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1 (1836) Mitologia o Esposizione delle favole
s, Gea o la Terra, ed Amore. Dal Caos nacque l’ Erebo o la Notte; da questi l’ Etere, e la Giornata la Dea del giorno. La Not
isaputo, mosse guerra a Saturno, e avendolo vinto, l’ imprigionò; che questi fu poi liberato, e rimesso nel regno da Giove, il
urio in ibi). Alla fine avendo Vulcano a Giove forniti i fulmini, con questi rovesciò egli i giganti, e sotto de’ loro monti l
ere i suoi amori con Venere tenea di guardia Alettrione, ma essendosi questi addormentato sul mattino, il Sole penetrò nella c
ra e li scoperse; ed avendone dato avviso a Vulcano marito di Venere, questi formò di fili sottilissimi di metallo una rete in
. Avendo Allirozio figlio di Nettuno violata Alcippe figlia di Marte, questi in vendetta l’ uccise. Sdegnato di ciò Nettuno lo
e fece da Mamurio costruire altri simili, da cui restasse confuso. Or questi ancili dai Sacerdoti predetti venivano nelle cale
e figlio di Priamo re di Troia, che era allora pastore sul monte Ida, questi diè il pomo a Venere, che fu quindi tenuta come D
to, di orzo di miglio, di semi di papavero, di ceci, e di lenti tutti questi grani, nel che fu aiutata dalle formiche; poi di
iso. Grado fu Apollo all’ amorevolezza di Admeto; perciocchè bramando questi di aver in isposa Alceste figlia di Pelia, nè pot
di Giove, a fabbricare pel re Laomedonte le mura di Troia; ma avendo questi in appresso negata ad ambedue la convenuta merced
igia fu Apollo dal Satiro Marsia sfidato a chi meglio sonar sapesse o questi la zampogna, o quegli la lira; ed avendolo vinto,
coprirle, ed ordinò al suo tosatore di non manifestarle a nessuno; ma questi non potendo per una parte tacere, è temendo per l
Pitia posta sul tripode coperto della pelle del serpente Pitone, e da questi luoghi ei trasse i nomi di Delio, Clario, Timbreo
aver loro insegnalo le lettere, e date le leggi. Il più rinomato fra questi , Cioè il terzo, figlio di Giove e di Maia, era co
per non morire d’ inedia a pregar Bacco di ripigliarsi il suo dono, e questi allor gl’ impose di lavarsi nel fiume Pattolo, ch
izione per la perdita della figlia non potendo mai prender sonno, con questi per consiglio di Giove riuscita era a conciliarse
unerali. Molti esseri astratti furono pur da’ Romani divinizzati. Fra questi la Dea Fortuna avea un nobile tempio in Anzio, ed
quegli uomini che per le loro azioni meritaron gli onori divini. Tra questi oltre Esculapio, e Romolo o Quirino, de’ quali ab
ndo Ceneo a favor de’ Lapiti contro i Centauri, non potendo essere da questi ferito, fu invece oppresso sotto il peso delle pi
ltri venti ei fece nascere da Astreo e dall’ Aurora, I principali tra questi erano quei che spiravano da’ quattro punti cardin
me è detto nel Capo III, sotto a’ monti della Sicilia Tifeo, si agitò questi sì fattamente, che Plutone temè che non si apriss
ivinità, diè loro a mangiare il proprio figlio Pelope. Ma essendosene questi accorti riuniron le membra di Pelope, il richiama
ti ne avevano pur da altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi., Tra questi erano Orride Dio principale degli Egizi, che a lu
izione di Pandora e della punizione di Prometeo sia stata, che avendo questi formata una statua di argilla, salì al cielo coll
li, secondo Ovidio, rinacquero per se stessi dall’ umida terra, e fra questi il serpente Pitone che poi fu ucciso da Apollo. C
r ingannare Alcmena prese la sembianza di Anfitrione medesimo, mentre questi era occupato nella guerra contro de’ Tafii e da’
il, cane Cerbero nato parimente da Echidna; e dalla velenosa bava che questi lasciò sulla terra, nacque l’ aconito. Oltre le q
glio di lui per compagno nella spedizione degli Argonauti, ma essendo questi dalle Ninfe stato rapito nella Bitinia, mentre er
e da Venere tre pomi d’ oro colti nell’ isola di Cipro, e lasciandosi questi cadere l’ uno dopo l’ altro, mentre Atalanta si p
o dal bue spedì i compagni ad attigner acqua alia fontana di Marte, e questi vennero tutti quanti divorati da un drago. Desola
i colla promessa che nati di là sarebbono altrettanti uomini. Sursero questi di fatto, e tutti armati ma incominciarono tosto
una contesa tra i Focesi ed i forestieri ei volle prender le parti di questi , uccise senza conoscerlo il proprio padre, che a
ziatamente il fratello Menalippo, di là fuggiva. Parve ad Adrasto che questi fossero il leone e il cignale indicati dal sogno,
Pollinice, Tideo, Ippomedonte, Capaneo, Anfiarao e Partenopeo, e con questi si mosse contro di Tebe. Anfiarao però, ch’ era d
esente di nozze dai fratelli di lei Temeno ed Assieme fu trucidato; e questi lo furon poi da Acarnone e Anfotero figli di Alcm
li di Borea di scacciare le Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e questi le inseguirono fino alle isole Piote, che poi fur
o a Colco presentossi Giasone al re Eta chiedendo il vello d’ oro, ma questi risposegli che per averlo convenivagli prima doma
cquero, secondo le favole, da due uova partorite da Leda; ma l’ un di questi contenente Polluce ed Elena era stato fecondato d
terribile toro, che Ercole avea condotto da Creta ad Euristeo, e che questi avea mandato a devastazione dell’ Attica, e a Gro
con cui era partito; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo da lungi il naviglio tornar colle nere ve
i di uccidere anche Oreste figlio di Agamennone e di Clitennestra; ma questi salvato dalla sorella Elettra, fu allevato segret
ndato a Delfo, ove sapea che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse per dispogliare il tempio, e il fe d
re da Greci. Tetide madre di Achille, sapendo che sotto Troia sarebbe questi perito, l’ occultò sotto abito femminile tra le d
dio. Ma grave rissa dappoi insorse fra Agamennone ed Achille, per cui questi lungo tempo si astenne dal voler più prender part
a espugnazione di Crisa città della Frigia era toccata ad Agamennone, questi lo ributtò bruscamente; per la qual cosa avendo C
a che in compenso voleva Briseide toccata ad Achille. Si volse allora questi ad Agamennone con aspre ingiurie e già la mano pu
ni prigionieri quale dei due avesse a Troia fatto più danno, e avendo questi risposto Ulisse, le armi a lui furon date. Ma di
dici compagni a visitare nella sua grotta Polifemo figlio di Nettuno, questi gliene divorò sei con animo di divorar gli altri
ro il suo divieto divorarono le vacche delle mandre del Sole; per cui questi irritato ricorse a Giove, il quale alla loro part
e egli fu ucciso dal figlio Telegono avuto da Circe, in occasione che questi sbattuto dalla tempesta in Itaca vi fe qualche gu
Metabo, venula in soccorso di Turno, fu uccisa dal toscano Arunte, e questi fu poi trafitto da Opi Ninfa di Diana, alla quale
ì da ultimo l’ età del ferro, nella quale inondarono tutt’ i vizi, Da questi irritato Giove delibera di sommerger la terra con
rapisce Europa, Parte I. Capo III. Agenore spedisce Cadmo a cercarla; questi in Beozia uccide il drago e ne semina i denti da
arebbe a lunga età, rispose: Se non vedrà mai se stesso. Or essendosi questi chinato un giorno, stanco della caccia, ad una fo
da Ercole. Parte II. Capo II. Achille uccide Cigno figlio di Nettuno, questi eccita, Apollo a dirigere contro di esso lo stral
nte, cui vede cangiarsi in fanciullo, al quale dà il nome di Trage; e questi , divien poi ivi il primo maestro dell’ arte di pr
traevansi gli auguri. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di questi erano distinti con nomi particolari secondo il Di
li Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’ intraprendeva, prima che questi non avessero deciso se l’ augurio era fausto o in
ente si consultavano in tutti gli affari importanti. I più famosi tra questi erano: 1. L’ oracolo di Dodona nell’ Epiro, dove
llini in nove libri, chiedendone trecento monete d’ oro, che avendole questi ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco
i. Le feste per ordinario accompagnate eran da’ pubblici giuochi. Fra questi i più famosi giuochi nella Grecia erano 1. gli Ol
ano a Nemea, 4. gl’ Istimici, che si tenean nell’ istmo di Corinto. A questi giuochi concorreva tutta le Grecia. Il premio era
2 (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248
le accolsero, ed i Romani, che parimente le adottarono, riguardavano questi immaginarj racconti, come gerghi misteriosi da no
o ad un novello Dio1. Ma fa d’uopo osservare, che la maggior parte di questi Dei sconosciuti nel sistema mitologico, o molto p
rano i Re, e gl’illustri guerrieri, soggetto del canto de’ poeti. Tra questi Agamennone, Ulisse, ec. ec. Vi ha altresì una mol
di tale vittoria, che sommamente accrebbe la potenza di Giove, volle questi occuparsi del governo del Mondo, e più ancora de’
della Terra : ah si salvi l’onor mio, e facciamo palese al Mondo, che questi Dei sì potenti nulla possono al paragone di me » 
i affaticarono di liberarla : il solo Vulcano poteva darle ajuto : ma questi non si determinò di farlo, se non a condizione, c
Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di Tessaglia per aver questi tagliata una foresta consagrata a questa Dea, che
ve dal Cielo di tanta barbarie, e mosso dai prieghi di Latona, cangiò questi uomini insensibili in ranocchi, e li condannò ad
pio nella medicina, che giunse a risuscitare anche gli estinti, e fra questi a restituire la vita ad Ippolito figlio di Tesèo.
pera nella fabbrica delle mura di Troja. La mercede fu convenuta : ma questi che non aveva molta dilicatezza, terminato il lav
avvolse ne’ malanni la casa di Enéo Re di Calidonia, per non essersi questi ricordato di lei in un sacrifizio che offrì a tut
gnava. Venere fu maritata a Vulcano, dal quale ebbo molti figli ; fra questi i più rinomati sono Cupido, Priapo, Imeneo, Dio c
ualche tempo gli venne un male di capo, ed essendo ricorso a Vulcano, questi con un colpo di accetta gli aprì il cervello, ed
no. La controversia ch’ ebbe con Tiresia, terminò all’istante. Avendo questi avuta la temerità di guardarla mentre stava nel b
a Vecchiaia, la Paura, la Fame, la Guerra, la Discordia, ec. ec. : ma questi erano veri fantasmi, e non già immagini effettive
ma questi erano veri fantasmi, e non già immagini effettive. Lasciati questi mostri fantastici, vedevasi Acheronte fiume grand
di obbedire, salvando il suo sposo Linceo, che amava teneramente ; e questi verificò il presagio dell’oracolo, con detronizza
ttenne, che dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È questi uno degli Dei delle foreste, che talvolta si conf
umana ; il più apparteneva al cavallo. Si crede nata l’invenzione di questi esseri favolosi, per designare i primi uomini dom
il bel Narciso figliuolo del fiume Cefiso, e della ninfa Liriope. Era questi insensibile verso tutte le ninfe, che lo amavano.
parte dall’Oriente ; e Zefiro che viene dall’Occidente. Fra’ venti è questi il più dolce, e lusinghiero : lo invocano, e lo c
. Come spesso accadeva che i naviganti mentre volevano evitare uno di questi scogli incorrevano nell’altro, ebbe origine il pr
ità del second’ordine. Pluto, o sia il Dio delle ricchezze. Era questi il Dio delle ricchezze figliuolo di Cerere, e Gia
ai vizj, ai beni, ed ai mali. Non altrimenti che a Giove, si erano a questi Dei innalzati templi, ed altari, ed erano rappres
ianna seguire i passi di quest’Eroe, che amava per il suo valore : ma questi ebbe la crudeltà di abbandonare nell’isola di Nas
tito della trama, e fatte sciogliere le catene di Cerbero, si avventò questi a Piritoo, e lo strangolò. Teseo fu preso vivo, e
ardo a Frisso, ed Elle figliuoli di Atamante re di Tebe. Perseguitati questi da Ino loro madrigna, sen fuggirono sul dorso di
e dal rostro lanciavano delle particelle dello stesso metallo. Furono questi mostri abbattuti, e scacciati dal rumore di alcun
ia un famoso gigante chiamato Antèo, che attaccava i viandanti. Aveva questi promesso a Nettuno suo padre d’innalzargli un tem
Quindi Aristèo a consigli di sua madre avendo consultato Proteo, così questi gli parlò. Non te nullius exercent numinis irae 
ad un suo familiare, che avesse esposto il bambino in un deserto. Ma questi in vece di abbandonarlo alle bestie feroci, lo le
e verso la sera con tre piedi. Edipo senza punto esitare rispose che questi era l’uomo, che nell’infanzia si rotola sovente a
o considerato qual tutore di Leodamante, figliuolo di Eteocle. Giunto questi all’età della ragione, si riaccese la guerra di T
lo di Giove, e della ninfa Plota, e regnava nella Frigia. Non essendo questi stato chiamato da Troe in una festa che si celebr
ima. Avendola Egisto portata tutta insanguinata ad Atrèo, si credette questi vendicato abbastanza, e ringraziò gli Dei. Egisto
lessandro, per decidere a chi delle tre Dive spettasse quel pomo. Era questi figliuolo di Priamo re di Troja, e di Ecuba, allo
la reggia di Licomede, espose innanzi alle donne varj giojelli, e fra questi si fece scappare delle armi. A tal vista sentì Ac
on un colpo di lancia, e che si era dichiarato nemico de’ Greci. Come questi non poteva guarire, se non per mezzo di quella la
desima, il saggio re d’Itaca glie ne portò la ruggine. Tolti di mezzo questi ostacoli, sarebbe Troja caduta prima del tempo, s
one Criseide figliuola di Crise gran sacerdote di Apollo. Si affrettò questi di venire al campo de’ Greci carico di doni per r
un elmo : cadde la sorte sopra di Ajace figliuolo di Telamone. Corre questi alla pugna, che malgrado terribile, restò dubbia.
ste de’ Ciconi dove fece un gran bottino. Se ne vendicarono ben tosto questi popoli, uccidendo sei uomini per ogni vascello. S
le vele verso l’isola Eolia, dove regnava Eolo re de’ venti : Volendo questi favorire la navigazione di Ulisse, dopo avergli f
tori di Penelope. In un istante le strade sono inondate dal sangue di questi perfidi, e da quello dei loro aderenti. I sudditi
con quella spada medesima che aveva donata ad Enea, e che colà aveva questi lasciata. Accorre Anna mente colle donne per impe
i trovava una tavola di legno, che ne formava tutto l’addobbo. Furono questi intanto i soli, che accolsero il sovrano degli De
in uccello, ed entrambi ebbero il nome di Alcioni. Dicono i poeti che questi uccelli fanno il loro nido nel mare, che sta in c
si trafisse con quel medesimo giavellotto. Giove trasportò nel cielo questi sposi, che cangiò in due stelle. Filomela, e T
Iti, e lo diede a mangiare a Tereo in un solenne banchetto. Cercando questi di vedere suo figlio, allora Filomela infuriata s
un musico tanto ben veduto da Apollo, e dalle Muse. Anfione. Era questi un altro eccellente cantore, figlio di Giove, e d
nticello, dove oggi è la Chiesa di S. Giovanni Maggiore. Altri, e fra questi il Pontano, gli assegnano un sito alquanto più lu
Napoli adorato col nome di Ebone, di Mitra, di Serapide. Di ognuno di questi nomi imprendiamo a distintamente parlare. Ebone
: Maggiore. Correvano in queste feste i sacerdoti da disperati, e fra questi si annovera egli stesso il nostro Stazio, portand
rsi altri monumenti furono nell’anno 1591 rinvenute le immaginette di questi due fratelli. Questo gran tempio scosso da un fie
adorassero cotali Deità fin da tempi più remoti. Oltre a ciò essendo questi Numi immediati protettori de’ naviganti, come nel
e nell’altra il corno dell’ za. Celebre fu il Genio di Socrate, ed a questi Genj che noi chiamiamo folletti, e farfarelli att
1. Omero, ed Esiodo primi scrittori di favole nella Grecia. Prima di questi non abbiamo altri scrittori profani all’infuori d
quei, che in seguito cantarono i pezzi di Omero. Molti critici, e fra questi il nostro Vico, credono, che il poema di Omero si
upati di questo argomento, e pende tuttavia incerta la lite, a chi di questi due valenti uomini debba darsi il primo luogo. Ba
3 (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -
ri di queste allegorie hanno avuto in mira d’istruire i popoli mentre questi non credevano che di divertirsi ; se giugnessero
questi non credevano che di divertirsi ; se giugnessero a credere che questi sono racconti puerili nati nel seno dell’ignoranz
dizione però che il fratello Saturno non alleverebbe figli maschi ; e questi divorava i suoi figli a misura che nascevano. Tut
per dar leggi all’universo, attentò più volte alla vita del figlio ; questi , irritato per l’ingratitudine del padre, gli moss
Giove, ed avendo abusato di diverse donne con vari stratagemmi, tutti questi furono attribuiti ad un solo, e ornati colle favo
A principio fu ritrosa alle importune amorose inchieste di Giove, ma questi si cangiò in cucculo o corvo, come dicono alcuni,
e sotto la guardia del pastore Argo che aveva cento occhi, ed essendo questi stato ucciso per ordine di Giove da Mercurio che
i una terribile guerra estese la sua vendetta fin contro Enea. Mentre questi navigava alla volta d’Italia, Giunone andò a ritr
o sembra. Le furono innalzati de’ famosi tempii in molti luoghi, e da questi traeva diversi soprannomi. Le si offrivano le pri
sso da un terribile mal di capo. Avendo implorato l’aiuto di Vulcano, questi con un colpo di acceta gli spaccò il cranio ; dal
passionatamente Venere, colla quale suo marito Vulcano il sorprese ; questi formò di fili sottilissimi di metallo una rete in
fo, in Gnido, in Citera e in Cipro. E più famosi sono i templi che in questi paesi le si innalzarono. L’infinito numero di sta
lei amata fu convertita in colomba da Cupido, poichè in una sfida che questi ebbe con Venere a chi sapeva coglier più fiori, P
guire la sua commissione che persuase Anfitrite a sposare Nettuno ; e questi per compensare il delfino del servigio a lui rend
e la cornacchia erangli parimenti consagrati, perocchè credevasi che questi uccelli avessero un particolare istinto a predir
i porta una lancia o pertica armata di uncini oppure un tridente. Con questi attributi egli proteggeva il commercio. Il triden
per non perire d’inedia di pregar Bacco a ripigliarsi il suo dono, e questi allora gl’impose di lavarsi nel fiume Pattolo, ch
rno, piomba la natura nel lutto e nella sterilità. Proserpina secondo questi ultimi era l’emblema della corona boreale, bella
rami d’alberi e altre volte dei bracieri in cui ardevano dei profumi, questi ornamenti servivano ad ispirare ai sudditi un tim
ntà li riteneva. Quando i venti gettarono Ulisse negli stati di Eolo, questi lo accolse molto cortesemente e per segno di bene
ua navigazione. I compagni di Ulisse, vinti dalla curiosità, aprirono questi otri, donde fuggirono i venti che furono causa di
all’Aurora o da Eribea si fanno procedere gli altri. I principali tra questi ultimi erano que’che spiravano dai quattro punti
rlo in quella sorta di cerimonia, come i Romani invocavano Talassio ; questi però, secondo alcuni, non era altro che un grido
aveva fatto un toro, Vulcano un uomo, Minerva una casa ; tutti e tre questi numi scelsero Momo per pronunciare un giudizio su
le ed una mezza luna su la testa, per indicare che essa presiede come questi due astri, a tutto ciò che accade sopra la terra.
re ne aveva uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e questi sacerdoti erano soggetti all’autorità di un ponte
andava per diporto, i Delfini scherzando, sollevavano i flutti : dopo questi venivano alcuni Tritoni i quali suonavano la trom
uole uno de’ segretari di Minosse. Dedalo favorì ha corrispondenza di questi due amanti. Pasifae essendosi sgravata di un figl
va sempre gli occhi aperti avevano una virtù sorprendente. Con uno di questi pomi la Discordia pose lo scompiglio fra le Doe.
