e il vizio, e a spargervi in vece il seme delle più nobili virtù ; ma
quali
e quanti non sono poi i racconti dalla Mitologia
poi i racconti dalla Mitologia medesima offerti agli occhi nostri, i
quali
direttamente ne combattono e impediscono il brama
le o si mostrino corrette riguardo alle licenziose espressioni, colle
quali
sino a’ giorni nostri vennero esposte, o sieno de
a funesta degli errori dello spirito umano. Furonvi altresì alcuni, i
quali
co’ frequenti equivoci della Fenicia lingua cerca
ggiunge Heyne) che far si possa delle Favole, è quella di presentarle
quali
furono, seguendone la traccia e le alterazioni da
ti il primiero oggetto dell’ Idolatria. Si passò quindi a riconoscere
quali
Divinità anche gli Elementi. Finalmente quanto, p
icato in Atene un tempio. Adottarono questo culto anche i Romani, da’
quali
i predetti Numi furono chiamati Dei maggiori, opp
ero istituite le Feste Consenzie, così dette dal consenso di molti, i
quali
si facevano ad anorare questi Dei, uniti insieme.
, ossia Locali, e Indigeti. Indigeti però si dicevano anche quelli, i
quali
, essendo nati uomini, erano stati poi divinizzati
di Varrone erano quelli, che da’ Sabini si trasferirono in Roma, e a’
quali
il re Tazio eresse dei tempj(b). Altri sotto tal
dei tempj(b). Altri sotto tal nome riconoscono le nove Divinità, alle
quali
Giove accordò il privilegio di scagliare il fulmi
e degli Dei, dice che dal Caos(1) uscitono l’Erebo(2) e la Notte, da’
quali
si produssero Urano e Titea, che i Latini chiamar
produssero Urano e Titea, che i Latini chiamarono Cielo e Terra, e i
quali
generarono molti figliuoli, e tra questi i primi
figli lo avrebbe scacciato dal regno(d). Tra’ figliuoli di Saturno, i
quali
incontrarono la trista sorte, si numerano Nettuno
e(10), e si rifugiò appresso Giano(c) (11), re degli Aborigini(12), i
quali
abitavano quella parte d’ Italià, che poi si deno
Giano altresì instituì in onore di questo Nume le Feste Saturnali, le
quali
poi continuarono appresso i Romani. Le medesime d
ma tempj e culto singolarissimo. Orribili furono i sacrifizj(21), co’
quali
per molti anni l’onorò l’Italica superstizione. U
altra Divinità. Cibele quindi si appellò anche Tellure e Vesta(1), i
quali
nomi corrispondono a quello di Terra(b). Come Ves
l’ Egitto(11). Iside aveva certi Sacerdoti, che si diceano Isiaci, i
quali
menavano una vita assai austera : non facevano us
pure in molte città della Grecia solenni Feste, chiamate Isie, nelle
quali
si portavano in giro vasi pieni d’orzo e di grano
à principio erano solamente dieci, quante sono le dita della mano, le
quali
da’ Greci si dicono dattili ; Idei dal monte Ida
cadeva in malattia si affidava dal Sommo Pontefice a gravi Matrone le
quali
ambivano di averne la cura(b). Le Ve stali finalm
ttò le Feste, solite a celebrarsi nella Frigia, e dette Megalesie, le
quali
consistevano in giuochi dinanzi al tempio della s
e la maniera di seminare le biade per sostituirle alle ghiande, delle
quali
fino allora si erano cibati gli uomini(b) (2). Qu
hirlan, dati di fiori, e cantando inni. Venivano dietro giovenche, le
quali
s’introducevano nel tempio, e successivamente vi
a Cerere ; si facevano libazioni con due vasi pieni di vino, uno de’
quali
versavasi dalla parte d’ Oriente, e l’altro da qu
esse Feste furono di due sorta, maggiori e minori. Le maggiori, delle
quali
abbiamo fin’ ora parlato, s’instituirono in onore
della stessa Dea e di Proserpina certi Giuochi(14) detti Demetrj, ne’
quali
il vincitore riportava una corona d’ orzo (c). Il
predette donne portavano sulla testa sino ad Eleusi alcuni libri, ne’
quali
stovano scritte certe leggi per ricordare quelle,
ri, ne’ quali stovano scritte certe leggi per ricordare quelle, delle
quali
ne fu inventrice Cerere. Le medesime donne innolt
tracciava della figlia. Elleno finalmente facevano de’ sacrifizj, ne’
quali
osservavano il più rigoroso silenzio (c). Le Proe
ste fu denominata Proerosia (d). Le Talisie erano Feste Greche, nelle
quali
gli agricoltori offrivano alla Dea e a Bacco le p
imizie delle frutta della terra (e) (16). Le Paganali erano Feste, le
quali
si celebravano dagli abitanti delle campagne. Que
ammatico Ateniese, soggiunge, che altre due figliuole di Melisseo, le
quali
furono Adrastea e Ida, attesero a pascerlo col la
da Epimeteo eda Pandora, poichè l’uno e l’altra erano stati i soli, i
quali
si fossero serbati senza colpa (f). Giove poi per
i v’aggiunsero sempre qualche ornamento fino a’ tempi d’ Adriano, ne’
quali
fu ridotto a tutta perfezione. Il medesimo tempio
a Giove Ideo (a). Eleuterio, ossia Liberatore, fu detto da’ Greci, i
quali
pure gli dedicarono le Feste Eleuterie, chiamate
a’ Greci, essendone comandante Pausania Spartano, sopra i Persiani, i
quali
sotto Mardonio vi perdettero trecento mila uomini
Giove armato di una sferza dello stesso metallo. Essa ne’ giorni, ne’
quali
era permesso interrogare l’Oracolo, sospendevasi
culto particolare, e gl’instituirono annue Feste, dette Itomee, nelle
quali
i Musici tra loro gareggiavano (b). Dicesi che Ar
ti quattro giorni si denominarono Ferie Latine(g). Tra’varj nomi, pe’
quali
i Greci e i Romani giuravano, quello di Giove era
ele, se le rapi mediante la celebrazione de’ Giuochi Consnali(17), a’
quali
molte di quelle erano concorse (a). I predetti po
palude, venivano da lui cangiati in lupi, e a que’medesimi di loro, i
quali
dopo nove anni nello stesso modo la ripassavano,
lenose agli spergiuri (e). Fu detto Atabirio da’ Rodiani, l’isola de’
quali
anticamente si denominava Atabiria (f). Colà avea
ominava Atabiria (f). Colà avea Giove un tempio con tori di bronzo, i
quali
co’ loro muggiti predicevano le sventure (g). Tra
onore si celebrarono fuori della città d’Atene le Feste Diasie, nelle
quali
si facevano solenni conviti e sacrifizj. L’oggett
gli Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i
quali
da loro si conservavano poi con somma diligenza,
Giove. Vi s’invitavano le statue di lui e delle altro Divinità, alle
quali
perciò nel tempio di Giove si drizzavano varj let
in cibò ; ma quella corse appresso i piedi delle sresse Divinità, le
quali
chiesero, che fosse lasciata in vita. Alzatisi di
io e crudele re d’Arcadia Costui faceva morire tutti gli stranicri, i
quali
giungevano ne’ di lui Stati. Giove sotto la figur
hici ; perciò Pitecuse si dissero le Isole presso alla Sicilia, nelle
quali
coloro abitavano (a). Prometeo, figlio di Giapeto
esco sì do loroso stato Prometeo se ne stette per trenta anni, dopo i
quali
Ercole uccise con una saccta l’avoltojo, ministro
zidetta giovins (b). Nacquero a questo Nume moltissimi figliuoli tra’
quali
si nominano Zagreo(32), Arcade(33), le Ore(34), i
ejove, ossia piccolo Giove (b). Varie ragioni vengono addotte, per le
quali
l’Aquila era sacta a Giove(39). Primo perchè ques
lazione vicina all’ Orsa maggiore (a). Bacco. Furonvi molti, à
quali
venne imposto il nome di Bacco. Quegli però, di c
poi affidato alle Ninse di Nisa, dette Niseidi (d), o Nisiadi (e), le
quali
, per sottrarlo alle persecuzioni di Giunone, lo n
ato sette figlie di Atlante, re della Mauritania, dette le Iadi, e le
quali
erano Eudora, Ambrosia, Pasitoe, Coronide, Plesau
in Trezene, v’ aveano due altari, sacri agli Dei Infernali, l’uno de’
quali
mascondeva l’ apertura, per cui Bacco avea ricond
este si facevano di notte solamente dalle matrone e dalle vergini, le
quali
si abbandonavano allora ad ogni eccesso di frenes
i celebravano in Roma le Feste, dette perciò Liberali, al tempo delle
quali
si mangiava in pubblico, e ciascuno aveva la libe
ò(d). Dal predetto nome di Eleleo anche le di lui Sacerdotesse, delle
quali
quanto prima parleremo, si dissero Eleleidi(e). B
di lui madre, Semele (e). Sabazio, da’ Sabi, gente della Tracia, da’
quali
era in particolar modo onorato (f). Sabazj si app
tari, formati come ceppi di vite, e coronati anch’ essi d’ellera, su’
quali
abbruciavano incenso ed altri aromi. L’uso delle
Nume(a). Le predette racchiudevano le primizie di tutte le frutta, le
quali
si consecravano al Nume(b). La statua di Bacco er
allo predette Feste. Esse, dicono, duravano tre giorni, nel primo de’
quali
si celebrava un convito, nel secondo si sacrifica
In tutti i borghi della città si esponevano anfore piene di vino, le
quali
servivano per i passeggieri. Da tali Feste Bacco
lvolta era anche d’oro. Andavasi parimenti in giro sopra i carri, da’
quali
si motteggiavano i passeggieri. L’ ultimo giorno
. Le Agrionie o Agranie o Agrianie erano parimenti Feste notturne, le
quali
si solennizzavano dalle donne Greche, coronate d’
iie si solemizzavano dagli Eleesi, popoli del Pelopouneso, durante le
quali
credevasi, che Bacco onorasse della sua presenza
, saltar con un solo piede sopra l’otre. V’è chi crede, che coloro, i
quali
celebravano questa Festa, accompagnassero il loto
cerdotesse di Bacco si chiamarono Baccani,(a), Tiadi(b), Menadi(c), i
quali
nomi indicano il furore, a cui elleno si abbandon
sacrificatore prediceva l’avvenire. Pausania aggiunge, che coloro, i
quali
invocavano colà il Nume, venivano in sogno avvert
sia tutte occhi, perchè intorno al câpo ne avea cento ; una parte de’
quali
sempre vegliava, mentre l’ altra domiva. Ovunque
sto titolo si solennizzavano le Feste, dette Gamelie, nel tempo delle
quali
si contraevano le nozze in maggior quantità, perc
ualo o Februla o Februata, perchè presiedeva alle purificazioni, alle
quali
si sottomettevano le donne dopo il parto (c). Alt
o e felice parto. Dicesi che da ciò ne sia derivato, che le donne, le
quali
desideravano di aver prole, si sottomettessero a’
a Festa dello stesso nome si solennizzava in Pellene con giuochi, ne’
quali
davasi per premio al vincitore una veste preziosa
o in Lanuvio, città d’ Italia nel Lazio, e due altri in Roma, uno de’
quali
si fabbricò da C. Cornelio. Dicono, che i Consoli
e nel tempio. Dopo tal fatto i Samj celebrarono le Feste Tonee, nelle
quali
ogni anno portavano la medesima statua sulle rive
una ficaja selvaggia, detta caprifice, diedero un segno a’ Romani, i
quali
v’ accorsero, e fecero strage de’ nemici. Il Sena
enominò Conservatrice, perchè di cinque cerve colle corna d’oro, alle
quali
Diana dava la caccia nelle pianure della Tessagli
ne. Cento buoi inghirlandati precedevano pel sacrifizio, le carni de’
quali
si di stribuivano poi in gran parte agli assisten
na nell’Aventino. A questo avvenimento si consultarono gl’Indovini, i
quali
risposero, che le Dame Romane doveano placare la
Avea ivi un tempio magnifico, che Didone aveva ornato di pitture, le
quali
rappresentavano i principali avvenimenti dell’ult
. Era questa la di lei ambasciatrice (b) (26). Tralle altre Ninfe, le
quali
da Virgilio (c) dicesi essere quattordici, si nom
ì ; e apertasi una profonda voragine, si fece strada agli abissi, ne’
quali
giuntovi, la prese in moglie(a) (23). Plutone pre
acciocchè invitassero i popoli agli stessi Giuochi, come a quelli, i
quali
eglino non aveano mai veduto, o non orano mai più
anche Strabone(f). A Plutone non s’immolavano che vittime nere, delle
quali
si spargeva il sangue nelle fosse, come se quello
ta, e lo cangiò in fiore, che porta espresse le due lettere A. I., le
quali
indicano il sospiro, mandato da Giacinto nell’ésa
no, e ch’era di bronzo, con bel gruppo di figure sul frontespizio, le
quali
davano grato suono. Tutti questi tempj non furono
pio (c). In esso v’aveano cinque Ministri, detti Osii, ossia santi, i
quali
assistevano agl’Indovini, e sacrificavano con lor
Proferiva finalmente per intervalli alcune mal articolate parole, le
quali
da’Sacerdoti si raccoglievano e si riducevano in
li a ritornarsene nelle loro città. Ciò piacque alle due Divinità, le
quali
perciò si restituirono in Egialea. In memoria del
Pito, e ogni anno si celebravano cerre feste, dette Apollonie, nelle
quali
la principale ceremonia era quella di far usoire
far usoire dalla città lo stesso numero di fanciulle e di giovani, i
quali
andassero in certa guisa cercando e chiamando Apo
di cavalli, e di navi (e). Uccidevasi allora un buc per le mosche, le
quali
sazie di quel sangue volavano via, nè più vi rito
da soldati, in un campo. Si alzavano nove tende, sotto ciascuna delle
quali
nove cittadini, scelti da tre differenti Tribù, s
altri cinqué cittadini, presi da tutte le Tribù, e detti Carneati, i
quali
presiedevano a ali Feste per quattro anni continu
te parimenti Teosenie. In esse si facevano dei Giuochi, il premio de’
quali
secondo Pausania era un vaso intagliato(e), ovver
e o tre vergini, accompagnate da cento giovani di grande coraggio, le
quali
portavano quelle offerte. Fecero poi passare i do
a Luna. Intorno di essi due ponevasi un gran numero di plù piccoli, i
quali
rappresentavano le Stelle. Allo stesso ramo eranv
primo dì s’impiegava tutto nel preparare le primizie della terra, le
quali
si portavano in giro ; nell’ altro si purificavan
di chi ne avea assai più. Se ne querelò Latona con Diana e Apollo, i
quali
ben presto la vendicarono. Amendue quelle Divinit
corne altri pretendono(a), vanno pascendosi delle di lui viscere, le
quali
divorate rinascono di nuovo. Caanto doveva andare
eggi ; e il corvo, perchè questo Nume presiedeva anche agli augurj, i
quali
spezialmente si traevano dal volo e dal canto di
teone figlio di Melisso, e soggiunge ch’egli fu lacerato da coloro, i
quali
celebravano le Orgie di Bacco (b). Diodoro di Sic
dispensarsene. Scrisse sopra un bellissimo pomo due versi, leggendo i
quali
Cidippe era per giurare d’unirsi seco lui in matr
, a cagione della severità, con cui puniva quelle delle sue Ninfe, le
quali
non custodivano la verginità (c). E’ stata detta
(f). Come tale la onoravano anche i Focesi colle Feste Elafebolie, le
quali
consistevano nel sacrificarle dei cervi, e le qua
te Elafebolie, le quali consistevano nel sacrificarle dei cervi, e le
quali
poi passarono appresso quasi tutti i popoli della
Diana ebbe in Atene ogni anno delle Feste, appellate Munichie, nelle
quali
le si offerivano delle focacce (d). Ebbe il nome
motivo de’ trivj, ossia delle strade che si dividevano in tre, sulle
quali
si riponeva il di lei simulacro (c). Si chiamò Fe
ve ogni anno le celebravano Feste, chiamate Triclarie, al tempo delle
quali
le venivano offerti in sacrifizio un fanciullo e
ravano in Atene sacrifizj e feste, chiamate Ecatesie, nel tempo delle
quali
i ricchi imbandivano conviti, e i poveri correvan
le stesse Feste con conviti e giuochi (e). Le Lafrie erano feste, le
quali
si facevano in Patra, città del Peloponneso nell’
polata Calidone, diede a’ Patresi una parte di quelle spoglie, tralle
quali
eravi la statua di Diana, chiamata da’ Calidonj L
Efesie s’instituirono da que’ di Efeso, la principale ceremonia delle
quali
consisteva nell’ubbriacarsi, e nel passare la not
mpio, a differenza di tutti gli altri tempj di Diana, sulle porte de’
quali
erano appese delle corna di cervo (b). Il tempio
va cento venti sette colonne di maravigliosa lunghezza e bellezza, le
quali
erano state erette da altrettanti Re (c). Serse,
rgilio racconta, che nel predetto tempio eranvi cento altari, sopra i
quali
fumava un perpetuo incenso. La venerazione, che s
nd’egli volesse cedere Cipro a’Romani. Sonovi poi alcuni Scrìttori, i
quali
dicono, che la città e il tempio di Pafo, dedicat
trovavasi in Orcomeno, città della Boozia, e in cui le Grazie, delle
quali
quanto prima parleremo, si bagnavano(h). Dalla vo
Promontorio(d). Nel tempio di Venere Coliade v’erano delle statue, le
quali
rappresentavano certe Deità, dette Genetillidi, p
evero fece porre ad una statua della stessa Dea due grosse pietre, le
quali
erano state donate all’Imperatrice, sua moglie. V
finalmente dal mezzo di quelle comparve quantità di rupi ardenti, le
quali
, unitesi insieme, presero la forma d’Isola. I Rod
gli Arcadi gli furono institnite le Feste Ippocrazie, nel tempo delle
quali
i cavalli non venivano assoggettati ad alcuna fat
ste(a). Nettuno per vendicarsi d’Inaco e degli iltritra gli Argivi, i
quali
avevano giudicato, che il paese d’Argo appartenes
lie d’Attore, aveva pronunziato contro coloro della stessa Nazione, i
quali
fossero intervenuti a que’Giuochi(b). Vi furono i
nuti a que’Giuochi(b). Vi furono in seguito ammessi anche i Romani, i
quali
li celebrarono con molta magnificenza. Eglino olt
I soli cittadini liberi v’intervenivano, e n’erano esclusi i servi, i
quali
si dicevano monofagi, ossia che mangiavano soli.
a stata appellata Pallade, da che uccise Pallante, uno de’ Giganti, i
quali
aveano mosso guerra a Giove(d). Le nutrici di que
si conferma dalle due medaglie, indicate dal Goltzio, sopra una delle
quali
v’è il tridente, simbolo di Nettuno, e sull’altra
egoa nell’Arcadia. In quello si conservavano dei capelli di Medusa, i
quali
Minerva aveva donato a Cefeo, figlio d’Aleo, per
ovani di questa città oclebravano le Feste, chiamate Calciecie, nelle
quali
intervenivano tutti armati per sacrificare a Mine
anvi nel teatro varj combattimenti di Gladiatori(b). Sonovi alcuni, i
quali
riferiscono che le Matrone allora si mandavano re
d’Atene, e da una figlia di Atteo, antico abitatore dell’Attica, e le
quali
servivano a Minerva in qualità di sacerdotesse(9)
cagione delle danze, che facevano i di lui Sacerdoti, detti Salj, de’
quali
quanto prima favelleremo(c). Il nome Arete vuol d
ome da certi piccoli scudi, incavati a forma di conca da due parti, i
quali
si chiamavano ancili. In Roma cadde dal Cielo uno
a spada, che tenevano nella sinistra. Cantavano anche certi Inni, ne’
quali
celebravano pure il nome del predetto Mamutio, co
are più pronto il loro servigio (b). Le Armilustri erano Feste, nelle
quali
i Romani, coronati d’alloro, e a cielo scoperto s
di Giunone e di Giove(a). Cicerone riconobbe quattro Vulcani, uno de’
quali
era figlio del Cielo, l’altro del Nilo, il terzo
liva il ferro, e ogni altra cosa(d). Ei lo faceva in certe fucine, le
quali
si trovavano in Lenno, nelle caverne del monte Et
, e Ceculo(4). In onore di Vulcano oltre le Feste Lampadeforie, della
quali
si parlò, si celebravano dagli Ateniesi le Calcie
predetto metallo(c). Questo Nume ebbe molti tempj, il più antico de’
quali
fu quello in Mena, città d’ Egitto. Esso era molt
figliuoli, delle fontane, e de’ fiumi.(e). Anche questi furono tenuti
quali
Divinità, ed ebbero tempj, altari, statue, e sacr
ra un’ urna, co’ capelli bagnati, e col capo coronato di canne, delle
quali
ne tengono talvolta alcune anche in mano. Oceano
istò il nome di Bifronte(d) e di Biforme(e) o dalle due faccie, colle
quali
era impresso nelle monete ; o perchè avea la prer
si aggiunsero in Roma. Quivi egli ebbe un tempio di dodici porte, le
quali
in tempo di guerra stavano aperte ; e cessata que
reciprocamente si spedivano doni di buon augurio, detti Strene(a), i
quali
da prima consistevano in semplici frutta della te
zzodì(e) ; l’altro, perchè egli dipingevasi con chiavi in mano, delle
quali
era stato il primo inventore(f). (15). Le Feste,
vano agli altri in dono dei sigilli, ossia delle piccole sculture, le
quali
pure si chiamavano Sigillarie. Dicono, ch’ Ercole
proprio, nè guadagnavano per se cosa alcuna. Tutto era de’padroni, i
quali
però talvolta rilasciavano loro una porzione de’r
fiori. Nel fine del pranzo si ungevano il capo d’unguenti odorosi, i
quali
giudicavano opportuni a preservare da’tristi effe
erbe e piante, svelte colle radici, colle foglie, e colle frutta, le
quali
venivano consumate dal fuoco(d). Il sale pure off
in tre classi, in Demoniaci, ossia in invasati da fatidici Spiriti, i
quali
o dettavano loro le risposte, oppure parlavano da
ti spiriti non abitavano, ma solamente li dirigevano : in Estatici, i
quali
prima per qualche tempo, e talora anche per qualc
Aruspici. I primi, detti anche Avispici, erano propriamente quelli, i
quali
presag ivano il futuro dal canto o dal volo degli
e detto lituo, per disegnare nel Cielo quattro parti, ciascuna delle
quali
chi mavano tempio. Ciò fatto, esaminavano, quali
arti, ciascuna delle quali chi mavano tempio. Ciò fatto, esaminavano,
quali
uccelli, e da qual parte vi comparivano. I segni
ste bene spesso si asserivano essere tali per malizia de’Sacerdoti, i
quali
ne ritraevano il loro utile, giacchè venivano all
a sposa (b). Questo nome si estese altresì a indicare certe Deità, le
quali
si credevano presiedere alle acque, e generalment
denominate quelle Ninfe, che presiedevano a’ fonti e a’ fiumi(o), da’
quali
presero anche il nome di Potamidi(p). Tra queste
no per compassione le cangiò in altrettante Isole, dette Echinadi, le
quali
si trovano nel mare Ionio(c). Forse in onore dell
o ad alcune parti della terra. Quindi Oreadi si nominavano quelle, le
quali
erano nate, o dimoravano ne’ monti(f). Omero le c
isse ad esse l’obblazione del mele, spremendosi questo da’ fiori, de’
quali
elleno erano amantissimo(g). (b). Nat. Com. Myt
ce chiamarla, era di nome Sambete(f). Pausania narra che gli Ebrei, i
quali
abitavano al di sopra della Palestina, la denomin
o delitto. Neppure era lecito il levare da di là se non gli alberi, i
quali
si credeva che attraessero il fulmine. In tali bo
lei fece sì, che Tarquinio consultasse gli Auguri, per consiglio de’
quali
sborsò finalmente l’anzidetta somma di danaro. Qu
soli aveano il diritto di leggere e interpretare i medesimi libri, i
quali
erano una spezie di Oracolo, cui Roma spesso cons
quale portava il nome di Libri Sibillini, alcuni ve ne sieno stati, i
quali
comprendessero varie predizioni riguardo a Cristo
i abbia fatti perire Driante al tempo delle nozze di Piritoo(a), dell
quali
parletemo altrove. Comuncue ciò sia, Atalanta imp
nome di Ferefatta ebbe in Cizico certe Feste, detto Ferefattie, nelle
quali
le si sacrificava una nera giovenca (l). (c). O
iuoli di Disaule, fratello di Celeo, ch’eglino sieno stati quelli ; i
quali
avvertirono Cerere del ratto di sua figlia, e che
esimi, che ad essi si assegnarono perfino Sacerdoti e Ministri (b), i
quali
con religioso rito li cibassero (c), sugli altari
). I Giuochi, chiamati, da’ Greci Agoni, erano pubblici spettacoli, i
quali
appartenevano alla Religione. Per lo più si celeb
nni e Canti in onore degli Dei. Vi s’introdussero poscia i Poemi, ne’
quali
si descrivevano le gesta de’ Numi e degli Eroi. C
spettacolo. Ad essa pure concorrevano gli Eroi e i Principi stessi, i
quali
non meno ambivano la gloria di riportarvi il prem
eva, o cadeva morto (d). La Lotta finalmente si faceva pure da due, i
quali
si sforzavano di suambievolmente atterrarsi. Chi
alatino (f). Dalla voce Circo presero il nome i Giuochi Circensi, de’
quali
parleremo altrove. L’Anfiteatro e l’Arena erano p
remo altrove. L’Anfiteatro e l’Arena erano propriamente i luoghi, ne’
quali
si esercitavano i Gladiatori (g). L’uno e l’altra
’altra erano uno spazio di terreno, circondato di gradini e sedili, i
quali
andavano alzandosi in guisa, che gli spettatori d
chiamò anche Cavea, ossia recinto destinato a contenero le fiere, le
quali
ne’ pubblici spettacoli combattevano le une contr
che battendo poscia con una mano la terra, ne usciroso dei vapori, i
quali
formarono Tifone(h). Il corpo di costui era di ta
ntimani da’ Latini(e) : Briareo avea innoltre cinquanta bocche, dalle
quali
mandava fuoco(f). Alcuni poi sotto il nome di Bri
o punirono coll’esilio(d). Taurostene d’Egina atterrò tutti coloro, i
quali
seco lui lottavano, e un fantasma sotto le di lui
e Sorti, era per mezzo di dali, o di piccole pietre, o di fave, sulle
quali
eranvi incisi certi segni, di cui se ne consultav
ate connote, si gettavano in un’urna, e se n’estraevano alcune, delle
quali
se ne indagava poi l’interpretazione. Eravi final
Eglino lo invocavano co’sacrifizj, onde sterminasse quegl’insetti, i
quali
colla loro moltitudine solevano produrre una grav
lebrarono con maggiore magnificenza dagli stessi Imperatori Romani, i
quali
vi portavano i simulacri degli Dei e le immagini
scrisse le ceremonie. Le Feste furono dette Terminali, al tempo delle
quali
s’inghirlandavano i confini delle campagne, si fa
gli Dei (a). Gli ospiti, quando partivano, erano ricolmati di doni, i
quali
da loro si conservavano poi con somma diligenza,
Giove. Vi s’invitavano le statue di lui e delle altro Divinità, alle
quali
perciò nel tempio di Giove si drizzavano varj let
Divinità si celebrarono le Feste, dette Lampadeforie, nel tempo delle
quali
tre giovani gareggiavano tra di loro. Il primo di
e da Temi. Sembra, che Pausania non ne abbia riconosciuto che due, le
quali
denominò Tallote e Carpo. La prima di esse presie
(c). (35). Riguardo ai due fratelli Palici, detti anche Palisci, e i
quali
si chiamavano Ate e Cario, narrasi, che la loro m
Esso serviva anche d’asilo agli schiavi, oppressi da’loro padroni, i
quali
non osavano mai di violare il giuramento, fatto n
rientrata. Ella ha alcune sorelle, chiamate Liti, ossia Preghiere, le
quali
cercano sempre d’andarle d’appresso per impedire
enione dice, che da Giove e da Elettra nacquero Giasione e Dardano, i
quali
furono chiamati Cabiti (f). Erá celebre il tempio
(g). Queste Divinità ebbero eziandio delle Feste, dette Cabirie, e le
quali
vennero prima celebrate nelle Isole di Samotracia
piume. Egli v’aggiunge, che non minore n’è il numero delle lingue, le
quali
non tacciono mai, e delle orecchie, che stanno se
soggiungono, che le Jadi erano Ninfe di Dodona, città dell’ Epiro, le
quali
perciò si denominarono Dodonidi, e vennero da Gio
e fossero solennità notturne, con cui si onorava Giove Sabazio, nelle
quali
si usava un serpente d’oro dal petto sino all’est
ò scritto esservi state al di là del monte Atlante certe Isole, nelle
quali
di notte si vedeano lumi, e si udiva lo strepito
i(b). Sotto il nome di Satiri si riconoscevano anche certi Spiriti, i
quali
prendevano la figura umana, ed erano pure compagn
e volte per ciascun anno ne’boschi e ne’prati le Feste Faunali, nelle
quali
lo onoravano col sacrifizio di un capro, o con li
e di Silvani riconoscevano certi altri Spiriti, detti anche Incubi, i
quali
solevano entrare di notte nelle case, si posavan
minato in lingua parimenti Greca titiro (d), erano i Satiri stessi, i
quali
, divenuti vecchi, acquistavano il nome di Sileni(
Imperatrici divinizzate vi rilevano varie figure di queste Tense, le
quali
si sa, ch’erano molto usate anche da’ Romani nell
ana (e). Comunemente però dicesi, che l’Esperidi aveano degli orti, i
quali
producevano delle frutta, chiamate Pomi d’oro, o
ampode gettò nel fiume Clitorio in Arcadia i residui dell’erbe, delle
quali
erasi servito per guarire le Pretidi (c). Dopo ta
lampode liberò pure dalla predetta malattia tutte le donne d’Argo, le
quali
erano divenute per causa di quella sì furibonde,
degnatasi, non pensò tosto che alla vendetta. Correvano i giorni, ne’
quali
le Matrone di quella città celebravano le Orgie d
nalmente le Dee Prema, Pertunda (i), e gli Dei Imene, e Talassio, de’
quali
due ultimi parleremo altrove. (d). Cant. de Rom
ravvolto in pelli d’animali, lo presentò a Giove e agli altri Dei, i
quali
non poterono trattenere le risa (n). Comparve Pan
barba, con due corna d’irco alla testa, e co’ piedi di capra (b), pe’
quali
fu soprannominato Egipane (c). Luciano gli dà ino
dal Pino, agitato dal vento Borea, altro non fosseche le lagrime, le
quali
si versavano dallo stesso vento per la perdita de
ostituito un irco (d). Dicesi finalmente, che in luogo de’ pastori, i
quali
celebravano le Lupercali, Romolo abbia instituito
gnif. (d). Id. Ibid. (18). Molte altre erano le ceremonie, colle
quali
si celebrava appresso gli antichi Greci e Romani
enza gemma (l). Le nozze si celebravano per tre giorni, nel primo de’
quali
lo sposo andava a trovare la sposa nella di lei c
ivarono il nome di Ecatombe da’ cento piedi di venticinque animali, i
quali
solamente si sacrificavano. Altri vollero, che il
a tratta la sua origine dal numero sì delle vittime, che di quelli, i
quali
intervenivano al sacrifizio (a). (a). Potter. A
iterone, è fama, che ispirassero gli abitanti di que’ dintorni (b), i
quali
però furono chiamati Ninfolepti (c). L’antro poi
a lui(e). Due sorta ne riconobbero gli antichi Pagani : altri veri, i
quali
cioè annunziavano cose reali ; ed altri falsi, ch
Dei e degli uomìni. Scelto giudice tra Minerva, Nettuno, e Vulcano, i
quali
contendevano chi di loro avesse prodotto il migli
i della Grecia veneravano Brizo, come la Dea de’ sogni, per mezzo de’
quali
dava i suoi oracoli. Le donne di quella città off
i fossero le medesime che le Nemese, Dee vendicatrici de’ delitti, le
quali
aveano un tempio sul monte Pago nell’ Eolide pres
, e osservavasi un tispettoso silenzio nel tempo di que’ sacrifizj, a
quali
non potevano assistere che i Sacerdoti. Il fuoco,
, latte, e acqua. Nella Grecia altresì ebbero le Furie molti tempj, i
quali
erano altrettanti asili Gli Areopagiti tenevano l
i di tal fatta. In tutte due non aveano che un occhio e un dente, de’
quali
vicendevolmente si servivano(f). Alcuni hanno det
n un bosco sacro(c). (11). Gli Dei Mani erano Divinità Infernali, le
quali
si aggiravano intorno a’ sepolcri, e vegliavano a
oni, e in quelle de’ cattivi. Le prime si appellavano anche Lari, de’
quali
parleremo ; le secondo in pena de’ loro delitti a
o Larve, Lemuri, Empuse, e Spettri(f). Nell’ incertezza poi di sapere
quali
anime appartenessero alla prima spezie, e quali a
ertezza poi di sapere quali anime appartenessero alla prima spezie, e
quali
all’ altra, esse si denominavano colla voce gener
va anche alla Dea Muta. Una vecchia maga in mezzo a molte giovani, le
quali
osservavano un profondo silenzio, offeriva il sac
n dietro, gettando al di sopra della sua testa delle fave nere, delle
quali
ne teneva anche in bocca, e ripetendo nove volte
tti vasi si risguardava come opportuno a mettere in fuga le ombre, le
quali
amavano il silenzio(a). (12). L’Acheronte, dicon
i, nacque da Cerere senza padre. La di lui madre, temendo i Titani, i
quali
tentavano di sterminare i di lei figliuogli, lo p
i aveano ricevoti gli onori della sepoltura. Credevasi, che coloro, i
quali
ne rimanevano privi, andassero errando per cento
rvavano rigorosamente quello di seppellire i morti. A quelli poi, de’
quali
non si potevano avere le ceneri, si alzava un sep
e, e supponevasi, che le rapide acque dello stesso fossero fiamme, le
quali
da ogni lato circondassero il Tartaro(d). (17).
