
più basso vedesi Tantalo in mezzo ai tormenti descritti da Omero. Di
più
vi ha uno scoglio che minaccia schiacciarlo, e lo
o di questo scoglio. Tale è la descrizione che dà Pausania di uno dei
più
celebri dipinti, stupore della Grecia intera; ma
re di cerulei serpi; Cessò il latrato nell’aperte gole Di Cerbero, nè
più
moveva il vento La rota Issionea. Vinto ogni caso
ti in pace, Immensa notte mi circonda, io vado Ed a te tendo, ahi non
più
tua, le palme: — Vacillante sì disse, e sparve, e
e lievi, E lui fra l’ombre brancolante invano, E che molto volea dir,
più
non vide. E gli vietava traghettar Caronte L’oppo
ste notizie nei libri comuni di Mitologia, che spesse volte ingannano
più
di quello che illuminino gli artisti, onde vi eso
ile sovente portano alle tempie. Altre sono senz’ali, contro quel che
più
comunemente veder fanno le opere etrusche nelle q
alate comparir le Furie afferma Winkelmann con troppa franchezza. Di
più
, ad un’altra osservazione del medesimo fa guerra,
re, che vien loro assegnato, non altro denota che pluralità, onde sul
più
antico teatro greco comparivano cori di Furie fin
sania nel suo Viaggio nell’Attica. Venere Celeste, secondo esso, è la
più
antica, e la Fortuna è la più potente. Ma comunem
ica. Venere Celeste, secondo esso, è la più antica, e la Fortuna è la
più
potente. Ma comunemente i loro nomi sono Atropo,
he vien da (grec), filare, pensa al presente. Quindi Cloto, ch’era la
più
giovane delle sorelle, avea cura di presedere al
Lachesi filava tutti gli avvenimenti della nostra vita; ed Atropo, la
più
matura di tutte, tagliava colle forbici il filo.
ri fanno scrivere le Parche sotto la dettatura di Plutone. L’opinione
più
comune è che il Fato, il quale comandava a Giove,
a assegna un’aria feroce, gran denti, mani adunche; insomma sembianze
più
terribili di una fiera, per additare il terribile
ma D’arbore antico, o di frondoso pioppo, Tal io tremava, o se tremar
più
puossi, E tu senza sospetto ebro dormivi, Perchè
avi abbracciar, e quinci e quindi Le tue movendo addormentate braccia
Più
volte fosti per ferirle al ferro. Che tra pietà e
attributi di questa dea non mi permise d’ inserirvi le altre notizie
più
adattate all’opportunità del presente argomento.
a le sacrificò una sterile giovenca. Ma passando a cognizioni per voi
più
importanti, vi ripeterò con Winkelmann che le cit
studiate di dare sulle loro monete, sia a Cerere che a Proserpina, la
più
sublime bellezza: e difficilmente si troveranno a
lime bellezza: e difficilmente si troveranno ancora pel conio, monete
più
belle di alcune siracusane, rappresentanti una te
vvisarono di vedere in quelle monete l’effigie della Ninfa Aretusa. I
più
grandi artisti, sopra tutto il celebre Prassitele
i segni dello Zodiaco, lo che fa allusione alle relazioni, immaginate
più
tardi, tra la favola di Proserpina e il sistema a
er altre vie, per altri porti Verrai a piaggia, non qui: per passare,
Più
lieve legno convien che ti porti. E il Duca a lui
non ti crucciare; Vuoisi cosi colà, dove si puote Ciò che si vuole, e
più
non dimandare. Quinci fur quete le lanose gote Al
fra tutti gli uomini si credevano esenti dal tributo per esser vicini
più
d’ogni altro popolo al regno dell’ombre. Tre, com
to stimato degno di tanto uffizio. Focilide lo celebra come l’uomo il
più
temperante: certamente giustissimi furono sempre
scrupolose, delle quali questa dea si occupa per discoprire i segreti
più
nascosi; ed è sotto questo punto di vista eh’ Esi
zione di un argomento interessante e sicuro, acquista egli allora una
più
viva confidenza nella sua facoltà, e si dimentica
e nella quiete del sepolcro. « La misura del cubito era il primo e il
più
caratteristico dei suoi simboli, col quale non so
estro, col quale espone appunto la lunghezza del cubito, è il simbolo
più
costante, onde argomentò Spanhemio, che a questo
quale combina coir indubitate figure di Nemesi, e fra le altre colle
più
certe che sono in un medaglione del re di Francia
a caratteristica, nel tempo stesso che lo facesse apparir verisimile.
Più
naturale azione e più adattata per quella necessa
tempo stesso che lo facesse apparir verisimile. Più naturale azione e
più
adattata per quella necessaria mossa del braccio
e medaglie, dalla combinazione di tutti i monumenti che ci rimangono.
Più
non chiederebbesi ad una tal quale esposizione di
o da’ suoi tempi aveva saputo effigiare la greca scultura, salita dal
più
bello della natura umana all’ideale della divina,
stato di rischiarare i dubbi, che non seppero dileguare in Pausania i
più
colti Attici di quel borgo: tanto la servitù dei
dicare o la Libia, o l’Arabia, confusa spesso coU’Etiopia, patria dei
più
ricchi balsami, e dei più ambiti dall’antico luss
bia, confusa spesso coU’Etiopia, patria dei più ricchi balsami, e dei
più
ambiti dall’antico lusso muliebre. La corona d’or
ra attenzione, onde udite da Ovidio, che ho tradotto, come Dedalo, il
più
antico degli Artisti, fuggisse con Icaro suo mal
rdine dispone, E adatta in prima le minori penne; Segue alla lunga la
più
hreve, e credi Che quasi colle cresca; in questa
atrio nome, Occupa l’acqua che da lui si chiama. Ma il padre, ahi non
più
padre I alto gridava: Icaro, dove sei; Icaro, in
: e certamente molti fortunati divennero spargendolo; ed il trono, la
più
splendida, ma la men vera fra le sorti umane, fu
se molto ella possa negli avvenimenti di quaggiù, e se qualche volta,
più
che al coraggio ed al sapere, a lei debbano i pot
Grutero, che venne presa da alcuni per l’Aurora. Nessuna cosa fu però
più
particolare alla Fortuna della ruota, essendo que
ona murale, le ali, la cornucopia, la nave, il ramo di ulivo; bisogna
più
lodarne la buona intenzione ed i voti che concepi
imperatori cristiani in avvenire credendo la Vittoria un simbolo non
più
superstizioso, durarono un pezzo a effigiarla nel
rtuna si assomigliava principalmente a una Vittoria. L’unirono per lo
più
però con la Croce, o altri segni, per levarle ogn
to il silenzio di quei padri della Mitologia su tal proposito ad idee
più
giuste di quelle che si ebbero nell’età susseguen
riori mitologi hanno investita la Fortuna. « E presso Omero quel Fato
più
forte della volontà di Giove non é molto consenta
ata di tanti dii? « Io per me non credo dovermi allontanare dal senso
più
naturale e più certo di quel vocabolo, quando ved
i? « Io per me non credo dovermi allontanare dal senso più naturale e
più
certo di quel vocabolo, quando vedo che i monumen
somiglia quasi alle torri dalle quali si vede coronata la Fortuna in
più
monumenti, e che gli ottenero forse da Pindaro il
per undici secoli dell’Impero romano, fu quella altresì che riscosse
più
lungo culto fra le deità del Paganesimo, non esse
on perciò è priva del suo trofeo, quantunque da alcuni possa credersi
più
adattato alla Vittoria terrestre, come inventato
po, se una statuetta simile, trovata posteriormente e in questa parte
più
intera, non ci apprendesse che la sua vera attitu
mmirabil prove S’aggiunse ai Numi, e si fé gloria a Giove. Circondare
più
volte I miei genj reali Di Roma i gran natali; E
uterpe, Talìa. Le Muse così sovente invocate dai poeti, secondo la
più
antica Mitologia, erano figlie di Celo, come Satu
lo, come Saturno e i primi degli Dei. Ma l’opinione meno inveterata e
più
seguita è che fossero figlie di Mnemosine e di Gi
mare, non si lusingavano gli amatori dell’antichità di rivederne una
più
completa e più conservata qual è la presente.
usingavano gli amatori dell’antichità di rivederne una più completa e
più
conservata qual è la presente. Clio. « Nel
pugillari. Perciò l’altrove lodato sarcofago Capitolino, monumento il
più
bello fra quanti prima delle nostre statue ci pre
i tempi passati, ed è la depositaria delle grandi azioni. Ma il senso
più
antico e più genuino di questa voce, in che è con
ti, ed è la depositaria delle grandi azioni. Ma il senso più antico e
più
genuino di questa voce, in che è con preferenza a
e pieghe e mancante d’elasticità. Infatti fu questa pianta la materia
più
comune dei volumi ancora presso i Greci, dacché l
vede in piedi presso Calliope che ha i pugillari. La Storia nel piano
più
basso in atto di sacrificare ha un simile distint
ma che ha la cetra. Così parimente tra quelle della Yilla Mattei sarà
più
verisimilmente Clio la musa col volume scolpita i
imo a proposito di rammentare questi monumenti delle Muse, che sono i
più
cogniti, perchè ne restino sempre più confermati
onumenti delle Muse, che sono i più cogniti, perchè ne restino sempre
più
confermati e costanti gli uffìcii, gli attributi
sull’orlo superiore della tunica in mezzo al petto. Simili ornamenti
più
sono proprii di una musa teatrale qual’era Euterp
perfettamente simile che vi è rimasta. Queste repliche servono sempre
più
ad avvalorare il sospetto che fosser copie d’insi
ace Talia, inventrice di quel ramo dell’arte scenica, che se non è il
più
utile, è di sicuro il più generalmente gustato. T
uel ramo dell’arte scenica, che se non è il più utile, è di sicuro il
più
generalmente gustato. Talia i comici scherzi e i
erzando punge. « II bastone ricurvo è proprio degli attori antichi, e
più
conviene a Talia, ch’è ancora presidente agli stu
la quale può alludere la sua verga. Siccome però la Commedia è il suo
più
rinomato esercizio, così il suo più distinto attr
Siccome però la Commedia è il suo più rinomato esercizio, così il suo
più
distinto attributo è la maschera comica, dalla qu
on borchie, fra le quali le due prime, che restano su gli omeri, sono
più
grandi. Ha una sopraveste bizzarramente involta,
ia che la maschera di Ercole, la cui clava suole esser il suo simbolo
più
comune nella maggior parte dei monumenti. Qui per
si comprendesse qual genere di personaggi e d’azioni formasse il suo
più
opportuno argomento. Le chiome sparse rappresenta
le vendemmie videro nascere in questo spettacolo una delle invenzioni
più
nobili dello spirito umano, e i rustici furono i
aste d’Apollonio e quello dell’lntologia le attribuiscono l’ode; e il
più
volte lodato epigramma dà la Tragedia ad Euterpe,
l Palazzo Farnese alla Lungara, la qual replica serve a provar sempre
più
la celebrità degli originali di queste Muse. La n
riportati sul braccio manco: ora l’è stato riposto sulla sinistra il
più
antico suo simbolo. Non è calzata di coturno, ma
irò che nell’Apoteosi di Omero Melpomene è la figura muliebre velata,
più
vicina a Giove a cui rivolge il volto: la contras
sta come nella stessa scultura: è rappresentata la Tragedia nel piano
più
basso della composizione dove è 1’ epigrafe greca
a ed ornamento del capo, ed altissimi coturni alle piante. Quello che
più
fa al nostro proposito è che appoggia il piede so
sovra un sasso nella stessa guisa della nostra statua, lo che sempre
più
ci assicura che r artefice non ha usata di questa
ran fascia di cui è adorna. Tersicore. « Due sono, secondo la
più
comune opinione, le Muse della lirica poesia, il
i originali di queste figure delle Muse, che eran forse, come abbiamo
più
volte notato, quelle scolpite da Filisco, ed ammi
ato di seguire l’epigramma di Callimaco, già da noi osservato come il
più
lontano dalle comuni opinioni. Noi però dalla Lir
o quelle di Erato dovea rappresentarsi la decima musa di Mitilene, la
più
celebrata maestra delle nostre canzoni.» Udite d
si è sparsa intorno una lieve polvere, che gli mostra meno belli, ma
più
veri. Anfìarao, armato tutta la persona, ha lasci
amennone, lo percosse con questa doppia scure, colla quale gli alberi
più
grandi si taglierebbero. Se noi riguardassimo ciò
state con gran compassione rappresentate; ma in questa pittura ancor
più
ne vedrete. Guardate dunque: le fiaccole sono min
perchè ciò successe di notte: i nappi ove il vino spumava risplendono
più
che il fuoco, essendo d’oro: le tavole erano tutt
sguardo furioso, crollando la testa scapigliata, con un braccio reso
più
fermo e più terribile dal furore: dove la misera,
ioso, crollando la testa scapigliata, con un braccio reso più fermo e
più
terribile dal furore: dove la misera, tutta delic
a. Polinnia. « Non vi ha dubbio che questa statua, una delle
più
eleganti e conservate della collezione, e che non
la memoria. Questo attributo materno è restato, fra le altre germane,
più
particolarmente appropriato alla nostra Musa, com
loro silenzio, e rappresentare di tutto il cielo poetico le avventure
più
dilettevoli. Che questa sorta di danze fosse dire
da un velo. « Consideriamo ora la nostra Musa ne’ restanti monumenti
più
accreditati che ci offrono queste Dee dell’Arti;
i che ci offrono queste Dee dell’Arti; nel sarcofago Capitolino ninna
più
convenientemente potrà dirsi Polinnia che la quin
del Campidoglio. La particolarità di esser involta nel manto è ancor
più
chiaramente indicata nel bassorilievo Colonna. «
anto è ancor più chiaramente indicata nel bassorilievo Colonna. « Che
più
? in simile attitudine esistono ancora due statue,
lla Panfili, e nella Melpomene del sarcofago Capitolino, e quel che è
più
decisivo, nella Musa colossale eh’ era già nel co
glia giacciono distesi i corpi dei capitani, grandi invero e membruti
più
che il comune degli uomini: ma Capaneo è pari a u
nuto rosso. Amore slega Andromeda, dipìnto secondo l’uso coll’ali, ma
più
robusto ch’esser non suole. Egli è dipinto quasi
é piacevole e gentile per esser di una tal bianchezza in Etiopia, ma
più
ancora per la sua beltà. Perchè di delicatezza el
nere sull’imprese onde l’ isterica è composta, e che formano la parte
più
amena e più interessante dei nostri studii. Ura
prese onde l’ isterica è composta, e che formano la parte più amena e
più
interessante dei nostri studii. Urania sedente.
e del tutto insieme, aveano le teste incassate e amovibili, di lavoro
più
elegante e gentile, come apparisce dalle tre che
esecuzione, capricciosa e gentile nel paneggiamento, perfetta in ogni
più
piccola e men significante sua parte, che non pos
nata la cucitura, e che il drappo della metà inferiore è notabilmente
più
grosso della superiore, essendo quest’ultimo rapp
a tonaca dal mezzo in su è trasparente, sia fatta dal mezzo in giù di
più
grosso drappo non per altra ragione che per quell
un’altezza non comune, e pari quasi a quella dei coturni tragici dei
più
lodati monumenti. Benché possa perciò competere a
roi e le fantasie dei poeti. Queste e simili fredde allegorie non son
più
degne di presentarsi alla buona critica del secol
o il tenero Euripide, che stava componendo dei versi: e così forse il
più
privilegiato allievo di Calliope reggendo i pugil
he possa scriversi cosa la qual meriti di esser letta, nessun simbolo
più
adattato di questo potrà darsi a Calliope, che è
o cantarli o rappresentarli, possono distinguersi con altri segni che
più
decisamente le determinino, come la lira, la cetr
nguerla da Clio, che ha pure in quelli intonachi lo stesso attributo.
Più
avvedutamente r artefice delle nostre Muse, o sec
utamente r artefice delle nostre Muse, o secondo l’uso che osserviamo
più
comune nei monumenti, per non confondere colla mu
ha dato un utile insegnamento ai giovani poeti, mostrando loro quanto
più
di riflessione e di ponderazione richiegga lo scr
glia considerata da chiunque ama le belle arti: essendo questo il lor
più
sublime grado di scolpire l’anima e di rappresent
o dei pugillari è stato attribuito a Calliope in tutti i bassirilievi
più
nobili delle Muse: li ha la seconda Musa del prim
abbiamo già notato aver confusi gli antiquarii, e che dissente dalle
più
ricevute opinioni. « Per farmi meglio comprendere
sse Antiloco voi potete averlo rilevato da Omero, quando lo vedete il
più
giovane di tutti i Greci, e pensate a quel mezzo
nti doni agli uomini, ed alle quali ninno è in obbligo di sacrificare
più
che l’artista? Disputata è pure l’origine di ques
co antichissimo poeta loro dà in genitori Egle ed il Sole: r opinione
più
comune le vuol nate da Venere e da Bacco. Discord
ella Persuasione, fu annoverata da Pausania fra le Grazie, ed Egle la
più
giovine di tutte fu data in moglie a Vulcano. Con
a un ramo di mirto. Bupalo pure le fé’ vestite a Smirne, e quel che è
più
, furono nell’Odea così dipinte dal primo pittore
e lo mostra l’uso singolare di collocare le Grazie in mezzo ai Satiri
più
sozzi, dei quali i simulacri, qualche volta voti,
lla sinistra l’arco e le freccie, perchè la sinistra che fa il male è
più
lenta, e la benefattrice che dà la sanità è più p
stra che fa il male è più lenta, e la benefattrice che dà la sanità è
più
pronta dell’altra. Crisippo così ragiona nel libr
ioni, che può trarre la morale da queste dee, ragionerò di quello che
più
v’ interessa, cioè degli antichi monumenti nei qu
scultura. come pensa Visconti, in Siena le rappresenta. Ma il gruppo
più
bello e più conservato delle Grazie è quello del
ome pensa Visconti, in Siena le rappresenta. Ma il gruppo più bello e
più
conservato delle Grazie è quello del Palazzo Rusp
li. Non è nuovo il rappresentare i mortali negli Dei, e sapete che il
più
scellerato fra gì’ imperatori romani fu ritratto
simile a quello di Vulcano. Questa è probabilmente Aglaia o Egle, la
più
giovine delle Grazie, che, come vi ho accennato,
Mennone: ma non hanno armi perchè si propongono di fare l’esequie del
più
grande fra loro, che ha ricevuto un colpo d’asta
figlio contrista il Sole, e prega la Notte che si affretti di venire
più
presto del solito per arrestare l’esercito, onde
— Lezione cinquantesimasesta. Esculapio. Esculapìo, secondo la
più
comune opinione, fu figliuolo di Apollo e di Coro
asi il sepolcro di Esculapio, i giuochi ogni cinque anni, ma i templi
più
famosi del nume erano in Pergamo e in Tetrapoli.
e gli diedero per nutrice Trigone, forse per essere il cibo del grano
più
salubre di tutti; e per moglie Epione, che second
Era tutta questa comitiva di Dei fatta molte volte insieme, quando in
più
, quando in minor numero, secondo la superstizione
i mali. E perchè in questa si ringiovanisce, e nel tempo stesso siamo
più
deboli, gli antichi hanno dato a questo nume l’ab
i hanno dato a questo nume l’abito mentovato, proprio presso loro dei
più
teneri giovinetti, ed atto a difenderli dal rigor
ia è in piedi, il padre siede: questa diversità rende il nostro assai
più
pregevole, poiché lo possiamo credere una copia d
possiamo credere una copia di quello descrittoci da Pausania, come il
più
illustre fra tutti i simulacri di Esculapio. Dice
e il più illustre fra tutti i simulacri di Esculapio. Dice egli: — Il
più
celebre fino ai miei tempi dei simulacri di Escul
ruppo, nel tempo stesso che lo dimostra una copia, ne persuade sempre
più
la provenienza accennata. Le teste sono antiche,
à. « Ad Esculapio è stata adattata una testa con barba essendo per lo
più
barbato questo nume nei monumenti, cominciando da
il fare un dio autore della colpa. Ma perchè l’umana mente si diletta
più
del maraviglioso che del vero, la storia cede all
egnate al poema di Nonno, da cui estrarrò quello che per voi vi ha di
più
interessante. Non vi è nulla di più necessario pe
rarrò quello che per voi vi ha di più interessante. Non vi è nulla di
più
necessario per voi che il sapere quale idea gli a
lio soddisfare che Visconti nella seguente illustrazione di una delle
più
belle statue che rappresentino il dio del Vino.
cose troppo note e comuni: basta il riflettere che questo forse è il
più
costante degli attributi bacchici, poiché il figl
ità dai mitologi attribuitagh, ma sempre con lunghe treccie, e per lo
più
così sparse intorno al collo, agli omeri, al pett
ituazione, il rilievo, e la rotondità dei fianchi. Non vi ha nulla di
più
proprio di Bacco: o provenisse ciò dall’uso e dal
espressioni non dipingono la nostra statua, non saprei immaginare un
più
evidente rapporto. « Vero è però che come differ
islatore. Da ciò dee ripetersi tanta varietà di rappresentarlo, tanto
più
che gli statuarii han voluto esprimere in un sol
lla mano. « Taluno ha creduto rilevarvi il difetto che una coscia sia
più
sottile dell’altra: se si fossero conservate le g
pi cose grida, E sparge le paure, onde fremente Sta fra l’orror delle
più
basse nubi Non Dea del Ciel nè dell’Averno: i pri
olla vista. Alfine Lascian le case, e i talami infelici Non riveggono
più
: nel cielo aperto Stanno ammassate, e di dolore h
à del tuono Arse Semele: piange Autonoe il figlio Cervo. Di loro, ahi
più
misera: uccise L’unico figlio Agave. Esul d’Atene
ue Della tua stirpe. A me la rabbia antica Rendi: che di furor specie
più
cruda Ho, la saviezza. Fa che un’altra volta Fors
: prenditi o Bacco: è sangue Del figlio mio: Pel mio delitto io vissi
Più
di lui: ma fedele a questo pianto Gl’inalzerò la
Marte, o piuttosto l’Invidia sotto la sua forma, io non posso restar
più
in cielo per vedervi trasportata tutta la razza d
di Atamante e d’ Ino che ho tradotto da Ovidio n’ è un esempio ancor
più
tremendo. Innanzi di passare alla descrizione del
per darlo in deposito a Rea, a Cibele, che ne prende cura. Dalla sua
più
tenera giovinezza la dea gì’ insegna a montar sop
acco inspirano affetto. Il dio si volge verso lui, e gli dice le cose
più
lusinghiere: lo interroga sulla sua nascita, e fi
tutto: finisce per chiederlo a Giove, e sollecita questa grazia colle
più
vive istanze. Qui il poeta ci fa la descrizione d
o, la di cui morte ha preparata la felicità dei mortali. Dà gli elogi
più
pomposi all’eccellenza del nuovo arbusto e a quel
l cielo, dove le Muse la celebreranno. Ma Bacco esce dal seno materno
più
rilucente di una stella, mentre che la fiamma, se
i una stella, mentre che la fiamma, separandosi, gli forma una grotta
più
piacevole di quelle di Lidia e di Siria. L’edere
ine, perchè consideravano ambidue questi vegetabili come il ritrovato
più
utile pel genere umano. Iride dunque vola da Rea,
h’ io vegga una tazza di questa deliziosa bevanda, ed io non piangerò
più
. Questo passo non si accorda con la dignità degli
eo re di Etiopia, e di Cassiopea che aveva avuto r ardire di credersi
più
bella di Giunone. Nettuno per vendicar la sorella
on mirava, e teme Del suo liberator di sé scordata: Sospira, e il cor
più
che le membra pende: Ruina alfin col lacerato cor
to pone neir esercito di Bacco. Lo dio minaccia il fiume, che diviene
più
furioso. Bacco gli arde il suo letto. L’Oceano se
ali scannati all’ intorno, e questo corpo morto in mezzo alle fiamme,
più
grande dell’ordinario, questa donna che si getta
bbe gli stessi onori ed uffici che Tideo, Ippomedonte e gli altri. Di
più
la sua moglie Evadne deliberò di morire sopra il
si dirige verso le fiamme riccamente vestita, onde il sacrifìcio sia
più
caro agli Dei. Non rivolge indietro lo sguardo, m
e la loro fiamma sia destinata a così nobile uso, poiché qual vittima
più
degna di una moglie che s’ immola per amor del ma
aseconda. Continuano le avventure di Bacco. Fauno, Aristeo ed Eaco
più
di tutti s’inoltrano contro gl’Indiani. Il poeta
salto. Faleno si misura con Deriade, e cade morto. Corimbaso, uno dei
più
valenti guerrieri degl’Indiani, si distingue sopr
. Incontanente il giovine Imeneo guarito saetta Melaneo, e non lascia
più
Bacco. Vi è pur la descrizione della zuffa eccita
ici dell’ armata indiana. La tremenda s’irrita delle fortune di Bacco
più
della stessa Giunone, che a lei si rivolge con un
idue avevano scommesso trastulli fanciulleschi onde fossero premio al
più
bravo, ed il poeta ne fa una piacevole descrizion
no, scocca contro esso un dardo potente, che lo accende dell’amore il
più
ardente per la bella Calcomedia, che finge di ama
la notte per andare in traccia di Bacco fra le selve. Il fiero Morreo
più
non pensa alla guerra. Sosroùoo’ato dall’ amore a
mie grida ripetendo il suono, Sola piangeva il tuo misero padre. Non
più
togliendo dall’ombrosa selva La verga pastoral ve
egge pascendo Col tuo consorte. Sian vedove l’acque, Sterile Torto, e
più
la vite aborri, Cagion di morte al genitore, e pi
glio dell’orto Irrigar ritornando i primi fiori, Ma s’egli è morto, e
più
viti non pianta. Io morir voglio al par di lui. —
bor stesso Che sorge accanto alla paterna tomba La furiosa ascese: al
più
robusto Ramo il cinto stringeva, indi circonda La
a l’ istoria di Bacco, per accrescere la vostra attenzione io passo a
più
importante argomento, cioè alle maniere nelle qua
ffigiava con essa nella mano, come si rileva da Euripide che dice: Di
più
lo vedrai sulle delfiche rupi saltante con le fac
gli Orgii si celebrassero di dì o di notte, risponde di notte per lo
più
, perchè le tenebre portano venerazione. In un cam
rà osservare nel bel cammeo riportato dal mentovato Buonarroti. Tanto
più
che come si cava dall’ osservare alcuni passi d’
ano esser cucite ad una per una, non attaccate ai rami. Poiché per lo
più
, senza che vi fosse altro ferro di sotto e dentro
i presso il Tempio. Per comodo dei trasporti si facevano le statue di
più
pezzi, e comunemente di due, quelle (cred’io) che
dei palazzi e di ville particolari, per potersi a loro piacimento con
più
facilità trasferire. Si crede comunemente che tal
quella beltà che incantò i Tirreni non disgiunta dalla robustezza del
più
antico dei conquistatori. La testa è coronata di
go ov’ era in uso, che Polluce crede la Lidia, Snida la Tracia. Ma le
più
volte è ornato di un panno, o di una nebride, che
uerce e la smilace furono fregio di lui e delle Baccanti. L’ornamento
più
frequente di lui e di tutto il coro ò l’ellera e
io col darne a Bacco il soprannome di porta ferule. Alle gambe per lo
più
ha coturni, calzatura dei tragici, essendo egli i
ragedie di Eschilo presso Aristofane nelle Rane è devoluto a lui. Che
più
? sul sepolcro di Sofocle fu posta la statua di Ba
a la statua di Bacco. I Pani, come rileva il dottissimo Lanzi, furono
più
compagni di Bacco in guerra che compagni deirOrgi
il resultato reso evidente dal criterio del mentovato Lanzi, uno dei
più
grandi antiquarii dei nostri tempi. I Satiri eran
ad uso Di cavalli, scorrea la coda in giuso. » I Sileni, secondo il
più
comune sistema greco, non sono di una genia diver
te notizie pellegrine. Fuor dei vasi è raro vederli moltiplicati; e i
più
moderni artefici pare che non conoscessero se non
dipinsero, e in barbaro latino in alquanti di essi scrissero, furono
più
antichi che non la favola di questi numi uniti al
l’indizi dicendo: Nel Fauno l’artista diretto dal poeta dovea mettere
più
del capro, nel Satiro più del cavallo, e la coda
o l’artista diretto dal poeta dovea mettere più del capro, nel Satiro
più
del cavallo, e la coda cavallina è più piena molt
tere più del capro, nel Satiro più del cavallo, e la coda cavallina è
più
piena molto e sfilata della caprigna. Il volto ne
olto nel Satiro è d’incerta e varia iisonomia. Quello del Fauno parmi
più
uniforme: lo distingue un non so che di lieto e d
to e di semplice, come nei villanelli un riso innocente, qual piacque
più
volte a Correggio d’imitare nelle sue pitture: du
ile e virile età, ma solo in matura o senile si rappresentassero, non
più
Fauni, ma Sileni voglionsi nominare. Alcuni per m
i i caratteri individuali di vari numi di simil genere, e forse niuna
più
solenne distinzione conobbero di quella di Pane e
suto, una statura bassa e corpulenta. Riconoscevano in Pane una delle
più
antiche divinità d’Arcadia e dei pastori, in Sile
sici sono conformi ne’ due accennati caratteri, e niuna descrizione è
più
viva di quella che fa di loro Luciano, additandoc
nelle regioni dei Perrebi dopo averne scacciati gli abitanti. I nomi
più
illustri dei Centauri sono: Chirone, Menico, Polo
ad Ercole, ad Esculapio, con far condurre ancora i loro carri sacri:
più
frequentemente però nelle medaglie, nelle gioie e
rba, spontaneamente porgendo la fronte volontaria al giogo, ed avendo
più
assai dei Satiri desiderio del dolce vino, mezzo
i le nozze di Bacco, le rive e il paese intorno a quel fiume rendesse
più
fertili e feconde dei nobilissimi vini detti Bibl
se prese dai libri antichi non ancora a tempo suo perduti, adduce una
più
stretta attenenza dei Centauri con Bacco: poiché
i citati cammei sono quattro, due maschi e due femmine, le quali come
più
deboli, secondo la regola dei Circensi avrebbono
entauresse sulle spalle alcune pelli consuete a’ Baccanti, che per lo
più
erano le nebridi, le quali propriamente erano que
overa ancora le pelli di capra e quella della pantera, imitata per lo
più
però e tessuta, perchè, come nota il Salmasio, le
ò non ostante pur sono le loro rappresentanze nei monumenti, e per lo
più
fan di se mostra, come nel nostro marmo, in compa
le mani, s’avanza il nume oppresso dalla crapula, e vacillante, a cui
più
che il tirso che gli crolla nella destra, è soste
ento sonoro composto di due verghette rotonde di metallo da una parte
più
sottili che dall’altra dove terminano come in un
terano, ed è una prova novella del merito del suo originale, che è il
più
giovane dei due famosi Centauri del Museo Capitol
a qualche maggior risentimento di forme e certe decisioni di contorni
più
segnate perchè potessero distinguersi nell’oscuri
acean mansuefare, non sono ovvii nei vasi d’Italia, ove tra i cori di
più
trasporto la stessa scompigliatura dei cappelli d
ritti i primi, dicendo, scorrevano in qua e in là con mente -furiosa,
più
particolarmente dice dei secondi, celebravano osc
a Orgie, e a tanti simboli che in esse si racchiudevano, e che per la
più
parte sappiamo da Clemente Alessandrino. Tali era
ua il vino alla compagnia di Bacco, perchè non nocesse, ma vi è altra
più
plausibile ragione per inserirvele. Le Naiadi son
a si rincontreranno le Naiadi nutrici di Bacco, dette anco Nereidi, e
più
comunemente Nisee. Secondo i creduti Omero, Orfeo
otorio in mano, levasi di terra dipinta in un vaso della Galleria. Le
più
celebri fra loro sono Ippa, Nisa e Bacca. Udite d
le sentiamo ricordate da vetusti scrittori e alcuna pur ne sussiste.
Più
raro è l’esempio di are bislunghe, ma non è unico
uente negli antichi marmi che sicuramente ne rappresenta alcuna delle
più
ammirate ne’ secoli dell’arte greca. La sua belle
ido al confronto di tanti monumenti, i quali cimostran Bacco espresso
più
volte in una simil figura. Il Bellori che lo chia
chè non sia ritrosa all’opera del capraio. « Là sovra un’ara alquanto
più
alta vedesi eretto il simulacro d’Ercole altro nu
atti dal dio di Nisa, al quale gli abbiamo veduti prestar servigio in
più
monumenti: uno col tirso e l’altro colla ferula e
enus vita conviva recedis? Lezione sessantesimasettima. Monumenti
più
celebri rappresentanti di Bacco. Vi ho esposto
. Non mi resta adesso che a darvi le altre illustrazioni delle statue
più
commendate, e dei bassirilievi più celebri, onde
e altre illustrazioni delle statue più commendate, e dei bassirilievi
più
celebri, onde quando i vostri studii ve li presen
sommi scrittori dell’antichità, che dettarono agli artefici antichi i
più
sublimi concetti. Interrogato Fidia, dopo aver fa
solea attribuirsi, e che vedesi ripetuto su di tanti ermi. I capelli
più
della barba acconciamente distribuiti gli cadono
e disposta. Immaginò per tal motivo che spettasse il simulacro ad un
più
antico e sobrio Sardanapalo rammentatoci da Snida
arci un Bacco barbato, ma per tale confermanla quelle circostanze che
più
debbono rilevarsi nel simulacro proposto. La sua
pure a noi per determinarci contro l’epigrafe, quantunque antica, sui
più
forti ed evidenti. E se il soggetto della nostra
eriore di molto alla scultura: la duplicità del a non è conforme alla
più
esatta ortografia, e le forme della C, dell’A, de
esempio in monumenti prima dell’Era Cristiana, ne hanno infinitamente
più
dopo i tempi degli Antonini. Quindi la buona crit
r i motivi che abbiano indotto in errore gli antichi espositori delle
più
antiche rappresentanze. Sembra che tal sorta di g
alla figura di quei tanti bassirilievi perfettamente somiglia. Tanto
più
facile era 1’ equivoco, quanto la statua di Sarda
o d’ un Baccante ubriaco lo comprova. E siccome in espressione per lo
più
voluttuosa solcano esser tali figure di Bacco: la
a conservazione, il suo stile possono farlo considerare, come uno dei
più
rari monumenti di simil genere che ne’ Musei si c
era, e ciò sì per le sue relazioni col nume che nasce, sì per l’altre
più
cognite colle deità seguenti, che abbastanza vien
o e Baccanti. « Niun genere di soggetti nei monumenti di antiche arti
più
sovente s’ incontra di quello che le favole, le f
sacrosanti, le allusioni alle sue cerimonie si riguardassero come la
più
conveniente dec orazione dei sepolcri, e quasi un
ciente chiarezza. A tali immagini appunto di Bacco alludeva Plinio, e
più
apertamente Solino quando paragonavano all’ arred
ozze e concitate danze, onde saltanti furono cognominati dai poeti, e
più
mobili di tutti gli animali, quasi da senno furon
gli eroi. Il nostro Fauno, secondo il precetto o il costume dei balli
più
vetusti, non salta con le mani vuote, ma reca del
e i movimenti usati nelle sacre cerimonie, che presso i Greci eran la
più
parte liete e ridenti, dierono principio all’arte
onde questi silvestri semidei circondano frequentemente la chioma; nè
più
molle serto si conveniva all’irta lor fronte però
l serpe in cui si pretese trasformato per amor di lei Giove Ammone. «
Più
al caso parrebbemi di far ricerca perchè la nostr
ostra statua sia senz* urna, consueto attributo delle Ninfe, e perchè
più
vestita dell’altre statue giacenti. Quantunque le
glie di un soggetto mitologico dovea rappresentarsi qualche ritratto.
Più
decisivo al mio credere per confermar questa opin
à e le parti che risaltano e sono quasi isolate, il resto del corpo è
più
basso che non sarebbe nel vero, e trattato quasi
agnano una pantera già mansuefatta. « Lo stile del bassorilievo è del
più
ordinario, l’invenzione per altro delle figure vi
tre anni in onore di Bacco, altre solennità Dionisiache, ma una delle
più
famose favole fra quelle che alla storia apparten
così accenna la musica non trascurata mai nella letizia degli Imenei.
Più
curioso e singolare è il carro di Bacco: è tratto
furiosa mania, non saprei deciderlo. La prima supposizione però è la
più
verisimile, come fondata sulla favola stessa, che
tera, parte striscia i pie sul suolo e cammina, dovea esser una delle
più
vaghe e bizzarre nell’originale; ma nella copia n
vo, che studiata e corretta non possa divenir degna di qualunque nome
più
grande che illustrasse a quegli aurei secoli le B
ici vi sono illustrati. La strada che dobbiamo calcare diviene adesso
più
dilettevole. Il primo soggetto della Mitologia st
vello d’oro. Il viaggio degli Eroi offre mille soggetti al pittore, e
più
ne presentano l’amore, gl’incantesimi, i delitti
o bassorilievo compensa largamente il difetto del suo artifizio. E il
più
evidente monumento della stretta unione che ricon
espressione sì vera, le cui parti sì belle che può estimarsi uno dei
più
eccellenti ohe sian mai stati eseguiti in tal gen
to i clamorosi Evoè. Il tirso che gli dovea servir di sostegno, non è
più
in suo potere, ma gli ricade sull’omero, ed accre
uto in tante urne o arche marmoree destinate ai sepolcri, vediamo qui
più
attamente adoperato alla condizione di uno di que
edii rustici e delle antiche ville, che contrastavano colle fabbriche
più
grandiose delle città. « Le dieci figure maggiori
nzatori che possiamo ravvisarvi con sicurezza copie ed imitazioni dei
più
ammirati un tempo ed or perduti originali. I cinq
sta indietro in alcuna, in tutte all’ondeggiamento delle vesti, si fa
più
sensibile. La prima i cimbali, la terza i timpani
ci danno argomento di quel furore da cui comprese le Menadi rendeansi
più
forti delle più forti belve, onde sì vantarono in
to di quel furore da cui comprese le Menadi rendeansi più forti delle
più
forti belve, onde sì vantarono in un epigramma gr
accanali contro l’intenzione degl’istitutori, che il men licenzioso e
più
ordinario costume: perchè in diversi tempi e in l
ersi tempi e in luoghi diversi diversamente solennizzati, prestassero
più
libero campo alla lor fantasia; o perchè finalmen
ui monti per sacro costume si celebravano. Fauno Bambino. « Uno dei
più
bei putti che abbia saputo l’arte ritrarre, è cer
ì i pregi opportì, perchè non perdono mai di vista il prototipo della
più
scelta natura. L’ azione del putto è tutta pròpri
bia impresso tai parole: Ogni fiera di te meno è crudele; Ognun di te
più
mi saria fedele. Vien sopra un carro d’ellera e d
tato chi ha lodata la Mitologia Storica, conosciutala in parte, assai
più
della Teologica; giudicheranno i lettori. 4. Dar
, dove Winkelman crede che il culto egizio si esercitasse. Quello che
più
, secondo il medesimo, comprova questa idea, sono
o tale anche il celebre Canova, da cui gli fu commendato come uno dei
più
reputati avanzi dell’antica scultura. 19. I cotu
bbero esser dette favole fisiche. Infatti i primi popoli che doverono
più
spesso essere spettatori delle rivoluzioni natura
arono la torre di Babele, o le grandi eruzioni vulcaniche anticamente
più
frequenti, e per le quali preso aspetto diverso l
tica sapienza e utili verità. Sicehè questa specie di favole è per lo
più
un modo di parlar figurato, che poi negl’idioti d
se furon le prime ad essere inventate, possono dirsi fisiche. 15. La
più
comune opinione fa nascere questa Mitologia e que
ascendere a trentamila il numero degli Dei. Gli antichi annoveravano
più
di trecento Giovi, ed almeno quaranta Ercoli ; pe
ma poi Giove da buon figliuolo venne a capo di liberarli ambedue. Il
più
celebre tra i Titani fu Giapeto, che i Greci tene
o per padre del genere umano ; od almeno non riconoscevano altro uomo
più
antico di lui ; sicchè nè le loro istorie nè le l
i ad essere abitati e inciviliti : ed i suoi figliuoli hanno lasciato
più
fama del padre. Poiché, oltre a Prometeo (70, 71)
r le lor vivande, Mangiavan corne, more, fraghe, ghiande. Febo sempre
più
lieto il suo viaggio Facea, girando la superna sf
o, Segui il secondo secol dell’argento, Men buon del primo, del terzo
più
degno ; Chè fu quel viver lieto in parte spento,
core, Non v’era falsità, non v’era inganno ; Come fu nella quarta età
più
dura Che dal ferro pigliò nome e natura. Età del
tria e linguaggio, L’invita seco a cena, e poi l’ uccide. Il cittadin
più
cortese che saggio Alberga con amor persone infid
e e deserto, Pria che veder che il tutto si consumi Ultima andò fra i
più
beati Numi. 35. I Romani onorarono Giano con
viver mio, nel quale Stamane era un fanciullo, ed or son vecchio. Chè
più
d’un giorno è la vita mortale, Nubilo, breve, fre
otete il vostro fallo. Non aspettate che la morte scocchi, Come fa la
più
parte : chè per certo Infinita è la schiera degli
ndissime, sono pur sempre sottoposte a perire. La mente umana tende a
più
alto fine ; laonde lo stesso poeta nel Trionfo de
i ; E di chiaror dolcissimo consola Con quel lume le notti ; e a qual
più
s’ apre Modesto fiore a decorar la terra Molte ti
lita la monarchia, i pontefici ; e dovevano avere non meno di sei, nè
più
di dieci anni, ed essere di famiglie romane e di
gli grazia, purchè asserisse che l’incontro era stato casuale ; e nei
più
serj negozj la loro semplice affermativa aveva fo
dia del fuoco di Vesta per accendere la face dell’ Imeneo ; ma per lo
più
preferivano di rimanere nel tempio ed esser guida
rano ; sicchè gli antichi l’ adorarono quale Dea dell’ agricoltura, e
più
specialmente delle messi e dei cereali. 52. Cerer
re, E quinci e quindi avea le luci intente, Correndo a quei ch’ avean
più
bel colore. Quest’ era il maggior fin della sua m
mmati cavalli instiga e fiede. Chiama la mesta vergine in quel corso,
Più
d’ ogni altra la madre in suo soccorso. Anguill
se un tempio in onor suo, il qual tempio d’Eleusi diventò poi uno dei
più
famosi della Grecia pei misteri Eleusini e per le
usa rigorosamente ai profani ; e tra le greche solennità fu questa la
più
celebre e la più misteriosa. Perciò tali feste fu
ai profani ; e tra le greche solennità fu questa la più celebre e la
più
misteriosa. Perciò tali feste furon dette misteri
elle savie leggi da essa date ai mortali. Erano celebrate dalle donne
più
distinte, le quali parecchi giorni prima dovevano
là con fiaccole accese chiamando ad alta voce Proserpina. 61. Per lo
più
la vittima sacrificata a Cerere fu una scrofa gra
tremendi nemici, chiamò in soccorso gli altri Dei, ma tutti temevano
più
di lui, e si rifugiarono nell’Egitto ove stettero
72), e saettati con tutta la sua possa i Giganti, restò vittorioso. I
più
terribili tra’suoi nemici in questa così detta pu
gna di Flegra (valle della Tessaglia) furono Encelado, che lanciava i
più
grandi massi contro l’Olimpo ; Briareo che aveva
he arrivava con la testa al cielo, e che per sè solo, al dir d’Omero,
più
degli altri Giganti insieme uniti, sgomentava gli
del Caro.19 70. Giove, mantenutosi l’impero del mondo e non avendo
più
nemici da temere, s’occupò della formazione dell’
significa lupo. 79. Giove ha parecchi nomi negli autori profani, e i
più
comuni son questi : Lucezio o Diespiter, ossia di
lino dall’essere adorato sul Campidoglio. Il soprannome piu celebre e
più
usitato fu quello d’Olimpico dall’abitar ch’ei fa
’ariete, le corna del quale sono simbolo di forza e di coraggio. Ma i
più
sono di sentimento che questo Giove Ammone altro
teneva il primo posto tra le divinità, così il suo culto fu sempre il
più
solenne ed il più diffuso tanto in Europa che in
sto tra le divinità, così il suo culto fu sempre il più solenne ed il
più
diffuso tanto in Europa che in Asia. Il suo tempi
solenne ed il più diffuso tanto in Europa che in Asia. Il suo tempio
più
celebre fu in Olimpia, ed ivi era la mirabile sta
eggono le Virtù, ed ai piedi ha l’aquila a lui consacrata, siccome il
più
forle ed il più coraggioso tra i volatili ; talvo
ed ai piedi ha l’aquila a lui consacrata, siccome il più forle ed il
più
coraggioso tra i volatili ; talvolta l’aquila è a
lla celeste assemblea, ella n’ebbe tanta vergogna che non s’arrischiò
più
a comparirvi. Allora Giove dette l’ufficio di cop
se a proteggere qual simbolo della sua vanità regale. 90. Giunone vie
più
sdeguata contro Io la consegnò alle Furie (232),
lie d’Osiride (696). 91. Quindi la repudiata moglie di Giove non ebbe
più
ritegno alle vendette, alla gelosia, all’orgoglio
no dai primi tempi fosse opinione che la fatica e l’industria valgano
più
di tutto a ripopolare i paesi devastati. I nuovi
re a nostro talento la vezzosa messaggera di Giunone. 94. Giunone
più
spesso è rappresentata sopra un carro tirato da d
melagrana venivano offerti a Giunone dai sacerdoti ; e le immolavano
più
comunemente un’agnella. Fu adorata anche in Egitt
nventò la lira ; e per essere utile agli abitanti, si studiò di farne
più
miti i costumi con le dolcezze della musica, simb
iammare, gr.) 111. Secondo la favola Apollo ebbe parecchi figli, ed i
più
celebri sono l’Aurora, Fetonte, le Eliadi e Lino.
carnagione. Quanto all’abito, componendone pur di molti uno che paia
più
appropriato, s’ha da considerare che ella, come h
e, lib. X, trad. del Caro. Gli antichi credevano che il cigno, per Io
più
taciturno, all’avvicinarsi della morte alzasse un
Il vagheggiano s’ei visita all’alba Le lor ime correnti, desioso Di
più
freschi lavacri, onde rifulga Sovra le piume sue
taron l’oracolo, il quale ordinò loro d’offrire il treppiede all’uomo
più
savio di tutta la Grecia. Allora lo recarono al f
l’astronomia, studiava profondamente la morale, e soleva dire essere
più
difficile d’ogni cosa il conoscer sè stesso. Ma T
cer sè stesso. Ma Talete mandò il treppiede a Biante ch’ei teneva per
più
saggio di lui ; ed infatti Biante era proprio un’
to che Clizia avea per Apollo, dicesi vòlto sempre al disco solare, o
più
veramente fiorisce d’estate quando il sole è nel
na bene in quei luoghi che sono ravvivati dalla sua presenza. Gl’inni
più
celebri che erano cantati in onor suo furon detti
na abbracciare il dito pollice del colosso, e un bastimento anche dei
più
grandi gli passava tra le gambe a vele spiegate.
e Grazie (175) che animano il genio e le belle arti. Roma possiede la
più
celebre statua di questo Dio, chiamata l’Apollo d
inità, e i poeti la chiamavano triforme Dea e triplice Ecate. Il nome
più
comune poi fu quello di casta Diana, perchè aveva
tellazioni della grande e della piccola orsa. 141. Diana poi fu molto
più
crudele contro la sventurata Niobe (629) che in o
a l’Asia, con pitture, statue e bassorilievi che erano capolavori dei
più
celebri maestri. Le porte furon fatte di cipresso
ficavano un cane nero per non aver cattivi incontri nelle tenebre. In
più
solenni occasioni le facevano anche un sacrifizio
ea Sovra ogni dir gradita. Pindaro, Trad. del Borghi. 149. Dicono i
più
che Bacco fu allevato in vicinanza della città di
onomo, egregio musico e sveltissimo danzatore. 150. Sileno, chiamato
più
comunemente il balio di Bacco, apparisce sempre i
e ; la seconda nel mese di gennaio, quando erano recati a Roma i vini
più
squisiti d’ ogni parte d’ Italia ; e la terza, la
i a Roma i vini più squisiti d’ ogni parte d’ Italia ; e la terza, la
più
solenne, nel mese di febbraio ; dei quali Baccana
e Mosè passa analogia tanto maggiore che renderebbe la loro identità
più
verosimile. Egli è dunque probabile che quanto la
solo oggetto di ricordare una ipotesi degli eruditi. Anche Bacco ebbe
più
nomi ed in Grecia ed in Roma, tra i quali quelli
ro brighe e degli affari relativi alla guerra e alla pace. Per essere
più
sollecito nell’eseguire gli ordini dei Numi aveva
nel corpo di quegli esseri, che per le loro inclinazioni s’accostano
più
alla nostra indole. Gl’Indiani, i Persiani e tutt
ll’osservanza della buona fede tra i mercatanti ; era figurato per lo
più
con una borsa nell’una mano, un ramo d’olivo e un
uomo, una bella epoca di perfezionamento sociale, e quale Dio era il
più
affaccendato di tutti, poichè aveva inoltre l’inc
omini a starne guardinghi, non già per proteggere quel malvagi, tanto
più
che vigilava anche la sicurezza delle strade pubb
quanto Venere. 166. L’immaginazione fecondissima dei Greci fa parere
più
strana, ma non meno evidente l’allegoria con altr
o testimone di questo audace furto, e Mercurio col regalo della vacca
più
bella lo indusse a tacere. Poi finse di ritirarsi
er metterli a prova. Un’altra metamorfosi operata da Mercurio, ma non
più
in occasione di furti, vien rammentata da Dante n
cati ; Vialis, perchè tutelava le vie o le strade, ove sorgeva per lo
più
in forma di pietra quadrata, ed aveva il sopranno
era ; ma Zeffiro ne la tolse, e la trasportò nell’ isola di Cipro. In
più
alto concetto fu tenuta dagli antichi la deità di
ra avea L’ austero nome : fra’ Celesti or gode Di cento troni ; e con
più
nomi ed are Le dan rito i mortali, e più le giova
gode Di cento troni ; e con più nomi ed are Le dan rito i mortali, e
più
le giova L’inno che bella Citerea la invoca. Tit
ntro i Giganti (65) ; e così la bellissima delle Dee ebbe a marito il
più
deforme di tutti i Numi. 172. I poeti la fanno ma
orme di tutti i Numi. 172. I poeti la fanno madre di molti figli, e i
più
celebri sono Cupido o l’Amore, Imene o Imeneo, le
etrarca. Lo stesso Petrarca nel Trionfo d’Amore ne fa una descrizione
più
ampia e feconda di nuove idee : Quattro destrier
descrizione più ampia e feconda di nuove idee : Quattro destrier via
più
che neve bianchi : Sopr’ un carro di fuoco un gar
avi, Fatto signore e Dio da gente vana. Qual é morto da lui, qual con
più
gravi Leggi mena sua vita aspra ed acerba Sotto m
e in nulla ; e Alemeone di Zeffiro e di Flora, perchè nulla è che sia
più
gentile e innocente dei fiori e dell’aura di prim
appassiti della Mitologia, il seguente Sonetto del Parini è forse dei
più
leggiadri, perchè semplice e modesto : Fingi un’
sse Giove : Onde perpetue sempre e sempre nove Le tre doti celesti, E
più
lodate e più modeste ognora Le Dee serbino al mon
nde perpetue sempre e sempre nove Le tre doti celesti, E più lodate e
più
modeste ognora Le Dee serbino al mondo. Foscolo
a Le Dee serbino al mondo. Foscolo, Le Grazie. Sono dipinte per lo
più
nude e sempre vagamente insieme abbracciate per i
son le Grazie al core — Delle ingenue fanciulle, dice il Foscolo nel
più
volte ricordato suo carme alle Grazie. Chi vuol m
ra dalle opere del genio greco, legga quel carme. Una delle sue parti
più
belle è la descrizione del velo delle Grazie. Pin
o avere studiato lungo tempo la sua indole si accorse che la passione
più
dominante di Psiche era la curiosità, e fin da qu
sguardi ! Temeresti forse di dispiacermi ? Ah ! tu non sarai forse il
più
bello degli uomini ; e che importa ? tu sei il pi
non sarai forse il più bello degli uomini ; e che importa ? tu sei il
più
sensibile e il più generoso. Ebbene ! scopriti !
più bello degli uomini ; e che importa ? tu sei il più sensibile e il
più
generoso. Ebbene ! scopriti ! Ch’ io ti veda ; ch
ceglie una bella notte d’estate ; piglia le ali e le freccie ; va nel
più
bel punto di quell’ amena dimora, si stende sopra
i sguardi ; ed io saprò se debbo amarlo o vendicarmi. » Si accosta di
più
; e, « Dei immortali ! come ! lo stesso Amore è i
muto da me e dalle mie sorelle ? Ah ! è il dio Amore, egli stesso nel
più
bel fior dell’età ! Chi più felice di me ? Amore
le ? Ah ! è il dio Amore, egli stesso nel più bel fior dell’età ! Chi
più
felice di me ? Amore mi sceglie per sua sposa !….
acolo di Venere, e la Dea la condannò a sopportare gravi fatiche, una
più
penosa dell’altra. Ed ella, docile e rassegnata s
ua bellezza ; ma bada poi di non aprirla : tu non hai bisogno d’esser
più
bella. » Psiche obbedì anche a questo comando ; m
74). La gioia presiedè alla cerimonia del matrimonio, e non vi fu mai
più
perfetta nè più felice unione di quella. Facile è
esiedè alla cerimonia del matrimonio, e non vi fu mai più perfetta nè
più
felice unione di quella. Facile è discoprire gl’i
ti morali che in questa favola sono ingegnosamente riposti. Altri con
più
elevati intendimenti asserisce essere adombrata n
perfetta Ha la sua tela, e ti sorride in volto. Mortale nacque, e son
più
care in cielo Sue belle doti ; e se a noi canta o
a di Citera nel Mediterraneo a mezzodì del Peloponneso, ov’era il suo
più
celebre tempio. Giace oltra, ove l’Egeo sospira
iace oltra, ove l’Egeo sospira e piagne, Un’isoletta delicata e molle
Più
ch’altra, che ’l sol scalde, o che ’l mar bagne.
come vedremo nel § seguente. 181. Gli antichi hanno rappresentato in
più
modi la Dea della bellezza. In Elide stava a sede
a Pito o Suada, Dea, della persuasione e sua fida compagna. Ma per lo
più
la rappresentarono assisa con Cupido in un carro
e, vince ogni umana lode, ogni maraviglia della natura. La sua statua
più
celebre, che ci sia pervenuta dall’antichità, è l
detta per aver appartenuto alla famiglia dei Medici, ed è ora uno dei
più
belli ornamenti della galleria pubblica di Firenz
ll’ agilità delle sue ali, si vantò che in pochi minuti avrebbe colto
più
fiori di sua madre. Venuti infatti alla prova, Am
o con le terse braccia, Promise, quando il re, pel nuovo imene Beato
più
, partia, gli assirj campi Devastando…. Foscolo,
a candidezza con una gran vela ondeggiante color di porpora ; cavalli
più
bianchi della neve tiravano questo carro circonda
. 189. Nettuno ebbe dal matrimonio con Anfitrite parecchi figli, ed i
più
noti sono i Tritoni e le Arpie (191). 190. I Trit
isole Strofadi rimpetto alla costa occidentale del Peloponneso, e le
più
note furono Aello, Ocipeta e Celeno. Quivi le b
ime mense, e di Finéo (362) Fu lor chiuso l’albergo ; altro di queste
Più
sozzo mostro, altra più dira peste Dalle tartaree
62) Fu lor chiuso l’albergo ; altro di queste Più sozzo mostro, altra
più
dira peste Dalle tartaree grotte unqua non venne.
