ettuosi ricordi, quello di un ammiratore ed amico, che bramò anche in
questa
raccolta apparecchiare, per dirlo con modo dell’
lui, e tali giudizj riporteremo a suo tempo, come è debito nostro, in
questa
raccolta. — Dei difetti, o mancamenti, parlò l’Au
e del mondo avevano le diverse idolatre nazioni; poiché la notizia di
questa
formazione è fondamento di tutta la Mitologia, e
gesta dei numi, io leggerò la migliore traduzione che siavi; e quando
questa
manchi, sia tale che vivamente e con dignità non
ece le stelle e i pianeti, dando compimento alla creazione. Non so se
questa
serie di assurdità sia un’alterazione della Genes
: ma lo spirito s’innamorò dei suoi principj, si mi schiò con essi, e
questa
misura fu Desiderio chiamata. Di qui cominciò l’u
ce direttamente all’ateismo, come sembrò ad Eusebio di Cesarea. Forse
questa
cosmogonia a tanto sospetto soggiacque, perchè fu
animali, che quindi moltiplicarono col mezzo della generazione. 5 Se
questa
cosmogonia fosse la sola degli Egiziani, ninno po
pietra coperta di fasce, invece del figlio che occultò in Creta; onde
questa
isola va superba per essere stata culla di Giove;
re tranquillo dell’Olimpo, sposò Meti, dea fra tutte sapientissima; e
questa
era per dare alla luce Minerva. Sapendo il padre
dirsi, poiché innanzi le fa figlie della Notte. Natale Conti concilia
questa
difficoltà dicendo, che quando le Parche rendevan
o guidava le forbici fatali erano figlie della Notte. A me sembra che
questa
coatradizione, e mille altre, abbiano origine dal
a che il tabernacolo di Mosè costruito nel deserto fosse il primo: ma
questa
opinione dà troppo tardo principio all’idolatria,
iente disegnavano col lituo, o bastone ritorto, una parte di cielo, e
questa
dicevasi tempio: però Lucrezio dice i templi del
evasi tempio: però Lucrezio dice i templi del cielo; quindi fu comune
questa
denominazione a tutti i luoghi destinati al culto
ettura furono da Scopa Pario con solenne artificio distribuite. Ma di
questa
varietà erano causa i moltiplici attributi del nu
non fossero mai stati in uso, come un letterato francese pretende. A
questa
opinione, che onora il core e non la mente di chi
lidiva, e in rimirar le prove D’immortale valor, dicea piangendo: Mai
questa
torre Ettore mio non guarda! Ma già fu gloria deg
aminarono le loro mani e i templi degli Dei. È opinione di alcuni che
questa
orribile costumanza avesse principio coli’ idolat
ne opportunità di parlare. Causa di tanta empietà era la credenza che
questa
abominazione allontanasse l’ira divina, meritata
dieci uomini per la propria vita. Nè a sesso nè a età perdonavasi in
questa
orribile espiazione: ferivano i Sardi il tremulo
elao manifestare. Racine, prima lode del Teatro francese, ha adottata
questa
credenza, ed io ho reputato farvi cosa grata trad
il Giove Milichio a Sidone, la Diana Patroa, la Venere di Pafo. Sotto
questa
forma Bacco rappresentavasi. Semplici pietre addi
ero credere che la loro mitologia veniva interamente dall’ Egitto. In
questa
diversità di statura data ai numi furono seguiti
edicate, praticavano ornarle con nastri e fasce, uno’erle coli’ olio:
questa
ultima cura particolarmente, si rendeva ai Lari.
erivate le bellezze nel suo poema, non rendesse inutile e presuntuosa
questa
impresa. Quindi ho voi garizzato quella parte del
ete del regnare poteva ancora negli Dei! Nè bastò al sire dell’Olimpo
questa
vendetta: tolse a Saturno il mezzo di generare al
sso gigante già dato a Giove soccorso contro gli Dei congiurati. Dopo
questa
vittoria Giove soggiogò le nazioni dell’Oriente,
lutone e Nettuno col mezzo della sorte. Peride Callireuco non ammette
questa
credenza, considerando che solo le cose eguali si
iargli di possedere il cielo quasi propria sua casa. Lattanzio spiega
questa
favola istoricamente, asserendo che l’oriente fu
qualunque maniera succedesse la divisione dell’universo, Giove, dopo
questa
, fu tranquillo. Ozio beato regnò nell’Olimpo, e c
e Grazie e le Ore, le une e le altre nel numero di tre. Nella base di
questa
macchina Fidia avea scolpito da una parte Giunone
cca. Tutta arrabbiata poi la lingua snoda: Dunque, disse, debb’io per
questa
vacca Sempre star in sospetto, in pene e in guai,
cone la formula e il modo: « Se rettamente, e senza inganno io faccio
questa
alleanza mi concedano ogni felicità gli Dei: se a
e. » Elicio, dal chiamare i fulmini, fu detto il Giove dell’Aventino:
questa
scienza fu posseduta, secondo gli storici, da Num
secondo il parere di molti si giovò totalmente dei lumi del figlio. A
questa
succederà la promessa Elegia di Properzio, che ho
a l’arte e la religion degli antichi, è nel Museo Pio dementino, dove
questa
divinità è siffattamente effigiata che sembra acc
i, dicendo che da Temeno fu educata. Ole antichissimo poeta, attribuì
questa
gloria alle Ore: Ovidio nelle Metamorfosi alle fi
gloria alle Ore: Ovidio nelle Metamorfosi alle figlie dell’Oceano; e
questa
opinione si avvicina a quella di Omero, ove Giuno
Oceano dice che nelle loro case già fu da essi beatamente nutrita. In
questa
diversità di nutrici e di patria, la fortuna dell
dei giganti costrinse gli Dei a fuggire nell’Egitto, prescelse la dea
questa
forma per celare le sue sembianze. Col sangue di
nte espressa dal marmo (così il Visconti), nè quanto possiamo dire di
questa
eccellente statua quasi colossale dell’altezza di
sicuramente con Omero per esprimerne la bellezza, pregio singolare di
questa
dea sopranominata costantemente λευκώλενος; dalle
della Giustizia, creduta esprimere il ritratto di Livia, col nome di
questa
prima Augusta, fu contradistinta, non riflettendo
ico che noi chia miamo etrusco. Questi caratteri ci danno il tempo di
questa
scultura per molto remoto, e per quello appunto,
rappresentano le tre divinità capitoline. Era così proprio il velo dì
questa
dea che Albrico e Fulgenzio, vissuti in un tempo
morì- Antonino Pio. » Giunone lattante. « Singolare è pel soggetto
questa
statua di Giunone lattante. Ma quanto siamo certi
ficio che potrebbe simboleggiarsi dal putta che stringe al seno. « Ma
questa
statua, la cui testa per la maestà dei lineamenti
nti fu sempre miracolosa, sono contento d’ indicare e non di comporre
questa
lite; e seguendo l’ istoria del nume, dirò che ad
he nella vita di lui ha soggiogate le favole col vero, ne avverta che
questa
fama fu sparsa accortamente da Piteo, avolo mater
che tutta la regione inondò coll’acque dalla vasta bocca vomitate. A
questa
, per allontanare lo sdegno del nume, fu offerta E
ne salute, e morte il mostro vendicatore. Erodoto spiega l’origine di
questa
favola dicendo, che Laomedonte si servi per edifi
acendo del dono esperimento. Degli altri simboli ed ufficii propri di
questa
divinità favellerò nella seguente Lezione, giacch
anza dello scalpello, la venustà del soggetto, rendono pregevolissima
questa
statuetta di grandezza naturale, di Mercurio fanc
, similissimo a quello che ha segnato l’antico scultore nei tratti di
questa
graziosa figura col suo maestrevole scalpello. Il
ααδυκειον, cioè verga di banditore e di araldo, rende assai distinta
questa
statua di Mercurio, giacché è la sola nella quale
ta statua di Mercurio, giacché è la sola nella quale siasi conservata
questa
singolare insegna del messaggiero dei numi. Ha eg
usta in forma di Venere, un istrione, un gruppo d’Esculapio e d’Igia,
questa
di Mercurio Agoreo, e diverse altre che si riport
aghi Umilmente volando…………………… » Eneide, lib. IV, v. 237 e segg. Di
questa
descrizione di Virgilio si giovò GianBologna nel
ubi de2:li Eo’iziani è lo stesso che Mercurio. Esaminerò la verità di
questa
asserzione favellando delle divinità egiziane. Ud
ei dotti e’degli artisti per rappresentante il figlio di Maia. Farò a
questa
succedere una breve Ode di Orazio in lode del num
re. Mercurio detto l’Antinoo di Belvedere. « Ecco la prima volta che
questa
insigne statua comparisce al pubblico senza la fa
no immagini di Mercurio; e forse non convenivano alla destinazione di
questa
statua, non essedovene alcuno caretteristico del
vvenenza del volto e l’increspatura dei capelli suscitarono l’idea di
questa
rassomiglianza, che non ha poi retto alla diligen
e arbitrio, L’ armoniosa relazion delle parti è tanto sorprendente in
questa
statua, che l’intelligente Pussino non ha prese s
onte di Caylus. Non si dee per altro porre, nel numero delle copie di
questa
statua quella di bronzo di Salisburgo, quantunque
mmagine di Antinoo come si vede nel marmo Vaticano, e l’asserzione di
questa
pretesa rassomiglianza ha sedotto Winkelmann, che
che questo ritrovato fu pure a Mercurio attribuito: conciliano alcuni
questa
difficoltà, concedendo la lira al figlio di Maia,
i chiamato Saurottono, v’illustrerà il Visconti. Molte cose intorno a
questa
divinità insegnate vi saranno da Callimaco nel su
case e le ville de’ grandi, i luoghi pubblici e i templi di Roma. In
questa
elegantissima statua siamo sicuri di ravvisare il
rottono che uccisore della lucertola. Nò il soggetto rappresentato in
questa
azione, nè l’artefice di sì bell’opera, sono menz
dovevano un giorno trafiggere il Pitone, lo potremmo congetturare da
questa
statua. La nobiltà delle forme e la bellezza idea
fu agli Iperborei mandata da Apollo. Ma secondo un’altra tradizione,
questa
seconda cappella fu edificata da uno di Delfo chi
sono state dette. « Secondo i mentovati, Delfo nacque da Apollo e da
questa
Tia: alcuni gli danno per madre ancora Melene fig
aucia di Crotone fu proclamato vincitore in Olimpia. Il terzo anno di
questa
olimpiade gli Anfizioni fecero delle variazioni,
ese di quelle nazioni, dalle quali erano stati offerti. Io sopprimerò
questa
parte del racconto di lui, perchè non conviene al
one, l’accusò al marito di averla volata violare. Cigno, ingannato da
questa
impostura, fece chiudere il fratello e la sorella
(È da notarsi questo passo di Pausania, perchè ci fa intendere che in
questa
pittura, ove vi era più di ottanta figure, ogni p
Lezione. Udite la sorte di Niobe e dei figli di lei da Ovidio, che in
questa
parte ho volgarizzato. Vi recherà maraviglia che
a parte ho volgarizzato. Vi recherà maraviglia che ncii sia accinto a
questa
impresa dopo la celebre traduzione dell’Anguillar
e quali Winkelmann e Visconti illustrarono l’origine e le bellezze di
questa
statua, eterna maraviglia e disperazione dell’art
saettato è tanto evidentemente espressa, che non cade in equivoco. Se
questa
sola basta ad incantare chi osserva questo bel si
conviene, dissi, dissentire in ciò che riguarda il marmo, non solo di
questa
statua, ma in ciò che ne deduce; cioè che questa,
l marmo, non solo di questa statua, ma in ciò che ne deduce; cioè che
questa
, e gli altri capi d’opera dell’arte antica non si
ndo Plinio, poteva render l’autore illustre; non mi curerei, dico, di
questa
risposta, ma sosterrei piuttosto, che veramente è
i fa pensare che non fossero poi trasportati ad Anzo dove fu scoperta
questa
insigne scultura. « Più facilmente può credersi q
ve fu scoperta questa insigne scultura. « Più facilmente può credersi
questa
statua l’Apollo di marmo di Prassitele che Plinio
ta in Atene dopo la cessazione di un male epidemico. Ben conveniva in
questa
occasione una simile rappresentanza di Apollo in
Che se si voglia vibrante i dardi contro il sespente Pitone, è anche
questa
un’immagine tutta propria dell’ Apolline Averrunc
he questa un’immagine tutta propria dell’ Apolline Averrunco, giacché
questa
favola fìsica non aveva altro significato che la
non voglio defraudare il lettore di una descrizione piena d’estro di
questa
statua dettata a Winkelmann dall’entusiasmo che c
quella sublimità in cui egli manifestossi alla mente di Omero: ma. in
questa
statua del figlio di Giove seppe l’ artefice, egu
iù sensibili tratti, che n’ho abbozzati. Depongo pertanto a’ piedi di
questa
statua l’idea che ne ho dato, imitando così color
i non è lontano dal credere che lo scultore dell’Apollo abbia imitata
questa
statua da una delle più antiche di Calamide, corr
medesimo, di grandezza maggiore del naturale, nella Villa Ludovisi. È
questa
intatta al pari di quella, e anco meglio esprime
lio; la terza è nel Museo Capitolino, e la quarta nella Farnesina. Da
questa
si può prendere un’idea di quell’acconciatura di
di Ateneo che contiene due espressioni di Simonide m’impegna a fare
questa
osservazione. La prima è il tono della voce di un
rono una tinta di questi colori. » Scusate, per amore di Winkelmann,
questa
digressione di lui medesimo sopra i capelli biond
l’opinione degli antichi, quest’albero favorisce la divinazione. Per
questa
ragione in Atene si diede il nome di θαυμαντις13,
che nel dialetto cretese significa Topo, perchè Apollo deve averli da
questa
isola banditi. A Delo vi era una statua del nume
auto, l’altra la siringa, quella del mezzo la lira: si pretendeva che
questa
statua fosse fino dai tempi di Ercole. Il delfino
leste le soavi modulazioni della sacra favella de’ vati. In osservare
questa
bella statua attorniata dalle altre nove delle Mu
gue. « La maraviglia di chi considera il movimento e l’espressione di
questa
bellissima statua è giustificata dal pregio in cu
stro proposito si è che la figura di Nerone Citaredo è tanto simile a
questa
statua di Apollo, che ne sembra copiata nel modo
sse di emblema del citaredo imperatore. Possiamo dunque inferirne che
questa
che abbiamo presente fosse presso gli antichi la
istingue la corona del nostro Apolline può riferirsi a simil costume:
questa
gemma unica nel centro della corona, che corrispo
stremità del peplo, o palla, sembrava scherzare fra i talloni, poiché
questa
era la veste dello splendido corpo. Pendeva dalla
a, che gli circonda il petto, é più alta delle cinture ordinarie: era
questa
un altro abbigliamento della vestitura scenica, c
enete Apollo fu chiamato da Omero, non come generato di Licia (poiché
questa
favola, come osserva Eraclide Pontico, non appart
e i Mitologi diano a quest’ultimo origine differente. Prevalendomi di
questa
conseguenza, narrerò l’avventura di Fetonte; che
, ove Apollo dopo l’uccisione dei Ciclopi evitò l’ira di Giove. » Nè
questa
differenza deve farci maraviglia, giacché tutto q
le lane ferruginee. Eccovi esposti i principii della fanciullezza di
questa
diva, i cui attributi unì l’ Ariosto nella seguen
mitò tuoi studi santi. » Unisco la illustrazione di due simulacri di
questa
divinità, tratta dal Museo Clementino del celebre
rrerà il destino di Atteone. « Uno de’ più nubili simulacri di Diana
questa
tavola ci presenta, scultura bellissima donata da
mente aver rapporto a così fatte avventure. « Niuna cosa per altro in
questa
elegantissima statua mi è sembrata meritare tanta
a. Il fondamento di ciò è la favola Omerica, nella quale si narra che
questa
diva del mare die il suo credemno al naufrago Uli
giarsi: non mi sembra per altro legittima conseguenza l’inferirne che
questa
sola dea ne avesse il capo adornato. L’ispezione
dava a Leucotea come nudrice di Bacco, non così proprio per altro di
questa
seconda divinità che non possa attribuirsi ad alt
l’Urania colossale del Palazzo Farnese, e quel che è più osservabile
questa
nostra Diana, Omero stesso, ch’è il fondamento de
ne adorna le ninfe dello Scamandro. « Vero è con tutto ciò che forse
questa
è la sola figura che non sia bacchica, la quale s
i, che pure a simili soggetti appartengonsi. « Commento con diligenza
questa
parte dell’antico vestiario perchè non la veggo p
nco dagli eruditi rilevata in que’ monumenti che ce la mostrano. Anzi
questa
riflessione mi fa sovvenire d’un simulacro poco f
germana di Leucotea. Non voglio tralasciare di rilevar la materia di
questa
statua, ch’è un marmo bianco greco, composto di v
ovengano queste diverse immagini da un medesimo originale. Sarà stata
questa
qualche eccellente opera di rinomati artefici, de
ti artefici, della quale non vi è restata negli scrittori memoria. Ha
questa
bella statua una specie di stivaletti, ch’erano i
i han creduto che il portar alle spalle il turcasso sìa distintivo di
questa
dea, ma i monumenti li contradicono. Delle altre
iuto costò lacrime a Ippona. » Fin qui Callimaco vi ha raccontate di
questa
di vinità le geste più illustri. Ora conviene par
, sta in atteggiamento di andare come lo sono per lo più le figure di
questa
divinità. Gli angoli della bocca sono un po’ rivo
tati all’ insù, e piccolo n’è il mento: vedesi però chiaramente esser
questa
sembianza un’idea imperfetta della bellezza anzic
mmella sinistra, e di tal colore sono pure i lacci dei calzari. Stava
questa
statua in un piccol tempio di una villa, che appa
n ferro nel fodero per indicare i sacrifizi umani; e il soprannome di
questa
deità vi è indicato per una testa di toro scortic
ulla quale la mezza luna si sia conservata, appartiene alla figura di
questa
dea eh’ è nella Villa Borghese in Roma. Le sue Or
i studii. Giova rammentare fra molti Ippolito, emulo della castità di
questa
dea, tanto da meritare l’ira di Venere, cui soddi
a patria onori gli sieno fatti. Quindi ho creduto potere aggiungere a
questa
Lezione la descrizione della morte di Ippolito, l
quale io parlo era meno antico. Ecco la descrizione che fa Plinio di
questa
magnifica mole. « Fu fabbricato questo, tempio d
lo, e una di mano del celebre Scopa. L’architetto che condusse a fino
questa
greca mole fu Chersifrone, Ctesifone, ed è cosa m
certi gran sacchi ripieni di rena: poi lasciando scorrere leggermente
questa
sabbia, vennero gli architravi a prendere insensi
a relazione, avesse immaginato in qual maniera era riuscito a situare
questa
enorme macchina: ma invece di questo riferisce fr
Quel che racconta San Paolo della sedizione tramata dagli orefici di
questa
città, che tiravano il loro sostentamento nel for
tesso che Diana e la Luna. Non è qui luogo di discutere 1’ origine di
questa
opinione. Osserverò solamente che secondo Esiodo,
e secondo Esiodo, che ha conservata l’antica semplicità delle favole,
questa
prima era figlia di Asteria, sorella di Latona e
Partenio monte di Arcadia, atto alla caccia, occupazione favorita di
questa
dea. Lucifera, o Portaluce cognominavasi, e nei M
one dei fanciulli fino all’effusione del sangue. Gli altri cognomi di
questa
divinità hanno relazione ai luoghi, ove le sorgev
« Assai ci sorprenderebbe la stravagante immagine della dea, che in
questa
tavola ci si presenta, quando già da troppi monum
i, che invece di spiegare tutti que’ simboli coll’arcana teologia che
questa
dea riguardava, abbiano accozzati insieme diversi
sto principio andremo spiegando tutto quel che ci offre di misterioso
questa
bizzarra figura. Incominciando dalla sua forma, a
sterioso questa bizzarra figura. Incominciando dalla sua forma, altro
questa
non c’indica senonchè l’antichità del simulacro.
distinguendo informemente le varie membra. Se si vuol riconoscere in
questa
figura un vestigio dell’arte egizia, che pure ne’
che si eran formata que’ popoli del significato della lor divinità. A
questa
sola spiegazione lian rapporto le varie fasce che
ili sostegni fornita ce la presentano. Siccome il nostro marmo era in
questa
parte mancante, non ha quindi potuto conservarci
soro Gronoviano uniti alla dissertazione di Menestrier rappresentanti
questa
Diana medesima. Ed è molto probabile che siccome
re più credibile che sien sirene. « Enumerati così i varii simboli di
questa
immagine misteriosa, e conosciuto che abbiamo ess
no una prova di quanto fosse divulgata ancora per l’Italia e per Roma
questa
asiatica religione, conformemente a quelle parole
re porte, delle quali quella di mezzo è la maggiore. Si erge sopra di
questa
la mezza luna, simbolo di Diana, e il suo simulac
di Diana fu Calisto, ed è prezzo dell’opera riportar le avventure di
questa
infelice, che Giove sedusse, mentre s’aggirava su
iva, o tìnge nel lodato rio I piedi estremi, a alle seguaci grida: In
questa
selva ignota al Sol, non temo Occhi profani: col
un lato nelle medaglie ateniesi, significa il sacrificio destinato a
questa
dea, alla quale, secondo Omero, s’immolava una va
o Stosciano, che offre Pallade sonante due flauti, e rappresentata in
questa
maniera si chiamava Pallade Musicale, perchè si p
er farne una Pallade che avea il soprannome di trombetta. La veste di
questa
dea è rossa, ed il manto, o la drapperia che vi è
e aver lo suole, il capo armato d’elmo. Deggio qui però osservare che
questa
dea sulle greche monete d’argento della città di
so Pallade il soprannome poco conosciuto di (grec); Polluce spiegando
questa
voce con quest’ altra (grec), non ce ne dà una pi
r voluto spiegare il mentovato scrittore. E anche vesimile che l’aver
questa
dea i capelli più lunghi dell’altre sia il solo f
se i titoli di (grec), e (grec), cìoò che ha bella ed aurea celata. E
questa
fregiata da due civette, uccello a lei sacro per
Minerva Itonia essendo apparsa la dea alla sua sacerdotessa lodamia,
questa
all’aspetto della Gorgone divenne sasso. Il resto
ù felice della tibia, giacché favoleggiarono che dopo l’invenzione di
questa
, avendone tentato il suono, si vide nell’acque pe
che Pericle le pose facendo credere al volgo sempre superstizioso che
questa
divinità gli si era in sogno manifestata per inse
dall’ altra la testa di Pallade, perchè col dio del mare divideva di
questa
città l’impero e la tutela. Nella cittadella di E
opose di placare coll’accennato simulacro Minerva. « L’attitudine di
questa
figura (così il Visconti) che tien posato lo scud
a Pallade, ed emblema del soprannome di Pacifera. Benché lo stile di
questa
statua non sia eccellente, pure ci presenta un be
ellavasi parma, e dai Greci scudo argolico, attribuito dai classici a
questa
dea. Così parla di questo Polibio: — La parma è f
lo chiama parma al libro xxvi. Gli scudi argolici dei Greci erano di
questa
maniera, secondo l’osservazione di Winkelmann (Mo
e padre. E se il primo l’è stato imposto dal vibrare e dallo scuotere
questa
lancia fatale, nessun’ altra statua ce l’offre in
o scorrendo, come dice il poeta, per gli ordini delle battaglie, e in
questa
attitudine di combattente è rappresentata ancora
imulacri degli Dei in un movimento straordinario. Nè s’incontra usata
questa
espressione quasi in altri soggetti fuorché nelle
clamide affibbiata sull’ omero destro, che distingue al primo sguardo
questa
maestosa figura, é stato motivo di attribuirla a
i attribuirla a Minerva, e di risarcirla con altri simboli proprii di
questa
dea del valore e del sapere. Non è già che non ap
l figlio tuo, che grato a Palla Non è rapir gii occhi ai fanciulli; è
questa
Legge di Giove: chi gli eterni mira. Se non l’ele
na, maraviglia e delizia dell’universo. Antipatro Sidonio parlando di
questa
famosa pittura in tal maniera favella: Rimira Ven
— Dicesi che concepita in una conchiglia ripiena di perle, navigò con
questa
a Cipro, onde Stazio facendo l’elogio di una bell
lla spuma del mare fecondata dal sangue di Celo ascrive il nascere di
questa
divinità, ed il nome stesso di Afrodite, col qual
pietà ti prenda di me che poco vivrò ed infermo fra i mortali, perchè
questa
è la pena di chi giace con le dee. — Consolò Vene
torella, perchè secondo Aristofane gli amanti amano gli uccelli. Così
questa
dea si trova suU’ altare della Villa Borghesi. Ne
a la voluttà e la forma degli occhi proprii di Venere vi fa conoscere
questa
dea piuttosto che Giunone, della quale gli occhi
te di ferro. Udite da Winkelmann altre pregevoli cognizioni intorno a
questa
divinità. « Venere, egli dice, occupar deve il p
re del Museo Capitolino serbatasi meglio che tutte le altre statue dì
questa
dea, poiché, eccetto qualche dito che le manca, n
Venere dei Medici. Le belle forme dell’ adolescenza femminile che in
questa
si scorgono, ammiransi pure nella Teti seminuda d
di un bel vaso di terra cotta esistente nella Biblioteca Vaticana. Sì
questa
Venere che la prima ha negli occhi dolcemente ape
tita era la Venere di Prassitele a Coo, vestita è una bella statua di
questa
dea, che dianzi vedevasi nel Palazzo Spada in Rom
olare nei lineamenti, vezzosa neir attitudine, molle nell’espressione
questa
singolarissima statua. Ha saputo così bene nell’a
re del braccio al gomito, nomina espressamente le serpi. Fu rinvenuta
questa
bella scultura nella tenuta di Salone a destra de
e che significano: Bupalo lo fece. Per quanto però sia verisimile che
questa
base appartenesse alla nostra statua, non crederò
fosse lo stesso che la dea Siria, quantunque Luciano creda che sotto
questa
denominazione adorassero la luna. Amatusia fu chi
ue di Venere del Visconti, dalle quali quante cognizioni per ritrarre
questa
divinità potete dedurre! « Molte statue femminil
ruditi. Questa che conosciamo, con sicurezza ci fa strada a ravvisare
questa
dea in parecchie altre sculture. Il petto, in par
ttuto il cavalier Mengs, che la straordinaria bellezza della testa di
questa
statua, superiore al resto delle membra, benché n
grumi. Venere vincitrice. « Dagli scavi d’Otricoli vide ancor la luce
questa
graziosa figura, così però mal concia, che diffic
ezzo d’armatura di quelli che Venere ostenta. Fu dunque ristaurata su
questa
idea, e le fu aggiunta la palma allusiva al suo e
del suo poema avesse preesistito all’Eneide, sarebbe da credersi che
questa
favola si fosse voluta volgere in un complimento
re fu lanciato nel mare, ove l’educò Teti, antichissima fra le dee. A
questa
ingiuria dalla madre sofferta fu creduta dagli an
tretto a dargli la face ardente. Lucrezio con molta vaghezza paragona
questa
gara alla nostra vita, essendovi della morte biso
, o quasi conico, perchè quello dei fabbri antichi avea probabilmente
questa
forma. Una medaglia curiosissima è quella dell’ir
o d’ un fiore indicatole dalla moglie di Zeftìro vi esposi allora che
questa
gelosa matrona del Tonante fu l’oggetto delle mie
Lenno ostie umane gli erano sacrificate. L’urna nità abolì col tempo
questa
barbara usanza, e furono sostituite altre vittime
onzo legato lo tennero per tredici mesi, e perito forse sarebbe se di
questa
disavventura non fosse stato fatto accorto Mercur
li amanti, volò Venere in Pafo, e Marte nella Tracia. Palefato spiega
questa
favola dicendo che Sol figliuolo di Vulcano re di
ì Marte dagli antichi. Dio comune fu detto; e fra i diversi motivi di
questa
appellazione il più probabile è quello di Servio,
giamento. Vedesi pur cosi efìSgiato sulle monete e sulle gemme. » Da
questa
osservazione di Winkelmann forse il conte Rangias
iminuire le cure del regno, come è costume dei potenti, insidiò ancor
questa
fra le sorelle, e n’ebbe Proserpina, eterno dolor
e, che i Latini confusero da principio con Rea, la Terra. Distinta da
questa
, ella fu nonostante chiamata la regina di tutte l
ante che i granai non poterono contenerla. E facile d’immaginare dopo
questa
tradizione tutti gli epiteti, dei quali il nome d
consacrare il segno della Vergine, essendo la spiga un bell’astro di
questa
costellazione. Non solo i templi di Cerere erano
pane. Si faceva onore di tutto ciò che si referisce all’agricoltura a
questa
divinità, e ai suoi primi allievi. Così lo stacci
volta confuso. Il primo rassomigliava a un cilindro, e si trovano di
questa
forma nelle vicinanze di Palestrina; il secondo o
do se ne servivano nelle feste di Minerva era ripieno di lana, perchè
questa
dea, come vi accennai, aveva insegnata l’arte di
di spighe. Una statua di Cerere trovata nelle rovine di Eleusi offre
questa
dea col calato sulla testa. Il papavero era un si
ato sulla testa. Il papavero era un simbolo della fecondità, ed è per
questa
ragione che sopra alcune medaglie si vede Cerere
sto possa aver relazione ad Iside modello di Cerere, io non penso che
questa
maniera di rappresentare la dea greca sia tanto a
Cerere, e di tutte le altre cose interessano la storia ed il culto di
questa
divinità famosa, parlerò nelle seguenti Lezioni.
gia, Nè verun pegno dell’eterne cure Eia conforto? Soffersi assai per
questa
Pace infernale: dell’antica notte 1 principi ne a
ressa dagli ornamenti, la scultura dagli attributi simbolici. Innanzi
questa
epoca si vede Cerere espressa con un velo che cad
r esprimere un’ idea tanto comune? Dei secoli barbari è tutta propria
questa
maniera. Spanemio crede che la Pace rappresentata
ie con spighe nella mano, da Cerere non differisca. Che che ne sia di
questa
congettura, egli è certo che grande amicizia regn
amori di Cerere con Jasione. Gli scrittori seguenti hanno aggiunto a
questa
favola circostanze, che non la rendono nè più fac
i monumenti ha le spighe ed altri simboli a Cerere convenienti. Forse
questa
parità fu immaginata per mostrarne l’incertezza d
sce Proserpina malgrado le dissuasioni di Minerva. Mercurio, utile in
questa
intrapresa, precede il carro del rapitore, e semb
nere seduta, che ha sulle ginocchia Paride che l’abbraccia: innanzi a
questa
sta Amore ohe guarda Paride, e gii pone la mano s
gelo, e lambe Con fedel fumo l’innocente fiamma Le contigue pruine. A
questa
terra La madre ora commette il pegno ascoso, E vo
favellarvi delle forme, colle quali gli antichi artefici effigiarono
questa
divinità celebrata. Cerere, come vi accennai, ha
simulacri di Cerere. Sopra una pietra incisa del Gabinetto di Stosch
questa
dea è in un carro tirato da due elefanti. In un’
i Farnese, già nel Gabinetto del re di Napoli: quello che è tenuto da
questa
figura sembra essere una specie di sacco. Un’urna
rincipali del nudo e senza affettata ricercatezza di partiti, rendono
questa
scultura un esemplare nel suo genere quasi inimit
le quali nella statua sono semplicissime e verisimilmente ideali. In
questa
oscurità non posso omettere di lodare l’avvedimen
e sembrano aver suggerito al nostro artefice il carattere generale di
questa
scultura destinata, come suppongo, per effigie di
a come la nudrice del genere umano. « Il ristauro è stato eseguito su
questa
idea. La divinità nella destra ostenta le spighe,
n Dea chiamate Miste. Il signor D’Hancarville ha preteso di escludere
questa
opinione, ma il famoso Visconti ha combattute le
roserpina, e i doni dell’agricoltura, dei quali fu la dea liberale in
questa
occasione al genere umano. Solevano nell’ultimo g
rito prescritte. Ai servi d’ambidue i sessi era vietato l’assistere a
questa
solennità tanto celebrata. Le Tesmoforie si veggo
esto particolare. Tertulliano nel suo Apologetico divide la gloria di
questa
impresa, dicendo che Orfeo in Pieria, Museo in At
ole amico e benemerito degli Ateniesi. Si trovò il modo di conciliare
questa
difficoltà. Piglio adottò Ercole, e così fu inizi
e era fama che per la prima volta fosse nato in Eleusi. Potete vedere
questa
gara rappresentata in un basso rilievo antico pub
o disse che la dea abitava nel mezzo dell’eterea regione del fuoco. E
questa
opinione segue Ovidio nei Fasti, dicendo: Non int
intendere per Vesta altro che la viva fiamma, che non vede nascer da
questa
alcun corpo. — Infatti, in Corinto vi era un temp
el mondo. Prendevano sinistro augurio se si estingueva, se si espiava
questa
negligenza con cure e con inquietudini da non dir
Temide, quest’ultima ne fé’ dono ad Apollo. Immolavano gli antichi a
questa
dea un’agnella nera, come rilevasi dal terzo libr
na donna assisa sopra una rupe. Ella avea luogo nella composizione di
questa
tavola come madre di Anteo, che rinnuovava le sue
è indicata da uno scoglio sul quale Temide è assisa per indicare che
questa
dea era figlia della Terra. « Una medaglia dell’i
, e scotendo il suo vasto corpo si lagna col Cielo. — Per allontanare
questa
funesta immagine, l’artista adotta quella, colla
lla sembra esprimere l’ammirazione, la riconoscenza, la gioia. Tale è
questa
composizione, ed io non so il perchè gli antiquar
e. I Latini, come nota Servio, diedero ad Amore il nome di Cupido. Ma
questa
regola non è generale, come in Virgilio, in Prope
Riunirò adesso le altre notizie tramandateci da^li antichi intorno a
questa
divinità potente. Nella famosa pittura di Zeusi i
ale attestava che Carmo fu il primo Ateniese che consacrò un altare a
questa
divinità. A Megara scorgevasi l’Amore scolpito da
iano del talamo di Venere, come Euripide si esprime. Rappresentato in
questa
maniera l’Amore era chiamato (grec) o chiavigero.
mma del Museo Fiorentino ci offre Amore che naviga sopra un’anfora, e
questa
immagine sembra esser tolta dall’Ercole di Omero.
seguitando il sistema che mi sono prefìsso, dirovvi ciò che intorno a
questa
dea pensavano gli antichi. Regina del Caos era in
scrittori innanzi figuravano alata la Notte. Virgilio seguitò ancora
questa
opinione, dicendo: Precipita la Notte, e con le n
econdo la fa sorgere dall’Oceano al cader del giorno. Sacrifìcavasi a
questa
dea il gallo come animale ai suoi silenzi: nemico
Albani, che esprime la scoperta dell’ adulterio di Venere con Marte,
questa
dea assisa sopra un letto tiene al di sopra di es
di Arùore del Museo dementino, data dal celebre Visconti. Succederà a
questa
un’elegante Canzone di Lodovico Savioli sopra Amo
a Amore e Psiche. Si presenterà l’occasione di ritornare col tempo su
questa
favola ingegnosa, con tanta venustà raccontata da
nta venustà raccontata da L. Apuleio: « Maggior sarebbe il pregio di
questa
bellissima mezza figura quando colla stessa proba
racciar l’autore. « La grazia e la venustà sono le doti principali di
questa
scultura, che non manca nè di verità, nè di morbi
a monumento antico a mia conoscenza che possa illustrare l’origine di
questa
graziosa figura, inclinerei molto ad attribuirla
un miglior avvenire. Certo è che i sogni sono la compagnia eterna di
questa
cara divinità, come appare da Tibullo, che dice:
promettono felicità vestiti con pompa reale. Se qualche uomo entra in
questa
città, tutti gli si fanno incontro nel loro vario
alle Muse quanto il Sonno, e che eressero in Trezene un’ara comune a
questa
divinità. « Nè tal maniera di pensare deve sembra
qualche volta eccitato alla poesia dall’ immagine dello stesso Omero.
questa
, o altra sia stata però la ragione dell’alleanza
Ippocrene, e che inoltre poeta rinomato fu ai tempi di Augusto uno di
questa
famiglia, il quale si suppone essere stato il Tri
onetale, che fece coniar tali medaglie, troverà tante probabilità per
questa
spiegazione che giungeranno a rendergliela verosi
li antichi genitore di tutti gli animali e di tutti gli Dei. Forse in
questa
opinione influì l’essere stati alcuni fra loro pr
ro le impressioni degli oggetti provati altre volte, nel che consiste
questa
facoltà dell’umano intelletto, si è voluto simbol
l debole dell’Antiquaria sian le troppo sottili interpretazioni, pure
questa
maniera di portare la sopravvesta, che costanteme
sti a giustificare un simil divisamento. «La dea eh’ è il soggetto di
questa
scultura abbastanza è nota pei carmi non meno deg
unica statua, e forse, più generalmente parlando, l’unica immagine di
questa
dea. Avea creduto il Cupero di vederla nel bassor
alla sinistra di Apollo sia piuttosto la Pizia. Piacemi estremamente
questa
suo congettura: aggiungo solamente per avvalorarl
ol nome però non di (grec), Memoria, ma di (grec), cioè Ricordanza. E
questa
nel piano inferiore del bassorilievo dove i perso
bra probabile la lor congettura all’atto e all’abito dell’immagine: è
questa
velata e involta nella sopravesta, anzi par che t
la osservazione della natura che ha somministrata al pittore filosofo
questa
bella idea; l’ha egli appresa nel commercio degli
mi tirò, e mi avvertì. « Giacché è caduta in questo luogo menzione di
questa
eccellente pittura, osservo con piacere che le Mu
eschinella, E di fere ad antri gelidi Sempre accanto vivrò: Ed ora in
questa
, ed ora in quella Loro tana, ohimè, farnetica A e
sinistra Delle greggio nimico e degli armenti Contra gli aizza, e in
questa
guisa parla: Su, gli dice, su, fera belva, Vanne,
indi con licenziosa pompa riconducevasi al tempio. Il significato di
questa
favola fu indagato da quelli che nel decadimento
gelo. Ati, secondo essi, è il sole: più probabile, ma non certo è che
questa
invenzione significasse le diverse fasi o apparen
iobolo, ed a questo è allusivo il figurato della facciata opposta. In
questa
si vedono effigiati i mentovati animali, che coll
pensa gì’ insegnò l’agricoltura, e fu tanta la gratitudine del re per
questa
inestimabile cognizione, che gli cede la metà del
le collo spargimento del sangue umano. Presso i Cartaginesi veniva in
questa
maniera più particolarmente onorato, e questo cul
u cui è fondato il maggior rimprovero, che la posterità abbia fatto a
questa
Nazione. Diodoro di Sicilia riferisce che essendo
anciullo sacrificato. I Cartaginesi però non furono soli colpevoli di
questa
odiosa superstizione: anche gli antichi Galli, e
no a tavola i loro servitori, li regalavano generosamente. Cominciava
questa
solennità tumultuosa i 16 di dicembre, e durava t
ttà portava il suo nome. Ma non vediamo negli antichi poeti citati in
questa
isola una fabbrica, quantunque Ellanico pretenda
ta circostanza fisica determinò senza dubbio gli antichi a consacrare
questa
isola al dio del fuoco. I suoi sacerdoti avevano
fabbricare il ferro, risale molto alto nell’Istoria Greca. L’epoca di
questa
scoperta è del terzo secolo avanti la presa di Tr
la maggior parte suppongono che eglino aveano passato dalla Frigia in
questa
isola e lo sbaglio di quelli che s’allontanano in
Fréret si aggirano sulla differenza che passa fra Cibele e Rea, e fra
questa
ultima e la Terra: ed io credo inutile il darvene
ano Tessalonica li onorava di un culto singolare, e sulle medaglie di
questa
città si vedono col berretto del dio, di forma co
esto dio fanciullo con la Pace per nutrice, forse per significare che
questa
dea regna solo fra i morti. È opinione di alcuni
Racòti, luogo ove fu edificata Alessandria; che incominciò appunto da
questa
epoca ad essere più conosciuto Serapide, e che il
essandrino, lo riconosce pel gran Giove di Sinope ; e nelle monete di
questa
città, che divenne poi colonia romana, s’incontra
prima che trasportò dall’isola di Paro in quella di Taso il culto di
questa
dea. La composizione comincia in questo fiume: co
vvicina, ed è assiso sopra una pelle di avoltoio. Quelli che spiegano
questa
pittura a Delfo dicono che Eurinome è una divinit
arne dei morti, e loro non lascia che le ossa. I poeti non parlano di
questa
Eurinome. Per servire al testo conviene rappresen
dopo essa Glimene che le volge le spalle. L’istoria rende ragione di
questa
attitudine. L’avventura di Procri è nota. Dopo la
riate con arte. Benché l’azione di Ulisse sia l’oggetto principale di
questa
composizione, Polignoto non l’ha distinta con alc
ostretti dalle costumanze civili e religiose ad espressioni mediocri:
questa
stessa considerazione giustifica Virgilio, che fa
in alto vi sono due donne che portano dell’acqua in idrie rotte, onde
questa
si versa. Una è giovine, l’altra è vecchia: non h
il rimorso segue nel momento la colpa i poeti le figuravano alate, e
questa
idea dei poeti ha guidata la mano degli artisti a
i manichi. Quindi volgendosi all’Oriente, spargere del miele, e dopo
questa
libazione piegare a terra con ambe le mani nove r
to sposo dalla stessa Ipermestra, e la vostra fantasia potrà forse da
questa
descrizione ricavare il soggetto di una pittura.
