fferta di veruna sorta, poichè niente poteva sperarsi dal medesimo. I
suoi
decreti erano immutabili, e la sua volontà infles
iletto. Questi animato dallo spirito di vendetta spezzò le catene de’
suoi
fratelli, e s’impossessò dell’Empireo : ed aggiun
ttato, per avergli Urano presagito stando presso a morte, che uno de’
suoi
figli lo avrebbe sbalzato dal Trono, appunto come
Lazio. Col consiglio, ed assistenza di questo Dio, Giano civilizzò i
suoi
popoli, insegnò loro il corso dell’anno, l’agrico
aturale, che i poeti lo facessero nascere dal Cielo, e dalla Terra. I
suoi
attributi indicano le sue funzioni, Egli è vecchi
dre, perchè dopo la creazione del mondo, tutto era compito. Ingozzò i
suoi
figli, perchè il tempo tutto divora : indi li rib
ella, e la sposa di Saturno, a cui partorì molti figli. Varj furono i
suoi
nomi. Ebbe il nome di Cibele da una montagna dell
ome Tifèo. La terra lo cacciò dal suo seno per vendicare la morte de’
suoi
fratelli. Questo Gigante era si spaventevole, che
Giove, volle questi occuparsi del governo del Mondo, e più ancora de’
suoi
piaceri, ai quali si diede in preda sì fattamente
nte coverta da nuvole, coll’aquila accanto, ed armato del fulmine. A’
suoi
piedi fanno sgabello il Rispetto, e l’Equità : ed
ettra, e sorella delle Arpìe. Ella era assai cara a Giunone, perchè i
suoi
annunzj erano sempre lieti, e perciò fu convertit
r liberare Proserpina, Cerere ricorse a Giove, che per altro esaudì i
suoi
voti : ma si ci opponeva un decreto del Destino,
gli comunicò una fame sì terribile, che lo ridusse a consumare tutt’i
suoi
averi per soddisfarla. Cerere vien rappresentata
. Questo mostro aveva cento teste : lanciava fiamme dalla bocca, ed i
suoi
urli arrivavano fino al Cielo. Il suo corpo cover
essaglia, fu l’oggetto primiero delle sue cure : malgrado però tutt’i
suoi
pregi, non fu mai corrisposto da questa Ninfa. Un
pe attortigliata in una mano, ed una tazza nell’altra, ed un gallo a’
suoi
piedi. Il tempio più famoso di questo Dio era in
me Esculapio fu l’innocente cagione del suo esilio, così un altro de’
suoi
figliuoli gli attirò una nuova disgrazia. Fetonte
assicurarsene, locchè senza ritardo fu eseguito. Apollo depose tutt’i
suoi
raggi luminosi, e giurò per la Stige, che avrebbe
re Terra spaventata dal pericolo che le sovrasta, indirizza a Giove i
suoi
prieghi. Il Re degli Dei mosso a compassione died
si celebravano in onore di questa Dea, che per punirla si rivolse a’
suoi
figli. Apollo a colpi di frecce uccise i maschi,
o, lo cangiò in cervo. L’infelice Attèone volle darsi alla fuga, ma i
suoi
cani, che sotto tale aspetto nol riconobbero, l’i
non era al caso di riconoscerla, stava già sul punto di scagliarle i
suoi
dardi, se Giove non si fosse affrettato di evitar
rcade quello di Orsa minore, o Boote, Bifolco. Diana assai gelosa de’
suoi
dritti avvolse ne’ malanni la casa di Enéo Re di
tesa andò avanti, si venne alle mani, o riuscì a Melagro di vincere i
suoi
nemici : in seguito egli sposò Atalanta. Malgrado
o sia bastone pastorale. Ornata di corona regale Melpomene spiegava i
suoi
dritti sulla tragedia collo scettro in una mano,
. Ecco ne’ seguenti versi espressi gl’impieghi tutti delle Muse. Ne’
suoi
rapidi voli Urania svela Di natura i segreti, e d
o Cupido, Priapo, Imeneo, Dio che sovrastava alle nozze. Furono anche