a a riposarsi, e per carro una conchiglia di straordinaria bellezza e
più
candida dell’avorio ; e pareva che questo carro v
imenticare la famiglia e la patria ; sicchè poste rimpetto alla parte
più
bella d’Italia e sotto il clima più mite dell’ un
sicchè poste rimpetto alla parte più bella d’Italia e sotto il clima
più
mite dell’ universo, e celando negli scogli la mo
i incatenati in profonde caverne, e vegliava affinchè non accadessero
più
sconvolgimenti simili a quelli da essi cagionati,
fu cangiata in deità malefica, terrore e tormento dei nocchieri. Qual
più
viva immagine dei pericolosi scogli ? 203. Caridd
utti fuori con orribili muggiti. L’ingordigia può ella essere dipinta
più
vivamente ? Virgilio poi dà più ampia descrizione
L’ingordigia può ella essere dipinta più vivamente ? Virgilio poi dà
più
ampia descrizione d’ambedue questi nemici dei nav
il regio diadema, ed è coronato di piante marine ; comparisce per lo
più
col tridente in mano ; sta ritto sulle acque del
revole alla vicina epoca della nuova navigazione. 211. Le sue vittime
più
comuni erano il cavallo ed il toro bianco, ma gli
to ; Onde da’ Greci poi si disse Averno. (Eneid., lib. VI.) Ma assai
più
spaventoso è il sotterraneo limitare, ove Dante t
i Campi Elisi e le loro ombre : ….. È questa una campagna Con un ær
più
largo, e con la terra Che di un lume di porpora
he sacerdoti erano in vita Castamente vissuti ; e quei veraci, E quei
più
ch’ han di qua parlato o scritto Cose degne di Fe
ro eletto, Salvo che il destro piede é terra cotta, E sta in su quel,
più
che in su l’altro eretto. Ciascuna parte, fuor ch
e Flegetonta ; Poi sen van giù per questa stretta doccia Infin là ove
più
non si dismonta.51 Fanno Cocito ; e qual sia que
Ma la mitologia degli antichi assegna a ciascuno di questi fiumi una
più
distinta origine, feconda anch’essa d’idee morali
sopra un’ urna nera ; dicono le sue acque esser capaci di consumare i
più
duri metalli, talchè niun vaso può contenerle ; e
bo degli Dei, ed il Néttare la lor comune bevanda. La prima era molto
più
dolce del miele, e spandeva deliziosa fragranza ;
ato sull’altare delle Eumenidi di dire la verità. 234. 2°. Ecate è la
più
formidabile tra le potenze infernali. Con membra
lori della vittoria (Esiodo). Talora assisteva ai consigli dei re ; e
più
spesso errando sulle pendici o nelle valli moltip
l nero annunziava una vita corta e sventurata, il bianco un’esistenza
più
lunga. Di rado nel pennecchio di Cloto si vedeva
le Furie le immolavano pècore nere. Anche di questa divinità immagina
più
compiuta pittura l’Annibal Caro : « Nell’opposit
dica esser madre. Mostri di cader col capo innanzi fitto in un’ ombra
più
folta, e ’l ciel d’intorno sia d’azzurro più cari
nanzi fitto in un’ ombra più folta, e ’l ciel d’intorno sia d’azzurro
più
carico, e sparso di molle stelle. Il suo carro si
alcune di esse ai piedi. Icelo dicono che si trasforma esso stesso in
più
forme ; e questo figurerei per modo, che nel tutt
alsi, ed una di corno, donde escono i veri. E i veri, siano coloriti,
più
distinti, più lucidi e meglio fatti, i falsi conf
i corno, donde escono i veri. E i veri, siano coloriti, più distinti,
più
lucidi e meglio fatti, i falsi confusi, foschi, e
nche sotto il nome d’ incubo o di fantasima, d’orrido aspetto, per lo
più
in sembianza di scimmia accovacciata ; e questo n
riposo ; mentre pei ricchi molli ed oziosi il culto del sonno era dei
più
importanti ; e spesso la invocata divinità si mos
o (223) e della Notte (238), e sorella del Sonno (240), è la divinità
più
inesorabile di tutte, sorda ai voti ed alle suppl
aspetta, Ho interrotti mille pensier vani. Or a voi, quand’ il viver
più
diletta, Drizzo ’l mio corso…. Ivi55 eran quei, c
iis Manibus, come per raccomandare a loro la tutela dell’urna. Per lo
più
immolavano pecore nere agli Dei-Mani ed alle Larv
ttava del Tasso : Orrida maestà nel fero aspetto Terrore accresce, e
più
superbo il rende : Rosseggian gli occhi, e di ve
iti si può inferire come specialmente l’agricoltura sia la prima e la
più
nobile origine della dovizia. E figurato vecchio
iare le altri disgrazie, a educar bene la sua famiglia, e viva sempre
più
lieto e sicuro quanto meno è pingue il suo scrign
n Ercole (364). Quindi i mitologi ne hanno segnalati parecchi ; ma il
più
celebre è quel de’Greci, al quale sono state attr
a principalmente adorata nella città di Troia ; ma il primo nome le è
più
comune per tutto il resto : « Minerva spira, e co
rbitri, e decretarono quest’onore a chi dei due avesse creata la cosa
più
utile per una città. Allora Nettuno, battendo la
lla musica. Le minori feste Panatenee erano celebrate ogni anno, e le
più
solenni ogni quinquennio. Quelle celebrate in Rom
arrivato in buon punto per farlo marito di Venere (170). Così al Nume
più
deforme toccò la più bella tra le Dee ; e chi sa
o per farlo marito di Venere (170). Così al Nume più deforme toccò la
più
bella tra le Dee ; e chi sa che Giove non lo face
rarca, Parte I, Son. XXVI.) Sterope, Bronte e Piragmone erano i suoi
più
assidui lavoranti. — Questi Ciclopi furono probab
un solo occhio. 273. Polifemo (polyphemos, celeberrimo, gr.) fu il
più
celebre tra’Ciclopi. Enea lo vide (come finge Vir
’orbo alleggeriva il duolo in parte. Egli prese ad amare la bella, e
più
che giglio nivea Galatea, figliuola di Nereo e di
, tragge soavi concenti dall’agreste zampogna ; ed Erato suonando con
più
leggiadria il liuto e la lira, accompagna i sospi
erra. Ma Polinnia …..alata Dea che molte Lire a un tempo percote, e
più
dell’altre Muse possiede orti celesti…. come dic
accendano l’animo de’ forti, e il loro grido sia « come vento che le
più
alte cime più percuote, » come folgore che atterr
nimo de’ forti, e il loro grido sia « come vento che le più alte cime
più
percuote, » come folgore che atterra gl’idoli del
lare la decenza pericolante tra la gioia dei biechieri. Ma coloro che
più
di tutti le venerarono furono i poeti, i quali us
quali usavano d’invocarle sul principio dei loro poemi, come valevoli
più
d’ogni altra divinità ad infiammare l’ingegno : «
e dimandi a dar l’amato alloro ec. Troppo lungo sarebbe il citare le
più
belle invocazioni dei sommi poeti dell’antico e d
per avventura bene impresse nell’intelletto quando sono vestite delle
più
dette fra le greche immagini. 280. Il fonte d’Ipp
go sarebbe il parlar di tutte, accenneremo soltanto quelle che paiono
più
opportune all’interpretazione dei classici e dei
va messo le corna davanti gli occhi affinchè l’animale potesse cozzar
più
dritto ; criticò l’uomo composto da Vulcano, pret
to fargli un finestrino in direzione del cuore per poterne scrutare i
più
segreti pensieri ; e la casa di Minerva gli parve
questo satirico Nume un grazioso sonetto moderno composto da uno dei
più
colti ed arguti ingegni del nostro tempo. Momo,
sotto forma d’animali al tempo della guerra dei Giganti. 295. Per lo
più
il suo aspetto è deforme, poichè ha la faccia sov
atiri e Silvano (302) prcposto alla tutela delle selve. 296. Pane era
più
che altro onorato in Arcadia. I Romani ogni anno
Fauna dopo la morte del marito si segregò da tutti, e morì senza aver
più
parlato ad alcun uomo. I Latini divinizzarono que
dei boschi mostra in quanto onore fosser tenute le faccende agricole
più
confacenti alla moralità ed all’agiatezza del viv
amente le arti agricole, tuttavia i Fauni e i Silvani furono divinità
più
specialmente romane. In generale poi queste divin
all’esistenza di tanti invisibili testimoni delle loro azioni, erano
più
guardinghi e più solleciti nelle loro faccende, e
tanti invisibili testimoni delle loro azioni, erano più guardinghi e
più
solleciti nelle loro faccende, ed avevano forse u
i malvagi, così deve essere la miglior guida pei buoni. 306. I Satiri
più
vecchi eran chiamati Sileni ; e l’anziano tra di
on neghi Tepidi soli e temperata pioggia. (B. Baldi, Egloga.) Per lo
più
è rappresentato a modo del dio Termine (308), con
istituito il culto da Numa a fine di porre un freno, che fosse anche
più
efficace delle leggi, alla cupidigia dei limitrof
o stato. 309. Il dio Termine era onorato non solamente nei templi, ma
più
di tutto sui confini dei campi, ove il suo simula
rche di paglia ; ed i pastori un dopo l’altro saltavano la fiamma. Il
più
agile otteneva in premio comunemente una capretta
a o un agnello. La festa finiva con un banchetto nel quale il pastore
più
vecchio faceva una patetica invocazione alla Dea
vano leggiadre fanciulle correndo e ballando al suon delle trombe. La
più
snella otteneva in premio una corona di fiori. Ne
Doride, eran le ninfe del mare. La mitologia ne conta cinquanta, e le
più
distinte sono Teti (192) moglie di Peleo e madre
ca della grotta, lo teneva col suo nutrimento sempre erboso, e per lo
più
tempo fiorito ; d’intorno vi pendevano secchj, ci
latte, di frutta e di fiori. 318. Le Ninfe terrestri erano divise in
più
schiere, ed avevano vari nomi secondo la natura d
prima prima aura di Zeffiro Le frotte delle vaghe api prorompono, E
più
e più succedenti invide ronzano A far lunghi di s
prima aura di Zeffiro Le frotte delle vaghe api prorompono, E più e
più
succedenti invide ronzano A far lunghi di sé aere
o con le querci ; quindi ebbero anche il nome di Querculane. 320. La
più
celebre fra le Nereidi fu Teti, ed era tanto bell
(337) come il primogenito di questa ninfa fosse destinato a divenire
più
famoso del padre, non vollero altrimenti porre a
o andò a celare i vani sospiri ed a struggersi d’affanno per entro le
più
riposte parti dei boschi. Così di « quella vaga,
allusione alla fedeltà di questo animale, e quelle dei Penati per lo
più
effigiati in due giovani assisi con una lancia pe
un grosso cane accovacciato a’piedi, risiedevano per entro i recessi
più
segreti della casa in una cappella detta Lararium
o ad ora, E per Priamo e per Troja assai s’è fatto. Se difendere omai
più
si potesse, Fôra per questa man difesa ancora. Ma
re, ergi altre mura ; Chè dopo lungo e travaglioso esiglio Le ergerai
più
di Troja altere e grandi. Detto ciò, dalle chiuse
esse il suo Genio, la ispirazione generatrice delle sue azioni ; e di
più
riconoscevano tutti un genio buono che gl’ induce
zioni umane, dice Mario Pagano. Al caso debbonsi tutti i ritrovamenti
più
utili alla vita. L’uomo vede ed osserva l’incontr
rossimo, la stima di sè medesimi, ed altri beni veri e senza paragone
più
pregevoli di quelli che sogliono essere chiesti a
iù pregevoli di quelli che sogliono essere chiesti alla cieca Dea. Ma
più
nobilmente e con sapienza e versi sublimi ne ragi
ature lieta Volve sua spera, e beata si gode. In Italia i suoi tempj
più
famosi erano ad Anzio, città del paese dei Volsci
li oggetti ; e portava lunghi cunei di ferro atti a dividere i legami
più
forti e più intimi. Ella stessa fu sottomessa all
e portava lunghi cunei di ferro atti a dividere i legami più forti e
più
intimi. Ella stessa fu sottomessa alle sue propri
o non fuggire, gr.), Ancaria (formidabile), e Ramnusia perchè il suo
più
celebre tempio fu situato sopra un’eminenza press
i, e la fece precipitare sopra la terra, giurando che non sarebbe mai
più
tornata nel cielo. Fin da quell’ epoca ella va pe
a le une ed a far punire gli altri ; se pure questa mutilazione non è
più
severo avvertimento ai giudici corruttibili. Spes
si nelle campagne ; ma poichè l’innocenza fu bandita anche dai luoghi
più
alpestri, non le rimase altro asilo che il cielo
olano il falso col vero : È questa Fama un mal, di cui null’ altro È
più
veloce, e com’ più va più cresce, E maggior forza
vero : È questa Fama un mal, di cui null’ altro È più veloce, e com’
più
va più cresce, E maggior forza acquista. È da pri
È questa Fama un mal, di cui null’ altro È più veloce, e com’ più va
più
cresce, E maggior forza acquista. È da principio
; Vaga si che nè greca nè latina Riva mai vista non l’avea giammai Di
più
cara sembianza e pellegrina. Commossa al lampo d
il suo cuore, ondula sul petto agitato, e le ali a’ piedi ne rendono
più
ratta la fuga. Dietro a lei, con occhi smarriti,
re procede con lento passo una giovinetta sua sorella coperta di velo
più
sottile. Ella ha per compagna indivisibile la Dol
onna, e impugna con la sinistra un ramo di quercia. Il leone è il suo
più
comune attributo. La pace. 347. In ves
e, culto e statue in Roma. Il suo tempio posto nella Via Sacra era il
più
grande ed il più sontuoso che fosse nella città ;
in Roma. Il suo tempio posto nella Via Sacra era il più grande ed il
più
sontuoso che fosse nella città ; fu cominciato da
ato farei alcune figurette di fanciulle l’una dietro all’altra, quali
più
chiare e quali meno, secondochè meno o più fosser
na dietro all’altra, quali più chiare e quali meno, secondochè meno o
più
fossero appresso al lume di essa Aurora, per sign
mani, gli Dei hanno tarpato le ali alla Vittoria : ella non può ormai
più
fuggire da noi. » La speranza. 349. Gli
e della favola. Ecco il principio di quel componimento : « Una donna
più
bella assai del Sole, E più lucente, e di maggior
cipio di quel componimento : « Una donna più bella assai del Sole, E
più
lucente, e di maggior etade, » Mandata fu sulla t
egli atti e semplicetta ; Ma cosa non mortai sembrava al volto, Tanto
più
vaga quanto più negletta ; E folgorando, quasi ac
licetta ; Ma cosa non mortai sembrava al volto, Tanto più vaga quanto
più
negletta ; E folgorando, quasi accese faci, Getta
nobil fierezza, Che i tardi suoi timidi amici sprezza. Era costei la
più
lucida Dea Del Ciel, la Verità : fiaccola ardente
a tomba, perchè una volta che abbiam cominciato ad amare, il non amar
più
è lo stesso che non vivere. Sulla fronte della De
o non volesse indicare la vecchiezza della Fedeltà incanutita. Per lo
più
le giace a’piedi un cane bianco, simbolo che le è
gegno straordinario avevano meritato onori divini, quali furono tra i
più
noti : Perseo, Ercole, Giasone, Teseo, Castore e
chio ed un solo dente che adoperavano a vicenda ; ma questo dente era
più
lungo delle zanne del cinghiale, ed uno sguardo s
vedessi, Nulla sarebbe del tornar mai suso » ossia, non si parlerebbe
più
di tornare nel mondo. E il Petrarca dice : « il v
re spaventata e fuori di sè. Già le serpi erano distese in terra, non
più
raccolte in giro, e le teste loro infrante scopri
ute cadenti e languide sul morire, gli occhi appannati, le squame non
più
vivaci per la porpora e per l’oro, nè più lucenti
hi appannati, le squame non più vivaci per la porpora e per l’oro, nè
più
lucenti nel moto, ma scolorite e livide. Sembrava
ccisero per vendicare le persecuzioni sofferte dal padre loro. Quindi
più
volte scacciati dal Peloponneso alfine vi ritorna
to di Giunone (85), aveva ordinato ad Ercole di affrontare i pericoli
più
imminenti, confidandosi che alla fine vi sarebbe
abbia somministrato a’poeti il concetto di simboleggiare in lui l’età
più
pericolosa della nostra vita ; quella cioè nella
ntagna è tale, Che sempre al cominciar di sotto è grave, E quanto uom
più
va su, e men fa male. Però quand’ella ti parrà so
elle paludi di Lerna vicino ad Argo città del Peloponneso era un’Idra
più
terribile di quel leone. Questo nuovo mostro avea
ostro avea sette teste, e troncatagliene una, altre due ne spuntavano
più
tremende, a meno che non si mettesse il fuoco sul
mortali ne fossero le ferite. Così da ogni impresa uscia vittorioso e
più
forte e più temibile. Forse gli antichi vollero c
ossero le ferite. Così da ogni impresa uscia vittorioso e più forte e
più
temibile. Forse gli antichi vollero celebrare in
con la carne umana ; e sotto le forme di quest’orribile mostro per lo
più
vogliono denotare la tirannide sostenuta dall’ipo
l petto ed ambedue le coste Dipinte avea di nodi e di rotelle.80 Con
più
color sommesse e soprapposte81 Non fer ma’in dra
alche maravigliosa prova del suo valore. Ci contenteremo di citare le
più
note. 385. Caco, figliuolo di Vulcano (270), era
soffocò tra le sue braccia. 387. 1 Pimmei erano uomiciatti alti poco
più
d’una spanna, ma pieni appunto di sfacciatissima
, se non glielo avessero impedito gli amici. 392. Giunone (85) sempre
più
indispettita in veder Ercole trionfare di tutti i
, facendole credere che se Ercole volesse mai indossarla, non avrebbe
più
amato altra donna che lei. 396. La donna troppo c
emori delle sue gesta, gli eressero molti templi, uno dei quali, tra’
più
celebri in Roma, era detto il Tempio del grand’ E
buto non era altro che di denaro ; ma gli Ateniesi, per far comparire
più
odioso il nemico al quale dovevano pagarlo, se ne
e trovarne l’ uscita a chi vi fosse stato rinchiuso. 420. I Laberinli
più
celebri furon due : il primo in Egitto, fabbricat
’ egiziano, e destinato a dimora del Minotauro. 421. Dedalo, uno de’
più
abili artefici della Grecia eroica, fu quello che
i li finsero mostri con volto e torace d’ uomo e corpo di cavallo. Il
più
celebre di tutti è Chirone, dotto non meno in med
legge che secondo essi governava i moti di quei corpi celesti. Per lo
più
i Dioscuri sono rappresentati in due giovani di r
sso del Vello d’ oro. 88 451. Giasone, essendo nell’ età nella quale
più
ferve l’ amor di gloria, colse avidamente l’ occa
Vello d’ oro, divulgata per tutta Grecia, gli procacciò per seguaci i
più
scelti guerrieri che ambivano divider con lui l’
ina, onde giunsero in Tessaglia viaggiando in mezzo a molti rischi. I
più
dicono che questa spedizione ebbe luogo 60 anni p
lche gran rischio. 465. Allora Jobate eccitò il giovine valoroso alle
più
difficili imprese ; ma egli trionfò di tutti i pe
sua lira e della sua voce, che a sentirlo suonare o cantare, le belve
più
indomite diventavano mansuete, i fiumi arrestavan
allegoria per indicare i popoli dallo stato selvaggio ridotti a vita
più
civile con le persuasioni dell’eloquenza. 470. Or
nfernale. Quando Orfeo si vide ormai presso all’aperta luce, non potè
più
resistere alla brama di rivedere la diletta Eurid
e il petto. Qui Baccanti non son, ma ninfe a cui L’alma é gentile : e
più
d’ogni altro affetto È dolce il palpitare ai casi
grazia di poter suonare un’altra volta la lira, ed empì 1’aere della
più
commovente armonia ; ma veggendo con tutto ciò di
genitori ed al paese. 503. Allora inorridito di sè medesimo, non potè
più
sostenere la vista del sole, degli uomini, della
ini, della sua persona, e si accecò con le proprie mani. I figliuoli,
più
scellerati di lui, lo scacciarono da Tebe ; ed eg
e sua figliuola. Con la memoria di lei gli antichi ci tramandarono il
più
commovente esempio della pietà filiale. Dopo aver
Mendicando la vita, affronti (ahi lassa !) Turpe rifiuto, o domandar
più
grave Della pietà fastosa, e tu (sul ciglio Tratt
, così egli condannò la figliuola a perpetuo celibato ; e, per sempre
più
allontanarne i pretendenti, dichiarò che non avre
a moderna Morea. 514. Questo principe ebbe molti figli, tra i quali i
più
noti furono Atreo e Tieste, nomi che rammentano a
fio dell’offesa. 516. Tieste ebbe a figliuolo un Egisto, che si rese
più
empio del padre suo per vendicarlo. A suo tempo i
possanza e splendore ; e tre secoli dopo il suo nascimento era già la
più
celebre città dell’universo.95 Ma sotto il regno
il Simoenta, unirono le loro acque per annegare Achille (536) uno dei
più
tremendi nemici dei Trojani ; e l’eroe sarebbe pe
e. Fra le sicure piume Salvo appena dal mar giura il nocchiero Di mai
più
non partir ; sente che l’onde Già di nuovo son ch
emo si ritrasse ne’ suoi alloggiamenti deliberato avendo di non voler
più
combattere. Questa sua ostinazione fu favorevole
di Patroclo per far ripigliare le armi ad Achille, dopo che era stato
più
di un anno senza combattere. Spinto allora da bru
anni. 544. La smania di vendicare la morte del padre lo rese uno dei
più
tremendi nemici dei Trojani : egli stesso uccise
are la tradita Ermione. Filottete. 546. Filottete fu uno dei
più
celebri eroi nell’esercito greco. Essendo stato a
a. All’ assedio di Troja si segnalò per tante prodezze, che passò pel
più
valoroso dell’ esercito dopo Achille (536) ed Aja
tale scompiglio nella casa di Diomede, che al suo ritorno non potendo
più
vivere in pace con Egiale sua moglie, dovè fuggir
e, essendochè quegli uccelli non temono le procelle, e dalla cima dei
più
aspri scogli si librano sulle onde agitate dai ve
che se avesse avuto nell’esercito dieci Nestori, Troia sarebbe caduta
più
presto. Era ancora molto eloquente, sicchè Omero
oquente, sicchè Omero lo dice : Facondo si, che di sua bocca usciéno
Più
che miel dolci d’eloquenza i rivi. 555. Apollo (
dalla sua, e appena sbarcato fu ucciso da Ettore (591). 557. E tanto
più
era da valutare quest’azione, in quanto che Prote
i Cretesi inorriditi da tanta barbarie gliela impedirono ; nè vollero
più
servire ad un re tanto iniquo ; e l’obbligarono a
561. Ajace, figliuolo di Telamone (229), fu, dopo Achille (536), il
più
valoroso tra’ Greci, e com’ esso ardito, impetuos
rbine di dardi Ajace solo Fumar di sangue ; e ove diruto il muro Dava
più
varco a’ Teucri, ivi a traverso Piantarsi ; e al
rice. Deh qual giammai l’ uom può della natia Sua contrada veder cosa
più
dolce ?…. (Omero, Traduz. di Pindemonte.) 569. L
ero, quanto alla prudenza, lo paragona allo stesso Giove (63). Ecco i
più
segnalati servigi ch’ ei rese ai Greci : 1° Achil
opi (272) in Sicilia, dove Polifemo, figliuolo di Nettuno (185), e il
più
possente fra loro, lo rinchiuse nella propria cav
serbar fede a Penelope, sicchè Giove (63) ordinando a Calisso di non
più
opporsi alla sua partenza, ella lo lasciò andar v
v’ascese lieto di grati e doviziosi regali. Nausica lo accomiatò col
più
tenero addio, ed i suoi occhi seguirono per lungo
I, traduz. del Pindemonte.) Ed aggiunse che non potendo ormai opporsi
più
alla loro insistenza, per consiglio di Minerva (2
mi : (Canto XXVI). …………Quando Mi diparti’ da Circe, che sottrasse Me
più
d’un anno là presso a Gaeta, Prima che si Enea la
a foce stretta Ov’Ercole segnò li suoi riguardi,106 Acciocchè l’ uom
più
oltre non si metta : Da la man destra mi lasciai
Ettore, figliuolo di Priamo (587) e d’Ecuba (589), era fra’Trojani il
più
prode. Dopo aver sostenuto con molta gloria varj
obbe Ettore, e freddo corsegli per l’ossa Un tremor, nè aspettarlo ei
più
sostenne ; Ma lasciale le porte, a fuggir diessi
…. Indi, ritornato animoso, si ferma incontro al nemico gridando :
Più
non fuggo, o Pelide. Intorno all’alte Iliache mur
del padre agli amici, e all’uno il saio, Tocca all’altro la veste. Il
più
pietoso Gli accosta alquanto il nappo, e il labbr
nuto la magione del duolo. E il vecchio padre, non potendo finalmente
più
sopportare il pensiero che il corpo del valoroso
. Ed io, Miserrimo ! io che a tanti e valorosi Figli fui padre, ahi !
più
nol sono, e parmi Già di tutti esser privo… …………M
abbi pietade Di me : ricorda il padre tuo : deh ! pensa Ch’io mi sono
più
misero, io che soffro Disventura che mai altro m
dovino Calcante (529) avea predetto che, sopravvivendo, sarebbe stato
più
valoroso del padre, e ne avrebbe un giorno vendic
lasciò cadere fra le Dee un pomo d’oro sul quale era scritto, per la
più
bella. Ecco subito tutto l’Olimpo in iscompiglio
ricchezza ; Minerva sapienza e virtù ; e Venere il possedimento della
più
bella donna del mondo. 600. Paride, che tanto era
e, che tanto era bello quanto vano, sedotto dalle carezze di Venere e
più
che altro dalla promessa, giudicò doversi dare a
erva (262), tennero per sacrilega l’azione di Laocoonte ; e ne furono
più
che mai persuasi, allorchè ……. due serpenti imma
carsi loro in ajuto, ne faceva spettacolo sì doloroso da vincere ogni
più
lacrimevol tragedia. 607. Questa catastrofe è rap
rimevol tragedia. 607. Questa catastrofe è rappresentata in una delle
più
belle sculture greche, divenuta ormai patrimonio
ojani lo superava. 609. Nella notte dell’eccidio di Troja dette le
più
alte prove del suo valore ; ma debole troppo per
cora poichè fu sceso nei Campi Elisi. 619. Orione era inoltre uno dei
più
belli uomini del suo tempo, ed aveva la statura s
trando da Giove che fosse posto nel cielo, ove forma la costellazione
più
rilucente di tutte le altre (676). Quando Orïon
621. Filemone, povero vecchiarello, aveva per moglie Bauci anche
più
vecchia di lui. Giove (63) e Mercurio (160) viagg
mplici mortali si trovarono villanamente negato l’alloggio di tutti i
più
ricchi possidenti d’un villaggio, e solamente que
da quest’azione, la madre implorò dalla Dea pe’suoi figliuoli il bene
più
grande che ai mortali possa essere accordato dal
al Cielo. Il giorno dopo addormentatisi nel tempio non si svegliarono
più
, quasichè per l’uomo fosse il supremo dei beni l’
fa, nella quale Meleagro, ferì a morte gli zii. 628. Altea, non dando
più
ascolto che al suo furore, si dimenticò d’esser m
il culto che le rendevano, argomentandosi di meritar tempio ed altari
più
giustamente di lei. 631. Latona commise ai suoi f
i cari figliuoli ; e tanta era la sua immobilità che pareva non desse
più
segno di vita ; infatti era cangiata in scoglio :
638. Ovidio narra che Filomela « mutò forma. Nell’uccel che a cantar
più
si diletta » (l’usignuolo), e che Progne diventò
rreva nelle lor vene. Le strinse la mano, v’impresse un bacio…. Non è
più
una statua. Ella può vederlo, può udirlo, scende
igmalione non è un sogno ; ed egli andò debitore al suo ingegno della
più
bella e della più virtuosa delle mogli. Chi non v
sogno ; ed egli andò debitore al suo ingegno della più bella e della
più
virtuosa delle mogli. Chi non vede ingegnosamente
ssendo tanto agile al corso da non poter venire superata dagli uomini
più
veloci, dichiarò, per liberarsi da una folla impo
el vincitore. Così la fatalissima seduzione dell’oro vince talvolta i
più
forti proponimenti. 643. Poco tempo dopo, avendo
giovine assiro è divenuto celebre pel suo amore per Tisbe che era la
più
bella tra le giovanette di Babilonia. Dovevano gi
enuti a contesa, sciolsero queste nozze, e impedirono ai figliuoli di
più
vedersi. Gli amanti non poterono obbedire a quest
i genitori degli sposi, avuta querela fra loro, li costrinsero a non
più
vedersi. Nonostante Leandro ogni sera attraversav
ra il piu giusto fra gli uomini, e Pirra sua moglie, che era la donna
più
virtuosa, andarono illesi dall’esterminio, e la n
ed aveva molta parte nella teologia pagana. Gl’ indovini od impostori
più
celebri appo i Greci furono Tiresia, Anfiarao e C
magna Sovra Tiralli, ed ha nome Benaco.130 Per mille fonti, credo, e
più
si bagna, Tra Garda, e Val Camonica, e Pennino131
rnese133 Da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi, Ove la riva intorno
più
discese. Ivi convien che tutto quanto caschi Ciò
me giù pei verdi paschi. Tosto che l’acqua a correr mette co,134 Non
più
Benaco, ma Mincio si chiama Fino a Governo, dove
iudice d’una contesa insorta tra Giove (63) e Giunone (85) su chi sia
più
felice, o l’uomo o la donna. Vedi senno da Numi d
e a male, e lo acciecò. Giove per consolarlo fecelo diventare uno dei
più
grandi indovini del suo tempo, e ne prolungò la v
tempo, e ne prolungò la vita oltre cinque secoli. Diversamente, e con
più
gentile poetica finzione, è narrato da altri l’ a
crin discorrenti dal collo Coprian, siccome li moveano l’ aure. Ma né
più
salutò dalle natie Cime eliconie il cocchio aureo
memori, le lepri Gli trescavano attorno, e i capri e i cervi, Che non
più
il dardo suo dritto fischiava ; Però che la divin
coli. Voleva il fato ch’egli perisse dopo aver incontrato un indovino
più
abile di lui. Infatti morì di dolore nel bosco di
avano oracoli. Chi annovera tre, chi quattro, chi dieci Sibille, e le
più
famose furono quella d’Eritrea nell’Ionia, di Sar
a non ebbero per la moltitudine la stessa autorità dei primi. 667. La
più
celebre tra le Sibille fu la Cumana che dicevano
porta il vento le disturba, E van per l’antro a volo, ella non prende
Più
di ricorle e d’accozzarle affanno : Onde molti de
mai incominciati senza offrire sacrificj. 670. Quelli della Grecia, i
più
celebri di tutti, erano di quattro specie : Olimp
la lotta ed il cesto. Una corona d’oleastro, che pe’ gloriosi valeva
più
d’un regno, era il premio ambito sopra ogni altra
quelli co’ quali Enea onora l’ ombra del padre Anchise. Ma chi brama
più
ampie notizie dei certami propriamente detti d’ O
Barthelemy, nel viaggio d’Anacarsi, dove sono anche notati alcuni de’
più
celebri tra gli olimpici eroi. Noi non faremo che
a sua forza, volle finire di scoscenderlo ; ma il suo braccio non era
più
quello di prima. L’albero apertosi alla prima sco
lbero apertosi alla prima scossa, tosto si richiuse, nè l’atleta potè
più
cavarne le mani, e gli toccò ad esser pasto delle
a soffocato un leoue mostruoso sul monte Olimpo, ed era capace in età
più
adulta di fermare con una mano un carro tirato da
ieca rabbia si racchiuse in core ! Esperta mano insegna La via d’onor
più
degna : Ma stolto è ben colui, Che ignora il call
propizio. Nullo a gran vanti ascende Senza travagli. E l’alma a cure
più
lodate inchina Che non all’ôr ; ma come Leva in a
Coll’avaro Pluton l’alma patteggia. 671. I giuochi Olimpici furono i
più
frequentati e i più celebri, e presero il nome da
alma patteggia. 671. I giuochi Olimpici furono i più frequentati e i
più
celebri, e presero il nome dalla città d’ Olimpia
iuttosto furono così detti, perchè sacri a Giove Olimpico. Pindaro in
più
luoghi e Strabone nel libro VIII, ne attribuiscon
no cinque giorni. Da questi giuochi trassero origine le Olimpiadi, il
più
antico e più celebre sistema cronologico del qual
rni. Da questi giuochi trassero origine le Olimpiadi, il più antico e
più
celebre sistema cronologico del quale si sieno va
o, o dalla città medesima o dal serpente Pitone, ucciso da Febo (99),
più
comunemente appellati si vogliono. Se ne attribui
deviaron fuori dello stadio, come già inutile fatica il trascorrerlo
più
oltre. La corsa de’ carri. Ma già nel med
uccinto, hanno sciolte all’aura molte bende, perchè, svolazzando, sia
più
grata la corsa e più festiva ; ma pure hanno il c
e all’aura molte bende, perchè, svolazzando, sia più grata la corsa e
più
festiva ; ma pure hanno il capo ricoperto di un e
colla voce e colla sferza, chini verso di loro alquanto, o per essere
più
facilmente intese le minacce, o per naturale ansi
ero del quale, volgendosi alquanto a tal vista, esorta palpitando vie
più
i suoi, chiamandoli a nome. Ma essi, animati dal
i dal vicino calpestio degli emuli veloci, colle orecchie lese, ognor
più
rapido stendevano il corso : ed i seguaci non men
tti, nascondendosi per vergogna ; ed i due caduti furono soccorsi da’
più
prossimi spettatori. La lotta. Ecco che i
come infatti prorompeva la impazienza della moltitudine, chiamandolo
più
volte a nome. Quand’ecco si udì susurrare e cresc
mute a paro a paro Erano i gioghi, ed or questi ed or quegli Sporgea
più
innanzi de’ corsier col capo. Ma il misero garzon
puledre rattenute, Nel ritrassero pesto, insanguinato, Tal che nessun
più
degli amici suoi Ravvisar lo potea. Tosto arso a
spondenti. Le dodici costellazioni dello Zodiaco sono senza dubbio le
più
antiche. Or chi ne attribuisce l’invenzione agli
ano la fecondità dei bestiami e degli alberi fruttiferi, e secondo la
più
comune opinione sono i due Tindaridi, cioè Castor
quindi ci limiteremo a indicare quei passi di Omero e di Virgilio che
più
d’ogni altra descrizione son per noi opportuni. 6
ta era la venerazione pei morti appo i Greci che in un duello anche i
più
acerbi nemici ponevano per prima condizione di re
pianto, in una ricca bara Lo collocaro, e di purpuree vesti, De’suoi
più
noti e più graditi arnesi Gli feron fregi e mostr
una ricca bara Lo collocaro, e di purpuree vesti, De’suoi più noti e
più
graditi arnesi Gli feron fregi e mostre e monti i
ministero) Il gran feretro a gli omeri addossârsi : Altri, come è de’
più
stretti congiunti Antica usanza, vôlti i volti in
iziane. 696. Osiride era uno dei maggiori Dei degli Egiziani e il
più
generalmente adorato. Lo facevano discendere da G
nifico tempio a Memfi, uno ad Alessandria ed un terzo a Canopo ; ma i
più
credono che sia la stessa cosa che Osiride. Erodo
osi di questo Dio son dello stesso tenore. 725. Gl’Indiani credono di
più
che Visnù debba subire una decima trasformazione,
iche. 726. Tra gli Dei, che i Galli onoravano di parzial culto, i
più
celebri erano Teutatète, Eso e Tanarete. 727. Te
vorevole questo Nume con ogni sorta di vittime, ed il suo culto fu il
più
scellerato e il più sanguinoso. 732. Benchè Tanar
con ogni sorta di vittime, ed il suo culto fu il più scellerato e il
più
sanguinoso. 732. Benchè Tanarete avesse il domini
adrona assoluta delle Gallie. 737. Le mogli dei Druidi si davano cura
più
specialmente dei sacrificii e delle altre cerimon
739. Odino, conquistatore e legislatore del Nord, fu il primo ed il
più
antico Nume della Scandinavia, ossia di quella po
Divinità americane. 744. Molte sono le mitologie americane : le
più
varie tra esse la peruviana, la messicana, e la c
itanti, che qual Dio lo adorarono fino alla venuta di Pasciacamac che
più
potente mutò in belve gli uomini da Scioun creati
per moglie e sorella la Luna, dai quali fu generato Manco-Capac, Dio
più
volgarmente noto, e gl’Incas loro dinastia reale.
ei qnali erane immagine. Il noviziato durava almeno un anne, e per lo
più
cinque, spirati i quali erano ammessi all’autopsi
moderna America, dovo i molti vulcani aempre accesi o lo tracco assai
più
numaroso dei grandissimi vulcani sponti attestano
iganti, suscitata da Tifeo per vendicara i Titani, e cho, sccoudo una
più
accurata investigazione cbbe per campo l’Italia,
non ravvisa in lai detti un vulcano allora sorto dalla terra, che per
più
bocche lanciava fiammo, e muggiva come talora udi
mi monti cruttanti fianima che parevano cadute dal cielo. 20. Alcuni
più
profondi investigatori dell’antichità riconoscono
l’umano ingegno e nei primordj delle arti e delle usanze di un vivere
più
indipcudeute e più colto. 21. « Dal vaso di Pand
ei primordj delle arti e delle usanze di un vivere più indipcudeute e
più
colto. 21. « Dal vaso di Pandora scaturirono il
nio fu tenuto per figliuolo d’Apollo, ed il suo antro diventò uno dei
più
celebri oracoli della Grecia. Vi scendevano per a
acesse la prova dopo Venere, ma non si sa con qoale esito. Millo anni
più
tardi Saffo, abbaudooata da Faone, si gettò dalla
nomo, o per isligazione dei sacerdoti, o per divozione alla regina, o
più
veramente per ragione di stato, asserì di averla
o. » 37. Buccina Tritonis è così chiamata dai naturalisti una dolle
più
grosse conchiglie marine. 38. L’Arpia Celeno fec
da attribuire ai terremoti, alle eruzioni vulcaniche, in anlico assai
più
frequenti. 40. Scilla ora ò città della Calabri
la medesima foce, dalla parte di Sicilia in faccia agli scogli, non è
più
temibile come quando, al narrar degli antichi, in
e l’origine di questa favola dei Campi Elisi sia egiziana ; poichè il
più
celebre sepolcreto di quel popolo era collocato o
50. Scende di roccia in roccia. 51. Fino al fondo dell’abisso donde
più
non si scende. 52. Mostruosa. 53. Oggidì Candia
esolava Io campagne dell’Etolia. Ercole vi fece alzare argini, e rese
più
uniforme il corso del fiume. La metamorfosi d’Ach
fatto rimane smentita dalle nuove teorie fisiche, in quanto che non è
più
a credersi che nelle alte regioni dell’ aria il s
asirilievi dello scudo d’ Achille nel e. XVIII dell’ Iliade è uno dei
più
notabili paasi di quel poema, e vorrebbe essere s
la morte di questa sposa affettuosa ; e dicono cho per alimentare di
più
il sno dolore fece faro un busto d’ avorio o di c
a nel Museo del Vaticano. 119. Questa favols è fondata sopra uno dei
più
calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando Anfionc,
va al mare a l’una rimpatto all’ altra, aono aeparate da un tratto di
più
d’un miglio. 122. Queslo rallo, al dire di Plato
e rocca da far fronte ai Bresciani e ai Bergamaschi là dove la riva è
più
bassa. 134. Mette capo, comincia. 135. Governo
ricorrevano agli oracoli nell’ accingersi alle grandi imprese, e nei
più
piccoli affari domestici, aia che si trattasse di
laro, a Delo ec. ; Esculapio a Epidauro ; Trofonio in Beozia, erano i
più
reputati ; ed ogni oracolo aveva un modo particol
nso o sull’ ambiguità di sentenze che potevano essere interpretate in
più
modi ; insomma erano imposture per ingannare il v
equilibrio con un piede aulla punta di un cono, sapeva lanciar la sua
più
lontano di tutte, oltre il termine statuito. I Pu
udo di cuoio ripieno di sassi, o in un bracciale parimente di cuoio a
più
doppi ec. 141. Faone (177 nola), amato da Saffo,
la terra girando intorno al sole nel periodo d’un anno. 143. Per lo
più
sotto le sembianze di Vacca.
are l’opera nostra, dando in questa Prefazione una spiega, per quanto
più
potremo concisa e limpida, del modo al quale ci s
o studioso questa opera storico-scientifico-letteraria. Penetrare nei
più
sconosciuti e remoti fatti dell’antichità ; studi
ella notte profonda dei secoli ; svolgere, con occhio osservatore, le
più
oscure notizie delle cronache ; raffrontare le tr
delle cronache ; raffrontare le tradizioni dei popoli antichi, colle
più
recenti notizie, scritte e dettate da chiari inge
tori, e soprattutto la gioventù studiosa e culta, quella che forma la
più
eletta parte della cittadinanza di una illustre m
un’idea chiara, netta, precisa, dello scopo che ci trasse a spendere
più
anni di penoso lavoro intorno a quest’opera. Fu q
puteremo largamente ricompensati della strenua fatica. Prima d’andar
più
oltre, esaminiamo la parte, diremo, materiale del
tto qualunque ; e l’intelligenza, quest’occhio dell’anima, sarà tanto
più
facilmente suscettibile di comprendere, di sentir
dall’infinitamente grande, all’infinitamente piccolo, tutto ha il suo
più
solido fondamento, la sua essenza, il suo svilupp
’ispirazione, deve primieramente aver la sua base e il suo fondamento
più
solido, nell’ordine col quale viene cominciata e
posta ; ordine ed armenia che debbono essenzialmente regnare nel modo
più
completo, fra l’idea, che è l’anima, l’essenza an
er ordine alfabetico, con notizie, ragguagli e annotazioni, tolte dai
più
accreditali scrittori storici, cronisti e poeti,
iardi ; dev’essere un resoconto dei principali avvenimenti, dei fatti
più
importanti, compiutisi in quel periodo di tempo c
ideate personalità vissero ed agirono ; una nomenclatura, per quanto
più
si possa, fedele e letterale dei nomi di quei per
luoghi, i quali per la loro individuale importanza, richiedessero una
più
dettagliata illustrazione. Facemmo precedere il n
nnotazioni, onde i lettori si avessero una guida sicura, e per quanto
più
potemmo, dettagliata ed esplicita, dalla quale ve
tico, numerandoli progressivamente, e ciò solo nell’intento di render
più
agevoli le ricerche dello studioso, col marcare e
uei nomi, il numero d’ordine progressivo. Riguardo alle citazioni dei
più
rinomati scrittori antichi e moderni, di che noi
oni, onde esser certi, fino al convincimento, di non aver commesso il
più
lieve errore, la più leggiera omissione. Abbiamo
, fino al convincimento, di non aver commesso il più lieve errore, la
più
leggiera omissione. Abbiamo sovente riportati int
potesse sembrare affatto estranea al carattere della nostra opera, la
più
lieve relazione con l’opera eterna dello Alighier
e dei reprobi. Questa è stata, per non toccar delle altre, la ragione
più
convincente che in tutto il corso di questa opera
avuto i loro storici, i loro cronisti, i loro scrittori, i quali, chi
più
chi meno, ànno disseminata, con le loro opere ant
do o ampliando, secondo che ci è sembrato necessario, gli avvenimenti
più
importanti, i punti più salienti della pagana Mit
che ci è sembrato necessario, gli avvenimenti più importanti, i punti
più
salienti della pagana Mitologia. Ma se per poco l
sseci dalle cronache mitologiche. Ma appunto questa formava una delle
più
ardue difficoltà dell’opera nostra. Considerevole
loro irrecusabile testimonianza, i fatti, gli avvenimenti, i simboli
più
importanti della Mitologia pagana. In oltre in qu
eri fatti che ne componevano la storia, ma un insieme di quello che i
più
rinomati scrittori, e sopratutto i classici, ci h
ento qualunque, religioso, storico, o politico che sia, rimarrà tanto
più
indelebile nella mente, quanto più marcata e sens
o politico che sia, rimarrà tanto più indelebile nella mente, quanto
più
marcata e sensibile sarà l’esposizione di esso. Q
a primitiva e tradizionale, ma avranno anche agio di internarsi nelle
più
peregrine bellezze letterarie dei elassici, le qu
oro volta, saranno dal fatto stesso, di cui vengono in appoggio, rese
più
chiare, limpide ed indelebili, nell’animo del let
uon viso al nostro lavoro : noi non osiamo nè chiedere, nè sperare di
più
. Studio preliminare Sulla mitologia La sc
— Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza dei
più
rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quantunq
risto). Ma nessuna di queste date è certa, quantunque l’ultima sia la
più
probahite. Verosimilmente Pindaro mori nell’ 80°
avvenuta nel 442 avanti Cristo. La famiglia di Pindaro era una delle
più
nobili della città di Tebe. ad avere il sentime
più nobili della città di Tebe. ad avere il sentimento della cosa.
Più
tardi essi congiunsero la nozione del Mito a quel
o della cosa. Più tardi essi congiunsero la nozione del Mito a quella
più
generale di simbolo o altegoria, e ne fecero una
nnove città che si attribuiscono cotesta gloria ; ma le pretese della
più
parte, sono così poco avvalorate, e tanto sospett
Tutta l’antichità considerò unanimamente l’Iliade e l’Odissea come le
più
classiche opere della greca poesia, 10 11 C
issea come le più classiche opere della greca poesia, 10 11 Che
più
? l’erfino negli oscuri ed osceni saturnali di Ba
arole. Anche a traverso le folte e tristi nebble dell’eresie, che dai
più
remoti tempi funestarono il mondo cristiano, i si
i del detto periodo di tempo, seguirono, o meglio, conservarono uno o
più
dei diversi miti della religione da essi osteggia
eguendo questa dolorosa nomenclatura, noi potremmo giungere fino alle
più
recenti eresie, di che fu afflitta la maestà dell
stituito un libro, alla spada che brandiva il Dio della Guerra. Anche
più
presso a noi, e propriamente nella città di Messi
go adducam aquam diluxii super ierram — è similmente raccontato dalle
più
antiche tradizioni dell’ Oriente, le quali accenn
on lo scolamento delle acque diluviane, che avean tocca la cima delle
più
alte montagne. Se dunque i Miti bugiardi e le fal
le virtù d’un’epoca remota, oscura, confusa ; e questo studio è tanto
più
fecondo d’insegnamenti e di dottrine, per quanto
o studio è tanto più fecondo d’insegnamenti e di dottrine, per quanto
più
enigmatici sono i simboli o i miti, che ne compon
n diverse da quelle della storia, e sovente avviene che intere epoche
più
recenti, sono trasferite in seno dell’età favolos
stra traverso il prisma della simbolica allegoria, la quale apparisce
più
viva in tutto quel lungo elasso di tempo, in cui
enne alto e riverito il culto dei suoi numi ; rino a che una credenza
più
mite, una vera religione di pace, di amore, di fr
e, una vera religione di pace, di amore, di fratellanza ; una civiltà
più
essenzialmente umana ; non venne a redimere, col
simboli o miti atroci ed impuri, proprii di una religione che serviva
più
alle tristi passioni dell’uomo, che al principio
ormano l’anima del nostro lavoro. Codesta studiosa osservazione dovrà
più
accuratamente portarsi, dapprima, a spiegare la g
ente che adora ; e quanto questo è meno visibile ai suoi sensi, tanto
più
volentieri l’uomo gli attribuisce una forma imita
iche e liberali. I greci le coltivarono tutte, ed in tutte colsero le
più
nobili palme. Essi furono in certo modo, spinti a
verità : cooperandosi al progresso, perfezionando l’uomo ch’è l’opera
più
nobile del Creatore, e volgere al bello, al grand
gli altri. Un esempio palpabile di quanto accenniamo ce lo dà Omero,
più
marcatamente nel canto XXII della Iliade, allorch
onemmo fin quì, emerge chiara la conseguenza che i miti sono la forma
più
saliente che assume la religione di un popolo, e
a sentirsi un demone nel seno. Nella Bibblia, e nelle opere sacre dei
più
celebri dottori della Chiesa Cattolica, occorrono
i e serii testimonii. Durante il banchetto, a cui prendevano parte le
più
chiare personalità dell’aristocrazia francese, Ca
o 47 l’illustre italiano, ha lasciato scritto che la « Mitologia è la
più
ricca forma della tradizione dell’umanità, e che
sciuto, constatato, innegabile che i miti religiosi appartengono alle
più
remote età del mondo, e che lo studio della Mitol
di un popolo, di un età, di una generazione, considerata sotto il suo
più
caratteristico aspetio morale e fisico, ossia tra
e tradizioni, e dell’oscuro significato dei miti della Favola ; tanto
più
che lo esame accurato, e lo studio paziente e min
nell’allegoria, in cui la cognizione dell’essere proprio, suppone una
più
matura riflessione. L’allegoria nel fatto esprime
mbolo attuato nell’istesso tempo dal pensiero e dal fatto, ed è tanto
più
prossimo al simbolo, quanto più è antico. All’inc
dal pensiero e dal fatto, ed è tanto più prossimo al simbolo, quanto
più
è antico. All’incontro tanto più esso si accosta
anto più prossimo al simbolo, quanto più è antico. All’incontro tanto
più
esso si accosta all’allegoria, quanto più apparti
antico. All’incontro tanto più esso si accosta all’allegoria, quanto
più
appartiene ad un epoca recente. Finalmente, ponen
pulsione, ma ne fecero un tutto vivente, animato, sensibile, e quanto
più
meravigliosi apparvero loro gli astri, i planeti
eravigliosi apparvero loro gli astri, i planeti e gli elementi, tanto
più
facilmente essi li adorarono. E tanto ciò è vero
che il culto degli astri, detto con vocabolo proprio Sabeismo 48 è il
più
universale, come ci dimostrano le religioni dei F
ssolano, veniva man mano raffinandosi a misura che l’arte metteva una
più
armonica relazione fra il concetto dell’idea simb
ta e alla morte. Erano tre sorelle Gloto. Lachesi e Atropo. Gloto. là
più
giovane, teneva la conocchia, ossia presiedeva al
mo al mondo. Lachesi filava gli avvenimenti della vita : e Atropo, la
più
vecchia, tagliava, colle forbici, il filo, e cosi
qui, dando in questo Studio Preliminare un cenno storico, per quanto
più
potemmo ristretto e conciso della Mitologia, a no
a mostrarsi lucidamente ai lettori, e che questi non possono avere la
più
lieve incertezza o la minima oscurità su quanto n
tutto sotto un velame di misteri, di allegorie e di metafore. Quanto
più
un popolo è dotato d’immaginativa e di fervore re
o più un popolo è dotato d’immaginativa e di fervore religioso, tanto
più
ricca è la sua mitologia. Weber — Compendio di S
. Guerrazzi F. D. — Dall’Introduzione della Beatrice Cenci Benchè
più
non alberghi Nelle sue grotte Apollo, e tu soggio
dove si riflettono le immagini loro, e nel continuo passaggio le cose
più
strane si succedono senza dar tempo a compire un
are lo spirito su questa terra è aprire all’anima cammini incogniti e
più
vasti nell’infinito, e vale la pena di spendere l
l’âme. Lamartine — Des destinées de la poésie. La mitologia è la
più
ricca forma della tradizione dell’umanità : essa
i tutti i beni della terra dall’eterno sorriso e dalle tinte vive dei
più
ricchi colori : tiene nelle mani un corno rovesci
ni un corno rovesciato da cui escono a profusione i fiori e le frutta
più
belle. Essa si salvò con Saturno allorchè questi
nome Abraca lo stesso che Abracox o Abraxas che si credeva essere il
più
antico degli Dei, veniva ritenuta come un amleto
e vennero rinchiusi nel famoso Cavallo di legno. Al momento che ardea
più
accanita la carneficina, questo principe ebbe la
nche in Egitto v’era una regione conosciuta sotto tale denominazione.
Più
famosa però fu la città di questo nome in Sicilia
imulando il suo dolore condusse Peleo in una partita di caccia, e nel
più
folto di un bosco, lo abbandonò ai Centauri, ed a
aja. — Contrada della Grecia posta al mezzogiorno della Macedonia, ma
più
particolarmente provincia del Peloponneso, al qua
per servirsene da origliere lo avesse riempiuto di paglia onde farlo
più
morbido e dormire più comodamente. 53. Acheolo. —
gliere lo avesse riempiuto di paglia onde farlo più morbido e dormire
più
comodamente. 53. Acheolo. — Figlio dell’ Oceano e
fu nuovamente vinto ; in seguito sotto le forme di toro, ma non ebbe
più
felice la sorte, poichè, Ercole afferratolo per l
ennone gli tolse una bella e giovane schiava detto Ippodamia, o anche
più
comunemente Briseide, dal padre Briseo. Achilleal
del Revillano, si rinchiuse nella sua tenda ; e giurò che non avrebbe
più
combattuto. ……..Il solo Premio vi manca che mi d
rola ; i Trojani furono sempre vincitori nei diversi combattimenti, e
più
volte respinsero i Greci fin sulle loro navi, ma
nquillara) 80. Acqua. — Di questo elemento fecero i pagani una delle
più
antiche deità del loro culto. Talete di Mileto, e
delle più antiche deità del loro culto. Talete di Mileto, e con lui i
più
antichi filosofi riguardarono l’acqua come il pri
e rive di quel fiume. Si dava il soprannome di Acrea a diverse Dee, e
più
particolarmente a quelle che avevano dei tempî de
amantea. — Nutrice di Giove. È generalizzata credenza degli scrittori
più
rinomati della favola che sia la stessa Amaltea.
o e l’altro riuscirono nell’intento prefissosi, solamente Ercole fece
più
presto di Depreo, onde la vittoria fu a lui devol
o raso, battendosi il petto. In Alessandria la regina, ovvero la dama
più
nobile della città portava ella stessa una piccol
ava ella stessa una piccola statua di Adone, seguita da tutte le dame
più
rinomate per illustri natali, le quali portavano
arebbe andata soggetta alla corruzione. Questa favola che è una delle
più
stravaganti della mitologia pagana, era sufficien
aja. — Era questo il nome di una delle Grazie. 184. Aglao. — Nome del
più
povero degli Arcadi, che Apollo giudicò più felic
e. 184. Aglao. — Nome del più povero degli Arcadi, che Apollo giudicò
più
felice di Gige perchè viveva contento dei legumi
i delle dolcezze della loro unione, ardirono darsi il vanto di amarsi
più
perfettamente di Giove e Giunone. Gli Dei allora
e si resero in Grecia gli onori divini. 218. Aine o Aloe — Conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Aloo. Fu uno dei gig
Conosciuto più comunemente sotto il nome di Aloo. Fu uno dei giganti
più
ricordati dalle cronache mitologiche, il quale sp
o articolo i fatti che sono menzionati da quelli scrittori che godono
più
credito. Oileo, re dei Locresi, ebbe un figlio a
di V. Monti). Egli era invulnerabile come Achille, e dopo di lui il
più
valoroso guerriero della Grecia. Egli era vulnera
e forse taluno credere ovvia, è pure necessaria per intendere uno dei
più
bei passi di Ovidio Come ha cosi parlato, alza l
i che, nel traversare di notte la strada nuova, aveva inteso una voce
più
forte di quella d’un uomo, la quale gli aveva imp
nascosto per non andar alla guerra di Tebe. Alchmeone tormentato dai
più
crudeli rimorsi e perseguitato dalle Furie, a cau
trad. L., papi. Gli abitanti di Corcira, oggi Corfù, erano il popolo
più
voluttuoso di quel tempo, poichè arricchitisi col
o alternarsi di feste e baccanali di ogni maniera ove si contavano le
più
luride canzoni, di cui la più celebre è quella ch
ali di ogni maniera ove si contavano le più luride canzoni, di cui la
più
celebre è quella che Fennio cantò alla presenza d
a Apollo e Diana a colpi di freccia. 298. Aloidi. — Nome di due fra i
più
formidabili e famosi giganti che imponendo montag
otto codesta allegoria della favola mitologica si rinchiude la verità
più
palpabile che sotto qualunque altro simbolo della
ugli omeri, per alludere alla prontezza con cui mette in esecuzione i
più
arditi disegni. 326. Ambrosia. — Questa parola in
326. Ambrosia. — Questa parola in greco significa immortate. Nulla è
più
confuso e oscuro presso gli scrittori e i poeti m
. di V. Monti. Il certo si è che la favola non poteva inventare cosa
più
divinamente poetica, dell’ambrosia e del nettare.
Ecco le sue parole testualmente tradotte : « L’Ambrosia è nove volte
più
dolce del miele : mangiando del miele si prova la
ad Apollo perchè al dire di Polibio, aveva nella città di Amiclea il
più
ricco e famoso tempio di tutto il Peloponneso. Pa
articolarmente venerato a Tebe, capitale dell’alto Egitto. I cronisti
più
accreditati raccontano che Bacco, smarrito in un
re. 346. Amontea. — Ninfa figlia di Nereo e di Dori. 347. Amore. — Il
più
bello degl’immortali. Fu fino dai primi giorni de
un Dio Selvaggio, o della plehe degli Dei ; Ma tra’grandi celesti il
più
possente Che fa spesso cader di mano a Marte La s
356. Amyeo. — Figlio di Nettuno e re dei Bebrici. Vi fu anche uno dei
più
famosi centauri compagno di Enea, che ebbe questo
Un giorno una delle sue schiave gli predisse ch’egli non avrebbe mai
più
bevuto il vino della sua vigna. Anceo derise la p
le quali essi trasportarono ancora i loro Penati, e quanto avevano di
più
prezioso. Finalmente Anchise morì in Sicilia, dov
on sarebbe mai libera dai suoi nemici, se non si fosse trovato fra le
più
illustri famiglie, taluno che avesse voluto immol
esse voluto detronizzarlo, lo fece uccidere a tradimento in una delle
più
deserte vie di Atene. Minos, volendo vendicare la
. 400. Andromaca. — Figlia d’Etione re di Tebe e moglie di Ettore, il
più
famoso eroe Troiano da cui ebbe un figlio che fu
e d’Etiopia, e di Cassiopea, la quale ebbe la temerità di proclamarsi
più
bella di Giunone. Nettuno per vendicare la Dea, f
imbolo dell’anima. Presso quel popolo, la cui mitologia è ricca della
più
poetica fecondità d’immagini, Cupido, come dio de
di sovente con una delle Atlantidi, che nudrirono Giove. La credenza
più
generalizzata è che ella fosse una ninfa del fium
tro una credenza assai vaga. Antenore ebbe molti figliuoli, fra cui i
più
noti sono Achiloco, Alamanto, Laodoco, Acheolo e
in quel luogo la condussero presso la loro madre. 466. Anthiope. — La
più
famosa delle regine delle Amazzoni. Ercole avendo
ento. 467. Anthoro o Antoreo. — Fu questo il nome di uno dei compagni
più
fidi di Ercole e poi di Evandro — Egli era nativo
Anti-Dei. — Genii malefici che ingannavano gli uomini per mezzo delle
più
seducenti illusioni. 472. Antifo. — Uno dei figli
mi doti. ammirator tu padre. Sì, ne saresti al par di me ; tu stesso,
Più
assai di me, chi, sotto il crudo impero D’ Eteocl
di Laomedone. Avendo un giorno detto ad alta voce che essa era assai
più
bella di Giunone, la dea sdegnata la cangiò in ci
he lo adoravano sotto la forma di un cane. Discorde è la opinione dei
più
rinomati scrittori mitologici su tale personaggio
unto in quella Che si partiva, e me l’avvisa il core Che di battaglia
più
che mai bramoso Mi ferve in petto si che mani e p
nello studio preliminare di sopra accennato, noi abbiam detto essere,
più
che proprii del paganesimo, fusi in esso da simbo
che cantavano inni in sua lode. Ma l’occasione in cui si addimostrava
più
palesemente il culto superstizioso che gli Egizii
morto lo stesso Osiride, e tutte le città Egiziane, rimanevano nella
più
profonda mestizia finchè fosse comparso il novell
quale la Pitonessa rendeva gli oracoli. Il famoso tempio di Delfo, il
più
ricco e rinomato fra tutti, e che era una delle s
o nume come dio delle Arti. Apollo ebbe molte amanti, fra le quali le
più
ricordate furono Leucotea, Dafne e Clitia. Lo spa
Giove e di Calisto. Dette il suo nome all’ Arcadia che è la contrada
più
rinomata di tutta la Grecia per le favole a cui d
nio chiama similmeute con tal nome un figliuolo di Licurgo conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Anceo. 515. Arcadia.
sì denominato il primo sacerdote di Cibele il quale era scelto fra le
più
cospicue ed illustri famiglie. L’archigallo vesti
523. Arciteneno. — Nome col quale i poeti denotavano talvolta Apollo.
Più
comunemente si dava questo nome al centauro Chiro
elle della fontana Aretusa. Ei cerca e non si parte, perchè vede Che
più
lunge il mio piè stampa non forma, Ed io fra la f
andarono alla conquista del vello d’oro, sulla nave chiamata Argo. I
più
famosi furono : Castore, Polluce, Telamone, Orfeo
o il maggior lume. Felici fa di lei le proprie piume. Per contentarla
più
Bacco poi volse Far sempre il nome suo splender n
corse Ver dove Arturo fa la guardia all’ Orse. L’aurea corona al ciel
più
ognor si spinge E di lume maggior sè stessa infor
. Arimomanzia. — Vedi Axinomanzia. 571. Ario. — Fu il nome di uno dei
più
famosi centauri che combatterono i Lapidi. 572. A
chè sostenne con Minerva la disputa a chi di loro due avesse fatto il
più
ricco presente agli uomini. 573. Aristene. — Seco
Arpalice. — Nativa di Argo e figlia di Climeneo. Era ritenuta come la
più
bella giovanetta della sua città. La tradizione m
a rappresentata la celebre Arpalice inforcando un cavallo che correva
più
rapido delle onde dell’ Ebro. In mezzo della sel
589. Arpie. — Giammai la vendetta degli Dei pensò, secondo la favola,
più
orrendi mostri di questi spaventevoli uccelli. Es
e Arpie erano in gran numero, sebbene il nome di sole sei o sette sia
più
comunemente conosciuto. Che le Arpie vivessero in
re ; Fanno lamenti in su gli alberi strani. Dante Inf. C. XIII. Le
più
famose Arpie furono Celeno nominata da Virgilio,
leno nominata da Virgilio, Iside, Aejo ed Ocipete, e finalmente Alope
più
comunemente conosciuta sotto il nome di Achelope.
terminata altezza su di alcuni pali dalla punta acutissima mori fra i
più
atroci tormenti. 593. Arsace. — Re dei Parti, Amm
dette Artemisie istituite in onore di lei. 597. Arteride. — Una delle
più
strane tradizioni della mitologia Egiziana raccon
i. Questi sacerdoti erano al numero di dodici, venivano scelti fra le
più
illustri e cospicue famiglie di Roma, e venivano
llara. Vi fu anche un altro Ascalafo, figlio di Marte che fu uno dei
più
rinomati guerrieri Greci, che assediarono Troia.
ene nella Beozia. Egli rese famoso il suo nome per aver condotto seco
più
di trenta navi. Dell’ Orcomèno Minïco gli eletti
e Giove trasformato in toro rapisse Europa. 628. Asterione. — Uno dei
più
rinomati Arganauti. Asterione fu anche il nome di
il nome di Ialmeno si distinse poi all’assedio di Troia come uno dei
più
famosi generali dell’armata Greca. Vi fu anche un
ci è assai discorde sull’essere i venti figli di Astreo ; molti fra i
più
accreditati fanno Eolo loro padre e re. 650. Astr
ante volte essi avessero saputo produrre ognuno del canto suo la cose
più
utile agli uomini. Nettuno allora con un colpo di
Palladio V. Palladio. 667. Ati. — Fu uno dei sacerdoti di Cibele e il
più
famoso fra gli amanti di quella Dea, la quale per
ontro un altro figlio di Giove egli ne fu così afflitto che non volle
più
vedere alcuno. Perseo si condusse da lui, ma non
ione. Comunemente si chiamano anche Esperidi o Pleiadi. 672. Atoso. —
Più
comunemente Athos : montagna fra la Macedonia e l
vesse retrocesso dal suo corso quotidiano. È questo uno degli episodi
più
truci che ci ricordi la storia dei tempi favolosi
co un par di corna ; Il naso entra nel viso, e la narice Resta aperta
più
sotto, e ’l mento torna Dentro in se stesso, e in
arra che Atteone fosse divorato dai cani di Diana per essersi vantato
più
esperto di quella Dea nell’arte della caccia. Dio
a adorata la fortuna come dea del caso. 694. Automedone. — Conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Automedonte. Cosi si
r che è riguardato come il dio Priapo della mitologia Greca e Romana.
Più
comunemente veniva chiamato Belfegor. 718. Baal-G
Priapo degli Arabi. 721. Baal-semen. — I Fenici lo ritenevano come il
più
grande dei loro Dei. Nella lingua di quei popoli
profani, e torci, Montre a gradi sublimi, e trionfali Chiami i genii
più
vili, e più spilorci. Salvator Rosa. — Satira qu
torci, Montre a gradi sublimi, e trionfali Chiami i genii più vili, e
più
spilorci. Salvator Rosa. — Satira quinta. La
ne di questi sconci e sanguinosi misteri, e da quell’epoca non furono
più
celebrati i baccanali nè in Roma nè in alcuna par
la conquista delle Indie. Esse facevano sul loro cammino risuonare le
più
clamorose grida, cantando le vittorie del loro di
ano rintronar l’aria di grida assordanti, e poi si abbandonavano alle
più
turpi dissolutezze. 730. Bacchemone. — Figlio di
tori non si accorda sulla favolosa tradizione di lui. Però l’opinione
più
comunemente accettata è la seguente. Giunone, sem
raggiosamente al fianco di suo padre e fu ritenuto dopo Giove come il
più
possente degli Dei. Bacco veniva rappresentato so
illara. Fra i molti animali che si sacrificavano a Bacco, quelli che
più
generalmente venivano immolati nei suoi sacrifizi
ettori un parallelo storico, che, secondo le opinioni di alcuni fra i
più
rinomati scrittori della Favola, come il Vossio,
l dire appunto, salvato dalle onde. Bacco passò il Mar Rosso seguito,
più
che da un’armala, da un popolo intero di uomini,
Cotitto, di cui si celebravano le cerimonie durante la notte, con le
più
luride oscenità. — V. Bali. 742. Baraico, detto a
gica racconta che Basilea sposò Iperione, suo fratello, che essa avea
più
caro degli altri, e ne ebbe due figli, un maschio
parola fosse il grido che si ripeteva nei baccanali. Però l’opinione
più
accreditata e più logica è che questo soprannome
rido che si ripeteva nei baccanali. Però l’opinione più accreditata e
più
logica è che questo soprannome fosse dato a Bacco
alore. 748. Bassaridi. — Si chiamavano così le sacerdotesse di Bacco,
più
comunemente Baccanti. 749. Batea. — Figlia di Tec
rio rubò ad Apollo. In premio del suo silenzio, Mercurio gli dette la
più
bella delle vacche derubate ; ma poi, non fidando
a e la cagion ne chiede, L’arbor vede ei che la sua donna asconde : E
più
ch’un mira e attende al fin che n’esce. Più vede
la sua donna asconde : E più ch’un mira e attende al fin che n’esce.