ella quale si era invaghito Glauco, dio marino ; ma non avendo potuto questi farsi amare dalla medesima ricorse a Circe, famos
e Alcmena si vestì delle sembianze di Anfitrione di lei marito mentre questi era alla guerra di Tebe. Giove aveva giurato che
figlio di Echidna, ed un Dragone con sette teste. Ercole uccise anche questi mostri. 11.° Uccise il Drago custode del giardino
sortire dal mare un mostro che spaventò i cavalli di Ippolito mentre questi se ne giva verso il mare, e presa la fuga, mandar
con cui era partito ; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè questi vedendo da lungi tornar il naviglio colle nere ve
erano destri nell’uso dell’arco. Variano le opinioni su l’origine di questi mostri favolosi. Ecco ciò che narrasi riguardo al
re la montagna da quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi per questi successi insultarono i Lapiti popoli della Tessag
. Polluce afflitto per la morte del fratello pregò Giove che rendesse questi alla vita e togliesse a lui medesimo la sua immor
pastore che aveva dato ospitalità alla loro madre. Le inclinazioni di questi due fratelli furono diverse. Zeto si diede alla c
a lungo tempo da terribili sogni, fa consultare l’oracolo di Apollo e questi risponde che bisogna placare l’ombra di Frisso di
pigliò, come avo materno, una particolare cura. Egli insegnò a tutti questi eroi la medicina, la chirurgia, la musica, l’astr
neste all’umanità. Nella guerra che fece Ercole ai Gentauri, sperando questi di calmare il furore dell’eroe con la presenza de
scuno. Giasone promotore dell’impresa ne fu riconosciuto il capo. Tra questi principi i più distinti erano Castore e Polluce,
li di Borea di scaociare le Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e questi le inseguirono fino alle isole Plote che furono p
atello Alcimeno o Delrade o Bellero (perciocchè gli vengon dati tutti questi nomi) che pretendeva farsi tiranno di Corinto sec
alcioni, e vollero che il mare fosse tranquillo in tutto il tempo che questi uccelli facevano i loro nidi. Epperò l’alcione er
Erizia i buoi del Sole. Giove avendo comandato ad Ercole di batterlo, questi , a colpi di frecce, atterrò più volte il suo nemi
a e la sua educazione. Avendo maritata la figlia a Xifeo e non avendo questi avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sape
Giano con due facce, per dinotare che la regia potestà era divisa fra questi due principi, e che lo stato veniva dai consigli
adre e colla madre sopra di un carro, e allora, più non dubitando che questi fosse colui indicato dall’oracolo, lo elessero pe
Edipo subito nato ad uno della sua corte acciò lo facesse perire, ma questi , fatto pietoso del figlio lo attaccò solo pei pie
una contesa tra i Focesi e i forestieri ei volle prender le parti di questi , uccise, senza conoscerlo, il proprio padre, che
e gli venivano offerti insieme, poichè per quanto cattivi sieno stati questi due fratelli non si tralasciò nullameno nella Gre
reo si rifuggì alla corte di Euristeo re d’Argo, suo nipote, perocchè questi era figlio di Nicippe, una delle figlie di Pelope
trocità, fece recare verso la fine del pasto le braccia e le teste di questi figli. Dicesi che il sole retrocedette inorridito
loro padre Plistene, furono allevati dal loro avo Atreo : dal nome di questi furono essi chiamati Atridi. Dopo la morte di Atr
dato a Delfo, ove sapeva che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che questi venuto fosse per ispogliare il tempio, e il fe’da
d uno de’suoi schiavi, chiamato Archelao acciò il facesse perire ; ma questi ad istanza di Ecuba si contentò di esporlo sul mo
ega cogli altri. Teti madre d’Achille sapendo che sotto Troia sarebbe questi perito l’occultò sotto abito femminile tra le dam
boschi e da antri isolati, orribili all’aspetto. I sacerdoti di tutti questi tempii non volevano essere consultati che da gran
iornavano quantunque in paesi diversi. Qualunque sia la procedenza di questi libri è però certo che nulla avvi di più celebre
ta la somma l’incognita avvertì Tarquinio di custodire diligentemente questi libri come contenenti oracoli che presagivano i d
i a quindici, i quali pigliarono il nome di quindecimviri. In origine questi sacerdoti non incombevano che alle cure le quali
o l’ufficio di celebrare i giuochi secolari. Non si poteva consultare questi libri senza una speciale autorizzazione del senat
ciava di ricorrervi. Sotto pena di morte era proibito a chi custodiva questi libri di lasciarli vedere a chicchessia. Quella c
cerdoti nei sacrifici. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di questi eran distinti con nomi particolari secondo il Dio
egli Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’intraprendeva prima che questi non avessero deciso, se l’augurio era fausto o in
vero che nou poca parte vi aveva la politica, mentre gli esercizi di questi giuochi servivano d’ordinario a due mire : da una
esercizi ; e dall’altra si facevano più snelli e più robusti, essendo questi esercizi propri ad accrescere le forze del corpo
uro piombo. Il luogo ove si esercitava la gioventù, e ove si facevano questi giuochi chiamavasi Ginnasio, Palestra, Stadio, ec
a, Stadio, ecc. secondo la loro qualità. Rapporto a’ Giuochi Scenici, questi si rappresentavano sul teatro, o sulla scena che
o a Nemea ; 4.° Gl’Istmici, che si tenevano nell’istmo di Corinto. In questi giuochi che facevansi con tanta pompa, ai quali n
correva una prodigiosa moltitudine di spettatori e di concorrenti, in questi giuochi cui siamo debitori delle odi immortali di
repubblica prese una forma regolare, diverse autorità presiedevano a questi diversi giuochi. Presso i Romani celebravansi dei
4 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489
. Anzi gli scrittori filosofi che studiano le origini storiche, e fra questi principalmente il Vico, asseriscono che il toro c
e val per mille ; e quasi nessun poeta tralascia di accennarlo, e tra questi anche Dante. Dicono che Anfione col suon della ce
aggi e antropofagi dalle stragi e dalla vita bestiale e ferina 82. Ma questi e simili prodigii furon dai Mitologi attribuiti a
Ombre, ove discese essendo egli in prima vita. Narrano i poeti, e tra questi più splendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo n
olipi di acqua dolce, assomigliando forse i microscopici tentacoli di questi alle molteplici teste dell’Idra favolosa. Agli An
el giardino con alberi che producevano pomi di solido oro ; ma perchè questi avrebbero allettato la cupidigia di molti, eran g
, sono più difficili a vincere quanto più ti appressi a loro ; perchè questi corpi possono avere più forze a resistere ad uno
giuochi circensi. È lodata in generale la loro abilità e valentia in questi esercizii, ma non si narrano molti fatti particol
a stesse per sei mesi nel Cielo. Gli Astronomi antichi aggiunsero che questi due affettuosissimi fratelli furon cangiati nella
uce ; e quindi ebbe il nome di Gemelli l’intera costellazione. Perciò questi due fratelli, oltre all’esser rappresentati con c
fossero nati da un uovo partorito da Leda, chiama la costellazione di questi gemelli il bel nido di Leda nella seguente terzin
a liberò la Terra da quel mostro di crudeltà. Preceduto dalla fama di questi ed altri mirabili fatti giunse Teseo in Atene, e
’Atene, « Che su nel mondo la morte ti porse ? « Partiti, bestia, chè questi non viene « Ammaestrato dalla tua sorella, « Ma v
ivina Commedia, e trova il modo di farla rammentare nel Purgatorio in questi versi : « Sì tra le frasche non so chi diceva :
tal mischia così terribile e sanguinosa, che quasi tutti i poeti (tra questi anche Dante come abbiam veduto) o la descrivono o
invece rimasero quasi tutti o uccisi o feriti113. Non v’era però fra questi il Centauro Chirone, che fu il più umano e il più
rbandoci in ultimo a dar notizia soltanto delle gesta e della fine di questi prodi. Eteocle, quantunque non ignorasse questo
a. Così rimase solo Creonte nell’orrida e luttuosa reggia di Tebe. Su questi atroci fatti esiste un poema latino intitolato la
te due principesse, Adrasto vi acconsentì volentieri, perchè trovò in questi sposi la spiegazione della risposta dell’oracolo
hiale, Adrasto interpretò che le parole dell’Oracolo si riferissero a questi due giovani Eroi, che gli avrebbero rapite le fig
e di questo suo genero, affidandogli una sì delicata missione, poichè questi è quello stesso Tideo che « …………… rose « Le temp
discendenti ; ed ebbe luogo dieci anni dopo la prima per aspettar che questi rampolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie.
e furono Atreo e Tieste. L’inimicizia e la perfidia impareggiabile di questi due mostruosi fratelli furono rese più orribili d
» L’odio esecrando di Atreo e di Tieste non solo durò finchè vissero questi fratelli, ma si comunicò in ambedue le linee coll
erivare gli uomini dalle bestie senza che alcuno li contraddicesse. E questi guerrieri derivati dalle formiche son quei prodi
el classico terreno sorge un villaggio turco chiamato Bunar-Basci. In questi ultimi anni però, un erudito grecista tedesco, il
« Poi che ‘l superbo Ilïòn fu combusto. » Ed inoltre ripete ambedue questi stessi termini anche in una terzina del C. xii de
conciso l’Alighieri non potrà creder ch’egli abbia usato oziosamente questi due vocaboli come se fossero perfettamente sinoni
stessa città, derivano dal nome di altrettanti re Troiani : e, se di questi fosse accertata la cronologia e la Storia, sarebb
e Priamo il divo Ettorre. » (Iliad. lib. xx, traduz. del Monti). In questi versi è considerato Dardano come fondatore e prim
o re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani per liberarsi da questi mali dovevano tutti gli anni esporre a un mostro
to nazionale, come un’ onta all’intera Grecia ; e la maggior parte di questi principi accorse ad un generale congresso in Argo
glia Ifigenía, e la immolò difatti, secondo che scrivono i più, e tra questi anche Dante, che rammentando nel Canto v del Para
a Sinone attribuire la morte all’invidia e al tradimento di Ulisse in questi termini, secondo la traduzione di Annibal Caro :
che lo guarirono. 3ª Fatalità. — Doveva divenire amico un nemico ; e questi era Tèlefo re di Misia. Telefo, quantunque di san
u per terminare colla uccisione di Agamennone per mano di Achille, se questi non era trattenuto dalle eloquenti esortazioni de
ntrastarsele Aiace Telamonio ed Ulisse ; quegli più prode di braccio, questi più valente di consiglio. In pubblico parlamento
soccorso personalmente e perderon per essi la vita in battaglia. Fra questi v’eran due Semidei, cioè Sarpèdone figlio di Giov
i classici greci e latini, e principalmente Omero e Virgilio, mentre questi non pensano e non rivolgono mai il discorso ai lo
amente benchè il cavallo contenesse molti armati (dicono trecento), e questi fossero i più prodi guerrieri capitanati dall’acc
ve perdita sarebbe stata per l’esercito greco se fossero periti tutti questi illustri Eroi, « Che fur Tessandro e Stenelo ed
u accolta come nunziatrice del vero anche da celebri scrittori, e tra questi dall’Alighieri. Fu detto antichissimamente che An
che provò l’armata greca nel suo ritorno ; e resta solo a sapersi se questi reduci divenuti così famosi furon pur anco felici
cerva, asseriscono che Diana trasportò Ifigenia a far da ministra in questi sacrifizii, e che essa, quando vi giunsero Oreste
no che Penelope sua moglie si risolvesse a sposare uno di loro. Erano questi i Proci (cioè i pretendenti) di cui tanto a lungo
stessi. Tra i casi più straordinari e mirabili avvenuti ad Ulisse in questi diversi luoghi, Orazio chiamò speciosa miracula (
re de’ nostri. » (Eneid., iii. Traduz. del Caro). Non è già che sien questi soli gli splendidi miracoli della poetica facoltà
reo tutto il rigor delle Leggi. Quindi Dante, mentre condanna ambedue questi Omerici Eroi all’Inferno, assegna loro giustament
i dell’Affrica, di nuovo la Sicilia e finalmente giunse in Italia. In questi viaggi impiegò sette anni, essendosi però fermato
aggricciai, muto divenni, « Di Polidoro udendo. Un de’figliuoli « Era questi del re, che al tracio rege « Fu con molto tesoro
agni nelle isole Strofadi, e fu di trovarvi le Arpie. Noi descrivemmo questi mostri nei Cap. XLV e XLVIII, ed accennammo che o
la quando nelle spedizioni mangiavano sulla nuda terra. Dante confina questi mostruosi e sozzi volatili nella selva delle anim
tato delle anime dopo la morte secondo la religione pagana ; e noi di questi soggetti importantissimi per la classica Mitologi
i e poi di quindici persone ; e secondo il senso palese o supposto di questi libri si regolavano spesso in Roma i più alti aff
5 (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332
Cazotte. Noi non intendiamo di spiegare quì, il perchè ed il come di questi fatti, che sembrano soprannaturali, ma che pure à
i, di celebri scrittori, e di opere non meno celebri. La citazione di questi singolari avvenimenti viene in appoggio alla luci
rne e sensibili che colpiscano i suoi sensi, e sieno ín relazione con questi . Gli antichi non si rappresentarono il mondo come
tutta la nostra opera, debba mostrarsi lucidamente ai lettori, e che questi non possono avere la più lieve incertezza o la mi
Apollo, e tu soggiorno Già delle Muse, or non sii lor che tomba ; Pur questi ermi recessi anco penètra Qualche spirto gentile,
ra Qualche spirto gentile, e le aure pure Gode spirar : silenzioso in questi Antri vocali posa, e coll’ignudo Piede la sacra a
i noi. Cenere sopra cenere ; e l’universo si allarga e si feconda per questi incessanti alluvioni della morte. Dove gli umani
one i fiori e le frutta più belle. Essa si salvò con Saturno allorchè questi fu scacciato dal cielo da Giove. 12. Abdera. — Ci
costanze della Tracia. Mal si apposero quegli scrittori che confusero questi Sciti con gli Ipomolgami. Questi ultimi detti anc
rciò Virgilio li denominasse Oenotrii viri. La etimologia del nome di questi popoli è di una profonda incertezza. Non c’è stor
do una data qualunque. Tutto ciò che ha riguardo alla vera origine di questi popoli, si perde nella folta tenebra dei tempi. 2
olita, s’innamorò perdutamente di Peleo, e gli offrì il suo amore, ma questi resistè alle prave voglie della inverecon la. Cru
Essendo un giorno sbarcato coi suoi compagni sulle rive di un fiume, questi incontrarono, senza conoscerlo il dio Bacco, e vo
levano a viva forza portarlo a bordo del vascello di Acete, allor che questi si oppose vivamente, ed obbligò i compagni a lasc
o cosa a loro concernente. Così noi troviamo al principio dell’Iliade questi versi : Cantami, o diva, del Pelide Achille L’Ir
ferno, e cangiato in fiume per aver fornito l’acqua ai Titani, quando questi dettero la scalata al cielo. Le sue acque divenne
ore, duce dei Trojani, ucciso Patroclo, amico fedelissimo di Achille, questi ritornò alle armi e per vendicare il caduto amico
utte le cose. I Greci ereditarono dagli Egizii tale opinione che, per questi ultimi, era una conseguenza della fertilità della
sco ricadde sventuratamente sul capo di Acrise con tanta violenza che questi ne morì. 89. Acrisionade. — Soprannome dato a Per
ero di altre dame, le quali portavano due ricchi tappeti sovra uno di questi era ricamato in argento il letto di Adone, e sull
ebrare i funerali del morto, piangendo e cantando. Il popolo riteneva questi giorni come nefasti, e si ritenne come un malvagi
sto eroe venne legato pei piedi al carro di Achille, quando ucciso da questi in combattimento fu trascinato per tre volte into
9. Alcioneo. — Famoso gigante che soccorse gli Dei in una disputa che questi ebbero contro Giove. Minerva lo gettò fuori il gl
iro delle biade prima della mietitura. I sacerdoti che presiedevano a questi sacrifizi, erano al numero di dodici e si chiaman
mbulia : come Castore e Polluce venjan chiamati Ambulii, perchè tutti questi numi aveano degli altari vicino ad un vasto porti
o i viandanti. Un giorno tese un insidia a Polluce senza conoscerlo e questi l’uccise. 337. Amida. — Una delle figlie di Niobe
, re d’Argo : ella arse d’impudica fiamma per Bellorofonte, ma avendo questi respinte le lascive voglie di lei, ella lo accusò
un prato attiguo al tempio ove dimorava il dio Apis, e permettendo in questi rari periodi la sua vista ai forestieri. Nelle fe
bue Apis, non volle mangiare le offerte del principe Germanico, e che questi morì pochi giorni dopo. Finalmente coloro che si
Poetica Ep. 3. Archiloco dovea sposare Neobula figlia di Licambo, ma questi non curando la data promessa, concesse sua figlia
fatto coperta dai flutti del mare. Molti altri scrittori e Plinio fra questi , ritenevano che il fiume Alfeo nell’ Arcadia, seg
into, dopo avere ucciso il mostro. Arianna fuggì allora con Teseo, ma questi l’abbandonò su d’una roccia nell’isola di Naxos,
la vendetta degli Dei pensò, secondo la favola, più orrendi mostri di questi spaventevoli uccelli. Essi al dire di Virgilio, a
nta che avendo un giorno incontrato in una foresta Imolo re di Lidia, questi restasse talmente preso dalla straordinaria belle
o Meris, i cui abitanti avevano un culto particolare pei coccodrilli, questi animali venivano nutriti con cura deligente e con
r duci Ascalopo e Jalmeno, ambo di Marte Egregia prole ……. …… Eran di questi Trenta le navi che schierarsi al lido. Omero Ili
ell’ Oceano e di Teti. Avendo Giove abusato di Egina figlia di Asopo, questi volle vendicarsene e muover guerra a Giove, il qu
he essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando questi riprese le armi per vendicare la morte di Patrocl
uno dei soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e celebrazione di questi misteri bacchici, era tenuta in così grande consi
de il Senato Romano annullò nell’anno di Roma 568, la celebrazione di questi sconci e sanguinosi misteri, e da quell’epoca non
anti della città di Mendes nell’Egitto, avevano in grande venerazione questi animali. In generale gli Egiziani non gli immolav
irgilio, era essa che allestiva il carro e i cavalli di Marte, quando questi moveva alla battaglia. Secondo il citato autore,
sua innocenza, Bellorofonte sposò Filonea figlia di Lobate, la quale questi gli concesse in premio delle sue eroiche azioni e
era ritenuto il dio delle mosche, perchè il suo tempio era esente da questi insetti. Non pochi scrittori dell’antichità dicon
izione racconta che furono spediti all’imperatore Costanzo, alcuni di questi biglietti, trovati nel tempio del dio Beza, e che
adre loro recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirato da buoi, questi animali tardarono ad essere condotti al giogo ; o
era stata nutrice, ispirò al rapitore un tale accesso di rabbia, che questi si precipitò in un pozzo. Altri scrittori dicono
veniva chiamata la bacchetta che Apollo fece presente Mercurio quando questi gli ebbe donata la sua lira. Un giorno Mercurio t
Campea. — Guardiana del Tartaro, la quale fu uccisa da Giove, quando questi trasse dalla prigione infernale i suoi zii Titani
do misfatto ; e pensava in cuor suo di far morire Macabro stesso ; ma questi si sottrasse allo sdegno paterno, fuggendo a Delf
etto ragosta. Giunone ne mandò uno assai grosso contro Ercole, quando questi uccise l’Idra di Lerna, e lo fece mordere al pied
a greca e romana questo animale era consacrato a Mercurio, per essere questi ritenuto il più astuto e vigilante degli Dei, app
simulacro di un cane ; e che i Romani sagrificassero ogni anno uno di questi animali, volendo con ciò ricordare la sorpresa ch
divino acume ? Perche farmi. O spietato, annunciatrice D’oracoli fra questi orbi di lumi ? E svelar un destin che non mi lice
la loro madre Leda, era moglie di quel monarca, quando ebbe da Giove questi due figliuoli. Appena essi furono nati, Mercurio
ne ci ammaestra come, avendo Giove conceduta l’immortalità a Polluce, questi la divid sse col suo bene amato Castore, per modo