si può che d’esse ognuna Abbia già tolto al suo cugin la vita. Ma se
questa
mia destra ardito avesse Di trar di vita alcun, n
i e fuggi, ed al tuo scampo attendi: E se a fuggir tu non t’affretti,
questa
Agli occhi tuoi sarà l’ultima notte. Onde d’orror
Cerere madre di lei: ma l’ampiezza dell’istoria e degli attributi di
questa
dea non mi permise d’ inserirvi le altre notizie
ile il ridirvi come fu rapita in Sicilia; solamente aggiungerò che di
questa
credenza erano tanto persuasi gli abitanti di que
per |Proserpina. Ora cani, ora nere ed infeconde vittime immolavano a
questa
dea gli antichi, e Virgilio narra che Enea le sac
prime le sembianze e l’ufficio «…………………… E guardiano E passeggiero a
questa
riva imposto Caron, demonio spaventoso e sozzo, A
poeta, tanto era Achille che Tersite. E con ragione ai Numi infernali
questa
idea d’eguaglianza diedero gli antichi, perchè tu
ige nell’inferno dei Pagani si offre dopo Acheronte. Esiodo vuole che
questa
fiumana sia nata dall’Oceano: altri figlia la dic
si non dissentono gli artisti che Nemesi hanno rappresentata. Infatti
questa
dea della retribuzione delle opere buone e cattiv
altro nome, e il freno per indicare la moderazione nelle parole e in
questa
guisa si scorge sulle medaglie. Sopra delle pietr
rato verso il viso, dà un’idea delle ricerche scrupolose, delle quali
questa
dea si occupa per discoprire i segreti più nascos
ato, si riferisce forse all’epiteto d’ irreprensibile dato da Omero a
questa
nazione. Quindi Fidia può avere avuto intenzione
he vi si ravvisano tutti quei simboli che gli antichi attribuiscono a
questa
nemica dei superbi, avuta per la persona allegori
figure degli Etiopi. Qui è la maggior esitanza di Pausania: ma non è
questa
ampolla che una fiala di preziosi unguenti tutta
mio dottissimo amico, l’ Abate Zannoni, in un bella dissertazione su
questa
dea, che non ha veduto ancora la pubblica luce. E
ne; Segue alla lunga la più hreve, e credi Che quasi colle cresca; in
questa
guisa Sorge zampogna con dispari canne. Quelle ch
inno su Cerere, attribuito ad Omero, figlia la chiama dell’Oceano, e
questa
origine vien pure da Pausania attestata, che 1’ a
ediamo senz’ali, le aveva: perchè, secondo ch’egli crede, invocandosi
questa
dea dagli amanti le davano le ali di Cupido. Ma f
essuna cosa fu però più particolare alla Fortuna della ruota, essendo
questa
, come osserva il prelodato Buonarroti, un simbolo
egli uni, e il deprimersi alle miserie degli altri, ch’era creduto da
questa
Dea farsi con tanta velocità quanto si volge una
sua dipendenza da Dio. Ciò diede motivo a Giuliano Apostata di levare
questa
statua, e di nasconderla sotto terra. Il simulacr
zzo a effigiarla nelle medaglie, perchè, secondo credono gli eruditi,
questa
Fortuna si assomigliava principalmente a una Vitt
non può meritare per l’arte. Comunissimo sono l’immagini in bronzo di
questa
deità, com’anche in gemme e in medaglie: non così
il polo che le pose sul capo. « Alcuni si contentano d’ intendere per
questa
voce il Cielo senza curarsi di sapere sotto che f
da Polluce ad una specie di scodella o di conca. Come dunque si vuol
questa
volta appropriare ad un corpo, che piuttosto somi
lante. Aveva molti tempii in Roma e nella Grecia, e Siila in onore di
questa
divinità istituì pubblici giuochi dopo aver vinti
volare, e con loro mai sempre restasse. Gli Egiziani simboleggiavano
questa
dea nella forma dell’aquila, alla quale Giove, al
estita, che tiene il caduceo nella destra. In una pittura di Ercolano
questa
dea tiene nella mano destra una corona di foglie
desse alla resistenza del Senato romano, ad abolire ogni monumento di
questa
idolatria. « Fra i pochi che ne restano in marmo,
la sicurezza prodotta dall’aver volto in fuga e disarmato i nemici. A
questa
espressione di sicurezza parebbe che possa allude
nistro sul capo, se una statuetta simile, trovata posteriormente e in
questa
parte più intera, non ci apprendesse che la sua v
i Dei, (Allor risposi a lei) Il sommo impero del mio cuor si tiene, E
questa
i miei pensieri alto sostiene, E gli avvolge per
ancora in mano di Calliope musa dell’Epopea nelle stesse pitture: ma
questa
uniformità che darebbe delFimbarazzo negli intona
nio, che dice la storia invenzione di Clio. Una prova dell’impiego di
questa
Musa è il suo nome medesimo. Diodoro e Plutarco,
ositaria delle grandi azioni. Ma il senso più antico e più genuino di
questa
voce, in che è con preferenza adoprata da Omero,
esta, antica bensì, ma probabilmente di una Musa, non è la propria di
questa
statua che ne fu trovata mancante. Merita osserva
mparisce arrendevole nelle pieghe e mancante d’elasticità. Infatti fu
questa
pianta la materia più comune dei volumi ancora pr
la o una Ninfa o una Musa, e la decenza del vestimento ci determina a
questa
seconda opinione, giacché di rado le Ninfe in alt
sto l’attributo di Euterpe che quelle di Urania, perchè nell’abito di
questa
Musa vi è qualche cosa ove fondare una maggiore p
ervazione del marmo si è che la cetra posata in terra resta presso di
questa
Musa, e non è, come nelle copie in rame, vicina p
nto, Talia. « La musa della Commedia facilmente si ravvisa in
questa
leggiadra figura della maschera comica e caricata
so ho annoverato fra i distintivi della Tragedia anche la positura di
questa
Musa, poiché con somma giustezza aveva riflettuto
emmo pure argomentare dai metri stessi dei drammi greci. « L’abito di
questa
Musa è una tonaca talare e lunghe maniche con sop
statua, lo che sempre più ci assicura che r artefice non ha usata di
questa
situazione senza mistero. Nel sarcofago di Villa
sotto scritta la Epigrafe Tersicore la Lira. « A dir vero si vede in
questa
Lira la testuggine che ne forma il corpo, secondo
te danzando, particolarmente intorno all’ are dei numi. L’impronta di
questa
origine si trova ancora nelle greche canzoni, e s
ccolo nel Museo del cardinal Pallotta; e simile alla nostra era ancor
questa
Musa nella Collezione della Regina di Svezia. Il
Nelle monete romane della famiglia Pomponia si riconosce la testa di
questa
Musa dal plettro ch’è nell’area del dritto, come
lcuni han dedotto il suo nome dalla presentazione della verità. Oltre
questa
dottrina mi giova a ravvisar Erato in quella figu
uesto nappo rovesciato dal calcio di un uomo che gli palpita accanto,
questa
fanciulla profetessa vestita colla stola, che rig
coir insidia del peplo chiuso circondando Agamennone, lo percosse con
questa
doppia scure, colla quale gli alberi più grandi s
io di tempo sarebbero state con gran compassione rappresentate; ma in
questa
pittura ancor più ne vedrete. Guardate dunque: le
imaterza. Polinnia, Urania. Polinnia. « Non vi ha dubbio che
questa
statua, una delle più eleganti e conservate della
tenga alla Musa Polinnia. Anche nelle Pitture Ercolanensi è effigiata
questa
Musa senza veruno attributo, e la sola situazione
iuttosto il solo gesto è quello che la determina. Non sembrerà strana
questa
maniera di rappresentarla quando veniamo in un’es
chi che l’hanno espressamente chiamata la Musa della Memoria. Siccome
questa
facoltà molto si fortifica nell’uomo per mezzo de
osì la sua taciturnità e la cognizione della favola fecero presiedere
questa
Musa all’ arte dei Pantomimi, che a forza di gest
resentare di tutto il cielo poetico le avventure più dilettevoli. Che
questa
sorta di danze fosse diretta dalla Musa Polinnia,
nense. « Del rimanente, per non dubitare della reputazione che godeva
questa
figura presso gli antichi, basta riflettere che u
il nome e 1’ ufficio, stimò superfluo di sottoporre epigrafe alcuna a
questa
Musa come abbastanza palese dai suoi attributi. «
moderno ristauro, ma altri non potevano essere quando fosse stata pur
questa
la figura di Urania: e che la statua a questa Mus
quando fosse stata pur questa la figura di Urania: e che la statua a
questa
Musa si appartenesse, resta evidentemente provato
l ripiano delle scale del Palazzo de’ Conservatori in Campidoglio. Ha
questa
sul ripiano, eh’ è tutto d’ un pezzo col simulacr
a proveniente dalla Villa Adriana. « Non si dura fatica a riconoscere
questa
Musa negli antichi bassirilievi. Il globo e il ra
di Edipo sarà reso questo ufficio dalla sorella Antigone, essendo per
questa
effetto uscita di notte fuori del recinto delle m
o di riconciliare i due fratelli. Ma che diremo noi dell’artifizio di
questa
pittura? Poiché la luna sparge non so qual debol
’una dall’altra, attestando la guerra e la querela che dura ancora in
questa
tomba. — Andromeda. — Questo non è il Mar Rosso
questo, ed avendo compassione di Andromeda per esser stata esposta a
questa
bestia crudele, il combattimento é qui terminato,
i nostri studii. Urania sedente. « Se minore dell’ altre Muse è
questa
eleganti:.^sima statua, le supera forse tutte in
o star seduta come le altre sovra un sasso. Quello che è singolare in
questa
eccellente scoltura è il panneggiamento, sì per l
attato, sì per la qualità dell’abito che si è voluto rappresentare. È
questa
una tunica pieghettata, (grec) detta dai Greci co
er cancellare il già scritto, è senza dubbio la musa della Poesia. In
questa
attitudine appunto Laide incontrò nei giardini di
ma l’ ha indicato nell’aria attenta e pensierosa che ha saputo dare a
questa
figura, per la quale merita di essere con meravig
derargli i pugillari che ha nella manca: in una pittura di Ercolano è
questa
Musa così parimente rappresentata; e il quadro st
dall’ altra 1’ Ercole Musagete coli’ epigrafe Ercole delle Muse, e su
questa
non cade alcun dubbio. La seconda presenta al dri
h’ io credo, è Clio; secondo il Begero, è Calliope. Potrebbe anche in
questa
figura esprimersi l’una e l’altra, giacché il vol
ine espressa nell’area del dritto, mentre al rovescio è rappresentata
questa
dea della Lirica in atto di suonare il suo favori
e. Poiché la florida veste, i tirsi e la nebride, come inopportuni in
questa
circostanza, son rigettati. Nè le Baccanti si ser
del diletto amico. Queste sono le pitture di Omero, ma il soggetto di
questa
è Mennone, che venuto di Etiopia uccide Antiloco
Ma in qualunque maniera si giudichi di queste cose, che n’ importa di
questa
scienza? Perchè quelle mani unite fra loro come s
ue Grazie che a Venere accomodano la chioma. Può essere illustrata da
questa
delicata immagine di Claudiano, che ho espressa i
dicina, fondato sull’analogia che colla gratitudine hanno le dee. E a
questa
, soggiunge, alludono le tre Grazie scolpite in un
ll’età in cui fu ucciso. Voi non direte che Mennone fosse nero perchè
questa
pura e nativa nerezza eh e in lui ha un così grat
ce degli antichi, cioè di acquietare i dolori, non riducendosi allora
questa
parte delle umane cognizioni, divenuta col tempo
amosi del nume erano in Pergamo e in Tetrapoli. Narra Strabone che in
questa
ultima città, situata fra i Carii e gl’Ionii, era
uno congetturato che fossero di Esculapio e della Salute. Era sovente
questa
dea unita insieme con Esculapio, come si vedeva i
, che significa forza, che i Romani chiamarono valetudine. Era tutta
questa
comitiva di Dei fatta molte volte insieme, quando
ché quanto al suo nome, significa condurre a fine i mali. E perchè in
questa
si ringiovanisce, e nel tempo stesso siamo più de
figure erano stanti: nel nostro la figlia è in piedi, il padre siede:
questa
diversità rende il nostro assai più pregevole, po
agli scrittori, avessero sulle forme che conveniva dare a Bacco. Ed a
questa
importante ricerca ninno può meglio soddisfare ch
tue che rappresentino il dio del Vino. « La sorprendente bellezza di
questa
scultura non può rappresentarsi abbastanza nò col
zione, principalmente nelle persone dell’arte, pure questo restauro e
questa
denominazione mi sembrano fondatissime, e quasi c
fronte, lo provano. Ma un’altra prova non meno certa del soggetto di
questa
statua è quello appunto dove si fonda la contrari
ggiabile per un corpo maschile bellissimo di una bellezza effeminata;
questa
espressione è portata fino air ideale: volendo in
za rendeva cara quest’isola. Sarà colpa di me che ho tentato tradurre
questa
parte del poema di lui, nella quale gareggia con
si svela: Oh, chi mi ferma Mentre il vero ridico? Oh, le mie notti Da
questa
imago liberate: Invadono Gli aditi, e le de’ suoi
: Cintia l’inermi Mani d’Agave superar le belve Vide sopra le rupi. A
questa
mia Fatica s’ammutir le Driadi. Il Padre D’Armoni
Agave? il figlio Savio, del seno tuo peso diletto! Echione fu padre a
questa
belva: Mira il lion eh’ io riconosco; ah spesso S
ali. Io vado a ritirarmi in Tracia, piuttosto che esser testimonio di
questa
profanazione del tempio degli Dei, e vedere Andro
fiolio. Giunone medita nell’istante uno stratagemma per vendicarsi di
questa
nuova amante. Ella s’indirizza alla dea della Fur
veduto, le dice, nelle forme maestose di un Dio. Giove si affligge di
questa
dimanda in discreta, ed accusa le Parche nemiche
o termine, e non ve lo tolse che per darlo alla luce. Nell’istante di
questa
nuova nascita di Bacco l’Ore si trovano pronte pe
na, madre di Palemone. Ma Giunone avendo minacciata della sua collera
questa
nuova nutrice, Mercurio ritira il nume bambino da
o gli tien luogo di tutto: finisce per chiederlo a Giove, e sollecita
questa
grazia colle più vive istanze. Qui il poeta ci fa
iume per farne una frusta, e cinge di fiori lo corna dell’animale. In
questa
positura sfida la Luna, della quale il carro è da
cia il giovine Ampelo che muore della caduta. Un Satiro testimonio di
questa
sventura l’annunzia a Bacco, che inconsolabile di
il lauro, a Minerva l’ulivo, a Cerere le spighe. È rapita di gioia a
questa
vista, va a raggiungere le sue sorelle, e ritorna
tti i dolori. Ecco r origine poetica che Nonno dà a questo liquore. A
questa
prima tradizione ne aggiunge pure un’ altra. Supp
rammentò di un antico oracolo di Rea. In conseguenza fece un foro in
questa
rupe per procurarsi una specie di strettoio in cu
te. Le ninfe lo piangono, ed Amore giura di vendicarlo, sottomettendo
questa
bellezza feroce a Bacco. Tutta la natura piange l
la vergine celeste Astrea, oltraggiata dai delitti degl’Indiani. Dopo
questa
esortazione di Stafilo, Bacco invia un araldo al
uo liquore per consolarsi. Serve, dic’ella, eh’ io vegga una tazza di
questa
deliziosa bevanda, ed io non piangerò più. Questo
fa prigioniera. La Terra soccorre Ambrosia e la converte in vite. In
questa
nuova figura ella incatena il suo vincitore coi s
e questo corpo morto in mezzo alle fiamme, più grande dell’ordinario,
questa
donna che si getta disperatamente nel fuoco, tutt
urre Giove. Va a trovar Venere sul Libano per chiederle il suo cinto:
questa
vedendola afflitta ne domanda la ragione: Giunone
finge di amarlo. L’insensato credeva di potere, benché nero, ispirar
questa
passione, e Calcomedia compisce l’inganno coi suo
e sposarlo. Ma Teti, sotto l’aspetto di una Baccante, la distoglie da
questa
disperata risolu zione: le dice eh’ ella pure ha
giare il sangue, Nè palpitar sopra la polve il corpo. Un dio ti tolse
questa
vista, e gli occhi Violati non ha strage paterna.
, dei Centauri ed altri. I Baccanali compiranno le nostre ricerche su
questa
divinità e ad un tempo la Teologica Mitologia. Ne
cora una corona di alloro in segno della vittoria eh’ egli riportò; e
questa
corona è conosciuta sotto il nome di Grande. Una
ido, perchè quest’ animale è acquatico; e pretende con Buonarroti che
questa
figura rappresenti Bacco, quando, temendo lo sdeg
che aver si debbe al maestro dell’antiquaria, io non sono contento di
questa
spiegazione, e reputo che Omero abbia dato un col
enti i tirsi, non osservandosi in loro l’ellera in altra forma che in
questa
, eccetto che alcune volte si vede un’asta circond
veggono in mano del centauro celeste fatto in forma di cacciatore. A
questa
necessaria digressione sul tirso aggiungo la desc
no esposti dal medesimo autore nel primo ragionamento che vi tenni su
questa
divinità. « Un altro carattere, e quasi un’egual
inità. « Un altro carattere, e quasi un’eguale bellezza si ammira in
questa
mezza statua di Bacco, trovata nel cavamente degl
la pianta è nata in quella guisa che il suolo l’ha prodotta. Infatti
questa
pittura ne dice che il colore dei capelli del gio
delle gambe, perché deve insieme saltare e seguire la mano destra. E
questa
è l’attitudine di uno che sostiene il disco: conv
ore, si mostruose deità, e non restano che i Satiri e i Sileni, e con
questa
compagnia nell’Isola di Nasso è dipinto Bacco dal
comune sistema greco, non sono di una genia diversa dai Satiri. Tutta
questa
famiglia si credette derivata da un antichissimo
o Heine. La Mitologia dei Latini è diversa molto da quella dei Greci:
questa
spira soavità ed eleganza: in tutto vi è l’origin
tologiche, lasciandone assai altre incerte e discordi: fra le quali è
questa
dei Fauni. Fauno non fu conosciuto dai Greci: con
istinguere con differenti nomi le diverse maniere di Fauni, lasciando
questa
appellazione a quelli che in forma umana han di c
noscente ai benefizii dello dio, tentava di sedurne la moglie. Rivelò
questa
al consorte gl’infami tentativi dell’ ospiste sce
tichi bassirilievi si veggono i Centauri tirare il carro di Bacco. In
questa
guisa sono scolpiti in un bel cammeo di cinque st
ono dovuto star nel mezzo: ma in un trionfo non sarà stata necessaria
questa
regola. Alcuni considerando in questi Centauri co
cavallo un tutto, per quanto può immaginarsi, uniforme. Si è situata
questa
rarissima statua nel seguito di Bacco, essendo no
e da dubitarsi che quelle nei vasi dipinti dispensan vino, o siano di
questa
classe o ne imitino il ministero: potrian talora
ri, e come dedicato a Bacco, nume annoverato fra gli Dei terrestri. A
questa
sorta di divinità era costume ordinario ergere ar
to che sì levi pago e satollo da ricca mensa. » Il Visconti ha presa
questa
idea del verso di Lucrezio. Cur non ut plenus vi
i, e che distinguono l’artista erudito dal volgo degl’ignoranti. Dopo
questa
serie di memorie avanzate agli sdeigni di colui c
ri sospetti. Che se mi si chiedesse qual può esser stata l’origine di
questa
falsa denominazione, e se l’impostura, o l’ignora
nilmente gemente, che partoriva Bacco in mezzo alle dee levatrici. Ma
questa
pittura convien dire che fosse una specie di paro
’ parti, e gesto perciò, dal quale veniva caratterizzata la statua di
questa
dea nel suo tempio d’Egio in Acaja. Ha dall’altra
fatti suoni l’antica poesia. Un’altra ara coronata ed accesa è presso
questa
figura, la quale è poi seguita da quella di una M
lla laboriosità che del gusto dell’artefice, il quale dee aver tratto
questa
composizione tanto superiore al suo genio da egre
abito del re di Taprobana. Simile per avventura al pallio che avvolge
questa
statua, o l’altra conosciuta prima per Sardanapal
uo nascimento. « E credibile che in antico si vedessero nelle mani di
questa
statua il tirso e la fiala, insegne proprie del n
e dorme appoggiata all’urna, simile in atto alla pretesa Cleopatra di
questa
Collezione, e di un’ altra che è ancor senz’ urna
esentarsi qualche ritratto. Più decisivo al mio credere per confermar
questa
opinione è il partito, onde lo scultore ha condot
he speravano riportarne fecondità. Quindi Silio Italico descrive con,
questa
sferza il nume d’Arcadia. « La destra scherza las
menti bacchici rappresentano quindi Satiri, Fauni e Sileni forniti di
questa
specie di sferza. Bacco sul carro tirato da Cen
io costume vi esporrò quelli fra gli antichi monumenti che riguardano
questa
famosa impresa. Vi prego di accrescere la vostra
nete romane coli’ epigrafe: Agli Bei Auspici. Le medaglie provano che
questa
venerazione indivisa ad Ercole e Bacco perseverò
auri in alcuna immagine vedansi aggiunti ancora al carro d’Alcide. Di
questa
alleanza di Bacco e di Ercole è ancora un monumen
di tanto disordine. Baccanale. « I bassirilievi scolpiti attorno a
questa
grande e nobil vasca di greco marmo dissotterrata
i, e le due gran teste di leone ci ricordano i rapporti Dionisiaci di
questa
fiera che, sacra alla madre degli Dei, passò nell
me, secondo la dottrina dell’Egitto, nuotavano in fluido elemento. Da
questa
dottrina allegorica degli Egizj avrà probabilment
egizio si esercitasse. Quello che più, secondo il medesimo, comprova
questa
idea, sono il Sole e la Luna personificate in una
i escluderne non solo quanto riguardar poteva la parte più sublime di
questa
Scienza, e non ancora a portata de’ principianti,
è le cure di Cibele sua madre, che accorgendosi essere incinta, volle
questa
volta salvare la prole futura. Consigliata segret
si nuovamente con i Titani per fare la guerra a Giove. Fu vinto anche
questa
volta, e sopraffatto dalla disperazione ritirossi
potessero violare. Il Destino avea altresì predetto, che per ultimar
questa
guerra ci voleva la destra di un uomo : Giove a t
quivoci contrassegni del suo valore. Ciascuno degli Dei ebbe parte in
questa
mischia, e soprattutto si distinse Minerva, che s
he il nome ad eterna ricordanza di tale vittoria. Cadde finalmente in
questa
guerra Briarèo il più terribile tra i Giganti, ch
egli Dei. Il sacrifizio fu adempito, e cessò il pericolo. Nacquero da
questa
Dea tre figli, Vulcano, Ebe, e Marte. I due primi
simile miracolo. Dopo avere affidato il suo segreto a Flora, le fu da
questa
indicato un fiore, che appena toccato dalla Dea l
Proserpina, infelice cagione di tante sue sciagure. Mentre un giorno
questa
giovane Dea in compagnia di alcune Ninfe passeggi
o in Lince, animale ch’è simbolo della crudeltà. Cadde la vendetta di
questa
Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di
primi di Tessaglia per aver questi tagliata una foresta consagrata a
questa
Dea, che gli comunicò una fame sì terribile, che
esto Dio annuncia ai mortali la loro sorte ; l’oracolo più celebre di
questa
divinità era a Delfo. Lo vediamo altresì seguir D
Apollo, e di Diana. Accortasi Giunone della propensione di Giove per
questa
giovanetta, ebbra di sdegno la scacciò dal Cielo,
sue cure : malgrado però tutt’i suoi pregi, non fu mai corrisposto da
questa
Ninfa. Un giorno mentre l’inseguiva a tutta possa
uo padre, e fu tosto cangiata in alloro. Il Dio, ad eterna memoria di
questa
Ninfa, volle adornare le sue tempia, e la lira de
questa Ninfa, volle adornare le sue tempia, e la lira delle foglie di
questa
pianta, e volle altresì, che la corona di alloro
ponesse al mostro la sua figliuola Esione. Bisognò cedere : ed oramai
questa
principessa sarebbe stata la vittima infelice, se
ietà al segno di frastornare le feste, che si celebravano in onore di
questa
Dea, che per punirla si rivolse a’ suoi figli. Ap
agò il fio del reato di Giove : Giunone implacabile trasformò in orsa
questa
Ninfa sventurata, che andò vagando per ben quindi
uodi Enèo finì di ucciderlo, e spinto dal coraggio che aveva mostrato
questa
giovane principessa, le offrì il teschio del cign
schio del cignale. I fratelli di Altea moglie di Enèo credettero, che
questa
spoglia dovesse essere di loro pertinenza. La con
significato di molti Inni, per indicare i diversi soggetti, che canta
questa
Musa. Ella regola altresì il gesto, e la pantomim
no, allorchè fu ferito da Saturno suo figlio. Appena uscita alla luce
questa
Dea, Zefiro la condusse all’Isola di Cipro, dove
ogno di Platone. Parecchi accreditati scrittori ci assisicurano che a
questa
Venere virtuosa si erano eretti magnifici templi
conosciuto. Venere afflitta per vedere il suo figlio fatto suddito di
questa
giovane, la perseguitò con tanta stizza, che infe
dopo la guerra de’ Titani sposò Meti ; ma avendogli detto Urano, che
questa
donna avrebbe dato alla luce una bambina dotata d
a grazia, obbligandolo a giurare per Stige, che glie l’accorderebbe :
questa
fu che Giove venisse a visitarla con tutto l’appa
o fu detto il domatore delle Indie, o del Gange, fiume che attraversa
questa
contrada. Era cosa pericolosissima l’irritare que
gitto suo fratello Re dell’Egitto : ma fu un tempo istesso l’avanzare
questa
promessa, e concepire un orribile disegno. Come l
sua vita. Amò questo Dio Siringa ninfa del seguito di Diana : ma come
questa
non voleva per niente ascoltarlo, tentò egli di u
esima di Pane. Pico suo padre non avendo voluto ascoltar Circe, fu da
questa
trasformato in un uccello detto Picchio. Satir
o era in voga presso i Romani : i Greci però non han punto conosciuta
questa
Divinità. Flora. Flora così conosciuta dai G
suoi incantesimi, trovò il mezzo per rendere mostruoso il bambino che
questa
Dea portava nel seno : fu inoltre così proclive a
a bellezza, e di una voce bellissima, seguaci di Proserpina. Allorchè
questa
Dea fu rapita da Pluto, chiesero le ali agli Dei
issima amata da Glauco : ma Circe sua rivale avvelenò la fontana, ove
questa
ninfa era solita bagnarsi. Appena che Scilla si t
d una falce. Gli antichi non offrivano voti, nè fabbricavano templi a
questa
Divinità, perchè la più dura, ed implacabile.
denza è stata tramandata fino a’ tempi nostri, e persiste tuttavia in
questa
opinione una moltitudine di sciocchi, ed ignorant
ezza, e vivacità ai loro lavori. Eudemonia, o sia la Felicità. Era
questa
Dea rappresentata assisa sul trono qual Regina, t
vesciando un corno pieno di frutta di ogni sorta. La Povertà. Era
questa
figliuola del Lusso, e dell’Ozio dipinta come una
cenci, spesso in atto di darsi alla disperazione. La Speranza. A
questa
Divinità due tempj erano dedicati in Roma. In dop
tavola delle leggi, e la bilancia della Giustizia. La Natura. Era
questa
la Dea che sovrastava a quanto esiste, e vediamo.
bacchetta, che si stende nell’intero globo. L’Amicizia. Meritava
questa
Dea degli altari, ed in fatti gli antichi a lei b
l corpo terminava in serpente colla coda di scorpione. Una stretta di
questa
coda cagionava la morte1. Il Terrore. Una tes
ra con ghirlanda, ed un cestellino di rose. L’Està. Per esprimere
questa
stagione vedesi Cerere col corno dell’abbondanza,
’età dell’oro, tanto decantala da’ poeti sotto il regno di Saturno. A
questa
tenne dietro l’età dell’argento, ed ebbe meno pur
liuola in una torre di bronzo. Spinto Giove dalla curiosità di vedere
questa
giovane, si trasformò in pioggia di oro, e mentre
al guisa la sfigurò perchè amata da Nettuno, che con poco rispetto di
questa
Dea attestò la sua premura per questa giovane nel
ttuno, che con poco rispetto di questa Dea attestò la sua premura per
questa
giovane nel tempio di Minerva. Poichè Perseo fu a
re della Mauritania, che gli aveva negata l’ospitalità. Chi guardava
questa
testa era soggetto ad un tale destino, e le still
preda di un mostro marino, che uccise all’istante, ed in premio sposò
questa
giovane figliuola di Cefèo, e di Cassiope. Perseo
per lui qualche inclinazione, ma senza esserne corrisposta. Irritata
questa
principessa dal disprezzo, volle vendicarsene con
re Atene da sì umiliante tributo. Sarebbe però senza dubbio perito in
questa
per altro gloriosa impresa, se Arianna figliuola
ivi si trovava. Disgraziatamente tanto egli, che il piloto obbliarono
questa
promessa. Egèo che impaziente attendeva sulla riv
sotto la custodia di un dragone terribile. Fu Marte tanto contento di
questa
offerta che promise immense ricchezze a chi avreb
gli Eroi della Grecia. Il vascello detto Argo fu quello che trasportò
questa
schiera di Eroi, perciò detti Argonauti. Noi non
cise l’indegno ladrone. Stupenda è la descrizione, che fa Virgilio di
questa
grotta nel lib. 8. Dell’Eneide. Stava nelle arene
estie feroci di differente specie. Admeto ebbe la fortuna d’impalmare
questa
principessa, avendo adempito a tale condizione me
ando Alceste che lo amava alla follìa, si offrì di morire per lui. Fu
questa
l’unica fiata che le Parche s’intenerirono : reci
este, e lasciarono vivere Admeto. Mentre si celebravano i funerali di
questa
grande Eroina, esempio dell’amor conjugale, arriv
pessa volendo interamente frastornarlo dall’affetto per Jole gl’inviò
questa
fatale camicia, mentre andava a fare un sagrifizi
cia, e dopo pochi momenti infelicemente morì. Orfèo inconsolabile per
questa
perdita volle scendere all’inferno per chiedere i
pirò. Così Tebe fu liberata : Edipo sposò sua madre, e divenne re. Da
questa
coppia incestuosa nacquero Eteocle, e Polinice, e
a vendicare i suoi dritti colle armi. Dopo lunga, e varia fortuna di
questa
guerra, stanchi i due fratelli risolvettero di te
e Partenopèo. Adrasto, come si è già detto, fu la molla principale di
questa
guerra, avendo aceolto nella sua reggia Polinice.
, fu anche pressato ad armarsi : ma sapendo egli che doveva perire in
questa
guerra, si ritirò dalla corte di suo cognato, e s
erò dopo ripudiata per Calliroe figliuola di Acheloo, chiese di nuovo
questa
collana ai fratelli, che vendicarono l’affronto f
mura di Tebe. Adrasto fu il solo, che ritornò alla patria. Del resto
questa
guerra fu fatale a tutti coloro, che ci avevano p
, che ci avevano preso parte. Fra i personaggi, che si segnalarono in
questa
celebre epoca, non possiamo dispensarci dal nomin
a perduta. Ella gli strappò la spada, e la conservò. Nacque Egisto da
questa
violenza, che esposto dalla madre fu allevato da’
. Parte quarta Origine della guerra di Troja. L’origine di
questa
guerra bisogna ripeterla, al dir de’ poeti, dal C
e nella Tessaglia. Achille, che superò la gloria del padre, nacque da
questa
coppia. Tali nozze furono celebrate con gran pomp
battaglia vengono alle mani. Nel forte dell’azione Paride, cagione di
questa
guerra, uscito dalle file propose una pugna a cor
er restarci di sotto, si raccomandò alle gambe. Il poeta per palliare
questa
fuga l’abbellisce con dire, che Venere inviluppò
arenti, i Trojani tutti, e la stessa sua sposa diedero del ridicolo a
questa
fuga vergognosa. Pretesero giustamente i Greci l’
o di prima. L’invincibil Diomede, figliuolo di Tidèo, oprò prodigj in
questa
battaglia. Lo spavento, e la morte camminava inna
i degli estinti. Gli Dei, che avevano preso grandissimo interesse per
questa
guerra, furono convocati nell’Olimpo, e Giove ord
lanciata una freccia, che Apollo diresse al calcagno di Achille. Era
questa
la sola parte del suo corpo soggetta ad essere fe
ito di un tal dono. I poeti che scrissero dopo di Omero, immaginarono
questa
favola, come accessoria alla storia di Achille. F
lisse si contrastarono le sue armi al cospetto di tutta l’armata : ma
questa
volle che si dessero ad Ulisse. Ajace ne fu tanto
in cui Ulisse doveva uscire dall’isola di Calipso, spicca Mercurio a
questa
ninfa coll’intimazione di lasciarlo partire. Conv
ivenire suo sposo. Finalmente il destino ha permesso che scappasse da
questa
terra fatale, e battuto da nuova burrasca è stato
consigli, onde ben regolarsi con i suoi persecutori. Nel dì vegnente
questa
principessa promette di dar la sua mano a chi meg
ciarono nel sito dove stavano accampati. Varj sono i sentimenti sopra
questa
macchina immensa : alcuni pretendono che si butti
’inferno, per offrirlo in dono a Proserpina. Riuscì ad Enea di trovar
questa
pianta. Finalmente colla scorta della Sibilla, pa
la sua flotta verso l’imboccatura del Tevere. Il Re Latino regnava in
questa
contrada. Una sua figliuola unica, che l’Oracolo
ad interromperne il corso, facendo uscire dall’inferno Aletto : inviò
questa
furia alla reggia d’Amata, ispirandole il progett
gura gigantesca, un solo occhio sulla fronte spaventavano anzi che no
questa
ninfa. Inutilmente si ornava il crine, e si radev
a mangiare le frutta a suo figlio. Alcune gocce di sangue caddero da
questa
pianta che prima era stata donna, ed inseguita da
iti : il marmo si ammollì, e diventò carne. Pigmalione la sposò, e da
questa
coppia nacque Pafo, che fabbricò la città di Pafo
Aconzio . Cidippe prese quella palla, e lesse il giuramento. Allorchè
questa
giovane era sul punto di maritarsi, era sorpresa
ndo si fosse sacrificata a Bacco una vittima umana, ed in mancanza di
questa
la stessa Calliroc. Nessuno ebbe la voglia di mor
ere cangiata in uomo, e colla proprietà di essere invulnerabile. Perì
questa
ninfa nella guerra de’ Centauri, e de’ Lapiti, i
he cosa riguardante le Deità comuni alle altre nazioni. Quantunque di
questa
ne abbiamo abbastanza parlato nella prima parte,
desi figliuola di Eumelo re di Fera in Tessaglia. Scrivono taluni che
questa
giovane amantissima della castità ritirossi nella
iquarj diverse iscrizioni in conferma di quanto da noi si assersce. A
questa
Fratria crede il Martorelli che fosse stato ascri
telare. ΗΒΩΝΙ ΕΠΙΦΑΝΕΣΤΑΤΩΙ ΘΕΩΙ Heboni clarissimo Deo. L’ etimo di
questa
voce benchè alquanto stiracchiato, potrebbe ripet
scere di lei. Una antica iscrizione ci somministra piena cognizone di
questa
esotica Divinità. Omnipolenti Dei Mithrae Appi
rapide. Il di lui culto era etesissimo nell’Egitto. Crede Varrone che
questa
voce abbia tratta la sua origine dalla cassa, o t
rchè erano trasportati i Napoletani per lo studio dell’astrologia. Di
questa
scienza erano tatalmente appassionati, che Virgil
i edificava, furono ritrovati non pochi antichi monumenti riguardanti
questa
Deità. Ed è verisimile, che siccome al tempio del
ogni anno nella notte della Natività di Nostro Signore. Chiamasi oggi
questa
statua dal volgo falsamente il pesce Nicolò : ing
i semper anhelo Votivam taciti quassamus lampada mystae. Le feste di
questa
Dea erano celebrate con grandissima pompa ad imit
in atto di andare in cerca della rapita Proserpina. Tra i ministri di
questa
Dea erano ammesse altresì le donne. I sacrifizj e
ani, come rilevasi dalle parole taciti mystae di Stazio. Il tempio di
questa
Dea, secondo il più volte citato Capaccio, ed alt
ente a fronte della porta grande della Chiesa di S. Angelo a Nilo. In
questa
regione abitavano gli Alessandrini, ed Egiziani,
ortuna, bisogna tuttavia confessare che nella Campagna Felice esigeva
questa
Dea un culto particolare. Ciascuna città aveva la
ia dispensava gli onori divini, e ne ha conservato qualche memoria. A
questa
classe possono appartenere le Grazie, Priapo, Gio
cui sopra abbiamo parlato, si portava processionalmente l’immagine di
questa
sozza Divinità : costume peraltro indecente. Quin
costume peraltro indecente. Quindi come si desiderava l’abbondanza, e
questa
se non dalle campagne, sperar non si poteva, fu d
Flavia Artemisia uxore Jovi Ejazio libens votum solvit. La radice di
questa
voce è affatto ignota, se pure non si dovesse leg
176 3 temdi tempi 181 28 non, vollero non vollero 214 5 di
questa
di queste 222 17 Boezia Beozia 240 8 inclin
suae dissolvit eum . 1. Parecchi altri animali crano al servizio di
questa
Dea, a lungo descritti da Lucrezio nel libro seco
oli della sola Italia ; si può dire, che noi abbiamo perduto molto in
questa
parte. Di essi i più celebri sono Sotero, Eleuter
gli Achei sotto il nome di Porta-vase ποτηριοφορος. 1. Il tempio di
questa
Dea di Efeso era una delle sette meraviglie del M
fervida loro immaginazione, le hanno confuse. 1. Trovasi rapportata
questa
Venere seconda da Pausania, ed Esichio. Senofonte
tero, e sulle medaglie Romane. 1. Palladium era la famosa statua di
questa
Dea che conservavasi in Troja, e trasportata da E
Vesta. 2. La civetta, ed il serpente erano gli animali consacrati a
questa
Dea. Il che diè luogo a Demostene bandito dagli A
e Stige. 1. Credesi chiamato Lete uno de’ rami del Nilo. L’autore di
questa
favola forse fu Orfeo, che viaggiò nell’Egitto, e
chè radunò i raggi solari nello specchio ustorio. 1. Chi non vede in
questa
favola un’ allusione dell’universale diluvio acca
un’ allusione dell’universale diluvio accaduto ai tempi di Noè ? Come
questa
generale inondazione forma un’ epoca interessante
lle falde del Monte Aventino. 1. Sembra che i Greci abbiano foggiata
questa
favola, per fare allusione al seguente fatto atte
ttestato dalle sacre carte. La moglie di Loth era in Sodoma, allorchè
questa
Città andò in fiamme. Le virtù, ed i buoni andame
he fu esente dalla pioggia di fuoco che cadde in Sodoma. L’aspetto di
questa
Città pareva un inferno. Il divieto imposto a Lot
resso di se tenuto un picchio ha data l’occasione ai poeti d’inventar
questa
favola. Leggasi Ovidio, e Virgilio nel 7. Dell’En
ri e cronisti ; noi ci facciamo a completare l’opera nostra, dando in
questa
Prefazione una spiega, per quanto più potremo con
al quale ci siamo attenuti, onde render chiara ed utile allo studioso
questa
opera storico-scientifico-letteraria. Penetrare n
la quale noi abbiamo intrapreso e compiuto questo lavoro, si abbia in
questa
prefazione, un’idea chiara, netta, precisa, dello
trasse a spendere più anni di penoso lavoro intorno a quest’opera. Fu
questa
e non altra, la ragione per la quale noi, dopo av
sta e non altra, la ragione per la quale noi, dopo aver delucidato in
questa
Prefazione, alcuni punti (che, per avventura, pot
i faranno a consultare l’opera nostra. Ci adoperammo alacremente onde
questa
fosse, per quanto era in noi, completa e perfetta
ando le ragioni che ci indussero, dopo lunga riflessione, a preferire
questa
maniera di esporre, piuttosto che un’altra. Fisic
Ristretto analitico della Favola da uno Studio Preliminare, che segue
questa
Introduzione, onde dare in esso (come già accenna
ccar delle altre, la ragione più convincente che in tutto il corso di
questa
opera, ci ha fatto di sovente riportare le citazi
avoro, daremo ai lettori la ragione del perchè abbiam fatto precedere
questa
opera da tanto numero di epigrafi. In generale tu
non fossero quelle trasmesseci dalle cronache mitologiche. Ma appunto
questa
formava una delle più ardue difficoltà dell’opera
meta luminosa che ci eravamo imposti, noi faremo di pubblica ragione
questa
opera. Che i nostri concittadini accettino di buo
sie e sette, che ne afflissero il corso, un esempio meno palpabile di
questa
verità. Tutti gli eretici novatori del detto peri
sozza turba dei Peratensi,23 e degli Abelili inverecondi24. Seguendo
questa
dolorosa nomenclatura, noi potremmo giungere fino
no e soprannaturale, lo riverisce e lo adora, senza chieder dippiù. È
questa
una verità non meno inconcussa e positiva, dell’e
utte colsero le più nobili palme. Essi furono in certo modo, spinti a
questa
supremazia incontrastata, nello incivilimeato del
si sarebbe ridotto ad un solo il centro dell’arte, e la protezione a
questa
accordata sarebbe riuscita meno proficua esercita
bello, al grande, alla virtù l’azione delle intelligenze umane. . Nè
questa
raffinatezza d’immagini, nella creazione quotidia
a lui si attribuiscono tutte le azioni o i fatti di simil natura. Da
questa
scala ascendente di gloriosa rino manza, scaturis
formatori dei miti, la sola Forma rimane invariabilmente la stessa, e
questa
Forma è il racconto, i soggetti del quale sono gl
forma del mito si eleva a governare le menti. Allora l’immaginazione,
questa
regina dell’impero mitologico, si fa mediatrice f
travolge, che solleva e rovescia, che distrugge e rinnova le cose di
questa
terra. È il tempo, o piuttosto è Dio !… Carcano
gelli di vipere batte la misura. E l’uomo presume mettere il chiodo a
questa
ruota, che affatica il cielo e la terra ? Ah ! el
Venezia (Parte 1.° Cap.° 6.° pag.a 115) … migliorare lo spirito su
questa
terra è aprire all’anima cammini incogniti e più
esser questo flauto che poi fu celebre sotto il nome di Palladio. Ma
questa
è una semplice diceria che non ha nemmeno la forz
bevè avidamente ad una tazza che le fu offerta. Egli derise la Dea, e
questa
per punirlo della sua oltracotanza lo cangiò in l
ella di Diomede fece fabbricare. Altri vogliono che Ercole edificasse
questa
città in onore del suo amico Abdereo, che fu mise
chi in assai vil conto, reputandoli d’una indole affatto stupida : ma
questa
cattiva opinione non va punto d’accordo con la pa
guarirle. Affinchè l’incantesimo avesse forza d’agire, le lettere di
questa
strana paroia dovevano essere segnate come appres
lichei, numi particolarmente venerati in quell’isola. Si attribuiva a
questa
fontana la meravigliosa proprietà di far conoscer
i deputati che accompagnarono Diomede onde ridimandare Elena. Durante
questa
ambasceria, le cui pratiche riuscirono inutili, L
eti. 38. Acca. — Sorella e compagna di Camilla, regina dei Volsci. Di
questa
, Dante nel suo Inferno Canto primo, dice : Di qu
chiamava così Apollo come dio della medicina. Dalla significazione di
questa
parola che libera dalle malaitie si dava anche a
alle s’incamminò per portarli altrove, forse gettarli in un fiume. In
questa
posizione poco comoda essi sclamarono : Ecco Mela
tare nuziale, Paride gli tirò una freccia al tallone. Achille morì di
questa
ferita. I Greci gli innalzarono una tomba sul pro
mero, e che la opinione del Poeta sovrano è assolutamente contraria a
questa
credenza. Plutarco nella vita di Alessandro, racc
la racconta che fu figliuola del fiume Asterione e del paese Argo. In
questa
parola è compreso il significato che codesta bali
ppe che uno dei suoi nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per prevenire
questa
disgrazia egli rinchiuse in una torre dî bronzo l
onde segnalare il suo coraggio. Passando per Lariffa egli incontrò in
questa
città Acrise suo avo, e lo riconobbe. Si preparav
questa città Acrise suo avo, e lo riconobbe. Si preparava a lasciare
questa
città con lui per ritornare ad Argo, quando in un
ritarsi, veniva attaccata da una febbre violenta. Credendo allora che
questa
fosse una punizione degli Dei ella sposò Acroncio
ere Ercole a rendersene padrone onde portargliela. Ateneo racconta di
questa
principessa una strana avventura. Dotata di uno s
a, e, offertole un sacrifizio ritornarono a bordo della loro nave che
questa
volta salpò felicemente. Admeta sul far del giorn
flareo e Paride e si mise egli stesso alla testa di quell’esercito. È
questa
spedizione che viene ricordata nella storia sotto
ella morte di Fetonte. L’etimologia greca ci avvalora maggiormente in
questa
opinione, dappoichè αιδω significa ardo abbrucio.