Più
vede che la selva abbonda e cresce. Vuol tosto qu
— V. Belifama. 765. Bellegor. — V. Baal-Fegor. 766. Bellero. — Detto
più
comunemente Pireno. Fu fratello di Bellerofonte.
antichi Galli dell’Alvernia davano al dio Beleno, ed a cui facevano i
più
grandi sacrifizii e le più sontuose feste. 768. B
davano al dio Beleno, ed a cui facevano i più grandi sacrifizii e le
più
sontuose feste. 768. Bellona. — Sorella di Marte
di Pigmalione e d’Elissa, soprannominata Didone. Belo era del paro la
più
grande divinità dei Bibilonesi, i quali le innalz
e divinità dei Bibilonesi, i quali le innalzarono un tempio che fu il
più
ricco, sontuoso e magnifico di tutti i tempi del
consorte, montò in gran furore contro i sacerdoti, che non le avevano
più
solertemente custodite : ma un astronomo, chiamat
ere aveva un tempio : da ciò il soprannome di Biblosa a quella dea, e
più
comunemente quello di Biblia. 791. Bibratte. — An
801. Bisalpisa. — Figlia di Bisalto ; fu una delle mogli di Nettuno.
Più
comunemente è conosciuta sotto il nome di Teofane
a. Terminata la preghiera essi si addormentarono e non si svegliarono
più
, poichè la Dea avea loro nel sonno mandata la mor
ie delle acque senz’affondare. Di Dardano fu nato il re d’ogni altro
Più
opulente Erittonio. A lui tre mila Di teneri pule
i era permesso il recidere qualche albero era quando abbisognava dare
più
luce in qualche punto ove la troppo foltezza dell
quale venne deposta in un tempio fabbricato da Oreste. Ifigenia fu la
più
celebrata fra le sacerdotesse di questo tempio, o
imano. Di questo favoloso gigante dice il Monti : Un’ altra furia di
più
acerba faccia Che in Flegra già del cielo assalse
X. trad. di V. Monti. Achille allora, altamente sdegnato, non volle
più
combattere nelle file dei Greci contro i Troiani,
iacciar l’uva per estrarne il vino. 828. Brisida o Brasida. — Uno dei
più
valorosi capitani dei Lacedemoni. Dopo la sua mor
raico. 853. Busiride. — Figlio di Nettuno e di Lidia. Egli fu uno dei
più
crudeli sovrani dell’Egitto. Aveva per costume d’
gare così : Fontana del cavallo Pegaso , che al dire degli scrittori
più
rinomati della Favola, era il cavallo di cui si s
Fenicia vi erano delle Divinità dette Cabiri o Caberi ; ma l’opinione
più
valida e più generalmente ritenuta dagli scrittor
ano delle Divinità dette Cabiri o Caberi ; ma l’opinione più valida e
più
generalmente ritenuta dagli scrittori dell’antich
sorte dei suoi figli, ne ebbe in risposta che erano loro riserbate le
più
grandi sventure. Allora, afflitto e scoraggiato d
e fischia. ………….. Ecco a un tratto anco a lei fugge la forma, E non è
più
un serpente, ma son dui : E serpono ambedue fra l
piedi allora Di Testore il figliuol Calcante aizossi, De’veggenti il
più
saggio, a cui le cose Eran conte che fur, sono e
estino, che era quello di morire quando avesse ritrovato un individuo
più
abile di lui. 886. Calchee o Calcie — Feste in on
, secondo alcuni scrittori, e Ninfa del suo seguito secondo altri. La
più
antica e la più generalizzata opinione è che Call
scrittori, e Ninfa del suo seguito secondo altri. La più antica e la
più
generalizzata opinione è che Calligenie fosse uno
Feste in onore di Venere, nelle quali veniva conferito un premio alla
più
bella donna. Questo vocabolo Callistee deriva dal
— Gli Ateniesi ne avevano fatto una Divinità. Per altro gli scrittori
più
rinomati della Favola non fanno menzione di altar
a l’armata di Turno contro Enea. Fu celebre cacciatrice, e nessuno fu
più
destro di lei nella corsa, nel maneggio delle arm
na in cui Giunone andava tutti gli anni a bagnarsi. Era costume delle
più
illustri dame greche di andare in pellegrinaggio
esto animale era consacrato a Mercurio, per essere questi ritenuto il
più
astuto e vigilante degli Dei, appunto perchè la v
degli Dei, appunto perchè la vigilanza e la sagacità sono i caratteri
più
salienti della indole di quel quadrupede. Plinio
io se ne servì per punire Fineo. V. Fineo. 938. Canente. — Conosciuta
più
comunemente sotto il nome di Canenza, al dire di
nità a cui s’offeriva. 940. Canope. — Era questo il nome di una delle
più
famose divinità degli Egiziani. I sacerdoti di es
l Dio Canope dichiarato vincitore, fu da quel giorno ritenuto come il
più
possente degli Dei. Egli però andò debitore della
otto questa allegorìa che questa materia prima era ravviluppata nelle
più
folte tenebre. 946. Capaneo. — Figlio di Ipponoo
adre del famoso Anchise, principe Trojano. 948. Capitolino. — Uno dei
più
conosciuti soprannomi di Giove, a cagione del cel
anto che, essendone morto uno, gli abitanti di Mendes dimostrarono il
più
vivo dolore. È ancora a notare che nella città di
vivo dolore. È ancora a notare che nella città di Mendes, le vittime
più
ordinarie dei sagrificii erano le pecore, e si av
re, i Cartaginesi, per rimediare all’errore commesso, scelsero fra le
più
nobili famiglie duecento giovanetti destinati al
glie duecento giovanetti destinati al sacrifizio ; e che ve ne furono
più
di trecento, che si offrirono volontariamente com
dell’ avvenire ; ma allorchè il Dio l’ebbe sodisfatta, essa non volle
più
tenere la sua parola, e Apollo, per vendicarsi, l
Andromeda. Questa regina ebbe la vanità di credersi, con sua figlia,
più
bella di Giunone e delle Nereidi. Che non solo o
tutto il mondo Di beltà donna a lei non era pare, Ma che non era viso
più
giocondo Fra le ninfe più nobili del mare. Ovidi
nna a lei non era pare, Ma che non era viso più giocondo Fra le ninfe
più
nobili del mare. Ovidio. — Metamorfosi. — Libro
esto, al dire di Pausania, un altro dei nomi della fontana conosciute
più
comunemente con quello di Castalia. 990. Castalia
lla Colchide, per la conquista del vello d’oro, e si distinsero fra i
più
valorosi Argonauti. Al ritorno di quella spedizio
store, da cui non poteva vivere lontano. Essi furono annoverati fra i
più
grandi dei della Grecia, e furono loro innalzati
o. 1004. Caumaso. — Era il nome di un celebre centauro. Fra questi i
più
famosi furono : Grineo, Reto, Nesso, Arneo, Licid
rossastro ; il secondo accenna al tempo nel quale i raggi solari sono
più
luminosi ; Lampo dinota le ore del mezzogiorno, q
ondono con Cecopro di cui nell’articolo precedente. 1025. Cecropea. —
Più
comunemente Cecropiana, era uno dei soprannomi di
iro e madre di Mirra. Avendo osato vantarsi di avere una figlia assai
più
bella di Venere, la Dea per vendicarsi ispirò all
ngiato in uccello. Costui nacque in Tessaglia. E giunto all’ età sua
più
verde e bella, Per nome maschio il nominar Ceneo,
amo dei Centauri rassomigliava al nitrito di un cavallo. Fra tutti il
più
famoso ed il più celebre fu Chirone, precettore d
rassomigliava al nitrito di un cavallo. Fra tutti il più famoso ed il
più
celebre fu Chirone, precettore di Achille. (V. Ch
oli, che Giove cambiò in scimmie perchè essi si abbandonavano ad ogni
più
turpe deboscia. 1061. Cercopiteca. — Nome di una
sempre fui E quanto m’affatichi tutto l’anno Per provvedere i frutti
più
pregiati, Tanto agli onesti e più quanto agli ing
utto l’anno Per provvedere i frutti più pregiati, Tanto agli onesti e
più
quanto agli ingrati. Ovidio. — Metamorfosi, Libr
della terra, sottoposta al lavoro dell’ agricoltura. È questa la idea
più
generale che, seguendo la favola, si può dare su
eguendo la favola, si può dare su questa Dea, poichè tanto i cronisti
più
accreditati, i mitologi, quanto i poeti ; non si
hione fu così orgogliosa della sua bellezza, che osò vantarsi d’esser
più
bella di Diana, del che sdegnata la Dea, le forò
r lungo uso le virtù medicinali delle erbe e delle piante, divenne il
più
gran medico dei suoi tempi. Egli insegnò la medic
ssionatamente, e che si uccise in presenza di lei senza cagionarle la
più
leggiera emozione. 1089. Clamel. — Così venivano
on la quale per altro non bisogna punto confonderla. 1092. Cibelle. —
Più
comunemente conosciuta sotto il nome di Cibele :
elo o Celo. — Figlio dell’aria e della terra. Egli è ritenuto come il
più
antico degli Dei. Fu detronizzato da suo figlio S
si accontentasse di volare radendo la terra, e facesse dell’elemento
più
contrario al fuoco la sua abitazione. Cigno fu fi
ntura, e da quel giorno il suo discorso ebbe gli ornamenti, le grazie
più
attraenti. — V. Cesto. 1134. Ciparisso. — Figlio
e il simbolo della tristezza, o perchè tagliato una volta non rinasce
più
, o perchè i suoi rami senza foglie hanno un aspet
lioni, la quale fu detta Cizzica o Cisia, e che poi divenne una delle
più
fiorenti città della Grecia. 1159. Cladea. — Fium
e dove il vascello si era così fortemente incastrato che non riusci a
più
centinaja di uomini di rimuoverlo. 1166. Clausio.
ine. Egli si salvò nascondendosi in un sepolcro, nel quale poi non fu
più
ritrovato. L’oracolo consultato su questo strano
Priamo, e figlio di Laomedone. 1190. Clito. — Così ebbe nome uno dei
più
rinomati centauri. 1191. Clizia. — Figlia dell’Oc
199. Cloreo. — Famoso indovino, sacerdote di Cibele. 1200. Cloridi. —
Più
comunemente conosciuta sotto il nome di Clori, fu
erchè essa aveva osato vantarsi di cantar meglio del primo, e d’esser
più
bella della seconda. Clori fu anche il nome di un
a legge inevitabile della morte. Questa credenza religiosa di uno dei
più
antichi popoli del mondo, è una prova dell’antich
li, ossia città dei Coccodrilli. Presso gli Ombiti, che era il popolo
più
superstizioso dell’Egitto, era ritenuto come un s
ltezza straordinaria e d’immense proporzioni. Ve ne erano diversi. Il
più
famoso è quello conosciuto sotto il nome di colos
iglie del mondo, e che rappresentava Apollo, solo dio dei Rodiani. La
più
comune opinione è che codesta statua fosse alta s
; ma che avendo poi saputo essere Oreste reo di parricidio, non volle
più
ammetterlo alla sua tavola ; ma ordinò fosse serv
i Cortina, fosse adoperato per indicare il tripode stesso. L’opinione
più
fondata però sembra quella che attribuisce il nom
dorata nella Tracia. I misteri di questa dea erano considerati come i
più
infami. Al dire di Giovenale, le turpi libidini c
regia moglie Ti si prepara. Or de la tua diletta Creüsa, signor mio,
più
non ti doglia : Chè i Dolopi superbi, o i Mirmido
nelle mani. 1304. Crise. — Sacerdote di Apollo e padre di Astinomea,
più
comunemente conosciuta sotto il nome di Criseide.
1312. Crocale. — Ninfa che fu riglia del fiume Ifmeno. 1313. Croco. —
Più
comunemente conosciuto sotto il nome di Croto : f
foglie una corona, che poi porto sempre. Vi fu anche un’altra Dafne,
più
comunemente conosciuta sotto il nome di Artemisia
eozi ogni nove anni in onore di Apollo. Un giovane, appartenente alla
più
illustre famiglia della città, portava in giro un
iposava un globo di rame da cui ne pe ndevano sospesi molti altri, di
più
piccola dimensione. Nel primo veniva raffigurato
chiamavano Pelasgi, furono detti Danai o Danaidi. 1358. Danubio. — Il
più
gran fiume d’Europa. La cronaca mitologica ricord
ro in Asia, ove costrui una città detta dal suo nome Dardania, che fu
più
tardi la famosa Troja. 1360. Dardani o Dardanidi
e. 1373. Dedalo. — Nipote di Ereteo, re d’Atene. Era ritenuto come il
più
abile artefice greco e famoso scultore ed archite
nte. Dedalo ebbe un nipote artefice, quanto lui abile e fors’anche di
più
, ch’egli, per gelosia di mestiere, fece assassina
cero la cera e lcaro precipitò da un’enorme altezza nel mare. Dedalo,
più
accorto dell’incauto figliuolo, giunse a salvamen
e sue stupende prove, E con tal premio Cocalo il ritiene, Che riveder
più
non si cura Atene. Ovidio.. — Metamorfosi. — Lib
e Dee Madri, rimonta ai primissimi tempi del paganesimo ed è stato il
più
diffuso ed universale. Queste divinità avevano ne
Spagnuoli : è questa almeno l’opinione generalmente riconosciuta dai
più
rinomati scrittori dell’antichità, ed appoggiata
V. to studio preliminare sulla Mitologia. Giove era ritenuto come il
più
potente di tutti gli dei, sebbene il suo incontra
stino. I pagani riconoscevano diverse classi di numi, fra le quali le
più
distinte erano i Celesti, i Terrestri, gli Acquat
i Celesti, i Terrestri, gli Acquatici e gli Infernali. Erano inoltre
più
particolarmente adorati nelle diverse classi a cu
so proprio, non conviene che agli dei di prim’ordine, agli dei grandi
più
individualmente denomina ti, dii maiorum gentium
ivi e proprio degli altri dei secondari, detti dii minorum gentium, e
più
particolarmente a quelli che non erano riconosciu
nte a quelli che non erano riconosciuti dei che per l’apoteosi. Fra i
più
antichi obbietti del culto idolatra bisogna annov
a, noi abbiamo dato un’idea generale delle pagane divinità, ci faremo
più
partitamente a parlare di tutte le differenti e n
ostellazioni, le comete e tutti gli esseri fisici. Dei animati.
Più
comunemente detti Semi Dei : vale a dire quei mor
ete che gli Egizii ed i Fenici, che sono i popoli riconosciuti come i
più
antichi del mondo, ne avessero dato il primo esem
i loro contemporanei, così Urano e Saturno furono considerati come le
più
antiche divinità deI paganesimo. Dopo la Deificaz
io si poneva alla sinistra di quel letto, mentre un gran numero delle
più
illustri e nobili dame, tutte vestite di bianco,
no ornamento, ne occupavano il lato destro. Trascorsi sette giorni, i
più
nobili signori dell’aristocrazia romana portavano
Mileto. Deione era anche il nome di un fratello di Circe, conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Dedalione. 1387. Del
iù comunemente sotto il nome di Dedalione. 1387. Delopea. — Una delle
più
belle ninfe del seguito di Giunone, la quale la p
….. Appo me sono Sette e sette leggiadre ninfe e belle ; E di tutte
più
bella e più leggiadra È Dejopea — Costei vogl’io,
e sono Sette e sette leggiadre ninfe e belle ; E di tutte più bella e
più
leggiadra È Dejopea — Costei vogl’io, per merto D
stremamente superstizioso. Cicerone dice ch’egli non intraprendeva la
più
piccola azione della sua vita, senza aver consult
o, e che fosse vincitore ai giuochi olimpici. 1406. Demetera. — Detta
più
comunemente Demetra : soprannome che i Greci dava
e i libri sibillini furono ritenuti come sacri, e dati in custodia ai
più
cospicui ed illustri personaggi del patriziato ro
no loro di potente aiuto nei pericoli. Infine, secondo è credenza dei
più
dotti e accreditati filosofi dell’antichità, i de
ccio ad un suo amante, si precipitò in uno stagno, ove, non essendosi
più
ritrovato il suo corpo, fu creduto che fosse stat
è detta vena. Tenne in quest’altra forma il proprio nome, Le parti di
più
nervo e di più lena, Diventar nervi ed ossa, e no
enne in quest’altra forma il proprio nome, Le parti di più nervo e di
più
lena, Diventar nervi ed ossa, e non so come, Pres
zione di altri moiti noti sotto il nome di Deucalione : fra questi il
più
rinomato fu un figliuolo di Minosse, re di Creta.
che era ritenuto come una delle sette meraviglie del mondo, e come il
più
superbo monumento di simil genere, che fosse cono
i distinguevano pel gran numero dei sacrifizii ed offerte agli dei, e
più
ancora per la delicatezza delle cortesie che essi
cioè, il messaggiero di Giove e degli dei. 1435. Dictea. — Conosciuta
più
comunemente sotto il nome di Dica, fu una delle f
vano nel porto, e accompagnata da gran numero di seguaci, e dalla sua
più
giovane sorella, a nome Anna, parti coi tesori de
conta Virgilio nell’Eneide, è una mera invenzione poetica. Enea visse
più
di 300 anni prima della fondazione di Cartagine,
Difie in greco significa : composto di due nature. 1447. Difolle. — E
più
comunemente Dipolie. Si dava codesto nome ad una
no altro non essere stato che una vilissima ciurmeria di saltibanchi,
più
, al certo, che non fosse l’idea informatrice di u
, rivelatore della divina maestà di una religione. 1455. Diocleide. —
Più
comunemonte Dioclie. Si dava codesto nome ad una
Etiolia : fu figliuolo di Tideo e ritenuto, dopo Achille ed Aiace, il
più
valoroso fra i Greci. Lampi gli uscian da l’elmo
olio Simigliante del vivo astro d’autunno, Che lavato nel mar splende
più
bello, Tal mandava dal capo e dalle spalle Divin
lisse penetrò nella città di Troja, e ne tolse il Palladio che era la
più
grande sicurezza dei Trojani, uccidendo una gran
si la legarono alla coda di un toro furioso, sicchè Dirce morì tra le
più
atroci torture. Al dire della cronaca Bacco vendi
ovanetta, che Minerva cangiò in pesce, avendo osato vantarsi d’essere
più
bella di lei. Non bisogna punto confonderla con l
a un pomo d’oro, su cui erano scritte queste semplici parole : « Alla
più
bella ». Minerva, venere e Giunone si disputarono
1479. Ditirambo. — Uno dei soprannomi di Bacco. Da principio si dava
più
particolarmente codesta denominazione ad una spec
a Divinazione si praticava in cento maniere diverse, ma fra queste le
più
notevoli erano quattro specie, nelle quali s’impi
atino, felice e bel parlatore, ma uomo sleale e vigliacco. Fu uno dei
più
accaniti nemici del re Turno. 1507. Dria. — Fu fi
cconta che egli stesso, stanco della sua vita di delitto, persuase il
più
povero dei suoi seguaci a consegnarlo alla giusti
n questo nome. Al pari dei loro mariti esse venivano circondate della
più
alta considerazione, ed avevano ingerenza nelle c
ri. Tenevano le loro scuole negli antri dei boschì, nel mistero delle
più
cupe foreste, all’ombra di quercie secolari ; e r
; e ricevevano coloro che li andavano a consultare, con le cerimonie
più
solenni e misteriose. La religione celtica non pr
ii suo incarico e fece Ganimede il coppiere degli dei. La dea che la
più
bella età governa. Nel nappo trasparente adamanti
à della Grecia e dello stato romano gran numero di templi, fra cui il
più
famoso era quello di Corinto, che avea il privile
lla Ecate sulla terra, onde far ricerca della rapita. L’opinione però
più
generalizzata fra gli scrittori della favola è ch
mis, appunto per alludere alla triplice denominazione di cui parlammo
più
sopra. Al dire di Servio, Ecate avea tre facce e
do di queste feste, che si celebravano in ogni novilunio, i cittadini
più
ragguardevoli davano, nelle principali strade del
, bisognò cercare un’ altra ragione meravigliosa degli ecclissi, e la
più
generalizzata fu questa. Si disse che le streghe
cclissi, essi ritenevano che questi fenomeni della natura fossero del
più
funesto presagio. 1548. Ecmone. — Uno dei figliuo
e di Priamo, re di Troja, che la rese madre di molti figli, fra cui i
più
famosi furono Ettore, Paride, Eleno, Polite, Poli
si orgogliosi dalla loro stessa felicità, osarono dire che si amavano
più
perfettamente di Giove e di Giunone. Irritati per
verse denominazioni come : Edulia, Edusi, e Edusa : di questi nomi il
più
usitato però è quello citato in margine. 1557. Ed
Amazzoni. Ma questa opinione è assai poco ritenuta in conto presso i
più
accreditati scrittori della favola. La città di E
l’ Asia minore. La costruzione di questo tempio costò molti milioni e
più
di duecento anni di lavoro, tanto che il celebre
onne, innalzatevi da altrettanti sovrani, e che erano tutte dei marmi
più
rari e preziosi : le sue porte erano di legno di
opere valorose, volle eternare il suo nome coll’incendiare una delle
più
meravigliose opere dell’ingegno umano, e vi appic
io, che essi menarono nuovamente a termine dopo lunghissimi anni, con
più
magnificenza e ricchezza. Ma sembra che il destin
di alcune feste che si celebravano in onore di Vulcano. La cerimonia
più
saliente di esse consisteva nella corsa che tre g
elle sue opere, asserisce che lo stesso Alessandro fu uno dei seguaci
più
caldi della novella divinità. 1566. Efestrie. — V
dia. Essi avevano, secondo la tradizione, la strana, dote di crescere
più
cubiti ciascun anno, e d’ingrossarsi in proporzio
e visioni. 1569. Efidriadi. — Ninfe che presiedevano alle acque e che
più
comunemente venivano dette Idriadi, dalla parola
a al momento fatale, la vista della spada riaccese nell’animo di Egeo
più
miti ed umani sentimenti, e poscia, seguito il ri
e gli altri, sottostare alla comune fatalità. Egeo con le lagrime del
più
profondo dolore vide partire il figlio suo dilett
e vide partire il figlio suo dilettissimo, al quale raccomandò con le
più
calde preghiere di far cangiare le nere vele del
propizia alla sua brama di aver figliuoli. 1576. Egeone. — Conosciuto
più
comunemente sotto il nome Briareo, gigante figliu
e di questo servigio, gli rese la sua amicizia, dimenticando la parte
più
che attiva che Egeone o Briareo aveva avuto nella
, il quale finse d’aver con lei dei segreti colloquii, affine di dare
più
autorità alle leggi che impose ai Romani. La trad
ella sua autorità. Coprivano quindi la fossa con una tavola forata in
più
punti e si gettava su di essa il sangue fumante d
erra, il quale vomitava fuoco e fiamme, e fumo denso e nerissimo. Per
più
tempo portò la desolazione nella Frigia, ed in al
ti dell’isola Egina, i quali furono prima detti Enoni o Enopii, e poi
più
conosciuti sotto la denominazione di Mirmidoni. V
rante il periodo delle guerre persiane, gli Egineti furono quelli che
più
si distinsero per aver fornito maggior numero di
lla fronte e la coda dietro le reni. Le tradizioni delle antichità, e
più
particolarmente quelle lasciateci da Plinio, fann
o di Timandra, madre di Neofronte, la quale era tenuta in conto della
più
bella donna de’suoi tempi, la sedusse a forza di
noi altro non possiam fare, che attenerci alle opinioni degli autori
più
accreditati e additare alla gioventù studiosa, la
i cui era sovrano. Da sua moglie Argifia e d’altre sue concubine — le
più
celebri delle quali furono Gergones, Efestina, Ti
sotto il nome di Danaidi. Danao però, ch’era tanto iniquo per quanto
più
era Egitto, acconsenti alle nozze, ma impose alle
uolo di Egitto V. Danaidi. È opinione generalizzata presso i cronisti
più
accreditati che Egitto regnasse trecento e sei an
Priene. 1594. Egia. — Ninfa figlia del Sole e di Nereo, fu una delle
più
belle fra le Naiadi. Allegra e spensierata, facev
nella celebrazione dei suoi misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei
più
interessanti nomi della mitologia, avuto anche ri
ori, mitologi e cronisti d’ogni sfera, han descritto a loro talento i
più
dettagliati particolari di tali avvenimenti. Noi
ò ci atterremo alla stretta esposizione di quei fatti, che per essere
più
generalmente ripetuti dagli scrittori più rinomat
quei fatti, che per essere più generalmente ripetuti dagli scrittori
più
rinomati, sono ritenuti come veri e positivi. Ele
r. — Lib. VI trad. di Dell’Anguillara. Ebbe fama d’essere insieme la
più
bella e la più lasciva e corrotta donna dei suoi
ad. di Dell’Anguillara. Ebbe fama d’essere insieme la più bella e la
più
lasciva e corrotta donna dei suoi tempi. La belle
a rinomanza della sua divina bellezza, e tanto che ben quaranta fra i
più
rinomati principi della Grecia, dimandarono la su
a indusse assai facilmente ad abbandonare il consorte, a calpestare i
più
santi doveri d’una moglie ed a fuggir seco alla c
. Deifobo — Ma sebbene doppiamente legata alla famiglia di Priamo coi
più
santi vincoli del sangue, non si astenne dal segu
libro III. trad. di A. Caro Eleno fu tra i suoi fratelli quello che
più
sì distinse all’ assedio di Troja. Comandava la t
una felice navigazione. L’avverarsi di tutte queste liete profezie, e
più
ancora l’avere Eleno distolto Pirro da un viaggio
: altri che fosse figlio di Alceo e fratello di Anfitrione. Il parere
più
generalizzato è il primo, seguendo il quale Elett
i nomi : Macare, Atti, Ochimo, Cercaso, Triopo, Candale e Tenage, il
più
famoso fu quest’ultimo, il quale fu per gelosia u
e, il padre dei numi discendesse sulla terra. 1639. Eliconia. — Detta
più
comunemente Elicona : montagna della Beozia che s
era un oracolo i cui responsi venivano a chiedere gli abitanti delle
più
lontane contrade. Sulla parte posta di contro all
ranei, rispose che non voleva fare il viaggio fino ad Eliopoli, tanto
più
che qualunque sarebbe stata la risposta dell’orac
e nessuna domanda ; ma non andò guari che fosse rimorso, fosse, com’è
più
probabile, imperio delle superstiziose credenze d
d altri finalmente nel centro della terra. Quest’ultima opinione è la
più
accreditata, e quella seguita dai più rinomati cr
rra. Quest’ultima opinione è la più accreditata, e quella seguita dai
più
rinomati cronisti della favola. Pindaro ed Esiodo
egli Elisi, avessero in premio della loro virtù sulla terra, tutte le
più
raffinate lascivie che il genio della voluttà pot
e, che da lei fu detto Ellesponto. 1648. Ellera. — Questa pianta, che
più
comunemente si chiama edera, era consacrata a Bac
. — Nome col quale s’indicavano le diverse contrade della Macedonia e
più
particolarmente la Tessaglia. 1660. Ematione. — F
do la cronaca favolosa aveva un sol piede, e si transformava sotto le
più
spaventevoli sembianze. Secondo Aristofane, nelle
al servizio di alcune loro particolari divinità. 1670. Encelado. — Il
più
formidabile fra i Titani che vollero dare la scal
il fulminato gigante ritenta onde volgersi su i fianchi, e che al suo
più
piccolo movimento l’Etna vomiti dal suo cratere,
na, fu il Titano Tifeo ; e questa è la credenza seguita, come vedemmo
più
sopra dal nostro V. Monti. Seguendo l’opinione di
tempo della disgrazia di lui, lo accompagnò sempre, professandogli la
più
sentita gratitudine. 1675. Endovellico. — Gli abi
sua parte ; e ben presto egli fu ritenuto nelle file Trojane, uno dei
più
valorosi campioni, dopo Ettore ; ed invero egli c
assedio della Trojana città. Enea sostenne un particolare duello col
più
prode guerriero Greco, con Achille ; ed ebbe uno
ro. — Iliade — Lib. V trad. di V. Monti. Allorchè Patroclo, l’amico
più
caro di Achille, fu ucciso da Ettore, Enea fu que
rse le tracce del consorte Enea, il quale da quella notte non potette
più
averne notizia. Le cronache stesse che riportano
izia. Le cronache stesse che riportano il fatto doloroso, non tengono
più
parola della dispersa consorte di Enea. Forse sop
u quanto gli restava a fare, additò al principe trojano in modo forse
più
enigmatico ed oscuro del solito, la meta a cui do
costrinse a riparare in Sicilia, ove egli e i suoi Trojani ebbero le
più
affettuose e cordiali accoglienze da Aceste princ
erlo dal partire, disperata d’amore, si uccise. V. Didone. ….. e via
più
bello. Ma di beltà feroce e graziosa Le giva Enea
tava una sua figlia unica erede, Che già d’anni matura, e di bellezza
Più
d’ogni altra famosa era da molti Eroi del Lazio e
a piè, che supplicando Mercè ti chieggio. E già Lavinia è tua. A che
più
contro un morto odio e tenzone ? Enea ferocemente
e i quali sembrò che il destino volesse finalmente accordargli giorni
più
riposati, ma ben presto i Rutoli, nei quali non e
Inferno — Canto I. ……. Capo e re nostro Era pur dianzi Enea, di cui
più
giusto, Più pio, più prò ne l’armi, più sagace Gu
nto I. ……. Capo e re nostro Era pur dianzi Enea, di cui più giusto,
Più
pio, più prò ne l’armi, più sagace Guerrier non f
……. Capo e re nostro Era pur dianzi Enea, di cui più giusto, Più pio,
più
prò ne l’armi, più sagace Guerrier non fu giammai
o Era pur dianzi Enea, di cui più giusto, Più pio, più prò ne l’armi,
più
sagace Guerrier non fu giammai. Virgilio — Eneid
come madre di Enialio. V. l’articolo precedente. 1680. Eniochia. — La
più
antica città di cui si abbia nozione nella geogra
omo. — Così aveva nome uno degli Auguri che era ritenuto come uno dei
più
sapienti dell’Asia. La tradizione ripete che egli
o. 1692. Enone. — Figlia del fiume Cebreno nella Frigia. Fu una delle
più
belle abitatrici del monte Ida. Apollo se ne inva
li essi si servivano come di letto. 1697. Enotro. — Così ebbe nome il
più
giovane dei figliuoli di Licaone, re d’Arcadia. E
tà chiamata Sicheliota di Entello. La cronaca narra, ch’egli aveva da
più
tempo rinunciato ai violenti esercizii dell’arte
rendo e fiero. Cadean le pugna a neuibi : e ver le tempie, Miravan la
più
parte : e s’eran vote Rombi facean per l’aria e f
congiunse Per nodo marital suore e fratelli, Che avean degli anni il
più
bel fior sul volto. Omero — Odissea Lib. X. trad
oglie di Esculapio da cui egli ebbe varii figliuoli. Fra gli uomini i
più
celebri di essi furono Podalisio e Macaone ; e fr
ai misteri di Eleusi, ed al quale solo era permesso di assistere alle
più
segrete cerimonie, cosa che non ottenevasi se non
etuoso che bastò una sola carica per decidere della vittoria. Sebbene
più
assai che alla protezione della dea, dovesse Quin
quanto lo spirito inventivo dell’antica Grecia poetica, à prodotto di
più
grande e di più bello. D’altra parte, riportando
o inventivo dell’antica Grecia poetica, à prodotto di più grande e di
più
bello. D’altra parte, riportando la studiosa atte
e al primo periodo della civilizzazione, il quale accetta con gioia i
più
duri lavori, e compie le imprese più ardue. Egli
ne, il quale accetta con gioia i più duri lavori, e compie le imprese
più
ardue. Egli purga la patria dai flagelli che la i
co che consacra la sua vita al bene dell’umanità ; e in pari tempo il
più
celebre guerriero dei tempi eroici. Dotato di un
lla Grecia e dell’Asia minore. Giunone allora pacificata, non si cura
più
dell’eroe, il quale lasciando la sua spoglia mort
lo, Ercole si rese a Tirinto onde ricevere gli ordini di Euristeo. La
più
generale e la più ricevuta delle tradizioni antic
a Tirinto onde ricevere gli ordini di Euristeo. La più generale e la
più
ricevuta delle tradizioni antiche, è quella che e
le, passa per i dodici segni dello Zodiaco. Noi, seguendo la opinione
più
generalizzata dei mitologi, avvertiremo ancora ch
cui Ercole taglïo la sua terribile clava. Ci faremo ora, seguendo la
più
generalizzata delle tradizioni, a tener parola de
a, che Ercole dovette nettare in un sol giorno, segnano una delle sue
più
ardue fatiche, poichè a raggiunger lo scopo, egli
colpi di Ercole, il quale tolse in moglie la giovane Mnesimachea che
più
tardi aiutò Ercole a vendicarsi di Augia. Il toro
ttossi Per lo spiraglio, e là v’era, del fumo La nebbia e l’ondeggiar
più
deuso, e’l foco Più roggio, a lui che’l vaporava
lio, e là v’era, del fumo La nebbia e l’ondeggiar più deuso, e’l foco
Più
roggio, a lui che’l vaporava indarno, S’addusse,
Sofocle — Le Trachinie — tragedia trad. di F. Bellotti. Ercole errò
più
tempo vagando in traccia di avesse voluto purific
to per comando dell’oracolo di Giove, e che la sua schiavitù non durò
più
di un anno. Comunque ciò sia il periodo passato d
edendo per tal modo all’oracolo al quale egli s’era rivolto nelle sue
più
crudeli sofferenze. Non vi fu alcuno che avesse v
rdandosi, quasi tutti, nello assegnare a quest’eroe fino ad ottanta e
più
figliuoli, avuti da un gran numero di mogli e di
io di Alcmena. L’arte plastica ha fatto di Ercole l’oggetto delle sue
più
belle e ricche creazioni. Essa ha quasi dato fine
iti che la tradizione gli aveva assegnato, ha lasciato alla posterità
più
monumenti di questo eroe, che di alcun altro pers
sce quasi nel simbolico neonato, strangolatore di due serpenti. Ma il
più
gran numero delle opere d’arte, ci dipinge Ercole
inazione avevano un tempio in Atene nelle circostanze dell’Areopago ;
più
comunemente si dicevano Erinni. — V. Erinni. 1784
o, visse una maga di questo nome. Lucano ne fa il soggetto di uno dei
più
splendidi episodii di un suo poema in cui fa pred
onoscendosi colpevole della morte di lui. 1806. Ermione. — Fu uno dei
più
antichi re della Germania, il quale dopo la morte
an cosa, e nulla è Sciro, e sola Tu ricca sei tra poverelle genti ; E
più
d’Achille è Menelao. Son queste Dell’odiarti le c
i Ero e Leandro. Avendo una tempesta sconvolte le onde del mare per
più
giorni, a Leandro su per sei notti, impossibile i
notti, impossibile il recarsi all’amoroso ritrovo, ma finalmente non
più
reggendo all’ansia che lo divorava, nella settima
corona Naucratite di Venere. — V. Naucratite. 1817. Erotidi. — Dette
più
comunemente Erotidie ; feste in onore di Cupido c
o propriamente detto, era il padre del dio Argentino perché il rame e
più
antico dello argento. Anche per l’oro vi era una
Apollo e di Coronide, della reale famiglia dei Lapidi. Le tradizioni
più
accreditate però raccontano, invece che Apollo av
La cui somma virtute Di te gloria sarà, d’altrui salute. Alma gentil,
più
che mai fosse in terra Accetta, salutifera e grad
ie per nome Epione (che significa calmante). Fra i suoi molti figli i
più
conosciuti sono Macaone, Podeliro, Alexenore, Ara
el suo popolo un serpente di bronzo la cui vista guariva dalla peste.
Più
tardi, nell’infanzia del cristianesimo vediamo ne
lade Minerva, forse perchè esse compievano i riti del loro culto, nel
più
profondo silenzio. 1830. Esimnete. — Da una statu
da cui ebbe sette figliuole conosciute sotto il nome di Atlantidi, e
più
comunemente di Esperidi — V. l’arlicolo precedent
rso degli astri, fu trasportato da un vento impetuoso, e non si seppe
più
novella di lui. Da ciò ha vita il simbolo mitolog
il simbolo mitologico che ha fatto dare il nome di Espero ad uno dei
più
brillanti pianeti. 1837. Espiatore. — Soprannome
il reo apparteneva alla classe patrizia, i re stessi ed i personaggi
più
considerevoli e cospicui, ne compirono assai di s
rano assoggettati a succhiare il sangue dell’ucciso, onde placare con
più
sicurezza le Furie. Non tutte le cerimonie espiat
tte con la stessa pompa, nè all’istesso modo, e la tradizione ricorda
più
di un nome illustre e famoso, che avesse espiato
lustre e famoso, che avesse espiato una qualche uccisione in modo ben
più
semplice, come per esempio, il lavarsi nell’acqua
ver purgare l’esercito dai delitti della militaire licenza. Una delle
più
solenni espiazioni che troviamo ripetuta in tutti
e viscere dal corpo della vittima. 1845. Eta. — Monte della Tessaglia
più
comunemente conosciuto nella tradizione favolosa
pili era posto su questa montagna. 1846. Età. — I cronisti ed i poeti
più
accreditati della favola, concordano tutti sulla
ersi. Finalmente nell’età di ferro, la malvagità dei mortali non ebbe
più
limite, e la terra ricoperta dalle tenebre del pe
o, vale a dire quando correva il periodo dell’età dell’oro, le guerre
più
fratricide, ed i delitti più atroci, insanguinaro
il periodo dell’età dell’oro, le guerre più fratricide, ed i delitti
più
atroci, insanguinarono la terra. Saturno stesso d
sere sacerdoti erano periti nell’arte degli Auguri. 1862. Ettore — Il
più
celebre fra i figliuoli di Priamo, re di Troja, e
Ettore — Il più celebre fra i figliuoli di Priamo, re di Troja, e il
più
valoroso dei guerrieri che spesero la propria vit
XV Trad. di V. Monti Fu marito di Andromaca, e padre di Scamandrio
più
comunemente conosciuto sotto il nome di Astianatt
nni, mentre Ettore uscì sempre incolume dai replicati combattimenti e
più
di trenta fra i più famosi guerrieri greci periro
scì sempre incolume dai replicati combattimenti e più di trenta fra i
più
famosi guerrieri greci perirono per mano di lui,
piccola statua della dea Minerva ; forse a ricordare non esservi cosa
più
nobile di Minerva, nata armata dal cervello di Gi
i che assediarono Troja. Omero ce lo addita come possessore delle due
più
belle cavalle dell’esercito, che secondo la tradi
avea nome il figliuolo del re di Scio, isola del mare Egeo, che fu il
più
fedele seguace d’Ulisse. Narra la tradizione che
i era figlio del poeta Museo, e secondo altri di Orfeo. La tradizione
più
accreditata però, racconta di lui che, avendo con
a la violazione di questa legge. Si facevano in simili congiunture le
più
severe ricerche, per conoscere se qualche donna f
e soccorse il re di Colchide, Aete contro Perseo. 1896. Eurialo. — Il
più
bello fra i guerrieri trojani e celebre nella tra
fu causa della morte di entrambi. Eurïalo era seco, un giovanetto Il
più
hello, il più gaio e’l più leggiadro Che nel camp
morte di entrambi. Eurïalo era seco, un giovanetto Il più hello, il
più
gaio e’l più leggiadro Che nel campo troiano arme
rambi. Eurïalo era seco, un giovanetto Il più hello, il più gaio e’l
più
leggiadro Che nel campo troiano arme vestisse : C
lla sua lira, la perdita irreparabile che aveva fatta, ma non potendo
più
a lungo sopportare l’amarezza ineffabile di quell
al tetro monarca delle ombre, e col suono della sua lira discese nei
più
profondi recessi del Tartaro, e vide i pallidi ab
o Sonno mi chiude I vacillanti lumi. Rimanti in pace, oimè, ch’io non
più
tua Da grande oscura notte circondata Rapir mi se
Lieve, nè lui ch’indarno l’ombra vana Giva abbracciando, e volea dir
più
cose, Vide dappoi, nè dal nocchier di Stige Fu la
ngandosi che ella l’avrebbe questa volta seguito per non abbandonarlo
più
mai, si rivolse a guardarla, ma Euridice era scom
e che Euridice era morta per sempre, e ch’egli non l’avrebbe riveduta
più
. In seguito di questa risposta, perduta l’unica s
nto con Eurimedonte quanto col figliuolo di lui. 1902. Eurinome. — La
più
bella fra le figliuole dell’ Oceano. Giove l’amò
ebbe guardata la statua, fu colpito di follia e divenne furioso. Per
più
tempo il male lo afflisse senza tregua ; ma poi c
e dell’oracolo, Euripile s’imbarcò nuovamente, e la sua nave girò per
più
giorni in balia dei venti, ma finalmente fu spint
na e disse che mediante una ricompensa, avrebbe mostrato loro una via
più
sicura e sgombera di scogli. Giasone regalò allor
. Finalmente Euripile si chiamava un nipote di Ercole, che fu uno dei
più
valorosi alleati dei trojani. La tradizione ripet
mano Macaone figlio di Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei
più
belli principi dei suoi tempi e comandava i Cetei
petto. Nella città di Ege in Acaja, essa aveva un tempio, che era il
più
antico della Grecia, e nel quale era adorata sott
llo irritato, lo uccise. 1908. Eurizione. — Detto anche Euritione. Il
più
crudele fra i ministri del tiranno Gerione. Ercol
ndevano gli onori funebri al morto re, e quivi, vestitasi degli abiti
più
ricchi, sali su di una rupe ai piedi della quale
e fossero unite per sempre alle ceneri dell’uomo che essa aveva amato
più
della vita. 1916. Evagora — Una delle cinquanta n
ocavano il fulmine per liberarsi da qualche nemico. Numa Pompilio, il
più
saggio re della Roma antica, evocò anch’egli di s
ella che si faceva per evocare le anime dei morti, ed era di tutte la
più
solenne e la più frequentemente adoperata. L’uso
a per evocare le anime dei morti, ed era di tutte la più solenne e la
più
frequentemente adoperata. L’uso di questa evocazi
ente adoperata. L’uso di questa evocazione dei morti, risale ai tempi
più
remoti dell’ antichità. Gli autori profani riteng
e a parte. Immolerei nerissimo ariete, Che della greggia mia pasca il
più
bello, Fatte ai mani le preci, ambo afferrai Le v
e alla cignala madre del famoso cignale di Calidone, e che desolò per
più
tempo le circostanze del borgo di Crommione, uel
universo i loro delitti. È questa fama un mal, di cui null’ altro È
più
veloce ; e com’ più va, più cresce. E maggior for
itti. È questa fama un mal, di cui null’ altro È più veloce ; e com’
più
va, più cresce. E maggior forza acquista. É da pr
questa fama un mal, di cui null’ altro È più veloce ; e com’ più va,
più
cresce. E maggior forza acquista. É da principio
alità di Troja. — Tutte le cronache mitologiche, nonchè gli scrittori
più
accreditati concordano sulla opinione che fra i g
i Lemnos. Onde riuscire nello intento desiderato fu inviato Ulisse il
più
scaltro dei greci, ed egli riusci nella impresa a
e, armato delle famose ed invincibili frecce. La terza fatalità, e la
più
grave ed importante di tutte era quella che volev
fra tutte le altre del mondo conosciuto dagli antichi, che è cosiata
più
sangue. 1950. Fatidica — Ossia indovina dalla par
l dire di Servio era questo il nome che si dava ad un Fauno, Il quale
più
sovente dei suoi compagni, prediceva l’avvenire,
uelle che hanno per sobbietto principale gli dei maggiori, e gli eroi
più
famosi dell’antichità, dei quali il sostrato stor
Secondo Lilio Giraldi, ch’è uno dei cronisti che si è addentrato nei
più
remoti recessi dell’antichità, era il Favore figl
rifizio di dodici tori, e promettere con giuramento che non avrebbero
più
nell’avvenire ricondotto alcun forestiere che fos
greco le parole φως τδ βιου significano : lume della vita. L’opinione
più
generale però è che Apollo si chiamasse Febo da F
do re di Roma, il quale li costituì al numero di venti, scelti fra le
più
cospicue e nobili famiglie di Roma. Le persone de
i romani un giuramento fatto per la dea Fedeltà, era ritenuto come il
più
sacro ed inviolabile. Numa fu il primo a costruir
per sottrarsi all’infamia, preferendo la morte al disonore. Una delle
più
antiche tradizioni della favola, aggiunge a quest
ero — Iliade — Libro IX trad. di V. Monti. Da quel tempo un’amicizia
più
che fraterna, legò il riconoscente animo di Fenic
iconoscente animo di Fenice, all’eroe giovanetto, dal quale non seppe
più
distaccarsi ; Son io divino Achille, io mi son q
oro. Vi erano differenti e moltiplici specie di Ferie, delle quali le
più
comunemente ripetute nelle cronache dell’antichit
ncore, Non v’era falsità, non v’era Inganno, Come fu nella quarta età
più
dura. Che dal Ferro pigliò nome e natura. Il ver,
anta, che per naturale conformazione, puo, ritenerlo acceso in sè per
più
giorni senza esserne divorata. Riferisce Diodoro,
e Diodoro, nelle sue cronache della favola, che Bacco, che fu uno dei
più
famosi legislatori dell’ antichità avesse proibit
o pronte Le voglie ad empir meglio il tuo desio : Chiedi pur quel che
più
t’aggrada e giova. Che di questo vedrai più certa
sio : Chiedi pur quel che più t’aggrada e giova. Che di questo vedrai
più
certa prova. Della proferta il giovinetto altiero
o all’arsa fronte, e mentre Vuol dir, trema e si move, e gir si lassa
Più
che star non solea, terrena e bassa. Ovidio — Me
— Libro II trad. di Dell’Anguillara. 1996. Fetonziadi. — Conosciuto
più
comunemente col nome di Fetontee e di Eliadi, era
le circonda. E toglie a loro il volto e le parole : Il pianto no, che
più
che main’abbonda L’arbor ch’or sol col lagrimar s
i dole : Beu ch’alfin perdon la forma dell’onda Le lagrime indurate a
più
d’un Sole Esse or son pioppi, ambre i disfatti lu
e trova l’infelice Le giunture indurate e le ginocchia, Nè come prima
più
seder le lice. Ovidio — Metamorfosi — Libro II t
e dell’età primitive, a somiglianza di quanto è avvenuto anche in età
più
recenti e civilizzate, il potere assoluto e dispo
lli, ricusarono recisamente, per lo che furono dai Cirenesi che erano
più
forti, uccisi dell’orribile morte. I Cartaginesi
iche — Libro III trad. di Dionigi Strocchi. Ma Filira, vergognosa di
più
mostrarsi nella sua patria, dopo lo scandalo avve
uale gli diceva terminando che si sarebbe di sua mano uccisa nel modo
più
crudele, se egli avesse ancora tardato a ritornar
i loro un truce fatto. Avendo Tereo, re di Tracia, sposato Progne, la
più
giovanetta delle due sorelle, questa che amava te
e, alla quale ebbe il coraggio di presentarsi, ed a cui affettando il
più
alto dolore, narrò come la diletta sorella Filome
to inatteso, la gentile ed affettuosa anima di Progne, fu colpita dal
più
profondo dolore, e tanto che passò lunghi giorni
rinchiusa Filomena, la liberò, la condusse seco, e la rinchiuse nelle
più
segrete camere del suo palazzo insieme al piccolo
anto di questi uccelli. Ovidio fa di questo avvenimento una delle sue
più
belle Metamorfosi. E mentre che per l’aria anch’
la cresta, e bieco mira, E mostra il cor non vendicato, e l’ira. Nel
più
propinquo bosco entra, e s’asconde, La Greca, che
orte i figli dell’amor suo. 2020. Filottete. — Figlio di Peante, e il
più
caro e fedele amico di Ercole, il quale prima di
utte le città e le borgate dell’Egitto, il fiume Nilo che era uno dei
più
venerati numi della loro religione ; a motivo deg
a favola, e in completa contradizione a quanto asseriscono i cronisti
più
accreditati. 2025. Fiumi dello inferno. — I pagan
e, e riversa Per un fossato che da lei diriva. L’acqua era buia molto
più
che persa : E noi in compagnia dell’ onde bige. E
. il Cocito, Poi sen van giù per questa stretta doccia Infin là ove
più
non si dismonta : Fanno Cocito : Dante — Inferno
questi si componeva di tre sacerdoti o ministri Flamini, scelti fra i
più
cospicui personaggi del senato romano : l’altro e
iàs, Flegias, tu gridi a vòto, Disse lo mio signore, a questa volta :
Più
non ci avrai, se non passando tl loto. Quale colu
er sottrarsi alle persecuzioni di lui si dette a fuggire ; ma Zeffiro
più
leggiero di lei la raggiunse ben presto, la rapì,
della fondazione di Roma ; lo che ci dimostra che la dea Flora è una
più
antiche divinità del paganesimo. Plinio ci parla
nendosi al suono di una tromba le pubbl che cortegiane e le meretrici
più
abbiette, le quali affatto nude davano al popolo
le meretrici più abbiette, le quali affatto nude davano al popolo il
più
abbominevole spettacolo. Narra la cronaca, che es
o delle continue dissenzioni dei suoi figliuoli, vide nell’ accaduto,
più
un perfido assassinio, che una dolorosa combinazi
le divinità del paganesimo, la Fortuna fu quella che si ebbe il culto
più
esteso e generalizzato, e il più gran numero di t
rtuna fu quella che si ebbe il culto più esteso e generalizzato, e il
più
gran numero di templi e di altari. I greci scritt
alato, per significare, secondo il citato scrittore, che in amore val
più
la fortuna che l’ aspetto. Pindaro invece, fa del
o invece, fa della Fortuna, una delle Parche, dandole un potere assai
più
forte di quello delle sue sorelle. Or dunque all
ulto della Fortuna divenne generale in tutta Roma, ove essa sola ebbe
più
templi, altari, statue, sacrifizi ed offerte, di
moltiplici, secondo i diversi bisogni di coloro che la invocavano. Il
più
famoso tempio della Fortuna, fu quello che le ven
uello che le venne fabbricato nella città di Preneste, il quale aveva
più
che di tempio, la forma e la configurazione di un
tine. O dea, che in Anzio a te diletta hai sede, Pronta a inalzare i
più
vili mortali E a cangiare i trionfi i più superbi
i sede, Pronta a inalzare i più vili mortali E a cangiare i trionfi i
più
superbi Nella lugubre pompa del sepolcro ; …………….
ità romane. 2054. Freccie di Apollo. — È opinione generalizzata fra i
più
rinomati scrittori e mitologi dell’antichità, che
i attendeva e li fece passare in Grecia. V. Élle. 2057. Fruttessea. —
Più
comunemente Fruttifera e Fruttifea, divinità che
aro, Soavissima morte, Se così vuol la sorte. Egli è il morir con chi
più
a noi fu caro. Euripide — Le supplicanti — trage
la quale era esteso a tutti i popoli della terra. Essendo il fuoco il
più
nobile degli elementi, e quello che racchiude in
l più nobile degli elementi, e quello che racchiude in se l’ immagine
più
fedele del Sole, così tutte le nazioni si accorda
sì tutte le nazioni si accordarono nel venerarlo. I Caldei che sono i
più
antichi fra i primitivi popoli della terra, e que
na città, perchè ivi si adorava il Fuoco. In Persia si spingeva anche
più
oltre l’ adorazione del fuoco. In questa contrada
ofumi d’ ogni maniera, la qual cosa era ritenuta dai persiani come il
più
alto privilegio della nobiltà. Allorquando un re
a queste terribili divinità, di cui la tradizione mitologica ci fa il
più
spaventoso ritratto. Discorde ed oltre ogni crede
atto. Discorde ed oltre ogni credere contradittoria è la opinione dei
più
accreditati scrittori e poeti antichi, sulla pate
iori, e specialmente di narcisi, credendosi che questo fosse il fiore
più
ad esse gradito. Nella contrada di Acaja, e propr
sciuta sotto la denominazione di Elagabalo. 2069. Gabia. — Conosciuta
più
comunemente sotto il nome di Gabina. Si venerava
remurosamente vicino alla vecchia, dicendole, con i controsegni della
più
viva gioia, che la sua padrona si era sgravata. A
ato scrittore, la via lattea era fiancheggiata dalle dimore degli dei
più
potenti. Una splendida via nel ciel riluce : Can
ipale offerta nei sacrifizii di quelle cerimonie. 2075. Galatea. — La
più
bella fra le cinquanta Nereidi. Più mobile dell’
e cerimonie. 2075. Galatea. — La più bella fra le cinquanta Nereidi.
Più
mobile dell’ onda, Più della luce bionda. Del Zef
tea. — La più bella fra le cinquanta Nereidi. Più mobile dell’ onda,
Più
della luce bionda. Del Zeffiro più snella, L’insi
a Nereidi. Più mobile dell’ onda, Più della luce bionda. Del Zeffiro
più
snella, L’insigne nome avea Onde nel mito ellenic
lenico Eterna è Galatea. Prati — Nuove poesie Vol : II — pag. 105.
Più
candida di candido ligustro, O Galatea, de’ prati
I — pag. 105. Più candida di candido ligustro, O Galatea, de’ prati
più
florita, Ed elevata più di nobil alno, Splendida
ida di candido ligustro, O Galatea, de’ prati più florita, Ed elevata
più
di nobil alno, Splendida più del vetro, d’ agnell
latea, de’ prati più florita, Ed elevata più di nobil alno, Splendida
più
del vetro, d’ agnelletto Morbida più, più liscia
ata più di nobil alno, Splendida più del vetro, d’ agnelletto Morbida
più
, più liscia di conchiglia Da’ flutti travagliata
iù di nobil alno, Splendida più del vetro, d’ agnelletto Morbida più,
più
liscia di conchiglia Da’ flutti travagliata senza
più liscia di conchiglia Da’ flutti travagliata senza posa : Gradita
più
che nell’ inverno il sole. E più che l’ ombra nel
tti travagliata senza posa : Gradita più che nell’ inverno il sole. E
più
che l’ ombra nella sferza estiva. Più gentil d’ o
iù che nell’ inverno il sole. E più che l’ ombra nella sferza estiva.
Più
gentil d’ ogni frutto, e più vistosa Di platano s
E più che l’ ombra nella sferza estiva. Più gentil d’ ogni frutto, e
più
vistosa Di platano sublime, più lucente Del ghiac
estiva. Più gentil d’ ogni frutto, e più vistosa Di platano sublime,
più
lucente Del ghiaccio, dolce più ch’ uva matura. D
to, e più vistosa Di platano sublime, più lucente Del ghiaccio, dolce
più
ch’ uva matura. Delle piume del cigno ancor più m
e Del ghiaccio, dolce più ch’ uva matura. Delle piume del cigno ancor
più
molle. E di rappreso latte ; e di fecondo Giardin
del cigno ancor più molle. E di rappreso latte ; e di fecondo Giardin
più
vaga. Ovidio — Metamorf : Libro XIII — Fav. VII.
nte preso della bellezza di lei ; e dimentico d’ ogni altra cura, non
più
avido di sangue e di stragi, seguì come un fanciu
allato avea di perforata trave : La fistula dà fuor l’ usato accento,
Più
tosto strepitoso, che soave ; E da lo stral d’ Am
l figlio ; ed essi le risposero che il fanciullo sarebbe stato l’uomo
più
felice di tutta la Grecia. 2079. Galintia — Una d
ad. di G. B. Bianchi Generalmente i galli appartenevano alla classe
più
abbietta della plebe, e siccome rispondevano alle
re di Giunone, Nuziale dette Gamelie, durante le quali venivano fatti
più
matrimoni che in tutto il rimanente dell’ anno, r
più matrimoni che in tutto il rimanente dell’ anno, ritenendosi come
più
fortunato il connubio contratto in quel periodo d
. — Fiume delle Indie ritenuto da quegli abitanti come una delle loro
più
possenti divinità, e che essi adoravano con un cu
erano considerate dagl’ Indiani come sacre e si attribuiva loro ogni
più
segreta, e sconosciuta virtù. 2086. Ganimede. — F
e ninfe Napee amata da Giove. Essa fu madre di diversi figli di cui i
più
famosi furono Pilunno e Giarba o Iarba, re dei Ge
V. Giarba. 2088. Gargaro. — Presso i pagani si dava questo nome alla
più
alta sommità del monte Ida, dove Giove aveva un t
a un tempio ed un altare a lui consacrati. Al dire di Omero, fu sulla
più
alta estremità del Gargaro, che Giove andò a posa
pa. Presso il popolo egizio veniva severamente punito e sottoposto ai
più
crudeli supplizi, colui che anche inavvedutamente
edutamente avesse cagionato la morte di un gatto. 2091. Ge. — Uno dei
più
antichi cronisti della favola per nome Sanconiato
proprio fratello Urano, che la rese madre di molti figliuoli, di cui
più
rinomati furono Saturno, Atlante e Batilo. 2092.G
cendenza d’Inaco. 2094. Gelasia. — Sebbene negli scritti dei mitologi
più
accreditati, nonchè dei cronisti dell’antichità,
chiamassero Gelasia Lecori e Comasia. Almeno con questi nomi vengono
più
comunemente indicate le tre Grazie. 2095. Gelone.
a Cerere. Però di tutte queste differenti e discorde opinioni, quella
più
generalmente seguita da tutti i poeti dell’antich
fermo che ogni uomo nascendo avesse avuto il suo genio tutelare ; nè
più
nè meno che i cristiani, i quali ritengono per po
dell’antichità ; cioè, che al tempo del paganesimo, dovevano esistere
più
numi e genii, che non uomini mortali ; quante vol
Era una specie di configurazione della Giunone Lucina. Il sacrifizio
più
comune che i romani offerivano a questa divinità,
’altra l’anno corrente. È questa una delle configurazioni allegoriche
più
spiccate dei tipi mitologici e del linguaggio fig
Tracia, narra la tradizione mitologica, che gli abitanti non avevano
più
di un cubo di altezza e che fossero discacciati d
he solenne funzione. 2107. Gerione. — Secondo riferisce Esiodo, fu il
più
forte degli uomini e figliuolo di Calliroe e di C
si dava la denominazione di Gerontree. 2112. Ghianda. — Abbiamo dalle
più
antiche tradizioni della favola che i capi delle
e di ghianda, l’uso di cibarsi d’altri frutti, rivestiti di un guscio
più
solido, come le noci, le castagne, eccetera. Sare
accanti celebravano le orgie di quel dio. Questa almeno è la opinione
più
generalizzata degli scrittori della favola, sulla
braccia il giovanetto morente ; osservò la ferita ; v’applicò le erbe
più
salutifere ; lavò con l’acqua della fonte vicina
esso un doppio Ahi ! Voce che anche oggidì esprime il dolore. non è
più
sangue Quel che sparso pur ora, avea dipinto Il s
Fav V trad. del Cav. Ermolao Federico È questa almeno la tradizione
più
generalizzata e più nota sul giovanetto Giacinto,
Ermolao Federico È questa almeno la tradizione più generalizzata e
più
nota sul giovanetto Giacinto, ma non è la sola, i
— Figlio della bella Astioche e del dio Marte. Fu uno degli eroi che
più
si distinse all’assedio di Troja, ove insieme ad
Nome di una ninfa Oceanide e di una Nereide. 2125. Giano o Giane — Il
più
antico fra i re dell’Italia ; era originario dell
ciò la prima interpretazione data ai due visi, coi quali si è fin dai
più
remoti tempi rappresentato Giano, per dinotare ch
n l’altra leggeva nell’avvenire. Numa Pompilio che fu il secondo e il
più
saggio dei re di Roma, fece innalzare un tempio a
e informe, Di volto e membra presi altra struttura. E nuove a un nume
più
decenti forme. Ritengo della già mista figura Un
romani celebravano il primo dell’anno, con tutti i contrassegni della
più
pazza allegria. Era loro costume offerire in quel
marito della ninfa Asia, e padre di un figliuolo per nome Vespero, o
più
comunemente Espero ; mentre Esiodo riferisce aver
Giapeto come capo della loro schiatta, e ritenevano non esservi cosa
più
antica di lui. Da ciò l’uso tradizionale, presso
da l’amor suo, la cetra e l’arco E ’I vaticinio, e qual de l’arti sue
Più
gli aggradasse, a sua scella gli offerse. Ei che
quale lo portò sul monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il
più
saggio uomo dei suoi tempi. Questi prese cura del
baldo e giovanile, condiscese facilmente alla volontà di Pelia, tanto
più
che questi gli promise formalmente che al suo rit
r lo spazio di dieci anni, secondo le cronache dell’antichità : nella
più
perfetta concordia, ma al compiere di questo peri
ortavano il nome. 2144. Gleroglifici. — Così furono chiamati fino dai
più
remoti tempi dell’antichità quei segni o caratter
pire diverse figure di animali, di pietre, di piante, di strumenti, e
più
sovente ancora delle differenti membra del corpo
ifferenti membra del corpo umano. Queste ultime anzi furono le figure
più
sovente ripetute dai Gieroglifici, non solo per l
si, come persona raccolta nei suoi pensieri. Sulle mura dei templi, e
più
segnatamente sulla facciata principale, venivano
tutto quanto avveniva durante le cerimonie dei sacrifizi ; notando le
più
leggiere congiunture, come le cose più gravi. La
nie dei sacrifizi ; notando le più leggiere congiunture, come le cose
più
gravi. La parola Gieromanzia deriva da due vocabo
ne nel fondo del Tarlaro e seppellendone altri sotto il monte Etna. I
più
famosi fra i Giganti furono : Encelado — V. Encel
ra i Giganti furono : Encelado — V. Encelado — Anteo, Noi procedemmo
più
avanti allotta E venimmo ad Anteo, che ben cinq’a
reo Esperienza avesser gli occhi miel. ………….. Quel che tu vuol veder,
più
là è molto. Ed è legato e fatto come questo, Salv
uol veder, più là è molto. Ed è legato e fatto come questo, Salvo che
più
feroce par nel volto. Dante — Inferno — Canto XX
ed il terribile Tifeo che valse egli solo, al dire di Omero a portar
più
terrore fra gl’immortali, di quello che non faces
i i suoi formidabili compagni riuniti insieme. E narra che Tifeo dal
più
profondo Della terra sorgendo, alto terrore A’cel
re di Babelle, la quale può benissimo essere considerata come l’opera
più
stolta dell’umana superbia, e la cui primitiva tr
nome di Giganti, le cronache della favola e gli scrittori ed i poeti
più
rinomati di essa, fanno continua menzione di uomi
ndo che gli antichi chiamavano questa misura di liquido, e che era la
più
grande da essi adoperata. Al dire del cronista Fl
are novellamente l’oracolo, onde chiedergli se ci fosse al mondo uomo
più
felice di lui, al che l’oracolo rispose che un ce
felice di lui, al che l’oracolo rispose che un certo Aglao era assai
più
fortunato. Plinio, nella sua storia Naturale, dic
ti, in cui gli atleti che vi prendevano parte, erano nudi, per essere
più
liberi nei movimenti del corpo. Da principio i gi
pugillato. Fra tutti questi esercizii la corsa era quella ritenuta in
più
considerazione ; sopratutto se fatta a cavallo o
gone — Tragedia trad. di F. Bellotti. Secondo Euripide invece, ella
più
forte del destino sopravvive al suo dolore ; rest
rni fortunati e dei disgraziati ; additandoci in quello, come uno dei
più
infelici giorni, il quinto di ogni mese. Al dire
vi facea far le grida. DANTE — Inforno — Canto XIV. Giove, diventato
più
adulto, si accompagnò con Meti, ossia la Prudenza
come i suoi templi, i suoi altari, ed i suoi oracoli ; fra i quali i
più
famosi furono quello di Trofonio, di Dodona e di
non venivano svenate vittime umane, bruciava del continuo l’ incenso
più
prezioso. Al dire di Pausania, il solo Licaone, f
e al muovere del suo capo divino, tremasse il mondo. egli dal seggio
Più
sublime, appoggiato in sull’eburneo Scettro, del
IDIO — Metamorf : Libro I Fav. V. Trad. del Cav. ERMOLAO FEDERICO. I
più
accreditati mitologi, seguendo sempre la configur
ti innalzati dei templi o consacrate delle are. I nomi e i soprannomi
più
generalmente dati a Giove erano : Padre degli dei
otente, Invincibile ecc. Come pure dei suoi innumerevoli soprannomi i
più
generalmente usati anche dagli scrittori dell’ant
rsamente di quello che han fatto i poeti. Infatti secondo le opinioni
più
solide e generalmente adottate presso i primi, Gi
etto puramente storico e filosofico, asseriscono che vi fossero stati
più
di un Giove. Secondo l’ opinione del cennato scri
adia quello che primo portò un simile nome. Infatti presso i cronisti
più
accreditati, è generale l’opinione che il primo d
quello di Jehova, cioè : Dio. 2166. Giudici dell’Inferno — Scrivono i
più
rinomati cronisti e storici dell’ antichità, fra
oti Fabii, dei Quintilliani e dei Giuliani. 2172. Giulio — Conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Ascanio, fu figliuol
a causa delle virtù della sorella. 2174. Giunone — È questa una delle
più
importanti personalità della mitologia pagana. In
ella insopportabile gelosia di lei ; di cui fan fede tutti i cronisti
più
accreditati dell’antichità, i quali riferiscono a
ologi asseriscono che Giunone, sebbene divorata dalla gelosia, avesse
più
d’una volta contracambiato i tradimenti del marit
to aggiudicarle il pomo d’oro su cui la Discordia avea scritto : Alla
più
bella — V. Giudizio di Paride — Nè a ciò solo si
iamata col soprannome di Juno Moneta. Il culto di Giunone era uno dei
più
estesi e solenni di tutto il paganesimo, sparso e
i in cui era adorata, ed altri moltissimi da qualche suo attributo. I
più
comuni fra i soprannomi di Giunone erano : Aerea,
eran sempre dedicati a qualche dio in particolare e talvolta anche a
più
d’uno di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti
cizi, amore alle cose militari e marziali ; ed i giovani si rendevano
più
disposti, più svelti, e robusti, essendo continua
le cose militari e marziali ; ed i giovani si rendevano più disposti,
più
svelti, e robusti, essendo continuamente occupati
e talvolta anche di Diana. Finalmente gli spettacoli ai quali si dava
più
propriamente il nome di giuochi scenici, consiste
I pagani avevano moltiplici e differenti formole di giuramenti, ma la
più
comune era quella di giurare per Giove Pietra — D
lla inorridita alle colpe degli uomini, si ritrasse nel ciclo nè fece
più
ritorno sopra la terra. 2179. Giuturna — Sorella
odesto nome ; e noi verremo qui appresso partitamente menzionando dei
più
importanti. Glauco avea nome uno dei figliuoli d’
figliuolo di Minosse, re di Creta : egli fu fratello di Andropeo. Il
più
famoso personaggio a cui le tradizioni della favo
ssero fecondate dagli stalloni all’uopo nudriti, credendo di renderle
più
veloci alla corsa. Venere allora, sdegnata contro
e battaglie pel suo valore, ingiungendogli di vincere in generosità i
più
celebri eroi, onde onorare degnamente l’illustre
; abbracciò Glauco con effusione d’affetto ; e giurò che non avrebbe
più
combattuto contro di lui. Però non potendo fare e
glia poco tempo dopo questo fatto, e Enea lo rivide all’inferno fra i
più
famosi guerrieri. Finalmente Glauco avea nome un
o di Dimilo, discendente di quello stesso dio marino, di cui parlammo
più
sopra. Egli si rese celebre nei fasti del paganes
anesimo, per la sua destrezza e per la sua forza ; cosa che gli valse
più
volte gli onori del premio nei giuochi Ginnici. N
cide — Lib. VI. trad. di A. Caro. Il cronista Diodoro, che è uno dei
più
accreditati scrittori dell’antichità, ripete che
le quali avevano la prerogativa di correre così velocemente, come il
più
rapido uccello nell’aria. Annone cercò d’impadron
le e di Egle ; altri di Giove e di Giove e di Giunone ; ma l’opinione
più
generalmente adottata è che le tre Grazie fossero
sero figliuole di Bacco e di Venere. Secondo questa ultima asserzione
più
divulgata, le Grazie avevano nome Talia, Egle ed
la dea della Persuasione, volendo per tal modo indicarci che il mezzo
più
efficace a persuadere è quello di piacere. Al dir
e Grazie ; e questo consisteva nel raffigurarle sempre circondate dei
più
brutti e lurudi satiri ; e sovente le statue ed i
n fisico ributtante allo sguardo, può nascondere un’anima ricca delle
più
amabili virtù. Estesissimo era, come dicemmo, il
recia e della Tracia, vi erano dei templi consacrati alle Grazie, e i
più
famosi fra quelli furono quello di Bisanzio, di E
a gratitudine e della riconoscenza. Gli Ateniesi, che erano il popolo
più
incivilito di tutta la Grecia antica, avendo socc
, i quali davano a questi favolosi animali, un senso allegorico molto
più
elevato ed importante. Infatti presso gli egizian
aquila, unite insieme nel corpo del Grifone, esprimevano il concetto
più
alto della divinità, vera forza della terra e del
H 2210. Hada. — I babilonesi davano questa appellazione alla loro
più
alta dea : la stessa che i greci chiamano Giunone
ca idea di quello che è il Gesù Cristo dei cristiani : vale a dire la
più
alta intelligenza umana, che si offre ostia espia
il nome di Heriafadur, che significa padre della guerra, fu una delle
più
celebri appellazioni di Odino, il quale nelle cre
r e di Freja, dea dell’Amore. La tradizione aggiunge che Hnossa fosse
più
bella della stessa madre, e che aveva in sè tanto
ande statua di pietra, la quale veniva circondata da altre 360 statue
più
piccole, ognuna delle quali era consacrata ad un
el vecchio, arrestò i cavalli e disse alla moglie che non reggendogli
più
oltre il core di vedere così addolorato il padre
caro scuole, S’ajuta invan per non cader nell’onde : L’aure con l’ali
più
prender non puole, E cade, e chiama il padre, e ’
rgeva la famosa città Troja. Al dire di Diodoro, era questa una delle
più
alte montagne dell’Ellesponto. Secondo le cronach
ripetuta fra gli scrittori dell’antichità, che il nome d’Idea si dava
più
particolarmente ad una divinità protettrice e mad
a. — Figlia dell’Oceano e madre della famosa Medea. Idia fu una delle
più
belle donne dei suoi tempi. 2241. Idmone. — Celeb
’assedio di Troja un’armata composta di 80 vascelli, e si distinse in
più
di un fatto d’arme, per l’intrepidezza del suo va
a istantaneamente la morte. Le cronache ripetono che l’Idra fece, per
più
tempo orrende stragi di uomini e di animali, nell
tre figlie nella reggia il flore, Crisotemi, Laòdice, Iflanassa, Qual
più
d’essa il talenta a sposa ei prenda Senza dotarla
; avessero mostrato un sacrilego disprezzo per la dea, proclamandosi
più
belle di Giunone stessa ; la quale, sdegnata cont
andare del tempo divenne infatti padre di varii figliuoli, fra cui il
più
celebre fu il famoso Protesilao, che fu il primo
ono che questo Ificlo ebbe un figliuolo per nome Iolao che fu uno dei
più
fedeli amici di Ercole. V. Idra di Lerna. Ificlo
iunto Ifide in elà di 13 anni fu dal padre destinato in consorte alla
più
bella giovanetta di Festo, chiamata Giante, e non
torno presso il marito, la buona madre si accorse che Ifide camminava
più
spedito ; che il colorito del suo volto, lasciand
lasciando quella tinta rosea propria della donna, acquistava un tono
più
bruno e maschile ; vide che le si accorciarono i
stata la natura maschile. Dalle guance fugge La candidezza, e un che
più
forte appare : E il volto istesso più severo è fa
e fugge La candidezza, e un che più forte appare : E il volto istesso
più
severo è fatto ; E la chioma più ruvida e più bre
iù forte appare : E il volto istesso più severo è fatto ; E la chioma
più
ruvida e più breve. Più di vigor che a femmina s’
re : E il volto istesso più severo è fatto ; E la chioma più ruvida e
più
breve. Più di vigor che a femmina s’addica In te
olto istesso più severo è fatto ; E la chioma più ruvida e più breve.