none. Il Padre poi de’ Numi li cangiò in due montagne, ciascuna delle
quali
conservò il loro nome(b). Flegia incendiò il temp
liva, nè le donne vi partorivano(b). Si sa inoltre, che i Persiani, ì
quali
avevano devastato tutte le Isole della Grecia, gi
lcun danno(c). (e). Nat. Com. Mythol. l. 4. (3). Furonvi alcuni, i
quali
dissero, che Latona era balia, e non madre di Apo
si desse al più sapiente. Fu offerto ad uno di que’sette Sapienti, i
quali
fiorivano nella Grecia, ma quegli non volle accet
di miglio. Dopo di che si ascendevano certi mucchi di paglia, sopra i
quali
i pastori al suono di varj stromenti saltavano pe
a memoria, Branchidi si denominarono i Sacerdoti e i Popoli, presso i
quali
si davano questi Oracoli(f). (d). Saturn. l. 1.
a tre celebri Scultori, che ciascuno di loro formasse tre statue, le
quali
rappresentassero le tre accennate Muse ; che queg
nove fanciulle, istruite in tutte le Arti relative alla Musica, e le
quali
perciò si denominassero le nove Muse(b). Eccone i
rono Castalie(d). Ipprocrenidi(e), Aganippidi(f) da’fiumi, appresso i
quali
se ne stavano, e de’quali pure si parlerà. Si chi
o Diluvio(g). Il monte Parnasso si divideva in due punte, l’una delle
quali
chiamavasi Titoreo, e l’altra Jampeo(a). Dicesi c
(a). Dicesi che Pireneo, re della Focide, incontratosi colle Muse, le
quali
facevano ritorno al Parnasso, le invitò a ritirar
o Coricie cette Ninfe, che ivi soggiornavano(e), e le Muse pure, alle
quali
esso era consecrato(f). (35). L’Elicona era mont
ne da Diana (a). Orione lasciò due figliuole, Menippe, e Metioche, le
quali
Diana allevò, e Venere e Minerva arricchirono de’
non se ne libererebbono se non col sacrifizio di due Principesse, le
quali
avessero tratta la loro origine dagli Dei. Le fig
ani, e che da quelle ceneri si sieno prodotti due giovani coronati, i
quali
poi vennero cangiati in astri (c). (a). Job. Ja
nella Bassa Tessaglia, sua patria, da Apollo e da Mercurio, l’uno de’
quali
era di ritorno da Delfo, e l’altro dal monte Cill
ne invaghirono, e la rendettero madre di Autolico e di Filammone, de’
quali
parleremo. La morte poi di Chione destò in Dedali
io della Medicina. Al moribondo si recicideva una parte de’capegli, i
quali
come primizie si offerivano in sacrifizio a Pluto
esposte. Quì notiamo, che non si usò mai di abbruciare i fanciulli, i
quali
non ancor aveano oltrepassato il quarantesimo gio
inava coll’Epule, chiamate anche Silicernj. Questi erano banchetti, i
quali
consistevano in offerte di fave, lattuca, pane, o
eremonie, con cui Priapo veniva adorato, orano simili a quelle, colle
quali
Atene venerava il sozzo Dio, Conisalo : anzi è op
Roma riconobbe altresì come presidi agli sponsali altre due Deità, le
quali
si denominavano Volumno, e Volumna ; e le invocac
o matrimonio (b). (9). Le Grazie erano anch’esse Divinità, oltre le
quali
i Poeti niente immaginarono di più leggiadro e be
elasia, e Comasia ; ma queste forse non furono che tre giovinette, le
quali
per la vivacità del loro spirito, e per la loro b
rcadia presso Figalia un tempio, e certe Feste, dette Eurinomie, e le
quali
consistevano in pubblici e privati conviti(f). Le
gemme preziose. Essa non vi trovò alcuno, ma solo udì certe voci, le
quali
la eccitarono a trattenervisi, ed era servita da
cruciarla. Venere poscia le commise di sottop orsi a varj travagli, i
quali
sembravano superiori alle di lei forze. Un invisi
aus. in Corinth. (3). Anfitrite fu anche detta Venilia e Salacia, i
quali
due nomi esprimevano il flusso e riflusso del mar
nava nel mare Egeo, circondato dalle sue figlie, chiamate Nereidi, le
quali
lo divertivano col canto e colle danze(c). Notisi
l suo sdegno colla misera Scilla, e co’veleni infettò le acque, nelle
quali
colei soleva lavarsi. La giovine appena vi si tuf
ti (d). Anche Omero le diede dodici piedi e sei teste, ciascuna delle
quali
aveva tre ordini di denti spaventevoli (a). Si ag
perfino le navi più lontane (b). Notisi eziandio, che le acque, nelle
quali
erasi immersa Scilla, secondo altri vennero infet
Lisidice, figlia di Pelope. Egli divenne re delle Isole Teleboidi, le
quali
poi dal nome di lui furono delle Tafie. Sposò una
ne, eccettuati però i Venti favorevoli, cioè Noto, Borea, e Zefiro, i
quali
a detta cello stesso Poeta nacquero dagli stessi
arono a certe Dce, ch’eglino chiamavano Prassidici, sull’altare delle
quali
giuravano nelle più gravi circostanze. Il Meutsio
i lei onore si celebrarono altresì le Feste Plinterie, al tempo delle
quali
, si lavava la statua di Minerva, e il tempio di q
lino, che non aveano solennizzate le altre, chiamate Fornacali, delle
quali
parleremo (c). (a). Calep. Sept. Ling. (b).
giudici(i). In faccia di questi v’erano due sedie d’argento, sopra le
quali
l’ accusatore e il leo si assidevano. L’una chiam
lla (b). A lato del medesimo Tribunale v’ erano due colonne, sopra le
quali
stavano scolpite le leggi, che dirigevano i giudi
veneravano anche Laterano, e Fornace. L’uno presiedeva a’ focolari, i
quali
anticamente erano formati di mattoni, detti da’ L
pilio instituì in onore di Fornace le Feste Fornacali, al tempo delle
quali
in onore della Dea si lasciava consumare della fa
Da Marte e Venere nacquero il Pallore e il Timore(c), Divinità, alle
quali
ordinariamente si sacrificavano un cane e una pec
alia bellissima, di molti valorosi Personaggi ebbi assai a lodarmi, i
quali
, come volle la bontà di Dio, di me presero cura p
na la mia fatica. Gli antichi Greci e Romani lasciarono opere, sulle
quali
il tempo non istenderà mai il velo della obblivio
e, delle ineumbenze e del carattere degli Dei de’ Gentili o Pagani, i
quali
follemente credevano, non uno, ma innumerevoli es
ρανιοι, ολιμπιοι, αθανατοι) ; de’ Terrestri (κθονιοι, επικθονιοι), a’
quali
si riducono i Marini (θαλασσιοι), gli Eroi (ηρωες
a moglie di Satùrno avea anche partorito Nettùno, e poscia Plutòne, i
quali
furono nello stesso modo alla crudeltà del padre
i di Satùrno scorgesi adombrata la storia de’ tre figliuoli di Noè, i
quali
dopo il diluvio si divisero la terra abitabile, c
ci qualche gran bene ; come figliuoli della terra diciamo coloro, de’
quali
ignoriamo i genitori. Quindi la regione che posci
zione dell’uomo in poi, diedero ad esse il nome di varii metalli, de’
quali
la maggiore o minore preziosità facesse rilevare
erbare solenne memoria nelle feste Saturnali (Κρονια, Saturnalia), le
quali
erano immagine dell’aurea età di Satùrno, e si ce
embali e di timpani, a’quali i Coribanti accoppiavano i loro balli. I
quali
timpani erano falti di un cerchio di legno, a cui
ta grandissima, celebrandosi il lettisternio ed i giuochi Megalèsi, i
quali
malamente si confondono co’ giuochi detti grandi
a ; ed i Frigii l’appresero dagli antichi Caldei e Persiani, presso i
quali
il fuoco era in grandissima venerazione. Enèa lo
o e colla Terra sul modo di nasconderlo alla crudeltà del genitore. I
quali
aprirono alla figliuola quel che per decreto del
che Melissèo, re di Creta, ebbe due figliuole, Amaltèa e Melissa, le
quali
nudrirono Giove con latte di capra e con mele. Or
apra e con mele. Or questa capra avea due curvi bellissimi corni, de’
quali
uno si ruppe ad un albero. Amaltèa, dopo averlo o
uole che Veiovis significhi Giove fanciullo e senza que’ fulmini, de’
quali
ebbe ad armarsi per debellare i Giganti ; sebbene
o sia Destino, ne’ cui libri ei ne leggeva gl’immutabili decreti, a’
quali
non poteasi in modo alcuno opporre, e però dal Co
; di che questi adirato tosto il fulminò. Dice Vegezio, che coloro i
quali
nell’assedio delle città adoperano le scale, sono
o antichissimo nella Beozia, e però chiamossi fatidica. Or gli Dei, i
quali
, lasciata la terra, erano ritornati in cielo, nep
di Aloeo e madre di Oto e di Efialte, giganti di altissima statura, i
quali
, nudriti dalla Terra, di nove anni erano già alti
tremuoto. Il che ha dovuto avere origine da’ versi di Omero (2), ne’
quali
dice che Tifeo giace sepolto in Arimis (εν Αριμοι
bustezza e ferocia, che insolentivano contra gli Dei e gli uomini, a’
quali
, per dinotarne la forza, gli antichi diedero corp
(3), furono i giganti che una qualche empia generazione di uomini, i
quali
negando l’esistenza degli Dei, fecero dire che vo
, di Epimeteo ; tutti e due per pietà fra gli altri uomini insigni. I
quali
vedendo l’uman genere distrutto tutto quanto dall
diluvio si rapporta il fatto di Filemone e Bauci, due vecchi sposi, i
quali
, coltivando un campicello, menavan la vita in lie
rtar seco per compagno, da niuno furono accolti che da que’ vecchi, i
quali
, ponendo in moto tutta la poca lor masserizia ed
nelle altre eminenze inferiori, le abitazioni degli altri Numi, dalle
quali
andavano a consiglio nella stellata magione di Gi
o a bitavano due sorelle di stranissima natura, Pefredo ed Enio, alle
quali
aggiungono la terza Dino, chiamate Gree (γραιαι d
io da lei oltraggiato, que’ vaghissimi crini trasformò in serpenti, i
quali
avean virtù d’impietrire chiunque la riguardasse.
ell’adusto suolo le gocciole del sangue di quel reciso teschio, dalle
quali
, come da velenosa semenza, pullullarono que’ fera
di sua bellezza, avea detto di superar le Nereidi in leggiadria ; le
quali
, in pena di tanta baldanza, legarono la figliuola
varsi le mani, nascose fra certe piante marine il capo di Medùsa ; le
quali
tosto si convertirono in pietra, ed il sangue che
e che ne grondava, le tinse di un bel rosso. Questi sono i coralli, i
quali
, stando nel mare, se escono all’aria aperta, s’in
so Eroe con grandissima festa impalmò nella loro reggia medesima. Da’
quali
nacque Perse che diede il nome alla Persia. Cassi
o colla sua spada ; e per consiglio di Minerva ne seminò i denti, da’
quali
nacquero uomini armati, che si chiamarono sparti
rmati, che si chiamarono sparti (σπαρτος, satus, a σπειρω, sero), de’
quali
venuti a pugna fra loro rimasero non più che cinq
ro), de’ quali venuti a pugna fra loro rimasero non più che cinque, i
quali
aiutarono Cadmo nella fabbrica di Tebe. Così Apol
oscia Minèrva gl’impone di seminare i denti dell’ucciso serpente, da’
quali
sorge tosto mirabile schiera di armati guerrie ri
rse la venuta di Cadmo mosse grandi discordie civili fra loro, per le
quali
perirono non pochi uomini ; e di que’ che nel pae
Grazie. Da lei ebbe Ino, Semele, Agave ed Autonoe ; le sventure delle
quali
sì conte nelle favole vinsero per modo l’animo de
a, perchè con questo nome chiamasi il bue nella lingua de’ Fenicii, i
quali
a questo animale il primo luogo davano fra le cos
fondissima del monte Ida per ricevere nuove leggi, la giustizia delle
quali
fece si che i poeti lo ponessero per giudice dell
geo, il ben duro tributo di dare ogni anno sette nobili giovanetti, i
quali
tratti a sorte spedir si doveano a Creta per esse
laberinto di Creta fu una spelonca con moltissimi ravvolgimenti, ne’
quali
l’arte ebbe pure la sua parte. XV. Continuazio
aver anima e vita, percui i Greci dedalce chiamavano le macchine, le
quali
per se stesse si muovono senza che ne apparisca l
damanto lasciò Creta e pose sua sede nelle isole del Mediterraneo, le
quali
volentieri a lui si soggettavano per averle liber
atti celebrare in Argo da Acasto, fig. di Pelia, re di Tessaglia, ne’
quali
fra gli altri eroi riportarono la palma Castore n
Polluce, ed oggidì da’ marinari, fuochi di S. Elmo o di S. Nicola. I
quali
, se appariscono tutti e due, indicano buon tempo
morti. Eustazio in questa favola vede la costellazione de’ Gemini, i
quali
essendo sotterra, sembran morti ; e paion vivi, q
stelle che formano le due Orse, dette per ciò i gemini Trioni(2) ; le
quali
dicono i poeti che non mai tramontano e non cangi
la madre chiamò Egina(1), ond’ebbe origine il popolo de’ Mirmidoni, i
quali
avendo seguito Peleo, fig. di Eaco, che fuggiva d
le sue virtù, dal buon genitore fu più amato degli altri fratelli, i
quali
n’ebbero invidia, e mentre un giorno giuoca vano,
la figliuola di Tantalo. Egli avea il capo ornato di cento occhi, de’
quali
due alla volta per dormire si chiudevano, mentre
ichi(1). Erittonio(2) trovò i cocchi a quattro cavalli (quadrigae), i
quali
per altro prima di lui erano in uso presso gli Eg
uni chiamano Eolie, ed alcuni, Vulcanie, da Vulcano, loro re ; fra le
quali
le principali sono Lipari, e Strongoli (στρογγυλο
il loro Dio. Alcuni dicono che gli abitatori delle isole Vulcanie, le
quali
gettano fuoco, dal fumo di essi prevedevano quali
isole Vulcanie, le quali gettano fuoco, dal fumo di essi prevedevano
quali
venti per tre giorni dovessero spirare(2). Da ciò
in quella città era una selva tutta di querce consacrate a Giove, le
quali
con umana voce rendevano gli oracoli, che i Selli
finalmente dicono che a Dodona davano gli oracoli due colombe, delle
quali
una volò al tempio di Apollo in Delfo ; e l’altra
e nobile impresa ; ma Strabone ne vuole autori i popoli di Etolia, i
quali
edificarono Olimpia e celebrarono la prima Olimpi
pazio di cinque anni, o meglio, di quattro anni compiuti, trascorsi i
quali
doveansi celebrare i giuochi olimpici, ed il nome
o nel fare sì nobile statua, rispose che quei versì dell’ Iliade, ne’
quali
il poeta descrive Giove che col muovere delle sop
i, ch’erano la lotta, il disco, il salto, la corsa ed il pugilato ; i
quali
presi insieme costituivano il pancrazio o pentall
ino, in cui gareggiavano e suonatori di cetra, e poeti ed istrioni, i
quali
aveano il premio di una corona e di un ramo ornat
ri ; il che forse ha dato luogo alla coronazione de’poeti laureati, i
quali
erano in tanto onore nell’Italia e nella Germania
pingesi colle corna, che forse dinotano la forza de’raggi del sole, i
quali
sono cocentissimi nella Libia. Ebe si dipinge col
sul monte Albano le ferie latine, istituite da Tarquinio Superbo, le
quali
duravano quattro giorni, e vi assistevano i conso
essa fanciulla fu dalla madre Rea consegnata all’ Oceano ed a Teti, i
quali
con grande amorevolezza la nutrirono ; forse perc
pochi esempi. L’Emo ed il Rodope furon due monti della Tessaglia, de’
quali
si favoleggia ch’erano in quella regione un frate
ch’erano in quella regione un fratello ed una sorella di tal nome, i
quali
sì forte si amavano, che, per un tal vezzo di sto
iunone trasformata in grù ; e da ciò l’odio fra le grù ed i pigmei, i
quali
ogni anno vengono con quegli uccelli a fierissimo
ot vuole che la favola de’Pigmei sia nata dal costume degli Etiopi, i
quali
metter soleano piccoli uomini di paglia, o Pigmei
ca di questi rettili. E Cinira, re di Cipro, ebbe delle figliuole, le
quali
, perchè ardirono preferirsi a Giunone, furono can
cuba, fig. di Dimante, re di Tracia, da cui ebbe molti figliuoli, de’
quali
i più conosciuti furono Ettore, Deifobo, Polidoro
turno. Fece adunque che Peleo, suo nipote, sposasse quella Dea ; alle
quali
nozze furon invitati gli Dei e le Dee tutte, salv
nto navi di Greci Eroi, a vendicare l’oltraggiato onore di Menelao, i
quali
fermato aveano in lor cuore di non ritornare, se
utosi una volta Giove, dice Omero(5), degli artifizii di Giunone, pe’
quali
i Greci mettevano in rotta i Troiani, garrisce la
che all’aria soprasta. Or per significare che la terra ed il mare, i
quali
occupano un luogo inferiore, sono all’aria uniti,
insana. Quindi la dipingono calva, cieca, colle ali a’ piedi, uno de’
quali
appoggiato al di sopra di una ruota, e l’altro, s
si finge zoppo, allorchè da Giove è mandato ad arricchire alcuni, pe’
quali
giunge sì tardi che spesso li trova invecchiati ;
ampidoglio si venerava, come da’ medaglioni di Adriano apparisce, ne’
quali
si rappresentano le tre divinità Capitoline. Giun
la di Saturno. Iuno Unxia, dall’antico costume de’ Romani, presso a’
quali
la sposa novella ungeva l’imposta della porta, qu
in Olimpia, ove ogni anno si facevano de’ giuochi in di lei onore, a’
quali
soprintendevano sedici donne, e schiere di donzel
ad Olimpia era descritto il fatto de’ due fratelli Cleobi e Bitone, i
quali
, vedendo che la madre Cidippe andava al tempio su
favolosa di Minerva. Cicerone(1) conta sino a cinque Minerve, le
quali
ordinariamente si confondono dagli antichi poeti.
più veramente volevano dirci i poeti, che le scienze e le arti, alle
quali
Minerva presiede, non sono già un ritrovato dell’
tri si alzarono, sotto la speciale protezione della nostra Dea. Fra i
quali
vuolsi ricordare il giovane Telemaco, al quale la
scagliò, chè il suo non valeva a distruggere la flotta de’ Greci, de’
quali
tutte le calamità sofferte nel ritorno alle lor p
soffio celeste ch’è l’anima(4). Quindi nell’uomo tutte le cose, nelle
quali
più chiaro si scorge vigore d’intelletto ed un no
llodoro, a tempo di Cecrope, usavan gli Dei scegliere le città, nelle
quali
volevan essere in più special modo venerati. Nett
erval, e davasi prima delle feste di Minerva dette Quinquatria, nelle
quali
gli scolari non andavano alle scuole, ed i maestr
e. Apollo stesso difende la causa di Oreste ; si raccolgono i voti, i
quali
ritrovati uguali, Minerva diede il suo suffragio
giti davano il loro suffragio con alcune pietruzze bianche e nere, le
quali
mettevansi in due urne, una di rame, chiamata di
esero i poeti le micidiali esalazioni della terra dopo il diluvio, le
quali
Apollo, cioè il Sole, uccise, o sia dissipò e dis
a voglia, ma indarno ; e Fetonte prese le redini di que’ destrieri, i
quali
mal sapendo governare, ora troppo avvicinandosi a
no convertite in alni o sia ontani, o in pioppi ; dalla corteccia de’
quali
alberi grondano delle gocciole che paion lagrime,
alvo che Bacco, il quale per ciò spinse contro di lui le Baccanti, le
quali
crudelmente il fecero in pezzi e ne gettarono il
masi la lira. Orfeo fu uno degli Argonauti ; ed instituì le orgie, le
quali
da lui si dicono Orfiche. In Orfeo scorgiamo espr
presentava l’armonia de’pianeti. Dicevano i Tracî che gli usignuoli i
quali
nidificavano presso la tomba di lui, facevano un
risteo, Apollo il diede ad allevare alle Ninfe di que’ luoghi ; dalle
quali
avendo egli appreso a coagulare il latte ed a far
uattro tori e di altrettante giovenche ; dalle putrefatte viscere de’
quali
animali, dopo nove giorni, vide con grata maravig
racia e cantore sì nobile che osò gareggiare nel canto colle Muse, le
quali
, vintolo, della lira il privarono e degli occhi.
Allora Latona sul monte Cinto forte si lamentò con Apollo e Diana, i
quali
non furon tardi alla vendetta. Era vicino a Tebe
ed il turcasso ; si ode da lungi lo strepito degli scossi strali, de’
quali
come uno ne vibra dal tremendo arco, tosto agli a
agli animali si attacca micidiale contagio, e poscia agli uomini, de’
quali
continuamente ardenti roghi bruciano i miserandi
i poeti, per avere Giove il primo ritrovato le scienze e le arti, le
quali
senz’assidua meditazione e diligente coltura dell
n continue guerre, si disse da’ Poeti che tramò insidie alle Muse, le
quali
per ciò si dipingono anche colle ali. Ma sopra tu
Pella, in Macedonia ; e da Evippe, di Peonia, ebbe nove figliuole, le
quali
, della cognizione di molte scienze ed arti dotate
isperar perdono. Alcuni vogliono che Piero ebbe nove figliuolo, alle
quali
diede il nome delle Muse. Forse sotto il simbolo
volle significare l’audacia di tanti poeti infelici, la loquacità de’
quali
, simile a quella delle piche, è il vero tormento
ice Strabone, per quegli antri ombrosi, soggiorno delle Ninfe ; fra i
quali
l’antro Coricio più d’ogni altro vasto e bellissi
lla custodia di quel fonte stava un dragone di strana grandezza ; de’
quali
ritroviamo moltissimi nelle vecchie favole, desti
e. Antiope, già incita, partorì Anfione e Zeto sul monte Citerone ; i
quali
, da un pastore educati, riconobbero poscia la lor
sacri boschetti vi eran fontane e ruscelli di mele, da cui i Poeti, i
quali
si assomigliavano alle api, succhiavan la soavità
in altro luogo chiama Ascrei i fonti d’Ippocrene, di Aganippe, ec. a’
quali
beono i poeti maggiori, tutto al contrario di lui
a ciò il costume di gettare nel fuoco le frondi di quella pianta ; le
quali
se facevano un certo strepito, era felice augurio
terra, mandò due aquile, una dall’oriente, l’altra dall’occidente, le
quali
, andando con volo eguale, fermaronsi a Delfo(4).
diedero opera ancora Agamede e Trofonio, fig. dello stesso Apollo. I
quali
, finita la grand’opera, dimandarono al Nume un gu
ice che i tripodi erano mense nel tempio di Apollo Delficio, sopra le
quali
le sacerdotesse di quel nume profetavano. E Plini
maneggiar l’arco, questo Nume sdegnato colle sue frecce l’uccise. Le
quali
cose dissero i poeti, perchè alle volte il calore
nomi di Arciero, di Ecaergo, o che colpisce da lungi, e più altri ; i
quali
dinotano che il sole co’ suoi raggi che sono gli
costrutta di corna di capra che Diana ucciso avea sul monte Cinto, le
quali
erano assai ingegnosamente dispote ed intrecciate
sorge dall’oceano su di un cocchio a due cavalli, Lampo e Fetonte, i
quali
apportano agli uomini la luce. Tibullo(3) chiama
Mennone uscì gran numero di uccelli, detti Mennonidi (Memnonides), i
quali
ogni anno dall’ Etiopia si recavano al sepolcro d
one di una fiorente avvenenza che ornava le fresche sue guance, sulle
quali
non mai spuntò anche picciola lanugine. Or si sa
ωτηρες, αλεξικακοι, αποπομπαιοι, cioè gli Dei Averrunci de’ Latini, i
quali
averruncabant, cioè tenevan lontana la peste, la
che fu così detto, perchè allogavasi nelle botteghe de’ librai, fra’
quali
dice Orazio(1) che i Sosii erano i principali.
nte può accomodarsi ad usi diversi, perchè a Delfo eranvi spade colle
quali
e s’immolavano le vittime e si dava la morte a’ m
a ciò gl’incantesimi delle maghe Tessale, di quelle di Crotone ec. le
quali
colla virtù de’ loro magici carmi potevano far ca
divorarla ; il che accadeva nell’ecclissi di questo corpo celeste, le
quali
eran riputate come deliquii, cui esso era soggett
anze di una vecchia appellata Beroe, secondo il costume degl’Iddii, i
quali
, per ingannare i mortali, predevan la sembianza d
di Armonia, come Semele, e poscia raccomandato alle ninfe di Nisa, le
quali
in un loro antro lo allattarono. Al dir di Plinio
viti. Quanto poi alle nutrici di Bacco si dee sapere che le stelle le
quali
sono nella costellazione del toro, si appellano l
lo stesso e condannano d’imperizia del greco linguaggio i Latini, da’
quali
le Iadi si nominarono Suculae, porcellette, quasi
amore. Di che più esempii riferisce Luciano stesso e Plinio(2), fra’
quali
quello di Arione è notissimo. Vuolsi pure(3) che
vasi di fiori, e cingeva la fronte di corimbi o grappoli di ellera, i
quali
, secondo Plutarco, hanno virtù d’inebbriare ; e s
di Mineo, fiume di Tessaglia, dette Leuconoe, Alcatoe, e Leucippe, le
quali
amando starsene fra le mura paterne ed attendere
paso, fig. di Leucippe, e che andarono ad unirsi alle Baccanti, dalle
quali
rigettate, furon in varii uccelli ed anche in pip
elle di saviezza, e di onestà, quale a donna ben nata si conviene, le
quali
, amando la fatica, aveano a gran vergogna metters
e biade e della vendemmia. Oltre a ciò istituirono certi giuochi, ne’
quali
, in memoria della morte di Erigone, ad alcuni alb
agnato da Pan, da Trittolemo, da donne assai esperte nel canto, delle
quali
era capo Apollo, e da una turba di uomini velluti
evento ed impose la sua legge a tutt’i popoli di quella penisola, da’
quali
fu accolto come una divinità che porta seco non i
Non so perchè in esso il greco artefice abbia omesso le corna, delle
quali
costantemente son munite le altre di lui immagini
mico Anchise la trasformazione in colombe di quattro sue figlie, alle
quali
avea Bacco data la virtù di cangiare in frumento,
le dette Cistofore portavan le mistiche ceste o panieri di Bacco, nei
quali
, fra le altre cose misteriose, era una piramide,
Lamptero si celebravano alcune feste notturne dette Lampterie, nelle
quali
al suo tempio portavansi torce accese, e qua e là
ra per raccogliere dalla natura le forme più leggiadre e più care, le
quali
con bell’accordo di grazia potessero esprimere qu
, le cui bionde chiome son cinte della solita ghirlanda di corimbi, i
quali
intessuti a foggia di serto erano indizio di un s
a sul capo(3). Alla mitra son posti alcuni fiori simili alle rose, le
quali
, secondo Ateneo, erano un rimedio efficace contro
perata nel corso. Ella ch’era velocissima, vinse molti concorrenti, i
quali
ebbero la pena di morte giusta la convenzione. Or
e con arte gettò nel meglio della corsa successivamente i tre pomi, i
quali
volendo la donzella raccogliere, con tal ritardo
ossedevano in Africa non lungi dal monte Atlante orti amenissimi, ne’
quali
era l’albero de’ pomi d’oro consacrato a Venere ;
ze pel pernicioso odio di Giunone contro i Troiani, per la salute de’
quali
ella supplica, e specialmente di Ascanio ; e Giun
va l’arco nella destra, e nella sinistra portava le tre Grazie, delle
quali
una teneva la lira, la seconda un flauto, e la te
vi è che sia vestita di più amabili circostanze che le Grazie, dalle
quali
tutte le altre prendono in prestito, per così dir
che spargon rose a piene mani (ροδα βρυουσι). Il più si rappresentano
quali
giovani donne belle e ridenti, vestite più con ga
u un nobile giovane di Atene, di cui fecero il dio delle nozze, nelle
quali
assai frequentemente s’invocava. Catullo stesso,
sa da certi della plebe, che di ciò avevano avuto commissione. Tra le
quali
si dice che, essendo stata presa una di eccelente
ndando molti che la rincontravano, a cui ella fosse menata ; coloro i
quali
la menavano, perchè non le fosse fatta violenza,
nca, affinchè lanno cominciasse sotto il patrocinio di que’ numi, da’
quali
avea avuto origine la città di Roma ; per cui ne’
tutte le arti ed i mestieri erano sotto la protezione de’ Genii, de’
quali
la pittura si serviva per rappresentare le arti m
l macinare, Sono sette e fanciulli di aspetto assai giulivo ed alati,
quali
appunto son descritti da Filostrato, il quale li
vi entravano la prima volta, e ciò in onore del Genio tutelare(4) ; i
quali
Genii spesso si rappresentavano sotto la forma di
rone, il quale(1) fa derivare la parola Mavors da due voci latine, le
quali
significano che travolge grandi cose (quia magna
ciò venne che al dio Marte fu assegnata la guerra e le battaglie. Le
quali
idee dall’Egitto passarono certamente ai Greci. M
ono certamente ai Greci. Ma qui è mestieri distinguere più Marti, de’
quali
i Greci fecero un solo. Il primo fu il Belo degli
e. E lo stesso autore osserva che anche a Roma nobilissimi cittadini,
quali
erano i sacerdoti detti Salii, con molta gravità
nto, e che a stento salvossi coll’aiuto de’suoi veloci destrieri, de’
quali
uno chiamavasi il timore (Pavor), e l’altro la pa
ore e la Paura, compagni esiziali del nume devastatore delle città, i
quali
nelle orride guerre le dense falangi de’ prodi ca
poscia veduto più in terra. La gioventù romana prestò fede a’Padri, i
quali
, essendogli stati più vicini, affermavano, quello
i Roma, gli suggerisce di consultar l’oracolo di Pico e di Fauno, da’
quali
appreso avrebbe il modo di allontanare quel male
perto di una corazza di diamante. I due quadri di Rubens a Firenze, i
quali
rappresentano Marte nell’atto di andare e di rito
sia venuta dalla Cappadocia, come quella de’ sacerdoti di Cibele, ai
quali
molto si rassomigliavano que’ di Bellona. Tibullo
che quivi insegnò l’uso delle lettere ed i numeri agli Egiziani, da’
quali
fu chiamato Thoth. Forse i Greci, avendo a disono
ale sul Cilleno, monte dell’Arcadia, gli partorì le Pleiadi(5). Delle
quali
Maia(6) vinceva le altre sorelle in bellezza, ed
uso degli ulivi, falsamente da’ Greci attribuito a Minerva ; tutte le
quali
cose essi han detto del loro Mercurio. L’Ermete e
somiglianza che fra il greco e l’egiziano Mercurio intercede, vedremo
quali
furono le incumbenze di questo nume il più affacc
or giù con tante sue ambasciate e mi abbliga a ben lunghi viaggi. Da’
quali
appena ritornato, tutto ancora polveroso, debbo p
πη (p.m. verbi κλεπτο. occulo) da’ Greci e furtum da’ Latini ; per le
quali
voci prese in cattivo senso dissero che Mercurio
l’amichevole accordo ch’esser dee fra l’eloquenza e la filosofia ; le
quali
se vanno disgiunte, la prima non sarà che un vano
nazioni ; e che inventô alcune lettere greche dal volo delle gru, le
quali
imitano la forma di quelle lettere. Non fa quindi
vesse scelto questo numero per onorare le sette Pleiadi, da una delle
quali
egli era nato. Perciò fu detta Χελυς (testudo) da
virtù, ed imbattutosi a caso, sul monte Citerone, con due serpenti, i
quali
fieramente fra loro battagliavano, ponendo in mez
(1) descrive Mercurio che conduce all’inferno le anime de’ Proci, de’
quali
Ulisse avea fatto grandissima strage : Mercurio
forse simboleggia quelle occulte malizie e quelle coperte vie, per le
quali
questo nume conduce agl’illeciti guadagni. Teneva
ei domestici o che aveano cura della casa, a differenza dei Penati, i
quali
soprantendevano ad una città o ad un regno, e che
aturnali de’Romani, ed in esse i poveri erano serviti da’ ricchi, da’
quali
prendevano a prestito gli abiti. L’erba mercurial
rcui chiamaron Dea la Terra, ch’è la donatrice di quelle cose, per le
quali
vivono essi e godono molte comodità. Per ciò pure
quella virtù divina che quivi aveano le esalazioni della Terra, dalle
quali
la Pizia investita dava gli oracoli. E qual virtù
E qual virtù, prosegue a dire, è più divina di quella esalazioni, le
quali
la mente muovono, e la rendono previdente del fut
ianco di una rupe, a cui si andava per cento vie e cento porte, dalle
quali
cento voci uscivano insieme, quando la Sibilla da