uoco sacro. 1004. Caumaso. — Era il nome di un celebre centauro. Fra questi i più famosi furono : Grineo, Reto, Nesso, Arneo,
unque il terrore e la fuga. 1011. Cavalli di Laomedone. — Una muta di questi famosi destrieri fu il premio che il re Laomedone
a liberazione della figliuola Esione. La tradizione favolosa dice che questi cavalli erano così rapidi e leggeri che correvano
le acque senza affondare. 1012. Cavalli di Marte. — Al dire di Servio questi cavalli avevano nome Fobos e Demos ossia il terro
nome Fobos e Demos ossia il terrore e il timore. Omero però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei suo
. Essendosi trovato presente alla querela fra i Lapidi ed i Centauri, questi vendendo ch’egli era in effetto invulnerabile, lo
ntare sul dorso dei cavalli : da ciò la favola della doppia natura di questi esseri mitologici. 1051. Centimano. — Così viene
mitologica, predicevano l’avvenire. 1074. Chariclea e Teagene. — Sono questi i nomi che Eliodoro nelle sue storie dà a due per
o da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in uno di questi animali. V. Leda. Cigno ebbe anche nome un figliu
corpo di Cigno disparve avendolo suo padre Nettuno cangiato in uno di questi animali. 1105. Cileno. — Fu una delle Plejadi. 11
i Baja. La cronaca favolosa dice che in una delle contrade abitate da questi popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l’antro
amò Egisto, il quale, d’accordo con lei, assassinò Agamennone, quando questi ritornò dalla guerra, e si rese padrone de’suoi s
o felicissimi. Però non era codesta superstiziosa credenza riguardo a questi rettili, comune a tutte le città dell’Egitto : ve
ssero la virtù d’indovinare ; ed era ritenuto come felice presagio se questi animali avessero mangiato nelle mani stesse del p
ottavo giorno. E finalmente la loro superstiziosa credenza riguardo a questi animali, guingeva fino al punto da credere che es
ogica che Demofonte, re d’Atene, accolse amorevolmente Oreste, quando questi lasciò Argo, dopo l’uccisione di Egisto e di Clit
ri, parti. Tutto parea promettere un tranquillo avvenire a Crateo, ma questi non potendo vivere senza suo figlio, allesti una
eusa. — Figlia di Creonte, re di Corinto : essa sposò Giasone, quando questi ripudiò Medea, la quale per vendicarsi mandò in d
la figlia di Creonte si chiamasse Glauca e non Creusa ; forse perchè questi due nomi vengono adoperati a vicenda per denotare
V. Monti. Essendosi Agamennone ricusato alle preghiere del vecchio, questi ottenne da Apollo che una terribile pestilenza av
la luna ; e negli altri le stelle ; mentre le corone che circondavano questi globi, contrasegnavano i giorai dell’anno. Dal no
, Nettuno e Plutone ; gli altri venivano denominati dei Minori, e fra questi i principali erano : Minerva o Pallade, Marte, Eo
oiche azioni avessero meritato di essere annoverati fra gli dei : fra questi furono Ercole, Teseo, Minosse e molti altri. A ma
gli uomini, che vissero nei remoti tempi dell’antichità. Ben presto a questi si aggiunsero, nella generale superstizione dei p
Dii minorum gentium, ossia dei delle piccole nazioni. Il numero di questi era estesissimo e, al dire di Tito Livio, non v’e
ibuzioni, e la storia. Dei incogniti. I pagani annoveravano fra questi dei tutti quelli della cui origine non si sapeva
e i tre giudici delle anime, Eaco, Minosse e Radamanto. Oltre a tutti questi nomi e classificazioni di divinità vi erano ancor
i Glauco e sacerdotessa di Diana. Ella servì di guida ad Enea, quando questi discese all’inferno. Ed ecco all’apparir del pri
a tradizione mitologica, per aver derubati ad Ercole, gli armenti che questi avea tolti al gigante Gerione. 1421. Despena. — U
l suo stato primitivo, i superstiti consultarono l’oracolo di Temi, e questi impose loro di gettare un certo numero di pietre
ola fa menzione di altri moiti noti sotto il nome di Deucalione : fra questi il più rinomato fu un figliuolo di Minosse, re di
ente che fossero sotto la particolar protezione di Diana cacciatrice, questi animali erano riguardati come sacri. 1433. Diasie
d’oro ; fanno che gli uomini bastonassero e ferissero gli dei, e che questi dovesseso fuggire ora in questa ora in quella con
odigio, ricorsero all’indovino Calcante per averne la spiegazione, ma questi , traendo dall’accaduto un favorevole augurio, dis
fosse corsa sulle sue tracce, montata su di un carro tirato da due di questi mostruosi animali, che vomitavano flamme. 1506. D
d avevano sparsi in tutte le Gallie gran numero di collegi. In uno di questi risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo dei D
aca che Ebota, fortemente sdegnato contro i suoi concittadini, perchè questi non avevano onorato la sua vittoria con un monume
gani attribuivano così fallacemente gli ecclissi, essi ritenevano che questi fenomeni della natura fossero del più funesto pre
Due priamidi, Cromio ed Ecmone, Veniano entrambi in un sol cocchio. A questi S’avventò Diomede ; e col furore Di lion che una
Educa aveva diverse denominazioni come : Edulia, Edusi, e Edusa : di questi nomi il più usitato però è quello citato in margi
obolo, se montoni, Criobolo. Allorquando si compivano le cerimonie di questi sagrifizii i sacerdoti, consacrati al culto del n
ione. Tieste riconobbe la propria spada, e avendo interrogato Egisto, questi rispose che gliela aveva data la madre. Tieste al
nuto Egisto in grande amicizia con Agammenone, re d’Argo e di Micene, questi , al momento di partire per l’assedio di Troja, af
e palesato la volontà dei numi, ed essendosi dopo pochi giorni uno di questi animali posato sulla casa di un cittadino per nom
o di questi animali posato sulla casa di un cittadino per nome Egone, questi venne all’istante proclamato re. Egone era similm
figliuolo Di Calcodonte, e sir de’prodi Abanti …………………… E quaranta di questi eran le vele. Omero — Iliade — lib. II. trad. di
di Clitennestra, sebbene la tradizione della favola ripeta che tutti questi figli, ed Elena stessa, fossero nati dagli amori
al delirio e dalle smanie crudeli del fratel suo, consutò l’oracolo e questi ordinò ad Oreste di andare a rapire la statua di
Oleno. Avendo con sua sorella Ega, preso cura dell’infanzia di Giove, questi la trasportò fra le costellazioni, ed è propriame
guiti, Emone brandì il ferro contro suo padre, e l’avrebbe ucciso, sè questi non si fosse sottratto al furore del figlio con l
, col nome di Tifeo ; e ciò perchè in alcune cronache dell’antichità, questi due Titani, sono di sovente scambiati l’uno con l
rima della venuta di Enea, mosse guerra al principe trojano, ma fu da questi vinto e ucciso in battaglia. E se morto mi vuol,
ccia ; ritirarsi indietro Con le teste alte ; in guardia si posaro Or questi or quello ; altine ambi ristretti Mischiar le man
i Lor sopra impose, ed a re tale il freno Ne diè, ch’ei ne potesse or questi , or quelli Con certa legge o rattenere o spingere
o, ossia il cielo e sua sorella Gea, fu detta Rea ossia la terra. Con questi nomi al dire del cronista Sanconiatone, i greci d
igliato Epimeteo a non accettar mai un presente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Prometeo per aver questi fatta co
esente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Prometeo per aver questi fatta con la creta una figura umana e detto che e
l già fatto, si contentò di stabilire fin dall’infanzia di Ercole che questi sarebbe annoverato fra gli immortali dopo la sua
e nulla Sapea, rispose che tuo dono ell’era, E tu sel che la mandi. A questi accenti, Ei che da fiero spasmo straziarsi Le vis
combattimento del cesto. Avendo un giorno sfidato alla lotta Ercole, questi accettò col patto che premio della pugna fossero,
 Fu figlia di Clitennestra e di Egisto e moglie di Oreste, quantunque questi fosse suo fratello per parte materna, da questa u
figure di Apollo e di Mercurio, e rappresentante, in una sola figura, questi due numi. 1798.Ermarpocrate. — Alla statua di Mer
usse seco insultando al suo rivale : Così in Euripide ed Ovidio. Però questi due autori discordano fra loro in un sol punto di
viceversa, per padre un dio e per madre una donna. La maggioranza di questi scrittori trae il nome di eroe dalla parola greca
l’avvenire ; e che egli ancor giovanissimo, predisse a Priamo (quando questi ripudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo
e nella propria famiglia. La giovanetta preferi di seguire Ercole, ma questi , che dovea muovere in Colchide, alla conquista de
he con sette falangi e sette duci Tutta cingono Tebe….. ….. terzo fra questi È l’Argivo Etcoclo… Sofogle — Edipo a Cutono — T
appresso ; appoggiata ad un elefante e con un globo nella destra. Con questi differenti attributi si voleva denotare, per mezz
i che spesero la propria vita in difesa della sventurata città. …… e questi Furiando parea Marte che crolla La grand’asta in
, il regno di Priamo resisterebbe agli attacchi dei greci, onde è che questi fecero del terribile avversario il bersaglio vive
che, avendo contrastato il possesso della città di Atene ad Eretteo, questi gli mosse guerra. Nella battaglia decisiva che fu
regua ; ma poi cominciò ad avere qualche lucido intervallo. In uno di questi momenti, egli decise di andare a Delfo, onde cons
o che dei due bambini Euristeo ed Ercole, quegli figlio di Micippe, e questi di Alemena quello che nascerebbe primo, avrebbe o
Divenuto adulto Euristeo, invidioso di Ercole, e temendo di essere da questi detronizzato un giorno lo perseguitò continuament
li alberi erano sempre verdeggianti, pubblicarono che fu sotto uno di questi , che si compirono i primi amori di Giove con Euro
Bacco combattè nella guerra dei giganti a fianco di suo padre Giove, questi nel vedere che il figliuolo aveva ucciso un gigan
i di Bellona erano anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre a questi ve ne erano degli altri nel tempio del dio Silvan
ronache dell’ antichità, è ritenuta come antichissima la esistenza di questi Faviani la cui istituzione è attribuita a Romolo
elazione, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi per essere questi dei celebri piloti, e che perciò mostravano di po
, impose loro di servirsi sola mente di bastoni di Ferula, imperocchè questi sebbene forti abbastanza per servire di appoggio,
buisce al fatto seguente. Fetonte avendo avuto una contesa con Epafo, questi lo insultò, dicendogli che egli non era, come se
V. Bauci. 2010. Fileni. — Le cronache storico mitologiche, narrano di questi due fratelli un’eroica avventura, che ad essi cos
dere, e permise a Filomena di seguire Tereo. Ma, durante il tragitto, questi , affascinato dalla sovrumana bellezza di Filomena
lludendo, con poetica immagine, alla mestissima dolcezza del canto di questi uccelli. Ovidio fa di questo avvenimento una dell
gnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito da Troja, e aiutato da questi , fondò in quella contrada la città di Petilia. Fu
quali oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero degli altarî a questi consacrati e dove il culto dei pagani offeriva de
do la colpa pentuta è rimossa. Dante — Inferno — Canto XIV. Oltre a questi , gli antichi riconoscevano pure come fiumi infern
n seguito furono i Flamini divisi in due ordini distinti. Il primo di questi si componeva di tre sacerdoti o ministri Flamini,
ro era composto di-dodici individui scelti fra il popolo. Il primo di questi ordini si chiamava quello dei Flamini maggiori :
amini maggiori : il secondo quello dei Flamini minori. Però ognuno di questi sacerdoti era addetto ad un dio particolare. I Fl
tta Flegia — vedi l’articolo precedente. — Al dire di Pausania furono questi popoli e non il loro re Flegia che incendiarono e
ielo che piovve sopra di loro. Un moderno scrittore è di avviso che a questi popoli Flegiani, e con loro a tutti gli empi e sa
lora. Varrone asserisce che sotto il regno di Romolo furono istituiti questi giuochi, i quali al dire del cennato scrittore, f
to Ercole assaggiare del vino che era di proprietà di altri centauri, questi si opposero, e passando dalle minacce ai fatti, s
ta e tal’ altra con una mezza luna, per esprimere che essa al paro di questi due pianeti, regola e presiede a tutto ciò che ac
ibito di sacrificare dei maiali ; come pure di cibarsi della carne di questi animali. Essi ritenevano come sacri i colombi ; e
; e credevano fermamente che essi non potevano toccare nemmeno uno di questi volatili, riguardando come impuro e maledetto que
re dee giovanette si chiamassero Gelasia Lecori e Comasia. Almeno con questi nomi vengono più comunemente indicate le tre Graz
enetillidi maggiori schiarimenti. 2099. Gentali. — Anche sul conto di questi altri numi del paganesimo, è discorde il parere d
lo scrittore Salmasio, la città di Gerania era il punto di ritrovo di questi volatili, allorquando movevano contro i PigmeiV.
ò nomina nelle sue storie molti altri numi adorati dai Germani, e fra questi Marte. Mercurio ed Ercole, a cui offrivano sacrif
uanto poetico. Giacinto era così passionatamente amato da Apollo, che questi abbandonò sovente la sua celeste dimora per segui
la porpora di Tiro. Che tien de’gigli non diversa forma : Se non che questi argenteo hanno colore. Purpureo l’altro. Nè ciò b
rappresentato Giano, per dinotare che la potenza reale era divisa fra questi due principi e che essi tenevano a vicenda le red
giovanile, condiscese facilmente alla volontà di Pelia, tanto più che questi gli promise formalmente che al suo ritorno dalla
fa Anobret. Secondo il citato scrittore, durante il regno di Saturno, questi ebbe da Anobret un figliuolo al quale pose il nom
fugge agli dei e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè solamente a questi usi destinarono i primi egiziani le figure Gierog
ti in grande considerazione. Secondo alcune tradizioni dell’antichità questi sacerdoti erano eunuchi. V. Ati. 2146. Gierofanzi
rina della loro religione. Finalmente altri, ed il cronista Suida fra questi ultimi, asseriscono che il nome di Gierogrammatei
l nome collettivo di Titaui ai Giganti ; non bisogna punto confondere questi con quelli, di cui noi ci occuperemo particolarme
o sulla terra formavano altrettante montagne. E fu tale la scossa che questi spaventosi figli della Terra dettero a tutto il c
ito dagli sforzi sovrumani, chiamò in suo soccorso tutti gli dei ; ma questi spaventati fuggirono chi in questa e chi in quell
rra mossa dai Giganti a tutte le divinità dell’Olimpo pagano. Oltre a questi figliuoli della Terra, conosciuti nella storia de
meno pochi denti, ognuno dei quali pesava circa cinque once. Da tutti questi numerosi esempi da noi finora citati, e facendo u
lla nostra meta, diremo che tutto ciò che si racconta in generale, di questi avanzi mostruosi, di questi sepolcri scoperti, di
tutto ciò che si racconta in generale, di questi avanzi mostruosi, di questi sepolcri scoperti, di questi cadaveri di smisurat
generale, di questi avanzi mostruosi, di questi sepolcri scoperti, di questi cadaveri di smisurata grandezza, potrebbe benissi
gonia — Canto Il cronista Vossio professa differente opinione, circa questi tre formidabili fratelli giganti. Egli dice che e
lle sponde del fiume Tanai. Seguendo l’opinione del citato scrittore, questi popoli furono sconfitti dalle Amazzoni in una bat
ta detta auche pancracio, l’asta, il salto ed il pugillato. Fra tutti questi esercizii la corsa era quella ritenuta in più con
la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani per aver questi , quando combatterono contro i Galli sulle sponde
el giorno dopo gl’Idi, le None, e le Calende di ciascun mese. Oltre a questi giorni riconosciuti da tutti come fortunati o sfo
zione mitologica lo fa figliuolo di Rea e di Saturno, aggiungendo che questi lo avrebbe divorato, a somiglianza di tutti gli a
cifra dei nomi e dei soprannomi coi quali lo chiamavano i pagani. Di questi soprannomi moltissimi derivavano dai luoghi, nei
ore dello spazio, occupato dall’ aria. Vi sono varii scrittori, e fra questi Cicerone, i quali considerando il Giove pagano, s
rità delle opinioni dei cronisti e degli scrittori. Infatti molti fra questi pretendono che una tal divisione, fosse quella ch
premazia su tutti i mari. È questa forse la ragione che fece ritenere questi tre fratelli come altrettante divinità onnipotent
eriodo della seconda guerra Punica, essendo censore Livio Salinatore, questi dedicò un tempio alla Gioventù, e furono allora i
a quanto asseriamo. Infatti, Giunone contendeva sovente con Giove, e questi non solamente l’ingannava del continuo, assumendo
ro figli, cioè : Vulcano, Ebe, Venere e Lucina ; altri vogliono che a questi si aggiungessero altri due, cioè : Marte, Dio del
: Marte, Dio della guerra, e Tifone. Fra gli scrittori che aggiungono questi ultimi due, ai figli di Giunone, ve ne sono molti
olti i quali allegorizzano con simbolica configurazione la nascita di questi figliuoli. Infatti, troviamo nelle cronache, che
quale si vedono auche oggidi, molte statue di quella dea, con uno di questi volatili a fianco. I greci e i romani, offerivano
Quirita, Conservatrice, Sospita, Moneta, Placida ecc. ecc. Per tutti questi nomi vedi gli articoli particolari. 2173. Giunoni
a abbastanza chiaramente che la politica aveva, nella celebrazione di questi pubblici divertimenti, la sua gran parte ; impero
i, la sua gran parte ; imperocchè la gioventù acquistava per mezzo di questi esercizi, amore alle cose militari e marziali ; e
iù disposti, più svelti, e robusti, essendo continuamente occupati in questi esercizi, che sviluppano così potentemente le for
le i romani e sopratutto i greci davano il nome di Olimpiade. Oltre a questi principali pubblici spettacoli, ve ne erano dei s
non pertanto avevano presso gli antichi una tal quale importanza. Fra questi bisognerà ricordare i giuochi detti Capitolini, g
uo, al quale dimandava vendetta contro gli uomini, tutte le volte che questi offendevano le sue leggi. Al dire di Arato, la gi
atello e mischiatasi ai soldati di lui, si adoperò a fare in modo che questi avessero rotto il trattato. Ma non essendo riusci
che, non avendo Medusa voluto accondiscendere alla volontà di Perseo, questi l’avesse ucciso. Anche fra gli scrittori moderni,
ei più brutti e lurudi satiri ; e sovente le statue ed i simulacri di questi ultimi, eran vuoti nello interno, per modo che ap
tà stessa, quanto dai moderni, non facendo alcuno di essi menzione di questi favolosi animali, che non hanno avuto vita che ne
foni, ma la ereditarono dalle credenze degli egizii, i quali davano a questi favolosi animali, un senso allegorico molto più e
iamano questa città col nome di Cryncus. 2205. Gru. — Presso i pagani questi uccell i erano ritenuti, al paro degli avvoltoi e
ni, presero le armi e respinsero vittoriosamente i Lacedemoni, quando questi cingevano d’assedio la città di Argo. 2227. Icadi
valore. Il gran mastro di laurta Idomeneu Guida i Cretesi…. …………. Di questi tutti Idomeneo divide Col Marzio Merion la glorlu
norme cancro fosse venuto a proteggerla contro i colpi di Ercole ; ma questi schiacciò il cancro con un colpo di clava, e ucci
delle sue forme, e che divise una notte il letto di Patroclo, quando questi si recò nella tenda del suo amico Achille. Dormi
oste. Il re ordinò si eseguissero alla lettera i cenni di Melampo ; e questi cominciò dall’ordinare un gran numero di sacrifiz
alla quale si attiene Apollodoro, nelle sue cronache pagane, dice che questi due fanciulli nacquero di 10 mesi e fossero gemel
allevare in Argo, nella propria corte del consorte Agamennone. Venuto questi coll’andar del tempo a conoscenza delle cosa non
ceva che due sole Dirœ ; mentre i greci ne ammettevano tre : entrambi questi popoli le invocavano per la distruzione dei nemic
della contesa furono chiamati Inaco, ed altri due fiumi, del paese e questi di comune accordo giudicarono in favore di Giunon
mavano Ifialti ; e i latini Incubi da incubare, perchè ritenevano che questi genii dividessero la notte il letto delle donne.