in fontana, le cui acque aveano il dono d’inspirare i poeti, e perciò
questa
fonte fu consagrata alle Muse, le quali furono an
no dietro le loro spalle per ripopolare il mondo. Giove innamorato di
questa
pietra la cangiò in donna e n’ebbe un figlio che
posto dalla Città di Ageliana dove essa era singolarmente venerata. E
questa
però una opinione assai vaga ed incerta. Noi la r
gio, e 13 dicembre. I Sacerdoti di Marte erano anche conosciuti sotto
questa
denominazione. 194. Agoni. — Si designavano con q
e colpivano la vittima sulle are della Divinità. 195. Agoniani. — Con
questa
parola che deriva dal verbo latino Ago, venivano
figlia Proserpina. Plutone era anch’egli soprannominato Ajdoneo, e da
questa
somiglianza di nomi ne è venuta la favola della d
la non ve n’è alcuna, la cui origine sia così nettamente precisa come
questa
. L’anno di Roma 364, un uomo del popolo a nome Ce
l quale dopo di aver fatto una statua di Minerva, stabilì il culto di
questa
Dea in una città, ch’egli edifico in Beozia e che
d’Ipponomea. Egli fu padre di Anfitrione e avo di Ercole al quale per
questa
ragione si da tanto comunemente il nome di Alcide
di Anfiareo. Per ordine di suo padre uccise la madre Erifile, perchè
questa
aveva scoperto il luogo dove Anfiareo si era nasc
ringevano ad Arfinoe, e spingendo l’audacia fino al punto di farsi da
questa
restituire la collana per farne presente alla nuo
u rapita da Allyrotio che Marte uccise per vendicare l’oltraggio. Per
questa
vendetta egli venne citato in giudizio innanzi ad
i Apollo, ossia il sole, pubbliche feste e cerimonie. L’etimologia di
questa
parola Aliee viene dal greco αλιος che significa
vano con maggior frequenza che alle are degli altri numi. Dipingevano
questa
Divinità con le ali sugli omeri, per alludere all
i Melampo e fratello di Esone. 340. Amimome. — Nettuno, innamorato di
questa
giovanetta, figliuola di Danao, le usò violenza e
inalmente Ammone era anche il nome di un re della Libia, il quale per
questa
ragione viene spesso erroneamente confuso con Bac
ane quell’amore che ebbe principio col caos fu l’amore benefico, e da
questa
unione vennero gli uomini e gli animali. Non esis
Deità prima che Amore avesse unite fra loro le cose, e non fu che da
questa
comunanza fatta da lui, che furono generati i cie
quale fu insieme a sua sorella Melibea, risparmiata da Latona, quando
questa
uccise i fratelli e le sorelle di lei. Vedi Niore
ita da Plutone. Le donne di Megara avevano una grande venerazione per
questa
pietra, la quale veniva custodita ad Atene, secon
delle ore. 371. Anaue. — I Persi e gli Armeni adoravano Venere sotto
questa
denominazione. 372. Anauro. — Fiume della Troàde,
ri mitologici dicono che fosse la stessa che fu madre di Alcmena ; ma
questa
è un’assai dubbia supposizione, non essendo nella
cui dipendevano i destini di questo principe Fu durante il periodo di
questa
guerra che Giove prendendo le sembianze di Anfitr
concordano nella gran maggioranza, sulla probabilità che dette vita a
questa
favola, dal vedere i primi effetti dello straordi
in Roma dei grandi sacrificii. Discorde è l’opinione dei mitologi su
questa
divinità : gli uni vogliono che sia la stessa che
a casa Ulisse, guerriero greco che assediava Troia. Dopo la caduta di
questa
città, Antenore andò a fondare la città di Padova
caduta di questa città, Antenore andò a fondare la città di Padova. È
questa
peraltro una credenza assai vaga. Antenore ebbe m
noo. — Uno di coloro che volevano sposare Penelope. Ulisse, marito di
questa
, lo uccise in una festa. L’imperatore Adriano ebb
nella ciltà di Anxuro. 483. Anxuyro. — Vedi Anxuro. 484. Anzio. — In
questa
città della penisola italiana, erano gelosamente
απατορες che significa senza padre. Senofonte dà un’origine diversa a
questa
festa, e Strabono parla d’un tempio consacrato a
ollo che alcuni scrittori riguardano come inventore della medicina. È
questa
una credenza assai vaga. 508. Aracinta. — Montagn
i. 535. Aretusa. — Figlia di Nereo e di Dori e compagna di Diana, che
questa
Dea cangiò in fontana allorchè Alfeo la perseguit
hiudeva il palagio degli antichi re di Siracusa. Cicerone dice che se
questa
fontana non fosse circondata da una triplice trin
lche tempo nelle tranquille onde della fontana Aretusa. Ad avvalorare
questa
falsa credenza che Strabono combatte e nega nelle
ire la favolosa virtù di parlare e di rendere gli oracoli. Peraltro è
questa
un’opinione assai poco generalizzata fra gli scri
per il culto di Giunone e per gli eroi di cui fu patria. Dal nome di
questa
città è venuto non solamente ai suoi abitanti in
vidio, la tolse in moglie e collocò fra le costellazioni la corona di
questa
principessa. Dello Dio sempre giovane s’accende.
ore. — Padre di Argo e figlio di Crotopo. 578. Armata Venere. — Sotto
questa
denominazione i Lacedemoni adoravano Venere in me
a Ifielo, che fu uno degli argonauti da lei passionatamente amato. Di
questa
Arpalice si tiene memoria come inventrice di un c
li chiama arvirum sacerdotes, e narra nel modo seguente l’origine di
questa
istituzione. La nutrice di Romolo per nome Acca L
ausa che Proserpina non potette essere restituita a sua madre, quando
questa
andò a cercarla nei regni della morte, poichè Gio
nome ad alcuni popoli delle Indie che non avevano bocca. La verità di
questa
credenza è che presso quei popoli era ritenuta co
favola racconta che a proposito del nome da conservarsi o cangiarsi a
questa
città capitale della Grecia sorgesse un grave alt
, allorchè spaventata dalla vista d’un serpente, essa si arrestò e fu
questa
occasione al loro riconoscimento. 680. Augia. — R
lo paese della Beozia la cui capitale fu Aulisia. Servio dice che era
questa
una piccola isola con un porto capace di contener
io di Ulisse e di Calipso. Egli andò a stabilirsi in Italia, e da lui
questa
contrada fu detta Ausonia. 688. Auspicii. — Cerim
nome Autopsia V. Teurgia. 698. Autunno. — Gli antichi rappresentavano
questa
stagione sotto la figura d’un bel giovane, avente
le concubine di Giove, per vendicarsi di Semele, le consigliò, mentre
questa
era incinta, di chiedere al divino suo amante di
ui lo esponeva del continuo l’implacabile odio di Giunone ; dappoichè
questa
Dea non si limitava solamente a vendicarsi delle
stesso gli fece da madre. Fu ritrovato esposto nell’isola di Nasso, e
questa
congiuntura di essere salvato dalle acque gli fec
to era avvenuto. 746. Basillisa. — I Tarantini onoravano Venere sotto
questa
denominazione. 747. Bassareo. — Soprannome dato a
747. Bassareo. — Soprannome dato a Bacco, dal perchè si pretende che
questa
parola fosse il grido che si ripeteva nei baccana
al fin che n’esce. Più vede che la selva abbonda e cresce. Vuol tosto
questa
e quel mover le piante Per far l’offizio altrui c
onarii. — Sacerdoti di Bellona. Essi celebravano i riti e le feste di
questa
dea, pungendosi il corpo con le spade, e offerend
gli fece delle proposizioni alle quali fu insensibile. Antea punta da
questa
indifferenza, per vendicarsi lo accusò al marito
perità delle armi di suo marito. Tolomeo fu profondamente commosso da
questa
prova di attaccamento, per modo che, qualche gior
di Abide posta all’estrema punta della Tebaide, vi era un oracolo di
questa
divinità, che rispondeva per mezzo di alcuni bigl
li venisse dalla scure di cui egli si servì per recidersi le gambe. È
questa
una opinione poco accreditata. 801. Bisalpisa. —
i rendevano onori divini. Egli si trasformò in cavallo e per mezzo di
questa
metamorfosi procurò a Dardano 12 poledri, i quali
va questo semplice nome al buon Genio, Dio dei bevitori, il quale per
questa
ragione veniva sovente confuso con Bacco. In Grec
nguinoso culto con cui quest’ultimo veniva adorato, abbia dato vita a
questa
favola. La barbara superstizione del popolo, face
lo, faceva ad Osiride sacrificio di umane vittime, cosicchè le are di
questa
truce divinità, grondavano sempre di sangue. 854.
rdoti di essa erano tenuti in conto di celebri maghi. Il simulacro di
questa
Deità, era un gran vaso sormontato da una testa u
l’Erebo e la Notte, furono generati dal caos, volendo spiegare sotto
questa
allegorìa che questa materia prima era ravviluppa
furono generati dal caos, volendo spiegare sotto questa allegorìa che
questa
materia prima era ravviluppata nelle più folte te
ante Tifone, per sottrarsi a lui si trasformò in becco, e Giove sotto
questa
forma lo mise fra i segni dello Zodiaco. È opinio
lli di Enea. 956. Carda. Deita anche Cardia. — Al dire di Macrobio,
questa
Divinità presiedeva alle parti nobili e vitali de
posto ove giaceva la morta. Il re stesso era tenuto ad intervenire a
questa
festa ed a presiederne tutte le cerimonie. 966. C
alle dame di tener cani presso di loro. 974. Carmentis-Flamen. — Con
questa
denominazione veniva designato uno dei quindici f
Troia. — Narra Virgilio, che essendo i Greci stanchi dell’assedio di
questa
città, che già durava da dieci anni, docisero fin
ione e la defensione del Palladio, chè non si potrebbe mai perdere. E
questa
è la cagione perchè lo fecero fare cosi grande ;
Alcione. Altri scrittori dicono che Ceix fosse amato da Aurora, e che
questa
lo avesse sposato. 1035. Celadone. — Uno di color
. Essendo stata uccisa involontariamente da Diana con una freccia che
questa
lanciava ad una fiera, la madre di lei fu così af
ia li disfece. Che giova a noi, se grande oltre misura Noi possediam
questa
terrena scorza ? Che giova a noi, se a noi l’alma
ella fecondità della terra, sottoposta al lavoro dell’ agricoltura. È
questa
la idea più generale che, seguendo la favola, si
È questa la idea più generale che, seguendo la favola, si può dare su
questa
Dea, poichè tanto i cronisti più accreditati, i m
; non si accordano fra di loro sulle diverse opinioni in proposito di
questa
famosa Divinità. Ve ne sono molti che la confondo
Cesare, fosse apparsa una cometa con la coda, o stella crinita, e che
questa
apparizione contribuì non poco alla apoteosi di l
ro figlio di Saturno e di Filira. Saturno, perdutamente innamorata di
questa
donna bellissima, tutte le volte che si recava da
donne dei Ciconi avessoro ucciso Orfeo, perchè le avea disprezzate. È
questa
però un’opinione assai vaga. 1101. Ciereo. — Figl
ttuosa indole, e dell’estrema bianchezza delle sue penne. Il carro di
questa
Dea veniva sovente tirato da due cigni. Giove, pe
re d’Arcadia. Mercurio, che secondo la tradizione favolosa nacque su
questa
montagna, viene sovente dedominato Cillenio. 1110
lla sua flotta. Fu una di coloro che si presentarono a Cibele, quando
questa
Dea trasformò i vascelli d’Enea in ninfe del mare
insio. — V. Cinsia. 1133. Cintura di Venere. — Secondo la tradizione,
questa
misteriosa cintura aveva il poterc di rendere ama
nto nell’Epidauro che Teseo la rapì a Perifete, dopo averlo ucciso. È
questa
del paro l’opinione di Plutarco. ….. ed ei brand
ano ritenute come fausto o come funesto augurio. 1170. Clemenza. — Di
questa
virtù avevano i pagani fatta una divinità ; e, se
iziani della Tebaide, per un lungo elasso di tempo, non ebbero se non
questa
sola divinità immortale, e non riconobbero alcuna
i di Minos, se ne fosse disfatto egli stesso poi per proprio conto. È
questa
un’opinione assai vaga. 1209. Coccodrilio. — Gli
a città di Cita : si rese celebre per il vella d’oro. Gli abitanti di
questa
contrada, conosciuti sotto il nome di Colchi, han
tto uccello di Citerea, per essere sacro a Venere. Apulejo ripete che
questa
dea facea tirare il suo carro da due colombe e sp
rò le due montagne di Calpe ed Abila, quella ai confini dell’Africa e
questa
in Europa, allo stretto di Gibilterra, dando cosi
a Giunone, che la volle salvare : da ciò il titolo di Conservatrice a
questa
dea. 1238.Consiva. — Dalla parola latina consevo
he feste, dette Coree. 1245.Corallo. — Secondo la tradizione favolosa
questa
pianta nacque dal sangue che grondò dalla testa d
mi-dei ed eroi, che procurarono agli uomini l’abbondanza dei beni dei
questa
terra. Al dire di Focio, Ercole veniva spesso eff
del libertinaggio, particolarmente adorata nella Tracia. I misteri di
questa
dea erano considerati come i più infami. Al dire
dea stessa V. Bali. Gli Ateniesi ereditarono dalla Tracia il culto di
questa
turpe divinità. La cronaca narra che Alcibiade si
delle dee, di cui si compone l’Olimpo mitologico, ebbero i natali in
questa
città. 1289. Creteo. — V. Crateo. 1290. Cretesi.
i Creta : si davano comunemente come le seguaci di Venere, per essere
questa
dea particolarmente adorata nell’isola. 1291. Cre
soprannomi della dea Giunone. 1336. Cuti. — I Sabini onoravano sotto
questa
denominazione, Giunone, rappresentandola con una
Omero stesso inseriti buon numero nei suoi poemi. Al dire di Diodoro,
questa
figliuola dell’indovino Tiresia, fu la famosa sib
inità che presiedevano alla campagna ed ai prodotti della terra, ed è
questa
la ragione per la quale, tanto sulle medaglie del
poi presso i Galli e finalmente presso i Tedeschi e gli Spagnuoli : è
questa
almeno l’opinione generalmente riconosciuta dai p
, che essi avevano nel culto degli idolatri. Dei naturali. Sotto
questa
denominazione comprendevansi il sole, la luna, le
. Dei grandi. La mitologia greca e romana non riconosceva sotto
questa
denominazione se non che dodici numi, i cui nomi
ra stabilito e riconosciuto dalla legge. Dei particolari. Sotto
questa
denominazione andavan compresi i dei Lari o Penat
antichi, a cui ognuno rendeva un culto particolare, erano comprese in
questa
categoria. Dei conosciuti. Secondo asserisc
Dei conosciuti. Secondo asserisce Varrone, erano annoverati in
questa
classe quei numi dei quali era noto il nome, le a
Diodati — Falli degli apostoli Capo XVII. Dei del cielo. Sotto
questa
denominazione complessiva eran compresi : Saturno
omini che avevano compiuta una qualche gloriosa e memoranda azione. È
questa
una delle principali sorgenti dell’idolatria dei
ll’antichità, sulla origine dell’appropriazione del nome di Delfino a
questa
costellazione. Taluni pretendono che fosse così d
una colonia di Cretesi, che andarono a stabilirsi nella Focide. Sotto
questa
allegoria della favola, altro non si deve scorger
celebre oracolo, che da quel tempo fu detto l’oracolo d’Apollo. Sotto
questa
allegoria della favola, altro non si deve oggi sc
nell’isola di Delo per offerire dei sagrifizi ad Apollo. I membri di
questa
deputazione si chiamavano Deliasti — V. Deliasti
ida un demonio o genio tutelare, che gli serviva per tutta la vita. È
questa
una credenza perfettamente simile, e identica del
a, che dalla cintura in giù aveva il corpo di pesce. Essi avevano per
questa
specie di mostri una grande venerazione. La crona
’urna, nella quale sono rinchiuse le sorti degli uomini. I decreti di
questa
cieca divinità, regolatrice di tutte le cose, con
elli dei re e degli eroi, venivano incisi sul diamante. I ministri di
questa
cieca deità, erano le tre Parche, e al dire di Es
mbini. Appena nasceva un figlio si ripuliva tutta la casa in onore di
questa
divinità, onde renderla favorevole al neonato. 14
cedomi da essi celebrata in onore di Diana. La principal cerimonia di
questa
festa consisteva nel condurre dei fanciulli innan
opra la terra. Veniva comunemente venerata come dea della castità ; e
questa
virtù era in lei così tenace che cangiò Atteone i
che apparteneva al seguito di Diana fu scacciata ignominiosamente da
questa
dea per aver ceduto alle lascive brame di Giove.
ra per la delicatezza delle cortesie che essi scambiavano fra loro in
questa
occasione. 1434. Diattoro. — Dalle parole greche
are. Taluni scrittori pretendono che sia la stessa che Britomarte ; è
questa
per altro un’opinione assai incerta. Dictinnia er
stonassero e ferissero gli dei, e che questi dovesseso fuggire ora in
questa
ora in quella contrada della terra, sotto forma d
, ingoia Con fragor le speranze e le fatiche Del gagliardi coloni ; a
questa
guisa Sgominava il Tidide e dissipava Le caterve
ero delle concubine di Giove, il quale la rese madre di Venere ; ed è
questa
la ragione per la quale si dà talvolta a questa d
adre di Venere ; ed è questa la ragione per la quale si dà talvolta a
questa
dea, il soprannome di Dionea. Anche Giu lio Cesar
6. Diaspoli. — Ovvero città di Giove nell’ Etiopia. Quel Dio aveva in
questa
ciltà un tempio grande e ricchissimo, ove in una
presso gli antichi era così frequente l’uso di prestar giuramento per
questa
divinità. Taluni scrittori dissero che Fidio foss
e della città di Tebe ; e che avendo venduta una di esse nella Grecia
questa
avesse stabilito la sua dimora nella selva di Dod
gena, Citta. — Vale a dire città surta dai denti di un drago. Si dava
questa
denominazione alla città di Tebe. V. Cadno. 1505.
hi dell’ Inferno. V. Cerbero. Draghi Cerere. Il carro di
questa
dea era tirato da due draghi, a cui la tradizione
di Scio, dopo la morte di Drimaco, lo avessero adorato come un dio. È
questa
però una opinione poco generalizzata. 1512. Drimo
stato matrimoniale, e quando essi avevano tolta in moglie una donna,
questa
si chiamava Druidessa, ed aveva diritto all’unive
no. — Al dire di Macrobio si dava anche comunemente il nome di Iano a
questa
divinità, ritenuta come simbolo del mondo che gir
tichità afferma che i popoli di Napoli adoravano un tempo Bacco sotto
questa
denominazione. 1527. Ebota. — Al dire di Pausania
la favola è che Ecate fosse uno dei nomi di Proserpina stessa : e che
questa
venisse detta la triplice Ecate e che fosse la Lu
o di grazie di aver trovata la soluzione di un problema geometrico. È
questa
per altro una notizia nè generalizzata nè ripetut
di grazie della vittoria riportata, offrire agli dei una Ecatombe. Da
questa
costumanza si dava il nome di Ecatonofle ad alcun
. Echmagora. — Fu figlio di Ercole e di Fillene. Alcimedone, padre di
questa
giovanetta, fortemente sdegnato degli amori colpe
altra ragione meravigliosa degli ecclissi, e la più generalizzata fu
questa
. Si disse che le streghe e tutti coloro che eserc
rdo con Giove, intrattenuta Giunone coi suoi piacevoli discorsi, onde
questa
non avesse disturbato un colloquio amoroso che Gi
o agli occhi della madre, durante il decenne assedio di Troja. Caduta
questa
città, Ecuba toccò ad Ulisse come parte del botti
uola di Pandaro e moglie di Zetto, il quale fu fratello d’Anfione. Da
questa
unione non nacque che un solo figliuolo chiamato
ndarono la Discordia onde disunirli, e ben presto il triste potere di
questa
terribile divinità, si fece sentire. Essendo un g
dato da suo suocero, per chiedergli Chelidonia, sorella di Edone, cbe
questa
bramava di rivedere, Pandareo assenti, e consegnò
Sole e di Persa : fu re della Colchide e padre di Medea, la quale per
questa
ragione vien anche detta Eetia, ed anche Eeeta. 1
ia minore, nella Jonia La tradizione mitologica ripete che il nome di
questa
città derivasse da una donna chiamata Efeso, la q
da una donna chiamata Efeso, la quale dette origine alle Amazzoni. Ma
questa
opinione è assai poco ritenuta in conto presso i
ostanze del mare Egeo. Rinomati autori pretendono che la esistenza di
questa
città, fosse di molti anni anteriore allo stabili
i legno di cedro, e con statue e quadri di un valore favoloso. E pure
questa
opera colossale, che riuniva tante meraviglie d’a
Giasone, ma quasi che le maledizioni del cielo seguissero le orme di
questa
, le sventure lo assalirono di ripetuti e spietuti
ii ed offerte, onde implorare un parto felice. 1579. Egghitree. — Con
questa
denominazione i Greci indicavano quelle donne e q
ed in altre contrade, finchè Giove ordinò a Minerva di combatterlo e
questa
lo uccise. La Terra, sdegnata per questa morte, p
ò a Minerva di combatterlo e questa lo uccise. La Terra, sdegnata per
questa
morte, partorì i Giganti, che poi mossero guerra
i poeti e cronisti della favola è assai di sovente chiamato Giove con
questa
denominazione. 1588. Egipane — Il dio Pane veniva
lia di Giove secondo gli uni e di Pane e di Ega, secondo gli altri. È
questa
per altro un’opinione non convalidata da valevoli
riuscì a spegnere colla sazietà del possesso, l’ardente desiderio che
questa
donna bellissima gli aveva acceso nel sangue. Neo
o 1. Scena 1 Qualche tempo dopo, avendo Tieste abbandonato Pelopea,
questa
consegnò al figliuolo Egisto la spada del padre,
ne, da lui involontariamente ucciso, chiamò Caonia. — V. Caone. …… e
questa
parte De la Caonia ad Eteno r. cadde Che dal nome
apire la statua di Diana. Egli corse pericolo della vita per compiere
questa
impresa, e tanto che la notizia della sua morte s
annome che i greci davano particolarmente a Bacco. Essi annettevano a
questa
parola la stessa significazione che i Latini al l
rchè l’eterna giovanezza del dio del vino, è benissimo raffigurata da
questa
pianta, sempre verdeggiante. Presso i pagani, si
. 1656. Elpide. — Così avea nome quel cittadino di Samo, il quale in
questa
sua città, edificò il tempio di Bacco, noto sotto
ione con ricchissimi doni. L’opinione della potenza soprannaturale di
questa
divinità era estesa e divulgata per tutta l’Asia
olti in questo. Tutti i mitologi e cronisti dell’antichità parlano di
questa
divinità, il cui nome primitivo era Malpadia, e c
i ai suoi piedi. Però la gran maggioranza degli scrittori attribuisce
questa
ultima impresa a Giove fulminatore. Secondo rifer
e Pindaro, il gigante fulminato sotto l’Etna, fu il Titano Tifeo ; e
questa
è la credenza seguita, come vedemmo più sopra dal
Vonere, madre di lui, gli fu estremamente utile, e potè all’ombra di
questa
, compiere le valorose sue gesta senza aver mai nu
, e tutti ripararono momentaneamente in una caverna del monte Ida. In
questa
occas one Creusa sua moglie disperse le tracce de
a molti Eroi del Lazio e de l’Ausonia tutta Desiata e ricerca……. …… A
questa
il mio paterno Oracolo, e del ciel molti prodigi
averlo reso padre di Meleagro e di Dejanira. Unito a Peribea ebbe da
questa
Tideo che fu poi padre del famoso Diomede. Eneo i
avanti di radersi per la prima volta la barba. Nella celebrazione di
questa
cerimonia i giovanetti portavano nel tempio di Er
cerlo nella corsa ; aggiungendo che coloro i quali volevano accettare
questa
condizione, sarebbero stati uccisi se riuscivano
ette sotto le mura di Troja, andò a ritrovare Enone sul monte Ida, ma
questa
per vendicarsi lo scacciò dalla sua presenza. Per
della quale fu proclamato re. Tolta in moglie la ninfa Elise, ebbe da
questa
una figlia che chiamò Merope. Questa giovanetta d
colonia greca. Secondo Virgilio egli dette anche il suo nome a tutta
questa
contrada che da principio fu detta Esperia, posci
quella in cui Vulcano, dio del fuoco, avesse posto la sua fucina. Per
questa
ragione le isole chiamate oggi Lipari, furono da
ndo in seguito edificata una città le impose il nome della moglie. Fu
questa
la celebre città di Menfi. 1709. Epatoscopia. — S
un tempio sotto il nome di Giove Epidote. Presso i greci veniva data
questa
stessa appellazione al sonno, ed in generale a tu
erano morti alla prima guerra di Tebe, combattuta dieci anni prima di
questa
, a cui fu dato il nome degli Epigoni. 1732. Epime
nella piccola città di Sciro. È opinione di pregevoli scrittori, che
questa
solennità venisse detta Episcira in commemorazion
ta al nome di Venere sull’iscrizione del piedestallo della statua che
questa
dea aveva nel tempio di Delfo, per indicare che e
e quali non era concesso neanche all’Epopte di assistere, concessione
questa
, data ai soli sacerdoti. 1752. Epuloni. — I roman
i porpora. 1753. Equestre. — Soprannome dato alla Fortuna e col quale
questa
divinità aveva un tempio a lei edificato nel nono
empio se avesse avuto la vittoria nella guerra contro i Celtiberi. In
questa
guerra ebbe Quinto Fulvio il comando delle cavall
erra. Nel giorno 26 del mese di Febbrajo, che ricadeva nel periodo di
questa
solennità, si facevano le corse dei cavalli nel c
acevano le corse dei cavalli nel campo Marzio. 1755. Equità. — Veniva
questa
divinità rappresentata con una spada in una mano
rsi del Peloponneso, dovevano attendere la terza generazione, essendo
questa
la vera spiega della risposta dell’oracolo. Infat
ogia della parola Eraclide nelle due parole gloria e Giunone, essendo
questa
dea la principal causa della gloria immortale ond
lto di religioso rispetto per l’Ercole greco, per mezzo dei popoli di
questa
nazione che emigrarono in Egitto. Quanto a Melkar
lto chiunque avesse respinto la forza con la forza. In conseguenza di
questa
legge, egli fu assoluto ; ma Anfitrione, temendo
onte. Diodoro dice nelle sue opere, che Ercole riuscisse vincitore in
questa
battaglia perchè impedì alla cavalleria nemica di
o. Condannatosi volontariamente all’esilio pel dolore cagionatogli da
questa
azione crudele, egli si recò a Delfo onde consult
luogo che dovesse abitare, e fu, secondo il parere di Apollodoro, in
questa
città che egli ricevette per la prima volta dalla
e di Ercole ad Euristeo. La tradizione Omerica accenna, ragionando di
questa
subordinazione, alla costante inimicizia di Giuno
e di rimanere fuori le mura, essendo spaventato della sua forza. Dopo
questa
impresa, Ercole combattè contro la terribile idra
o contro molti popoli selvaggi e finalmente giunse nella Libia. Fu in
questa
traversata che egli uccise il famoso ladro Caco i
gio, sulle due opposte montagne che terminano l’Europa e l’Africa. In
questa
spedizione essendo vivamente incomodato dai raggi
areo ed Esioda la quale dette in moglie a Telamone. Al suo ritorno da
questa
spedizione, egli fu spinto da una tempesta suscit
Ercole fu gravemente ferito, ma Giove lo guarì istantaneamente. Dopo
questa
spedizione egli si rese a Flegra, ove per comando
ebbe a compagno Cefeo ed i venti figli di lui, che tutti morirono in
questa
spedizione. Avendo ucciso Ippocoone, Ercole si im
di ritirarsi nella città di Trachina presso Ceixo. Fu nell’andare in
questa
città, che Dejanira ebbe a sopportare l’oltraggio
rara bellezza. La tradizione ripetuta da Sofocle differisce molto da
questa
: Ercole da quindici mesi è lontano dalla città d
Ercole avea con sè la giovanetta Iole, e temendo che innamoratosi di
questa
, non l’avesse completamente dimenticata, asperse
tà della Beozia detta perciò Eretria. 1769.Erea. — Gli antichi davano
questa
denominazione al giorno in cui si celebrava nella
rdata come madre degli astri, forse a causa del nome di suo marito. È
questa
peraltro un’opinione assai incerta e confutata da
di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello per parte materna, da
questa
unione naque un figliuolo chiamato Pentilo. Dopo
sotto lo stesso nome. Ercole lo prese vivo e lo portò ad Euristeo. È
questa
una delle dodici fatiche di quell’eroe. V. Ercole
1783. Erinnie. — Venivano così in Grecia chiamate le Furie che sotto
questa
denominazione avevano un tempio in Atene nelle ci
ni. 1784. Erinni. — Nei poeti dell’antichità si trova di sovente data
questa
denominazione a quelle donne che furono cagione d
ia — V. Ericina. 1788. Eritrea — In Eritra, città della Beozia, visse
questa
sibilla, conosciuta dalla tradizione sotto il nom
r giovanetto, bagnandosi nella fonte custodita dalla ninfa Salmatide,
questa
, vedendolo così bello se ne innammorò perdutament
cia. Al dire di Servio, un’antica tradizione favolosa dette origine a
questa
strana configurazione. Il citato scrittore narra,
lembo della penisola Argolide. Una vecchia tradizione racconta che in
questa
città eravi una strada per la quale si discendeva
Iaso, e Semele. Dalle numerose sventure di cui fu continuo bersaglio
questa
disgraziata famiglia ne è venuta la seguente trad
detto che Vulcano per vendicarsi della infedeltà di Venere, allorchè
questa
dea ebbe dai suoi amori con Marte, Ermione, avess
. Però questi due autori discordano fra loro in un sol punto di tutta
questa
tradizione. Secondo Ovidio, Ermione fatta sposa d
edi, e con atti di grande venerazione. Il periodo di tempo che durava
questa
cerimonia era ritenuto come festivo ; il carro ve
ico dello argento. Anche per l’oro vi era una particolare divinità, e
questa
è la ragione per la quale si sono ritrovate non p
ipudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo siglio che avrebbe da
questa
seconda moglie, sarebbe stato cagione della rovin
a la Grecia adorato come un Dio, e non fu città, horgo o villaggio di
questa
popolosa contrada che non avesse un tempio a lui
cciso a tradimento. 1829. Eslchia. — Nella città di Clazomene si dava
questa
denominazione, dalla parola greca Ἠονπα che signi
spingevano la loro barbara superstizione fino a svenare sulle are di
questa
truce divinità, le loro mogli e i loro figliuoli
ne aggiungono una quarta a cui danno comunemente il nome di Erizia. È
questa
però una opinione poco generalizzata. Narrano le
ata. Narrano le cronache mitologiche, che quando Giove sposò Giunone,
questa
regalasse al marito un albero di pomi che faceva
te voci. Ercole uccise il Drago e portò le poma d’oro ad Euristeo. In
questa
una delle dodici fatiche dell’eroe. — Vedi Ercole
o scrittore, esse erano d’una tale bellezza, che la sola rinomanza di
questa
, spiese Busiride, re di Egitto, a comandare ad al
ngue delle vittime e dell’acqua lustrale. Non si deve però confondere
questa
lustrazione espiatoria, con quella che facevasi o
el qual giorno venivano immolate le vittime dette amburbiati. Oltre a
questa
un’altra solennità espiatoria veniva celebrata og
un’altra solennità espiatoria veniva celebrata ogni cinque anni, e da
questa
derivò la parola lustrare, nel significato di esp
uelle tazze ? Coro Libarue tre ; tutta versar la quarta. Edipo Ma
questa
pria, di qual licor fia d’uopo Empierla ? di ! C
eca ci ammaestra, come il famoso stretto delle Termopili era posto su
questa
montagna. 1846. Età. — I cronisti ed i poeti più
e l’altra nei regni delle ombre. Il simbolo favoloso racchiuso sotto
questa
allegoria, riposa sull’essere stato Etalide arald
mpio alle tre Grazie, e ad istituire le cerimonie del loro culto. Per
questa
ragione, egli era riguardato come padre delle Gra
essamento a tutta prova, e aveva per la sua patria, e per le leggi di
questa
, una devozione senza limite. Egli morì sotto le m
e di un patrizio chiamato Lino. 1851. Etere — I greci appellavano con
questa
denominazione, i cieli distinti dai corpi luminos
e, e lagrimando E nudandosi il seno, la materna Poppa scoperse, e : A
questa
abbi rispetto, Singhiozzante sclamava, a questa,
Poppa scoperse, e : A questa abbi rispetto, Singhiozzante sclamava, a
questa
, o figlio, Che calmò, lo ricorda. i tuoi vagiti.
