s, Gea o la Terra, ed Amore. Dal Caos nacque l’ Erebo o la Notte; da
questi
l’ Etere, e la Giornata la Dea del giorno. La Not
isaputo, mosse guerra a Saturno, e avendolo vinto, l’ imprigionò; che
questi
fu poi liberato, e rimesso nel regno da Giove, il
urio in ibi). Alla fine avendo Vulcano a Giove forniti i fulmini, con
questi
rovesciò egli i giganti, e sotto de’ loro monti l
ere i suoi amori con Venere tenea di guardia Alettrione, ma essendosi
questi
addormentato sul mattino, il Sole penetrò nella c
ra e li scoperse; ed avendone dato avviso a Vulcano marito di Venere,
questi
formò di fili sottilissimi di metallo una rete in
. Avendo Allirozio figlio di Nettuno violata Alcippe figlia di Marte,
questi
in vendetta l’ uccise. Sdegnato di ciò Nettuno lo
e fece da Mamurio costruire altri simili, da cui restasse confuso. Or
questi
ancili dai Sacerdoti predetti venivano nelle cale
e figlio di Priamo re di Troia, che era allora pastore sul monte Ida,
questi
diè il pomo a Venere, che fu quindi tenuta come D
to, di orzo di miglio, di semi di papavero, di ceci, e di lenti tutti
questi
grani, nel che fu aiutata dalle formiche; poi di
iso. Grado fu Apollo all’ amorevolezza di Admeto; perciocchè bramando
questi
di aver in isposa Alceste figlia di Pelia, nè pot
di Giove, a fabbricare pel re Laomedonte le mura di Troia; ma avendo
questi
in appresso negata ad ambedue la convenuta merced
igia fu Apollo dal Satiro Marsia sfidato a chi meglio sonar sapesse o
questi
la zampogna, o quegli la lira; ed avendolo vinto,
coprirle, ed ordinò al suo tosatore di non manifestarle a nessuno; ma
questi
non potendo per una parte tacere, è temendo per l
Pitia posta sul tripode coperto della pelle del serpente Pitone, e da
questi
luoghi ei trasse i nomi di Delio, Clario, Timbreo
aver loro insegnalo le lettere, e date le leggi. Il più rinomato fra
questi
, Cioè il terzo, figlio di Giove e di Maia, era co
per non morire d’ inedia a pregar Bacco di ripigliarsi il suo dono, e
questi
allor gl’ impose di lavarsi nel fiume Pattolo, ch
izione per la perdita della figlia non potendo mai prender sonno, con
questi
per consiglio di Giove riuscita era a conciliarse
unerali. Molti esseri astratti furono pur da’ Romani divinizzati. Fra
questi
la Dea Fortuna avea un nobile tempio in Anzio, ed
quegli uomini che per le loro azioni meritaron gli onori divini. Tra
questi
oltre Esculapio, e Romolo o Quirino, de’ quali ab
ndo Ceneo a favor de’ Lapiti contro i Centauri, non potendo essere da
questi
ferito, fu invece oppresso sotto il peso delle pi
ltri venti ei fece nascere da Astreo e dall’ Aurora, I principali tra
questi
erano quei che spiravano da’ quattro punti cardin
me è detto nel Capo III, sotto a’ monti della Sicilia Tifeo, si agitò
questi
sì fattamente, che Plutone temè che non si apriss
ivinità, diè loro a mangiare il proprio figlio Pelope. Ma essendosene
questi
accorti riuniron le membra di Pelope, il richiama
ti ne avevano pur da altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi., Tra
questi
erano Orride Dio principale degli Egizi, che a lu
izione di Pandora e della punizione di Prometeo sia stata, che avendo
questi
formata una statua di argilla, salì al cielo coll
li, secondo Ovidio, rinacquero per se stessi dall’ umida terra, e fra
questi
il serpente Pitone che poi fu ucciso da Apollo. C
r ingannare Alcmena prese la sembianza di Anfitrione medesimo, mentre
questi
era occupato nella guerra contro de’ Tafii e da’
il, cane Cerbero nato parimente da Echidna; e dalla velenosa bava che
questi
lasciò sulla terra, nacque l’ aconito. Oltre le q
glio di lui per compagno nella spedizione degli Argonauti, ma essendo
questi
dalle Ninfe stato rapito nella Bitinia, mentre er
e da Venere tre pomi d’ oro colti nell’ isola di Cipro, e lasciandosi
questi
cadere l’ uno dopo l’ altro, mentre Atalanta si p
o dal bue spedì i compagni ad attigner acqua alia fontana di Marte, e
questi
vennero tutti quanti divorati da un drago. Desola
i colla promessa che nati di là sarebbono altrettanti uomini. Sursero
questi
di fatto, e tutti armati ma incominciarono tosto
una contesa tra i Focesi ed i forestieri ei volle prender le parti di
questi
, uccise senza conoscerlo il proprio padre, che a
ziatamente il fratello Menalippo, di là fuggiva. Parve ad Adrasto che
questi
fossero il leone e il cignale indicati dal sogno,
Pollinice, Tideo, Ippomedonte, Capaneo, Anfiarao e Partenopeo, e con
questi
si mosse contro di Tebe. Anfiarao però, ch’ era d
esente di nozze dai fratelli di lei Temeno ed Assieme fu trucidato; e
questi
lo furon poi da Acarnone e Anfotero figli di Alcm
li di Borea di scacciare le Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e
questi
le inseguirono fino alle isole Piote, che poi fur
o a Colco presentossi Giasone al re Eta chiedendo il vello d’ oro, ma
questi
risposegli che per averlo convenivagli prima doma
cquero, secondo le favole, da due uova partorite da Leda; ma l’ un di
questi
contenente Polluce ed Elena era stato fecondato d
terribile toro, che Ercole avea condotto da Creta ad Euristeo, e che
questi
avea mandato a devastazione dell’ Attica, e a Gro
con cui era partito; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè
questi
vedendo da lungi il naviglio tornar colle nere ve
i di uccidere anche Oreste figlio di Agamennone e di Clitennestra; ma
questi
salvato dalla sorella Elettra, fu allevato segret
ndato a Delfo, ove sapea che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che
questi
venuto fosse per dispogliare il tempio, e il fe d
re da Greci. Tetide madre di Achille, sapendo che sotto Troia sarebbe
questi
perito, l’ occultò sotto abito femminile tra le d
dio. Ma grave rissa dappoi insorse fra Agamennone ed Achille, per cui
questi
lungo tempo si astenne dal voler più prender part
a espugnazione di Crisa città della Frigia era toccata ad Agamennone,
questi
lo ributtò bruscamente; per la qual cosa avendo C
a che in compenso voleva Briseide toccata ad Achille. Si volse allora
questi
ad Agamennone con aspre ingiurie e già la mano pu
ni prigionieri quale dei due avesse a Troia fatto più danno, e avendo
questi
risposto Ulisse, le armi a lui furon date. Ma di
dici compagni a visitare nella sua grotta Polifemo figlio di Nettuno,
questi
gliene divorò sei con animo di divorar gli altri
ro il suo divieto divorarono le vacche delle mandre del Sole; per cui
questi
irritato ricorse a Giove, il quale alla loro part
e egli fu ucciso dal figlio Telegono avuto da Circe, in occasione che
questi
sbattuto dalla tempesta in Itaca vi fe qualche gu
Metabo, venula in soccorso di Turno, fu uccisa dal toscano Arunte, e
questi
fu poi trafitto da Opi Ninfa di Diana, alla quale
ì da ultimo l’ età del ferro, nella quale inondarono tutt’ i vizi, Da
questi
irritato Giove delibera di sommerger la terra con
rapisce Europa, Parte I. Capo III. Agenore spedisce Cadmo a cercarla;
questi
in Beozia uccide il drago e ne semina i denti da
arebbe a lunga età, rispose: Se non vedrà mai se stesso. Or essendosi
questi
chinato un giorno, stanco della caccia, ad una fo
da Ercole. Parte II. Capo II. Achille uccide Cigno figlio di Nettuno,
questi
eccita, Apollo a dirigere contro di esso lo stral
nte, cui vede cangiarsi in fanciullo, al quale dà il nome di Trage; e
questi
, divien poi ivi il primo maestro dell’ arte di pr
traevansi gli auguri. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di
questi
erano distinti con nomi particolari secondo il Di
li Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’ intraprendeva, prima che
questi
non avessero deciso se l’ augurio era fausto o in
ente si consultavano in tutti gli affari importanti. I più famosi tra
questi
erano: 1. L’ oracolo di Dodona nell’ Epiro, dove
llini in nove libri, chiedendone trecento monete d’ oro, che avendole
questi
ricusato pagarle., ella gettò tre libri sul fuoco
i. Le feste per ordinario accompagnate eran da’ pubblici giuochi. Fra
questi
i più famosi giuochi nella Grecia erano 1. gli Ol
ano a Nemea, 4. gl’ Istimici, che si tenean nell’ istmo di Corinto. A
questi
giuochi concorreva tutta le Grecia. Il premio era
le accolsero, ed i Romani, che parimente le adottarono, riguardavano
questi
immaginarj racconti, come gerghi misteriosi da no
o ad un novello Dio1. Ma fa d’uopo osservare, che la maggior parte di
questi
Dei sconosciuti nel sistema mitologico, o molto p
rano i Re, e gl’illustri guerrieri, soggetto del canto de’ poeti. Tra
questi
Agamennone, Ulisse, ec. ec. Vi ha altresì una mol
di tale vittoria, che sommamente accrebbe la potenza di Giove, volle
questi
occuparsi del governo del Mondo, e più ancora de’
della Terra : ah si salvi l’onor mio, e facciamo palese al Mondo, che
questi
Dei sì potenti nulla possono al paragone di me »
i affaticarono di liberarla : il solo Vulcano poteva darle ajuto : ma
questi
non si determinò di farlo, se non a condizione, c
Dea altresì sopra di Erisittone, uno de’ primi di Tessaglia per aver
questi
tagliata una foresta consagrata a questa Dea, che
ve dal Cielo di tanta barbarie, e mosso dai prieghi di Latona, cangiò
questi
uomini insensibili in ranocchi, e li condannò ad
pio nella medicina, che giunse a risuscitare anche gli estinti, e fra
questi
a restituire la vita ad Ippolito figlio di Tesèo.
pera nella fabbrica delle mura di Troja. La mercede fu convenuta : ma
questi
che non aveva molta dilicatezza, terminato il lav
avvolse ne’ malanni la casa di Enéo Re di Calidonia, per non essersi
questi
ricordato di lei in un sacrifizio che offrì a tut
gnava. Venere fu maritata a Vulcano, dal quale ebbo molti figli ; fra
questi
i più rinomati sono Cupido, Priapo, Imeneo, Dio c
ualche tempo gli venne un male di capo, ed essendo ricorso a Vulcano,
questi
con un colpo di accetta gli aprì il cervello, ed
no. La controversia ch’ ebbe con Tiresia, terminò all’istante. Avendo
questi
avuta la temerità di guardarla mentre stava nel b
a Vecchiaia, la Paura, la Fame, la Guerra, la Discordia, ec. ec. : ma
questi
erano veri fantasmi, e non già immagini effettive
ma questi erano veri fantasmi, e non già immagini effettive. Lasciati
questi
mostri fantastici, vedevasi Acheronte fiume grand
di obbedire, salvando il suo sposo Linceo, che amava teneramente ; e
questi
verificò il presagio dell’oracolo, con detronizza
ttenne, che dopo di avere adempiuto alla sua promessa. Silvano. È
questi
uno degli Dei delle foreste, che talvolta si conf
umana ; il più apparteneva al cavallo. Si crede nata l’invenzione di
questi
esseri favolosi, per designare i primi uomini dom
il bel Narciso figliuolo del fiume Cefiso, e della ninfa Liriope. Era
questi
insensibile verso tutte le ninfe, che lo amavano.
parte dall’Oriente ; e Zefiro che viene dall’Occidente. Fra’ venti è
questi
il più dolce, e lusinghiero : lo invocano, e lo c
. Come spesso accadeva che i naviganti mentre volevano evitare uno di
questi
scogli incorrevano nell’altro, ebbe origine il pr
ità del second’ordine. Pluto, o sia il Dio delle ricchezze. Era
questi
il Dio delle ricchezze figliuolo di Cerere, e Gia
ai vizj, ai beni, ed ai mali. Non altrimenti che a Giove, si erano a
questi
Dei innalzati templi, ed altari, ed erano rappres
ianna seguire i passi di quest’Eroe, che amava per il suo valore : ma
questi
ebbe la crudeltà di abbandonare nell’isola di Nas
tito della trama, e fatte sciogliere le catene di Cerbero, si avventò
questi
a Piritoo, e lo strangolò. Teseo fu preso vivo, e
ardo a Frisso, ed Elle figliuoli di Atamante re di Tebe. Perseguitati
questi
da Ino loro madrigna, sen fuggirono sul dorso di
e dal rostro lanciavano delle particelle dello stesso metallo. Furono
questi
mostri abbattuti, e scacciati dal rumore di alcun
ia un famoso gigante chiamato Antèo, che attaccava i viandanti. Aveva
questi
promesso a Nettuno suo padre d’innalzargli un tem
Quindi Aristèo a consigli di sua madre avendo consultato Proteo, così
questi
gli parlò. Non te nullius exercent numinis irae
ad un suo familiare, che avesse esposto il bambino in un deserto. Ma
questi
in vece di abbandonarlo alle bestie feroci, lo le
e verso la sera con tre piedi. Edipo senza punto esitare rispose che
questi
era l’uomo, che nell’infanzia si rotola sovente a
o considerato qual tutore di Leodamante, figliuolo di Eteocle. Giunto
questi
all’età della ragione, si riaccese la guerra di T
lo di Giove, e della ninfa Plota, e regnava nella Frigia. Non essendo
questi
stato chiamato da Troe in una festa che si celebr
ima. Avendola Egisto portata tutta insanguinata ad Atrèo, si credette
questi
vendicato abbastanza, e ringraziò gli Dei. Egisto
lessandro, per decidere a chi delle tre Dive spettasse quel pomo. Era
questi
figliuolo di Priamo re di Troja, e di Ecuba, allo
la reggia di Licomede, espose innanzi alle donne varj giojelli, e fra
questi
si fece scappare delle armi. A tal vista sentì Ac
on un colpo di lancia, e che si era dichiarato nemico de’ Greci. Come
questi
non poteva guarire, se non per mezzo di quella la
desima, il saggio re d’Itaca glie ne portò la ruggine. Tolti di mezzo
questi
ostacoli, sarebbe Troja caduta prima del tempo, s
one Criseide figliuola di Crise gran sacerdote di Apollo. Si affrettò
questi
di venire al campo de’ Greci carico di doni per r
un elmo : cadde la sorte sopra di Ajace figliuolo di Telamone. Corre
questi
alla pugna, che malgrado terribile, restò dubbia.
ste de’ Ciconi dove fece un gran bottino. Se ne vendicarono ben tosto
questi
popoli, uccidendo sei uomini per ogni vascello. S
le vele verso l’isola Eolia, dove regnava Eolo re de’ venti : Volendo
questi
favorire la navigazione di Ulisse, dopo avergli f
tori di Penelope. In un istante le strade sono inondate dal sangue di
questi
perfidi, e da quello dei loro aderenti. I sudditi
con quella spada medesima che aveva donata ad Enea, e che colà aveva
questi
lasciata. Accorre Anna mente colle donne per impe
i trovava una tavola di legno, che ne formava tutto l’addobbo. Furono
questi
intanto i soli, che accolsero il sovrano degli De
in uccello, ed entrambi ebbero il nome di Alcioni. Dicono i poeti che
questi
uccelli fanno il loro nido nel mare, che sta in c
si trafisse con quel medesimo giavellotto. Giove trasportò nel cielo
questi
sposi, che cangiò in due stelle. Filomela, e T
Iti, e lo diede a mangiare a Tereo in un solenne banchetto. Cercando
questi
di vedere suo figlio, allora Filomela infuriata s
un musico tanto ben veduto da Apollo, e dalle Muse. Anfione. Era
questi
un altro eccellente cantore, figlio di Giove, e d
nticello, dove oggi è la Chiesa di S. Giovanni Maggiore. Altri, e fra
questi
il Pontano, gli assegnano un sito alquanto più lu
Napoli adorato col nome di Ebone, di Mitra, di Serapide. Di ognuno di
questi
nomi imprendiamo a distintamente parlare. Ebone
: Maggiore. Correvano in queste feste i sacerdoti da disperati, e fra
questi
si annovera egli stesso il nostro Stazio, portand
rsi altri monumenti furono nell’anno 1591 rinvenute le immaginette di
questi
due fratelli. Questo gran tempio scosso da un fie
adorassero cotali Deità fin da tempi più remoti. Oltre a ciò essendo
questi
Numi immediati protettori de’ naviganti, come nel
e nell’altra il corno dell’ za. Celebre fu il Genio di Socrate, ed a
questi
Genj che noi chiamiamo folletti, e farfarelli att
1. Omero, ed Esiodo primi scrittori di favole nella Grecia. Prima di
questi
non abbiamo altri scrittori profani all’infuori d
quei, che in seguito cantarono i pezzi di Omero. Molti critici, e fra
questi
il nostro Vico, credono, che il poema di Omero si
upati di questo argomento, e pende tuttavia incerta la lite, a chi di
questi
due valenti uomini debba darsi il primo luogo. Ba
ri di queste allegorie hanno avuto in mira d’istruire i popoli mentre
questi
non credevano che di divertirsi ; se giugnessero
questi non credevano che di divertirsi ; se giugnessero a credere che
questi
sono racconti puerili nati nel seno dell’ignoranz
dizione però che il fratello Saturno non alleverebbe figli maschi ; e
questi
divorava i suoi figli a misura che nascevano. Tut
per dar leggi all’universo, attentò più volte alla vita del figlio ;
questi
, irritato per l’ingratitudine del padre, gli moss
Giove, ed avendo abusato di diverse donne con vari stratagemmi, tutti
questi
furono attribuiti ad un solo, e ornati colle favo
A principio fu ritrosa alle importune amorose inchieste di Giove, ma
questi
si cangiò in cucculo o corvo, come dicono alcuni,
e sotto la guardia del pastore Argo che aveva cento occhi, ed essendo
questi
stato ucciso per ordine di Giove da Mercurio che
i una terribile guerra estese la sua vendetta fin contro Enea. Mentre
questi
navigava alla volta d’Italia, Giunone andò a ritr
o sembra. Le furono innalzati de’ famosi tempii in molti luoghi, e da
questi
traeva diversi soprannomi. Le si offrivano le pri
sso da un terribile mal di capo. Avendo implorato l’aiuto di Vulcano,
questi
con un colpo di acceta gli spaccò il cranio ; dal
passionatamente Venere, colla quale suo marito Vulcano il sorprese ;
questi
formò di fili sottilissimi di metallo una rete in
fo, in Gnido, in Citera e in Cipro. E più famosi sono i templi che in
questi
paesi le si innalzarono. L’infinito numero di sta
lei amata fu convertita in colomba da Cupido, poichè in una sfida che
questi
ebbe con Venere a chi sapeva coglier più fiori, P
guire la sua commissione che persuase Anfitrite a sposare Nettuno ; e
questi
per compensare il delfino del servigio a lui rend
e la cornacchia erangli parimenti consagrati, perocchè credevasi che
questi
uccelli avessero un particolare istinto a predir
i porta una lancia o pertica armata di uncini oppure un tridente. Con
questi
attributi egli proteggeva il commercio. Il triden
per non perire d’inedia di pregar Bacco a ripigliarsi il suo dono, e
questi
allora gl’impose di lavarsi nel fiume Pattolo, ch
rno, piomba la natura nel lutto e nella sterilità. Proserpina secondo
questi
ultimi era l’emblema della corona boreale, bella
rami d’alberi e altre volte dei bracieri in cui ardevano dei profumi,
questi
ornamenti servivano ad ispirare ai sudditi un tim
ntà li riteneva. Quando i venti gettarono Ulisse negli stati di Eolo,
questi
lo accolse molto cortesemente e per segno di bene
ua navigazione. I compagni di Ulisse, vinti dalla curiosità, aprirono
questi
otri, donde fuggirono i venti che furono causa di
all’Aurora o da Eribea si fanno procedere gli altri. I principali tra
questi
ultimi erano que’che spiravano dai quattro punti
rlo in quella sorta di cerimonia, come i Romani invocavano Talassio ;
questi
però, secondo alcuni, non era altro che un grido
aveva fatto un toro, Vulcano un uomo, Minerva una casa ; tutti e tre
questi
numi scelsero Momo per pronunciare un giudizio su
le ed una mezza luna su la testa, per indicare che essa presiede come
questi
due astri, a tutto ciò che accade sopra la terra.
re ne aveva uno servito, per quanto narrasi, da tremila sacerdoti ; e
questi
sacerdoti erano soggetti all’autorità di un ponte
andava per diporto, i Delfini scherzando, sollevavano i flutti : dopo
questi
venivano alcuni Tritoni i quali suonavano la trom
uole uno de’ segretari di Minosse. Dedalo favorì ha corrispondenza di
questi
due amanti. Pasifae essendosi sgravata di un figl
va sempre gli occhi aperti avevano una virtù sorprendente. Con uno di
questi
pomi la Discordia pose lo scompiglio fra le Doe.