a , prendere nell’una e nell’altra mano certe paste di mele, senza le
quali
non potevasi entrare ; si mettevano in piedi nell
Apollodoro dice che la Terra, dopo i Centimani, procreò i Ciclopi, i
quali
aveano un sol occhio in mezzo alla fronte, che i
e Virgilio (3) chiama le vicinanze dell’Etna , campagne de Ciclopi. I
quali
erano intesi a pascolare gli armenti, abitavano n
ibero. Qui non dobbiamo omettere i Centimani Briareo, Gige e Cotto, i
quali
(1) di cento braccia e cinquanta teste forniti, sì
d i Lari ; e ciascun uomo, e forse ciascun luogo, il suo Genio. Delle
quali
maniere di numi qui brevemente discorreremo. I po
celebravano alle none di Dicembre alcune feste dette Faunalia, per le
quali
Orazio (1) ha scritto una bellissima ode ch’è una
re animali velocissimi che vivono sopra alcune montagne dell’India, i
quali
corrono ed a quattro piedi ed alla maniera degli
cembali. Il ch. Shaw(1) dice, quel monte essere abitato dai Cabili, i
quali
, pel soverchio calore del sole, il giorno vivono
e) de’ Greci. Ma Scaligero dice che la Satira ebbe nome da’ Satiri, i
quali
portavan piatti e cestellini ricolmi di ogni gene
delicati suoi piedi sfiorar sembrano appena le tenere erbette, sulle
quali
passeggia. Zaffiro la solleva e la regge in aria
el nome a Vesta, a Rea, ad Opi, a Cerere ed a Cibele, tutti nomi, co’
quali
onoravano la Terra ; e negli occulti riti dei sac
gusto. Priapo, fig. di Bacco, e di Venere, era il dio degli orti, da’
quali
teneva lontani i ladri e gli uccelli (1), e perci
della Grecia che ha la sua origine dal monte Pindo, e di Sterope. Le
quali
, dolenti oltremodo di tanta perdita, furon subito
e tre isolette del mar Tirreno che Aristotele chiama delle Sirene. Le
quali
, intese ad ogni maniera di malvagi diletti, tirav
tifizii, ch’eran la dolce voce delle Sirene in linguaggio poetico ; i
quali
fra tanti sollazzi di quella corte perdevan la vi
servivano di preparazione a’ grandi di Eleusi, per essere a parte dei
quali
era mestieri sottoporsi a molte pruove e ad un no
tieri sottoporsi a molte pruove e ad un noviziato di cinque anni, ne’
quali
era permesso solo di entrare nel vestibolo del te
a, della creazione, de’ gastighi e de’ premii di un’altra vita ec ; i
quali
, per timore del popolo, si tenevano con tanta cur
r ciò si finse, perchè l’isola di Lenno, l’Etna e le Vulcanie, fra le
quali
è Lipari, son soggette a’tremuoti ed abbondano di
i fulmini di Giove, chiamati da’ poeti Bronte, Sterope e Piracmone. I
quali
furono i primi ad inventare l’arte di lavorare il
ette giorni dopo la sua nascita, apparvero ad Altea le tre Parche, le
quali
filavano lo stame fatale di quel fanciullo, e che
l lucro ricavato da certi tempietti di argento ch’essi vendevano, ne’
quali
era il simulacro di Diana e l’effigie del tempio
ana, in una bella pittura, è seguita dalle Ninfe, sue compagne, dalle
quali
si distingue per la mezza luna, ond’ha fregiato i
Callimaco pone al servizio di Diana venti ninfe dette Annisiadi, le
quali
avean cura de’ calzari venatorii della Dea e de’
origine oscura ed ignobile, come quelli che discendevano da uomini, i
quali
, a guisa di fiere, viveano senza freno di leggi e
re che l’epoca degli Eroi della Grecia, ricca di memorandi fatti, de’
quali
la storia ci aprirà un bel campo di dilettevoli c
ornata. La prima era la Virtù, la seconda la Voluttà, ciascuna delle
quali
procurando di guadagnarlo colle promesse, Ercole
l’Arcadia, dagli uccelli di rapina che si pascevano di carne umana, i
quali
furon [dal nostro eroe colle saette uccisi, e dis
detta Deianira ; e nelle nozze di Piritoo fece strage de’ Centauri, i
quali
ubbriachi, avendo fatto insulti non leggieri a De
nte, al quale donato avea la faretra e le avvelenate saette, senza le
quali
, secondo l’oracolo, non potea Troia espugnarsi, e
o esercito e l’ obbligò a dar loro in matrimonio le sue figliuole, le
quali
per consiglio del padre nella prima notte delle n
i, Abante, il quale da Ocalea ebbe due gemelli, Preto ed Acrisio, de’
quali
il primo fece tutti gli sforzi per ascendere sul
Argo, e Preto, Tirinto. Nacquero intanto a Preto molte figliuole, le
quali
sorprese da strana malattia e credendosi diventat
tempo stesso che Laio viaggiava per que’luoghi in cerca del figlio. I
quali
s’incontrarono nella Focide, ed insorta fra loro
ancora è la seconda intrapresa da’discendenti di que’ primi sette. I
quali
, essendosi uniti insieme, pensarono a vendicare l
(1) si chiama Tessalo. Celebri poi erano i cavalli della Tessaglia, i
quali
, di razza assai bella, eran pure ben maneggiati d
da que’popoli ; donde nacque per avventura la favola de’ Centauri, i
quali
aveano nella parte superiore del corpo la forma d
no, ove abitavano donne forti e bellicose simili alle Amazzoni, delle
quali
era regina Issipile, moglie di Toante, da cui fur
tavole le vivande(1). Si chiamavano i cani di Giove e di Giunone, de’
quali
servivansi contro quelli che volevan punire ; anz
implegadi, ch’eran due scogli o isolette poco lontane dal Bosforo, le
quali
, per l’impeto de’venti urtandosi fra loro, impedi
rtasi Medea fece in pezzi Absirto e qua e là ne sparse le membra ; le
quali
il padre dolentissimo trattenendosi a raccogliere
dato a lobate, re della Licia e padre dì Stenobea, con lettere, nelle
quali
lo pregava di dar morte all’infelice giovane ; e
tempo ; fa parola delle leggi e della religione de’Greci ; riferisce
quali
fossero i condottieri della flotta, il loro carat
di Tessaglia ed avea sposata Teti, la più bella delle Nereidi, nelle
quali
nozze fu dalla Discordia sulla mensa gittato il f
; perciocché travestitosi da mercante gli recò preziosi regali, fra i
quali
eranvi delle armi. Achille, seguendo il natural t
famosa gara fra’Greci per ottenerne le armi fabbricate da Vulcano, le
quali
si ottennero da Ulisse con grandissimo cruccio di
e. Egli dallo stesso poeta(5) chiamasi l’assoluto signore de’fiumi, i
quali
pronti ubbidiscono alla sua voce. Col suo trident
rrenti e de’fiumi. Erodoto(2) riferisce una tradizione de’ Tessali, i
quali
affermavano che la valle per la quale scorre il f
, ha dovuto avere origine dall’opinione di alcuni antichi filosofi, i
quali
credevano che tutte le cose aveano avuto principi
hille si dice che il gran fiume Oceano chiudea l’orlo di esso ; dalle
quali
parole argomentano alcuni che quel gran poeta dov
per essa gettossi nel mare e fu convertito in uno de’marini Iddii, ai
quali
i marinari salvati dalle fortune di mare sciolgon
mma. La quale favola ha dovuto avere origine da’ poeti cosmogonici, i
quali
in versi cantavano l’origine delle cose, e poneva
era solita stare al rezzo in sul meriggio e lavarsi. Per la virtù de’
quali
magici farmachi fu essa nella metà inferiore del
rma che gli Egiziani i primi han creduta l’immortalità dell’anima ; i
quali
sognarono, passare essa, dopo la morte, per molti
i posti all’estremità dell’Oceano, e coperti da tenebre eterne. Or di
quali
Cimmerii parla il greco poeta ? Sappiamo che i Ci
al cielo. Il Tartaro, secondo Esiodo (1), era il carcere de’Titani, i
quali
vinti furon precipitati in quel caliginoso luogo,
i gli altri poeti pongono nel regno di Plutone. Dice poi che coloro i
quali
saranno ritrovati mondi da ogni colpa passeranno
ati a ciascun uomo nel suo nascimento, uno buono e l’altro cattivo, i
quali
neppure i loro cadaveri abbandonavano, e questi d
questi distrutti, ne abitavano i sepolcri. Da ciò venne che coloro i
quali
avessero demolito o in altra guisa profanate le t
icano che in detta legge voglionsi intendere le anime dei morti, alle
quali
erano indirizzate le lettere D. M. che poneansi s
eva Cicerone (1), che, siccome spesso da’ poeti si raeconta, coloro i
quali
hanno qualche empia e scellerata azione commessa,
che assiso, con aureo scettro in mano, giudicava le anime de’morti, i
quali
, chi seduto e chi in piedi, stavano al suo tribun
o (1). Con questo principio possiamo spiegare l’opinione di coloro, i
quali
hanno preso Plutone per le ricchezze rinchiuse ne
il Cerbero accovacciato a’ suoi piedi, e d’appresso tre Arpie, per le
quali
forse intendono le tre Furie ; e dal sulfureo suo
a vita all’orco. Il che ebbe forse origine dal considerare gli uomini
quali
vittime destinate al Dio dell’inferno ; e si sa c
colar modo negl’incantesimi, come regina delle infernali Deità, colle
quali
le streghe aveano troppo stretto commercio ; ed a
ieri principalmente di grandissimo silenzio. Non di rado le maghe, le
quali
alle loro erbe univano i così detti carmi ed alcu
ministravano in gran copia erbe di efficacia e virtù incredibile ; le
quali
nascevano particolarmente in Colco, nell’Iberia,
le Parche possono più che tutt’i celesti numi. Esse erano tre, delle
quali
la prima presiedeva al principio, la seconda, all
degno dei nuovi tempi, ch’egli potentemente valse a preparare, e da’
quali
dovrebbe sorgere, insieme colle voci di alta rico
ineruditi. Percorsa che avremo l’istoria di questi vaneggiamenti coi
quali
l’umana ragione architettò l’universo, si renderà
giori, e minori. Sarà mia cura di non omettere veruno dei simboli coi
quali
questi Dei vengono rappresentati, e di combinare
che regna fra la Pittura e la Poesia. L’amenità di questi studj, nei
quali
desidero avervi compagni e non discepoli, diverrà
ogica Mitologia, giungeremo ai tempi che chiamò favolosi Varrone, nei
quali
si contengono imprese che argomento furono dei pi
ugli Dei dei barbari succederanno molte Lezioni sull’allegoria, delle
quali
non posso, quanto bisogna, raccomandarvi l’import
delle nostre ricerche: egli v’indicherà le figure allegoriche, delle
quali
negli scritti degli antichi si parla, e che tutto
la mente alla dignità dell’impresa, e agli scritti di quei grandi dei
quali
le idee possono farsi vostre; giacché i concetti
mortali di quei sommi intelletti che trionfano di tanti secoli, e dei
quali
la fama durerà quanto il mondo. Voi eccita la lod
iverso. Vi furono oltre a ciò alcuni animali privi di seotimento, dai
quali
furono prodotti altri dotati d’intelletto, che de
sopra la terra. Ecco le idee dei Fenicj sull’origine del mondo, nelle
quali
, quantunque la materia sia posta innanzi lo spiri
fu derivata da quella di Thoth, che fu pure agli Egiziani comune, dei
quali
Diodoro Siculo ne ha conservato le opinioni intor
la Terra altri figli, cioè i superbi Titani, Cotto, Briareo e Gige, i
quali
aveano cento mani e cinquanta teste. Teneva Cielo
i. Giove, essendo adulto, fu grato alla Terra, liberando i Ciclopi, i
quali
gli donarono il fulmine, per cui comanda agli Dei
quistar fama. Sarà mia cura descriverli quando parleremo degli Dei ai
quali
erano sacri. Gli Auguri rivolti all’oriente diseg
i nel genere ancora degli edifìzj significavano la natura dei numi ai
quali
erano dedicati, poiché per Giove, per Marte e per
ancora additasse la natura e 1’ ufficio degli Dei. Infatti, quelli ai
quali
era affidata la tutela delle città, collocando la
parlare dei sacrifizj, che divideremo, secondo il genere dei numi ai
quali
erano offerti, in celesti, marini ed infernali. S
marini ed infernali. Succederà a questi la descrizione di quelli coi
quali
gli antichi sancivano il giuramento, placavano le
ll’oriente. Serti composti colle frondi degli alberi cari agli Dei ai
quali
sacrificavasi, coronavano le vittime, gli altari,
ad Ercole il pioppo, e così a tutti gli altri Dei quegli alberi, dei
quali
cara era loro la tutela. Quindi ai sacrifizj assi
za pianto, nei sepolcri. E chi ardirà di riprendere questi tributi, i
quali
solo seguivano i miseri al caro lume della vita r
cciderle, e quindi dei sacrifizj umani praticati dagli antichi, fra i
quali
si distinguono quelli d’Ifigenia, d’Astianatte e
anii, se quadrata. Il sangue si accoglieva in vasi detti sfagbii, dei
quali
la figura si scorge nelle medaglie di Caligola e
ntre io adempio al mio scopo venendo a favellare di quei sacrifìzj, i
quali
vorrei per onore del genere umano che non fossero
amenti: « Cosa volete che vi sia di santo e di religioso per coloro i
quali
, se qualche volta dal terrore guidati, giudicano
Fuggiva la pietà dai crudeli altari di Teutate e d’Eso orribile, sui
quali
palpitavano vittime umane. Che più: a Venere stes
giunto; e quando un tiranno pericolava nella salute, gli schiavi, dei
quali
è gloria l’ubbidire, prevenivan volontarj la sovr
are lo riporta) sacrificavano i colpevoli, bruciandoli coi vimini dai
quali
erano avvolti, e quando i rei mancavano, stimando
mali si avvezzava alla crudeltà ed al sangue il core dei mortali ! Ma
quali
erano i riti che per celebrare queste empietà si
avano ve lo dirà Euripide, da cui ho tradotto quei versi immortali ai
quali
è consegnato il fato di Polissena e d’Ifigenia. A
lla più remota antichità sta nascosa? Osserva Winkelman, che coloro i
quali
trattano del nascer di un’arte, sogliono il più d
i conseguenze, e tessere di tutti i ritrovati false genealogie, nelle
quali
una sola nazione di tutte l’altre è maestra. Per
to è a tutti) chiamavansi le pietre quadrangolari con una testa, alle
quali
, con profondo scherzo, paragona Giovenale gl’inet
ità reputavansi, che Dei erano dette. Nel giorno festivo dei numi, ai
quali
erano le statue dedicate, praticavano ornarle con
importanti, conviene, che de’ boschi sacri ancora favelli; l’uso dei
quali
è certo che ha preceduto quello dei templi, come
a, di Diana Aricina, di Giove Laziale, di Augusto, e molti altri, dei
quali
la descrizione presso gli antichi si legge. Famos
vi saranno rammentati ancora i riti per tanta empietà osservati, dei
quali
si ragionò nella passata Lezione. Racconto del n
lui testimone famoso. Si oppongono alla gloria dei Cretesi mendaci, i
quali
additano pure il sepolcro di Giove, i Messenj, ch
che secondo Omero, sono la prima cura di lui. Domò altri giganti dei
quali
era capitano Tifone che si accamparono nei campi
e di Giove, poiché i semidei celebrati dai versi dei greci poeti, dai
quali
comincia l’istorica Mitologia, devono a queste co
e dei nomi diversi che l’evento, i luoghi e le persone gli diedero, i
quali
influirono tanto nelle varie maniere colle quali
rsone gli diedero, i quali influirono tanto nelle varie maniere colle
quali
fu dagli antichi rappresentato. Udite intanto com
cognomi di Giove. I nomi che diedero a Giove le nazioni, presso le
quali
fu adorato, sono di non lieve importanza nella Mi
a passata Lezione, contribuirono non poco sulle maniere diverse nelle
quali
fu rappresentato; in che’ gran parte ebbero ancor
nto sarà in mio potere, alleggerirò la noia di queste ricerche, nelle
quali
l’utilità difficilmente può mescolarsi col dilett
ersarli, parlerò pri ma delle gesta della dea, quindi dei simboli coi
quali
era rappresentata a tenore dei nomi e degli attri
Gran scusa alla collera di Giunone erano i continui furti di Giove; i
quali
sempre ingiustamente puniva nelle donne deluse, n
e donne deluse, nei figli innocenti, e nelle intere nazioni presso le
quali
erano nati. Ercole, più felice, quantunque eserci
abitanti di Elide fossero stabiliti per ogni quinto anno giuochi, nei
quali
le donne si disputavano la palma per la celerità
gi, dalla morte di Argo, cui fu inutile la vigilia dei cento lumi coi
quali
custodiva la misera Io. Una delle più grandi disa
ello che intorno a Giunone immaginato fa dai poeti e dai teologi, dai
quali
fu coll’aria confusa. I simboli co’ quali effigia
ai poeti e dai teologi, dai quali fu coll’aria confusa. I simboli co’
quali
effigiavasi furono diversi, secondo i luoghi, gli
ne, così ci resta molto più sensibile la perdita delle braccia, nelle
quali
il greco artefice avrà gareggiato sicuramente con
sta sopra la fronte, più stretto e sottile verso le estremità, per le
quali
si lega dietro la testa. — La esatta descrizione
nte Lezione è di parlare de’ più famosi, esponendovi le maniere nelle
quali
fa la dea, a tenore di essi, rappresentata. Lucin
nome a Diana pur competesse, fu chiamata per diverse ragioni, fra le
quali
la più comune è perchè delle donne nei dolori del
pidoglio, o sull’Aventino. Certo è che ivi si conservano i libri, nei
quali
era opinione conservarsi il fato dell’impero roma
Campidoglio si venerava, come dai medaglioni d’Adriano apparisce; nei
quali
si rappresentano le tre divinità capitoline. Era
il simbolo; l’altro crede additarsi col velo che le ricchezze, delle
quali
Giunone è arbitra, si tengono studiosamente celat
etazioni non ci danno si curamente l’idea dei più antichi artefici, i
quali
la velarono come matrona, o come ancora sposa di
istoria del nume, dirò che adulto fu alleato a Giove nelle guerre, le
quali
ebbe dopo che Saturno fu balzato dal trono. Il fe
ndo scolpito nelle monete loro il tridente. Nonostante i Tragici, dai
quali
colle finzioni fu violata l’antica semplicità mit
Efialte, Polifemo, Pelasgo, Amico, Anteo, Albione e mille altri, dei
quali
la fama è men chiara. Non fu questo dio esente da
Nettuno favoleggiarono i poeti. Conviene adesso aggiungere i modi nei
quali
è rappresentato dai poeti e dai monumenti, ed i d
ente cavallo. Nell’ istmo di Corinto, ove celebravansi i giuochi, dei
quali
i vincitori vivono ancora nei versi’ dell’immenso
gna di Nettuno, ch’egli stringe nella sinistra. Benché le punte delle
quali
é armato, e donde il nome tridente deriva, sieno
o sarebbe 1’ annoverarli tutti. Aggiungerò alcune delle maniere nelle
quali
fu Mercurio rappresentato, e la descrizione di du
come più volte ho notato, a que sti si deve la diversità dei modi nei
quali
furono i numi ritratti. Udite intanto dal sopralo
o per altro di Mercurio, come ne fan fede molte antiche gemme, fra le
quali
una bellissima del Museo Strozzi, ed un’altra del
hiamato dagli antichi quando le sue statue erano situate nei Fori, ai
quali
presiedeva, non solo come nume della Eloquenza, m
ltre le colonne che adornavano la piazza pubblica e le statue, fra le
quali
un Lucio Vero giovine, maggiore del naturale, un’
, si sono scoperte due basi di gran mole con singolari iscrizioni, le
quali
dimostrano evidentemente che spettavano questi av
lo dissero pure gli antichi, secondo alcuni dai quattro ritrovati dei
quali
fé’ ricca l’umana gente; e al parer di altri, più
, onde presedesse alla sicurezza delle case allontanando i ladri, dai
quali
era venerato. Thot fu Mercurio nominato dagli Ale
de palma brandisce. » Eccovi ordita la serie dei diversi cognomi, coi
quali
fu dai Pagani distinto Mercurio, a cui come suo m
denominazione, Alcuni s’immaginavano di ravvisarvi Teseo, altri fra i
quali
il celebre Mengs, un Ercole imberbe, i più finalm
statua la serena avvenenza del volto, non ha però nè i lineamenti coi
quali
in altre antiche reliquie vien rappresentato, nò
rampognò il potente fanciullo perché usurpava quell’armi stesse, alle
quali
la difficil vittoria doveva sullo spazioso serpen
ata nei loro scritti, ma più colle repliche e copie eccellenti, delle
quali
erano piene le case e le ville de’ grandi, i luog
o minore, perchè le altre in marmo sono più grandi, ed alcune, fra le
quali
la nostra e quella della Villa Borghese, di più e
onasse, e Femonoe interprete di lui risposegli in versi esametri, dei
quali
è tale il senso: — Apollo scoccherà una freccia m
mpio di Delfo, tesse la storia delle imprese di quelle nazioni, dalle
quali
erano stati offerti. Io sopprimerò questa parte d
Belvedere. Voleva compiere la descrizione di quelle pitture colle
quali
Polignoto celebrò Delfo, ma pensando che veruna l
re neppur un momento di aprirvi il tesoro di quelle cognizioni, colle
quali
Winkelmann e Visconti illustrarono l’origine e le
iteti di χρυσοκομοςe di, ακερσερσεκομης, chioma d’oro, e intonso, co’
quali
l’hanno espressa i poeti; il solo Callimaco quand
sono restate ignote quasi 1500 statue del solo Lisippo, ognuna delle
quali
, secondo Plinio, poteva render l’autore illustre;
vanto di Latona, innanzi di tesservi il catalogo dei diversi nomi coi
quali
l’antichità lo distinse. Così il primo favella: «
dell’acconciatura dei capelli in amendue i sessi può scusare coloro i
quali
hanno dato il nome di Berenice ad un bell’Apollo
icare dal piccolo numero di pitture che sono giunte sino a noi, nelle
quali
questo dio è rappresentato. Noi troviamo in Plut
are le lauree più preziose, come lo dimostrano molte medaglie, fra le
quali
un medaglione di Commodo del Museo Carpegna ora i
di Apollo, è destinata a tesservi la serie dei nomi più illustri coi
quali
l’antichità distinse il più hello se non il più g
ste vinse quei popoli che invader volevano le fortunate contrade alle
quali
la mal cauta Cerere affidò la sua figlia. Delo cu
to di culto ai Greci presso Malea. Regna discordia sulle cause per le
quali
Febo si nomina: l’opinione che più al vero si avv
al quale la gravida Latona appoggiata, avea partoriti i due numi, ai
quali
poscia fu consacrata nel sito stesso una selva, o
i dicevano generate da Cerere e da Dionisio queste due divinità, alle
quali
Latona non era stata che una semplice nutrice. Qu
do videro gli orridi mostri simili ai gioghi delle montagne Ossee, ai
quali
sotto i cigli un solo occhio simile a vasto scudo
ltanto in qualche figura di Bacco, in alcuni busti di Sileno, uno dei
quali
in bronzo, è presso di me e in altre immagini, ch
specie di stivaletti, ch’erano i coturni venatorii degli antichi, de’
quali
doveva esser calzata l’immagine di Diana che le p
sulla riva dell’ Anauro da’ neri sassi, e piiì grandi dei tori, alle
quali
oro splendea dalle corna. Stupefatta così disse a
ontro gli stranieri, molte colpe avea commesse. Ahi miseri coloro nei
quali
scagli il tuo terribile sdegno: divora la peste i
cque qual città, qual porto? Quale delle ninfe amasti sopra le altre?
quali
eroine avesti per compagne? Dillo, dea, onde agli
inità le geste più illustri. Ora conviene parlare delle maniere colle
quali
Diana in diversi simulacri effigiata si vede. «
scrittori la descrizione quando favellato avessi delle divinità, alle
quali
erano consacrati. Adempio all’obbligo della mia p
troviamo in oggi di un così celebre edifizio che alcune ruine, delle
quali
può vedersi la relazione nel viaggio di Spencer.
che considerar di passaggio il rapporto de’ moltiplici attributi dei
quali
è carico, colla divinità medesima, che n’ è il so
a della nostra figura ravvisiamo le traccie di simili rozzi idoli, a’
quali
si andò a poco a poco ora aggiungendo il capo, or
riva e la difendeva. Si vedono in questo lavoro come tre porte, delle
quali
quella di mezzo è la maggiore. Si erge sopra di q
ide, e questo favoloso natale attestavano le pugne scherzevoli con le
quali
dalle fanciulle celebrata era in quel loco la nas
e di bronzo. » Gli stessi versi detti Ortrii le si tributavano, e dei
quali
fa l’inventore Arione Metimneo, spiravano guerra,
amo a trattare di più interessante soggetto, cioè delle maniere nelle
quali
era dagli antichi sentata. Dopo, Visconti v’illus
. Essa ha generalmente i capelli annodati a molta distanza del capo i
quali
poscia sotto il legame or più or men presso pendo
i poeti loro davano sono consegnate ai diversi cognomi, il numero dei
quali
indicava di un nume la gloria e la possanza. Mine
udamento appellavasi ed insigniva i capitani, apparisce ancor doppia,
quali
appunto sono descritte dai poeti greci le clamidi
sesruente Inno, in cui si propone di cantare le lodi della dea, alle
quali
dà principio esaltando la cura e l’amore che port
ere all’ istessa legge destandole nel seno amore per gli uomini fra i
quali
il primo (secondo l’Inno Omerico) fu Anchise. Sim
iserbo ad un’altra volta, per trattenervi sulle diverse maniere nelle
quali
vien rappresentata, argomento di tanto interesse
n sì fatta maniera si vede solamente in due opere in marmo, una delle
quali
è il monumento circolare del Campidoglio, l’altro
tal guardo però è ben lontano da quei tratti indicanti lascivia, coi
quali
alcuni moderni artisti hanno creduto di caratteri
effigiarla che rilevar si possono dai monumenti e dagli scrittori, le
quali
la brevità prefissami mi vietò di comprendere nel
este v’ indicai nella passata Lezione come fosse da Fidia scolpita, e
quali
siano i fregi per riconoscerla nelle statue antic
uesti cognomi tre descrizioni di statue di Venere del Visconti, dalle
quali
quante cognizioni per ritrarre questa divinità po
i greci imperiali battuti in Guido, di Caracalla e Plautilla, uno dei
quali
è in Francia nel Real Gabinetto, e l’altro presso
nde antichissimamente solca formarsi. Sebbene le acque, simbolo delle
quali
è l’idria, hanno a Venere una relazione anche più
ntura ascrive all’aver Vulcano tentato sciogliere le incudini, con le
quali
era Giunone legata, come la più litigiosa delle d
rar coi suoi compagni i Ciclopi, che qui hanno due occhi. I Fauni dai
quali
è accompagnato sopra un basso rilievo che apparte
fizii propri a questo dio erano le armi, i mobili presi ai nemici, ai
quali
si metteva fuoco, come fece Tarquinio Prisco dopo
comun suffragio assoluto. Omero narra varie cose intorno al nume, le
quali
è prezzo dell’opera il ridire, giacché della stor
anta nazione. Conviene adesso indagare nei monumenti le maniere nelle
quali
fu Marte rappresentato. Marte armato di una sferz
seo dementino, siano derivate le immagini di Marte barbato, una delle
quali
è il chiamato Pirro del Campidoglio. Ma Quirino V
. E facile d’immaginare dopo questa tradizione tutti gli epiteti, dei
quali
il nome di Cerere è accompagnato presso i poeti g
une medaglie si vede Cerere con delle spighe di grano, in mezzo delle
quali
si scorge una testa di papavero. Il serpente che
er me omesso di trattare delle feste di lei e dei misteri Eleusini, i
quali
, sui teatri stessi rappresentati, non possono che
alla commessa figlia. Lezione trentesimaseconda. Dei simboli coi
quali
vien rappresentata Cerere. Altri simboli sui m
o un canestro ripieno di sementa. Dai lati erano due agricoltori, dei
quali
uno arava, l’altro seminava. Yi si attribuisce pu
emità un raggio coi sette pianeti. La dea tiene due cornucopie, delle
quali
escono due figure allegoriche. Stanno sulle bracc
nome di Febo. — Apollo fu dunque il quarto che rispose gli oracoli, i
quali
erano le sole leggi dei primi greci. In conseguen
tto se l’artista non avesse distinti coir iscrizione i personaggi, ai
quali
non ha dato nè espressione, nè attributi che poss
ai serpi il volo. Lezione trentesimaterza. Ancora dei simboli coi
quali
vien rappresentata Cerere. L’agricoltura e le
a ad arricchirne la serie già ordita, a favellarvi delle forme, colle
quali
gli antichi artefici effigiarono questa divinità
indi le credo foglie dello stelo del grano anziché di canna palustre,
quali
furono giudicate da alcuni scrittori, che perciò
a che neir acconciatura della chioma, ben diversa nelle sembianze, le
quali
nella statua sono semplicissime e verisimilmente
convenire alla gran dea dei misteri eleusini, l’arcana segretezza dei
quali
può essere stata espressa dallo scultore nell’eff
lto fu uno dei più universali, e per le campagne, della cultura delle
quali
era preside, e per le città, delle leggi delle qu
la cultura delle quali era preside, e per le città, delle leggi delle
quali
era la prima dispositrice, finalmente per ogni lu
devesi delle mentovate feste l’instituzione. Il numero dei giorni nei
quali
, secondo Meursio, si celebravano, è incerto. Da A
io di Cerere per la rapita Proserpina, e i doni dell’agricoltura, dei
quali
fu la dea liberale in questa occasione al genere
ndo Cicerone, niente di più divino diede Atene di questi misteri, pei
quali
dalla rozza e feroce vita furono gli uomini mitig
. Nel numero degl’iniziati si annoverano molti illustri Romani, tra i
quali
giova il rammentare Siila, Attico, Augusto, Adria
do di notte con volto truce le fiaccole, intorno alla grandezza delle
quali
si gareggiava. Alludevano in ciò al lungo errar d
il Caos, quindi la larga Terra sede sicura di tutti gì’ immortali, i
quali
tengono i gioghi del nevoso Olimpo, e nei recessi
altro negli antichi ci condurrebbe a delle dispute metafisiche, dalle
quali
aborre lo scopo delle mie ricerche. Quali genitor
e consorte del Cielo stellato. Erodoto dice che presso gli Sciti, dai
quali
era sommamente onorata, reputa » vasi Giove il ma
ti, i Liei, i Frigi, i Romani, la posero col Cielo e cogli astri, dai
quali
cominciò la idolatria. Conviene adesso rintraccia
el suddetto globo sorger le quattro stagioni dell’anno nel giro delle
quali
conduce la Terra a maturità ogni semenza. Le stag
hiamavansi neutramente i tempi dell’anno, al contrario dei Greci, dai
quali
colla parola (grec) feminina erano significate. I
to del Palazzo Mattei, sul quale si veggono dodici piccoli Amori, dei
quali
il primo porta la clava di Ercole sulla spalla, e
ollero significare che spesso egli offre agli infelici dei sogni, coi
quali
l’immaginazione, stanca di vere sciagure, cerca u
a Giove; con che quel principe dei poeti volle indicarci che coloro i
quali
presiedono al destino degli uomini dovrebbero ess
mille erbe che producono il sonno fioriscono sotto le frondi, fra le
quali
volano solamente pipistrelli, nottole ed altri uc
quel filosofo. « Fra le molte immagini di questo placido nume, colle
quali
spesso compiacevasi l’antichità di rallegrar la t
sogliono a coppia vedersi scolpite attorno ai sepolcri, alcune delle
quali
hanno ancora l’epigrafe, perchè non si dubiti del
agini, mostra una assai scarsa lettura dei greci scrittori presso dei
quali
ha costantemente lo stesso significato. « La terz
erivasse dal crederlo autore dei terremoti come reputavano i fiumi, i
quali
nelle medaglie sono indicati colle fòrme di toro.