ando l’antico simulacro Dell’Alma dea : là vi sarà chi debbe Giudicar
questa
lite ; e suasive Parole e modi troverem, da trart
io in prossimità dell’Areopago. Minerva — Pol che tal beneficio a
questa
terra Per lor s’appresta, lo ne vo lieta ; e grat
calamità affliggeva la città di Tanagra, n’era causa la violazione di
questa
legge. Si facevano in simili congiunture le più s
tre Gorgoni, sorella di Medusa e figlia di Torcide. Al dire di Esiodo
questa
Gorgone non era soggetta nè alla vecchiezza nè al
ante Assalse e prese veramente degno Di perdono e pietà : se quello o
questa
Si ritrovasse nel Tartareo chiostro, Ritenne ’l p
e Orfeo rivide la diletta Euridice, e lusingandosi che ella l’avrebbe
questa
volta seguito per non abbandonarlo più mai, si ri
morta per sempre, e ch’egli non l’avrebbe riveduta più. In seguito di
questa
risposta, perduta l’unica speranza che lo teneva
Prometeo. Giunone prima di diventar moglie di Giove lo aveva amato, e
questa
fu la vera ragione dell’odio che Giove ebbe poi t
scere da quegli abitanti, e salvò la vita a quei due giovanetti. Dopo
questa
avventura, Euripile risanò completamente, e da qu
di varì scrittori dell’ antichità, che il nome di Europa fosse dato a
questa
principessa, perchè significa bianchezza, e che d
precipitò per disperazione nel fiume Imero, che da quel tempo fu, per
questa
ragione, chiamato Eurota. 1911. Eusebia — Dalla p
o la decima parte. E te, o Giunone regina, la quale al presente abiti
questa
città, prego parimente, che tu seguiti noi vincit
a di tutte la più solenne e la più frequentemente adoperata. L’uso di
questa
evocazione dei morti, risale ai tempi più remoti
ll’ antichità. Gli autori profani ritengono Orfeo come l’inventore di
questa
cerimonia, che aveva un ordinamento lugubre e sol
evano per le strade della città, mentre continuava la celebrazione di
questa
cerimonia, col viso impiastricciato di feccia di
a coi giganti, avevano distrutti tutti i suoi figli, avesse partorito
questa
specie di mostro, chiamato la Fama, affinchè rend
mato la Fama, affinchè rendesse noto all’ universo i loro delitti. È
questa
fama un mal, di cui null’ altro È più veloce ; e
incavati e vitrei, e col corpo magro e scarno. 1939. Fanatici. — Con
questa
particolare denominazione gli antichi chiamavano
oracolo che la dea Vesta e Mercurio, avevano nella piazza maggiore di
questa
città. La statua di Mercurio era tutto di marmo,
ra tutto di marmo, e lo rappresentava con una gran barba. Di contro a
questa
, sorgeva il simulacro della dea Vesta, similmente
mbini. Le Vestali avevano il carico particolare di fare i sacrifizi a
questa
divinità durante le feste romane. 1947. Faside. —
lavoro di un uomo mortale, avesse cooperato all’opera dei celesti. Fu
questa
la ragione per la quale i greci adoperarono ogni
e remoti ove non era permesso agli uomini di penetrare. L’oracolo di
questa
dea rimaneva sempre muto per gli uomini ; e non r
sonno si credeva fermamente che egli s’intrattenesse cogli dei. …… È
questa
selva Immensa, opaca, ove mai sempre suona Un sac
gli altrui nel redire ai porti suoi, Distruggeria nell’oscure onde, e
questa
Cittade copriria d’alta montagna. Così arringava
Giunone, come dea della purificazione, veniva onorata in Roma, sotto
questa
denominazione. Altri scrittori pretendono che la
1970. Februo — Discorde è l’opinione degli scrittori della favola, su
questa
divinità ; imperocchè, Macrobio, dice che era un
ice perfettamente a Plutone. 1971. Febbre — I romani avevano ricevuta
questa
divinità per trasmissione dai primitivi abitatori
rasmissione dai primitivi abitatori della Grecia, presso i quali però
questa
era una dea, perchè la parola Febris in latino è
dell’ingiuria fatta alla città di Roma. Se trascorsi trenta giorni da
questa
intimazione, i nemici non avevano cercato di ripa
chè avendo confidato alla sua nutrice Oenone, il suo colpevole amore,
questa
che amava ciecamente la sua padrona prese impegno
al dire di Dione Cassio, fu ritenuta come presagio di prossima morte
questa
apparizione della Fenice. Nell’ intento di portar
ttenzione dei lettori sulle idee da noi esposte nella introduzione di
questa
nostra opera, gioverà grandemente far notare che
S. Cirillo, S. Epifanio ed altri, si sono avvalsi nei loro scritti di
questa
credenza pagana del risorgimento, dalle proprie c
to noi esponemmo nello studio preliminare sulla mitologia che precede
questa
nostra opera. L’opinione dell’esistenza della fav
laidi vezzi di una sua concubina per nome Lizia, si facesse amare da
questa
, la quale abbandonò facilmente il vecchio padre,
fuggendo E un atroce imprecar del padre mio Amintore d’Orméno. Era di
questa
Ira cagione un’avvenente druda Ch’egli sprezzata
ferisce Strabone, che coloro i quali erano posseduti dallo spirito di
questa
dea camminavano sui carboni accesi senza soffrire
una ferula ed insegnò agli uomini a conservare il fuoco nel gambo di
questa
pianta, che per naturale conformazione, puo, rite
isura che l’ordine alfabetico che noi seguitiamo nella esposizione di
questa
nostra opera ce ne darà il destro, ci limiteremo
unto al vivo dalle oltraggiose parole, se ne lamentò con sua madre, e
questa
lo inviò al Sole, affinchè dal labbro di suo padr
e a Venere come madre dell’ amore. 2004. Filace. — Ossia custode : da
questa
significazione si dava un tal soprannome ad Ecate
Discorde è l’opinione dei cronisti della mitologia sulla paternità di
questa
principessa ; poichè alcuni la fanno figliuola di
e della famiglia, per punire la figlia dell’onta ch’ella riversava su
questa
, appena ella ebbe partorito, l’avesse fatta insie
o, re di Tracia, sposato Progne, la più giovanetta delle due sorelle,
questa
che amava teneramente Filomena, non potendo viver
sue frecce contro gli animali, nell’ adattare una di esse sull’ arco,
questa
gli cadde sul piede stesso col quale egli aveva a
no degli Argonauti ; e a proposito della sua famosa ferita ripete che
questa
non fu cagionata dalla freccia, ma sibbene dalla
e lo presenta come quello che accolse in sua casa Cerere, allorquando
questa
dea andava in cerca di sua figlia Proserpina. Cer
ente di un albero di fico, facendo per tal modo conoscere agli uomini
questa
pianta, il cui prezioso frutto non era servito, p
avessero rappresentati come giovanetti e talvolta anche come donne. È
questa
però un’ opinione respinta’ dalla gran maggioranz
grige. Dante — Inferno — Canto VII. il Cocito, Poi sen van giù per
questa
stretta doccia Infin là ove più non si dismonta :
qua rossa Dovea ben solver l’una che tu faci. Letè vedrai, ma fuor di
questa
fossa. Là ove vanno l’anime a lavarsi, Quando la
rano riservato il diritto di creare dei sacerdoti Flamini, i quali in
questa
occasione prendevano oltre al nome della divinità
ma fella ! Flegiàs, Flegias, tu gridi a vòto, Disse lo mio signore, a
questa
volta : Più non ci avrai, se non passando tl loto
più antiche divinità del paganesimo. Plinio ci parla di una statua di
questa
dea dovuta allo scalpello dell’immortale Prassite
ecia in Italia. Una somiglianza di nome fece nascere sul proposito di
questa
dea una leggiera confusione, la quale emerge unic
oma, il quale per ricompensa la mise fra le sue numerose divinità. Fu
questa
la ragione che fece confonderla spesso coll’antic
tempio dell’ antica Flora sorgeva in Roma dirimpetto al Campidoglio e
questa
dea veniva rappresentato sotto la sembianza di un
ui cadeva un’ abbondante pioggia di fiori. Cicerone ed Ovidio danno a
questa
dea il soprannome di madre chiamandola madre Flor
nelle onde. Fin quì la parte mitologico-favolosa. La parte storica di
questa
allegoria, è che Forco era un re della Corsica, i
greci scrittori ebbero ognuno delle idee individuali e particolari su
questa
dea. In fatti, Pausania asserisce che nella città
famoso statuario Bupalo, di lavorare per essi una statua colossale di
questa
dea, avente il polo sulla testa. Nella città di T
ani, era stato trasmesso dai greci ; e il primo dei sovrani che adoro
questa
dea, fu Servio Tullio, che le fece inalzare un ma
simiglianza della infinita moltiplicità delle statue e dei templi di
questa
dea, erano del pari infiniti e svariati i nomi ed
estina. Nerone al principio del suo regno, fece costruire in onore di
questa
dea un tempio fabbricato tutto di una certa pietr
ochi sono gli scrittori dell’ antichità, i quali facciano menzione di
questa
dea ; e solo Esiodo, nelle sue cronache della fav
ola, il quale gli dette in moglie la figlia Calciope. I primi anni di
questa
unione furono felici, ma scorso qualche tempo, Ae
a seppellirlo tal quale esso lo aveva lasciato. Faremo qui notare che
questa
antica tradizione religiosa, riferita da Plinio,
co. In Persia si spingeva anche più oltre l’ adorazione del fuoco. In
questa
contrada, vi erano alcuni dati recinti chiusi tut
ircondata di raggi. È opinione di molti scrittori dell’antichità, che
questa
divinità sia la stessa che quella conosciuta sott
che i moderni astronomi han chiamata Via lattea. Dice Ovidio che per
questa
via si andava al palazzo di Giove ; ed era anche
o che per questa via si andava al palazzo di Giove ; ed era anche per
questa
, che gli eroi avevano accesso in cielo. Al dire d
te s’ appella : La nobiltà del ciel vi si riduce, La plebe alberga in
questa
parte e in quella Questa è la via, la qual dritto
ola Galatea deriva dal greco γαλα che significa di latte, e si dava a
questa
Nereide a causa della sua bianchezza. 2076. Gale
e cinquanta Nereidi. 2077. Galeote — La tradizione della favola fa di
questa
divinità, uno dei principali numeri degli Illei,
di si ritiravano, astenendosi durante il periodo di sette giorni dopo
questa
funebre cerimonia, dall’ entrare in un tempio ; r
annome della dea Ebe, la quale al dire di Pausania, era adorata sotto
questa
denominazione nella cittadella di Fliasi, in un b
o attribuite. 2098. Genetillidi. — Il solo autore antico che parli di
questa
divinità è il cronista Pausania, il quale riferis
teva perfino l’esistenza di due genii uno buono e l’altro cattivo. Da
questa
credenza largamente diffusa nei tempi della relig
o pacifici e consolatori. Altri poi, si credeva, andassero errando in
questa
o in quella parte come condannati all’esilio. Que
Penati ed ai Demoni. V. queste differenti voci. 2101. Genisse. — Era
questa
la denominazione collettiva, che si dava a tutte
la Giunone Lucina. Il sacrifizio più comune che i romani offerivano a
questa
divinità, era un cane : a somiglianza di ciò che
era presso i pagani consacrato al Dio Giano, perchè a somiglianza di
questa
divinità, che aveva due facce, una per l’avvenire
modo da una parte l’anno trascorso ; e dall’altra l’anno corrente. È
questa
una delle configurazioni allegoriche più spiccate
azioni si potesse predire l’avvenire. 2105. Gerania. — A proposito di
questa
città, che secondo la geografia antica, sorgeva s
che al dire di qualche autore, era la stessa che Cerere o la Terra. E
questa
per altro un’opinione seguita da ben pochi scritt
cie che andarono a stabilirsi in Grecia, insegnarono agli abitanti di
questa
l’uso di cibarsi delle ghiande ; cosa della quale
Perciò nei misteri Eleusini, celebrati in Grecia in onore di Cerere,
questa
dea veniva adorata insieme a Proserpina e a Giacc
Ovidio — Metamorf : Libro X Fav V trad. del Cav. Ermolao Federico È
questa
almeno la tradizione più generalizzata e più nota
i folgoranti : pindaro — Odi Pitie — Ode IV trad. di G. borghi. Fu
questa
l’origine della famosa spedizione conosciuta nell
ro alle mani fra loro, e si distrussero gli uni cogli altri. Compiuta
questa
prima parte della sua colossale impresa, Giasone
ogli ornamenti reali, e poscia lo sacrificò su di un altare. Forse da
questa
tradizione dell’antichità mitologica, emerge il s
Lipari, aveva codesto nome presso i pagani, i quali ritenevano che in
questa
isola, Vulcano avesse una delle sue fucine. Giera
lica che forma il sostrato principale della mitologia pagana aveva in
questa
specie di scrittura un largo campo di configurazi
appellazioni che si davano alle donne dei sacerdoti Gierofanti. Però
questa
opinione è combattuta da diversi scrittori e mito
i greci ἱερος, σϰοπεα che significano considero. 2149. Giganti. — Era
questa
la denominazione generale che si dava a quegli es
larmente, parlandone allorchè l’ordine alfabetico che noi seguiamo in
questa
nostra opera, ci porgerà piu propizia occasione a
in suo soccorso tutti gli dei ; ma questi spaventati fuggirono chi in
questa
e chi in quell’altra parte del globo, sotto la fi
bro V Fav. IV trad. del Cav. Ermolao Federico E qui, a proposito di
questa
favolosa scalata, che i figli della Terra, nella
ta di generazione in generazione, avrebbe potuto essere la origine di
questa
favolosa guerra mossa dai Giganti a tutte le divi
isognò vuotarvi due intere zucche, secondo che gli antichi chiamavano
questa
misura di liquido, e che era la più grande da ess
rifizi delle feste in ouore d’Apollo. Al dir del cronista Ateneo, era
questa
una specie di danza bacchica, durante la quale i
a vita non aveva potuto far germogliare un mite seutimento d’amore. E
questa
anche l’idea seguita da Alfieri. …….. il ferro E
infelici, a seconda degli avvenimenti. Al dire del sudetto scrittore,
questa
superstiziosa credenza dei romani ebbe origine da
che la repubblica aveva di sovente a soffrire qualche danno, esposero
questa
loro osservazione al senato, affinchè ne venisse
agione i Fabii furono tutti uccisi nella battaglia di Cremera. Dietro
questa
risposta, il senato promulgò una legge di comune
e mi fece. Nè le due di Tebe Beltà famose Sémele ed Alcmena, D’Ercole
questa
genitrice, e quella Di Bacco de’mortali allegrato
ente venivano a lui offerte la farina ed il sale, mentre sulle are di
questa
onnipossente divinità, ove mai non venivano svena
one, e tanto che molti lo hanno confuso con Cam, figliuolo di Noè. Da
questa
prima configurazione del Giove pagano, ne venne p
nte, fino alla Spagna ; ed a Nettuno la supremazia su tutti i mari. È
questa
forse la ragione che fece ritenere questi tre fra
tempio alla Gioventù, e furono allora istituiti i giuochi in onore di
questa
dea, della continuazione dei quali non fa menzion
caratteri cabalistici, lettere ed altre figure. Coloro che eseguivano
questa
divinazione giravano con tanta celerità, intorno
eva che le anime dei morti, dovessero essere giudicate all’ uscire di
questa
vita, onde ricevere il premio o il castigo delle
zo alla quale sorgeva un altare consacrato a Giunone Giuga, e che per
questa
ragione si chiamava Vicus Iugatinus. 2169. Giugan
hise risolversi a prendere la fuga, Venere, madre d’Enea, li spinse a
questa
risoluzione, che fu poi cagione della loro salvez
mandato assoluto a causa delle virtù della sorella. 2174. Giunone — È
questa
una delle più importanti personalità della mitolo
ale credenza, che Giunone odiasse tutte le donne di facili costumi, e
questa
credenza fu maggiormente avvalorata presso i roma
notizie trasmesseci da molti di essi riguardo ai diversi figliuoli di
questa
dea. Infatti Esiodo asserisce aver Giunone avuto
che il papero e lo sparviere erano gli uccelli a lei consacrati, ed è
questa
la ragione per la quale si vedono auche oggidi, m
igioso dei pagani sopratutto fra i greci ed i romani aveva reso sacri
questa
specie di pubblici spettacoli, i quali eran sempr
an pompa in onore di qualche nume ; che non si poteva dar principio a
questa
pubblica solennità se non dopo aver offerto dei s
o quest’ultima formola di giuramento, lo storico Aulo Gellio dire che
questa
fu introdotta presso i romani anche nei misteri E
o, facendo punire di morte chi ricusava di farlo. 2178. Giustizia — A
questa
divinità i greci davano il nome proprio di Astrea
tempio della Misericordia, non essendo possibile che si fosse adorata
questa
mite e soave divinità da un popolo che assisteva
ficato. Virgilio asserisce che Medusa era la loro regina e che quando
questa
fu disfatta V. Medusa le tre sorelle andarono ad
asciò andare la femmina dei due serpenti, e dopo pochi giorni morì. A
questa
tradizione favolosa si attiene lo stesso Cicerone
Amadriade, la quale ebbe da lui sette altre figliuole, che insieme a
questa
Granea furono dal nome, della loro madre, chiamat
a è che le tre Grazie fossero figliuole di Bacco e di Venere. Secondo
questa
ultima asserzione più divulgata, le Grazie avevan
oranei, attestano che le Grazie venivano dipinte interamente nude ; e
questa
opinione è presso di noi avvalorata da gran numer
trovavano quasi sempre delle statuette rappresentanti le Grazie. Con
questa
singolare costumanza, volevano forse gli antichi
veva un tempio ed un bosco a lui consacrato. I poeti antichi chiamano
questa
città col nome di Cryncus. 2205. Gru. — Presso i
ttoria contro il Minotauro V. Teseo, Minotauro. Coll’andare del tempo
questa
danza fu eseguita anche nella città di Delfo, dal
lla luce trenta porcellini. H 2210. Hada. — I babilonesi davano
questa
appellazione alla loro più alta dea : la stessa c
di lui mare e isola d’Icaro. Diversa, per altro, sebbene informata su
questa
base, è la favola che i poeti e i cronisti della
o. Anche Enea ebbe, secondo la cronaca tradizionale, i suoi natali su
questa
montagna, ove Venere, sua madre, lo dette alla lu
la tradizione, sorgeva la famosa città Troja. Al dire di Diodoro, era
questa
una delle più alte montagne dell’Ellesponto. Seco
gne dell’Ellesponto. Secondo le cronache dell’antichità, nel mezzo di
questa
montagna era scavato un antro ove, si vuole, che
ne ha molti i quali pretendono che il sacrificio fosse consumato ; e
questa
opinione è seguitata anche da varii autori modern
gli abitanti salivano per adorare, con le mani levate verso il cielo,
questa
loro strana divinità. Con tale cerimonia il culto
an numero di sacrifizii, onde placare lo sdegno della dea. Tolta così
questa
prima ragione del male, venne facilmente a capo,
gli atroci dolori di un doppio sgravo. 2252. Ifide. — A proposito di
questa
fanciulla la tradizione mitologica alla quale si
sse nella città di Argo, dato i natali ed una bambina, che fu appunto
questa
Ifigenia ; e che Clitennestra sorella di Elena, o
na figlia di Agamennone e Clitennestra, l’altra figliuola di Elena. É
questa
almeno l’opinione seguita dal Racine, nella sua I
della propria figliuola Ifigenia placata la collera degl’immortali. A
questa
sola condizione, aggiungeva l’inesorabile indovin
gli condiscese a sacrificare la propria figliuola. Ma anche innanzi a
questa
terribile risoluzione ; sorgevano ostacoli e diff
iuochi Olimpici. V. Olimpici. 2256. Ifitima. — Mercurio s’innamorò di
questa
ninfa e la rese madre dei satiri. 2257. Igiea. —
ta ninfa e la rese madre dei satiri. 2257. Igiea. — I greci adoravano
questa
divinità come dea della buona salute, e la faceva
e la testa per bere nella coppa ch’ella ha nella mano sinistra. Sotto
questa
configurazione si sono trovate moltissime statue
ea si dava sovente a Minevra, la quale veniva dai greci adorata sotto
questa
denominazione. Anche i romani adoravano Igiea com
bandonate del nome mille volte ripetuto dell’amico carissimo : almeno
questa
è la tradizione a cui si attiene Virgilio stesso.
amo, re di Troja. Gli scrittori dell’antichità narrano a proposito di
questa
principessa un lagrimevole fatto. Il re suo padre
iuolo Difilo. Qualche anno dopo avendo Polinnestore ripudiata Iliona,
questa
ad istigazione dei greci, scoprì l’arcano a Polid
sgravo. Durante i dolori del parto, le donne facevono dei sacrifizi a
questa
dea, credendo così di liberarsi più presto. Le cr
adella d’Ilione, stette in piedi ; e che non fu che dopo la caduta di
questa
che egli si chiamasse Iulio e secondo altri Ascan
veva la forma di un elmo che gli antichi chiamarono Trafitide ; e che
questa
pietra aveva la strana facoltà di saltare da sè s
inio portò dalla Macedonia. 2274. Imprecazioni. — In latino dirœ. Era
questa
la denominazione di alcune divinità, che presso i
ecazioni, allorquando ci ripete quelle contro l’uccisore di Lajo. Di
questa
terra, ond’ho possanza e trono, Non sia nessun ch
o quelle contro i violatori dei sepolcri. 2275. Impudenza. — Anche di
questa
avevano i greci fatta una divinità e le aveano co
, aveano, secondo riferisce Servio, il soprannome d’Indigete e allora
questa
parola deriva da inde genitus, cioè : nato nel pa
nzionati, secondo che l’ordine alfabetico da noi seguito nel corso di
questa
nostra opera, ce ne ha porto l’occasione. Queste
o in un bosco ; la moglie ed i figliuoli in fiere, e in un accesso di
questa
abberrazione schiacciò contro il muro il capo del
a. 2287. Intereidona. — Dal verbo latino intercidere, i romani davano
questa
denominazione, alla divinità che presiedeva a tut
e, i presagi dell’avvenire. Cicerone ripete, nelle sue opere, che era
questa
una delle più forti mattezze, che la superstizion
mano un uccello acquatico. 2290. Invidia. — I greci aveano fatto di
questa
triste passione un dio, essendo la parola φδονος
ell’antichità non fanno menzione, nè di altari, nè di statue erette a
questa
divinità ; e solo alcuni autori come Luciano ed O
utori come Luciano ed Ovidio, ci hanno trasmesso delle descrizioni di
questa
funesta passione, prese dagl’invidiosi medesimi.
pafo, ed ella stessa fu adorata sotto il nome d’Ifide come una dea. È
questa
almeno la tradizione alla quale si attiene Ovidio
a Ifide, la quale i greci confusero con Io V. Argo. 2293. Ipar. — Con
questa
parola, i greci dinotavano i due segni sensibili
degl’ Iperborei, conduceva all’ isola di Delo, ove Apollo a causa di
questa
grande devozione che aveano per lui quegl’isolani
tendo con l’unghia sonora su di una pietra, ne avesse fatto scaturire
questa
sorgente, che poi da lui prese il nome di fonte d
e fenicie, fosse stato il primo a scoprire quella fontana, che fu per
questa
ragione chiamata fonte delle muse — V. Muse e Pe
iuola di Toante, re dell’ isola di Lenno, e di Mirina. A proposito di
questa
giovanetta, le cronache dell’antichità ci ricorda
attribuiva, secondo Esiodo, Ello per sorella, perchè in lingua greca
questa
parola vuol dire tempesta ; ed infatti l’apparizi
ollo sul monte Soracte. Aggiunge la cronaca che in considerazione, di
questa
maraviglia, il senato romano avesse promulgata un
ran numero di animali come pecore, buoi, agnelli e volatili, e che in
questa
occasione essi compivano una barbara e truce usan
Giove e della ninfa Meleta, e re dei Lapidi nella Tessaglia. Almeno è
questa
la opinione più generalizzata ; sebbene è assai d
he pascevano nelle campagne della Tessaglia. Issione punto al vivo da
questa
abusiva maniera di procedere, sebbene in qualche
quali venivano eseguiti con la maggiore magnificenza ogni tre anni, e
questa
usanza era per i Corinti così importante, che anc
gran numero di odi in onore dei vincitori dei giuochi istmici, e per
questa
ragiòne il quarto libro delle opere di lui, porta
ome la patria di Ulisse, il più astuto dei greci. Omero l’ha resa per
questa
ragione, celebre nella sua immortale Odissea. It
nea, in Beozia, un tempio comune con Plutone dio delle ricchezze. Con
questa
unione allegorica delle due divinità, i pagani vo
bagno. 2364. Jante. — Detta anche Giante, fu sposata da Ifide quando
questa
cangiò il suo sesso e divenne uomo. V. Ifide. Jan
aceva sulla spiaggla dell’arcipelago, ai piedi del monte Pelio. Fu in
questa
città che Giasone, dopo il suo ritorno dalla famo
corde è l’opinione degli scrittori dell’antichità, sulla paternità di
questa
giovanetta : infatti alcuni pretendono che ella f
vrebbe incontrato all’ uscire dal tempio, sarebbe stato suo figlio. A
questa
risposta, Xuto con l’anima giubilante, si risovve
à del fatto, condannarono Creusa ad essere precipitata da una rupe. A
questa
notizia, Creusa colpita da spavento, si ricoverò
alcun’altro cronista dell’antichità, ci hanno trasmessa la ragione di
questa
singolare costumanza. 2378. Jou. — Era questo il
divenne la bibbia dei Buddisti. 2389. Kekki. — Nella Lapponia si dava
questa
denominazione al dio protettore della agricoltura
no fra le braccia. 2393. Kurù. — Nel culto religioso degl’ indiani, è
questa
la dea che presiede al giorno in cui succede il n
o la doppia denominazione di Lacedemonia o Lacedemone, e di Sparta, a
questa
famosa città della Grecia. Questo Lacedemone fu,
uoi figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono dei suoi avi. ….. In
questa
terra Laio, o Signor tenea di re possanza Pria ch
la luce due bambini morti. La povera giovanetta fu così addolorata di
questa
sventura che in pochi giorni perdette affatto la
pporsi a che il cavallo fosse introdotto al di là delle mura, e fu in
questa
occasione che egli pronunziò il famoso motto, che
ne trasse l’anima di Protesilao che presentò alla fedele Laodamia. Ma
questa
, trascorso il tempo assegnato da Giove non volle
e dell’ Asia, un sepolcro nella Frigia, ove era rinchiuso il corpo di
questa
sventurata principessa. Laodice fu similmente una
roprio figliuolo Giove, si dava un tal soprannome a questo dio. Sotto
questa
denominazione ordinariamente egli viene confuso c
puleio, i pagani ritenevano come sacrosanto il giuramento fatto sotto
questa
misteriosa parola. Cicerone stesso asserisce che
teriosa parola. Cicerone stesso asserisce che un giuramento fatto con
questa
formola : Jovem lapidem jurare, era ritenuto com
ffrì la figliuola Lavinia in consorte. Ma i suoi popoli si opposero a
questa
lega ed obbligarono invece Latino ad armarsi cont
isola di Chemnide, che sorgeva in mezzo ad un lago, chiamato Bute. Da
questa
ultima opinione del classico autore, sembra che i
. Anche i Tripolitani ed i Galli avevano una particolar divozione per
questa
dea, la quale veniva adorata anche sotto il nome
etare le notizie che le cronache dell’antichità ci hanno trasmesse su
questa
importante personalità mitologica, venerata dai p
erza inesorabilmente le oscenità che i pagani di Roma commettevano in
questa
occasione. 2453. Laverna. — Dea dei ladri, i qual
I. — Epist. XVI. trad. di Cammillo De’Conti Toriglioni. Dal nome di
questa
dea venivano complessivamente chiamati Lavernione
ita da Tarquinio il superbo, in onore di Giove Laziale. La origine di
questa
solenne cerimonia dei romani ebbe principio dal f
a, onde solennizzare una festa e compiere una cerimonia religiosa. Fu
questa
l’istituzione primitiva della festa Laziar, il cu
nendo alle altre due data l’appellazione di Comassia e Gelassia. Però
questa
opinione di qualche autore, non è la più generali
e cerimonie, placare l’ ombra di Remo, suo fratello, da lui ucciso. È
questa
la ragione per la quale molti autori han creduto
priamente all’ epoca della vendemmia, ond’ è che il mese consacrato a
questa
operazione agricola, veniva dai pagani chiamato L
quelle acque, e bere in esse il completo oblio del passato. A piè di
questa
era di Lete il rio Ch’ai dilettosi e fortunati ca
mparire, ricco di abbondanti acque, vicino alla città di Bereniee. Fu
questa
forse la ragione che fece ritenere dalla supersti
la fine di una terribile pestilenza. Ma, al dire del cennato autore,
questa
cerimonia riusci completamente inefficace, per mo
ricorrere ad altra divozione per raggiungere lo scopo desiderato ; e
questa
fu la istituzione dei giuochi scenici, V. Giuochi
fu ucciso a colpi di puguale e di frecce. V’ à qualche autore che da
questa
tradizione toglie solamente l’intervento di Apoll
ne, che quando essa e le sue compagne si precipitarono in mare, fu da
questa
che l’isola del mar Tirreno, sulla spiaggia occid
duce l’incenso si chiama egli stesso Leucotea. Orcamo che fu padre di
questa
giovanetta, fu il primo che fece piantare alcuni
di sovente codesto soprannome a Giove ; ed i pagani lo invocavano con
questa
appellazione, quando correvano alcun pericolo, da
mente il nome di Eleuteria. I romani però, presso i quali il culto di
questa
divinità era molto più celebre che in Grecia, rit
a nelle circostanze di Libetra un torrente chiamato Sus. Ingannati da
questa
oscura ambiguità dell’ oracolo, gli abitanti cred
utori che dicono Libia fosse figliuola di Pamfiloga e dell’ Oceano. È
questa
però un’opinione non riconosciuta dalla generalit
e dell’ amore, onde gli uomini si ricordassero della loro caducità. È
questa
anche l’opinione del cronista Dionigi d’ Alicarna
orrendo fracasso, incenerì gli autori di quell’ opera nefanda. Fu in
questa
occasione che generalmente fu ritenuto aver Licao
eneralmente fu ritenuto aver Licaone istituiti i sacerdoti Luperci. È
questa
per altro un’ opinione poco generalizzata. 2511.
che, allorquando Licurgo si presentò alla Pitia, che dava i responsi,
questa
lo chiamasse il diletto degli dei, e gli facesse
Bacco quando lo si riguardava come protettore dei laghi. Per altro è
questa
una tradizione favolosa, che non ha molto logico
a delle tre Furie, e propriamente quella che ispirava il furore. Fu a
questa
Furia che Giunone ordinò di farsi accompagnare da
olla denominazione di Artemide e più comunemente di Diana, facendo di
questa
dea, la sorella gemella di Febo, ossia il Sole. E
io, cominciavano nel terzo giorno dopo gli Idi di febbraio. Per altro
questa
opinione del famoso poeta, è combattuta dal croni
perci non erano punto stimati, nè si faceva verun conto di essi, così
questa
amplificazione portata da Giulio Cesare in quell’
tavo per le femmine : talvolta si prendeva anche il quinto giorno per
questa
cerimonia dei bambini. Comunemente le lustrazioni
ella che si esegue nella città di Messina, ha luogo il 15 Agosto. Per
questa
ragione l’Assunta viene comunemente denominata la
utte colsero le più nobili palme. Essi furono in certo modo, spinti a
questa
supremazia incontrastata, nello incivilimeato del
si sarebbe ridotto ad un solo il centro dell’arte, e la protezione a
questa
accordata sarebbe riuscita meno proficua esercita
i, conosciuto però sotto il nome di Cecco d’ Ascoll per esser nato in
questa
città della Marca d’Ancona nell’ anno 1237. Narra
della reggenza del suo nome. È posta sulla riva destra dell’Havel. In
questa
ciltà nacque Alessandro Humboldt. La reggenza di
tralasciare di toccare almen superficialmente la latina ? Il tutto a
questa
norma scorgerete quivi fedelmente eseguito. Se du
ro Darvi parti maggior con voi m’impegno. Sarà mia gloria il dir, che
questa
terra Benigna accolse il primo sudor mio, Ad onta
ispregevole conclusione di leggieri non si efformerà da colui, che di
questa
scienza esaminerà più posatamente i vantaggi. Ed
e al fin aversi cognizione della Teologia, e Religione de’Gentili, se
questa
in buona parte è fondata sulle fantastiche idee d
a ecc. Questa era la più generale divisione delle gentili Divinità, e
questa
seguirono la maggior parte de’Mitografi ; ma perc
rali vantaggi, perciò bipartita sarà la nostra operetta in rapporto a
questa
scienza. Nella prima parte parleremo de’venti Dei
qual madre feconda d’un parto di maggior rilievo, e vantaggio ; onde
questa
fatta paga de’ suoi voti diede il proprio nome al
sue fortune. Chi fù Vulcano. Nacque egli da Giove, e da Giunone, o da
questa
sola, come pur pretende la favola, pria di giunge
ra di una mal concia sua gamba. Suo impiego. Memore pertanto egli di
questa
, e di altre molte buone accoglienze successivamen
elare ; ma per buona sua sorte stanca fermandosi presso la Dea Flora,
questa
all’udire il disegno del suo cammino con dolce so
ebbe egli parimenti a provare nel corteggiare la Ninfa Bolina, mentre
questa
amò più tosto abbandonarsi nel seno del mare, che
altresi per sdegno la denunciante Clizia in girasole. Perduta intanto
questa
sposa trasse al suo fianco sì Climene figlia di T
ortavasi con intenzione di fissar quivi il soggiorno.(1) Non contenta
questa
orgogliosa Dea di Ebe, e Vulcano suoi figli conce
bellissima Venere in isposa. Suo ritratto. Pingevasi ordinariamente
questa
Dea con aria di maestà assisa sopra d’un carro ti
ante reiterate ripulse in sua sposa. Suoi nomi. Con varii titoli era
questa
Dea comunemente salutata. Fù detta Argiva dal pop
ne travagli indura, L’augel per essa spiega allegro l’ ali. Cerere è
questa
onor d’ agricoltura Dichiarazione e sviluppo
o, quod cunctarum frugum creatrix sit, et altrix. Sue disgrazie. Fù
questa
Dea fregiata di tanta beltà, che gli Dei stessi r
sa Proserpina innocente cagione delle sue sventure. Imperocche rapita
questa
là ne’ campi della Sicilia dal suo zio Plutone so
accese mosse veloce i suoi passi a trovarla. Raggirossi affannosa per
questa
, e quella parte della terra, sichè di essa a ragi
suo marito Plutone. Sue vendette. Gelosa pur troppo fù del suo onore
questa
Dea ; sicche il suo sdegno evitar non poteva chiu
torno raggirandosi le prestano divotamente gli omaggi. Suoi nomi. Da
questa
efficie della Dea simboleggiante molto al natural
i sacrificii, secondo la diversità de’luoghi, celebravansi in onor di
questa
Dea in titolo di riconoscenza dovuta a suoi largh
eleo ebbe la Dea cortese accoglienze ne’ suoi affannosi viaggi(1). Di
questa
festa da durare nove giorni tanta era la celebrit
lla ? Descrivasene perciò con tutto piacere la vita. Chi fù Vesta, Fù
questa
Dea gentil germogtio di Saturno, e di Opi, e ben
suoi più cari dei penati, che seco divotamente si trasse, volle, che
questa
Dea in particolar maniera l’accompagnatrice fedel
e il fabro avventuroso delle sue novelle fortune. A fronte intanto di
questa
gran cura, che per tal Deità nudrivano religiosam
casta, e d’illibata matrona ? Crebbe però oltre ogni uman credere per
questa
Dea l’ossequio, e vieppiù ne rifulse la gloria, q
lle vergini, alle quali con special modo premeva il dovere di onorare
questa
Dea(1). Di tanto ci assicura Ovidio. Hic locus e
intonsi regia magna Numae. Ne’ primi tempi costume non fù effigiar
questa
Dea, ma una viva fiamma soltanto al vivo espressa
Ella rende gentil qualunque sorte : Figlia di Dio la gran Sapienza è
questa
. Dichiarazione e sviluppo La prodigiosa, e
iluppo La prodigiosa, e singolar maniera, in cui al mondo comparve
questa
Dea, troppo chiaro adombrò i rari pregi, de’ qual
loriosa ne’ pregi suoi ammirandi(1). Sue vendette. Gonfia impertanto
questa
Dea dell’amor di se stessa, e molto più superba p
dimone Aracne. Questa perchè superba un di vantossi di esser simile a
questa
Dea, e forse suporiore ancora nel lavoro de’ suoi
passione eruttate alcune parole contumeliose, e degradanti l’onor di
questa
Dea, fù dalla stessa con sommo suo scorno privata
le nome di Operaria. Suo ritratto. L’atteggiamento, in cui pingevasi
questa
Dea ha più il terribile delle battaglie, che la p
e Gorgona desecto vertentem lumina collo. Suo culto Roma per onorar
questa
Dea di Sapienza, non men che di castità volle, ch
ed insieme col fumo delle capre svenale alzar divoti le loro preci a
questa
Dea d’ogni umano sapere. Cap. XI. Venere
e di pudore, Alla sana ragion sempre rubella. Ogni bene, ogni mal da
questa
nasce Cagion d’aspri perigli, e di dolcezza, Che
. Dichirazione, e sviluppo Non fia maraviglia se nel parlar di
questa
Dea regina delle grazie, e madre degl’amori, m’in
a, e di mille altri viziati stranamente ne’ loro affetti dal poter di
questa
Dea sono argomenti parlanti come della sfrontatez
almente le Babilonesi, le Sire, le Medi, le Persiche, le Lidie onorar
questa
Dea. A spese del suo culto, o ad edificazione di
del proprio onore venivano vergognosamente a ritrarre ; anzi sacre a
questa
Dea dicevansi quelle, che a turpe meretricio eran
eguela perpetuamente bandilla, Essendo dunque si amante di sua onestà
questa
Dea non fia maraviglia se non sol fuggiva le conv
di mentre divertivasi alla caccia data libertà a suoi occhi di mirare
questa
Dea, che insieme colle sue Ninfe si tuffava nelle
tra fixit arundine linguam. Sebbeno la occupazione più ordinaria di
questa
Dea fosse stata la caccia, come sopra si è detto,
enchè gl’antichi Mitologi la distinsero, e forse per non attribuire a
questa
Dea di castità le leggierezze della Luna col Past
ompendiati nel suo soprapposto ritratto. Suo ritratto. La effigie di
questa
Dea ha più del boschereccio, che del Divino. Ping
). Suoi tempii. Varii, e molti furono i tempii edificati in onor di
questa
Dea, non sol nella Grecia, ed in tutte le spiagge
Da qual principio poi commossi i gentili siansi indotti a credere in
questa
ineluttabile Deità, non così chiaro si scorge per
terra, che fra quelli ammirossi una inalterabile pace, e nel seno di
questa
ogni frutto bramato senza stento biondeggiante si
na ambollina al suo fianco, quelle per dinotar la velocità del tempo,
questa
il corso sempre uniforme, e costante. Singolari f
voleva Venere sua madre a disbrigarsi di un tal figlio appena nato. A
questa
quindi attribuir si deve la colpa, che per sottra
rendo l’iraconda Giunone, che Giove suo fratello, e marito spesso con
questa
divideva i suoi affetti, con soprafina invenzione
mai sempre qualunque gloria de’figli, ben scorge ognuno non essere io
questa
volta nella dura necessità di raggirarmi a lungo
a dura necessità di raggirarmi a lungo pel vasto campo delle gesta di
questa
gran figlia di Urano, e di Gea, detta comunemente
tratto. Molto misterioso impertanto, ma assai espressivo è il tipo di
questa
gran Dea. Rappresentasi ella sotto le sembianze d
rnamento, e difesa torri, e castella, come non apporre alle chiome di
questa
Dea Tellure il glorioso serto di torri ? Se serra
mparir poi li lascia nella ridente primavera, come non dare in mano a
questa
Dea la cotanto prodigiosissima chiave ? Se la ter
ra punge di vaghi obietti il suo seno, come non tempestar di fiori di
questa
Dea l’ammanto ? Se finalmente quasi rotonda si di
ro ?(1). Suoi sacrificii. Poco convenevoli però erano alla maestà di
questa
Dea le cerimonie, che precedevano, e seguivano i
alità trattar colla figlia di Cocito per nome Menta ingelosita cangiò
questa
in erba dello stesso suo nome : onde così non ave
unicamente l’obbietto. Suo ritratto. In diversa forma fù effigiata
questa
Dea. La rappresentarono alcuni in triste atteggia
gera. Prud. Aur. Suo culto. In più nazioni diffuso era il culto di
questa
Dea. Il più speciale è da dirsi quello, che otten
tata divisa insiem colle principali virtù anche i vizii, conchiudendo
questa
seconda parte colle descrizioni delle quattro sta
Figlia del tempo, che l’aspetta, e guata. Sappi mortal, la Veritade è
questa
. Annotazioni Questa bella virtù, quanto de
mano agli oppressi, i forti sprezza. Spada, e bilancia ha in man, con
questa
prova Scandagliare, e punir dritti sol prezza Giu
dipinta in atteggiamento di Vergine coronata d’alloro, perchè siccomo
questa
foglia non cangia mai colore ad onta d’ogni intem
e i nodi. Regge un timon colla sua destra mano, L’altra sparge oro in
questa
parte, e in quella, E nulla cura il vil piacer mo
oggi è rara. Annotazioni. Molto espressivi sono i caratteri di
questa
bella virtù detta dal divin Metastasio l’arabe Fe
gia desìo, Nè in alcun tempo alle preghiere è sorda. Mortal odi chi è
questa
, e nel tuo fio Dell’alta sua pietà sol ti ricorda
nna, che preme la destra sua mammella in bene degli altri, perchè con
questa
più abbondante di latte sogliono le madri allevar
riguardata, e più tempii s’innalzarono in suo onore. Bella virtù ! Da
questa
deve farsi rapire chiunque brama prestare a Dio s
ì fatal modello, Se vuoi saper che asconde un tale arcano : Collera è
questa
di ciascun flagello. Annotazioni E chi non
ecedere da un Leone, onde ognuno ravvisasse di quale eccesso è capace
questa
belva quando è stizzita, e quel pugnale, che con
are gli altri contro so stessa rivolge tutto lo sdegno e le furie. Da
questa
strana sua indole ammaestrata la più sana parte d
ua sua, che il tutto rode, Raro la forza sua riman delusa, Culunnia è
questa
, che del mal sol gode. Della credenza altrui tira
po i falli suoi palesa. Costei, mortale, è d’ogni mal radice, Frode è
questa
, che tien la rete tesa, E chi la scampa si può di
’incauti, e mal accorti barbaramente seduce. E qual figura in vera di
questa
più espressiva per indicar la rea qualità de’ fra
rivolge, e a danni ognor s’indura : Trema mortal, che la discordia è
questa
. Annotazioni. Chi non orridisce al ritratt
cordia è questa. Annotazioni. Chi non orridisce al ritratto di
questa
furia d’Averno ? Il viperino della sua chioma, il
bisso hà il proprio albergo. Annotazioni Sotto le sembianze di
questa
afflittissima donna rappresentasi la povertà, ond
o annienta, e pur l’uom non corregge : Necessaria, e fatal la morte è
questa
. Annotazioni La descritta imagine della mo
i volge par, che il ciel balena Premio, e tormento all’uom l’estade è
questa
. Capitolo XXIX. Autunno. Sonetto
elequenza, certa e determinata materia non mai riconosce, quindi come
questa
assoggetta al suo impero ogni cosa, così quella s
sollecito impegno di chi s’accinge a comporre un canto, un poema, in
questa
parte deve singolarmente risplendere, perchè in e
intese Per troppo furor. Dell’armi il destin. Udito, che Tebe Fù
questa
la morte Per tutto hà trionfato Dell’ uomo poss
i guerrieri carmi Ecco il momento estremo, L’invitto gran Leonida E
questa
sera io giurovi Corre con pochi all’armi. Con P
te. Eccolo intanto. Costa ogni strofa di quest’Ode di dodici versi di
questa
natura, ed in tal modo rimati. Il primo è un sett
erò Devoto al cenno ubbidirò. Il decasillabo poi, che è il Sole di
questa
oscura notte del Novenario, la vera delizia dell’
cizio di altri più facili metri, e poi con avvedutezza a discendere a
questa
ardua impresa. Diamone intanto il modello. Atti
te difficoltà per la sua concatenazione, quante maggiori dovrà averne
questa
, stante che le voci sdrucciole non avendo un suon
ogliere. Or senti, e vedi se ti par possibile, Fra le sue ruberie pur
questa
annovero, Che ad ognun, che l’udì parve incredibi
diedero perciò mai il perfetto ritmo di essa. Se però ben si rifletta
questa
è da dirsi la vera tessitura dell’Esiodica pastor
degna sempre di riflessione in tutte le composizioni, e molto più in
questa
, che di tutte è la più nobile mi spinge per un mo
eggansi in vero i Sonetti de più celebri compositori, e si vedrà, che
questa
parte appunto hà formato il principale loro scopo
o il principale loro scopo. Può darsi in vero chiusura più bella o di
questa
del Petrarca. « Poco manco che io non restassi in
esta del Petrarca. « Poco manco che io non restassi in Cielo » « o di
questa
del Frugoni : Ecco in un pugno il vincitor del Mo
di questa del Frugoni : Ecco in un pugno il vincitor del Mondo » o di
questa
del Zappi : « Qualche nuovo sospirio imparerai »
o » o di questa del Zappi : « Qualche nuovo sospirio imparerai » o di
questa
del Tasso : « Ch’io son dagli anni, e da fortuna
esta del Tasso : « Ch’io son dagli anni, e da fortuna oppresso » o di
questa
del Bentivoglio : « Del gran Titiro mio sol mi co
questa del Bentivoglio : « Del gran Titiro mio sol mi contento » o di
questa
del Maggi : « Passò l’onda villana, e non rispose
iverse scorgiamo ne poeti specialmente antichi concatenati i Sonetti,
questa
però ciò non ostante ne’ nostri giorni è la più u
l mio senza copiar le altrui fatiche, così mi conviene fare ancora in
questa
specie di componimento, tutto che sappia, che i m
o fissera unicamente a quello, ben sapendo, che non può mancargli mai
questa
pertanto eccone la norma. Ovidio, che si licenz
oppia specie. Di una doppia varietà sono le strofe appartenenti a
questa
classe. La prima comprende tre Aselepiadiadei, ed
principe fra destrieri distinto sotto il nome Hyppius, e Nettuno per
questa
sua bravura acquistò dritto su cavalli e marini,
ione, che nel i. delle sue Eneide fà Virgilio delle affannose voci di
questa
Dea recatasi da Eolo per ajuto, non che delle con
Suoi sacrificii. (1). Molti scrittori servendosi nel senso largo di
questa
parola chiamano sacrificii eleusini tutti quelli
t, tenebrisque pudorem Celat, et a cunetis expellitur aere toto. Per
questa
ragione Demostene qualora imprese a deridere gli
fù Venere. (1). Non solo a Dei però, ma agl’uomini sibbene esibivasi
questa
Dea trascinata dalla forza delle sue passioni. Le
ferenza d’ogni altro animale. Imperochè nella dolce contesa, che ebbe
questa
Dea col Dio Cupido circa la frettolosa raccolta d
ragione può dirsi, che ella tra fiori si dilettava della rosa, perchè
questa
nelle rosseggianti sue foglie sempre rammentavale
domo domiui Dei tui. E qual abominazione in vero potrebbe pensarsi di
questa
più nefanda ? Ne conobbe lo stesso Severo imperat
mpognate si barbare usanze quasi generalmente praticate conchiude con
questa
Epifonema l’istoria : Tantum religio potuit suad
he il parer di chi il dice figlio del Cielo, e di Ecate, perchè sotto
questa
seconda divisa chiaro non scorgendosi, come passa
. Suo ritratto. (1). Non ignoro io esservi stato chi ha preteso, che
questa
celebrata Cibele fù figliuola di un antico Re del
egata gli aveva tal figlia per sposa ; ma come poi è da spiegarsi per
questa
la libertà de’ sei mesi di quella lo lascio ad es
stesso argomento dicendo : Apre l’ uomo infelice allor che nasce In
questa
valle di miserie piena Pria che al sol gli occhi
bene in questi miei componimenti le tre parti divisate nel Cap. I. di
questa
parte. Egli se bene riflette scorgerà nei primi v
ranno trarre per questi non poco giovamento. Taluni, forse comparando
questa
ultima produzione con le altre nostre opere finor
lava per la onnipotenza degl’imperi, che facevano fermo piedestallo a
questa
larva di religione, onde non cadere essi medesimi
sofia nella mente dell’uomo vanno sempre compagne indivise ; e quando
questa
si ottenebra, si smarrisce, si disperde per le am
n filosofia un dettato tutto ontologico — l’Ente crea l’esistente — e
questa
fu la filosofia di tutti i tempi fino a quando no
iero eterodosso, che ignora e nega la creazione, e per la mancanza di
questa
idea intermedia divinizza la natura ed umanizza D
torna di nocumento a’ popoli ; l’altro da’principi e da sacerdoti. Da
questa
esposizione di Scevola lo immenso Varrone, come a
mistica, fisica e civile. Mitografia mistica, ossia favolosa — ed in
questa
si finsero molte cose contra la natura e il decor
o di minutissimi corpicciuoli indivisibili. Mitografia civile — ed in
questa
riponeva tutti gl’ Iddii, che furono immaginafi d
idersi apertamente di queste umane invenzioni ». « Occuparono perciò
questa
seconda uscita con misteri egulmente ingannevoli
esseri diversi da lei usciti, tutta sopra queste intelligenze e sopra
questa
anima del mondo vanno raggirando la teogonia degl
i, e donde può trarsene la etimologia — Iconologia di Giove e come da
questa
si trae la interpetrazione del mito, cui si scopr
ullio nel lib. 11 della Natura degli Dei. 18. Nettuno — etimologia di
questa
parola tolta da Tullio e da Varrone — varii nomi
questo nume, come ne interpetra i miti. 25. Mercurio — etimologia di
questa
parola — dall’allegoria de’suoi miti si scuopre,
interpetrazione tolta dalla Scienza Nuova del Vico. 29. Marte — come
questa
divinità nacque in mente degli Egizii. 30. Vulcan
per la istruzione de’giovanetti, debbonsi far precedere le lezioni di
questa
alla interpetrazione di quelli, onde intender le
1), esser Giove l’anima del mondo corporeo, che riempie e muove tutta
questa
mole, che voglion composta di quattro, o di quant
portava il nome di Ditirambo, ossia due volte nato ; sebbene altri a
questa
voce danno il significato di aprire ; poichè il v
, ossia un’asta attorcigliata di pampani, o di frondi di ellera : con
questa
asta nodosa ed obbliqua indicavasi gli ubbriachi
a terra, ciò che volevano avvenuto a tempi di Saturno, onde pe’latini
questa
età risponde a quella dell’oro de’greci ; e portò
così detto a nando, dal nuotare ; ma ei va tanto poco soddisfatto di
questa
etimologia, che egli stesso poscia la rigetta. Va
lando nel gran campo delle opinioni degli scrittori, che parlarono di
questa
divinità, può darsi una duplice interpetrazione,
tore dell’universo — di Latona, e con questo traendo la etimologia di
questa
parola del verbo latere nascondere, si volle sign
loro umori pestilenziali con la oltre misura delle intemperie. E con
questa
osservazione ben dobbiamo approvare la etimologia
to, credendosi d’inestimabile valore quando altri venisse battuto con
questa
, e ciò dalla utilità della correzione. A questa v
i venisse battuto con questa, e ciò dalla utilità della correzione. A
questa
verga si ponevano attorti due colubri, simbolica
ignificare, che il dominio dei fondi era de’senati regnanti... Sicchè
questa
verga alata di Mercurio de’Greci, toltane la serp
cuola stoica potrà dirsi non meno, che gli antichi si avessero creata
questa
divinità, onde prestare un culto a questa loro an
antichi si avessero creata questa divinità, onde prestare un culto a
questa
loro anima del mondo. Il mito, che raccontasi di
tre raggi di acqua, di tre raggi di nebbia, di tre raggi di fuoco : è
questa
un’allegoria de’fenomeni prodotti dall’eruzioni v
te Giove. Capitolo III. Sommario — 33. Giunone attribuzioni di
questa
Diva tratte da un’inno di Orfeo — da’concetti di
i Giunone dell’autore della Scienza Nuova. 33. Cerere — Etimologia di
questa
parola — il modo di rappresentarsi è una simboli
articolari di Cerere. 37. Proserpina figlia di Cerere — Etimologia di
questa
parola — Plutone rapisce Proserpina, e la traspor
te da Eusebio, e da Bacone. 39. Cibele — Maniera di rappresentarsi di
questa
Diva, interpetrazione di sua simbolica — Vn’altra
ione dello scrittore della Scienza Nuova. 40. Minerva — Etimologia di
questa
parola — 41. Interpetrazione del suo mito dello s
rola Diana. 45. Atteone e suo mito. 46. Attribuzioni, che si davano a
questa
Dea — si rappresentava sotto le forme di una donn
resentava sotto le forme di una donna a tre teste, interpetrazione di
questa
forma — Altra interpetrazione tolta dallo scritto
. Vesta. 48. Altre attribuzioni di Diana. 49. Le Muse — Etimologia di
questa
parola, e vario suo significato. 50. Donde da tre
to. 53. Le Grazie — Simbolica ed allegorie delle Grazie — Sviluppo di
questa
simbolica e allegorie. givnone, gerere, proserpi
e, minerva, venere, diana, vesta, le mvse, le grazie. 33. Givnone — A
questa
Diva in un inno di Orfeo è dato il nome di regina
o alle donne ne’dolori del parto. Ma di questi e di altri titoli, cui
questa
Diva era onorata dai greci e da’latini, è d’uopo
un carro guidato da Trittolemo, o trascinato da due serpenti alati. È
questa
una simbolica tutta propria dell’agricoltura. Col
deriva da περθιν devastare, e φενιν uccidere. Quanto sia a proposito
questa
etimologia non può cadere in dubbio dalla interpe
pullulare, che nella stagione di primavera. E perciò celebravansi per
questa
figlia di Cerere due feste, lieta l’una in primav
condità de’semi mandati alla terra. E narra(1), che mancando un tempo
questa
fecondità, andando la terra infruttuosa, fu immag
re rapita da Plutone e portata con lui nell’Orco ; e compianta poscia
questa
sciagura con pubblico lutto, venne in mezzo la ub
el tempo arate furono le prime are del mondo. » 40. Minerva — Nacque
questa
Diva nella mente de’poeti, per crear un tipo di s
fonte inesausto della sapienza divina. Taluni si finsero in tal modo
questa
prima intelligenza per dire, che Dio per verbum a
la idea eterna di Dio, che altro non è che ordine eterno ». 42. Ma di
questa
Diva non poche altre cose, poichè ne’suoi nomi, e
rimanendo sempre nella sua purezza, vera simbolica della verginità di
questa
Diva. Credendosi essere uscita armata dal cervell
altri non può guardarli che di trasverso. 43. Venere — Fu immaginata
questa
Diva dagli antichi greci onde personificare i sen
tutta propria di essa — il mirto, poichè gli antichi si servivano di
questa
pianta per conciliare gli amori. 44. A Venere si
rciò si dipingeva con l’arco, con il turcasso, e seguita da cani. Era
questa
una simbolica, con cui volevasi indicare come que
iato in cervo, lasciandolo sbranare da’suoi cani, che lo seguivano. È
questa
una narrazione tutta istorica. — Atteone tutto in
Rea veniva riconosciuta come la Dea del fuoco. Da’greci fu immeginata
questa
divinità, onde personificare il fuoco di tanto ut
utato a Vesta gli onori dovuti, e di averne turbato il riposo : non è
questa
, dice Plutarco, che un’accusa tutta allegorica, c
ivermondo. Vesta, dice Ovidio(3), non è altro che la terra ; e poichè
questa
si sostiene col suo proprio peso, è detta Vesta.