Più
di vigor che a femmina s’addica In te si manifest
o l’opinione seguita dal Racine, nella sua Iphigénie, che è una delle
più
belle tragedie del teatro tragico francese ; e do
le risoluzione ; sorgevano ostacoli e difficoltà d’ogni maniera, e la
più
insormontabile era quella di sottrarre Ifigenia,
o ; implorar grazia dal padre, e porre tutto in opera onde piegarlo a
più
miti sensi. Clitennestra stessa tenta ogni sforzo
a figlia il destino inesorabile ; ma finalmente inabile a lottar sola
più
lungo tempo, e convinta in certo modo dalle ragio
prodigio : il vibrar della ferita Distintamente ognun l’udi : nessuno
Più
la vergine vide. Inalza un grido Il sacerdote, e
ato le are della superstizione religiosa dei soldati. L’opinione però
più
generalmente adottata si è che minacciato Agamenn
erva bianca. Ifigenia in Tauride, è un’altra tragedia di Euripide, il
più
illustre fra i tragici greci. Il soggetto di ques
il carico di provvedersi di acqua per la navigazione. Ila però non fu
più
rinvenuto dai suoi compagni, i quali ritennero ch
coloro che vi prendevano parte. Ognuno recava con sè quanto aveva di
più
prezioso e se ne faceva offerta alla dea. Era alt
llegrezza. 2263. Iliade. — Il nome di questo classico poema, che è la
più
stupenda creazione epica della immortale intellig
donne facevono dei sacrifizi a questa dea, credendo così di liberarsi
più
presto. Le cronache dell’antichità ci ammaestrano
lla custodia di Ceice, re di Trachina. Narra la cronaca che trascorso
più
d’un anno senza che Ercole avesse fatto ritorno,
n vendicatore andò a turbarlo nel suo ritiro, ond’egli non sentendosi
più
sicuro presso di Epalio, ricorse a Teseo, re di A
mpagne di aventura di uccidere i corsari ; e postosi alla testa delle
più
coraggiose fra le rapite, uccise quelli che dormi
dre degli dei avea conceduto a quelle api la facoltà di fare il miele
più
squisito di tutte le altre. Da questo fatto si da
Acheronte. Esse venivano sovente confuse con le Furie e si chiamavano
più
particolarmente, come asserisce Servio, Lirœ o Im
me Cosi le parti, e dell’estinto lo prendo : E il reo consacro, o (se
più
sono) i rei Orribil vita a strascinar, da tutto E
ti. Presso i pagani varie erano le formole delle imprecazioni, ma le
più
terribili erano o quelle contro i violatori dei s
nato disseccò i tre fiumi. Inaco fu padre di varii figliuoli di cui i
più
ricordati sono Foraneo ed Io. 2277. Inarima. — Pi
, combattuta sulle rive del fiume Numico, il corpo di lui non si potè
più
rinvenire, perchè Venere, madre dell’eroe, loavea
one. — Detta anche divinazione. Dallo studio continuo ed accurato dei
più
rinomati scrittori e cronisti dell’antichità paga
mili a quelli già compiutisi negli anni trascorsi : e ciò dovea tanto
più
facilmente accadere presso quei popoli, che profe
culto di religione pieno a ribocco di superstiziose credenze : tanto
più
poi perchè l’uomo per sua natura preoccupato semp
quali osarono di formarne una scienza fondata su regole e su precetti
più
o meno strani, e di legarla alla religione, onde
eno scrutata l’origine. Presso i pagani, la divinazione si esercitava
più
generalmente dai sacerdoti Lupercali, dagli Augur
remo qui che quattro erano, presso i pagani, le specie di divinazioni
più
in uso ; alle quali, si dava il nome proprio di,
o ed un bue, forse per indicare che l’indulgenza ammanzisce gli animi
più
brutali. 2284. Inferno. — Questa parola veniva ad
gliuoli, pensò di far morire i suoi figliastri, e per raggiungere con
più
sicu rezza lo scopo crudele, profittò delle super
’avvenire. Cicerone ripete, nelle sue opere, che era questa una delle
più
forti mattezze, che la superstizione facea commet
circa le sorti della battaglia. « Come, rispose Annibale, presterete
più
fede agli intestini d’un bue, che all’ esperienza
e allegorie, alla parte storica, diremo attenendoci alle opinioni dei
più
chiari scrittori dell’antichità, che Io, sacerdot
orgeva un magnifico tempio, a lui dedicato, e dove gli si facevano le
più
ricche offerte. Finalmente gl’ Iperborei riteneva
e della luna, e dei maggiori pianeti. Diodoro, dando una spiegazione
più
logica a codesta allegoria della favola, dice che
buiva a quel dio, l’arte di domare i cavalli. Scrive Pausania, che il
più
antico tempio di Nettuno Ippio sorgeva di là da M
evole, per quanto turpe era il suo amore. Essendo egli possessore dei
più
veloci cavalli della sua contrada, promulgò un ba
avalleria nemica fu quasi interamente distrutta. 2310. Ippolita. — La
più
celebre fra le regine delle Amazzoni. Ercole la d
, spaventarono siffattamente i destrieri che indocili alle redini, nè
più
riconoscendo la voce, e la mano del proprio padro
ronie rupi ne impedia. E ascondea l’istmo e d’Esculapio il sasso, Poi
più
e più gontiandosi, e shuffando Multa schiuma dint
rupi ne impedia. E ascondea l’istmo e d’Esculapio il sasso, Poi più e
più
gontiandosi, e shuffando Multa schiuma dintorno,
corpo. Ma i freni. Le putedre mordendo, a furia slanciansi. Nè senton
più
nè del nocchier la mano, Nè le briglie, nè il car
rra e che al dire del citato scrittore, i greci dettero alle loro due
più
antiche divinità. La parola Ipsisto deriva dalie
forse i fenici ritenevano il dio Ipsisto come il padre degli dei ; nè
più
nè meno che i romani ed i greci ritenevano il lor
ali trasparenti di varii colori. Al dire di Virgilio, il suo incarico
più
importante era quello di tagliare alle donne mori
cui nome significa in greco ammirare per dimostrare che non c’ è cosa
più
mirabile dell’arcobaleno, formato dalla ripercuss
la ninfa Siringa, di cui parleremo a suo tempo. 2328. Irminsul. — La
più
antica e la più famosa divinità del culto religio
a, di cui parleremo a suo tempo. 2328. Irminsul. — La più antica e la
più
famosa divinità del culto religioso dei popoli sa
i consacravano al culto religioso d’ Irminsul, venivano scelti fra le
più
illustri e considerate famiglie della nazione. Il
o scelti fra le più illustri e considerate famiglie della nazione. Il
più
famoso tempio che le cronache ci additano come er
povertà, da cui i suoi concittadini trassero argomento al proverbio :
Più
povero d’Iro. Il suo vero nome era Arneo, ma sicc
Isiaca. — Sotto il nome di favola Isiaca, additavano i pagani uno dei
più
considerevoli monumenti dell’antichità, il quale
o congetture, i loro ragionamenti, non riescono che ad avviluppare di
più
dense tenebre il già impenetrabile significato di
ache di mangiar carne salata e di bere vino assoluto onde conservarsi
più
caste : portavano finalmente il capo completament
alla origine della dea Iside ; ma tutti convengono con l’essere ella
più
antica della Io dei greci. Secondo Plutarco, Isid
nacque, era già gravida di un figlio. Iside ed Osiride regnarono per
più
tempo in Egitto, vivendo fra loro nel più perfett
de ed Osiride regnarono per più tempo in Egitto, vivendo fra loro nel
più
perfetto accordo fraterno, e dedicandosi a civili
crò tutta al benessere dei suoi sudditi governando l’Egitto finchè il
più
grande dei suoi figli, chiamato Oro, non ebbe rag
mi, coi quali veniva sovente indicata la dea Iside, ma l’appellazione
più
comunemente datale era quella di Dea Universale,
pubblici furono perfino controsegnati col nome di Iside. L’attributo
più
usuale che veniva assegnato ad Iside, era il sist
umento vuoto nel mezzo con un lungo manico, che ha la parte superiore
più
larga dell’ inferiore, e che finisce in forma di
e della dea Iside, durante la celebrazione delle quali, si esigeva il
più
stretto silenzio da coloro, che prendevano parte
iorni, i sacerdoti, le Isiache, e tutti gl’ iniziati, commettevano le
più
orrende e turpi dissolutezze, e tanto che il sena
Meleta, e re dei Lapidi nella Tessaglia. Almeno è questa la opinione
più
generalizzata ; sebbene è assai discorde quella d
i di obbligo, tanto a Deioneo, quanto alla moglie di lui. Sollecitato
più
volte dal padre della sua futura sposa, di adempi
ie dell’ espiazione. Ma ben presto il perverso Issione retribuì della
più
nera ingratitudine le larghezze dell’ospite suo,
hezze dell’ospite suo, del quale sedusse la moglie, intrattenendo per
più
tempo con essa, un’ infame tresca. Avvertito il p
un così straordinario benefizio fu pagato da una ingratitudine tanto
più
abbietta, per quanto audace, imperocchè Issione a
ella città. 2347. Isterie. — Feste in onore di Venere : il sacrifizio
più
usuale che si faceva alla dea nella celebrazione
giuochi. I giuochi istmici marcavano per i greci una data epoca ; nè
più
, nè meno che la celebrazione annuale dei giuochi
caccia, per la quale i Corinti facevan venire da lontane contrade, i
più
rari animali. I vincitori dei giuochi Istmici ven
fer loro dei preziosissimi donativi. Il poeta Pindaro, che è uno dei
più
leggiadri scrittori dell’antica letteratura greca
del paganesimo, l’isola d’Itaca è famosa come la patria di Ulisse, il
più
astuto dei greci. Omero l’ha resa per questa ragi
ebrosi misteri, ove sotto il manto della religione si commettevano le
più
turpi dissolutezze, e gli accoppiamenti bestiali
ria, che è la fonte della ricchezza. 2357. Iuga. — Uno dei soprannomi
più
generalmente dati a Giunone come protettrice dei
to il nome del terzo figliuolo del patriarca Noè ; ma non pochi fra i
più
accreditati mitologi, pretendono che il gigante J
iù accreditati mitologi, pretendono che il gigante Japeto, conosciuto
più
comunemente sotto il nome di Giapeto — V. Giapeto
so Deucalione, che ebbe dai suoi amori con Giove. 2369. Jola. — Detto
più
comunemente Jolante e talvolta anche Jolao, fu fi
r quel santo istinto della maternità, che parla potentemente al cuore
più
indurito, rinchiuse il neonato in un paniere avvo
ene, rappresentato da Kacimana, vi era Arimane genio meno potente, ma
più
astuto e maligno, a cui si dava talvolta anche il
luogo chiamato Tuat-Imbir, e che da quel giorno essi divennero i tre
più
grandi e famosi numi del culto religioso dei Tuat
me suo marito, ed il terzo come suo fratello. Però è a notare che, il
più
delle volte, questi tre grandi numi tenuti in tan
ti i nomi di due sacerdoti, i quali scrissero su foglie di albero, le
più
belle massime della religione di Budda, e i princ
esa per il vitto di quegli operai. Le piramidi di Kopto sono tre, una
più
grande nel mezzo, e due meno elevate a destra e a
la sola piramide grande del centro ; mentre si vuole che le altre due
più
piccole laterali siano state costruite da uno dei
nsidera sotto la sua ottava incarnazione, la quale è ritenuta come la
più
antica, la più bella, la più pura di tutte. Krisn
a sua ottava incarnazione, la quale è ritenuta come la più antica, la
più
bella, la più pura di tutte. Krisna-Visnù, second
ncarnazione, la quale è ritenuta come la più antica, la più bella, la
più
pura di tutte. Krisna-Visnù, secondo la tradizion
mpi produrre la mano dell’uomo. Inarrivabile, e tale da superare ogni
più
ricca e fervida immaginativa, era il numero degli
Creta, fu costruito da Dedalo, sul modello di quello egiziano, ma in
più
piccole proporzioni, per ordine di Minosse re di
ade ed a Cimone figlio di lui, che entrambi andarono annoverati fra i
più
grandi e valorosi capitani della Grecia. 2407. La
o veniva invocato come il dio tutelare dei fuggitivi. 2412. Lafria. —
Più
comunemente detta Friclaria ; soprannome di Diana
ritenendo che in essi avessero stanza i numi. Presso quei popoli, il
più
famoso lago era quello di Tolosa, nel quale essi
o di Tolosa, nel quale essi gettavano, come omaggio alla divinità, la
più
ricca parte del bottino tolto ai nemici, in monet
dimora due di questi volatili, sui quali gl’indigeni raccontavano le
più
strane cose. Il cennato scrittore aggiunge, che a
olta l’anno, e ardeva poi sempre, senza che vi fosse stato bisogno di
più
ritoccarla. Il cronista Solino asserisce un fatto
a altri meltissimi, degni anch’essi di fede e di considerazione tanto
più
che quanto asseriscono Pausania e Solino non ha a
un culto particolare, le cui oscenità vincono di gran lunga qualunque
più
sbrigliata immaginazione. 2426. Lampterie. — Fest
ro : Il gruppo in marmo del Laocoonte, scolpito da Fidia è una delle
più
stupende opere dell’arte greca. 2429. Laodamia. —
a camera della figlia e la fece mascondere, onde Laodamia non vedesse
più
quell’oggetto, che manteneva sempre vivo il dolor
accessi di frenesia, si lacerò da sè stesso le visceri, e morì fra i
più
atroci tormenti nel dodicesimo giorno dalla morte
e donne che così ebbero nome e che sono ricordate dagl’autori come le
più
famose. Laodice ebbe nome una figlia di Agamennon
aro una figliuola di Priamo, re di Troja e di Ecuba, ritenuta come la
più
avvenute delle reali fanciulle trojane. L’inclit
fanciulle trojane. L’inclita madre che a trovar sen gia Laodice, la
più
delle sue figlie Avvenente e gentil. Omero — Ili
di furore contro la madre spietata, invase tumultuoso ed iracondo le
più
riposte camere della reggia, e impadronitosi di L
i quei ripari che erano opera sua. Questa è almeno se non la sola, la
più
generalizzata tradizione che i cronisti dell’anti
ri le porte di Roma, sulle sponde del Tevere. 2440. Larenzia. — Detta
più
communemente Acca Laurenzia. V. queste voci. 2441
divinità tutelari ; sebbene le cronache dell’antichità ci rapportano
più
d’un esempio, in cui si vede che particolarmente
, spettri e lemuri — V. Lemuri. 2445. Lasio. — Così ebbe nome uno dei
più
famosi principi della Grecia. Egli aspirò insieme
focolari 2447. Latino. — Figlio di Fauno e della ninfa Marica, fu il
più
famoso dei re del Lazio. Kra Signore, Quando ciò
a bella rivale. Al suo divino volere il serpente Pitone uscendo dalle
più
cupe voragini della terra, spaventò siffattamente
ne intera. In considerazione d’esser stata Latona madre di due fra le
più
grandi divinità dell’ Olimpo, fu ella stessa anno
a fra le immortali, ebbe ben presto altari e templi, e tra questi, il
più
famoso fu quello che sorgeva nell’isola di Delo,
na della sua azione sagrilega, fosse condannato dagli dei a non poter
più
ridere per qualunque cosa gli fosse avvenuta. Add
, la statua di lei. Queste diverse cerimonie, si compivano sempre nel
più
alto silenzio. Una della porte di Roma veniva det
tava una sua figlia unica erede, Che già d’anni matura, e di bellezza
Più
d’ogn’altra famosa, era da molti Eroi del Lazio,
ima umana ; sebbene avessero preteso dai cartaginesi che non avessero
più
sacrificato i propri figliuoli al loro dio Saturn
Comassia e Gelassia. Però questa opinione di qualche autore, non è la
più
generalizzata su queste tre famose dee dell’Olimp
so ed avesse dato alla luce Castore, Polluce ed Elena. 2466. Leena. —
Più
comunemente conosciuta sotto il nome di Leona. Fu
codeste anime irrequiete. I romani credevano fermamente che il mezzo
più
efficace per allontanare i lemuri fosse quello di
acqua in un dato periodo di tempo ; e finalmente a chi avrebbe bevuto
più
vino. Ercole vinse sempre in tutti gli esercizii,
e dell’ eroe. Fra gli autori antichi però, quello che ci ha trasmesse
più
dettagliate notizie sul lago di Lerna, è Pausania
ecipitosamente dall’ orribile scena, lasciando su quel luogo di morte
più
della metà dei suoi compagni. ….. I Lestrigoni l
ca, che essa insuperbita della propria bellezza, osò vantarsi d’esser
più
bella delle immortali : onde gli dei sdegnati la
vi chiama, acciò ch’ivi deposto Ogni ricordo, men de’ corpi schive, E
più
vaghè di vita un’ altra volta Tornin di sopra a r
sisteva il Lettisternio in un sontuoso e splendido banchetto, che per
più
giorni, in nome ed a spesa della repubbblica, si
a fondazione. Un rigido e pessimo inverno, seguito da un’estate ancor
più
cattiva ; una qualche epidemica influenza, fece m
orme quantità di bestiame, e siccome il flagello prendeva ogni giorno
più
consistenza, il senato decretò che si fossero int
doti Deuumviri, i quali furono in seguito sostituiti dagli Epuloni. I
più
illustri cittadini ritenevano come un onore esser
di pace e di riposo. Lo stesso storico Tito Livio, di cui riportammo
più
sopra una classica citazione, fa similmente menzi
ui si adorava una sua statua che la rappresentava col seno coperto di
più
mammelle, e col capo coronato da due vittorie. 24
d’assai quella della madre di lei, ritenuta anch’essa come una delle
più
belle donne dei suoi tempi. ….. Leucotea prole D
icare un tempio circondato da un bosco sacro, e offerire ogni anno la
più
bella vergine del paese. I temessiani si sottomis
cerimonie fossero, al paro dei baccanali, un pretesto a commettere le
più
turpi dissolutezze, pure non bisogna confonderle
o che accompagnavano e seguivano la sconcia processione, cantavano le
più
licenziose canzoni e tenevano i più osceni propos
sconcia processione, cantavano le più licenziose canzoni e tenevano i
più
osceni propositi. Quando il carro era giunto sull
e col soprannome di Libero. 2503. Libertà. — Dea a cui i greci davano
più
propriamente il nome di Eleuteria. I romani però,
. I romani però, presso i quali il culto di questa divinità era molto
più
celebre che in Grecia, ritenevano che la dea Libe
a, cioè l’Andare e il Venire, per alludere che essa poteva andare ove
più
le piaceva. Il berretto ricordava la costumanza d
imale che avesse avuto la forza di rovesciare una città, non badarono
più
oltre all’infausto presagio. Ma qualche tempo dop
l seno di una donna che pareva l’acqua scaturisse da due mammelle, nè
più
nè meno che il latte. Sul monte Libe trio, le Mus
nel vuoto, scagliò il corpo dello sventurato giovanetto nel mare, con
più
forza di quella con cui una macchina guerriera la
da terra il leva, e poichè il volse Tre volte e quattro intorno, con
più
forte Impulso che di macchina guerriera, Al flutt
ai suoi popoli, che egli cercò d’incivilire. La città di Licosura, la
più
antica di tutta la Grecia, fu edificata per suo o
hità su Licaone, primo re d’ Arcadia. Infatti Suida, uno dei cronisti
più
accreditati del paganesimo, racconta che Licaone
, sul punto di partorire, si fosse trasformata in lupa, per sottrarsi
più
facilmente alle persecuzioni di Giunone. V. Laton
o d’ oro l’ ospite traditore, e un giorno Licomede condusse Teseo sul
più
alto di una montagna, che sovrastava alla sua iso
o terribile della vendetta di Bacco. Licurgo è similmente il nome del
più
famoso legislatore della Lacedemonia, del quale l
loro osservare ciecamente le leggi che egli aveva dettate. I cronisti
più
accreditati del paganesimo, ripetono che, allorqu
e leggi che da allora in poi dovevano reggere il loro paese ; e tanto
più
essi si sottomisero a quelle, imperocchè un altro
imperocchè un altro oracolo avea loro promesso che Sparta sarebbe il
più
florido stato del mondo conosciuto, quante volte
ogo lontano e remotissimo, e da quel giorno gli spartani non intesero
più
a parlare di lui. È opinione di vari accreditati
536. Limnatidia. — Vedi l’ articolo precedente. 2537. Limneo. — Detto
più
comunemente Linneo : soprannome del dio Bacco qua
i fu nipote di Nettuno, e fu ucciso da Apollo, perchè essendo Lino il
più
bravo musico dei suoi tempi, osò vantarsi di suon
e di vita. Le tradizioni mitologiche ripetono, che perfino le nazioni
più
barbare avessero deplorato la morte di Lino, e ch
i quali spinti uno contro dell’altro, rendevano certo suono argentino
più
o meno chiaro, da cui i pagani pretendevano conos
re che parve talmente squisito ai compagni di Ulisse, che non vollero
più
, secondo riferisce la cronaca favolosa, abbandona
gli altri suoi seguaci, che poi gustarono di quel frutto, non vollero
più
ritornare nella propria patria, nè dar notizia di
estoso, con una tazza nella destra, ed una lancia nella sinistra ; ma
più
comunemente seduta, tenente col braccio sinistro
io al rispetto ed alla religiosa venerazione degli uomini. Ma come la
più
profonda superstizione non poteva esser divisa da
rendersela benignamente propizia. Il cronista Macrobio, che è uno dei
più
accreditati autori del paganesimo ; asserisce anz
; e finalmente i greci ed i romani, colla denominazione di Artemide e
più
comunemente di Diana, facendo di questa dea, la s
un oracolo a cui erano addette, come sacerdotesse, le fanciulle delle
più
cospicue famiglie dei Druidi. Innumerevoli sono p
e sopratutte quelle della Tessaglia, contrada del mondo antico ove la
più
cieca superstizione aveva un impero assoluto ed e
a il ritorno della luce. Finalmente il cronista Sparziano, già da noi
più
sopra citato, ripete a proposito del culto tribut
di G. B. Bianchi. 2570. Lupercale. — Secon do asseriscono i cronisti
più
accreditati dell’antichità, era questo il nome de
le Lupercali. V. l’articolo precedente. Questi sacerdoti che erano i
più
antichi del culto religioso dei romani, furono, s
— Il maggior poeta lirico della Grecia, secondo la testimonianza dei
più
rinomati scrittori. Nacque nella Beozia, quantunq
risto). Ma nessuna di queste date è certa, quantunque l’ultima sia la
più
probahite. Verosimilmente Pindaro mori nell’ 80°
avvenuta nel 442 avanti Cristo. La famiglia di Pindaro era una delle
più
nobili della città di Tebe. 2. Pelasci. — Popo
vi di origine incerta, erranti, secondo l’opinione degli eruditi, dal
più
remoto oriente, fino ai paesi più occidentali del
condo l’opinione degli eruditi, dal più remoto oriente, fino ai paesi
più
occidentali del mondo antico, in tempi anteriori
o della loro razza, a nome Pelasgo. I Pelasgi, seguendo le tradizioni
più
accreditate ed i ricordi dei poeti, degli storici
nnove città che si attribuiscono cotesta gloria ; ma le pretese della
più
parte, sono così poco avvalorate, e tanto sospett
Tutta l’antichità considerò unanimamente l’Iliade e l’Odissea come le
più
classiche opere della greca poesia, 10. navano
resia di Simone il mago. 15. Menandro. — Sono questi i nomi dei due
più
rinomati fondatori delle sette Gnostiche, quantun
poca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono questi i nomi dei due
più
rinomati fondatori delle sette Gnostiche, quantun
ro e di Dositeo. 18. Nicolaiti. — Altri eretici che professavano le
più
oscene dottrine, vivendo in completo divorzio con
a, una setta che uni il culto di Gesù Cristo, a quello dei personaggi
più
famosi del Politeismo. 21. Cainiti. — Eretici c
ù famosi del Politeismo. 21. Cainiti. — Eretici che professavano le
più
stravaganti dottrine, fra cui quella di Caino, e
a punto nè poco in veder quivi la madre spaventata e fuori di sè ». E
più
appresso, concludendo, lo stesso autore narra : «
uo simulacro era ivi religiosamente conservato come quello di uno dei
più
antichi numi del paganesimo romano. 29. Caaba d
er ogni sorta di colpevoli ; ed è famoso pei pellegrinaggi fattivi da
più
musulmani, i quali lo tengono in cosi grande vene
iche e liberali. I greci le coltivarono tutte, ed in tutte colsero le
più
nobili palme. Essi furono in certo modo, spinti a
verità : cooperandosi al progresso, perfezionando l’uomo ch’è l’opera
più
nobile del Creatore, e volgere al bello, al grand
2. parte 1. 33. Potremmo citare numerosi passi della Bibbia e dei
più
rinomati scrittori sacri, onde riportare citazion
o vivo. 36. Milton Giovanni. — Ritenuto dopo Shakspeare e Byron, il
più
gran poeta dell’ Inghilterra, l’immortale autore
ta e alla morte. Erano tre sorelle Gloto. Lachesi e Atropo. Gloto. là
più
giovane, teneva la conocchia, ossia presiedeva al
mo al mondo. Lachesi filava gli avvenimenti della vita : e Atropo, la
più
vecchia, tagliava, colle forbici, il filo, e cosi
conoscere le finzioni dei poeti, di scoprir loro le ricchezze che da
più
di tremila anni asconde questa perenne miniera di
pri figli ; che Giove non fu un figlio ingrato, nè un Dio mille volte
più
colpevole degli scellerati che fulminò dall’ Olim
ito s’accorgeranno che la trascuratezza di questo studio ha esposto i
più
eccellenti artisti a confondere il tutto con degl
. Or d’aspro gelò aquilonar percossa Dafne morì ; ne’ calami palustri
Più
non geme Siringa ; ed in quel tronco Cessò di Mir
zo aperta, Come rosa che al raggio mattutino Vereconda si schiude, in
più
desío Pungere i cuori ed allettar le menti. Vien,
ío Pungere i cuori ed allettar le menti. Vien, chè tutta per te fatta
più
viva Ti chiama la Natura. I laghi, i fiumi, Le fo
gono vendetta. E la chiede dal ciel la luna e il sole E le stelle non
più
rapite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Ca
non più rapite in giro Armonïoso, e per l’eterea vôlta Carolanti, non
più
mosse da Dive Intelligenze, ma dannate al freno D
i che furono divinizzati, come la Fortuna, la Mente, l’Onore, ecc. La
più
generale divisione poi che fucevasi una volta deg
classi di Dei Inferiori, Dei Superiori e Semidei come quello che è il
più
seguito, scostandoci nulladimeno qualche volta da
Urano e la Terra Urano e Vesta Prisca o la Terra sono gli Dei
più
antichi. Ad Urano si dà anche il nome di Cielo ;
o Dori, che generarono le Ninfe, tra le quali fu rinomata Galatea. I
più
celebri tra i figli di Urano e della Terra, sono
no dal Destino che Giove era nato per dar leggi all’universo, attentò
più
volte alla vita del figlio ; questi, irritato per
le stesse montagne da essi ammonticchiate. Dopo questa vittoria Giove
più
non pensò che agli amori ed ebbe un infinito nume
di Giove Capitolino fondato in Campidoglio dal re Tarquinio Prisco e
più
volte in seguito riedificato passava per il più s
re Tarquinio Prisco e più volte in seguito riedificato passava per il
più
sontuoso. Si è dato il nome di questo Dio ad un p
lta d’Italia, Giunone andò a ritrovar Eolo, e gli promise Deiopea, la
più
bella delle sue Ninfe, se faceva perire Enea coll
n cocchio tirato da’ pavoni. I filosofi che prendono Giove per l’aria
più
pura o l’etere, riguardano la sua sposa come l’ar
per l’aria più pura o l’etere, riguardano la sua sposa come l’aria la
più
ingombra di vapori e la più pesante da cui siam c
e, riguardano la sua sposa come l’aria la più ingombra di vapori e la
più
pesante da cui siam circondati. Si conosce un pia
i istituirono in onore di questa Dea una festa che si celebrava colla
più
grande magnificenza in Eleusi, ov’ ebber principi
bricata da Cecrope, e fu deciso che chi avesse fatto nascere una cosa
più
utile di un’altra avrebbe avuto quest’ onore. Per
rcuotendolo coll’asta ne usicì un ulivo ; ed avendo giudicato gli Dei
più
utile l’ulivo per essere il simbolo di pace, Mine
pra il quale una donna sedendo concepiva immediatamente ; e dicesi di
più
che al solo toccarlo bastasse ad una donna per di
do potuto essere corrisposto, ne trasse vendetta facendola sposare al
più
deforme degli Dei. Venere odiò il marito per la s
e. Venere aveva un cinto detto ceste che inspirava infallibilmente la
più
viva tenerezza. Giunone bramosa di piacere a Giov
gettato sulla mensa alle nozze di Teti e di Peleo, destinandolo alla
più
bella tra le Dee. Questa Dea presiedeva ai matrim
ata in Amatunta, in Lesbo, in Pafo, in Gnido, in Citera e in Cipro. E
più
famosi sono i templi che in questi paesi le si in
in onore di lei, le fecero dare una quantità di soprannomi. Quei che
più
comunemente le vengon attribuiti sono Citerea, Ci
, poichè in una sfida che questi ebbe con Venere a chi sapeva coglier
più
fiori, Peristera aiutando Venere la rese vittorio
o ornati da una corona di mirto e di rose. Da’ suoi occhi traspira la
più
viva gioia, le siede su le labbra il sorriso ; e
Pretendesi nondimeno che amasse il pastore Endimione, che scendesse
più
volte di notte dal cielo per venir a vederlo e ch
gelosia, non potendo soffrire che amasse la bella Aurora. Se non era
più
saggia delle altre Dee, era almeno più riservata.
se la bella Aurora. Se non era più saggia delle altre Dee, era almeno
più
riservata. Andava continuamente alla caccia, e no
dalle sue Ninfe com’essa armate di archi e di frecce, ma basse tutte
più
di lei almeno della testa. Diana detta anche Deli
e Delia e Cinzia dall’isola e dal monte ov’era nata aveva in Efeso il
più
magnifico tempio che si fosse mai veduto ed annov
tà di Atene. Violò e cangiò Anemone in fontana. Si rappresenta per lo
più
in piedi sopra un carro in forma di conchiglia ti
lli marini o tritoni con un tridente in mano. Vuolsi che abbia avuto
più
di cinquanta figli. Figlie di Nettuno e della Ter
oracoli. Delo, Delfo, Chiaro, Tenedo, Cirra e Patarno erano i loughi
più
famosi ove davansi tali oracoli. D’accordo con Di
mento che gli fosse data da Mercurio in cambio del famoso caduceo. Il
più
rinomato de’templi che gli fossero eretti fu quel
i predir l’avvenire gli affidò anche la cura d’illuminare il mondo Il
più
celebre monumento che ci resta dell’antichità è i
a mano distruttrice del tempo. Mercurio e Batto Mercurio Di
più
individui sotto questo nome si parla nella favola
urio Di più individui sotto questo nome si parla nella favola ; il
più
celebre tra di essi però è il figlio di Giove e d
i. I due serpenti s’avviticchiarono ad essa in tal modo, che la parte
più
alta del corpo loro veniva a formare un arco. Mer
i dai diversi attributi di lui. Quello di Cilleno o Cillenio gli vien
più
sovente dato dai poeti, perchè era particolarment
o dopo Giove è forse quello, tra le Divinità, cui siano, stati eretti
più
monumenti e dedicati più voti. Il suo culto era m
lo, tra le Divinità, cui siano, stati eretti più monumenti e dedicati
più
voti. Il suo culto era molto esteso ; e particola
steso ; e particolarmente nelle città del Peloponneso in cui vi aveva
più
gran commercio s’innalzarono parecchi templi in o
parte de’ popoli ; egli fu ricevuto ovunque come una Divinità, tanto
più
che non era già suo scopo di imporre tributo ai v
lto ne’ suoi viaggi cortesemente da Mida re di Frigia ed avendogli di
più
Mida restituito Sileno che era stato preso da’ co
avizzo. Le sacerdotesse di Bacco s’indicavano sotto diversi nomi : le
più
note sono le Baccanti. Le Ninfe che allevarono qu
dine e Piracmone che lo batteva a colpi raddoppiati. Se ne conta però
più
d’un centinaio. Apollo li uccise tutti. A malgrad
si servì per cogliere Marte e Venero. Di tutte le opere di Vulcano la
più
maravigliosa fu la statua di Pandera che fu da lu
e fatte da Cerere per rinvenire la figlia. Plutone soggiornava per lo
più
nell’inferno e desiderava morissero tutti i viven
minava Giove infernale, Dite ed Orco ; benchè secondo alcuni Orco sia
più
propriamente il Dio del giuramento e punitore deg
isola di Egina, della quale fu re. Tutti e tre passarono pei sovrani
più
giusti de’loro tempi. La saggezza del loro govern
tà in cui si era goduta la maggior felicità. Là rinnovavansi ancora i
più
lusinghieri piaceri della vita. L’ombra d’Achille
l’oro, l’odio e tutte le vili passioni da cui sono agitati i mortali,
più
non alteravano la tranquillità degli abitatori de
cello, la cui sola vista faceva fremere gli Auguri e dava a temere le
più
gravi sciagure. Cocito risguardató da alcuni come
ircondava le caroeri de’colpevoli. Erano a questo fiume attribuite le
più
nocevoli qualità. Con l’acqua di questo fiume Cer
infernale era stato punito e mandato un esilio per un anno in uno de’
più
oscuri e dei più orribili luoghi del Tartaro per
to punito e mandato un esilio per un anno in uno de’ più oscuri e dei
più
orribili luoghi del Tartaro per aver fatto passar
oscesi sotto questo nome una benefica deità, per la quale Giove aveva
più
riguardi che per qualunque altra divinità, poichè
lla morte ed erano riguardate siccome quelle che avevano un potere il
più
assoluto di tutte le altre. Padrone dispotiche de
stini. Dopo la morte di Achille versarono amare lagrime e non vollero
più
rimanere nel campo greco. Le Furie erano divinità
imorsi dilanianti e con visioni spaventevoli, le quali gettavanli nel
più
gran delirio, che sovente non cessava che colla l
rno. Molti furono tormentati in vita dalle Furie, ma non avvi esempio
più
strepitoso delle loro vendette di quello dell’inf
fiume d’Averno, da cui ebbe molti figli e che rappresentavasi per lo
più
in veste nera sparsa di stelle diceasi abittue l’
’Inferno colla Morte, col Sonno e coi Sogni suoi figli. La morte è la
più
implacabile tra le Dee. Se le sacrificava un gall
e tiene una borsa in mano. I poeti hanno conservato il nome di alcuni
più
celebri tra i condannati del Tartaro ed il genere
mangiare il propro figlio Pelope tagliato in pezzi. Vuolsi che Cerere
più
avida degli altri o distratta dall’affano che le
te, nipote di Elleno e fratello di Atamante e di Salmoneo era uno de’
più
astuti principi del suo tempo. Avendo occupato l’
scere sempre rinascenti rose da due avoltoi. Annoverano i poeti tra i
più
celebri condannati del Tartaro anche i Giganti o
i del Tartaro anche i Giganti o Titani che mossero guerra a Giove, il
più
formidabile dei quali fu Tifone che da sè solo di
formidabile dei quali fu Tifone che da sè solo diede a fare agli Dei
più
assai che tutti gli altri giganti insieme. Poichè
rigine. Chi lo vuol figlio di Giove, chi di Mercurio. Si ritiene però
più
comunemente che il Pane dei Greci fosse figlio di
sotto questo titolo viene considerato come figlio di Demogorgone, il
più
antico degli Dei che aveva per compagni il Tempo
vano tutti le foreste ed i monti. Le occupazioni dei Fauni avevano un
più
stretto rapporto coll’agricoltura. I loro lineame
no schifosi di quelli dei Satiri ed hanno anche una fisonomia di essi
più
allegra. Si consacrava ad essi il pino ed il selv
atico ulivo. Si pretende che la voce dei Fauni si facesse sentire nel
più
folto dei boschi. Il nome di Silvani era generico
esi che si debba a Numa l’invenzione di questa divinità come un freno
più
atto delle leggi a moderare l’avidità di invadere
ce credere al popolo un tal fatto per persuaderlo che non vi era cosa
più
sacra dei limiti de’ campi, ed era lecito l’uccid
, non era altro che un grido di gioia ripetuto nei maritaggi. L’Imene
più
generalmente conosciuto era un giovine ateniese d
ato ispirava i saggi. Cupido figlio di Marte e di Venere è quello che
più
comunemente si conosce ; esso presiedeva alla vol
o della cieca Dea. Egli è sempre dipinto con ali, perchè non c’è cosa
più
passeggiera della passione ch’esso inspira ; e qu
omo le criticò tutte e tre. Disse che le corna del toro dovean essere
più
vicine agli occhi o alle spalle, onde potesse per
omo una finestrella vicino al cuore, perchè se gli potesser leggere i
più
reconditi pensieri ; biasimò infine la casa per e
ei in un modo poco decente, ella n’ebbe tanta vergogna, che non volle
più
lasciarsi vedere. Giove diede il suo impiego a Ga
ia metaforicamente usata dai poeti di tutte le nazioni per indicare i
più
eccelenti liquori. Quando in Roma facevasi l’apot
accola accesa colla quale incendia un trofeo d’armi. Presso i Greci e
più
ancora presso i Romani fu dessa celebrata : le si
: quello che Agrippina cominciò e Vespasiano terminò in Roma, era il
più
magnifico tempio di quella grande città. Tutti co
verga tinta di sangue, i capelli sparsi e gli occhi infuocati. Per lo
più
i poeti la dipingono in mezzo di una battaglia pe
ppena egli giunse sull’orizzonte, i cavalli del Sole non riconoscendo
più
la mano del loro signore, non obbedirono a quella
moglie di Pelco e madre di Achille. Da Teti e dall’Oceano nacquero i
più
rinomati fiumi, come il Nilo, l’Alfeo, lo Strimon
era una conca di maravigliosa figura e di una bianchezza dell’avorio
più
rilucente ; pareva che quel carro volasse sulla s
glie. Circondavan eglino il carro della Dea, tirato da cavalli marini
più
della neve bianchi, e che il salso flutto solcand
. Una gran vela di porpora ondeggiava al disopra del carro ; era essa
più
o meno gonfia dal soffio di una moltitudine di Ze
e acque, colla quale fu da quasi tutti i moderni confusa. Si disse la
più
bella fra le Ncreidi. Giove, Nettuno e Apollo vol
titi che era stabilito dal Destino che il figlio da essa nato sarebbe
più
grande e più possente del padre, gli Dei la cedet
stabilito dal Destino che il figlio da essa nato sarebbe più grande e
più
possente del padre, gli Dei la cedettero a Peleo.
ta Teti di avere un mortale per isposo dopo di essere stata amata dai
più
grandi tra gli Dei, a guisa di un novello Proteo,
trinse finalmente a cedere. Le nozze si fecero sul monte Pelia, colla
più
grande magnificenza, e tutte le Deità celesti, in
r vacillare. A questa Ninfa si attribuisce di aver salvato Giove nel
più
gran pericolo che gli sovrastasse nella guerra ch
sibilmente trovossi in alto mare, dove, rifinito di forze, nè potendo
più
lottare contro le onde, si annegò. Il suo corpo f
rire innanzi al suo tribunale, e sottomettendo l’intiera loro vita al
più
rigoroso esame. Si rimprovera a Minosse una manca
e padrone del mare. Questo principe avrebbe goduto la fama di uno de’
più
grandi uomini ove non si fosse acquistato l’odio
ieno di boschi e di edifizi disposti in guisa che entrativi una volta
più
non se ne trovava l’uscita. Gli antichi fanno men
a l’uscita. Gli antichi fanno menzione di cinque famosi Labirinti. Il
più
antico ed il più grande era quello di Egitto. Si
ntichi fanno menzione di cinque famosi Labirinti. Il più antico ed il
più
grande era quello di Egitto. Si pone nel lago Mer
ne o Imetione, della famiglia di Eretteo sesto re di Atene, fu l’uomo
più
ingegnoso de’ suoi tempi e vuolsi che fosse allie
tanto nera non poteva andar impunita in uno stato in cui per rendere
più
abbominevole l’omicidio si processavano perfino l
padre, si sciolsero pel calore del sole, e questo giovane non essendo
più
sostenuto cadde in quella parte del mar Egeo o Ar
re secondo alcuni, di Eurinome secondo altri e di Bacco e Venere come
più
generalmente si crede erano tre : Egle, Talia ed
, ma la liberalità pur anche, l’eloquenza, il senno e la prudenza. La
più
bella delle loro prerogative era quella di presie
tite di velo, indi ignude. Si voleva così esprimere che non avvi cosa
più
gradita della semplice natura, e che se qualche v
i della gioventù. Si rappresentavano piccole e snelle perchè le forme
più
delicate sono anche le più seducenti. Il loro att
sentavano piccole e snelle perchè le forme più delicate sono anche le
più
seducenti. Il loro atteggiamento alla danza indic
ravità austera. Si tenevano per mano perchè le amabili qualità sono i
più
dolci legami della società. Non avevan oro nè fer
ei Zefiri, perchè una specie di abito succinto ed incolto piace assai
più
degli studiati ornamenti ; e nelle opere dello sp
pomene, Tersicore, Erato, Polinnia, Urania, e Calliope, tra quelle la
più
sapiente. Si fanno presiedere ciascuna a differen
eno nate, o da Piero che alcuni danno loro per padre. Facevano per lo
più
dimora sui monti Parnaso, Elicona, Pindo, in Grec
tra le piante la Palma ed il Lauro. Il caval Pegaso pascolava per lo
più
all’intorno e sopra i monti ove s’aggiravan le Mu
altra cosa che la brama che ha ogni essere creato di unirsi a ciò che
più
gli si addice. Urania non ispirava che dei casti
eva. A Citera vedesi un tempio di Venere Urania il quale passa per il
più
antico ed il più celebre di tutti i tempii che ab
esi un tempio di Venere Urania il quale passa per il più antico ed il
più
celebre di tutti i tempii che abbia Venere in tut
he a donna maritata contanto si addicono. Urania e Bacco erano le due
più
grandi divinità degli Arabi. Parlando della statu
nne ad esse aggiunto l’autunno ed il solstizio d’inverno ossia la sua
più
fredda parte, si crearono due nuove Ore, cui si d
tutte e tre e se ne servivano un po’ per una a vicenda ; il dente era
più
lungo però di una zanna del più forte cignale. Av
po’ per una a vicenda ; il dente era più lungo però di una zanna del
più
forte cignale. Avevano le chiome di serpenti, del
pra tutti i viandanti. Perseo le vinse e tagliò la testa a Medusa, la
più
eelebre per le sue disavventure, ma la sola che f
I luoghi consacrati alle Ninfe erano talvolta piccoli templi ; ma il
più
sovente erano antri naturali o espressamente scav
orivano, e non se ne potevano mai separare ; tali alberi erano per lo
più
le querce. Pretendesi da alcuni che non ne fosser
sito che un certo Parebio stava per abbattere una superba quercia, la
più
bella di tutta la provincia, quando gli apparve u
ella tua scure : rispetta un’Amadriade alla quale tu sei debitore dei
più
dolci momenti di tua vita ; all’ombra di queste f
vita ; all’ombra di queste foglie incontrasti la donna che ti rese il
più
felice fra i mariti e fra i padri ; tu allora ben
issarne il numero, passandovi la differenza da sette fino a tremila e
più
. Sarebbe quindi inutile il riportare i nomi dati
perciò se i poeti ne annoverano un sì prodigioso numero. Le Nereidi
più
celebri sono Anfitrite e Tetide. Sono chiamate le
s’immolava un agnello ed un porco, ma il toro era però l’animale che
più
comunemente a quelle divinità veniva immolato. Qu
ora lasciavasi che il sangue della vittima colasse in mare. Una delle
più
distinte tra le figlie di Nereo fu Galatea per la
ume la inseguì pei campi e pei monti, fino a che la Ninfa non potendo
più
reggere dalla stanchezza implorò il soccorso di D
la terra per dare passaggio a questa fontana la quale attraversando i
più
profondi antri sboccò nell’ isola d’Ortigia vicin
e e in agnelli immolati, con libazioni di vino, di mele e di olio ; e
più
soventi contentavansi di porre sui loro altari de
e volte anche ne’ boschi, e nelle praterie sollazzavansi. Egle era la
più
bella delle Naiadi. I poeti indicano talvolta l’a
do altri figlie della Notte e di Cherecrate, o di Forco e di Ceto. La
più
comune opinione si è che fossero tre : Egle, Aret
menti o dei frutti di una grande rendita. Siccome erano belle e ancor
più
sagge, Busiride, re d’Egitto tratto dalla loro fa
fermarsi ad udirne i canti. Ne rimanevano essi incantati a tale, che
più
non pensavano al loro paese, obliavano di prender
rii, a norma dell’ordine che avevano da lui ricevuto, con nuove corde
più
fortemente all’albero lo raccomandassero. Tali pr
o per andare in cerca della loro compagna per cui erano animate dalla
più
viva amicizia. Avrebbero per caso i poeti avuto i
Sicilia. Quivi perirono le navi di Ulisse. Scilla era però alcun poco
più
verso il Nord-Est e non si trovava precisamente i
di cui si parla in questo Compendio è appunto il Tebano. Esso era il
più
noto e il più venerato dai Greci e dai Romani, er
la in questo Compendio è appunto il Tebano. Esso era il più noto e il
più
venerato dai Greci e dai Romani, era figlio di Gi
nde togliergli i mezzi di sturbare il suo regno ; gli comandò le cose
più
dure e malagevoli dette poi dai mitologi le dodic
e n’ebbe essa a provare dolori così grandi, che sembrava non dovesser
più
calmarsi. Ercole ferì anche Plutone in una spalla
a forza e valore. Ercole ebbe molte mogli e gran numero di amanti. Le
più
note sono Megara, Onfale, Iole, Epicasta, Parteno
lle e la carne. In tale stato mandava spaventevoli grida vomitando le
più
terribili imprecazioni contro la moglie ; vedendo
con l’arco e col turcasso ; ora barbuto e molte volte senza barba. La
più
bella di tutte le sue statue l’Ercole farnese ora
urarono a ragione sì i Romani che i Greci e dietro essi i moderni che
più
di un Ercole vi avesse come si è già detto e che
tanti Ercoli al figlio di Alcmena e di Giove che si rendette così il
più
celebre tra i Semidei. Insorse nondimeno un siste
Ercole e i dodici segni che trascorre il sole nello zodiaco è uno de’
più
forti appoggi del sistema astronomico di Ercole c
i in oriente. Tali colonne e tali altari servono a convalidare sempre
più
il sistema che Ercole non fosse altro che il sole
ente esposto in vari estesi trattati di mitologia. Prometeo Il
più
antico de’ Semidei fu Prometeo figlio di Giapeto
di scorrere egli medesimo le celesti regioni per scegliere quello che
più
gli fosse sembrato conveniente all’uomo che esso
, ove andò a fermarsi la piccola barca la quale portava Deucalione il
più
giusto degli uomini, e Pirra sua sposa la più vir
e portava Deucalione il più giusto degli uomini, e Pirra sua sposa la
più
virtuosa tra le donne, i soli che per essere gent
560 avanti l’era volgare. Perseo Perseo re di Argolide uno de’
più
famosi eroi della antichità era figlio di Giove e
i diffidarsi di un figlio di Giove che gli avrebbe un giorno rapiti i
più
bei frutti del suo giardino, gli negò l’ospitalit
Cefeo padre di Andromeda e la madre di lei Cassiopea accolsero colla
più
grande gioia Perseo, che riconobbero pel liberato
’oracolo di guardarsi da un figlio di Giove, si decise a non ricevere
più
alcuno in casa sua. Perseo vi andò, come abbiam g
addolorato per l’ingiusta morte del figlio, non ebbe da quel momento
più
pace. Il ritorno di Teseo in patria fu prima fata
ngiato l’odio e l’invidia in ammirazione ed amore, si strinsero colla
più
ferma amicizia. Giovò assaissimo a Piritoo l’amic
icarono l’onore di Piritoo e fecero grandissima strage de’Centauri. I
più
rinomati tra i Centauri furono Cauma, Chirone, Eu
i colui da cui traevan la loro origine. I due fratelli legatisi colla
più
stretta amicizia, sì teneramente si amavano che u
cevasi apportator del bel tempo. Orfeo, Euridice Orfeo uno de’
più
celebri e de’ più augusti personaggi dell’antichi
del bel tempo. Orfeo, Euridice Orfeo uno de’ più celebri e de’
più
augusti personaggi dell’antichità fu legislatore,
on quelli la propria voce, che fin le cose insensibili allettava ; le
più
feroci belve accorrevano a quella soave melodia e
ei dovesse essere preparato a perderla per sempre e senza speranza di
più
riacquistarla, ove si fosse a lei rivolto per mir
lino. Ma per aver esso sostituite a queste le corde di budella molto
più
armoniose, il Dio, divenutone geloso, lo uccise.
e lo portava segretamente sul monte Pelio ove il centauro Chirone, il
più
saggio degli uomini del suo tempo, prese cura del
o, crudelmente trucidato nella Colchide e trasportarlo in Grecia ; di
più
aggiunge che Frisso costretto d’allontanarsi da T
endervi parte ed accompagnare Giasone. Ne scelse cinquantaquattro de’
più
famosi. Ercole stesso si unì a loro, e concedette
ccome a quello cui per prossimità di parentela con Frisso, spettavasi
più
d’ogn’altro quella spedizione. Prima di scioglier
erata di vedersi tradita e abbandonata ricorse all’astuzia. Finse per
più
sicura vendetta di essere contenta ch’egli passas
a a fiamme con tutta la reggia. Nè paga di ciò Medea per isfogare vie
più
il suo furore uccise essa stessa colle proprie ma
La sua grotta, situata appiè del monte Pelio in Tessaglia, divenne la
più
famosa scuola di Grecia. Cefalo, Esculapio, Telam
motore dell’impresa ne fu riconosciuto il capo. Tra questi principi i
più
distinti erano Castore e Polluce, Telamone figlio
la morte di Frisso e di Elle e che il primo fu spedito a scegliere la
più
bella pecora delle mandre del re per offrirla in
a comperarne, avesse dato argomento a siffatta finzione. Hanno forse
più
ragione coloro che spiegano la favola del toson d
fratello di Acrisio, dello stesso nome zio di Perseo, il quale viveva
più
di un secolo prima. Siccome egli era un bellissim
edurla e pretese ch’ei lo facesse morire ; giacchè è noto che niuno è
più
crudele di una donna il cui risentimento sia punt
poteva vederla senza amarla. Atalanta soggiornò per molti anni sulle
più
alte montagne d’Arcadia, e passava le notti in un
ttoria, voi ne dividiate meco l’onore e la preda. » Atalanta fu tanto
più
lusingata da questa distinzione, in quanto che i
talanta fu tanto più lusingata da questa distinzione, in quanto che i
più
illustri principi della Grecia, che intervennero
mise il dono della sua mano ad una condizione capace di allontanare i
più
innamorati. Si è detto ch’ella era valentissima n
o comandato ad Ercole di batterlo, questi, a colpi di frecce, atterrò
più
volte il suo nemico ; ma tosto che Alcione toccav
lcione toccava la terra sua madre, prendeva nuove forze e si rialzava
più
formidabile di prima. Pallade afferrò il gigante
ro giungere Mida col padre e colla madre sopra di un carro, e allora,
più
non dubitando che questi fosse colui indicato dal
to da Giove, gli dedicò il carro di suo padre, e lo sospese nel luogo
più
eminente della fortezza. Il carro di Gordio aveva
iutarsi col bastone, onde qui pur dir si può che con tre piedi, e non
più
con due cammini. Così interpretò Edipo l’enimma,
, non solamente che l’uccisore di Laio era stato egli medesimo, ma di
più
che Laio era suo padre e Giocasta sua madre. Pres
tempo reo di parricidio e d’incesto, si cavò gli occhi per non veder
più
la luce, mentre Giocasta presa egualmente da disp
iù la luce, mentre Giocasta presa egualmente da disperazione, sale al
più
eminente luogo del palazzo, vi attacca un laccio
prese le redini del governo per il primo e terminato l’anno ricusò di
più
cederle al fratello, e lo costrinse a ritirarsi p
pitani e gran parte delle sue genti dovè tornarsene scornato in Argo.
Più
che ad altri però fatale fu la guerra a’fratelli
simo che questo principe fosse vinto, in quanto che egli possedeva il
più
leggiero carro e i più rapidi cavalli di tutta la
e fosse vinto, in quanto che egli possedeva il più leggiero carro e i
più
rapidi cavalli di tutta la Grecia. Già tredici pr
lio che aveva avuto da una concubina per nome Astioche, non volle mai
più
permettere che comparissero alla sua presenza, di
di Tieste, che gli aveva ceduti i suoi diritti, signore di Argo ed il
più
potente principe della Grecia, scelse la città di
tati. Invaghitosi della regina, gli riuscì di sedurla ; e non tenendo
più
alcun freno alla sua condotta, di concerto con es
miglia. Venne a lui affidata la cura di numerose mandre, che seppe in
più
occasioni difendere col suo coraggio dalle feroci
Sposò la ninfa Enone, figlia del fiume Lebreno, e visse con lei nella
più
perfetta unione, sino all’epoca delle nozze di Te
unione, sino all’epoca delle nozze di Teti e di Peleo. L’azione che
più
d’ogni altro il rendette celebre, si è il suo giu
mensa degli Dei un pomo d’oro portante la segnente iscrizione : Alla
più
bella. Da principio non vi fu alcuna delle Dee la
e la gloria delle armi. Venere s’impegnò di renderlo possessore della
più
bella donna dell’universo. Giunone si abbigliò po
la più bella donna dell’universo. Giunone si abbigliò poscia nel modo
più
magnifico che le fu possibile, lo stesso fecero p
va potè pur essa ricusare. Sia che l’offerta di Venere fosse a Paride
più
gradita, sia ch’ei la trovasse delle altre due ef
ide più gradita, sia ch’ei la trovasse delle altre due effettivamente
più
bella, le aggiudicò il contrastato pomo siccome p
timento di Giunone e di Minerva, le quali non mancarono di portare la
più
strepitosa vendetta sulla famiglia del loro giudi
pitalmente in Isparta da Menelao marito di Elena, che era riputata la
più
bella donna di quell’età, colse Paride l’occasion
che il primo al secondo voleva togliere, Achille s’astenne dal voler
più
prender parte a quella guerra, malgrado i consigl
era vulnerabile come si è già riferito all’articolo di Teti. Niuno fu
più
scaltro di Ulisse. Tra gli stratagemmi da lui imp
o di Ulisse. Tra gli stratagemmi da lui impiegati a danno di Troia il
più
fatale fu l’invenzione del cavallo di legno. Fece
Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli medesimo co’
più
valorosi tra i Greci. Finsero gli altri di partir
nella Eneide. L’avventura di Laocoonte ha dato argomento ad uno de’
più
bei pezzi di greca scultura che noi possediamo. Q
tino a Roma. Gli Omcoli, le Sibille, i Libri Sibillini, i Tempii
più
famosi, i Sacrifici, i Sacerdoti, gli Auguri, gli
a pagana religione ; e di tutte le specie di predizioni era questa la
più
sacra ed augusta. Per mezzo degli Oracoli credeva
oli, e prima sorgente d’ogni divinazione. Dopo gli oracoli di Giove i
più
celebri e più accreditati erano quelli cui presie
orgente d’ogni divinazione. Dopo gli oracoli di Giove i più celebri e
più
accreditati erano quelli cui presiedeva Apollo, f
uolo di lui, siccome quello che nella cognizione dell’avvenire era il
più
versato di tutti gli Dei, essendosene istrutto da
versato di tutti gli Dei, essendosene istrutto dallo stesso Giove. I
più
famosi tra gli Oracoli erano : Sacrifizi
i morti. Apollo aveva un Oracolo anche a Claro città della Ionia. Il
più
celebre però tra gli Oracoli di Apollo era quello
perfino il bue Api ebbe in Egitto un Oracolo. L’ambiguità era uno de’
più
ordinari caratteri degli Oracoli e il duplice lor
a anche Amaltea e Demofila, l’Ellespontica, la Frigia e l’Albanea. La
più
celebre di tutte le Sibille era quella di Cuma ci
nque sia la procedenza di questi libri è però certo che nulla avvi di
più
celebre nella Storia romana quanto i Libbi Sibill
un sasso informe o da un troneo offrivansi i frutti della terra e non
più
. A poco a poco incominciaronsi a effigiare gli De
tempietti ne’ boschi a lor consacrati, finchè si giunse ad erigere i
più
magnifici templi, quali erano il tempio di Vulcan
re a’frutti della terra incominciaronsi ad offerir gli animali, e ne’
più
solenni, chiamati ecatombe, immolavansi fin cento
vasi purificare i colpevoli non che i luoghi profanati. Ve n’erano di
più
specie, e ciascuna aveva le sue particolari cerim
i, ecc. ; ma nondimeno vi si abbandonavano soventi agli eccessi della
più
vergognosa crapula. Porremo fine a questo Compend
endevansi atti a tutti i militari esercizi ; e dall’altra si facevano
più
snelli e più robusti, essendo questi esercizi pro
i a tutti i militari esercizi ; e dall’altra si facevano più snelli e
più
robusti, essendo questi esercizi propri ad accres
ai pesante, che i giocatori si sforzavano di gettare quanto potessero
più
lontano ; il pugilato nel quale combattevasi ora
oesia, per le loro rappresentazioni non avevano luoghi particolari. I
più
famosi giuochi della Grecia erano : I.° I Giuochi
acevano dalle carceri o tane praticate al basso degli anfiteatri, e i
più
atroci e crudeli spettacoli dei combattimenti de’
ure. V. Terra. 6. Telmisi. V. Gordio. 386. Temi o Temide. 174. Tempii
più
famosi. 442. Teofane. V. Vello d’Oro. 364. Termin
stessa acconciandosi i capelli, aveva detto essere la sua capellatura
più
bella assai di quella di Venere. 4. NB. Nell’ i
Appendice. Folli Dei sull’Olimpo sedenti
Più
la terra ricompra non sogna, E l’oscena vetusta m
e è in succinto la istoria degli errori della idolatria appo i popoli
più
noti dell’antichità ; istoria vie più tenebrosa p
i della idolatria appo i popoli più noti dell’antichità ; istoria vie
più
tenebrosa per la lontananza dei tempi ai quali ap
nsero un raffinamento di corruzione, di lusso e di crudeltà. Anche i
più
insigni personaggi che fecero sì splendido il tra
insigni o nell’armi o nelle lettere o nelle magistrature, non aveano
più
fede nessuna in quella moltitudine d’Iddii a cui
ui il popolo bruciava ancora gl’incensi ; e la religione della classe
più
illuminata e più potente di Roma non era altro ch
iava ancora gl’incensi ; e la religione della classe più illuminata e
più
potente di Roma non era altro che un brutale epic
o la superstizione. » Le metamorfosi d’Ovidio, che sono il monumento
più
completo a noi rimasto dalla mitologia pagana, pa
Dei ; per modo che si può argomentare, che le credenze del politeismo
più
non servissero ad altro che a lusingare quegl’int
elletti che non poteano persuadere. Cotesto poema dunque è insieme il
più
ingegnoso commentario del paganesimo ed il segnal
e è insieme il più ingegnoso commentario del paganesimo ed il segnale
più
chiaro della sua decadenza. Il solo Livio rimpian
ad auspicj negletti o mal compresi. Il campo era un tempio, e quanto
più
la vita guerriera teneva occupati i Romani, tanto
empio, e quanto più la vita guerriera teneva occupati i Romani, tanto
più
le credenze del politeismo signoreggiavano ne’lor
odusse l’apoteosi, colla quale vennero annoverati tra gli Dei anche i
più
scellerati mostri che sedettero sul trono imperia
che riputavano domestiche divinità, dovettero arder incensi anche ai
più
atroci tiranni ; e come sacrileghi e rei di lesa
uogo reso il culto pubblico meno crudele. Nelle Gallie e nell’Affrica
più
non si offrivano agli Dei vittime umane. La sola
i romane, conservava i suoi culti sanguinarj ; nè conosceva libazioni
più
grate agli Dei di quelle fatte col sangue dei pri
omi d’Angaria e di Velleda, deificate dalla superstizione de’Germani,
più
d’una volta avevano spaventato la fortuna di Roma
ano spaventato la fortuna di Roma. Il politeismo era ancora in fiore,
più
che altrove, nella Grecia, qualora se ne giudichi
conquista, nell’inerzia che la seguiva, il culto degli Dei pareva la
più
grande faccenda politica de’ Greci. I vecchi odj
d avea fatto grande avanzamento per cagione delle sventure del paese.