o nelle antiche gemme servite, come si suol dire, di ricordino, nelle
quali
si vede incisa una mano in atto di stropicciare u
sia. E in Cibele tanto solenne lo stare a sedere che nelle monete, le
quali
come protettrice di Smirne la rappresentano in un
allo vittima usata nei riti sabazii, e parecchi minori uccelli, fra i
quali
suppor si può il falcone, scherzo della madre Ide
nell’animo degli uomini e con loro invecchiava. Pensano alcuni, fra i
quali
Platone, che Saturno non fuggisse, e che legge et
ovani per essere sacrificati, e ve ne furono più di trecento altri, i
quali
, sentendosi colpevoli, si ofi’rirono volontarii p
tto di queste feste era di conservare la memoria del secol d’oro, nel
quali
tutti gli uomini erano eguali; perciò i padroni s
lla Francia ha raccolte sui Ciclopi delle notizie dai Classici, delle
quali
mi prevarrò nella presente Lezione. Egli riflette
e che avevano tempio e sacrifizii a Corinto. Questi sono i Ciclopi ai
quali
un’antica tradizione, riportata da Strabene, attr
i volte, o grotte, con volte in forma di arcata. Acrisie e Prete, pei
quali
i Ciclopi lavorarono, devono aver vissuto dugento
Virgilio e Ovidio, hanno immaginato una quarta specie di Ciclopi, dei
quali
fanno dei fabbri che lavorano nell’Isola di Lipar
ilmente quelli che portano il nome di Cabiri su molte medaglie, nelle
quali
li vediamo rappresentati con attributi relativi a
ano all’ applicazione dei rimedi naturali certe formule magiche, alle
quali
si attribuiva la virtù di sopire i dolori, e anco
ione, e trentadue di larghezza. Era composto l’altare di ceneri sulle
quali
si manteneva un fuoco eterno. E perchè l’ardorè d
particolare, ragionando della madre degli Dei. Quanto ai Cabiri, sui
quali
si estendevano le fiflessioni del critico sopra l
a si dava questo nome ai figli dello stesso dio onorato in Lenno, dei
quali
il culto si era sparso non solo nell’isole vicine
da una mano un martello, dall’altra una tanaglia. Dopo i Ciclopi, ai
quali
la somiglianza delle loro arti e dei loro ritrova
ancora esistenti, quantunque assai varie fossero le immagini sotto le
quali
gli antichi poeti e mitologi sei figurarono. Gli
omigli. Quindi comparisce in verisimile l’opinione di alcuni Padri, i
quali
supponendo al modio di Serapide un’origine egizia
ngono ad osservarsi alcune piante scolpite all’intorno del calato, le
quali
per non essere abbastanza distinte sono state ome
sieno che accennate, ci additano alberi glandiferi, la relazione dei
quali
a Plutone non è molto chiara. Ciò non ostante il
uo Viaggio nella Grecia parla incessantemente delle belle opere delle
quali
era ripiena, ma egli conosceva più 1’ antiquaria
ile col giorno, che si usa di spargere per illuminare gli oggetti dei
quali
l’Inferno è ripieno. La figura di quest’ombre dev
ezzi per farne sentire la leggerezza. Quanto all’ombre dei pesci, dei
quali
parla Pausania, Caylus sospetta che questo autore
la repudiò come una sposa disgraziata. Al di sopra delle donne delle
quali
abbiamo parlato è la figlia di Salmoneo seduta so
o sinistra, e nella diritta dei rami di salcio: gli alberi accanto ai
quali
siede, sembrano pioppi neri e salci, che secondo
uale Aiace è coperto, cade nel numero di quei minuti particolari, dai
quali
il genio dell’arte deve allontanare il pittore: m
e alla pittura moderna un numero infinito di bellissimi soggetti, dei
quali
Tesecuzione riescirebbe tanto più gradevole, quan
aestri. Conviene non ostante sapergli buon grado dei suoi viaggi, dei
quali
vi consiglio la letttura, onde possiate arricchir
, contro quel che più comunemente veder fanno le opere etrusche nelle
quali
sempre alate comparir le Furie afferma Winkelmann
ua di fonte perenne, e di versarla in vasi preparati a quest’uso, dei
quali
dovea cingere di pelle d’agnello nero gli orli ed
delitto. Ma generalmente però, osserva Winkelmann, che le Parche, le
quali
da Catullo vengonci descritte quali vecchie e sch
rva Winkelmann, che le Parche, le quali da Catullo vengonci descritte
quali
vecchie e schifose, con membra tremanti, grinze n
Anche le Furie, soggiunge il prelodato autore, vengono rappresentate
quali
avvenenti fanciulle, chiamate da Sofocle sempre v
ann le crede foglie dello stelo del grano, anziché di canna palustre,
quali
furono giudicate da alcuni scrittori, che perciò
resenta con uno scettro alla mano, sedente in mezzo all’ ombre, dalle
quali
si trattan le cause alla sua presenza. Virgilio
o e tirato verso il viso, dà un’idea delle ricerche scrupolose, delle
quali
questa dea si occupa per discoprire i segreti più
a può avere avuto intenzione di rappresentare i favoriti di Nemesi, i
quali
per una condotta virtuosa dei beneficii di lei si
porre in mano il freno per imitare le due Nemesi di Smirne, una delle
quali
nella mano sinistra ha il freno, l’altra il ramo
lungi dall’ antico Foro Trajano, ci presenta tutti quei simboli, dei
quali
la vetusta superstizione caricò questo nume ignot
lzò con stridore acuto, qui gode di averlo deposto: — espressioni, le
quali
non ci offrono altrimenti che un’ immagine assai
erò di una figura molto comune, e che somiglia quasi alle torri dalle
quali
si vede coronata la Fortuna in più monumenti, e c
i che si ergevano sul campo di battaglia, ma uno di quegli altri, dei
quali
i templi, i portici, gli archi, i palagi si decor
cosi suole osservarsi in quei bassi rilievi e in quelle gemme, nelle
quali
la Vittoria sacrifica un toro, o presso all’antro
o monte. I loro attributi e le varie parti dell’umane cognizioni alle
quali
presiedono, hanno data materia di contrasto a div
e il disastroso sentiero della vita, sì alla cura dei vegetabili, dei
quali
è strettamente proprio il fiorire. E per ciò la d
a ai piedi in quel monumento son ben diversi dai coturni tragici, dei
quali
nello stesso marmo è calzata Melpomene: quantunqu
aticano, allude alla Commedia, con la cetra allegorica dei conviti, i
quali
avevano presso i Greci lo stesso nome colla nostr
tunica colle maniche sino a mezzo braccio strette con borchie, fra le
quali
le due prime, che restano su gli omeri, sono più
n vi è che il solo Capaneo che misuri con occhi arditi le mura, delle
quali
si ride perchè è facile di scalarle. Pure non 1’
più comune opinione, le Muse della lirica poesia, il distintivo delle
quali
suole essere assai attamente la cetra: una cioè q
, come vedremo in appresso. Restano due Muse senza simboli, una delle
quali
sarà Erato, l’altra Polinnia. Recheremo appresso
co, essendo d’oro: le tavole erano tutte coperte delle vivande, delle
quali
si nutrivano i principi eroi. Ma tutto è scompigl
le tenebre dell’antiche istorie e dei tempi mitici e favolosi, delle
quali
sono sempre oscurate queste remote avventure? Ino
ustrato dall’Orlandi, sono tre Muse, assistenti all’azione, una delle
quali
è precisamente la stessa figura da noi determinat
minata per Polinnia nel sarcofago Capitolino. Le altre due, una delle
quali
ha le tibie, T altra la lira, sono a mio credere
. Queste Muse sono qui collocate come simboli delle attrattive, colle
quali
Paride s’ insinuò nell’animo della sposa di Menel
li che rappresentano quelli che gli astronomi hanno segnati in cielo,
quali
appunto si veggono sul globo di Urania nella meda
maestrevole, non è perfezionato con egual diligenza. Son tali insomma
quali
possiamo figurarci delle belle copie di bellissim
ervi piuttosto i sandali Tirrenici, così appunto descritti da Polluce
quali
li veggiamo scolpiti. Aggiunge il mentovato autor
animavan l’autore a quei miglioramenti e a quelle mutazioni, senza le
quali
non avvien quasi mai che possa scriversi cosa la
convien solo l’esser recitata, non poteano darsi che i pugillari sui
quali
si compone, o il volume su cui si registra o si l
ipalmente nelle immagini delle Muse fornite di una greca epigrafe, le
quali
si ammirano fra le tante erudite reliquie dell’an
nno sepolta. Non è abbastanza lodare un pittore in quelle cose, nelle
quali
ancora un altro possa essere commendato. Infatti
co ancora vi sono innumerabili forme in che può esser ritratto, delle
quali
se alcuno arriva alla minima, ha fatto lo dio, po
e che dispensatrici sono anch’esse di tanti doni agli uomini, ed alle
quali
ninno è in obbligo di sacrificare più che l’artis
abili divinità non abbisognano di alcuno ornamento, e che a coloro ai
quali
elleno sono state liberali dei loro doni basta la
so singolare di collocare le Grazie in mezzo ai Satiri più sozzi, dei
quali
i simulacri, qualche volta voti, contenevano ques
i simulacri, qualche volta voti, contenevano queste divinità senza le
quali
la bellezza perde le sue attrattive, la saviezza
nerò di quello che più v’ interessa, cioè degli antichi monumenti nei
quali
sono rappresentate. Le Grazie compagne di Venere
le tre Grazie scolpite in un bassorilievo Capitolino, •l’unione delle
quali
coi fonti e colle Naiadi, al cui onore è dedicato
chille, benché fosse di statura niente a lui minore. Infatti guardate
quali
immense membra sono stese per terra: che folta ch
dello dio, ed il centauro Chìrone lo educò nelle arti mediche, per le
quali
tanto celebrato divenne. Credesi che il primo a r
re, per alludere ai serpenti in varii templi di Esculapio nutriti, ai
quali
coloro che sacrificavano alla Salute avranno port
avano alla Salute avranno portati i cibi e le mole dei sacrifizii (le
quali
eran forse per questo chiamate generalmente Igia)
erpenti fatti per simbolo di quei due principali pianeti, il moto dei
quali
, siccome delle stelle tutte, veniva, al riferire
li vi furono Podalirio, Macaone, laso, Panacea, e la Salute stessa, i
quali
tutti, secondo scrive lo scoliaste di Aristofane,
, secondo scrive lo scoliaste di Aristofane, son presi dal sanare; a’
quali
Snida aggiunge Acesio Sanatare, di cui fa menzion
esce la spuma, ed ha gli occhi fìssati orribilmente negli oggetti dai
quali
è ingannato. Il collo gli si è ingrossato, le ven
a qui innanzi un mondo destinato a tanti mali, ed uomini, la vita dei
quali
è così breve e piena di pene. Invano, egli dice,
none. Ella rammenta a quest’ ultima le infedeltà del suo sposo, delle
quali
il cielo conserva ancora tutta l’istoria, da che
bili che consumeranno la madre. Fa rivelare all’ amante i pericoli ai
quali
si espone: termina finalmente coli’ accordarle ci
Ma nulla può mitigare il dolore di Bacco. Le Stagioni intanto, delle
quali
il poeta fa la descrizione, vanno alla reggia del
ve le dà lusinghiere speranze, e le addita le tavole di Armonia nelle
quali
sono scritti i destini dell’ universo dalla mano
n arbusto, s’inalza tortuosamente intorno alla vite, ed agli alberi i
quali
protegge colla sua ombra. Bacco prende il nuovo f
sul Monte Citerone: le danze, i cori delle Baccanti, e le rupi dalle
quali
scorre il vino, nettare dei mortali. Vedete l’ede
oeta descritta la passione dello dio, e l’umiltà delle preghiere alle
quali
discende. La segue per tutto: ma la crudele nega
luogo la città della Vittoria dopo la disfatta degl’Indiani, contro i
quali
riprende le armi di nuovo. Il diciassettesimo Can
e la descrizione del palazzo del re di Assiria, delle ricchezze delle
quali
fa pompa, e del convito che prepara. Vi si distin
pietra Deriade stesso. Il resto del canto passa in combattimenti, nei
quali
si distinguono Ali mede, i Ciclopi, e i Coribanti
Diosiniache, lib. xlvii. Lezione sessantesimaterza. Maniere nelle
quali
Bacco è effigiato. Dopo avervi in gran parte n
tenzione io passo a più importante argomento, cioè alle maniere nelle
quali
effigiato si vede nei monumenti avanzati all’ ign
i di questo albero. Fra le maniere rare di rappresentare Bacco, delle
quali
veruna è giunta fino a noi, è quella nella quale
di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri medesimi, dei
quali
parleremo, scrive Pindaro che si servivano dei co
ccanti con abito pacifico portano sotto i tirsi coperte le punte: — i
quali
luoghi fanno al Buonarroti congetturare che quell
ondo quello d’ Ovidio: Agita l’asta velata di fronde di pampano. — Le
quali
aste erano co mimemente dai pittori dei tempi del
uripide chiama la ferula bene ornata di tirso. Che poi quest’aste, le
quali
si veggono nei marmi, e in altre anticaglie con q
mente i tirsi sacri a Bacco, par che si cavi dagli autori botanici, i
quali
assomigliano ai tirsi molte erbe, che chiamano ca
ri distintivi che gli antichi artefici davano alle statue del nume, e
quali
vi furono esposti dal medesimo autore nel primo r
o sopra una piccola asta dalla sinistra: la destra giace sui lombi, i
quali
s’inalzano e fanno alzare la parte posteriore per
cco. I Sileni, i Satiri, e i Fauni. Vi esporrò altre maniere nelle
quali
Bacco è rappresentato; quindi ai Pani, ai Satiri,
e sue coccole, perchè fra quelle foglie l’occultarono le Ninfe, dalle
quali
fu educato, e inol tre la benda, che copre parte
anche sacri, finissero in percotersi scambievolmente con bastoni, ai
quali
sostituì egli le ferule; talché, cangiate in perc
, somiglianti al cavallo solo nella coda e nelle orecchie acute, alle
quali
, se alcuna cosa si aggiunge d’ircino, par fosse p
vecchi Satiri, e vi consentono a maraviglia le pitture dei vasi, nei
quali
si distinguono dai Satiri non nella figura ma nel
leva da ciò l’enorme difi’erenza che correva fra i Satiri e i Pani; i
quali
se dovevano rappresentarsi, la prima cosa era il
piedi caprigni: il che facevasi con certi trampani detti grallae, dei
quali
servivansi i pantomimi. Solenni difficoltà hanno
cose mitologiche, lasciandone assai altre incerte e discordi: fra le
quali
è questa dei Fauni. Fauno non fu conosciuto dai G
o d’imitare nelle sue pitture: due tubercoli talvolta sotto il mento,
quali
nascono nel genere caprigno, e spesso simboli ada
igure, se vi accostate all’antico digiuni di queste cognizioni, delle
quali
vi scongiuro a sentir finalmente l’importanza. L’
volta con un principio di corna si veggono, ma le gambe e coscie dei
quali
sono tutte umane: che se questi, non in giovanile
omi, le imprese, quindi i loro attributi, e gli antichi monumenti nei
quali
vengono rappresentati. Issione figliuolo di Flegi
principio del Libro XIV delle Dionisiache, o imprese di Bacco, delle
quali
vi ho dato r estratto, gli annovera nell’esercito
endesse più fertili e feconde dei nobilissimi vini detti Biblini, pei
quali
fu celebre quell’isola, e che diedero occasione a
el primo dei citati cammei sono quattro, due maschi e due femmine, le
quali
come più deboli, secondo la regola dei Circensi a
i vuole che gli antichi chiamassero questi strumenti crepitacoli, dei
quali
fa menzione Ateneo; ma sembra piuttosto che fosse
i Coribanti, — Dal medesimo poeta poco dopo si vede che le tibie, le
quali
sono sonate dall’ altra Centauressa del mentovato
vi era un carro carico di uve, ch’erano pigiate da sessanta Satiri, i
quali
a suon di tibie cantavano versi della vendemmia.
lcune pelli consuete a’ Baccanti, che per lo più erano le nebridi, le
quali
propriamente erano quelle prese da cervi giovani,
el Borghesiano, e che manca affatto nei Centauri del Campidoglio, nei
quali
non mancava però l’orma del piccolo cavaliere. «
imenti di capo, stralunamenti di occhi, vibramenti di tutto il corpo,
quali
si veggono negli uccelli detti coditremole sacri
XI degli Annali. Egli descrive Agrippina mentre celebra i Vinali, nei
quali
vedeasi la principessa col suo coro scorrere per
tume ordinario ergere are, che poco si sollevassero dal suolo, e alle
quali
perciò non convenisse il nome d’altare tratto dal
l suo sentimento abbastanza valido al confronto di tanti monumenti, i
quali
cimostran Bacco espresso più volte in una simil f
assai vaga forma, ove sono appoggiate due faci ardenti, al lume delle
quali
due genii della Morte bruciano una farfalla, simb
te agli sdeigni di colui che muta i regni, nell’interpetrazione delle
quali
ci saranno scorta i lumi del lodato Visconti, voi
tanto miracolo dell’arte, recitando questi divini versi di Omero, nei
quali
il nume è ritratto: Disse, ed i neri sopracigli
ata in una nicchia che veniva da quattro feminili statue sorretta, le
quali
a guisa di Cariatidi facevan le veci di colonne,
facilmente l’ avrebbero contrasegnato per Bacco. Gli antichi presso i
quali
erano in proverbio le cene, e il lusso di Sardana
, la sua clamide, i suoi calzari somigliano estremamente a quelli coi
quali
è stato rappresentato da Salpione nel bel vaso di
stra, e collo scettro nella sinistra. « Cerere, Proserpina e Bacco, i
quali
due ultimi dai Latini si dissero Libero e Libera,
vendo caprino orecchie, può dirsi un dei Mimalloni rustici Asiani, ai
quali
attribuisce siffatti suoni l’antica poesia. Un’al
, eh’ è simbolo di quelle oscure divinità dei luoghi dette Genii, dei
quali
sembrava agli antichi Etnici popolata tutta la te
tore. Nelle feste licee del dio Pan si usavano simili striscie, colle
quali
nelle licenze di quei giuochi percuotevano quelli
un carro a cui sono aggiunti invece delle pantere i centauri, uno dei
quali
dà fiato al corno, l’altro suona la cetra. Ambi i
Se costei sia Venere, i di cui amori con Bacco non sono ignoti, e dai
quali
nacque Priapo, se alcuna delle sue nutrici, o Nis
riapo, se alcuna delle sue nutrici, o Nisa Leucotea, alla prima delle
quali
come ninfa, alla seconda come deità del mare, giu
« I crotali d’Ercole mentovati nell’epigramma sono quegli stessi coi
quali
fugò quell’eroe gli uccelli Stinfalidi. Il comune
Il bassorilievo rappresenta un carro tratto da due Centauri, uno dei
quali
solleva il tirso, l’altro sostiene sugli omeri un
cerca distrigarlo dall’avvolgimento delle vesti mal indossate, nelle
quali
è sul punto d’ inciampare. Son queste una tunica
operchio: le due teste di leone poste ad abbellimento di due fori pei
quali
potea scorrere il premuto licore dei grappoli: la
ità il ferro ignudo come nelle guerre Indiche ci vengono descritti, e
quali
ebbero il nome di aste-tirsi. « Le duplici tibie,
i nomi di quei personaggi, di quegli avvenimenti, o di quei luoghi, i
quali
per la loro individuale importanza, richiedessero
logie ànno avuto i loro storici, i loro cronisti, i loro scrittori, i
quali
, chi più chi meno, ànno disseminata, con le loro
sovente riportata una classica citazione, un brano di altre opere, le
quali
venissero ad appoggiare, con la loro irrecusabile
biamo raggiunto mediante le numerose citazioni da noi riportate nelle
quali
gli studiosi apprenderanno non solo il fatto nell
i internarsi nelle più peregrine bellezze letterarie dei elassici, le
quali
, alla loro volta, saranno dal fatto stesso, di cu
unque ha sempre i suoi Mili, e i suoi Simboli, e le sue Allegorie, le
quali
tutte conservano l’impronta, il carattere, il tip
credenze. E così man mano noi potremmo citare cento altri esempii, i
quali
tutti verrebbero in appoggio delle nostre parole.
giorni, e nella nostra religione istessa, per mezzo dei monumenti, i
quali
resisterono all’opera devastatrice del tempo, e c
similmente raccontato dalle più antiche tradizioni dell’ Oriente, le
quali
accennano tutte e fan menzione di quel tremendo s
menti antichi e nuovi, fittizii e reali, immaginarii e positivi ; nei
quali
però domina ed impera costantemente il principio
rettanti centri di protezione, quanti erano gli stati indipendenti, i
quali
giovarono immensamente allo sviluppo delle arti t
modo uno sviluppo maggiore alle allegor e religiose, per mezzo delle
quali
si attribuivano alle divinità del culto pagano, s
i, di avvenimenti, onde è tessuta la storia delle divinità pagane, le
quali
non dissimilmente dagli uomini stessi che le avev
ito che il Tempo è l’eterno e vorace consumatore di tutte le cose, le
quali
, avendo avuto un principio, debbono essenzialment
ome i simboli, la sua origine dalla fantasia inculta degli antichi, i
quali
non giungevano a spiegarsi taluni fatti. Per esem
una cattiva usanza quelle cose sogliono essere estimate non vere, le
quali
o sono insolite a udirsi. o difficili a vedere, o
per Minerva, con le ossa dei Pelopidi, egli lo rendesse ai Trojani, i
quali
credettero alle sue parole che confermavano esser
re era la venerazione che gli antichi Persiani avevano per l’acqua, i
quali
, secondo Erodoto, spingevano la loro superstizion
Adone, seguita da tutte le dame più rinomate per illustri natali, le
quali
portavano in giro dei piccoli canestri pieni di f
ofumi. Il corteggio veniva chiuso da un gran numero di altre dame, le
quali
portavano due ricchi tappeti sovra uno di questi
— Sotto questo nome venivano di sovente additati Castore e Polluce, i
quali
si credeva presiedessero alla partenza dallo stec
’inspirare i poeti, e perciò questa fonte fu consagrata alle Muse, le
quali
furono anche conosciute sotto il nome di Aganipid
lla pietra detta Agdo. Egli fu il terrore degli uomini e degli Dei, i
quali
lo cangiarono in mandorlo che produceva un bellis
arthaone e padre di Tersite. Vi furono anche due altri Agrio, uno dei
quali
fu figlio d’Ulisse e della maga Circe. Agrio è an
rotezione di lui. Gli Ateniesi avevano ancora dei numi detti Agyei ai
quali
essi sacrificavano per allontanare le sventure, a
infedele, essa fe’credere ad Aloo suo marito, che i due figliuoli ai
quali
dette la luce e che furono chiamati Aloidi dal no
del popolano. Però l’anno seguente i Galli s’impadronirono di Roma, i
quali
per altro furono ben presto ricacciati dalla citt
e Anfiaroe erasi celato. Vedendo intanto che le prime espiazioni alle
quali
egli erasi sottoposto non andarono coronate di su
a dalla parola Alce che significa forza. Vi erano delle divinità alle
quali
si dava complessivamente il nome di Dei Alcidi. V
che significa sole. 285. Alilat. — Una delle divinità degli Arabi, i
quali
sotto questo nome adoravano la materia di tutte l
bbondanza nella mano sinistra, e affiancata da due fanciulli, uno dei
quali
porta un ramo di palma. 291. Allodola. — Sopranno
chiezza, andare egli stesso alla guerra, vi mandò i due giovanetti, i
quali
furono uccisi da Apollo e Diana a colpi di frecci
enti. Dalle ninfe Amadriadi dipendeva il destino di alcuni alberi coi
quali
esse nascevano e morivano. L’arcano legame che le
la loro riconoscenza a coloro che aveano risparmiato le piante nelle
quali
esse abitavano ; come facevano sentire il peso de
la quale aveva due fratelli noti sotto il nome di Leone e Dragone, i
quali
erano strettamente uniti con la loro sorella. Da
na figlia di Belo. 360. Anacee. — Feste in onore degli Dei Dioscuri i
quali
venivano anche detti Anaci dalla parola greca Λνα
fu da suo figlio Enea portato in braccio fino alle navi Greche, sulle
quali
essi trasportarono ancora i loro Penati, e quanto
ne affidò la custodia a dodici sacerdoti, espressamente istituiti ai
quali
fu dato il nome di Salii. Quando si portavano i d
bbe morto. Un giorno essendo Anfiareo a mensa coi capi dell’armata, i
quali
Polinice lo aveva obbligato a raggiungere, un’aqu
profondità del mare ; ma Nettuno la mandò a cercare da due delfini, i
quali
gliela portarono in una conchiglia di madreperla
. Libro XIII trad. di Dell’Anguillara. Fu padre di tre giovanette le
quali
avevano ricevuto da Bacco il dono di cangiare tut
italiana, erano gelosamente custodite alcune statue della fortuna, le
quali
, secondo la tradizione, si movevano e rispondevan
la propria tribù venivano ad Atene per essere ricevute alla festa, le
quali
non potevano essere accolte a far parte della cer
ove erano fabbricate due ricchissime e superbe stalle ; in una delle
quali
rimaneva sempre rinchiuso non facendolo uscire ch
o cerimoniale ; poscia faceanglisi magnifici e solenni esequie per le
quali
veniva profusa una larghissima somma di danaro. L
di udire trovavano la risposta di Apis. 494. Apobomie. — Feste nelle
quali
i sacrificii non venivano consumati sugli altari
o a questo nume come dio delle Arti. Apollo ebbe molte amanti, fra le
quali
le più ricordate furono Leucotea, Dafne e Clitia.
ia di questo doloroso avvenimento furono istituiti i giuochi Nemei, i
quali
si celebravano di tre in tre anni I vincitori ves
sce a cotesto personaggio la strana facoltà di avere cento occhi, dei
quali
cinquanta erano sempre aperti, e gli altri cinqua
rlo da quei mostri, ed infatti Zeto e Calaide, due degli Argonauti, i
quali
per esser figliuoli del vento Borea avevano le al
abitual residenza. 590. Arpocrate. — Divinità degli Egiziani presso i
quali
è ritenuto come figliuolo d’ Osiride e d’ Iside e
particolare e incredibile ; imperocchè il padre e la madre di lei, i
quali
erano stati concetti nello istesso alvo e nell’is
dopo la presa di Troia, dette gravemente a pensare di sè ai Greci, i
quali
vedevano in lui un giusto vendicatore dell’antica
i questa contrada fu detta Ausonia. 688. Auspicii. — Cerimonie con le
quali
si pretendeva scoprire la volontà dei Dei. Gli au
e. — Generale dei Crotoniati. Combattendo un giorno contro i Locri, i
quali
lasciavano sempre nel mezzo della loro armata un
ollo, ove ogni tre anni si celebravano delle feste in suo onore, alle
quali
si dava il nome di feste Aziache. Cesare Augusto,
o che l’immenso numero de’ suoi abitanti facevano nelle sue mura ; le
quali
ebbero duecento piedi d’altezza e cinquanta di la
accanali. — Feste o misteri che si celebravano in onore di Bacco, nei
quali
si commettevano ogni sorta di dissolutezze e di b
hiamavano così quelle donne, specie di seguaci del culto di Bacco, le
quali
lo seguirono alla conquista delle Indie. Esse fac
Bacchiadi. — Denominazione che si dava agli antichi re di Corinto, i
quali
per lo spazio di 230 anni, ebbero il governo di q
ibertinaggio, aveva dei sacerdoti conosciuti sotto il nome di Bali, i
quali
si resero celebri per le loro infami dissolutezze
venale racconta che la loro turpe lussuria e gli esecrandi eccessi ai
quali
si abbandonavano, attirò loro la vendetta della s
er pregato nel tempio, gittavano la sorte con quattro dadi, sopra dei
quali
erano incise alcune figure e geroglifici, e poi c
o significa cantore. Il popolo aveva in grande venerazione i bardi, i
quali
erano solamente sottomessi ai Druidi. 745. Basile
rimo a pubblicare una raccolta preziosissima di queste iscrizioni, le
quali
inseguito vennero particolarmente illustrate da M
a nome Antea, detta anche Stenobea, gli fece delle proposizioni alle
quali
fu insensibile. Antea punta da questa indifferenz
orire. Gli furono inoltre suscitati contro una infinità di nemici dei
quali
egli trionfò sempre, rimanendo, per valore e dest
e, rimanendo, per valore e destrezza, vincitore di tutt’i pericoli ai
quali
lo si esponeva per vendetta. Finalmente provatasi
ta Didone. Belo era del paro la più grande divinità dei Bibilonesi, i
quali
le innalzarono un tempio che fu il più ricco, son
ci e dei Romani. 774. Bendidie. — Feste in onore di Diana Bendide, le
quali
avevano molta somiglianza coi baccanali. Venivano
llo e per mezzo di questa metamorfosi procurò a Dardano 12 poledri, i
quali
correvano con tanta velocità che sorpassavano un
, che comunemente si crede essere Giunone. 845. Buonie. — Feste nelle
quali
si sacrificavano un gran numero di buoi : venivan
la Favola diversi altri personaggi noti sotto il nome di Buteo, fra i
quali
un trojano, ucciso da Camillo, un sacerdote, un a
ri non riconoscono che tre Deità : Plutone, Proserpina e Cerere, alle
quali
si dava il nome complessivo di Dei Cabiri. Anche
Dante. — Inf. Cant. XXV. 870. Cadarmidi o Catarmi. — Sacrifizii nei
quali
s’immolavano vittime umane, onde ottenere dagli D
i, e, come per incanto, uscirono dalla terra degli uomini armati, dei
quali
solo cinque rimasero fedeli a Cadmo e lo aiutaron
ro. 883. Calaide e Zete. — Fratelli, figliuoli di Borea e di Oritia i
quali
, fecero insieme agli Argonanti il viaggio della C
ri, essa fu riconosciuta, arrestata e condotta innanzi ai giudici ; i
quali
però le fecero grazia, ordinando da quel tempo co
Oceano e moglie di Crisaore, che la rese madre di due mostri, uno dei
quali
fu Gerione, famoso gigante a tre teste ; e l’altr
Crisaore e Echidna. 910. Callistee. — Feste in onore di Venere, nelle
quali
veniva conferito un premio alla più bella donna.
consagrato a Vulcano, si crescevano dei cani, ritenuti come sacri, i
quali
lasciavano che coloro che si avvicinavano al temp
le tre grazie Cariti ed istituirono in loro onore alcune feste, alle
quali
fu dato il nome di Carisie. 968. Caristie o Carit
gina Didone. V. Didone. 984. Cartaginesi. — Abitatori di Cartagine, i
quali
ereditarono dai Fenicii ii truce culto di Saturno
ro dice che la vittoria che Agatocle riportò sopra i Cartaginesi, dei
quali
fece grande strage, fu conseguenza della vendetta
e. Ovidio. — Metamorfosi. — Libro IV. trad. di Dell’ Anguillara. Le
quali
sdegnate, pregarono Nettuno di vendicarle. Il Dio
e apparizioni erano l’effetto di un travestimento di due guerrieri, i
quali
apparivano durante la mischia vestiti alla manier
. — Soprannome dato a Giove, che gli veniva dai prodigi per mezzo dei
quali
si credeva che egli palesasse agli uomini la sua
a spese comuni nei boschi sacri, buon numero di cavalli bianchi, dai
quali
traevano le predizioni. Questi destrieri erano te
ndo la mitologia indiana, alcuni popoli sulle montagne delle Indie, i
quali
venivano così denominati perchè avevano la testa
96. Cloje. — Altre feste celebrate in Atene in onore di Cerere, nelle
quali
veniva a lei sacrificato un capro. Questa parola
di sette stelle. 1204. Cnef o Cnufi. — Dio supremo degli Egiziani, i
quali
credevano ch’egli avesse esistito prima della cre
secutore di lui. Vi sono per altro alcuni scrittori dell’antichità, i
quali
ripetano che se pure Cocalo avesse sottratto Deda
ie statue rappresentanti sè stesso e la sua famiglia, l’altezza delle
quali
giungeva a trenta cubiti. In Apollonia, città del
colossi, trovati nel perimetro della suddetta città d’Apollonia, dei
quali
due rappresentavano Giove, due Apollo, uno il Sol
se quella testa tutta insanguinata sotto alcune piante di corallo, le
quali
a quel contatto divennero pietrose e sanguigne. 1
dice che il dono inviato da Medea, consisteva in ornamenti muliebri i
quali
s’inflammarono non appena Creusa se ne fu adornat
mangiatori di lauro. Si dava questo nome ad una classe d’indovini, i
quali
prima di dare i loro responsi, mangiavano delle f
narra che facesse tirare per le gambe e per il collo, tutti coloro ai
quali
dava ospitalità, onde raggiungessero la misura di
rseo. 1356. Danaidi. — Così furono nominate le 50 figlie di Danao, le
quali
furono nello stesso giorno sposate da 50 loro cug
altri mitologi si dava il mone di Dee Madri alle nutrici di Giove, le
quali
presero cura di lui ad insaputa di Saturno, e per
to in tratto. Al dire di Diodoro Siculo eran queste le ragioni per le
quali
il tempio d’Anguja divenne, con l’andare degli an
Dio, gli sostituirono altri esseri superiori alla specie umana, tali
quali
essi se li formarono, o alterando ciò che loro er
era rimasto di vero ; o secondo l’impulso delle loro passioni, delle
quali
essi non esitarono a crearsi altrettante divinità
li è perciò che il numero di queste era prodigioso presso i pagani, i
quali
contavano fino a 30 mila numi, suddivisi in quatt
le del Destino. I pagani riconoscevano diverse classi di numi, fra le
quali
le più distinte erano i Celesti, i Terrestri, gli
. Si dava questo nome collettivo a quelle divinità, il culto delle
quali
era stabilito e riconosciuto dalla legge. Dei
do asserisce Varrone, erano annoverati in questa classe quei numi dei
quali
era noto il nome, le attribuzioni, e la storia.
dei tutti quelli della cui origine non si sapeva nulla di certo, e ai
quali
non si offerivano sacrifizii, nè si ergevano alta
dell’idolatria dei pagani, e tanto che vi sono non pochi scrittori i
quali
asseriscono che i primi abitatori della Grecia, q
esi ; e di questo numero furono quasi tutti gli imperatori romani, ai
quali
il senato comandava si rendessero dopo la morte g
tro le Amazzoni. Fece anche parte della spedizione degli Argonauti, i
quali
egli raggiunse nella città di Sinope. 1385. Dello
olare nell’istesso tempo dall’occidente e dall’oriente due aquile, le
quali
, dopo aver percorso un immenso spazio, si posaron
allo intorno, e attra se gran numero degli abitatori circonvicini, i
quali
, accostandosi, all’antro, sentirono anch’essi l’i
uro. — V. Minotauro. 1403. Delli. — Piccoli stagni o paludi presso le
quali
la tradizione favolosa narra che Taìia avesse dat
ito dalla perseveranza della sibilla, fece interrogare gli Auspici, i
quali
risposero che bisognava pagarle il prezzo che ess
ste fra Dio e gli uomini. I demonii erano divisi in varie classi alle
quali
appartenevano secondo la loro potenza. Al dire di
vestiti, di un corpo sottile ed impercettibile ai nostri sensi, e dei
quali
era abitato tutto l’universo, essendovene nell’ar
delle cerimonie : e parole unite ad un editto del magistrato, per le
quali
dice, non esser costretti al giuramento nè le ver
e sacri. 1433. Diasie. — Feste in onore di Giove propizio, durante le
quali
si faceva dagli abitanti una famosa fiera a cui n
one fece tagliare in lunghe e sottili striscie una di dette pelli, le
quali
disegnarono sul terreno uno spazio abbastanza gra
divini. 1456. Dicclesìo. — Eroe venerato come un dio dai Megaresi, i
quali
in suo onore celebravano dei giuochi detti Diocle
condo la tradizione mitologica, egli possedeva dei cavalli furiosi, i
quali
mandavano flamme dalle nari ; e che egli nutriva
re diverse, ma fra queste le più notevoli erano quattro specie, nelle
quali
s’impiegava alcuno dei quattro principali element
na delle sue figliuole per nome Teba, di due meravigliose colombe, le
quali
avevano sorprendente prorogativa di parlare. Un g
co Δρἁϰου che significa perspicace, vigilante. Quei famosi draghi dai
quali
la favola fa custodire il giardino delle Esperidi
08. Driadi. — Ninfe che presiedevano ai boschi ed alle foreste, nelle
quali
dimoravano notte e giorno. Presso i pagani si cre
rante il primo mese Attico, chiamato per questo Hecacatombion e nelle
quali
si offeriva una Ecatombe. 1535. Ecatombe. — Dal c
imani. 1537. Ecatonfonie. — Presso i Messeni era costume che coloro i
quali
in guerra avessero ucciso cento nemici, dovessero
questa costumanza si dava il nome di Ecatonofle ad alcune feste nelle
quali
si faceva l’ Ecatombe per la suddetta ragione. Ri
Persiani. Sotto l’ Imperadore Alessio se n’impadronirono i Turchi, i
quali
la tennero schiava fino al 1206, epoca in cui pas
d’invidiosa mira pergl’imperadori greci e per i califfi maomettani, i
quali
, a forza di togliersela di mano l’un l’altro, fin
e veniva segnatamente ricordata nelle cerimonie dette Efestrie, nelle
quali
i Tebani facevano girare per la loro città la sta
. — Con questo nome erano conosciuti gli abitanti dell’isola Egina, i
quali
furono prima detti Enoni o Enopii, e poi più cono
Gli Egineti dopo essere stati governati da una lunga serie di re, dei
quali
solo pochi sono ricordati dalla tradizione mitolo
Gelosi però della grandezza degli Ateniesi, e stimolati dai Beozi, i
quali
anch’essi vedevano di male occhio la crescente pr
vise poi sempre, con mortale inimicizia gli Ateniesi e gli Egineti, i
quali
furono poi scacciati dalla loro isola, e vedendos
lasciateci da Plinio, fanno menzione di alcuni mostri della Libia, ai
quali
si dà propriamente il nome di Agipani e che al di
Da sua moglie Argifia e d’altre sue concubine — le più celebri delle
quali
furono Gergones, Efestina, Tiria, Caliante, Arabi
ia, Caliante, Arabia e Fusina ; ed altre — ed ebbe cinquanta figli, i
quali
tolsero in moglie le cinquanta figliuole di Danao
ttanta focaccie. Egone fu anche il nome di uno dei re degli Argiri, i
quali
quando mori l’ultimo degli Erachidi, che reggeva
ante proclamato re. Egone era similmente il nome di varii pastori dei
quali
per altro la tradizione mitologica non ricorda al
lebravasi in alcune feste a cui si dava cotesta appellazione, e nelle
quali
si offrivano ricchi sacrifizii a Giove ed a Miner
re di lui ; ma fu liberata dai suoi due fratelli Castore e Polluce, i
quali
la ricondussero a Sparta, ove essa dopo qualche t
nza la presenza di lui, così l’indovino Calcante ne avvisò i Greci, i
quali
, dietro il parere di Ulisse e degli altri capi de
di Enea in Italia. 1622. Eleos. — Divinità adorata dagli Ateniesi, i
quali
avevano, nella piazza maggiore della loro città,
oravano Giove e credevano che pronunziando alcune date parole, fra le
quali
veniva spesso ripetuto il nome di Elice, il padre
cciso in guerra, ed in Roma altro non ritornarono che le sue ossa, le
quali
secondo il suddetto scrittore, erano state figura
elmo. 1653. Elonoforie. — Si dava questo nome ad alcune feste, nelle
quali
i Greci portavano alcuni vasi di giunco, a cui es
i. — Pubblici giuochi celebrati con molta solennità dagli Ateniesi, i
quali
vi si recavano coi capelli intrecciati di nastri
questo. I poeti da ciò finsero che le eruzioni di questo vulcano, le
quali
scossero talvolta fino nelle visceri profonde, l’
o. Enea regnò pacificamente per lo spazio di quattro anni, durante i
quali
sembrò che il destino volesse finalmente accordar
nalmente accordargli giorni più riposati, ma ben presto i Rutoli, nei
quali
non era ancora sopito il rancore per la morte del
o d’Ippodamia dovesse vincerlo nella corsa ; aggiungendo che coloro i
quali
volevano accettare questa condizione, sarebbero s
i Pindaro nei loro scritti mitologici, furono fino a tredici coloro i
quali
restarono vittime della crudeltà del vincitore, i
esto era il nome di alcuni popoli selvaggi, orribilmente mostruosi, i
quali
avevano le orecchie grandissime, lunghe e pendent
le orecchie grandissime, lunghe e pendenti fino alle ginocchia, delle
quali
essi si servivano come di letto. 1697. Enotro. —
i bene, veniva adorato particolarmente dagli abitatori di Mantinea, i
quali
gli dedicarono un tempio sotto il nome di Giove E
. — Si dava questo nome collettivo ai ministri del culto di Cerere, i
quali
, durante le funzioni sacre e le cerimonie di quel
lunio, si celebravano dei sagriflzii a cui si dava questo nome, e coi
quali
essi domandavano ai numi la prosperità dello stat
tre tentava di ucciderlo. Epopeo lasciò due figli avuti da Antiope ai
quali
dette il nome di Anfione e Zeto ; e fabbricò inol
l culto Eleusino vi erano pero delle cerimonie talmente occulte, alle
quali
non era concesso neanche all’Epopte di assistere,
Epuloni. — I romani avevano istituito un ordine di sacri ministri, i
quali
avevano l’incarico speciale di preparare il banch
pire delle numerose modificazioni imposte alle diverse tradizioni, le
quali
vanno tutte in un certo modo a concentrarsi sull’
oscere e ad adorare diversi altri eroi, divinizzati dopo la morte, ai
quali
si dette, per la stessa ragione, lo stesso nome.