suoi
figli Enea. e le tre Grazie1. La sua bellezza era
frassino, e si servì de’ rami di cipresso per fare le frecce. I primi
suoi
saggi furono sugli animali, per indi dirigerli ai
o, ed inventore, abbracciò una professione dove poteva far mostra de’
suoi
rari talenti, che fu appunto quella di fabbro ; e
quella di Lipari, e secondo alcuni poeti, sotto l’Etna2. Compagni de’
suoi
lavori erano i Ciclopi, specie di giganti figli d
o sostenuto. Minerva al pari delle altre Dee fu egualmente gelosa de’
suoi
dritti. Ella non la perdonò ad Aracne figlia di I
carro di acciajo è guidato da Bellona Dea similmente della guerra : i
suoi
cavalli nati da Borea, ed Erìnni chiamansi il Ter
l’industre Vulcano opra lodata. Il ferreo carro Attivitade guida ; I
suoi
spumanti indomiti destrieri, Spiran foco, saette,
into. Come aveva tutte le disposizioai a saper rubare, così fra tanti
suoi
attributi ebbe quello di Dio de’ ladroncelli, e r
e un figliuolo chiamato Ermafrodito, voce greca indicante il nome de’
suoi
genitori, cioè di Ermete Mercurio, e di Afrodite
giuramento. Egli rimontò all’Olimpo, ed indi ne discese decorato da’
suoi
raggi, ed armato della folgore. All’accostarsi tu
dicarsi di Penteo, e di Licurgo. Avendo Penteo Re di Tebe proibito a’
suoi
sud diti di celebrare le feste di Bacco, questo D
gambe, mentre s’impegnava di tagliare tutte le vigne che stavano ne’
suoi
stati. Vedesi ordinariamente rappresentato Bacco
agio dell’oracolo, con detronizzare Danao in vendetta della morte de’
suoi
fratelli. Parte seconda Divinità del seco
Sileno figliuolo di una ninfa, aveva educato Bacco, e passò tutti i
suoi
giorni in ubbriacarsi, piacendogli assai il buon
angiare, il cibo che accostava alle sue labbra, diventava oro sotto i
suoi
denti, in guisachè sarebbe morto per inedia in me
o fiume colla sua corrente trasporta scagliette d’oro. Ritornando da’
suoi
viaggi Sileno si fermò nell’Arcadia, dove in tutt
ceano, era il più saggio ed istruito tra i centauri. Celebri furono i
suoi
allievi, fra quali si distinse Esculapio, Giasone
di Cupido. Giunone che per effetto di rivalità odiava Venere, mercè i
suoi
incantesimi, trovò il mezzo per rendere mostruoso
le ultime parole di chi la interrogava. Narciso. Narciso passò i
suoi
giorni alla caccia. Un giorno mentre si riposava
se stesso. Ma inutilmente egli si studiava di ottenere l’oggetto de’
suoi
desiri : le onde cristalline non offrivano che un
o impiego era di dar fiato ad una conca avanti il carro di Nettuno. I
suoi
figliuoli chiamavansi al par di lui Tritoni. P
reto. Evitò il loro canto insidioso, turando con cera gli orecchi de’
suoi
compagni, e facendosi egli stesso legare ad un al
o in sicurezza. Vedesi altresì assisa sopra un timone, o pur avendo a
suoi
piedi una ruota per correre da pertutto, e giudic
ntata assisa sopra una pietra quadrata per dimostrare la solidità de’
suoi
giudizj, colla bilancia in una mano, e con una sp
da punisce i malfattori. Il di lei tranquillo aspetto annunzia, che i
suoi
giudizj sono sceveri di qualunque prevenzione. Ta
ella fede data, e ricevuta. A lei non si offriva alcuna vittima, ed i
suoi
sacerdoti avevano una veste parimente bianca.
e circondata da tutti gli strumenti che indicavano la sua attività. I
suoi
genitori erano l’Erebo, e la Notte. L’Inerzia.