o gli omeri, per esprimersi la forma quasi rotonda della terra, e che
questa
in tal modo conglobata vien posta. Si credeva ess
questo un fatto istorico personificato con un’allegoria. sviluppo di
questa
allegoria. 60. Ercole personaggio allegorico — Co
tempii ed altari simbolici innalzati a Giano. 70. Pane, simbolica di
questa
divinità boschereccia, e sua interpetrazione. 71.
questo mito si volesse dare una perfetta allegoria, potrebbe portare
questa
interpetrazione — Con Gerione intendersi il fulmi
n cui fu creduto essere Ercole la forza della natura. E per esprimere
questa
forza fu porta a lui da Greci un’arma possente, l
ue di un Cintauro, che fu morto da lui stesso al guado di un fiume, e
questa
tonica, lo brucia e lo consuma, e così compie il
ento, andarono ad occupare nuove sedi : in alto la luce, più vicino a
questa
l’aere, in mezzo la terra ed il mare. Io allora,
co la cagione della mia forma, che tu desideri sapere ; e, conoscendo
questa
, non ignori del pari quale sia il mio ufficio. Tu
cagione della mia figura. Già tu pure in qualche parte conosci ancora
questa
: ciascuna parte e di quà e di là ha due facciate
ipo, gittossi giù da un monte e finì di vivere. La interpetrazione di
questa
favola è tutta istorica. — Cadmo impatronitosi de
di uomo, e nella inferiore irio e sotto le sembianze di caprone. Era
questa
una simbolica escogitata da gli antichi, onde per
uin promitto, inquam, hostire contra ut merueris, cioè eguagliare ; e
questa
altra sua frase — Par pari hostimensum datum est
Apollo e Diana, fu detta Elori. (2). Matvta — Taluni vogliono esser
questa
dea la stessa che l’Aurora, onde traggono l’origi
aggono l’origine del tempo mattutino. (3). Roncina — Varrone deriva
questa
parola da runcare, che importa svellere, onde nac
ta Carmentale dal suo nome, che poi fu nominata scelerata, e vicino a
questa
un’ara nel Campidoglio, ove ella abbe stanza. (
delli versi strani » ascondono antica sapienza e utili verità. Sicehè
questa
specie di favole è per lo più un modo di parlar f
entate, possono dirsi fisiche. 15. La più comune opinione fa nascere
questa
Mitologia e questa favola nell’ Oriente, nell’ Eg
si fisiche. 15. La più comune opinione fa nascere questa Mitologia e
questa
favola nell’ Oriente, nell’ Egitto, nella Fenicia
lib. I.) Uno Dio, pensarono i pagani, cambiò l’aspetto e lo stato di
questa
materia inerte ; ne trasse l’etere che formò il c
mprigionò nelle viscere della terra ; ma Titea non volendo sopportare
questa
ingiustizia, aperse loro le carceri, e lasciò che
se, e si conquistò il dominio del mondo. Chi non direbbe adombrato in
questa
favola un primo sconvolgimento cagionato sulla su
oli ad un parto, Giove (63) cioè e Giunone (85), fece veder solamente
questa
al marito, e gli tenne celato Giove, offrendogli
o i cembali e battendo fra loro molti scudi di bronzo. 30. Finalmente
questa
cautela non valse, e Titano scoprì la frode ; lao
terrore. Cerere. Proserpina. 51. Fu invero benefica divinità
questa
Cerere, figlia di Saturno (27) e di Cibele (40),
so dall’ affanno di Cerere, promise di farle ricuperare la figlia, se
questa
nell’Inferno non avesse toccato nè bevanda nè cib
nza amor, senza legge e senza fede. Anguillara. Ascalafo poi sotto
questa
forma diventò il favorito di Minerva, indicando c
teneva chiusa rigorosamente ai profani ; e tra le greche solennità fu
questa
la più celebre e la più misteriosa. Perciò tali f
un vaglio, alcune focacce ed altri simboli. In Sicilia, nel tempo di
questa
processione, le donne correvano qua e là con fiac
morì divorando con orrenda rabbia le proprie membra. Chi non vede in
questa
favola atroce quanto grave delitto sia l’empietà
possa i Giganti, restò vittorioso. I più terribili tra’suoi nemici in
questa
così detta pugna di Flegra (valle della Tessaglia
ntro il cielo. È fama che dal fulmine percosso, E non estinto, sotto
questa
mole Giace il corpo d’Encelado superbo ; E che qu
cadia, fu il primo ad immaginare sacrifizj di animali agli Dei, e per
questa
assuefazione alle atrocità divenne crudele a segn
legate a tergo da una catena d’oro. 89. Ma non essendo stata efficace
questa
lezione a correggerla, Giove risolse di prendere
ale effetto gli diede un mazzo de’suoi papaveri, e poi d’ucciderlo. E
questa
fia lezione a coloro che si lasciano troppo sedur
rso la figlia d’Asopo regina di quell’isola. Eaco, (229) figliuolo di
questa
regina e di Giove, pregò il padre perchè ripopola
ì loro la ragione con un’acqua mescolata d’elleboro ; ed in premio di
questa
cura mirabile ebbe la mano d’Ifianasse, con una p
rito, il quale aveva per suo araldo Mercurio (160). Giunone amò tanto
questa
sua confidente, saggia e docile giovinetta, dalla
mblema d’Iride. 95. In ogni parte di Grecia e d’Italia erano templi a
questa
Dea consacrati ; ma con maggior culto l’onoravano
lla fronte una corona di dittamo, perchè la superstizione credeva che
questa
pianta procurasse alle donne un parto pronto e fe
racoli. Indi furono istituiti da Teseo i giuochi Pitii per rammentare
questa
prova di filiale affetto (672). 100. Ma la vittor
02) che era morto per cagione dei mostri marini ; ma Giove, reputando
questa
risurrezione quale oltraggio alla divina potenza,
rla, sulle proprie sponde la trasformò in alloro. Apollo, afflitto da
questa
avventura, staccò un ramo dall’albero, se ne form
rtisti e di guerrieri. Il significato del vocabolo è il fondamento di
questa
favola, poichè Dafne in greco vuol dir lauro. I p
in greco vuol dir lauro. I poeti attribuivano due particolari virtù a
questa
pianta : l’una di preservare dalla folgore ; l’al
arono a Memnone una statua nella città di Tebe ; e credesi che quando
questa
statua era investita dai primi raggi del sole di
d’armoniosa dolcezza. L’affettuoso tratto di amicizia ch’ei ricorda,
questa
credenza del suo dolce cantare, la candidezza del
li partendo a mani vuote rispose, io porto con me ogni cosa 31. Forse
questa
risposta poteva esser tacciata di presunzione ; m
ue dal sangue di Medusa (357), allorchè Perseo (353) recise il capo a
questa
Gorgone. Suol dirsi che Apollo e le Muse consento
e lancia i tuoi dardi ! e con l’andare del tempo, dopo ogni vittoria,
questa
esclamazione diventò grido di gioia. Il Corvo ed
to colosso, il quale contavasi tra le sette meraviglie del mondo. Era
questa
una statua di bronzo alta settanta braccia, che p
he Diana usava con le sue seguaci. Calisto era la ninfa prediletta di
questa
Dea, e le aveva promesso di vivere continuamente
ica appunto cento buoi. Con l’aiuto di Ifigenia (527) sacerdotessa di
questa
Dea, Oreste (527) e Pilade (534) ne recarono in I
alò una corona d’ oro ingemmata, capo d’opera di Vulcano (270). Morta
questa
principessa, la sua corona fu posta fra le costel
tutto ciò che vive deve avere un’ anima. Il filosofo Pitagora propagò
questa
credenza in Italia ; ed era convinto d’aver già v
a Marte (255), il cinto a Venere (170) e lo scettro a Giove (28) ; ma
questa
è una bizzarra allegoria della prontezza con la q
ena sua vita aspra ed acerba Sotto mille catene e mille chiavi. Ed a
questa
medesima pessima divinità la Mitologia ha dato pe
degli Dei per raccorne gli avanzi. Forse quel sommo filosofo esponeva
questa
opinione perchè Amore, sebbene ricco d’ineffabili
incipe, osando una volta vantarsi di tanta predilezione, fu punito di
questa
sua indiscretezza da Giove (63) con un colpo di f
dai pericoli, e ne fa una debole femminuccia. Venere afflittissima di
questa
morte, richiese a Giove 35 il suo diletto Adone,
tua affezione osi tradirti ? Tu devi scoprirlo ad ogni costo ; prendi
questa
lucerna e questo pugnale ; sincerati sul conto su
va Venere le disse : « Va a Proserpina, e chiedile per me di porre in
questa
scatola una porzione della sua bellezza ; ma bada
, ed implora con umiltà il suo perdono. Lo sposo celeste, contento di
questa
umile sottomissione, le fa sparire di sopra il vo
e unione di quella. Facile è discoprire gl’insegnamenti morali che in
questa
favola sono ingegnosamente riposti. Altri con più
o la parola psicologia o trattato dell’anima. Il Foscolo così ricorda
questa
favola ch’ ei finge istoriata nel velo delle Graz
lce a’cattivi, ed a’buoni acra. (Petr., Trionfo d’Amore, c. IV.) Ora
questa
isoletta, un tempo tanto leggiadra, è uno sterile
aliano Canova seppe far risorgere con tanta lode, è la sua Venere ; e
questa
pure si ammira in Firenze nella galleria del Pala
, e nel sinistro É l’ingorda Cariddi : una vorago D’un gran baratro è
questa
, che tre volte I vasti flutti rigirando assorbe,
l mare si mette in calma, e la tempesta rispetta la tenera prole ; ma
questa
calma dura solamente per quattordici giorni, che
e dei saggi. Virgilio descrive i Campi Elisi e le loro ombre : ….. È
questa
una campagna Con un ær più largo, e con la terra
e lagrime goccia, Le quali accolte foran quella grotta. Lor corso in
questa
valle si diroccia.50 Fanno Acheronte, Stige e Fl
iroccia.50 Fanno Acheronte, Stige e Flegetonta ; Poi sen van giù per
questa
stretta doccia Infin là ove più non si dismonta.5
aspetto e d’anni, ma di forze, Come Dio, vigoroso e verde è sempre. A
questa
riva d’ogn’intorno ognora, D’ogni età, d’ogni ses
a luce ; e come madre delle Furie le immolavano pècore nere. Anche di
questa
divinità immagina più compiuta pittura l’Annibal
pposita parte, a piè dell’ovato, sia la Notte, e come l’Aurora sorge,
questa
tramonti ; com’ ella ne mostra la fronte, questa
come l’Aurora sorge, questa tramonti ; com’ ella ne mostra la fronte,
questa
ne volga le spalle ; quella esca di un mar tranqu
uesta ne volga le spalle ; quella esca di un mar tranquillo e nitido,
questa
s’immerga in uno che sia nubiloso e fosco. I cava
nubiloso e fosco. I cavalli di quella vengano col petto innanzi ; di
questa
mostrino le groppe. E così la persona istessa del
e sia di color fosco, perciocchè la fanno un ramo della Letea. Dentro
questa
concavità sia un letto, il quale, fingendosi d’es
esistenza dei quali crede ancora il volgo ignorante, sono un resto di
questa
antica superstizione) ; finalmente gli Dei-Mani c
ostro chiamato Egide, il quale vomitava fuoco, e fu da lei ucciso. Su
questa
divina armatura campeggiava la testa anguicrinita
augurio se stava zitto, perchè la prudenza non è ciarliera. Forse da
questa
antichissima allegoria è nato il pregiudizio dell
no La greggia a’ piedi, e la zampogna al collo, Quella il suo amore e
questa
il suo trastullo Ond’orbo alleggeriva il duolo in
avevano liberati dalle loro infermità. Pare che nei primi tempi fosse
questa
la sola scuola pratica dei medici greci. 292. Esc
rcitarono la medecina nell’isola di Coo, e ne diressero la scuola. In
questa
famiglia nacque il celebre Ippocrate. È attribuit
iace al giogo…. (Baldi, L’Orto.) Flora e Feronia 312. Flora,
questa
vezzosissima Dea dei fiori e della Primavera, fu
tra viva, che di fuora era tonda, e dentro concava. Stavano intorno a
questa
grotta le statue delle ninfe medesime nella medes
albero un favo, lo fece assaggiare alle compagne, che tutte liete di
questa
scoperta, dettero alle api il nome di Melisse, ed
; ma saputo da un antico oracolo di Temi (337) come il primogenito di
questa
ninfa fosse destinato a divenire più famoso del p
na nella Sicilia, ed Alfeo in fiume nella provincia d’Elide. Tuttavia
questa
metamorfosi non valse a diminuir l’affetto d’Alfe
per Troja assai s’è fatto. Se difendere omai più si potesse, Fôra per
questa
man difesa ancora. Ma dovendo cader, le sue reliq
, esclama : …….O della patria Sacri numi Penati, a voi mi rendo. Voi
questa
casa, voi questo nipote65 Mi conservate : questo
L’immaginazione ricca d’allegorie suggerì ai Greci altri emblemi per
questa
indivisibile compagna del Destino oltre quelli gi
o sollecita che di far del male agli uomini. Giunone per consiglio di
questa
Dea aveva ingannato Giove facendo nascere Euriste
a dover porre in bilancia le une ed a far punire gli altri ; se pure
questa
mutilazione non è più severo avvertimento ai giud
tare vane o cattive azioni, e quando mescolano il falso col vero : È
questa
Fama un mal, di cui null’ altro È più veloce, e c
a libertà. 341, 2°. I Greci e i Romani ebbero in gran venerazione
questa
Dea. Libertà va cercando ch’ è si cara, Come sa
menti Ottenebrate. L’invidia. 342. Tanta è la prepotenza di
questa
funesta passione che gli antichi la immaginarono
arlo Dati nella vita d’Apelle ci somministra una bella descrizione di
questa
maligna divinità. « Dipinse egli nella destra ban
Verità, non meno allegra che modesta, nè meno modesta che bella. Con
questa
tavola scherzò Apelle sopra le proprie sciagure,
347. In veste candida, e con celeste riso sul volto bello, compariva
questa
figlia di Giove (63) e di Temi (337), ed era la D
te ripigliarlo. E, dove la Vigilanza ha in capo un gallo che canta, a
questa
si può fare ai piedi una gallina che covi, per mo
eo coltello. La virtù. 351. Chi non avrebbe fatto una Dea di
questa
augusta figliuola della Verità (350) ? Ella è una
o. Così rimase avverato l’oracolo. Fu tanto il dolore cagionatogli da
questa
disgrazia, che abbandonò il soggiorno d’Argo, e a
te Anfitrione e la madre Alcmena, in cui si scorgea lo spavento. E se
questa
non fu la medesima tavola, simigliantissima era e
so e più forte e più temibile. Forse gli antichi vollero celebrare in
questa
fatica il prosciugamento di qualche pestifera pal
mento di qualche pestifera palude. Oppure è da credere con alcuni che
questa
Idra significasse una moltitudine di serpenti vel
indietro nel tradurli alla sua caverna, Ercole, ignorando l’autore di
questa
perfidia, si apparecchiava ad abbandonare il paes
to sulla spiaggia dopo la sua lunga lotta con Anteo. Si condussero in
questa
impresa come all’assalto d’una città. Le due ali
risposta. Onde mia cura Fu di carpirla io prima ; io che straniera In
questa
reggia venni, e a me pur largo Concede il Fato, c
ad una corona che Anfitrite (188) gli aveva posto sul capo. Tuttavia
questa
opinione merita poca fede, essendo smentita dal s
e geloso, lo precipitò dalla sommità della cittadella di Minerva ; ma
questa
Dea protettrice delle arti lo rattenne per aria,
to in catene, finchè non scese Ercole (383) a liberarlo. Nel tempo di
questa
prigionia Elena fu rimessa in libertà dai fratell
il figliuolo avuto dalla regina delle Amazzoni. Una volta condusse in
questa
città la nuova sposa, e non sì tosto Fedra ebbe v
ome crederono gli antichi, ma falsamente, che una delle due stelle di
questa
costellazione tramonti quando l’ altra si leva su
ero in Tessaglia viaggiando in mezzo a molti rischi. I più dicono che
questa
spedizione ebbe luogo 60 anni prima della guerra
474) il giorno stesso delle sue nozze, sicchè mortalmente afflitto di
questa
perdita scese all’inferno (215), e la richiese a
za, fu punta da un serpe, e morì nell’atto. 475. Gli Dei per vendicar
questa
morte fecero perire tutte le api d’Aristeo, ed eg
a, e quivi riprese la primiera sua forma. 484. Agenore, disperato per
questa
perdita, ordinò a Cadmo di andare a cercare la so
zia sul modello della Tebe d’Egitto. Anfione (481) costruì le mura di
questa
città col suono della sua lira. 486. La favola ag
figlia di Venere (170) e di Marte (255) ; e ben si rileva dal nome di
questa
donna quale arte ella debba avere insegnato ai Gr
ne, e lo ricoverò nella sua capanna. 493. La regina di Corinto, avuta
questa
notizia, volle vederlo ; e siccome non aveva figl
ontario bando da Corinto, e s’incamminò verso la Focide. 495. Appunto
questa
sua premura di fuggire i decreti del Fato lo tras
o sdegno che Giunone (85) aveva concepito contr’essi. Alcuni spiegano
questa
favola supponendo che la Sfinge fosse una fanciul
cchiaia con un bastone che gli fa da terzo piede. La Sfinge, vinta da
questa
spiegazione, si annegò da sè stessa nel mare. 50
cia contro il fratello ; e i principali eroi degli Argivi s’unirono a
questa
guerra iniqua di fratelli contro fratelli, e fatt
se stato sacrificato alla patria. Creonte, come colpito dal fulmine a
questa
risposta, non vuole acconsentire alla morte del f
del vento. 513. Già tredici sventurati amanti erano stati immolati in
questa
gara ineguale, finchè gli Dei mossi a sdegno fece
ntre del simulato cavallo, introdussero l’armata greca nella città, e
questa
in breve fu ridotta in cenere dopo un assedio di
bbedienza, fece comparire invece d’Ifigenia una cerva ; e contenta di
questa
vittima, trasportò la vergine in Tauride per farl
elao chiese il premio della vittoria, ma i Trojani glielo negarono, e
questa
perfidia riaccese gli sdegni dei Greci. 531. Dopo
ille, ma ch’ei sarebbe perito sotto le sue mura. Teli, per distornare
questa
predizione funesta, vestì il giovinetto in abiti
padre ; e il supremo comandante de’Greci fu obbligato a sottoporsi a
questa
restituzione ; ma per rendere il contraccambio ad
uest’eroe il prediletto di Pallade (263), e narra che con l’ aiuto di
questa
Dea potè ghermire i cavalli di Reso (570) ; invol
re d’Illiria, dove co’ suoi compagni fu cangiato in airone. Pare che
questa
finzione sia immaginata per esprimere la valorosa
ro la pelle del leone, lo rese invulnerabile, eccettone il luogo dove
questa
pelle era stata sbranata dalla ferita con che Erc
che proferiron sentenza a favor suo. 565. Ajace fu tanto sdegnato di
questa
parzialità che perdette l’uso della ragione, e di
stretto a partire contro i Trojani ; ma Palamede ebbe a pagargli cara
questa
scoperta (584). 570. Ulisse con l’eloquenza, con
di Minerva (263), religiosamente custodita dai Trojani nel tempio di
questa
Dea, e che vantavano scesa dal cielo, e collocata
freccia a traverso molti anelli messi in fila. 581. Ulisse applaudì a
questa
proposta ; e tutti i pretendenti si provarono ma
dissi, che per cento milia108 Perigli siete giunti all’occidente ; A
questa
tanto picciola vigilia109 De’ vostri sensi, ch’
er seguir virtute e conoscenza. Li miei compagni fec’io si acuti, Con
questa
orazion picciola, al cammino, Che appena poscia g
ore aveva fatto uccidere per impadronirsi delle sue ricchezze. Allora
questa
infelicissima madre entrò furibonda nel palazzo d
si ricovrò sul monte Ida con quanti potè raccogliere dei Trojani. In
questa
fuga piena di rischi e d’affanno perdè la diletta
questo, poichè dicono che avesse, non si sa come, offeso Diana, e che
questa
Dea per punirlo facesse sbucare dalla terra uno s
alloggio di tutti i più ricchi possidenti d’un villaggio, e solamente
questa
misera coppia di vecchiarelli con tutto amore gli
vostra possanza non abbia limiti, fate che una figura adorabile come
questa
diventi mia sposa. » In sul finire di tali parole
la più virtuosa delle mogli. Chi non vede ingegnosamente adombrata in
questa
favola la suprema contentezza del genio creatore
opo, avendo i due sposi recato offesa a Cibele (40), furono puniti da
questa
Dea coll’ essere trasformati in leoni. Piramo
irono ai figliuoli di più vedersi. Gli amanti non poterono obbedire a
questa
legge severa, e fissarono un ritrovato fuori dell
minciarono a consultarlo a guisa d’oracolo. Visse dugento anni, ed in
questa
lunga età si nutrì solamente d’Ambrosia (222) som
è ne’fati. Ah ! senza pianto L’uomo non vede la beltà celeste. E da
questa
favola può cavarne grande insegnamento chi audace
do Creso, prima di combattere Ciro, consultò la Sacerdotessa, n’ ebbe
questa
risposta : Creso, passando l’ Alcice, rovescerà u
rlo con un pugno, e mangiarlo tutto in un giorno. Sia o no esagerata,
questa
prova dimostra che l’uso della forza era diventat
edeano il luogo. Tutta l’assemblea con lieto scoppiettar di mano lodò
questa
buona speranza, ed il vecchio crollando la canuta
all’altra dell’eclittica,142 per quanto si stende la circonferenza di
questa
, ne nasce una zona o cintura o fascia, la quale f
iaco non resta veramente tutta intera dentro la larghezza di esso, ma
questa
fu limitata a 18 gradi con l’unico oggetto di cir
orno, Se può destarla con soavi cure Nella mente de’ suoi ? Celeste è
questa
Corrispondenza d’amorosi sensi, Celeste dote è ne
ublime Voi poscia alzarla, o duci achei, che vivi Dopo me rimarrete a
questa
riva. Del Pelide al comando obbedïente Con larghi
fabbricata vicino ad un tempio d’Iside : para Isidos. Vero è poi che
questa
divinità era considerata qual protettrice di Pari
’ella fosse giunta fra loro sopra una nave, ed alcuni scrittori danno
questa
origine alla nave disegnata nell’arme della detta
ndovinare il futuro mediante l’osservazione delle stelle ; ed è forse
questa
l’origine dell’astrologia giudiciaria. 713. I Per
Marte. 734. I Galli si vantavano discendenti di Plutone (213), e per
questa
credenza misuravano il tempo non a giorni, ma a n
mangono. 8. Latium, a latendo, dice Ovidio. 9. Appare evidente che
questa
poetica invenzione delle quattro elà del mondo si
no ancora gli sconvolgimenti cho possono aver dato origine non solo a
questa
favola, ma anche a quella della caduta di Vulcano
figli con cento teste e cento bocche dalle quali mandava fuoco. Non ò
questa
la terra cho manda fuoco dallo sue viscero, essen
medesimi nomi. Por combinare poi colla fisica la spiegazion morale di
questa
favola, immaginano alcuni autori che i Giganti fo
nteae. » (Mario Pagano. Saggio I.) 22. Nè Omero nè Esiodo parlano di
questa
metamorfosi di Giove in cigno, nè dell’uovo marav
l Cerbero per condurlo ad Euristeo. 43. È probabile che l’origine di
questa
favola dei Campi Elisi sia egiziana ; poichè il p
nell’acqua e adescandoli con quella. 84. Bieche, inique. 85. Forse
questa
favola potrebbe essero spiegata cosr : L’Acheloo
aviglioso. 89. Alcuni interpreti della Mitologia non vedono altro in
questa
spedizione che ono dei primi viaggi mercantili pe
97. L’ asta di Memnone. 98. Altri narrano diversamente la morte di
questa
sposa affettuosa ; e dicono cho per alimentare di
Setta, oggi Ceula in Affrica. 108. Cento mila. 109. Non vogliale a
questa
piceola vigilia de’vostri sensi (alla vostra cort
a sopra uno dei più calamitosi avvenimenti di Tebe. Regnando Anfionc,
questa
città fu in preda al flagello della peste, e la f
i mesi, e nella base della statua eretta alla aua memoria fu scolpita
questa
breve ma commovente iscrizione : O madri feconde,
one (177 nola), amato da Saffo, famosa poetessa, era assai valente in
questa
maniera di giuochi. 142. Circolo immaginato a co
dare a trovare, chi dice il Mar Rosso, e chi il Mare Adriatico ; e su
questa
fatica che ora direbbesi erculea (benchè vi manca
carbonizzata, e l’incendio si comunicò anche alla reggia. Nè solo di
questa
atroce vendetta fu paga la furibonda Medea, ma uc
perie, cadde una trave sulla testa dell’Eroe e lo uccise. E forse per
questa
fine ingloriosa non ebbe egli dopo la morte quegl
il modo di vivere della città, ossia dei cittadini ; quindi, secondo
questa
etimologia e questo primitivo significato, dicons
orali di tutte, e segno manifesto di decadenza della civiltà ; poichè
questa
se non è accompagnata dalla moralità, non è altro
intorno a lui, e formarono le mura di Tebe80. È facile intendere che
questa
favolosa invenzione significa il potere della poe
’è da aspettarsi che Giunone lo perseguiterà. Infatti si racconta che
questa
Dea cominciò a perseguitarlo prima che egli nasce
illustre da Era, ossia da Giunone, vale a dire per le persecuzioni di
questa
Dea. I Latini con poca differenza di ortografia l
ì timido animale, che abitava sul monte Mènalo in Arcadia ; ma poichè
questa
cerva era sacra a Diana, stimavasi un sacrilegio
oltre a togliere il cinto ad Ippolita la uccidesse, non pensarono che
questa
stessa Amazzone fu data da Ercole in moglie al su
di cautela e di confine dell’umano ardire. Gli Spagnoli coniarono con
questa
iscrizione posta fra due colonne le loro monete,
io infernale per restarvi eternamente in corpo e in anima. Ercole per
questa
spedizione, oltre la clava, prese una catena e in
rtosi Ercole, lo sollevò per aria e lo soffocò tra le sue braccia. Di
questa
favola dà la seguente spiegazione il Machiavelli
molte altre mogli da lui sposate in Grecia, ed anche una in Italia, e
questa
dicono che fu la figlia di Evandro. Ebbe perciò m
i cui fu detto che comparve a Leda sotto la forma di Cigno. Inventata
questa
trasformazione di Giove in cigno, i Mitologi fant
do il vocabolo Dios uno dei greci nomi di Giove, sinonimo di Zeus. Nè
questa
disparità di asserzioni dovrà recar maraviglia :
l’antico linguaggio astronomico, entra il sole nel mese di maggio. In
questa
costellazione si vedono col telescopio sino a 85
na stella sopra la fronte. Credevano gli Antichi che quando compariva
questa
costellazione, si rasserenasse il Cielo e cessass
e perciò, secondo il linguaggio astrologico, era sotto l’influenza di
questa
costellazione. La rammenta da prima col nome di C
io. » La chiama poi il segno che segue il Tauro, quando racconta che
questa
fu una delle sue stazioni nell’ascendere al Parad
Di Minosse raccontasi ancora che liberò i mari vicini dai pirati ; ma
questa
impresa, frequentemente necessaria a quei tempi,
otauro vivesse. Per ben due volte gli Ateniesi soddisfecero gemendo a
questa
orribile condizione imposta loro dal vincitore. L
, ma si aggiunse che eran nati dalle Nuvole ; e per quanto sia strana
questa
invenzione, anche Dante la riporta nella Divina C
creduto suo padre) che punisse Ippolito. Lo stesso Cicerone riferisce
questa
favola colle seguenti parole : « Nettuno aveva pr
ta dei sette Prodi, perchè sette furono i valorosi capi o generali di
questa
guerra, cioè : Adrasto, Polinice, Tideo, Capaneo,
aneo, Ippomedonte, Anfiarao e Partenopeo. Ma poichè i fatti d’arme di
questa
guerra, per quanto sanguinosi e strenui, non prod
uccise proditoriamente Polinice, e vedendolo morto prima di lui, con
questa
infernale soddisfazione spirò. I poeti inventaron
a tenuto in sospetto e timore per le sue figlie. E la spiegazione era
questa
: Poichè Polinice, essendo discendente d’Ercole,
a sua prima sposa Alfesibea ; ma poi ripudiatala per isposar Callirœ,
questa
desiderò di possedere la famosa collana di Erifil
ed atti alle battaglie. Ma dei fatti d’arme e degli effetti ultimi di
questa
guerra scarseggiano e sono incerte le notizie : d
o Foscolo, l’Agamennone e l’Oreste di Alfieri. Inoltre appartenenti a
questa
stirpe dei Pelopidi furono due dei principali per
i popoli e di tutti i tempi il conoscere almeno i fatti principali di
questa
stirpe funesta e troppo famosa per infami delitti
el loro nome, che in greco significa formica, diede motivo a inventar
questa
favola della loro origine ; la quale però parve s
a capitale. Quantunque piccolo principe meritò di sposare una Dea ; e
questa
fu Teti ninfa marina, dalla quale doveva nascere
o convitati tutti gli Dei e le Dee, esclusa soltanto la Discordia. Ma
questa
Dea maligna e nemica di pace trovò il modo di spa
ca in cui ebbe luogo la famosa guerra di Troia, è tempo di parlare di
questa
città e dei suoi re, come pure della vera causa d
esso lo stretto dei Dardanelli, reclamò la priorità di tale scoperta,
questa
è pel mondo letterario una conferma che sia ora f
ubicazione della famosa città di Troia123. Il nome di Troia, con cui
questa
città è passata ai posteri, consacrata all’immort
ocabolo Pergamon significava appunto luogo od oggetto elevato ; e per
questa
stessa etimologia pergamo in italiano è sinonimo
r nazione per esser divorata come vittima espiatoria. Sulla scelta di
questa
decideva la sorte, la quale dopo qualche anno cad
rima da Teseo, e poi divenuta moglie del re Menelao, come dicemmo : e
questa
stessa, secondo le promesse di Venere, doveva div
nili donneschi portato ancora una finissima armatura da guerrieri, fu
questa
che fece palese Achille ; il quale dimenticando i
’anni « Pria per valletto nel mestier dell’armi, « Poi per compagno a
questa
guerra diemmi. « Infin ch’ei visse, e fu ‘l suo s
parla, e perciò appunto Cicerone non lo crede, e stima invece che sia
questa
una invenzione dei Tragici 130. Se però il fatto
Doveva prender parte alla guerra di Troia un discendente di Eaco ; e
questa
fatalità si avverò la prima colla venuta di Achil
divenne amico dei Greci per sentimento di gratitudine. Dante rammenta
questa
virtù dell’asta di Achille nei seguenti versi del
che significava di impedire a Reso di recar soccorsi a Troia ; ed era
questa
non già una superstizione, ma una necessaria prec
a precauzione di guerra. Ulisse e Diomede provvidero che si avverasse
questa
fatalità, uccidendo Reso prima che arrivasse a Tr
a. » 6ª Fatalità. — Dovevasi abbattere il sepolcro di Laomedonte : e
questa
fatalità fu compiuta per opera dei Troiani stessi
ora letto l’Iliade, potrà, dopo l’introduzione da me fatta di sopra a
questa
lettura, intender tutto il poema senza fatica. Su
tura, offrendo per riscatto ricchissimi doni che seco aveva recati. A
questa
vista Achille si sente commosso e diventa un altr
cendio di Troia palesa pur anco il motivo per cui ricorsero i Greci a
questa
insidia : « ……….. Sbattuti e stanchi « Di guerre
asportarsi in Italia, ove fondò Padova. Che anche Dante avesse di lui
questa
opinione lo dimostrò coll’aver dato il nome di An
per compassione in cagna ; ma parve a Dante poco dignitosa per Ecuba
questa
metamorfosi, e pietosamente la modificò dicendo,
l’ordine cronologico degli avvenimenti. Le incomparabili sciagure di
questa
regia famiglia hanno sempre ispirato gli artisti
ibuiscono a Idomeneo re di Creta e nipote di Minosse la fondazione di
questa
città ; ma Omero che parla più volte con gran lod
a schiantò : ma di taurino cuoio « Rivestialo una striscia, ed io con
questa
« L’albero e la carena in un legai, « E sopra mi
olte guise « Mi confortava. » (Odiss., xii. Trad. di Pindemonte). Da
questa
descrizione, che è una delle quattro più maravigl
o diversa da quella che narra Omero), affinchè sembri più vera ; ed è
questa
: che Ulisse volle passar le colonne d’Ercole, os
orgea « Di mirti in sulla cima e di cornioli « Una folta selvetta. In
questa
entrando « Per di frondi velare i sacri altari, «
Priamo e di Ecuba lo abbiamo accennato parlando della trista fine di
questa
infelice regina ; ma poichè Virgilio ne fa dare d
ve regnava Alceste di sangue troiano. L’Ariosto ha voluto significare
questa
città facendo una perifrasi allusiva alla sepoltu
gilio alla teologia cristiana, e senza allontanarsi dalle dottrine di
questa
, descrivendo con mirabil fantasia e sapienza l’In
rgilio, finchèsarà in onore la lingua latina. Nè può credersi che sia
questa
una mera invenzione di Virgilio, poichè oltre i p
di superstizioni ; perciò è da vedersi ancora qual’è l’etimologia di
questa
parola e quale estensione di significato le attri
o. Cicerone inoltre ci fa sapere che non è stato egli il primo a far
questa
distinzione, e che non solo i filosofi, ma anche
Mantova, che Dante fa raccontare a Virgilio stesso, ed assicurare che
questa
è la verità, e che qualunque altra asserzione è u
Quintiliano, nel lib. viii delle sue Istituzioni Oratorie, nel lodare
questa
tragedia ne riporta un sol verso, che è tanto cit
spero derivò poi la parola vesper in latino e vespero in italiano. Ma
questa
stella non è veramente altro che il pianeta di Ve
Hesperus. » — I Greci chiamavano Esperia l’Italia, perchè vedevano da
questa
parte la stella Espero, ed ultima Esperia la Spag
i tori mugghiavano intorno ad essa credendola viva. E Dante allude a
questa
invenzione nel Canto xxvi del Purgatorio, ove dic
non ber mai troppo, e specialmente nei geniali conviti, rammenta loro
questa
funesta pugna dei Centauri eccitata dal vino : «
super mero « Debellata. » 113. Ovidio ha descritto molto a lungo
questa
pugna nel lib. xii delle Metamorfosi, e la fa rac
in maximos luctus incidit. » — (Cic., De Off. i, 10.) Dante applica
questa
stessa distinzione anche ai voti imprudenti, e fa
ibile. 123. Chi fosse vago di conoscere le particolarità relative a
questa
scoperta ed alla questione di priorità fra il dot
nel libro i delle Tusculane, riporta tradotta da lui stesso in latino
questa
parlata di Socrate ; della quale il punto riferib
elle sale della Galleria Capitolina in Roma) rappresenti Meneceo. — E
questa
una di quelle statue che dai primi repubblicani f
i preferita ad altre di simil genere. Desideriamo poi soprattutto che
questa
nostra fatica possa esser di qualche utilità agli
oeti, di scoprir loro le ricchezze che da più di tremila anni asconde
questa
perenne miniera di leggiadre invenzioni. Le folli
Mitologia contro una nuova scuola che condanna altamente e dispregia
questa
maniera di studii, siccome frivoli ed infruttuosi
esprime il poeta nel porre in chiaro il consiglio e l’intendimento di
questa
scuola per poi discendere a distruggere i suoi er
a dell’ urna D’un’innocente Najade ; ed, infranta L’urna, il crudel a
questa
ancor diè morte. Garzon superbo e di sè stesso am
i. L’orologio a polvere che gli si vede a canto indica la rapidità di
questa
rivoluzione. Saturno ha dato il suo nome ad un pi
schiacciandoli sotto le stesse montagne da essi ammonticchiate. Dopo
questa
vittoria Giove più non pensò che agli amori ed eb
accorto Giove dell’avvicinarsi di Giunone mentre stava con Io, cangiò
questa
in vacca per nasconderla alla moglie. Insospettit
ove, si riconciliò, ridendo con lui dell’accaduto. Avendo preso parte
questa
Dea alla congiura degli Dei contro Giove, ed esse
asone ebbe Pluto dio delle ric-chezze, e da Giove Proserpina. Essendo
questa
stata rapita da Plutone dio dell’inferno, Cerere
er vendetta Ascalafo in barbagianni. Giove per alleviare il dolore di
questa
Dea ordinò che Proserpina passasse sei mesi colla
n Sicilia ed in Grecia ; i Greci riconoscenti istituirono in onore di
questa
Dea una festa che si celebrava colla più grande m
, cui era sommo delitto il manifestare. Pare che i Greci abbian tolto
questa
festa dagli Egizi perchè i misteri cleusini non e
di Cerere. I mitologi ed i poeti però non s’accordano su la storia di
questa
divinità che confondono con Cibele. Da questa Dea
cordano su la storia di questa divinità che confondono con Cibele. Da
questa
Dea ha preso il suo nome un pianeta. Minerva
rti, era figlia di Giove. Ecco in qual modo si racconta la nascita di
questa
Dea. Giove prima di sposare Giunone aveva Meti pe
intervenivano degli spettatori da tutte le parti della Grecia. Viene
questa
Dea rappresentata come una donna di una bellezza
cienze e delle arti. Il pianeta detto Pallade ha preso il suo nome da
questa
Dea. Marte Marte, dio della guerra è figli
te per apprenderne il modo, si fermò nei giardini di Flora, ove fu da
questa
interrogata dell’oggetto del viaggio ; venutane F
ammirando la sua bellezza. Sono abbominevoli i disordini commessi da
questa
Dea al dir de’ poeti. Venere ha dato il suo nome
con Diana uccise co’suoi strali i quattordici figli di Niobe, perchè
questa
principessa aveva avuto l’ardire di preferirsi a
i Ciclopi che avevano somministrato i fulmini al padre degli Dei. Per
questa
vendetta fu scacciato dal cielo e nel suo esiglio
so Admeto re di Tessaglia, del cui gregge fu fatto custode ; ed è per
questa
ragione che venne onorato come Dio de’pastori. Me
abbricare le mura di Troia e non avendone ricevuto alcun premio, punì
questa
ingratitudine mandando una terribile peste tra qu
la Galleria del Gran Duca di Toscana a Firenze. Fra le statue antiche
questa
è quella che ha meno sofferto dal furore de’ barb
mici e di tutti i pericoli cui l’esponeva l’odio di Giunone ; giacchè
questa
Dea non odiava soltanto le amanti di Giove, ma es
con una focaccia di mele e di papavero. Molti si son dati a spiegare
questa
favola che credesi derivata dall’uso degli Egizi
Ceo Titano e Febe sacerdotessa di Apollo. Si danno molti caratteri a
questa
Dea e varia all’infinito la sua genealogia ; pare
s’impadronisce del soglio, edifica un tempio a Diana, e fa immolare a
questa
Dea tutti gli stranieri spinti dal caso sulle cos
non vi fu alcuno tanto ardito per tentare di piacere ad esse. È forse
questa
la ragione per cui fra tutte le divinità furon es
no, con il Terrore, la Rabbia, il Pallore e la Morte per compagni. In
questa
guisa stando sedute intorno al trono di Plutone,
tutti gli anni nelle campagne una festa chiamata palilia in onore di
questa
divinità. I contadini avevano in quel giorno tutt
nte verdeggiante e per ciò desistettero dall’impresa. I sacerdoti di
questa
Dea camminavano a piè nudi sopra i carboni ardent
sposò Clori secondo i Greci è Flora secondo i Latini ; e l’imeneo di
questa
amabile coppia si mette in primavera. Zeffi
nivano offerti dei sacrifici. Quando le donne celebravano le feste di
questa
Dea, chiamate giuochi floreali, correvano giorno
ve delitto il violare. Pretendesi che si debba a Numa l’invenzione di
questa
divinità come un freno più atto delle leggi a mod
voluto indicare i dodici venti principali. Levando il velo che copre
questa
favola pare ad alcuni che Eolo sia stato un princ
Un altro Amore che si è punto un braccio fa spillare il suo sangue su
questa
pietra, e Cupido affila su di essa certi dardi ch
i lui per mare e per terra finchè l’ebbe trovato. Vuolsi che fosse in
questa
circostanza ch’ella inventò le vele. Portavasi an
bole e colle mani sulla bocca, come i figli stanno nel seno materno ;
questa
attitudine fu interpretata dai Greci per comando
n un corno d’abbondanza in mano e un dito su la bocca. Si offrivano a
questa
divinità le lenticchie e le primizie dei legumi ;
carro. Ercole la sposò in cielo e n’ebbe un figlio ed una figlia. In
questa
unione si vuol indicare che la forza va comunemen
erato come alimento ; e bisogna che fosse ben squisita bevanda poichè
questa
parola è stata poseia metaforicamente usata dai p
obo celeste, il cui perpetuo moto dimostra egualmente l’incostanza di
questa
Dea. Da alcuni si figura la Fortuna seduta su di
dicina che riguarda la conservazione della salute. Si attribuiscono a
questa
Dea varie invenzioni, appartenenti alla medicina.