no ; e avendo i giudici ordinato che il reo fosse posto alla tortura, questi confessò il delitto e restituì la tazza, che fu r
o ; e tanto che, sapendo che, per diritto di primogenitura, sarebbe a questi spettato di succedere al trono del padre loro, a
non gode, ma rivolge In mente de’ mortali gli abborriti Successi : e questi rivolgendo in mente Intisichisce, e sè rode ed al
e fantastica ; pure alcuni naturalisti dell’antichità, e Plinio, fra questi , dicono che si dà il nome di cavallo marino o Ipp
perditore. Ben tredici furono i concorrenti alla strana disfida ; ma questi riuscirono l’un dopo l’altro perditori, e secondo
e alcuni scrittori chiamano semplicemente Isifile, e l’ Alighieri fra questi , V. Giasone) fu assunta regina al governo dell’is
fuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsari e da questi venduta a Licurgo, re di Tessaglia, il quale pres
padre di un figlio chiamato Urano, e di una figliuola detta Ge ; nomi questi che significano il Cielo e la Terra e che al dire
e nella luna, cosichè spesso il loro culto andò confuso con quello di questi due pianeti. Un’ antichissima tradizione egiziana
nome Nefele, la quale entrata di notte nella camera d’ Issione, fu da questi ricevuta con tutte le testimonianze della passion
lamo. Sebbene a malincuore, Giunone accondiscese al volere di Giove e questi allora formò di una nuvola una donna a cui dette
resso i greci. Le cronache dell’antichità, asseriscono che il nome di questi giuochi prese occasione dall’istmo di Corinto, do
azia sul paese dei Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo, questi per conciliare le differenze, decise che il paese
capo di una colonia da cui poi discesero gli Jossidi. A proposito di questi , scrive Pausania, che per una superstiz iosa cred
tempio di Kaor-Bus, quegl’infermi che essi non han potuto guarire, e questi debbono offrire al dio quattro uccelli, prima di
il terzo come suo fratello. Però è a notare che, il più delle volte, questi tre grandi numi tenuti in tanta venerazione dai T
nella loro impresa. 2388. Kasia ed Anna. — Presso i giapponesi, sono questi i nomi di due sacerdoti, i quali scrissero su fog
ottavo maschio, onde sottrarlo allo spietato furore di Kansa. Invano questi circondò la camera reale di scherani e di guardie
do così di avvolgere nel la generale catastrofe il piccolo Krisna. Ma questi , sebbene appena neonato, possente siccome un vero
n re pastore per nome Nunda, ed alla moglie di lui detta Jasciada ; e questi non sentendosi sicuri nella città di Matura, si t
trutto ; …….. Virgilio — Eneide — Lib. V. trad. di A. Caro. Oltre a questi due laberinti, annoverati, come dicemmo, fra le m
famosi, pure vengono ricordati nelle cronache dell’antichità. Uno di questi laberinti fu fatto edificare da Porsenna, re dell
sulle sue rive avevano, da lungo tempo, fissato la loro dimora due di questi volatili, sui quali gl’indigeni raccontavano le p
lla carne. La ninfa portò querela di ciò al suo immortale genitore, e questi a Giove, il quale promise il castigo dei colpevol
i stella ; Il rito antico a noi sarà venuto Dei notturni Lemurii : in questi onora Sacra funzion dell’ Ombre il popol muto. O
a storia ritenuta come verissima dagli antichi Egizii. Infatti presso questi ultimi popoli, Apollo, ossia il sole ha per madre
ne. A ssunta fra le immortali, ebbe ben presto altari e templi, e tra questi , il più famoso fu quello che sorgeva nell’isola d
antichità, così avea nome il cane che Procri regalò a Cefalo, quando questi mosse alla caccia della mostruosa volpe, che, sec
o d’accordo col re Augia, avesse stabilito di legare Ercole, allorchè questi dopo aver nettate le famose stalle di quel re — V
ma vi è stato pure fra gli scrittori tanto antichi che moderni, e fra questi il critico Casauvono, che han dimostrato essere i
to grande cognizione dei metalli. Morì ucciso da Polluce, allorquando questi , e Castore suo fratello, rapirono ad Ida e Linceo
perocchè avendo un giorno sgridato Ercole, perchè sbagliava di tuono, questi sdegnato lo percosse così violentemente coll’arco
si tutti i popoli dell’antichità, i quali, meravigliati alla vista di questi due splendori della creazione, e riconoscenti agl
ivisi in due collegî distinti, detti dei Fabiani e dei Quintiliani. A questi due, Giulio Cesare aggiunse un terzo collegio, de
avano i seguaci dell’eresia di Simone il mago. 15. Menandro. — Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette
molto anteriori dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono questi i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette
cri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto da quella. che da questi  ; ma non consentendoci lo spazio una lunga ed esa
6 (1841) Mitologia iconologica pp. -243
o i vantaggi, che risultano a noi dalle mitologiche cognizioni. E son questi forse per un’amator delle scienze frutti di poco
o le idee, cominciarono a lavorarsi Dei a capriccio, ed a rivolgere a questi le loro adorazioni ; onde videsi con orror di nat
o essi la loro potenza sin agli estremi paesi del mondo conosciuto, a questi tutti comunicaro le loro stravaganze, e follie ;
um, come quelli, che erano adorati da tutte le nazioni della terra, e questi erano venti, de’quali dodici formavano il supremo
on avevano a tal consiglio, chiamavansi ordinariamente Dei selecti, e questi erano il Destino, Saturno, Giano, Genio, Plutone,
aturno, Giano, Genio, Plutone, Bacco, Cibele, e Proserpina, benchè sù questi nomi non da tutti si conviene. La II classe racch
o a qualche Dea, detti Dei Ascrittizii. Varr. apud Aug. Nel numero di questi erano ancora annoverati quegli Eroi, che a riguar
o dedicati erano il faggio, e la quercia, e tanto era il rispetto per questi , che si giunse pure a credere aver essi la facolt
venne egli riconosciuto pel mare, e non pel Dio di esso ; percio con questi riconosco anch’io Chi fù Nettuno Nettuno figlio d
r esso vien sovente armato, Perchè il mondo talor venghi distrutto. È questi quell Vulcan Nume abborrito, Che ebbe nel cor tro
o mercè del suo ministerio la grazia del suo padre Giove, non isdegnò questi di ammetterlo al cielo in qualità di coppiere deg
no, che da religiosa destra si apprestavano a suoi altari. Perchè poi questi animali fossero stati a Marte graditi, può conget
Dio per quanto era possibile deputavasi una congrua vittima : quindi questi animali quali simboli di ferocia, e velocità ben
Dat somnos, adimitque, et lumina morte resignat (1). Suoi nomi. Da questi moltiplici diversi impieghi impertanto facil cosa
essità da Dio glorioso lo rese vil pastore degli armenti di Admete, e questi poscia lasciando pei furti dell’ astuto Mercurio
nto di tutti gl’ enti atterriti ferì l’orccchio di Giove, e crucciato questi ben presto con fulmine rovesciò nell’ Eridano l’a
molti sono i nomi, onde distinguevasi tal Nume di triplicato potere ; questi però sono i principali. Vien chiamato Delio a cag
i in sposa Deiopea fra le quattordici sue Ninfe la più bella ; purchè questi mosso a compassione de’ suoi affanni avesse con f
itata non avea di gareggiar collo stesso suo marito Giove ; mentre se questi per sua virtù tratto aveva dal fecondo seno di su
ministro di sua vendetta elesse il deforme suo figlio Vulcano. Pronto questi a voleri del padre, non si curò di stendere le ma
a, ed in vaghe forme presentò i suoi preziosi tesori a mortali, sichè questi rapiti dalla novità del portento, e da essa, e da
ntille dell’innocente suo fuoco nel petto de’ mortali, che sentendone questi le dolci, ma possenti spinte, non poterono fare a
essa si accese nel petto del religioso Nume II. Re de’ Romani. Ordinò questi ergersi in suo onore magnifico tempio in forma ro
’ suoi marittimi viaggi l’infelice Aiace di Oileo, se non perchè ebbe questi il temerario ardire di violar l’onesta verginella
rifuggiatasi nel suo tempio per soccorso, e salute ? Illustri esempii questi si furono, onde palesar ben chiaro quanto ella ra
rtare le Campagne del re di Calidone Eneo ? Il poco rispetto che ebbe questi per essa nell’escluderla dalle offerte delle prim
selva, erba in prato, fiera in bosco, che non ne senta il valore. Per questi , ed altri innumerabili suoi effetti essa fù confu
el mondo, come ricavasi da molti monumenti degl’antichi scrittori. In questi fù costume immolarsi per man di Sacerdoti per leg
sto rispose, come abbiamo da Laerzio : Il solo Fato. Nè solamente era questi l’arbitro delle mortali vicende, giusta quel dett
el titolo di padre degli Dei a lui per natural dritto dovuto. Campato questi dallo sdegno d’Urano suo padre per cura di Titea,
più ingelosendo il suo figlio Giove, fù la cagione, per cui obliando questi tutti i dritti paterni con mano ardita lo rovesci
ortuna. In umile atteggiamento presentossi al Re Giano, ed intenerito questi alle sue sventure nel suo regno gli permise non s
e già mosse a tumultuosa discordia tutti ad un tratto quei Numi, e se questi dopo maturo squittinio non avessero rilegato in t
e querele cercarono confondere ne’suoi consigli l’inumano Rattore, ma questi prevalendo nella forza, e sordo facendosi alle do
i Primavera de’ Dei sublime cura. Annotazioni L’apporre note a questi quattro Sonetti rappresentanti le stagioni dell’a
er chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec : piochè sebbene da questi valentuomini, e da altri ancora gran maestri nell
bbondanza di rettorica, quale aggiustatezza di logica si racchiude in questi due versi di Temistocle avanti a Serse. E la col
sta di otto sillabe, delle quali la sesta richiede l’accento. Otto di questi versi, non soggetti però sempre a tal numero, cos
nun si pettina Entra furtivo, e lacera Prendono cibo alteri, Feroce questi , e quelli. E a morte s’apparecchiano Così il fa
rcani sul niente, su i peli, sullo scarafagio, e sul sanguinaccio, ma questi sforzi prodigiosi sono unicamente riserbati ai ma
l Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto da questi grand’ uomini per recarla alla sua perfezione, al
mente rimati tra loro, ed il sesto quinario piano, che rima al terzo, questi sono i divisati sei versi, che costituiscono ogni
i un Chiari, un Goldoni, un Cerlone, e mille altri, e pria, e dopo di questi , in tal metro si dilettarono scrivere delle molte
hè quegli a suo solito cantó gesta guerriere, e furor di battaglia, e questi cantò i piaceri della vita campestre, ed i vantag
to del famoso Procuste, quasi che se non si avesse qualche sonetto di questi tali ne andrebbe, al dir del Menzini, il Parnasso
l dir del Menzini, il Parnasso tutto in rovina. Deh ! Ricredansi omai questi sciocchi, se non vogliono colla moneta dei pubbli
ltri sonetti, e mille altri autori, che per brevità io tralascio ? In questi , come in tanti esemplari specchiar si deve chiunq
d il Lirico, mentre le altre, che sotto accenneremo, tutte partono da questi modelli, ed ad essi si possono per conseguenza ri
camina il primo con allettante armonia, così per l’ordinato misto di questi sonoro si rende il secondo. Dalla varietà però de
parte Spondei. Esso ne’ primi quattro piedi offre l’arbitrio di usare questi , o quelli secondo il genio dell’autore, e secondo
(2). Inoltre al verso Esametro si riducono altri versi differenti, e questi sino al numero di sette, cioè il Pentametro, l’ A
apestici finalmente costituiseono l’ultima classe dei versi lirici. A questi parmi essere accaduto, quel, che suole avvenire a
tti tutti i più praticati metri della poesia latina. La cognizione di questi però poco giova, se dietro lunga lettura non si p
parere. Luc. dial. de Deor. concil. (1). Gli antichi credevano, che questi Dei, presedessero alle cose necessarie dell’ uomo
r cuore un bel genio a studio così interessante. La favola adunque di questi mostri superbi insorti contro Giove sembra deriva
l è più connaturale, e propria una tal passione ! Suoi nomi. (1). Da questi ultimi speciosi titoli, co’ quali salutato veniva
cosa ben sapendo Ulisse nel passar per quel luogo con tutti i suoi, a questi turò con cera gl’orecchi, e se stesso fece ligare
atiatus pectore musis Doctior ad patrias lapsus pervenerit oras. Per questi tristi gemiti, ed amare querele delle abbandonate
Dea recatasi da Eolo per ajuto, non che delle consolanti parole, che questi in risposta le diede. Quale descrizione, perchè o
ran pregio delle Vestali era, che incontrandosi colli stessi consoli, questi per rispetto alla loro dignità o doveano deviare
se in più Scrittori, e soprattutto in Virgilio, troppo son note, e da questi fatti forse prese occasione, e corraggio il super
essa la Regina de’fieri vistosamente si gode. (1). La conescenza di questi sagrilegi riti presso de’gentili largamente diffu
tempio in onor di Diana, di cui il culto abolito voleva S. Paolo ebbe questi a sostenere il peso di una forte sedizione contro
itolato, Bacco in toscano. (1). Vorrei, che ognuno distingua bene in questi miei componimenti le tre parti divisate nel Cap. 
7 (1880) Lezioni di mitologia
parte dei loro scritti; e se nella gioventù fosse entrato l’amore di questi studj io avrei fatto di più » 2. Veramente unanim
boli direbbero agli occhi ineruditi. Percorsa che avremo l’istoria di questi vaneggiamenti coi quali l’umana ragione architett
verso, si renderà necessario di mostrare come dai Pagani si adoravano questi Dei, nati dai forti inganni della loro mente. Qui
e minori. Sarà mia cura di non omettere veruno dei simboli coi quali questi Dei vengono rappresentati, e di combinare per qua
i, e così la vostra mente, ricca delle immagini veramente ritratte da questi ingegni sovrani, nuova vita imprimendo nelle tele
bile e antica gara che regna fra la Pittura e la Poesia. L’amenità di questi studj, nei quali desidero avervi compagni e non d
gine del mondo e degli Dei. La presente Lezione è destinata a narrare questi errori, fondamento all’istoria ed alla religione
telletto, che detti furono contemplatori dei cieli Zophasemen. Ebbero questi la forma di ovo, e generato il fango, cominciaron
per custodi Cotto, Gige e Briareo, onde erra Banier che sembra creder questi confinati in pena, giacché come avremo luogo di v
ai quali erano offerti, in celesti, marini ed infernali. Succederà a questi la descrizione di quelli coi quali gli antichi sa
enita figlia. Euripide, Seneca ci narreranno nella seguente Lezione, questi sacrifizj, eterna vergogna degli uomini e degli D
i sopra sé raccolti I tristi augurj e minacciati danni. Aggiungerò a questi bei versi alcune notizie sui sacrifìzj che ai mor
ponevano, non senza pianto, nei sepolcri. E chi ardirà di riprendere questi tributi, i quali solo seguivano i miseri al caro
te la differenza notata fra l’are e gli altari da Servio, che afferma questi ultimi solamente proprj delle divinità celesti. C
a consegnavanla che succinto e mezzo nudo la percoteva. Gli ufficj di questi ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi da
le primizie che si offrivano agli eterni. Accrescerei il catalogo di questi sacri utensili, se in queste cose la vista, più d
olontaria per la salvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo, e di questi furori e di questi delitti sono ricchi gli annali
lvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo, e di questi furori e di questi delitti sono ricchi gli annali del genere umano.
sacrificavano i Cerasti; ninna divinità si compiacque maggiormente di questi sacrifìzj che Diana, e lo mostreremo quando della
istesso soggetto, che ho desunti dal volgarizzamento del Marchetti. A questi succederà Euripide, e finalmente il Tragico franc
o Ver me s’appressi, che sicura al ferro Offro il collo animoso. — In questi detti Figlia di re conosce ognuno. In mezzo Talti
quadrate, come facevasi presso gli Arabi e le Amazzoni. Pausania vide questi informi sassi in Fera città dell’Arcadia. Altro n
gl’inetti nobili di Roma, che si appoggiavano sulla fama degli avi. A questi abbozzi successero molti progressi: si distinse i
a distaccarne dal corpo le mani, onde fama eterna ottenne, e diede a questi simulacri il suo nome. Il nome di erme non si dav
sentata. Ancora nei bei giorni dell’arte per le città tutte di Grecia questi simulacri erano sparsi, ed Alcibiade fé’ troncare
stesso silenzio, e l’ombre di divinità ignota e terribile ripiene. In questi luoghi si celebrarono i primi misteri del Gentile
bricarono ed altari e templi, che n’accrebbero la religione. E quando questi ultimi erano stati costruiti in luogo non selvoso
à di sangue i lupi; il mare non aveva procelle. Fuggirono con Saturno questi beni; l’avarizia dominò il cuore de’ mortali, la
nte di sua fama, e fu causa d’invidia e di conquiste ad Alessandro. A questi s’aggiunga Piritoo, tìglio della consorte d’Issio
come abbiamo veduto nella descrizione del Giove Olimpico. Non ostante questi simboli, infinita varietà vi era nelle statue ant
arto con Giove, ma il timore ma terno non la celò al genitore, perchè questi avea patteggiato coi Titani solamente la morte de
ido d’ogni delizia, accoglie e serba Tutti i tesori suoi. Spiccan tra questi Due preziosi arnesi: e primo un cinto. Cinto d’in
mprasse Divino seme de’ mortali i danni Con celesti virtù: la terra a questi Deve Alcide, e Polluce, e Perseo, e Bacco, Veraci
ingolari iscrizioni, le quali dimostrano evidentemente che spettavano questi avanzi al Foro Prenestino, che in una di esse vie
rio più comuni; l’ali, il petaso, il caduceo, la borsa. Non sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza uno o più di
on sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza uno o più di questi non s’incontrino immagini di Mercurio; e forse no
alla palestra e agli atleti, che n’era forse il soggetto. « Alcuno di questi simboli, e singolarmente il caduceo, poteva esser
o di Belvedere coi talari ai piedi e col caduceo alla manca. Parte di questi simboli è indubitatamente antica, e il ristaurato
umi. « Passiamo adesso all’istituzione de’ giuochi Pitici. Dicesi che questi giuochi consistevano anticamente in una gara di m
. Finalmente Elato, Afida ed Eraso sono di Antifane Argivo. Innanzi a questi simulacri ne stanno altri nuovi dei Lacedemoni in
na non abbia il loro nome. Dalle mani famose di Fidia sono nati tutti questi simulacri. « Presso del nominato cavallo si miran
una statua equestre di Triopa loro fondatore, Latona, Apollo e Diana: questi ultimi scoccano le loro frecce sopra Tizio, che s
che faceva essere il figlio di Giove geloso di un uomo mortale? Tutti questi soggetti son più nobili e più degni d’esser immag
bellirle tanti imperalori romani da Augusto fino ad Antonino Pio. Fra questi alcuni, e singolarmente Nerone, riguardavano Anzo
lo. Ma la ninfa emula il vento Nella celere fuga, e non s’arresta Per questi detti: Ferma, Dafne, il prego, 10 non ti seguo qu
rami. Siccome membra abbraccia, e bacia il legno Che fugge i baci. In questi accenti il nume Sciolse la voce alfin: Se a me co
li dei capelli di questo colore come al più bello dei giovini, poiché questi generalmente son biondi. D’altronde nella pittura
he interiormente, e nei luoghi ove sono ombrati, offrono una tinta di questi colori. » Scusate, per amore di Winkelmann, ques
rova con dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresentato con questi attributi era nominato Agreo, cioè cacciatore: ma
ei citaredi che nel certame delfico dei sonatori di cetra comparivano questi coronati di lauro. Osserva Luciano a tal proposit
ni Il padre: io guiderò di Giulio i rostri Con la man trionfale. — In questi accenti Sciolse la voce, e consumò nell’arco Il p
a, e il fulmine e le spighe confondea colla sinistra. Dal catalogo di questi cognomi potete ricavare che Apollo presso gli ant
a, in Delo il secondo. Contuttociò l’opinione più comune è ch’ambedue questi numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso
lacro della Villa Panfili, spiegato per Clodio da certi antiquarii. E questi un giovine robusto di capelli ricci, con un collo
offendono i seminati, e i bovi sono gran danno ai mortali; onde ancor questi uccidi. Così parlando intorno alla smisurata best
una montagna nel mare, e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu da questi posta in salvo. Quindi i Cidoni chiamaron la ninf
i, tutti prodotti da lei e nutricati, non è maraviglia se incomincian questi a guarnire sino il suo nimbo: quelli però su d’es
ire le Stìnfalidi, secondo alcuni scrittori, che iianno rappresentato questi uccelli come mostri di sembianze feminee: ma sicc
ella zuffa. Il celebre Monti cantò le qualità guerriere di Minerva in questi versi: « Alma figlia di Giove Che alla destra t’
ggiante, e di Cupido che scocca il dardo. M’era caduto in pensiero se questi simulacri di una guerriera tanto espressivi non s
a, e con un pomo ed una freccia nella destra. Arduino vuole applicare questi simboli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere
etto un tempio alla dea colr indicato cognome. Aggiungo alla serie di questi cognomi tre descrizioni di statue di Venere del V
n sia tratta dal loro mirabile originale. « Or la figura di Venere in questi medaglioni è perfettamente simile, anzi la stessa
l bagno; la cura della beltà han cercato gli antichi di esprimere con questi accessorii nelle statue di Venere; così in quella
non mancavano già nella Grecia antichi simulacri di Venere coll’armi, questi furono scelti per adombrare la Venere, annoverata
e splendido. Vaghe ghirlande a quelle il crine infiorano, Coltella a questi di dorato manico In guaine d’argento a’ fianchi p
diverso viaggio che fece per ritrovarla così descrisse l’ Ariosto in questi versi divini: « Cerere, poi che della madre Idea
ccese di Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi questi uno per mano Sul carro, che tiravan due serpenti.
u scoperto dal Mattei, e dal Runchenio pubblicato. Potè coll’aiuto di questi versi il celebre Visconti dare la spiegazione del
degl’istrumenti ancora della mietitura. Si poneva la maggior parte di questi edifìzi fuori delle città, sia perchè la divinità
dasse con essa sotto relazioni misteriose: così si vede circondata da questi rettili tortuosi, e il suo carro n’è qualche volt
molte medaglie che hanno una spiga di grano, sulla quale siede uno di questi animali. Le gru passavano ancora per fedeli inter
rodusse col tempo, e nella più remota antichità Cerere non ebbe tutti questi attributi: le statue di lei non furono che inform
della sua tragedia delle Eiimenidi fa comparire la Pitia che parla in questi termini: Offriamo i nostri oma^^sri innanzi alla
rà specie che le si ergessero simulacri colossali, e che forse uno di questi fosse collocato nel teatro di Pompeo, essendo le
r timore della carestia già da lei mandata sulla terra. Alcuni, e fra questi Teodoreto e Cieraente, hanno confuso le Tesmofori
obbligarono gli uomini a queste iniziazioni. Ma quale è la cagione di questi misteri? Scorrendo Cerere in traccia della figlia
inno alla dea. Secondo Cicerone, niente di più divino diede Atene di questi misteri, pei quali dalla rozza e feroce vita furo
ure d’animali, mille arcani segni impedivano al profano la lettura di questi libri, e n’assicuravano al sacerdote il secreto.