Più
non sorgevano tribune per gli oratori ; ma i sofi
e del paese. Più non sorgevano tribune per gli oratori ; ma i sofisti
più
liberamente poteano beffarsi del culto degli Dei.
ètte filosofiche tuttor fiorivano, ma l’epicurea e la cinica erano le
più
possenti e più popolari : e queste poneano in der
e tuttor fiorivano, ma l’epicurea e la cinica erano le più possenti e
più
popolari : e queste poneano in derisione ad un te
sua vasta biblioteca, con le sue scuole, parea l’Atene dell’Oriente,
più
ricca, più popolosa, più feconda di vane dispute
biblioteca, con le sue scuole, parea l’Atene dell’Oriente, più ricca,
più
popolosa, più feconda di vane dispute che non la
n le sue scuole, parea l’Atene dell’Oriente, più ricca, più popolosa,
più
feconda di vane dispute che non la vera Atene ; m
are che la Persia, dai Greci chiamata barbara, avesse avuto nei tempi
più
remoti un culto più ragionevole e più puro del po
ai Greci chiamata barbara, avesse avuto nei tempi più remoti un culto
più
ragionevole e più puro del politeismo d’Europa. N
barbara, avesse avuto nei tempi più remoti un culto più ragionevole e
più
puro del politeismo d’Europa. Non ammetteva idoli
della loro patria una eroica resistenza. L’assedio di Gerusalemme fu
più
orrendo ancora che quello di Cartagine, e così ne
come nell’altro un vincitore, spesso generoso, fu lo stromento della
più
barbara distruzione. Singolar cosa ! l’eccidio di
fisticherie e delle immaginazioni orientali, dalle comunicazioni rese
più
facili fra i varj popoli, dal contrasto o dalla c
conservava tutto il suo potere : intieri popoli erano ingolfati nella
più
crassa ignoranza, e troppo erano istupiditi per p
brillava sulle insegne delle legioni ; ornava le nozze e i funerali.
Più
tardi insanguinò i circhi e i teatri : avea sopra
747. Allorchè il Cristianesimo apparve sulla terra, il genere umano
più
non vivea, per così dire, che pei sensi. Il culto
vivea, per così dire, che pei sensi. Il culto, simbolo vano, non era
più
da veruna credenza rafforzato, e conservavasi per
legami colle istituzioni dello Stato. Ma la religione in sè medesima
più
non ispirava nè fede nè riverenza. I sapienti ed
ultimo altra religione non eravi in fatto che la voluttà ; e le sette
più
severe nella loro origine, degenerate fra breve d
ad età ; le pubbliche piazze, le vie, le campagne, e persino i luoghi
più
deserti, si coprono di stromenti da tortura, di e
e non è lecito a voi, o presidenti dell’impero romano, che, quasi nel
più
alto e cospicuo soglio, anzi quasi nella cima ste
sembra che scusata sia, vien caricata e convinta ; poichè qual cosa è
più
di lungi dall’equità, quanto che gli uomini abbia
esto mai fosse un bene occulto, non essendo loro lecito di sospettare
più
rettamente e più da vicino scrutinare. Qui solo l
bene occulto, non essendo loro lecito di sospettare più rettamente e
più
da vicino scrutinare. Qui solo la curiosità umana
ragione d’odiare è palese, allora niente si diminuisca quest’odio, ma
più
s’accresca e si perseveri in esso, operandosi cos
lasciamo trucidare ? Se non che, secondo la dottrina nostra, si stima
più
lecito l’essere ucciso che l’uccidere. È stato in
ndo ; e quasi avreste cercato a chi comandare. Sarebbero a voi rimasi
più
nemici che cittadini. Di presente avete meno nemi
dell’umano errore…. Ma proseguite pure, buoni presidenti, che sarete
più
accetti appresso il popolo, se a lui sagrificate
rvendo per allettamento ad abbracciare la nostra religione, che tanto
più
germoglia, quanto più da voi si miete, essendo il
o ad abbracciare la nostra religione, che tanto più germoglia, quanto
più
da voi si miete, essendo il sangue de’ Cristiani
dunanze, e da ogni santo commercio. Presiedono alcuni buoni uomini, i
più
vecchi,151 i quali non con prezzo alcuno, ma per
enchè voi siate poco uomini, perchè siete cattivi fratelli. Ma quanto
più
degnamente si chiamano e stimano fratelli coloro
, che importa a te del come io me ne serva ?155 Sembrano a me i fiori
più
vaghi, mentre son liberi o sciolti, e vaganti per
nsi ; e se l’Arabia si lamenta, sanno i Sabei che le loro merci hanno
più
spaccio presso di noi, e migliore, servendocene p
: Calano di giorno in giorno l’entrate de’templi. E chi omai vi getta
più
un quattrino di limosina ? Ma noi però non siamo
, e prenda la limosina ; essendo che frattanto la nostra misericordia
più
spende per le strade, che la vostra religione per
speranza di cambiamento nei principj morali. Il sapere non procedeva
più
oltre, ma s’immiseriva ; e le arti decadevano. La
i soldati eran corrotti del pari che tutto il resto dei cittadini ; e
più
in là sarebbero andati, se i Goti e i Germani non
dopo lunghe guerre civili, e dopo un generale sommovimento da durare
più
secoli, la stirpe umana si sarebbe ridotta a proc
re. Il pudore e l’umanità non si annoveravano fra le virtù. La classe
più
numerosa era schiava ; le società ondeggiavano co
tenti coperti di cenere e di cilicio, quando le leggi autorizzavano i
più
grandi delitti contro i costumi ; eroi della cari
uale. Anche umanamente parlando, il suo passaggio sopra la terra è il
più
grande avvenimento che avesse mai luogo fra gli u
si è pensato di escluderne non solo quanto riguardar poteva la parte
più
sublime di questa Scienza, e non ancora a portata
essero potuto, benchè in minima guisa, ledere le caste orecchie, e la
più
pura morale de’ giovani studiosi. Ecco dunque nuo
one dagl’Iddj ad essi presentato, e che i Poeti, ed i Savj colle cure
più
sollecite avevano custodito1. I dotti si sono a m
rintracciare la sorgente di tali invenzioni : essi hanno azzardato le
più
plausibili congetture con fabbricare altresì de’
a fatta per darci le idee precise della favola, e lo sarebbero sempre
più
, senz’aver prima formato un quadro delle idee sud
invenzioni a capriccio immaginate. Le favole delle antiche nazioni le
più
illuminate appartenenti alla religione, formavano
o i nostri giovani lettori, se Giove, Giunone, e tanti altri non sono
più
Dei per noi : se la scienza della favola si è per
ori dell’ultima perfezione usciti dallo scarpello, o dal pennello de’
più
valenti artisti. La Mitologia se più non ha rappo
lo scarpello, o dal pennello de’ più valenti artisti. La Mitologia se
più
non ha rapporti colla Religione, ha però un tempi
ero, è Nettuno sdegnato, che mette le onde in sconquasso. L’eco non è
più
un suono che rimbomba nell’acre, è una Ninfa, che
mo immediatamente la numerazione degli Dei, che riscuotevano un culto
più
esteso, e perciò detti Dii magni, Dii Consentes,
n primo luogo il Destino, dobbiamoper questo noi considerarlo come il
più
degno fra gli Dei, e nel dritto di riscuotere gli
ge immutabile, privandolo della Divinità. Il Caos. Il Caos 3 è il
più
antico fra gli Dei. Egli fu l’Autore della separa
dispartìo ; E il passo aperto, onde esalasse il foco, Se ne volò nel
più
sublime loco. ……………………………… Abbiamo quì rapportat
traduttore. Il Cielo. Urano (parola che significa il Cielo) è il
più
antico degli Dei. Egli era il figlio del Giorno,
ia, ove morì di dispiacere. Questa è la favola di Saturno : una delle
più
chiare, e facili a spiegarsi. I Greci lo chiamaro
mezza, e solidità della terra(2). Giove. Giove era il primo, e’ l
più
potente degli Dei. Al solo inarcare del suo sopra
rdanza di tale vittoria. Cadde finalmente in questa guerra Briarèo il
più
terribile tra i Giganti, che aveva cento braccia
ero colà nell’Egitto sotto le sembianze di diversi animali ; ma Giove
più
coraggioso abbattè col suo fulmine sì potente nem
la potenza di Giove, volle questi occuparsi del governo del Mondo, e
più
ancora de’ suoi piaceri, ai quali si diede in pre
aceri, ai quali si diede in preda sì fattamente, che la sua maestà fu
più
degradata di quello, che sarebbe avvenuto ad un u
on avvilire la sua dignità. Omero, che ci ha data fra i poeti un’idea
più
nobile di Giove, ce lo dipinge accigliato, colla
di farlo, se non a condizione, che gli si darebbe in isposa Venere la
più
bella fralle Dee. Oltre di Argo aveva Giunone al
ere seppellita viva all’istante. Apollo. Apollo fra gli Dei è de’
più
celebri. Egli è il capo delle Muse, ed il Dio del
ia. Talvolta questo Dio annuncia ai mortali la loro sorte ; l’oracolo
più
celebre di questa divinità era a Delfo. Lo vediam
divinità era a Delfo. Lo vediamo altresì seguir Diana sua sorella nel
più
forte delle boscaglie sotto la forma di un giovin
ere. L’artista servendosi del marmo di Carrara ignoto ai Greci, ma il
più
atto a potere felicemente eseguire il suo pensier
to a potere felicemente eseguire il suo pensiero, e dare all’opera la
più
viva espressione, gli ha data un’aria fra la fier
igò la Terra a giurare di non darle un asilo neppure nel suo seno. Di
più
fece nascere dal limo lasciato dalle acque un orr
a mano, ed una tazza nell’altra, ed un gallo a’ suoi piedi. Il tempio
più
famoso di questo Dio era in Epidauro, dove i Sace
o per qualche tempo della qualità divina, e lo cacciò dall’Olimpo. Il
più
amabile, il più saggio fra gli Dei fu costretto,
mpo della qualità divina, e lo cacciò dall’Olimpo. Il più amabile, il
più
saggio fra gli Dei fu costretto, per non perir de
Sole Lampetusa, Lampezia, e Faetusa, sorelle di Fetonte sentirono il
più
vivo dolore di sua morte : furono cangiate in pio
ciurmadori. Triplice Ecate talvolta perciò la chiamavano. Era ella di
più
la Dea della verginità, e de’ parti. Come nacque
ano. Callisto figliuola di Licaone fu amata da Giove, che per sedurla
più
facilmemte, prese l’aspetto di Diana istessa. La
nere fu maritata a Vulcano, dal quale ebbo molti figli ; fra questi i
più
rinomati sono Cupido, Priapo, Imeneo, Dio che sov
Enea. e le tre Grazie1. La sua bellezza era tale che fu giudicata la
più
bella fra le Dee, ed a lei in concorso di Pallade
no cogliendo dei fiori in un boschetto : Amore vantossi di esser egli
più
sollecito in raccoglierli : ed agile saltellando
uove attrattive. Giunone una volta la chiese in prestito per comparir
più
bella al suo sposo. I luoghi dove si esercitava i
lati Amoretti. Sul nascere di Cupido ognuno prevedeva, che sarebbe il
più
tristo fra gli Dei. Giove voleva obbligar Venere
giganti figli della Terra, che avevano un occhio solo nella fronte. I
più
conosciuti erano Bronte, Sterope, e Piracmone. Vu
e la sua figura è poco vantaggiosamente espressa, cioè, con una gamba
più
corta dell’altra, e con un martello alla mano, pe
n una gamba più corta dell’altra, e con un martello alla mano, per lo
più
assiso innanzi alla sua incudine. Vulcano ad onta
o impiego sulla terra, ne aveva non pertanto un altro nel Cielo molto
più
decente, qual’era quello di porgere il nettare ag
nascente città di Atene. I Dei decisero, che chi de’ due rendesse un
più
utile servizio alla nuova città, avesse tal facol
che se ne avvide. Mercurio per timore di essere scoverto gli donò la
più
bella delle vacche, che aveva involate : ma non f
di Ermete Mercurio, e di Afrodite Venere. Mercurio era fra gli Dei il
più
occupato : era il confidente di tutti, ed in part
abbiamo già osservato le principali vicende di Nettuno : ve ne ha di
più
ancora ; ma è inutile di quì rapportarle. Egli sp
i, per dinotare, che a chi entrava nel suo regno, non era permesso di
più
uscirne. Cerbero cane con tre teste stava immobil
glie. Questo Dio non era sicuramente bello : la sua reggia non era la
più
ridente ; ed in conseguenza non si sarebbe ritrov
si, cioè per dinotare l’opposto. Il loro aspetto avrebbe sgomentato i
più
intrepidi : erano macilenti, scarne, con lunghe s
della natura reale, e della natura immaginaria. Il di loro potere era
più
, o meno esteso. Essi avrebbero potuto senza dubbi
to umano, le cosce irsute, ed i piedi di capra. Il flauto composto di
più
canne, che porta fralle mani, ci fa sovvenire di
ù canne, che porta fralle mani, ci fa sovvenire di un avvenimento de’
più
particolari di sua vita. Amò questo Dio Siringa n
grazia ottenne : ma si accorse ben tosto di aver ottenuto un dono dei
più
funesti. Allorchè volle mangiare, il cibo che acc
parte superiore fino al principìo delle cosce era in forma umana ; il
più
apparteneva al cavallo. Si crede nata l’invenzion
Chirone figliuolo di Saturno, e di Filira ninfa dell’Oceano, era il
più
saggio ed istruito tra i centauri. Celebri furono
le altre sfortunata : fu tale il suo dolore, che si ritirò ne’ siti i
più
solitarj, ed ivi fu cangiata in rupe. Sopravisse
nome. Divinità del mare. L’Oceano, e Teti. Dopo Nettuno, il
più
grande de’ Dei marini, era Oceano figliuolo di Ur
i suo padre, la maritò con Peleo, dalla qual coppia nacque Achille il
più
celebre fra gli Eroi della favolosa antichità.
erne. Quattro erano i principali venti conosciuti dai poeti. Borea il
più
impetuoso partiva dal settentrione. Egli rapì Ori
l’Oriente ; e Zefiro che viene dall’Occidente. Fra’ venti è questi il
più
dolce, e lusinghiero : lo invocano, e lo credono
ela l’avvenire. I loro nomi erano Cloto, Lachesi, ed Atropo. Cloto la
più
giovane presedeva al momento della nascita degli
n offrivano voti, nè fabbricavano templi a questa Divinità, perchè la
più
dura, ed implacabile. Il Sonno. È annoverato
ene. È rappresentata in diverse guise or come Furia, or con sembianze
più
dolci : talvolta porta un velo sulla testa per di
a grande penetrazione, per indicare che la giustizia scopre la verità
più
nascosta. È rappresentata assisa sopra una pietra
to Dio ebbe a ridirci qualche cosa. Le corna del toro dovevano essere
più
vicine agli occhi per potersi difendere a colpo s
razie. Le Grazie eran figlie di Giove, e di Venere. Seguivano per lo
più
la loro madre, ed assistevano al suo abbígliament
accompagnata da una fisonomia parlante, ed atta a conquistare i cuori
più
duri. Divinità allegoriche. Oltre le tante
semplici allegorie. I poeti, i pittori, gli scultori lor danno per lo
più
tali attributi per aggiungere naturalezza, e viva
corno dell’abbondanza con frutta di ogni specie, e fiori : ma per lo
più
vedesi appoggiata ad un’ancora. La Virtù, e l’
rometeo figliuolo di Giapeto, e di Climene figlia dell’Oceano, era il
più
ingegnoso de’ Titani. Egli per emulare la potenza
della guerra, e dei delitti. Finalmente nell’età di ferro non potendo
più
gli Dei tollerare la perversità degli uomini, Gio
cia, ed in tale occasione per ostentare il suo fasto voleva quanto di
più
raro esistesse nel mondo. Per rendere adunque il
iù raro esistesse nel mondo. Per rendere adunque il viaggio di Perseo
più
lungo, e pericoloso gli ordinò di andare in cerca
ariis nomina fecit aquis, Ovidio. Minosse fu padre di molti figli : i
più
conosciuti furono Androgèo, Fedra, ed Arianna. Il
uti adulti i due germani, si distinsero nel valore, Polluce riuscì il
più
bravo fra gli Atleti, avendo ucciso il terribile
isgrazia di cadere, e diede il nome di Ellesponto a quel mare. Frisso
più
fortunato guadagnò l’opposta riva, e continuando
ccidere un mostro, che stava alla guardia di sì prezioso deposito. Il
più
difficile era che tutto questo doveva effettuarsi
e. Ercole andò a fargli una visita, gli diede addosso, e lo stramazzò
più
volte ; ma come figlio della Terra ripigliava nuo
e si distinsero nella guerra di Tebe. La guerra di Tebe fu una delle
più
famose nei tempi eroici. Ella è stata il soggetto
figliuola in isposa. Tidèo era bravo, ed esperto capitano, e disfece
più
volte Eteocle ; incontrò non ostante la morte all
ggere nel libro dell’ avvenire, e col dono della vita cinque volte di
più
del resto de’ mortali. Dopo la morte de’ figli di
ste trovò Pilade figlio di Strofio, ed alla parentela unì puranche la
più
stretta amicizia, che divenne celebre. Dopo qualc
di dover essere sacrificato a Diana, il suo amico Pilade gli diede i
più
veraci segui della sua sincera amicizia. Avendo f
chiamata gittò un pomo di oro nella sala del festino, col motto alla
più
bella. Ecco sorgere una briga fra Giunone, Minerv
re. Giunone gli promose degli onori : Minerva la saggezza : Venere la
più
bella donna ch’ esistesse. La lite fu decisa a fa
cia per ordine di suo padre, ebbe colà l’occasione di vedere Elena la
più
bella tra le donne di que’ tempi : se ne invaghi,
dalla Dea degli amori ebbe la fortuna di piacerle. Egli tentò un volo
più
sublime. Menelao marito di Elena er’assente : la
comede re di Sciro fra le damigelle di Deidamia sua figlia. Ulisse il
più
astuto, e prudente fra i Greci s’incaricò di cond
ll’isola di Lenno : riuscì anche ad Ulisse di condurlo a Troja. Ma la
più
difficile tra le leggi imposte dal Fato era di po
re. Si destò allora un bisbiglio fra i capi dell’esercito. Achille il
più
risentito giunse a minacciare Agamennone, che vin
e amava alla follìa. Montato in furie Achille giurò di non combattere
più
per la Grecia, se prima non si fossero vendicati
suggerire ad Ettore il progetto di chiedere una tenzone singolare col
più
forte de’ Greci. Tal dimanda sgomentò i più bravi
una tenzone singolare col più forte de’ Greci. Tal dimanda sgomentò i
più
bravi : il solo Menelao accettò la disfida : ma n
metallo, sette tripodi, altrettante donzelle di Lesbo, e quel ch’era
più
, la sua cara Briseide. Queste grandiose promesse,
nto di attaccarvi il fuoco, ed Ettore si era già accostato ad uno de’
più
belli, quando sopraggiunse arditamente Ajace, per
orte data a Sarpedone re della Licia, obbliò l’ordine del suo amico :
più
voleva inoltrarsi, ma Apollo si oppose ai suoi pr
che divenne preda delle fiamme : volle inoltre, che quattro de’ suoi
più
belli cavalli con alcuni cani fossero gittati nel
dendo la cerimonia con immolare dodici prigionieri Trojani scelti dai
più
valorosi, ed appartenenti alle famiglie più disti
onieri Trojani scelti dai più valorosi, ed appartenenti alle famiglie
più
distinte. Poichè il fuoco consumò tutto, furono r
ne padroni. Fine della vita di Achille. Achille morì per mano del
più
vigliacco de’ figliuoli di Priamo. Quest’Eroe div
guinose battaglie, e degli Eroi, che diedero pruove non equivoche del
più
sublime coraggio. Abbiamo osservato in persona di
gura di un uccello, come altresì perchè si sentì animato da una forza
più
che naturale. Intima pel dì vegnente un’assemblea
apparisce in sogno a Nausicae sua figlia, e la consiglia a lavare le
più
belle sue vesti, con dirle di più, che le sue noz
figlia, e la consiglia a lavare le più belle sue vesti, con dirle di
più
, che le sue nozze erano vicine a celebrarsi. Appe
nuova burrasca è stato gittato sul lido de’ Feaci, dove ha trovato la
più
sincera ospitalità. Dopo tale racconto, si ritira
o, strada facendo ricevè da Mercurio un’ erba, che lo garantiva dalle
più
funeste malìe. Ulisse al coverto di ogni pericolo
Laerte, che piangeva la perdita di un figlio, che credeva di non mai
più
rivedere. Restituito Ulisse a suoi stati, vi stab
i legno di straordinaria grandezza, e rinchiusero nel di lui fianco i
più
accreditati guerrieri. Indi fingendo di scioglier
legno è un’offerta fatta a Minerva prima di partire per placarla : di
più
li consiglia ad introdurre questo colosso nella c
scirne divenuti già sposi. Ma Giove, che aveva riserbato quest’Eroe a
più
sublimi imprese, gli spedisce Mercurio che lo per
generale il principio è in riguardo alla morale. Noi qui esporremo le
più
conosciute. Bauci, e Filemone. Giove, e Mercur
si ancor essa nel mare. Aconzio, e Cidippe. Era Cidippe una delle
più
belle di Delo. Aconzio la vide nel tempio di Dian
lo scellerato il suo cammino, e reca a Progne l’annunzio che Filomela
più
non esiste. Quest’ultima era rinchiusa in una tor
r un corso di Mitologia elementare. Potranno i giovani lettori in età
più
matura consultare i fonti, gli originali delle fa
ertutto veggonsi de’ capi di opera della pittura, e scultura, e della
più
ricercata architettura, che malgrado il corso di
ove può ampiamente spaziarsi l’ingegno degli eruditi indagatori della
più
remota antichità. Nel nostro suolo per l’appunto
a della loro città : giacchè quanto vi ha di grande e magnifico nelle
più
vaste Capitali, per lo più dalla Religione ha tra
è quanto vi ha di grande e magnifico nelle più vaste Capitali, per lo
più
dalla Religione ha tratto la sua origine, e contr
sua origine, e contribuirono all’accrescimento della grandezza Romana
più
gli altari a Giove innalzati, che la potenza degl
le patrie memorie sparse quà, e là in tanti libri, e scrittori per lo
più
fra di loro discordi. A tale proposito abbiamo pr
di. A tale proposito abbiamo procurato di scegliere quello che pareva
più
plausibile, avendo dovuto aggirarci tra l’oscurit
tra l’oscurità dei secoli con andar quasi a tentone. Potranno in età
più
matura i Giovani amatori della storia Patria cons
vivere, diede il nome alla nostra Città. Fra le altre così dette, la
più
celebre credesi figliuola di Eumelo re di Fera in
città. Andò però quasi in disuso il nome di Napoli, ritenendo per lo
più
quello di Partenope fino a che Augusto, al dire d
giore. Altri, e fra questi il Pontano, gli assegnano un sito alquanto
più
lungi. Itaque sepulchrum ipsum indicio est Parthe
o scolpito nel collo del toro ne’ sacrifizj a Mitra, cioè, al Sole, e
più
l’antichissima iscrizione P. Maevivs Evtychvs A
a, Capua, ed in tutta la terra di Lavoro per essere questo animale il
più
utile e necessario per l’agricoltura. Della varia
di questo tempio famoso. Il circondario del tempio della luna era il
più
rispettabile di Napoli. Colà a sentimento dell’ac
e parole taciti mystae di Stazio. Il tempio di questa Dea, secondo il
più
volte citato Capaccio, ed altri, era la presente
o che l’altro, è da supporsi che adorassero cotali Deità fin da tempi
più
remoti. Oltre a ciò essendo questi Numi immediati
te si conservano, mercè le provvide cure del Re nostro Signore. Il di
più
la gioventù medesima potrà ricavarlo dalla lettur
elope che vendette ai Trojani. 1. Marco Terenzio Varrone riputato il
più
dotto dei Romani, fa ascendere fino a trentamila
. Noi trattiamo in questo luogo del Caos, e del Cielo, perchè erano i
più
antichi degli Dei ; sebbene non fossero compresi
si può dire, che noi abbiamo perduto molto in questa parte. Di essi i
più
celebri sono Sotero, Eleuterio, Olimpio, appresso
iare il suo nome. 1. Tullio nel terzo della natura degli Dei ammette
più
Veneri ; la prima figlia del Cielo, e del Giorno
concepir Marte senza di Giove. 1. Marte porta molti soprannomi, la
più
parte relativi alle armi, Armigero, Bellicoso ec.
ma è la statua di bronzo, che si conserva nel Real Museo Borbonico, e
più
espressiva di quella che si ammira nelle ville Ne
gendone duc ai tre rapportati da Diodoro, e da Filostrato. Di essi il
più
famoso è il figlio di Semele conosciuto sotto il
figlia di Cefèo re di Etiopia, e di Cassiope che si vantava di essere
più
bella di Giunone. La Dea per punirla di tale vani
visato il suo padrone saltellando, e dimenando la coda. 1. Niente di
più
favoloso quanto l’incontro di Enea con Didone, ch
ai a lodarmi, i quali, come volle la bontà di Dio, di me presero cura
più
che paterna. Or fra essi senza fallo l’E. V. R. è
commetto non leggier fallo, secondo lo stile de’ moderni, allungando
più
del dovere questa mia dedicatoria ; pure, se non
e, sulle quali il tempo non istenderà mai il velo della obblivione. E
più
di ogni altro i Poeti colla soavità de loro versi
’i secoli e di tutte le nazioni, che pare spenta ogni speranza di mai
più
trapassarli. Or se questi sovrani ingegni vivrann
non è mica agevole ritrovare una Mitologia che insozzata non fosse o
più
o meno delle turpi leggende degli antichi Pagani.
o che quel libro può porsi senza timore alcuno anche nelle mani delle
più
modeste giovanette. Quella Mitologia però era vol
Satùrno per fondatore di lor nazione e che nelle vene de’lor primi e
più
antichi signori era un sangue proveniente dal vec
rurgia, ma nella medicina ancora, nell’astronomia, nella musica ed in
più
altre scienze valse moltissimo. Egli abitava un a
valse moltissimo. Egli abitava un antro del monte Pelio, ove educò i
più
insigni Eroi che furono a tempo della spedizione
ere padre e madre viventi (patrimi et matrimi), e non meno di sei, nè
più
di dieci anni. Fu loro uffizio principale, veglia
per significare le città che sono come la corona della terra. Per lo
più
si rappresentava con un disco in mano ; attorniat
ria favolosa di Giove. L’antica Mitologia contava molti Giovi ; e
più
popoli si davano il vanto di aver veduto nascere
vanto di aver veduto nascere questo nume fra loro ; ma i Poeti per lo
più
danno a’ Cretesi un tant’onore. Quindi il Sannazz
i nel medesimo cocchio. Ma di tutti gli Dei Pallade o la Sapienza era
più
d’appresso al trono di Giove che sempre valevasi
o, con un vero fulmine il cacciò nell’inferno. Ma niuno dispregiò con
più
orgoglio la potenza di Giove, che Capanèo, di Arg
amato κοσμος, l’ordine per eccellenza. Or fra tutte le create cose la
più
bell’opera fu l’uomo, da’ Poeti creduto di origin
principio del XX. libro dell’Iliade pone la sede di Giove nella parte
più
alta dell’Olimpo ; e nelle altre eminenze inferio
i una serenità perpetua. Quindi significa il cielo stesso, o la parte
più
alta e risplendente del cielo, dov’è la sede di G
o il nettare alla mensa di Giove, Vulcano, Ebe e Ganimède (4) ; ma la
più
celebre fu la bellissima Ebo (Ηβη, Hebe), Dea del
figli, Ilo, Assaraco, E il deiforme Ganimede al tutto De’ mortali il
più
bello e degli Dei, Rapito in cielo, perchè fosse
o di essa era il capo della Gorgone, del quale tanto si valse uno de’
più
celebrati figliuoli di Giove. Ma convien racconta
hi circondati da orride selve e da straripevoli burroni. Di queste la
più
famosa, perchè bellissima, era Medusa, e la sua m
e la riguardasse. E qui comincia la celebre favola di Perseo, uno de’
più
grandi figliuoli di Giove. XI. Continuazione.
zze con Ippodamìa, principessa greca di famosa bellezza ; e per farle
più
splendide, ordinò che ciascuno degl’invitati face
atus, a σπειρω, sero), de’ quali venuti a pugna fra loro rimasero non
più
che cinque, i quali aiutarono Cadmo nella fabbric
per far cosa grata a’ studiosi giovanetti. Stanco ormai Cadmo (2) di
più
cercare la sorella Europa, ed esule dalla patria
ero. E questi cinque aiutarono Cadmo ad edificare la città di Tebe, o
più
veramente la cittadella che chiamò Cadmèa (Καδμει
ro Minos, Sarpedone e Radamanto. Non vi ha forse nome nella Mitologia
più
grande del nome di Minos, che regnò nell’isola di
lo, nel quale gli consacrò le ali e vi dipinse la morte di Androgeo e
più
altre sue famose avventure, come sa chiunque ha l
nati dalla stessa sua madre (1). nulladimeno essi son chiamati per lo
più
Dioscuri (Διοσκουροι, i. e. Διος κουροι, Iovis fi
dizione degli Argonauti, della quale era egli col fratello Castore la
più
bella parte. Approdali erano quegli eroi nella Be
di due giovani con un berretto o cappello, sul quale era una stella ;
più
spesso però nelle statue o veggonsi a cavallo o c
ueto ingegno e di cuore pieghevole alla pietà ; il secondo, di natura
più
salvatica, è chiamato duro e feroce da’ poeti (2)
sica. Or Callisto, per odio di Giunone, fu cangiata in orsa, la quale
più
anni errando pe’ boschi di Arcadia, avvenne che i
scendere sotto al nostro orizzonte. E come Artofilace o Boote, perchè
più
vicino al polo, sembra procedere con più lentezza
e Artofilace o Boote, perchè più vicino al polo, sembra procedere con
più
lentezza, è chiamato ora tardo, ed ora pigro da’p
Mirmidoni. Eaco (Αιακος, Aeacus), altro figliuolo di Giove, fu il
più
giusto principe de’ tempi suoi, e perciò si annov
à degli alberi e negli antri. Eaco li raccolse e diede loro domicilio
più
sicuro ed agiato ; e da ciò la trasformazione del
di Dori, ebbe Foco, il quale, per le sue virtù, dal buon genitore fu
più
amato degli altri fratelli, i quali n’ebbero invi
tta quella regione. Dopo Dardano regnò Erittonio, che Omero chiama il
più
dovizioso de’ mortali, e cui pascevano nelle prat
i Giove e di Europa. Quivi era il famoso oracolo di Giove Dodoneo, il
più
antico di quanti ne avesse la Grecia, e che per m
che per molto tempo era anche il solo(2). Fu fondato da’ Pelasgi, il
più
antico popolo della Grecia ; o secondo Erodoto, d
all’Italia, dall’Asia, dall’Egitto, dalla Siria, dalla Cirenaica e da
più
altri paesi. Ed era tanto lo splendore di que’giu
be a dire che siccome l’acqua supera tutti gli elementi, e l’oro è da
più
di qualsivoglia preziosa cosa, così l’Olimpico ce
ticati, o almeno assai rari ; ed egli fu che li richiamò a nuova vita
più
di quattro secoli dopo la guerra di Troia. Da que
elebrare i giuochi olimpici, ed il nome del vincitore denotava per lo
più
ciascuna Olimpiade. Da questo tempo nella storia
erò teneva lo scettro di oro o di avorio, ed avea il tempio nel luogo
più
elevato del Campidoglio, per significare la maggi
i si saliva dal foro romano per ben cento scaglioni, che ne rendevano
più
maestoso il prospetto. Le porte eran di bronzo, e
e e corone tutte di oro, ed altri splendidi doni senza numero. Fra le
più
rare opere di scoltura vi era il cane che lambisc
ra vibra il fulmine a tre punte, e simili altre maravigliose cose. Fu
più
volte consumato dal fuoco, e più volte rifatto ;
e simili altre maravigliose cose. Fu più volte consumato dal fuoco, e
più
volte rifatto ; e l’ultima, da Domiziano, il qual
tri(2). E giunsero questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non
più
per lustri, ma per giuochi Capitolini computavano
rvato e men lungo che comunemente esser non suole, per tenerne l’arco
più
rilevato. Agl’intendenti però sembra malagevole d
maggiore vivacità e fierezza, di caratterizzare Giove con espressione
più
degna di lui e di formare i giganti con più terri
are Giove con espressione più degna di lui e di formare i giganti con
più
terribile aspetto, mentre essi si scontorcono, e
hiamò gli antichissimi uomini dal ferino cibo di carne umana a quello
più
mite delle ghiande, di cui si cibavano prima che
e, la cacciò dal cielo e mandolla a conversare cogli uomini. Giove in
più
luoghi dell’ Iliade si chiama l’arbitro della gue
andò prima la guerra di Tebe, e poi quella di Troia. Percui le guerre
più
che i fulmini e le inondazioni, vengono da Giove
lla nostra Dea, la quale vi avea un gran simulacro ; e niuna cosa era
più
rispettata nella Grecia che i Sacerdoti di Giunon
a Giunone, furono cangiate ne’marmorei gradini, del suo tempio(1). Ma
più
conto è l’odio di questa Dea contro i Troiani per
g. di Dimante, re di Tracia, da cui ebbe molti figliuoli, de’ quali i
più
conosciuti furono Ettore, Deifobo, Polidoro, Elen
endiava Troia. Siffatto sogno gettò Priamo e tutta la sua Corte nella
più
grande costernazione ; si corre all’oracolo di Ap
l pomo d’oro, nel quale era scritto : Pulchriori detur : diasi alla
più
bella. Fu questo il segno di fiera contesa fra le
Paride sentenziò a favore di questa Dea ; e d’allora in poi Minerva e
più
la nostra Giunone giurarono odio eterno a Priamo
vigare alla volta dell’Italia per farvi risorgere una Troia novella e
più
potente ; prevede la grandezza della posterità di
lla memoria i ricevuti torti, ed al paragone di Pallade, la quale per
più
lieve cagione avea fulminato Aiace, si crede vili
, siam costretti a credere ch’essi vollero dipingercela come l’essere
più
infelice dell’universo. Nulladimeno della sua gra
io, Giunone dovea un dì prender Roma a proteggere ; e che quivi a lei
più
che ad ogni altro nume si sarebbero resi grandiss
ta è quella che li produce. Di quest’Eolo fu fig. Etlio, il quale da’
più
dicesi fig. di Giove e di Protogenia, fig. di Deu
e, col suo piede di rose segnava velocemente quel sentiere arcuato di
più
colori che in tempo di pioggia si vede nell’aria
da Taumante, che in greco significa ammirabile, perchè non vi è cosa
più
ammirabile di quell’arco formato dalle gocce di a
iunge sì tardi che spesso li trova invecchiati ; alato al contrario e
più
veloce degli uccelli, quando vuole abbandonare la
i dalle donne greche ; il quale come le fionde (σφενδονη, funda), era
più
alto nel mezzo o sopra la fronte, e si andava res
erso l’estremità laterali, dov’erano i nastri per legarsi. Giunone il
più
dipingesi collo scettro di oro, qual Regina del c
e vedesi nella bellissima Giunone del Museo Pio-Clementino, una delle
più
perfette statue vestite che l’antichità ci abbia
ha gli occhi di bue. Appresso i Greci gli occhi grandi reputavansi i
più
belli ; quindi(1) avere gli occhi di Giunone vuol
azione. E per uso di esso dipinse un’Elena, che rappresentar dovea il
più
perfetto tipo della bellezza ; percui copiò da pi
presentar dovea il più perfetto tipo della bellezza ; percui copiò da
più
sembianti quel che ciascuno avea di più leggiadro
la bellezza ; percui copiò da più sembianti quel che ciascuno avea di
più
leggiadro e perfetto. Terminata l’opera, e conosc
i. Giunone avea al suo servigio quattordici bellissime Ninfe(1) ; ma
più
che di ogni altra, ella servivasi dell’opera d’Ir
ana, e con siffatte piante ornavano le sue immagini. La vittima a lei
più
spesso sacrificata era l’agnella ; le vacche non
all’uomo. Si addormentarono essi placidamente di un sonno, da cui mai
più
non si svegliarono ; con che significò la Dea, ni
appena del cervello di Giove, si mostrò nella Libia, che credevasi la
più
antica terra del mondo e più vicina al cielo, com
si mostrò nella Libia, che credevasi la più antica terra del mondo e
più
vicina al cielo, come argomentavano dal gran calo
la mente, si finse ch’ella era nata dal cervello di Giove. L’opinione
più
comune è che Minerva sia stata fig. di Cecrope, p
e ed alle armi soprantende, e ch’era uscita del capo di suo padre. Ma
più
veramente volevano dirci i poeti, che le scienze
za e maestà di Minerva. Aiace di Oileo. Fra tutt’ i Numi, Minerva
più
si avvicinava a Giove, il quale de’ consigli di l
celeste ch’è l’anima(4). Quindi nell’uomo tutte le cose, nelle quali
più
chiaro si scorge vigore d’intelletto ed un non so
ope, usavan gli Dei scegliere le città, nelle quali volevan essere in
più
special modo venerati. Nettuno fu il primo a veni
Nettuno, e per Minerva, le donne. La quale vinse per un suffragio di
più
; e però Nettuno adirato coprì di acqua il paese
innalzare in Atene una statua a Minerva Salutare. L’arte della guerra
più
che ogni altra apparteneva a questa Dea. Esiodo f
n Ermopoli Iside si credeva la prima delle Muse, e Platone dice che i
più
antichi canti si attribuivano a quella Dea ; e si
e tu, Oreste, somministrate le pruove ed i testimoni. Io sceglierò i
più
sapienti e probi fra gli Ateniesi, e loro affider
che quando una donna a qualche Dea far voleva un’offerta, niuna cosa
più
accetta e pregevole credeva poterle dare che un b
a ninfa vestite di peplo ; e Teocrito loda Cerere dal peplo. Omero in
più
luoghi descrive or Minerva, or Teti, ed ora Vener
eti, ed ora Venere ornate del loro peplo ; e chiama quello di Venere,
più
fulgido del fuoco. Allorchè facevasi a Minerva l’
o un arazzo ricamato, non è agevole a definirsi ; ma l’ultima cosa è
più
verisimile. In quell’arazzo erano istoriate le pi
ma l’ultima cosa è più verisimile. In quell’arazzo erano istoriate le
più
belle imprese di Pallade, e principalmente la pug
raccolta e legata con una stringa, la quale sotto la legatura scende
più
o meno sopra la schiena o pettinata solamente o i
he questo appunto, cioè il colore glauco, è il colore degli occhi de’
più
feroci e guerrieri animali, e perciò l’attribuiva
fica che guarda bieco, o con volto minaccioso e terribile ; così pare
più
verisimile che Minerva Glaucopide voglia dire Min
zò de’tempii nella Samotracia. I suoi nepoti andarono a Troia e nella
più
riposta parte del tempio di Pallade ch’era nella
o nel tempio di Vesta, ove a niuno era lecito vederlo, se non se alla
più
anziana delle Vestali. Apollo o il Sole
o. Questo nume in cielo si chiama Febo, ed Apollo, in terra, e perciò
più
spesso Febo vuol dire il sole ; e Virgilio chiama
e l’isola Ortigia, che chiamossi Delo (da δηλος, manifestus), come la
più
appariscente fra le Cicladi, nel cui mezzo è allo
dicono i poeti della eterna giovinezza di Apollo, che dipingevano co’
più
dolci colori della bellezza, e che non mai per vo
nto. Il lavoro vinceva la materia, perchè Vulcano vi avea scolpito le
più
vaghe e mirabili cose della natura. Sopra un tron
o a morire(2). Quindi cantò bellamente l’ Ariosto : Terrà costui con
più
felice scettro La bella Terra che siede sul fiume
destrezza ; ma il vento Zeffiro, per fare qualche sua vendetta, spirò
più
gagliardo e spinse il disco a colpire il capo di
ro, un bel monile di gemme al collo ed altri ornamenti ne facevano il
più
piacevole diporto di quel paese, e sopra tutti, d
gnuoli i quali nidificavano presso la tomba di lui, facevano un canto
più
soave che altreve. Aristeo che fu cagione della m
inome con preziosi doni ad Apollo. Ma nella favola di Crine sì ha una
più
nobile vendetta, ed una gloriosa spedizione, per
o Crine, fece un tempio in onor dt Apollo, per ciò detto Sininteo. Un
più
strano gastigo dal nostro Apollo ebbe Cassandra,
tte di Troia ; e questa incendiata, toccò in sorte ad Agamennone, cui
più
volte disse che guardato si fosse dalle insidie d
le nel canto. Filammone, fig. di Apollo e della ninfa Chione, uno de’
più
antichi Musici(1), ed il primo che istituì i cori
li antri ombrosi, soggiorno delle Ninfe ; fra i quali l’antro Coricio
più
d’ogni altro vasto e bellissimo, sì leggiadrament
nasso. Dirce era fonte e fiume che bagnava Tebe, e da cui Pindaro, il
più
sublime allievo delle Muse, appellasi cigno Dirce
madre legarono Dirce alla coda di un indomito toro. La quale così per
più
tempo miseramente strascinata, fu per compassione
i Dei e degli Eroi celebrati da’poeti, li tramanda alla posterità. Il
più
dipingesi coronata di fiori, e qualche volta di p
alla poesia epica. Da Ovidio(1) si chiama la prima del suo coro e la
più
grande delle Muse ; come Orazio(2) la nomina regi
grande delle Muse ; come Orazio(2) la nomina regina, ed Esiodo(3), la
più
nobile delle altre tutte. Si rappresenta in forma
icco delle dovizie di tutt’ i popoli e di molti monarchi, non che de’
più
pregevoli monumenti delle arti(5). Livio racconta
, e non trovandosi tant’ oro che bastasse ; le donne romane diedero i
più
cari ornamenti per giungere al determinato valore
e balze ed i dirupi facevan le veci di mura, sicchè non era certo, se
più
mirabile fosse la natura del luogo, o la maestà d
dare di uomini e forte suono di trombe, rintronando le rupi, si udiva
più
grande e quasi moltiplicato il rumoreggiare ; il
voce che Socrate dall’oracolo stesso di Delfo era stato dichiarato il
più
sapiente di tutti gli uomini. Omero(2) riferisce,
a bietola, di argento, e la rapa di piombo(3). Nè a Delfo solo, ma in
più
altri luoghi erano celebri oracoli di Apollo. In
ebbe i soprannomi di Arciero, di Ecaergo, o che colpisce da lungi, e
più
altri ; i quali dinotano che il sole co’ suoi rag
. Così il Chiabrera(1) : Febo s’infiamma, e rimenando il giorno, Vie
più
la terra incende. Ed il Boccaccio(2) : Siccome f
Nel Museo Borbonico vi è una statua di Apollo detta da Winckelmann la
più
bella fra le statue di questo nume ; e la sua tes
urea di Nerone tolte alla Grecia vi fosse anche questa, la quale è la
più
sublime fra le opere antiche che sino a noi si so
ra tutti gli altri simulacri di quel nume, quanto l’Apollo di Omero è
più
grande di quelli descritti dagli altri poeti. Il
n cima a cui sembra con bella pompa dalle Grazie annodata ». Queste e
più
altre parole ; nell’estasi della sua ammirazione
iosamente misto di agilità, di vigore, di eleganza, che vi si vede il
più
bello, il più attivo degli Dei, senza la morbidez
o di agilità, di vigore, di eleganza, che vi si vede il più bello, il
più
attivo degli Dei, senza la morbidezza di Bacco, e
ornata di gemme, opera di mirabil lavoro. La sua eterna gioventù era
più
cara per cagione di una fiorente avvenenza che or
orientali il sole per gli uomini, e la luna per le donne esprimono la
più
alta bellezza. I suoi lunghi crini erano i raggi
; αργυροτοξος, dall’arco di argento ; εκαεργος, il lungi saettante, e
più
altri simili. Apollo Augur, certus, cioè, infall
a un giovane di Tessaglia assai amato da Apollo. Quest’oracolo era il
più
veridico dopo quello di Delfo. Apollo Cinzio, Κυ
versi dati a questa Dea e lor ragione. Le vetuste teogonie per lo
più
distinguono la Luna, Ecate e Diana, facendone tre
he in cielo, in terra e nell’inferno mostri L’alta bellezza tua sotto
più
forme ; E nelle selve di fere e di mostri Vai cac
e splendore. II. Storia favolosa di questa Dea. La Luna era la
più
grande divinità del paganesimo dopo il Sole, perc
Mitologi chiamavasi madre degli uomini e degli Dei ; e reputavasi la
più
antica Divinità ; percui era adorata dalla più pa
Dei ; e reputavasi la più antica Divinità ; percui era adorata dalla
più
parte de’popoli antichi. Oltre non pochi altri fi
no ; o nel paese de’ Cimmerii che gli antichi credevano sepolto nelle
più
dense tenebre, e che lo stesso Omero ripone oltre
il quinto di Niso e di Esione. Cicerone(5)finalmente dice che abbiamo
più
Dionisii ; il primo nato di Giove e di Proserpina
perchè non faccia menzione di Bacco, fig. di Giove e di Semele, ch’è
più
noto degli altri. Or di tanti Bacchi i poeti hann
iulletto Bacco fra le braccia. Della molle bellezza del suo sembiante
più
cose diremo nell’articolo iconologico. Una nave(3
fini ; percui questi pesci pongono all’uomo grandissimo amore. Di che
più
esempii riferisce Luciano stesso e Plinio(2), fra
’ Tirii. Fu sua delizia il canto a suon del flauto, per cui era fatto
più
per le danze e per le sollazzevoli occupazioni ch
chiama dispregiatore de’ Numi e specialmente di Bacco, ed il dipinge
più
stranamente furioso, anzi feroce, che non fa Euri
isteri del Nume, ed alle rimostranze di Cadmo, di Atamante e di altri
più
accesi nell’ira, vola nel Citerone a far mal gove
i amando starsene fra le mura paterne ed attendere a’donneschi lavori
più
che impazzare colle altre ed aver parte a’disordi
, mentre i pastori con festose carole e con canti facevan quel giorno
più
lieto. Anche da Eneo, fig. di Partaone e marito d
modo di coltivarla ; che anzi il vino chiamò οινος dall’ospite ; ma è
più
verisimile che la favola sia nata dal nome di Ene
utta l’Asia seguito da un esercito, di cui non erasi mai veduto altro
più
strano. Era esso composto di uomini e di donne, t
ed inchinati alla ubbriachezza ; o perchè il vino addolcisce le menti
più
brutali e feroci. Quanto poi al tirso, leggiamo i
conica, e dinotava pure il gambo di qualunque frutice. Ma in un senso
più
ristretto vuol dire un’asta di legno o bastone at
υξ, nox.). I Tracii le introdussero nella Grecia, e si contano fra le
più
antiche orgie di Bacco. A questa specie di orgie
cose sacre. Le feste di Bacco si chiamavano Baccanali, Dionisiache, e
più
propriamente Orgie, dalla parola greca οργη, furo
cavriuiolo detta nebide ; e portavano in mano il tirso. Il loro grido
più
frequente era l’acclamazione evoè (gr. ευοι, lat.
tre nature (τριφυης) ; o alle feste trieteriche. Questa cesta per lo
più
si vede mezzo aperta e pare che n’esca un serpent
io acceso Di quel Sol che in ciel vedete, E rimase avvinto e preso Di
più
grappoli alla rete. Ed in Ovidio(1) abbiamo che
he vi fu un tale Ampelo, fig. di un Satiro e di una Ninfa, ed uno de’
più
grandi amici di Bacco e forse suo sacerdote, il q
attato in modo assai strano, e fra’ Centauri ed i Lapiti si accese la
più
sanguinosa pugna del mondo, che Ovidio(5) descriv
arti del disegno fecero a gara per raccogliere dalla natura le forme
più
leggiadre e più care, le quali con bell’accordo d
o fecero a gara per raccogliere dalla natura le forme più leggiadre e
più
care, le quali con bell’accordo di grazia potesse
veste lunga, colla barba, e giacente, come rappresentavasi il primo e
più
antico Bacco, secondo Diodoro Siculo. Sidonio Apo
nci, per indicare forse che la forza del vino doma ed ammansisce ogni
più
indomita natura. « Bacco, dice Millin, è rapprese
na pantera a’ piedi, il quale animale significa che il vino doma ogni
più
feroce natura(4). Nel Museo Romano(5) vedesi un b
a legge alcuna ; ma Laso, maestro di Pindaro, le ridusse ad una forma
più
regolare. In esse, volendosi in certo modo imitar
ni hanno che opporre. Da’ poeti ditirambici nacque il proverbio, aver
più
poco senno di un poeta ditirambico, per dinotare
utte le cose. II. Storia favolosa di Venere. Venere, una delle
più
celebri divinità de’ gentili, era la dea della be
iluca. Dalla schiuma del mare adunque, dice Esiodo, nacque Venere, la
più
bella delle Dee, presso all’isola di Cipro, e por
raviglia di tutt’i numi. Giove volendo dare un compenso a Vulcano, il
più
deforme degli Dei, dell’ingiuria fattagli, quando
mitazione, ne hanno formato una Dea che in se riunisce quanto vi è di
più
bello e di più amabile. Secondo Lattanzio, Venere
anno formato una Dea che in se riunisce quanto vi è di più bello e di
più
amabile. Secondo Lattanzio, Venere non era altro
culto di quella dea. Essi dovettero in prima fermarsi a Cipro ch’è la
più
vicina alle coste della Siria, ed il culto di lei
piede in Italia e fondarvi il destinato impero ; Venere, per rendere
più
sicura la dimora del figliuolo in Cartagine, chè
, rende il mare tranquillo, ed Enea, dopo la dipartita da Cartagine e
più
altre avventure, scioglie le vele alla volta dell
imposto a Venere ed a Giunone di venire ad amichevole concordia e non
più
brigarsi de’ fatti degli uomini, Venere rinnova l
del Cielo ; ma comunemente si dice nato da Venere e da Marte. Per lo
più
si rappresenta qual fanciullo cieco, o cogli occh
Eufrosine, amante degl’ inni, e Talia, amica de’ carmi, figliuole del
più
potente de’ numi. Il fin qui detto dimostra che n
umero delle Divinità degli antichi alcuna non vi è che sia vestita di
più
amabili circostanze che le Grazie, dalle quali tu
e ogni altro è inutile, cioè, il dono di piacere. Perciò esse avevano
più
che tutte le altre Dee un gran numero di adorator
Vedi, caro Senocrate, di sacrificare alle Grazie ». Queste Dee per lo
più
si dipingevano nude e discinte, per significare c
creonte dice di loro che spargon rose a piene mani (ροδα βρυουσι). Il
più
si rappresentano quali giovani donne belle e ride
Il più si rappresentano quali giovani donne belle e ridenti, vestite
più
con garbo che con magnificenza, coronate di fiori
che le Grazie e Suada ornarono Pandora di aureo monile, e le Ore, de’
più
bei fiori di primavera. Presso Omero le Ore sono
Romani chiamavan Talasio o Talasso, giovane romano, il quale sposò la
più
bella Sabina ed ebbe felicissimo matrimonio. Quin
el buon costume, e s’invocava il suo nome nelle nozze. « Alcune delle
più
belle Sabine rapite dalla romana gioventù, come d
empio assai frequentato. Il tempio poi eretto a Citera era tenuto pel
più
antico di quanti ne avea questa Dea nella Grecia
spuma del mare. Ma Cipro, isola natale di Venere, nel Mediterraneo, è
più
di ogni altro luogo celebrata pel culto di quella
ua non solo di tutte le altre opere di quell’insigne statuario era la
più
bella, ma che in tutto il mondo non se ne vedea l
di Paride ». E finalmente sull’Erice, monte della Sicilia, fu uno de’
più
ricchi tempii di Venere, che vuolsi edificato ins
unone. La Venere Vittoriosa (victrix) è adorna di un simile serto. La
più
bella statua di questa Dea, ma senza braccia e ch
oncorso de’ forestieri. Questa statua ch’era di marmo pentelico, è la
più
maravigliosa di quante ne vanta l’antichità. Luci
ta Dea. Essa fu trasportata nel Museo di Parigi, e si annovera fra le
più
belle statue di questa maniera. Invece del deifin
di quell’inimitabile pittore fu riposta la gloria maggiore. « L’opera
più
celebre, dice Carlo Dati, di questo artefice insi
degl’industri pennelli alzarsi dalle onde la bella figlia del mare, e
più
lucente del sole con folgoranti pupille accender
esimi di Coo, della quale fece la testa e la sommità del petto, e non
più
, e credesi che avrebbe vantaggiato la prima, ma l
tea meglio perfezionarsi che chiaramente mostrando non potersi passar
più
oltre da ingegno umano. » Fu in grande stima, dic
io di Venere Urania, non lungi da quello di Apollo. Questa Dea(1) il
più
si dipingeva a guisa di bellissima donzella che s
Adone accompagnato da’ suoi cani ; ora con Cupido e colle Grazie ; ma
più
spesso come uscente del mare sopra di una conchig
tella ciprigna chiamossi dall’ Ariosto il pianeta di Venere : Fra le
più
adorne non parea men bella, Che sia tra l’altre l
nciullo viverebbe sino a che non avesse veduto se stesso. Si risero i
più
del pronostico, che il fatto dimostrò vero ; pero
l’Egitto passarono certamente ai Greci. Ma qui è mestieri distinguere
più
Marti, de’ quali i Greci fecero un solo. Il primo
esi, dalla quale fu con accorto artifizio liberato da Mercurio. Nè fu
più
felice in un combattimento ch’ebbe a sostenere co
Achille e calmato lo sdegno de’ due rivali per volontà di Giunone(4),
più
risorse la contesa fra’ numi che tenevano pe’ Gre
ambi per mano della Dea distesi vergognosamente al suolo. Ma certo fu
più
ontoso per Marte il fatto di Diomede. Incoraggiav
), e, già prevalendo Ettore coll’aiuto di quel nume, Diomede, dopo le
più
mirabili pruove, era costretto a retrocedere, qua
ice Mad. Dacier, la quale è tutta dolcezza, tranquillità e pace, odia
più
di ogni altra cosa le sregolate e brutali passion
. Caro. Oltre a ciò gli epiteti che a lui si danno da’ poeti, sono i
più
atti a farcene conoscere il carattere. Omero ed E
ti interamente della vista della persona di lui ; nè fu poscia veduto
più
in terra. La gioventù romana prestò fede a’Padri,
ra. La gioventù romana prestò fede a’Padri, i quali, essendogli stati
più
vicini, affermavano, quello essere stato rapito e
arte in quelle contrade. Gli antichi Latini(2), prima che fosse Roma,
più
di ogni altro nume il veneravano ; e ciò per l’in
Romolo, ma perchè così dicevasi da’ popoli del Lazio. Quello poi ch’è
più
celebre nel culto di Marte è il sacerdozio de’ Sa
i chiamavano salisubsuli, voce forse foggiata dal poeta per esprimere
più
vivamente la sua idea. Livio(4) dice che Numa sta
che a colui che lo vincesse nella corsa del carro. Avea egli cavalli
più
veloci del vento ; e perciò tredici o diciassette
a vigilanza, col volto infocato, qualche volta colla barba, ma per lo
più
senza di essa ; sopra un cocchio tratto da cavall
lo. Spesso si rappresentava con una corazza sulla quale erano dipinti
più
mostri di varie forme ; ed Orazio(1) dice che Mar
no Marte nell’atto di andare e di ritornare dalla battaglia, danno la
più
grande idea di questo nume. Gli Spartani rapprese
ed anche con un mantello sulle spalle ; qualche volta barbuto, ma il
più
delle volte senza barba. VIII. Epiteti princip
devastatore delle mura, τειχεσιπλης ; e delle città, πτολιπορθος ; e
più
altri epiteti degni del nume della guerra. Anche
quanto poi all’origine della voce Mercurius, pare doversi trarre co’
più
dalle merci (a mercibus), perchè era il nume che
curio intercede, vedremo quali furono le incumbenze di questo nume il
più
affaccendato di quanti mai vi ebbero Iddii nel ci
a in un dialogo di Luciano, dicendo che non v’era fra’ celesti aleuno
più
infelice di lui, (εν ουρανω θεος αθλιωτερος) per
1). La madre di lui fu a tal segno superba che osò vantarsi di essere
più
bella di Diana ; percui questa dea in una caccia
iede la prima idea della lira, che facevasi di tartaruga. Essa per lo
più
avea sette corde ; ed Ovidio (5) finge che Mercur
quasi sempre adoperato come messaggiero di pace, laddove Iride per lo
più
annunzia guerra e discordie. Con quella verga adu
colle ali a’ piedi, forse perchè il pianeta di Mercurio credevasi il
più
veloce fra tutti gli altri pianeti. Queste ali si
come un giovinetto di bello aspetto, di svelta corporatura, e per lo
più
con un mantello alle spalle. Una delle più belle
elta corporatura, e per lo più con un mantello alle spalle. Una delle
più
belle statue di Mercurio è quella del Museo Pio-C
trovasi il cane, forse perchè fra tutti gli animali esso si reputa il
più
accorto e sagace. VI. Principali epiteti di Me
Romani e da quasi tutti gli antichi popoli ; percui si annovera fra i
più
celebri e vetusti Dei del gentilesimo. E ciò nacq
ne ; e finalmente, quando il resto della natura ci abbandona , allora
più
che mai qual madre affettuosa ci accoglie e ricuo
. Da Omero chiamasi alma Tellure genitrice, e madre degli Dei ; ed il
più
degli antichi credevano che l’uomo fosse fatto di
la Pizia investita dava gli oracoli. E qual virtù, prosegue a dire, è
più
divina di quella esalazioni, le quali la mente mu
ella Dea Tellure vicino ad Olimpia. E qui è mestieri osservare che la
più
parte degli antichi oracoli erano collocati in lu
e, i paesi di scoscese montagne, e però piene di caverne, abbondavano
più
degli altri di oracoli. Tale era la Beozia, che,
ori. Secondo Esiodo (1) essi erano divina progenie nata da Crono, non
più
di tre, e ministri di Vulcano nel fabbricare i fu
Quindi le rovine delle mura di Tirinto, di Micene e di Nauplia, dopo
più
di tremila anni, dimostrano la prima immagine ed
ava. Ma per sua mala ventura provocò anche Ercole, il quale l’atterrò
più
volte, ma invano, perchè la Terra, sua madre, gli
i l’arco ed il turcasso ch’egli ha gettato via nella zuffa per essere
più
libero. Qui non dobbiamo omettere i Centimani Bri
to, formato di varie cannucce con certa proporzione disuguale, per lo
più
in numero di sette e congiunte con cera ; il qual
quello ad una canna (μονοκαλαμος), che ritrovò Mercurio ; l’altro di
più
cannucce formalo (πολυκαλαμος), di cui fu invento
Ed al dir di Ovidio (4), in fistola fu trasformata Siringa, una delle
più
belle Naiadi che abitavano un monte vicino a Nona
uomini l’idea della fistola e della sampogna, la quale (6) essendo la
più
semplice forma di musicale strumento, fu eziandio
) essendo la più semplice forma di musicale strumento, fu eziandio la
più
semplice forma di musicale strumento, fu eziandio
eziandio la più semplice forma di musicale strumento, fu eziandio la
più
antica ; e per esser riputata la musica nobilissi
er Faunus. Ovid. ) ; ma con lineamenti meno schifosi ed una fisonomia
più
allegra di quella de’ Satiri. Nel Museo Borbonico
si facevan sacrificii in ogni anno ; alle volte era uno stipite ; ma
più
appresso fu dìpinta con testa umana, ma senza bra
se che dettò loro le leggi (3). Di tutt’i luoghi della terra niuno fu
più
grato a questa dea che la Sicilia, la quale era t
ra Cerere, guarda per tutto e pure all’amico fonte di Ciane, la quale
più
lingua non avea da dire alla madre che cosa fosse
di Nereo e di Dori ; e fra le seguaci di Diana, di me non vi fu altra
più
amica de’ boschi e della caccia. Mi dicevano bell
emo continuasse il suo viaggio. Il bue riputato era dagli antichi (1)
più
degli altri animali addetti all’agricoltura ; ed
devasi ministro di Cerere e di Trittolemo e fu allogato fra gli astri
più
splendidi. Dal bue venne il nome di Buzige, Ateni
e celebravasi ogni anno nel tempo, in cui trebbiavasi il grano. Ma la
più
celebre era quella de’ misteri Eleusini, appellat
empio e non già nel santuario. Or non vi era in tutta la Grecia festa
più
celebre de’ grandi Misteri Eleusini da Cerere ste
sotto il venerando nome di misteri nascondevano quei ciechi Pagani le
più
colpevoli scelleratezze. VIII. Erisittone – Me
uto da Nettuno il privilegio di potere cangiar forma, si fece vendere
più
volte per soddisfare a’ bisogni del padre, il qua
vallo con due fiaccole in mano. Negli antichi monumenti figuravasi il
più
come una donna robusta, coronata di spighe, biond
in compenso del discacciamento dal cielo, tolse in moglie Venere, la
più
bella fra le Dee, o Aglaia, una delle Grazie, sec
, si fingono fabbricati da Vulcano e da’ Ciclopi, ed anche quelle de’
più
illustri eroi. Esso diede ad Ercole la corazza d’
me opere di arte. Ma di tutte le opere attribuite al Dio del fuoco la
più
famosa è lo scudo di Achille descritto con arte m
l’opera e fabbrica uno scudo, di cui Omero fa una descrizione ch’è il
più
bel pezzo di poesia che ci abbia conservata la gr
lito con una mazza. Allorchè Diomede, coll’aiuto di Pallade, fece le
più
mirabili pruove, era fra i Troiani un Darete, sac
damente addormentossi. Allora Caco, invaghito di que’ buoi e scelti i
più
belli, ed attesochè le pedate avrebbero potuto mo
omolo, ch’era fuori della città, e nel quale si trattavano gli affari
più
rilevanti della repubblica. Fra gli animali poi e
era tre Diane : la prima, fig. di Giove e di Proserpina ; la seconda,
più
conosciuta, che nacque da Giove terzo e da Latona
di Dedalione, chiamata da altri Filonide, ebbe la follia di vantarsi
più
bella di Diana ; la quale di ciò sdegnata la ucci
are da tanto flagello quelle contrade, Meleagro, già divenuto uno dei
più
valorosi eroi della Grecia, invita il fiore de’ g
e fratelli di Altea, e Telamone, e Peleo, padre di Achille ; ed oltre
più
altri la quanto bella, altrettanto valorosa Atala
; ma Diana ne allontanò il colpo ; nè quello di Castore e Polluce fu
più
felice. Lo strale che dovea ucciderlo, fu lanciat
o. Ma nella Tauride, paese della Scizia, pareva che Diana fosse stata
più
avida di sangue umano ; e quivi i suoi sacrificii
ta e per essersi vantato che Diana stessa non avrebbe tirato un colpo
più
sicuro. Or eletto egli supremo duce de’ Greci con
si strinse un’amicizia si grande, che cresciuta coll’età fu una delle
più
famose amicizie della Grecia. Oreste intanto già
i continuo le grida della madre uccisa. I greci poeti non poteano con
più
vivi colori porre avanti gli occhi del popolo lo
o il soggetto di molte tragedie ; e l’Ifigenia in Tauride è una delle
più
belle di Euripide. V. Varie incumbenze di Dian
mondo (2). In quella città adunque era il tempio di Diana Efesina, il
più
magnifico ed il più ricco che mai vi fosse stato
città adunque era il tempio di Diana Efesina, il più magnifico ed il
più
ricco che mai vi fosse stato sulla terra, noverat
e tutta l’Asia concorse ad ornarlo ed arricchirlo con quanto avea di
più
prezioso(4). Vi erano 127 colonne del più bel mar
icchirlo con quanto avea di più prezioso(4). Vi erano 127 colonne del
più
bel marmo, dono di altrettanti re dell’ Asia, e l
eti tanto al sole che alla luna assegnano il trono di oro ; ma sembra
più
proprio di Diana il trono di Argento. In un’antic
i Troia ed arriva sino alla fondazione del regno di Sicione, forse il
più
antico degli altri tutti. Si osservi in fine che
κη, robustezza. Varrone annovera molti Ercoli, e Cicerone sei ; ma il
più
celebre è l’Ercole Tebano, fig. di Giove e di Alc
Enorme era la grandezza di quel mostro che avea sette teste, ed anche
più
, secondo alcuni. Dice Igino che il veleno di ques
al monte Caucaso. Virgilio(1) dice che Ercole uccise quel toro ; ma i
più
vogliono ch’ei lo portò vivo ad Euristeo. Tolse i
’eroe. Or dopo qualche tempo accadde che Deianira per conciliarsi vie
più
l’amore dello sposo, gli mandò per Lica, di lui s
porta qualche volta sopra un braccio ed alle volte sopra la testa. La
più
bella di tutte le statue di questo eroe è l’Ercol
u fabbricata da Cecrope che primo diede divini onori a Giove ; e dopo
più
altri re salì sul trono Pandione, padre di Progne
a E trova il nido voto Successore di Pandione fu Eretteo, stimato il
più
possente principe di que’tempi ; per cui Borea, r
nissero della stessa lunghezza, ovvero tagliando loro i piedi, s’eran
più
lunghi. E finalmente essendogli riuscito di allac
te duci chiamaronsi i sette prodi contro Tebe (οι επτα επι Θηβας). Ma
più
famosa ancora è la seconda intrapresa da’discende
one. Ma nella storia favolosa ed eroica de’ Tessali non vi ha impresa
più
memoranda della spedizione degli Argonauti. Esone
o), perchè là giunti i due volanti eroi, fu loro disdetto da Giove di
più
inseguirle e quindi dovettero tornare indietro. A
o di troia. Ecco, dice Banier, un avvenimento che senza fallo è il
più
celebre de’ tempi favolosi ed eroici ; e che nel
di Paride ed il rapimento di Elena ; ora rimane a dire quel che tocca
più
da vicino la greca celebratissima spedizione cont
greca celebratissima spedizione contra l’infelice città di Priamo. La
più
bella e naturale narrazione di questa guerra è qu
come una mera finzione, ma piuttosto come una copiosa raccolta delle
più
antiche storie della Grecia. Uopo è adunque disti
; dice che Agamennone, re di Micene, di Sicione e di Corinto, era il
più
potente principe di tutta la Grecia e che fu elet
istoria. Quindi è che il poema di Omero merita di esser tenuto per la
più
antica storia della Grecia, di cui i primi tempi
di Acasto, ottenne dagli Dei di poter parlare coll’estinto sposo non
più
che tre ore. Ma dopo siffatto tempo ricondotto Pr
Pelide, dal padre. Peleo era re di Tessaglia ed avea sposata Teti, la
più
bella delle Nereidi, nelle quali nozze fu dalla D
iolide, andò cogli altri duci alla guerra di Troia. Di lui non vi era
più
forte e prode guerriero, siechè da Omero chiamasi
re misura, si ritira sopra le navi con tutta la sua gente e ricusa di
più
combattere pe’ Greci. Noi dobbiamo a quest’ira fa
ci. Noi dobbiamo a quest’ira famosa, dice uno scrittore, l’Iliade, il
più
antico ed il più ingegnoso de’poemi conosciuti. A
a quest’ira famosa, dice uno scrittore, l’Iliade, il più antico ed il
più
ingegnoso de’poemi conosciuti. Achille si rinchiu
to sì caro che l’amicizia di Patroclo e di Achille si annovera fra le
più
conte della Grecia. Egli disonorò la vittoria col
o non vi restò che il solo nome(1) ; nome che ha reso immortali i due
più
insigni poeti che abbia mai veduto il mondo, Omer
atremare la terra ; e perchè dopo Giove, Nettuno era il nume che avea
più
potere degli altri. Ed una grande idea di questa
« Egli ha fatto tre passi, dice il poeta, ed al quarto giunge sino a’
più
lontani lidi. Dal seno delle profonde lor grotte
h’era simbolo della pace. Per tutto ciò Nettuno è stato uno degli Dei
più
onorati del paganesimo ; ed Erodoto asserisce ch’
e venne la notizia da’ popoli della Libia che il riguardavano come la
più
grande loro divinità. Nella Grecia, in Italia e s
ettuno. E con siffatti nomi invocavansi nelle tempeste dal naviganti.