ge talvolta la sua audacia fino a disfidare gli dei, alla volontà dei
quali
per altro egli si sottopone durante tutta la sua
terone, decimava gli armenti ch’ei custodiva, una grande porzione dei
quali
apparteneva al re Testio, le cui cinquanta figlie
i, a tener parola delle dodici fatiche di Ercole, il compimento delle
quali
valse all’eroe l’allegorica grandezza del mito, r
do in seguito nella Liguria egli combattè e vinse Alebione e Dercio i
quali
volevano appropriarsi gli armenti di cui egli s’e
la distruzione degli uccelli del lago Stinfalo os sia delle Arpie le
quali
con la loro prodigiosa quantità, oscuravano il so
prosieguo di tempo tolse i pomi d’oro dal giardino dell’ Esperidi, i
quali
erano custoditi da un terribile drago che vomitav
confusione surta fra le opinioni di molti scrittori dell’antichità, i
quali
hanno assai di sovente scambiato l’ Ercole greco
i Pilo, in cui ebbe a combattere Periclimene, Neleo ed i suoi figli i
quali
tutti caddero sotto i suoi colpi. Fu in questo co
orici ed allusivi a lui dati, dai differenti popoli dell’antichità, i
quali
soprannomi derivano quasi tutti, e fanno continua
ente alterato, sia pel contatto delle diverse tradizioni indigene, le
quali
sono quasi tutte identiche, sia per la confusione
rdegna, in Corsica, e perfino nella Gallia e nella Germania presso le
quali
ultime contrade degli eroi indigeni furono con be
nella città di Corinto, l’anniversario funebre dei figli di Medea, i
quali
, secondo la tradizione, furono sepolti nel tempio
arti e mestieri. Da ciò venivano dette Ergastine quelle giovanette le
quali
tessevano il peplo della dea, che si portava proc
ercurio. Era questo il nome di tre celebri città di Egitto, una delle
quali
era posta nel Delta, la seconda conosciuta sotto
mero degli eroi di cui fa menzione la mitologia greca e romana, nelle
quali
si trova assai di sovente ricordato che gli onori
che era una delle sette meraviglie del mondo. Vi sono alcuni autori i
quali
pretendono che il suo vero nome fosse Erotostrato
medaglie, coniate sotto il regno di diversi Imperadori Romani, sulle
quali
si vedono impresse tre dee aventi ognuna nella de
.Eseceste o Esserceto. — Re dei Focesi. Egli possedeva due anelli coi
quali
pretendeva di conoscere l’avvenire, percuotendoli
i scritti sull’antichità, confonde le Esperidi con le Atlantidi, alle
quali
dà per madre una donna, per nome Esperide, da cui
o i romani delle altre dette con vocabolo proprio lustrazioni, con le
quali
si redimevano gli eserciti dopo una guerra, e sop
lona. Gli abitanti, sapendolo reo, lo costrinsero alle espiazioni, le
quali
consistevano nella libazione dell’acqua di tre di
ternamente fiorite. Quest’età dell’oro è tolta dai libri di Mosè, dei
quali
i Greci e segnatamente gli Egizii dell’età primit
Per questa ragione, egli era riguardato come padre delle Grazie ; le
quali
anche perciò erano conosciute sotto il nome colle
faceva gettando nelle viscere del vulcano, ogni specie di vittime, le
quali
se venivano divorate dal fuoco si riteneva come p
rese madre di Teseo. Piteo per alcune particolari sue ragioni, delle
quali
la cronaca non fa parola, durante il tempo della
umeo, nella sua infanzia, fu rubato da alcuni Pirati della Fenicia, i
quali
lo condussero nell’isola d’Itaca, e lo venderono
rasso ; e nel mettere piede a terra, scorse un drappello di uomini, i
quali
si accingevano a sacrificare un giovanetto ed una
li principi dei suoi tempi e comandava i Cetei, popoli della Misia, i
quali
allorchè Euripile fu morto da Achille, si fecero
iute, e ciò gli valse la stima ed il rispetto dei popoli Aborigeni, i
quali
senza nominarlo re gli ubbidirono sempre ritenend
e dei popoli ch’egli avea beneficati. Vi sono anzi alcuni scrittori i
quali
pretendono che Evandro, fosse la stessa divinità
a Nereidi. 1920. Evemerione. — Dio della medicina presso i Sicioni, i
quali
lo invocavano ogni giorno all’ora del tramonto. I
In simili occasioni si cantavano alcuni inni propri all’evocazione, i
quali
venivano nella maggior parte attribuiti al poeta
ità era cessato, si cantavano degli altri inni, specie di saluto, coi
quali
si dava loro commiato. Al dire di Plinio, gli Etr
mese di giugno si celebravano sul monie Celio, alcuni sacrifizii, nei
quali
si offeriva alla dea Carna del lardo e della fari
etti anche Luperci. In Roma essi erano divisi in due collegi, uno dei
quali
era detto dei Quintiliani, e l’altro dei Fabiani.
chiamavano alcune feste celebrate dai Greci in onore di Bacco, nelle
quali
si costumava inbandire numerose e ghiotte vivande
re in processione gran numero di pezzi di cera, e di altre materie, i
quali
avevano la configurazione delle differenti membra
ja, andava collegata al compimento di alcune fatalità inesorabili, le
quali
dovevano restare compiute, a simiglianza del fato
che per la caduta di Troja fossero adoperate le frecce di Ercole, le
quali
erano rimaste in potere di Filottete, che era sta
3. Faviani — Nome particolare che i romani davano a taluni giovani, i
quali
nei sacrifizii delle feste del dio Fauno, percorr
rincipale gli dei maggiori, e gli eroi più famosi dell’antichità, dei
quali
il sostrato storico ed informatore, è preso dal v
febbraio, alcune pubbliche cerimonie, in onore del dio Fauno, ed alle
quali
perciò si dava il nome di Faunali. Queste feste v
a propria virtù e fortezza, passò qualche tempo presso quei popoli, i
quali
dopo averlo colmato di doni, lo fecero, sopra una
h’egli abitante dell’isola di Corfù, risonvenne di alcuni oracoli dei
quali
suo padre gli aveva fatto rivelazione, ed in cui
costumavano di onorare le anime dei morti con alcune cerimonie, alle
quali
si dava questo nome durante il mese di febbraio.
inità per trasmissione dai primitivi abitatori della Grecia, presso i
quali
però questa era una dea, perchè la parola Febris
ectali — La istituzione di codesti ministri della religione pagana, i
quali
erano una specie di araldi d’arme, che intimavano
della favolosa Fenice si trova anche presso i Cinesi e gl’Indiani, i
quali
attribuiscono anch’essi ad un certo uccello, la s
icolari giorni dell’anno, che erano consacrati agli dei ; e durante i
quali
si facevano in loro onore feste, cerimonie e sacr
ie di lavoro. Vi erano differenti e moltiplici specie di Ferie, delle
quali
le più comunemente ripetute nelle cronache dell’a
e finalmente il loro periodo fu fissato a quattro giorni ; durante i
quali
non era permesso neanche di dichiarare la guerra.
are. Credevano i pagani, secondo che riferisce Strabone, che coloro i
quali
erano posseduti dallo spirito di questa dea cammi
, stabilito che si sarebbero scelte due persone di ciascuna città, le
quali
avessero dovuto partire contemporaneamente, facen
numento. Intanto Filomena gemeva in potere degli scherani di Tereo, i
quali
la custodivano con vigilante solerzia, e tanto ch
Iti, e dopo avergli tagliato la testa, ne fece cuocere le membra, le
quali
la sera ella stessa fece ser vire al banchetto ch
no le sue ceneri. Dopo qualche tempo dalla morte di Ercole, i greci i
quali
avean saputo dall’oracolo, che nel destino di Tro
cce ; e ciò fece l’astuto greco onde riaccendere l’ardire dei suoi, i
quali
scorati dalia morte di Achille, disperavano omai
lizio che avevano imposto a Fineo, lo dettero in preda alle arpie, le
quali
infettavano tutto ciò che si apprestava sulla men
tabilire in quella città dei solenni sacrifizi a Bacco suo padre, nei
quali
si cantava un coro che fu per lungo tempo chiamat
n Grecia ed in tutto l’ Italia non vi erano che ben pochi templi, nei
quali
oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero
s Rhenus ; il Paniso era una della principali divinità dei Messeni, i
quali
gli offerivano ogni anno pubblici e solenni sacri
o. — I pagani credevano che cinque fiumi scorressero nell’inferno, ai
quali
tanto i greci quanto i romani davano i seguenti n
nali il Periflegetonte e il lago d’Averno ; e tutte quelle acque alle
quali
essi attribuivano una qualche misteriosa e sinist
mani si erano riservato il diritto di creare dei sacerdoti Flamini, i
quali
in questa occasione prendevano oltre al nome dell
o. 2029. Flauto. — Strumento musicale assai in uso presso i pagani, i
quali
generalmente lo fabbricavano dalla gamba di un as
degli anni si unirono delle turpi oscenità degne novella Flora, e dei
quali
si prevaleva annulmente la spesa dalle sostanze c
risce che sotto il regno di Romolo furono istituiti questi giuochi, i
quali
al dire del cennato scrittore, furono soventi vol
di una tromba le pubbl che cortegiane e le meretrici più abbiette, le
quali
affatto nude davano al popolo il più abbominevole
una sua prima moglie due altri figliuoli chiamati Peleo e Telamone, i
quali
ad istigazione della matrigna erano in continua d
e feste che si celebravano in Roma il 15 aprile di ogni anno, ed alle
quali
si dava anche il nome di Fordicidie. Durante la c
ll’ antichità, nonchè gran numero di monumenti e di bassorilievi, nei
quali
è rappresentata la Fortuna talvolta con un sole s
indi a meravigliarsi di un cosa esorbitante numero di appellativi dei
quali
i pìgani accompagnavano la veneratissima dea, qua
anza. 2053. Fraude. — Ben pochi sono gli scrittori dell’ antichità, i
quali
facciano menzione di questa dea ; e solo Esiodo,
le strisce di flamma, lo strepitoso rimbombo e i lampi terribili, coi
quali
si rivelava la collera di Giove e che produceva u
e sono i più antichi fra i primitivi popoli della terra, e quelli coi
quali
ebbero dapprima relazione gli Ebrei, dettero il n
nella istessa idea collettiva tanto le Furie, quanto le Arpie, delle
quali
ultime egli chiama quella nota sotto il nome prop
sulla Terra, ove esse straziavano coi rimorsi l’ anima degli empi, ai
quali
non lasciavano un istante di riposo, perseguitand
azio, nella Tebaide, ci descrive i rimorsi di Eteocle e Polinice, dei
quali
la furia Tesifone fu la inesorabile persecutrice.
ne che abitualmente si fa, fra i due nomi di Galassia e di Galizia, i
quali
sono del tutto differenti nella loro etimologia.
facendo risuonare tutta la spiaggia dei suol innammorati lamenti ; i
quali
si traducevano in una così aspra e rimbombante di
oti — Si dava codesto nome collettivo ad alcuni indovini Siciliani, i
quali
pretendevano di scendere dallo stesso figliuolo d
delle vecchie, ritenute come altrettante incantatrici o streghe ; le
quali
davano la buona ventura e predicevano l’ avvenire
ia delle feste in onore di Giunone, Nuziale dette Gamelie, durante le
quali
venivano fatti più matrimoni che in tutto il rima
irlo a mensa come coppiere. Vi sono vari scrittori dell’ antichità, i
quali
asseriscono come vero un tal fatto, dicendo che T
un’altra specie d’incantesimo, praticato comunemente dagl’indovini, i
quali
rispondevano alle differenti interrogazioni che v
opinione però non è seguita da molti autori ; e vi sono anzi altri i
quali
danno a questo segno zodiacale diversa interpreta
ti altri numi del paganesimo, è discorde il parere degli scrittori, i
quali
però tutti si accordano nel convenire che geniali
vesse avuto il suo genio tutelare ; nè più nè meno che i cristiani, i
quali
ritengono per positiva e reale la guida celeste d
lla mitologia. 2109. Germani. — Antichissimi popoli della Germania, i
quali
al dire di Giulio Cesare nei suoi commentari, non
parola segnata in margine. Vi sono però alcuni mitologi e cronisti i
quali
distinguono Bacco da Giacco e fanno quest’ultimo
ssero due famiglie, una detta de’Giamidi, e l’altra dei Clitidi, alle
quali
era devoluto, per diritto ereditario, di servire
Io qui regnai finchè alla terra ignota Sendo la colpa ria. di numi, i
quali
Misti qua e là soffria, non restò vota. Ovidio
e al suo regno. Da ciò la prima interpretazione data ai due visi, coi
quali
si è fin dai più remoti tempi rappresentato Giano
co, nelle sue Quistioni Romane, asserisce esser due le ragioni per le
quali
Giano veniva raffigurato con due facce. Una riten
avevano una porta e tre finestre sopra ognuna delle loro facciate, le
quali
indicavano le quattro stagioni dell’anno, mentre
utto cio valse a conciliargli le simpatie degli abitanti di Jolco, ai
quali
era già in odio il ferreo giogo dell’usurpatore.
ndotto in Lenno, dove essendo quell’isola governata da donne sole, le
quali
sprezzando l’imperio dei mariti gli avevano tutti
d’oro, avesse dovuto in un sol giorno, prima aggiogare i due tori, i
quali
avevano i piedi e le corna di bronzo, e che erano
quindi avesse dovuto in quei solchi seminare i denti di un drago, dai
quali
sarebbero nati altrettanti guerrieri, che bisogna
oggidì sotto il nome di Lipari, aveva codesto nome presso i pagani, i
quali
ritenevano che in questa isola, Vulcano avesse un
2141. Gieracuboschi. — Nome che si dava in Egitto a quei sacerdoti, i
quali
avevano l’incarico di nudrire gli sparvieri consa
disegnare sulla porta dell’abitazione di quello, varii Gieroglifici i
quali
formavano insieme la figura di un vecchio che ave
va ad alcune sacerdotesse similmente consacrati a Cibele od Ecate, le
quali
avevano i loro riti e le loro incombense pel serv
e presso gli egiziani. Taluni pretendono che fossero dei sacerdoti, i
quali
presiedevano alla spiega dei misteri religiosi, e
di far notare ai nostri lettori, che sehhene vi siano molti autori i
quali
, nelle loro opere, danno il nome collettivo di Ti
— Canto. e scagliarono contro agli dei enormi massi di pietre, dei
quali
, secondo la tradizione mitologica, quelli che ric
a, si ridusse in polvere appena toccato, meno pochi denti, ognuno dei
quali
pesava circa cinque once. Da tutti questi numeros
do asserisce Plinio, ad alcuni antichi popoli della Scizia Europea, i
quali
dimoravano sulle sponde del fiume Tanai. Seguendo
l’indiani veniva dato codesto nome ad una corporazione di filosofi, i
quali
facevano professione di rinunciare a tutti i beni
ipo ; cerca di pacificare le ire furibonde di Eteocle e Polinice, dai
quali
ottiene una tregua ; ma poi, non essendo riuscita
, abbracciando in un ultimo amplesso di madre, quei corpi adorati nei
quali
durante la vita non aveva potuto far germogliare
sono combattute da vari antori antichi, fra cui Pausania ed Omero, i
quali
asseriscono che l’incesto di Giocasta, per essere
nostra opera noi ci siamo già avvalsi di numerosissime citazioni, le
quali
per esser tutte tolte ai classici serittori antic
alle domande. L’indovino rispose che tale era la volontà degli dei, i
quali
erano sdegnati contro i romani per aver questi, q
ratore ; ………………………… OMERO — Iliade — Libro XIV. trad. di V. MONTI. i
quali
furono poi quasi tutti posti nel numero delle div
salmente come i suoi templi, i suoi altari, ed i suoi oracoli ; fra i
quali
i più famosi furono quello di Trofonio, di Dodona
Giove, è ugualmente altissima la cifra dei nomi e dei soprannomi coi
quali
lo chiamavano i pagani. Di questi soprannomi molt
i pagani. Di questi soprannomi moltissimi derivavano dai luoghi, nei
quali
veniva adorato ; molti altri dai popoli che ne in
ccupato dall’ aria. Vi sono varii scrittori, e fra questi Cicerone, i
quali
considerando il Giove pagano, sotto l’ aspetto pu
a istituiti i giuochi in onore di questa dea, della continuazione dei
quali
non fa menzione alcuno scrittore dell’antichità.
no per cadere per terra, e dall’unione delle differenti lettere sulle
quali
essi andavano a cadere, si cavava il presagio del
o — Scrivono i più rinomati cronisti e storici dell’ antichità, fra i
quali
Platone, che esisteva un’antichissima legge, la q
creò i due suoi figliuoli, Eaco e Radamanto, giudici dell’Inferno, i
quali
sotto la presidenza di Minosse, dovevano giudicar
; di cui fan fede tutti i cronisti più accreditati dell’antichità, i
quali
riferiscono a centinaja gli esempi di avvaloramen
aggiungono questi ultimi due, ai figli di Giunone, ve ne sono molti i
quali
allegorizzano con simbolica configurazione la nas
ed i romani aveva reso sacri questa specie di pubblici spettacoli, i
quali
eran sempre dedicati a qualche dio in particolare
ù d’uno di essi insieme. Vi sono anzi varì cronisti dell’antichità, i
quali
asseriscono che in Roma il senato avesse promulga
di questo dio e talvolta anche di Diana. Finalmente gli spettacoli ai
quali
si dava più propriamente il nome di giuochi sceni
di Temi ; sebbene vi sono varii scrittori e cronisti dell’antichità i
quali
asseriscono che in Roma la dea chiamata Temi era
lo avesse fatto legare ad un albero con alcuni sarmenti di vite, dai
quali
egli poi trovò mezzo di sciogliersi. Nella città
ltro che un povero lavoratore, ricco solo d’un pajo di buoi ; uno dei
quali
gli serviva per tirare il carro, e l’altro per ar
e i Telmissi, specie di sacerdoti, dotti nell’arte d’indovinare, e ai
quali
, secondo asserisce il cronista Arriano, l’arte de
. Aveva sulla testa una massa folta e pesante di lunghissimi crini, i
quali
ricadendo sul davanti della fronte, gli impedivan
si, fosse penetrato fino alla loro dimora ; ove trovò alcune donne le
quali
avevano la prerogativa di correre così velocement
tendono essere le Gorgoni una razza di cavalle allevate dai Fenici, i
quali
avevano un loro capo per nome Perseo. Queste eran
Perseo. Queste erano le donne coperte di peli di cui parla Plinio, le
quali
generavano senza la partecipazione dell’uomo, fec
non crano che la personificazione mitologica delle onde del mare, le
quali
biancheggiano di spuma, appena si muovono. 2199.
pli, e are, e feste come ne avevano le tre Grazie ; perchè i beni dei
quali
si supponevano le dispensatrice, erano desiderate
oli dell’antichità ve ne erano per altro alcuni, come i Lacedemoni, i
quali
non riconoscevano che due sole Grazie chiamate Fa
rata da gran numero di medaglie e di bassorilievi dell’antichità, nei
quali
, se pure ve ne ha qualcuno che ci presenta le Gra
E ciò deve ritenersi anche per i templi consacrati alle nove Muse, le
quali
dovevano avere stretta correlazione con le Grazie
simboli della mitologia pagana. Per esempio, le orecchia tese con le
quali
si distinguevano i Grifoni, alludevano all’attenz
imitiva dei Grifoni, ma la ereditarono dalle credenze degli egizii, i
quali
davano a questi favolosi animali, un senso allego
fu eseguita anche nella città di Delfo, dalle giovanette Ateniesi, le
quali
la danzavano intorno all’altare di Apollo, nel gi
o azzurro : e Siva tutto bianco. Vi sono varie cronache indiche nelle
quali
Har-Heri viene anche chiamato Sankare-Narajana. 2
an ad un mortaio e ad un pestello, ch’essi ritengono come sacri e dei
quali
si servono per infrangere il legno dell’albero Hu
quale veniva circondata da altre 360 statue più piccole, ognuna delle
quali
era consacrata ad un giorno dell’anno. Hobal veni
2225. Ibi. — Uccello tenuto in grande venerezione dagli egiziani, i
quali
punivano di morte chiunque ne avesse anche involo
o in nna data epoca dell’anno, alcune pubbliche e solenni feste, alle
quali
si dava cotesto nome. Le cerimonie ibristiche, fu
dar del tempo insegnò l’istessa arte ad alcuni pastori dell’Attica, i
quali
appena ebbero fatto il vino ne bevettero in così
va il potere di cangiarsi in tutte le forme che voleva assume re alle
quali
somigliava con una perfezione incredibile. Da cio
nguinolenti del dio del mare. Fra gli autori antichi ve ne ha molti i
quali
pretendono che il sacrificio fosse consumato ; e
, nelle sue avventure di Telemaco. Vi sono per altro alcuni autori, i
quali
asseriscono che il popolo di Creta impedisse con
i s’attiene il cennato scrittore, dice che l’Idra avea sette teste le
quali
avevano la spaventevole prerogativa di rinascere
ulla riva del mare, entrambe furono rapite da alcuni corsari traci, i
quali
giuocarono a sorte chi avrebbe dovuto possedere l
della Troade mandarono una mano di esploratorl, comandati da Ila, ai
quali
dettero anche il carico di provvedersi di acqua p
er la navigazione. Ila però non fu più rinvenuto dai suoi compagni, i
quali
ritennero ch’egli si fosse annegato in qualche to
onore di Cibele, detta anche Magna Mater, alcune pubbliche feste alle
quali
si dava il nome di Ilarie, forse alludendo alle m
one, una scienza arcana e misteriosa, furono gli egizii ed i greci, i
quali
osarono di formarne una scienza fondata su regole
erdoti Lupercali, dagli Auguri, dagli Astrologhi, e dagli Indovini, i
quali
gettavano le sorti, esaminavano le visceri ancora
ro erano, presso i pagani, le specie di divinazioni più in uso ; alle
quali
, si dava il nome proprio di, Aeromanzia, quante v
gromanzia ecc. ecc. e un altro infinito numero di denominazioni delle
quali
han fatto menzione quasi tutti gli autori antichi
à assegnavano tutti, alcuni dati luoghi come passaggi particolari dai
quali
, si andava all’inferno ; così la caverna di Tenar
e appena ella giunse in Italia suscitò contro di essa le Baccanti le
quali
un giorno circondandola e riempiendo l’aria, seco
di grida assordanti, colpirono Ino di durissime battiture ; sotto le
quali
la sventurata sarebbe morta per certo, se non si
ù forti mattezze, che la superstizione facea commettere ai pagani ; i
quali
credevano fermamente che gli dei cangiassero le v
estavano fede a codesti superstiziosi raggiri dei sacerdoti pagani, i
quali
si avvalevano dell’ignoranza del popolo, come han
olare, col quale, venivano indicati certi servienti degl’ indovini, i
quali
avevano il carico di pubblicare gli oracoli e di
È a notare per altro che non sono pochi gli autori dell’antichità, i
quali
attestano l’esistenza positiva degli Ippocentauri
Ippolito fosse stato preservato dalla morte per volere degli dei, dai
quali
fosse stato ammesso in cielo fra le castellazioni
sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel campo degli Eraclidi ; i
quali
interrogarono l’oracolo onde far cessare il fiage
lei volle farla morire, senonchè Adrasto e quei forestieri argivi, ai
quali
avea mostrato la via, presero la difesa di lei e
stese al suolo coperto di sangue. 2330. Irpie. — Famiglie romane, le
quali
, al dire di Plinio, avevano la strana prerogativa
e rendeva fertilissima la terra egiziana. Moltiplici sono i nomi, coi
quali
veniva sovente indicata la dea Iside, ma l’appell
Iside passò dall’ Egitto nelle Gallie ; e vi sono varii scrittori, i
quali
pretendono che la stessa città di Parigi, avesse
rimonie sacre in onore della dea Iside, durante la celebrazione delle
quali
, si esigeva il più stretto silenzio da coloro, ch
i Roma 696, proibì rigorosamente la celebrazione delle feste Isie, le
quali
non furono che 200 anni dopo rimesse in pieno vig
di Erodoto, così aveano nome taluni popoli vicini degli Iperborei, i
quali
non aveano che un occhio solo. Il citato scrittor
Corinto ritenevano come sacra la celebrazione dei giuochi istmici, i
quali
venivano eseguiti con la maggiore magnificenza og
generalmente si appendeva al collo dei fanciulli e delle vestali, le
quali
conservavano l’ Itifallo fra gli oggetti sacri e
’ombra degli altari, affatto ignaro di chi fossero i suoi genitori, i
quali
restarono similmente ignoti alla sacerdotessa che
e l’alta costernazione che una simile notizia sparse negli astanti, i
quali
rimasero indecisi e perplessi su quanto sarebbe s
lettivo di Ionie. 2374. Jonidi. — Nome collettivo di alcune ninfe, le
quali
, secondo Pausania, abitavano nella città di Eracl
upremo, come capo di tutti i Kamis. I templi di queste divinità, alle
quali
, con vocabolo proprio, si dà il nome di Nia, sono
a statua ha 4 braccia, due al diritto, e due al sinistro lato ; delle
quali
però, una destra ed una sinistra, sono levate in
onvergono tutte le tradizioni e le cronache mitologiche irlandesi, le
quali
parlano tutte di tre donne che prendono possesso
d Anna. — Presso i giapponesi, sono questi i nomi di due sacerdoti, i
quali
scrissero su foglie di albero, le più belle massi
chità pagane, che i Kers fossero degl’enti immaginarî e fantastici, i
quali
rappresentavano le cause immediate sia violenti,
li storici, per aver fatto costruire le famose piramidi d’ Egitto, le
quali
andarono considerate come una delle maraviglie de
ione delle piramidi, fossero adoperati non meno di 360 mila operai, i
quali
lavorassero 23 anni. Plinio asserisce, che una so
ltra, distanti due miglia dal gran Cairo. Vi sono alcuni cronisti, i
quali
attribuiscono al re Kopto la costruzione della so
predizione a lui fatta da alcuni Muni ispirati, specie d’indovini, i
quali
gli avevano profetizzato che un giorno, egli avre
e di guardie : l’assordante strepito di gran numero di strumenti, sui
quali
si batteva per ordine della regina, stordisce i m
rdine della regina, stordisce i ministri del suo dispietato furore, i
quali
si lasciano rapire dalle mani il perseguitato bam
raviglioso edifizio conteneva dodici immense sale coperte ; sei delle
quali
guardano il lato del mezzogiorno, e le altre sei
, il laberinto egiziano comprendeva non meno di tremila camere, delle
quali
mille e cinquecento erano sotterranee, e le altre
vi era un immenso, un enorme, uno sterminato numero di strade, per le
quali
si era forzati di passare e ripassare, girando e
dicemmo, fra le maraviglie del mondo antico, ve ne sono altri due, i
quali
sebbene assai meno famosi, pure vengono ricordati
contrada della Caria, perchè invece dello scettro e dei fulmini, coi
quali
abitualmente veniva raffigurato il padre degli de
ad Onfale sua ; amante. Questa principessa la legò ai re di Lidia, i
quali
la portarono invece di scettro, fino al tempo in
ndaule, ultimo re di quella contrada non cadde in potere dei Carii, i
quali
in ringraziamento della vittoria, innalzarono a G
o, da lungo tempo, fissato la loro dimora due di questi volatili, sui
quali
gl’indigeni raccontavano le più strane cose. Il c
a stesso, dice che Lamia ed Aussesia erano due giovanette cretesi, le
quali
nel tempo che Trezene era tumultuosa per dissidii
e Solino non ha altra base che l’attestazione dei sacerdoti pagani, i
quali
alimentavano segretamente quelle lampadi, onde ma
a che ripetere quanto veniva attestato da quegli istessi sacerdoti, i
quali
avean troppo personale interesse ad alimentare la
2420. Lampadaforie. — Così avevano nome alcune pubbliche feste nelle
quali
si adoperavano le lampadi per le cerimonie dei sa
ostumanza i romani l’avevano ereditata dagli antichi sabini, presso i
quali
la lancia era il simbolo della guerra. 2428. Laoc
Nereide, riuseì per poco tempo a sottrarsi al furore degli Epiroti, i
quali
in una rivoluzione avevano uccisi tutti i compone
in memoria di due giovanette cretesi, chiamate Lamia ed Aussesia, le
quali
morirono lapidate. V. Lamia ed Aussesia. 2436. La
e chiamavano Lari le anime dei buoni, e Lemori quelle dei cattivi, le
quali
per altro venivano anch’esse onorate con certe sa
culto particolare, è mestieri primieramente nominare gli Egiziani, i
quali
delle sei grandi e solenni feste che celebravano
a commettevano in questa occasione. 2453. Laverna. — Dea dei ladri, i
quali
, al dire di Orazio, la invocavano onde essa copri
i cronisti si trova sovente combattuta da altri chiarissimi autori, i
quali
pretendono che le uova partorite da Leda fossero
e, non volle Euristeo ammettere nel numero delle dodici fatiche, alle
quali
il destino avea sottoposto Ercole, anche l’ uccis
n onore di Bacco e di Cerere alcune feste o misteri dette Lernee, nei
quali
si compivano tali mostruose oscenità, che lo stes
ffriva di ogni vivanda alle diverse statue di quei numi, in onore de’
quali
si faceva il Lettisternio. Nel tempio ove la ceri
dinamento di tutta la cerimonia fu affidato ai sacerdoti Deuumviri, i
quali
furono in seguito sostituiti dagli Epuloni. I più
nome deriva da una costumanza generalizzata presso tutti i pagani, i
quali
, appena una donna aveva partorito, posavano sulla
davano più propriamente il nome di Eleuteria. I romani però, presso i
quali
il culto di questa divinità era molto più celebre
, quelli che contenevano le predizioni delle Sibille, la custodia dei
quali
era affidata in Roma ad un collegio di sacerdoti
, codesta tradizione era tenuta in gran concetto presso gli arcadi, i
quali
in tutto ciò non vedevano nulla di esagerato. Al
torio. Licee similmente erano delle feste celebrate in Arcadia, delle
quali
si voleva fosse stato istitutore quello stesso re
di molto ai Lupercali di Roma, si seguivano alcuni combattimenti, nei
quali
il vincitore, riceveva in premio un’ armatura di
orgevano due colonne, su cui erano due aquile dorate ; e innanzi alle
quali
si compivano i sacrifizi con gran mistero. Liceo
e. — Altro soprannome di Diana, come dea protettrice dei pescatori, i
quali
in suo onore celebravano una festa detta dal suo
. — Divinazione che si faceva per mezzo di molti anelli di metallo, i
quali
spinti uno contro dell’altro, rendevano certo suo
ossi gran copia di armi, si tra i corpi morti, si ancora in campo, le
quali
il console disse, che le dava e consacrava alla d
gli dei planetarii adorati da quasi tutti i popoli dell’antichità, i
quali
, meravigliati alla vista di questi due splendori
i attiene Virgilio stesso, una lupa fu la nutrice di Romolo e Remo, i
quali
bambini suggevano il latte della belva, scherzava
codesta festa, fossero derubati delle loro mandre da alcuni ladri, i
quali
approfittarono di quella congiuntura per fare il
ll’articolo seguente. 2574. Lustrazioni. — Cerimonie espiatorie colle
quali
i romani credevano di purificare una città o una
il nome dell’ente supremo del sistema religioso degli Indù. presso i
quali
è un oggetto non solo di adorazione. ma anche di
ncipii e di opinioni, professate da alcuni filosofi mal convertiti, i
quali
pretesero accomodare i dogmi cristiani, al sistem
colpevoli ; ed è famoso pei pellegrinaggi fattivi da più musulmani, i
quali
lo tengono in cosi grande venerazione che conside
rettanti centri di protezione, quanti erano gli stati indipendenti, i
quali
giovarono immensamente allo sviluppo delle arti t
trovano, a nostro credere, che convengano ai giovani e la lettura dei
quali
sia ad essi di qualche profitto. Peccano gli uni
la magnificenza dell’universo, penetrati dalle leggi ammirabili sulle
quali
si aggirano il mondo fisico e morale, colpiti al
e della Terra Nereo e Doride o Dori, che generarono le Ninfe, tra le
quali
fu rinomata Galatea. I più celebri tra i figli di
particolarmente onorata. Aveva molti nomi tratti dalle cagioni per le
quali
le si sacrificava. I poeti rappresentano Giunone
in Eleusi, ov’ ebber principio i misteri di lei chiamati Eleusini, ai
quali
chi iniziavasi era tenuto a rigoroso segreto, cui
un magnifico tempio, e celebravano delle feste in onore di lei, alle
quali
intervenivano degli spettatori da tutte le parti
e, nella quale colse gli amanti e li espose alla vista degli Dei, dai
quali
Vulcano fu beffeggiato e deriso. Si rappresenta q
nome. Si pretende che abbia avuto un infinito numero di amanti per le
quali
si cambiò sotto mille forme. Nella divisione fatt
a, della medicina e delle arti. Viveva in mezzo delle nove Muse delle
quali
si fece capo ed abitava con esse i monti Parnaso,
lo Il primo uso che Apollo fece delle sue frecce, nel lanciar le
quali
era espertissimo, fu di mettere a morte il serpen
a, e colà depose il suo segreto. Poco dopo vi crebbero delle canne le
quali
agitate dal vento ripetevano le parole del barbie
e Mercurio imbattutosi un giorno in due serpenti sul monte Citerone i
quali
combattevano insieme, gettò loro in mezzo per sep
irtù di volgere arene d’oro. Bacco ebbe molti figli da Arianna, tra i
quali
si conta Ceranao, Tauropoli, Evanto, Toante, Epon
tta profonda assistito da Teti ed Eurinome figlie dell’Oceano, per le
quali
si occupò a fare dei pendenti, degli anelli, dei
le armi impenetrabili fatte per Achille a richiesta di Tetide tra le
quali
distinguevasi particolarmente lo storiato scudo,
Le ombre erano obbligate a bevere delle sue acque, la proprietà delle
quali
consisteva nel far obliare il passato. Coloro che
li tormentavano con rimorsi dilanianti e con visioni spaventevoli, le
quali
gettavanli nel più gran delirio, che sovente non
i Giganti o Titani che mossero guerra a Giove, il più formidabile dei
quali
fu Tifone che da sè solo diede a fare agli Dei pi
umo di sabina e di zolfo ; poscia offrivansi dei sacrifizi alla Dea i
quali
consistevano in latte, in vino cotto e in miglio.