, e per la voce e per l’età venerando, Atene aveva il diritto di dare questi ministri, che dedicandosi ad una perpetua vergini
e il liquore della cicuta. Oltre l’Jerofante avevano la loro parte in questi misteri il daduco, il banditore. Daduco si diceva
rificatori dividevano con gli altri ministri le cure. S’iniziavano in questi misteri i figliuoli degli Ateniesi ancor fanciull
maniera si consacravano furono chiamate Melissee. Uno dei vantaggi di questi misteri era che gl’iniziati obbligati si credevan
Cerere e Proserpina, fossero liberali di buoni consigli. Il merito di questi prestigi seguiva ancora nell’Inferno l’ombre dei
era per essi il giuramento. Tanto è l’impero della superstizione, che questi prestigi durarono fino agl’imperatori cristiani,
donde Questo pallore? A chi dei numi è dato Questo dritto crudele, e questi ferri Come merlar le delicate braccia? Tu sei mia
ti, e sei Cerere santa, e che di tigre ircana Il sen non ti nutrì, da questi lacci Salva la figlia tua: rendimi il sole; O se
e stessa Fuggir vorrebbe il sostener l’aspetto Della misera madre. In questi accenti Dopo lungo tacer sciolse la voce. Non il
: gli altri poi sono nudi, ed in tal guisa appunto sono rappresentati questi pargoletti, che figurano le stagioni, nel Museo P
itamente che la Terra venga qui accompagnata dai sette pianeti perchè questi , come fu credenza degli antichi, esercitavano cia
rché vide La pia dimora di tremante servo. Gli rapisce la scure, e in questi accenti Scelerato prorompe: Ancor che fosse La di
ll’odio. Nasce da due fonti, che sgorgano in sconosciuto loco. Uno di questi si chiama il Nero, l’altro Tutta-Notte. Nella cit
etra sepolcrale nella Villa Albani con sua sorella la Morte. Si vedon questi due genii nella stessa forma sopra un’ urna ciner
o Pio dementino, nella quale ha i papaveri nella sinistra. In ambedue questi monumenti troviamo effigiato il Sonno colle ali a
pei carmi non meno degli antichi che dei moderni poeti; anzi l’hanno questi ultimi invocata espressamente nei lor poemi, il c
come protettrice di Smirne la rappresentano in unione con altri numi, questi , e fra essi Giove stesso, restano in piedi avanti
’ tripudi e carole Si vada, anzi si vole. Poiché alle sue compagne in questi termini Ati parlò, la tralignante femina, Repente
Ove, in che parte, Amata patria mia, Crederò che tu sia? Vorrian pur questi occhi miei Mirar fiso là ‘ve tu sei Nella brev’or
sacrata mutilazione di esso all’ombra del venerato pino: tutto era in questi giorni lutto e astinenza. Il quarto si passava in
ione, Teti, Tebe, Mnemosine, Tia, Dione, Titano e Giapeto. È fama che questi due ultimi dividessero Y impero con Saturno nel p
cacciato, e vi si ascose; E quelle rozze genti, che disperse Eran per questi monti, insieme accolse E die lor leggi; onde il p
Dionigi di Alicarnasso che Ercole, volendo abolire in Italia l’uso di questi sacrifizii, eresse un altare sul colle Saturnio,
evano dei legami alla statua di Saturno che rappresentava il Tempo, e questi consistevano in fascie di lana, che si toglievano
ia. Mostravansi ai tempi, di Strabene le reliquie della loro opera, e questi avanzi, che sussistono ancora, danno l’idea dei p
che loro si dà, confondendoli coi Cureti e coi Coribanti. 11 tempo di questi Dattili, considerati come inventori dell’arte di
o giglio A te recando ed il papaver molle: Quei fiorisce lo estate, e questi il verno, Perchè tutto portare io non ti posso, O
mi di ritrovare nel culto delle nazioni la lor teologia; desideravano questi di uniformarsi alle opinioni religiose della nazi
i per simbolo dell’abbondanza e della dovizia, di cui si riguardarono questi numi come dispensatori, simbolo tanto più conveni
ura: ma ciò sa rebbe contrario allo spirito dell’arte. Al di sopra di questi due gruppi si vede Eurinome, che ha un color nero
di Oileo si vede Meleagro figlio di Eneo, che guarda questo eroe. Fra questi personaggi Palamede è il solo che non abbia barba
done. Il pittore ha rappresentato degli uccelli sul manto di Memnone; questi uccelli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si v
he disprezzano i imsteri di Cerere, perchè gli antichi Greci ponevano questi misteri tanto al disopra delle pratiche di Religi
no gli artisti, onde vi esorto a sentire maggiormente l’importanza di questi studii. La figura di Plutone ha in ogni riguardo
sarebb’ella Prima del sangue mio bagnata e lorda? Perchè debbon morir questi infelici Giovini, ohimè, sol per avere in dote I
lla Notte, secondo Esiodo, il quale nella sua Teogonia afferma che da questi due nacquero la maggior parte dei mostri dell’inf
g. Annibal Caro, che così tradusse Virgilio, ebbe per certo in mente questi versi di Dante, che così introduce Caronte nel su
ice all’Inferno. L’avventura di Niso giustissimo lo dimostra. Regnava questi in Nisa città vicina ad Atene, allorché Minosse p
nse, che la superbia dei mortali toglie da Nemesi e dal Tartaro. — Da questi versi non dissentono gli artisti che Nemesi hanno
di frassino, inteso pel flagello onde percuotere i delinquenti. Tutti questi distintivi s’ incontrano in va rie medaglie; ma l
i vedono nella Villa Albani, e Winkelmann ha data la stampa di uno di questi monumenti nella sua Storia dell’Arte. Nel Museo C
cetra che è la prima sulla facciata. Stimo a proposito di rammentare questi monumenti delle Muse, che sono i più cogniti, per
antico scoliaste dell’ Antologia, e l’Epigramma antico delle Muse con questi versi: Infonde Euterpe alle forate canne Il fiato
bbiamo in un epigramma dell’Antologia; e in un altro si fa parlare in questi termini la stessa Musa: Io dei comici numeri maes
i a mezzo, ad altri si veggono le teste, o i petti o gli elmi, e dopo questi niente si scorge che la punte dell’aste. Ma tutto
Muse. Il non esprimersi nel rame il coturno non avea data occasione a questi eruditi di poter giungere alla vera idea dell’art
ncia la narrazione degli amori di Medea con Giasone, chiama Erato con questi bei versi: Erato, or tu mi assisti, or tu mi nar
n un manto che le scende dagli omeri vezzosamente negletto. « Se però questi studii d’ Erato bastano a spiegar la maggior part
, e dasse vera risposta sapiente fra gente illustre per sapienza. Fra questi sette che a Polinice Tebano tentavano di restitui
erito dal fulmine, avendo il primo arrogantemente ferito Giove. Ma di questi convien dire altrove. La pittura ci comanda di gu
qua e in là per la stanza del convito, il sangue mescolato col vino, questi che spirano sulla mensa, questo nappo rovesciato
iachezza glielo impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti questi che sono per terra non ve n’è uno che sia pallido
1’ ha creduta Calliope, non avea bene considerata la combinazione di questi dae bassirilievi, essendo, come abbiamo detto, Ca
ncora in questa tomba. — Andromeda. — Questo non è il Mar Rosso, nè questi gl’Indiani: ma gli Etiopi, e un Greco nell’Etiopi
presentano latte e vino eh’ egli riceve, e di cui si compiace. Certo questi Etiopi sono piacevoli a vedersi, benché di un col
eran dette. « Notabili sono ancora i calzari della nostra Urania. Son questi del genere dei sandali, essendo stretti dai lacci
lluce quali li veggiamo scolpiti. Aggiunge il mentovato autore che di questi era calzata la Pallade di Fidia, onde non debbons
ro voluto competere nella perizia del canto. Qualunque si abbracci di questi motivi, si escluderà sempre quello arrecato dall’
. Avendo gli Ateniesi prestato soccorso agli abitanti del Chersoneso, questi ultimi vollero eternare la memoria del benefizio
lustrata da questa delicata immagine di Claudiano, che ho espressa in questi versi: Cosi d’intorno a Venere Stan l’Idalie sor
amento, e una città ben cinta di mura, io non so perchè non sarebbero questi gli Etiopi e quella Troia. Certamente colui che s
mente Igia) per dar loro da mangiare; e secondo Macrobio, riferendosi questi due numi al sole e alla luna, che conferiscono al
de a Giove Esculapio, a ciascun piede del quale vi era un’immagine di questi tre Dei. Telesforo in una medaglia dei Nicei vede
me sono sparse qua e là per l’altare insieme alla pelle del Leone: di questi due miseri fanciulletti, ad uno la freccia è pass
to volgo la credenza che figlio fosse d’Osiride, giacché gran scusa a questi falli era il fare un dio autore della colpa. Ma p
de. L’antico senno allor racquista, e scioglie Già la querula voce in questi accenti: Ninfe Amadriadi mi ascondete: Agave Ama
ro peso inalza. — Udìa la stolta Minaccia Cadmo della lieta figlia, E questi detti confondea col pianto. Ahi qual fera domasti
e impietosita della sua nipote pregò Nettuno ad averne compassione; e questi la ricevette col figlio fra le divinità del suo i
e dalla vite, e la figura di Ganimede cht; inalza la sua coppa. Uditi questi detti, la giovine ninfa volge i suoi sguardi sul
Filomela, e molte altre. La ninfa delle Stagioni passa rapidamente su questi quadri differenti per giungere a quello ove sono
r comandare a Bacco che vada a combattere gl’Indiani, cacci dall’Asia questi ingiusti, uccida il principe Deriade, che signifi
ei fiumi, si era reso terribile per le sue navi, e comunichi quindi a questi popoli le sue orgie e i doni della vite. E noto c
celebravano come le cerimonie Eleusine, perchè consideravano ambidue questi vegetabili come il ritrovato più utile pel genere
o accanto a Sirio ed a Procione, onde, unendo il suo foco a quello dì questi astri, concorra a maturare le viti. La donzella s
promette di associare alle sue feste Meti, Stafilo e Botri. Converte questi ultimi, il primo nei grani dell’uva, nel grappolo
consola, e l’orna Vittima per la pena un’ aurea veste Non preparata a questi voti. Appena Giunsero al lito del nemico mare, Le
ive del fiume Adone presso il Libano e le coste di Nisa in Arabia. In questi luoghi regnava Licurgo figliuolo di Marte, princi
dannata. Datemi, Giunone dice, questo cinto potente, onde io prevenga questi mali, risvegli l’amore di Giove per me, e possa a
imprigionata vite, e ver la pietra Menando i bovi, la querula voce In questi accenti scioglie: care rupi. Dove s’ asconde il m
aggiunse. Il carro di questo dio è condotto da tigri e pantere perchè questi animali amano il vino. Nei primi tempi si rappres
e nella Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un carro uno di questi corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri mede
compagni deirOrgie e dei Baccanali. Tanto dai Greci quanto dai Latini questi si rappresentano simili all’arcadico Pan, che ave
fantasia di artefice e di poeta. Nonno attesta l’opinione esposta con questi versi, così elegantemente dal Lanzi tradotti: « 
n alquanti di essi scrissero, furono più antichi che non la favola di questi numi uniti al coro di Bacco. Sebbene le forme d’u
a si veggono, ma le gambe e coscie dei quali sono tutte umane: che se questi , non in giovanile e virile età, ma solo in matura
esima, che scorgiamo negli autori che ne discorrono. E dove alcuni di questi ultimi ce lo danno per un vecchio ubbriaco e ridi
dare al suocero molti doni come era costume degli antichi. Dimandava questi istantemente l’adempimento della promessa, la qua
Centauri. Vantavasi quindi di avere del Tonante violata la moglie; ma questi stanco di esser clemente, lo precipitò nell’Infer
ionfo non sarà stata necessaria questa regola. Alcuni considerando in questi Centauri come un poco tozza la parte della bestia
i intonachi Ercolanensi. L’Agostini vuole che gli antichi chiamassero questi strumenti crepitacoli, dei quali fa menzione Aten
ro ne nobilita ed abbellisce l’espressione: ed è poi tutta propria di questi selvaggi misti di uomo e cavallo. Sappiamo anche
festarsegli, additò il maestro di tanto miracolo dell’arte, recitando questi divini versi di Omero, nei quali il nume è ritrat
mini: onde rese necessarie le proprietà e le società regolate. Furono questi numi detti con verità Tesmofori, o legislatori, e
nno argomento della presente Lezione. Confido che le illustrazioni di questi monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’
a come proprio è dei sacrificanti, e la corona è di pino, arbore onde questi silvestri semidei circondano frequentemente la ch
n prigioniere indiano, appunto come si descrive nelle Dionisiache, in questi versi D’altri di Bacco la vagante schiera Lega
onumento della stretta unione che riconosceva la pagana mitologia fra questi due figli di Giove, Ercole e Bacco. L’antichità c
ava come Dei soci, o secendo la frase propria assessori, ravvisava in questi eroi divinizzati molte maniere di rassembrarsi. S
8 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294
imo prendere ad esaminare le diverse opinioni degli eruditi intorno a questi Dei, faremmo un lavoro arduo e poco piacevole, e
i Dei Penati ; e da quel che egli ne scrive s’intende chiaramente che questi erano speciali Dei protettori della città, poichè
uo padre Anchise, li chiama patrii Penati 33. E per viaggio, allorchè questi Dei gli compariscono in sogno, li appella Frigii
e dei più noti e celebri. Riguardo poi all’ etimologia del titolo di questi Dei, che furon portati in Italia « ……. da quel g
vocaboli latini usitatissimi (penus e penitus), senza aggiungere che questi fossero d’origine troiana, bisognerà per ora star
i protetti, ovvero alla parte più interna dei tempii e delle case ove questi Dei erano adorati37. Sappiamo infatti anche dagli
iù riposti recessi dei luoghi o dei pensieri. In quanto ai Lari, che questi fossero Dei familiari o domestici non può insorge
ari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle statue o immagini di questi Dei, le quali spesso ponevansi ancora dentro cert
ne per altro verte intorno all’etimologia del nome ed alla origine di questi Dei, poichè v’è chi li crede così chiamati, perch
’altra etimologia ; ma quanto all’origine e alla particolar natura di questi Dei nessuno potrà convenire di dover confondere i
dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra questi egli annovera il culto degli Dei Penati e dei Lar
nati e dei Lari familiari ; e aggiunge che nella pratica applicazione questi Dei rappresentano i comuni ed i privati vantaggi
9 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423
ci trasmisero la serie de’ vetusti Favolosi avvenimenti. E’ vero, che questi , qualora sieno alfabeticamente esposti, possono c
, Nettuno. Minerva, Marte, Vulcano, Mercurio, ed Esculapio. Dodici di questi si dissero Consenti, o perchè aveano il diritto d
Furono secondo Erodoto(c) primi gli Egiziani a introdurre il culto a questi dodici Dei : di là passò poi nella Grecia, dove s
zie, così dette dal consenso di molti, i quali si facevano ad anorare questi Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fo
iamarono Aggiunti. V’erano pure appresso di loro gli Dei Novensili, e questi al dire di Varrone erano quelli, che da’ Sabini s
chiamarono Cielo e Terra, e i quali generarono molti figliuoli, e tra questi i primi furono Oceano(3), Ceo, Creo, Iperione, Ti
deva sino al petto, e da cui pendevano due busti di Ati(a). Era stato questi un bellissimo pastore della Frigia. Cibele lo ave
re due. La facoltà di eleggerle apparteneva prima a’ Re ; e scacciati questi , passò a’ Sommi Pontefioi. Era vietato l’ammetter
sotto il nome di Melisse. Credevasi, che l’essere fatto partecipe di questi Misterj producesse una dolce tranquillità di vita
che Giove sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che questi , per aver detto che il Nume era mortale, ne fu ca
ia il contrasto co’ Giganti(4). La terra sdegnatasi con Giove, perchè questi avea sterminato i Titanl, avea prodotto gli anzid
i, i quali si fossero serbati senza colpa (f). Giove poi per mezzo di questi due ripopolò in maravigliosa guisa la terra. Egli
sce per autori alcuni dell’Etolia, e dei discendenti d’Ercole (c). In questi Giuochi i lottatori doveano spogliarsi delle loro
agli Scultori rappresentati in bronzo o in manno(g). Il tempo, in cui questi Giuochi vennero rinovati da Ifito, fu pure l’Epoc
e, che intorno ad esso si facevano girare dei buoi, e che il primo di questi , il quale toccava quel cibo, veniva sacrificato.
 ; ed altri dalle beneficenze, ch’ egli conferiva. I più celebri sono questi  : Padre, Re, Statore, Erigdupo o Brontonte o Bron
mani essendo già per arrendersi a motivo della fame, Giove comparve a questi in sogno, e loro disse, che di tutto il frumento,
inaste si disse il Nume dalla Greca voce ilapine, conviti, perchè con questi era magnificamente onorato in Cipro(f). Si chiamò
sse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi agli ospiti (n). A questi pure s’imbandiva lauta mensa, e si somministravan
erano, e seco condussero su per una collina Baucide e Filemone. Erano questi poco distanti dalla vetta, quando, abbassati gli
dersi giuoco di Giove. Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di questi la pelle d’uno degli stessi, ne pose tutte le oss
stro delle sovrane vendette (f). Molti vennero favoriti da Giove. Tra questi si nomina, Calamo, figlio del fiume Moandro. Egli
ve Conservatore. Ciò talmente promosse lo sdegno del Sommo Giove, che questi voleva con un fulmine precipitarlo nel Tartaro ;
di quel mostro, avrebbe anche potuto vincere gli Dei. I Titani, e tra questi spezialmente Briareo, eccitato da Saturno, lo ucc
ia pignatta, perchè in essa si faceva bollire ogni sorte di legumi, e questi si offrivano in sacrifizio a Bacco e a Mercurio.
l’attonita ciurma per rimetterlo a forza di vele e remi in corso ; ma questi , e quelle si cuoprirono d’ellera, e loro impediro
in mezzo a’lavori, si fece a tenere vatj dilettevoli racconti, e tra questi la mutazione di colore delle more del Gelso(19).
Ina malattia di tal fatta era di gran dolore all’ aimo di Preto. Usò questi di tutti i mezzi per uarirnele, e perfino promise
Isole del mare Egeo, conosciute sotto il nome di Cicladi, celebravano questi Giuochi verso il principio della Primavera (b). S
ncitori secondo Pindaro si conferirono altresì delle corone d’oro. In questi Giuochi davasi in premio una Diota, ch’era un’anf
gruppo di figure sul frontespizio, le quali davano grato suono. Tutti questi tempj non furono che immaginarj. Uno realmente n’
o. N’ebbero in risposta, che la attendessero dopo tre giorni. Passati questi , eglino furono trovati morti (b) (8). Anche Antif
loro miniere, e le fece intieramente sparire(a). La custodia di tutti questi tesori fu affidata a Ione, figlio d’Apollo e di C
olennità i Tebani solevano sacrificangli dei tori, ma per mancanza di questi fu poi introdotto il costume d’immolargli de’buoi
mo andò loro incontro, e li mise in fuga coll’ajuto di Apollo ; e che questi vibrò contro di loro moltissime frecce. Da princi
reci aveano il costume di alzare degli altari nelle strade. Alcuni di questi furono sacri anche ad Apollo, il quale fu perciò
i in un certo giuoco dei tripodi di bronzo in premio a’ vincitori. Ma questi tripodi si consecravano poi al Nume, nè era lecit
o ; e spinta da gelosia e invidia, corse a palesarlo ad Orcamo, Scavò questi una fossa, e vi seppellì viva la figlia. Il Sole,
a). Omero non ne accenna che due, Lampo cioè, e Faetonte(b). Altri a’ questi aggiunsero Eritreo, e Atteone(c). Apollo fu anche
talio(39), e Aganippe(40). Varj altri furono castigati da Apollo. Tra questi si nominano Marsia, Satiro della Frigia ; Niobe,
, prese ad insultarla, che colei implorò il soccorso d’ Apollo, e che questi lo uecise(g). Tizio nell’ Inferno è tormentato se
ia del tripode (b). Apollo come castigò, così amò parecchi altri. Tra questi sono celebri Cirene, figlia del fiume Peneo ; Cip
ano alla Dea cestelli, coronati di fiorì, e pieni di rarj doni, e tra questi eranvi i più belli lavori, formati coll’ago. Ciò
sì aspramente fla’ gellavano con verghe i più nobili giovinetti, che questi sempre si ritraevano di là aspersi di sangue, e t
nne raccolto dalle Najadi, e nominato Adone. Quelle Ninfe, al dire di questi ultimi Scrittori, ebbero cura di lui, lo nascoser
e d’Ogige(e) (1). Moltissimi altri nomi furono dati a Minerva, e tra questi i più noti sono Alea, Boarmia, Partenia, Ergane,
lotta ; il terzo una spezie di gara tra’ Poeti e Musici. Il premio di questi Giuochi era un vaso pieno d’oglio e una corona d’
i queste Feste le donne ricevevano dei regali da’ loro mariti, come a questi si davano i medesimi da quelle al tempo delle Fes
il più bellicoso tra tutti gli animali ; la pica e l’avoltojo, perchè questi uccelli sono rapaci (a). Marte sposò Bellona, fig
Poeti dicono, ch’ella preparava il carro e i cavalli di Marte, quando questi andava alla guerra (f). Marte prese ad amare anch
di moltissimi altri figliuoli, delle fontane, e de’ fiumi.(e). Anche questi furono tenuti quali Divinità, ed ebbero tempj, al
Menezio, Prometeo, ed Epimeteo(a). Esiodo però vuole che la madre di questi sia stata Climene, figlia d’Oceano e di Teti(b).