la sua applicazione. Gl’infermi, per quanto si riferisce, avevano in
questa
Dea tutta la fiducia ; perciò vedevasi sempre nel
mati di spade e percuotendosi con ispargimento di sangue. Il culto di
questa
Dea celebre in Roma, lo era maggiormente in Cappa
no tesi i Titani, co quali era in allora in guerra ; oppure prendendo
questa
guerra come fatto storico, qualche principessa de
ne, e gl’inspirò un ardire che niun periglio poteva far vacillare. A
questa
Ninfa si attribuisce di aver salvato Giove nel pi
ra che gli fecero gli altri Dei, ma questo fatto spetta a Teti zia di
questa
, e gran Dea delle acque. Teti aveva molti tempii
angiata da Circe in mostro marino dopo aver avvelenato la fontana ove
questa
Ninfa andava a lavarsi. Glauco era infatti un abi
na della Venere terrestre, giacchè non l’abbiam fatto all’articolo di
questa
Dea. Tra tutte le statue dell’antichità una delle
uon Ordine, la Giustizia e la Pace. Volendo indicare senza dubbio con
questa
finzione che il buon uso delle Ore mantiene le Le
rantendenza dell’educazione di Giunone ; diffatti in alcune statue di
questa
Dea, veggonsi al dissopra del capo di lei rappres
lla gara che ebbe con Minerva, come si è già riferito all’articolo di
questa
Dea. Ecco il modo con cui si spiega la favola del
n offendere quell’albero, dicendogli : « La mia esistenza dipende da
questa
pianta : converrà ch’ io perisca nel momento stes
occorso di Diana che la cangiò in fonte. Alfeo che la riconobbe sotto
questa
trasformazione abbandonò la figura della quale er
di Aretusa. Allora la casta Diana aprì la terra per dare passaggio a
questa
fontana la quale attraversando i più profondi ant
mento a segno di percuotere Aracne, il che pose in tanta disperazione
questa
giovine, che andò incontanente ad appiccarsi. Ma
re che essa non riuscisse a strozzarsi, cangiandola in ragno, e sotto
questa
metamorfosi ella ha conservato la passione di fil
inerva che nella loro lingua indicava mestiere di tessitore. Vicino a
questa
figura eravi quella di un ragno, da essi chiamato
ò in Mauritania, uccise il drago, portò i pomi d’oro a Euristeo, e in
questa
guisa compì l’undecima sua fatica. Vogliono alcun
heloo e della Musa Tersicore. Erano compagne di Proserpina e allerchè
questa
fu rapita da Plutone, ebbero le braccia cangiate
ll’amicizia sì raro nel loro sesso, ai tempi però in cui fu inventata
questa
favola ? Scilla era una bellissima ninfa della q
mele o guastava gli alveari del suo vicino esponevasi allo sdegno di
questa
Divinità. Stercuzio o Stercuto o Sterculio o Ster
vendicarsi delle persecuzioni suscitategli da Giunone, diresse contro
questa
Dea una freccia a tre punte e la ferì nel seno, e
Ercole. L’uomo formato da Prometeo per quelli che vogliono spiegare
questa
favola era una statua ch’ei seppe formare coll’ a
pi morì miseramente. Alle preghiere di Diana Esculapio lo risuscitò e
questa
Dea lo converse in istella. Fedra punta da rimor
di un sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi da molti che
questa
Proserpina fosse moglie di Edomo re dell’Epiro, p
o di rapire Ippodamia sposa di lui e le altre donne che assistevano a
questa
festa. Ercole, Teseo e gli altri Lapiti vendicaro
n seguito pubblicato ch’egli era figlio di Apollo e della musa Clio e
questa
opinione adottata da alcuni poeti è divenuta quas
iandolo ai misteri di Bacco, ed i suoi diversi viaggi in tal guisa in
questa
scienza lo perfezionarono, ch’egli è riguardato s
gli si presentava per acquistarne. Fu annunciata per tutta la Grecia
questa
spedizione ed accorse in folla a Iolco il fiore d
ure in suo nome presentare a Glauce una bellissima veste ; ma siccome
questa
era avvelenata, così appena Glauce se l’ebbe post
a in Asia sopra l’ariete dal vello d’oro Elle cadde nel mare, che per
questa
ragione fu detto Ellesponto ora stretto dei Darda
ni, possono essere riguardati come tosoni d’oro. Altri pretendono che
questa
favola tragga origine dalle belle lane di quel pa
hiamato Bellerofonte che in greco significa uccisore di Bellero. Dopo
questa
uccisione si rifuggì volontariamente presso Preto
imi, popolo della Pisidia, credendo che dovesse sicuramente perire in
questa
impresa, ma egli ritornò vittorioso. Dopo la scon
paesi vicini, ed egli le vinse similmente. Ritornando Bellerofonte da
questa
terza spedizione, fu assalito da una truppa di Li
ellerofonte col caval Pegaso. La Chimera, dicesi da chi vuol spiegare
questa
favola, era una montagna dell’Asia minore nella L
tti i giovani principi del paese alla testa dei quali pose Meleagro e
questa
spedizione è celebre nell’antichità sotto il nome
a ciò gli zii di lui Tosseo e Plessippo, egli adirato gli uccise. Ma
questa
uccisione fu cagione della sua morte ; perocchè A
alla famosa caccia del cinghiale di Calidone, e che Meleagro capo di
questa
spendizione ne divenne innamorato ; che avendo es
vidiate meco l’onore e la preda. » Atalanta fu tanto più lusingata da
questa
distinzione, in quanto che i più illustri princip
asto re d’Argo. Avendo obbliato Ippomene di renderne grazie a Venere,
questa
spinse i due amanti a profanare il tempio di Giov
o d’Apollo, morì di cordoglio o si gettò nel mare al ricever che fece
questa
triste nuova mandatagli dalla regina degli Dei pe
elmisi, dotti nell’arte d’indovinare, ai quali, secondo si riferisce,
questa
scienza era tanto naturale che passava fin nelle
care a Giove sotto il titolo di re e di sovrano. Egli condusse con sè
questa
donzella onde imparare da lei la forma del sacrif
iogliesse l’enimma, e perir facesse la Sfinge, perchè era destino che
questa
dovesse morire sì tosto che l’enimma da alcuno fo
e al più eminente luogo del palazzo, vi attacca un laccio fatale e in
questa
guisa si precipita nel Tartaro ; poi datosi ad un
Ippomedonte, Capaneo, Anfiarao e Partenopeo e mosse contro di Tebe, e
questa
fu chiamata la Guerra dei sette prodi innanzi Teb
gretamente lo seppellì. Creonte, essendone stato istrutto, ordinò che
questa
amorosa sorella fosse sepolta viva, in pena d’ave
ece imbandire le membra e le presentò a suo fratello. Non contento di
questa
atrocità, fece recare verso la fine del pasto le
per ispogliare il tempio, e il fe’dal popolo ammutinato assassinare ;
questa
è almeno l’opinione generale, malgrado dicasi da
parte della pagana religione ; e di tutte le specie di predizioni era
questa
la più sacra ed augusta. Per mezzo degli Oracoli
fici. Nel predire il futuro si distinsero anche le donne, e famose in
questa
professione furono le Sibille. Così chiamavano i
presagivano i destini di Roma, e poscia dicesi che disparve. Sebbene
questa
storia senta in tutto del favoloso, egli è però c
ene frantesa e sfigurata. Lo stesso Gladstone ai nostri giorni è di
questa
opinione, l’unica, secondo lui, che getti piena l
e civile sapienza; laonde l’opera del moderno esegeta dovrebbe essere
questa
, d’interpretare le allegorie e i miti, rimettendo
tro al tedesco Creuzer è abbastanza lunga la schiera dei seguaci di
questa
dottrina. — In ultimo son da ricordare i nobili s
ndissimo valore hanno accolto e considerano anche ora come definitiva
questa
soluzione del problema mitologico; la quale, a gi
opo nascostele, torna nella sua culla. La principal prerogativa è poi
questa
, che, una volta raggiunto il pieno sviluppo delle
viscere terrestri. La Tessaglia appunto era stata scelta a teatro di
questa
guerra, perchè ivi erano più manifesti i segni di
e vascolari e rilievi marmorei che ancora conservansi e rappresentano
questa
o quella scena della Gigantomachia. Si noti che m
i al culto di Giove si uni quello di Giunone e Minerva, e in onore di
questa
triade Capitolina si istituirono i Ludi Romani co
a battaglia che si combatteva presso Troia ( Il. 8, 18 e seg. ), fate
questa
prova: appeso giù dal cielo un canapo d’ oro, att
Zeus omerico; ma che bene ha saputo esprimere il governo del mondo in
questa
strofa: Qui terram inertem qui mare temperat Ven
nde diffusione del culto e al numero grandissimo di templi dedicati a
questa
divinità in tutta la Grecia. Ma il monumento più
ebbe nome da lei, anzi l’ intiera regione Attica. Per il possesso di
questa
terra aveva la Dea gareggiato con Posidone il re
a), e Delo, che vuol dire « quella che mostra » è il luogo adatto per
questa
epifania della luce. E come la luce combattè e di
porta il nome (il disco del sole dissecca all’ esterno la pianta, ma
questa
rigermoglia e rifiorisce). È adunque palese il si
ovane bello di forme, accoppiante la grazia alla forza. Si segnalò in
questa
rappresentazione specialmente la giovane scuola A
d Artemide per la sua castità, dà una chiara idea del concetto che di
questa
divinità s’ eran formati i Greci. Era poi anche m
lagellare a sangue alcuni fanciulli nell’ annual festa della Dea. Con
questa
divinità sanguinaria si connette la leggenda di I
citi della Tauride onoravano una loro dea con sacrifizi umani, fu con
questa
confusa l’ Artemide Ortia, e ne nacque la leggend
di Dione, quella che a Dodona era venerata come la sposa di Zeus. Ma
questa
leggenda cedette il luogo ad un’ altra, a cui i p
to che emanava dal suo corpo. S’ indovina il significato primitivo di
questa
dea della bellezza; non è altro che l’ aurora, fi
a bellezza e dell’ amor sessuale. Presto si distinsero tre aspetti di
questa
deità; contrassegnati col nomi di Afrodite Pandem
ell’ amore di Afrodite per Adone, figlio di Fenice e di Afesibea. Era
questa
leggenda d’ origine asiatica, e sebbene più volte
e significa bellezza e grazia (cfr. venusto, venustà). Però in Italia
questa
Deità ebbe anche un’ importanza politica, credend
ni, provenne che quando Venere si fuse con Afrodite, e le leggende di
questa
furono accolte in Occidente, facile ascolto trovò
di Era; è da notarsi pero che nei poemi omerici non è mai menzionata
questa
divinità; primi a parlarne furono Esiodo e l’ aut
acra fiamma era ritenuto segno di sventura, e l’ ancella colpevole di
questa
trascuranza era aspramente punita. Le Vestali era
in carica, recavansi a offrir sacrifizio. — L’ annua festa in onor di
questa
Dea, detta Vestalia, aveva luogo il 9 Giugno. All
moderno, e forse non giusto perchè probabilmente la sinistra mano di
questa
statua teneva uno scettro. XI. Giano. 1.
endo figurar Giano, costantemente s’ attenne altipo bifronte. Non che
questa
sia stata un’ invenzione degli artisti romani; an
plendido palazzo e i celebri giardini custoditi dalle Esperidi. A far
questa
traversata l’ immaginazione popolare avevagli ass
a del sorger dell’ aurora. Si aggiungevan leggende circa, i mariti di
questa
Dea. Il primo era stato Astreo, pel quale essa di
si che Eos avesse scelto a sposo il bel cacciatore Orione; ma neanche
questa
scelta fu fortunata, perchè Orione fu ucciso dagl
igliante alla sua madre Eos. — Tali le principali leggende relative a
questa
Dea. La quale non ebbe in nessun luogo un culto s
revano giù con dolce mormorio, e può ben essere che l’ impressione di
questa
musica della natura, abbia evocato l’ immagine di
e Irene, ossia l’ ordine legale, la giustizia, la pace, prevalendo in
questa
forma di leggenda il concetto morale di queste De
per annunziare la vittoria. Base della statua una prora di nave. Era
questa
la statua eretta a ricordo della vittoria riporta
inità romana corrispondente a Ebe appellavasi Juventas o Juventus. Ma
questa
aveva significato politico, rappresentando l’ ete
— Del resto nella statuaria antica non si trovano rappresentazioni di
questa
Dea; raffigurata la troviamo solo in pitture vasc
issima fanciulla, che per la sua bellezza destò la gelosia di Venere;
questa
allora ordinò a suo figlio che eccitasse in lei a
prese a raffigurare il Dio d’ amore in età di fanciullo, adattandosi
questa
meglio alla rappresentazione delle varie ghermine
te una serpe, come simbolo della forza vitale che si ringiovanisce; e
questa
serpe o si rappresentava carezzata da lui, o avvo
so i Romani il destino era espresso con Fatum, la parola divina; e di
questa
voce s’ usava il plurale fata (anche, in linguagg
quando l’ equilibrio fosse ristabilito. Omero non la conosceva ancora
questa
Dea; in Esiodo stesso non ne è il concetto così b
. c) Forchi e Cheto. A differerenza degli altri figli di Nereo,
questa
coppia rappresenta quella segreta terribile forza
la Lidia e nella Frigia col nome di « Gran Madre ». La vera patria di
questa
religione era la città di Pessinunte, situata nel
maggiore, presso il fiume Sangario (od. Sakaria); nelle vicinanze di
questa
città erano sacri a Cibele il monte Dindimo, onde
o ad una musica strepitosa ed orgiastica. I miti che si riferiscono a
questa
Dea portano pure un carattere selvaggiamente fant
e la Dea seduta su un leone. Il tamburello è l’ attributo costante di
questa
Divinità. III. Dioniso-Bacco. 1. Uno fra
monte Pelio, le Citeronie sul Citerone, ecc. La ninfa più celebre di
questa
categoria era Eco, la personificazione di questo
lle sue varie forme, così i Satiri erano i rappresentanti maschili di
questa
medesima vita; erano quindi genii dei boschi, del
li concepiva come esseri sensuali, procaci, maliziosi; e, conforme a
questa
bestiale natura, attribuiva anche alla loro figur
mini; quanto più era ricco, tanto più era avido di nuove ricchezze, e
questa
passione lo portò a commettere una grande sciocch
voleggiò ch’ egli fosse innamorato di una ninfa, chiamata Siringa; ma
questa
era restia e lo sfuggiva, preferendo la vita libe
era per essere presa da lui che rincorrevala, pregò Gea l’ aiutasse;
questa
la mutò in canna: onde Pane in luogo della ninfa
o principale poi era ad Acachesio, città pure dell’ Arcadia. Fuori di
questa
regione, Pane era venerato in Beozia, in Macedoni
otevano con quelle striscie la gente che si faceva loro incontro. Era
questa
una cerimonia d’ espiazione che si credeva douass
a più rigogliosa fertilità in tutta la Natura. In origine il culto di
questa
divinità era ristretto alle città dell’ Ellespont
ano, il grembo pieno di frutta. Così Pomona. c) Flora. 1. Anche
questa
era un’ antichissima deità italica, molto venerat
e del 21 Aprile. L’ arte non si sa che abbia mai preso a rappresentar
questa
Dea. e) Termine. 1. Veramente non era un Di
opolari adunanze. Tra le sacre leggende che si connettono col nome di
questa
Dea, nessuna è più conosciuta e più importante pe
mandar Ermes nell’ Inferno per indurre Ade a restituir Persefone; ma
questa
aveva già gustato il melograno, simbolo d’ amore,
evano un’ altra festa per celebrare il ritrovamento di Proserpina e a
questa
intervenivano in bianche vesti portando in dono p
rappresentazione letteraria di Demetra si trova nell’ inno omerico a
questa
Divinità, inno di grande interesse perche rappres
i nuovo e ritornare nel nulla al tardo autunno. Gli Attici chiamavano
questa
Dea preferibilmente Cora, la fanciulla. Ma Persef
a più lieta esistenza, supposto sempre che l’ uomo si renda degno di
questa
vita felice con una condotta retta e approvata da
, il padre della ricchezza). A Plutone diedero compagna Proserpina, e
questa
le venne associata come nel regno così nel culto.
a bensì un lucus Furinae, cioè un bosco sacro a una dea Furina; ma se
questa
dea Furina avesse nulla a che fare colle Erinni g
si chiamassero i Penati, non è detto, perchè le credenze popolari in
questa
parte rimasero sempre un po’ indeterminate; ma pe
con cui invitava le ombre a lasciare il suo tetto. Si attribuivano a
questa
venuta delle ombre le spaventose apparizioni di s
ora Augusto, il suo genio fu detto il Lare pubblico. Tanto più crebbe
questa
tendenza nell’ età imperiale, estendendosi anche
ra detto il capostipite della stirpe eolia. Qui spesso s’ intrecciava
questa
teoria con quella dell’ autoctonia, in quanto si
che un artefice plasma delle figure d’ argilla. Dapprima si attribui
questa
origine solo alla prima donna sorgente d’ ogni ma
do stata come profanata la pura forza celeste, Zeus puni l’ autore di
questa
profanazione facendolo incatenare su una rupe nei
zza; dopo lunghi anni gli uomini rimanevano come assorti nel sonno, e
questa
era la morte. Successe un’ età d’ argento, durant
persino di rendere onori agli Dei; onde Zeus preso da furore disperse
questa
schiatta, e te essere l’ età del bronzo. Gli uomi
isperse questa schiatta, e te essere l’ età del bronzo. Gli uomini di
questa
erano selvaggi e violenti; amanti di lotte e di g
una rupe, con davanti a sè una figura fatta di terra, nell’ atto che
questa
viene animata da Atena; il che è rappresentato co
oriente della regione Tessala e ricovrarsi sul Pindo, a occidente. A
questa
lotta presero parte, a difesa dei Lapiti, Teseo e
tto e la faccia d’ uomo. Innumerevoli monumenti antichi ci presentano
questa
figura. Una antichissima e celebre Centauromachia
fra di loro e ferirsi e uccidersi. Cinque soli rimasero superstiti di
questa
feroce pugna, chiamati Echione, Udeo, Ctonio, Pel
Zeus ammessi all’ eterna vita dei Campi Elisi. Molti fra i motivi di
questa
leggenda sono certamente antichi, ad es. l’ uccis
la musica e della poesia, proraotore di ogni più fina arte. Si mostrò
questa
differenza anche nella costruzione delle famose m
regal padre, così erano l’ orgoglio della madre fortunatissima. Ma da
questa
felicità dovevano piombare nella più crudele dell
corpo e con le sue vesti, gridava rivolta a Latona: « lasciatni almen
questa
ch’ è la minore! Di tante quest’ unica ed ultima
erarla; il quale allora a lei consegnò Sisifo. Ma questi riuscì anche
questa
volta a salvarsi; perchè prima di morire avendo o
o il cavallo alato o la Chimera o le Amazoni o la trista fine di lui,
questa
paragonando a quella di Fetonte, come fa ad es. O
onte. Ma Era, pronta alla vendetta, mandò un assillo alla giovenca, e
questa
infuriata dal di lui morso cominciò a correre all
81 rappresenta la venuta di Ermes per la liberazione d’ Io, figurata
questa
però come l’ avvenente fanciulla che era da princ
i aveva imparato a intendere il linguaggio degli uccelli. Melampo per
questa
guarigione ottenne la mano di una delle figlie di
per questo, tutto ira, pose sua figlia e il bambino in una cassetta e
questa
fè gettare in mare, persuaso di sottrarsi così al
tro Fineo fratello del re a cui la ragazza già era stata promessa. In
questa
guerra molto giovò a Perseo il capo di Medusa, gi
no di Acrisio dopo averlo ucciso, scambiò Argo con Tirinto, cedutagli
questa
signoria da Megapente figlio di Preto. Ivi egli f
vari oggetti di uso domestico. Si notano due momenti nella storia di
questa
rappresentazione artistica. I più antichi si inge
pporto di parentela tra questi eroi. L’ idea prevalente venne a esser
questa
che Tindareo, Afareo, Leucippo, Icario fossero fr
oro impresa fu la lotta contro gli Afaridi loro cugini. La cagione di
questa
contesa è diversamente narrata; or si dice che na
chi, per la divisione del quale non rimasero d’ accordo. In ogni modo
questa
lotta fu fatale ad entrambe le fraterne coppie; C
de luori della sala da pranzo, d’ un tratto sprofonda il pavimento di
questa
, traendo a morte Scopa e tutti quelli che con lui
e rendeva possibile la coltura della terra, specie dell’ olivo, e di
questa
diffusione di coltura un po di merito spettava ai
ostanza, ma posteriore al diluvio. Una leggenda a lui particolare era
questa
, che dopo la sua nascita Gea l’ affidò alla dea P
era questa, che dopo la sua nascita Gea l’ affidò alla dea Pallade, e
questa
consegnollo in una cassa chiusa alle sue sacerdot
Eracle era detto discendente di Perseo, e fu certo il più illustre di
questa
stirpe. Sua madre era Alcmena, figlia di Elettrio
sanabili. Si noti che Euristeo non volle, secondo alcuni, menar buona
questa
fatica perche Eracle si fè aiutare da Iolao. c) I
fu da Eracle uccisa, e questi potè andarsene col desiderato cinto. A
questa
fatica si connettono altre, che son fra i parerga
o fatto vedere ad Euristeo, lo ricondusse di nuovo nell’ Inferno. Con
questa
fatica Ercole si liberò dal servizio di Euristeo.
rpato il regno. Eracle lo vinse e restituì la signoria a Tindareo. In
questa
occasione ebbe aiuto da Cefeo re di Tegea, e ment
In questa occasione ebbe aiuto da Cefeo re di Tegea, e mentre era in
questa
città, generò con la bella Auge, figlia del re, q
e figura sedente, della quale rimangono solo il torace e le cosce; ma
questa
reliquia è una delle più belle cose pervenuteci d
e che strozza in culla i serpenti. Già il pittore Zeusi aveva dipinto
questa
scena aggiungendo le figure di Alcmena e di Anfit
guito ad abbondante vendemmia, trascurato di sacrificare ad Artemide,
questa
si vendicò mandando un fiero ed enorme cinghiale
gio e videro ben presto la loro città cinta d’ assedio dai nemici. In
questa
distretta gli anziani e i sacerdoti di Calidone s
tinata siccità sulla terra di Atamante. Ino pensando approfittarsi di
questa
congiuntura per toglier di mezzo i figli del prim
o. Qui entra in scena Medea, la figlia di Eeta, che ha tanta parte in
questa
leggenda. Innamoratasi di Giasone s’ impegnò ad a
di Medea. Non sono poi molto numerosi i monumenti d’ arte concernenti
questa
leggenda. Un bel bassorilievo è nel Museo Lateran
le materia e argomento ad opere letterarie ed artistiche. E perche in
questa
istoria s’ intrecciano vicende a cui presero part
e Edipo, che vuol dire « dai piedi gonfi », perchè presentava appunto
questa
particolarità di avere enfiati i piedi. Così creb
itando poi la strada verso Tebè, Edipo incontrò la famosa Sfinge. Era
questa
un mostro col corpo di leone e la faccia di donna
i eroi morti si riunirono per vendicare i loro padri. Perciò chiamasi
questa
la guerra degli Epigoni o seconda guerra Tebana.
eggenda di Erifile. Ma sopra tutto i Tragici attinsero a piene mani a
questa
ricca fonte di leggende; Eschilo col « Sette cont
este (Thyestes), altre vittime della maledizione divina che pesava su
questa
famiglia, almeno secondo le leggende posteriori,
parecchi avanzi. Ma ben presto scoppiò rivalità tra i due fratelli, e
questa
a poco a poco divenne odio e odio mortale. Tieste
il figlio, così come era avvenuto con Demetra e il figlio di Celeo, è
questa
una leggenda che Omero ancora non conosceva. Achi
rno in grazia a Priamo. Allora intraprese un viaggio oltre mare, e in
questa
occasione ebbe il premio promessogli da Afrodite;
navi. Senonchè avendo Agamennone ucciso una cerva sacra ad Artemide,
questa
lo puni mandando una calma di vento che impediva
di guerra. Una tempesta invero lo colse presso il promontorio Malea e
questa
lo sbalzò colle sue navi in Creta e in Egitto, e
ato per forza Cassandra che s’ era avvinghiata alla statua della Dea,
questa
lo puni facendolo naufragare presso il promontori
faceva poi morire per mano di Telegono, figlio di lui e di Circe, da
questa
mandato alla ricerca del padre e sbarcato casualm
i sul vicino monte Ida portando a spalle il vecchio padre Anchise. In
questa
fuga egli perdette la moglie Creusa ma salvò il f
pide a queste leggende riferentisi; basti dire che tutti i momenti di
questa
istoria furono sceneggiati, dal sacrificio d’ Ifi
doro della scuola di Rodi ed è probabile risalga all’ età classica di
questa
scuola (terzo secolo av. C.; il Lessing lo giudic
ore, ma propriamente il dolor fisico sono espressi all’ estremo… ». A
questa
fine analisi dei Gentile si può aggiungere l’ oss
parte del regno e così diè origine alla dinastia degli Amitaonidi. A
questa
appartennero Adrasto, Anfiarao, Alcmeone, Anfiloc
mmansivano. Nota la leggenda di Orfeo e di Euridice, sua sposa. Morta
questa
di acerba morte per essere stata morsicata da un
o che Euridice seguisse un’ altra volta Orfeo nel regno della vita, a
questa
condizione che durante il tragitto egli non si vo
rattenersi dal voltarsi indietro per guardar la sposa amata, e allora
questa
d’ un tratto spari; Orfeo tornato in terra, andò
Vucano va a visitare le gravi officine de’ suoi Ciclopi. » 12. « In
questa
statua in piedi e vestita, leggermente trasparisc
intelletto all’acquisto di ogni più sublime e difficile cognizione ;
questa
esattezza d’ordine non venne fin’ora osservata da
l tempo stesso di soddisfare anche a quelli, che bramosi di leggere o
questa
solamente o quella, niente delle altre si curano.
za finalmente trattasi delle Virtù e de’ Vizj, de’ Beni e de’ Mali di
questa
vita, secondochè furono dal Gentilesimo divinizza
to ciò concorse a stabilire la varia forma della Mitologia. Quindi fu
questa
sempre mai un vago sì, ma immenso e fertile terre
rigia, e sopra il quale fu da principio venerata(a). Sotto ii nome di
questa
Dea riconoscevasi la Terra, benchè questa, come a
nerata(a). Sotto ii nome di questa Dea riconoscevasi la Terra, benchè
questa
, come abbiamo osservato, fosse di lei madre ; ma
ibele atterrò la quercia ; a cui era affissa la vita di Sangaride ; e
questa
più non esistette. Ati voleva allora per disperaz
reo o Megareo, e Atalanta, figlia di Scheneo re di Scito, cangiati da
questa
Dea negli anzideetti animali(e) (22). Lo scettro
eranza di ritrovare la figlia, si fermò desolata presso una fonte. In
questa
avea il dolore cangiata la Ninfa Ciane, quando el
Crisantide quella che indicò il ratto di Proserpina a Cerere, quando
questa
Dea giunse in Argo appresso Pelasgo, figlio di Tr
volte fermandosi, cantando inni, e sacrificando (d). Ne’ sacrifizj di
questa
Dea si usavano corone di mirto o di narciso, per
ia bella danza, da’ balli sacri, che vi facevano le donne in onore di
questa
Dea. Non molto lungi eravi un sasso, chiamato Age
Daduco o Lampadeforo, ossia Porta-fiaccola, perchè nelle Solennità di
questa
Dea do vea portare una fiaccola, come faceva Cere
tutti i suoi beninon gli restava che una figliuola, di nome Metra, e
questa
pure egli vendette per isfamarsi. Ella però, de m
teasi desiderare (c) : ed esso quindi simboleggiava l’abbondanza, che
questa
Dea recava alla terra. Cerere finalmente comparis
tea (d). In Igino leggesi, che la nutrice di Giove fu Adamantea ; che
questa
sospendeva la culla del bambino a’ rami di un alb
terzo li sacrificava. Vuolsi che l’origine di tal ceremonia sia stata
questa
: un sacerdote di Giove, detto Taulone, o Diomo,
rchè era creduto il suscitatore del tuono. I Latini lo chiamavano per
questa
ragione Tonante. Sotto questo titolo Augusto gli
risguardava come il padre del giorno, ossia l’autore della luce. Per
questa
ragione fu anche detto Luceno o Lucezio (c). Si d
della Porta Capena presso un tempio di Marre. Diceasi che subito dopo
questa
ceremonia se guiva la pioggia (f). Il Dio sotto q
animo da’ pensieri molesti, o fa, che si parli liberamente(f). Sotto
questa
denominazione gli si celebravano in Roma le Feste
lo piede sopra l’otre. V’è chi crede, che coloro, i quali celebravano
questa
Festa, accompagnassero il loto salto col suono e
no di bue, perchè gli Antichi soleano bere con quello il vino(l). Per
questa
ragione Bacco fu denominato Tauricorno(m). Giu
come quanto prima riferiremo (g). Giove invaghitosi della bellezza di
questa
Dea, e volendo ridorla sensibile al suo amore, re
), e le Ninfa Io, nata dal fiume Inaco e da Ismene, e sacerdotessa di
questa
Divinità (g). Lamia per la sua sorprendente belle
l freno all’ ira e alla vendetta, sì furibonda dette la gioventa, che
questa
prese a correre in più parti della terra, finchè
è solemente gelosa, ma superba altresì all’ eccesso diede a divedersi
questa
Dea. Per questo pue fece ella provare a molti il
osi felici, ma da che si vantarono di amarsi piucchò Giove e Giunone,
questa
Dea mandò tra loro la Dea Eride. Stava allora il
te, se mai avesse indicata alcuna di tali cosa ad Aedone, appresso di
questa
la condusse secondo il patto in qualità di serva.
to da Apollodoro (b), dice che Giunone fece perire Sida, perchè anche
questa
erasi millantata di essere più bella di lei. Benc
vea il suo tempio in un bosco, che da’ Latini chiamavasi lucus (g). A
questa
Dea ricorsero le donnè Sabine, perchè dopo il lor
potevano più partorire. Un augure sacrificò un becco. Colla pelle di
questa
vittima furono sferzate quelle donne, ed esse al
erchè vegliava alla conservazione della loro Repubblica. La Dea sotto
questa
denominazione ebbe un tempio famoso in Lanuvio, c
Imbraso nell’Isola di Samo, in cui i Sacerdoti lavavano la statua di
questa
Dea ; e però quelle acque erano riputate sacre (f
). Virgilio racconta, che rimasto coneunto dal fuoco un bosco sacro a
questa
Dea, se ne volle trasportare altrove la statua ;
che poi nestò connimato dalle fiamme(25). Era pur celebre la festa di
questa
Dea in quella città Essa consisteva in una solenn
ettro, sulla sommità del quale eravi un Cuculo (a). Le Feste, sacre a
questa
Dea, furono dette Giumonali o Ginnonie. Tito Livi
agine. Si pretendeva che la Dea avesse presieduto alla costruzione di
questa
città, e che la proteggesse al pari dell’Isola di
ata Taumanziade (g), o Taumantide (a), perchè nacque da Taumante. Era
questa
la di lei ambasciatrice (b) (26). Tralle altre Ni
chè Latona, essendo per partorire, fu cangiata in quell’ animale. Per
questa
ragione anche nel tempio di Delfo vedeasi un simu
dava al tempio d’ Apollo Ismenio o Galasio. L’origine di tale Festa è
questa
: gli Eolj ; che abitavano in Arne e ne’ luoghi c
e i nemici. Egli perciò ebbe cura di celebrare la comandata festa ; e
questa
poscia si conservò nella Grecia(a). Le Targelie s
agrime egli proruppe, che divenne verde cipresso. Afflitto Apollo per
questa
metamorfosi, ordinò, che il cipresso fosse in avv
con Clatra(54). Gli animali sacrì ad Apollo furono la cicala, perchè
questa
sempre canta ; il lupo, sì perchè Latona secondo
sse potuto essere la causa del di lui castigo. Sappiamo da Omero, che
questa
Dea come intese, che anche Orione, figlio di Nett
a di essere riconosciuta per tale, anzi arrossiva delle lodi, che per
questa
ragione le si davano. Stanca un giorno entrò a ri
tentato di conversare seco lei, ella ne fremette (d). Altri derivano
questa
denominazione da’ notturni terrori, che soleva de
erivano questa denominazione da’ notturni terrori, che soleva destare
questa
Dea (e). Il Vossio pretende, che il nome di Levan
avasi illegittimo. Al medesimo atto religioso vi presiedeva Levana, e
questa
avea in Roma altari e sacrifizj (f). Ecate finalm
gliosa statua di marmo, formata da Prassitele, la quale rappresentava
questa
Dea(d) ; in Isparta, ove trovavansi molte statue
nella creazione del mondo(m). Cesare, che pretendeva di descendere da
questa
Dea per mezzo di Julo, figlio d’Enea, le fece erg
ecrato a Giulio Cesare(a). Si disse Calva, ossia senza capelli. Sotto
questa
denominazione ebbe due tempj in Roma. Il primo le
la testa a motivo di certa malattia, ottenero mercè la protezione di
questa
Dea di riacquistare in brevissimo tempo i loro ca
sopra un monte presso Napoli. In esso eravi la statua la più bella di
questa
Dea, che si fosse fatta da Prassitele, e di cui u
Dalla maggiot parte delle Greche città vennero celebrate in onore di
questa
Dea le Feste Afrodisie. Le più celebri erano quel
rodotte da Cinira. Niuno v’era ammesso, se non isborsava una moneta a
questa
Dea(e). Gli abitanti d’Erice, città della Sicilia
cere alle due Dee, le rimise al giudizio della Ninfa Calliope ; e che
questa
decise, che lo avessero a possedere ciascheduna p
, tragli alberi erano a cagione della loro bellezza le piante sacre a
questa
Deità (b). La prima, perchè era stata tinta del s
oteva entrare nell’antico ; ed Epito, re d’Arcadia, che volle violare
questa
legge, divenne cieco(c). Si chiamò Enosictone, pe
ri le Feste, chiamate degli Egineti, perchè in Egina si celebravano a
questa
Divinità per sedici continui giorni. I soli citta
maggior parte de’ Mitologi dicono, ch’ella fu concepita da Meti ; che
questa
, tostochè ne comparve gravida, fu da Giove ingoja
no de’ Giganti, i quali aveano mosso guerra a Giove(d). Le nutrici di
questa
Dea furono Alalcomenia, Aulide, e Telsinia, figli
reta ; o finalmente dall’altra voce sciron, ombrella, perchè sotto di
questa
portavasi la di lei statua dal sacerdote Eretteo,
acerdotale in Atene, e consecrata a Minerva. Gli Ateniesi iu onore di
questa
Dea celebravano le Feste Scire, o Sciroforie(b).