figura di teste gonfiate. Si attribuiscono ad Eolo dodici figli, dei
quali
sei maschi e sei femmine che si maritarono gli un
mano, mentre coll’altra sparge delle rose, per indicare che i fiori i
quali
abbelliscono la terra, vanno debitori della loro
ologi due specie di decreti del Destino : gli uni irrevocabili, e dai
quali
dipendevano gli stessi Dei : gli altri che poteva
divinità sotto il nome di Nemese figlie dell’Erebo e della Notte, le
quali
da altri sono prese per le Eumenidi. Una era il P
rsi su questo clemento agli agguati che gli avevano tesi i Titani, co
quali
era in allora in guerra ; oppure prendendo questa
erzando, sollevavano i flutti : dopo questi venivano alcuni Tritoni i
quali
suonavano la tromba con ricurve conchiglie. Circo
era essa più o meno gonfia dal soffio di una moltitudine di Zefiri i
quali
col loro alito la spingevano. Eolo librato in mez
edificio per quanto si narra conteneva tremila appartamenti, metà dei
quali
erano sotto terra, e dodici palazzi in un ricinto
la che le vele della nave sulla quale egli salì per salvarsi, e delle
quali
Icaro non seppe far uso. Dedalo andò a ricovrarsi
eligiosi ed onesti. In faccia agli Areopagiti eranvi due pietre sulle
quali
sedevano l’accusatore e l’accusato. Allato ai gui
idici vedevansi due colonne su cui erano scolpite le leggi, dietro le
quali
essi proferivano i loro giudizj. Questo tribunale
ai poeti. Asseriscono alcuni che le Gorgoni erano donne guerriere le
quali
abitavano la Libia presso il lago Tritonide ; che
donne. Pretendono altri che le Gorgoni fossero vere bestie feroci le
quali
collo sguardo petrificavano gli uomini, e raccont
e vicine isole hanno alcuni scoperto il nome dei vascelli di carico i
quali
commerciavano sulle coste dell’Africa, ove traffi
lmente ; quindi le cinque figlie di Forco erano i cinque vascelli de’
quali
era composta la piccola flotta di questo principe
Fu dato in fine il nome di Ninfe non solo a molte illustri dame delle
quali
apprendevasi qualche avventura, ma eziandio fino
elle Driadi. Il destino delle Amadriadi dipendeva da certi alberi coi
quali
esse nascevano e morivano, e non se ne potevano m
on mancò alla promessa. Molti fatti citansi a un dipresso consimili i
quali
provano che gli antichi erano persuasi che la vit
inità, molto adattate ad allontanare dalle piantagioni quei danni, ai
quali
erano esposie Le Ninfe delle acque dividevansi i
portanti in mano una conchiglia. Erano loro offerti dei sacrifici, i
quali
talvolta consistevano in capre e in agnelli immol
dei frutti, ma non erano se non se campestri divinità il culto delle
quali
non si estendeva sino alle città. Erano chiamate
ste e mandava in un medesimo istante cento fischi diversi. I pomi sui
quali
esso teneva sempre gli occhi aperti avevano una v
tagioni sono d’ordinario simboleggiate per mezzo di alati fanciulli i
quali
hanno degli attributi particolari ad ogni Stagion
va pei grani quando cominciavano a gonfiare le spiche, la polpa delle
quali
ha la bianchezza del latte. Ogni uomo era in tute
ti era alla guerra di Tebe. Giove aveva giurato che dei due bambini i
quali
doveano nascere da Alcmena e secondo alcuni da Al
avano i figli maschi ed allevavano con molta cura le fanciulle ; alle
quali
recidevano la mammella destra, onde non fossero i
e distrutte da Ercole. 7.° Purgò le stalle di Augia re dell’Elide, le
quali
contenevano tremila buoi e che non erano state pu
e preso che ebbe Diomede lo fece divorare da quegli stessi cavalli, i
quali
condusse poscia ad Euristeo e non li lasciò in li
che quel punto fosse la fine del mondo, vi eresse due colonne, su le
quali
trovossi in addietro scritto non plus ultra. Ogn
ue altari vedevansi nelle Indie in onore del medesimo Ercole eretti i
quali
segnavano il termine dei suoi viaggi in oriente.
econdo alcuni mitologi, rinacquero da sè stessi dall’umida terra, tra
quali
citasi il serpente Pitone, che fu poi ucciso da A
na e secondo alcuni alle due guerre di Tebe. Rapì alcune donne fra le
quali
Elena, Arianna e Fedra, ma le restituiva quando n
ti per questi successi insultarono i Lapiti popoli della Tessaglia, i
quali
vedendoli ritirarsi con un’estrema sveltezza dopo
o di Minerva attaccò il drago e lo uccise. Ne seminò indi i denti dai
quali
nacquero degli uomini che si uccisero immantinent
gli uomini che si uccisero immantinenti tra di loro, eccetto cinque i
quali
lo aiutarono a fabbricare la città di Tebe nel lu
rdere. Quella testa fu tenuta in grande venerazione presso i Lesbi, i
quali
come un oracolo la consultavano. La lira d’Orfeo
l monte Citerone, ov’ella diede in luce due gemelli Anfione e Zeto, i
quali
furono allevati dal pastore che aveva dato ospita
rce aveva fatto subire alla loro madre radunarono delle truppe, colle
quali
s’insignorirono della città di Tebe, uccisero Lic
tempo, prese cura della sua educazione e gl’insegnò le scienze delle
quali
egli medesimo faceva professione, e specialemente
are il suo amante. Le condizioni prescritte da Eete a Giasone e colle
quali
acconsentiva di rimettergli il vello d’oro, erano
e prima di tutto doveva mettere il giogo ai tori, opera di Vulcano, i
quali
avevano e piedi e corna di bronzo e vomitavano vo
un campo consacrato a Marte, per seminarvi i denti di un dragone dai
quali
dovevano nascere degli uomini armati, ch’egli era
pprodarono all’isola di Lenno che trovarono abitata da sole donne, le
quali
per vivere in loro balìa, avevano uccisi tutti gl
Celeno figlie di Taumante e di Elettra o di Nettuno e della Terra, le
quali
lordavano le vivande di Fineo sulla tavola, per c
e dell’Arriège ove la polvere d’oro si raccoglie con simili tosoni, i
quali
essendone ben ripieni, possono essere riguardati
o genero : aspettò fino allora in grazia del costume di que’tempi nei
quali
una maggior premura sarebbe stata un indizio di i
torioso. Dopo la sconfitta de’Solimi, lo mandò contro le Amazzoni, le
quali
avevano fatto un’irruzione nella Frigia e negli a
mostro invitò Oeneo tutti i giovani principi del paese alla testa dei
quali
pose Meleagro e questa spedizione è celebre nell’
isola del mar Egeo secondo la maggior parte de’ mitologi, alcuni dei
quali
la fanno figlia di Iaso o Iasio. Il suo nome è ce
una folta foresta. Abitavano in vicinanza due Centauri, Neo e Reco, i
quali
avendola veduta risolvettero di farle violenza. L
o portò al disopra della luna, ove egli spirò. Sette fanciulle, delle
quali
egli era padre, furono talmente afflitte, che pre
viglia corse a consultare i Telmisi, dotti nell’arte d’indovinare, ai
quali
, secondo si riferisce, questa scienza era tanto n
ne, ove proponeva un enimma ai passaggieri, e divorava tutti quelli i
quali
non lo sapevano sciogliere dopo di essersi offert
l fiore de’suoi eserciti sotto la guida di sette illustri capitani, i
quali
erano Adrasto medesimo, Polinice, Tideo, Ippomedo
ene figlio di Atreo ; che la rese madre di Agamennone e di Menelao, i
quali
dicesi che non siano reputati figli di Atreo, se
dicare la morte del loro avo. Tindaro accordò loro delle truppe colle
quali
assalirono e vinsero Tieste, che trattarono con u
egli esposto all’odio ed al risentimento di Giunone e di Minerva, le
quali
non mancarono di portare la più strepitosa vendet
o nascosti e aperse l’uscita a quelli che stavan dentro il cavallo, i
quali
assalendo i Troiani sepolti nel sonno, a ferro e
Atenodoro e di Agesandro di Rodi, tre eccellenti maestri dell’arte, i
quali
d’accordo lo scarpellarono da un sol ceppo di mar
tempo in un giorno d’ogni mese, il Dio pronunciava i suoi Oracoli, i
quali
non si rendevano tutti nella stessa maniera : qui
mani certe donne ch’essi dicevano invase di spirito profetico ed alle
quali
attribuivano la cognizione del futuro. Convengono
isco, o al Superbo secondo alcuni e gli offrì nove volumi diversi pei
quali
chiese 300 monete d’oro. Il re la scacciò con dis
uinio maravigliato da tale ostinazione, mandò a cercare gli auguri, i
quali
consigliarono ch’egli dovesse pagare pei tre rima
Questo numero fu successivamente portato a dieci e poi a quindici, i
quali
pigliarono il nome di quindecimviri. In origine q
cimviri. In origine questi sacerdoti non incombevano che alle cure le
quali
esigeva quel sacro deposito, poscia vi fu aggiunt
à e le campagne ; finalmente, allorchè eransi osservati dei prodigi i
quali
minacciassero qualche grande sventura, mai non si
i ma non avvi che i versi creduti della Sibilla Cumana il segreto dei
quali
sia stato sempre religiosamente conservato. Nel 3
a lor consacrati, finchè si giunse ad erigere i più magnifici templi,
quali
erano il tempio di Vulcano a Memfi in Egitto, que
lle case dei grandi. Allora furono chiamati Parassiti gli adulatori i
quali
, per procurarsi una piacevole sussistenza, la del
iamavansi Ambarvali. I Feciali erano sacerdoti o ufficiali pubblici i
quali
presso i Romani annunciavano i trattati, la pace,
dalla repubblica, e ad essi venivan dirette le lagnanze dei popoli, i
quali
pretendevano d’essere stati lesi dai Romani ; e s
erimonie religiose dei gentili bisogna annoverare le Espiazioni colle
quali
pretendevasi purificare i colpevoli non che i luo
istmo di Corinto. In questi giuochi che facevansi con tanta pompa, ai
quali
non solo da tutta la Grecia, ma da tutte le parti
pre in gran pregio. Non meno famosi dei greci sono i Giuochi Romani i
quali
furono portati a un punto di grandezza e di magni
nsero anche i sanguinosi spettacoli dei combattimenti delle fiere, le
quali
uscir si facevano dalle carceri o tane praticate
Eroi, chiamati anche Semidei o Semoni, si di evano quegli uomini, de’
quali
era stata illustre la nascita, o nobili le azioni
e su quelle arene, che fecondate produssero gran copia di serpenti, i
quali
da di là si propagarono anche nelle altre parti d
i possedeva degli orti, preziosi pegli alberi, le foglie e frutta de’
quali
erano d’oro. Perseo pregò quel re di accoglierlo
i furoho Teseo, Peleo, Telamone, Calai e Zete, Castore e Polluce, de’
quali
parleremo altrove : inoltre si fa menzione di Tif
nti. Medea gli credette, e tosto gli diede certe erbe, coll’uso delle
quali
ei potesse riuscire nella propostasi impresa. Il
ero, come altri dicono, Temi avea decretato, che dei due fanciulli, i
quali
doveano nascere, l’uno cioè da Alcmenà, l’altrò d
o strepito si fece sentire, e molti altri prodigi allora avvennero, i
quali
presagirono la gloria, ch’egli era per acquistars
e, avvenne, che le medesime si cangiarono in un ammasso di stelle, le
quali
formano nel Cielo una zona, chiamata Via lattea (
eriori alla capacità ordinaria degli uomini, affinchè egli perisse le
quali
imprese furono denominate le Fatiche d’Ercole (d)
nate le Fatiche d’Ercole (d). Tralle molte Fatiche di questo Eroe, le
quali
sieno degne di memoria, dodici principalmente se
d’offerirlo egli a Giove Salvatore : lo che eseguì. Sonovi alcuni, i
quali
pretendono, che Ercole abbia ricevuto la clava da
compagnia Jolao, non volle annoverare questo travaglio tra quelli, a’
quali
avea stabilito d’assoggettarlo (c). Ercole inoltr
fficienti a contenerveli. Fu costretto a lasciarli nelle campagne, le
quali
perciò divennero infruttuose. Ercole fu incaricat
dalla Ninfa Calliroe, era tricorporeo. Per custodi de’suoi armenti, i
quali
erano di rara bellezza, avea un Dragone di sette
. Non sapendo egli, dove quelli si trovavano, ne ricercò le Ninfe, le
quali
abitavano appresso il fiume Eridano in una spelon
i venne assalito da un infinito numero di Pigmei, sudditi di Anteo, i
quali
avevano due soli piedi di altezza, ed erano sempr
no due soli piedi di altezza, ed erano sempre in guerra colle gru, le
quali
spesso li rapivano(d). Antonino Liberale(e) e Ovi
o due de’ di lui compagni(c). Albione e Borgione erano due giganti, i
quali
avevano tratta la loro origine da Nettuno. Ercole
lcano, era un mostro di smisurata grandezza, e avea tre bocche, dalle
quali
mandava fuoco. Abitava in una caverna sul monte A
. Conobbe la botanica, e arricchì il suo paese di molte piante, delle
quali
esso mancava. Fu idraulico e geometra pratico : s
antro, gettando quattro dadi, scolpiti nelle faccie di figure, dalle
quali
si rilevavano le risposte del Nume (d). Era stata
rcole per la sua eccessiva voracità si appellò Polifago, e Adefago, i
quali
nomi significano granmangiatore (b) (22). Ei mang
. Nessuna delle femmine Eritree volle farlo, e certe donne Tracie, le
quali
, benchè fossero nate libere, tuttavia servivano a
ntrati, li attaccò, e tagliò loro il naso, le orecchie, e le mani, le
quali
poi sospose al collo di ciascuno. Quindi egli pre
re contro i Cercopi, popoli vicini agli Stati della predetta Regina i
quali
costringevano gli ospiti a lavorare le loro vigne
e, gl’impose di ritenersi in retaggio il suo arro e le sue frecce, le
quali
dal Fato si riserbavano all’esterminio de’ Trojan
ia di pietra preziosa (f). Il Fabretti rapporta due Iscrizioni, dalle
quali
apparisce, ch’ Ercole appresso gli Antichi si ris
perpetuo. Finalmente eranvi colà due colonne d’oro e di bronzo, sulle
quali
si vedevano espresse le mentovate Fatiche d’Ercol
gli offerì un sacrifizio. L’Eroe gli fece vedere in sogno due tori, i
quali
, dopo d’aver lungo tempo contrastato tra loro per
nquanta figliuoli di Pallante, suo fratello, detti però Pallantidi, i
quali
aspiravano alla corona d’ Ateno. Pitteo quindi pu
sto dissipata colla morte dello stesso Pallante, e de’figli di lui, i
quali
caddero tutti sotto i colpi di Teseo. La uccision
i salvi alla patria. Eglino quindi instituirono le Feste Delie, nelle
quali
ogni cinque anni recavasi un numero di Ateniesi,
irne di nuove. Radunò in città tutti gli abitanti de’Borghi vicini, i
quali
sino a quel tempo aveano condotto una vita selvag
te(8). Priamo ebbe pure dalle medesima moglie varie figliuole, tralle
quali
spezialmente si nominano Ilione, Polissena(9), Cr
glia di Nereo e di Doride(3), invitô tutti gli Dei alle sue nozze, le
quali
si celebrarono sul monte Pelio. La sola Eride, de
ire sulla spiaggia agli Dei un sacrifizio, vide che gli arboscelli, i
quali
andava svellendo per ornarne l’altare, stillavano
i della sua famiglia s’abbattè nell’ombra d’Anchise da cui apprese in
quali
terre avrebbe regnato, e quali sanguinose battagl
nell’ombra d’Anchise da cui apprese in quali terre avrebbe regnato, e
quali
sanguinose battaglie avrebbe dovuto per tale moti
collegarono con Enea anche i Tirreni sotto la condotta di Tarconte, i
quali
si erano ribellati contre Mezenzio, loro re, a mo
i molte città, tributarie a Priamo, e nell’espugnarne varie altre, le
quali
aveano preso le armi in difesa di lui. Finalmente
pigliò le primiere sembianze, e diede a Menelao quelle notizie, delle
quali
era ricercato(a). Erodoto riferisce, che Menelao
l seno(e). Achille moltre s’impadronì di dodici città nemiche, tralle
quali
si conta, Moncia. Sembrava da prima impossibile a
o, onde non intervenire a quella guerra. Tralle varie stravaganze, le
quali
fece allora, dicesi che abbia preso a lavorare l’
allorchè volle rimettersi alla sua patria. Ei corse molti rischi, ne’
quali
diede sempre memorabili saggi di sommo coraggio e
inerva mandò un vento propizio, che lo trasportò al paese de’Feaci, i
quali
abitavano l’Isola di Corcira(a). Quì signoreggiav
diritta spalla. Se ne querelò Ulisse appresso gli altri convitati, i
quali
biasimarono l’azione di Antimoo(b). Frattanto sop
na un tempio, una statua d’ebano, e certe Feste, dette Ajanzie, nelle
quali
, per ricordare il di lui invitto valore, ornavasi
evali a cruda morte. Polluce lo superò, e uccise. I due fratelli, de’
quali
parliamo, ritornati dalla conquista del Vello d’o
quella città avesse a sofferire alcun danno dalle numerose truppe, le
quali
aveano condotto contro la medesima(f) (5). Eglino
a Laconia, rappresentarono questi Gemelli in due statue di bronzo, le
quali
, benchè fossero piccole, e sempre battute da’ flu
umo Dittatore fece voto, che se avesse potuto trionfare de’ Latini, i
quali
si erano ribellati per ristabilire i Tarquinj sul
’ gladiatori. I Magistrati, accompagnati da quelli tra’ loro figli, i
quali
si avvicinavano alla pubertà, e seguili da numero
i celebravano alla tomba di Pelope certe Feste, dette Emacurie, nelle
quali
i giovani si flagellavano, finchè aspergevano que
fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i
quali
morirono all’assedio di Tebè(c). Secondo Pausania
r tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli altri Dei, i nomi de’
quali
erano scritti sull’ara. Eglino dormivano poi sull
a combattere col fratello, Polinice(d). Dopo varj combattimenti, ne’
quali
i due eserciti nemici perdettero molta gente, Ete
nella sinistra una face. Davansi a questa Dea anche due faccie, colle
quali
dimostravasi, che le azioni di lei sono dirette d
aestrata dall’esperienza, conosce meglio, che qualsivoglia altra età,
quali
azioni si deono operare. La veste di lui è lunga,
atto ad esprimere l’animo invitto del forte, che respinge i danni, i
quali
potrebbono essergli recati. Nel mezzo di quello s
. E’in abito succinto, colle braccia ignude, e colle ali a’piedi : le
quali
cose tutte sono indizio della velocità, con cui l
bilancia nella destra, e con una spada nella sinistra : simboli, co’
quali
si fa intendere, che questa Deità pesa in certa g
ato da’ discendenti d’Ercole, e che non fosse permesso alle donne, le
quali
aveano avuto più d’un marito, il toccare la Statu
gni altra cosa piace ed alletta. Tiene colla destra le tre Grazie, le
quali
hanno le mani intrecciate a guisa di chi danza. E
e di chi primo li fece. La Beneficenza comparisce anche colle ali, le
quali
ammaestrano, che chi vuole esercitare questa virt
a. Stringe il Cornucopio, indizio dell’abbondanza delle ricchezze, le
quali
sono necessarie per dimostrarsi liberale. Conc
celebrava a di lei onore certe feste, dette Caristie, lo scopo delle
quali
era di ristabilire l’unione tralle famiglie. Al p
testificano anche moltissimi antichi Monumenti, la maggior parte de’
quali
altro non ci esibisce agli occhi, che teste e man
r cui tali si manifestano, agli occhi altrui i sentimenti dell’animo,
quali
essi internamente sono. Colla destra tiene una ca
rona d’oro, per far conoscere, ch’ella niente cura le grandezze, alle
quali
potrebbe aspirare. Empietà. L’Empietà è viz
Empietà. L’Empietà è vizio, che inveisce contro le cose più sacre,
quali
sono la religione, la patria, i parenti. L’aspett
della mano : il qual atto suole essere il segno, che danno coloro, i
quali
prendono la risoluzione di vendicarsi. A canto de
do ora preghiere lusinghevoli, ed ora promesse di larga mercede, alle
quali
la giovane finalmente cedette. Cefalo allora si d
zzo a buja notte, perchè il ladro odia la luce, ed ama le tenebre, le
quali
favoriscono alle sue disonorate azioni. Stringe l
discendeva nel ventre. Il colore poi di ruggine indica, che coloro, i
quali
si lasciano dominare da questo vizio, facilmente
volto parole e azioni, secondochè lo ricerca il genlo di coloro, co’
quali
conversa. Il mantice è stromento attissimo ad acc
e una veste. In quello si genera il Tarlo, in questa la Tignuola : i
quali
animali logorano poi la cosa stessa, da cui ebber
Incostanza. L’ Incostanza è instabilità ne’ detti, o ne’ fatti, i
quali
dovrebbono essere sempre gli stessi. Questo Vizio
ostanza, è di colore turchino, che rassomiglia alle onde del mare, le
quali
pure talora sono in calma, e tal’ altra in furore
appariscono gli amatori di questo Vizio. Porta con se varie reti, le
quali
indicano le insidie, che da molti Giuocatori si t
e sostanze altrui. Colla destra tiene alquante carte da giuoco, nelle
quali
fissa attentamente gli occhi. E’ tenuto sospeso p
e la spiga sono indizj dell’abbondanza, e il caduceo della pace : le
quali
cose principalmente producono la felicità de’ pop
zio di fertile raccolta ; e il ricamo ad oro simboleggia le biade, le
quali
, come sono ingiallite, sono an he ridotte a matur
nge un fascetto di spighe di più sorta di grani, la maggior parte de’
quali
cadono sulla terra. Nobiltà. La Nobiltà è l
onsultare le Sorti. Nel Campidoglio v’ aveano due Statue, l’una delle
quali
rappresentava la Buona Fortuna, e l’altra il Buon
i cosa. Il trovarsi tralle tenebre indica i varj pensieri, intorno a’
quali
ravvolgesi la mente del Dubbioso. Il bastone e la
so. Il bastone e la face significano l’esperienza e la ragione, colle
quali
dee consultare chitrovasi in dubbio. Timore.
tigo. In un combattimento, che sosteneva Tullo Ostilio, gli Albani, i
quali
prima si erano dichiarati per lui, gli rivolsero
crito avesse notato perfino il nome di alcuni volatili, il sangue de’
quali
, mescolato insisme, dava vita a un serpente ; e q
celebrarono in Tebe, nella Brozia, certe Feste, dette Efestrie, nelle
quali
si cuoptiva la di lui statua con veste muliebre ;
a col cornucopio. V’è chi per Dee Madri intende le balie di Giove, le
quali
presero cura di lui, senzachè Saturno se ne accor
offerto(b). Il re Sisifo pure le instituì le feste, chiamate Inoe, le
quali
consistevano in giuochi e sacrifizj. Il medesimo
teso de’ campi Flegrei della Campania, per l’amenità ed eccelenza de’
quali
dice Polibio essere verisimile aver fra loro cont
). La stessa nave fu anche detta Peliaca, perchè gli altri legni, eo’
quali
era stata costruita, furono tagliati sul monte Pe
a sua generalità da Apollonio(l), e da altre ben fondate autorità, le
quali
danno a’ Fenicj prima assai dell’ Epoca degli Arg
sai utile, perchè faceva schivare i banchi di sabbia, o gli scogli, i
quali
si trovavano sott’ acqua. Irs quella spedizione l
erchè sonza di lui non avrebbono poluto oltrepassare le Sirene, delle
quali
parleremo altrove. Fu da alcuni creduto, che l’Or
ta a guisa d’ornamento tre lune, forse in memoria delle tre notti, le
quali
senza alcuna interruzione di giorno avvennero, qu
ordinaria. Numerosi Leoni eranvi nella palte montuosa della Tracia, i
quali
infestavano particolamente la pianura, situata a’
. Mithol. (11). Ificlo fu sepolto nell’ Elide appresso i Feneati, i
quali
onorarono pure il di lui sepolcro, come quello di
aucaso(c). (18). Calai e Zete liberarono il re Fineo dalle Arpie, le
quali
ora infettavano, ora rapivano le vivande della di
di lui mensa. Eglino, armati di frecce, e coll’ajuto delle ali, colle
quali
erano nati, le spinsero sino alle due Isole Plote
rasse dagli Ateniesi per espiare la morte d’ Icario e di Erigone, de’
quali
abbiamo gia parlato(d). (a). Plut. in Vit. Thes
colui restasse impunito ; e quindi pigliate le corna di un cervo, le
quali
erano state appese ad un pino da un Cacciatore in
mbattimento. Colpiti però costoro alle spalle da Driante, molti, tra’
quali
Areo, Imbreo, Eurinomo ; e Licida, finirono di vi
ti le alzarono una tomba, su cui nacquero degli alberi, le foglie dei
quali
in certa stagione dell’anno comparivano umide, co
ova ((a)). Vuolsi da alcuni, che egli pure sia stato uno di quelli, i
quali
tradirono la loro patria ((b)). Altri dichiatano
se e condusse schiavi al suo campo Antifo, il di lui fratello, Iso, i
quali
custodivano le greggi del loro padre sul monte Id
prerogativa di Cassandra di profetizzare. Dicono, ch’ella ed Eleno, i
quali
erano gemelli, furono portati qualche tempo dopo
egarono pure co’ Trojani altri due figliuoli dello stesso Pilemene, i
quali
si denominavano Mestle e Antifo. Questi condusser
, che niente d’inganno sospertava, seguito da’ soli suoi figliuoli, i
quali
erano ancor in tenera eta, traese Ecuba in duogo
ide, si attaccò la cintura al collo, e si strangolò. Sonovi alcuni, i
quali
narrano diversamente il fatto ; come Paride, dico
l’estate, e la Minavera (b). Notisi per ultimo, che gli Dei Penati, i
quali
Enea sottrasse all’incendio di Trojà, erano due i
iò ad allontanarsi dalla sua patria, e a trasportare seco i tesori, i
quali
erano nascosti in certo luogo, che le manifestò.