ù antichi per più lungo tempo si mantennero in grande riputazione. Di questi e di molti altri ancora parleremo altrove. Quì so
lte e scritte, formarono il primo codice de’ Toscani Indovini(c). Tra questi anche Arunte poscia, ed Asila molto eccellentemen
ano il futuro dal canto o dal volo degli uccelli, o dal modo, con cui questi prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano que
seguì gli onori Divini(d). Erano sacri a questo Nume gli sparvi ri. A questi l’Egitto consecrò un tempio nella città, detta Je
Agdesti vi sopravvenne, e tal furore inspirò nell’ animo di Ati, che questi si fece eunuco(h). Notisi altresì, che secondo al
inciò a fabbricare i tempj ; ma quelli si piantavano sempre intorno a questi , e sì gli uni che gli altri erano del pari rispet
ne affidò la custodia a due Patrizj, detti Duunviri(f). Il numero di questi da’ Tribuni, C. Licinio e L. Sesto, fu poi ridott
Di quì ebbe origine la Tragedia e la Commedia. Finalmente per rendere questi Giuochi ancora più dilettevoli, si premisoro le d
pettacoli (b). I Ginnici comprendevano varj esercizj del corpo, e tra questi i principali erano la Corsa, il Salto, il Disco,
teste, e cento mani. Lo stesso dicesi di Gige e di Cotto(c) : e però questi tre Giganti da’ Greci soprannominarono Ecatonchir
e alleanza co’ Romani, non si potè scampare dalla morte un soldato di questi , perchè aveva ucciso, bonchè inavvedutamente, un
uomini poi Corebo, nativo d’Elide, fu il primo ad essere coronato in questi Giuochi, perchè oltrepassò ogni altro nella Corsa
cuni credono, i Poeti si tenevano per uomini ispirati e divini, e tra questi principalmente Omero. L’altro modo, con cui si tr
ronavasi di mirto. Narrasi, che un certo Ratumeno Romano, correndo in questi Giuochi, cadde dal carro ; e che i di lui cavalli
ni de’loro Predecessori, come si faceva in un trionfo (d). Finalmente questi Giuochi furono detti Circensi, perchè si celebrav
sse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi agli ospiti (n). A questi pure s’imbandiva lauta mensa, e si somministravan
l tempo delle quali tre giovani gareggiavano tra di loro. Il primo di questi , estratto a sorte, dall’anzidetta Ara sino alla c
a, primachè fosse giunto alla meta, egli dovea cederla al secondo : e questi per la stessa ragione al teizo. Quegli, che giung
Dardano, i quali furono chiamati Cabiti (f). Erá celebre il tempio di questi Numi in Egitto, nel quale non era permesso l’entr
rnando a Fauno, notiamo, che Servio lo confonde con Silvano(c). Anche questi da’ Romani fu venerato qual Nume campestre, che p
, e finalmente la nettavano con una scopa, affinchè Silvano, veggendo questi segni, non vi si avvicinasse(e). E quì di passagg
ssi, i quali, divenuti vecchi, acquistavano il nome di Sileni(e). Tra questi va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da
he rappresentavano gli animali, sacri alle Deità, che si onoravano. A questi carri davasi il nome di Tense, o Carpenti. Gli An
lo la di lui ma re esposto col corpo tutto coperto fuorchè ne’ piedi, questi vennero dal Sole anneriti (a). E quì parlando del
ali, Romolo abbia instituito alcuni Sacerdoti, chiamati Luperci ; che questi sieno stati divisi in due Collegi, detti i Quinti
Edusa attendeva al cibo, e Potina al bere de’ fanciulli (c). Allorchè questi cominciavano a favellare, si onorava co’ sacrifiz
più forti(c). Rìputò finalmente degno di riprensione Vulcano, perchè questi al cuore dell’ uomo, di cui n’era stato l’artefic
generale di Mani(g). A proposito degli Spettri narrasi, chè certi di questi comparvero nell’aria a difendere Roma, quando Ann
al tempo della guerra de’ Giganti contro gli Dei spedì in soccorso di questi le sue figliuole, Vittoria, Fortezza, e Valore(g)
zolentissime. Fu detto Averno dal Greco aornos, senza uccelli, perchè questi non potevano passarvi sopra a volo senza cadervi
anche purificate ; altrimenti venivano trasferite nell’ Erebo(g). Era questi figliuolo del Caos e della Caligine, e padre dell
tro ; che Mercurio dovette ricondurvelo colla forza a Plutone ; e che questi lo condannò al meritato castigo(a). Questo consis
do vibrare una freccia contro una cerva, ferì in veco un Satiro ; che questi la inseguì ; e che Nettuno la trasformò in quel m
tri dei narcisi. Panfo, poeta anteriore ad Omero, è del sentimento di questi ultimi (c). In Sicilia quindi s’instituirono in o
n leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali, e con questi avendo eseguito ciò, che Pelia avea proposto, ott
ne i Poeti ricono scevano un celebre Medico degli Dei(f). Dicesi, che questi abbia risanato Plutone, gravemente ferito da Erco
hidi si denominarono i Sacerdoti e i Popoli, presso i quali si davano questi Oracoli(f). (d). Saturn. l. 1. (e). Paus. l. 
endicare la morte d’Euridice, uccisero tutte le Api di Aristeo, e che questi assai più ne ottenne, dopochè per consiglio di Pr
(4). Alcuni lasciarono scritto, che Diana fece perire Orione, perchè questi aveala provocata a giuocare secolui al disco (d).
lcuni Pastori (f). Egli divenne il Dio de’porti (g), e degli orti. In questi i Romani ne collocavano la statua, perchè credeva
io certi cavalli d’origine divina. Restituita la figlia a Laomedonte, questi ricusò di dare la pattuita ricompensa. Ercole, as
(a). V’è chi lo confonde cori Vertunno, Dio de’giardini, perchè anche questi prese diverse figure per conciliarsi l’affetto di
paesi vennero afflitri da grave pestilenza. Si consultò l’Oracolo, e questi rispose, che non cesserebbe quel mare, se prima n
di ripigliare per sempre gli anzidetti Giuochi. Altri pretendono, che questi sieno stati instituiti in onore prima di Nettuno,
a d’Attore Caristio(l). Primachè Eolo comandasse a’ Venti, dicesi che questi tra loro così abbiano contrastato, che ne rimaser
lla selva, il Cinghiale provocato si scagliò contro gli armati. Tutti questi indarno tentarono d’atterrare il feroce animale.
produrre alcuna alterazione sull’ animo de’ giudici(i). In faccia di questi v’erano due sedie d’argento, sopra le quali l’ ac
e. La vendetta dovea consistero nel recidere tutti gli ulivi, giacchè questi erano sacri a quella Dea. Ma la scure cadde di ma
10 (1897) Mitologia classica illustrata
on come incarnati sensibilmente. Miti si denominarono con voce greca questi racconti, e Mitologia l’ esposizione ordinata di
’ antichità classica. In conseguenza noi ci contenteremo di aver dato questi cenni generali intorno alla spiegazione del probl
l Saturnali. Identificato quindi Saturno con Crono, si favoleggiò che questi , detronizzato da Giove, si fosse rifugiato nel La
e in terra, in mare e nell’ inferno. A parlare ordinatamente di tutti questi Dei, li divideremo in tre ordini, gli Dei del cie
Leda, Danae, Europa, Io, si riparlerà nella parte seconda. Rispetto a questi molteplici amori attribuiti dalla leggenda a Zeus
o fra poco. 5. Al Zeus greco corrisponde il Iupiter dei Latini. Anche questi era il Dio del cielo e dell’ atmosfera, quindi de
imitivo significato dei miti, spesso abbastanza trasparente, toglie a questi racconti quel che di strano e d’ immorale che a p
lto rilievo, simbolo quello della imperscrutabile sapienza della dea, questi della vigilante sua custodia, come guardiana del
Maria sopra Minerva a Roma e conservata nel Museo Vaticano. In tutti questi monumenti la figura di Atena appar contrassegnata
nel campo greco seminando la morte e la desolazione. Però se apporta questi mali, Apollo sa anche guarirli; ed ecco riappare
thia), veniva placata in antico con sacrifici umani; più tardi quando questi furono aboliti, a Sparta si continuo a flagellare
ea. I due essendosi trovati in segreto convegno nella casa di Efesto, questi , avvertito da Elios, il sole che tutto vede, comp
di Lenno; i cui abitanti, i Sintii lo curarono finchè fu guarito. In questi racconti della caduta di Vulcano, è facile ricono
, come si vede dal 62o Carme di Catullo. L’ arte soleva rappresentare questi due astri in figura di due bei garzoni, con fiacc
uosus Eurus ( Orazio Epod. 16, 54). Secondo una nota leggenda, tutti questi venti abitavano tutti riuniti nella Tracia, ovver
accompagnare con la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei, allorquando questi sono adunati nell’ alto palazzo di Zeus sull’ Oli
re moderno tentando questo argomento compì uno de’ suoi capolavori, e questi è il Canova (1757-1822). La sua Ebe è una bella f
stito, guidato nelle varie congiunture della vita da un Dio speciale; questi Dei speciali i Greci li chiamavan Demoni, gli Ita
d bonum faustumque sit… ecc. L’ arte diè rappresentazione sensibile a questi esseri o ricorrendo semplicemente al simbolo del
uto il gran ventre, 34 costituiscono la più viva pittura poetica di questi esseri mostruosi. Una rappresentazione monumental
to, e la sua sposa Cheto (Ketos) rappresentava il mare come patria di questi mostri. Da essi gli antichi Mitologi dissero nati
e tagliarono a pezzi e divorarono, ma Era ne portò il cuore a Zeus, e questi lo inghiotti, e più tardi diè alla luce un altro
ro Dioniso, il Tebano, mentre intanto fulminò i Titani. Dal cenere di questi nacquero gli uomini, e di qui la lotta tra il ben
verità per rappresentarli ma semplicemente per lettura. Oltre che in questi speciali componimenti, anche altrove son menziona
altrove son menzionati spesso i Satiri sia dai Greci sia dai Latini; questi ultimi li designavano per lo più coll’ epiteto « 
acco percorreva in Frigia ed era capitato in un giardino del re Mida; questi lo accolse benignamente, e dopo dieci giorni di b
ine. Pieno di onta Mida voleva occultarle, ma un servo se n’ accorse; questi non osando propalare tale deformità e pur non pot
titudine di Fauni, com’ era avvenuto per Sileno, Pane, ecc.; e allora questi Fauni furono identificati col Satiri, salvochè si
latte tepido. Usanza caratteristica, si facevan fuochi di paglia e su questi saltavano tre volte i pastori e facevan anche sal
da principio n’ erano esclusi i barbari, col progresso di tempo anche questi s’ ammisero. Gli ammessi facevano una specie di n
izioni più recenti. Del resto in molti altri autori si trova cenno di questi miti; ricordiamo solo la vivace narrazione che è
Zeus, era il re dell’ Inferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus, questi aveva diviso co’ suoi fratelli il dominio dell’ u
te dal sangue che cadde sulla terra dalle ferite di Urano allorquando questi fu mutilato dal figlio Crono, sicchè il primo del
di special festa il 22 decembre. Così si moltiplicarono in vario modo questi Lari che potevan dirsi pubblici per contrapposto
formati col limo della terra o sorti dalle pietre e dalle piante. Di questi leggendari Eroi si possono distinguere tre classi
eri, di cui la tradizione ha conservato la memoria magnificandola, ma questi son certo il numero minore; altri, molto più nume
, alle quali i principali fra i Centauri erano stati invitati. Uno di questi , Eurito, ebbro dal vino, fè atto di rapire con vi
o docili e manierosi il carro di lui, sonando il corno o la lira. Tra questi Centauri men rozzi tiene il primo posto Chirone,
drago e la nascita di uomini armati dalla terra è motivo antico; ma a questi si mescolarono leggende posteriori, come l’ origi
a luce, presso Eleutera sul Citerone, i gemelli Anfione e Zeto. Furon questi immediatamente esposti, ma da un pietoso pastore
e Zeto regnarono insieme, ma il vero re era Anfione. Il carattere di questi due fratelli, veri Dioscuri Tebani, è dalla legge
correre Ares per liberarla; il quale allora a lei consegnò Sisifo. Ma questi riuscì anche questa volta a salvarsi; perchè prim
ei Corinzii era Bellerofonte (bellerophon ovvero Bellerophontes). Era questi figlio di Glauco o di Posidone, nato e cresciuto
mi, popolazione montana delle vicinanze, nemica ai Licii. Vinse anche questi felicemente. Allora fu mandato contro le terribil
fu madre di due figliuoli, Agenore e Belo. Quegli regnò sul Fenicii, questi sull’ Egitto. Ora Belo ebbe alla sua volta da Anc
n Laconia. Ben presto si cercò stabilire un rapporto di parentela tra questi eroi. L’ idea prevalente venne a esser questa che
Essendo Egeo senza figli ed essendosi rivolto all’ oracolo di Delfo, questi gli rispose in maniera ch’ ei non capiva; onde re
te 50. Anche costui ebbe da Teseo la meritata morte. — Superati tutti questi pericoli, Teseo potè finalmente giungere in Atene
ne, sposata da Teseo dopo Antiopa), Teseo pregò Posidone a punirlo, e questi , mentre Ippolito co’ suoi diletti cavalli scarroz
uoco ad un bosco vicino, e si fece portare dei tronchi in flamme. Con questi affrontò l’ idra e bruciò mano mano tutte le test
o per bere aperto il vaso del vino che era comune a tutti i Centauri, questi gli si avventarono contro; ma egli li respinse e
racle e i suoi. Ne seguì aspra zuffa; Ippolita fu da Eracle uccisa, e questi potè andarsene col desiderato cinto. A questa fat
ad Euristeo, il quale le rimise in libertà. l) I buoi di Gerione. Era questi un mostro, con tre corpi dal ventre in su, figlio
gigante Caco, di cui parleremo. m) I pomi aurei delle Esperidi. Erano questi un dono di nozze che Era aveva ricevuto da Gea in
ostri simili, da Tifone e da Echidna. Eracle doveva andare a prendere questi pomi d’ oro, pur ignorando dove fosse la sede del
i stesso i pomi ad Euristeo, tento lasciar Eracle nell’ imbarazzo. Ma questi , più scaltro di lui, lo pregò riassumesse il peso
la mano di Iole; venuto a gara con Eurito facilmente lo vinse; ma poi questi non voleva concedergli la figliuola pel motivo ch
e uccise. Più tardi si favoleggiava che Ifito fosse amico di Eracle e questi lo avesse ucciso in un accesso di follia. In ogni
quando Zeus con un terribile fulmine separò i combattenti. A espiare questi misfatti, la Pizia disse che Eracle doveva vivere
tto che Neleo re di Pilo aveva dato aiuto ai Molionidi, ovvero perchè questi s’ era rifiutato di purgar Eracle dopo l’ uccisio
ne contro i Pilii connettesi quella contro il re dei Lacedemonii. Era questi Ippocoonte, fratellastro di Tindareo, ed a lui av
e erano stati condotti, li trascinò alla sua grotta. Ma il muggito di questi bovi allontanati a forza dall’ armento fè avvisat
ndo Altea, per il dolore dei perduti fratelli maledetto il figliuolo, questi si ritirò dalla lotta, e allora i Calidonesi ebbe
le armi e postosi alla testa de’ suoi, diè tale assalto ai nemici che questi rimasero pienamente sconfitti; senonchè l’ eroe e
zzone dal fuoco e lo nascose. Così visse e crebbe Meleagro. Ma quando questi si rese colpevole dell’ uccisione degli zii, allo
. Poi furono a Salmidesso di Tracia ov’ era un indovino cieco, Fineo; questi a patto di esser liberato delle Arpie che infesta
ò Giasone felicemente a Iolco, e consegnò il vello d’ oro a Pelia. Ma questi non volle già mantenere la promessa di cedergli i
così guadagnata avendo svelato il luogo ove Anfiarao s’ era nascosto, questi venne obbligato a prendere parte cogli altri alla
vate dal ciclo tebano erano l’ « Alcmeone » e la « Peribea. »52 Tutti questi lavori tragici ebbero imitatori fra i Latini; e s
eus, possessore di estesissimi fondi, era così bene viso agli Dei che questi non sdegnavano invitarlo spesso alla loro mensa.
meno secondo le leggende posteriori, perchè delle tragiche vicende di questi due fratelli Omero non conosce nulla ancora. Comi
ivi il giudizio della bellezza fosse affidato al pastore Paride. Era questi un figlio del re Priamo, ma a motivo di un sogno
giurare, sarebbero corsi in aiuto di quello da lei prescelto, quando questi fosse assalito. In breve si raccolse nel portò be
ia i Troiani, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or da questi or da quelli eserciti ausiliari; e Achille ebbe a
di Ettore che fu buttato giù dalle mura. Colei che era causa di tutti questi guai, Elena, fu trovata in casa di Deifobo, altro
’ acciecò. Il giorno dopo gli riuscì di fuggire col compagni, uscendo questi dalla spelonca confusi colle pecore, ed egli avvi
gordi i beni d’ Ulisse. Per qualche tempo Penelope seppe tener a bada questi Proci, giacchè avendo promesso si sarebbe decisa
ne della guerra troiana riscontransi ancora in diversi monumenti; tra questi van ricordati i marmi Egineti, resti di un bassor
11 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359
requentissime dei vulcani) non seppero nella loro rozzezza attribuire questi sconvolgimenti, se non che allo sdegno di altrett
ltarlo, ma senza poter mutare gl’ inesorabili suoi decrèti. E qualora questi decreti fossero la conseguenza degli eterni veri,
; ma ad istanza di Cibele, Titano lo cedè al minore, a condizione che questi non allevasse figliuoli maschi. Saturno osservò i
ortal Tempo interrompe…. Così ’l Tempo trionfa i nomi e ’l mondo. Ma questi decreti si riferiscono solamente alle glorie terr
79. Giove ha parecchi nomi negli autori profani, e i più comuni son questi  : Lucezio o Diespiter, ossia diei pater, padre de
modestia d’inviare il treppiede a Pittaco, che lo spedì a Cleobulo, e questi a Periandro, tutti filosofi celebri per saviezza
er fratello, Diana sulla terra, Ecate (234, 2°) nell’inferno ; ma con questi diversi nomi era una sola divinità, e i poeti la
ento di fiori e di frutti pendenti a guisa di fiocchi. Pigliate un di questi abiti qual meglio vi torna. Le braccia fate che s
parti più belle è la descrizione del velo delle Grazie. Pindaro volge questi versi alle Grazie in una delle sue Odi olimpiche 
suo animo. Infatti è rappresentata con ali di farfalla, o con uno di questi animaletti che le svolazza intorno. Un Nume poten
aperte, con la faretra piena di fiammeggianti dardi ; e Venere sotto questi attributi presiedeva a quell’amore casto e puro,
trani. (Dante, Inf. c. XIII.) Virgilio ci fa nota anche la patria di questi mostri : Strofadi grecamente nominate Son certe
pinta più vivamente ? Virgilio poi dà più ampia descrizione d’ambedue questi nemici dei naviganti : Nel destro lato é Scilla,
iversi insieme uniti, Tragge del muto legno umani accenti…. ………………… E questi eran color che combattendo Non fur di sangue alla
enda il froute orna e colora. (Eneide, lib. VI, trad. del Caro. ) In questi beati luoghi il fiume Lete scorre placidamente, e
ui non si conta. Ma la mitologia degli antichi assegna a ciascuno di questi fiumi una più distinta origine, feconda anch’essa
ani Mostravano il desio dell’ altra ripa ; Ma ’l severo nocchiero, or questi or quelli Scegliendo o rifiutando, una gran parte
’ossa non han seggio e coverchio. Erran cent’anni vagolando intorno A questi lidi, e ’l desiato stagno Visitando sovente, infi
dei portamenti degli uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di questi giudici dell’ inferno dal costume che avevano gli
altro nero che paia dormire, e significhi la morte, perchè d’ambedue questi si dica esser madre. Mostri di cader col capo inn
si vegga Morfeo, Icelo e Fantaso, e gran quantità di sogni, che tutti questi sono suoi figliuoli. I sogni siano certe figurett
d Issione si diportò tanto male da cortigiano col padre dei Numi, che questi lo fulminò nel Tartaro (216), dove Mercurio (160)
ermestra. Ecco dunque da chi era popolato il Tartaro ; e poi …… Tra questi tali È chi vende la patria, chi la pose A giogo d
i a caso, tanto ai buoni quanto ai cattivi. Ma vuolsi avvertire che a questi comunica insieme coi ricchi doni anche la propria
« Minerva spira, e conducemi Apollo, » dice Dante ; nondimeno ambedue questi nomi, come anche quello di Atenea in Atene, le ve
i vizi opposti a tali arti, affinchè ognuno imparasse a fuggirli ; e questi vizi sono : il Cattivo Gusto, la Licenza e la Scu
osceno, e colla bocca fa smorfie ad un fanciullo vicino a lui, mentre questi si tiene con una mano al viso una grande maschera
uite in antico ad alcune specie di rettili, o dalla lunga vitalità di questi animali, per lo che i ciarlatani hanno usato fino
agionando di questo Dio (146). Nelle pitture e nelle sculture vediamo questi genj rappresentati con tirsi, con flauti e con ce
erano stati collocati una volta. 328. Le feste celebrate in onore di questi idoli erano dette compitali dal latino compita ch
volto di Medusa, Che facea marmo diventar la gente. » Le mani poi di questi mostri erano di metallo, e tutte tre le sorelle a
tutte tre le sorelle avevano orrenda chioma di serpi. E opinione che questi mostri nefandi significhino le abiette e scellera
idi figliuole di Atlante (30) re in Affrica. Gli alberi che portavano questi preziosi frutti erano dati in custodia a un orrib
r tagliare un bosco. Quando le grù od altri uccelli movevano guerra a questi nani, essi si armavano di tutto punto, salivano s
o re di Tessaglia si raccomandò ad Apollo che era suo Dio tutelare, e questi gli procacciò un leone e un cinghiale agevoli, i
, la madre, E i figli suoi, questo è d’Admeto il sangue : Or, qual di questi in vece sua disfatto Esser potea da morte ? Il fi
toro, ora in uomo con testa e corna di bove. Ercole gli staccò uno di questi corni che fu raccolto dalle ninfe, empito di fior
6, 677) rende facile l’ interpretazione dei principali avvenimenti di questi due personaggi mitologici. Teseo. 402. Tes
, e lo punì dell’ abuso che faceva della sua forza. 414. Teseo, vinti questi tiranni, volse il suo valore contro i mostri, ed
al figliuolo, se mai ritornasse vittorioso, di metterle bianche ; ma questi invaso dalla gioia della vittoria scordò l’ ingiu
oo all’ inferno per involar Proserpina moglie di Plutone. Peccato che questi eroi, dopo esser giunti all’ apice della gloria c
to di poter metter Castore a parte della propria immortalità : e così questi due fratelli, che furono sempre uniti da teneriss
ri che ambivano divider con lui l’ onore di tanta impresa. 452. Tutti questi prodi salirono sopra un naviglio a cinquanta remi
le, Piritoo, Augia, Meleagro, Esculapio ec. Ognuno dei principali tra questi prodi aveva il suo ufficio. Tifi stava al timone 
esa della Colchide, lo consacrò a Nettuno nel golfo di Corinto. Tutti questi avventurieri s’ imbarcarono al capo di Magnesia i
e suo per vendicarlo. A suo tempo il giovine lettore conoscerà meglio questi fatti nelle istorie, ed anco nelle tragedie che i
isognava che intervenisse all’assedio un discendente d’ Eaco ; ed era questi il prode Achille (536) ; 2° Che i Greci possedess
servì poi a legare il cadavere d’Ettore al carro d’Achille, allorchè questi lo trascinò intorno alle mura di Troja (540). 564
contro i suoi compagni, perchè non le uscissero dalle mani. Trasformò questi in maiali ; ma Ulisse potè serbare la forma umana
pianto, E preso il vecchio per la man, scostollo Dolcemente. Piangea questi il perduto Ettore ai piè dell’uccisore ; e quegli