ella quale si era invaghito Glauco, dio marino ; ma non avendo potuto
questi
farsi amare dalla medesima ricorse a Circe, famos
e Alcmena si vestì delle sembianze di Anfitrione di lei marito mentre
questi
era alla guerra di Tebe. Giove aveva giurato che
figlio di Echidna, ed un Dragone con sette teste. Ercole uccise anche
questi
mostri. 11.° Uccise il Drago custode del giardino
sortire dal mare un mostro che spaventò i cavalli di Ippolito mentre
questi
se ne giva verso il mare, e presa la fuga, mandar
con cui era partito ; ma Teseo dimenticò il comando del padre, sicchè
questi
vedendo da lungi tornar il naviglio colle nere ve
erano destri nell’uso dell’arco. Variano le opinioni su l’origine di
questi
mostri favolosi. Ecco ciò che narrasi riguardo al
re la montagna da quegli animali e vi riescirono. Divenuti arditi per
questi
successi insultarono i Lapiti popoli della Tessag
. Polluce afflitto per la morte del fratello pregò Giove che rendesse
questi
alla vita e togliesse a lui medesimo la sua immor
pastore che aveva dato ospitalità alla loro madre. Le inclinazioni di
questi
due fratelli furono diverse. Zeto si diede alla c
a lungo tempo da terribili sogni, fa consultare l’oracolo di Apollo e
questi
risponde che bisogna placare l’ombra di Frisso di
pigliò, come avo materno, una particolare cura. Egli insegnò a tutti
questi
eroi la medicina, la chirurgia, la musica, l’astr
neste all’umanità. Nella guerra che fece Ercole ai Gentauri, sperando
questi
di calmare il furore dell’eroe con la presenza de
scuno. Giasone promotore dell’impresa ne fu riconosciuto il capo. Tra
questi
principi i più distinti erano Castore e Polluce,
li di Borea di scaociare le Arpie, che lordavano le mense di Fineo, e
questi
le inseguirono fino alle isole Plote che furono p
atello Alcimeno o Delrade o Bellero (perciocchè gli vengon dati tutti
questi
nomi) che pretendeva farsi tiranno di Corinto sec
alcioni, e vollero che il mare fosse tranquillo in tutto il tempo che
questi
uccelli facevano i loro nidi. Epperò l’alcione er
Erizia i buoi del Sole. Giove avendo comandato ad Ercole di batterlo,
questi
, a colpi di frecce, atterrò più volte il suo nemi
a e la sua educazione. Avendo maritata la figlia a Xifeo e non avendo
questi
avuto prole, andò a consultare l’oracolo per sape
Giano con due facce, per dinotare che la regia potestà era divisa fra
questi
due principi, e che lo stato veniva dai consigli
adre e colla madre sopra di un carro, e allora, più non dubitando che
questi
fosse colui indicato dall’oracolo, lo elessero pe
Edipo subito nato ad uno della sua corte acciò lo facesse perire, ma
questi
, fatto pietoso del figlio lo attaccò solo pei pie
una contesa tra i Focesi e i forestieri ei volle prender le parti di
questi
, uccise, senza conoscerlo, il proprio padre, che
e gli venivano offerti insieme, poichè per quanto cattivi sieno stati
questi
due fratelli non si tralasciò nullameno nella Gre
reo si rifuggì alla corte di Euristeo re d’Argo, suo nipote, perocchè
questi
era figlio di Nicippe, una delle figlie di Pelope
trocità, fece recare verso la fine del pasto le braccia e le teste di
questi
figli. Dicesi che il sole retrocedette inorridito
loro padre Plistene, furono allevati dal loro avo Atreo : dal nome di
questi
furono essi chiamati Atridi. Dopo la morte di Atr
dato a Delfo, ove sapeva che Pirro allora trovavasi, sparse voce, che
questi
venuto fosse per ispogliare il tempio, e il fe’da
d uno de’suoi schiavi, chiamato Archelao acciò il facesse perire ; ma
questi
ad istanza di Ecuba si contentò di esporlo sul mo
ega cogli altri. Teti madre d’Achille sapendo che sotto Troia sarebbe
questi
perito l’occultò sotto abito femminile tra le dam
boschi e da antri isolati, orribili all’aspetto. I sacerdoti di tutti
questi
tempii non volevano essere consultati che da gran
iornavano quantunque in paesi diversi. Qualunque sia la procedenza di
questi
libri è però certo che nulla avvi di più celebre
ta la somma l’incognita avvertì Tarquinio di custodire diligentemente
questi
libri come contenenti oracoli che presagivano i d
i a quindici, i quali pigliarono il nome di quindecimviri. In origine
questi
sacerdoti non incombevano che alle cure le quali
o l’ufficio di celebrare i giuochi secolari. Non si poteva consultare
questi
libri senza una speciale autorizzazione del senat
ciava di ricorrervi. Sotto pena di morte era proibito a chi custodiva
questi
libri di lasciarli vedere a chicchessia. Quella c
cerdoti nei sacrifici. Ogni tempio aveva i suoi Sacerdoti, e molti di
questi
eran distinti con nomi particolari secondo il Dio
egli Auguri, nè cosa alcuna di gran momento s’intraprendeva prima che
questi
non avessero deciso, se l’augurio era fausto o in
vero che nou poca parte vi aveva la politica, mentre gli esercizi di
questi
giuochi servivano d’ordinario a due mire : da una
esercizi ; e dall’altra si facevano più snelli e più robusti, essendo
questi
esercizi propri ad accrescere le forze del corpo
uro piombo. Il luogo ove si esercitava la gioventù, e ove si facevano
questi
giuochi chiamavasi Ginnasio, Palestra, Stadio, ec
a, Stadio, ecc. secondo la loro qualità. Rapporto a’ Giuochi Scenici,
questi
si rappresentavano sul teatro, o sulla scena che
o a Nemea ; 4.° Gl’Istmici, che si tenevano nell’istmo di Corinto. In
questi
giuochi che facevansi con tanta pompa, ai quali n
correva una prodigiosa moltitudine di spettatori e di concorrenti, in
questi
giuochi cui siamo debitori delle odi immortali di
repubblica prese una forma regolare, diverse autorità presiedevano a
questi
diversi giuochi. Presso i Romani celebravansi dei
. Anzi gli scrittori filosofi che studiano le origini storiche, e fra
questi
principalmente il Vico, asseriscono che il toro c
e val per mille ; e quasi nessun poeta tralascia di accennarlo, e tra
questi
anche Dante. Dicono che Anfione col suon della ce
aggi e antropofagi dalle stragi e dalla vita bestiale e ferina 82. Ma
questi
e simili prodigii furon dai Mitologi attribuiti a
Ombre, ove discese essendo egli in prima vita. Narrano i poeti, e tra
questi
più splendidamente di tutti Virgilio, che Orfeo n
olipi di acqua dolce, assomigliando forse i microscopici tentacoli di
questi
alle molteplici teste dell’Idra favolosa. Agli An
el giardino con alberi che producevano pomi di solido oro ; ma perchè
questi
avrebbero allettato la cupidigia di molti, eran g
, sono più difficili a vincere quanto più ti appressi a loro ; perchè
questi
corpi possono avere più forze a resistere ad uno
giuochi circensi. È lodata in generale la loro abilità e valentia in
questi
esercizii, ma non si narrano molti fatti particol
a stesse per sei mesi nel Cielo. Gli Astronomi antichi aggiunsero che
questi
due affettuosissimi fratelli furon cangiati nella
uce ; e quindi ebbe il nome di Gemelli l’intera costellazione. Perciò
questi
due fratelli, oltre all’esser rappresentati con c
fossero nati da un uovo partorito da Leda, chiama la costellazione di
questi
gemelli il bel nido di Leda nella seguente terzin
a liberò la Terra da quel mostro di crudeltà. Preceduto dalla fama di
questi
ed altri mirabili fatti giunse Teseo in Atene, e
’Atene, « Che su nel mondo la morte ti porse ? « Partiti, bestia, chè
questi
non viene « Ammaestrato dalla tua sorella, « Ma v
ivina Commedia, e trova il modo di farla rammentare nel Purgatorio in
questi
versi : « Sì tra le frasche non so chi diceva :
tal mischia così terribile e sanguinosa, che quasi tutti i poeti (tra
questi
anche Dante come abbiam veduto) o la descrivono o
invece rimasero quasi tutti o uccisi o feriti113. Non v’era però fra
questi
il Centauro Chirone, che fu il più umano e il più
rbandoci in ultimo a dar notizia soltanto delle gesta e della fine di
questi
prodi. Eteocle, quantunque non ignorasse questo
a. Così rimase solo Creonte nell’orrida e luttuosa reggia di Tebe. Su
questi
atroci fatti esiste un poema latino intitolato la
te due principesse, Adrasto vi acconsentì volentieri, perchè trovò in
questi
sposi la spiegazione della risposta dell’oracolo
hiale, Adrasto interpretò che le parole dell’Oracolo si riferissero a
questi
due giovani Eroi, che gli avrebbero rapite le fig
e di questo suo genero, affidandogli una sì delicata missione, poichè
questi
è quello stesso Tideo che « …………… rose « Le temp
discendenti ; ed ebbe luogo dieci anni dopo la prima per aspettar che
questi
rampolli fosser cresciuti ed atti alle battaglie.
e furono Atreo e Tieste. L’inimicizia e la perfidia impareggiabile di
questi
due mostruosi fratelli furono rese più orribili d
» L’odio esecrando di Atreo e di Tieste non solo durò finchè vissero
questi
fratelli, ma si comunicò in ambedue le linee coll
erivare gli uomini dalle bestie senza che alcuno li contraddicesse. E
questi
guerrieri derivati dalle formiche son quei prodi
el classico terreno sorge un villaggio turco chiamato Bunar-Basci. In
questi
ultimi anni però, un erudito grecista tedesco, il
« Poi che ‘l superbo Ilïòn fu combusto. » Ed inoltre ripete ambedue
questi
stessi termini anche in una terzina del C. xii de
conciso l’Alighieri non potrà creder ch’egli abbia usato oziosamente
questi
due vocaboli come se fossero perfettamente sinoni
stessa città, derivano dal nome di altrettanti re Troiani : e, se di
questi
fosse accertata la cronologia e la Storia, sarebb
e Priamo il divo Ettorre. » (Iliad. lib. xx, traduz. del Monti). In
questi
versi è considerato Dardano come fondatore e prim
o re128. Consultato l’Oracolo, rispose che i Troiani per liberarsi da
questi
mali dovevano tutti gli anni esporre a un mostro
to nazionale, come un’ onta all’intera Grecia ; e la maggior parte di
questi
principi accorse ad un generale congresso in Argo
glia Ifigenía, e la immolò difatti, secondo che scrivono i più, e tra
questi
anche Dante, che rammentando nel Canto v del Para
a Sinone attribuire la morte all’invidia e al tradimento di Ulisse in
questi
termini, secondo la traduzione di Annibal Caro :
che lo guarirono. 3ª Fatalità. — Doveva divenire amico un nemico ; e
questi
era Tèlefo re di Misia. Telefo, quantunque di san
u per terminare colla uccisione di Agamennone per mano di Achille, se
questi
non era trattenuto dalle eloquenti esortazioni de
ntrastarsele Aiace Telamonio ed Ulisse ; quegli più prode di braccio,
questi
più valente di consiglio. In pubblico parlamento
soccorso personalmente e perderon per essi la vita in battaglia. Fra
questi
v’eran due Semidei, cioè Sarpèdone figlio di Giov
i classici greci e latini, e principalmente Omero e Virgilio, mentre
questi
non pensano e non rivolgono mai il discorso ai lo
amente benchè il cavallo contenesse molti armati (dicono trecento), e
questi
fossero i più prodi guerrieri capitanati dall’acc
ve perdita sarebbe stata per l’esercito greco se fossero periti tutti
questi
illustri Eroi, « Che fur Tessandro e Stenelo ed
u accolta come nunziatrice del vero anche da celebri scrittori, e tra
questi
dall’Alighieri. Fu detto antichissimamente che An
che provò l’armata greca nel suo ritorno ; e resta solo a sapersi se
questi
reduci divenuti così famosi furon pur anco felici
cerva, asseriscono che Diana trasportò Ifigenia a far da ministra in
questi
sacrifizii, e che essa, quando vi giunsero Oreste
no che Penelope sua moglie si risolvesse a sposare uno di loro. Erano
questi
i Proci (cioè i pretendenti) di cui tanto a lungo
stessi. Tra i casi più straordinari e mirabili avvenuti ad Ulisse in
questi
diversi luoghi, Orazio chiamò speciosa miracula (
re de’ nostri. » (Eneid., iii. Traduz. del Caro). Non è già che sien
questi
soli gli splendidi miracoli della poetica facoltà
reo tutto il rigor delle Leggi. Quindi Dante, mentre condanna ambedue
questi
Omerici Eroi all’Inferno, assegna loro giustament
i dell’Affrica, di nuovo la Sicilia e finalmente giunse in Italia. In
questi
viaggi impiegò sette anni, essendosi però fermato
aggricciai, muto divenni, « Di Polidoro udendo. Un de’figliuoli « Era
questi
del re, che al tracio rege « Fu con molto tesoro
agni nelle isole Strofadi, e fu di trovarvi le Arpie. Noi descrivemmo
questi
mostri nei Cap. XLV e XLVIII, ed accennammo che o
la quando nelle spedizioni mangiavano sulla nuda terra. Dante confina
questi
mostruosi e sozzi volatili nella selva delle anim
tato delle anime dopo la morte secondo la religione pagana ; e noi di
questi
soggetti importantissimi per la classica Mitologi
i e poi di quindici persone ; e secondo il senso palese o supposto di
questi
libri si regolavano spesso in Roma i più alti aff
Cazotte. Noi non intendiamo di spiegare quì, il perchè ed il come di
questi
fatti, che sembrano soprannaturali, ma che pure à
i, di celebri scrittori, e di opere non meno celebri. La citazione di
questi
singolari avvenimenti viene in appoggio alla luci
rne e sensibili che colpiscano i suoi sensi, e sieno ín relazione con
questi
. Gli antichi non si rappresentarono il mondo come
tutta la nostra opera, debba mostrarsi lucidamente ai lettori, e che
questi
non possono avere la più lieve incertezza o la mi
Apollo, e tu soggiorno Già delle Muse, or non sii lor che tomba ; Pur
questi
ermi recessi anco penètra Qualche spirto gentile,
ra Qualche spirto gentile, e le aure pure Gode spirar : silenzioso in
questi
Antri vocali posa, e coll’ignudo Piede la sacra a
i noi. Cenere sopra cenere ; e l’universo si allarga e si feconda per
questi
incessanti alluvioni della morte. Dove gli umani
one i fiori e le frutta più belle. Essa si salvò con Saturno allorchè
questi
fu scacciato dal cielo da Giove. 12. Abdera. — Ci
costanze della Tracia. Mal si apposero quegli scrittori che confusero
questi
Sciti con gli Ipomolgami. Questi ultimi detti anc
rciò Virgilio li denominasse Oenotrii viri. La etimologia del nome di
questi
popoli è di una profonda incertezza. Non c’è stor
do una data qualunque. Tutto ciò che ha riguardo alla vera origine di
questi
popoli, si perde nella folta tenebra dei tempi. 2
olita, s’innamorò perdutamente di Peleo, e gli offrì il suo amore, ma
questi
resistè alle prave voglie della inverecon la. Cru
Essendo un giorno sbarcato coi suoi compagni sulle rive di un fiume,
questi
incontrarono, senza conoscerlo il dio Bacco, e vo
levano a viva forza portarlo a bordo del vascello di Acete, allor che
questi
si oppose vivamente, ed obbligò i compagni a lasc
o cosa a loro concernente. Così noi troviamo al principio dell’Iliade
questi
versi : Cantami, o diva, del Pelide Achille L’Ir
ferno, e cangiato in fiume per aver fornito l’acqua ai Titani, quando
questi
dettero la scalata al cielo. Le sue acque divenne
ore, duce dei Trojani, ucciso Patroclo, amico fedelissimo di Achille,
questi
ritornò alle armi e per vendicare il caduto amico
utte le cose. I Greci ereditarono dagli Egizii tale opinione che, per
questi
ultimi, era una conseguenza della fertilità della
sco ricadde sventuratamente sul capo di Acrise con tanta violenza che
questi
ne morì. 89. Acrisionade. — Soprannome dato a Per
ero di altre dame, le quali portavano due ricchi tappeti sovra uno di
questi
era ricamato in argento il letto di Adone, e sull
ebrare i funerali del morto, piangendo e cantando. Il popolo riteneva
questi
giorni come nefasti, e si ritenne come un malvagi
sto eroe venne legato pei piedi al carro di Achille, quando ucciso da
questi
in combattimento fu trascinato per tre volte into
9. Alcioneo. — Famoso gigante che soccorse gli Dei in una disputa che
questi
ebbero contro Giove. Minerva lo gettò fuori il gl
iro delle biade prima della mietitura. I sacerdoti che presiedevano a
questi
sacrifizi, erano al numero di dodici e si chiaman
mbulia : come Castore e Polluce venjan chiamati Ambulii, perchè tutti
questi
numi aveano degli altari vicino ad un vasto porti
o i viandanti. Un giorno tese un insidia a Polluce senza conoscerlo e
questi
l’uccise. 337. Amida. — Una delle figlie di Niobe
, re d’Argo : ella arse d’impudica fiamma per Bellorofonte, ma avendo
questi
respinte le lascive voglie di lei, ella lo accusò
un prato attiguo al tempio ove dimorava il dio Apis, e permettendo in
questi
rari periodi la sua vista ai forestieri. Nelle fe
bue Apis, non volle mangiare le offerte del principe Germanico, e che
questi
morì pochi giorni dopo. Finalmente coloro che si
Poetica Ep. 3. Archiloco dovea sposare Neobula figlia di Licambo, ma
questi
non curando la data promessa, concesse sua figlia
fatto coperta dai flutti del mare. Molti altri scrittori e Plinio fra
questi
, ritenevano che il fiume Alfeo nell’ Arcadia, seg
into, dopo avere ucciso il mostro. Arianna fuggì allora con Teseo, ma
questi
l’abbandonò su d’una roccia nell’isola di Naxos,
la vendetta degli Dei pensò, secondo la favola, più orrendi mostri di
questi
spaventevoli uccelli. Essi al dire di Virgilio, a
nta che avendo un giorno incontrato in una foresta Imolo re di Lidia,
questi
restasse talmente preso dalla straordinaria belle
o Meris, i cui abitanti avevano un culto particolare pei coccodrilli,
questi
animali venivano nutriti con cura deligente e con
r duci Ascalopo e Jalmeno, ambo di Marte Egregia prole ……. …… Eran di
questi
Trenta le navi che schierarsi al lido. Omero Ili
ell’ Oceano e di Teti. Avendo Giove abusato di Egina figlia di Asopo,
questi
volle vendicarsene e muover guerra a Giove, il qu
he essendo venuto in soccorso dei Troiani fu ucciso da Achille quando
questi
riprese le armi per vendicare la morte di Patrocl
uno dei soprannomi di Bacco. In Atene la ricorrenza e celebrazione di
questi
misteri bacchici, era tenuta in così grande consi
de il Senato Romano annullò nell’anno di Roma 568, la celebrazione di
questi
sconci e sanguinosi misteri, e da quell’epoca non
anti della città di Mendes nell’Egitto, avevano in grande venerazione
questi
animali. In generale gli Egiziani non gli immolav
irgilio, era essa che allestiva il carro e i cavalli di Marte, quando
questi
moveva alla battaglia. Secondo il citato autore,
sua innocenza, Bellorofonte sposò Filonea figlia di Lobate, la quale
questi
gli concesse in premio delle sue eroiche azioni e
era ritenuto il dio delle mosche, perchè il suo tempio era esente da
questi
insetti. Non pochi scrittori dell’antichità dicon
izione racconta che furono spediti all’imperatore Costanzo, alcuni di
questi
biglietti, trovati nel tempio del dio Beza, e che
adre loro recarsi al tempio di Giunone su di un carro tirato da buoi,
questi
animali tardarono ad essere condotti al giogo ; o
era stata nutrice, ispirò al rapitore un tale accesso di rabbia, che
questi
si precipitò in un pozzo. Altri scrittori dicono
veniva chiamata la bacchetta che Apollo fece presente Mercurio quando
questi
gli ebbe donata la sua lira. Un giorno Mercurio t
Campea. — Guardiana del Tartaro, la quale fu uccisa da Giove, quando
questi
trasse dalla prigione infernale i suoi zii Titani
do misfatto ; e pensava in cuor suo di far morire Macabro stesso ; ma
questi
si sottrasse allo sdegno paterno, fuggendo a Delf
etto ragosta. Giunone ne mandò uno assai grosso contro Ercole, quando
questi
uccise l’Idra di Lerna, e lo fece mordere al pied
a greca e romana questo animale era consacrato a Mercurio, per essere
questi
ritenuto il più astuto e vigilante degli Dei, app
simulacro di un cane ; e che i Romani sagrificassero ogni anno uno di
questi
animali, volendo con ciò ricordare la sorpresa ch
divino acume ? Perche farmi. O spietato, annunciatrice D’oracoli fra
questi
orbi di lumi ? E svelar un destin che non mi lice
la loro madre Leda, era moglie di quel monarca, quando ebbe da Giove
questi
due figliuoli. Appena essi furono nati, Mercurio
ne ci ammaestra come, avendo Giove conceduta l’immortalità a Polluce,
questi
la divid sse col suo bene amato Castore, per modo
uoco sacro. 1004. Caumaso. — Era il nome di un celebre centauro. Fra
questi
i più famosi furono : Grineo, Reto, Nesso, Arneo,