o fu costretto a ritirarsi sul monte Aventino. Furonvi pure aleuni, i
quali
dissero, che Anna Perenna altro non era che la Lu
li erasi recato all’assedio di Troja con due cavalle di Fersziade, le
quali
Apollo aveva allevato sul monte Pierio, e, le qua
di Fersziade, le quali Apollo aveva allevato sul monte Pierio, e, le
quali
, ersendoveloti al pati degli uccelli, portavano d
ti feti portasse in seno una porca, quando fosse per partorire, e con
quali
segni ; egli per timore d’ingannarsi non proferi
dotessa di Diana, cosicchè toccava ad essa l’iniziare i forestieri, i
quali
soleansi sacrificare a quella Dea(e). Sonovi degl
leansi sacrificare a quella Dea(e). Sonovi degli antichi Scrittori, i
quali
asseriscono, che Ifigenia al momento, che dovea e
. Nell’ Elettra di Sofocle Oreste e Pilade si fanno credere Focesi, i
quali
non solo annunziano la morte di Oreste, ma fingon
la venerarono come una Divinità(d). Ella ebbe Feste, dette Elenie, le
quali
si celebravano dalle vergini, sedenti sopra mule,
ui, indispettita di aver dovuto sposare un mortale. Furonvi alcuni, i
quali
dissero, che Tetide soleva gettare in acqua bolle
come un Eroe, e gli s’instituirono certe Feste, dette Neottolemee, le
quali
si celebravano ogni anno con molta pompa(d). (b)
). Id. Iliad. l. 2. (4). I Mirmidoni erano popoli della Ftiotide, i
quali
avevano avuno origine nell’Isola Egina. L’odio di
edesima giravano in lunga schiera moltissime formiche, clascuna delle
quali
portava in bocca un granello di frumento. Nell’os
rimasto in Arcadia, e divenuto grande, consultò l’Oracolo per sapere,
quali
fossero i di lui genitori. L’Oracolo gli comandò,
Com. Mythol. l. 9. (b). Hard. Stor. Poct. (1). Furonvi alcuni, i
quali
dissero, che Sisifo, figliuolo di Eolo, pochi gio
i lui padre, con quello, che nacque da Aminome, una delle Danaidi, le
quali
, per essere nipoti di Belo, furono dette anche Be
morte Cafareo un fuoco ; trasse appresso lo stesso le Greche navi, le
quali
credettero d’accostarsi ad un porto ; ed ivi face
Da di là traevano a se colla soavità del loro canto i passeggieri, i
quali
poi vi naufragavano(g). Secondo Tzetze l’una di e
ride, celebre Indovino ed Augure, allorchè Giove mandò due Aquile, le
quali
, volando con gran romore sul capo di coloro, pres
a gli amanti di Penelope(b). Così pure replicò, quando vide coloro, i
quali
, sedendo a mensa, ridevano sì eccessivamente, che
x. Univ (b). Dict. Cret. l. 5., Cedren. in Annal. (4). Quelli, i
quali
dicono, che Ajace sia stato trovato morto nella s
e facevano nell’ Attica. Le ombrose selve, che ivi si trovavano, e le
quali
erano opportune agli studj, fecero sì, che nel me
ilito di alzare al Dio Marte un tempio, formato de cranj di coloro, i
quali
per aspirare alle nozze di sua figlia, aveano per
che il corpo di Mirtilo fu spinto da’flutti sulle rive de’ Feneati, i
quali
gli rendettero gli onori della sepoltura, e gli f
e del pranzo gli, presentò le teste de’ medesimi, ond’egli sapesse di
quali
cibi erasi sino allora pasciuto(d). Dicono i Poet
quell’osso, e qual’uso doveva farne. S’incontrò in alcuni d’ Elea, i
quali
si erano colà recati per ricercare allo stesso Nu
ò a consultare l’Oracolo sopra il destino delle due sue figliuole, le
quali
si chiamavano Argia e Deifile. Ne ricevette in ri
disprezzo dell’anzidetta Dea, ed eglino furono cangiati in uccelli, i
quali
nello stesso tempo presero a volare intorno il lo
fu abbruciato sopra un rogo, separatò da quello, degli altri Eroi, i
quali
morirono all’assedio di Tebè(c). Secondo Pausania
r tre giorni, e sacrificare ad Anfiarao, e agli altri Dei, i nomi de’
quali
erano scritti sull’ara. Eglino dormivano poi sull
’ uso cui è diretto, ed il divideremo in due parti, nella prima delle
quali
parleremo degl’ Iddii, nella seconda degli Eroi,
anch’ essi annoverati fra gl’ lddii sotto il nome di Indigetes, tra’
quali
Enea, Quirino e Romolo, ed altri. Finalmente divi
avevano in mezzo alla fronte, poi Coito, Gige, e Briareo, ciascun de’
quali
aveva cinquanta teste, e cento braccia. Ponto o
utti gli altri’ fiumi, e le Naiadi Ninfe dei fonti e de’ fiumi tra le
quali
Stige decimo ramo del fiume Oceano, che scorre gi
nta col Tartaro. Costui era un mostro con cento teste di dragò; dalle
quali
tulle vomitava fuoco. Ei mosse guerra a Giove; ma
o sedusse Leda moglie di Tindaro, che partorì due uova, dall’ uno de’
quali
nacque Polluce ed Elena, dall’ altro Castore e Cl
Romolo) recati per la città con canti in lode di Marte (sul fine de’
quali
pur nominavasi Mamurio, com’ egli a Numa aveva ch
le arme impenetrabili fatte per Achille a richiesta di Tetide, tra le
quali
spezialmente distinguevasi lo storiato scudo, su
a seconda. Nelle nozze di Peleo, e di Tetide figlia dell’ Oceano alle
quali
furono invitati tutti gli Dei, eccetto la Discord
, e placata Venere in cielo si fecero con lieta pompa le nozze, dalle
quali
nacque la Voluttà. Psiche suol essere effigiata q
tella in fronte, e una fiaccola in mano ed accompagnata da altri Geni
quali
in atto di versar la rugiada, e quali di sparger
o ed accompagnata da altri Geni quali in atto di versar la rugiada, e
quali
di sparger gigli e rose. Il Sole, che molti poeti
le era un serpente attorciglialo; e gli s’ istituirono sacrifici, ne’
quali
a lui offerivansi capri o galline. Il serpente, e
in Eleusi, ov’ ebber principio i misteri di lei chiamati Eleusini, a’
quali
chi iniziavasi era tenuto à rigoroso segreto, cui
gli onori divini. Tra questi oltre Esculapio, e Romolo o Quirino, de’
quali
abbiam detto, ed Ercole, Castore, Polluce ed Enea
ino, de’ quali abbiam detto, ed Ercole, Castore, Polluce ed Enea, dei
quali
diremo appresso, dee ricordarsi Carmento madre di
Nettuno da Ifimedia moglie di Aloeo ebbe due figli Oto, ed Efialte, i
quali
a nove anni essendo cresciuti all’ altezza di tre
i flutti vengono al lido, e l’ altra Salacia per cui si ritirano; le
quali
Dee furono poi anche nominate in appresso, la pri
Degli Dei stranieri. Oltre agli Dei fin qui rammentati, alcuni de’
quali
particolari erano a’ Romani, altri comuni a’ Roma
sono le principali imprese, a cui Ercole fu da Euristeo obbligalo, le
quali
perciò comunemente son dette le dodici fatiche di
loro tutte le sue saette, ottenne da Giove una pioggia di sassi, co’
quali
li mise in fuga, e il luogo ebbe poscia il nome d
r questo mostro invitar si dovettero tutti gli Eroi più famosi, fra i
quali
Apollodoro annovera, oltre a Meleagro, Driante fi
e d’ Alcmena, Anfiarao figlio d’ Oileo, Atalanta figlia di Scheneo, a
quali
Ovidio aggiunge Adrasto Re di Argo, Laerte padre
a distruggersi fra di foro, nè altri rimasero fuori di cinque soli: i
quali
però bastaron ad aiutarlo nella edificazion di Te
ve tempo anchi’ ei ne fu discaccialo. Mancavano a Tebe le mura, delle
quali
Cadmo e i suoi successori Polidoro e Labdaco non
e ricoveratasi sopra il monte Citerone, ivi partorì Anfione e Zeto, i
quali
cresciuti in età ucciser Lieo, s’ impadroniron di
fiore de’ suoi eserciti sotto la guida di sette illustri capitani, i
quali
erano Adrasto medesimo, Pollinice, Tideo, Ippomed
furon poi da Acarnone e Anfotero figli di Alcmeone, e di Calliroe, i
quali
essa ottenne, che ancor fanciulli giugnessero imm
stelle, ed espertissimo nel tirar di arco e nel sonar la lira, nelle
quali
arti istruì Giasone ed Achille, che l’ uno da Alc
rire e fu trasportato in cielo nella costellazione del Sagittario: le
quali
cose mentre la figlia Ociroe, ch’ era indovina, g
uce erasi reso celebre nella lotta e bel combattimento de’ cesti, co’
quali
uccise Amico, tenuto prima invincibile, Castore s
i cui fabbricò il laberinto, luogo d’ intralciatissime strade, per le
quali
chiunque vi era introdotto più non trovava l’ usc
penne, le unì con cera, e ne formò due ali a se, ed al figlio, colle
quali
deluse i custodi fuggendo a volo. Ma il giovin Ic
so. Ebbe esso da Ippodamia due figli, Atreo e Trieste, il secondo de’
quali
sorpreso con Erope moglie di Atreo se ne fuggi; m
e la faccia. Figli di Atreo furono Agamennone e Menelao, il primo de’
quali
fu re di Argo, e sposò Clitennestra figlia di Tin
ocurarono di trarre al lor partito tutti i principi della Grecia, de’
quali
i primari furono Achille figlio di Peleo re di El
sculapio; Protesilao figlio d’ Ificlo; Filottete figlio di Peante; ai
quali
, dopo la morte di Achilie si aggiunse Pirro figli
o, Deifobo figli di Priamo, ed Enea figlio di Anchise e di Venere; a’
quali
si aggiunsero Antenore re di una parte della Trac
pazzo; ma Palamede per fame esperimento gli pose dinanzi a’ buoi, co’
quali
arava, il piccol figlio Telemaco, e vedendo la pr
presentatosi in abito da mercatante con vari ornamenti donneschi, a’
quali
frammiste eran delle armi, vedendo Achille a ques
ede, incominciò egli a mandar tal fatore dalla ferita, che i Greci, i
quali
seco preso l’ aveano, perchè egli solo trattar sa
nascosti, e aperse l’ uscita a que’ che stavano dentro il cavallo, i
quali
assalendo i Troiani sepolti nel sonno, a ferro e
ano costoro uomini selvaggi, di smisurata grandezza ed antropofagi; i
quali
gli fracassaron con una grandine di sassi undici
iconosciuto, e così potesse più agevolmente far vendetta de’ Proci, i
quali
pretendendo forzar Penelope di lui moglie a sposa
i, condotto da Eumeo alla città, si pose a mendicare fra i Proci, dai
quali
sofferse pazientemente insulti di ogni maniera. A
i bambini, i condannati a ingiusta morte, i suicidi, gli amanti, fra
quali
era Didone che fuggì da lui dispettosa, e i guerr
fra quali era Didone che fuggì da lui dispettosa, e i guerrieri fra’
quali
conobbe Deifobo ed altri Troiani e Greci; quindi
di trarre al suo partito quanti potè de’ principi dell’ Italia, fra i
quali
Mezenzio, che per le sue crudeltà era stato cacci
con una schiara di Arcadi, e il consigliò di ricorrere a’ Tirreni, i
quali
, espulso Mezenzio, aspettavano secondo l’ oracolo
riceve da Venere tre pomi d’ oro colti in Cipro nel campo Tamaseno, i
quali
gettati l’ uno dopo l’ altro mentre Atalanta si f
I. Scilla è cangiata in mostro. Parte I Capo XVII. I Cercopi, due de’
quali
erano Candulo ed Atlante, per le loro frodi sono
i lor consecrati, finchè si giunse ad erigere i più magnifici templi,
quali
erano il tempio di Vulcano a Memfi in Egitto, que
llocato su di una buca, di cui uscivano delle forti esalazioni, dalle
quali
allorchè la Pitia era inebriata, pronunziava dell
nsa. Questi promise che data l’ avrebbe dopo otto giorni, al fine dei
quali
i due fratelli furono trovati morti. Pausania dic
pecie di dadi, su cui erano scrìtti de’ Caratteri, il significato dei
quali
cercavasi nelle tavole a ciò fatte espressamente.
re, e di predire il futuro, famose furono le Sibille, il numero delle
quali
è vario presso i vati autori. Varrone ne annovera
glio sotto alla guardia de’ Quindecemviri fino ai tempi di Silla, ne’
quali
da un incendio rimasero consumati. Frequenti eran
imasero consumati. Frequenti erano presso i Gentili le espiazioni, le
quali
facevansi o per delitti commessi, o in occasione
nsero ancor i sanguinosi spettacoli de’ combattimenti delle fiere, le
quali
uscir si facevano dalle carceri o tane praticate
fossero stati in origine uomini distinti dagli altri, considerati poi
quali
cuti soprannaturali per azioni egregie o pessime,
, o le grandi eruzioni vulcaniche anticamente più frequenti, e per le
quali
preso aspetto diverso la superficie di vaste regi
ca il credere che le stelle inviate da Giove splendessero sulla terra
quali
occhi del cielo per rammentare agli uomini che tu
potenze secondarie, agitatrici dell’ aria, dell’ acqua, del fuoco. Le
quali
manifestandosi in principio con grandissimi sconv
Occidente, fu accolta dai Greci, abbellita e trasmessa ai Romani ; i
quali
in un tempio chiamato il Panteon adunarono tutte
a seconda era quella degli Dei subalterni o inferiori (Dii minimi), i
quali
presiedevano ai campi, alle foreste, ai fiumi, al
. Ma le età successive travagliate da nuovi bisogni, per sodisfare ai
quali
nacquero le faticose arti, furono denominate dall
. Ma questi decreti si riferiscono solamente alle glorie terrene, le
quali
, ancorchè grandissime, sono pur sempre sottoposte
i stati e dei regni. Bellissimi sono i concetti, stupendi i versi coi
quali
Ugo Foscolo parla del fuoco sacro di Vesta nel su
da essa date ai mortali. Erano celebrate dalle donne più distinte, le
quali
parecchi giorni prima dovevano purificarsi, asten
ssa a Pelio, ed Olimpo ad Ossa, tutte montagne della Grecia, di sulle
quali
s’argomentarono dar la scalata al cielo, avventan
, e quivi un avvoltoio gli doveva eternamente divorare le viscere, le
quali
, rinascendo sempre, erano cagione di continuo mar
non sono che le arti e le cose tutte giovevoli all’uomo, il trovar le
quali
è effetto della fortuna. Sicchè sotto la favola d
querce della dodonea foresta una quantità prodigiosa di formiche, le
quali
presero tosto figura umana. Da ciò possiamo veder
tina. 114. Dal rogo di Memnone volaron fuori gli uccelli memnonidi, i
quali
si separarono in due branchi, e si combatterono c
agano.) — Questa favola poi è opportuna lezione a quei presuntuosi, i
quali
vantando la grandezza degli avi senza saperne imi
, della musica e delle belle arti. Fu maestro delle Muse (274) con le
quali
abitava il Parnaso, l’Elicona in Beozia, ed il Pi
va via. Con l’andar del tempo crebbero in quel luogo alcune canne, le
quali
nell’esser mosse dal vento ripetevano le parole d
aurea lira di sette corde, emblema dei sette pianeti allor noti e dei
quali
esso regolava la celeste armonia ; quella stessa
te d’ Italia ; e la terza, la più solenne, nel mese di febbraio ; dei
quali
Baccanali conserviamo anche noi la memoria nelle
versò a piedi asciutti ; il secondo fece altrettanto sul Mar Rosso. I
quali
paralleli attestano che se Mosè e Bacco non sono
gli eruditi. Anche Bacco ebbe più nomi ed in Grecia ed in Roma, tra i
quali
quelli di Libero, Dionisio, Leneo, Bromio, Iacco.
nza della metempsicosi, e specialmente nella religione dei Bramini, i
quali
mantengono spedali per tutti gli animali malati,
condo quello che dice Cicerone, vi sono stati cinque Mercurj, uno dei
quali
probabilmente aveva ricevuto il dono dell’eloquen
arimente nati da lei il Riso, gli Scherzie i Piaceri, che appariscono
quali
genii o fanciulli alati. 173. Cupido o l’Amore, c
significare i sentimenti sublimi che debbono nobilitarlo, e senza dei
quali
i materiali desiderj sarebbero inetti e turpi ; S
posto tra gli Dei, ed ebbe tempio e culto e feste chiamate Adonie, le
quali
duravano otto giorni ; i primi quattro erano cons
e è l’emblema della modestia, della grazia e della dolcezza, senza le
quali
doti beltà non vale. 183. La colomba, il mirto e
meneo (174). Erano incoronate di rose, l’incarnato e il candore delle
quali
indicavano nel tempo stesso l’ardore e la purezza
Achille (536). 193. Oceano e Teti generarono Nereo e Dori o Doride, i
quali
sposatisi fra di loro ebbero per figliuoli quell’
iargli campo a scappare. Parrebbe questo un avvertimento per coloro i
quali
, studiando il vero, non debbono rimanere atterrit
specie di persone ; e v’è chi lo paragona agl’incantatori egiziani, i
quali
coi loro travestimenti ingannavano la moltitudine
anche e sei teste ; e una moltitudine di cani le uscivan dal corpo, i
quali
col continuo abbaiare atterrivano i passeggeri. L
ei pomi delle Esperidi (382). 205. Gli Alcioni sono uccelli marini, i
quali
fanno i loro nidi sulle onde anche in mezzo ai ri
a parte, fuor che l’oro, è rotta D’una fessura che lagrime goccia, Le
quali
accolte foran quella grotta. Lor corso in questa
l’oblio nell’altra. Era imposto alle ombre di bevere le sue acque, le
quali
avevano la proprietà di far loro dimenticare il p
uesto mostro favoloso deriva forse da un antico uso degli Egiziani, i
quali
facevano custodire i sepolcri dai cani, affinchè
ve sposò Alcmena (74) vedova d’Anfitrione (364). Le sue virtù, tra le
quali
si distinguevano la giustizia e la frugalità, lo
llore e la Morte : in una parola ecco il rimorso co’ suoi tormenti a’
quali
niun colpevole può sottrarsi : …. in un punto vi
rrischiavano a nominarle o ad alzare gli occhi verso i loro templi, i
quali
servivano d’inviolabile asilo ai colpevoli, suppo
le ; nell’altra una chiave e una tazza funebre, per le libazioni alle
quali
presicde. Questa triplice divinità esercita con t
zio di cento bovi. A Roma le venivan sacrificati di notte i cani, dei
quali
credevano che i lamentevoli latrati allontanasser
opolato il Tartaro d’ infinito numero di divinità allegoriche, tra le
quali
tengono il primo posto la Notte, il Sonno, i Sogn
volta con l’ ali, talvolta senza, con due facelle accese, l’una delle
quali
faremo che s’accenda a quella dell’Aurora ; e l’a
41. Il Sonno (240) aveva anch’esso i suoi figli, ed erano i Sogni dei
quali
due o tre si distinguevano tra gli altri, come Mo
e dei morti virtuosi ; le Larve o i genj malefici degli scellerati, i
quali
, essendo condannati ad errar sulla terra, apparis
o di notte con spaventosi aspetti (e gli spiriti, nell’ esistenza dei
quali
crede ancora il volgo ignorante, sono un resto di
mmai ; immagine degli ambiziosi e degl’invidiosi del merito altrui, i
quali
consumano la vita in continue fatiche eccedenti l
ominarono Februas, dal verbo Februare, far libazioni sulle tombe ; le
quali
cerimonie erano celebrate nel secondo mese dell’a
le fu il culto dei Greci per Marte a paragone di quello dei Romani, i
quali
, come ognun sa, lo tenevano per protettore del lo
o altrettanti piccoli scudi tutti compagni, chiamati ancilia, uno dei
quali
(mescolato tra gli altri, perchè niuno lo involas
biechieri. Ma coloro che più di tutti le venerarono furono i poeti, i
quali
usavano d’invocarle sul principio dei loro poemi,
i sentimenti, e trar frotto dalle morali verità in esse contenute, le
quali
verità restano per avventura bene impresse nell’i
o, poichè vi era compresa una moltitudine di divinità allegoriche, le
quali
, come la Verità, l’Invidia, il Furore, altro non
lli e galline. 293. Esculapio lasciò due figli, Macaone e Podaliro, i
quali
accompagnarono i Greci all’assedio di Troja, e vi
inuo, e la città di Lampsaco pareva uno spedale di matti. I vecchi, i
quali
avevano conservato un barlume di ragione, decreta
Vertunno sono divinità di origine etrusca, adottate poi dai Romani, i
quali
adoravano anche Feronia, altra ministra della Pri
le, per ottenerle propizie alla navigazione. I poeti le rappresentano
quali
vaghe fanciulle assise su cavalli marini, con in
fra gli eroi deificati ; ma spesso andavano ancora confusi coi primi,
quali
Dei del domestico focolare, ossia del luogo ove l
l’altro per aria ; in una mano ha un rasoio e nell’altra un velo ; i
quali
emblemi indicano che una volta perduta l’occasion
alvato la patria. Domiziano, dopo aver sofferto alcune disgrazie alle
quali
tennero dietro migliori eventi, dedicò un altare
nte chiamar fortuna le inaspettate ricchezze, lo dicano quei tanti ai
quali
sono state causa di rovina, o che per ottenerle h
a ritrovarsi nel mezzo alle sventure ed in compagnia dei malvagi, de’
quali
alla fine accelera la ruina : Lieve ed alta dal
esti e dei giovani virtuosi. Il suo altare era coperto di legumi, dei
quali
gli abitanti delle sponde del Nilo gli consacrava
al sole, Che s’accompagna volentier con ella, Cotal venia ; ed or di
quali
scole Verrà il maestro, che descriva appieno Quel
nè servitù. Belli sono quei versi del Monti nella Mascheroniana, coi
quali
allude alle vicende di Francia nel cadere del sec
sfondato farei alcune figurette di fanciulle l’una dietro all’altra,
quali
più chiare e quali meno, secondochè meno o più fo
une figurette di fanciulle l’una dietro all’altra, quali più chiare e
quali
meno, secondochè meno o più fossero appresso al l
ano valore e per ingegno straordinario avevano meritato onori divini,
quali
furono tra i più noti : Perseo, Ercole, Giasone,
o tutelare, e questi gli procacciò un leone e un cinghiale agevoli, i
quali
poterono facilmente condurre il carro d’Alceste,
6) le sue frecce tinte nel sangue dell’ Idra di Lerna (372), senza le
quali
, per voler del Fato, Troja non avrebbe potuto ess
d’ Italia, memori delle sue gesta, gli eressero molti templi, uno dei
quali
, tra’ più celebri in Roma, era detto il Tempio de
e l’ ingegno umano anche in quei tempi avesse fatto invenzioni, delle
quali
solamente oggi si onora. Non è raro incontrar le
dei Lapiti, sposando Ippodamia (511) invitò alle nozze i Centauri, i
quali
avvinazzati si abbandonarono a colpevoli insolenz
a, e si diede da sè stessa la morte. 439. Alla fine gli Ateniesi, sui
quali
Teseo era tornato a regnare, testimoni delle iniq
: Giasone doveva anzi tratto domar due tori, dono di Vulcano (270), i
quali
avevano piedi e corna di bronzo, e vomitavano fia
ndonato il padre fuggendo con Giasone. Le altre scelleraggini, tra le
quali
la uccisione dei proprj figliuoletti, furono fors
dai primi incivilitori del genere umano sopra quelli uomini rozzi, i
quali
dall’abitare sparsi pei boschi a guisa di belve,
che è la moderna Morea. 514. Questo principe ebbe molti figli, tra i
quali
i più noti furono Atreo e Tieste, nomi che rammen
omede, e offerse alle donzelle varie gioie ed arredi femminili, tra i
quali
aveva mischiato ad arte una spada, un elmo ed alt
nte in Sicilia sopra le coste dei Lestrigoni, ferocissimi popoli, dai
quali
poco mancò non fossero tutti divorati.101 575. U
narsi ; indi ponetegli accanto questo vaso d’essenza e le vesti delle
quali
ha bisogno. » Quando Ulisse tornò a lei rivestito
ed i vincitori dei Trojani perirono nelle onde, meno che pochi, tra i
quali
era Ulisse, causa principale di tanto danno. 586.
Libia in vetta d’ una montagna, dove continuò a spargere lacrime, le
quali
si vedevano sgorgare da una rupe marmorea. — Nell
nno 1532 ; e fu cagionato da un terremoto e da continue piogge per le
quali
il fiume Peneo sommerse quelle campagne. I ve
d’Atene, la condusse in Tracia, e ne ebbe due figli, Calai e Zete, i
quali
fecero il viaggio della Colchide con gli Argonaut
fanno al nostro proposito ; ma convien prima avvertire che a coloro i
quali
ebbero la presunzione di vaticinare il futuro, ch
Le Sibille. 665. Gli antichi chiamarono Sibille certe donne alle
quali
attribuivano la cognizione del futuro e il dono d
. 666. I Romani consultavano nelle grandi calamità questi libri, i
quali
, essendo una raccolta delle predizioni delle Sibi
prima della sua spedizione nell’Asia andò a Delfo in uno dei mesi nei
quali
l’Oracolo non dava risposta. La Pitia non voleva
i era bello per le greche città l’esser liete di viventi cittadini, i
quali
e gloria e vite ed onore collocavano interamente
a di Patroclo ; e Virgilio, nel libro V dell’ Eneide canta quelli co’
quali
Enea onora l’ ombra del padre Anchise. Ma chi bra
giuochi Olimpici, condusse un giorno in Olimpia due suoi figliuoli, i
quali
concorsero, e meritarono la corona. Ma appena l’e
fu dinanzi a tutti gli altri, viene avanti a’ seggi dei Lacedemoni, i
quali
tutti rizzandosi in piè gli offeriscono luogo fra
sparse nelle Odi di Pindaro, e scelte nella traduzione del Borghi, le
quali
sentenze saranno intanto come una conclusione del
, trascorse avanti di lui. Risonò l’aria di lietissimi applausi ; dai
quali
punto, non meno che da desiderio della corona, co
ri, apparivano, disposti a nuovo spettacolo, sei carri ; ciascuno dei
quali
aveva al timone, di fronte, quattro corsieri, che
a, ebbe nel campo tutti gli onori funebri, ed inclusive i giuochi coi
quali
solevano celebrare la memoria degli eroi : ………….
n numero di malcontenti indiscreti e desiderosi di mutar padrone, coi
quali
ordì una congiura, e, invitato Osiride ad un banc
sacri degli Egiziani Api doveva vivere un certo numero d’anni, dopo i
quali
i sacerdoti lo conducevano sulle sponde del Nilo,
Egiziani istituirono annue feste in onore d’Osiride e d’Iside, nelle
quali
la cerimonia principale era l’apparizione del bue
10. L’origine di questo culto, secondo la favola, nasce dai tempi nei
quali
gli Dei perseguitati dai Titani, si rifugiarono n
Dio è celebre in specie per le sue nove metamorfosi, la storia delle
quali
è piena d’assurdità e di stravaganze. Gl’Indiani
tète, Eso e Tanarete. 727. Teutatète era il supremo Dio dei Galli, i
quali
riconoscevano in esso il principio attivo, l’anim
Greci, vale a dire Mercurio (160), Minerva (262), Apollo (96), ec. ai
quali
assegnavano altri nomi ; serbando loro gli stessi
ed avevano fama di predire il futuro. Quindi i divoti le consultavano
quali
profetesse, ed i loro oracoli passavano per infal
rappresentante di Dio, e gli davano per moglie e sorella la Luna, dai
quali
fu generato Manco-Capac, Dio più volgarmente noto
i tutti i semi della terra impastati col sangue di molti fanciulli ai
quali
si era strappato il cuore. Il culto di queste div
e. Il noviziato durava almeno un anne, e per lo più cinque, spirati i
quali
erano ammessi all’autopsia (visiene intuitiva dei
o o Tifone ultimo dei suoi figli con cento teste e cento bocche dalle
quali
mandava fuoco. Non ò questa la terra cho manda fu
parole di Plinio, che gli avvallamenti o i sollevamenti di suolo pei
quali
la Sicilia si staccò dal conlinente, l’Affrica da
tti per discendere dal sellimo nell’ottavo cerchio. 77. De’marmi sui
quali
passeggiavano i poeti. 78. Condusse alla riva.
n più modi ; insomma erano imposture per ingannare il volgo, o per le
quali
i potenti se la intendevano coi sacerdoti non tan
divisero da loro per andare a compiere altre illustri imprese, delle
quali
parleremo fra breve in altri capitoli. In questo
ili quelle tra cittadini della stessa città o dello stesso Stato ; le
quali
guerre son tutt’altro che civili nel senso morale
do le idee di quei tempi, le sue straordinarie e prodigiose gesta. Le
quali
generalmente si afferma che fossero 12, conosciut
i Greci tutte le più straordinarie e mirabili prove, in premio delle
quali
acquistossi l’immortalità e un seggio tra gli Dei
lte statue che di lui vedonsi ovunque. L’estinto Leone, non si sa per
quali
suoi meriti, fu cangiato nella costellazione che
tellazione boreale adorna di 52 stelle, la più grande e lucente delle
quali
fu detta e dicesi ancora il cuor dell’Idra. Gli A
costituirono in repubblica, troviamo ora un regno tutto di donne, le
quali
non solo avevano ucciso tutti li maschi loro, com
lmente per la vita e lo diede a divorare ai suoi cavalli stessi ; dei
quali
poi s’impadronì e li regalò ad Euristeo. 10ª F
patronimico di Espèridi che perciò significa le figlie di Espero ; le
quali
erano tre, chiamate Egle, Aretusa ed Esperetusa 8
arola composta parerga, cioè fatiche di giunta o di soprappiù ; delle
quali
converrà almeno accennare le più note e famose. C
lle, ma quasi tutte piccolissime, meno che due di prima grandezza, le
quali
perciò si scorgono benissimo anche ad occhio nudo
ente necessaria a quei tempi, è attribuita anche ad altri Eroi, tra i
quali
ai gemelli Castore e Polluce, come abbiamo già de
estavano quelle regioni. E qui incominciano i suoi fatti eroici ; dei
quali
accenneremo soltanto i più straordinarii che si d
qualche singolarità da quelli degli altri Eroi. Tra i masnadieri coi
quali
combattè è da rammentarsi l’assassino Perifete, c
faceva celebrare in onor del suo estinto figlio Androgeo ; compiuti i
quali
, chiudevansi le Ateniesi vittime nel labirinto. T
sacrificò ad Apollo ; combattè una seconda volta colle Amazzoni colle
quali
aveva prima combattuto in compagnia d’Ercole ; e
o che facesse prodigii di valore, la vittoria restava ai Centauri ; i
quali
invece rimasero quasi tutti o uccisi o feriti113.
r altro dopo la morte dell’invasore Menesteo, i figli di Teseo, tra i
quali
il più noto chiamavasi Demofoonte, ricuperarono i
l fratel fu miso. » Il solo Creonte gioì della morte dei nipoti, dei
quali
aveva fomentato l’odio e la discordia per impadro
rgiesi o Argivi aveva soltanto due figlie di nome Argìa e Deifile, le
quali
teneva guardate con diligentissima cura senza far
ue dei principali personaggi del l’Iliade di Omero, a istigazione dei
quali
s’imprese e si condusse a termine la guerra di Tr
cire da un tronco di quercia una gran quantità di grosse formiche, le
quali
appena toccata terra divennero uomini tutti di fe
o uomini tutti di ferro e di valore armati. Così raccontano i pœti, i
quali
erano in quell’epoca più arditi di Darwin e compa
i Achille. Peleo dopo la morte di Eaco abbandonò (non si sa bene per
quali
motivi) l’isola di Egina, e seguìto dai Mirmidoni
ardano come autore della regia stirpe troiana124. E Dante nel narrare
quali
degli spiriti magni egli vide nel Limbo, comincia
tto però che gli desse in premio quelle polledre figlie del vento, le
quali
, come dice Omero, « Correan sul capo delle biond
di Dimante re di Tracia, e da essa ebbe molti figli, di ciascuno dei
quali
dovrà parlarsi nel raccontare le estreme sventure
n son mai riusciti a far creder perdonabile la cecità dei Troiani ; i
quali
non solo rispettarono come un voto sacro a Minerv
isione dell’Inferno in cui son puniti i traditori della patria, tra i
quali
trovò il Conte Ugolino. Ma gli scrittori greci pe
te tra i forestieri che vi approdavano nel suo Stato. Quei Mitologi i
quali
dicono che invece di Ifigenia fosse sacrificata u
Epiro, e formarono la dinastia detta dei Pirridi o Eàcidi 138, fra i
quali
il più celebre è quel Pirro re di Epiro che venne
e dove più o meno si trattenne, e poi noteremo i più mirabili casi ai
quali
trovossi esposto. Lasciate le spiagge troiane col
etici ; e qui aggiungo soltanto l’omerica narrazione dei pericoli nei
quali
incorsero, nel passarvi framezzo, e Ulisse e i su
della dinastia del fondatore di Roma ed a quei compagni di Enea, dai
quali
vantavansi discesi molti dei più nobili ed illust
tica e ne divennero solenni maestri : da essi l’appresero i Romani, i
quali
la estesero e l’accreditarono maggiormente applic
e Cicerone la fa derivare da superstite, dicendo « che tutti coloro i
quali
ogni giorno pregavano gli Dei e ad essi immolavan
basterà parlare di qualcuno dei più celebri dell’Epoca eroica. Tra i
quali
ha maggior fama Tiresia, che era Tebano e viveva
della religione pagana parlano delle Sibille con molto riserbo ; alle
quali
attribuirono perfino alcune profezie sulla venuta
ul pavimento in niello o graffito dieci Sibille, sotto ciascuna delle
quali
è posta una iscrizione latina che accenna qual fo
to da una donna misteriosa, creduta una Sibilla, i libri sibillini. I
quali
poi furon tenuti in sì gran conto daì Romani che
chiamavansi le sacerdotesse del culto di Apollo nell’ Asia Minore, le
quali
a guisa e somiglianza della Pitonessa del tempio
tile nel suo trattato De Jure Belli e nell’altro De Legationibus, coi
quali
trattati egli gettò le prime basi e delineò il ca
mpi storici parlano anche Erodoto e Cicerone, non che i poeti : tra i
quali
Ovidio lo racconta a lungo nel lib. ii dei Fasti,
pappagalli colle estremità delle ali colorate di rosso e di giallo, i
quali
vivono lungo le rive del fiume delle Amazzoni. In
è stata insegnata a’principi copertamente dagli antichi scrittori, i
quali
scrivono come Achille e molti altri di quelli pri
lla lingua latina vi sono i due vocaboli Urbs e Civitas, il primo dei
quali
significa propriamente il materiale della città,
n reggi tu, o sacra fame « Dell’oro, l’appetito dei mortali ? » Alle
quali
parole il can. Bianchi fa la seguente annotazione
scorso altro non è, che la esposizione di quelle favolose idee, delle
quali
imbevuti i Gentili lungi assai dal vero vivevano
gici, e lirici, se privi sono della cognizione di quelle favole, alle
quali
tali scrittori fanno ben spesso allegorie ? Come
pliando, e fregiando quanto aveva imparato tutto tramandò a’Romani, i
quali
quantunque eran non solo nelle armi, ma nel giudi
ori di maggior considerazione, non che delle astratte divinità, dalle
quali
oltre le istruzioni dell’intelletto anche il cuor
ie fù al riferir di Esiodo quella, che ei sostenne contro i Titani, i
quali
in forte lega congiurati con sfrontata ribellione
iove ; pur essa oscurata venne non poco da quelle infami azioni, alle
quali
con ardita licenza sfacciatamente si diede. Imper
, cioè della pugna, della lotta, del disco, del salto, e della corsa,
quali
cose tutte comprendevansi in tai celebratissimi g
ove. Gl’ animali poi da svenarsi in suo onore erano bianchi bovi, da’
quali
credevasi esser egli unicamente rapito. Circa le
imavano le loro trombe con eco sonoro delle conche marine, innanzi a’
quali
per rispetto del gran Nettuno si appianavano paci
e avventure di questo Dio, mentre pare, che le stesse disgrazie, alle
quali
fù soggetto fin dai primi albori dell’ esser suo,
va egli soggetto, richiamando nel lor cuore quei sensi d’umanità, de’
quali
spogliato si era il gran padre istesso, con bracc
no, e sollecito insegnarli i moltiplici usi del ferro, e del fuoco, a
quali
cose era egli naturalmente inclinato ; onde sommi
iesta. Egli tutto sollecito gli fabbricava quei fulmini tremendi, de’
quali
armato il gran Giove rendevasi il terror di chiun
a ignis ; fù ancor contrasegnato con altri molti, e diversi nomi, de’
quali
in corti termini accennerò i principali. Detto ve
Suoi nomi. Sotto diversi nomi, e forse tutti relativi alle armi, alle
quali
presedeva riconosciuto fù questo Nume. Ei chiamav
era possibile deputavasi una congrua vittima : quindi questi animali
quali
simboli di ferocia, e velocità ben s’acconvenivan
onduttiere delle anime, finalmente come ispettore delle strade, nelle
quali
collocavansi le sue statue, prive però di mani, e
a comunemente salutata. Fù detta Argiva dal popolo Argivo, presso de’
quali
in gran vigore era il suo culto. Fù chiamata Cing
a un atrio si formasse da servire di soggiorno a quelle vergini, alle
quali
con special modo premeva il dovere di onorare que
al mondo comparve questa Dea, troppo chiaro adombrò i rari pregi, de’
quali
andava ella fastosa. Chi fù Minerva. Giove creden
randetta divenuta menarono al cielo ad esser vezzeggiata dagli Dei, i
quali
rapiti da tal prodigio di beltà concordamente la
suali diletti era da tutti generalmente riguardata. I luoghi però nei
quali
riceveva essa special culto, ed omaggio furono Gn
to distinto sotto il nome di Apollo, e penetrata quindi da dolori, da
quali
travagliata mirava sua madre nelle laboriose ore
altre verginelle, che la cura avevano del suo campestre equipaggio ;
quali
tutte affinchè ne’discorsi, e ne’tratti non le av
e propagò il culto, e ne magnificò con luminose cerimonie la gloria ;
quali
ottime qualità ammirando i sudditi spettatori per
mpre però pari nel numero, a distinzione delle celesti Divinità, alle
quali
in qualunque numero sacrificar si poteva. Cap
essi dalla lunghezza, e travagliati dalla oscurità fin dal principio,
quali
altri buoni effetti lice sperar dagli stessi in p
e, perchè in essa piuchè nelle altre apparir debbono quei colori, pei
quali
rendesi la poesia, qual veramente ella è, una par
i più al boscareccio, che al serio. Esso costa di otto sillabe, delle
quali
la sesta richiede l’accento. Otto di questi versi
e campestri, e pastorali. Costa una tal sestina di sei ottonarii, de’
quali
il primo rima col terzo, il secondo col quarto, e
metro costa di tre versi endecasillabi accentati sull’ottava,(1) de’
quali
il primo rima col terzo, ed il secondo fissa la r
d’un tal metro servissi per esporre i moltiplici diversi affetti, da
quali
tiranneggiato era il suo cuore. Per tal circostan
i. Esso costa di quatro versi, tre endecasillabi, ed un quinario, dei
quali
il primo rima col terzo, ed il secondo col quarto
croica, come la voce istessa l’addita, costa di sei versi eroici, de’
quali
i primi quattro rimano alternativamente, e gli al
idee è l’Ottava rima del Boccaccio. Questa mercè gli otto eroici, de’
quali
costa, mentre co’ sei primi alternativamente rima
essitura dell’Esiodica pastorale. Costa ogni stanza di otto versi, de
quali
i primi quattro sono eroici alternativamente rima
stria prescrivansi da primi conoscitori dell’ arte su tal punto, alle
quali
, perchè degne di esser lette, meditate, e ridotte
uesti sono il Sonetto in risposta, ed il Sonetto coll’ intercalare, a
quali
in fine aggiungerò una norma del Sonetto a rime o
specie. Nel 3. Finalmente tratterò della varietà delle strofe, delle
quali
ogni più ordinario componimento si efforma, esemp
scrivere le grandiose imprese degli Eroi, costa di tre sillabe, delle
quali
la sola prima è lunga, come Plurima, Ducere, Carm
si commodamente ridurre, agli Esametri cioè, a Giambici, ed a Lirici,
quali
tutti imprendo brevemente ad esporre. Articolo
monio. Imperocchè mentre un tal verso dai quattro piedi Anapesti, dei
quali
era composto improntò il suo nome, nel decadiment
ensiere con ciò rigettare la opinione di molti orientali Scrittori, i
quali
pretendono, che la idolatria sia nata nel seno de
lie (1). Perche questo mio libro è unicamente diretto a giovani, de’
quali
la miglior parte almeno dovrà aver la fortuna d’
atori della Divinità, come un Faraone co’suoi nelle onde Eritree, de’
quali
in Giobbe al 26 stà scritto : Ecce gigantes gemu
tal passione ! Suoi nomi. (1). Da questi ultimi speciosi titoli, co’
quali
salutato veniva comunemente Giove possiam’ intend
eneficio istitui il nobil collegio de’ detti sacerdoti, alla cura de’
quali
affidò questo scudo, e con esso altri ben molti d
mpre più i suoi Ebrei dal culto, e dal rito de’ Gentili, nel seno de’
quali
per moltissimi lustri vivevano nell’Egitto, del t
radusse in Italia, e dopo molte vicende cadde in potere de’ Romani, i
quali
vollero che si conservasse nel gran tempio di Num
i barbaro costume di sacrificare invalse non solo presso i Galli, de’
quali
parla Tullio Orat. pro Font. ma benanche presso i
luppata giova qui descriverla. L’ Eptametro contiene sette piedi, de’
quali
i tre primi possono essere ad arbitrio Daflili o
agli Dei della loro fede e agli uomini più valenti di loro stirpe; i
quali
racconti, propagati per tradizione orale attraver
osì numerosa di leggende intorno ai propri Dei e Semidei, molte delle
quali
sono strane e contradditorie, bene spesso anche e
ani, poi fu ripresa e svolta dai Filologi olandesi del XVII secolo, i
quali
giudicarono che nei miti classici ancor si ritrov
i. — Un’altra dottrina è quella degli allegoristi o dei simbolisti, i
quali
si son dati a credere che i racconti fantastici i
lle greche corrispondenti; si farà un cenno separato di quelle per le
quali
non trovasi alcun riscontro. 6. La Mitologia si d
tre il Caos generava ancora l’ Erebo, le prime tenebre, e la Notte, i
quali
a lor volta ebbero figli in tutto diversi, l’ Etr
sia negli artisti, il ricordo delle lotte dei Titani e dei Giganti, i
quali
miti offrivano facile argomento a rappresentazion
n altro particolare. Poichè i fenomeni celesti eran creduti segni col
quali
la divinità si rivelava agli uomini, Zeus, come d
sero e moltiplicassero intorno a Zeus leggende antropomorfiche, nelle
quali
egli compariva come un uomo con tutte le debolezz
ucida tela diei di Lucrezio); oppure la cetra e la corona d’ alloro,
quali
ben s’ adattano al dio musicale, o infine il trip
tro qualche fresco corso d’ acqua, circondata dalle sue ninfe, tra le
quali
primeggia per l’ alta statura. Ma guai al malcapi
iale aveva in Tracia, abitata da genti rozze e dedite alla guerra, le
quali
lui veneravano come il sommo degli Dei. 3. Il Dio
abitasse nel monte Mosiclo ed avesse a compagni di lavoro i Cabiri, i
quali
in conseguenza corrispondevano ai Ciclopi dell’ E
gilatore? Quindi lo si credeva fondatore degli stadi e de’ ginnasi, i
quali
solevano ornarsi di imagini sue. Infine, come fac
e furono anche unite insieme le due grandi deità Venere e Roma, alle
quali
uno splendido tempio doppio fu eretto in Roma da
ce e concordia nella famiglia; venerata insieme cogli Dei Penati, del
quali
riparleremo. Ma più di tutto la Vesta dei Romani
a lui sacre. Forse in origine erano immagine dei giorni dell’ anno, i
quali
in antico erano ripartiti in 50 settimane di sett
e faville uscite dal rogo di Mennone negli uccelli detti Mennonidi, i
quali
appiccan battaglia col rostri e cogli adunchi art
nno, quand’ è la stagione del seminare. Son sette stelle in tutto, le
quali
eran dette figlie di Atlante. La più vecchia e la
delle tempeste marine. Secondo una leggenda, erano cinque sorelle, le
quali
tanto piangevano per la morte di un loro fratello
guerra Persiana, gli dava diritto alla gratitudine degli Ateniesi; i
quali
perciò lo onorarono con un tempietto e un altare
ta degli Dei; e che allora Zeus genero con Mnemosine le nove Muse, le
quali
sanno cantare il presente, il passato e l’ avveni
veneravano certe ninfe fontane dette Camene o Casmene, Carmene, alle
quali
si attribuiva l’ arte del canto e del divinare. C
sso erano messe in relazione con Apollo e le Muse, in compagnia delle
quali
solevano cantare e danzare; ma per lo più eran de
piegate alzasi a volo tenendo afferrato il giovine cogli artigli, dai
quali
le carni sono protette per mezzo della clamide fl
re Esculapio come un uomo in età matura, barbuto, e con tratti nobili
quali
si convenivano a un generoso benefattore dell’ um
, Taumante, Forchi e Cheto; altrettanti aspetti diversi del mare, dei
quali
diremo partitamente. a) Nereo e le Nereidi.