Più
antico dello stesso Nettuno era Nereo, fig. del P
buita a Proteo ed a Glauco da altri poeti. Secondo Apollodoro, il suo
più
ordinario soggiorno era il mare Egeo, ove lietame
n alcuni antichi monumenti. Esse finalmente si rappresentavano per lo
più
a foggia di donzelle avvenenti, co’capelli intrec
intrecciati di perle, sopra delfini e cavalli marini, portando per lo
più
in una mano il tridente di Nettuno, e nell’altra,
luvio di Deucalione, Proteo guidava il suo gregge sopra le cime delle
più
alte montagne. V. Iconologia di Nettuno. N
one di Nettuno è alquanto diversa da quella di Giove, avendo la barba
più
increspata, ed essendovi una considerevole differ
nchiglia, tirato da cavalli marini, e col tridente in mano. Una delle
più
belle statue di questo nume in piedi è quella del
li magici farmachi fu essa nella metà inferiore del corpo cangiata in
più
rabbiosi cani marini che orribilmente latravano.
. Si diceva pure Ταρταρος, il Tartaro, pel quale intendevano il luogo
più
profondo dell’inferno, immaginato da’ poeti nel c
ell’inferno. Fu chiamato Orco da ορκος, giuramento, perchè non vi era
più
santo ed invidiabile giuramento che quando giurav
e magnifiche che fecero dire a Diodoro Siculo che gli Egiziani aveano
più
cura de’sepolcri de’morti che de’palagi de’vivi.
alo in mezzo all’acqua che fugge e che quando è già presso al labbro,
più
avviva la rabbiosa sua sete. Quivi infine è l’emp
a, ed altri nel centro della terra accanto al tartaro ; ma l’opinione
più
comune li pone in alcune isole dell’Oceano dette
avendo il capo inghirlandato di mirto. Meglio però Virgilio (2) e con
più
lodevole filosofia ci pone avanti gli occhi la fe
etti e donzelle, ma magnanimi eroi, di sangue divino e nati in secoli
più
felici, vivono tranquilla e beata vita, e gli stu
ra il felice soggiorno de’ buoni o i Campi Elisii. IV. Descrizione
più
particolare di alcuni luoghi dell’ Inferno. P
cata l’ombra della consorte Euridice. Ma l’Averno di Virgilio ch’è il
più
celebrato da’ poeti, è quello della nostra Campan
lutonii ; che in quella contrada erano i Cimmerii e le lor grotte ; e
più
altre simili cose. Ma che poi, per ordine dell’im
che loro offre. In alcuni siti ha 180 piedi di profondità, ma non ha
più
quell’aspetto tenebroso e lugubre, col quale cel
l’altra, la celebre grotta della Sibilla Cumana. Infine non vi è cosa
più
pittoresca che l’aspetto di questo lago che gli a
ed il Flegetonte ; e lo Stige, per essere assai torbido e limaccioso
più
ad una palude rassomiglia che ad un fiume. Il Coc
re la loro riposta sapienza ; e che quanto poteano vantare i Greci di
più
ammirabile, tutto l’aveano attinto da’loro sacerd
i Rea o sia Opi, e quindi fratello di Giove e di Nettuno. Egli era il
più
giovane di loro, e nel modo stesso che i due prim
seppellire i morti e di rendere loro gli altri funebri onori. Ma pare
più
conveniente il dire ch’egli fu riguardato come Di
i immortali. Ed Omero ha detto che Plutone fra tutte le divinità è la
più
formidabile a’mortali. Properzio il chiama padre
per base i fenomeni celesti. E veramente Esiodo nella Teogonia per lo
più
chiama gli Dei figliuoli dello stellato cielo ; e
), e ciò per una sua proprietà, che una volta reciso, non rinasce mai
più
, simbolo della vita umana che quando giunge al su
ta umana che quando giunge al suo tramonto, non vi è speranza che mai
più
risorga. Nella Grecia era generale l’uso di ornar
gli Dei tutti e lo stesso Giove ubbidiscono, e che le Parche possono
più
che tutt’i celesti numi. Esse erano tre, delle qu
bellamente orlata di porpora di Tiro ; ed Orfeo le dice coperte della
più
risplendente e lucida porpora. Baticlete sulla ba
vacca nera e sterile(1), in segno della sua sterilità. Il simbolo poi
più
ordinario di questa Dea era il papavero, come l’e
ressochè tutte a rinovazioni e progressi andar soggette ; onde sempre
più
raffinate comparveto e degne d’ammirazione ; non
e fosse da risguardarsi come a tale grado di perfezione ridotta ; che
più
non abbisognasse di lavoro alcuno. Tale per certo
re l’uomo erudito ; e capace di ravvisare molti preziosi avanzi della
più
rimota Antichità. Di fatti se nell’ applicarsi a
e suole guidare agevolmente il nostro intelletto all’acquisto di ogni
più
sublime e difficile cognizione ; questa esattezza
terrompere il filo della lettura, si ragiona ; nella seconda gli Eroi
più
celebri vengono indicati, e degli altri ancora co
oi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora con Note per lo
più
si fa parola ; nella terza finalmente trattasi de
mo a svellere dal cuore il vizio, e a spargervi in vece il seme delle
più
nobili virtù ; ma quali e quanti non sono poi i r
Il Fisico col mezzo dell’allegoria ebbe a vedervi indicati gli arcani
più
sublimi della Natura ; il Politico vi ritrovò le
icati gli arcani più sublimi della Natura ; il Politico vi ritrovò le
più
raffinate direzioni de’ Governi ; chi vi riconobb
finate direzioni de’ Governi ; chi vi riconobbe espressi i lumi della
più
pura Morale, e chi l’Istoria funesta degli errori
inari. L’Uomo volontariamente divenuto cieco di mente in mezzo a’
più
evidenti lumi della naturale ragione, ed empiamen
ei cadde, che non isdegnò di ammettere con apertissima contraddizione
più
Nature Divine, nè ebbe in orrore di tributare all
contraddizione più Nature Divine, nè ebbe in orrore di tributare alle
più
vili creature quel culto, che soltanto dovea al C
mero de’ falsi Numi ascendeva a trenta mila ; e Plinio soggiunge, che
più
Dei si adoravano da’ Gentili, di quel che uomini
paese determinato e senza particolare culto, tuttavia in certi luoghi
più
spezialmente si onoravano. Gli altri poi non eran
le loro esimie gesta meritarono di essere annoverati tra gli Dei(d).
Più
verisimile però sembra ad Arnobio, che i Romani,
omaggio versò sugli altari di lui sangue umano ; e i padri stessi col
più
feroce furote si videro talvolta guidare all’ ara
de(b). Come tale si teneva per moglie d’ Osiride(10), e per una delle
più
grandi Divinità dell’ Egitto. Da Iside e da Osiri
uo connazionale, la quale fralle giovani di Festo si decantava per la
più
bella. Teletusa, conoscendo l’ impossibilità di t
tale sposalizio, usò ogni studio per trarlo in lungo ; ma non potendo
più
differirlo, si recò colla figlia all’altare d’ Is
so. Uscì finalmente la madre dal tempio. La seguì la figlia con passo
più
franco del consueto, e s’ avvide ch’ era divenuta
tterrò la quercia ; a cui era affissa la vita di Sangaride ; e questa
più
non esistette. Ati voleva allora per disperazione
redetto a’ Romani, che il loro Imperio sarebbesi conservato, e sempre
più
accresciuto, qualora avessero potuto trasferire a
o si arrestò alle foci del Tevere, nè v’era forza sufficiente a farlo
più
oltre avànzare. Finalmente Claudia, una delle Ves
oli avevano altresì dichiarato, che Cibele fosse ricevuta in Roma dal
più
onesto cittadino. Tale fu riputato Scipione Nasic
scuno innanzi al simulacro di Cibele faceva pompa di ciò che aveva di
più
prezioso. Tutti vestivano a loro capriccio, ed an
apriccio, ed anche liberamente usavano delle insegne delle dignità le
più
cospicue. Il fine di tali Feste era quello di ott
mari girasse Cerere prima di ritornarsene in Sicilia. Non le restava
più
luogo ad esplorare nell’ Universo ; sicchè abband
. L’ avea veduta Ascalafo, partorito ad Acheronte da Orfne, una delle
più
celebri Ninfe dell’ Averno. Colui palesò il fatto
cidente (c) ; finalmente si andava con gran pompa da Atene ad Eleusi,
più
volte fermandosi, cantando inni, e sacrificando (
ano l’ interno, e loro dopo un anno si concedeva di poter conoscere i
più
occulti riti e ceremonie di tali Solennità. L’ini
quale non deponevano, se non quando era divenuta lacera, nè si poteva
più
usare (e). Altri poi dicono, che la stessa veste
dettò al genete umano. Queste Feste per quattro giorni si facevano in
più
città della Grecia, e con maggior pompa d’ogni al
bianco, ed erano obbligate a vivere tre o cinque giorni innanzi nella
più
esatta continenza. Unito ad esse eravi anche un S
a. Elleno finalmente facevano de’ sacrifizj, ne’ quali osservavano il
più
rigoroso silenzio (c). Le Proerosie o Prerosie, c
ora questo ed ora quell’ aspetto per alimentare il padre suo, sempre
più
affamato. Si scuoprì alfine l’artifizio, nè più v
il padre suo, sempre più affamato. Si scuoprì alfine l’artifizio, nè
più
vi fu chi comperasse Metra. Erisittone allora dis
zidetti Giganti, onde lo scacciassero dal Cielo. Coloro, perriuscirvi
più
facilmente, posero uno sopra l’altro i tre monti,
gli avea fatto conseguire in moglie Ippodamia, figlia di Enomao, come
più
diffusamente vedremo. Altri vogliono che sieno st
a condannavano ad essere spezzata, e giudicando che il bue non avesse
più
a sopravvivere, di comune consenso lo sacrificava
mine Diale. Questa dignità s’instituì da Numa Pompilio (b), ed era la
più
distinta tra tutti i Flamini. Chi n’era fregiato,
va piede nella’ di lui casa, o si gettava a’ di lui piedi, non andava
più
soggetto la meritato supplizio. Non era permesso
che ciò facevano ; ed altri dalle beneficenze, ch’ egli conferiva. I
più
celebri sono questi : Padre, Re, Statore, Erigdup
nia ; e però tenuto dagli Antichi per lo stesso Cielo(b). Giove sulla
più
alla pendice di quel monte radunava sovente a con
. Gli Ateniesi fabbricarono a Giove Olimpicò nella Città d’Olimpia il
più
magnifico tempio, che fu chiamato il Trono di Gio
, che quella si sarebbe chiusa, qualora vi si fossero gettate le cose
più
preziose del paese, v’ avea gettato gran parte de
ze, ma inutilmente. Ancuro allora, avvisandosi non poter esservi cosa
più
preziosa della vita dell’ uomo, diede un addio al
Strabone dice, che questo Oracolo fu instituito da’ Pelasgi, popoli i
più
antichi, che abitarono la Grecia (b). Altri soggi
avea la forma di navicella. Questo Nume ivi avea altresì cento are e
più
di cento sacerdoti. La pelle di ariete gli cuopri
rsi ad Ercole, suo figlio, il quale desiderava di vederlo, nè potendo
più
resistere alle di lui istanze, uccise un ariete,
ò sia, certo è, che non v’ebbe Oracolo, cui si facesse rispondere con
più
solennità, quanto quello di Giove Ammone, ma i su
itto dell’ospitalità era sì sacro, che l’uccisione d’un ospite era il
più
orrendo misfatto (e). L’ospitalità anche in Roma
presentò amendue le pelli al Nume, affinchè si scegliesse quella, che
più
gli piaceva. Scelse Giove la pelle piena delle os
i(35), o i, tre Cabiri(36). Giove rappresentasi in varie guise, ma la
più
comune è sotto la figura di maestoso personaggio,
ea ricondotto Semele sulla terra(b). Tralle altre gesta poi di lui la
più
celebre è la sua conquista dell’ Arcadia e della
omi. L’uso delle Ceste mistiche(10) in queste Feste era solenne assai
più
che in quelle di qualunque altro Nume(a). Le pred
no, di Demofconte, re d’ Atene. Oreste, avendo ucciso sua madre, come
più
diffusamente vedremo, per purgarsi del suo delitt
e, e se ne invocava la protezione. Finalmente sulla cima degli alberi
più
alti e più vicini alle stesse vigne attaccavano c
invocava la protezione. Finalmente sulla cima degli alberi più alti e
più
vicini alle stesse vigne attaccavano certe figuri
n tempio in Bassata, borgo della Lidia(a). Tra’ Sacerdoti di Bacco il
più
famoso fu Coreso. Questi divenne tale per l’amore
o, fu condotta la Principessa all’altare ; ma Coreso, accesosi allora
più
d’affetto che di vendetta, rivolse contro di se m
pure sacra a Bacco una quantità di vasi, atti a contenere il vino. I
più
famosi però erano i Colatoi Vinarj(a). Questi era
comando di Giove, giovane Jerace svegliò Argo. Mercurio, non potendo
più
allora verificare di nascosto il suo furto, uccis
ndetta, sì furibonda dette la gioventa, che questa prese a correre in
più
parti della terra, finchè si precipitò alla fine
posero di gareggiaro, e stabilirono che chi di loro fosse per compire
più
presto la sua opera, avesse a ricevere dall’ altr
none fece perire Sida, perchè anche questa erasi millantata di essere
più
bella di lei. Benchè Giunone non sia quasi mai vi
uali si contraevano le nozze in maggior quantità, perchè si credevano
più
felici (c). Fu detta Curite (d) o Quirite, perchè
ricorsero le donnè Sabine, perchè dopo il loro rapimento non potevano
più
partorire. Un augure sacrificò un becco. Colla pe
empre una forte resistenza. Citerone, re di Platea nella Beozia, e il
più
astuto di que’ tempi, lo consigliò che formasse u
cipali città, della Grecia preparavano una statua di legno, adoma de’
più
ricchi abbigliamenti. Nel giorno della Festa una
dette Callistie, perchè elleno disputavano della loro bellezza, e la
più
avvenente riportava una palma (c). Giunone diping
colà confinate. Uscì quindi dalla sua Reggia per visitare le viscere
più
profonde della Sicilia. Quivi lungo le rive del l
oglie(a) (23). Plutone prese altresì ad amare perdutaniente Leuce, la
più
bella delle Oceanidi. Rapì anche quella, e la con
sommo Dio de Mani (e), sotto il qual nome s’intendevano i morti, come
più
diffusamente vedremo in altro luogo. A Plutone Su
come a quelli, i quali eglino non aveano mai veduto, o non orano mai
più
per vederli. Per tre giorni si celebravano con og
uello avesse dovuto penetrare fino nel regno di lui(g). La vittima la
più
ordinaria, dice Diodoro Siculo(h), era il toro. Q
e del di lui Regno sono talmente custodite, che chi v’ entra, non può
più
uscirne(b). Egli finalmente viene tirato in un ca
elo. Avvenne poi, che Giove fulminò Esculapio, figlio d’Apollo, conte
più
diffusamente vedremo altrove ; e Apollo per vende
i di nuovo all’Olimpo, e fu venerato come una Divinità (e). Il tempio
più
famoso, che gli si fabbricò, fu quello di Delfo (
in versi. Il violento entusiasmo costava gran fatica alla Pitonessa ;
più
giorni eranle necessarj a riaversene ; e bene spe
quel tempo, si pubblicò una legge, per cui quelle donne doveano avere
più
di cinquanta anni(b). Tralle medesime sono celebr
rame. Questa semplicità non durò lungo tempo, e vi si sostituirono i
più
preziosi metalli. Gige, re della Lidia, fu il pri
loro patria da’Pisistratidi, costruirono il medesimo tempio con molto
più
di magnificenza, di quel che era stato proposto d
un buc per le mosche, le quali sazie di quel sangue volavano via, nè
più
vi ritornavano(a). Augusto dopo la vittoria, che
di Primavera sino all’ apparire delle Plejadi. Per testificare sempre
più
la loro venerazione al Nume, gli spedivano ogni a
e una pianta d’incenso. La maligna Clizia poi dovette pagarne il fio.
Più
non la degnò Febo de’suoi sguardi, e fino da quel
condo lo stesso Apollodoro sette figli e sette figlie(g). Questa è la
più
comune opinione. Siffatta copiosa prole tendette
stata colei, non dovea essere posta a confronto di chi ne avea assai
più
. Se ne querelò Latona con Diana e Apollo, i quali
consultò l’Oracolo di Delfo, e la Pitonessa in risposta gli vietò di
più
ritornarsone tra’ suoi. Gli soggiunse, che prende
ollo, come Dio della Musica, abbia avuti molti figliuoli, tra’quali i
più
rinomati sono Lino, nativo della città di Tebe ne
lto si distinsero ; ma inutilmente, poichè la Dea era dal collo in su
più
alta di ciascheduna. Diana spruzzò di quell’acqua
che colui ne sia stato così punito, perchè ebbe la vanità di credersi
più
abile di Diana nell’arte della caccia (c) (2). Nè
a di Chione, figlia di Dedalione, perchè ella aveva osato di credersi
più
bella di lei. L’infelice per tale ferita morì (b)
che quando facevasi qualche promessa nel tempio di Diana, non v’avea
più
maniera di dispensarsene. Scrisse sopra un bellis
quello un castigo del trascurato giuramento, e per non esperimentarlo
più
a lungo sposò Aconzio (a). Melanippo, figlio di M
un tempio di Diana la giovine sacerdotessa, Cometo, si unì a lei col
più
stretto vincolo di cordiale amore : e perchè egli
fanciulla. Per un secolo si rinovò ogni anno questo sacrifizio (b). I
più
cari a Diana furono Endimione, figlio di Calice e
al vederlo fuggì, e il Nume non cessò d’inseguirla. Ella, non potendo
più
reggersi, implorò la protezione di Diana. Questa
ri certi sacrifizj al tempio di Diana, e divenute gravide, nè potendo
più
usare della loro consueta cintura, la consecravan
liberazione del predetto Oreste e d’ Ifigenia, della quale si parlerà
più
diffusamente altrove. La ceremonia consisteva nel
telli, coronati di fiorì, e pieni di rarj doni, e tra questi eranvi i
più
belli lavori, formati coll’ago. Ciò facevano per
ata sotto il nome di Ortia, sì aspramente fla’ gellavano con verghe i
più
nobili giovinetti, che questi sempre si ritraevan
che la predetta Sacerdotessa, non potendo sostenerlo, comandava, che
più
fortemente si flagellasse. Tanta barbarie finalme
(a). Ecate oltre gl’ indicati tempj n’ebbe molti altri. Tre furono i
più
famosi, erecti a lei sotto il nome di Diana : l’u
ellezza, le quali erano state erette da altrettanti Re (c). Serse, il
più
fiero nemico de’ Greci, e il quale avea incenerit
tirato da bianchi servi (f). Venere. ALcuni Antichi parlano di
più
Veneri. Platone ne riconobbe due, Venere Urania,
ricercò in isposa ; ma finalmente fu data in matrimonio a Vulcano, il
più
brutto di tutti gli Dei(g). Venere fu particolarm
e d’Idalia(b) ; in Citera, Isola dell’Arcipelago, dov’eravi il di lei
più
antico tempio(c) ; in Cnido, antica città di Cari
Patercolo, e moglie di Fulvio Flacco, come quella, ch’era la donna la
più
pudica di Roma(f). Venere Verticordia al tempo di
ne avea pure sopra un monte presso Napoli. In esso eravi la statua la
più
bella di questa Dea, che si fosse fatta da Prassi
rj e discepoli di Fidia, contrastarono chi di loro era per formare la
più
bella Venere. Quella d’ Alcamene secondo il gìudi
città vennero celebrate in onore di questa Dea le Feste Afrodisie. Le
più
celebri erano quelle dell’ Isola di Cipro, introd
, ossia la Festa della partenza, quando vedevano, che sulle loro rive
più
non comparivano le colombe. Pensavano, che Venere
dell’ Africa Venere e le colombe ; guidate da una porporina, e molto
più
bella delle altre, se ne ritornavano in Erice(a).
re assoggettata a tale cangiamento ; perchè si vantò d’aver i capelli
più
belli della steasa Dea(c). Altri soggiungono che
è Cencride, madre di lei, si milantava d’avere in Mirra una figliuola
più
avvenente della stessa Venere(d). Altri finalment
e lungo tempo. Parve alla Ninfa, che Selinno scemasse in bellezza, nè
più
il guardò. Così se ne afflisse il Pastore, che mo
Anasarete per altro lo sprezzava e derideva. Egli, stanco di tolerare
più
a lungo siffatto martirio, attaccò una fune alla
a Licurgo, figlio di Pronace, e re di Nemea (c). Tra gli ustelli il
più
caro a Venere fu la colomba. Dicesi, che la Dea a
. Il di lei figlio, Cupido, si vantò di poter cogliere in un giardino
più
fiori di sua madre. Venere prese a gareggiare sec
sempre bianca. Il mirto pure era grato a Venere, perchè nasce per lo
più
lungo le sponde del mare, dond’era nata la Dea ;
nte una bevanda, che gli fu data da Meti. Secondo un’altra tradizione
più
seguita, e citata da Pausania(a), la di lui madre
. Nettuno amò anche Pirene, figlia d’Ebalo, o del fiume Acheloo, come
più
comunemente si crede, e la rendette madre di Lech
madre di Leche e di Cencreo(5). Molti figliuoli nacquero a Nettuno. I
più
rinomati sono Nereo(6), Proteo(7), Glauco(8), Anc
esia, v’introdussero lo spettacolo della caccia, in cui comparivano i
più
rari animali. Questi giuochi servivano d’epoca a’
Solone si fissò a cento dramme. I Romani v’assegnarone de’doni ancor
più
ricchi. Tre volte si cantava in lode del vincitor
sola Atlantica un magnifico tempio, ove l’oro, l’argento, e gli altri
più
preziosi metalli d’ogni parte vi risplendevano. A
(e) (1). Moltissimi altri nomi furono dati a Minerva, e tra questi i
più
noti sono Alea, Boarmia, Partenia, Ergane, Scirad
o da un portico, sostenuto da molte colonne, e si poteva dire uno de’
più
magnifici tra tutti i sacri edifizj dell’antichit
isgustarono i simboli, espressi da Aracne nel suo arazzo ; nè potendo
più
frenare la collera, si avventò contro Aracne, e l
o Poliade. Il tempio, che Minerva Poliade aveva in Trezene, era della
più
remota antichità, e fabbricato sopra una rupe. Vi
he quella delle due anzidette Deità, la quale avesse prodotto la cosa
più
utile alla mentovata città, la avrebbe anche dato
uenti si solennizzavano con ogni genere di giuochi ; il quinto era il
più
festivo, e si faceva in quello per la città una m
ricamo, d’oro, senza maniche, sopra la quale erano espresse le azioni
più
memorabili di questa e delle altre Divinità(a) (7
(11). Una figlia di Coroneo, Principe della Focide, era richiesta da
più
personaggi in moglie. Lo stesso Nettuno se n’era
in moglie. Lo stesso Nettuno se n’era invaghito, e in varj modi avea
più
volte procurato di conciliarsi il di lei affetto.
inoltre trattavano allora a convito i servi per eccitarli a prestare
più
pronto il loro servigio (b). Le Armilustri erano
arte, erano il lupo a cagione della sua ferocia ; il cavallo, come il
più
bellicoso tra tutti gli animali ; la pica e l’avo
r varj mesi lo tennero rinchiuso in una gabbia di bronzo. Non avrebbe
più
riacquistata la libertà, se la bel Eribea, matrig
arte Vendicatore da Augusto dopo la battaglia di Filippo, era uno de’
più
celebri. Nell’ ingresso del medesimo eravi la sta
tre in opera il predetto metallo(c). Questo Nume ebbe molti tempj, il
più
antico de’ quali fu quello in Mena, città d’ Egit
Il Caos al dire di Esiodo(a) fu il principio di tutte le cose. Ovidio
più
chiaramente lo definisce per quel miscuglio rozzo
condo alcuni due occhi, e tre secondo altri(m). Gli altri Ciclopi poi
più
rinomati furono Arge, Bronte, Sterope(n), Piracmo
e insigne(p). (6). I Poeti ci descrivono il Tartaro come il luogo il
più
profondo dell’ Inferno, e ricolmo d’atrocissimi t
i sostenevano, si dissero Gladiatori da gladium, spada, di cui per lo
più
facevano uso. Quando l’offeso alzava il dito e ab
dagl’ Italiani Occasione. Questa però non presiedeva che al tempo il
più
conveniente a fare qualche cosa. Rappresentasi co
rima egli una tazza di vino puro, indi ne faceva gustare agli astanti
più
vicini all’altare, e finalmente ne versava il res
poteasi conseguire dal lume ordinario della natura. Niente v’ebbe di
più
opportuno, quanto gli Oracoli, per alimentare la
li Oracoli pero non tutti si riputarono egualmente veridici, e solo i
più
antichi per più lungo tempo si mantennero in gran
non tutti si riputarono egualmente veridici, e solo i più antichi per
più
lungo tempo si mantennero in grande riputazione.
inquieto intorno all’avvenire, cercò in tutti i tempi di penetrarne i
più
profondi secreti. Fu quindi trovata la Divinazion
a cote col rasojo ; e l’ Indovino alla presenza di lui tosto lo fece.
Più
nomi appresso i Romani si diedero agl’ Indovini,
evano un Collegio di tre, poi di cinque, e finalmente di quindici. Il
più
vecchio d’età n’era il capo, echiamavasi il Maest
o augurio ; se poi correvano rapidamente a sfamarsi, ciò prometteva i
più
fortunati eventi. Nè quì si restringevano tutte l
vano all’osservazione de’fulmini, si dicevano Fulguratori, ed erano i
più
stimati di tutti(a). Solevano parimenti gli Augur
anti viscere all’Aruspice, onde vi facesse le sue osservazioni. Colla
più
accurata attenzione si esaminava, se le viscere e
e leggi contro i professori di essa, e benche il tempo n’abbia sempre
più
manifestato l’inganno, con tutto ciò qualche sent
umi(o), da’ quali presero anche il nome di Potamidi(p). Tra queste la
più
bella era Egle(a), figlia del Sole e di Neera(b).
he furono quattro, l’Eritrea, la Samia, la Sardica, e l’Egizia(d). Il
più
comune parere però e quello di Varrone, il quale
oi accadeva, che il vento all’aprirsi della porta le dispergesse ; nè
più
ella le rimetteva nell’ ordine primiero donde nas
il silenzio e l’oscurità di que’ recinti fossero opportuni a rendere
più
rispettabili gli esercizj di Religione. Ivi s’inn
lle foreste, nè altro piacere coltivava che quello della caccia sulle
più
alte montagne dell’ Arcadia. Giunsero colà i due
pomene videsi non molto dopo perdente, gettò fuori di strada e quanto
più
lungi potè uno de’ pomi, ricevuti da Venere. Avid
l pigliare anche quello : ond’è che rimase alle spalle d’Ippomene, nè
più
gli contrastò il trionfo. Ippomene sconoscente ob
erpenti, detti anche Dragoni, si tennero da’ Gentili tragli animali i
più
sacri e misteriosi. Vennero spesse volte stabilit
ano pubblici spettacoli, i quali appartenevano alla Religione. Per lo
più
si celebravano o per onorare i Numi e gli Eroi, o
gere i costumi dell’ animo (f). Quasi tutti erano dedicati ad una o a
più
Divinità, e quindi non s’intraprendevano senza pr
Tragedia e la Commedia. Finalmente per rendere questi Giuochi ancora
più
dilettevoli, si premisoro le danse ed altri spett
l’altro, e sempre correndo (f). La Corsa poi sopra i carri formava il
più
brillante spettacolo. Ad essa pure concorrevano g
teva nell’ alzarsi con tutto impeto in aria per trapassare uno spazio
più
o meno esteso (a). Il Disco era una palla di figu
rchè formata di ferro, o di piombo, o di pietra. Conveniva gettarla o
più
alto, o più lungi di una determinata meta (b). Qu
di ferro, o di piombo, o di pietra. Conveniva gettarla o più alto, o
più
lungi di una determinata meta (b). Queglino, che
pure da due, i quali si sforzavano di suambievolmente atterrarsi. Chi
più
vi resisteva, n’era premiato (e). Sì la Lotta, ch
. Il numero loro non era fisso. Talvolta ve n’era uno solo, ma per lo
più
se ne contavano sette o nove. Questa carica si ri
penti (m) ; e però furono soprannominati Serpentipedi (n). I nomi de’
più
noti sono Abseo, Aloeo, gli Aloidi(a), Almopso, M
atrimonio(f). Di Polibote leggesi, che mentr’egli toccava co’piedi il
più
profondo del mare, la superfizie di questo appena
se solo tutte le vivande, che doveano servire per nove convitati(e).
Più
volte conseguì il premio in tali Giuochi Acusilao
la città di Taso, fu quello tra tutti gli Atleti, che abbia riportato
più
corone a’ Giuochi pubblici. Egli in età di nove a
tatlo. Lasciò un figlio dello stesso suo nome, il quale pure conseguì
più
corone a’ medesimi Giuochi. Demarato altresì vi s
che siffatto esercizio. Al suo ritorno volle riprenderlo, nè si trovò
più
capace. Ne concepì tale rincrescimento, che essen
imprecazioni contro chi avesse spergiurato. Costui era considerato il
più
grande empio ; e si credeva che venisse sorpreso
riconosciuto come il protettore dei confini delle campagne, e come il
più
potente a frenarne tra gli uomini le usurpazioni.
o uffizio, cadde in terra in un modo. indecente. Il Nume non la volle
più
al suo servigio (f). Omero pretende ch’ella abbia
i il di lei tempio era inviolabile asilo pegl’infelici. Ogni anno per
più
giorni vi si celebravano a di lei onore delle Fes
uoghi, percossi dal fulmine, erano riputati sacri, nè era permesso di
più
averli ad uso profano (b). Niuno, senza divenire
lo aveano basso, i ricchi alto. Riposto il morto sul Rogo, il parente
più
prossimo v’appiccava il fuoco. Vi si gettavano ad
rente più prossimo v’appiccava il fuoco. Vi si gettavano ad ardere le
più
ricche vesti del defonto, e le di lui armi, se er
itto dell’ospitalità era sì sacro, che l’uccisione d’un ospite era il
più
orrendo misfatto (e). L’ospitalità anche in Roma
di prima ; ch’egli eresse su’monti d’Arcadia la città di Licosura, la
più
antica di tutta la Grecia ; e che v’inalzò un alt
bianze della predetta Dea la rendette madre d’Arcade, Diana non volle
più
averla tralle sue Ninfe, e Giunone la trasformò i
il giuramento, fatto nello stesso tempio, di trattarli per l’avvenire
più
dolcemente (e). Nel medesimo luogo eravi inoltre
ese pe’capelli, la precipitò dall’Olimpo, e giurò, che non vi sarebbe
più
rientrata. Ella ha alcune sorelle, chiamate Liti,
almente, che la Fama vola sempre di notte, e che digiorno siede sulle
più
alte torri, spaventando le grandi città con trist
e di Sabazio si riconosceva un figlio di Giove e di Proserpina, assai
più
antico, che il Bacco, nato da Semele(a). Altri at
e a Bacco, che in ricompensa permise a quel re di chiedergli ciò, che
più
gli fosse piaciuto. Mida ricercò, che si cangiass
alle in cima al coperchio. Altre si vedevano co’manichi, onde fossero
più
portatili. Donato ci lasciò scritto, che tali Ces
rescevano in sì grande moltitudine, ch’erano costrette a procacciarsi
più
vasti terreni. Elleno nel trasferirsi da uno all’
Tisbe, eguali ambedue d’età, e di chiarezza di sangue. Era Piramo il
più
bello e gentile fra tutti i giovani, e Tisbe la p
ue. Era Piramo il più bello e gentile fra tutti i giovani, e Tisbe la
più
leggiadra e amabile di quante fanciulle mai vanta
i alla tana inciampò in quello, e Io fece in mille pezzi. Piramo, che
più
tardi era partito da casa, all’appressarsi colà,
ì le vene, e spirò. Le more del Gelfo fin d’allora non riacquistarono
più
la primiera bianchezza (a). (a). Ovid. Metam. l
squarciata la gola, e troncato il capo, lo divise ancor palpitante in
più
pezzi, ponendone parte a bollire in una caldaja,
l’esercizio della caccia. Accesi di lei erano i Fauni, e i Satiri, ma
più
d’ogni altro n’andava Pane smanioso e frenetico.
fratelli con tutta l’altra gioventù, gettate via le vesti, per essere
più
spediti alla corsa, li inseguirono, e ricuperaron
) ; e che Giulio Cesare, al di cui tempo le anzidette Feste non erano
più
in uso, avendole rinovate, v’abbia anche aggiunto
a avea cura, che quello uscisse dal seno della madre nella maniera la
più
naturale (e). Antevorta fu anche detta Prosa ; ed
aver offerto un sacrifizio, si addormentarono nello stesso tempio, nè
più
si svegliarono, poichè Giunone avea loro mandata
iorno di tutte le anime. Dal che s’inferisce, che l’uomo anche tra le
più
dense tenebro del Paganesimo conservò sempre nel
Ha la barba bianca, perchè d’ordinario esercita il suo dominio assai
più
sopra i vecchi, che sopra i giovani. Sca sdrajata
spighe ha una messe, frondi una selva, e arene il lido del mare(g). I
più
noti sono Momo, Monfeo, Fantaso, e Fobetore. Il p
ettuno, perchè quello non aveva le corna davanti gli occhi per ferire
più
sicuramente(b), o alle spalle per vibrare dei col
hi per ferire più sicuramente(b), o alle spalle per vibrare dei colpi
più
forti(c). Rìputò finalmente degno di riprensione
avea aperto un piccolo foto, per il quale si avesse potuto scorgere i
più
segreti pensìcri(d). Morfeo poi possedeva l’arte
eghiere. Quindi dopochè Oreste per consiglio di Minerva lo fece, come
più
diffusamente vedremo, fu loro dato il nome di Eum
ostro orribilissimo, detto Idra, e nato da Tifone e da Eschidna. Avea
più
teste : alcuni gliene numerano sette, altri nove,
ombra. A tal segno crebbe il delirio di lui, che finalmente sul fiore
più
fresco degli anni suoi morì d’acerbo dolore : Fu
Inferno(c). (19). Tra gli scellerati, che si trovano nel Tartaro, i
più
famosi sono Sisifo, figlio d’Eolo ; Salmoneo, pri
te alle preghiere di Plutone fu obbligato a liberarnela, perchè niuno
più
discendeva nell’ Inferno. Pausania dice, che Sisi
to il permesso di venire per pochi giorni in questo mondo, non voleva
più
ritornarsene nell’altro ; che Mercurio dovette ri
tichi tempi, molti doni al di lei padre, Dejoneo. Questi lo sollecitò
più
volte ad eseguire la già fatta promessa ; ma Issi
seramente perire. Tutti a vista di sì atroce delitto inorridirono, nè
più
v’era chi volesse accogliere quel crudele Monarca
che Giove vi discendesse a dettargliele (a). È perchè Minos, come il
più
vecchio degli altri anzidetti Giudici ha la premi
re quelle acque. Latona chiese agli Dei, che coloro non uscissero mai
più
da quella palude. Non andò a vuoto l’imprecazione
era sempre verdeggiante. I Poeti la decantarono come il soggiorno il
più
ameno dell’Universo per la freschezza e purità de
e la giovine in isposa. Dicesi inoltre, che, fatto Pelia morire, come
più
diffusamente vedremo, dalle sue figlie, Acasto, l
in ricchezze, consultò l’Oracolo di Delfo per sapere, se v’era alcuno
più
felice di lui. Udì, che Aglao di Psofide, città d
alla Pitonessa. Questa rispose, che il tripode mentovato si desse al
più
sapiente. Fu offerto ad uno di que’sette Sapienti
nnoverato tra gli Dei(e). Diede anch’egli degli Oracoli, che furono i
più
celebri dopo quelli di Delfo. A nobilitarne viepp
di lui comparsa, protestò d’essergli padre : e affinchè non ne avesse
più
dubbio, giurò per lo Stige, the sarebbe per accor
id. l. 4. (32). Mimnermo riconobbe le Muse come figlie del Cielo, e
più
antiche di Giove. Altri le dissero figlie di Memn
o Cupido, ossia Amore, sotto le sembianze di fanciullo, perchè per lo
più
è privo di ragione e di raziocinio. Ha il medesim
on moltissime ghirlande d’alloro nella sinistra, e nella destra i tre
più
famosi Poemi Epici, l’Iliade, l’Odissea, e l’Enei
Tessaglia. Vinsero le Muse, e non ostante le Pieridi, divenute sempre
più
orgogliose e ardite, presero ad insultare quelle
i Medusa, sgorgato sul terreno, quando Perseo le recise il capo, come
più
diffusamente vedremo(i). Esiodo poi pretende che
cqua mellata, che avea il sapore del vino(c). (34). Il Parnasso è il
più
alto di tutti i montì della Focide(d). Da prima c
rmiva(a). Mida dedicò a Giove il carro di suo padre, e lo sospese nel
più
alto della Fortezza. Il giogo di quello era attac
agliò colla spada. Si credette allora avverato il vaticinio : e tanto
più
, perchè ciò venne çonfermato la notte stessa da t
ima di sacrificare alle Muse. Egli fu compianto perfino dalle nazioni
più
barbare. Omero finalmente disse, che Vulcano sull
ione era della città di Metinna nell’ Isola di Lesbo, e riputavasi il
più
eccellente suonatore di cetra a’ suoi tempi. Dopo
il corso de’ rapidissimi fiumi, rendeva placidi i venti, ammansava le
più
feroci belve, e si traeva dietro a udirlo gli ucc
biscia. Questa la punse col velenoso dente nello stesso piede, e sul
più
verde degli anni suoi la fece morire. Altri dicon
orte d’Euridice, uccisero tutte le Api di Aristeo, e che questi assai
più
ne ottenne, dopochè per consiglio di Proteo sàcri
enne da Giove fulminato nella Tracia, perchè rivelò a gente profana i
più
secreti Misterj. Dicesi eziandio, che il capo e l
V’ è altresì chi narra, che Orfeo dopo la morte di Euridice non siasi
più
unito in matrimonio con altre donne, e che da’ al
riferito, fu fatta morire da Giunone, perchè erasì vantata di essere
più
bella di Ici (b). Orione ; cresciuto in età, si r
oche, le quali Diana allevò, e Venere e Minerva arricchirono de’ loro
più
preziosi doni. Avvenne, che la Beozia si trovò af
, perchè dopo morte secondo l’opinione degli Antichi ciascurio per lo
più
si occupa in quegliesercizj, che amava sulla terr
eci e de’Romani, giacchè gli uni e gli altri furono le due Nazioni le
più
religiose ed esatto nel rendere gli ultimi doveri
portavasi sul feretro da’più stretti parenti, e anche da’personaggi i
più
illustri della città, se era di grado distinto. P
pra certi letti, o sopra lunghe aste i ritratti degli avi. A renderne
più
splendida la pompa, eranvi fiaccole e trombe, se
illustre, esso veniva trasferito nel Foro, ov’erano i rostri, e ivi i
più
intimi propinqui ne recitavano l’elogio. Lo stess
ri pubblici. I privati si comperavano dalle famiglie, ed erano per lo
più
formati ne’ campi e negli orti. I pubblici si des
Ogni sepolero avea la sua iscrizione, detta da’Greci Epitafio. Per lo
più
l’intitolazione era agli Dei Mani. La religione d
una bacchatta per impaurice gli uccelli (a). Que’di Lampoaco erano i
più
dedicatial culto di questo Dio. Le teste, ch’egli
i Romani rapirono le Sabine, alcuni di loro destinarono in moglie la
più
bella di quelle a Talassio, giovine adorno non me
ano anch’esse Divinità, oltre le quali i Poeti niente immaginarono di
più
leggiadro e bello. Gli Spartani ne riconobbero du
ate Cariti. Al tempo di quelle Feste si danzava tutta la notte, e chi
più
resisteva alla fatica e al sonno, riportava in pr
he Psiche non si sperasse d’avere in isposo un mortale, ma bensì uno,
più
maligno della vipera, e più terribile d’ogni altr
avere in isposo un mortale, ma bensì uno, più maligno della vipera, e
più
terribile d’ogni altro Nume. La giovine fu situat
Tristezza e la Solitudine, affinchè l’una e l’altra avessero a sempre
più
cruciarla. Venere poscia le commise di sottop ors
n vapore sì pessimo, che la immerse in profondo sonno. Non si sarebbe
più
destata ; se Cupido colla punta d’una freccia non
ui, prese Esione, la stabilì in moglie a Telamone, re di Salamina, il
più
caro de’suoi seguaci, e fece prigioniero anche Po
i d’oro, de’quali pur ragioneremo(b). Questo figlio di Nettuno per lo
più
soggiornava nel mare Egeo, circondato dalle sue f
to si sentì trasportare dal desiderio di cangiare natura. Non potendo
più
starsene fermo in quel luogo, si tuffò nelle onde
e lo eccirò ad amare piuttosto lei, che, come Dea e figlia del Sole,
più
meritamente poteva divenire l’oggetto della di lu
e ogni collo di talelunghezza, che poteva trarre a se perfino le navi
più
lontane (b). Notisi eziandio, che le acque, nelle
regno, pregandolo, che volesse vendicare la sua morte col combattere
più
fortemente contro Epopeo. Lico colla forza tolse
eglino chiamavano Prassidici, sull’altare delle quali giuravano nelle
più
gravi circostanze. Il Meutsio pretende, ch’elleno
j d’Etolia. Meleagro, figliuolo dell’anzidetto Eneo e di Altea, colla
più
scelta gioventù si accinse a far argine a tanta r
alle catene, e parte a rintracciare le orme, impresse dal mostro. Dal
più
profondo della valle, sottoposta alla selva, il C
ge e Dejanira. La prima fu maritata con Andremone, e la seconda, come
più
diffusamente vedremo, con Ercole. Morta Altea, En
te le Nazioni (c). Il culto di Bellona, se era celebre in Roma, molto
più
lo fu nella Cappadocia, ove questa Dea era tenuta
nuta come una delle principali Divinità, e i di lei Sacerdoti erano i
più
considerati dopo i Re (d). (c). Truc. 2. 6. (d
to d’ottimi costumi. Tale Magistrato era severissimo, ed osservava la
più
rigida equità. Egli puniva i più gravi delitti, p
ato era severissimo, ed osservava la più rigida equità. Egli puniva i
più
gravi delitti, presiedeva all’ osservanza della R
lla tentazione di avvicinarsi a loro per udirle meglio, e non pensava
più
alla trista fine inevitabile che lo attendeva. Da
dello stoico e del moralista, lasciando quella effeminata, e per lui
più
abituale, dell’epicureo225, chiama Sirena anche l
pesci227. Da sì lieve causa e somiglianza, che doveva sembrare anche
più
grande alla robusta e sbrigliata immaginazione de
rce, fu cangiata in un orribile mostro con 6 teste e 12 braccia, e di
più
alla cintura una muta di cani latranti. Cariddi p
he pericolo v’era anticamente, o perchè il vortice e i flutti fossero
più
impetuosi, o per la imperizia degli antichi navig
a degli antichi navigatori, certo è però che nei tempi moderni nessun
più
ne teme, anzi di pericoli non se ne parla nemmeno
sero che fossero animali carnivori che divorassero gli uomini e tanto
più
volentieri le donne ; e credettero che talvolta u
re vicine facessero stragi e devastazioni. Tali ci furon descritte le
più
terribili Orche dagli antichi poeti, quella cioè
opria Balena,231 senza pinna dorsale e con due sfiatatoi, mentre è il
più
grosso degli animali viventi, non è vero che sia
atti appena a maciullare una meschina aringa, e il suo esofago non è
più
largo di 4 pollici inglesi, ossia dieci centimetr
ti suo cibo prediletto sono i molluschi del genere Clio Borealis, non
più
grossi di un dito, non più lunghi di 2 pollici. I
i molluschi del genere Clio Borealis, non più grossi di un dito, non
più
lunghi di 2 pollici. Inoltre la Balena con tutta
. Queste e simili notizie sulle Balene non potevano averle non solo i
più
antichi mitologi greci e latini, ma non le avevan
elle Balene, e dopo la scoperta dell’ America dovessero saperne molto
più
degli Antichi, continuarono non ostante ad imitar
le invenzioni e nelle descrizioni di immaginarii mostri marini. Tra i
più
eccellenti poeti d’ingegno divino e di mirabile f
con dal mar con mostruose schiene. » E tra queste descrive il poeta
più
particolarmente « …… una balena, la maggiore « C
a maggiore « Che mai per tutto il mar veduta fosse : « Undici passi e
più
dimostra fuore « De l’onde salse le spallacce gro
l’àncora attaccolle « E nel palato e nella lingua molle. « Sì che nè
più
si puon calar di sopra, « Nè alzar di sotto le ma
o, se non salta. « Messo il puntello, e fattosi sicuro « Che’l mostro
più
serrar non può la bocca, « Stringe la spada, e pe
tretta « Da quella forza che ogni forza eccede, « Da quella forza che
più
in una scossa « Tira, ch’in dieci un argano far p
si. « Orlando al lito trasse il pesce orrendo, « Col qual non bisognò
più
affaticarsi ; « Che pel travaglio e per l’avuta p
ze ? Monsignor Forteguerri mise pegno d’inventarle, come egli diceva,
più
grosse e più straordinarie di quelle dell’Ariosto
r Forteguerri mise pegno d’inventarle, come egli diceva, più grosse e
più
straordinarie di quelle dell’Ariosto, e gli riusc
aver creato animali marini e terrestri di dimensioni e di forze tanto
più
grandi e potenti di quelle dell’uomo, perchè non
i234. Infatti l’uomo ha saputo ridurre l’elefante alla condizione del
più
umil somiero, e uccider balene di più di 20 metri
l’elefante alla condizione del più umil somiero, e uccider balene di
più
di 20 metri di lunghezza, di dieci o undici di la
i 20 metri di lunghezza, di dieci o undici di larghezza e del peso di
più
di 100 mila chilogrammi ; e così dimostrar coi fa
ronunziano come se si scrivesse Sciglio. 229. Orazio annovera tra le
più
belle e mirabili descrizioni di Omero, (chiamando
e turgidum et « Infames scopulos Acroceraunia ? » Che direbbe ora di
più
, sapendo le ardite e pericolosissime spedizioni n
’ella d’elefanti e di balene « Non si pente, chi guarda sottilmente «
Più
giusta e più discreta la ne tiene ; « Chè dove l’
nti e di balene « Non si pente, chi guarda sottilmente « Più giusta e
più
discreta la ne tiene ; « Chè dove l’argomento del
li fa menzione spezialmente l’ Istoria Greca, è pressochè infinito. I
più
celebri sono Cadmo, Perseo, Giasone, Ercole, Tese
tali e tanti disastri sorpresero la di lui famiglia, ch’egli non potè
più
reggere all’ eccedente dolore(6). Autrice di que’
Il cimento scabroso non atterrì il magnanimo giovine, e fatto questi
più
coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plutone
da Micala, famosa Maga della Tessaglia, la quale co’ suoi incantesimi
più
volte avea fatto discendere la Luna sulla terra(b
a). Non intraprese poi solo l’eroica azione, ma cinquanta quattro de’
più
illustri personaggi della Grecia si unirono seco
ve, detta Argo(8) dal nome di quello, che avoala fabbricata(c) (9). I
più
famosi tra quelli furoho Teseo, Peleo, Telamone,
da Giasone. Questi, appenachè ne venne in cognizione, diede segni del
più
vivo dolore, e volle espiarsi con sacrifizj, fatt
e colei avviavasi verso un antico altare, cretto ad Ecate nella parte
più
occulta di un bosco. L’età, la condizione, e sopr
è avesse voluto sposarla. Giasone alle promesse di nozze v’aggiunse i
più
solenni giuramenti. Medea gli credette, e tosto g
po l’altro caddero sul terreno estinti. Apollonio di Rodi, per sempre
più
rendere glorioso il nome di Giasone, dice, ch’egl
meglio accertarnele, fece che in tutte le mandre si cercasse uno de’
più
attempati e smunti arieti. Come lo ebbe dinanzi a
ano (b), secondo Cicerone sei (c), e secondo Varrone quaranta tre. Il
più
celebre fu l’Ercole, nato in Tebe da Giove e da A
di lui valore, e preso nello stesso tempo dallo spavento, nol ammise
più
in città, e si formò un nascondiglio sotterra, pe
ntità d’acqua entro lo spazio d’un certo tempo ; chi avrebbe mangiato
più
presto un toro d’un determinato peso ; e chi più
chi avrebbe mangiato più presto un toro d’un determinato peso ; e chi
più
avrebbe bevuto. Ercole in tutti questi esercizj v
(18), perchè si erano adoperati, onde gli Argonauti non accogliessero
più
nella loro nave lui, ch’era andato in cerra d’ Il
i a lottare con lui, e poi li soffocava. Provocò Ercole alla lotta, e
più
volte ne rimase atterrato ; ma qualora toccava la
re, questa sempre gli somministrava forze maggiori, per cui compariva
più
furibondo di prima. L’ Eroe se n’accorse, di nuov
Egitto, e figlio di Nettuno, e di Libia o Lisianassa, si dimostrò il
più
crudele di tutti i Principi Egiziani(a). Costui a
Plutarco. I Galli erano persuasi, ch’egli avesse sottomessi i popoli
più
coll’ eloquenza, che colle armi : e come tale lo
rco Flaminio, ov’ erano onorate anche le Muse. Quel tempio fu uno de’
più
frequentati spezialmente da’letterati (b). Esso v
na sola notte rendette ciascuna madre d’un figlio, ed alcune anche di
più
. Una sola di quelle ricusò d’unirsi ad Ercole, pe
le rive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto assai
più
dell’ usato, e pericoloso a tragittarsi. Quanto e
uò a cercare, e trovò l’altro letto. Ingannato dagli abiti, s’accostò
più
d’appresso ad Ercole. Questi, destatosi, lo lanci
quella Reggia sotto l’educazione di un certo Connida(1), e fino dalla
più
tenera età diede non dubbie prove di sommo coragg
irtù(c)Incontrò poscia nell’ Istmo di Corinto un altro gigante, assai
più
forte e formidabile del primo, chiamato Scini(d),
Procruste (7), faceva coricare i viandanti sopra un letto : se erano
più
lunghi di quello, ne tagliava la parte che soprav
rano più lunghi di quello, ne tagliava la parte che sopravanzava ; se
più
corti, ve li riduceva alla misura del medesimo co
vanzava ; se più corti, ve li riduceva alla misura del medesimo colle
più
crudeli stirature. Teseo lo fece morire del medes
ornita del concertato contrassegno. Vide la nave senza di quello ; nè
più
dubitando, che il figlio fosse già perito, disper
ltro, che invece d’azzuffarsi si abbracciarono, strinsero fra loro la
più
tenera amicizia, e giurarono di porgersi scambiev
scluso suscitò orribile contrasto tra’Lapiti e i Centauri. Eurito, il
più
feroce di tutti i Centauri, riscaldato soverchiam
i la stessa violenza alle altre donne, che loro venivano alle mani, o
più
piacevano. Vi rimasero morti molti Lapiti, che si
fatta all’ amico, e la morte de’ di lui sudditi, si scagliò, ov’ era
più
folta la turba de’ Centauri, ne uccise molti, e r
ttare l’ arco, ad Ippaso, di lunga barba, a Rifeo, che oltrepassava i
più
alti alberi, e a Tereo, assuefatto a predare orsi
e tane della Tessaglia. Non sofferì Demoleonte, che Teseo progredisse
più
oltre negli avvenimenti felici del suo combattere
alzò un tempio, che divenne asilo a’ servi, e a tutti coloro, che da’
più
potenti venivano perseguitati : e ciò in memoria
ecisette figli (f), o diecinove, come racconta Omero (g). Dî questi i
più
conosciuti sono Paride, Ettore, Ipponoo, Pammione
eche, venne da molti difeso, Tra quelli, che accorsero ad ajutarlo, i
più
famosi sono Mennone, figlio di Titane, e dell’ Au
re fosse vissuto(a). Egli divenne il terrore de’ Greci, e comparve il
più
forte e valoroso di tutti i suoi concittadini (b)
oe trovò alla porta del Greco campo una pietra sì grande, che due de’
più
robusti uomini avrebbono durato fatica ad alzarla
ell’adunanza un pomo d’oro, sopra il quale era scritto : si dia alla
più
bella . Tutte le Dee da prima lo pretendevano, ma
idette tre Divinità. Era difficile il decidere quale di loro fosse la
più
avvenente. Paride fu eletto giudice della questio
a gloria delle armi ; e Venere s’impegnò di renderlo possessore della
più
bella donna, che vi fosse stata al mondo. Paride
riuscito vano il di lui ricorso(b). Paride volle cimentarsi co’ suoi
più
valorosi nemici. Come poi vide andargli incontro
Dicest pure, che abbia dato la morte ad Achille per tradimento, come
più
diffusamente narreremo. Filottete finalmense lo f
lo trattò a lauto banchetto, e con generose offerte, e perfino colle
più
dolenti lagrime tentò di trattenerlo appresso di
burrasca, mentre fuggiva dalle persecuzioni di Pigmalione(d) (24). Il
più
fedele compagno, ch’ebbe Enea, si chiamava Acate(
ritirarsi appresso l’altare di Giunone. Il vincitore non inferocì di
più
contro il vinto, e solo si contentò di esiliarlo
te Agamenonne padrone degli Stati d’Argo (c). Agamenonne, divenuto il
più
possente tra’Greci Principi, stabilì la città di
io d’Anceo e re d’Arcadia (a) (2). Tra gli altri, che lo seguirono, i
più
rinomati sono Schedio, Ialmeno, Teucro(3), Euripi
principali dell’armata eccitatono Agamenonne a farlo, e Achille parlò
più
vivamente d’ogni altro. Quegli da prima si mostrò
do che quello potesse andare smarrito, gliene manifestò il contenuto.