etosi. Singolare poi è la differenza che passa tra le buone azioni di questi personaggi d’infima classe e le gesta vanaglorios
altri l’ avvenimento per cui Tiresia perdette la vista. Leggiamolo in questi bei versi del Foscolo, nell’inno alle Grazie : I
ove manoscritti, dicendo : « Principe, io voglio 300 monete d’oro per questi manoscritti che contengono i destini di Roma. » T
istò gli oracoli. 666. I Romani consultavano nelle grandi calamità questi libri, i quali, essendo una raccolta delle prediz
e nei greci petti l’amore della libertà e della gloria, e facevano di questi giuochi uno spettacolo veramente sublime ; al qua
ertire che sul principio fu rigorosamente vietato di pigliar parte in questi giuochi alle donne ; ma con l’andar del tempo alc
ne, che risponde quasi al nostro luglio, e duravano cinque giorni. Da questi giuochi trassero origine le Olimpiadi, il più ant
mancarono premj di musica, di danza e di poesia. I Romani adottarono questi giuochi verso l’anno 130 avanti G. C., e li chiam
uzione una corona d’apio cingeva le tempie dei vincitori. In tempo di questi giuochi il console Flaminio fece proclamare da un
ci, col viso tinto di sangue. Non ancora appariva Faone,141 benchè in questi giochi celebrato, forse per eccitare maggior desi
costume. Erano fosche le membra di lui, come arse al raggio estivo in questi cimenti, e, lanuginose per virile robustezza, mos
ossi da dubbio così pietoso. Mentre gli spettatori erano perplessi in questi pensieri, quelli, attentamente guardandosi l’un l
anza di sostenersi, lo abbandonò. Tutti acclamarono Faone vincitore : questi girò gli sguardi con nobile compiacenza della ott
l’aggiugne, E già d’ambo le mute a paro a paro Erano i gioghi, ed or questi ed or quegli Sporgea più innanzi de’ corsier col
agl’ Indiani e chi finalmente ad un altro popolo asiatico anteriore a questi , del quale siasi perduto perfino il nome. Ognuna
e, il Sagittario, il Capricorno, l’ Aquario, i Pesci. L’uno vuole che questi nomi abbiano relazione alle faccende dell’agricol
stabil seggio, ove gli s’erga un tempio. In cui sian queste esequie e questi onori Rinnovellati eternamente ogn’anno. Due ping
tra un altro segno bianco a guisa di mezza-luna. Il volgo credeva che questi segni fossero naturali, ma i sacerdoti gl’ imprim
tto e lo scettro d’ Osiride ; anch’essa ha i leoni a’piedi. Alcuni di questi attributi fanno supporte infatti che gli antichi
urdità e di stravaganze. Gl’Indiani sostengono che sotto il velame di questi racconti stieno riposti profondi misteri che essi
e, ed era chiamato per antonomasia il Dio dei Corvi ! 743. Genii. Fra questi , tutti quasi di sesso femminile, prima è Gna mess
’ arte. Un incendio acceso dalla folgore nelle foreste dell’ Ida pose questi montanari industriosi sulla via di scoprire i met
popoli già rinniti in sociotà con vineoli di religione e di leggi. A questi parve cha la violenza dai sopravvennti fosse oltr
ole, e l’altra la Luna. Vi furono ist tuite celebri feste in onore di questi Dci. L’altare d’Apollo a Delo pasaava per una del
un primo tentativo d’ acreonantica. Abbiamo già detto che le gesta di questi croi, per quanto inverosimili, adombrano nobilisa
razione nelle pinzochere trojane. 101. Alcuni sono di sentimento che questi antropofagi abitassero la Campania ; ma è piu pro
12 (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62
alunni, rannodandole allo studio della Mitologia, potranno trarre per questi non poco giovamento. Taluni, forse comparando que
hiamarsi un Dio. Ecco come uno de’filosofi italiani si raccapriccia a questi mostruosi errori, mettendo in comparazione la ver
ringe in vece al seno una nube : indicavasi dalla istoria poetica con questi due miti la leggerezza, la vanità delle nozze nat
connubii a gli estranei venuti in Creta con una nave detta Toro. Da’ questi e da innumeri altri miti, che potremmo portare in
ondava, e tutelati da mostri, che vi avevano disteso antico impero. E questi esseri benefattori della umana famiglia furono de
, presedere al furto, servire a gli uomini. Mitografia fisica — ed in questi Varrone fa ricerca su la natura e genealogia degl
gnoso gettato da prudente mano su tutte le opere di natura, e secondo questi principii noi ci studieremo interpetrare i miti e
sostanze de’ Numi — Mondani quegl’ Iddii, onde il mondo esiste, e di questi altri creano il mondo, come Giove, cioè l’etere,
i di cui noi qui voltiamo nella nostra favella, soprattutto perchè da questi vengono ad interpetrarsi i concetti dell’inno di
ica credenza, che Vrano fosse stato mutilato da suo figlio Saturno, e questi stretto in catene dal suo figlio Giove. Sotto que
Si fingeva senza mani e senza piedi, per indicare non aver bisogno di questi per eseguire le cose a lui commesse, bastandogli
ario, che si rilasciava loro dagli eroi, e il dominio quiritario, che questi si serbarono ; con due ali in capo alla verga, pe
della Vlissea, non è che una perfetta allegoria, personificandosi con questi immaginati mostri i vulcani igniferi. Si credevan
fine dallo impero, che ha su tutto lo universo. Volendo porre mente a questi concetti del poeta, senza sfuggirne veruno, io vi
redersi esser larga di soccorso alle donne ne’dolori del parto. Ma di questi e di altri titoli, cui questa Diva era onorata da
de. E il sommo cantor dell’Eneide(1) portando innanzi il traslato, da questi pomi di oro fece quel memorabile ramo di oro, di
le frecce, invocando Giove, gli mandò una pioggia di ciottoli, e con questi lo uccise, menando seco i bovi di lui per farne d
ge una profonda intellettiva non può sfuggire del pari di scoprire in questi concetti del poeta non poche espressioni, che tut
l tramonto del sole. Oltre l’alloro sacro ad Apollo e ad Ercole, ebbe questi insieme con quello la cetra e la compagnia delle
l’avvenire, e non mai obbliare il passato. Altri al contrario, e tra questi Plutarco(2), vogliono essere così chiamato, o per
sapere. Caosse era il mio nome da gli antichi. Questo lucido aere, e questi tre corpi, che rimangono, il fuoco, l’acqua, e la
dalla tutela delle cose, cui si facevano presedere. Varrone dice, che questi Dii s’invocavano nei pericolosi e subiti avvenime
I. cap. XI. (2). Libero e Libera — Taluni traggono la etimologia di questi due nomi a libramento, chè il maschio in unirsi a
13 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85
presiedeva alle nozze ; Lucina, Ilitìa e Genitale, ai parti ; e sotto questi appellativi o titoli era invocata dalle matrone,
dalle matrone, e in generale dalle donne : sebbene altri poeti, e tra questi Orazio95), attribuiscano quest’ultimo ufficio a D
a essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile il narrare uno di questi fatti mitici che serve a spiegare perchè il pavon
Giunone ; e Omero sin dal 1° libro dell’Iliade ce ne rende accorti in questi versi : « Acerbissimo Giove, e che dicesti ? « R
Monti.) Malcontenta era sì, ma non rassegnata, come ben si capisce da questi versi ; e Giove faceva di certo ogni suo volere,
an gli Dei sotto la figura di quelle bestie nelle quali credevano che questi si fossero trasformati. Il nome poi di Argo è rim
ce ; e iridescenza la proprietà che hanno alcuni oggetti di rifletter questi raggi colorati. Una bella descrizione di iridesce
isma, i raggi che la compongono son separati, e presentano per ordine questi sette colori, cominciando da quello meno refratto
14 (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387
Medusa. Il cimento scabroso non atterrì il magnanimo giovine, e fatto questi più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plu
inunziò il regno, a patto, che dovesse restituirlo a Giasone, qualora questi fosse divenuto idoneo a governare. Alcimede non s
re la morte del loro Sovrano, e per riaverne i cavalli. Ercole affidò questi alla custodia del giovanetto Abdero, suo favorito
oro d’un determinato peso ; e chi più avrebbe bevuto. Ercole in tutti questi esercizj vi, riuscì superiore. Leprea finalmente,
Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone uno, di no ne Nestore, perchè questi , essendo ancor fanciullo, non avea avuto parte in
ne offese Teodamante, t marciò con alcuni soldati contro l’ Eroe ; ma questi lo uccise, e seco condusse via il predetto di lui
arsezza delle pioggie. Venne da Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e questi accertò Busiride che per avere di nuovo la fertil
one. Le condizioni della gara furono, che se restava superato Ercole, questi doveva cedere ad Erice i predetti animali ; se Er
e fiori odorosi (a). Dejanira poi aivenne il premio del vincitore, e questi seco lei s’avviò alla volta di Tebe, sua patria.
ti sassetti, bianchi e neri, assolvendo con quelli, e condannando con questi . Scritto il funesto decreto, ciascuno pose il sas
cui uccideva i passeggieri(b). Colui voleva arrestare anche Teseo, ma questi lo uccise, e portò sempre con se quella clava, co
scavato da una rupe un macigno, tentò di scaricarlo sopra Teseo ; ma questi , lanciando contro di lui un grosso tronco di quer
artorì diecisette figli (f), o diecinove, come racconta Omero (g). Dî questi i più conosciuti sono Paride, Ettore, Ipponoo, Pa
mo si decise solamente tra Turno ed Enea. Quegli vi restò morto(c), a questi sposò Lavinia, dopo la morte di Latino salì sul d
 ; Iperenore (f) ; Pisandro e Ippoloco, nati da Antimaco. Dicesi, che questi due a vista di Agamenonne tremarono di spavento,
resa immediatamente da fiera pestilenza. Se ne interrogò Calcante ; e questi rispose, che quello era un castigo di Apollo, e c
va pure il diritto di darvi il suo, si dichiarò a favore di Oreste, e questi quindi ne rimase assolto (a). Oreste allora onorò
i Licomede, seco portando varj ornamenti donneschi, e frammischiate a questi delle armi di ogni sorta. Tutte le giovani si sce
e, figlio del predetto re, volle che vi fosse ammesso anche Ulisse, e questi vi rimase vincitore. L’Eroe finalmente ricevette
luce si erano unin con Ida e con Linceo per rubare certi greggi ; che questi , eseguito il furto, ricusarono di farne parue con
ntorni di Pefno, altra città marittima della Laconia, rappresentarono questi Gemelli in due statue di bronzo, le quali, benchè
essi un tempio(d). Benchè il medesimo tempio fosse stato consecrato a questi due fratelli, esso tuttavia chiamavasi il tempio
ltri finalmente soggiungono, che Pelope gettò in mare Mirtilo, perchè questi con gran forza instava nel ricercargli il premio
. Edipo finalmente lo spiegò colle tre diverse età dell’uomo, giacchè questi , quando è bambino, cammina co piedi e colle mani 
e(5), e Partenopeo(6), prese a difendere i diritti di Polinice. Tutti questi guerrieri furono chiamati i sette Capi, e ciascun
zzo di quello scudo v’è un leone, che si azzuffa con un cinghiale. Di questi du animali il primo opera avvedutezza, l’altro pr
dì Cefalo e di Procride. Cefalo, come dicemmo, sposò Procride. Uniti questi due sposi da un amore il più tenero viveano conte
idò la dolcezza della loro vita. L’Aurora s’invaghì di Cefalo, mentre questi sul primo albore del giorno trovavasi applicato a
ccie, l’una di bella giovine, e l’altra di macilente vecchia. Secondo questi ultimi escono delle Api dalle di lei mani, e le s
o grazioso e bello. Ha il capo e la veste, sparsi di fiori, perchè di questi solevano gli Antichi coronare se stessi, gli anim
e ivi furono raccolti da un pescatore, e portati al re, Pilunno ; che questi sposò Danae, e spedì Perseo appresso Polidette, a
i(g). Alcuni però sotto il nome di Lafistio riconoscono Bacco, perchè questi aveva un tempio sul monte Lafistio, nella Beozia(
nte fuvi chi ebbe a dire, che Medea privò di vita il fratello, perchè questi aveva preso ad inseguirla(f). (d). Ovid. Metam.
e aveva inoltre dichiarato la guerra a Demofoonte, re d’Atene, perchè questi proteggeva gli Eraclidi. Si consultò l’Oracolo, e
i Marrubj popoli, che abitavano appresso il Lago Fucino in Italia. Da questi , per aver loro insegnato i rimedj opportuni contr
issero, che Nemesi e Leda erano la stessa persona, riconosciuta sotto questi due differenti nomi(d). (b). Herod. l. 9., Diod
Teano, figliuola di Cisseo, e sacerdotessa di Minerva(e). L’ultimo di questi sposò Licaste, figlia di Priamo(f). (b). Dict.
torre. Qui raddoppie le sue declamazioni sulla cecità de’Trojani, ma questi non vollero mai prestarvi orecchio(c). Ella final
me. A rendere vieppiù strepitoso il portento tornavano d’anno in anno questi rinascenti uccelli Mennonidi a far battaglia, e a
enuto erede del tegno d’Epiro, Pergamo andò in Asia ; e ch’ ossendosi questi fermato nella Teutrania, contrada vicina alla Tro
la sua rivale. Ma il giovine fu preso in sospetto da Paride, cosicchè questi , trovatolo vicino ad Elena, s’accese d’ira, e lo
ioni di vino(c) in un vaso, detto da’ Latini Patella, dalla qual voce questi Dei si appellarono anche Patellarj(d). Essi si ri
asse tra tutti i Fenici. Pigmalione sorprese il di lei marito, mentre questi sacrificava, e lo uccise per impossessarsi delle
no tutti militari. Ascanio, figlio di Enea, li insegnò agli Albani, e questi a’Romani. Silla li insegnò agli Albani, e questi
segnò agli Albani, e questi a’Romani. Silla li insegnò agli Albani, e questi a’Romani. Silla li celebrò durame la sua Dittatur
enominato Tarasippo, perchè era il terrore de’cavalli. Difatti quando questi animali si appressavano all’anzidetto altare, cos
ltri vennero per lungo tempo portati quà e là per ignoti mari. Uno di questi ultimi fu anche Agapenore. Egli da una procella f
ragli stato compagno Merione, figlio di Molo, Principe Cretese. Anebe questi diede saggi di grande valore nel tempo della guer
rovò il vaticinio di Mopso. Ciò talmente avvilì il di lui rivale, che questi morì di dolore(a). Altri poi dicono, che, essendo
entro le mura, e nol avessero in loro difesa. I Trojani, ingannati da questi detti insidiosi, si affrettarono a ritirare appre
e Licofrone(i) dicono, che Amintore strappò gli occhi a Fenice, e che questi , ritirandosi appresso Peleo, venne dal medesimo i
sa la durata della di lui vita. Cometo s’invaghì d’Anfitrione, mentre questi guerreggiava contro il di lei padre ; e lusingand
Ella rimase punita del suo parricidio dallo stesso Anfitrione, poichè questi , com’ebbe in sua mano la di lei città, ordinò che
sca compariscono alle volte certe meteore, ossia certi fuochi. Due di questi intorno alla testa di Castore e di Polluce furono
rabile somma di danaro corruppe il cocchiere di Driante per modo, che questi adattò le ruote del carro del suo padrone in guis
ammetterlo a parte del Regno. Ritornato Tieste appresso il frarello, questi gl’imbandì un convito, in cui gli diede a mangiar
o uccise il proprio fratello, e lo diede a mangiare a Climeno, perchè questi , dopo d’averle accordato Alastore in isposo, se n
ndetta, esalò lo spirito(a). Lasciò un figlio, di nome Diomede. Anche questi al tempo della guerra Trojana fu considerato il p
o stesso tempo presero a volare intorno il loro vascello. Dicesi, che questi uccelli, memori della loro origine, accarezzavano
15 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263
cennato che gli Dei di 2° ordine eran detti Inferiori o Terrestri ; e questi appellativi spiegano bastantemente la minor poten
os. Fortunatamente, per chi deve studiar la Mitologia, a ben pochi di questi Dei fu dato dai Pagani un nome proprio, e la magg
n avere inventato i Pagani molti miti o fatti miracolosi riferibili a questi Dei Inferiori, perchè molto limitata credevano la
er più fertili i terreni col fimo o concime. Plinio asserisce che era questi un re d’Italia deificato per sì utile insegnament
efiti, ecc. ecc. ; e basta conoscere l’etimologia e il significato di questi vocaboli per intendere qual fosse l’ufficio di ta
con quelli d’oro e d’argento adorati dai Simoniaci, e dichiarando che questi Dei son cento volte più numerosi di quelli, accet
trentamila8, e assicurati al tempo stesso che migliaia e migliaia di questi sono sine nomine vulgus, e da spacciarsi in massa
16 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172
un carro tirato da animali feroci, per lo più tigri o pantere. Tutti questi distintivi ed emblemi di Bacco lo manifestano chi
ssiva, che allora equivale a licenza o impudenza. Gli altri nomi eran questi  : Lenèo, Tionèo, Jacco, Bromio, Bassareo, Evio, t
ivati dal greco, e molto in uso anche nei poeti latini, e qualcuno di questi , benchè più raramente, nei poeti italiani. Convie
che i mitologi suppongono dette da Giove a Bacco suo figlio, allorchè questi sotto la forma di leone combatteva contro i Gigan
n Apollo, cioè col Sole, o almeno lo fecero suo compagno ed amico ; e questi mi sembrano più ingegnosi e più filosofi naturali
ilio, di cui ci dà l’etimologia Ovidio nelle Metamorfosi, dicendo che questi animali notturni : « ……….. tenent a vespere nome
e non si estragga dall’uva. Perciò nel ditirambo del Redi ne parla in questi termini : « Chi la squallida cervogia « Alle la
naturali fra cui prospera sono dal 30° al 50° di latitudine. 208. In questi limiti non lo disapprova neppure la Bibbia, dicen
17 (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389
nazioni, che pare spenta ogni speranza di mai più trapassarli. Or se questi sovrani ingegni vivranno perpetui sino a che vi s
Degli dei celesti. saturno, opi, e giano. I. Nomi dati a questi Numi e lor ragione. La parola Saturnus viene
i quali furono nello stesso modo alla crudeltà del padre sottratti. E questi tre figliuoli di Satùrno tutto fra loro si divise
ssimo animo, ed il fece padrone di buona parte del suo reame ; percui questi il regalò di una sì segnalata prudenza, che le fu
ed in Roma vennero da Alba Longa. A principio si eleggevano da’ Re, e questi scacciati, dal Pontefice Massimo ; e doveano aver
ccese fiaccole, imitava i fulmini di Giove. Il qual folle divisamento questi mal sofferendo, quasi che volesse Salmonèo disput
olere impadronirsi della città a dispetto del medesimo Giove ; di che questi adirato tosto il fulminò. Dice Vegezio, che color
l seppe Acrisio e pretese la figliuola ed il nipote da Polidètte ; ma questi ottenne che si acchetasse ad una solenne promessa
mani addosso all’avo. Essendo Acrisio nella corte di Polidètte, venne questi a morte ; ed allora fu che celebrandosi funebri g
a loro battendosi crudelmente, salvo che cinque, tutti si uccisero. E questi cinque aiutarono Cadmo ad edificare la città di T
omunemente a Castore, domator de’ cavalli ; ciò viene da che entrambi questi fratelli appellavansi i Castori, dicendosi i giuo
apparisce un solo. Ma vediamo che dicono i poeti dell’estremo fato di questi eroi. Pretendevano essi di sposare Febe ed Elaira
rri, e congiunsero la cittadella detta Cadmea colla città bassa. Nati questi gemelli, la madre, per sottrarli alle violenze de
ta la sua preghiera, e quelle formiche furon cangiate in uomini. Eran questi i Mirmidoni che seguirono Achille alla guerra di
o, appena nato fu rapito da’ Cureti per ordine di Giunone. Ma, uccisi questi da Giove, Io andò lungo tempo in cerca del figliu
nanze adunque di questo tempio ed alla riva dell’Alfeo si celebravano questi famosi giuochi, ne’quali il fiore della greca gio
il premio di una corona e di un ramo ornato di nastri(2). E giunsero questi giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più p
he per compassione degli Dei fu trasformata in cicogna ch’è nemica di questi rettili. E Cinira, re di Cipro, ebbe delle figliu
ell’Attica. Virgilio dice(1) che nella contesa fra Minerva e Nettuno, questi con un colpo del suo tridente fece uscir della te
L’asta, lo scudo e l’elmo erano tanto proprii di Pallade, che per questi soli, nel tempio di Giunone in Elea, il suo simul
nella sinistra, la conocchia ; e che recata al luogo, ov’era Dardano, questi consultò l’oracolo, da cui seppe che la città sar
lento contro Latona, comandò a Tizio che facesse le sue vendette. Era questi un enorme gigante, creduto figliuolo della Terra,
lmente volendo egli sposare Alceste, fig. di Perilao, e consentendolo questi a condizione che gli donasse un cocchio tirato da
lla morte, ed andato all’inferno, ne liberò la generosa Alceste(1). A questi tempi accadde il fatto di Dafne, leggiadrissima n
a manifestarli. Anche Marsia osò venire a gara col Dio del canto. Fu questi un famoso satiro della Frigia, fig. d’Iagne, cele
si fosse ben guardato dal recar danno agli armenti del Sole. Erravano questi in gran numero tra buoi e pecore pe’fertili campi
veramente i primi uomini colpiti dalla grandezza e dallo splendore di questi due corpi luminosi, agevolmente s’indussero a cre
icladi. Ne avea il timone un tale Acete, nativo della Lidia. Veggendo questi un giorno che un suo compagno trovato avea sul li
ombattimento navale vinse i Tirreni e convertilli in delfini ; percui questi pesci pongono all’uomo grandissimo amore. Di che
evolmente in casa sua accolto da Icaro e dalla figliuola Erigone. Era questi nato da Ebalo, re della Laconia, ed avea a fratel
vatore, ed a lui se ne offerivano tutte le primizie(2). Alle volte in questi canestri si tenevan de’ serpenti, che facevansi a
demmia. Venere, Cupido e le Grazie. I. Diversi nomi dati a questi Numi e lor ragione. Cicerone(1) fa derivare i
depose. Monti. L’indomabile Diomede colpì Enea nel ginocchio, e già questi era presso a morire, se Venere, sua madre, oprend
lo scusare, dicendo avere egli seguita l’opinione de’ tempi suoi, che questi Dei inferiori, cioè, avessero i loro corpi, sebbe
l’uomo strascina alla rovina. Marte e Bellona I. Nami dati a questi numi e lor ragione. Marte, dio della guerra,
na ; E Marte in mezzo, che nel campo d’oro Di ferro era scolpito, or questi , or quelli A la zuffa infiammava ; e l’empie Furi
etti saliari volevan dire banchetti lauti e sontuosi (2). I carmi che questi sacerdoti cantavano e che si attribuivano a Numa,
tinto Ettore  « Il nume… prima a’ piedi I bei talari adatta. Ali son questi D’incorruttibil auro, ond’ei volando L’immensa te
i Ai colli stessi la parola, a gara Iteravano i detti. I convicini Di questi luoghi solitarii han finto Che Fauni e Ninfe e Sa
; e Virgilio (3) dice che Alfesibeo imitava il danzare de’ Satiri. Da questi pure che s’introducevano sulla scena e ch’eran De
cese di Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi questi uno per mano Sul carro che tiravan due serpenti,
andò al tartareo fondo. III. Continuazione – Ascalafo. Or in questi suoi viaggi, assetata la povera dea, andò ad una