belle e graziose ninfe del mare, amiche dei naviganti, a sollazzo dei
quali
folleggiavano rumorosamente sull’ onde od anche l
esseri che vive sulle onde, tra i mostri marini e le Nereidi, tra le
quali
si compiacciono di folleggiare, mentre dan di fia
e’ suoi sacerdoti detti Coribanti (rispondenti ai Cureti di Creta), i
quali
forniti di timballi e concavi dischi metallici e
nte e perseguitato. Di qui i molti miti riferentisi a questo Dio, nei
quali
, a dir vero, agli elementi greci s’ intrecciarono
ta tiaso (thiasus), danzando e abbandonandosi a movimenti incomposti,
quali
suggeriva la sovreccitazione da cui erano invasat
tenerla nascosta, scavo in terra una fossa e mormorò dentro di quella
quali
orecchie avesse visto al suo padrone; poi rigetto
Panischi, genii dei boschi, dalla figura mezzo umana mezzo caprina, i
quali
dicevasi molestassero gli uomini con chiassi stra
come il nome stesso dice; amico quindi degli uomini, in vantaggio dei
quali
fa crescere le piante e anche gli armenti; protet
i, della campagna, del bestiame; venerato specialrnente dai pastori i
quali
riconoscevano in lui il fecondatore del gregge e
e venne che fossero chiamati anche versi faunii o saturnii quelli nei
quali
si diceva che essi significassero le loro predizi
m o monte Palatino, sede in origine di una tribù di pastori latini, i
quali
formarono il primo nucleo della città di Roma. A
Elena d’ Euripide invece riflette tradizioni più recenti, secondo le
quali
Demetra e Rea erano insieme confuse in un’ unica
rno, son da annoverare le terribili Erinni, le dee della vendetta, le
quali
avevano il compito di perseguitare chi s’ era res
, le ben pensanti, e Semne, Venerande, vennero onorate dagli Ateniesi
quali
Dee benefattrici, terribili bensì contro i colpev
ielo, della terra e del mare, e venne confusa con altre dee mistiche,
quali
Demetra, Persefone e Cibele. 2. Templi speciali a
enta in battaglia era rappresentata dalle Cere, divinità terribili le
quali
si compiacevano di aggirarsi pel campo di battagl
connette con penus, che è la raccolta di quelle provvigioni annue le
quali
si ripongono per l’ uso della famiglia. Penati er
hi, i rurali, della campagna, i praestites, protettori della città, i
quali
si figuravan vestiti di pelle di cane e accompagn
case private; Alessandro Severo aveva in casa due lararii, in uno dei
quali
oltre la statua di alcuni imperatori divinizzati
eppur rimasti vivi nelle leggende popolari e così ridotti a eroi. Dei
quali
ultimi, Divinità fatte eroi, avvenne poi anche ta
Così fu salvata dal naufragio la sola coppia di Deucalione e Pirra. I
quali
poi chiedendo grazia agli Dei, per ripopolar la t
le feste per le nozze di Piritoo, re dei Lapiti e di Ippodamia, alle
quali
i principali fra i Centauri erano stati invitati.
ad Alcamene; se ne sono scoperti di recente importanti frammenti, dai
quali
si è potuto ristabilire con probabilità l’ ordine
resto spuntar fuori dalla terra tutta una falange d’ uomini armati, i
quali
cominciano a lottar furiosamente fra di loro e fe
ovò nelle solitudini del Citerone i suoi due figli omai cresciuti, ai
quali
, dopo riconosciuta, raccontò le sue sciagure e li
formavano Stato da sè, senza uomini, dedite ad esercizi di guerra; le
quali
, secondo la leggenda, solevano recidersi la mamme
e scorrente), una figlia del Nilo, due figliuoli, Egitto e Danao, dei
quali
il primo fu padre di cinquanta maschi, il secondo
ore, celebre come fondatore delle gare equestri in onor d’ Era, nelle
quali
premio ai vincitori era non una corona ma uno scu
into. Or questo Preto ebbe tre figliuole, dette perciò Pretidi, delle
quali
favoleggiavasi, che insuperbitesi per la loro bel
o dalle Graie, le tre sorelle delle Gorgoni, Enio, Pefredo e Dino, le
quali
dalla nascita non avevano avuto che un occhio e u
r aver essi, i Dioscuri, rapite le figlie di Leucippo re Messenia, le
quali
già erano fidanzate ai figli di Afareo; or si par
e durante l’ infuriar della tempesta. Quelle fiaramelle elettriche le
quali
in occasione di forti temporali vedonsi sulla cim
ni di forme più che umane, sparsi di polvere e grondanti di sudore; i
quali
per mezzo d’ un servo chiaman luori Simonide come
Egeo si trovò alle strette per causa dei Pallantidi e di Minosse; dai
quali
pericoli lo salvò solo il figlio Teseo. — Prima d
cle come Dio, avevan luogo ogni quattro anni dei certami solenni, nei
quali
si davano ai vincitori come premio delle tazze d’
nfine queste è stanata, e feroce si scaglia in mezzo ai cacciatori, i
quali
vanno a gara per ferirla. Fra tanti dardi caduti
ella caverna del celebre Centauro, educato in tutte quelle arti nelle
quali
solevano ammaestrarsi i nobili figli di Eroi. Giu
o delle Simplegadi, specie di scogli all’ entrata del Ponto Eusino, i
quali
alternatamente si aprivano e si chiudevano, e con
etta pena d’ oltre tomba. Figli di Tantalo furono Niobe e Pelope; sul
quali
ricadendo gli effetti delle colpe paterne, furono
he sua madre. Questo gli tirò addosso la persecuzione delle Erinni le
quali
non gli davan pace e lo inseguivano dovunque egli
a; Penelope era perseguitata da molti che aspiravano alla sua mano, i
quali
intanto venivano nella reggia d’ Itaca e godevano
starcene tranquillamente alla opinione di quegli antichi mitologi, i
quali
dicono che Apollo significa unico, e Febo luce e
poi che danzano intorno al carro rappresentano le Ore del giorno ; le
quali
sebbene soltanto per gli equinozii sieno precisam
ed ove scorgonsi le 12 costellazioni, in direzione di ciascuna delle
quali
successivamente va il Sole a tramontare nei diver
110). I nomi dei segni del zodiaco appellano a fatti mitologici, dei
quali
sinora ne conosciamo due soli, di Ganimede coppie
i che vi hanno relazione. Di Apollo esistono molte statue ; una delle
quali
, che è una maraviglia dell’ arte greca, ammirasi
I pittori pur anco ne fecero ritratti maravigliosi e ispirati, fra i
quali
meritamente è il più celebre quello dell’Aurora d
ianto e sepolto dalle sorelle dette Eliadi, cioè figlie del Sole ; le
quali
vinte dal dolore e dall’ afflizione furono trasfo
perciò chiamati Plesiosauri, Pleurosauri, Ittiosauri ecc., alcuni dei
quali
erano lunghi otto o nove metri. Gli zoologi poi a
sola strofa saffica tutti i principali attributi di questo Dio, fra i
quali
quello importantissimo di essere il nume dell’art
’antichità ; istoria vie più tenebrosa per la lontananza dei tempi ai
quali
appartiene. Intanto questi errori dominarono per
Numa, paragonando il loro religioso terrore a quel de’fanciulletti, i
quali
prendono per uomini vivi tutte le statue che lor
l politeista popolavano l’universo come altrettanti genj del male coi
quali
tregua non v’era mai ; e che senza posa prendevan
e i conviti, e quanti altri delitti tra le tenebre si sian commessi ;
quali
siano stati i cuochi ed i cani assistenti.149 Qua
no. Contuttociò di questi, per altro intrepidi, così da voi trattati,
quali
offese potete contare ? Da questi cotanto uniti e
e e la salute, vi scamperebbe dalle invasioni, io dico, dei demonj, i
quali
noi senza premio e senza mercede da voi cacciamo
i santo commercio. Presiedono alcuni buoni uomini, i più vecchi,151 i
quali
non con prezzo alcuno, ma per pubblica approvazio
o per uscire da quella ignoranza e da quella corrotta barbarie, nelle
quali
si sarebbe trovato sepolto. Non ci volea meno che
i non fossero usciti dai loro deserti. Quanto agli eserciti romani, i
quali
avrebbero verosimilmente dilacerato l’imperio, i
e e ne’bagordi. Tra queste erano le cene di Serapi, dio egizio, nelle
quali
, pe’gran fuochi che si facevano in cucina, slavan
la sua salute, e intirizziva pel freddo e impallidiva come i morti, i
quali
, anche secondo l’uso dei Cristiani, si lavavano.
Sommario — 1. Donde trasse la iniziativa la scienza mitografica, e
quali
cagioni concorsero a propagarla. 2. Come l’uomo p
moltiplice, interpetrare la parola Mito nel vero suo significato e di
quali
vesti fu poscia ricoperta quando erano in onore g
noi, come fanno i pittori, che volendo dar forma a gl’intelligibili,
quali
sono gli errori, le virtù, la scienza, le passion
io Politico del signor Vmboldt nella istoria degli Americani, infra i
quali
non pochi in istato ancora di selvaggi tengono co
rgeva miti di narrazioni vere, ma fittizie, immaginarie, fantastiche,
quali
nascevano dalla ignoranza. Lo smodare de’costumi
piedi ponevano tre figure muliebri circondate da un serpente, tra le
quali
quella, che sorgeva in mezzo, era un simbolo dell
tto Apollo Dio fondatore della umanità e delle di lei arti, una delle
quali
è quella di cavalcare ; onde il Pegaso vola sopra
ssere stati detti essi eroi, perchè nascevano da nozze solenni, delle
quali
era nume Giunone, e perciò generati con amor nobi
ire in sentimento di signori delle famiglie a differenza de’famoli, i
quali
vi erano come schiavi…. E quel geroglifico o favo
l’aratore — co’serpenti alati i solchi, che lascia dietro l’aratro, i
quali
sovente vanno serpeggiando. Varrone poi, prendend
e’popoli stando fermi nelle prime terre fondarono le città, Dea delle
quali
è Cibele. Fu detta Vesta, Dea delle divine cerimo
giustizia. Da ciò gli antichi le attribuirono virilità e truculenza,
quali
caratteristiche trasparivano da gli occhi suoi, d
ipingendoli di color glauco, come si scorge nelle fiere robustissime,
quali
sono il pardo ed il leone, gli occhi dei quali ti
le fiere robustissime, quali sono il pardo ed il leone, gli occhi dei
quali
tinti di color glauco sono si vivamente lucenti,
r prodigioso, e tutto degno Di maraviglia. Per Minerva e Giove Non so
quali
sieno tali cose…… » Cupido si finge fanciullo ;
vennero gl’influssi, che le furono attribuiti, e gli emblemi sotto i
quali
erano indicati, e gl’inni religiosi, che vennero
il canto e le ridde, ed aveva sempre con seco musici e cantori, fra i
quali
nove leggiadre donzelle molto intente al canto e
lla largizione de’beneficii è d’uopo aver mire pure e sante, senza le
quali
tutto va perduto e contaminato, e che la munifice
rte, intendendosi dall’altra parte co’denti i sudditi del principe, i
quali
sollevandosi dopo la sconfitta di lui, Cadmo li f
cora questa : ciascuna parte e di quà e di là ha due facciate, tra le
quali
l’una ha le mire al popolo, l’altra al lare. E co
e giovinette, viene a significare che eran veri e proprii automi. Dei
quali
i primi tentativi dovevan risalire ai tempi di Om
he suonare e giuocare. Parlando poi della formazione dei fulmini, dei
quali
gli Antichi attribuirono la costruzione meccanica
i, colla macchina elettrica ? Passando ora a parlare dei Ciclopi, dei
quali
si è fatto un sol cenno col dire che tre di essi,
fica celeberrimo) ed era considerato come il re di tutti gli altri, i
quali
furono pochi più di cento, ma tutti feroci ed ant
dipendono unicamente dalla organizzazione degli esseri viventi, e nei
quali
non ha parte alcuna nè potere la volontà, quali s
esseri viventi, e nei quali non ha parte alcuna nè potere la volontà,
quali
sono la respirazione, la circolazione del sangue,
ne della favola. L’indica il suo nome composto di due voci Greche, le
quali
unite significano discorso sulla favola. La serie
mente nascondere varj precetti della morale. Gli Egiziani, presso de’
quali
ebbero la loro origine, i Greci che le accolsero,
magni, Dii Consentes, quasi consentientes. Venti se ne contano : fra’
quali
dodici soltanto erano ammessi nel consiglio celes
, Castore, e Polluce, e tanti altri. Parleremo in seguito degli Eroi,
quali
erano i Re, e gl’illustri guerrieri, soggetto del
vea esso praticato con suo padre. Egli dunque divorò tutt’i figli, ai
quali
aveva data la vita. Il solo Giove fu esente da ta
ti occuparsi del governo del Mondo, e più ancora de’ suoi piaceri, ai
quali
si diede in preda sì fattamente, che la sua maest
avremo sovente occasione di parlare delle diverse sembianze, sotto le
quali
si cangiò con avvilire la sua dignità. Omero, che
la porta dell’inferno stava una moltitudine di Esseri malefici, fra i
quali
soprattutto le Malattie, la Vecchiaia, la Paura,
e Stige, le cui acque giravano nove volte per que’ contorni, e per le
quali
i giuramenti fatti neppure gli Dei potevano manda
i allontana. Supplizio proporzionato al suo delitto. Le Danaidi, alle
quali
era concesso tregua, e riposo allora che avessero
olito, e si fece amare moltissimo dai pastori, e dalle pastorelle, a’
quali
cantava delle tenere canzoni, atteso il suo dolce
saggio ed istruito tra i centauri. Celebri furono i suoi allievi, fra
quali
si distinse Esculapio, Giasone, Castore, Polluce,
ritrovandosi incinta dopo nove mesi si sgravò di due ovi, in uno de’
quali
stava rinchiuso Polluce, ed Elena, nell’altro Cas
e lavorare un campo vergine con seminarci i denti di un dragone, da’
quali
dovevano venir fuora alcuni uomini armati, che fa
o Gerusal. Canto 16. Navigò Ercole l’Oceano fino a Calpe, ed Abila,
quali
due monti prima erano uniti, ed esso li separò, d
ondò il suo volere. Per compenso n’ebbe l’arco, e le frecce, senza le
quali
non poteva cader Troja. Le fiamme consumarono sol
erabile. Perì questa ninfa nella guerra de’ Centauri, e de’ Lapiti, i
quali
non potendola ferire strapparono degli alberi, e
ttato un tale argomento : contentandoci noi de’ ristretti limiti fra’
quali
ci siamo contenuti. Avviso. Si è cre
trattato di quanto riguarda il nostro assunto. Le tante vicende, alle
quali
è stata soggetta la nostra Patria, il lungo andar
ste in onore della Fortuna. I Romani dissero Charistia i conviti, ne’
quali
si univano i parenti, ed affini in contrassegno e
, e si facevano de’ conviti detti lectisternia, a stratis lectis, nei
quali
sedevano gl’invitati. Questi al dire di Livio, s’
tutelare, gli Artemisj la Luna, i Cinei Anubi, e così gli altri, dei
quali
con ingegnosa sottigliezza lungamente scrisse il
l’immaginazione211). Non deve dunque recar maraviglia che i Pagani i
quali
avevan popolato di Dei il Cielo e la Terra person
so a poco gli stessi emblemi o distintivi ; il più caratteristico dei
quali
è il tridente, che consiste in una forca con tre
avviso, Nettuno le mandò due eloquentissimi delfini a persuaderla ; i
quali
adempiron così bene la loro commissione, che cond
itone che fu lo stipite delle diverse famiglie e tribù dei Tritoni, i
quali
formarono il corteggio e la guardia d’onore delle
esi. Anche la moglie di Nettuno ebbe onori celesti dagli astronomi, i
quali
diedero il nome di Amfitrite al 29° pianeta teles
idi dal padre ; ma il secondo è il più comunemente usato dai poeti, i
quali
annoverano fra le Nereidi la stessa Amfitrite mog
fu così snaturato come furono in appresso Aristodemo ed Agamennone, i
quali
non esitarono ad uccider le loro figlie, non già
no Atlantico presso il promontorio che tuttora dicesi Capo verde ; le
quali
perciò sembra che debbano corrispondere alle isol
sa di ucciderla sarebbe stata impossibile senza l’aiuto degli Dei ; i
quali
per favorire il figlio di Giove gl’imprestarono l
costellazioni boreali si conservano tuttora dai moderni Astronomi, i
quali
ci dicono pur anco di quante stelle è formata cia
Vi si aggiungono altresì i prosatori antichi Apollodoro e Pausania, i
quali
però invece della torre di bronzo rammentano una
i della Grecia ; e lo stesso T. Livio ne adduce diversi esempi, tra i
quali
il più celebre è quello, già da noi registrato, d
ne pensassero Demostene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno dei
quali
l’autorità val per mille. Demostene in una delle
accennate autorità e da altre molte che si potrebbero citare, e delle
quali
ciascun che legge queste pagine avrà facilmente p
on disconobbe e non calpestò i principii eterni della morale, senza i
quali
non può prosperare l’umano consorzio, nè sostener
appellata divina ; e che perciò la minaccia era contro i Persiani, i
quali
dall’oracolo eran chiamati figli delle donne per
ui civiltà è figlia la nostra. Se una gran parte di queste loro idee,
quali
si trovano espresse e rappresentate dai loro poet
Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altrettante Divinità ; le
quali
venivano a rappresentare i diversi effetti o feno
pali elementi si producevano. Perciò abbiamo notato frequentemente in
quali
casi, secondo i moderni progressi delle scienze,
rni progressi delle scienze, le idee degli Antichi fossero vere, e in
quali
false. Quindi, per esempio, alla causa mitologica
imi maggior rispetto e venerazione, le dedicavano agli Dei Mani ; pei
quali
però non sappiamo con certezza se intendessero le
perciò più vero e confacente sarebbe l’assomigliarvi i miserabili, i
quali
, vedendo nelle taberne e nei mercati una vera dov
cisamente 50, tutte figlie di Danao re di Argo e nipoti di Belo ; dai
quali
nomi del padre e dell’avo derivarono i loro appel
tiani son tutte eterne. Notabilissimi sono i principii filosofici dai
quali
deduce la reità dei motivi a delinquere, o come d
epoli, e costituì la famosa scuola dei Pitagorici, nella opinione dei
quali
acquistò egli tanta autorità, che tutte le sue as
, ma anche gli storici narrano molte triste vicende ; di alcune delle
quali
avremo occasione di parlare a lungo in appresso.
al presente secolo non se ne dubitava, ed oltre al dirsi precisamente
quali
erano le sedici lettere importate da Cadmo, si no
o come dalla Mitologia si passa nel campo della critica storica ; nei
quali
confini deve arrestarsi il Mitologo. È però fuori
ulta est gloria. » Non è per verità molto utile neppure il conoscere
quali
furono le lettere inventate da Palamede, e quelle
ni delle anime degli estinti nel paese dei Cimmerii, popoli antichi i
quali
abitavano sulle rive settentrionali del Ponto Eus
sotto la superficie terrestre, è il più grande di tutti gli altri, i
quali
, vanno gradatamente decrescendo fino al centro de
eraltro fra i cerchi 6°, 7°, 8° e 9° vi son tre baratri o abissi, nei
quali
conviene scendere in un modo straordinario e peri
metamorfiche, ecc. ; insomma tutti i diversi strati, sull’ultimo dei
quali
abitiamo. Questo è quel che asserisce la scienza
azza della Signoria si vedono otto Satiri di bronzo fuso, quattro dei
quali
con piedi di capra e muso caprino, e gli altri qu
te l’Aminta del Tasso e il Pastor fido del Guarini, in ciascuna delle
quali
Favole trovasi un Satiro, che sebbene parli elega
Roma il 28 di aprile e duravano sino a tutto il dì 1° di maggio, nei
quali
giorni v’era un gran lusso di fiori, di cui tutti
o una canna con stracci in balìa del vento. Molti poeti latini, tra i
quali
Orazio e Marziale, si sbizzarrirono a dileggiar t
belle arti speciali a cui presiedeva ciascuna delle nove Muse, delle
quali
egli era il maestro. Come Dio della Poesia rappre
lativi comuni a tutte loro, derivati dai luoghi ov’esse abitavano ; i
quali
termini son più usati dai poeti greci e latini ch
indegni i carmi « Ed esprima il mio canto il suon dell’armi ; » nei
quali
due ultimi versi accenna pur anco la necessità de
Apollo nel tempo del suo esilio e della sua condizion di pastore ; i
quali
egli avea dirozzati insegnando loro a cantare, a
alludono. Cinquanta furono gli Eroi che vi presero parte, alcuni dei
quali
eran prima intervenuti alla caccia del cinghiale
Giasone accorsero gli Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni dei
quali
eran già stati con lui alla caccia del cinghiale
lai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali come il loro padre ; i
quali
le respinsero fino alle isole Strofadi, ove poi f
onquistare il Vello d’oro : bisognava ancora vincer gl’incanti, nelle
quali
arti i Greci eran novizii in confronto dei Colchi
inella politica dopo che i Senatori lo ebbero segretamente ucciso ; i
quali
non sapendo poi come acquietare il popolo che ric
gliati in forma di edifizio a quattro o cinque piani, sull’ultimo dei
quali
ponevasi un carro dorato con la statua dell’Imper
oniate in memoria di altrettante apoteosi diverse ; in ciascuna delle
quali
vedesi un’ara ardente ed un’aquila che ergesi a v
l’invito i più distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcuni dei
quali
divennero anche più celebri in appresso per altre
oi padre di Achille, Telamone padre di Aiace e Laerte di Ulisse ; dei
quali
tutti dovremo parlare anche in appresso. Degli al
anche in appresso. Degli altri eroi intervenuti a questa caccia, dei
quali
non si conoscono fatti più celebri di questo, ne
l’origine di Roma, ma di tutte le altre di qualsivoglia nazione delle
quali
era ammesso o almeno tollerato il culto in Roma,
s Isim. » Di questa Dea eran devote principalmente le donne ; tra le
quali
è rammentata da Tibullo la sua Delia, che passò a
e in battaglia. Osìride è chiamato ancora Seràpide ; sotto ambedue i
quali
nomi è rammentato dagli scrittori latini. Nel tem
ventar miti fantasmagorici e dilettevoli su queste due Divinità, alle
quali
diedero il nome di Apollo e di Diana, che poi ide
ti si citano quelle del Mississipì e del lago Chelco nel Messico ; le
quali
son coltivate e producono alberi, piante di fiori
lla Galleria degli Uffizi di Firenze le statue attribuite a Scòpa, le
quali
rappresentano Niobe e la sua famiglia colpita dal
creare, ossia dal produrre le biade50. I Greci la chiamavano Demèter
quali
Gemèter (madre Terra) per questa stessa ragione.
ne significa che Proserpina figlia di Cerere simboleggia le biade, le
quali
stanno sei mesi sotto terra e sei mesi sopra terr
scere le immagini sculte o dipinte della dea Cerere dagli emblemi coi
quali
è sempre rappresentata. Sono emblemi suoi distint
llo di Marte ; e lasciarono che lo adorassero, devotamente i Traci, i
quali
, come dice Orazio, avevano il barbaro costume di
Marte dicendo : Mars vigila ; sottintendendo in favore dei Romani ; i
quali
si credevano tanto da lui prediletti e così esclu
e appartenente a Tarquinio il superbo, ed ora è pieno di case, fra le
quali
il palazzo detto di Firenze, perchè apparteneva a
potè mancar di parola, e comparve a Semele armato di fulmini, uno dei
quali
gli uscì di mano, incendiò la reggia Tebana e ucc
i avevano altri nomi, cioè di Menadi, Tiadi, Bassaridi ; il primo dei
quali
significa furenti, il secondo impetuose, ed il te
anno pur anco il mantello o la veste di pelli di daino o di cervo, le
quali
pelli diconsi nebridi con voce greca adottata da
, ben note in tutta la loro orrenda realtà ai miseri mortali, e delle
quali
perciò i poeti rammentano soltanto il nome, tutt’
nappellabile. Questi giudici si chiamavano Minos, Eaco e Radamanto, i
quali
in origine erano stati sulla Terra tre ottimi re
lo stesso Vasari, ne ragiona ex-cathedra nelle sue Vite. Vediamo ora
quali
di queste Divinità mitologiche stimò bene l’Aligh
ar l’ha in gran parte rifusa e vi ha fatte delle notabili aggiunte le
quali
consistono in molte e nuove illustrazioni poetich
mitologica, ossia indicazione delle più notabili epoche storiche alle
quali
si riferiscono le favole ; e principalmente in un
oè il verbo chimerizzare e i nomi chimerizzatore e chimerizzatrice, i
quali
sebbene sieno poco usati parlando, pur si trovano
consegnò ad Uria marito di Betsabea pel suo generale Gioabbo ; nelle
quali
la supposta promozione di questo bravo ufficiale
ltre, almeno un tabernacolo colle statue o immagini di questi Dei, le
quali
spesso ponevansi ancora dentro certe nicchie nei
l cittadino, ed i secondi di quelli del padre di famiglia ; senza dei
quali
, come egli sapientemente dichiara, non può esser
le Inferiori Divinità. Erano figli o d’un Dio e di una donna mortale,
quali
furono Perseo ed Ercole ; oppure di una Dea e di
he dei più celebri popoli antichi, frammiste a racconti favolosi, dai
quali
bisogna distinguerle e sceverarle. A quest’epoca
pagani : quindi la necessità di dividerli in classi ; la prima delle
quali
era detta degli Dei maggiori o superiori o suprem
tre Dee, ed anche da donne mortali, altri figli in gran numero, tra i
quali
qui noteremo soltanto quelli che furono divinità
e Driadi, che si diedero alle Ninfe, indicano col loro significato a
quali
cose queste Dee presiedevano ; poichè derivano da
qualche altra che non troverebbe luogo più opportuno altrove. Tra le
quali
son da rammentarsi pel loro proprio nome le Ninfe
la, la diede in custodia ad Argo che aveva cento occhi, cinquanta dei
quali
erano sempre aperti e vigilanti anche quando Argo
iziani perciò adoravan gli Dei sotto la figura di quelle bestie nelle
quali
credevano che questi si fossero trasformati. Il n
uria. In caso di negativa eran concessi 33 giorni a risolvere, dopo i
quali
rompevan liberamente la pace. Il feciale tornava
ano quelle di Adone, di Bacco, di Minerva, di Cerere, nel tempo delle
quali
era vietata ogni specie di lavoro, nè si potevano
a decise mai dommaticamente : lasciò correre diverse opinioni, tra le
quali
accenneremo per ora quella soltanto che è la più
odici altari, indicanti i dodici mesi dell’anno romano ; il primo dei
quali
fu detto gennaio dal nome e in onore di Giano, co
razione di questo astro dipendesse dagl’incantesimi degli stregoni, i
quali
colle loro magiche parole avessero tanta potenza
come Dea della caccia ; e credevasi che accompagnata da 50 ninfe, le
quali
al par di lei avevan rinunziato a prender marito,
he sulle creazioni opposte e sui combattimenti dei due principii, dai
quali
ripetevano le grandi catastrofi della natura, le
e le eccezioni approvate dalla Crusca, se ne trovano altre 6 ; tra le
quali
è da notarsi il genio della lingua, espressione c
ntare consiste, a parer nostro, nella distribuzione delle materie, le
quali
sono ordinate in paragrafi numerati, e non conten
culto materiale dei prodotti della natura (feti) 24), quei mitologi i
quali
ci raccontano che quella pietra divorata da Satur
reggia col Sabeismo, e fu principalmente professato dagli Egiziani, i
quali
anche al tempo di Mosè adoravano come loro Dio il
la sua moglie era la Notte. Dei figli parleremo in appresso e diremo
quali
fossero. Ma intanto è notabile la spiritosa inven
esso Tito Livio, non che da tutti gli altri storici e poeti latini, i
quali
concordemente ci narrano che Rea Silvia, che fu p
i dagli scrittori ecclesiastici dei primi secoli del Cristianesimo (i
quali
studiavano con gran premura ed attenzione la Mito
erso o espressione di Dante, riporto esempii di altri poeti italiani,
quali
sono il Petrarca, il Poliziano, l’Ariosto, il Tas
lo la potenza di Giove, ma quella pur anco di tutti gli altri Dei ; i
quali
spesso nei poeti pagani si lamentano pietosamente
notammo tutte le eccellenti qualità che gli erano attribuite, per le
quali
veniva ad esser l’ideale della divinità dei filos
ealmente vero. Trovansi infatti anche altrove dei fiumi, le acque dei
quali
nel loro corso spariscono sotto terra, e a gran d
azione delle epoche principali e meno incerte della storia antica, le
quali
hanno qualche relazione coi fatti ricordati dalla
paventa da quelle colla sua terribil voce i passeggieri, vi aggiunge,
quali
prove di fatto, diversi aneddoti riferiti nelle a
mirto perchè è una pianta che meglio vegeta intorno alle acque, dalle
quali
credevasi esser nata Venere. Inoltre ella produss
enneremo soltanto l’esito finale, che fu la disfatta dei Titani ; dei
quali
il molto sangue e le diverse e orribili piaghe mo
ore : e dall’esser egli il Dio della mercatura e del commercio, nelle
quali
occupazioni si commettevano anticamente molte fro
o di Tereo, 637. K Kici-Manitu, 744. L Laberinto, 419 ; —
quali
erano i più celebri, 420. Lachesi, una delle Parc
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