Più
non vi volle, onde avessero a riconoscersi. e sub
to avvenuto per volere degli Dei (a). Oreste dopo di ciò non si sentì
più
cruciato dalle Furie ; ritornò nella Grecia ; spo
te erano per azzuffarsi. Paride, come abbiamo esposto, avea sfidato i
più
valorosi della Greca Nazione ; ma poi al solo ved
ntrò di buon mattino nella grotta di Proteo, lo strinse fortemente, e
più
ancora, quando cangiava di figura ; cossicchè col
e. Cresciuto il giovane nell’età, Chirone lo addestrò agli esercizj i
più
laboriosi del corpo, e lo erudì nella medicina e
rmi di ogni sorta. Tutte le giovani si scelsero le galanti merci, che
più
loro piacevano. Il solo Achille, sdegnando perfin
ina delle Amazoni, la quale era di valore sì grande, che uguagliava i
più
celebri combattenti ; e che alla testa di numeros
osa tenzone Achille si ritirò dal campo, e stette quasì un anno senza
più
combattere, perchè Agamennone, costretto da lui a
ese quella città, e ne uccise il predetto Monarca(a). Il non trovarsi
più
Achille a guerreggiare tra’suoi faceva sì, che gl
a rapita giovine, di colmarlo di doni, e di dargli anche in isposa la
più
bella delle figliuole d’Agamennone. Achille non o
ille non ostante si mantenne inalterabile nella determinazione di non
più
trattare le armi a favore della sua nazione(b). I
lle di Patroclo, e di Antiloco, il quale pure era stato uno de’di lui
più
cari compagni(14). Gli s’inalzò un magnifico Maus
adirato contro i Greci, perchè ivi lo aveano abbandonaro, non voleva
più
far ritorno a loro(h) (9). Ulisse fu di tutti i G
n voleva più far ritorno a loro(h) (9). Ulisse fu di tutti i Greci il
più
perseguitato dall’avverso Destino, allorchè volle
vvertirne il padre. Questi se ne querelò con Giove, e minacciò di non
più
apparire sulla terra, qualora fosse rimasto impun
a. Uccise Anfio, figlio di Selago ; Acamante, figlio d’ Eussoro, e il
più
prode de’ Traci(b) ; Epicleo, compagno di Sarpedo
ittà della Messenia nel Peloponneso, uniti fra loro co’ vincoli della
più
stretta amicizia, meritarono, che Castore e Pollu
Santo(b) : e Igino la denomina Dione, figlia di Atlante(c). L’impresa
più
gloriosa per Pelope fu quella d’aversi guadagnato
uno mangiava delle carni della vittima, immolata a Pelope, non poteva
più
entrare nel tempio di Giove(d). Finalmente nel Pe
inchè non si fosse punito l’uccisore di Lajo. Edipo ne fece subito le
più
diligenti perquisizioni, e dal Pastore stesso, ch
sso, n’era stato l’uccisore. Inorridì, il re a tale racconto, e molto
più
quando intese, che Giocasta era sua madre(c). E p
cro all’Eumenidi, il di cui ingresso era vietato a tutti i profani, e
più
ancora a’ delinquenti, perseguitati dalla celeste
a, ove era stato inalzatò il rogo al suo maritò. Là si vestì de’ suoi
più
belli e preziosi ornamenti ; ascese sulla rupe, a
tessa volle guidarli alla fonte Langia, poco discosta ; e per esserne
più
sollecita, depose il bambino sull’erba. Un veleno
ciascuna delle sette porte di Tebe. Eccocle del pari distribuì i suoi
più
valorosi guerrieri in guisa, che da ogni parte po
ro odio. La fiamma del rogo, sopra cui vennero riposti, si divise, nè
più
si riunì(a) Morti Eteocle e Polinice, non per q
unziato, che la vittoria sarebbe stata pe’ Tebani, se il cittadino il
più
distinto di nascita si fosse sacrificato pèrida s
mando ; e strangolandosi colle proprie mani, finì di vivere nella sua
più
brillante gioventù(c) (11). Istoria mitologic
ilare di volto, perchè essa non invecchia mai, ma anzi cresce sempre
più
, si rinvigorisce, e diviene il migliore ornamento
giacchè nel silenzio della notte il riflesso della mente suol’essere
più
perspicace e vigoroso. Il Consiglio finalmente di
schivare altresì la velocità, perchè il consiglio precipitato per lo
più
è dannoso. Accortezza. L’ Accortezza è pron
che può soprastare, ma si sa inoltre distinguere e impiegare i mezzi
più
opportuni, onde giungere a qualche lodevole inten
alla veemenza delle onde, e regge per lungo tempo sotto il peso delle
più
grandi moli. Questa Dea impugna nel sinistro brac
Gli Egiziani dicevano ch’ella se ne stava sopra la Luna per osservare
più
facilmente le azioni di quaggiù(b). A Nemesi altr
o alla stessa Dea Pudicizia sotto il nome di Plebea ; eccitò le donne
più
considerabili del popolo a concorrervi ; e le eso
d’Ercole, e che non fosse permesso alle donne, le quali aveano avuto
più
d’un marito, il toccare la Statua di quella Dea(b
la Beneficenza un aspetto di singolare bellezza, perchè il benefizio
più
d’ogni altra cosa piace ed alletta. Tiene colla d
re questa virtù, dee farlo con prontezza, onde l’azione di lui riesca
più
gradita a quello, a di cui favore viene fatta. Qu
sta Dea è bianco, perchè tal colore, essendo considerato tra tutti il
più
semplice, è opportuno ad insegnare, che questa Vi
di qualche grazia ricevuta, unite insieme, erano anche il simbolo il
più
ordinario della Concordia. Pace. La Pace è
ne sopra i Persiani, come vuole Plutarco. I Romani poi le eressero il
più
grande è magnifico tempio, che vi fosse tra loro.
ziano, molto lo arricchirono. Questo ultimo Imperatore vi trasportò i
più
preziosi vasi, e i più belli ornamenti del tempio
irono. Questo ultimo Imperatore vi trasportò i più preziosi vasi, e i
più
belli ornamenti del tempio di Gerusalemme(a). Que
a per dimostrare la loro interna allegrezza. E perchè niente v’è, che
più
rallegri, quanto la pubblica pace, la quale porta
a, perchè taletà, essendo di maggior venerazione, ne trae d’ordinario
più
giovevole effetto dalla riprensione. La medesima
. Amicizia. L’Amicizia è amore vicendevole, che nasce tra due o
più
persone in conseguenza delle virtù che in esse si
che si stabilivano. Il giuramento, che per Lei si faceva, era uno de’
più
inviolabili. Numa Pompilio la considerò come la c
a uno de’ più inviolabili. Numa Pompilio la considerò come la cosa la
più
santa. Egli fu il primo ad ergerle un tempio, e a
tiene colla destra una chiave, simbolo della secretezza, la quale il
più
delle volte deesi osservare da questa virtù. Qual
e’ proprj meriti. Ha in mano una palla, perchè siccome questa, quanto
più
è percossa in terra, tanto più s’inalza ; così l’
a palla, perchè siccome questa, quanto più è percossa in terra, tanto
più
s’inalza ; così l’Umiltà viene esaltata a misura
pirare. Empietà. L’Empietà è vizio, che inveisce contro le cose
più
sacre, quali sono la religione, la patria, i pare
ale guisa produce il dissipamento delle facoltà, la distruzione delle
più
rieche famiglie, e perfino la rovina delle più po
, la distruzione delle più rieche famiglie, e perfino la rovina delle
più
potenti città : questo è il significato del malte
ia azione. Questo Vizio dipingesi giovane, perchè è questa l’età, che
più
d’ogni altra lo coltiva. Tiene nella destra una m
, come dicemmo, sposò Procride. Uniti questi due sposi da un amore il
più
tenero viveano contenti e felici, quando la gelos
le reti a’ cervi alle falde del sempre florido Imeto. Ella, comparsa
più
serena o colorita del solito, lo rapì, e fece ogn
angeva ; ma non ne fece caso, e continuò a chiamare l’aura con parole
più
dolci. In quel momento alcune frondi, cadute dà u
ano l’assidua cura, che ha il Geloso, d’osservare ogni atto, anche il
più
indifferente, della persona, cui egli ama. V’ è i
a Vanagloria è ostentazione della propria eccellenza, affine d’essere
più
degli altri onorato. Le due corna, che la Vanaglo
ria vita. Ha il ventre simile a quello dell’ idropico. A questo tanto
più
s’accresce la sete, quanto più beve ; non altrime
quello dell’ idropico. A questo tanto più s’accresce la sete, quanto
più
beve ; non altrimenti l’Avarizia cresce in chi la
era tanto goloso, che desiderava d’avere il collo di gru, per godere
più
a lungo del cibo, mentre questo gli discendeva ne
poi inveiscono contro lo stesso benefattore, se da questo non vengono
più
favoriti. Loquacità. La Loquacità è il sove
rie lingue. Le Cicale, quando cominciano a farsi sentire, non cessano
più
dal loro tediosissimo canto, che risveglia l’idea
rte desiderio di vendicarsi. Ella è giovine, perchè questa è l’età la
più
facile ad aditarsi. E’cieca, perchè questo Vizio
ppure l’uno e l’altro decidono della perdita e del guadagno tra due o
più
persone. Si figura coronato di foglie di zucca, e
sospeso pe’ capelli dalla Fortuna, per notare, che il Giuoco è per lo
più
fondato sulla sorte. Viene finalmente da quella a
di frutta e fiori ; e colla sinistra stringe un fascetto di spighe di
più
sorta di grani, la maggior parte de’ quali cadono
Fortuna poi col decorso degli anni divenne in quella città la Dea la
più
onorata, giacchè essa sola ebbe più tempj, che tu
divenne in quella città la Dea la più onorata, giacchè essa sola ebbe
più
tempj, che tutte le altre Divinità unite insieme
ù tempj, che tutte le altre Divinità unite insieme (b). Tra quelli il
più
rinomato fu il tempio, erettale in Preneste, citt
a profumi e incensi. Elleno inoltre si spogliavano de’ loro ornamenti
più
preziosi, e supplicavano la Fortuna d’occultare a
il tribunale degli Efori, perchè giudicavano, che niente vi fosse di
più
necessario in un Governo, quanto lo inspirare a’
he tra Giove e Ginnone insorse giocoso contrasto, se amore si facesse
più
sentire dalla donna, che dall’uomo. Tiresia, perc
erogativa di presagire il futuro, e gli concesse una vita sette volte
più
lunga, che quella degli altri uomini. Altri dicon
anche dopo morte ottenne da Proserpina il privilegio di conoscere il
più
rimoto avvenire. Quindi Circe appresso Omero comm
dere nell’Inferno per consultare questo Incovino(c). Tiresia ebbe per
più
secoll un famoso Oracolo nella città di Orcomena,
ra di lui, senzachè Saturno se ne accorgesse. Il loro culto si estese
più
d’ogni altro. Anguia, città della Licia, eresse a
dare la morte a que’ doe giovinetti, si mandò il primo a scegliere la
più
bella pecora tralle gteggi del re col pretesto d’
ltimo da alcuni si denominò Citoro, Cisissoro da altri, e da Igino in
più
luoghi Cilindro. Epimenide a’ predetti figli di F
la nave, e dicendola prima riguardo all’ essere stata lunga, ossià la
più
grande e di apparecchio e di mole di quante erans
esume, che, essendo vietato in quel tempo che nessuna nate contenesse
più
di cinque uominì(b), fu al solo Giasone permesso
ello Scrittore per tale rappresenta se stesso ; ma non è questo ormai
più
il giudizio degli Eruditi, che lo riferiscono ad
circonvicine. Scorse poscia tutta la Misia per lo stesso oggetto, nè
più
pensò a far ritorno agli Argonauti(d). (16). Ech
ncò la gola alle ceraste ; schiantò i macigni, e svese dalla terra le
più
robuste guercie ; fece, che crollassero i monti,
fman. Lex. Univ. (22). L’uccisione di Absirto è forse uno de’ punti
più
controversi nella Mitologia. V’ ha chi affatto la
a a’ piedi del monte Olimpo. Là Polidamante inerme uccise uno di que’
più
grandi e furiosi animali. Egli un’ altra volta pr
endo esperimentare la di lui forza, pose sopra il di lui capo tre de’
più
forti della sua Guardia, e Polidamante li uccise
famiglia di Pandione aveva contro di Tereo, e de’ Traci. Borea usò la
più
convenevole urbanità verso il padre di colei, acc
nel mare Ionio. Là Iride per comando di Giove vietò loro d’inseguirle
più
oltre. I due predetti fratelli aveano prestato ta
io, ma poco disposto a ricompensarnelo, gli propose, un’altra impresa
più
difficile dell’anzidetta. Essa consisteva nel pre
tutte le genti. Questi era considerato tale, perchè era l’artefice il
più
eccellente della Grecia. Prima di lui le statue e
la natura. Si fece ad unìre penne con pene con tale simmetria, che le
più
corte e più piccole alle più grandi e più lunghe
i fece ad unìre penne con pene con tale simmetria, che le più corte e
più
piccole alle più grandi e più lunghe succedevano.
enne con pene con tale simmetria, che le più corte e più piccole alle
più
grandi e più lunghe succedevano. Indi legò con fi
con tale simmetria, che le più corte e più piccole alle più grandi e
più
lunghe succedevano. Indi legò con filo quelle di
arriera del tutto nuova, abbandonò il padre, e sollevossi arditamente
più
in alto. Si avvicinò al Sole, e i raggi di quello
data al Minotauro, ma distribuita in qualità di schiavi a quelli, che
più
si erano distinti ne’ Giuochi funebri, ch’ egli a
itta, e Peribea. (15). Al nascere del Sole Arianna si destò, nè vide
più
Teseo. Corse quà e là in traccia di lui nè v’ inc
è v’ incontrò che orride solitudini. Giunse finalmente a scoprire dal
più
alto di uno scoglio il fuggitivo naviglio. Voleva
vogliò parecchi personaggi delle sue nozze. Cenide però ritirossi ne’
più
remoti lidi della Tessaglia. Là incontrò il genio
o de’ Lapiti. Il maschino cadde, e morì sì deformato e malconcio, che
più
non si riconobbe. Belate di Pella, rotto un piede
e Driante, stese Corito al suolo, come quello, ch’ era tra coloro il
più
tenero di complessione e di età. Afflitto Evagro
anche il bellissimo Centauro Cillaro, che aveva in moglie Ilonome, la
più
vezzosa delle femmine, che abitavano nelle forest
ata. In tale circostanza Feocomete, le di cui membra erano copette da
più
pelli di Leoni, con un tronco sterminato alla man
mma distinzione, e ne divenne amante. Dopo alcuni mesi, passati nella
più
tenera e vicendevole cotrispondenza, Demofoonte,
padre suo n’era stato escluso per opera de’partigiani di Mnesteo, non
più
si ricordava di lei. Fillide alfine disperata s’i
n Troad. (c). Apollod. l. 3. (2). Esaco passò a cimorare ne’monti
più
solitarj, e ne’villaggi più oscuri. Là s’invaghì
3. (2). Esaco passò a cimorare ne’monti più solitarj, e ne’villaggi
più
oscuri. Là s’invaghì della Ninfa Sterope, ma ella
che la morse ed uccise. Esaco, irritato contro quell’animale, e assai
più
con’ se medesimo per aver dato causa a tale morte
a a chi la consultava(b). Eleno, preso da’Greci, indicò loro i luoghi
più
opportuni per impadronirsi della di lui città. Di
, chiamata Ilione. Polinnestore, come udì l’eccidio di Troja, violò i
più
sacri diritti dell’ospitalità, e fece gettare Pol
, siasi precipitata dall’alto di una rupe(d). (12). Cassandra era la
più
avvenente tralle figlie di Priamo ; ed è fama, ch
umatezza. Sì belle doti le ottennero da Apollo il dono di conoscore i
più
secreti arcani dell’avvenire. Cassandra con tutto
mo. La donna diede un’occhiata torbida e fiera e quello spergiuto, nè
più
frenando la bile, gli piombò addosso, e col bracc
che tante sospirava. Ella vi riuscì, poichè i Greci la lapidarono(b).
Più
comunemente però si crede, che Ulisse stesso sia
elle ora d’uccello, ora d’albero, ed ora di tigre. Peleo, non sapendo
più
come guadagnarsela, offerì un sacrifizio agli Dei
venerarono poi indistintamente anche gli altri Numi(e). Il loro sito
più
ordinario nelle case era dietro la porta, o intom
ro agli Dei Lari. Questa ceremonia chiamavasi Anfidromia. Essa per lo
più
si praticava nel quinto giorno dopo la nascita de
ad essi alzarono tempj, e instituirono varie Feste(h). Tra queste le
più
celebri erano le Lararie, dette anche Compitali,
rarie, dette anche Compitali, dalla voce Latina compitum, luogo, dove
più
strade concorrono, e dove quelle stesse Feste si
o, chiamato anche Acerba (g), e Sicarba (h), figlio di Flistene, e il
più
picco sacerdote di Ercole, chè si trovasse tra tu
adorata come Dea (e). (14). Giunone offerì in matrimonio ad Eolo la
più
bella tralle sue quattordici Ninfe, di nome Dejop
Teodonzio, Autore Greco, citato da Bocaccio (e), lo riconosce come il
più
antico degli Dei, e gli dà per compagni l’Eternit
ano all’anzidetto altare, così restavano sorpresi dallo spavento, che
più
non ubbidivano nè alla voce, nè alla mano di chi
eme col suo figliuole, Achille. Da ciò ne nacque tra i due giovani la
più
sincera e costante amicizia(c). Nel tempo della s
zione contro Troja Patroclo condusse seco dieci vascelli(d). L’azione
più
memorabile, ch’egli allora operò, è questa : Achi
, come piu diffusamente esporremo, aveagli tolto Briseide, non voleva
più
combattere. Prese Patroclo le di lui armi, eccett
i immobili colla testa pendente verso terra, e che non abbiano voluto
più
marciare ad onta degli sforzi di Automedonte, che
intorno al di lui rogo ; vi gottò nel mezzo di quello quattro de’suoi
più
belli cavalli, e due de’migliori cani, che teneva
e loro promise anche de’sacrifizj, onde col loro soffio consumassero
più
presto quanto sul rogo ardeva ; tre volte strasei
iscimo si segnalò anche Polipete, figlio di Piritoo e d’Ippodamia(a).
Più
Trojani caddero sotto di lui, e tra gli altri Ast
e morì di languidezza. La terra, in cui avea dimorato, non produceva
più
alcun frutto. Gli abitanti della medesima consult
Era appuntito nel capo, e coperto di pochissimi capelli. Egli fece i
più
mordaci rimbrotti ad Agamenone intorno al buon es
percosse(b). Ebbe finalmente l’ardire d’insultare anche Achille, come
più
diffusamente vedremo, e quegli con un pugno lo pr
così si fece. Epeo fabbricò il cavallo, e dentro vi si rinchiusero i
più
valorosi del Greco esercito(a). Tra quelli si nor
ne rimase scandalezzata ; e quanto avvenne dipoi, la confermò sempre
più
ne’suoi giudizj. Mentre Laocoonte stava sacrifica
, e lo tormentarono in guisa di fargli mettere disperate grida. Tanto
più
dunque i Trojani giudicarono Laocoonte sacrilego
llo. Rispose, che i suoi, dopochè rapirono il Palladio, non godettero
più
favorevole sorte nelle loro imprese ; che per con
, eretto in Arsinoe, città del suo regno. Il di seguente non si trovò
più
quella chioma. Conone, celebre Astronomo di Samo,
ate per non aver potuto vincere Ulisse, si precipitarono nel mare, nè
più
furono udite. Così si verificò l’Oracolo, il qual
, per placare Nettuno, gi immolò dodici scelti tori, e promise di non
più
prestare soccorso ad alcun straniero(f). (18). E
stessa notte, in cui venne al mondo anche Ettore, e fu dopo di lui il
più
valoroso difensore della sua patria(a). Omero lo
più valoroso difensore della sua patria(a). Omero lo dipinge come il
più
saggio ed eloquente tra’ Trojani(b). Molti Greci
giustificarsi del commesso omicidio. Eaco nuovamente gl’intimò di non
più
comparirgli dinanzi ; e gli soggiunse, che se vol
ella città. Ercole, non potendo sofferire, che un altro fosse stimato
più
valoroso di lui, voleva sacrificarlo alla propria
so allora da estremo cordoglio, supplicò gli Dei, che nol lasciassero
più
a lungo tra’ viventi. La terra in quel momento st
ata mandata da Bacco, perchè i Tebani lo aveano disprezzato. Tutta la
più
forte gioventù del paese concorse a sterminare qu
Diomede. Anche questi al tempo della guerra Trojana fu considerato il
più
valoroso guerriero dopo Achille e Ajace Telamonio
e, una delle Arpie, e dal vento Zefiro. I medesimi erano immortali, e
più
rapidi del vento. Il terzo ; quantunque fosse mor
a, ove era stato inalzatò il rogo al suo maritò. Là si vestì de’ suoi
più
belli e preziosi ornamenti ; ascese sulla rupe, a
esercizio ginnastico(c). Policlete, soprannominato Policalco, videsi
più
volte coronato in tali Giuochi, come Io era stato
unziato, che la vittoria sarebbe stata pe’ Tebani, se il cittadino il
più
distinto di nascita si fosse sacrificato pèrida s
ole, degli Arcieri e della Medicina Due erano i nomi principali che
più
comunemente si davano a questo Dio, cioè Apollo e
a precisa intelligenza delle poetiche frasi, che Apollo è considerato
più
generalmente come il vero e proprio nome, e che F
ciò li divido in due gruppi, riunendo tra loro quegli uffici che sono
più
affini ; e fo centro del 1° gruppo il Dio del Sol
Apollo come il Dio del Sole, chi è che non l’abbia veduto dipinto da
più
o men valenti pittori come un giovane imberbe di
equinozii sieno precisamente dodici, non sono però ragguagliatamente
più
di dodici un giorno per l’altro in tutto l’anno ;
notte essendo sempre uguali di numero dovevano necessariamente esser
più
lunghe o più corte, secondo le diverse stagioni.
o sempre uguali di numero dovevano necessariamente esser più lunghe o
più
corte, secondo le diverse stagioni. I poeti non d
so il raggio vibrando e neghittoso. » (Canto ii, 70.) E pochi versi
più
sotto lo stesso poeta aggiunge : « E compito del
e. Come poi facesse per ritornar nella notte dalla parte d’Oriente, i
più
antichi poeti, Omero ed Esiodo, l’hanno prudentem
ignificare i crepuscoli e le aurore boreali, ebbe poca fortuna ; nè i
più
celebri poeti, e tanto meno i pittori, la stimaro
orso dell’anno percorreva una strada (detta dagli astronomi orbita, e
più
propriamente eclittica), la quale resta nel mezzo
fecero ritratti maravigliosi e ispirati, fra i quali meritamente è il
più
celebre quello dell’Aurora di Guido Reni in Roma.
vidio nelle Metamorfosi ; e lo stesso Dante trova il modo di parlarne
più
volte nella Divina Commedia. Assomiglia nel Canto
e giusto. » Queste splendide invenzioni mitologiche, abbellite dalla
più
splendida poesia greca e latina, hanno sopravviss
e abbiamo osservato di sopra, le stimarono degne delle arti loro. Che
più
? Quantunque la scienza astronomica ponesse la sc
tre regni della Natura. Inoltre gli attribuirono un figlio che fu il
più
valente medico sulla Terra, e dal quale nacque un
e ad Esculapio l’esercizio dell’arte medica, lo fulminò per contentar
più
pienamente il suo fratello Plutone. Consentì per
che richiede per ciascuna persona, ma utilissima sempre anche ne’suoi
più
generali principii, perchè persuadono a schivare
ranza121. Nella invenzione di queste tre Divinità che presiedono alla
più
felice conservazione degli esseri umani, troviamo
a il principio generale delle forze della natura, che sono il primo e
più
sicuro fondamento della conservazione della salut
he all’arte salutare, ed Igiea la conseguenza che ne deriva, che è la
più
felice e la più durevole conservazione della salu
tare, ed Igiea la conseguenza che ne deriva, che è la più felice e la
più
durevole conservazione della salute. E per indica
vorrebbe dire orientale, per indicare uno dei cavalli del sole ; e di
più
si son serviti di questo stesso vocabolo come agg
serviti di questo stesso vocabolo come aggettivo poetico, invece del
più
comune, cioè orientale. Così il Tasso ha scritto
ritto : « Sorgeva il nuovo sol dai lidi eoi « Parte già fuor, ma ’l
più
nell’onde chiuso. » I poeti minori poi non finis
i quello che egli fa trovare ad Astolfo nel mondo della luna, « (Che
più
di trenta miglia intorno aggira), « O stupenda op
o il re dei fiumi, sottinteso però dell’Italia, di cui è realmente il
più
gran fiume. 114. L’ambra è detta in greco elect
Altrove però la chiama Galassia come i poeti greci. I latini per lo
più
la dicono via lattea, come Ovidio nel 1° delle Me
ra dell’ Igiene, che questo ed altri assiomi generali « sono la parte
più
sana della raccolta di massime della Scuola di Sa
un confuso e mutilato ammasso di mitologiche idee. Pare quindi molto
più
adattato all’ intendimento, ed al profitto degli
, di tempo, e di soggetti, oltre che riesce alla mobile fantasia loro
più
facile a ritenersi, ne eccita e sostiene la curio
ersi, ne eccita e sostiene la curiosità per modo, che vi si applicano
più
seriamente. Ora questo è quel metodo appunto, che
te prima. Degli Dei. Molti furono gli Dei presso i Greci, ma assai
più
presso i Romani, che oltre ad avere adottali tutt
la discordia, l’ invidia, la Frode, il Furore, ed altri siffatti. La
più
generale divisione che facevasi degl’ Iddii era i
e da Gea, che doveva esser soggiogato da uno de’ proprii figli, fatto
più
crudele di suo padre, prese il partito d’ inghiot
terzo nato in Creta, e figlio di Saturno. Ma come quest’ ultimo fu il
più
rinomato, così a lui solo venne attribuito anche
n sembianza di Itone si oppose coraggiosamente a Reto uno de’ giganti
più
forni debili, e come Giove animavaio gridando ev
un bianco bue. Molti tempii aveva egli in Roma, e con varii nomi. Il
più
sontuoso era quello di Giove Capitolino fondato n
i Giove Capitolino fondato nel Campidoglio dal re Tarquinio Prisco, e
più
volte in seguito riedificato. Un altro nel Campid
ne si accennano: la prima che fu detta moglie di vulcano; e madre del
più
antico Apollo; la seconda figlia del Nilo, ed ado
Fu deciso che dato l’ avrebbe chi avesse fatto uscir di terra la cosa
più
utile alla città; Nettuno percossoli terreno col
ola coll’ asta ne fè spuntare un ulivo; ed essendosi questo giudicato
più
utile, Minerva diede alla città il proprio nome,
uesta gettato sulla mensa un pomo di oro colla iscrizione: Diasi alla
più
bella, nacque contesa fra Giunone, Pallade, e Ven
tte la guidò al letto del padre come un’ ignota amante. Stato con lei
più
notti, mentre Cencreide occupata nelle feste di C
a, perchè in una sfida ch’ egli ebbe con Venere a chi sapesse coglier
più
fiori, Peristera aiutando Venere la rese vittorio
llo. La Luna, che comunemente confondesi con Diana, fu anch’ essa dai
più
antichi poeti interamente da lei distinta. Dicon
iove e di Latona, venuto secondo alcuni dagli Iperborei, ma secondo i
più
nato in Delo; il quarto nato in Arcadia, e sopran
l’ Arcadi Nomione, perchè da esso dicevano di aver avuto le leggi. Il
più
celebre presso i poeti fu il terzo, a cui pur ven
. Ben vedasi presso molti confusa sovente Diana colla Luna, sebbene i
più
antichi l’ abbiano interamente distinta. Era Dian
fu da Apollo a mezz’ aria cangiato in uno sparviero. Egual vendetta e
più
terribile fece ella contro di Niobe figlia di Tan
o Tot, che dicesi aver loro insegnalo le lettere, e date le leggi. Il
più
rinomato fra questi, Cioè il terzo, figlio di Gio
usando della facoltà che Nettuno le avea concesso. Così seguitò ella
più
volte cangiandosi ora in cavallo, ora in bue, ora
lie del Cielo, e madre di Saturno; ma da’ posteriori mitologi e poeti
più
comunemente venne considerata come, moglie di Sat
enuto Pane figlio di Mercurio; sebbene alcuni per esso abbiano inteso
più
generalmente il Dio Pan, che significa tutto, e r
co città della Misia aveva egli il culto primario. Era tenuto come il
più
lascivo fra tutti gli Dei. La ninfa Loto da lui f
, come dice Orazio, l’ uno bianco e l’ altro nero. I Geni delle donne
più
comunemente erano detti Giunoni. Dal Genio e da u
Achille, che Proteo avea innanzi predetto a Tetide che sarebbe stato
più
forte del padre. Avendo Peleo in appresso ucciso
utone fratello di Giove e di Nettuno, a cui nella divisione accennata
più
addietro toccò il regno dell’ Inferno, veniva pur
Giove infernale, e Dite, od Orco; sebbene, Orco da Esiodo è chiamato
più
propriamente il Dio del giuramento, e punitore de
ni godean vita beata, e prendevano diletto di quelle occupazioni, che
più
aveano amate qui in terra. Il luogo della pena er
iù aveano amate qui in terra. Il luogo della pena era il Tartaro; e i
più
famosi condannati erari laggiù i Titani, Tifeo, g
e insepolto; e che uscito dall’ Inferno con questo pretesto non volle
più
ritornarvi, finche da Mercurio non vi fu trailo a
di bue; Anubi, che figuravasi colla testa di cane; Serapide, che dai
più
si confonde con Osiri stesso e con Api; ed Arpocr
ccennando i principali. Capo I. Di Prometeo, e di Deucalione. Il
più
antico de’ Semidei’ fu Prometeo figlio di Giapeto
nasso, cangiato dalle Ninfe in scarabeo. Capo II. Di Ercole. Il
più
celebre fra i Semidei e gli Eroi fu Ercole figlio
occupato nella guerra contro de’ Tafii e da’ Teleboi, e’ per istarsi
più
lungamente con lei triplicò il corso della notte.
tornato Giunone all’ antico sdegno, ordinò ad Euristeo di esporlo a’
più
gravi pericoli onde alla fine perisse. Dodici son
questi lasciò sulla terra, nacque l’ aconito. Oltre le qui accennate,
più
altre imprese di Ercole si raccontano; ma egli è
ne numera fino a quarantaquattro, e che le loro azioni, per renderle
più
prodigiose, oltre all’ essere abbellite coll’ fav
ellite coll’ favole, sien pure state ad un solo attribuite. Una delle
più
celebri tra queste imprese fu quella di unire l’
ove Ercole per monumento piantò due colonne, su cui era scritto: Non
più
oltre. Lottò con Anteo figlio della Terra, e vegg
Anteo figlio della Terra, e veggendo che atterrato ei sorgeva sempre
più
vigoroso, levollo in aria, e il petto gli strinse
, Ercole inconsolabile l’ andò cercando per tutte quelle contrade, nè
più
si curò di seguire la nave Argo. Periclimeno figl
nale. Per combatter questo mostro invitar si dovettero tutti gli Eroi
più
famosi, fra i quali Apollodoro annovera, oltre a
de avere notizia dov’ ella fosse; ma ebbe in risposta di non cercarne
più
oltre, e di fabbricare in vece una città nel luog
non solamente che l’ uccisore di Laio era stato egli medesimo, ma di
più
che Laio era suo padre, e Giocasta sua madre. Pre
tempo reo di parricidio e d’ incesto; si Cavò gli occhi per non veder
più
la luce, mentre Giocasta egualmente inorridita si
o per ciascheduno: ma Eteocle, prese le redini del governo, ricusò di
più
cederle al fratello, e lo costrinse a ricoverarsi
itani e gran parte delle sue genti dovette tornarse scornato in Argo.
Più
che a tutt’ altri però fattale fu quella guerra a
lla bocca e dalle nari. Per questa spedizione Giasone invitò gli Eroi
più
famosi, che allor vivessero. Argo figlio di Alett
ceso di Glauce figlia del re Creonte, di che Medea irritata finse per
più
sicura vendetta di esser contenta ch’ egli passas
a fiamme con tutta la reggia. Ne paga di ciò Medea, per isfogare vie
più
il suo furore scannò atrocemente sotto agli occhi
pe’ boschi piangendo continuamente la sua perdita, nè amore, di donna
più
il potè muovere; di che indispettite le madri de’
o d’ intralciatissime strade, per le quali chiunque vi era introdotto
più
non trovava l’ uscita. Favorì egli dappoi gli amo
giato l’ odio e l’ invidia in ammirazione ed amore si strinsero colla
più
ferma amicizia. Giovò sommamente a Piritoo l’ ami
ddolorato per l’ ingiusta morte del figlio, dai quel momento non ebbe
più
pace, finchè scacciato pure da Atene ricoverossi
a prima promettevagli il regno, la seconda la sapienza, e la terza la
più
bella delle donne, ei diede a Venere la preferenz
ure gli altri, ma Ettore stesso figlio di Priamo, ch’ era di tutti il
più
valente, e avendo Ettore, di ciò sdegnato contro
pitalmente in Isparta da Menelao marito di Elena, ch’ era riputata la
più
bella donna di quell’ età, colse Paride l’ occasi
gamennone ed Achille, per cui questi lungo tempo si astenne dal voler
più
prender parte a quella guerra. Cagion della lite
rise sacerdote di Apollo per riscattare la figlia sua Astionome, nota
più
comunemente sotto al nome di Criseide, la quale n
nto nella sua tenda covando il suo sdegno, e protestando di non voler
più
combattere a favore de’ Greci, nè i consigli di N
i di Achille, cui Tetide aveva posto in mezzo, perchè fossero date al
più
degno; su di che non sapendo i Greci decidere, ch
e, chiesero a’ Troiani prigionieri quale dei due avesse a Troia fatto
più
danno, e avendo questi risposto Ulisse, le armi a
rodottosi in Troia, spiò quanto era là dentro, e nè portò a’ Greci la
più
esalta contezza. Altra volta colà entrato insieme
ser di notte, e via condussero i cavalli. Ma lo stratagemma di Ulisse
più
a Troia fatale fu in appresso l’ invenzione del c
Epeo uno smisurato cavallo, entro cui si rinchiuse egli medesimo co’
più
valorosi Greci. Finsero gli altri poi di partire
lisse dopo la rovina di Troia. Superbi i Greci della loro vittoria
più
non pensarono che a ridursi alle case loro; ma po
ra, e Menelao sbattuto dalla tempesta fino in Egitto, già si è eletto
più
addietro. Pirro giunse in Tessaglia guidando seco
i poeti giunse felicemente al termine di tre età. Quegli invece, che
più
avversità ebbe a soffrir nel ritorno, fu Ulisse,
tto il ventre de’ montoni che ivi erano ed egli aggrappatosi sotto al
più
grande, ne uscirono tutti nell’ atto che Polifemo
ionò coll’ anima della madre Anticrea, con quelle delle antiche donne
più
illustri; tenne discorso con Agamennone e con Ach
rrando per dieci giorni, finchè arrivò all’ isola Ogigia, creduta dai
più
l’ isola Gaulos, ora Gozo vicino a Malta, ove la
pietra. Perchè in Itaca non fosse Ulisse riconosciuto, e così potesse
più
agevolmente far vendetta de’ Proci, i quali prete
etamente la notte cui Pallade, trattenendo do l’ aurora rendette pure
più
lunga, andò il mattino seguente in villa a far un
le Troiane insinuò alle altre di dar fuoco alle navi, onde non essere
più
costrette ad esporsi a’ rischi del mare, e quattr
Giove nelle sue tresche amorose ne aveva avuto per pena di non poter
più
che ripetere le ultime parole altrui. Essendosi p
d è cangiata in fonte. Nell’ Etruria un aratore profondando l’ aratro
più
addentro del solito solleva una zolla pesante, cu
sasso informe o da’ un tronco offerivansi 1 frutti della terra, e non
più
. A poco a poco incominciaronsi ad effigiare gli D
zi tempietti ne’ boschi lor consecrati, finchè si giunse ad erigere i
più
magnifici templi, quali erano il tempio di Vulcan
tre a frutti della terra incominciaronsi a offerir gli animali; e ne’
più
solenni, chiamati ecatombe, immola varisi fin cen
ossa zolla di terra, cui sollevò un agricoltore profondando l’ aratro
più
; del consueto. I sacerdoti Arvali erari quelli ch
mente dicevansi auguri, altri dal canto e dal volo degli uccelli, che
più
propriamente si chiamavano auspici, altri dal man
i, e che avidamente si consultavano in tutti gli affari importanti. I
più
famosi tra questi erano: 1. L’ oracolo di Dodona
uali allorchè la Pitia era inebriata, pronunziava delle parole per lo
più
oscure o confuse, che raccoglievansi da’ Sacerdot
o aggiunto la Sardica nativa di Sardi nella Libia. Presso i Romani la
più
famosa era la Sibilla Cumana, la quale si disse c
te per ordinario accompagnate eran da’ pubblici giuochi. Fra questi i
più
famosi giuochi nella Grecia erano 1. gli Olimpici
zi, ed una di pino ne’ quarti: ma i vincitori erano poi celebrati da’
più
insigni poeti, come appare dalle odi di Pindaro,
sai pesante, che i giocatori sforzavansi di gettare, quanto potessero
più
lontano; 3. il giavellotto che lanciavasi colla m
ti di duro cuojo guerniti spesso di ferro e di piombo. Questi giuochi
più
tardi introdotti furono ancor da’ Romani, che tea
acevano dalle carceri o tane praticate al basso degli anfiteatri, e i
più
atroci e crudeli spettacoli de’ combattimenti de’
o sorge o quando cade il die » in mezzo olle onde dove non apparisce
più
terra alcuna e null’altro vedesi che Cielo ed acq
estensione di onde salse, ove andavano a gettarsi le acque di tutti i
più
grandi fiumi. Cominciarono dunque dal divinizzare
e di Vesta Prisca o di Cibele. L’Oceano fu dunque considerato come il
più
antico degli Dei marini, perchè era il mare stess
più antico degli Dei marini, perchè era il mare stesso, come Urano il
più
antico degli Dei celesti, perchè era lo stesso Ci
o e l’Arno, non men che gli altri mari e fiumi d’Italia dormirono per
più
di trecento anni !212 Abbiamo detto altra volta
ndo altri poeti, è d’oro. Ma quantunque l’Oceano sia venerato come il
più
antico Dio marino, non ha peraltro l’impero assol
tue di questo Dio si vedono in molte fonti pubbliche e private ; e la
più
celebre come opera d’arte è quella di Giovan Bolo
ome opera d’arte è quella di Giovan Bologna in Bologna ; ed una delle
più
goffe è quella dell’Ammannato nella fonte di Piaz
a tutte presentano presso a poco gli stessi emblemi o distintivi ; il
più
caratteristico dei quali è il tridente, che consi
uerra punica poco lo consideravano ed adoravano come Dio del mare, ma
più
generalmente, a tempo di Romolo, come Dio del con
se il matrimonio può convenire in generale a qualunque privato, tanto
più
conviene a un re, e specialmente a un re assoluto
eo un sì orribil delitto. Gli astronomi diedero il nome di Nettuno al
più
lontano pianeta del nostro sistema solare, precon
ri zotici Eumei alle mandre suine. Forse i Tritoni avran saputo trame
più
dolci suoni ; ma, comunque ciò fosse, questo stru
le dipingono come vaghe e snelle giovinette con lunghe chiome (per lo
più
verdi)219), sciolte sulle spalle e grondanti acqu
più verdi)219), sciolte sulle spalle e grondanti acqua, perchè per lo
più
queste Ninfe nuotano nelle onde e tra i flutti co
idi derivato dalla madre, o di Nereidi dal padre ; ma il secondo è il
più
comunemente usato dai poeti, i quali annoverano f
molto piaciuto questo nome mitologico di Nereidi, poichè si trova che
più
e diversi di loro lo hanno assegnato (al solito c
saggio consiglio l’affidar la protezione dei naviganti e le due cose
più
da loro desiderate, cioè la calma del mare ed il
del mare ed il ritorno in porto, a due Divinità che avevan provato le
più
terribili procelle di questo mare infido della vi
di questo mare infido della vita222. Di Glauco poi raccontano uno dei
più
strani e singolari miti, unico nel suo genere ; e
eppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei suoi
più
straordinarii e sublimi concetti. La favola è que
proposito di citar l’esempio di Glauco per offrirci qualche immagine
più
sensibile del suo concetto : « Nel suo aspetto (
costituito in sì umile ufficio attribuirono una prerogativa degna dei
più
grandi Numi e dello stesso Giove, quella cioè di
revedere il futuro ; ed inoltre di poter prendere qualunque forma che
più
gli piacesse. Vi aggiunsero ancora una sua strane
quello di legarlo ; ed egli allora prendeva successivamente tutte le
più
strane forme, ma finalmente ritornava in quella p
o verso : « Non ignara mali, miseris succurrere disco. » 223. La
più
vera e naturale spiegazione delle mirabili Metamo
sa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi erano per lo
più
gli Eroi o Semidei, e non tutti, ma quelli soltan
più gli Eroi o Semidei, e non tutti, ma quelli soltanto che furono i
più
grandi benefattori della umanità. A questi novell
icava il Pelide. Io pria torrei « Servir bifolco per mercede, a cui «
Più
scarso il cibo difendesse i giorni, « Che del Mon
produceva la noia, e faceva rimpianger la vita mortale e preferire la
più
meschina condizione di questa. La prescienza del
, e principalmente di quei luoghi e di quelle persone che resero loro
più
cara e gioconda la terrena esistenza. Aggiunsero
ndo in quelle stesse arti ovvero occupazioni che erano state per loro
più
gradite in questo252. Per tal credenza, presso al
chiavi, i cavalli, i cani ed anche i materiali oggetti che gli furono
più
cari in vita, non dubitando che per tal via andas
anime degli estinti, dopo essere state un certo numero di anni (che i
più
fissano a mille) negli Elsii o nel Tartaro, ritor
hiama, acciò ch’ivi deposto « Ogni ricordo, men de’ corpi schive, « E
più
vaghe di vita un’altra volta « Tornin di sopra a
celeberrima esposizione di principii filosofici e religiosi, che è la
più
bella e sublime di quante ce ne son pervenute dai
a Caronte fu bonariamente creduta una indubitabile verità nei secoli
più
rozzi ; e perciò nelle funebri cerimonie ponevasi
tezza della sede che erale destinata. La qual credenza religiosa rese
più
pii i superstiti ai mortali avanzi degli estinti.
elle pene del Tartaro l’immaginazione degli Antichi era stata un poco
più
feconda che in quella delle beatitudini dell’ Eli
do ideato diversi generi straordinarii di pene inflitte ad alcuni dei
più
famosi scellerati. E qui ne faremo una breve rass
gli salia di polve un nembo262). » (Odissea, xi.) Di Tantalo è anche
più
straordinaria la colpa non meno che la pena. Tant
ivazioni sono spontanee e non forzate come quelle di Tantalo ; perciò
più
vero e confacente sarebbe l’assomigliarvi i miser
rcati una vera dovizia di cibi squisiti, non posson comprar nemmeno i
più
vili per saziar la fame che li tormenta. Dicesi a
n vano ciò che non possono ottenere. Costoro nell’eccesso opposto son
più
ridicoli degli avari, e meritamente si puniscono
sse »269. (Virgilio, Eneide, vi.) Delle Danaidi o Belidi è alquanto
più
lungo il racconto. Esse erano precisamente 50, tu
frode altrui contrista. « Ma perchè frode è dell’uom proprio male, «
Più
spiace a Dio ; e però stan di sutto « Gli frodole
o male, « Più spiace a Dio ; e però stan di sutto « Gli frodolenti, e
più
dolor gli assale. « De’violenti il primo cerchio
stizia la sua mente sia un così splendido riflesso e la sua parola il
più
eloquente interprete. Non tutti i dannati celebri
ti anni a Crotone, passò a Metaponto ed ivi morì ; e dopo la morte fu
più
ancora ammirato che in vita, poichè la sua casa f
gran credito ; è passato in quasi tutte le lingue europee traversando
più
di 30 secoli, ed è rimasto sempre un termine usit
e uno sprone, un pecoro e un legacciolo delle calze non son niente di
più
nobile della spalla di Pelope e neppure della spa
tque sub alto « Pectore ; nec fibris requies datur ulla renatis. » E
più
brevemente Tibullo nell’ Elegia iii del lib. i :
3ª.) Ovidio nel x delle Metamorfosi riassume brevemente le pene dei
più
celebri dannati del Paganesimo in questi versi :
ur di esser re, Plutone benchè nato in Cielo ed allevato in una delle
più
belle regioni della Terra, accettò di regnar nell
mai a visitare i Campi Elisii, o invitasse alla sua reggia alcuno dei
più
illustri eroi che vi soggiornavano ; e sui malvag
l pari degli altri Dei sottoposto al Fato, ed anche al suo maggiore e
più
potente fratello Giove. Si accorsero i mitologi d
l mondo240, (come è naturale, e pur troppo vero), ma pur anco l’altro
più
odioso attributo di affrettare la discesa degli u
o e le vicende nel capitolo di Cerere sua madre. Allora non compariva
più
come l’avvenente e delicata Ninfa che sceglieva f
sto era il nome che davasi dai Greci alla regina dell’Inferno) ; e di
più
credevasi che anch’essa si fosse adattata ai gust
ta ai gusti del marito, e li secondasse attirando nei regni infernali
più
gente che potesse ; e perciò si trova chiamata da
fu chiamato frequentemente Orco e Dite dagli antichi poeti. Dante usò
più
volte la parola Dite come sinonimo di Plutone, de
biade e di un ricco agricoltore Giasione, per indicare che le vere e
più
sicure ricchezze derivano dall’agricoltura. In fa
li, e delle quali perciò i poeti rammentano soltanto il nome, tutt’al
più
con qualche epiteto espressivo senza estendersi i
cupato a traghettar le anime dei morti (specialmente nei giorni delle
più
micidiali battaglie), dall’ una all’ altra riva d
erciò alla classe dei Semidei ; e di loro dovremo parlar nuovamente e
più
a lungo nel ragionare dei secoli eroici, che sono
aventare e perseguitare in vita gli scellerati che avevano commesso i
più
gravi e nefandi misfatti. In tal modo venivano i
versi generi di sogni ; poichè Morfeo produceva nei dormienti i sogni
più
regolari sotto forme conosciute e naturali ; Fobe
me conosciute e naturali ; Fobetore i sogni spaventevoli e Fantasia i
più
strani e fantastici 249. Non soltanto Ovidio tra
e col remo qualunque si adagia. » Ha soltanto di buono che non esige
più
l’obolo per traghettar le anime all’altra riva, e
d in appresso avendone scoperti tanti altri (che sinora sono giunti a
più
di 130), hanno saccheggiato la Mitologia e adotta
noltre ad una specie di vipere. 240. « Colà donde si niega « Che
più
ritorni alcun, » disse il Parini traducendo esat
Orlando Furioso per vedervi il vero modello di tutti gli Orchi delle
più
volgari novelle : « Mentre aspettiamo, in gran p
« Poco il veder lui cieco ne conforta, « Quando fiutando sol, par che
più
faccia, « Ch’altri non fa ch’abbia odorato e lume
e piume. « Corron chi qua chi là, ma poco lece « Da lui fuggir veloce
più
che ’l Noto. « Di quaranta persone, appena diece
elle denominazioni delle Furie. 245. Anche i poeti latini trovarono
più
poetiche le Parche che il Fato ; e assegnarono ad
ciascuno e compila. » (Purg., xxi, 25.) « E quando Lachesis non ha
più
lino, « Solvesi dalla carne, ed in virtute « Seco
a del Genio di rendere accette e gradite a tutta la poster ita le sue
più
strane fantasie. 251. Talvolta nelle poesie it
ta nelle poesie italiane si trova usato il nome di Plutone, secondo i
più
antichi mitologi. Se ne può citare a conferma anc
gli uomini illustri della storia antica e della moderna, come pure ai
più
straordinarii personaggi d’invenzione della fanta
a poter esser comprensivo degli altri due sopraddetti, si estende dai
più
antichi e famosi personaggi ai più moderni e ridi
ri due sopraddetti, si estende dai più antichi e famosi personaggi ai
più
moderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati d
biati dal Giusti46. Varcati questi sterpi filologici, avanziamoci in
più
aperta e vasta campagna e in più spirabil aere, e
ti sterpi filologici, avanziamoci in più aperta e vasta campagna e in
più
spirabil aere, e diamo uno sguardo fugace alla re
i estende sino alle serene regioni della Storia. I tempi eroici anche
più
dei mitologici formarono il soggetto delle medita
anche più dei mitologici formarono il soggetto delle meditazioni dei
più
grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammentar
il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le origini storiche dei
più
celebri popoli antichi, frammiste a racconti favo
li bisogna distinguerle e sceverarle. A quest’epoca si riferiscono le
più
straordinarie imprese condotte a termine colla fo
liberar la Terra dai mostri e dai tiranni, e sgombrar così la via dai
più
grandi ostacoli all’incivilimento dei popoli. E q
della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo
più
questa la causa delle antiche guerre. Nel Medio E
soltanto spiegazioni al racconto dei molteplici fatti particolari che
più
ne abbisognano ; ma ho voluto premetter questi br
struzione di Troia, poichè si trova in taluni Autori la differenza di
più
di un secolo ; ma seguendo la Cronologia greca pi
i la differenza di più di un secolo ; ma seguendo la Cronologia greca
più
accreditata colle modificazioni di Petit-Radel ne
n critique, troveremo almeno in qual ordine di tempo vissero gli eroi
più
antichi di quelli che presero parte attiva nella
ati i padri e nell’altra i figli ; e di qualche eroe che intervenne a
più
d’una è detto in quale di esse egli era più giova
che eroe che intervenne a più d’una è detto in quale di esse egli era
più
giovane, in quale più vecchio : dal che deducesi
e a più d’una è detto in quale di esse egli era più giovane, in quale
più
vecchio : dal che deducesi senza tema di errare l
rate dai Mitologi, dobbiamo ragionevolmente indurne che fossero anche
più
antichi del tempo in cui avvennero quelle, e già
ciascuno di essi, e poi li metterò in azione tutti insieme ; parlando
più
a lungo del capo o protagonista di quella impresa
e basta soltanto il sapere quel che dice Omero del Pilio Nestore, il
più
vecchio dei Duci che andarono alla guerra di Troi
XXXII Gli Oracoli Quantunque gli Oracoli
più
celebri fossero nella Grecia ed esistessero molti
significato facilmente s’intende dal contesto delle diverse frasi. I
più
noti e celebri Oracoli eran quelli di alcune dell
suna ebbe oracoli ; e piuttosto preferirono i Pagani di attribuirli a
più
d’uno degli Eroi o Semidei, come per esempio ad E
lapio, a Trofonio, ad Ercole, ad Amfiarao, ecc. Sommati giungeranno a
più
di quaranta oracoli. Sarebbe perciò troppo lungo
o credo che invece basterà descriverne tre o quattro dei principali e
più
famosi, e passar leggermente sugli altri con qual
osservazione che sia ad essi comune. Fra tutti quanti gli Oracoli, il
più
celebre del mondo pagano era senza dubbio quello
alizzato, e reso indipendente e sacro. Il governo era aristocratico o
più
veramente oligarchico, dipendendo con assoluta au
devoto che ne avesse ottenuto dai sacerdoti il permesso. Nella parte
più
interna dell’adito, o sacro penetrale, eravi una
one della loro fantasia285). Fra tutti gli altri Oracoli di Apolló il
più
notabile era quello di Claro nel territorio di Co
e che il sacerdote proferiva gli oracoli in versi. (Ann., II, 54.) Il
più
antico di tutti gli Oracoli della Grecia, secondo
poco frequentato appena che acquistò fama quello di Delfo, che era il
più
centrale della Grecia e rendeva responsi in un mo
o, che era il più centrale della Grecia e rendeva responsi in un modo
più
solenne e soddisfacente. Quanto all’origine del t
recia ; e lo stesso T. Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il
più
celebre è quello, già da noi registrato, dei figl
uzione del Cristianesimo, come sappiamo dal sommo Orator romano e dal
più
insigne degli ultimi repubblicani dell’antica Rom
ra cristiana e si mantenne pagano, e registrò nelle sue opere tutti i
più
strani ed assurdi miracoli del Politeismo, non se
gnoranti, ma anche presso i dotti e sapienti. E questo è argomento di
più
alta indagine, sul quale piacemi un poco di tratt
di più alta indagine, sul quale piacemi un poco di trattenermi. Che i
più
celebri Oracoli abbiano avuto origine nei tempi p
nei tempi preistorici è asserito non solo dai mitologi, ma da tutti i
più
antichi scrittori. I mitologi dicono (come notamm
selvaggia e brutale e condurli a collegarsi ed unirsi fra loro in un
più
umano consorzio. Quel che di Orfeo dice Orazio ne
oncetto si trovano d’accordo mitologi, poeti, storici e filosofi. Che
più
? Lo stesso Machiavelli dice chiaramente e senza
lle quali ciascun che legge queste pagine avrà facilmente præ manibus
più
d’una, si può dedurre con sicurezza di non errare
toria di Salamina, gloria eterna di Temistocle e della Grecia289). Le
più
belle massime antiche morali e filosofiche eran c
tiche morali e filosofiche eran credute responsi degli Oracoli ; e la
più
sapiente e mirabile di tutte, espressa con queste
in senso lato sia riferibile a tutte le religioni pagane, è per altro
più
specialmente applicabile a quella dei Greci e dei
da frammenti di esseri organici fossilizzati, da secoli e secoli non
più
viventi sulla faccia della terra, la loro antica
dio della Mitologia greca e romana sarà utile sempre, ed anche sempre
più
necessario, quanto maggiori progressi verranno a
e intendere un libro di poesia italiana, poichè tutti i nostri poeti
più
grandi e più sommi hanno adottate nel loro lingua
un libro di poesia italiana, poichè tutti i nostri poeti più grandi e
più
sommi hanno adottate nel loro linguaggio le immag
eologo per eccellenza, è quello che nel suo divino linguaggio poetico
più
sovente si vale delle immagini e delle frasi mito
servarsi peraltro che nè Dante nè gli altri poeti nostri adottarono i
più
strani, oscuri o assurdi miti dei Greci e dei Lat
vece hanno preferito e trascelto quelli soltanto che racchiudevano le
più
belle immagini e i più chiari e notabili simboli
trascelto quelli soltanto che racchiudevano le più belle immagini e i
più
chiari e notabili simboli dell’antica sapienza. L
li è necessaria a qualunque italiano desideri accostarsi « ……….. ove
più
versi « Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso. »
tratti dalle migliori traduzioni italiane, e registro in nota alcune
più
speciali citazioni di erudizione linguistica e le
vi affatto della cognizione delle lingue dotte, vi è bisogno di libri
più
facili e più alla portata della comune intelligen
lla cognizione delle lingue dotte, vi è bisogno di libri più facili e
più
alla portata della comune intelligenza. E poichè
ata della comune intelligenza. E poichè in questa classe si trovano i
più
degl’italiani e quasi tutte le donne italiane, ho
ssa riuscire accetto al maggior numero dei lettori. In compenso delle
più
logore o irrugginite anticaglie, oltre alla illus
o libro troverà, che quasi tutte le scienze, dall’astronomia che è la
più
antica, alla geologia che è la più moderna, hanno
scienze, dall’astronomia che è la più antica, alla geologia che è la
più
moderna, hanno tratte dai vocaboli mitologici mol
cognizione della Mitologia. E poichè oggidì è riconosciuto e voluto,
più
che dai programmi governativi, dalla sana opinion
pagana, di rappresentare in tavole e in tele, in bronzi e in marmi le
più
poetiche e leggiadre personificazioni delle idee
ed insensibile al bello artistico, che tanti stranieri richiama dalle
più
lontane regioni in Italia ad ammirarlo.
razione, e come se fossero una sola guerra. Anzi poichè la seconda fu
più
terribile e più decisiva della prima, e da quella
se fossero una sola guerra. Anzi poichè la seconda fu più terribile e
più
decisiva della prima, e da quella in poi non cors
iù terribile e più decisiva della prima, e da quella in poi non corse
più
pericoli il regno di Giove, fu più celebrata la G
rima, e da quella in poi non corse più pericoli il regno di Giove, fu
più
celebrata la Gigantomachia ; e della guerra dei T
antar la guerra dei Giganti, e non dei Titani ; ma distratto da altre
più
facili poesie, e impedito poi dall’esilio non pot
nto dimostra che egli cantò dei Giganti e non dei Titani. Anche Dante
più
tosto che i Titani rammenta i Giganti che fer pau
esso fu soltanto un invasore fortunato che fece valere il diritto del
più
forte (jus datum sceleri) come vera e propria rag
diritto fosse degli Dei che rimasero vincitori, mentre in questa era
più
veramente dei Titani che furono vinti. Erano infa
i questi Giganti nel fondo dell’inferno, non ne vide alcuno di quelli
più
mostruosi. Eran tutti però molto alti e grossi, t
fronti ci fa capire che quelli che vide dovevano essere alti in media
più
di venticinque braccia, ossia circa quattordici m
te non accenna di aver veduto nel suo viaggio all’Inferno, eran molto
più
lunghi e più grossi, come per esempio il gigante
a di aver veduto nel suo viaggio all’Inferno, eran molto più lunghi e
più
grossi, come per esempio il gigante Tizio che si
prossima antica città di questo nome, poi chiamata Pallène. Il caso
più
strano di questa guerra si fu che tutti gli Dei,
tere con due figli soltanto, cioè con Apollo e con Bacco ; e tutto al
più
con quattro, secondo altri poeti, e tra questi an
nferno. Questa vittoria di Giove fu rammentata e celebrata da tutti i
più
illustri poeti antichi e moderni. Lo stesso Dante
i i più illustri poeti antichi e moderni. Lo stesso Dante la rammenta
più
e più volte nel suo poema sacro, e fa nascere l’o
ù illustri poeti antichi e moderni. Lo stesso Dante la rammenta più e
più
volte nel suo poema sacro, e fa nascere l’opportu
atta e della punizione dei Giganti, molte e strane vicende. Una delle
più
impossibili ed incredibili era tanto famigerata,
ielo « Di tuoni empie, di pomici e di fumo77). » Ed è questo uno dei
più
evidenti esempi a dimostrazione del modo con cui
ella Teogonia. » 68. Per questa ragione io cito nel presente libro
più
esempii di Dante che di altri poeti italiani ; e
E qui assumendo il tuono cattedratico proseguirebbe : « È il solfo il
più
comune fra i mineralizzatori di diversi metalli,
oppo lunga ; e se volete saperla, studiate la chimica, e vi troverete
più
maraviglie e metamorfosi, visibili e palpabili, c
dio delle principali idee religiose, politiche e scientifiche dei due
più
celebri popoli dell’Europa che fenno le antiche l
trani. » I loro filosofi per altro furono i primi a ridurle al. loro
più
vero significato, sceverandole dalle fantasmagori
tudiarsi la loro Mitologia. Cicerone specialmente, in questa parte, è
più
esplicito ed aperto degli altri ; e perciò i suoi
Natura degli Dei, sul Fato e sulla Divinazione furon considerati dai
più
scrupolosi Pagani siccome contrarii alla religion
primitivi tempi del Cristianesimo citarono i detti di Cicerone forse
più
spesso di quei della Bibbia. Andando su queste tr
se più spesso di quei della Bibbia. Andando su queste traccie, riesce
più
facile o almeno più probabile la spiegazione di m
i della Bibbia. Andando su queste traccie, riesce più facile o almeno
più
probabile la spiegazione di molte idee mitologich
ne avessero dell’antica sapienza contenuta nella Mitologia gli uomini
più
grandi e più sommi. La più evidente interpretazio
ell’antica sapienza contenuta nella Mitologia gli uomini più grandi e
più
sommi. La più evidente interpretazione dei miti a
ienza contenuta nella Mitologia gli uomini più grandi e più sommi. La
più
evidente interpretazione dei miti abbiamo veduto
erfino delle idee non solo concrete, ma anche astratte, come noteremo
più
specialmente nelle seguenti parti di questa Mitol
onevano, cioè il Fuoco ossia la Luce, l’Aria, l’Acqua e la Terra. Che
più
? anche la Notte, ossia l’oscurità, l’assenza del
ustri, di quel tempo cioè in cui i nostri antenati Europei eran forse
più
rozzi dei selvaggi dell’America scoperti da Colom
di cui abbiam parlato in questa prima Parte troviamo personificate le
più
grandi leggi fisiche e le più notabili idee della
a prima Parte troviamo personificate le più grandi leggi fisiche e le
più
notabili idee della vita morale e sociale, proced
endo alla seconda Parte vi troveremo l’applicazione di quelle ai casi
più
speciali ed anche individuali. Nella terza poi ve
civiltà e della loro storia nazionale. Passata quest’epoca, che è la
più
poetica e che ha dato origine e materia ai più ce
quest’epoca, che è la più poetica e che ha dato origine e materia ai
più
celebri poemi epici, si continua la personificazi
re strani e irrazionali ed anche impossibili in una Divinità, e tanto
più
in un figlio di Giove e di Giunone. Ma poichè amm
Giunone. Ma poichè ammettevasi nella classica Mitologia una Divinità
più
potente di Giove, il Fato, agli inesorabili decre
è maggiormente diffusa (come accade pur troppo nel mondo) ed è stata
più
durevole di quella dei suoi rarissimi pregi nella
rarissimi pregi nella Metallurgia. A Vulcano infatti attribuivansi i
più
mirabili lavori in metallo, dal carro e dalla reg
o in mano un martello e presso a lui un’incudine, e qualcuno dei suoi
più
celebri lavori di metallo. Molti sono i lavori di
vori e operazioni proprie soltanto degli esseri animati (e quel che è
più
, mirabile anche delle persone che ragionano ed ha
ita, come si racconta, da costruire una colomba volante. Altri automi
più
semplici, e non di umana forma, ma non meno mirab
tto il fine e l’effetto ! Perciò in oggi si stimano, e sono veramente
più
utili gli automi che lavorano più e meglio degli
n oggi si stimano, e sono veramente più utili gli automi che lavorano
più
e meglio degli uomini e risparmiano loro la fatic
gli orologi ; e si può asserire che anche i girarrosti a macchina son
più
utili degli automi di animali nuotanti e volanti,
truzione meccanica a Vulcano, tanto i mitologi quanto i poeti dissero
più
spropositi che parole, perchè non avevano veruna
marono per secoli e secoli a questa prima osservazione, e non andaron
più
oltre191, lasciando ai moderni, e specialmente ag
rni, e specialmente agli italiani, (Galvani e Volta), la gloria delle
più
grandi scoperte e delle più utili applicazioni de
liani, (Galvani e Volta), la gloria delle più grandi scoperte e delle
più
utili applicazioni della elettricità 192. Così la
ndo essi che risulta egualmente da combustione o ignizione di materie
più
o meno infiammabili ; e soltanto gli astronomi mo
bo ; e che le stelle non sono che altrettanti Soli generalmente molto
più
grandi del nostro, ma composte presso a poco degl
d era considerato come il re di tutti gli altri, i quali furono pochi
più
di cento, ma tutti feroci ed antropofagi. Abitava
ei Ciclopi. Se ne trovano principalmente in Grecia e in Italia ; e le
più
antiche sono per lo più attribuite ai Pelasgi. In
o principalmente in Grecia e in Italia ; e le più antiche sono per lo
più
attribuite ai Pelasgi. In Zoologia si dà il nome
le greche che significano spontaneo movimento, o come direbbesi anche
più
precisamente con vocabolo derivato dal latino : s
i ; e che perciò v’era bisogno che fossero sottoposti a qualche altra
più
potente divinità che li raffrenasse ; diversament
già quella dell’Asia Minore situata fra la Troade e l’Ionia, e detta
più
anticamente la Misia, ma corrisponde al gruppo de
puote o rallentare il freno. » Ma gli attribuisce un genere di vita
più
patriarcale, e gli assegna un soggiorno più poeti
ibuisce un genere di vita più patriarcale, e gli assegna un soggiorno
più
poetico ed ameno, quantunque nella stessa regione
giunse « Per nodo marital suore e fratelli, « Che avean degli anni il
più
bel fior sul volto. « Costoro ciascun dì siedon t
i Titani, e dell’Aurora ; e quelle loro genealogie furono accolte dai
più
. Si eran provati pur anco ad inventare che i Vent
ribuire ai Venti distinte personalità e porle in azione. Soltanto del
più
impetuoso e del più mite fra loro, cioè di Borea
tinte personalità e porle in azione. Soltanto del più impetuoso e del
più
mite fra loro, cioè di Borea e di Zeffiro, narran
cui dovremo parlare nella spedizione degli Argonauti. La spiegazione
più
semplice e più naturale del ratto di Orizia è, se
rlare nella spedizione degli Argonauti. La spiegazione più semplice e
più
naturale del ratto di Orizia è, secondo Platone,
cui inevitabilmente incappano sempre i loro protagonisti o altri dei
più
famosi eroi, perciò Eolo ed i Venti figurano molt
E siccome i nomi che diedero i Greci e i Latini ai Venti sono per lo
più
adottati anche dai poeti italiani, e inoltre ne d
ttissima essendo e timida la loro navigazione, perchè andavano per lo
più
costeggiando, e poco si azzardavano in alto mare.
nte i poeti, nominano l’un per l’altro quei Venti che spirano tra lor
più
vicini, ossia usano i loro diversi nomi come sino
sinonimi Borea ed Aquilone ; Austro e Noto ; Zeffiro e Favonio, ecc.