unque il terrore e la fuga. 1011. Cavalli di Laomedone. — Una muta di
questi
famosi destrieri fu il premio che il re Laomedone
a liberazione della figliuola Esione. La tradizione favolosa dice che
questi
cavalli erano così rapidi e leggeri che correvano
le acque senza affondare. 1012. Cavalli di Marte. — Al dire di Servio
questi
cavalli avevano nome Fobos e Demos ossia il terro
nome Fobos e Demos ossia il terrore e il timore. Omero però dice che
questi
erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei suo
. Essendosi trovato presente alla querela fra i Lapidi ed i Centauri,
questi
vendendo ch’egli era in effetto invulnerabile, lo
ntare sul dorso dei cavalli : da ciò la favola della doppia natura di
questi
esseri mitologici. 1051. Centimano. — Così viene
mitologica, predicevano l’avvenire. 1074. Chariclea e Teagene. — Sono
questi
i nomi che Eliodoro nelle sue storie dà a due per
o da due cigni. Giove, per farsi amare da Leda si trasformò in uno di
questi
animali. V. Leda. Cigno ebbe anche nome un figliu
corpo di Cigno disparve avendolo suo padre Nettuno cangiato in uno di
questi
animali. 1105. Cileno. — Fu una delle Plejadi. 11
i Baja. La cronaca favolosa dice che in una delle contrade abitate da
questi
popoli, sorgesse il palazzo del sonno, e l’antro
amò Egisto, il quale, d’accordo con lei, assassinò Agamennone, quando
questi
ritornò dalla guerra, e si rese padrone de’suoi s
o felicissimi. Però non era codesta superstiziosa credenza riguardo a
questi
rettili, comune a tutte le città dell’Egitto : ve
ssero la virtù d’indovinare ; ed era ritenuto come felice presagio se
questi
animali avessero mangiato nelle mani stesse del p
ottavo giorno. E finalmente la loro superstiziosa credenza riguardo a
questi
animali, guingeva fino al punto da credere che es
ogica che Demofonte, re d’Atene, accolse amorevolmente Oreste, quando
questi
lasciò Argo, dopo l’uccisione di Egisto e di Clit
ri, parti. Tutto parea promettere un tranquillo avvenire a Crateo, ma
questi
non potendo vivere senza suo figlio, allesti una
eusa. — Figlia di Creonte, re di Corinto : essa sposò Giasone, quando
questi
ripudiò Medea, la quale per vendicarsi mandò in d
la figlia di Creonte si chiamasse Glauca e non Creusa ; forse perchè
questi
due nomi vengono adoperati a vicenda per denotare
V. Monti. Essendosi Agamennone ricusato alle preghiere del vecchio,
questi
ottenne da Apollo che una terribile pestilenza av
la luna ; e negli altri le stelle ; mentre le corone che circondavano
questi
globi, contrasegnavano i giorai dell’anno. Dal no
, Nettuno e Plutone ; gli altri venivano denominati dei Minori, e fra
questi
i principali erano : Minerva o Pallade, Marte, Eo
oiche azioni avessero meritato di essere annoverati fra gli dei : fra
questi
furono Ercole, Teseo, Minosse e molti altri. A ma
gli uomini, che vissero nei remoti tempi dell’antichità. Ben presto a
questi
si aggiunsero, nella generale superstizione dei p
Dii minorum gentium, ossia dei delle piccole nazioni. Il numero di
questi
era estesissimo e, al dire di Tito Livio, non v’e
ibuzioni, e la storia. Dei incogniti. I pagani annoveravano fra
questi
dei tutti quelli della cui origine non si sapeva
e i tre giudici delle anime, Eaco, Minosse e Radamanto. Oltre a tutti
questi
nomi e classificazioni di divinità vi erano ancor
i Glauco e sacerdotessa di Diana. Ella servì di guida ad Enea, quando
questi
discese all’inferno. Ed ecco all’apparir del pri
a tradizione mitologica, per aver derubati ad Ercole, gli armenti che
questi
avea tolti al gigante Gerione. 1421. Despena. — U
l suo stato primitivo, i superstiti consultarono l’oracolo di Temi, e
questi
impose loro di gettare un certo numero di pietre
ola fa menzione di altri moiti noti sotto il nome di Deucalione : fra
questi
il più rinomato fu un figliuolo di Minosse, re di
ente che fossero sotto la particolar protezione di Diana cacciatrice,
questi
animali erano riguardati come sacri. 1433. Diasie
d’oro ; fanno che gli uomini bastonassero e ferissero gli dei, e che
questi
dovesseso fuggire ora in questa ora in quella con
odigio, ricorsero all’indovino Calcante per averne la spiegazione, ma
questi
, traendo dall’accaduto un favorevole augurio, dis
fosse corsa sulle sue tracce, montata su di un carro tirato da due di
questi
mostruosi animali, che vomitavano flamme. 1506. D
d avevano sparsi in tutte le Gallie gran numero di collegi. In uno di
questi
risiedeva il gran sacerdote, o capo supremo dei D
aca che Ebota, fortemente sdegnato contro i suoi concittadini, perchè
questi
non avevano onorato la sua vittoria con un monume
gani attribuivano così fallacemente gli ecclissi, essi ritenevano che
questi
fenomeni della natura fossero del più funesto pre
Due priamidi, Cromio ed Ecmone, Veniano entrambi in un sol cocchio. A
questi
S’avventò Diomede ; e col furore Di lion che una
Educa aveva diverse denominazioni come : Edulia, Edusi, e Edusa : di
questi
nomi il più usitato però è quello citato in margi
obolo, se montoni, Criobolo. Allorquando si compivano le cerimonie di
questi
sagrifizii i sacerdoti, consacrati al culto del n
ione. Tieste riconobbe la propria spada, e avendo interrogato Egisto,
questi
rispose che gliela aveva data la madre. Tieste al
nuto Egisto in grande amicizia con Agammenone, re d’Argo e di Micene,
questi
, al momento di partire per l’assedio di Troja, af
e palesato la volontà dei numi, ed essendosi dopo pochi giorni uno di
questi
animali posato sulla casa di un cittadino per nom
o di questi animali posato sulla casa di un cittadino per nome Egone,
questi
venne all’istante proclamato re. Egone era similm
figliuolo Di Calcodonte, e sir de’prodi Abanti …………………… E quaranta di
questi
eran le vele. Omero — Iliade — lib. II. trad. di
di Clitennestra, sebbene la tradizione della favola ripeta che tutti
questi
figli, ed Elena stessa, fossero nati dagli amori
al delirio e dalle smanie crudeli del fratel suo, consutò l’oracolo e
questi
ordinò ad Oreste di andare a rapire la statua di
Oleno. Avendo con sua sorella Ega, preso cura dell’infanzia di Giove,
questi
la trasportò fra le costellazioni, ed è propriame
guiti, Emone brandì il ferro contro suo padre, e l’avrebbe ucciso, sè
questi
non si fosse sottratto al furore del figlio con l
, col nome di Tifeo ; e ciò perchè in alcune cronache dell’antichità,
questi
due Titani, sono di sovente scambiati l’uno con l
rima della venuta di Enea, mosse guerra al principe trojano, ma fu da
questi
vinto e ucciso in battaglia. E se morto mi vuol,
ccia ; ritirarsi indietro Con le teste alte ; in guardia si posaro Or
questi
or quello ; altine ambi ristretti Mischiar le man
i Lor sopra impose, ed a re tale il freno Ne diè, ch’ei ne potesse or
questi
, or quelli Con certa legge o rattenere o spingere
o, ossia il cielo e sua sorella Gea, fu detta Rea ossia la terra. Con
questi
nomi al dire del cronista Sanconiatone, i greci d
igliato Epimeteo a non accettar mai un presente da Giove, temendo che
questi
sdegnato contro Prometeo per aver questi fatta co
esente da Giove, temendo che questi sdegnato contro Prometeo per aver
questi
fatta con la creta una figura umana e detto che e
l già fatto, si contentò di stabilire fin dall’infanzia di Ercole che
questi
sarebbe annoverato fra gli immortali dopo la sua
e nulla Sapea, rispose che tuo dono ell’era, E tu sel che la mandi. A
questi
accenti, Ei che da fiero spasmo straziarsi Le vis
combattimento del cesto. Avendo un giorno sfidato alla lotta Ercole,
questi
accettò col patto che premio della pugna fossero,
Fu figlia di Clitennestra e di Egisto e moglie di Oreste, quantunque
questi
fosse suo fratello per parte materna, da questa u
figure di Apollo e di Mercurio, e rappresentante, in una sola figura,
questi
due numi. 1798.Ermarpocrate. — Alla statua di Mer
usse seco insultando al suo rivale : Così in Euripide ed Ovidio. Però
questi
due autori discordano fra loro in un sol punto di
viceversa, per padre un dio e per madre una donna. La maggioranza di
questi
scrittori trae il nome di eroe dalla parola greca
l’avvenire ; e che egli ancor giovanissimo, predisse a Priamo (quando
questi
ripudiò Arisba per sposare Ecuba) che il secondo
e nella propria famiglia. La giovanetta preferi di seguire Ercole, ma
questi
, che dovea muovere in Colchide, alla conquista de
he con sette falangi e sette duci Tutta cingono Tebe….. ….. terzo fra
questi
È l’Argivo Etcoclo… Sofogle — Edipo a Cutono — T
appresso ; appoggiata ad un elefante e con un globo nella destra. Con
questi
differenti attributi si voleva denotare, per mezz
i che spesero la propria vita in difesa della sventurata città. …… e
questi
Furiando parea Marte che crolla La grand’asta in
, il regno di Priamo resisterebbe agli attacchi dei greci, onde è che
questi
fecero del terribile avversario il bersaglio vive
che, avendo contrastato il possesso della città di Atene ad Eretteo,
questi
gli mosse guerra. Nella battaglia decisiva che fu
regua ; ma poi cominciò ad avere qualche lucido intervallo. In uno di
questi
momenti, egli decise di andare a Delfo, onde cons
o che dei due bambini Euristeo ed Ercole, quegli figlio di Micippe, e
questi
di Alemena quello che nascerebbe primo, avrebbe o
Divenuto adulto Euristeo, invidioso di Ercole, e temendo di essere da
questi
detronizzato un giorno lo perseguitò continuament
li alberi erano sempre verdeggianti, pubblicarono che fu sotto uno di
questi
, che si compirono i primi amori di Giove con Euro
Bacco combattè nella guerra dei giganti a fianco di suo padre Giove,
questi
nel vedere che il figliuolo aveva ucciso un gigan
i di Bellona erano anche detti particolarmente Bellonarii, ma oltre a
questi
ve ne erano degli altri nel tempio del dio Silvan
ronache dell’ antichità, è ritenuta come antichissima la esistenza di
questi
Faviani la cui istituzione è attribuita a Romolo
elazione, ed in cui era detto che Nettuno odiava i Feacidi per essere
questi
dei celebri piloti, e che perciò mostravano di po
, impose loro di servirsi sola mente di bastoni di Ferula, imperocchè
questi
sebbene forti abbastanza per servire di appoggio,
buisce al fatto seguente. Fetonte avendo avuto una contesa con Epafo,
questi
lo insultò, dicendogli che egli non era, come se
V. Bauci. 2010. Fileni. — Le cronache storico mitologiche, narrano di
questi
due fratelli un’eroica avventura, che ad essi cos
dere, e permise a Filomena di seguire Tereo. Ma, durante il tragitto,
questi
, affascinato dalla sovrumana bellezza di Filomena
lludendo, con poetica immagine, alla mestissima dolcezza del canto di
questi
uccelli. Ovidio fa di questo avvenimento una dell
gnia di alcuni Tessali, che lo avevano seguito da Troja, e aiutato da
questi
, fondò in quella contrada la città di Petilia. Fu
quali oltre al simulacro dei loro fiumi non vi fossero degli altarî a
questi
consacrati e dove il culto dei pagani offeriva de
do la colpa pentuta è rimossa. Dante — Inferno — Canto XIV. Oltre a
questi
, gli antichi riconoscevano pure come fiumi infern
n seguito furono i Flamini divisi in due ordini distinti. Il primo di
questi
si componeva di tre sacerdoti o ministri Flamini,
ro era composto di-dodici individui scelti fra il popolo. Il primo di
questi
ordini si chiamava quello dei Flamini maggiori :
amini maggiori : il secondo quello dei Flamini minori. Però ognuno di
questi
sacerdoti era addetto ad un dio particolare. I Fl
tta Flegia — vedi l’articolo precedente. — Al dire di Pausania furono
questi
popoli e non il loro re Flegia che incendiarono e
ielo che piovve sopra di loro. Un moderno scrittore è di avviso che a
questi
popoli Flegiani, e con loro a tutti gli empi e sa
lora. Varrone asserisce che sotto il regno di Romolo furono istituiti
questi
giuochi, i quali al dire del cennato scrittore, f
to Ercole assaggiare del vino che era di proprietà di altri centauri,
questi
si opposero, e passando dalle minacce ai fatti, s
ta e tal’ altra con una mezza luna, per esprimere che essa al paro di
questi
due pianeti, regola e presiede a tutto ciò che ac
ibito di sacrificare dei maiali ; come pure di cibarsi della carne di
questi
animali. Essi ritenevano come sacri i colombi ; e
; e credevano fermamente che essi non potevano toccare nemmeno uno di
questi
volatili, riguardando come impuro e maledetto que
re dee giovanette si chiamassero Gelasia Lecori e Comasia. Almeno con
questi
nomi vengono più comunemente indicate le tre Graz
enetillidi maggiori schiarimenti. 2099. Gentali. — Anche sul conto di
questi
altri numi del paganesimo, è discorde il parere d
lo scrittore Salmasio, la città di Gerania era il punto di ritrovo di
questi
volatili, allorquando movevano contro i PigmeiV.
ò nomina nelle sue storie molti altri numi adorati dai Germani, e fra
questi
Marte. Mercurio ed Ercole, a cui offrivano sacrif
uanto poetico. Giacinto era così passionatamente amato da Apollo, che
questi
abbandonò sovente la sua celeste dimora per segui
la porpora di Tiro. Che tien de’gigli non diversa forma : Se non che
questi
argenteo hanno colore. Purpureo l’altro. Nè ciò b
rappresentato Giano, per dinotare che la potenza reale era divisa fra
questi
due principi e che essi tenevano a vicenda le red
giovanile, condiscese facilmente alla volontà di Pelia, tanto più che
questi
gli promise formalmente che al suo ritorno dalla
fa Anobret. Secondo il citato scrittore, durante il regno di Saturno,
questi
ebbe da Anobret un figliuolo al quale pose il nom
fugge agli dei e che essi veggono e sentono ogni cosa. Nè solamente a
questi
usi destinarono i primi egiziani le figure Gierog
ti in grande considerazione. Secondo alcune tradizioni dell’antichità
questi
sacerdoti erano eunuchi. V. Ati. 2146. Gierofanzi
rina della loro religione. Finalmente altri, ed il cronista Suida fra
questi
ultimi, asseriscono che il nome di Gierogrammatei
l nome collettivo di Titaui ai Giganti ; non bisogna punto confondere
questi
con quelli, di cui noi ci occuperemo particolarme
o sulla terra formavano altrettante montagne. E fu tale la scossa che
questi
spaventosi figli della Terra dettero a tutto il c
ito dagli sforzi sovrumani, chiamò in suo soccorso tutti gli dei ; ma
questi
spaventati fuggirono chi in questa e chi in quell
rra mossa dai Giganti a tutte le divinità dell’Olimpo pagano. Oltre a
questi
figliuoli della Terra, conosciuti nella storia de
meno pochi denti, ognuno dei quali pesava circa cinque once. Da tutti
questi
numerosi esempi da noi finora citati, e facendo u
lla nostra meta, diremo che tutto ciò che si racconta in generale, di
questi
avanzi mostruosi, di questi sepolcri scoperti, di
tutto ciò che si racconta in generale, di questi avanzi mostruosi, di
questi
sepolcri scoperti, di questi cadaveri di smisurat
generale, di questi avanzi mostruosi, di questi sepolcri scoperti, di
questi
cadaveri di smisurata grandezza, potrebbe benissi
gonia — Canto Il cronista Vossio professa differente opinione, circa
questi
tre formidabili fratelli giganti. Egli dice che e
lle sponde del fiume Tanai. Seguendo l’opinione del citato scrittore,
questi
popoli furono sconfitti dalle Amazzoni in una bat
ta detta auche pancracio, l’asta, il salto ed il pugillato. Fra tutti
questi
esercizii la corsa era quella ritenuta in più con
la volontà degli dei, i quali erano sdegnati contro i romani per aver
questi
, quando combatterono contro i Galli sulle sponde
el giorno dopo gl’Idi, le None, e le Calende di ciascun mese. Oltre a
questi
giorni riconosciuti da tutti come fortunati o sfo
zione mitologica lo fa figliuolo di Rea e di Saturno, aggiungendo che
questi
lo avrebbe divorato, a somiglianza di tutti gli a
cifra dei nomi e dei soprannomi coi quali lo chiamavano i pagani. Di
questi
soprannomi moltissimi derivavano dai luoghi, nei
ore dello spazio, occupato dall’ aria. Vi sono varii scrittori, e fra
questi
Cicerone, i quali considerando il Giove pagano, s
rità delle opinioni dei cronisti e degli scrittori. Infatti molti fra
questi
pretendono che una tal divisione, fosse quella ch
premazia su tutti i mari. È questa forse la ragione che fece ritenere
questi
tre fratelli come altrettante divinità onnipotent
eriodo della seconda guerra Punica, essendo censore Livio Salinatore,
questi
dedicò un tempio alla Gioventù, e furono allora i
a quanto asseriamo. Infatti, Giunone contendeva sovente con Giove, e
questi
non solamente l’ingannava del continuo, assumendo
ro figli, cioè : Vulcano, Ebe, Venere e Lucina ; altri vogliono che a
questi
si aggiungessero altri due, cioè : Marte, Dio del
: Marte, Dio della guerra, e Tifone. Fra gli scrittori che aggiungono
questi
ultimi due, ai figli di Giunone, ve ne sono molti
olti i quali allegorizzano con simbolica configurazione la nascita di
questi
figliuoli. Infatti, troviamo nelle cronache, che
quale si vedono auche oggidi, molte statue di quella dea, con uno di
questi
volatili a fianco. I greci e i romani, offerivano
Quirita, Conservatrice, Sospita, Moneta, Placida ecc. ecc. Per tutti
questi
nomi vedi gli articoli particolari. 2173. Giunoni
a abbastanza chiaramente che la politica aveva, nella celebrazione di
questi
pubblici divertimenti, la sua gran parte ; impero
i, la sua gran parte ; imperocchè la gioventù acquistava per mezzo di
questi
esercizi, amore alle cose militari e marziali ; e
iù disposti, più svelti, e robusti, essendo continuamente occupati in
questi
esercizi, che sviluppano così potentemente le for
le i romani e sopratutto i greci davano il nome di Olimpiade. Oltre a
questi
principali pubblici spettacoli, ve ne erano dei s
non pertanto avevano presso gli antichi una tal quale importanza. Fra
questi
bisognerà ricordare i giuochi detti Capitolini, g
uo, al quale dimandava vendetta contro gli uomini, tutte le volte che
questi
offendevano le sue leggi. Al dire di Arato, la gi
atello e mischiatasi ai soldati di lui, si adoperò a fare in modo che
questi
avessero rotto il trattato. Ma non essendo riusci
che, non avendo Medusa voluto accondiscendere alla volontà di Perseo,
questi
l’avesse ucciso. Anche fra gli scrittori moderni,
ei più brutti e lurudi satiri ; e sovente le statue ed i simulacri di
questi
ultimi, eran vuoti nello interno, per modo che ap
tà stessa, quanto dai moderni, non facendo alcuno di essi menzione di
questi
favolosi animali, che non hanno avuto vita che ne
foni, ma la ereditarono dalle credenze degli egizii, i quali davano a
questi
favolosi animali, un senso allegorico molto più e
iamano questa città col nome di Cryncus. 2205. Gru. — Presso i pagani
questi
uccell i erano ritenuti, al paro degli avvoltoi e
ni, presero le armi e respinsero vittoriosamente i Lacedemoni, quando
questi
cingevano d’assedio la città di Argo. 2227. Icadi
valore. Il gran mastro di laurta Idomeneu Guida i Cretesi…. …………. Di
questi
tutti Idomeneo divide Col Marzio Merion la glorlu
norme cancro fosse venuto a proteggerla contro i colpi di Ercole ; ma
questi
schiacciò il cancro con un colpo di clava, e ucci
delle sue forme, e che divise una notte il letto di Patroclo, quando
questi
si recò nella tenda del suo amico Achille. Dormi
oste. Il re ordinò si eseguissero alla lettera i cenni di Melampo ; e
questi
cominciò dall’ordinare un gran numero di sacrifiz
alla quale si attiene Apollodoro, nelle sue cronache pagane, dice che
questi
due fanciulli nacquero di 10 mesi e fossero gemel
allevare in Argo, nella propria corte del consorte Agamennone. Venuto
questi
coll’andar del tempo a conoscenza delle cosa non
ceva che due sole Dirœ ; mentre i greci ne ammettevano tre : entrambi
questi
popoli le invocavano per la distruzione dei nemic
della contesa furono chiamati Inaco, ed altri due fiumi, del paese e
questi
di comune accordo giudicarono in favore di Giunon
mavano Ifialti ; e i latini Incubi da incubare, perchè ritenevano che
questi
genii dividessero la notte il letto delle donne.