, indicate presso l’Haimo e’l Goltzio. Era attribuito quell’animale a
questa
Divinità, perchè è simbolo di sapienza, attesa la
pullulare un germoglio d’ulivo, simbolo di pace. I Numi decisero, che
questa
fosse migliore della guerra ; e però la Dea diede
s, rame, perchè di tal metallo era formata la statua e il tempio, che
questa
Dea avea in Isparta. I giovani di questa città oc
a la statua e il tempio, che questa Dea avea in Isparta. I giovani di
questa
città oclebravano le Feste, chiamate Calciecie, n
hile, che le si attribuiva(f). Le altre Feste, instituite in onore di
questa
Dea, furono le Quinquatrie, l’Arreforia, e le Pan
za maniche, sopra la quale erano espresse le azioni più memorabili di
questa
e delle altre Divinità(a) (7). Nel predetto ultim
a altri Poeti Latini, così lo fa nascere dalla sola Giunone : turbata
questa
Dea, perchè Giove avea fatto uscire Minerva dal s
ungo viaggio, si pose a sedere appresso la porta della Dea Flora, e a
questa
manifestò il motivo della sua discesa sulla terra
io, cui non vollero che assistesse alcun uomo (g). Le Feste, sacre a
questa
Deità, furono l’Equirie, le Ancilie, le Matronali
luogo, in cui questo Nume siasi tanto onorato, quanto in Roma, perchè
questa
lo risguardava come il padre di Remo e Romolo, e
ruppe in altissime risa, e per qualche tempo si parlò nell’ Olimpo di
questa
ridicola scena. Vulcano finalmente alle preghiere
lasciava tutta consumare dal fuoco, allora se ne recideva la testa, e
questa
colla pelle veniva appesa alle colonne del tempio
mo riconobbe un’altra Vesta, figlia di Saturna(a), e sotto il nome di
questa
venerava egli il fuoco(b). I Poeti però confondon
sola Erofila, nata in Eritrea, città dell’Asia Minore(f). Dissero che
questa
viaggiò moltissimo, e fu però con varj nomi indic
metri predicesse l’avvenire. Celio Rodigir o finalmente asserisce che
questa
Sibilla era figlia di Dardano e di Neso, nata da
Virgilio la chiama Deifobe, figlia di un certo Glauco(e). Narrasi di
questa
Sibilla, che Apollo non solamente le concesse di
pio di Apollo Sminteo sussistevi ancora a’ suoi giorni il sepolcro di
questa
femmin(c). E quì si noti, che i boschi furono i p
nell’Asia, o grande concorso vide Ancira, città della Frigia, da dove
questa
fatidica donna dava le sue risposte. La Tiburtina
à li cangiò in leoni(a). Notiamo per ultimo, che non è da confondersi
questa
Atalanta coll’altra d’ Arcadia, e figlia di Giasi
Alcuni confusero Cerere con Cotitto, Dea della lascivia. Il culto di
questa
si professava nella Tracia, nella Grecia, e in Co
spettacolo, mise un grido, con cui interroppe l’azione di Cerere ; e
questa
, salita di nuovo sopra il suo carro, lasciò Deifo
addestrasi negli esercizj atletici (d), Il preside all’ istruzione di
questa
gioventù si appellava Efebarca. A tale oggetto er
ortavano una corona di spighe, legata con bianco nastro. Credesi, che
questa
sia stata la prima sorte di corone, la quale sias
e è la bevanda degli Dei, come l’ambrosia n’è il cibo. Credevasi, che
questa
, come suona la sua crimologia, rendesse immortale
ntichi. Alcuni pretendono, che sieno nati non dalla sola Terra, ma da
questa
e da Urano (f), ovvero dal Tartaro (g). Omero li
, e coll’interpretarvi il verso, che primo si offtiva agli occhi : ma
questa
ultima manlera di presagire il futuro si diceva a
e inventate, o molto coltivate dalle Ninfe Trie, nutridi d’ Apollo. A
questa
spezie di Divinazione si può ridurre anche quella
, che fossero stati così denominati da Circe, figlia del Sole, perchè
questa
fu la prima, che l’introdusse (f). (a). Varro d
cchina acuta in ognuna delle due parti, e armata di due frecce. Sotto
questa
seconda forma sembra, che abbia voluto darcelo a
ino alla città prendeva a correre con una fiaccola accesa in mano. Se
questa
gli si estingueva, primachè fosse giunto alla met
Il nome poi di Plejadi deriva dal verbo Greco, plin, navigare, perchè
questa
Costellazione indica il tempo atto a navigare, ch
Vergilie dal nome Latino, ver, primavera, perchè circa l’Equinozio di
questa
stagione appariscono(g). Tralle Plejadi Merope è
ilunno, e Deverra. La ceremonia, concui le medesime si onoravano, era
questa
: tre uomini durante la notte giravano attorno al
o in Elide sotto il nome di Minerva Narcea. Egli il primo instituì in
questa
contrada della Grecia sacrifizj a Bacco, e compos
e rive del predetto fiume. A quel varco trovandosi la giovine, chiese
questa
soccorso alle Ninfe, sue sorelle, e a Ladone, suo
eggi da’ lupi. Riguardo poi al sacrifizio della capra, narrasi, che a
questa
col progresso del tempo siasi sostituito un irco
giorno dopo la loro nascita, nel quale s’imponeva ad essi il nome. A
questa
Dea si offeriva allora un sacrifizio, si aggirava
l’uomo d’ogni terreno bene(d). Orazio dà alla Morte le ali nere(e). A
questa
Dea, tenuta sempre come inesorabile, non fu mai d
de’ quali dava i suoi oracoli. Le donne di quella città offerivano a
questa
Deità delle piccole barche, piene d’ogni sorta di
aos e della Caligine, e padre della Notte(h). Cicerone però dice, che
questa
era di lui moglie(a). Virgilio parla dell’ Erebo,
ima invocavasi per aver danari (l) : benchè Giovenale ci attesta, che
questa
Dea non ebbe nè culto, nè altari (a). Si ricorrev
rsate dal grande amore per Alceste, talmente intenerì Proserpina, che
questa
gli ridonò in vita la generosa consorte(b). Altri
ttonita ripeteva gli applausi alla decantata celebrità de’vaticinj di
questa
donna(e). (10). Nicostrata si trasferì in Italia
occhio, di cui erano state private per decreto del Senato. Il nome di
questa
Dea fu dato da’ Romani anche ad una porta della l
ncipali sono Pane, di cui abbiamo già parlato, e Pale(f). In onore di
questa
i Pastori celebravano nel principio del mese le F
ritirarsi nel suo palagio, finchè cessava una dirotta pioggia. Finita
questa
, volevano le Dce proseguire il loro cammino ; ma
llino, ossia fonte del Cavallo (g). Secondo i Poeti anche chi bevea a
questa
sorgente, formava degli eccellenti versi(h). (41
ndimione abbia avuto in moglie Asterodia, o Cromia, o Iperippe, e che
questa
gli abbia partorito i tre figliuoli, Peone, Epeo,
ine de’loro giorni non era lontano dal principio degli stessi, poichè
questa
Deità, la quale presiedeva a ciò, che dava la vit
ia si opponeva la Dea Strenua, la quale rendeva attivi i pigri (c). A
questa
davasi anche il nome di Agenoria o Agenora dal ve
E’famosa l’Istoria del matrimonio di Cupido con Psiche. I genitori di
questa
consultarono Apollo intorno i di lei sponsali, e
r tale fatto versò tante lagrime, che fu convertita in fontana. Anche
questa
divenne sacra alle Muse. Il cavallo Pegaso bevett
o amore, finchè Scilla fosse vissuta. Circe, estremamente sensibile a
questa
ripulsa, si propose di sfogare il suo sdegno coll
secondo altri vennero infettate non da Circe, ma da Anfitrite, perchè
questa
s’adirò nel vedere Scilla, che stava trattenendos
itteo mosse guerra ad Epopeo, re de’ Sicionj, perchè gli aveva rapito
questa
sua seconda figliuola. Il combattimento riuscì sa
ci Efestiadi e Plote, e da’ Latini Vulcanie ed Eolie(g). Esse presero
questa
ultima denominazione dal re de’Venti, ch’era Eolo
mata da Tazio, il quale, volendo impadronirsi del Campidoglio, invocò
questa
Dea, onde gliene aprisse l’adito ; nè sapendo qua
elli anche Atalanta, figlia di Jasio, o Scheneo, re degli Argivi. Era
questa
molto rinomata pel suo coraggio. Un’orsa la aveva
al tempo delle quali, si lavava la statua di Minerva, e il tempio di
questa
Dea stava chiuso in Atene. I giorni di quelle Fes
are l’aria intorno a ciò, che era da purificare. Quando poi si faceva
questa
sacra ceremonia per un luogo pubblico, allora si
la città del medesimo nome, nella quale trovavasi un tempio, eretto a
questa
Dea (h). Bellona rappresentasi colle chiome spars
ellona, se era celebre in Roma, molto più lo fu nella Cappadocia, ove
questa
Dea era tenuta come una delle principali Divinità
chio era singolarmente venerato da’ Romani anche perchè un uccello di
questa
spezie portò un giorno nel suo becco di che mangi
cepito in forza d’una favilla, che volò nel seno di sua madre, mentre
questa
stava appresso il fuoco. Altri lo dissero figlio
al benefico e generoso Suo Cuore. E veramente da che posi il piede in
questa
città di Napoli, fra le altre d’Italia bellissima
o, in ogni mio frangente, tenne tutte le vie per giovarmi. Di che con
questa
mia dedicatoria intendo renderle cordialissime gr
i. Per un’altra ragione poi ho voluto fregiare del venerato Suo Nome
questa
mia scrittura, ed è appunto la poca cosa ch’essa
eggier fallo, secondo lo stile de’ moderni, allungando più del dovere
questa
mia dedicatoria ; pure, se non Le do molta gravez
ezza, piacemi brevemente discorrere con V. E. R. sull’intendimento di
questa
opericciuola, chè così verrà a scorgersi per avve
ioè l’Epiro, ch’è la parte inferiore della Grecia, toccò in sorte. In
questa
partizione del mondo fatta da’ figliuoli di Satùr
tempio tiene rinchiusa e la pace e la guerra, e che a suo talento or
questa
ne fa uscire ed or quella. Virgilio (2) al contra
lla Frigia, ove Cibèle avea un tempio di grandissima magnificenza. Da
questa
città fu portata a Roma la famosa pietra che dice
e Melissa, le quali nudrirono Giove con latte di capra e con mele. Or
questa
capra avea due curvi bellissimi corni, de’ quali
e Giove volea per se solo il poter formare degli uomini, fabbricarono
questa
donna e tutti l’arricchirono de’ loro doni ; e ch
vesse animato con fuoco tolto dal cielo. Quanta somiglianza poi abbia
questa
favola col racconto di Mosè sulla creazione dell’
è procreati entrambi dalla Terra (γηγενεις, terrigenae). L’origine di
questa
favola da’ Poeti sì variamento raccontata, è nell
gatto ; Giunòne, di vacca ; Venere, di pesce ; e Mercurio, d’ibi. Da
questa
trasformazione ebbe origine il ridicoloso culto c
andore, per cui ha preso il nome dal latte. A destra ed a sinistra di
questa
strada sorgevano le magnifiche abitazioni degli D
capra, che ricopriva lo scudo o la corazza di Giove e di Minerva ; e
questa
fu la pelle della capra Amaltea che allattò Giove
il volesse, come piacque a’ Numi, l’uccise. Altri però raccontano in
questa
guisa una tal favola (1). Polidètte desideroso di
ch’era Andromeda, fig. di Cefèo, re degli Etiopi, e di Cassiopèa. Or
questa
superba di sua bellezza, avea detto di superar le
e, avendo dimorato alcun tempo nella Tracia con Telafassa, sua madre,
questa
morta, andò a Delfo per consultare l’oracolo dell
ll’altezza della verità nel profondo mare degli errori, chè veramente
questa
è gran massima : non investigare le cose che vin
telli un giorno vivano entrambi, ed un giorno sien morti. Eustazio in
questa
favola vede la costellazione de’ Gemini, i quali
ale ottenne che vietato l’avesse di tuffarsi nelle onde. Da ciò è che
questa
costellazione, aldir de’ poeti, non mai tramonta.
a si appella pure Carro (αμαξα, plaustrum), perchè le sette stelle di
questa
costellazione verso il polo artico rappresentano
ezzi di legno paralleli insieme uniti a due traversi pur di legno ; e
questa
primitiva configurazione si ravvisa tuttora nel s
timide colombe recano l’ambrosia a Giove. Giunone I. Nomi di
questa
Dea e lor ragione. Cicerone(4) crede che il n
ol nome di Giove, e Rodope, con quello di Giunone. Per la qual follia
questa
Dea li cangiò in due monti altissimi, che serbano
iate ne’marmorei gradini, del suo tempio(1). Ma più conto è l’odio di
questa
Dea contro i Troiani per l’oltraggio recatole da
di farlo sposo di bellissima fanciulla. Paride sentenziò a favore di
questa
Dea ; e d’allora in poi Minerva e più la nostra G
urale, opera di Prassitele, il quale fu il primo a dare lo sfendone a
questa
Dea. Era esso un ornamento del capo a guisa di co
alla bocca imperiosa, i cui tratti sono sì particolarmente proprii a
questa
Dea, che ad un semplice profilo rimasto di una te
ed un’asta nella sinistra colla iscrizione : Iunoni Lucinae. E perchè
questa
Dea era il Genio delle donne, per ciò ne’ vasi et
tia, e la chiama figliuola della potente Giunone ; ed Esiodo dice che
questa
Dea partorì Ebe, Marte ed Ilitia o Lucina. Iuno
di una vacca. Giunonie si chiamavano alcune feste Romane in onore di
questa
Dea. Si vuole che Giano avesse introdotto in Ital
o che il morire(1). Minerva o Pallade I. Diversi nomi dati a
questa
Dea e lor ragione. Questa Dea ebbe due nomi p
iura pe’crini di Minerva, come in Properzio si giura per gli occhi di
questa
Dea(2). La sua chioma poi era bionda al dir di St
ercui chiamossi lo scoglio di Aiace. Altro argomento della potenza di
questa
Dea è il sapere che quando Prometeo di fango form
erati erano sotto la guardia e tutela di lei. Da ciò pure avvenne che
questa
Dea fu qual signora e protettrice venerata singol
e del ricamo(2), come l’Iside degli Egiziani, e l’Aracne de’Lidii. Or
questa
fu una giovinetta d’ignobili natali, fig. d’Idmon
pera Palladia (2). Giasone, al ritorno della sua spedizione, consacrò
questa
nave a Minerva, che la collocò fra le stelle. Il
vo di Minerva. Molte altre erano le arti e le invenzioni attribuite a
questa
Dea(2) ; e però gli artefici a lei porgevano le l
inerva Salutare. L’arte della guerra più che ogni altra apparteneva a
questa
Dea. Esiodo fa uscir Pallade dal cervello di Giov
iù sapienti e probi fra gli Ateniesi, e loro affiderò la decisione di
questa
causa. Essi legati dalla religione del giuramento
mitarra pendente al fianco. Nel tempio di Minerva Elidia, il casco di
questa
Dea era sormontato da un gallo, animale, cui piac
i, Minerva ha l’elmo crestato. Nella pugna di Giove contro i Giganti,
questa
Dea fece grandi prodezze, percui Luciano la chiam
pente ch’era forse Erittonio, ed una sfinge di bronzo. Spesso si dà a
questa
Dea il trono a guisa di regina ; ed appresso gli
o pettinata solamente o in ricci lunghi inanellati, in modo però che
questa
chioma si spande e si slarga verso il fine…. Da q
modo però che questa chioma si spande e si slarga verso il fine…. Da
questa
foggia di le gare i capelli di dietro, propria de
le gare i capelli di dietro, propria delle figure di Pallade, sembra
questa
Dea essere stata cognominata Αθηνα παραπεπλεγμενη
ella Beozia, ov’era un simulacro di lei ; o da Alalcomena, nutrice di
questa
Dea ; o dal verbo greco αλαλκω, iuvo, percui può
ossi, assai amante dell’astronomia, si annegò nel Po. I poeti poi con
questa
favola ci avvertono a non cercar quelle cose che
il quale matrimonio fu felice per numerosa e bellissima prole. Dovea
questa
regina avere un animo orgoglioso di sua felicità
nostro Apollo ebbe Cassandra, fig. di Priamo e di Ecuba. Avea egli a
questa
sua sacerdotessa donata la virtù di presagire il
suoi presagi(1). Sposò Corebo che perì nell’ultima notte di Troia ; e
questa
incendiata, toccò in sorte ad Agamennone, cui più
a, la quale bevuta dava virtù di poetare ; e questo fu l’Ippocrene. A
questa
favola, dice Solino, diede occasione Cadmo, il qu
i un bel destriero girava per varie contrade, fu il primo a ritrovare
questa
fontana. Il dissero consacrato alle Muse, perchè
orofonte, mentre bevea al fonte di Pirene. Anzi Stazio(3) afferma che
questa
fontana eziandio scaturì per un colpo che col suo
venzione del flauto ; percui sul basso rilievo dell’apoteosi di Omero
questa
Musa tiene un doppio flauto. Si dipinge come una
davano una deputazione a Delo per offerirvi sacrificii ad Apollo. Per
questa
scienza del futuro fu consacrato ad Apollo il cor
vvelenò la fonte, ove Scilla era solita bagnarsi ; percui, entrandovi
questa
, secondo la sua usanza, subito sentì cangiarsi la
le onde, come se il mare stridesse nel discendere in esso il Sole. Da
questa
opinione ebbe origine la favola di considerare il
le statue della Casa aurea di Nerone tolte alla Grecia vi fosse anche
questa
, la quale è la più sublime fra le opere antiche c
appellavanosandalia leptoschide, sandali di sottili strisce ec. » In
questa
statua chi ravvisa Apollo cacciatore, chi quel Nu
l cocchio, che corre sì veloce le strade del cielo(1). I due piedi di
questa
famosa statua di bronzo poggiavano sopra i due mo
parlato di Apollo. Diana o la Luna. I.Nomi diversi dati a
questa
Dea e lor ragione. Le vetuste teogonie per lo
i Σεληνη da σελας, che vuol dire splendore. II. Storia favolosa di
questa
Dea. La Luna era la più grande divinità del p
presenta con una fiaccola in mano ; percui le donne ne’ sacrificii di
questa
Dea detti Artemia, agl’idi di Agosto, nel sacro b
re al mondo prima della Luna. Heyne(5) crede assai oscuro il senso di
questa
favola ; e Krebsio vuole che forse vi fu una Sele
sso gli antichi il Sole ; e pare che Virgilio ed Ovidio(1) rafforzino
questa
opinione. Il qual nome, egli dice, fu dato al Sol
ente di tigri, di pantere e di altri siffatti animali. O per paura di
questa
subita mutazione, o per un cieco furore mandato l
l terrore delle armi, ma l’insegnamento della coltura della terra. In
questa
spedizione egli toccò col tirso l’Oronte e l’Idas
apo e conduttore della festosa schiera de’ Satiri e delle Baccanti in
questa
famosa spedizione fu il vecchio Sileno, satiro ch
ssero nella Grecia, e si contano fra le più antiche orgie di Bacco. A
questa
specie di orgie appartiene la bellissima comparaz
ci divertimenti, della musica teatrale e della drammatica poesia. Per
questa
ragione ancora credo che Pausania(6), descrivendo
e e più care, le quali con bell’accordo di grazia potessero esprimere
questa
divina giovinezza di Bacco. Di una lunga chioma a
inio(1) dice che Bacco fu il primo a porsi in testa una corona, e che
questa
fu di edera. Leneo, Lenaeus pater, da λυαιος, to
aride e della vittoria che riportò la nostra Dea sulle due rivali. Or
questa
vittoria non fu la sola cagione che spinse Venere
no feriti. La qual cosa sembrò così ingiuriosa alla divinità, che per
questa
ragione Platone cacciò Omero dalla sua repubblica
a Giulia vedeasi segnato il nome di Venere. Per ciò Cesare consacrò a
questa
Dea il mese di Aprile, che Ovidio(2) afferma, ess
io sempremai assisteva Venere colla sua eloquenza. Esiodo rappresenta
questa
Dea accompagnata da Cupido e seguita dal Desideri
Ed invero da Lucrezio (2) si scorge, essere stata antica credenza che
questa
Dea principalmente all’apparire della primavera m
nere stessa, mentre le Muse celebrano i numi col dolce lor canto. Era
questa
la gaia e splendida corte di Venere ; ma dei suoi
io era menata, rispondevano ad alta voce ; onde per l’avvenire lu poi
questa
voce nelle nozze gridata e celebrata. » Varrone a
ozze, quando portavasi a casa del marito la novella sposa (1) ; e che
questa
voce si adopera spesso a significare le stesse no
empio poi eretto a Citera era tenuto pel più antico di quanti ne avea
questa
Dea nella Grecia ; il che dimostra che il culto d
in atto di asciugarsi la chioma nell’istante ch’esce delle onde. Era
questa
la Venere Anadiomena och’esce del mare, nella qua
toriosa (victrix) è adorna di un simile serto. La più bella statua di
questa
Dea, ma senza braccia e che pone il sinistro pied
rappresentata come stante in piedi avanti a Paride. Lessing dice che
questa
Venere non può essere che la Gnidia, vale a dire,
l Museo Capitolino si è conservata meglio di tutte le altre statue di
questa
Dea. Essa fu trasportata nel Museo di Parigi, e s
portata nel Museo di Parigi, e si annovera fra le più belle statue di
questa
maniera. Invece del deifino della Venere Medicea
υμι, esco fuori ; soprannome dato a Venere come uscente dal mare. Per
questa
ragione fu pur chiamata Venere marina ; Ευπλοια (
o con Venere ; ed altri dicono essere stata Proserpina. Nel tempio di
questa
dea si conservavano le cose necessarie pe’ funera
i, cioè le colombe mandate dalla madre Venere. Si divertiva un giorno
questa
Dea col figliuolo Cupido a coglier fiori. Cupido
Marte, perchè quel tribunale era posto su di un rialto. I giudici in
questa
famosa causa furon dodici, ed appartenevano alle
porta Capena ; ed in Livio(2) ritroviamo un tempio di Marte avanti a
questa
porta, che si vuole ristaurata da Silla. Nel mese
rore di Bellona, spacciavano di predire il futuro. Potrebbe dirsi che
questa
superstizione sia venuta dalla Cappadocia, come q
e stranissime etimologie del nome Ermete ; e non pochi fanno derivare
questa
voce dal verbo ερμηνευω, interpetrarè, perchè Mer
ragione poi si disse che Mercurio presedeva alla mercatura, perchè in
questa
professione vi abbisogna molta industria e destre
riderne grandemente. Ed Omero (2) con molta gravità descrive come in
questa
circostanza Apollo trasse quel landroncello avant
segno superba che osò vantarsi di essere più bella di Diana ; percui
questa
dea in una caccia le forò la lingua con una frecc
padre della curva lira (curvaeque lyrae parentem. Lib. I, od. 10). Or
questa
era propriamente quello strumento musicale da’ La
e nubi. Caro. Or ne’ suoi frequenti viaggi portava in mano Mercurio
questa
verga detta caduceo (ραβδος), che Omero ed Orazio
greggi di Admento, Mercurio gli regalò una lira, e n’ebbe in compenso
questa
verga prodigiosa, colla quale quel nume guidava a
ali dolcemente assouna, Sempre che il vuole e li dissonua ancora. Con
questa
conducea l’alme chiamate Che stridendo il seguian
ettuno ; e che poscia la Terra avesse ceduto il suo oracolo a Temi, e
questa
ad Apollo. Euripide (4) chiama il tripode di Apol
el Capricorno, perchè egli in quel periglio erasi mutato in capra. Da
questa
trasformazione degli Dei in bestie nacque il cult
coi Fauni e cogli altri numi abitalori de’ boschi. Ed a proposito di
questa
folla di boscherecci Iddii giova qui riferire un
ificare la fecondità di essa. Cerere. I. Nomi diversi dati a
questa
Dea e lor ragione. Cicerone (1) deriva il nom
lle biade. Servio (2) il fa venire dall’antico cereo per creo, perchè
questa
Dea si reputava la creatrice del grano. Da’ Greci
loro le leggi (3). Di tutt’i luoghi della terra niuno fu più grato a
questa
dea che la Sicilia, la quale era tutta a lei ed a
Atene, così detta da Eleusi, fig. di Ogige e maestro di Mercurio. In
questa
città celebravansi le feste eleusine istituite da
erirsi da’ non iniziati. Era pur delitto disprezzare questi misteri e
questa
fu una delle principali reità di Socrate. Molti g
delle grandi solennità ; o per supplire a qualche rito trascurato. A
questa
Dea si facevau pure sacrificii di erba verdeggian
e d’oro e di chiodi di diamante. Diana I.Nomi diversi dati a
questa
Dea e lor ragione. Nell’articolo di Giano si
etto, dice Platone, perchè Diana fu vergine. II.Storia favolosa di
questa
Dea. Cicerone(4) annovera tre Diane : la prim
la di Delo. Callimaco nel bell’inno di Diana dice che Giove amò assai
questa
sua figliuola specialmente per la sua verginità ;
Cinghiale Caledonio. Da non pochi fatti della storia favolosa di
questa
Dea si scorge che il suo carattere era quello di
buoi, montoni, cervi ec. ed anche vittime umane ; il che dinotava in
questa
Dea un’indole crudele. Cosi gli Achei le sacrific
con gran pompa portata all’altare della Dea per esservi immolata ; ma
questa
mossa a pietà dell’ innocente fanciulla, la tolse
re da quel tempio il simulacro di Diana e trasportarlo in Argo. Avuta
questa
risposta, coll’amico Pilade tosto s’imbarca, e gi
nano alla patria. Questa favola non ritrovasi in Omero ; ma i casi di
questa
principessa e della famiglia di Agamennone forman
zio vergine custode de’monti e delle foreste ; e Callimaco dice che a
questa
Dea sono a cuore gli archi, ed il ferir lepri, e
l tesoro di Diana. Vi era ancora una danza solita a farsi in onore di
questa
Dea dalle donzelle che prendevansi tutte in giro
erò, nella famosa spedizione contro Troia, fu eletto supremo duce ; e
questa
incendiata, dopo molte vicende, ritornato a Micen
separate le fiamme del rogo, su cui si bruciavano i loro cadaveri. E
questa
fu la prima guerra di Tebe tanto celebrata da’poe
a prima nave che dall’artefice si chiamò Argo. Catullo(1) afferma che
questa
fu la prima nave che avesse solcato l’infido elem
tra l’infelice città di Priamo. La più bella e naturale narrazione di
questa
guerra è quella di Omero nella sua Iliade, poema
menti. Secondo Virgilio mille erano i vascelli impiegati dai Greci in
questa
spedizione ; secondo Omero erano 1186 ; ed al dir
edizione ; secondo Omero erano 1186 ; ed al dir di Tucidide, 1200. In
questa
guerra erano impegnate tutte le forze de’Greci, s
icarlo del torto, ed Apollo mandò la peste nel campo de’ Greci. Oltre
questa
sciagura nacque pure una gara funesta fra Agamenn
tigazioni di tutt’i suoi amici erano state valevoli a farlo uscire di
questa
specie d’inazione ; allorchè, avendo udito che in
otta presso lo stesso autore deride siffatta etimologia, potendosi in
questa
guisa, egli dice, da ogni parola derivare un’altr
nel tristo regno delle ombre penetrasse la chiara luce del giorno. E
questa
sua potenza, per la quale chiamavasi scotitor del
no era il nume che avea più potere degli altri. Ed una grande idea di
questa
sua potenza sul mare ci dà Virgilio(3), quando di
i innalzati molti tempii, ed istituiti de’ giuochi e delle feste. Per
questa
potenza di Nettuno e per una tale idea di ferocia
e quali parole argomentano alcuni che quel gran poeta dovea conoscere
questa
verità geografica, che il mare circonda la terra.
le sue magiche arti in mostro marino. Pare che Virgilio abbia confuso
questa
Scilla con l’altra fig. di Niso, di cui si è parl
ati in quel caliginoso luogo, che tanto è lontano dalla terra, quanto
questa
dal cielo. E di fatto un’incudine di ferro fatta
o, che dovrebbesi riferire per intero, affinchè si conoscesse appieno
questa
materia. Ovidio(2) ci ha dato pure la sua descriz
Livio, de’Bruzii e de’ Lucani, non lungi dal mar Tirreno. E vicino a
questa
Pandosia fu ucciso Alessandro, re di Epiro. Nella
inesorabili, intente solo a punire il delitto sì nell’ inferno che in
questa
vita, e che ponevano nel cuore degli scellerati s
one dell’universo a lui toccò l’inferno. Diodoro di Sicilia vuole che
questa
favola abbia avuto origine dall’essere stato Plut
. Lib. II. od. 14. v. 33.) Proserpina I. Nomi diversi dati a
questa
Dea e lor ragione. Dovendo noi parlare di Pro
a germogliare, perchè per essa le biade germogliano ne’campi ; percui
questa
Dea fu annoverata eziandio fra’numi che presiedon
la figliuola, purchè la stessa gustato non avesse alcun cibo, essendo
questa
fatal legge delle Parche(1). Il mentovato Claudia
che teneva Proserpina, allorchè fu rapita da Plutone. Il rapimento di
questa
Dea è quasi il solo avvenimento della sua vita ch
ile(1), in segno della sua sterilità. Il simbolo poi più ordinario di
questa
Dea era il papavero, come l’emblema del sonno de’
luogo, in cui supponevasi riseder principalmente: e tenendo dietro a
questa
divisione noi verremo qui accennando le principal
rano ad opra iniqua di cui predisse che portata avrebbero la pena. Nè
questa
lardò lungamente. Perciocchè avendo Saturno intes
ercitò contro di Io figliuola d’ Inaco re di Argo. Standosi Giove con
questa
si accorse dell’ appressar di Giunone, e per nasc
nalmente altri pretesero che fosse Figlio sol di Giunone, dicendo che
questa
indispettita perchè Giove da se solo prodotto ave
re andava per consultarne l’ Oceano, fermatasi nel giardino di Flora,
questa
le mostrò un fiore, al tocco e all’ odore di cui
egli Nerio o Nerione, che nel sabino linguaggio significa forza; e da
questa
pretendevano i Neroni di trarre la loro origine.
di Romolo, e che celebravansi alle calende di Marzo. L’ occasione di
questa
istituzione si fu, che avendo Numa per consiglio
lle quali furono invitati tutti gli Dei, eccetto la Discordia, avendo
questa
gettato sulla mensa un pomo di oro colla iscrizio
tinta. Si disse poscia che accusato innanzi all’ Areopago di Atene di
questa
uccisione fu condannato a perpetuo esiglio. Rappr
te di Scilla, per vendetta avvelenò la fonte ove Scilla lavavasi onde
questa
cangiossi in mostro marino; rifiutata parimente d
ero, il serpente Pitone colle sue frecce poi mise a morte. Superbo di
questa
uccisione si fece Apollo a dileggiare il fanciull
Bacco vien detto figlio di Giove e di mele figlia di Cadmo. Allorchè
questa
ne era incinta, Giunone assunta la figura di Bero
o delle ricchezze, unita a Giove divenne madre di Proserpina. Essendo
questa
da Plutone stata rapita nelle campagne dell’ Enna
te schiava perfino la figlia Metra per comperarsi di che mangiare. Ma
questa
mal sofferendo la schiavitù raccomandossi a Nettu
a prima da Pane e da Apolline, e divenuta poi moglie di Andremone, da
questa
pianta cogliendo alcuni fiori per divertire il fi
lio, il cacio, ed il mele. Mentre inseguiva Euridice moglie di Orfeo,
questa
fu morsicata da un serpente nascosto fra l’ erbe,
le api. Ma, secondo Virgilio, essendo egli ricorso alla madre Cirene,
questa
il guidò a Proteo, che gli scoperse la cagione de
da quale segnava il confine tra un campo e l’ altro, ma in seguito a
questa
pietra si sovrappose una testa umana. Fu detto da
leo in appresso ucciso il fratello Foco nato da Psamate ninfa marina,
questa
mandò un mostruoso lupo a devastargli l’ armento;
igia. Eran esse, al dir di Ovidio, compagne di Proserpina, e allorchè
questa
fu da Plutone rapita, e bramando di andarne in tr
all’ onde, ove fu poi fabbricata la città di Napoli, fu cagione che a
questa
il nome di Partenope fosse dato. Scilla era figli
vedersi posposta infettò la fonte, ove Scilla lavavasi, e con ciò fu
questa
convertita in un mostro, che Omero dipinge con do
entale e punire i condannali. Persecutrice e punitrice delle colpe in
questa
vita era Nemesi o Adrastea figlia della Notte sec
ati perciò Aloidi. Tizio era figliuolo di Giove e di Elara; ma perchè
questa
il partorì sotto terra, ove Giove l’ aveva chiusa
tasse dietro le spalle le ossa della gran Madre. Comprese doversi per
questa
intender la Terra, e per quelle i sassi; e quindi
vicino ad essere strozzato si cangiò in toro; ma essendogli sotto di
questa
forma da Ercole strappato un corno, fu alla fine
Licia la veste tinta del sangue di Nesso, sperando di richiamarlo con
questa
all’ amor suo, come il Centauro le avea promesso;
figlio in una cassa, e gettar in mare, affinchè amendue perissero. Ma
questa
, secondo alcuni, fu portata dall’ onde ai lidi de
fieramente gli Zii Tosseo e Plessippo, egli adirato gli uccise. Ma fu
questa
uccisione cagione della sua morte; perocchè Altea
alla fine che data avrebbe la mano a chi lei avanzasse nel corso, con
questa
legge però, che raggiugnendoli fosse in poter suo
che Ippomene sposò; ma scordatosi egli, di renderne grazie a Venere,
questa
spinse li due amanti a profanare il tempio di Gio
Agenore re di Fenicia e di Telafasse, e fratello di Europa, allorchè
questa
fu rapita da Giove, ebbe ordine dal padre di anda
gliesse l’ enimma, e perir facesse la Sfinge, poichè era destino, che
questa
dovesse morire sì tosto, che l’ enimma da alcuno
un drago, e da due tori spiranti fuoco dalla bocca e dalle nari. Per
questa
spedizione Giasone invitò gli Eroi più famosi, ch
fe pure in suo nome presentare a Glauce una bellissima veste; ma come
questa
era avvelenata così appena Glauce se l’ ebbe post
d arrestava il corso de’ fiumi. Fu egli sposo di Euridice, ed essendo
questa
, caduta estinta per morsicatura di un serpente ne
di rimovere il sasso e pigliarne la spada, glielo mandasse. Teseo di
questa
spada fornito, emulando le glorie di Ercole, si d
cque Ippolito. Aveva prima rapito Elena figlia di Giove e di Leda; ma
questa
gli fu prontamente ritolta da Castore e Polluce d
lie di Egeo, corse grave pericolo di esser vittima della malvagità di
questa
donna, perciocchè o temesse di lui o d’ esso acce
n sasso, finchè ne venne liberato da Ercole. Vuolsi però da molti che
questa
Proserpina fosse moglie di Edoneo re dell’ Epiro,
elici a cagione di Fedra furono gli ultimi anni della sua vita. Erasi
questa
d’ incestuoso amore accesa per Ippolito, e rigett
na egli colla sua e coi compagni che in essa erano potè camparne. Con
questa
approdò all’ isola Eea, ossia al promontorio Circ
oravano le sostanze di esso, si trasformò in vecchio mendico. Sotto a
questa
sembianza egli andò prima da Eumeo guardiano de’
di Enea, cui egli inseguendo fino ad una nave a ciò appostata, fu da
questa
portato in Ardea capitale de’ Rutoli. Tornato a L
liarsi contro a’ Troiani, onde la battaglia si fece generale. Enea in
questa
è ferito di saetta in una gamba, e sanato da Vene
ti. Mera indicò ad Erigione figlia di lui il luogo ov’ era sepolto; e
questa
per dolore si appiccò, che sopravvenuta la peste
amo e di Alessiroe ama non riamato la ninfa Eperie. Mentre P insegue,
questa
è morsa da un serpente. Esaco per dolore si getta
Chi andava per consultarlo dopo varie preparazioni entrar facevasi in
questa
caverna, dalla quale uscendo riferiva quanto vi a
origine di Venere è narrata dagli Antichi in due modi. Omero dice che
questa
Dea è figlia di Giove e di Dione, ninfa della sti
a preferenza della prima che era più semplice e naturale, fece dare a
questa
Dea il greco nome di Afrodite, che significa appu
e furono fecondate dal sangue di Urano mutilato da Saturno ; e che da
questa
fecondazione delle acque marine nacque Afrodite,
e onde del mare per dire che era uscita da quelle. Quindi alludendo a
questa
origine la rappresentarono nel primo fior dell’et
i Latini, ed è divenuto tanto comune nelle lingue affini, Cicerone dà
questa
etimologia e significazione : Venus, quia venit a
ibuiti difetti e vizii, a Venere più che mai. Cominciarono a dire che
questa
Dea, per la sua singolare e impareggiabil bellezz
facendole soltanto sentire la sua voce, esprime filosoficamente, che
questa
e tutte le altre affezioni dell’anima, o vogliam
to dalla crisalide che si trasforma in farfalla. Dante afferrò subito
questa
idea, e la espresse maravigliosamente in quella s
sempre Imene con le catene, per rima obbligata, a unire gli sposi. Da
questa
mitologica frivolezza non si è ancora ben purgato
no affettuosissime e feconde ; e la favola aggiunge che erano sacre a
questa
Dea, perchè fu cangiata in colomba una Ninfa sua
rediletta chiamata Peristeria, per un infantile vendetta di Cupido su
questa
Ninfa che aveva aiutato Venere a vincere una scom
i avviene. 185. Lo stesso Ugo Foscolo alludendo alle Grazie ne diede
questa
spiegazione : « L’arte e la coltura danno avvenen
significa desiderio, e ne deriva cupidità, cupidigia, ecc. 187. Con
questa
greca voce Psiche (anima) è composto il termine p
il protagonista degli Argonauti, e acquistò maggior fama di tutti in
questa
impresa, come Achille nella guerra di Troia. Lo s
del Zodiaco. Quindi i poeti alludendo a tal fatto mitologico chiamano
questa
costellazione l’animal di Frisso ; e Dante l’appe
i ; e volendo egli esprimer poeticamente lo spazio di sette anni, usa
questa
perifrasi mitologica ad un tempo ed astronomica :
lla real famiglia di Tebe, come abbiam detto di sopra. Ma gli Eroi di
questa
impresa per far lo stesso viaggio marittimo che f
lo ai solenni filologi : con tante idee poetiche e storiche che desta
questa
spedizione, non mi sento disposto ad arrestarmi a
nuovi eroi dei diversi Stati della Grecia per accomunar la gloria di
questa
impresa a tutta la Nazione, poichè si fanno ascen
cinquanta, uno per remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi. In
questa
comune e nazionale impresa per altro il solo Gias
or suo che sarebbe perito in quella impresa. Fu costruita la nave per
questa
spedizione coi pini del monte Pelio e colle querc
, « Che suole aitarlo ai perigliosi passi ; « E conchiude tra sè, che
questa
via « Per discacciare i mostri ottima sia. « E pr
ncipale, scopo del loro viaggio ; quindi ci affretteremo a parlare di
questa
. E sebbene la presenza e il braccio di tanti famo
ra qualunque impresa da compiersi colla forza, trovaron per altro che
questa
non bastava a conquistare il Vello d’oro : bisogn
Valerio Flacco in latino. Anche Pindaro fece una lunga narrazione di
questa
impresa nell’Ode iv delle Pitiche. 65. Perciò da
ianesimo dovè sostenere contro di essi. E appunto per dare un’idea di
questa
lotta, per far conoscere ai giovani studiosi ques
r dare un’idea di questa lotta, per far conoscere ai giovani studiosi
questa
importantissima epoca di transizione tra il Pagan
ggior copia di argomenti a meditare su questo gran fatto, abbiamo, in
questa
seconda edizione, aggiunto anche, a guisa d’appen
io rimpiangeva la pietà dei primi Romani per gli antichi loro Dei, ma
questa
pietà confondevasi allora coll’amor della gloria
inazione e di quel gusto squisito nelle arti che formava la gloria di
questa
, Alessandria era piuttosto la Babele dell’erudizi
un rito solitario e nascosto che si smarrì in vane superstizioni ; e
questa
religione così semplice produsse dipoi quell’impo
empi del Cristianesimo, e s’assomigliavano in parte alle cerimonie di
questa
legge santa. Dominava soprattutto in questi paesi
elle domestiche sentenze operato per la sola inimicizia che avete con
questa
setta, è stato precluso il sentiero alla sua dife
ubito che abbandonarono l’ignoranza, parimente cessarono d’odiare. Di
questa
sorta di gente si fanno i Cristiani,147 cioè di q
le e ne’ castelli ogni sesso, ogni condizione, ogni età, ogni grado a
questa
setta se ne passi ; e se ne attristano come d’un
la giustizia medesima. Dicono però costoro : Non è buona cosa, perchè
questa
setta molti tira al suo partito, mentre quanti so
tete contare ? Da questi cotanto uniti e disposti fino al morire, per
questa
ingiuria come vi è corrisposto, quando anche una
ono solo il corpo di vivande ; ma l’animo ancora di santi ricordi. Or
questa
è l’adunanza de’Cristiani, la quale dire si può i
i piaceri e della stessa vergogna, avevano una medesima religione ; e
questa
religione passionata distruggeva ogni speranza di
Che prima erano idolatri. 148. Ai Cristiani si apponeva da’ Gentili
questa
calunnia, che nelle loro adunanze uccidessero un
i. Orazio rammenta più volte (ma ironicamente, perchè non vi credeva)
questa
magica potenza delle streghe sulla Luna e le Stel
l tempio tenevano accesi i lumi tutta la notte innanzi alla statua di
questa
Dea. Col solo nome di Diana era considerata come
iene un levriero che si volta a guardarla ; e perchè si distingua che
questa
cacciatrice è Diana, le si aggiunge sull’alto del
on sapendo che fosse sua madre, stava per trafiggerla con un dardo. E
questa
costellazione fu detta Orsa maggiore ed anche Eli
e Artofilace all’Orse (secondo la frase dell’Ariosto), appunto perchè
questa
costellazione è vicinissima a quelle, e di certo
parteneva ad una famiglia odiosa a Giunone, fu spinto malignamente da
questa
Dea ad entrare in quel boschetto per procurargli
e maliarde e le streghe nei loro incantesimi. Omero però non parla di
questa
ributtante Dea, e il passo in cui ne discorre Esi
uso nei trivii di offrir delle cene ad Ecate, che lasciate intatte da
questa
Dea eran poi ben volentieri divorate dai poveri.