Più
esatto di tutti è Dante, perchè più scienziato, e
e Noto ; Zeffiro e Favonio, ecc. Più esatto di tutti è Dante, perchè
più
scienziato, e inoltre impareggiabile anche in ast
e affermare che i 7 celesti candelabri ardenti non li spengerebbero i
più
opposti e gagliardi venti, egli dice « Che son s
i dice « Che son sicuri d’Aquilone e d’Austro, » nominando i venti
più
opposti e più procellosi. E finalmente terminerò
son sicuri d’Aquilone e d’Austro, » nominando i venti più opposti e
più
procellosi. E finalmente terminerò col rammentare
o poi lasciò scritto che Venere nacque dalla schiuma del mare. Questa
più
strana e prodigiosa origine, creduta a preferenza
strana e prodigiosa origine, creduta a preferenza della prima che era
più
semplice e naturale, fece dare a questa Dea il gr
ome di Afrodite, che significa appunto nata dalla schiuma. Alcuni dei
più
fantastici mitologi e poeti aggiungono, che le ac
la Bellezza è figlia del Cielo, e che nel globo terraqueo manifestasi
più
che altrove sul mare. Ma ambedue queste origini c
con amplificazione per enumerazion delle parti, fa la rassegna delle
più
grandi bellezzè che son da ammirarsi nelle opere
l necessario complemento della Bellezza e dell’Amore. Anzi i filosofi
più
sapienti aggiunsero che le Grazie dovevano interv
gane ed allo stesso Giove furono attribuiti difetti e vizii, a Venere
più
che mai. Cominciarono a dire che questa Dea, per
i vi aggiunsero che per voler di Giove suo padre fu data in moglie al
più
brutto, e che per di più era zoppo e tutto affumi
oler di Giove suo padre fu data in moglie al più brutto, e che per di
più
era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso per l’
inventare aneddoti scandalosi su questo tema, che spesso deturpano le
più
belle poesie dei classici antichi. Perciò Ugo Fos
endea nel grembo a Venere celeste. » Infatti gli antichi mitologi di
più
sana mente avean dovuto immaginare un’altra Vener
rnarsene quando si presentò a Paride che doveva decidere chi fosse la
più
bella tra le Dee. Oltre Cupido, Imene e le tre Gr
ità e la fiducia della sua eletta, sposò finalmente e rese felice col
più
invidiabile degli imenei la bella e vivacissima P
i dolori, gli starnuti, gli sbadigli, ecc., ma soltanto modificazioni
più
o meno morbose o moleste del nostro corpo. Psich
uo fratello Cupido, con volto serio e riflessivo, perchè non v’è cosa
più
seria, e che dia più da pensare, del matrimonio ;
on volto serio e riflessivo, perchè non v’è cosa più seria, e che dia
più
da pensare, del matrimonio ; con una face ardente
Ninfa che aveva aiutato Venere a vincere una scommessa a chi coglieva
più
rose. La rosa erale sacra perchè per bellezza e f
ghiale. A Venere fu dedicato il venerdì ; e di Venere ebbe il nome il
più
bello e rilucente dei pianeti primarii, « Lo bel
Italiani, operosi e temperati a un tempo di un mistico contemplativo,
più
eloquentemente che non ha saputo fare ogni altro
ti interpetrare non poca parte della Mitologia, e quanto in essa è di
più
interessante, non essendo il rimanente, che o ver
po dovizioso delle opere di loro, e per impromettere a questo dettato
più
lunga erudizione, e per più copiosamente interpet
loro, e per impromettere a questo dettato più lunga erudizione, e per
più
copiosamente interpetrarlo. Perciò non ci cade du
è il carattere della verità, abbraccia la Chiesa cattolica nel senso
più
esteso della parola, cioè la società divina ed in
ilosofia in non pochi luoghi di Europa : un Giove che dicevano essere
più
alto della cima de’monti, onde Platone disse esse
che si diffonde dappertutto. E questo modo di concepirsi gli Dei non
più
porgeva miti di narrazioni vere, ma fittizie, imm
oso, ora con vaghezza di pompa, ora con indulgenza di senso, le menti
più
deboli, rimanevano ad oppugnare ancora le sorti,
danze e conviti, in somma con la imitazione de’vizi de’loro maggiori,
più
che le anime degli antenati, poste tra i numi, o
politico il raffinamento di un saggio governo ; il filosofo la parte
più
bella della morale. Altri riponendo un’allegoria
egorie cosmico-fisiche. E Giamblico portando in mezzo le autorità dei
più
saggi sacerdoti Egizii, vuole che la religione e
a Discordia fece cadere in mezzo al convito degli Dei, per darsi alla
più
bella delle Dee, quando da Giove scelto Paride pe
ne, a Minerva od a Venere, ei donollo a Venere, che gli prometteva la
più
bella donna del mondo : favola mista di allegoria
lo, Mercvrio, Marte, Vvlcano, Bacco, Ciclopi. 11. Senza voler perdere
più
tempo in interrogare i monumenti letterarii a noi
i letterarii a noi rimasti fra gli avanzi e la polvere dell’antichità
più
remota, e discoprire le cagioni produttrici del p
suo esercito nelle Indie dalla pestilenza, Bacco menollo in un luogo
più
salubre detto femur, coscia, e così immaginossi l
r da una parte, or da un’altra. A lui si innalzavano simulacri per lo
più
nudi, volendosi esprimere gli animi degli ebrii a
assegna lo imperio dello inferno, perchè solo la terra è una materia
più
oscura di tutti gli altri elementi(1). Perciò i g
Altri poi lo ricercano nell’aria, e vogliono esser l’aere densissimo
più
vicino alla terra. Il più saggio tra tutti i roma
ll’aria, e vogliono esser l’aere densissimo più vicino alla terra. Il
più
saggio tra tutti i romani, lo immenso Varrone, in
terra, ove tutte le cose vengono generate. Altri ancora(2), facendosi
più
innanzi, dimostra, che presso gli Egizii Plutone
; e di Macrobio che vuole essere Iao, cioè lo spirito delle sfere, il
più
antico tra gli Dei, che porta il nome di Plutone
tiste delle Muse ; e gli si consacrava il cigno, chè non v’ha uccello
più
vocale e più candido di questo. 22. Tutta la Grec
use ; e gli si consacrava il cigno, chè non v’ha uccello più vocale e
più
candido di questo. 22. Tutta la Grecia celebrava
a le pene de’nobili appo i Persiani e gli Americani di spiccare uno o
più
capelli dalla loro chioma : e forse quindi disser
ffinchè i simulacri di lui con l’addizione delle pietre addivenissero
più
appariscenti. 28. Lo immenso scrittore della Scie
ppo nel moto del suo vampo. A Vulcano si dava per consorte Venere, la
più
bella infra le Dive ; perciocchè le arti, di cui
delle Opere della Natura (1), e qui lo ripetiamo per dare ad esso una
più
estesa interpetrazione. È desso un trastato tutto
de’semi, e Plutone il sole, che in tempo d’inverno percorre le parti
più
remote del mondo, onde vogliono di venire da lui
o, in concreto dissero capo… In cotale favola i filosofi ficcarono la
più
sublime delle loro meditazioni metafisiche, che l
one ad essi attribuiva. Venere anticamente chiamata Calisto, ossia la
più
bella, Venere che con tanta pompa esce dal grembo
ελπη canto, indicavasi lo insinuarsi de’melodiosi concenti per le vie
più
secrete del cuore. Per tersicore dal verbo τερπω
ano che una simbolica ed una allegoria, con cui si voleva esprimere i
più
preziosi beni, tutti i più puri piaceri, che l’uo
a allegoria, con cui si voleva esprimere i più preziosi beni, tutti i
più
puri piaceri, che l’uomo deve promettersi ne’suoi
, de’quali hanno provato la munificenza. Si rappresentavano nella età
più
fresca di giovinezza, per indicarsi, che la ricor
, e con questo volevasi esprimere, che le amabili qualità sono i nodi
più
dolci della famiglia umana, od ancora, che l’uomo
o la terra con alternative piede — nude per indicarsi che nulla torna
più
gradevole della semplice natura — moventisi a dan
a farle, nè forza umana a compierle, onde si disse di esservene stato
più
di uno ; se pur con più ragione non si voglia dir
a compierle, onde si disse di esservene stato più di uno ; se pur con
più
ragione non si voglia dire, che a questo parto de
dire, che a questo parto della immaginazione si attribuirono tutte le
più
grandiose azioni eseguite di tempo in tempo da ta
iti di altezza ; ma Ercole menandolo in mare, togliendogli di recarsi
più
a terra, ove poteva rinfrancarsi con nuovi sussid
quando il Sole nel Solstizio estivo entrava nel segno del Leone, meta
più
sublime del suo corso. 63. A rafforzare quanto fi
ata al sistema planetario, onde questo Nume sconosciuto dai Greci, il
più
antico Genio, che si a stato consacrato da’ Roman
ammonticchiamento, andarono ad occupare nuove sedi : in alto la luce,
più
vicino a questa l’aere, in mezzo la terra ed il m
rgine ancora, sperando di sorgere queste mie brevi parole ad altri di
più
alta intellettiva e di miglior fortuna di incitam
iglia di Acrisio re degli Argiesi. Se gli storici pongono Argo fra le
più
antiche città della Grecia, trovano la conferma d
e di Forco divinità marina, e perciò le chiamavano ancora le Fòrcidi.
Più
terribile era Medusa per la fatal proprietà di ca
rtò sempre seco e se ne servì utilmente per far diventar di sasso chi
più
gli piacque, come vedremo. Intanto sarà bene nota
tentissimi aiuti, il Pegaso e il teschio di Medusa, divenne Perseo il
più
formidabile eroe dell’antichità, perchè egli solo
venne Perseo il più formidabile eroe dell’antichità, perchè egli solo
più
di qualunque esercito fornito di qualsivoglia arm
rchè egli solo più di qualunque esercito fornito di qualsivoglia arme
più
micidiale e diabolica valeva per velocità e poten
da un mostro marino, perchè o essa o sua madre erasi vantata di esser
più
bella delle Nereidi. Nel tempo che l’Orca avanzav
a non potendo pervenire ad uccidere il mostro colla spada, perchè era
più
duro d’uno scoglio, lo pietrificò col teschio di
paura di Arianna di poter essere divorata da quel piccolo mostro poco
più
grosso di un granchio. Si crede opera degli scola
riche dei popoli antichi nella Mitologia. Infatti la Cronologia greca
più
comunemente seguita, ed anche adottata dallo stes
ua Storia Universale), pone Inaco per primo re d’Argo, e come vissuto
più
di 1900 anni avanti l’era volgare ; e perciò alme
to più di 1900 anni avanti l’era volgare ; e perciò almeno tre secoli
più
antico di Mosè. Perseo poi è considerato come con
delle Odi Pitie e Ovidio nelle Elegie e nelle Metamorfosi, e inoltre
più
e diversi poeti italiani. Vi si aggiungono altres
nea di bronzo come luogo della reclusione di Danae. Ma ai poeti parve
più
bella e più poetica la torre. 49. « Gorgonis
o come luogo della reclusione di Danae. Ma ai poeti parve più bella e
più
poetica la torre. 49. « Gorgonis os pulcherri
il vero), « Quell’era un negromante, e facea spesso « Quel varco, or
più
da lungi, or più da presso. « Volando talor s’alz
l’era un negromante, e facea spesso « Quel varco, or più da lungi, or
più
da presso. « Volando talor s’alza nelle stelle «
uori dell’ordine naturale, che perciò appunto si dicono prodigiose, e
più
veramente favolose. Sulla nascita di Bacco venner
piaceva il vino, e che ne istillò il gusto al suo allievo, cosa molto
più
facile che istillare il gusto delle belle lettere
ta regione. Egli aveva sempre l’aspetto di giovane197, con volto reso
più
rubicondo dalle copiose libazioni di vino ; in te
o il resto ; e viaggiava in un carro tirato da animali feroci, per lo
più
tigri o pantere. Tutti questi distintivi ed emble
, poichè ne formavano il verbo bacchari che significa infuriare, e in
più
mite accezione abbandonarsi a smodata allegria. I
vata e riprodotta sino a noi nel nostro carnevale, che in altri tempi
più
antichi dicevasi ancora carnasciale 199. Nel cort
, e molto in uso anche nei poeti latini, e qualcuno di questi, benchè
più
raramente, nei poeti italiani. Convien qui rammen
ta in furore lo aveva creduto una fiera ; e questa favola contiene il
più
grande esempio degli eccessi a cuipuò condurre l’
gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno dei suoi
più
celebri sonetti : « L’avara Babilonia ha colmo i
Sole, o almeno lo fecero suo compagno ed amico ; e questi mi sembrano
più
ingegnosi e più filosofi naturali che gli altri.
o fecero suo compagno ed amico ; e questi mi sembrano più ingegnosi e
più
filosofi naturali che gli altri. Imperocchè poco
a vite cola. » Lo stesso Galileo 300 anni dopo non aggiunse nulla di
più
alla formula di Dante col dire che il vino è un c
so « Di quel Sol che in Ciel vedete, « E rimase avvinto e preso « Di
più
grappoli alla rete. » Ma la chimica soltanto col
i per mezzo della luce, del calorico e della elettricità può darne la
più
razionale e probabile spiegazione. Quasi tutti i
ingono amantissimi : vale a dire adottano e celebrano, come è uso dei
più
, gli errori e le fantasie popolari predominanti.
rna in senso figurato, tanto in latino quanto in italiano, significhi
più
comunemente superbia e oltracotanza, si può dedur
» 203. Il crotalo era uno stromento a percussione, composto per lo
più
di due pezzi concavi di metallo (ferro o bronzo),
sembra preferibile agli altri due vipistrello e pipistrello, perchè è
più
simile al latino vespertilio, di cui ci dà l’etim
o in greco e l’altro in latino64 ; e sul duce o principal personaggio
più
e diverse tragedie antiche e moderne ; ed inoltre
chiamano questa costellazione l’animal di Frisso ; e Dante l’appella
più
volte antonomasticamente il Montone, siccome il p
e Dante l’appella più volte antonomasticamente il Montone, siccome il
più
buono, il più paziente, il più illustre di quanti
lla più volte antonomasticamente il Montone, siccome il più buono, il
più
paziente, il più illustre di quanti montoni sieno
onomasticamente il Montone, siccome il più buono, il più paziente, il
più
illustre di quanti montoni sieno esistiti giammai
lto secondaria ; ma appunto per questo vi è maggiore unità e si rende
più
facile e più breve la narrazione. Giasone era fi
a ; ma appunto per questo vi è maggiore unità e si rende più facile e
più
breve la narrazione. Giasone era figlio di Esone
ovare le loro provvisioni da bocca, perchè Ercole, oltre ad essere il
più
forte e robusto eroe, era anche il più gran divor
chè Ercole, oltre ad essere il più forte e robusto eroe, era anche il
più
gran divoratore, e mangiava per cinquanta, bevend
otono sarebbe il racconto di tutti e singoli gl’incidenti, che per lo
più
son comuni alla maggior parte dei viaggi marittim
un episodio di nuovo genere, imitato anche dall’Ariosto, e rammentato
più
d’una volta dall’Alighieri, cioè la liberazione d
e e smorte, « Per lunga fame attenuate e asciutte, « Orribili a veder
più
che la morte. « L’alacce grandi avean, deformi e
hi del suo poema, narra la liberazione del Senàpo dalle Arpie in modo
più
maraviglioso di quello dei poeti classici greci e
va ; « Ma vanno in fuga pieni di paura, « Nè di cibo nè d’altro hanno
più
cura. « Subito il paladin dietro lor sprona ; « V
o albergo ricondotta, « E già sin di Cocito in su la proda « Scesa, e
più
là, dove quel suon non s’oda. » E così l’Ariosto
o e non volle seguitare il viaggio. Per quanto cercasse, non lo trovò
più
; e fu detto dai poeti che le Ninfe Naiadi avevan
der la compagnia del loro carissimo Panfago, perchè poteron procedere
più
speditamente, alleggerita di quel grave peso la n
udeltà ed alla barbarie univasi l’empietà ed ogni altra scelleraggine
più
nefanda ; e se egli non era un Dio, sarebbe tocca
i di questo animale con quelli di quel re bestiale, primo modello dei
più
efferati tiranni. Giove tornato in Cielo radunò i
mini, e si mostrò risoluto di esterminare tutta quella razza bestiale
più
che umana. Mise in discussione soltanto se per me
per affrettar la pena, anche Nettuno vi si accordò col sollevare dai
più
bassi fondi i flutti come in una straordinaria ma
l monte Parnaso, dimandarono all’oracolo di essa qual sarebbe un modo
più
sollecito di ripopolare il mondo. L’oracolo rispo
anto biblica, ma pur anco mitologica, ossia affermata nelle diverse e
più
opposte religioni e credenze ; e vi si aggiunge l
te e dimostra il gran cataclisma del diluvio. In geologia si parla di
più
d’uno di questi cataclismi dei tempi preistorici
onevasi nemmeno che potesse esistere, ha fatto e va tuttodì facendo i
più
mirabili progressi, e risolve i più ardui problem
, ha fatto e va tuttodì facendo i più mirabili progressi, e risolve i
più
ardui problemi dei tempi preistorici, non già int
i più ardui problemi dei tempi preistorici, non già interpetrando le
più
o meno antiche tradizioni, le più o meno veridich
eistorici, non già interpetrando le più o meno antiche tradizioni, le
più
o meno veridiche cronache o istorie, ma studiando
rancese roche, in inglese rock e in tedesco felsart. 89. Ho notato
più
di una volta, e tornerò ancora a notare, che i te
o caratteri alle vulcaniche, ma ne differivano in altri, accostandosi
più
alle materie o roccie sedimentarie. Finalmente ch
trasformate. Questa denominazione fu proposta da sir Carlo Lyell, il
più
celebre dei geologi inglesi. Infatti, secondo la
. Infatti, secondo la teoria di Hutton, adottata generalmente come la
più
probabile, dice il geologo Strafforello, i materi
ocìnio, come avvenne difatti. Giove, il supremo degli Dei pagani, era
più
vizioso di molti mortali ; e perciò usurpava, o g
profughi sulla terra ; e la loro stirpe crebbe e si moltiplicò. Fra i
più
celebri si annoverano Prometeo ed Epimeteo, di cu
ora incomincia la favola. Prometeo col favore di quegli Dei che eran
più
amanti e protettori dell’ingegno e delle arti, ra
ometeo col farlo legar da Vulcano ad una rupe del monte Caucaso, e di
più
col mandare ogni giorno un avvoltoio a rodergli i
ritto, esercitandolo di fatto e creando una donna fornita di tutte le
più
rare doti di corpo e di spirito, la quale chiamar
ntro che la speranza82). In tutto questo racconto mitico Giove non fa
più
la figura del Dio che giova, del Dio benefico, ma
idioso, maligno e malefico. Questo è l’ordito della favola, secondo i
più
; ma poi vi si fanno sopra tanti ricami e intorno
Verulamio, nel suo libro De Sapientia Veterum, esamina ed interpetra
più
a lungo questa favola che le altre trenta da lui
i esso significa le traversie e le persecuzioni immeritate che per lo
più
si ricevono dai grandi inventori invece del merit
e cose 84), diceva Virgilio ; e in oggi spingendosi le scienze sempre
più
arditamente e con prospero successo a far mirabil
ca l’opposto, cioè improvvido o incauto, questi l’aprì. Aggiungono di
più
che egli sposò Pandora, la quale gli portò in dot
to, sì riguardo a Prometeo che a Pandora e al genere umano, non fa la
più
bella figura, come abbiam notato di sopra, nei su
poi, che diremmo domestici, vale a dire di marito e di padre, è anche
più
biasimevole. Mille ragioni non che una aveva Giun
parve brutto e deforme : per la qual caduta il misero Vulcano ebbe di
più
la disgrazia di rimaner perpetuamante zoppo, e di
gl’individui, o vogliam dire i singoli prodotti naturali. E a render
più
facile il còmpito di chi vuole imparar la Mitolog
la loro potenza. Abbiamo notato nel principio del N. IV che, ammessi
più
Dei, nessuno di loro poteva essere onnipotente, p
li Dei Superiori e per lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare
più
volte, tanto più è presumibile e conseguente per
e per lo stesso Giove, come ci è accaduto di narrare più volte, tanto
più
è presumibile e conseguente per gli altri Dei che
ulio o Stercuzio, così detto perchè aveva inventato il modo di render
più
fertili i terreni col fimo o concime. Plinio asse
umentati da quell’epoca al tempo in cui scriveva S. Agostino, cioè in
più
di quattro secoli, poichè i Pagani avevano libert
o adorati dai Simoniaci, e dichiarando che questi Dei son cento volte
più
numerosi di quelli, accetta per lo meno il comput
cento7 ? » Convinti dunque che il numero degli Dei Pagani fosse anzi
più
che meno di trentamila8, e assicurati al tempo st
ntarci ad osservare anche altre fantasmagorie preistoriche dei nostri
più
remoti Antenati. 1. Quindi ebbero origine i lib
o almeno una volta tutta la Divina Commedia sa bene che vi si trovano
più
e diversi latinismi, o vogliam dire parole di for
orate per adorate, che è una licenza poetica chiamata aferesi. 8. I
più
dotti commentatori di Dante, e tra essi anche il
: « per quanti idoli adorassero i pagani, voi ne adorate cento volte
più
, che vi fate idolo ogni moneta d’oro e d’argento.
la Lupa, « Che mai non empie la bramosa voglia, « E dopo il pasto ha
più
fame che pria. »
anime dei buoni235. Siccome gli Antichi credevano che alcuni dei loro
più
famosi eroi, Teseo, Ercole, Orfeo, Ulisse ed Enea
lici e de’beati « Giunsero alfine. È questa una campagna « Con un aer
più
largo, e con la terra « Che d’un lume di porpora
a e la residenza di Plutone non era negli Elisii. ma nel Tartaro, ove
più
si manifestava il bisogno di raffrenar coll’imper
Omero e negli altri poeti greci le idee su tal proposito furono anche
più
incerte e confuse, e perciò non vi si trova unità
rista « Circonda ognor pernizïosa notte. » (Trad. di Pindemonte). La
più
bella fabbrica dell’Inferno è quella che Dante ha
erchio che si trova, poche miglia sotto la superficie terrestre, è il
più
grande di tutti gli altri, i quali, vanno gradata
che e le proporzioni matematiche in modo così esatto e preciso, che i
più
dotti commentatori della Divina Commedia dalle in
che pari a 40,000 chilometri, e per conseguenza con una superficie di
più
di 500 milioni di chilometri quadri ed una capaci
rficie di più di 500 milioni di chilometri quadri ed una capacità per
più
di 3000 milioni di chilometri cubi, vi possono st
enti chimici sotterranei, avremo anche per la fantasia un campo molto
più
vasto di quello delle invenzioni mitologiche ; e
tinto in dieci valli il fondo. « Quale, dove per guardia delle mura «
Più
e più fossi cingon li castelli, « La parte dov’ei
in dieci valli il fondo. « Quale, dove per guardia delle mura « Più e
più
fossi cingon li castelli, « La parte dov’ei son r
esuita, nel suo libro intitolato Il Sole : io ne citai le espressioni
più
chiare e precise nella Cosmografia al cap. xxiii.
ise nella Cosmografia al cap. xxiii. Quando si trova un gesuita tra i
più
zelanti antesignani di una ipotesi scientifica, a
IV Una Divinità
più
potente di Giove Ammessi più Dei, ne vien di co
IV Una Divinità più potente di Giove Ammessi
più
Dei, ne vien di conseguenza che nessuno di essi p
ggendo il titolo soprascritto, che vi sia nel Politeismo una divinità
più
potente di Giove, che pure è conosciuto comunemen
umi, il re del Cielo, il padre degli uomini e degli Dei. E questo Dio
più
potente di Giove era il Fato. Il Fato 14, detto a
elle umane vicende. Non v’è termine nelle lingue moderne europee, che
più
di questo di Fato o Destino sia comune e frequent
r don che Dio per sua larghezza « Fesse creando, e alla sua bontate «
Più
conformato, e quel ch’ei più apprezza « Fu della
za « Fesse creando, e alla sua bontate « Più conformato, e quel ch’ei
più
apprezza « Fu della volontà la libertate, « Di cu
ione e la deificazione dell’ idea di conseguenza inevitabile di una o
più
cause destinate a produrre certi determinati effe
te il caso ; Fortuna è dunque la Dea delle casuali vicende, ma per lo
più
buone ossia favorevoli agli uomini ; e perciò Cic
empii e adoratori, tanto in Grecia quanto in Italia, e in Roma stessa
più
che altrove. Rappresentavasi come una donna stant
Inferno da Virgilio poeta pagano, e perciò quella dipintura ha tinte
più
proprie del paganesimo che del cristianesimo. Ma
lamentano pietosamente della inesorabilità del Destino come qualunque
più
misero mortale. 14. La parola Fato deriva dal v
l Lotto, ove per altro, se l’aritmetica non falla, è cento mila volte
più
probabile perdere che guadagnare.
er frastuono, stravizii ed ogni genere di follie non la cedevano alle
più
effrenate Baccanti. E a chi si maravigliasse di s
ppresentare qualche cosa di giocoso e di bizzarro. Gli Artisti per lo
più
nel rappresentare i Satiri non seguono servilment
resso a poco alla forma ordinaria degli uomini ; ma però con fattezze
più
proprie della razza etiopica o malese, che della
tterati chiamano Satira un componimento che ha per oggetto la censura
più
o meno mordace degli altrui detti o fatti14. Sil
detti o fatti14. Sileni dicevansi i Satiri quand’eran vecchi ; e il
più
celebre di questi è quel Sileno che fu Aio e comp
uralisti per altro sin dal tempo di Linneo pare che li considerassero
più
bestie che uomini, poichè usarono a guisa di nome
nell’ottobre quasi in ringraziamento della già compiuta maturità dei
più
utili frutti dell’anno. Opportunamente gli era da
a, e fiori spuntano sul terreno ov’ella posa le piante. Di mezzo alle
più
graziose fantasie poetiche degli antichi Mitologi
almente questo Dio, che peggio non avrebbero fatto nè detto contro il
più
vil dei mortali23. Un Nume di origine romana, e s
lle della cacciata dei re24. Così solennizzavano contemporaneamente i
più
preziosi diritti del cittadino, la proprietà e la
taliani, putirebbe ora di lucerna e di affettazione, ed equivale alla
più
semplice e più dell’uso comune pelle tigrata. Ma
bbe ora di lucerna e di affettazione, ed equivale alla più semplice e
più
dell’uso comune pelle tigrata. Ma il verbo pilucc
ed aveva un tempio in Roma sotto il nome di Dea Bona. 16. Una delle
più
celebri statue di Fauno è quella che vedesi nella
le stesse Feste nel libro 2° dei Fasti. Ne riporto alcuni distici dei
più
notabili per chi studia il latino, o come grata r
aggiori o superiori o supremi ; e questi erano soltanto venti, per lo
più
conosciuti e adorati da tutte le antiche nazioni.
rati come rappresentanti altrettante divinità. Tal’altra volta poi di
più
divinità se ne fece una sola, amalgamando in essa
i poeti, invece di rammentare una divinità col suo nome principale e
più
conosciuto, fanno uso del patronimico, ossia di u
ò che raramente trovasi rammentata e rappresentata come Dea, e per lo
più
confondesi coll’ Abbondanza di tutte le cose natu
losofico. Così Dante nel descrivere i Giganti, che ora fortunatamente
più
non esistono, dice : « Natura certo, quando lasc
e. » Non di rado significa ancora il complesso delle cose create. Ma
più
frequentemente per Natura s’intende l’essenza deg
è naturale ; naturalmente ; per natura, o di natura sua e simili. Di
più
nella lingua italiana, oltre il verbo naturare ch
usi e significati della parola Natura e suoi derivati, credo che sia
più
utile per la studiosa gioventù, che una eruditiss
i che scuoprono di mano in mano quasi tutti gli anni, e qualche volta
più
d’uno all’ anno, attribuiscono un nome pur che si
ù d’uno all’ anno, attribuiscono un nome pur che sia ; e qualcuno dei
più
celebri scienziati, a preghiera dell’ astronomo s
essa Genealogia Deorum del Boccaccio (che raccolse tutte le diverse e
più
disparate opinioni degli autori antichi), molte d
i gli Egizi per la loro boria dicevano il loro Giove Ammone essere lo
più
antico, sono tante Istorie fisiche conservateci d
fici e le imprese degli altri loro omonimi. Questo compenso preso dai
più
celebri poeti latini, e adottato dai poeti italia
gli spiriti, come poi si chiamarono nelle lingue nordiche, si diffuse
più
che altrove tra gli antichi Germani ; e che non s
si Dei davansi tra loro per onorificenza questo titolo. Perciò sembra
più
di tutte probabile la interpretazione della parol
todèmoni e in cacodèmoni, cioè in buoni e in cattivi spiriti. Anche i
più
celebri filosofi della Grecia, anzi del mondo, ci
e poi di Socrate sull’esistenza dei Dèmoni o Genii non potrebbe esser
più
manifesta ; sapendosi da’suoi stessi discepoli Pl
i ; ma per altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perchè per lo
più
tengono nelle mani la patera o il cornucopia. Cos
i pagani furono ammessi anche nell’arte cristiana, e si vedono per lo
più
nei monumenti sepolcrali in atto mesto e colla fa
ero i Genii delle città e dei diversi luoghi o territorii ; ma per lo
più
li rappresentavano in forma di serpenti e in atto
del Manzoni, e del Giusti, in cui trovasi usato il vocabolo Genio in
più
e diversi significati ; e confinerò qualche prosa
nfinerò qualche prosaica osservazione filologica in una nota, essendo
più
che persuaso, convinto, che la poesia è più gener
gica in una nota, essendo più che persuaso, convinto, che la poesia è
più
generalmente gradita che non la filologia. Il Cec
intitolato : La Bellezza dell’Universo, usa la parola Genio nel senso
più
generale : « Ferve d’alme sì grandi e non indarn
sue impareggiabili poesie usa molte volte il termine Genio, e per lo
più
nel significato d’ingegno straordinario e inventi
figlia è di natura, « E in parte ha forma della madre, in parte « Di
più
alto esemplar rende figura ; ecc. » (A Gino Capp
o in questi termini : « Di una persona eccellente nella sua arte o in
più
discipline si ode dire spessissimo : È un genio.
XXI Minerva Un mito dei
più
straordinarii fu inventato sulla nascita di Miner
ove. Se null’altro avessero aggiunto, era questa, com’è veramente, la
più
bella e sapiente allegoria, significando essa che
gi che Giove per tre mesi sentì un gran dolor di testa, e non potendo
più
a lungo tollerarlo, mandò a chiamare Prometeo, o
cretò che avrebbe questo privilegio quel Nume che producesse una cosa
più
utile al genere umano. Gli altri Dei lasciarono l
nerva. Quegli fece nascere il cavallo e questa l’olivo ; e fu stimato
più
utile l’uso dell’olio che quello del cavallo. Min
ella sapienza inventarono le scienze e le arti, e divennero il popolo
più
civile165 e ingegnoso che sia mai esistito166. L’
n si compiono senza il favore di quella. Tutti i migliori poeti delle
più
culte nazioni hanno accolta gradevolmente questa
ella salvezza di Roma. Questa statua era chiamata il Palladio 170. Il
più
bel tempio però e la più famosa statua di questa
esta statua era chiamata il Palladio 170. Il più bel tempio però e la
più
famosa statua di questa Dea erano in Atene : la s
ne, sottinteso Atena, vale a dire Minerva. La statua, opera di Fidia,
più
non esiste ; del Partenone vi restarono tali avan
ron sì civili. » (Purg., vi, 139). 166. Tanto è vero che qualunque
più
illustre città moderna non ambisce un maggior tit
a Firenze di esser detta l’Atene d’Italia, dopo che sorsero in essa i
più
grandi scrittori, che il suo dialetto meritò di d
anco quello delle scienze e delle arti. 167. Tra questi periodici il
più
accreditato e diffuso è l’Ateneo inglese che si p
b. iv e nel xxxix della sua storia ; anzi non si adottarono neppure i
più
strani ed assurdi miti della greca mitologia inve
do la romana costanza che trionfò di tutti gli ostacoli e di tutte le
più
dure prove non fu abbastanza forte contro le pros
religione stessa perdè il suo prestigio e la sua dignità, e non servì
più
allo scopo altamente sociale per cui fu istituita
sociale per cui fu istituita. In Roma insiem coi vizii penetrarono le
più
strane idee religiose contrarie affatto alla buon
consesso qualunque mortale benchè scellerato ed empio, come furono i
più
degli Imperatori romani. Contemporaneamente a qu
si tutti i sacerdozii del Politeismo, incluso quello delle Vestali. I
più
ostinati a conservare il culto dei falsi Dei furo
esimo ; il qual termine divenne poi, tanto in prosa quanto in poesia,
più
comune e più usato che gli altri due di politeism
al termine divenne poi, tanto in prosa quanto in poesia, più comune e
più
usato che gli altri due di politeismo e di gentil
iteismo e di gentilesimo 169. Ma poichè la religione dell’Evangelo ai
più
santi precetti di morale univa la principal massi
, e perciò favoriva e comandava l’abolizione della schiavitù, anche i
più
rozzi ed ostinati contadini cominciarono ad appre
ni, perchè il vocabolo gentili ha due altri diversi significati : uno
più
usato e comune invece di cortesi ; e l’altro lega
ndicare le persone della stessa famiglia, la quale in latino dicevasi
più
comunemente gens, mentre familia significava anch
no degli alberi. Perciò il loro numero non potrebbero dirlo nemmeno i
più
valenti Geografi, in quanto che non sono stati a
ppresentate come giovinette ingenue, semplicemente vestite, e tutt’al
più
ornate di fiorellini campestri come le pastorelle
chè li adoprano non solo i poeti greci e i latini, ma altresì, benchè
più
di rado, gl’ italiani. Molte di quelle Ninfe a cu
a in acconcio di far parola di qualche altra che non troverebbe luogo
più
opportuno altrove. Tra le quali son da rammentars
enuazione e fu cangiato nel fiore che porta il suo nome. Dante allude
più
d’una volta a questa favola, come, per esempio, n
tea è molto rammentata, specialmente dai poeti latini, come una delle
più
belle Ninfe ; e dicono che se ne fosse invaghito
o gareggiato a rappresentar Galatea di bellissime forme, ed una delle
più
belle è quella che vedesi nella Galleria degli Uf
verso e in prosa la parola Ninfe anche in argomento religioso. Tanto
più
dunque, concluderemo, in soggetti profani. Infatt
oi al Ninfale del pioppo (N. populea) assegnarono anche un altro nome
più
familiare e comune, tratto parimente dalla Mitolo
olar costruzione architettonica, o fabbrica sui generis, destinata il
più
spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle
ta il più spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle ville dei
più
doviziosi cittadini, ove, oltre le acque scorrent
possedeva. Questo corno fu detto in latino cornucopia, e in italiano
più
comunemente il corno dell’abbondanza, come signif
Se i Mitologi ed i poeti inventarono le Divinità delle fonti, tanto
più
è presumibile che non avranno mancato d’immaginar
scondesse il suo capo in ignote terre26 ; e per quanto i Geografi e i
più
arditi viaggiatori si sieno affaticati a cercarlo
a far capolino tra i monti dell’Abissinia e si ritiri sempre un poco
più
in là. Il Padre Tebro poi, ossia il fiume Tevere,
alla figura del Dio un remo : se poi il suo corso si dirama in due o
più
alvei, si aggiungono sulla fronte del Nume due co
Tevere ha detto Virgilio, o ancora delle fronde di quegli alberi che
più
facilmente vegetano sulle sue rive, o che sono pa
di lui Deianira in isposa. E di questa pugna dovremo parlare altrove
più
a lungo. I fiumi poi della Troade eran piccini, m
agli strali d’Apollo ! Oh foss’io morto « Sotto i colpi d’Ettorre, il
più
gagliardo « Che qui si crebbe ! Avria rapito un f
i sarà spazio a raccontar questa sua unica paura, che trova qui posto
più
opportuno, parlandosi delle prodezze e dei vanti
so due nomi dati all’istesso oggetto o alla medesima persona. Il nome
più
antico è attribuito dal poeta al linguaggio degli
nome più antico è attribuito dal poeta al linguaggio degli Dei, e il
più
moderno a quello degli uomini. Nel caso di cui si
o degli uomini. Nel caso di cui si parla nel testo il Xanto è il nome
più
antico, e lo Scamandro il più moderno. Tale è l’o
i si parla nel testo il Xanto è il nome più antico, e lo Scamandro il
più
moderno. Tale è l’opinione di Vibio, di Plutarco
ei dizionari etimologici delle lingue dotte e in quelli enciclopedici
più
moderni9. Bacone da Verulamio, che nel suo libro
one che soglion dare delle diverse parti della figura del Dio Pane, e
più
specialmente delle corna, dei velli e degli zocco
sti tre distintivi non sarà inutile dar la spiegazione, perchè riesce
più
concludente. Infatti, essendo il Dio Pane conside
io ; e, com’è suo stile di esser concisissimo e presentare al lettore
più
idee che parole, qui è più conciso che altrove, p
esser concisissimo e presentare al lettore più idee che parole, qui è
più
conciso che altrove, poichè con una sola similitu
assonnaro « Gli occhi spietati, udendo di Siringa, « Gli occhi a cui
più
vegghiar costò sì caro ; « Come pittor che con es
gio diadema a Cesare che lo ricusò ; e Cicerone rammenta questo fatto
più
volte nelle sue opere, e specialmente nelle filip
le, dopo avere asserito che il Dio Pane soggiornando nelle solitudini
più
selvagge e piene di sacro orrore, spaventa da que
si aggiungono sempre molti timori vani, da cui tutti gli uomini, chi
più
, chi meno, sono assaliti ; e quindi nota come imm
i, chi più, chi meno, sono assaliti ; e quindi nota come immensamente
più
dannosa di qualunque altra vana paura la supersti
rsam Naturam sub persona Panis diligentissime descripserunt. » E poco
più
oltre aggiunge : « Pan (ut et nomen ipsum etiam s
« Di Orazio sol contra Toscana tutta » dichiara che questo fatto era
più
famoso che credibile : « Rem ausus plus famae hab
ione degli antichi mitologi che il Cielo fosse composto di questi due
più
leggieri e più puri fra i 4 elementi del Caos. Er
chi mitologi che il Cielo fosse composto di questi due più leggieri e
più
puri fra i 4 elementi del Caos. Erravano dunque m
ini e di tenerle soggette ; e con false immagini e miracolose, quanto
più
strane e tanto più credute dagl’ignoranti, li pas
ggette ; e con false immagini e miracolose, quanto più strane e tanto
più
credute dagl’ignoranti, li pascevano di vane illu
e benigna, » per rimuoverli dalla vita selvaggia e vincolarli in un
più
umano consorzio. Così, trovando il terreno prepar
dell’Universo, e primo d’ogni altro il Cielo, che perciò fu detto il
più
antico degli Dei. Personificato il Cielo, ossia c
. Siccome Urano era un Dio, e perciò immortale, ed essendo inoltre il
più
antico degli Dei, e perciò lo stipite della celes
, poteva a suo beneplacito regnare eternamente ; ma poichè egli aveva
più
figli, supposero i mitologi che gli fosse piaciut
erschel nel 1781, imitando così gli antichi astronomi, che ai pianeti
più
vicini al centro del loro sistema planetario avev
a planetario avevano dato il nome dei principali figli di Giove, e al
più
lontano quello del padre di esso, cioè di Saturno
o quello del padre di esso, cioè di Saturno ; perciò al pianeta che è
più
lontano di Saturno assegnarono il nome del padre
e opinioni, tra le quali accenneremo per ora quella soltanto che è la
più
semplice e sbrigativa, e che prima delle altre es
icella dell’aura divina 27). Questa per verità apparisce una opinione
più
filosofica e biblica28) che mitologica. Di altre
condiglio, perchè vi si era nascosto, ossia rifugiato, quel Dio30. I
più
credono che fiorisse l’età dell’oro in quel tempo
fficacia ? E riguardo al morale, ognun sa che vi sono uomini e popoli
più
o meno malvagi, ma non è cangiata o guasta l’uman
quisquilie letterarie, saria meglio impiegarlo « ….. in qualche atto
più
degno « O di mano o d’ingegno, » come suggerisce
egualmente padroni di tutto, perchè la terra spontaneamente produceva
più
che abbastanza per tutti senza spesa o fatica di
o della Repubblica. Davasi, come si dà tuttora, il nome di Saturno al
più
distante dei pianeti visibili ad occhio nudo37),
ima di tutto insegnò ai popoli del Lazio l’agricoltra, e li rese così
più
sicuri del loro nutrimento al cessare dell’età de
rtali presso gli altri Dei. Ecco uno dei molti casi mitologici in cui
più
e diversi attributi ed uffici si riunivano in uno
va chiuso in tempo di pace ed aperto in tempo di guerra ; il quale in
più
di settecento anni fu chiuso soltanto, e per poco
antichi scrittori latini, e principalmente Cicerone ed Orazio, fanno
più
volte parola di questi Giani, che corrispondevano
suo figlio nel De Officiis, che certi ottimi negozianti di Borsa eran
più
bravi di qualunque filosofo per saper far denari
Cielo in Terra per farla servire alle loro male arti. Orazio rammenta
più
volte (ma ironicamente, perchè non vi credeva) qu
fu sempre un terreno fertilissimo da allignarvi e crescervi qualunque
più
bestiale errore ; e la storia di tutti i tempi lo
rmani regolavano le loro imprese secondo le fasi lunari ; e stimavano
più
propizia per loro la luna nuova 139. In Roma v’er
iato in una costellazione detta Arctophylax, cioè custode dell’Orsa :
più
comunemente però si chiama Boote, ossia il bifolc
vicinissima a quelle, e di certo non si scosta mai da quel posto. Una
più
terribile punizione inflisse Diana al cacciatore
ntico paganesimo. Il volgo però vi presta va pienissima fede, e tanto
più
allora quando in alcuni luoghi invalse l’uso nei
e da questa Dea eran poi ben volentieri divorate dai poveri. In tempi
più
civili si rappresentò Ecate con tre faccie, ma tu
itolo di Lucina dato anticamente a Giunone (come dicemmo nel N. XV) è
più
confacente a Diana, perchè Lucina, come dice Cice
iana, perchè Lucina, come dice Cicerone, deriva a lucendo, ed appella
più
propriamente alla Luna145. Diana aveva in Efeso u
in cielo, in terra e nell’ inferno mostri « L’alta bellezza tua sotto
più
forme. » 136. Orazio nell’ Ode 5 del lib. v,
ellezione di Boote, perchè è vicina al polo, « …..dove le stelle son
più
tarde, « Siccome ruota più presto allo stelo. » (
è vicina al polo, « …..dove le stelle son più tarde, « Siccome ruota
più
presto allo stelo. » (Dante, Purg., viii, 86.)
sissima l’andare ad assaltarlo là dentro. Perciò il re invitò tutti i
più
coraggiosi e prodi giovani della Grecia a prender
a caccia, e ne fe’capo il suo figlio Meleagro. Accorsero all’invito i
più
distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcun
i eroi che vivessero in quel tempo : alcuni dei quali divennero anche
più
celebri in appresso per altre più importanti e mi
: alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso per altre
più
importanti e mirabili imprese, come Giasone che f
ri eroi intervenuti a questa caccia, dei quali non si conoscono fatti
più
celebri di questo, ne diremo qui brevemente quant
di questo, ne diremo qui brevemente quanto è necessario a sapersi. I
più
notabili erano : Meleagro figlio del re Oeneo e d
na donna con tal distintivo di onore potesse vantarsi di essere stata
più
valente degli uomini ; e volevano toglierle quell
l destino della vita di Meleagro. Raccontano i Mitologi ed i poeti, e
più
estesamente di tutti Ovidio nelle Metamorfosi, ch
o che già ardeva dall’ un de’ capi, lo spense e lo chiuse fra le cose
più
care e più preziose. Ma quando seppe che Meleagro
rdeva dall’ un de’ capi, lo spense e lo chiuse fra le cose più care e
più
preziose. Ma quando seppe che Meleagro aveva ucci
rrato che i golosi son puniti nel Purgatorio con una fame canina resa
più
acuta dal vedersi dinanzi agli occhi, come Tantal
tte loro, derivati dai luoghi ov’esse abitavano ; i quali termini son
più
usati dai poeti greci e latini che dagl’italiani.
altro Ugo Foscolo ne ha intredotto, nel suo Carme I Sepolcri, uno dei
più
rari a trovarsi anche nelle lingue dotte, quello
r canto i deserti e l’armonia « Vince di mille secoli il silenzio. »
Più
comuni e perciò più generalmente noti sono gli ap
l’armonia « Vince di mille secoli il silenzio. » Più comuni e perciò
più
generalmente noti sono gli appellativi delle Muse
Canto i della Gerusalemme liberata. « Sai che là corre il mondo ove
più
versi « Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso. »
glie di Pierio re di Tessaglia sfidarono al canto le Muse, credendosi
più
valenti di loro ; ma furono facilmente vinte, e i
e nella metamorfosi delle Piche, ma altresì di Apollo, che in un modo
più
tremendo (e diremo ancora crudele) fece scorticar
iove, e non potendo vendicarsi contro di esso, perchè era suo padre e
più
potente, uccise i Ciclopi che fabbricavano i fulm
sa e trionfale, « Onor d’imperatori e di poeti. » Dante stesso parla
più
volte del legno diletto ad Apollo, della fronda P
l cervio gli occhi, « Con chiome or aspre, e già distese e bionde. »
Più
tristi effetti ebbe per Apollo la morte del giovi
al benedetto vaso (all’Arca) « Trescando alzato l’umile Salmista, « E
più
e men che re era in quel caso. » (Purg., x, 64.)
i di Parnaso, vuol significare che ha bisogno di tutte le forze della
più
sublime poesia. 129. Neppure i poeti latini del
se adorato come il supremo degli Dei dai Greci e dai Troiani sino dai
più
remoti tempi preistorici, lo sappiamo da Omero «
. La Divinità non ebbe mai in alcuna lingua un nome etimologicamente
più
bello, poichè anche più della giustizia e della c
mai in alcuna lingua un nome etimologicamente più bello, poichè anche
più
della giustizia e della clemenza è bella la benef
Dei superiori62. La dignità e maestà di Giove era descritta dai poeti
più
grandi e più sommi con espressioni veramente subl
62. La dignità e maestà di Giove era descritta dai poeti più grandi e
più
sommi con espressioni veramente sublimi. Virgilio
utto l’Olimpo (Æneid., ix), e Orazio non lascia da aggiunger nulla di
più
affermando, che facea muover tutto a un balenar d
uale rimase sempre per tutti i seguenti scultori e pittori il primo e
più
egregio modello dei lineamenti caratteristici di
cialmente i Francesi, corno di Ammone. Ecco un’altra scienza, e delle
più
recenti, in cui non è disprezzato l’uso antico di
di adottare nel linguaggio scientifico i termini della Mitologia. La
più
bella e sublime immagine della potenza di Giove,
è divenuto in oggi tanto comune e familiare, che anche i giornalisti
più
prosaici fanno lusso e spreco dell’espressione mi
attortigliati due serpenti ? È quella l’immagine del Dio Mercurio, il
più
affaccendato di tutti gli Dei dell’Olimpo, essend
iva a far delle burle agli Dei, involando ad essi quel che avevano di
più
caro e prezioso. E perciò dicono che Mercurio anc
ra l’armonia del linguaggio, ma sì la coltiva e l’adopra per iscender
più
facilmente dall’orecchio al cuore157, perciò gli
e protettore della mercatura e dei guadagni161. Noi avremo occasione
più
volte di rammentare fatti mirabili compiutisi col
nvidiosi, ci narra che ei vide « Il livido color della petraia, » e
più
oltre « ………ombre con manti Al color della pietra
. Dagli astronomi fu dato pensatamente il nome di Mercurio al pianeta
più
vicino al centro del nostro sistema planetario, p
ravigliose che gli Antichi attribuivano a questo genere di piante. La
più
comune dicesi volgarmente Marcorella, che è una c
ma, ed ora vedesi nella Galleria degli Uffizi di Firenze. È una delle
più
eleganti e più svelte figure di Mercurio, perchè
si nella Galleria degli Uffizi di Firenze. È una delle più eleganti e
più
svelte figure di Mercurio, perchè sta in atto di
etra di paragone chiamasi Lydius lapis, perchè queste pietre trovansi
più
comunemente nella Lidia ; e per la stessa ragione
re in quattro secoli dopo l’eccidio di Troia, il culto di Marte fu il
più
solenne e devoto dopo quello di Giove Ottimo Mass
o ; e la parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto
più
che per l’assoluzione era dato il voto di Minerva
i astronomi antichi a quel pianeta visibile ad occhio nudo, che resta
più
della Terra lontano dal centro del nostro sistema
lo circondi. Dante aveva osservato che gli astri riflettono una luce
più
rossa quando si vedono sul limite estremo dell’or
stremo dell’orizzonte, e specialmente dalla parte di ponente, ove son
più
spessi i vapori dell’atmosfera ; e tanto più ques
arte di ponente, ove son più spessi i vapori dell’atmosfera ; e tanto
più
questo fenomeno si manifesta nel pianeta di Marte
nomeno si manifesta nel pianeta di Marte, che per natura sua è sempre
più
rosso di tutti gli altri. Avendo egli presenti al
gettivo bellus, a, um nel significato non di pulchrum, cioè bello, ma
più
comunemente di comodo e utile. Era comunissimo il
del medesimo di rinforzar la fibra, e il sangue. In Chimica si dicono
più
comunemente e semplicemente sostanze ferruginose,
a Dea ha dunque due bellissimi nomi nelle lingue dotte, ed inoltre il
più
alto rango fra le Dee, essendo essa sorella e mog
sconciamente e destò l’ilarità degli Dei, e d’allora in poi non volle
più
servirli a mensa ; e Giove le sostituì un coppier
cano che furono Dei superiori si dovrà parlare separatamente. Il tema
più
vasto per altro e l’eterno argomento della vita d
di questa Dea. Favoriva sì e proteggeva essa quei popoli che le erano
più
devoti, come gli Argivi, i Samii, i Cartaginesi ;
cuzioni di sua moglie, la trasformò in vacca ; ma Giunone non vedendo
più
in alcun luogo la figlia di Inaco, sospettò di qu
« Perciò non pioggia, non grando, non neve, « Non rugiada, non brina
più
su cade « Che la scaletta de’ tre gradi breve ; «
imo nel linguaggio poetico, ed anche in quello scientifico. Nei poeti
più
eleganti, invece di Iride, trovasi anche Iri, che
ei poeti più eleganti, invece di Iride, trovasi anche Iri, che è voce
più
simile al nome greco e latino, e perciò preferita
tologia qualunque affezione morbosa di quella membrana dell’occhio, e
più
specialmente l’infiammazionè della medesima. Per
ri sul significato di alcune parole e sull’ uso di alcuni oggetti
più
specialmente relativi alle cerimonie religiose no
irono le pietre, ed alle rozze pietre i mattoni, il marmo e i metalli
più
rari. Le are furono ricovero o asilo di sventurat
tizioni, che non sono ancora del tutto distrutte, benchè non sussista
più
la religione che le aveva consentite. Tanto è ver
sussista più la religione che le aveva consentite. Tanto è vero che è
più
facile perpetuare dieci errori o dieci pregiudizi
l riposo ed ai sacrifizj in onor degli Dei. Le ferie latine furono le
più
solenni. Tarquinio il superbo le istituì per assu
uì per assuefare tutti i popoli latini a tener Roma in conto di città
più
ragguardevole e di capo luogo del Lazio, sì rispe
inari, con parole cabalistiche e cerimonie misteriose. La divisero in
più
rami, come astrologia giudiziaria, sortilegio, in
j. Ogni divinità aveva le sue vittime diverse, ed erano scelte fra le
più
belle. Il nome di vittima era dato solamente agli
In Roma furono prima tre auguri islituiti da Romolo ; poi quattro, e
più
; Silla no creò fin quindici, per accrescere appo
, come a suo luogo vedremo. Di Cibele per altro convien parlare molto
più
a lungo. Comincieremo dal notarne i diversi nomi
rne i diversi nomi e l’etimologia dei medesimi. Quello di Cibele è il
più
noto e comune : derivò dal nome di una città e di
ora Cibebe, e fanno derivar questo nome da cubo, ossia dado, che è la
più
salda e stabile figura geometrica, essendo uguale
Ostia ; l’accolse e le dedicò un tempio Scipione Nasica, giudicato il
più
sant’uomo di Roma ; la portarono sulle spalle le
chiamavano Galli, Coribanti, Cureti e Dattili : i primi due nomi son
più
comuni e più frequentamente usati. Eran detti Gal
alli, Coribanti, Cureti e Dattili : i primi due nomi son più comuni e
più
frequentamente usati. Eran detti Galli, perchè in
si udissero in Cielo le grida dei figli di lei. In Roma conservarono
più
comunemente questo nome di Galli ; e poichè facev
significa la Terra ; e da quella voce latina son derivate in chimica
più
e diverse denominazioni scientifiche, come per se
LXIX Di alcune Divinità
più
proprie del culto romano A render più completa
LXIX Di alcune Divinità più proprie del culto romano A render
più
completa la spiegazione della classica Mitologia,
lassica Mitologia, accennerò brevemente alcune feste che celebravansi
più
specialmente in Roma che altrove. Nel mese di Gen
e descritte da Ovidio nel libro i dei Fasti si mantennero in Roma per
più
di mille anni. Anzi l’uso che vi fu allora di dir
Numa, era divenuto inintelligibile a loro stessi : solo dall’esservi
più
volte ripetuta la parola Mamurio si credè che que
ì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei
più
celebri scrittori Latini, restò peraltro incerto
perta, ma soltanto ha dimostrato con qualche altro documento esser la
più
vera l’asserzione di Plinio168. 168. Noterò ino
notizie date dal dotto autore tedesco non discordano punto da quelle,
più
erudite del Giornale Arcadico stampato in Roma ne
tri poeti. Dante stesso fa dire a Virgilio esservi « ……. chi creda «
Più
volte il mondo in caos converso, » cioè ritornat
i suoi elementi2. I corpi elementari, secondo gli antichi, non erano
più
di quattro, cioè : terra, aria, acqua e fuoco 3 ;
oderni colle loro analisi, ne hanno per ora distinti e caratterizzati
più
di 60 ; e non si stancano di cercarne, nè dispera
e reali della natura. Da questi studi scientifici traggono in oggi le
più
belle immagini quei pochi eletti che hanno intell
certi insetti ed altri animaluzzi ; e che i mitologi andassero anche
più
oltre del Darwin e compagni antropologi ; poichè
iminazione, ma quelli soltanto o principalmente, che presentavano una
più
evidente, o almeno probabile spiegazione dei feno
e, o almeno probabile spiegazione dei fenomeni fisici o morali. Dante
più
degli altri poeti ci rivela un simil concetto in
e a quel che essi ne credevano e ce ne lasciarono scritto ; e tutt’al
più
deducendone quelle illazioni che ne derivano razi
areggiabili versi le origini mitologiche del popolo romano secondo le
più
comuni credenze antiche, fa derivare da Troia gli
atroni : quindi per tale ufficio poteva scegliersi qualunque Nume dei
più
noti e celebri. Riguardo poi all’ etimologia del
ui parrebbe che questa squisitezza filologica avesse dovuto importare
più
che a noi, non vi pensa nè punto nè poco, e ci di
vital nutrimento degli uomini dai Penati protetti, ovvero alla parte
più
interna dei tempii e delle case ove questi Dei er
; quindi il comun verbo penetrare significa lo spingersi addentro nei
più
riposti recessi dei luoghi o dei pensieri. In qu
amo veduto altrove, i domestici Lari. Sappiamo poi che nelle case dei
più
ricchi politeisti romani v’era il Larario, ossia
esto un altro motivo di credere che il sistema da me prescelto sia il
più
opportuno a spiegare i miti dei Greci e dei Roman
gli esseri della Natura, le esistenze create166 ; e in un significato
più
ristretto si riferisce particolarmente alla deifi
icolarmente alla deificazione degli uomini dopo la morte167. Il culto
più
antico di cui si trovi memoria negli scrittori fu
endidamente dipinti con stile impareggiabile dai Greci e dai Romani i
più
celebri e graziosi miti di cui non perirà mai la
Dei ; e gli uomini ragionevoli sentirono il bisogno di una religione
più
pura e più razionale. 166. Tertulliano infatt
i uomini ragionevoli sentirono il bisogno di una religione più pura e
più
razionale. 166. Tertulliano infatti la defini
cuni dei suoi compagni a prender dell’acqua alla fonte che trovassero
più
vicina, e poi gli altri a sollecitare quei primi
di uomini armati che si misero subito a combattere fra loro, finchè i
più
rimasero estinti, e i soli cinque sopravvissuti l
tico continente che noi abitiamo, gli storici non sanno dire nulla di
più
nè di diverso. Che il nome di Cadmea fosse dato a
co le diverse caste degli Indiani. Ma poichè in oggi non si ammettono
più
le origini mitologiche e miracolose, quindi il Gi
nte da Simonide, mentre le altre furono attribuite a Cadmo ; tutt’ al
più
può essere una curiosità letteraria il sapere que
ggere il vocabolo alfabeto adottato nella lingua latina e in tutte le
più
colte lingue moderne, con tutti i suoi derivati e
razione, ossia formazione del mondo. Gli uomini di tutti i tempi, dai
più
antichi ai più moderni, hanno sempre mostrato cur
formazione del mondo. Gli uomini di tutti i tempi, dai più antichi ai
più
moderni, hanno sempre mostrato curiosità di saper
ma spesso anche i poeti e i filosofi ne hanno foggiate diverse l’una
più
strana dell’altra, a gara coi sacerdoti delle var
r altro si è creduto e si crede generalmente che sotto la forma delle
più
strane invenzioni miracolose si nascondessero ele
plendide e bellissime immagini e in uno stile impareggiabile dai loro
più
sublimi poeti, e in appresso accolti e adottati n
suo da una violenta inondazione ; un altro simile si vede nella parte
più
elevata di Tivoli. Se poco hanno avuto da inventa
am detto, la perpetua durata di Roma e del suo impero ; e secondo, la
più
scrupolosa illibatezza delle Vestali che si erano
i e all’adempimento dei loro voti. Il numero delle Vestali non fu mai
più
di sette. Si prendevano da famiglie illustri, o a
i di lutto, detti nefasti, ossia infausti. Ebbero luogo pur troppo, e
più
d’una volta ; ed anche in Tito Livio ne troviamo
incipesca non deve recar maraviglia che ben poche vi rinunziassero in
più
matura età, e che fosse stimato di cattivo auguri
e darebbe una prova della sua innocenza se riuscisse vittorioso54. La
più
celebre e memorabile di queste imprese fu quella
lla costellazione che porta il suo nome, come dicemmo. La spiegazione
più
plausibile che suol darsi della Chimera è questa
di essere un mostro fosse un monte ignivomo della Licia, nella parte
più
alta del quale soggiornassero i leoni, a mezza co
tutte le cose favolose ond’ è piena la Mitologia, questa è stimata la
più
favolosa di tutte, appunto per lo stranissimo acc
lammis separat angue leam. » 56. Non ci vuol molto a immaginare i
più
strani mostri formati di membra diverse di ogni g
i esso era composto si divisero ; e divisi che furono, il fuoco, come
più
leggiero degli altri tre, salì più in alto e venn
divisi che furono, il fuoco, come più leggiero degli altri tre, salì
più
in alto e venne a formare il Sole, la Luna e le S
perione. Il Sole era detto dai Greci anche Elios, e Dante lo rammenta
più
d’una volta con questo nome. Anzi Dante considera
n qualche palude ed anche in qualche fiume, non però nel mare. Tra le
più
celebri tuttora esistenti si citano quelle del Mi
i fiori e legumi. In Francia e in Svizzera ve n’erano una volta molte
più
che al presente. Anche in Italia se ne vedono alc
ustrazioni poetiche dei fatti mitologici, cavate da alcuni dei nostri
più
valenti poeti ; in una Cronologia mitologica, oss
valenti poeti ; in una Cronologia mitologica, ossia indicazione delle
più
notabili epoche storiche alle quali si riferiscon
La descrizione delle favole assurde, strane, spesso immorali, per lo
più
oscure, che sovrabbondavano nella falsa credenza
inchè rimane disgiunta affatto dalla storia dei tempi antichi, a poco
più
può servire che ad agevolare l’intelligenza dei C
tto, dicono gli Autori di questo Corso, offre all’ alunno una lettura
più
gradevole e più istruttiva, mentre la divisione i
Autori di questo Corso, offre all’ alunno una lettura più gradevole e
più
istruttiva, mentre la divisione in paragrafi somm
ù istruttiva, mentre la divisione in paragrafi somministra le dimande
più
opportune, e risparmia le ripetizioni, additando
ccitando i giovinetti a ricavare utili avvertimenti da ciò che per lo
più
era di solo pascolo alla curiosità giovanile. È n
fica che l’ambizione del regno fa porre in non cale e violare anche i
più
stretti vincoli del sangue22. Cibele dipoi, per s
valse nella religione dei Greci e dei Romani, ma sì di altri popoli o
più
antichi o più rozzi, e fu proprio più specialment
ligione dei Greci e dei Romani, ma sì di altri popoli o più antichi o
più
rozzi, e fu proprio più specialmente degli Egizia
Romani, ma sì di altri popoli o più antichi o più rozzi, e fu proprio
più
specialmente degli Egiziani, come abbiamo altrove
no, fondatori dei Trojani. — 1582. Cecrope, fondatore dei Greci, e
più
specialmente degli Ateniesi. — 1579. Meone, ca
piosa materia alle favole mitologiche. 1328. Fondazione di Corinto.
Più
antichi re di Corinto sono Efira sorella d’Inaco,
pidi il Peloponneso. 1182-1120. Emigrazioni di colonie greche nelle
più
lontane parti d’Europa, d’Asia e d’Affrica. 100
» (Vedi Mazzoldi, Origini Italiche). 900. Fiorisce Esiodo,164 il
più
valente degli imitatori d’Omero, autore della Teo
sotto terra e sei mesi sopra terra. Dopo aver notato questi miti sarà
più
facile riconoscere le immagini sculte o dipinte d
, se contro i fanciulli insolenti e molesti non ne avesse trovata una
più
solenne e tremenda nella Bibbia, quella cioè dei
a buccia strema « Erisiton si fosse fatto secco « Per digiunar quando
più
n’ebbe tema. » E il Giusti, nella Scritta, ramme
consulto Caio deve pronunziarsi Gaio. 51. Ripeterò in questo scritto
più
d’una volta che senza la cognizione della Mitolog
appiamo che esistevano in Roma sino dai primi secoli della Repubblica
più
e diversi tempii dedicati alla Pietà, alla Fede,
militare, all’Onore, alla Vittoria ed alla Salute pubblica, cioè alla
più
felice conservazione dello Stato. Anche alla Dea
va anche apparire agli occhi del mondo uomo santo e pio per ingannare
più
facilmente il prossimo suo. Non è noto però che l
e che non furono inventate dai Romani stessi, converrebbe dire che le
più
di esse fossero straniere, fatte poche eccezioni
litica del mondo antico e costituirono l’ultima e al tempo istesso la
più
potente monarchia prima che sorgesse il Cristiane
nche Tito Livio nel lib. i e ix della sua Storia e Valerio Massimo in
più
luoghi, e ci fanno sapere che l’ara consacrata ad
e egli mi suggeriva di adottare il soprascritto titolo. Fece anche di
più
: voile proporre spontaneamente l’anno scorso la
l Compendio di Cosmografia, lavoro dell’autore medesimo, accettato da
più
di una Scuola in Toscana, e di cui l’avveduto sig
7. K Kici-Manitu, 744. L Laberinto, 419 ; — quali erano i
più
celebri, 420. Lachesi, una delle Parche, 235. Lad
aviglie (le) del Mondo, 135. Sfinge, mostro, 497. Sibille, 665 ; — le
più
celebri, 667. Sibillini (libri), 666. Sicheo, mar
statore del mondo, senza che pensasse mai a deificare alcuno dei suoi
più
celebri generali che a tanta gloria e potenza lo
Lib. i. 15. Sorgeva il novo sol dai lidi Eoi, Parte già fuor, ma 'l
più
ne l’onde chiuso. 117. Ἀψόῤῥοοѕ, Il. xviii. 39
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