no ; e avendo i giudici ordinato che il reo fosse posto alla tortura,
questi
confessò il delitto e restituì la tazza, che fu r
o ; e tanto che, sapendo che, per diritto di primogenitura, sarebbe a
questi
spettato di succedere al trono del padre loro, a
non gode, ma rivolge In mente de’ mortali gli abborriti Successi : e
questi
rivolgendo in mente Intisichisce, e sè rode ed al
e fantastica ; pure alcuni naturalisti dell’antichità, e Plinio, fra
questi
, dicono che si dà il nome di cavallo marino o Ipp
perditore. Ben tredici furono i concorrenti alla strana disfida ; ma
questi
riuscirono l’un dopo l’altro perditori, e secondo
e alcuni scrittori chiamano semplicemente Isifile, e l’ Alighieri fra
questi
, V. Giasone) fu assunta regina al governo dell’is
fuggitasi su d’una spiaggia deserta, fu rapita da alcuni corsari e da
questi
venduta a Licurgo, re di Tessaglia, il quale pres
padre di un figlio chiamato Urano, e di una figliuola detta Ge ; nomi
questi
che significano il Cielo e la Terra e che al dire
e nella luna, cosichè spesso il loro culto andò confuso con quello di
questi
due pianeti. Un’ antichissima tradizione egiziana
nome Nefele, la quale entrata di notte nella camera d’ Issione, fu da
questi
ricevuta con tutte le testimonianze della passion
lamo. Sebbene a malincuore, Giunone accondiscese al volere di Giove e
questi
allora formò di una nuvola una donna a cui dette
resso i greci. Le cronache dell’antichità, asseriscono che il nome di
questi
giuochi prese occasione dall’istmo di Corinto, do
azia sul paese dei Corinti. Chiamato a giudice della querela Briareo,
questi
per conciliare le differenze, decise che il paese
capo di una colonia da cui poi discesero gli Jossidi. A proposito di
questi
, scrive Pausania, che per una superstiz iosa cred
tempio di Kaor-Bus, quegl’infermi che essi non han potuto guarire, e
questi
debbono offrire al dio quattro uccelli, prima di
il terzo come suo fratello. Però è a notare che, il più delle volte,
questi
tre grandi numi tenuti in tanta venerazione dai T
nella loro impresa. 2388. Kasia ed Anna. — Presso i giapponesi, sono
questi
i nomi di due sacerdoti, i quali scrissero su fog
ottavo maschio, onde sottrarlo allo spietato furore di Kansa. Invano
questi
circondò la camera reale di scherani e di guardie
do così di avvolgere nel la generale catastrofe il piccolo Krisna. Ma
questi
, sebbene appena neonato, possente siccome un vero
n re pastore per nome Nunda, ed alla moglie di lui detta Jasciada ; e
questi
non sentendosi sicuri nella città di Matura, si t
trutto ; …….. Virgilio — Eneide — Lib. V. trad. di A. Caro. Oltre a
questi
due laberinti, annoverati, come dicemmo, fra le m
famosi, pure vengono ricordati nelle cronache dell’antichità. Uno di
questi
laberinti fu fatto edificare da Porsenna, re dell
sulle sue rive avevano, da lungo tempo, fissato la loro dimora due di
questi
volatili, sui quali gl’indigeni raccontavano le p
lla carne. La ninfa portò querela di ciò al suo immortale genitore, e
questi
a Giove, il quale promise il castigo dei colpevol
i stella ; Il rito antico a noi sarà venuto Dei notturni Lemurii : in
questi
onora Sacra funzion dell’ Ombre il popol muto. O
a storia ritenuta come verissima dagli antichi Egizii. Infatti presso
questi
ultimi popoli, Apollo, ossia il sole ha per madre
ne. A ssunta fra le immortali, ebbe ben presto altari e templi, e tra
questi
, il più famoso fu quello che sorgeva nell’isola d
antichità, così avea nome il cane che Procri regalò a Cefalo, quando
questi
mosse alla caccia della mostruosa volpe, che, sec
o d’accordo col re Augia, avesse stabilito di legare Ercole, allorchè
questi
dopo aver nettate le famose stalle di quel re — V
ma vi è stato pure fra gli scrittori tanto antichi che moderni, e fra
questi
il critico Casauvono, che han dimostrato essere i
to grande cognizione dei metalli. Morì ucciso da Polluce, allorquando
questi
, e Castore suo fratello, rapirono ad Ida e Linceo
perocchè avendo un giorno sgridato Ercole, perchè sbagliava di tuono,
questi
sdegnato lo percosse così violentemente coll’arco
si tutti i popoli dell’antichità, i quali, meravigliati alla vista di
questi
due splendori della creazione, e riconoscenti agl
ivisi in due collegî distinti, detti dei Fabiani e dei Quintiliani. A
questi
due, Giulio Cesare aggiunse un terzo collegio, de
avano i seguaci dell’eresia di Simone il mago. 15. Menandro. — Sono
questi
i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette
molto anteriori dall’epoca in cui essi vissero. 16. Dositeo. — Sono
questi
i nomi dei due più rinomati fondatori delle sette
cri, onde riportare citazioni dirette, tratte tanto da quella. che da
questi
; ma non consentendoci lo spazio una lunga ed esa
o i vantaggi, che risultano a noi dalle mitologiche cognizioni. E son
questi
forse per un’amator delle scienze frutti di poco
o le idee, cominciarono a lavorarsi Dei a capriccio, ed a rivolgere a
questi
le loro adorazioni ; onde videsi con orror di nat
o essi la loro potenza sin agli estremi paesi del mondo conosciuto, a
questi
tutti comunicaro le loro stravaganze, e follie ;
um, come quelli, che erano adorati da tutte le nazioni della terra, e
questi
erano venti, de’quali dodici formavano il supremo
on avevano a tal consiglio, chiamavansi ordinariamente Dei selecti, e
questi
erano il Destino, Saturno, Giano, Genio, Plutone,
aturno, Giano, Genio, Plutone, Bacco, Cibele, e Proserpina, benchè sù
questi
nomi non da tutti si conviene. La II classe racch
o a qualche Dea, detti Dei Ascrittizii. Varr. apud Aug. Nel numero di
questi
erano ancora annoverati quegli Eroi, che a riguar
o dedicati erano il faggio, e la quercia, e tanto era il rispetto per
questi
, che si giunse pure a credere aver essi la facolt
venne egli riconosciuto pel mare, e non pel Dio di esso ; percio con
questi
riconosco anch’io Chi fù Nettuno Nettuno figlio d
r esso vien sovente armato, Perchè il mondo talor venghi distrutto. È
questi
quell Vulcan Nume abborrito, Che ebbe nel cor tro
o mercè del suo ministerio la grazia del suo padre Giove, non isdegnò
questi
di ammetterlo al cielo in qualità di coppiere deg
no, che da religiosa destra si apprestavano a suoi altari. Perchè poi
questi
animali fossero stati a Marte graditi, può conget
Dio per quanto era possibile deputavasi una congrua vittima : quindi
questi
animali quali simboli di ferocia, e velocità ben
Dat somnos, adimitque, et lumina morte resignat (1). Suoi nomi. Da
questi
moltiplici diversi impieghi impertanto facil cosa
essità da Dio glorioso lo rese vil pastore degli armenti di Admete, e
questi
poscia lasciando pei furti dell’ astuto Mercurio
nto di tutti gl’ enti atterriti ferì l’orccchio di Giove, e crucciato
questi
ben presto con fulmine rovesciò nell’ Eridano l’a
molti sono i nomi, onde distinguevasi tal Nume di triplicato potere ;
questi
però sono i principali. Vien chiamato Delio a cag
i in sposa Deiopea fra le quattordici sue Ninfe la più bella ; purchè
questi
mosso a compassione de’ suoi affanni avesse con f
itata non avea di gareggiar collo stesso suo marito Giove ; mentre se
questi
per sua virtù tratto aveva dal fecondo seno di su
ministro di sua vendetta elesse il deforme suo figlio Vulcano. Pronto
questi
a voleri del padre, non si curò di stendere le ma
a, ed in vaghe forme presentò i suoi preziosi tesori a mortali, sichè
questi
rapiti dalla novità del portento, e da essa, e da
ntille dell’innocente suo fuoco nel petto de’ mortali, che sentendone
questi
le dolci, ma possenti spinte, non poterono fare a
essa si accese nel petto del religioso Nume II. Re de’ Romani. Ordinò
questi
ergersi in suo onore magnifico tempio in forma ro
’ suoi marittimi viaggi l’infelice Aiace di Oileo, se non perchè ebbe
questi
il temerario ardire di violar l’onesta verginella
rifuggiatasi nel suo tempio per soccorso, e salute ? Illustri esempii
questi
si furono, onde palesar ben chiaro quanto ella ra
rtare le Campagne del re di Calidone Eneo ? Il poco rispetto che ebbe
questi
per essa nell’escluderla dalle offerte delle prim
selva, erba in prato, fiera in bosco, che non ne senta il valore. Per
questi
, ed altri innumerabili suoi effetti essa fù confu
el mondo, come ricavasi da molti monumenti degl’antichi scrittori. In
questi
fù costume immolarsi per man di Sacerdoti per leg
sto rispose, come abbiamo da Laerzio : Il solo Fato. Nè solamente era
questi
l’arbitro delle mortali vicende, giusta quel dett
el titolo di padre degli Dei a lui per natural dritto dovuto. Campato
questi
dallo sdegno d’Urano suo padre per cura di Titea,
più ingelosendo il suo figlio Giove, fù la cagione, per cui obliando
questi
tutti i dritti paterni con mano ardita lo rovesci
ortuna. In umile atteggiamento presentossi al Re Giano, ed intenerito
questi
alle sue sventure nel suo regno gli permise non s
e già mosse a tumultuosa discordia tutti ad un tratto quei Numi, e se
questi
dopo maturo squittinio non avessero rilegato in t
e querele cercarono confondere ne’suoi consigli l’inumano Rattore, ma
questi
prevalendo nella forza, e sordo facendosi alle do
i Primavera de’ Dei sublime cura. Annotazioni L’apporre note a
questi
quattro Sonetti rappresentanti le stagioni dell’a
er chiedo, col Metastasio Straccia per strappa ec : piochè sebbene da
questi
valentuomini, e da altri ancora gran maestri nell
bbondanza di rettorica, quale aggiustatezza di logica si racchiude in
questi
due versi di Temistocle avanti a Serse. E la col
sta di otto sillabe, delle quali la sesta richiede l’accento. Otto di
questi
versi, non soggetti però sempre a tal numero, cos
nun si pettina Entra furtivo, e lacera Prendono cibo alteri, Feroce
questi
, e quelli. E a morte s’apparecchiano Così il fa
rcani sul niente, su i peli, sullo scarafagio, e sul sanguinaccio, ma
questi
sforzi prodigiosi sono unicamente riserbati ai ma
l Frugoni ; ma che ! Dopo il lungo incredibile travaglio sostenuto da
questi
grand’ uomini per recarla alla sua perfezione, al
mente rimati tra loro, ed il sesto quinario piano, che rima al terzo,
questi
sono i divisati sei versi, che costituiscono ogni
i un Chiari, un Goldoni, un Cerlone, e mille altri, e pria, e dopo di
questi
, in tal metro si dilettarono scrivere delle molte
hè quegli a suo solito cantó gesta guerriere, e furor di battaglia, e
questi
cantò i piaceri della vita campestre, ed i vantag
to del famoso Procuste, quasi che se non si avesse qualche sonetto di
questi
tali ne andrebbe, al dir del Menzini, il Parnasso
l dir del Menzini, il Parnasso tutto in rovina. Deh ! Ricredansi omai
questi
sciocchi, se non vogliono colla moneta dei pubbli
ltri sonetti, e mille altri autori, che per brevità io tralascio ? In
questi
, come in tanti esemplari specchiar si deve chiunq
d il Lirico, mentre le altre, che sotto accenneremo, tutte partono da
questi
modelli, ed ad essi si possono per conseguenza ri
camina il primo con allettante armonia, così per l’ordinato misto di
questi
sonoro si rende il secondo. Dalla varietà però de
parte Spondei. Esso ne’ primi quattro piedi offre l’arbitrio di usare
questi
, o quelli secondo il genio dell’autore, e secondo
(2). Inoltre al verso Esametro si riducono altri versi differenti, e
questi
sino al numero di sette, cioè il Pentametro, l’ A
apestici finalmente costituiseono l’ultima classe dei versi lirici. A
questi
parmi essere accaduto, quel, che suole avvenire a
tti tutti i più praticati metri della poesia latina. La cognizione di
questi
però poco giova, se dietro lunga lettura non si p
parere. Luc. dial. de Deor. concil. (1). Gli antichi credevano, che
questi
Dei, presedessero alle cose necessarie dell’ uomo
r cuore un bel genio a studio così interessante. La favola adunque di
questi
mostri superbi insorti contro Giove sembra deriva
l è più connaturale, e propria una tal passione ! Suoi nomi. (1). Da
questi
ultimi speciosi titoli, co’ quali salutato veniva
cosa ben sapendo Ulisse nel passar per quel luogo con tutti i suoi, a
questi
turò con cera gl’orecchi, e se stesso fece ligare
atiatus pectore musis Doctior ad patrias lapsus pervenerit oras. Per
questi
tristi gemiti, ed amare querele delle abbandonate
Dea recatasi da Eolo per ajuto, non che delle consolanti parole, che
questi
in risposta le diede. Quale descrizione, perchè o
ran pregio delle Vestali era, che incontrandosi colli stessi consoli,
questi
per rispetto alla loro dignità o doveano deviare
se in più Scrittori, e soprattutto in Virgilio, troppo son note, e da
questi
fatti forse prese occasione, e corraggio il super
essa la Regina de’fieri vistosamente si gode. (1). La conescenza di
questi
sagrilegi riti presso de’gentili largamente diffu
tempio in onor di Diana, di cui il culto abolito voleva S. Paolo ebbe
questi
a sostenere il peso di una forte sedizione contro
itolato, Bacco in toscano. (1). Vorrei, che ognuno distingua bene in
questi
miei componimenti le tre parti divisate nel Cap.
parte dei loro scritti; e se nella gioventù fosse entrato l’amore di
questi
studj io avrei fatto di più » 2. Veramente unanim
boli direbbero agli occhi ineruditi. Percorsa che avremo l’istoria di
questi
vaneggiamenti coi quali l’umana ragione architett
verso, si renderà necessario di mostrare come dai Pagani si adoravano
questi
Dei, nati dai forti inganni della loro mente. Qui
e minori. Sarà mia cura di non omettere veruno dei simboli coi quali
questi
Dei vengono rappresentati, e di combinare per qua
i, e così la vostra mente, ricca delle immagini veramente ritratte da
questi
ingegni sovrani, nuova vita imprimendo nelle tele
bile e antica gara che regna fra la Pittura e la Poesia. L’amenità di
questi
studj, nei quali desidero avervi compagni e non d
gine del mondo e degli Dei. La presente Lezione è destinata a narrare
questi
errori, fondamento all’istoria ed alla religione
telletto, che detti furono contemplatori dei cieli Zophasemen. Ebbero
questi
la forma di ovo, e generato il fango, cominciaron
per custodi Cotto, Gige e Briareo, onde erra Banier che sembra creder
questi
confinati in pena, giacché come avremo luogo di v
ai quali erano offerti, in celesti, marini ed infernali. Succederà a
questi
la descrizione di quelli coi quali gli antichi sa
enita figlia. Euripide, Seneca ci narreranno nella seguente Lezione,
questi
sacrifizj, eterna vergogna degli uomini e degli D
i sopra sé raccolti I tristi augurj e minacciati danni. Aggiungerò a
questi
bei versi alcune notizie sui sacrifìzj che ai mor
ponevano, non senza pianto, nei sepolcri. E chi ardirà di riprendere
questi
tributi, i quali solo seguivano i miseri al caro
te la differenza notata fra l’are e gli altari da Servio, che afferma
questi
ultimi solamente proprj delle divinità celesti. C
a consegnavanla che succinto e mezzo nudo la percoteva. Gli ufficj di
questi
ultimi non sono abbastanza distinti, e quindi da
le primizie che si offrivano agli eterni. Accrescerei il catalogo di
questi
sacri utensili, se in queste cose la vista, più d
olontaria per la salvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo, e di
questi
furori e di questi delitti sono ricchi gli annali
lvezza di Tebe sua patria si offerse Meneceo, e di questi furori e di
questi
delitti sono ricchi gli annali del genere umano.
sacrificavano i Cerasti; ninna divinità si compiacque maggiormente di
questi
sacrifìzj che Diana, e lo mostreremo quando della
istesso soggetto, che ho desunti dal volgarizzamento del Marchetti. A
questi
succederà Euripide, e finalmente il Tragico franc
o Ver me s’appressi, che sicura al ferro Offro il collo animoso. — In
questi
detti Figlia di re conosce ognuno. In mezzo Talti
quadrate, come facevasi presso gli Arabi e le Amazzoni. Pausania vide
questi
informi sassi in Fera città dell’Arcadia. Altro n
gl’inetti nobili di Roma, che si appoggiavano sulla fama degli avi. A
questi
abbozzi successero molti progressi: si distinse i
a distaccarne dal corpo le mani, onde fama eterna ottenne, e diede a
questi
simulacri il suo nome. Il nome di erme non si dav
sentata. Ancora nei bei giorni dell’arte per le città tutte di Grecia
questi
simulacri erano sparsi, ed Alcibiade fé’ troncare
stesso silenzio, e l’ombre di divinità ignota e terribile ripiene. In
questi
luoghi si celebrarono i primi misteri del Gentile
bricarono ed altari e templi, che n’accrebbero la religione. E quando
questi
ultimi erano stati costruiti in luogo non selvoso
à di sangue i lupi; il mare non aveva procelle. Fuggirono con Saturno
questi
beni; l’avarizia dominò il cuore de’ mortali, la
nte di sua fama, e fu causa d’invidia e di conquiste ad Alessandro. A
questi
s’aggiunga Piritoo, tìglio della consorte d’Issio
come abbiamo veduto nella descrizione del Giove Olimpico. Non ostante
questi
simboli, infinita varietà vi era nelle statue ant
arto con Giove, ma il timore ma terno non la celò al genitore, perchè
questi
avea patteggiato coi Titani solamente la morte de
ido d’ogni delizia, accoglie e serba Tutti i tesori suoi. Spiccan tra
questi
Due preziosi arnesi: e primo un cinto. Cinto d’in
mprasse Divino seme de’ mortali i danni Con celesti virtù: la terra a
questi
Deve Alcide, e Polluce, e Perseo, e Bacco, Veraci
ingolari iscrizioni, le quali dimostrano evidentemente che spettavano
questi
avanzi al Foro Prenestino, che in una di esse vie
rio più comuni; l’ali, il petaso, il caduceo, la borsa. Non sono però
questi
simboli tanto suoi proprii che senza uno o più di
on sono però questi simboli tanto suoi proprii che senza uno o più di
questi
non s’incontrino immagini di Mercurio; e forse no
alla palestra e agli atleti, che n’era forse il soggetto. « Alcuno di
questi
simboli, e singolarmente il caduceo, poteva esser
o di Belvedere coi talari ai piedi e col caduceo alla manca. Parte di
questi
simboli è indubitatamente antica, e il ristaurato
umi. « Passiamo adesso all’istituzione de’ giuochi Pitici. Dicesi che
questi
giuochi consistevano anticamente in una gara di m
. Finalmente Elato, Afida ed Eraso sono di Antifane Argivo. Innanzi a
questi
simulacri ne stanno altri nuovi dei Lacedemoni in
na non abbia il loro nome. Dalle mani famose di Fidia sono nati tutti
questi
simulacri. « Presso del nominato cavallo si miran
una statua equestre di Triopa loro fondatore, Latona, Apollo e Diana:
questi
ultimi scoccano le loro frecce sopra Tizio, che s
che faceva essere il figlio di Giove geloso di un uomo mortale? Tutti
questi
soggetti son più nobili e più degni d’esser immag
bellirle tanti imperalori romani da Augusto fino ad Antonino Pio. Fra
questi
alcuni, e singolarmente Nerone, riguardavano Anzo
lo. Ma la ninfa emula il vento Nella celere fuga, e non s’arresta Per
questi
detti: Ferma, Dafne, il prego, 10 non ti seguo qu
rami. Siccome membra abbraccia, e bacia il legno Che fugge i baci. In
questi
accenti il nume Sciolse la voce alfin: Se a me co
li dei capelli di questo colore come al più bello dei giovini, poiché
questi
generalmente son biondi. D’altronde nella pittura
he interiormente, e nei luoghi ove sono ombrati, offrono una tinta di
questi
colori. » Scusate, per amore di Winkelmann, ques
rova con dei cervi e dei cani sopra una medaglia; e rappresentato con
questi
attributi era nominato Agreo, cioè cacciatore: ma
ei citaredi che nel certame delfico dei sonatori di cetra comparivano
questi
coronati di lauro. Osserva Luciano a tal proposit
ni Il padre: io guiderò di Giulio i rostri Con la man trionfale. — In
questi
accenti Sciolse la voce, e consumò nell’arco Il p
a, e il fulmine e le spighe confondea colla sinistra. Dal catalogo di
questi
cognomi potete ricavare che Apollo presso gli ant
a, in Delo il secondo. Contuttociò l’opinione più comune è ch’ambedue
questi
numi vedessero la luce in Delo ad un parto stesso
lacro della Villa Panfili, spiegato per Clodio da certi antiquarii. E
questi
un giovine robusto di capelli ricci, con un collo
offendono i seminati, e i bovi sono gran danno ai mortali; onde ancor
questi
uccidi. Così parlando intorno alla smisurata best
una montagna nel mare, e quivi balzata nelle reti ai pescatori fu da
questi
posta in salvo. Quindi i Cidoni chiamaron la ninf
i, tutti prodotti da lei e nutricati, non è maraviglia se incomincian
questi
a guarnire sino il suo nimbo: quelli però su d’es
ire le Stìnfalidi, secondo alcuni scrittori, che iianno rappresentato
questi
uccelli come mostri di sembianze feminee: ma sicc
ella zuffa. Il celebre Monti cantò le qualità guerriere di Minerva in
questi
versi: « Alma figlia di Giove Che alla destra t’
ggiante, e di Cupido che scocca il dardo. M’era caduto in pensiero se
questi
simulacri di una guerriera tanto espressivi non s
a, e con un pomo ed una freccia nella destra. Arduino vuole applicare
questi
simboli alla Venere armata. Saffo dipinge Venere
etto un tempio alla dea colr indicato cognome. Aggiungo alla serie di
questi
cognomi tre descrizioni di statue di Venere del V
n sia tratta dal loro mirabile originale. « Or la figura di Venere in
questi
medaglioni è perfettamente simile, anzi la stessa
l bagno; la cura della beltà han cercato gli antichi di esprimere con
questi
accessorii nelle statue di Venere; così in quella
non mancavano già nella Grecia antichi simulacri di Venere coll’armi,
questi
furono scelti per adombrare la Venere, annoverata
e splendido. Vaghe ghirlande a quelle il crine infiorano, Coltella a
questi
di dorato manico In guaine d’argento a’ fianchi p
diverso viaggio che fece per ritrovarla così descrisse l’ Ariosto in
questi
versi divini: « Cerere, poi che della madre Idea
ccese di Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti, E portandosi
questi
uno per mano Sul carro, che tiravan due serpenti.
u scoperto dal Mattei, e dal Runchenio pubblicato. Potè coll’aiuto di
questi
versi il celebre Visconti dare la spiegazione del
degl’istrumenti ancora della mietitura. Si poneva la maggior parte di
questi
edifìzi fuori delle città, sia perchè la divinità
dasse con essa sotto relazioni misteriose: così si vede circondata da
questi
rettili tortuosi, e il suo carro n’è qualche volt
molte medaglie che hanno una spiga di grano, sulla quale siede uno di
questi
animali. Le gru passavano ancora per fedeli inter
rodusse col tempo, e nella più remota antichità Cerere non ebbe tutti
questi
attributi: le statue di lei non furono che inform
della sua tragedia delle Eiimenidi fa comparire la Pitia che parla in
questi
termini: Offriamo i nostri oma^^sri innanzi alla
rà specie che le si ergessero simulacri colossali, e che forse uno di
questi
fosse collocato nel teatro di Pompeo, essendo le
r timore della carestia già da lei mandata sulla terra. Alcuni, e fra
questi
Teodoreto e Cieraente, hanno confuso le Tesmofori
obbligarono gli uomini a queste iniziazioni. Ma quale è la cagione di
questi
misteri? Scorrendo Cerere in traccia della figlia
inno alla dea. Secondo Cicerone, niente di più divino diede Atene di
questi
misteri, pei quali dalla rozza e feroce vita furo
ure d’animali, mille arcani segni impedivano al profano la lettura di
questi
libri, e n’assicuravano al sacerdote il secreto.