e non potea profferirsi da’ non iniziati. Era pur delitto disprezzare questi misteri e questa fu una delle principali reità di
delle principali reità di Socrate. Molti grandi uomini s’iniziarono a questi misteri, e fra gli altri Cicerone, il quale dice
bilmente la vita. Pelope poi fu fig. di Tantalo e di Taigete. Volendo questi sperimentare la divinità degli Dei che nel loro p
sto nume, ed uno scettro che Vulcano diede a Giove, Giove a Mercurio, questi a Pelope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e ques
Giove a Mercurio, questi a Pelope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e questi ad Agamennone. Nè son da tacere il bel trono d’or
ntiche. Ucciso Patroclo, grande amico di Achille, dal Troiano Ettore, questi s’impossessa delle armi di lui ch’eran quelle del
morevolezza e lo fece educare con Pilade, suo figliuolo ; per cui fra questi due principi si strinse un’amicizia si grande, ch
statura ed in tutt’altro, e volendo Toante dar morte ad Oreste, tanto questi , che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè
gio tutt’i monti. Omero(2) descrive Diana che scorre pei monti, e tra questi nomina il Taigete e l’Erimanto, dilettandosi di f
vuta la signoria di Micene, guardava Ercole con somma gelosia, poichè questi avendo dritto alla corona, come fig. di Anfitrion
Partenopeo, fig. di Meleagro e di Atalanta, Arcade. Or tutti e sette questi principi perirono avanti le mura di Tebe salvo ch
Eneo ; Augia, del Sole ; Ificlo, di Testio ; ed altri non pochi. Or a questi avventurieri accaddero nel viaggio molte disgrazi
. dell’Oceano e di Teti. Or giunti gli Argonauti alla corte di Fineo, questi li pregò che lo avessero liberato dalla molestia
gara fra quest’eroe ed il supremo duce Agamennone, diciamo che avendo questi restituita al padre la sua schiava Criseide per p
i fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come questi due fratelli, fu destramente sottratto alla vorac
condi, i Ciclopi, i Lestrigoni, Scirone, Polifemo e molti altri. E di questi diremo brevemente qualche cosa. E qui mettiamo in
di quel nume, dal quale fa discendere il popolo de’ Lestrigoni. Erano questi una razza di uomini di gigantesca statura e feroc
egli un giorno nella spiaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci, questi ritornati a vita per virtù di quell’erba, saltaro
a palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva da quella palude. Or questi nomi di Aide, Tartaro, Erebo ed Orco, quantunque
o e l’altro cattivo, i quali neppure i loro cadaveri abbandonavano, e questi distrutti, ne abitavano i sepolcri. Da ciò venne
a terribile a Plutone stesso ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo, questi mostri erano odiosi agli uomini ed agli Dei. Ques
nsieri ed i rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ; questi sono degli empii le assidue e domestiche Furie ch
itto. Verdeggianti prati eran la sede delle ombre, secondo Omero ; or questi non erano che un luogo presso la palude Acherusia
ale Serapide era la stessa cosa che Osiride, o il Sole, giacchè tutti questi nomi spesso si confondono. Or come gli Egizii rap
18 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386
iù tenebrosa per la lontananza dei tempi ai quali appartiene. Intanto questi errori dominarono per molti secoli sopra la facci
n parte alle cerimonie di questa legge santa. Dominava soprattutto in questi paesi la tradizione dei due genj del bene e del m
dire, gettate come polvere al vento nell’universo intero. Non ostante questi mucchi di rovine non soffocarono la novella crede
ana virtù celestc, scaturita dalla croce, comincia a commuovere anche questi feroci. Vinti dall’esempio di nazioni intiere sog
tra cosa e non interi, e li lacerano, e li dispergono. Contuttociò di questi , per altro intrepidi, così da voi trattati, quali
tro intrepidi, così da voi trattati, quali offese potete contare ? Da questi cotanto uniti e disposti fino al morire, per ques
ando ei può ; poichè niuno è costretto, ma lo dà di proprio volere. E questi sono depositi di carità ; poichè quel danaro non
tianesimo apportò un rimedio sicuro, come fece manifesto liberando da questi mali medesimi le società moderne. Anche l’eccesso
urne, legassero un cane ad ogni candeliere ; e che alla fine di esse, questi , adescati dal pane che veniva lor presentalo, rov
19 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — III. Classazione generale delle Divinità pagane e Genealogia degli Dei superiori » pp. 15-19
ma delle quali era detta degli Dei maggiori o superiori o supremi ; e questi erano soltanto venti, per lo più conosciuti e ado
upremo consiglio celeste a cui presiedeva Giove come re del Cielo ; e questi erano Giove, Giunone, Vesta Prisca, Cibele, Vener
o Plutone, Bacco, la Terra e la Luna 8. Ma convien notare che tre di questi nomi, cioè il Sole, la Terra e la Luna son sinoni
si nomi a una stessa divinità secondo i suoi diversi attributi, o poi questi diversi titoli a loro attribuiti furon considerat
ad imitazione e per copia conforme del Codice Napoleone13. Il notare questi diversi usi e significati della parola Natura e s
ili ad occhio nudo, e perciò conosciuti ancora dagli antichi, diedero questi il nome di sette divinità del primo ordine, cioè
20 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241
n che significa intelligente 272). Il popolo generalmente considerava questi Dèmoni o Genii come Dei che regolassero le vicend
o, cioè Socrate, Platone e Aristotele, espressero la loro opinione su questi Dèmoni, o spiriti, o genii. Aristotele, il maestr
o l’interpretare e il recare agli Dei ciò che viene dagli uomini, e a questi ciò che vien dagli Dei ; …. poichè la Divinità no
colare che lo accompagna sino alla fine della sua vita. » Conoscendo questi ufficii attribuiti anche dal divino Platone ai Dè
astici. Da dèmone derivò in latino il diminutivo demonio ; ed ambedue questi nomi servirono nel Cristianesimo a significare gl
ragione. Il Fanfani invece accenna un altro uso della parola Genio in questi termini : « Di una persona eccellente nella sua a
21 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XI. Giove re del Cielo » pp. 55-59
a la beneficenza. Sii giusto, sii benefico, dicono i moralisti ; e in questi due punti compendiano tutti i doveri della morale
o che davasi a Giove dai romani politeisti ; e Cicerone stesso spiega questi due attributi colle seguenti parole : « Il popolo
apitolino ; e la storia romana stessa narra l’origine e la ragione di questi titoli. Fu chiamato anche Giove Pluvio 60 perchè
letterati, ma commentata pur anco splendidamente dai filosofi, e tra questi da quel potente e straordinario ingegno del nostr
di aver dedotto la statua di Giove Olimpio da tre versi di Omero. » E questi tre versi nell’originale greco son quelli di n° 5
22 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78
il gran cataclisma del diluvio. In geologia si parla di più d’uno di questi cataclismi dei tempi preistorici ; e quello stori
i cui trovasi una general tradizione in tutti i popoli, è l’ultimo di questi cataclismi riconosciuti e dimostrati dalla scienz
osì dette epoche geologiche90). Le roccie acquee sono stratificate, e questi strati vennero a formarsi dai sedimenti delle mat
onchiglie e frantumi di vegetabili ; e se ne deduce razionalmente che questi strati doveron formarsi sott’acqua nel modo stess
e come la più probabile, dice il geologo Strafforello, i materiali di questi strati furono depositati originariamente dall’acq
23 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231
Dei supremi e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e questi erano per lo più gli Eroi o Semidei, e non tutti,
quelli soltanto che furono i più grandi benefattori della umanità. A questi novelli Dei assunti in Cielo ergevansi nel mondo
matrimonio. La sola Ipermestra salvò la vita al suo sposo Linceo ; e questi poi compì quanto aveva predetto l’oracolo, uccide
orrelazione ai delitti, nè vi si scorge una opportuna proporzione fra questi e quelle. In tal graduazione Dante si manifesta s
itiam moniti, et non temnere Divos. » (Æneid., vi, 618.) 269. Son questi i versi originali di Virgilio : « Vidi et crudel
riassume brevemente le pene dei più celebri dannati del Paganesimo in questi versi : « Nec Tantalus undam « Captavit refugam 
24 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68
e e fratelli contro lo zio ed i cugini con la sconfitta e l’esilio di questi . Ora sono i soccombenti ed oppressi Titani che te
scendenti di Titano, che cedè il regno a Saturno sotto condizione che questi non allevasse figli maschi ; e non essendo adempi
o un armadillo. Ma Dante, che ci assicura di aver trovati parecchi di questi Giganti nel fondo dell’inferno, non ne vide alcun
e con Bacco ; e tutto al più con quattro, secondo altri poeti, e tra questi anche Dante, che vi aggiunge Marte e Minerva. L’a
gio di tua luce illuminarmi. » 69. Distinse Dante filosoficamente questi due mezzi di recar danno o ingiuria al prossimo,
25 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308
oderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati dal Giusti46. Varcati questi sterpi filologici, avanziamoci in più aperta e va
itazioni dei più grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammentar fra questi il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le
ici fatti particolari che più ne abbisognano ; ma ho voluto premetter questi brevi cenni per far conoscer la necessità di stud
, anche secondo la precitata Cronologia greca ; perciò dalle gesta di questi dovrà cominciare la narrazione dei tempi eroici.
26 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91
icio. Nei primi tempi non fecero distinzione fra stelle e pianeti ; e questi pure chiamarono stelle ; e solo quando si accorse
rammenteremo quel che fu detto altrove, che cioè avanti la nascita di questi due Numi figli di Giove e di Latona, il Sole e la
rese stabilé. Ivi diede alla luce in un sol parto Apollo e Diana ; e questi Dei ebbero perciò il titolo di Delio e di Delia d
Niobe e la sua famiglia colpita dalla celeste vendetta104). Accennati questi fatti comuni ad Apollo e a Diana, convien parlare
27 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325
e poi gli altri a sollecitare quei primi ; ma non vedendo tornare nè questi nè quelli, vi andò egli stesso, e vide un orribil
no Cadmo a fabbricare e popolare la città di Tebe ; e i loro nomi son questi  : Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e Iperènore. Anzi
oro nobiltà di sangue dall’esser discendenti, com’essi vantavansi, di questi prodi guerrieri sì miracolosamente nati ; la qual
nostro alfabeto. Ma che diremo di quegli eruditi che volevano abolir questi nomi per sostituirvi quello di grammaticario ? Di
28 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131
ura e con merce, e vien quindi a significare il Dio del Commercio. Da questi due principali nomi Erme e Mercurio e dagli attri
familiare, aveva rubato il cuore a tutti. Ma gl’ignoranti intendevano questi furti alla lettera ; col rubare accortamente senz
e dei barometri ad indicare in quelli i diversi gradi di calore e in questi la variazione dello stato dell’atmosfera. Ebbero
ella del Giusti : « Non resi mai — Quel che rubai. » A proposito di questi tali riporta Cicerone nella 2ª delle sue Filippic
29 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278
o soltanto che avendo i Mitologi ammessi anche gli Dei malefici, eran questi di certo peggiori dei Satiri, per quanto poco ese
scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri. Se questi eran poco esemplari come Dei, e molestavano le Ni
rtenente alla famiglia Fenzi. Nelle antiche Guide della Città, uno di questi due Satiri era attribuito a Michelangelo. I poeti
4. Sileni dicevansi i Satiri quand’eran vecchi ; e il più celebre di questi è quel Sileno che fu Aio e compagno di Bacco in t
30 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114
a, con una cetra nelle mani, in atto di trarne suoni ; e generalmente questi due simboli si trovano riuniti nelle sue immagini
« Senza lo ritenere, avere inteso. » Le Muse erano nove, ed avevano questi nomi : Calliope, Polinnia, Erato, Clio, Talia, Me
alla fontana Ippocrene, luoghi da loro frequentati. Anzi spesse volte questi stessi nomi sono usati dai poeti per figura di me
’io rilevi « Le lor figure com’io l’ho concette ; « Paia tua possa in questi versi brevi. » 131. Vaticinari in latino è lo
31 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Introduzione » pp. 6-9
ranne gl’Israeliti, erano politeisti, cioè adoravano molti Dei ; e di questi raccontavano la genealogia e i pretesi miracoli.
più chiari e notabili simboli dell’antica sapienza. La cognizione di questi simboli è necessaria a qualunque italiano desider
n debbano andar disgiunti gli stùdii letterarii dagli scientifici, nè questi da quelli, confido che il mio tentativo di farne
32 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510
che Tifòne avesse ucciso segretamente il suo fratello Osiride ; e che questi poi fosse trasformato in bove. Aggiungono inoltre
ento, « Mi posi il dito su dal mento al naso. » I Latini poi, e fra questi Catullo, usarono la frase reddere aliquem Harpocr
 ; ma pare che, in generale, i Romani non avessero gran devozione per questi mostruosi Dei Egiziani, poichè Giovenale, nella S
33 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54
Celeo re d’ Eleusi, (antica città greca fra Megara e il Pireo), e che questi sul carro di Cerere tirato da draghi volanti aves
se di Vulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi questi uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti
stanno sei mesi sotto terra e sei mesi sopra terra. Dopo aver notato questi miti sarà più facile riconoscere le immagini scul
34 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-
uta lato, » e produce il fenomeno dei Venti, vollero deificare anche questi . Riconobbero però facilmente che la maggior parte
are anche questi. Riconobbero però facilmente che la maggior parte di questi Dei eran molto turbolenti, producendo in mare orr
or sopra impose ; ed a re tale il freno « Ne diè, ch’ei ne potesse or questi or quegli « Con certa legge o rattenere o spinger
35 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38
elesti soggiornavano cogli uomini, perchè erano innocenti ; ma quando questi divennero malvagi, gli Dei si ritirarono tutti, e
he si morde la coda e forma così un circolo non interrotto. Con tutti questi diversi emblemi s’intende facilmente che sta a si
atini, e principalmente Cicerone ed Orazio, fanno più volte parola di questi Giani, che corrispondevano pel loro scopo alle mo
36 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202
ed Enea in corpo e in anima, ossia da vivi, fossero andati a visitar questi luoghi, e ritornati ne avessero raccontato mirabi
è tanto chiara ed evidente che molti cultori delle arti belle, e tra questi lo stesso Michelangiolo, hanno potuto rappresenta
Elisio e quell’abitazione de’beati decantata da Omero. » 236. Son questi i versi originali di Virgilio, notabilissimi per
37 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160
Vulcano deforme e zoppo : differiscono solo nel raccontar la causa di questi difetti della sua forma corporea, che certamente
i rammentato di sopra, anche il calcolatore aritmetico di Babbage. Ma questi sforzi della meccanica consumano molti anni e mol
ca. Uno soltanto di essi era figlio di Nettuno e della ninfa Toosa, e questi chiamavasi Polifemo (il qual greco vocabolo signi
38 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252
no gli Oracoli all’opera dei Demònii, ed asserivano che la potenza di questi era cessata col sorger del Cristianesimo ; e così
rioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano da questi . Perchè loro facilmente credevano che quello Dio
Tito Livio nel lib. I della sua Storia Romana, la riporta tradotta in questi termini : « Imperium Romæ habebit quis primus ve
39 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194
mio ; e qual meco s’aùsa « Rado sen parte, sì tutto l’appago. » Con questi detti della Sirena, il poeta ce la rappresenta co
parlar di Scilla senza che ricorra alla mente anche Cariddi, essendo questi due termini collegati fra loro nel detto proverbi
le femmine dei Lamentini dai maschi ; e chiamansi quelle Mairmaids, e questi Mairmen, parole composte che voglion dire fanciul
40 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVII. Apollo considerato come Dio del Sole, degli Arcieri e della Medicina » pp. 92-103
? I pittori e i poeti han fatto a gara a rappresentare splendidamente questi simboli del Dio della luce ; ed ognuno li intende
ia richiamare in prima vita i suoi sudditi, se ne lagnò con Giove ; e questi , non potendo altrimenti impedire ad Esculapio l’e
ggira), « O stupenda opra, o Dedalo architetto ! » 110. I nomi di questi segni del zodiaco furono riuniti, per comodo di m
41 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254
Notte, ossia l’oscurità, l’assenza della Luce, era una Dea ; e tutti questi Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altret
zo di matrimonii misti, che danno origine ai Semidei ed agli Eroi ; e questi son sempre in lotta coi mostri e coi grandi scell
42 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14
ercorso un sì vasto campo di maraviglie vere e reali della natura. Da questi studi scientifici traggono in oggi le più belle i
ero anche più oltre del Darwin e compagni antropologi ; poichè mentre questi suppongono la successiva trasformazione della mat
43 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72
galarle il fatal vaso, le avesse ordinato di portarlo a Prometeo ; ma questi il cui nome significa provvido o cauto, non volle
Epimeteo, il cui nome significa l’opposto, cioè improvvido o incauto, questi l’aprì. Aggiungono di più che egli sposò Pandora,
44 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289
ssi nomi che avevano i diversi fiumi nei diversi paesi. Supposero che questi Dei abitassero negli antri donde usciva la sorgen
o’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio dell’ Egloga 6ª in questi due versi : « Prima Syracosio dignata est ludere
45 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXI. Minerva » pp. 132-137
figlia del supremo dei Numi e che uscì dalla divina mente di lui. In questi limiti il mito fu adottato volenterosamente e con
gua seppe unire pur anco quello delle scienze e delle arti. 167. Tra questi periodici il più accreditato e diffuso è l’Ateneo
46 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269
di pardo, in una mano la verga pastorale e nell’altra la sampogna. Di questi tre distintivi non sarà inutile dar la spiegazion
della sampogna, i tre distintivi preaccennati rammentano chiaramente questi tre attributi. Della sampogna poi convien raccont
47 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151
ata, in Citera, in Pafo, in Idalio, in Àmatunta, in Gnido, ed ebbe da questi luoghi del suo culto i titoli di Citerèa, Pafia,
e la faretra ; e si aggiunge dai poeti ch’egli è cieco o bendato ; e questi son tutti simboli dell’Amore facili a spiegarsi,
48 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316
agli Dei a Perseo mentre egli si disponeva ad uccider la Gorgone. Con questi due potentissimi aiuti, il Pegaso e il teschio di
a, e se ne valeva soltanto nei casi di maggior bisogno ed estremi. Su questi dati mitologici i romanzieri del Medio Evo e i po
49 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341
eran prima intervenuti alla caccia del cinghiale di Calidonia ; e tra questi Giasone che fu il duce e il protagonista degli Ar
ogna aggiungere quel che ne dicono i poeti greci e i latini, che cioè questi mostri avevano l’istinto di rapire i cibi dalle m
50 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183
nnelidi della famiglia dei Tubicoli, che abitano in tubi leggieri che questi animali si fabbricano da sè stessi e seco traspor
che questi animali si fabbricano da sè stessi e seco trasportano. Tra questi si distingue pe’suoi diversi colori l’Amfitrite d
51 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215
ant redire quemquam. » Il poeta latino impreca al tenebroso regno in questi versi : « At vobis male sit, malæ tenebræ « Orc
mina, non ulli dissoluenda Deo. » (Lib. iii, Eleg. vii.) 246. Son questi i versi di Dante riferibili ai nomi ed agli uffic
52 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVI. Osservazioni generali sulle Apoteosi » pp. 490-492
fisiche conservateci dalle Favole. E poichè i moderni filosofi, e tra questi il Pestalozza, discepolo e seguace fidissimo del
53 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-
e fa dire al poeta Stazio nel C. xxii del Purgatorio, relativamente a questi primi Cristiani : « Vennermi poi parendo tanto s
54 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27
dica l’opinione degli antichi mitologi che il Cielo fosse composto di questi due più leggieri e più puri fra i 4 elementi del
55 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320
re di Corinto ; ma il suo nome non trovasi nella greca cronologia di questi re ; e forse perciò aggiungono che fu subito dopo
56 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IV. Una Divinità più potente di Giove » pp. 20-24
nte, avversando il fatalismo, proclama da par suo il libero volere in questi splendidi versi : « Lo maggior don che Dio per s
57 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cronologia Mitologica. » pp. 387-393
Misraim, figlio di Cam. Altri pone il suo regno in Egitto nel 2965. E questi il Mercurio egiziano. 158. Il Belo Babilonese fo
58 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143
i che quand’egli si chiudeva nel suo gabinetto per leggere e studiare questi scrittori, si metteva i panni curiali in ossequio
59 (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505
onforme alla ortodossia mitologica, secondo la quale credevasi che di questi due Dei gemelli Diana fosse nata un giorno prima
60 (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Cenni Preliminari » pp. 9-
emici, poveri e ricchi, incogniti, viaggiatori ec. Questa cerimonia e questi divertimenti miravano a distrarre l’attenzione de
61 (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122
n Cielo ed in Terra, ma pur anco nell’Inferno ; e secondo ciascuno di questi rappresentavasi in 3 diverse forme ; quindi ebbe
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