più civili si rappresentò Ecate con tre faccie, ma tutte di donna ; e
questa
triplice immagine ponevasi nei trivii, ond’ebbe a
pubblicamente in onore di Apollo e di Diana, tra gli altri ufficii di
questa
Dea ivi enumerati non è accennato nemmeno quello
i sorelle non andavano anticamente disgiunte, come abbiam detto. Per
questa
stessa ragione che anticamente le poesie erano ca
ea della Memoria (come indica il greco vocabolo), per significare che
questa
facoltà dell’anima, la Memoria, è la madre delle
ie equine e bovine, e a tutti ben noto129. Perciò i poeti, accorti di
questa
derivazione, difficilmente se ne servono per tras
i titoli dati alle Muse v’è quello di Pieridi, o Pierie Dee, di cui è
questa
l’ origine. Le figlie di Pierio re di Tessaglia s
a dirsi che i poeti hanno attribuito anche a sè stessi in gran parte
questa
facoltà di presagire il futuro, dicendosi inspira
fne in greco significa lauro. Dalla somiglianza del nome ebbe origine
questa
trasformazione. Il lauro d’allora in poi fu sempr
elle sue celebri ottave, conosciute sotto il nome di Stanze, rammenta
questa
metamorfosi descrivendo secondo la Mitologia il g
el fiore che porta lo stesso nome del giovinetto134. Invenzione anche
questa
dello stesso genere delle precedenti. Ma i mitolo
he da Orazio nell’ Ode 15 del lib. i, ut caneret fera Nereus fata. Da
questa
frase è composto l’equivalente verbo vaticinari,
tima esclamazione di dolore che proferi Giacinto morente. Alludendo a
questa
spiritosa invenzione dei mitologi, il Poliziano c
ulla nascita di Minerva Dea della sapienza. Raccontano i mitologi che
questa
Dea nacque adulta e armata di tutto punto dal cer
tto punto dal cervello di Giove. Se null’altro avessero aggiunto, era
questa
, com’è veramente, la più bella e sapiente allegor
onvien conoscere l’etimologia e il significato dei principali nomi di
questa
Dea. Ebbe dai Greci primamente il nome di Pallade
bero il campo a Nettuno e a Minerva. Quegli fece nascere il cavallo e
questa
l’olivo ; e fu stimato più utile l’uso dell’olio
i migliori poeti delle più culte nazioni hanno accolta gradevolmente
questa
invenzione e riprodotta a gara con splendide form
figura della mostruosa testa anguicrinita di Medusa ; e secondo altri
questa
orribile figura era sculta nello scudo per opera
ata il Palladio 170. Il più bel tempio però e la più famosa statua di
questa
Dea erano in Atene : la statua distinguevasi col
nimale che conserva l’abitudine di far tele e ricami. Dante riferisce
questa
metamorfosi fra gli esempi di superbia punita nel
inta, e per dispetto percuotesse Aracne e la trasformasse in ragno. È
questa
una delle tante metamorfosi che furono inventate
ù volte ne rimase atterrato ; ma qualora toccava la terra, sua madre,
questa
sempre gli somministrava forze maggiori, per cui
decreto, ciascuno pose il sassetto nero nell’ urna ; e vuotatasi poi
questa
, si trovarono tutti cangiati in bianchi. Tale met
l sangue dell’Idra di Lerna. Paride spirò tralle braccia di Enone ; e
questa
pure morì allora di dolore(e) (5). Enea. E
i Oracoli. Fu allora, che Giunone ricorse alla Furia Aletto, affinchè
questa
destasse in Amata e in Turno sentimenti di furore
erchè comunemente erano creduti figlinoli di Atreo. Per accordare poi
questa
opinione coll’altra, secondo la quale si asseriva
i conveniva purificare sì quelli, che il simulacro nel mare ; e che a
questa
ceremonia non doveva assistere alcuno. Con tale r
do lo Scoliaste dello stesso Apollonio furono Cariclo e Filira, madre
questa
, e quella moglie di Chirone. Cresciuto il giovane
condo un’antica Tradizione, riferita da Servio(f). Achille avea amato
questa
Amazone anche prima di azzuffarsi secolei, e ne a
ò Cicno in bianco volatile, che ritenne il suo primiero nome(b). Dopo
questa
memorabile e laboriosa tenzone Achille si ritirò
e C. Mario dopo la sua vittoria, riportata sopra i Cimbri, consecrò a
questa
Divinità un nuovo tempio, il quale era sì unito c
uò giovargli, vengono espresse dal Compasso e dall’ Archipenzolo, che
questa
Virtù tiene nella, destra. E’pur necessaria al Pr
e è la luce. Quindi la Prudenza ha nella sinistra una face. Davansi a
questa
Dea anche due faccie, colle quali dimostravasi, c
atura ragione ; per cui nelle difficili emergenze si prende piuttosto
questa
, che quella deliberazione. L’aspetto del Consigli
iracondo, e il Delfino riesce al nuoto rapidissimo. Sono pertanto da
questa
Divinità calcati, per avvertire, che ne’consigli
ia e legittima disposizione de’beni proprj, o degli altrui. Dipingesi
questa
virtù in età avanzata ; col comperso in mano, e c
ura de’beni proprj o degli altrui non s’impara che coll’esperienza, e
questa
non s’acquista che col progresso degli anni. Il c
Questa Virtù si dimostra giovine, perchè essa rogna principalmente in
questa
età. E’in abito succinto, colle braccia ignude, e
conseguire, e alla determinazione d’ottenerlo. I Greci riconoscevano
questa
Dea sotto il nome di Elpide. I Romani le fabbrica
Attilio Regolo. La stessa nazione dopo la sconfitta di Canne dedicò a
questa
Dea un altro tempio(c). L. Silla, divenuto trionf
o per intraprendere qualche guerra, solevano offerire un sacrifizio a
questa
Dea nel Campidoglio, e dare in suo onore uno spet
arono pure le Nemesee, ch’erano feste lugubri, perchè si credeva, che
questa
Dea proteggesse i morti, e vendicasse le ingiurie
le, essendo perfettamente eguale da ogni lato, indica il carattere di
questa
virtù, ch’è quello di mostrarsi eguale con tutti.
on una spada nella sinistra : simboli, co’ quali si fa intendere, che
questa
Deità pesa in certa guisa le azioni, e come premi
o agli o chi, per indicare ch’ella non ha riguardo a chiccbessia. Per
questa
medesima ragione gli Egiziani formavano le statue
ssia. Per questa medesima ragione gli Egiziani formavano le statue di
questa
Dea senza testa, volendo in tal modo significare,
, quando trattasi di mostrarsi qual’è, ella niente cura le dovizie di
questa
terra. Sta finalmente appresso questa Dea la Cico
ella niente cura le dovizie di questa terra. Sta finalmente appresso
questa
Dea la Cicogna, perchè i Romani aveano opinione,
risce anche colle ali, le quali ammaestrano, che chi vuole esercitare
questa
virtù, dee farlo con prontezza, onde l’azione di
forze si somministra agli altri ciò, di che abbisognano. La veste di
questa
Dea è bianco, perchè tal colore, essendo consider
considerato tra tutti il più semplice, è opportuno ad insegnare, che
questa
Virtù dey’essere pura, nè mai diretta dal vile in
consecrato da Cn. Flavio(a). Due spighe di grano adornano la mano di
questa
Dea, per indicare l’abbondanza, che dalla Concord
perciocchè come quelle, unite insieme, divengono forti, così mediante
questa
virtù si stabilisce maggior forza nelle operazion
evano coloro, che professavano le Belle Arti, affinchè la presenza di
questa
Dea allontanasse ogni disapore dalle loro dispute
a pace, la quale porta seco la maggiore felicità deglì Stati ; perciò
questa
ha in dosso una bianca veste. Nella destra tiene
apportare la pace. Il caduceo pure era indizio della medesima. Talora
questa
Dea è in atto d’abbruciare con una face un mucchi
e la verità col decorso del tempo si manifesta. Democrito diceva, che
questa
Virtù giace d’ordinario nel fondo d’un pozzo, per
rensione è rimprovero de’ vizj onde vederne l’emendazione. Comparisce
questa
virtù di età matura, perchè taletà, essendo di ma
lto, erano vestiti di lino bianchissimo, per dinotare la sincerità di
questa
virtù(a). La Fede tiene colla destra una chiave,
bolo della secretezza, la quale il più delle volte deesi osservare da
questa
virtù. Qualche volta viene rappresentata per mezz
reputa inferiore agli altri, quando non è veramente tale. Dimostrasi
questa
Divinità cogli occhi fissi in terra : lo che indi
ella bassezza de’ proprj meriti. Ha in mano una palla, perchè siccome
questa
, quanto più è percossa in terra, tanto più s’inal
o è un raffinamento in tutto quel, che concerne i comodi e piaceri di
questa
vita. Esso comparisce cinto la fronte di reale co
ione in qualsivoglia azione. Questo Vizio dipingesi giovane, perchè è
questa
l’età, che più d’ogni altra lo coltiva. Tiene nel
i questo Vizio è di colore simile a quello della ruggine, perchè come
questa
consuma ogni metallo, così il maligno non cessa m
al suono del flauto, facilmente si lascia prendere dal cacciatore. E’
questa
l’indole di chi ama d’essere adulato, di lasciars
ù favoriti. Loquacità. La Loquacità è il soverchio parlare. Sta
questa
colla bocca aperta, perchè ella sempre parla. La
accompagnata da forte desiderio di vendicarsi. Ella è giovine, perchè
questa
è l’età la più facile ad aditarsi. E’cieca, perch
Ha ad un lato un legno e una veste. In quello si genera il Tarlo, in
questa
la Tignuola : i quali animali logorano poi la cos
sa a sedere, colla guancia appoggiata sulla sinistra, e col gomito di
questa
sul ginocchio. Tiene il capo chino, e cinto con p
a innaridisce l’albero stesso, che le fu di sostegno per innalzarsi ;
questa
, che viene prodotta da’ vapori, tratti dal Sole,
impadroni della Repubblica, si propose anch’egli d’ergere un tempio a
questa
Dea dinanzi la Curia Ostilia ; ma la morte ne lo
zza è ampia possessione de’ beni, appartenenti all’uso e al comodo di
questa
vita. Rappresentasi di consolante aspetto, e in a
cennato Poeta, che la Ricchezza si figurasse cieca, perchè non sempre
questa
creduta Divinità favorisce i meritevoli. Abbon
esì molte piazze, cinte all’incorno di portici. Tiberio Gracco alzò a
questa
Dea sul monte Aventino un bellissimo tempio, le d
bellissime statue. Clodio volle pure, che un tempio fosse inalzato a
questa
Divinità nel luogo, ove fu atterrata la casa di C
tiene un piede sulla prora d’un naviglio : lo che dà a conoscere, che
questa
Dea esercita il suo dominio tanto sulla terra, ch
a mano ha un bastone, e nell’altra una face. E’ giovanetto, perchè in
questa
età spezialmente per difetto di cognizione e di e
ullo stesso trionfò de’ suoi nemici, e introdusse in Roma il culto di
questa
Divinità. Il Timore si rappresenta pallido e co’
o anche Atamantidi(i). Non molto dopo Atamante ripudiò Nefele, perchè
questa
di quando in quando davasegni dì pazzia ; e prese
ti doni avvelenati, affinchè egli li presentasse a Creusa ; e che per
questa
ragione que’ di Corinto lo lapidarono (c). (c).
lcippe la di lui moglie, Marpissa la figlia, e Afarclo il rapitore di
questa
(c). (26). Nesso, ferito da Ercole, si ridusse ne
no, che le Oscoforie si dicessero da principio l’ Oscillazione, e che
questa
Festa si celebrasse dagli Ateniesi per espiare la
a Merione(c). Dopo la morte di Paride prese egli in moglie Elena ; ma
questa
introdusse Menelao ed Ulisse, ove Deisobo dormiva
o dieci vascelli(d). L’azione più memorabile, ch’egli allora operò, è
questa
: Achille, per vendicarsi di Agamennone, il quale
sa, gli parve di vedere Minerva, che gli mostrava la sua ferita. Dopo
questa
visione cadde ammalato, e morì di languidezza. La
ire, ch’ella era figlia d’Alcatoo, nato da Pelope, e re di Megara. E’
questa
quella, che diede alla luce il predetto Ajace(h).
conobbe per suo figlio, ed ella tosto si uccise(d). V’è chi, seguendo
questa
opinione, soggiunge, che i pred tti figli nacquer
n qualsisia uomo : lo ché gli avvenne, per aver ferito Venere, quando
questa
difendeva il suo figliuolo, Enea(c). Durante la n
cese e inglese, mentre in italiano lo traduciamo per Giove, prendendo
questa
voce, come generalmente suol farsi da noi in tutt
atorio, ove rimprovera la serva Italia di dolore ostello, ci presenta
questa
notabilissima perifrasi : « E se licito m’è, o s
ttori il primo e più egregio modello dei lineamenti caratteristici di
questa
suprema divinità del paganesimo64. Nell’Affrica q
agli altri Dei : « D’oro al cielo appendete una catena, « E tutti a
questa
v’attaccate, o Divi, « E voi Dee, e traete. E non
to Dio, indegna d’un uomo non che d’un nume. Prima però di scendere a
questa
storia aneddotica, parleremo di un fatto o avveni
o imperioso ; e l’ ha usato anche il Giusti nella satira del Ballo in
questa
espressione : « Con un olimpico cenno di testa.
vansi ogni 4 anni i celebri giuochi detti appunto perciò Olimpici. Da
questa
quadriennale solennità della Grecia ebbero il nom
tto, nel deserto anticamente detto di Barca. 66. Parlando il Vico di
questa
Catena nel libro secondo de’ suoi Principii di Sc
o genere : è superba, dispettosa e vendicativa. Accennata l’indole di
questa
Dea, diciamo come si rappresenta nelle pitture e
ordici bellissime ninfe94). Molti altri nomi ed attributi eran dati a
questa
Dea ; e l’etimologia dei primi fa conoscere la sp
quella la celeste bevanda. Aggiungono alcuni mitologi, che un giorno
questa
Dea nell’esercizio del suo ministero cadde sconci
Giunone è quello delle gelosie, delle stizze e delle persecuzioni di
questa
Dea. Favoriva sì e proteggeva essa quei popoli ch
o se ne presenterà l’occasione nel parlare di altre divinità odiose a
questa
Dea, o di famiglie o di popoli da essa perseguita
alla dea Giunone è il mito della sua ancella e messaggiera Iride. Era
questa
una Ninfa o Dea inferiore, figlia di Taumante ; e
ero di raggi di differenti gradi di rifrangibilità, e che allorquando
questa
luce è fatta cadere sopra un prisma, i raggi che
none accenna quasi sempre o ai grandi occhi o alle bianche braccia di
questa
Dea, facendone un distintivo e, a quanto pare, un
ano, e quella dei Giganti, cioè dei figli della Terra, come significa
questa
parola secondo la greca etimologia. Perciò devesi
rza erale stato tolto70. Ecco la vera causa della Titanomachia : e di
questa
guerra accenneremo soltanto l’esito finale, che f
il miglior diritto fosse degli Dei che rimasero vincitori, mentre in
questa
era più veramente dei Titani che furono vinti. Er
ca città di questo nome, poi chiamata Pallène. Il caso più strano di
questa
guerra si fu che tutti gli Dei, non che le Dee, e
riginale : « È fama che dal fulmine percosso « E non estinto sotto a
questa
mole « Giace il corpo d’Encelado superbo : « E ch
chiama il mar di tutto il senno, dovendo come poeta pagano raccontar
questa
favola, le fa precedere una dottissima e splendid
. Il traduttore lo intitolò Titanomachia, aggiungendo ai suoi lettori
questa
avvertenza : « Già sapete che non è opera special
che non è opera speciale, ma un gherone della Teogonia. » 68. Per
questa
ragione io cito nel presente libro più esempii di
iade50. I Greci la chiamavano Demèter quali Gemèter (madre Terra) per
questa
stessa ragione. L’adoravano ancora e le facevano
ano la lor priorità sopra i greci nell’arte di coltivar la terra. Per
questa
ragione Virgilio nelle Georgiche loda l’ Italia c
one nell’inferno, e gli altri 6 mesi colla madre sulla terra54. Tutta
questa
immaginosa invenzione significa che Proserpina fi
la scrofa, perchè, dice Ovidio, scava col suo grifo le biade sacre a
questa
Dea. Fra i supposti miracoli fatti da Cerere, olt
e specialmente dell’empietà, non avrebbe trascurato di riferire anche
questa
, se contro i fanciulli insolenti e molesti non ne
nte in quella dei nomi proprii, usavano spesso il G invece del C. Per
questa
stessa ragione è asserito dagli eruditi legali ch
. 52. Perchè madre Idèa voglia dir Cibele è spiegato all’articolo di
questa
Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ A
l’ufficio ad Urano, e poi come sostituto anche a Giano, di far girare
questa
vôlta o callotta sferica celeste e con essa tutte
elso (poichè deriva da El, uno dei nomi ebraici di Dio), l’adoprò con
questa
doppia allusione per indicare l’ eccelso Sole, ci
n’isola galleggiante potesse trovarsi anche in mare103). Dante adottò
questa
stessa idea di Pindaro, e se ne valse stupendamen
ambedue furono creduti abilissimi ed infallibili arcieri (derivandosi
questa
invenzione dal dardeggiar dei raggi del Sole e de
uor suo, ma pubblicamente, Latona e la stimava a sè inferiore, perchè
questa
Dea aveva soltanto un figlio ed una figlia. Di qu
feriore, perchè questa Dea aveva soltanto un figlio ed una figlia. Di
questa
sua folle empietà fu terribilmente punita nella c
le in onore di Pòrrima e Posverta. Noi abbiamo già detto nel corso di
questa
Mitologia che la Ninfa Carmenta era madre di Evan
palle, con un’asta e un piccolo scudo e i calzari rovesciati ; ma che
questa
non era nè la Giunone Argiva, nè la Giunone Roman
bbe Dante ; ma Ovidio asserisce che i contadini furono molto lieti di
questa
protettrice dei loro forni, e che la pregavano de
iva a monendo (dall’avvertire) perchè gli antichi Romani dicevano che
questa
Dea li aveva avvertiti che facessero un sacrifizi
di espiazione immolando una scrofa pregna. Cicerone stesso disapprova
questa
e simili stolte superstizioni nel lib. ii De Divi
i si attribuivano i temporali notturni come a Giove quelli diurni. Ma
questa
conclusione è quella stessa di Plinio nel luogo d
are talmente ameno e beato da preferirsi alle terrestri condizioni di
questa
mortal vita. Lo stesso Omero ci narra che Achille
rimpianger la vita mortale e preferire la più meschina condizione di
questa
. La prescienza del futuro non li allettava quanto
etempsicòsi è parola greca che significa trasmigrazione delle anime ;
questa
dottrina suppone che le anime degli estinti, dopo
vita un’altra volta « Tornin di sopra a riveder le stelle 255. » Da
questa
celeberrima esposizione di principii filosofici e
« La pena mia : non violate il giusto, « Riverite gli Dei »268. Ma
questa
predica è inutile nell’Inferno ; e perciò Dante n
a l’anima s’immedesima colla divina sostanza, supponendosi emanata da
questa
, ovvero sussistente eternamente con essa. » Quest
mmi e 363 milligrammi, e del valore di 92 in 93 centesimi. Il nome di
questa
piccola moneta, l’ obolo, ha avuto una gran fortu
i che parole, perchè non avevano veruna idea del fluido elettrico, di
questa
misteriosa e tremenda forza invisibile e imponder
nomeno e l’elettricità stessa), ma si fermarono per secoli e secoli a
questa
prima osservazione, e non andaron più oltre191, l
rma nell’atmosfera della nostra Terra e con elementi che provengon da
questa
? e che noi possiamo riprodurre a nostro beneplac
ller, dell’ordine dei Branchiopodi, e della famiglia dei Monocoli per
questa
loro caratteristica di avere un sol occhio. Se ne
er le innumerevoli applicazioni che se ne fecero da un mezzo secolo a
questa
parte. » — E parlando di quell’apparato detto pil
l’elettricità dinamica, e che fu inventato da Volta nel 1800, riporta
questa
notizia istorica nei seguenti termini : « Volta,
ndo a settentrione, per ritornare in tempo la mattina all’Oriente. Ma
questa
invenzione, benchè sembri intesa a significare i
oli del porto, e le navi passavano a piena vela fra le sue gambe. Era
questa
una delle 7 maraviglie del mondo, ma fu atterrata
dal fango della terra e dall’infezione dell’aría. È facile lo spiegar
questa
favola, se riflettiamo che il Sole coi suoi raggi
i mitologi che Esculapio avesse una figlia chiamata Igiea, o Igia. Fu
questa
una personificazione, o vogliam dire deificazione
ogliam dire deificazione dellaSanità, come significa il greco nome di
questa
Dea. Infatti da Igiea è denominata Igiene l’arte
esto termine è derivato il nome di elettricità, perchè l’esistenza di
questa
fu osservata la prima volta confricando l’ambra,
Dante per contraddistinguere una di esse Parche senza nominarla, usò
questa
perifrasi : colei che di e notte fila, supponendo
ulum, ond’è venuta in italiano la parola nolo. Qual fosse lo scopo di
questa
strana invenzione lo diremo nel prossimo numero p
on è facile intendere il significato. Generalmente qualunque poeta in
questa
vastissima regione immaginaria crede di avere sco
Che gli pendea, come a pastor, dal fianco. » E per intender poi che
questa
è una imitazione del gigante Polifemo descritto d
rta e l’umano e il divino. » (Purg., xxv, 79.) « Cotal vantaggio ha
questa
Tolomea « Che spesse volte l’anima ci cade « Inna
nas a consceleratissimis filiis repetant. » 249. Dal greco nome di
questa
specie di Sogni son derivate ancora le parole Fan
XLIV La caccia del cinghiale di Calidonia È
questa
la prima impresa dei tempi eroici in cui si trovi
tutti i più coraggiosi e prodi giovani della Grecia a prender parte a
questa
caccia, e ne fe’capo il suo figlio Meleagro. Acco
tti dovremo parlare anche in appresso. Degli altri eroi intervenuti a
questa
caccia, dei quali non si conoscono fatti più cele
u dessa la prima a ferire, benchè leggermente, il cinghiale, dopo che
questa
fiera aveva già fatto strage di tre o quattro cac
ccisi dalla fiera non hanno altra celebrità che quella acquistata con
questa
trista fine ; ma, come dice un moderno poeta : «
. Cadmo era figlio di Agenore re di Fenicia e fratello di Europa. Fu
questa
una bellissima giovinetta, che Giove rapì trasfor
. « Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, « Che se quello in serpente e
questa
in fonte « Converte poetando, io non l’invidio ;
Cadmo stesso non fosse Fenicio, ma Egiziano, come afferma Pausania. A
questa
questione si collega l’altra sull’ origine dell’
opa, o vogliam dire dall’Oriente in Occidente. 57. Dante rammenta
questa
favola del ratto di Europa nel Canto xxvii del Pa
a Cadmo ; tutt’ al più può essere una curiosità letteraria il sapere
questa
opinione degli Antichi : ma fu una vera pedanteri
ti avessero mosso guerra a Giove ; ma i poeti trovaron poco spiritosa
questa
invenzione e la trascurarono affatto. E pochi alt
ù semplice e più naturale del ratto di Orizia è, secondo Platone, che
questa
infelice principessa rimanesse vittima di una tem
altrove che egli sposò la Dea Flora e le diede potestà sui fiori ; e
questa
favola significa soltanto che il tepido vento chi
uti e contrassegnati nella così detta Rosa dei Venti ; e la ragione è
questa
, che gli Antichi stessi furono incerti nel determ
o spira il vento di Scirocco, orna ed abbellisce il suo concetto con
questa
perifrasi mitologica : « Quand’Eolo Scirocco fuo
ai Romani. I Chinesi vi credono ancora oggidì. Inoltre è notabile che
questa
credenza nei Genii o negli spiriti, come poi si c
ti. Non sarà dunque un fuor d’opera il risalire alle prime origini di
questa
invenzione. Tralascierò di parlare della Trimurt
o trinità Indiana di Brahma, Visnù e Siva, o di altre triadi poco da
questa
dissimili ; e mi basta per la spiegazione dei Gen
Genio, « Lieve lieve per l’aere labendo, « S’avvicina alla Terra ; e
questa
ride « Di riso ancor non conosciuto. » « …………… «
e l’altro del Magalotti ; ma il Fanfani riportando nel suo Dizionario
questa
stessa espressione dichiara che è francese affatt
ima, e trasformatasi nella vecchia Beroe nutrice di Semele, suggerì a
questa
di farsi promettere con giuramento da Giove di co
e la terra sino alle Indie, e conquistò facilmente al suo culto anche
questa
regione. Egli aveva sempre l’aspetto di giovane19
me con altre Baccanti venuta in furore lo aveva creduto una fiera ; e
questa
favola contiene il più grande esempio degli ecces
nderle atte a produrre il vino ; ma Dante fu il primo a indicare come
questa
azione si esercita e compiesi. Egli dice nel Cant
xi, 4.) 196. Ovidio, nel lib. iii delle Metamorfosi così racconta
questa
favola, accennando in una parentesi di non presta
è un quid simile dell’Oceanus circumvagus dei Latini. È rappresentata
questa
Dea come un’avvenente giovane con una reticella d
iani gli stessi depositi di precipitazione, e Nettunisti i seguaci di
questa
ipotesi. Anche la moglie di Nettuno ebbe onori ce
riconosconsi i Tritoni stessi nelle opere d’arte. Si sottoscrivono a
questa
favola anche i naturalisti, poichè hanno dato il
enigne Divinità marine. Ma lasciamo raccontare a Dante la sventura di
questa
famiglia ; e poi poche altre parole basteranno a
dea di uno dei suoi più straordinarii e sublimi concetti. La favola è
questa
: Glauco era un pescatore della Beozia, il quale
Maggiore, e alla nipote quello di Giovane o Minore. Per dare anche a
questa
un qualche ufficio fu inventato che presiedesse a
ta minore non prese marito e fu Dea della castità. Quindi il culto di
questa
Dea fu affidato ad alcune sacerdotesse chiamate l
praticavasi in Troia, e che da Enea fu trasportato in Italia46. E che
questa
Dea, prima della fondazione di Roma, fosse adorat
contarci i mitologi sulla vita semplice e monotona che attribuirono a
questa
Dea, molto ci hanno narrato gli storici romani su
dicemmo. La spiegazione più plausibile che suol darsi della Chimera è
questa
: che invece di essere un mostro fosse un monte i
alle falde i serpenti. E per quanto a taluni non soddisfi pienamente
questa
spiegazione, nessuno ha saputo sinora trovarne un
ll’aggettivo chimerico che ne deriva55. Anzi sulla base o radicale di
questa
parola si son formati in italiano vocaboli di cui
era dimostra che di tutte le cose favolose ond’ è piena la Mitologia,
questa
è stimata la più favolosa di tutte, appunto per l
derivò dal nome di una città e di un monte omonimo nella Frigia, ove
questa
Dea fu prima che altrove adorata. Alcuni autori l
ta fu confusa collo Dea Tellùre, e perciò le fu dato anche il nome di
questa
. Aveva poi molti altri nomi, come Berecinzia, Din
ra sacro il leone come il re degli animali terrestri. I sacerdoti di
questa
Dea si chiamavano Galli, Coribanti, Cureti e Datt
o e poi precipitato fra i dirupi e i sottoposti abissi di un monte. E
questa
è la prima metamorfosi, ossia trasformazione, di
nero quasi tutti empii, scellerati e crudeli. Giove, avuta notizia di
questa
general corruzione del genere umano, volle assicu
l quale abitiamo. 86. Anche Dante chiama la terra madre comune ; e
questa
espressione è al tempo stesso mitologica, biblica
» (Ovid., Metam. i, 414.) 88. Roccia nel comune significato che
questa
parola ha in italiano equivale a rupe, balza scos
la ha in italiano equivale a rupe, balza scoscesa, luogo dirupato. In
questa
significazione la troviamo spesse volte anche nel
ritornati ne avessero raccontato mirabilia, i poeti impadronendosi di
questa
popolare credenza vi trovarono un vasto campo lib
re, alle gioiose « Contrade de’felici e de’beati « Giunsero alfine. È
questa
una campagna « Con un aer più largo, e con la ter
i ministri non mancassero al loro dovere di tormentare i dannati. Era
questa
all’incirca la topografia delle regioni infernali
floret usque vinea ; « Mella cavâ manant ex ilice, etc. » e seguita
questa
enumerazione per una ventina di versi, conchiuden
Mercurio Chi è che non conosca qualcuno dei molti significati di
questa
parola Mercurio ? È un termine rammentato frequen
gnificare il busto del dio Mercurio posto sopra una colonnetta ; e in
questa
stessa significazione si adopra tuttora in italia
l poeta, pretendendo di conoscere come accogliesse Mercurio dall’alto
questa
preghiera, soggiunge che sorrideva, ricordandosi
ette alla prova col denaro ; e la conclusione o morale della favola è
questa
: chi, nelle cose illecite, per lucro favorisce,
nna apparve santa e presta « Lunghesso me per far colei confusa. » E
questa
donna santa era la Virtù, che stracciando le pomp
e per l’avuta pena « Prima morì che fosse in su l’arena »233. Dopo
questa
arditissima e veramente omerica invenzione, ornat
ei mari glaciali alla pesca delle Balene ? 233. Ho riportato tutta
questa
poetica descrizione, perchè vi è dipinta mirabilm
o di grasso che è alto almeno quindici pollici. In tutto il rimanente
questa
descrizione par tratta da qualche libro moderno d
che di più : voile proporre spontaneamente l’anno scorso la stampa di
questa
Mitologia ad un editore milanese con una sua lett
e tra le altre benevole e squisite espressioni mi scriveva : Vegga se
questa
lettera che io scriverei, possa correre. E la let
cogliere e proporre ai loro scolari ed ai loro amici la soscrizione a
questa
Mitologia ; la quale spero che possa esser utile
a intendersi e studiarsi la loro Mitologia. Cicerone specialmente, in
questa
parte, è più esplicito ed aperto degli altri ; e
nche astratte, come noteremo più specialmente nelle seguenti parti di
questa
Mitologia. Infatti risalendo alla Cosmogonia dei
viltà greca e romana. Se negli Dei superiori di cui abbiam parlato in
questa
prima Parte troviamo personificate le più grandi
sere ragionevole sente la dignità dell’umana natura e riconosce in sè
questa
ingenita forza e facoltà di prestare o negare lib
tanto gli stava a cuore d’imprimer bene nella mente dei suoi lettori
questa
fondamentale dottrina del libero arbitrio, da cui
i aggiungevansi dagli Antichi la Necessità, la Fortuna e la Morte ; e
questa
era anche chiamata l’estremo fato o l’ultima nece
nel suo libro De Sapientia Veterum, esamina ed interpetra più a lungo
questa
favola che le altre trenta da lui prescelte come
uelle ! Quanto poi al vaso di Pandora, onde, uscirono tutti i mali di
questa
Terra, l’espressione mitologica è tanto famigerat
tto proverbiale : « L’ultima che si perde è la speranza. » 83. Su
questa
favola il poeta Eschilo compose tre celebrate tra
gio, come i Romani dai Troiani. E poichè Cicerone, a cui parrebbe che
questa
squisitezza filologica avesse dovuto importare pi
ali spesso ponevansi ancora dentro certe nicchie nei focolari, parola
questa
che alcuni etimologisti notano come composta coll
rara eccezione non distrugge mai la regola generale ; e a sostegno di
questa
terminerò coll’ esaminare una filosofica osservaz
la forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo più
questa
la causa delle antiche guerre. Nel Medio Evo dopo
a questo Capitolo convien fare un’altra osservazione generale ; ed è
questa
: che attribuendosi oltre che una forza straordin
e, alludendo ai connubi delle Divinità cogli esseri umani ; e secondo
questa
etimologia verrebbero ad esser sinonimi Eroi e Se
di qualche Virtù e di qualche Vizio, come abbiamo notato nel corso di
questa
Mitologia. I Romani infatti che per ordine di tem
i della Farsalia : « Nos in templa tuam Romana accepimus Isim. » Di
questa
Dea eran devote principalmente le donne ; tra le
i donna ; ma gli Egiziani sotto quella di vacca, perchè credevano che
questa
Dea insieme col suo fratello e marito Osiride, do
vi rimase la voce sola che ripeteva appena le ultime parole altrui. A
questa
favola allude Dante nel Canto xii del Paradiso co
lla vaga (la Ninfa Eco) « Ch’amor consunse come Sol vapori ; » e fa
questa
similitudine per dar la spiegazione che quando co
giato nel fiore che porta il suo nome. Dante allude più d’una volta a
questa
favola, come, per esempio, nel Canto xxx dell’Inf
lo, non son riusciti ancora ben bene, dopo circa 2000 anni, a levarsi
questa
curiosità : sembra che il Padre Nilo si diverta a
con Ercole per ottenere a preferenza di lui Deianira in isposa. E di
questa
pugna dovremo parlare altrove più a lungo. I fium
na di averne per banditore Omero), che non vi sarà spazio a raccontar
questa
sua unica paura, che trova qui posto più opportun
memoria delle savie leggi date ai mortali da Cerere. Altri dicono che
questa
festa fu istituita nell’Attica. — Il vascello, su
gna di Roma). Età dell’oro (vedi la favola. Saturno ec.). Ma prima di
questa
epoca, fino da tempi antichissimi, l’Italia è abi
ii con Sarpedonte e Glauco, i Traci con Piroo ed Acamante. Dicesi che
questa
guerra costasse ai Greci 800,000 uomini ed ai Tro
lle che tuttora chiamasi Gianicolo (abitazione di Giano) ; ed essendo
questa
la prima volta che noi troviamo un Dio che abita
iferirsi le fantastiche descrizioni che ne fanno i poeti pagani. Ed è
questa
l’opinione non solo dei commentatori della Bibbia
ri a quelli delle altre regioni del mondo, conchiudendo la saluta con
questa
apostrofe : « Salve, magna parens frugum, Saturn
i18. Anticamente, e molto prima della fondazione di Roma, la festa di
questa
Dea celebravasi soltanto nelle campagne dai pasto
, ossia dei frutti degli alberi. Anche i fiori avevano la loro Dea, e
questa
chiamavasi Flora ad indicarne col nome stesso l’u
dell’ invenzione e l’eleganza dello stile hanno fatto trovar posto a
questa
Satira in tutte le edizioni anche ad usum Delphin
una torre di bronzo per impedire che prendesse marito. Ma fu inutile
questa
precauzione, poichè Giove stesso trasformatosi in
al Pegaso nato dal corpo di essa. E Pindaro, a cui forse piaceva poco
questa
strana invenzione di Esiodo, non l’adottò, e diss
. « Disse la donna : o glorïosa Madre, « O re del Ciel, che cosa sarà
questa
? « E dove era il rumor si trovò presta. « E vede
sponso, e tal’altra il luogo sacro in cui si rendevano i responsi : e
questa
differenza di significato facilmente s’intende da
colpo mortale, ammettendo la morte di alcuni Dèmoni o Genii ; poichè
questa
asserzione implicava la possibilità che morissero
li, « come costoro cominciarono dipoi a parlare a modo dei potenti, e
questa
falsità si fu scoperta nei popoli, divennero gli
Avviso per
questa
terza edizione. La favorevole accoglienza o
gia dei Signori Nöel e Chapsal, ci ha confortati a mettere al la luce
questa
terza edizione, che abbiamo cercato rendere anche
forme potesse considerarsi un maschio o una femmina, lo divorò. Anche
questa
stranezza potrebbe spiegarsi come un simbolo dell
urno dal Cielo ; ma non estese la condanna a Cibele sua madre, perchè
questa
, dopo la perdita del trono e il carcere sofferto,
ro, è una conferma di quanto ho dichiarato dal principio alla fine di
questa
Mitologia. La parola Apoteòsi, secondo la greca e
stema religioso dai Sabei, antico popolo dell’ Arabia meridionale. Fu
questa
pur anco la religione dei Persiani, come sappiamo
irino. Il popolo che credeva Romolo figlio di Marte, credè facilmente
questa
nuova impostura come una teologica conseguenza de
a che l’imperatore non fosse morto, ma soltanto malato ; e per aiutar
questa
finzione ponevasi in un gran letto di avorio la s
iamerebbesi con termine dantesco la Tenebra anzichè la Notte5, poichè
questa
suppone l’esistenza del giorno, e giorno vero e p
sto il filo di Arianna per non smarrirmi nell’ intricato labirinto di
questa
antichissima erudizione ; e così ciascun che legg
ispirava. Nè già si contentavano essi di lasciare le loro vendette a
questa
Dea, ma davano opera ad ottenerle e compierle col
è che in Roma nel culto pubblico e nel tempio che erale stato eretto,
questa
Dea fu adorata come figlia di Giove e della Giust
essa tutti gli attributi di quelle che anticamente erano distinte9. È
questa
una osservazione generale che non convien dimenti
ici della creazione, comprende anche gli studii speciali riferibili a
questa
. 11. Nelle Pandette è così definita la schiavitù
eco significa canna, la somiglianza del nome potè aver dato origine a
questa
favola, come dicemmo dei nomi di Dafne, di Giacin
ffetti del fenomeno acustico dell’Eco. Il matrimonio del Dio Pane con
questa
Ninfa sembra significare che solo ai detti suoi l
elle Arti. » Ci siamo poi studiati di render profittevole alla morale
questa
lettura, eccitando i giovinetti a ricavare utili
se non la sublimità, che non potevano intendere, almeno l’utilità di
questa
nuova religione ; e tutto l’impero romano, abiura
tinismi, o vogliam dire parole di forma e terminazione latina, come è
questa
Idolatre invece di Idolatri ; e cosi altrove Eres
più facili e più alla portata della comune intelligenza. E poichè in
questa
classe si trovano i più degl’italiani e quasi tut
venir sì ratto, Che’l muover suo nessun volar pareggia. » 173. Da
questa
favola si disse derivato l’uso invalso di conside
di pubbliche calamità, per placare lo sdegno del cielo. Nel tempo di
questa
cerimonia toglievano di su i piedistalli le statu
i termini mitologici e scientifici spiegati in ambedue i volumi di
questa
mitologia NB. I numeri indicano le pagine. I term
cacciatori, 142 ; — suo tempio in Efeso, 143 ; — sacrifizj e culto di
questa
Dea, 144 ; — come è rappresentata, 145. Didone, r
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