, e per la voce e per l’età venerando, Atene aveva il diritto di dare
questi
ministri, che dedicandosi ad una perpetua vergini
e il liquore della cicuta. Oltre l’Jerofante avevano la loro parte in
questi
misteri il daduco, il banditore. Daduco si diceva
rificatori dividevano con gli altri ministri le cure. S’iniziavano in
questi
misteri i figliuoli degli Ateniesi ancor fanciull
maniera si consacravano furono chiamate Melissee. Uno dei vantaggi di
questi
misteri era che gl’iniziati obbligati si credevan
Cerere e Proserpina, fossero liberali di buoni consigli. Il merito di
questi
prestigi seguiva ancora nell’Inferno l’ombre dei
era per essi il giuramento. Tanto è l’impero della superstizione, che
questi
prestigi durarono fino agl’imperatori cristiani,
donde Questo pallore? A chi dei numi è dato Questo dritto crudele, e
questi
ferri Come merlar le delicate braccia? Tu sei mia
ti, e sei Cerere santa, e che di tigre ircana Il sen non ti nutrì, da
questi
lacci Salva la figlia tua: rendimi il sole; O se
e stessa Fuggir vorrebbe il sostener l’aspetto Della misera madre. In
questi
accenti Dopo lungo tacer sciolse la voce. Non il
: gli altri poi sono nudi, ed in tal guisa appunto sono rappresentati
questi
pargoletti, che figurano le stagioni, nel Museo P
itamente che la Terra venga qui accompagnata dai sette pianeti perchè
questi
, come fu credenza degli antichi, esercitavano cia
rché vide La pia dimora di tremante servo. Gli rapisce la scure, e in
questi
accenti Scelerato prorompe: Ancor che fosse La di
ll’odio. Nasce da due fonti, che sgorgano in sconosciuto loco. Uno di
questi
si chiama il Nero, l’altro Tutta-Notte. Nella cit
etra sepolcrale nella Villa Albani con sua sorella la Morte. Si vedon
questi
due genii nella stessa forma sopra un’ urna ciner
o Pio dementino, nella quale ha i papaveri nella sinistra. In ambedue
questi
monumenti troviamo effigiato il Sonno colle ali a
pei carmi non meno degli antichi che dei moderni poeti; anzi l’hanno
questi
ultimi invocata espressamente nei lor poemi, il c
come protettrice di Smirne la rappresentano in unione con altri numi,
questi
, e fra essi Giove stesso, restano in piedi avanti
’ tripudi e carole Si vada, anzi si vole. Poiché alle sue compagne in
questi
termini Ati parlò, la tralignante femina, Repente
Ove, in che parte, Amata patria mia, Crederò che tu sia? Vorrian pur
questi
occhi miei Mirar fiso là ‘ve tu sei Nella brev’or
sacrata mutilazione di esso all’ombra del venerato pino: tutto era in
questi
giorni lutto e astinenza. Il quarto si passava in
ione, Teti, Tebe, Mnemosine, Tia, Dione, Titano e Giapeto. È fama che
questi
due ultimi dividessero Y impero con Saturno nel p
cacciato, e vi si ascose; E quelle rozze genti, che disperse Eran per
questi
monti, insieme accolse E die lor leggi; onde il p
Dionigi di Alicarnasso che Ercole, volendo abolire in Italia l’uso di
questi
sacrifizii, eresse un altare sul colle Saturnio,
evano dei legami alla statua di Saturno che rappresentava il Tempo, e
questi
consistevano in fascie di lana, che si toglievano
ia. Mostravansi ai tempi, di Strabene le reliquie della loro opera, e
questi
avanzi, che sussistono ancora, danno l’idea dei p
che loro si dà, confondendoli coi Cureti e coi Coribanti. 11 tempo di
questi
Dattili, considerati come inventori dell’arte di
o giglio A te recando ed il papaver molle: Quei fiorisce lo estate, e
questi
il verno, Perchè tutto portare io non ti posso, O
mi di ritrovare nel culto delle nazioni la lor teologia; desideravano
questi
di uniformarsi alle opinioni religiose della nazi
i per simbolo dell’abbondanza e della dovizia, di cui si riguardarono
questi
numi come dispensatori, simbolo tanto più conveni
ura: ma ciò sa rebbe contrario allo spirito dell’arte. Al di sopra di
questi
due gruppi si vede Eurinome, che ha un color nero
di Oileo si vede Meleagro figlio di Eneo, che guarda questo eroe. Fra
questi
personaggi Palamede è il solo che non abbia barba
done. Il pittore ha rappresentato degli uccelli sul manto di Memnone;
questi
uccelli si chiamano Memnonidi. Accanto a lui si v
he disprezzano i imsteri di Cerere, perchè gli antichi Greci ponevano
questi
misteri tanto al disopra delle pratiche di Religi
no gli artisti, onde vi esorto a sentire maggiormente l’importanza di
questi
studii. La figura di Plutone ha in ogni riguardo
sarebb’ella Prima del sangue mio bagnata e lorda? Perchè debbon morir
questi
infelici Giovini, ohimè, sol per avere in dote I
lla Notte, secondo Esiodo, il quale nella sua Teogonia afferma che da
questi
due nacquero la maggior parte dei mostri dell’inf
g. Annibal Caro, che così tradusse Virgilio, ebbe per certo in mente
questi
versi di Dante, che così introduce Caronte nel su
ice all’Inferno. L’avventura di Niso giustissimo lo dimostra. Regnava
questi
in Nisa città vicina ad Atene, allorché Minosse p
nse, che la superbia dei mortali toglie da Nemesi e dal Tartaro. — Da
questi
versi non dissentono gli artisti che Nemesi hanno
di frassino, inteso pel flagello onde percuotere i delinquenti. Tutti
questi
distintivi s’ incontrano in va rie medaglie; ma l
i vedono nella Villa Albani, e Winkelmann ha data la stampa di uno di
questi
monumenti nella sua Storia dell’Arte. Nel Museo C
cetra che è la prima sulla facciata. Stimo a proposito di rammentare
questi
monumenti delle Muse, che sono i più cogniti, per
antico scoliaste dell’ Antologia, e l’Epigramma antico delle Muse con
questi
versi: Infonde Euterpe alle forate canne Il fiato
bbiamo in un epigramma dell’Antologia; e in un altro si fa parlare in
questi
termini la stessa Musa: Io dei comici numeri maes
i a mezzo, ad altri si veggono le teste, o i petti o gli elmi, e dopo
questi
niente si scorge che la punte dell’aste. Ma tutto
Muse. Il non esprimersi nel rame il coturno non avea data occasione a
questi
eruditi di poter giungere alla vera idea dell’art
ncia la narrazione degli amori di Medea con Giasone, chiama Erato con
questi
bei versi: Erato, or tu mi assisti, or tu mi nar
n un manto che le scende dagli omeri vezzosamente negletto. « Se però
questi
studii d’ Erato bastano a spiegar la maggior part
, e dasse vera risposta sapiente fra gente illustre per sapienza. Fra
questi
sette che a Polinice Tebano tentavano di restitui
erito dal fulmine, avendo il primo arrogantemente ferito Giove. Ma di
questi
convien dire altrove. La pittura ci comanda di gu
qua e in là per la stanza del convito, il sangue mescolato col vino,
questi
che spirano sulla mensa, questo nappo rovesciato
iachezza glielo impedisce come se avesse ai piedi catene. E fra tutti
questi
che sono per terra non ve n’è uno che sia pallido
1’ ha creduta Calliope, non avea bene considerata la combinazione di
questi
dae bassirilievi, essendo, come abbiamo detto, Ca
ncora in questa tomba. — Andromeda. — Questo non è il Mar Rosso, nè
questi
gl’Indiani: ma gli Etiopi, e un Greco nell’Etiopi
presentano latte e vino eh’ egli riceve, e di cui si compiace. Certo
questi
Etiopi sono piacevoli a vedersi, benché di un col
eran dette. « Notabili sono ancora i calzari della nostra Urania. Son
questi
del genere dei sandali, essendo stretti dai lacci
lluce quali li veggiamo scolpiti. Aggiunge il mentovato autore che di
questi
era calzata la Pallade di Fidia, onde non debbons
ro voluto competere nella perizia del canto. Qualunque si abbracci di
questi
motivi, si escluderà sempre quello arrecato dall’
. Avendo gli Ateniesi prestato soccorso agli abitanti del Chersoneso,
questi
ultimi vollero eternare la memoria del benefizio
lustrata da questa delicata immagine di Claudiano, che ho espressa in
questi
versi: Cosi d’intorno a Venere Stan l’Idalie sor
amento, e una città ben cinta di mura, io non so perchè non sarebbero
questi
gli Etiopi e quella Troia. Certamente colui che s
mente Igia) per dar loro da mangiare; e secondo Macrobio, riferendosi
questi
due numi al sole e alla luna, che conferiscono al
de a Giove Esculapio, a ciascun piede del quale vi era un’immagine di
questi
tre Dei. Telesforo in una medaglia dei Nicei vede
me sono sparse qua e là per l’altare insieme alla pelle del Leone: di
questi
due miseri fanciulletti, ad uno la freccia è pass
to volgo la credenza che figlio fosse d’Osiride, giacché gran scusa a
questi
falli era il fare un dio autore della colpa. Ma p
de. L’antico senno allor racquista, e scioglie Già la querula voce in
questi
accenti: Ninfe Amadriadi mi ascondete: Agave Ama
ro peso inalza. — Udìa la stolta Minaccia Cadmo della lieta figlia, E
questi
detti confondea col pianto. Ahi qual fera domasti
e impietosita della sua nipote pregò Nettuno ad averne compassione; e
questi
la ricevette col figlio fra le divinità del suo i
e dalla vite, e la figura di Ganimede cht; inalza la sua coppa. Uditi
questi
detti, la giovine ninfa volge i suoi sguardi sul
Filomela, e molte altre. La ninfa delle Stagioni passa rapidamente su
questi
quadri differenti per giungere a quello ove sono
r comandare a Bacco che vada a combattere gl’Indiani, cacci dall’Asia
questi
ingiusti, uccida il principe Deriade, che signifi
ei fiumi, si era reso terribile per le sue navi, e comunichi quindi a
questi
popoli le sue orgie e i doni della vite. E noto c
celebravano come le cerimonie Eleusine, perchè consideravano ambidue
questi
vegetabili come il ritrovato più utile pel genere
o accanto a Sirio ed a Procione, onde, unendo il suo foco a quello dì
questi
astri, concorra a maturare le viti. La donzella s
promette di associare alle sue feste Meti, Stafilo e Botri. Converte
questi
ultimi, il primo nei grani dell’uva, nel grappolo
consola, e l’orna Vittima per la pena un’ aurea veste Non preparata a
questi
voti. Appena Giunsero al lito del nemico mare, Le
ive del fiume Adone presso il Libano e le coste di Nisa in Arabia. In
questi
luoghi regnava Licurgo figliuolo di Marte, princi
dannata. Datemi, Giunone dice, questo cinto potente, onde io prevenga
questi
mali, risvegli l’amore di Giove per me, e possa a
imprigionata vite, e ver la pietra Menando i bovi, la querula voce In
questi
accenti scioglie: care rupi. Dove s’ asconde il m
aggiunse. Il carro di questo dio è condotto da tigri e pantere perchè
questi
animali amano il vino. Nei primi tempi si rappres
e nella Pompa Bacchica di Tolomeo vi era condotto su un carro uno di
questi
corni d’oro di trenta cubiti: e dei Centauri mede
compagni deirOrgie e dei Baccanali. Tanto dai Greci quanto dai Latini
questi
si rappresentano simili all’arcadico Pan, che ave
fantasia di artefice e di poeta. Nonno attesta l’opinione esposta con
questi
versi, così elegantemente dal Lanzi tradotti: «
n alquanti di essi scrissero, furono più antichi che non la favola di
questi
numi uniti al coro di Bacco. Sebbene le forme d’u
a si veggono, ma le gambe e coscie dei quali sono tutte umane: che se
questi
, non in giovanile e virile età, ma solo in matura
esima, che scorgiamo negli autori che ne discorrono. E dove alcuni di
questi
ultimi ce lo danno per un vecchio ubbriaco e ridi
dare al suocero molti doni come era costume degli antichi. Dimandava
questi
istantemente l’adempimento della promessa, la qua
Centauri. Vantavasi quindi di avere del Tonante violata la moglie; ma
questi
stanco di esser clemente, lo precipitò nell’Infer
ionfo non sarà stata necessaria questa regola. Alcuni considerando in
questi
Centauri come un poco tozza la parte della bestia
i intonachi Ercolanensi. L’Agostini vuole che gli antichi chiamassero
questi
strumenti crepitacoli, dei quali fa menzione Aten
ro ne nobilita ed abbellisce l’espressione: ed è poi tutta propria di
questi
selvaggi misti di uomo e cavallo. Sappiamo anche
festarsegli, additò il maestro di tanto miracolo dell’arte, recitando
questi
divini versi di Omero, nei quali il nume è ritrat
mini: onde rese necessarie le proprietà e le società regolate. Furono
questi
numi detti con verità Tesmofori, o legislatori, e
nno argomento della presente Lezione. Confido che le illustrazioni di
questi
monumenti saranno utili per l’ intelligenza dell’
a come proprio è dei sacrificanti, e la corona è di pino, arbore onde
questi
silvestri semidei circondano frequentemente la ch
n prigioniere indiano, appunto come si descrive nelle Dionisiache, in
questi
versi D’altri di Bacco la vagante schiera Lega
onumento della stretta unione che riconosceva la pagana mitologia fra
questi
due figli di Giove, Ercole e Bacco. L’antichità c
ava come Dei soci, o secendo la frase propria assessori, ravvisava in
questi
eroi divinizzati molte maniere di rassembrarsi. S
imo prendere ad esaminare le diverse opinioni degli eruditi intorno a
questi
Dei, faremmo un lavoro arduo e poco piacevole, e
i Dei Penati ; e da quel che egli ne scrive s’intende chiaramente che
questi
erano speciali Dei protettori della città, poichè
uo padre Anchise, li chiama patrii Penati 33. E per viaggio, allorchè
questi
Dei gli compariscono in sogno, li appella Frigii
e dei più noti e celebri. Riguardo poi all’ etimologia del titolo di
questi
Dei, che furon portati in Italia « ……. da quel g
vocaboli latini usitatissimi (penus e penitus), senza aggiungere che
questi
fossero d’origine troiana, bisognerà per ora star
i protetti, ovvero alla parte più interna dei tempii e delle case ove
questi
Dei erano adorati37. Sappiamo infatti anche dagli
iù riposti recessi dei luoghi o dei pensieri. In quanto ai Lari, che
questi
fossero Dei familiari o domestici non può insorge
ari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle statue o immagini di
questi
Dei, le quali spesso ponevansi ancora dentro cert
ne per altro verte intorno all’etimologia del nome ed alla origine di
questi
Dei, poichè v’è chi li crede così chiamati, perch
’altra etimologia ; ma quanto all’origine e alla particolar natura di
questi
Dei nessuno potrà convenire di dover confondere i
dirlo colla frase del Romagnosi, dei fattori dell’ Incivilimento. Tra
questi
egli annovera il culto degli Dei Penati e dei Lar
nati e dei Lari familiari ; e aggiunge che nella pratica applicazione
questi
Dei rappresentano i comuni ed i privati vantaggi
ci trasmisero la serie de’ vetusti Favolosi avvenimenti. E’ vero, che
questi
, qualora sieno alfabeticamente esposti, possono c
, Nettuno. Minerva, Marte, Vulcano, Mercurio, ed Esculapio. Dodici di
questi
si dissero Consenti, o perchè aveano il diritto d
Furono secondo Erodoto(c) primi gli Egiziani a introdurre il culto a
questi
dodici Dei : di là passò poi nella Grecia, dove s
zie, così dette dal consenso di molti, i quali si facevano ad anorare
questi
Dei, uniti insieme. Gli Dei principali, benchè fo
iamarono Aggiunti. V’erano pure appresso di loro gli Dei Novensili, e
questi
al dire di Varrone erano quelli, che da’ Sabini s
chiamarono Cielo e Terra, e i quali generarono molti figliuoli, e tra
questi
i primi furono Oceano(3), Ceo, Creo, Iperione, Ti
deva sino al petto, e da cui pendevano due busti di Ati(a). Era stato
questi
un bellissimo pastore della Frigia. Cibele lo ave
re due. La facoltà di eleggerle apparteneva prima a’ Re ; e scacciati
questi
, passò a’ Sommi Pontefioi. Era vietato l’ammetter
sotto il nome di Melisse. Credevasi, che l’essere fatto partecipe di
questi
Misterj producesse una dolce tranquillità di vita
che Giove sia stato allevato da Celmo, uno degl’ Idei Dattili ; e che
questi
, per aver detto che il Nume era mortale, ne fu ca
ia il contrasto co’ Giganti(4). La terra sdegnatasi con Giove, perchè
questi
avea sterminato i Titanl, avea prodotto gli anzid
i, i quali si fossero serbati senza colpa (f). Giove poi per mezzo di
questi
due ripopolò in maravigliosa guisa la terra. Egli
sce per autori alcuni dell’Etolia, e dei discendenti d’Ercole (c). In
questi
Giuochi i lottatori doveano spogliarsi delle loro
agli Scultori rappresentati in bronzo o in manno(g). Il tempo, in cui
questi
Giuochi vennero rinovati da Ifito, fu pure l’Epoc
e, che intorno ad esso si facevano girare dei buoi, e che il primo di
questi
, il quale toccava quel cibo, veniva sacrificato.
; ed altri dalle beneficenze, ch’ egli conferiva. I più celebri sono
questi
: Padre, Re, Statore, Erigdupo o Brontonte o Bron
mani essendo già per arrendersi a motivo della fame, Giove comparve a
questi
in sogno, e loro disse, che di tutto il frumento,
inaste si disse il Nume dalla Greca voce ilapine, conviti, perchè con
questi
era magnificamente onorato in Cipro(f). Si chiamò
sse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi agli ospiti (n). A
questi
pure s’imbandiva lauta mensa, e si somministravan
erano, e seco condussero su per una collina Baucide e Filemone. Erano
questi
poco distanti dalla vetta, quando, abbassati gli
dersi giuoco di Giove. Fece uccidere due tori ; riempì delle carni di
questi
la pelle d’uno degli stessi, ne pose tutte le oss
stro delle sovrane vendette (f). Molti vennero favoriti da Giove. Tra
questi
si nomina, Calamo, figlio del fiume Moandro. Egli
ve Conservatore. Ciò talmente promosse lo sdegno del Sommo Giove, che
questi
voleva con un fulmine precipitarlo nel Tartaro ;
di quel mostro, avrebbe anche potuto vincere gli Dei. I Titani, e tra
questi
spezialmente Briareo, eccitato da Saturno, lo ucc
ia pignatta, perchè in essa si faceva bollire ogni sorte di legumi, e
questi
si offrivano in sacrifizio a Bacco e a Mercurio.
l’attonita ciurma per rimetterlo a forza di vele e remi in corso ; ma
questi
, e quelle si cuoprirono d’ellera, e loro impediro
in mezzo a’lavori, si fece a tenere vatj dilettevoli racconti, e tra
questi
la mutazione di colore delle more del Gelso(19).
Ina malattia di tal fatta era di gran dolore all’ aimo di Preto. Usò
questi
di tutti i mezzi per uarirnele, e perfino promise
Isole del mare Egeo, conosciute sotto il nome di Cicladi, celebravano
questi
Giuochi verso il principio della Primavera (b). S
ncitori secondo Pindaro si conferirono altresì delle corone d’oro. In
questi
Giuochi davasi in premio una Diota, ch’era un’anf
gruppo di figure sul frontespizio, le quali davano grato suono. Tutti
questi
tempj non furono che immaginarj. Uno realmente n’
o. N’ebbero in risposta, che la attendessero dopo tre giorni. Passati
questi
, eglino furono trovati morti (b) (8). Anche Antif
loro miniere, e le fece intieramente sparire(a). La custodia di tutti
questi
tesori fu affidata a Ione, figlio d’Apollo e di C
olennità i Tebani solevano sacrificangli dei tori, ma per mancanza di
questi
fu poi introdotto il costume d’immolargli de’buoi
mo andò loro incontro, e li mise in fuga coll’ajuto di Apollo ; e che
questi
vibrò contro di loro moltissime frecce. Da princi
reci aveano il costume di alzare degli altari nelle strade. Alcuni di
questi
furono sacri anche ad Apollo, il quale fu perciò
i in un certo giuoco dei tripodi di bronzo in premio a’ vincitori. Ma
questi
tripodi si consecravano poi al Nume, nè era lecit
o ; e spinta da gelosia e invidia, corse a palesarlo ad Orcamo, Scavò
questi
una fossa, e vi seppellì viva la figlia. Il Sole,
a). Omero non ne accenna che due, Lampo cioè, e Faetonte(b). Altri a’
questi
aggiunsero Eritreo, e Atteone(c). Apollo fu anche
talio(39), e Aganippe(40). Varj altri furono castigati da Apollo. Tra
questi
si nominano Marsia, Satiro della Frigia ; Niobe,
, prese ad insultarla, che colei implorò il soccorso d’ Apollo, e che
questi
lo uecise(g). Tizio nell’ Inferno è tormentato se
ia del tripode (b). Apollo come castigò, così amò parecchi altri. Tra
questi
sono celebri Cirene, figlia del fiume Peneo ; Cip
ano alla Dea cestelli, coronati di fiorì, e pieni di rarj doni, e tra
questi
eranvi i più belli lavori, formati coll’ago. Ciò
sì aspramente fla’ gellavano con verghe i più nobili giovinetti, che
questi
sempre si ritraevano di là aspersi di sangue, e t
nne raccolto dalle Najadi, e nominato Adone. Quelle Ninfe, al dire di
questi
ultimi Scrittori, ebbero cura di lui, lo nascoser
e d’Ogige(e) (1). Moltissimi altri nomi furono dati a Minerva, e tra
questi
i più noti sono Alea, Boarmia, Partenia, Ergane,
lotta ; il terzo una spezie di gara tra’ Poeti e Musici. Il premio di
questi
Giuochi era un vaso pieno d’oglio e una corona d’
i queste Feste le donne ricevevano dei regali da’ loro mariti, come a
questi
si davano i medesimi da quelle al tempo delle Fes
il più bellicoso tra tutti gli animali ; la pica e l’avoltojo, perchè
questi
uccelli sono rapaci (a). Marte sposò Bellona, fig
Poeti dicono, ch’ella preparava il carro e i cavalli di Marte, quando
questi
andava alla guerra (f). Marte prese ad amare anch
di moltissimi altri figliuoli, delle fontane, e de’ fiumi.(e). Anche
questi
furono tenuti quali Divinità, ed ebbero tempj, al
Menezio, Prometeo, ed Epimeteo(a). Esiodo però vuole che la madre di
questi
sia stata Climene, figlia d’Oceano e di Teti(b).
ù antichi per più lungo tempo si mantennero in grande riputazione. Di
questi
e di molti altri ancora parleremo altrove. Quì so
lte e scritte, formarono il primo codice de’ Toscani Indovini(c). Tra
questi
anche Arunte poscia, ed Asila molto eccellentemen
ano il futuro dal canto o dal volo degli uccelli, o dal modo, con cui
questi
prendevano il cibo ; laddove gli Auguri erano que
seguì gli onori Divini(d). Erano sacri a questo Nume gli sparvi ri. A
questi
l’Egitto consecrò un tempio nella città, detta Je
Agdesti vi sopravvenne, e tal furore inspirò nell’ animo di Ati, che
questi
si fece eunuco(h). Notisi altresì, che secondo al
inciò a fabbricare i tempj ; ma quelli si piantavano sempre intorno a
questi
, e sì gli uni che gli altri erano del pari rispet
ne affidò la custodia a due Patrizj, detti Duunviri(f). Il numero di
questi
da’ Tribuni, C. Licinio e L. Sesto, fu poi ridott
Di quì ebbe origine la Tragedia e la Commedia. Finalmente per rendere
questi
Giuochi ancora più dilettevoli, si premisoro le d
pettacoli (b). I Ginnici comprendevano varj esercizj del corpo, e tra
questi
i principali erano la Corsa, il Salto, il Disco,
teste, e cento mani. Lo stesso dicesi di Gige e di Cotto(c) : e però
questi
tre Giganti da’ Greci soprannominarono Ecatonchir
e alleanza co’ Romani, non si potè scampare dalla morte un soldato di
questi
, perchè aveva ucciso, bonchè inavvedutamente, un
uomini poi Corebo, nativo d’Elide, fu il primo ad essere coronato in
questi
Giuochi, perchè oltrepassò ogni altro nella Corsa
cuni credono, i Poeti si tenevano per uomini ispirati e divini, e tra
questi
principalmente Omero. L’altro modo, con cui si tr
ronavasi di mirto. Narrasi, che un certo Ratumeno Romano, correndo in
questi
Giuochi, cadde dal carro ; e che i di lui cavalli
ni de’loro Predecessori, come si faceva in un trionfo (d). Finalmente
questi
Giuochi furono detti Circensi, perchè si celebrav
sse subito del sale (m). Le donne lavavano i piedi agli ospiti (n). A
questi
pure s’imbandiva lauta mensa, e si somministravan
l tempo delle quali tre giovani gareggiavano tra di loro. Il primo di
questi
, estratto a sorte, dall’anzidetta Ara sino alla c
a, primachè fosse giunto alla meta, egli dovea cederla al secondo : e
questi
per la stessa ragione al teizo. Quegli, che giung
Dardano, i quali furono chiamati Cabiti (f). Erá celebre il tempio di
questi
Numi in Egitto, nel quale non era permesso l’entr
rnando a Fauno, notiamo, che Servio lo confonde con Silvano(c). Anche
questi
da’ Romani fu venerato qual Nume campestre, che p
, e finalmente la nettavano con una scopa, affinchè Silvano, veggendo
questi
segni, non vi si avvicinasse(e). E quì di passagg
ssi, i quali, divenuti vecchi, acquistavano il nome di Sileni(e). Tra
questi
va ne fu uno molto celebre, nato da Mercurio o da
he rappresentavano gli animali, sacri alle Deità, che si onoravano. A
questi
carri davasi il nome di Tense, o Carpenti. Gli An
lo la di lui ma re esposto col corpo tutto coperto fuorchè ne’ piedi,
questi
vennero dal Sole anneriti (a). E quì parlando del
ali, Romolo abbia instituito alcuni Sacerdoti, chiamati Luperci ; che
questi
sieno stati divisi in due Collegi, detti i Quinti
Edusa attendeva al cibo, e Potina al bere de’ fanciulli (c). Allorchè
questi
cominciavano a favellare, si onorava co’ sacrifiz
più forti(c). Rìputò finalmente degno di riprensione Vulcano, perchè
questi
al cuore dell’ uomo, di cui n’era stato l’artefic
generale di Mani(g). A proposito degli Spettri narrasi, chè certi di
questi
comparvero nell’aria a difendere Roma, quando Ann
al tempo della guerra de’ Giganti contro gli Dei spedì in soccorso di
questi
le sue figliuole, Vittoria, Fortezza, e Valore(g)
zolentissime. Fu detto Averno dal Greco aornos, senza uccelli, perchè
questi
non potevano passarvi sopra a volo senza cadervi
anche purificate ; altrimenti venivano trasferite nell’ Erebo(g). Era
questi
figliuolo del Caos e della Caligine, e padre dell
tro ; che Mercurio dovette ricondurvelo colla forza a Plutone ; e che
questi
lo condannò al meritato castigo(a). Questo consis
do vibrare una freccia contro una cerva, ferì in veco un Satiro ; che
questi
la inseguì ; e che Nettuno la trasformò in quel m
tri dei narcisi. Panfo, poeta anteriore ad Omero, è del sentimento di
questi
ultimi (c). In Sicilia quindi s’instituirono in o
n leone e da un cinghiale. Admeto ebbe da Apollo i due animali, e con
questi
avendo eseguito ciò, che Pelia avea proposto, ott
ne i Poeti ricono scevano un celebre Medico degli Dei(f). Dicesi, che
questi
abbia risanato Plutone, gravemente ferito da Erco
hidi si denominarono i Sacerdoti e i Popoli, presso i quali si davano
questi
Oracoli(f). (d). Saturn. l. 1. (e). Paus. l.
endicare la morte d’Euridice, uccisero tutte le Api di Aristeo, e che
questi
assai più ne ottenne, dopochè per consiglio di Pr
(4). Alcuni lasciarono scritto, che Diana fece perire Orione, perchè
questi
aveala provocata a giuocare secolui al disco (d).
lcuni Pastori (f). Egli divenne il Dio de’porti (g), e degli orti. In
questi
i Romani ne collocavano la statua, perchè credeva
io certi cavalli d’origine divina. Restituita la figlia a Laomedonte,
questi
ricusò di dare la pattuita ricompensa. Ercole, as
(a). V’è chi lo confonde cori Vertunno, Dio de’giardini, perchè anche
questi
prese diverse figure per conciliarsi l’affetto di
paesi vennero afflitri da grave pestilenza. Si consultò l’Oracolo, e
questi
rispose, che non cesserebbe quel mare, se prima n
di ripigliare per sempre gli anzidetti Giuochi. Altri pretendono, che
questi
sieno stati instituiti in onore prima di Nettuno,
a d’Attore Caristio(l). Primachè Eolo comandasse a’ Venti, dicesi che
questi
tra loro così abbiano contrastato, che ne rimaser
lla selva, il Cinghiale provocato si scagliò contro gli armati. Tutti
questi
indarno tentarono d’atterrare il feroce animale.
produrre alcuna alterazione sull’ animo de’ giudici(i). In faccia di
questi
v’erano due sedie d’argento, sopra le quali l’ ac
e. La vendetta dovea consistero nel recidere tutti gli ulivi, giacchè
questi
erano sacri a quella Dea. Ma la scure cadde di ma
on come incarnati sensibilmente. Miti si denominarono con voce greca
questi
racconti, e Mitologia l’ esposizione ordinata di
’ antichità classica. In conseguenza noi ci contenteremo di aver dato
questi
cenni generali intorno alla spiegazione del probl
l Saturnali. Identificato quindi Saturno con Crono, si favoleggiò che
questi
, detronizzato da Giove, si fosse rifugiato nel La
e in terra, in mare e nell’ inferno. A parlare ordinatamente di tutti
questi
Dei, li divideremo in tre ordini, gli Dei del cie
Leda, Danae, Europa, Io, si riparlerà nella parte seconda. Rispetto a
questi
molteplici amori attribuiti dalla leggenda a Zeus
o fra poco. 5. Al Zeus greco corrisponde il Iupiter dei Latini. Anche
questi
era il Dio del cielo e dell’ atmosfera, quindi de
imitivo significato dei miti, spesso abbastanza trasparente, toglie a
questi
racconti quel che di strano e d’ immorale che a p
lto rilievo, simbolo quello della imperscrutabile sapienza della dea,
questi
della vigilante sua custodia, come guardiana del
Maria sopra Minerva a Roma e conservata nel Museo Vaticano. In tutti
questi
monumenti la figura di Atena appar contrassegnata
nel campo greco seminando la morte e la desolazione. Però se apporta
questi
mali, Apollo sa anche guarirli; ed ecco riappare
thia), veniva placata in antico con sacrifici umani; più tardi quando
questi
furono aboliti, a Sparta si continuo a flagellare
ea. I due essendosi trovati in segreto convegno nella casa di Efesto,
questi
, avvertito da Elios, il sole che tutto vede, comp
di Lenno; i cui abitanti, i Sintii lo curarono finchè fu guarito. In
questi
racconti della caduta di Vulcano, è facile ricono
, come si vede dal 62o Carme di Catullo. L’ arte soleva rappresentare
questi
due astri in figura di due bei garzoni, con fiacc
uosus Eurus ( Orazio Epod. 16, 54). Secondo una nota leggenda, tutti
questi
venti abitavano tutti riuniti nella Tracia, ovver
accompagnare con la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei, allorquando
questi
sono adunati nell’ alto palazzo di Zeus sull’ Oli
re moderno tentando questo argomento compì uno de’ suoi capolavori, e
questi
è il Canova (1757-1822). La sua Ebe è una bella f
stito, guidato nelle varie congiunture della vita da un Dio speciale;
questi
Dei speciali i Greci li chiamavan Demoni, gli Ita
d bonum faustumque sit… ecc. L’ arte diè rappresentazione sensibile a
questi
esseri o ricorrendo semplicemente al simbolo del
uto il gran ventre, 34 costituiscono la più viva pittura poetica di
questi
esseri mostruosi. Una rappresentazione monumental
to, e la sua sposa Cheto (Ketos) rappresentava il mare come patria di
questi
mostri. Da essi gli antichi Mitologi dissero nati
e tagliarono a pezzi e divorarono, ma Era ne portò il cuore a Zeus, e
questi
lo inghiotti, e più tardi diè alla luce un altro
ro Dioniso, il Tebano, mentre intanto fulminò i Titani. Dal cenere di
questi
nacquero gli uomini, e di qui la lotta tra il ben
verità per rappresentarli ma semplicemente per lettura. Oltre che in
questi
speciali componimenti, anche altrove son menziona
altrove son menzionati spesso i Satiri sia dai Greci sia dai Latini;
questi
ultimi li designavano per lo più coll’ epiteto «
acco percorreva in Frigia ed era capitato in un giardino del re Mida;
questi
lo accolse benignamente, e dopo dieci giorni di b
ine. Pieno di onta Mida voleva occultarle, ma un servo se n’ accorse;
questi
non osando propalare tale deformità e pur non pot
titudine di Fauni, com’ era avvenuto per Sileno, Pane, ecc.; e allora
questi
Fauni furono identificati col Satiri, salvochè si
latte tepido. Usanza caratteristica, si facevan fuochi di paglia e su
questi
saltavano tre volte i pastori e facevan anche sal
da principio n’ erano esclusi i barbari, col progresso di tempo anche
questi
s’ ammisero. Gli ammessi facevano una specie di n
izioni più recenti. Del resto in molti altri autori si trova cenno di
questi
miti; ricordiamo solo la vivace narrazione che è
Zeus, era il re dell’ Inferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus,
questi
aveva diviso co’ suoi fratelli il dominio dell’ u
te dal sangue che cadde sulla terra dalle ferite di Urano allorquando
questi
fu mutilato dal figlio Crono, sicchè il primo del
di special festa il 22 decembre. Così si moltiplicarono in vario modo
questi
Lari che potevan dirsi pubblici per contrapposto
formati col limo della terra o sorti dalle pietre e dalle piante. Di
questi
leggendari Eroi si possono distinguere tre classi
eri, di cui la tradizione ha conservato la memoria magnificandola, ma
questi
son certo il numero minore; altri, molto più nume
, alle quali i principali fra i Centauri erano stati invitati. Uno di
questi
, Eurito, ebbro dal vino, fè atto di rapire con vi
o docili e manierosi il carro di lui, sonando il corno o la lira. Tra
questi
Centauri men rozzi tiene il primo posto Chirone,
drago e la nascita di uomini armati dalla terra è motivo antico; ma a
questi
si mescolarono leggende posteriori, come l’ origi
a luce, presso Eleutera sul Citerone, i gemelli Anfione e Zeto. Furon
questi
immediatamente esposti, ma da un pietoso pastore
e Zeto regnarono insieme, ma il vero re era Anfione. Il carattere di
questi
due fratelli, veri Dioscuri Tebani, è dalla legge
correre Ares per liberarla; il quale allora a lei consegnò Sisifo. Ma
questi
riuscì anche questa volta a salvarsi; perchè prim
ei Corinzii era Bellerofonte (bellerophon ovvero Bellerophontes). Era
questi
figlio di Glauco o di Posidone, nato e cresciuto
mi, popolazione montana delle vicinanze, nemica ai Licii. Vinse anche
questi
felicemente. Allora fu mandato contro le terribil
fu madre di due figliuoli, Agenore e Belo. Quegli regnò sul Fenicii,
questi
sull’ Egitto. Ora Belo ebbe alla sua volta da Anc
n Laconia. Ben presto si cercò stabilire un rapporto di parentela tra
questi
eroi. L’ idea prevalente venne a esser questa che
Essendo Egeo senza figli ed essendosi rivolto all’ oracolo di Delfo,
questi
gli rispose in maniera ch’ ei non capiva; onde re
te 50. Anche costui ebbe da Teseo la meritata morte. — Superati tutti
questi
pericoli, Teseo potè finalmente giungere in Atene
ne, sposata da Teseo dopo Antiopa), Teseo pregò Posidone a punirlo, e
questi
, mentre Ippolito co’ suoi diletti cavalli scarroz
uoco ad un bosco vicino, e si fece portare dei tronchi in flamme. Con
questi
affrontò l’ idra e bruciò mano mano tutte le test
o per bere aperto il vaso del vino che era comune a tutti i Centauri,
questi
gli si avventarono contro; ma egli li respinse e
racle e i suoi. Ne seguì aspra zuffa; Ippolita fu da Eracle uccisa, e
questi
potè andarsene col desiderato cinto. A questa fat
ad Euristeo, il quale le rimise in libertà. l) I buoi di Gerione. Era
questi
un mostro, con tre corpi dal ventre in su, figlio
gigante Caco, di cui parleremo. m) I pomi aurei delle Esperidi. Erano
questi
un dono di nozze che Era aveva ricevuto da Gea in
ostri simili, da Tifone e da Echidna. Eracle doveva andare a prendere
questi
pomi d’ oro, pur ignorando dove fosse la sede del
i stesso i pomi ad Euristeo, tento lasciar Eracle nell’ imbarazzo. Ma
questi
, più scaltro di lui, lo pregò riassumesse il peso
la mano di Iole; venuto a gara con Eurito facilmente lo vinse; ma poi
questi
non voleva concedergli la figliuola pel motivo ch
e uccise. Più tardi si favoleggiava che Ifito fosse amico di Eracle e
questi
lo avesse ucciso in un accesso di follia. In ogni
quando Zeus con un terribile fulmine separò i combattenti. A espiare
questi
misfatti, la Pizia disse che Eracle doveva vivere
tto che Neleo re di Pilo aveva dato aiuto ai Molionidi, ovvero perchè
questi
s’ era rifiutato di purgar Eracle dopo l’ uccisio
ne contro i Pilii connettesi quella contro il re dei Lacedemonii. Era
questi
Ippocoonte, fratellastro di Tindareo, ed a lui av
e erano stati condotti, li trascinò alla sua grotta. Ma il muggito di
questi
bovi allontanati a forza dall’ armento fè avvisat
ndo Altea, per il dolore dei perduti fratelli maledetto il figliuolo,
questi
si ritirò dalla lotta, e allora i Calidonesi ebbe
le armi e postosi alla testa de’ suoi, diè tale assalto ai nemici che
questi
rimasero pienamente sconfitti; senonchè l’ eroe e
zzone dal fuoco e lo nascose. Così visse e crebbe Meleagro. Ma quando
questi
si rese colpevole dell’ uccisione degli zii, allo
. Poi furono a Salmidesso di Tracia ov’ era un indovino cieco, Fineo;
questi
a patto di esser liberato delle Arpie che infesta
ò Giasone felicemente a Iolco, e consegnò il vello d’ oro a Pelia. Ma
questi
non volle già mantenere la promessa di cedergli i
così guadagnata avendo svelato il luogo ove Anfiarao s’ era nascosto,
questi
venne obbligato a prendere parte cogli altri alla
vate dal ciclo tebano erano l’ « Alcmeone » e la « Peribea. »52 Tutti
questi
lavori tragici ebbero imitatori fra i Latini; e s
eus, possessore di estesissimi fondi, era così bene viso agli Dei che
questi
non sdegnavano invitarlo spesso alla loro mensa.
meno secondo le leggende posteriori, perchè delle tragiche vicende di
questi
due fratelli Omero non conosce nulla ancora. Comi
ivi il giudizio della bellezza fosse affidato al pastore Paride. Era
questi
un figlio del re Priamo, ma a motivo di un sogno
giurare, sarebbero corsi in aiuto di quello da lei prescelto, quando
questi
fosse assalito. In breve si raccolse nel portò be
ia i Troiani, e continuarono a resistere vigorosamente, aiutati or da
questi
or da quelli eserciti ausiliari; e Achille ebbe a
di Ettore che fu buttato giù dalle mura. Colei che era causa di tutti
questi
guai, Elena, fu trovata in casa di Deifobo, altro
’ acciecò. Il giorno dopo gli riuscì di fuggire col compagni, uscendo
questi
dalla spelonca confusi colle pecore, ed egli avvi
gordi i beni d’ Ulisse. Per qualche tempo Penelope seppe tener a bada
questi
Proci, giacchè avendo promesso si sarebbe decisa
ne della guerra troiana riscontransi ancora in diversi monumenti; tra
questi
van ricordati i marmi Egineti, resti di un bassor
requentissime dei vulcani) non seppero nella loro rozzezza attribuire
questi
sconvolgimenti, se non che allo sdegno di altrett
ltarlo, ma senza poter mutare gl’ inesorabili suoi decrèti. E qualora
questi
decreti fossero la conseguenza degli eterni veri,
; ma ad istanza di Cibele, Titano lo cedè al minore, a condizione che
questi
non allevasse figliuoli maschi. Saturno osservò i
ortal Tempo interrompe…. Così ’l Tempo trionfa i nomi e ’l mondo. Ma
questi
decreti si riferiscono solamente alle glorie terr
79. Giove ha parecchi nomi negli autori profani, e i più comuni son
questi
: Lucezio o Diespiter, ossia diei pater, padre de
modestia d’inviare il treppiede a Pittaco, che lo spedì a Cleobulo, e
questi
a Periandro, tutti filosofi celebri per saviezza
er fratello, Diana sulla terra, Ecate (234, 2°) nell’inferno ; ma con
questi
diversi nomi era una sola divinità, e i poeti la
ento di fiori e di frutti pendenti a guisa di fiocchi. Pigliate un di
questi
abiti qual meglio vi torna. Le braccia fate che s
parti più belle è la descrizione del velo delle Grazie. Pindaro volge
questi
versi alle Grazie in una delle sue Odi olimpiche
suo animo. Infatti è rappresentata con ali di farfalla, o con uno di
questi
animaletti che le svolazza intorno. Un Nume poten
aperte, con la faretra piena di fiammeggianti dardi ; e Venere sotto
questi
attributi presiedeva a quell’amore casto e puro,
trani. (Dante, Inf. c. XIII.) Virgilio ci fa nota anche la patria di
questi
mostri : Strofadi grecamente nominate Son certe
pinta più vivamente ? Virgilio poi dà più ampia descrizione d’ambedue
questi
nemici dei naviganti : Nel destro lato é Scilla,
iversi insieme uniti, Tragge del muto legno umani accenti…. ………………… E
questi
eran color che combattendo Non fur di sangue alla
enda il froute orna e colora. (Eneide, lib. VI, trad. del Caro. ) In
questi
beati luoghi il fiume Lete scorre placidamente, e
ui non si conta. Ma la mitologia degli antichi assegna a ciascuno di
questi
fiumi una più distinta origine, feconda anch’essa
ani Mostravano il desio dell’ altra ripa ; Ma ’l severo nocchiero, or
questi
or quelli Scegliendo o rifiutando, una gran parte
’ossa non han seggio e coverchio. Erran cent’anni vagolando intorno A
questi
lidi, e ’l desiato stagno Visitando sovente, infi
dei portamenti degli uomini. I Greci potrebbero aver preso l’idea di
questi
giudici dell’ inferno dal costume che avevano gli
altro nero che paia dormire, e significhi la morte, perchè d’ambedue
questi
si dica esser madre. Mostri di cader col capo inn
si vegga Morfeo, Icelo e Fantaso, e gran quantità di sogni, che tutti
questi
sono suoi figliuoli. I sogni siano certe figurett
d Issione si diportò tanto male da cortigiano col padre dei Numi, che
questi
lo fulminò nel Tartaro (216), dove Mercurio (160)
ermestra. Ecco dunque da chi era popolato il Tartaro ; e poi …… Tra
questi
tali È chi vende la patria, chi la pose A giogo d
i a caso, tanto ai buoni quanto ai cattivi. Ma vuolsi avvertire che a
questi
comunica insieme coi ricchi doni anche la propria
« Minerva spira, e conducemi Apollo, » dice Dante ; nondimeno ambedue
questi
nomi, come anche quello di Atenea in Atene, le ve
i vizi opposti a tali arti, affinchè ognuno imparasse a fuggirli ; e
questi
vizi sono : il Cattivo Gusto, la Licenza e la Scu
osceno, e colla bocca fa smorfie ad un fanciullo vicino a lui, mentre
questi
si tiene con una mano al viso una grande maschera
uite in antico ad alcune specie di rettili, o dalla lunga vitalità di
questi
animali, per lo che i ciarlatani hanno usato fino
agionando di questo Dio (146). Nelle pitture e nelle sculture vediamo
questi
genj rappresentati con tirsi, con flauti e con ce
erano stati collocati una volta. 328. Le feste celebrate in onore di
questi
idoli erano dette compitali dal latino compita ch
volto di Medusa, Che facea marmo diventar la gente. » Le mani poi di
questi
mostri erano di metallo, e tutte tre le sorelle a
tutte tre le sorelle avevano orrenda chioma di serpi. E opinione che
questi
mostri nefandi significhino le abiette e scellera
idi figliuole di Atlante (30) re in Affrica. Gli alberi che portavano
questi
preziosi frutti erano dati in custodia a un orrib
r tagliare un bosco. Quando le grù od altri uccelli movevano guerra a
questi
nani, essi si armavano di tutto punto, salivano s
o re di Tessaglia si raccomandò ad Apollo che era suo Dio tutelare, e
questi
gli procacciò un leone e un cinghiale agevoli, i
, la madre, E i figli suoi, questo è d’Admeto il sangue : Or, qual di
questi
in vece sua disfatto Esser potea da morte ? Il fi
toro, ora in uomo con testa e corna di bove. Ercole gli staccò uno di
questi
corni che fu raccolto dalle ninfe, empito di fior
6, 677) rende facile l’ interpretazione dei principali avvenimenti di
questi
due personaggi mitologici. Teseo. 402. Tes
, e lo punì dell’ abuso che faceva della sua forza. 414. Teseo, vinti
questi
tiranni, volse il suo valore contro i mostri, ed
al figliuolo, se mai ritornasse vittorioso, di metterle bianche ; ma
questi
invaso dalla gioia della vittoria scordò l’ ingiu
oo all’ inferno per involar Proserpina moglie di Plutone. Peccato che
questi
eroi, dopo esser giunti all’ apice della gloria c
to di poter metter Castore a parte della propria immortalità : e così
questi
due fratelli, che furono sempre uniti da teneriss
ri che ambivano divider con lui l’ onore di tanta impresa. 452. Tutti
questi
prodi salirono sopra un naviglio a cinquanta remi
le, Piritoo, Augia, Meleagro, Esculapio ec. Ognuno dei principali tra
questi
prodi aveva il suo ufficio. Tifi stava al timone
esa della Colchide, lo consacrò a Nettuno nel golfo di Corinto. Tutti
questi
avventurieri s’ imbarcarono al capo di Magnesia i
e suo per vendicarlo. A suo tempo il giovine lettore conoscerà meglio
questi
fatti nelle istorie, ed anco nelle tragedie che i
isognava che intervenisse all’assedio un discendente d’ Eaco ; ed era
questi
il prode Achille (536) ; 2° Che i Greci possedess
servì poi a legare il cadavere d’Ettore al carro d’Achille, allorchè
questi
lo trascinò intorno alle mura di Troja (540). 564
contro i suoi compagni, perchè non le uscissero dalle mani. Trasformò
questi
in maiali ; ma Ulisse potè serbare la forma umana
pianto, E preso il vecchio per la man, scostollo Dolcemente. Piangea
questi
il perduto Ettore ai piè dell’uccisore ; e quegli
etosi. Singolare poi è la differenza che passa tra le buone azioni di
questi
personaggi d’infima classe e le gesta vanaglorios
altri l’ avvenimento per cui Tiresia perdette la vista. Leggiamolo in
questi
bei versi del Foscolo, nell’inno alle Grazie : I
ove manoscritti, dicendo : « Principe, io voglio 300 monete d’oro per
questi
manoscritti che contengono i destini di Roma. » T
istò gli oracoli. 666. I Romani consultavano nelle grandi calamità
questi
libri, i quali, essendo una raccolta delle prediz
e nei greci petti l’amore della libertà e della gloria, e facevano di
questi
giuochi uno spettacolo veramente sublime ; al qua
ertire che sul principio fu rigorosamente vietato di pigliar parte in
questi
giuochi alle donne ; ma con l’andar del tempo alc
ne, che risponde quasi al nostro luglio, e duravano cinque giorni. Da
questi
giuochi trassero origine le Olimpiadi, il più ant
mancarono premj di musica, di danza e di poesia. I Romani adottarono
questi
giuochi verso l’anno 130 avanti G. C., e li chiam
uzione una corona d’apio cingeva le tempie dei vincitori. In tempo di
questi
giuochi il console Flaminio fece proclamare da un
ci, col viso tinto di sangue. Non ancora appariva Faone,141 benchè in
questi
giochi celebrato, forse per eccitare maggior desi
costume. Erano fosche le membra di lui, come arse al raggio estivo in
questi
cimenti, e, lanuginose per virile robustezza, mos
ossi da dubbio così pietoso. Mentre gli spettatori erano perplessi in
questi
pensieri, quelli, attentamente guardandosi l’un l
anza di sostenersi, lo abbandonò. Tutti acclamarono Faone vincitore :
questi
girò gli sguardi con nobile compiacenza della ott
l’aggiugne, E già d’ambo le mute a paro a paro Erano i gioghi, ed or
questi
ed or quegli Sporgea più innanzi de’ corsier col
agl’ Indiani e chi finalmente ad un altro popolo asiatico anteriore a
questi
, del quale siasi perduto perfino il nome. Ognuna
e, il Sagittario, il Capricorno, l’ Aquario, i Pesci. L’uno vuole che
questi
nomi abbiano relazione alle faccende dell’agricol
stabil seggio, ove gli s’erga un tempio. In cui sian queste esequie e
questi
onori Rinnovellati eternamente ogn’anno. Due ping
tra un altro segno bianco a guisa di mezza-luna. Il volgo credeva che
questi
segni fossero naturali, ma i sacerdoti gl’ imprim
tto e lo scettro d’ Osiride ; anch’essa ha i leoni a’piedi. Alcuni di
questi
attributi fanno supporte infatti che gli antichi
urdità e di stravaganze. Gl’Indiani sostengono che sotto il velame di
questi
racconti stieno riposti profondi misteri che essi
e, ed era chiamato per antonomasia il Dio dei Corvi ! 743. Genii. Fra
questi
, tutti quasi di sesso femminile, prima è Gna mess
’ arte. Un incendio acceso dalla folgore nelle foreste dell’ Ida pose
questi
montanari industriosi sulla via di scoprire i met
popoli già rinniti in sociotà con vineoli di religione e di leggi. A
questi
parve cha la violenza dai sopravvennti fosse oltr
ole, e l’altra la Luna. Vi furono ist tuite celebri feste in onore di
questi
Dci. L’altare d’Apollo a Delo pasaava per una del
un primo tentativo d’ acreonantica. Abbiamo già detto che le gesta di
questi
croi, per quanto inverosimili, adombrano nobilisa
razione nelle pinzochere trojane. 101. Alcuni sono di sentimento che
questi
antropofagi abitassero la Campania ; ma è piu pro
alunni, rannodandole allo studio della Mitologia, potranno trarre per
questi
non poco giovamento. Taluni, forse comparando que
hiamarsi un Dio. Ecco come uno de’filosofi italiani si raccapriccia a
questi
mostruosi errori, mettendo in comparazione la ver
ringe in vece al seno una nube : indicavasi dalla istoria poetica con
questi
due miti la leggerezza, la vanità delle nozze nat
connubii a gli estranei venuti in Creta con una nave detta Toro. Da’
questi
e da innumeri altri miti, che potremmo portare in
ondava, e tutelati da mostri, che vi avevano disteso antico impero. E
questi
esseri benefattori della umana famiglia furono de
, presedere al furto, servire a gli uomini. Mitografia fisica — ed in
questi
Varrone fa ricerca su la natura e genealogia degl
gnoso gettato da prudente mano su tutte le opere di natura, e secondo
questi
principii noi ci studieremo interpetrare i miti e
sostanze de’ Numi — Mondani quegl’ Iddii, onde il mondo esiste, e di
questi
altri creano il mondo, come Giove, cioè l’etere,
i di cui noi qui voltiamo nella nostra favella, soprattutto perchè da
questi
vengono ad interpetrarsi i concetti dell’inno di
ica credenza, che Vrano fosse stato mutilato da suo figlio Saturno, e
questi
stretto in catene dal suo figlio Giove. Sotto que
Si fingeva senza mani e senza piedi, per indicare non aver bisogno di
questi
per eseguire le cose a lui commesse, bastandogli
ario, che si rilasciava loro dagli eroi, e il dominio quiritario, che
questi
si serbarono ; con due ali in capo alla verga, pe
della Vlissea, non è che una perfetta allegoria, personificandosi con
questi
immaginati mostri i vulcani igniferi. Si credevan
fine dallo impero, che ha su tutto lo universo. Volendo porre mente a
questi
concetti del poeta, senza sfuggirne veruno, io vi
redersi esser larga di soccorso alle donne ne’dolori del parto. Ma di
questi
e di altri titoli, cui questa Diva era onorata da
de. E il sommo cantor dell’Eneide(1) portando innanzi il traslato, da
questi
pomi di oro fece quel memorabile ramo di oro, di
le frecce, invocando Giove, gli mandò una pioggia di ciottoli, e con
questi
lo uccise, menando seco i bovi di lui per farne d
ge una profonda intellettiva non può sfuggire del pari di scoprire in
questi
concetti del poeta non poche espressioni, che tut
l tramonto del sole. Oltre l’alloro sacro ad Apollo e ad Ercole, ebbe
questi
insieme con quello la cetra e la compagnia delle
l’avvenire, e non mai obbliare il passato. Altri al contrario, e tra
questi
Plutarco(2), vogliono essere così chiamato, o per
sapere. Caosse era il mio nome da gli antichi. Questo lucido aere, e
questi
tre corpi, che rimangono, il fuoco, l’acqua, e la
dalla tutela delle cose, cui si facevano presedere. Varrone dice, che
questi
Dii s’invocavano nei pericolosi e subiti avvenime
I. cap. XI. (2). Libero e Libera — Taluni traggono la etimologia di
questi
due nomi a libramento, chè il maschio in unirsi a
presiedeva alle nozze ; Lucina, Ilitìa e Genitale, ai parti ; e sotto
questi
appellativi o titoli era invocata dalle matrone,
dalle matrone, e in generale dalle donne : sebbene altri poeti, e tra
questi
Orazio95), attribuiscano quest’ultimo ufficio a D
a essa perseguitati. Qui per altro è indispensabile il narrare uno di
questi
fatti mitici che serve a spiegare perchè il pavon
Giunone ; e Omero sin dal 1° libro dell’Iliade ce ne rende accorti in
questi
versi : « Acerbissimo Giove, e che dicesti ? « R
Monti.) Malcontenta era sì, ma non rassegnata, come ben si capisce da
questi
versi ; e Giove faceva di certo ogni suo volere,
an gli Dei sotto la figura di quelle bestie nelle quali credevano che
questi
si fossero trasformati. Il nome poi di Argo è rim
ce ; e iridescenza la proprietà che hanno alcuni oggetti di rifletter
questi
raggi colorati. Una bella descrizione di iridesce
isma, i raggi che la compongono son separati, e presentano per ordine
questi
sette colori, cominciando da quello meno refratto
Medusa. Il cimento scabroso non atterrì il magnanimo giovine, e fatto
questi
più coraggioso ancona per l’elmo, ricevuto da Plu
inunziò il regno, a patto, che dovesse restituirlo a Giasone, qualora
questi
fosse divenuto idoneo a governare. Alcimede non s
re la morte del loro Sovrano, e per riaverne i cavalli. Ercole affidò
questi
alla custodia del giovanetto Abdero, suo favorito
oro d’un determinato peso ; e chi più avrebbe bevuto. Ercole in tutti
questi
esercizj vi, riuscì superiore. Leprea finalmente,
Clori, figlia d’ Anfione, eccettuatone uno, di no ne Nestore, perchè
questi
, essendo ancor fanciullo, non avea avuto parte in
ne offese Teodamante, t marciò con alcuni soldati contro l’ Eroe ; ma
questi
lo uccise, e seco condusse via il predetto di lui
arsezza delle pioggie. Venne da Cipro l’ Indovino Trasea, o Trasio, e
questi
accertò Busiride che per avere di nuovo la fertil
one. Le condizioni della gara furono, che se restava superato Ercole,
questi
doveva cedere ad Erice i predetti animali ; se Er
e fiori odorosi (a). Dejanira poi aivenne il premio del vincitore, e
questi
seco lei s’avviò alla volta di Tebe, sua patria.
ti sassetti, bianchi e neri, assolvendo con quelli, e condannando con
questi
. Scritto il funesto decreto, ciascuno pose il sas
cui uccideva i passeggieri(b). Colui voleva arrestare anche Teseo, ma
questi
lo uccise, e portò sempre con se quella clava, co
scavato da una rupe un macigno, tentò di scaricarlo sopra Teseo ; ma
questi
, lanciando contro di lui un grosso tronco di quer
artorì diecisette figli (f), o diecinove, come racconta Omero (g). Dî
questi
i più conosciuti sono Paride, Ettore, Ipponoo, Pa
mo si decise solamente tra Turno ed Enea. Quegli vi restò morto(c), a
questi
sposò Lavinia, dopo la morte di Latino salì sul d
; Iperenore (f) ; Pisandro e Ippoloco, nati da Antimaco. Dicesi, che
questi
due a vista di Agamenonne tremarono di spavento,
resa immediatamente da fiera pestilenza. Se ne interrogò Calcante ; e
questi
rispose, che quello era un castigo di Apollo, e c
va pure il diritto di darvi il suo, si dichiarò a favore di Oreste, e
questi
quindi ne rimase assolto (a). Oreste allora onorò
i Licomede, seco portando varj ornamenti donneschi, e frammischiate a
questi
delle armi di ogni sorta. Tutte le giovani si sce
e, figlio del predetto re, volle che vi fosse ammesso anche Ulisse, e
questi
vi rimase vincitore. L’Eroe finalmente ricevette
luce si erano unin con Ida e con Linceo per rubare certi greggi ; che
questi
, eseguito il furto, ricusarono di farne parue con
ntorni di Pefno, altra città marittima della Laconia, rappresentarono
questi
Gemelli in due statue di bronzo, le quali, benchè
essi un tempio(d). Benchè il medesimo tempio fosse stato consecrato a
questi
due fratelli, esso tuttavia chiamavasi il tempio
ltri finalmente soggiungono, che Pelope gettò in mare Mirtilo, perchè
questi
con gran forza instava nel ricercargli il premio
. Edipo finalmente lo spiegò colle tre diverse età dell’uomo, giacchè
questi
, quando è bambino, cammina co piedi e colle mani
e(5), e Partenopeo(6), prese a difendere i diritti di Polinice. Tutti
questi
guerrieri furono chiamati i sette Capi, e ciascun
zzo di quello scudo v’è un leone, che si azzuffa con un cinghiale. Di
questi
du animali il primo opera avvedutezza, l’altro pr
dì Cefalo e di Procride. Cefalo, come dicemmo, sposò Procride. Uniti
questi
due sposi da un amore il più tenero viveano conte
idò la dolcezza della loro vita. L’Aurora s’invaghì di Cefalo, mentre
questi
sul primo albore del giorno trovavasi applicato a
ccie, l’una di bella giovine, e l’altra di macilente vecchia. Secondo
questi
ultimi escono delle Api dalle di lei mani, e le s
o grazioso e bello. Ha il capo e la veste, sparsi di fiori, perchè di
questi
solevano gli Antichi coronare se stessi, gli anim
e ivi furono raccolti da un pescatore, e portati al re, Pilunno ; che
questi
sposò Danae, e spedì Perseo appresso Polidette, a
i(g). Alcuni però sotto il nome di Lafistio riconoscono Bacco, perchè
questi
aveva un tempio sul monte Lafistio, nella Beozia(
nte fuvi chi ebbe a dire, che Medea privò di vita il fratello, perchè
questi
aveva preso ad inseguirla(f). (d). Ovid. Metam.
e aveva inoltre dichiarato la guerra a Demofoonte, re d’Atene, perchè
questi
proteggeva gli Eraclidi. Si consultò l’Oracolo, e
i Marrubj popoli, che abitavano appresso il Lago Fucino in Italia. Da
questi
, per aver loro insegnato i rimedj opportuni contr
issero, che Nemesi e Leda erano la stessa persona, riconosciuta sotto
questi
due differenti nomi(d). (b). Herod. l. 9., Diod
Teano, figliuola di Cisseo, e sacerdotessa di Minerva(e). L’ultimo di
questi
sposò Licaste, figlia di Priamo(f). (b). Dict.
torre. Qui raddoppie le sue declamazioni sulla cecità de’Trojani, ma
questi
non vollero mai prestarvi orecchio(c). Ella final
me. A rendere vieppiù strepitoso il portento tornavano d’anno in anno
questi
rinascenti uccelli Mennonidi a far battaglia, e a
enuto erede del tegno d’Epiro, Pergamo andò in Asia ; e ch’ ossendosi
questi
fermato nella Teutrania, contrada vicina alla Tro
la sua rivale. Ma il giovine fu preso in sospetto da Paride, cosicchè
questi
, trovatolo vicino ad Elena, s’accese d’ira, e lo
ioni di vino(c) in un vaso, detto da’ Latini Patella, dalla qual voce
questi
Dei si appellarono anche Patellarj(d). Essi si ri
asse tra tutti i Fenici. Pigmalione sorprese il di lei marito, mentre
questi
sacrificava, e lo uccise per impossessarsi delle
no tutti militari. Ascanio, figlio di Enea, li insegnò agli Albani, e
questi
a’Romani. Silla li insegnò agli Albani, e questi
segnò agli Albani, e questi a’Romani. Silla li insegnò agli Albani, e
questi
a’Romani. Silla li celebrò durame la sua Dittatur
enominato Tarasippo, perchè era il terrore de’cavalli. Difatti quando
questi
animali si appressavano all’anzidetto altare, cos
ltri vennero per lungo tempo portati quà e là per ignoti mari. Uno di
questi
ultimi fu anche Agapenore. Egli da una procella f
ragli stato compagno Merione, figlio di Molo, Principe Cretese. Anebe
questi
diede saggi di grande valore nel tempo della guer
rovò il vaticinio di Mopso. Ciò talmente avvilì il di lui rivale, che
questi
morì di dolore(a). Altri poi dicono, che, essendo
entro le mura, e nol avessero in loro difesa. I Trojani, ingannati da
questi
detti insidiosi, si affrettarono a ritirare appre
e Licofrone(i) dicono, che Amintore strappò gli occhi a Fenice, e che
questi
, ritirandosi appresso Peleo, venne dal medesimo i
sa la durata della di lui vita. Cometo s’invaghì d’Anfitrione, mentre
questi
guerreggiava contro il di lei padre ; e lusingand
Ella rimase punita del suo parricidio dallo stesso Anfitrione, poichè
questi
, com’ebbe in sua mano la di lei città, ordinò che
sca compariscono alle volte certe meteore, ossia certi fuochi. Due di
questi
intorno alla testa di Castore e di Polluce furono
rabile somma di danaro corruppe il cocchiere di Driante per modo, che
questi
adattò le ruote del carro del suo padrone in guis
ammetterlo a parte del Regno. Ritornato Tieste appresso il frarello,
questi
gl’imbandì un convito, in cui gli diede a mangiar
o uccise il proprio fratello, e lo diede a mangiare a Climeno, perchè
questi
, dopo d’averle accordato Alastore in isposo, se n
ndetta, esalò lo spirito(a). Lasciò un figlio, di nome Diomede. Anche
questi
al tempo della guerra Trojana fu considerato il p
o stesso tempo presero a volare intorno il loro vascello. Dicesi, che
questi
uccelli, memori della loro origine, accarezzavano
cennato che gli Dei di 2° ordine eran detti Inferiori o Terrestri ; e
questi
appellativi spiegano bastantemente la minor poten
os. Fortunatamente, per chi deve studiar la Mitologia, a ben pochi di
questi
Dei fu dato dai Pagani un nome proprio, e la magg
n avere inventato i Pagani molti miti o fatti miracolosi riferibili a
questi
Dei Inferiori, perchè molto limitata credevano la
er più fertili i terreni col fimo o concime. Plinio asserisce che era
questi
un re d’Italia deificato per sì utile insegnament
efiti, ecc. ecc. ; e basta conoscere l’etimologia e il significato di
questi
vocaboli per intendere qual fosse l’ufficio di ta
con quelli d’oro e d’argento adorati dai Simoniaci, e dichiarando che
questi
Dei son cento volte più numerosi di quelli, accet
trentamila8, e assicurati al tempo stesso che migliaia e migliaia di
questi
sono sine nomine vulgus, e da spacciarsi in massa
un carro tirato da animali feroci, per lo più tigri o pantere. Tutti
questi
distintivi ed emblemi di Bacco lo manifestano chi
ssiva, che allora equivale a licenza o impudenza. Gli altri nomi eran
questi
: Lenèo, Tionèo, Jacco, Bromio, Bassareo, Evio, t
ivati dal greco, e molto in uso anche nei poeti latini, e qualcuno di
questi
, benchè più raramente, nei poeti italiani. Convie
che i mitologi suppongono dette da Giove a Bacco suo figlio, allorchè
questi
sotto la forma di leone combatteva contro i Gigan
n Apollo, cioè col Sole, o almeno lo fecero suo compagno ed amico ; e
questi
mi sembrano più ingegnosi e più filosofi naturali
ilio, di cui ci dà l’etimologia Ovidio nelle Metamorfosi, dicendo che
questi
animali notturni : « ……….. tenent a vespere nome
e non si estragga dall’uva. Perciò nel ditirambo del Redi ne parla in
questi
termini : « Chi la squallida cervogia « Alle la
naturali fra cui prospera sono dal 30° al 50° di latitudine. 208. In
questi
limiti non lo disapprova neppure la Bibbia, dicen
nazioni, che pare spenta ogni speranza di mai più trapassarli. Or se
questi
sovrani ingegni vivranno perpetui sino a che vi s
Degli dei celesti. saturno, opi, e giano. I. Nomi dati a
questi
Numi e lor ragione. La parola Saturnus viene
i quali furono nello stesso modo alla crudeltà del padre sottratti. E
questi
tre figliuoli di Satùrno tutto fra loro si divise
ssimo animo, ed il fece padrone di buona parte del suo reame ; percui
questi
il regalò di una sì segnalata prudenza, che le fu
ed in Roma vennero da Alba Longa. A principio si eleggevano da’ Re, e
questi
scacciati, dal Pontefice Massimo ; e doveano aver
ccese fiaccole, imitava i fulmini di Giove. Il qual folle divisamento
questi
mal sofferendo, quasi che volesse Salmonèo disput
olere impadronirsi della città a dispetto del medesimo Giove ; di che
questi
adirato tosto il fulminò. Dice Vegezio, che color
l seppe Acrisio e pretese la figliuola ed il nipote da Polidètte ; ma
questi
ottenne che si acchetasse ad una solenne promessa
mani addosso all’avo. Essendo Acrisio nella corte di Polidètte, venne
questi
a morte ; ed allora fu che celebrandosi funebri g
a loro battendosi crudelmente, salvo che cinque, tutti si uccisero. E
questi
cinque aiutarono Cadmo ad edificare la città di T
omunemente a Castore, domator de’ cavalli ; ciò viene da che entrambi
questi
fratelli appellavansi i Castori, dicendosi i giuo
apparisce un solo. Ma vediamo che dicono i poeti dell’estremo fato di
questi
eroi. Pretendevano essi di sposare Febe ed Elaira
rri, e congiunsero la cittadella detta Cadmea colla città bassa. Nati
questi
gemelli, la madre, per sottrarli alle violenze de
ta la sua preghiera, e quelle formiche furon cangiate in uomini. Eran
questi
i Mirmidoni che seguirono Achille alla guerra di
o, appena nato fu rapito da’ Cureti per ordine di Giunone. Ma, uccisi
questi
da Giove, Io andò lungo tempo in cerca del figliu
nanze adunque di questo tempio ed alla riva dell’Alfeo si celebravano
questi
famosi giuochi, ne’quali il fiore della greca gio
il premio di una corona e di un ramo ornato di nastri(2). E giunsero
questi
giuochi a tanta rinomanza che i Romani, non più p
he per compassione degli Dei fu trasformata in cicogna ch’è nemica di
questi
rettili. E Cinira, re di Cipro, ebbe delle figliu
ell’Attica. Virgilio dice(1) che nella contesa fra Minerva e Nettuno,
questi
con un colpo del suo tridente fece uscir della te
L’asta, lo scudo e l’elmo erano tanto proprii di Pallade, che per
questi
soli, nel tempio di Giunone in Elea, il suo simul
nella sinistra, la conocchia ; e che recata al luogo, ov’era Dardano,
questi
consultò l’oracolo, da cui seppe che la città sar
lento contro Latona, comandò a Tizio che facesse le sue vendette. Era
questi
un enorme gigante, creduto figliuolo della Terra,
lmente volendo egli sposare Alceste, fig. di Perilao, e consentendolo
questi
a condizione che gli donasse un cocchio tirato da
lla morte, ed andato all’inferno, ne liberò la generosa Alceste(1). A
questi
tempi accadde il fatto di Dafne, leggiadrissima n
a manifestarli. Anche Marsia osò venire a gara col Dio del canto. Fu
questi
un famoso satiro della Frigia, fig. d’Iagne, cele
si fosse ben guardato dal recar danno agli armenti del Sole. Erravano
questi
in gran numero tra buoi e pecore pe’fertili campi
veramente i primi uomini colpiti dalla grandezza e dallo splendore di
questi
due corpi luminosi, agevolmente s’indussero a cre
icladi. Ne avea il timone un tale Acete, nativo della Lidia. Veggendo
questi
un giorno che un suo compagno trovato avea sul li
ombattimento navale vinse i Tirreni e convertilli in delfini ; percui
questi
pesci pongono all’uomo grandissimo amore. Di che
evolmente in casa sua accolto da Icaro e dalla figliuola Erigone. Era
questi
nato da Ebalo, re della Laconia, ed avea a fratel
vatore, ed a lui se ne offerivano tutte le primizie(2). Alle volte in
questi
canestri si tenevan de’ serpenti, che facevansi a
demmia. Venere, Cupido e le Grazie. I. Diversi nomi dati a
questi
Numi e lor ragione. Cicerone(1) fa derivare i
depose. Monti. L’indomabile Diomede colpì Enea nel ginocchio, e già
questi
era presso a morire, se Venere, sua madre, oprend
lo scusare, dicendo avere egli seguita l’opinione de’ tempi suoi, che
questi
Dei inferiori, cioè, avessero i loro corpi, sebbe
l’uomo strascina alla rovina. Marte e Bellona I. Nami dati a
questi
numi e lor ragione. Marte, dio della guerra,
na ; E Marte in mezzo, che nel campo d’oro Di ferro era scolpito, or
questi
, or quelli A la zuffa infiammava ; e l’empie Furi
etti saliari volevan dire banchetti lauti e sontuosi (2). I carmi che
questi
sacerdoti cantavano e che si attribuivano a Numa,
tinto Ettore « Il nume… prima a’ piedi I bei talari adatta. Ali son
questi
D’incorruttibil auro, ond’ei volando L’immensa te
i Ai colli stessi la parola, a gara Iteravano i detti. I convicini Di
questi
luoghi solitarii han finto Che Fauni e Ninfe e Sa
; e Virgilio (3) dice che Alfesibeo imitava il danzare de’ Satiri. Da
questi
pure che s’introducevano sulla scena e ch’eran De
cese di Vulcano, E die lor non potere esser mai spenti ; E portandosi
questi
uno per mano Sul carro che tiravan due serpenti,
andò al tartareo fondo. III. Continuazione – Ascalafo. Or in
questi
suoi viaggi, assetata la povera dea, andò ad una
e non potea profferirsi da’ non iniziati. Era pur delitto disprezzare
questi
misteri e questa fu una delle principali reità di
delle principali reità di Socrate. Molti grandi uomini s’iniziarono a
questi
misteri, e fra gli altri Cicerone, il quale dice
bilmente la vita. Pelope poi fu fig. di Tantalo e di Taigete. Volendo
questi
sperimentare la divinità degli Dei che nel loro p
sto nume, ed uno scettro che Vulcano diede a Giove, Giove a Mercurio,
questi
a Pelope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e ques
Giove a Mercurio, questi a Pelope, Pelope ad Atreo, Atreo a Tieste, e
questi
ad Agamennone. Nè son da tacere il bel trono d’or
ntiche. Ucciso Patroclo, grande amico di Achille, dal Troiano Ettore,
questi
s’impossessa delle armi di lui ch’eran quelle del
morevolezza e lo fece educare con Pilade, suo figliuolo ; per cui fra
questi
due principi si strinse un’amicizia si grande, ch
statura ed in tutt’altro, e volendo Toante dar morte ad Oreste, tanto
questi
, che Pilade affermavano di essere Oreste, perchè
gio tutt’i monti. Omero(2) descrive Diana che scorre pei monti, e tra
questi
nomina il Taigete e l’Erimanto, dilettandosi di f
vuta la signoria di Micene, guardava Ercole con somma gelosia, poichè
questi
avendo dritto alla corona, come fig. di Anfitrion
Partenopeo, fig. di Meleagro e di Atalanta, Arcade. Or tutti e sette
questi
principi perirono avanti le mura di Tebe salvo ch
Eneo ; Augia, del Sole ; Ificlo, di Testio ; ed altri non pochi. Or a
questi
avventurieri accaddero nel viaggio molte disgrazi
. dell’Oceano e di Teti. Or giunti gli Argonauti alla corte di Fineo,
questi
li pregò che lo avessero liberato dalla molestia
gara fra quest’eroe ed il supremo duce Agamennone, diciamo che avendo
questi
restituita al padre la sua schiava Criseide per p
i fallo esso nacque da Saturno e da Rea, come Giove e Plutone, e come
questi
due fratelli, fu destramente sottratto alla vorac
condi, i Ciclopi, i Lestrigoni, Scirone, Polifemo e molti altri. E di
questi
diremo brevemente qualche cosa. E qui mettiamo in
di quel nume, dal quale fa discendere il popolo de’ Lestrigoni. Erano
questi
una razza di uomini di gigantesca statura e feroc
egli un giorno nella spiaggia del mare posto sull’erba alcuni pesci,
questi
ritornati a vita per virtù di quell’erba, saltaro
a palude Stigia, o per l’Orco, fiume che nasceva da quella palude. Or
questi
nomi di Aide, Tartaro, Erebo ed Orco, quantunque
o e l’altro cattivo, i quali neppure i loro cadaveri abbandonavano, e
questi
distrutti, ne abitavano i sepolcri. Da ciò venne
a terribile a Plutone stesso ed alle altre Furie ; e secondo Eschilo,
questi
mostri erano odiosi agli uomini ed agli Dei. Ques
nsieri ed i rimorsi della coscienza sono di noi stessi il carnefice ;
questi
sono degli empii le assidue e domestiche Furie ch
itto. Verdeggianti prati eran la sede delle ombre, secondo Omero ; or
questi
non erano che un luogo presso la palude Acherusia
ale Serapide era la stessa cosa che Osiride, o il Sole, giacchè tutti
questi
nomi spesso si confondono. Or come gli Egizii rap
iù tenebrosa per la lontananza dei tempi ai quali appartiene. Intanto
questi
errori dominarono per molti secoli sopra la facci
n parte alle cerimonie di questa legge santa. Dominava soprattutto in
questi
paesi la tradizione dei due genj del bene e del m
dire, gettate come polvere al vento nell’universo intero. Non ostante
questi
mucchi di rovine non soffocarono la novella crede
ana virtù celestc, scaturita dalla croce, comincia a commuovere anche
questi
feroci. Vinti dall’esempio di nazioni intiere sog
tra cosa e non interi, e li lacerano, e li dispergono. Contuttociò di
questi
, per altro intrepidi, così da voi trattati, quali
tro intrepidi, così da voi trattati, quali offese potete contare ? Da
questi
cotanto uniti e disposti fino al morire, per ques
ando ei può ; poichè niuno è costretto, ma lo dà di proprio volere. E
questi
sono depositi di carità ; poichè quel danaro non
tianesimo apportò un rimedio sicuro, come fece manifesto liberando da
questi
mali medesimi le società moderne. Anche l’eccesso
urne, legassero un cane ad ogni candeliere ; e che alla fine di esse,
questi
, adescati dal pane che veniva lor presentalo, rov
ma delle quali era detta degli Dei maggiori o superiori o supremi ; e
questi
erano soltanto venti, per lo più conosciuti e ado
upremo consiglio celeste a cui presiedeva Giove come re del Cielo ; e
questi
erano Giove, Giunone, Vesta Prisca, Cibele, Vener
o Plutone, Bacco, la Terra e la Luna 8. Ma convien notare che tre di
questi
nomi, cioè il Sole, la Terra e la Luna son sinoni
si nomi a una stessa divinità secondo i suoi diversi attributi, o poi
questi
diversi titoli a loro attribuiti furon considerat
ad imitazione e per copia conforme del Codice Napoleone13. Il notare
questi
diversi usi e significati della parola Natura e s
ili ad occhio nudo, e perciò conosciuti ancora dagli antichi, diedero
questi
il nome di sette divinità del primo ordine, cioè
n che significa intelligente 272). Il popolo generalmente considerava
questi
Dèmoni o Genii come Dei che regolassero le vicend
o, cioè Socrate, Platone e Aristotele, espressero la loro opinione su
questi
Dèmoni, o spiriti, o genii. Aristotele, il maestr
o l’interpretare e il recare agli Dei ciò che viene dagli uomini, e a
questi
ciò che vien dagli Dei ; …. poichè la Divinità no
colare che lo accompagna sino alla fine della sua vita. » Conoscendo
questi
ufficii attribuiti anche dal divino Platone ai Dè
astici. Da dèmone derivò in latino il diminutivo demonio ; ed ambedue
questi
nomi servirono nel Cristianesimo a significare gl
ragione. Il Fanfani invece accenna un altro uso della parola Genio in
questi
termini : « Di una persona eccellente nella sua a
a la beneficenza. Sii giusto, sii benefico, dicono i moralisti ; e in
questi
due punti compendiano tutti i doveri della morale
o che davasi a Giove dai romani politeisti ; e Cicerone stesso spiega
questi
due attributi colle seguenti parole : « Il popolo
apitolino ; e la storia romana stessa narra l’origine e la ragione di
questi
titoli. Fu chiamato anche Giove Pluvio 60 perchè
letterati, ma commentata pur anco splendidamente dai filosofi, e tra
questi
da quel potente e straordinario ingegno del nostr
di aver dedotto la statua di Giove Olimpio da tre versi di Omero. » E
questi
tre versi nell’originale greco son quelli di n° 5
il gran cataclisma del diluvio. In geologia si parla di più d’uno di
questi
cataclismi dei tempi preistorici ; e quello stori
i cui trovasi una general tradizione in tutti i popoli, è l’ultimo di
questi
cataclismi riconosciuti e dimostrati dalla scienz
osì dette epoche geologiche90). Le roccie acquee sono stratificate, e
questi
strati vennero a formarsi dai sedimenti delle mat
onchiglie e frantumi di vegetabili ; e se ne deduce razionalmente che
questi
strati doveron formarsi sott’acqua nel modo stess
e come la più probabile, dice il geologo Strafforello, i materiali di
questi
strati furono depositati originariamente dall’acq
Dei supremi e a mensa con essi a gustare il nettare e l’ambrosia ; e
questi
erano per lo più gli Eroi o Semidei, e non tutti,
quelli soltanto che furono i più grandi benefattori della umanità. A
questi
novelli Dei assunti in Cielo ergevansi nel mondo
matrimonio. La sola Ipermestra salvò la vita al suo sposo Linceo ; e
questi
poi compì quanto aveva predetto l’oracolo, uccide
orrelazione ai delitti, nè vi si scorge una opportuna proporzione fra
questi
e quelle. In tal graduazione Dante si manifesta s
itiam moniti, et non temnere Divos. » (Æneid., vi, 618.) 269. Son
questi
i versi originali di Virgilio : « Vidi et crudel
riassume brevemente le pene dei più celebri dannati del Paganesimo in
questi
versi : « Nec Tantalus undam « Captavit refugam
e e fratelli contro lo zio ed i cugini con la sconfitta e l’esilio di
questi
. Ora sono i soccombenti ed oppressi Titani che te
scendenti di Titano, che cedè il regno a Saturno sotto condizione che
questi
non allevasse figli maschi ; e non essendo adempi
o un armadillo. Ma Dante, che ci assicura di aver trovati parecchi di
questi
Giganti nel fondo dell’inferno, non ne vide alcun
e con Bacco ; e tutto al più con quattro, secondo altri poeti, e tra
questi
anche Dante, che vi aggiunge Marte e Minerva. L’a
gio di tua luce illuminarmi. » 69. Distinse Dante filosoficamente
questi
due mezzi di recar danno o ingiuria al prossimo,
oderni e ridicoli Eroi da poltrona proverbiati dal Giusti46. Varcati
questi
sterpi filologici, avanziamoci in più aperta e va
itazioni dei più grandi filosofi e pubblicisti (e basti rammentar fra
questi
il Vico e Mario Pagano), perchè vi si trovano le
ici fatti particolari che più ne abbisognano ; ma ho voluto premetter
questi
brevi cenni per far conoscer la necessità di stud
, anche secondo la precitata Cronologia greca ; perciò dalle gesta di
questi
dovrà cominciare la narrazione dei tempi eroici.
icio. Nei primi tempi non fecero distinzione fra stelle e pianeti ; e
questi
pure chiamarono stelle ; e solo quando si accorse
rammenteremo quel che fu detto altrove, che cioè avanti la nascita di
questi
due Numi figli di Giove e di Latona, il Sole e la
rese stabilé. Ivi diede alla luce in un sol parto Apollo e Diana ; e
questi
Dei ebbero perciò il titolo di Delio e di Delia d
Niobe e la sua famiglia colpita dalla celeste vendetta104). Accennati
questi
fatti comuni ad Apollo e a Diana, convien parlare
e poi gli altri a sollecitare quei primi ; ma non vedendo tornare nè
questi
nè quelli, vi andò egli stesso, e vide un orribil
no Cadmo a fabbricare e popolare la città di Tebe ; e i loro nomi son
questi
: Echione, Udeo, Ctonio, Peloro e Iperènore. Anzi
oro nobiltà di sangue dall’esser discendenti, com’essi vantavansi, di
questi
prodi guerrieri sì miracolosamente nati ; la qual
nostro alfabeto. Ma che diremo di quegli eruditi che volevano abolir
questi
nomi per sostituirvi quello di grammaticario ? Di
ura e con merce, e vien quindi a significare il Dio del Commercio. Da
questi
due principali nomi Erme e Mercurio e dagli attri
familiare, aveva rubato il cuore a tutti. Ma gl’ignoranti intendevano
questi
furti alla lettera ; col rubare accortamente senz
e dei barometri ad indicare in quelli i diversi gradi di calore e in
questi
la variazione dello stato dell’atmosfera. Ebbero
ella del Giusti : « Non resi mai — Quel che rubai. » A proposito di
questi
tali riporta Cicerone nella 2ª delle sue Filippic
o soltanto che avendo i Mitologi ammessi anche gli Dei malefici, eran
questi
di certo peggiori dei Satiri, per quanto poco ese
scioperati e dei fannulloni, come da Esiodo son chiamati i Satiri. Se
questi
eran poco esemplari come Dei, e molestavano le Ni
rtenente alla famiglia Fenzi. Nelle antiche Guide della Città, uno di
questi
due Satiri era attribuito a Michelangelo. I poeti
4. Sileni dicevansi i Satiri quand’eran vecchi ; e il più celebre di
questi
è quel Sileno che fu Aio e compagno di Bacco in t
a, con una cetra nelle mani, in atto di trarne suoni ; e generalmente
questi
due simboli si trovano riuniti nelle sue immagini
« Senza lo ritenere, avere inteso. » Le Muse erano nove, ed avevano
questi
nomi : Calliope, Polinnia, Erato, Clio, Talia, Me
alla fontana Ippocrene, luoghi da loro frequentati. Anzi spesse volte
questi
stessi nomi sono usati dai poeti per figura di me
’io rilevi « Le lor figure com’io l’ho concette ; « Paia tua possa in
questi
versi brevi. » 131. Vaticinari in latino è lo
ranne gl’Israeliti, erano politeisti, cioè adoravano molti Dei ; e di
questi
raccontavano la genealogia e i pretesi miracoli.
più chiari e notabili simboli dell’antica sapienza. La cognizione di
questi
simboli è necessaria a qualunque italiano desider
n debbano andar disgiunti gli stùdii letterarii dagli scientifici, nè
questi
da quelli, confido che il mio tentativo di farne
che Tifòne avesse ucciso segretamente il suo fratello Osiride ; e che
questi
poi fosse trasformato in bove. Aggiungono inoltre
ento, « Mi posi il dito su dal mento al naso. » I Latini poi, e fra
questi
Catullo, usarono la frase reddere aliquem Harpocr
; ma pare che, in generale, i Romani non avessero gran devozione per
questi
mostruosi Dei Egiziani, poichè Giovenale, nella S
Celeo re d’ Eleusi, (antica città greca fra Megara e il Pireo), e che
questi
sul carro di Cerere tirato da draghi volanti aves
se di Vulcano « E diè lor non poter esser mai spenti ; « E portandosi
questi
uno per mano « Sul carro che tiravan due serpenti
stanno sei mesi sotto terra e sei mesi sopra terra. Dopo aver notato
questi
miti sarà più facile riconoscere le immagini scul
uta lato, » e produce il fenomeno dei Venti, vollero deificare anche
questi
. Riconobbero però facilmente che la maggior parte
are anche questi. Riconobbero però facilmente che la maggior parte di
questi
Dei eran molto turbolenti, producendo in mare orr
or sopra impose ; ed a re tale il freno « Ne diè, ch’ei ne potesse or
questi
or quegli « Con certa legge o rattenere o spinger
elesti soggiornavano cogli uomini, perchè erano innocenti ; ma quando
questi
divennero malvagi, gli Dei si ritirarono tutti, e
he si morde la coda e forma così un circolo non interrotto. Con tutti
questi
diversi emblemi s’intende facilmente che sta a si
atini, e principalmente Cicerone ed Orazio, fanno più volte parola di
questi
Giani, che corrispondevano pel loro scopo alle mo
ed Enea in corpo e in anima, ossia da vivi, fossero andati a visitar
questi
luoghi, e ritornati ne avessero raccontato mirabi
è tanto chiara ed evidente che molti cultori delle arti belle, e tra
questi
lo stesso Michelangiolo, hanno potuto rappresenta
Elisio e quell’abitazione de’beati decantata da Omero. » 236. Son
questi
i versi originali di Virgilio, notabilissimi per
Vulcano deforme e zoppo : differiscono solo nel raccontar la causa di
questi
difetti della sua forma corporea, che certamente
i rammentato di sopra, anche il calcolatore aritmetico di Babbage. Ma
questi
sforzi della meccanica consumano molti anni e mol
ca. Uno soltanto di essi era figlio di Nettuno e della ninfa Toosa, e
questi
chiamavasi Polifemo (il qual greco vocabolo signi
no gli Oracoli all’opera dei Demònii, ed asserivano che la potenza di
questi
era cessata col sorger del Cristianesimo ; e così
rioli e degli aruspici ; tutte le altre loro cerimonie dipendevano da
questi
. Perchè loro facilmente credevano che quello Dio
Tito Livio nel lib. I della sua Storia Romana, la riporta tradotta in
questi
termini : « Imperium Romæ habebit quis primus ve
mio ; e qual meco s’aùsa « Rado sen parte, sì tutto l’appago. » Con
questi
detti della Sirena, il poeta ce la rappresenta co
parlar di Scilla senza che ricorra alla mente anche Cariddi, essendo
questi
due termini collegati fra loro nel detto proverbi
le femmine dei Lamentini dai maschi ; e chiamansi quelle Mairmaids, e
questi
Mairmen, parole composte che voglion dire fanciul
? I pittori e i poeti han fatto a gara a rappresentare splendidamente
questi
simboli del Dio della luce ; ed ognuno li intende
ia richiamare in prima vita i suoi sudditi, se ne lagnò con Giove ; e
questi
, non potendo altrimenti impedire ad Esculapio l’e
ggira), « O stupenda opra, o Dedalo architetto ! » 110. I nomi di
questi
segni del zodiaco furono riuniti, per comodo di m
Notte, ossia l’oscurità, l’assenza della Luce, era una Dea ; e tutti
questi
Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altret
zo di matrimonii misti, che danno origine ai Semidei ed agli Eroi ; e
questi
son sempre in lotta coi mostri e coi grandi scell
ercorso un sì vasto campo di maraviglie vere e reali della natura. Da
questi
studi scientifici traggono in oggi le più belle i
ero anche più oltre del Darwin e compagni antropologi ; poichè mentre
questi
suppongono la successiva trasformazione della mat
galarle il fatal vaso, le avesse ordinato di portarlo a Prometeo ; ma
questi
il cui nome significa provvido o cauto, non volle
Epimeteo, il cui nome significa l’opposto, cioè improvvido o incauto,
questi
l’aprì. Aggiungono di più che egli sposò Pandora,
ssi nomi che avevano i diversi fiumi nei diversi paesi. Supposero che
questi
Dei abitassero negli antri donde usciva la sorgen
o’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio dell’ Egloga 6ª in
questi
due versi : « Prima Syracosio dignata est ludere
figlia del supremo dei Numi e che uscì dalla divina mente di lui. In
questi
limiti il mito fu adottato volenterosamente e con
gua seppe unire pur anco quello delle scienze e delle arti. 167. Tra
questi
periodici il più accreditato e diffuso è l’Ateneo
di pardo, in una mano la verga pastorale e nell’altra la sampogna. Di
questi
tre distintivi non sarà inutile dar la spiegazion
della sampogna, i tre distintivi preaccennati rammentano chiaramente
questi
tre attributi. Della sampogna poi convien raccont
ata, in Citera, in Pafo, in Idalio, in Àmatunta, in Gnido, ed ebbe da
questi
luoghi del suo culto i titoli di Citerèa, Pafia,
e la faretra ; e si aggiunge dai poeti ch’egli è cieco o bendato ; e
questi
son tutti simboli dell’Amore facili a spiegarsi,
agli Dei a Perseo mentre egli si disponeva ad uccider la Gorgone. Con
questi
due potentissimi aiuti, il Pegaso e il teschio di
a, e se ne valeva soltanto nei casi di maggior bisogno ed estremi. Su
questi
dati mitologici i romanzieri del Medio Evo e i po
eran prima intervenuti alla caccia del cinghiale di Calidonia ; e tra
questi
Giasone che fu il duce e il protagonista degli Ar
ogna aggiungere quel che ne dicono i poeti greci e i latini, che cioè
questi
mostri avevano l’istinto di rapire i cibi dalle m
nnelidi della famiglia dei Tubicoli, che abitano in tubi leggieri che
questi
animali si fabbricano da sè stessi e seco traspor
che questi animali si fabbricano da sè stessi e seco trasportano. Tra
questi
si distingue pe’suoi diversi colori l’Amfitrite d
ant redire quemquam. » Il poeta latino impreca al tenebroso regno in
questi
versi : « At vobis male sit, malæ tenebræ « Orc
mina, non ulli dissoluenda Deo. » (Lib. iii, Eleg. vii.) 246. Son
questi
i versi di Dante riferibili ai nomi ed agli uffic
fisiche conservateci dalle Favole. E poichè i moderni filosofi, e tra
questi
il Pestalozza, discepolo e seguace fidissimo del
e fa dire al poeta Stazio nel C. xxii del Purgatorio, relativamente a
questi
primi Cristiani : « Vennermi poi parendo tanto s
dica l’opinione degli antichi mitologi che il Cielo fosse composto di
questi
due più leggieri e più puri fra i 4 elementi del
re di Corinto ; ma il suo nome non trovasi nella greca cronologia di
questi
re ; e forse perciò aggiungono che fu subito dopo
nte, avversando il fatalismo, proclama da par suo il libero volere in
questi
splendidi versi : « Lo maggior don che Dio per s
Misraim, figlio di Cam. Altri pone il suo regno in Egitto nel 2965. E
questi
il Mercurio egiziano. 158. Il Belo Babilonese fo
i che quand’egli si chiudeva nel suo gabinetto per leggere e studiare
questi
scrittori, si metteva i panni curiali in ossequio
onforme alla ortodossia mitologica, secondo la quale credevasi che di
questi
due Dei gemelli Diana fosse nata un giorno prima
emici, poveri e ricchi, incogniti, viaggiatori ec. Questa cerimonia e
questi
divertimenti miravano a distrarre l’attenzione de
n Cielo ed in Terra, ma pur anco nell’Inferno ; e secondo ciascuno di
questi
rappresentavasi in 3 diverse forme ; quindi ebbe
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