o in una grotta. Egli è vestito di un abito che tutto lo circonda ; i
suoi
capelli, e la barba bianca sono coverti di ghiacc
resso di Licaone re dell’Arcadia. Questi dubitando della divinità de’
suoi
ospiti, immaginò una prova terribile. Fece scanna
o al Regno di Atene. Al culto degli Dei del paese aggiunse quello de’
suoi
, e sopra tutto quello di Minerva, e di Giove, e d
offrire de’ sacrifizj agli Dei, a quale oggetto avendo spediti alcuni
suoi
compagni ad attinger dell’acqua in una fontana co
stille di sangue che ne grondarono, divennero serpenti. Continuando i
suoi
viaggi per l’Etiopia, Perseo liberò Andromeda1 le
esta giovane figliuola di Cefèo, e di Cassiope. Perseo sbrigatosi da’
suoi
nemici ritornò da Polidette : indi con sua madre
nae ritornò ad Argo. Ivi ammazzò Preto che aveva cacciato Acrisio dai
suoi
stati, col quale si riconciliò. Ma fatalmente giu
lendo Teseo vendicarsene, pregò Nettuno che gli promise di esaudire i
suoi
voti. Un giorno, mentre Ippolito passeggiava alla
rribile. Castore, e Polluce germani di Elena ostilmente entrarono ne’
suoi
stati, ed i sudditi l’obbligarono ad andare in es
are la sua pena. Teseo di ritorno alla terra procurò di rientrare ne’
suoi
stati che aveva occupati Mnesteo : ma i sudditi m
vita, o avesse divisa la sua immortalità col fratello. Esaudì Giove i
suoi
voti, e fu deciso, che i due germani passassero s
adronì Giasone dell’aureo vello che portò sulla nave con istupore de’
suoi
compagni, che si erano scoraggiti all’aspetto di
, dove procurò di sedurre il vecchio Egèo. Passò Giasone il resto de’
suoi
giorni ora in un luogo, ora in un altro. Finalmen
mede. Il primo immolava a Nettuno tutt’i forestieri, ch’entravano ne’
suoi
stati. Il secondo pasceva di carne umana i suoi c
eri, ch’entravano ne’ suoi stati. Il secondo pasceva di carne umana i
suoi
cavalli. La pena medesima fu loro applicata. Fece
Ma il Destino geloso della felicità di Admeto era presso a troncare i
suoi
giorni, quando Alceste che lo amava alla follìa,
contenta accoppiata ad un uomo, che aveva ammazzato di propria mano i
suoi
figli. Ercole che fra le sue virtù non contava la
to quel dono così funesto. Finalmente gittossi in un rogo, pregando i
suoi
amici di appiccarvi il fuoco. Il solo Filottete f
feroci, e divenivano altresì sensibili le piante, ed i sassi. Dopo i
suoi
viaggi per l’Egitto si ripatriò, ed ebbe per sua
ti di Polibo re di Corinto a caso lo trovò, e mosso a compassione de’
suoi
vagiti lo staccò dall’albero, e lo presentò al re
fu cagione di altre disgrazie nella sua famiglia. Eteocle, e Polinice
suoi
figli convennero di regnare un anno per ciascuno.
Argo raccontò il fatto ad Adrasto, che si accinse tosto a vendicare i
suoi
dritti colle armi. Dopo lunga, e varia fortuna di
ntemporaneamente con Polinice rifuggissi ad Argo, dopo avere ucciso i
suoi
zii. Adrasto parimente lo ricevè, e gli diede una
eri di Polinice, perchè aveva chiamati de’ forestieri per difendere i
suoi
dritti contro la patria ; ma Antigone non tollera
oleva maritare a condizione, che lo sposo dovesse superare al corso i
suoi
cavalli, ch’erano velocissimi, perchè figli del v
tto, Enomao si uccise in mezzo della corsa, e Pelope s’impossessò de’
suoi
stati, facendo gittare nel mare Mirtilo sotto il
al tempio di Apollo per rendere grazie al nume, entrato Oreste con i
suoi
soldati di propria mano ammazzò la rea coppia. Ci
uolo di Priamo re di Troja, e di Ecuba, allora occupato a custodire i
suoi
armenti sul monte Ida, colà confinato da Ecuba se
cerva, e trasportò Ifigenia in Tauride, destinandola ad assistere ai
suoi
altari. Fecero vela finalmente i Greci, e trovaro
non combattere più per la Grecia, se prima non si fossero vendicati i
suoi
torti. Teti fin dal fondo del mare intese le quer
una nuvola il guerriero da lei protetto, e lo ricondusse in città. I
suoi
fratelli, i parenti, i Trojani tutti, e la stessa
digj in questa battaglia. Lo spavento, e la morte camminava innanzi a
suoi
piedi. Egli si rendette formidabile agli Dei mede
a tutto fu inutile. Gli permise soltanto di servirsi delle armi, e de
suoi
soldati a condizione però di niente intraprendere
’ordine del suo amico : più voleva inoltrarsi, ma Apollo si oppose ai
suoi
progressi. Questo Dio per la terza volta spinse E
ioma, che divenne preda delle fiamme : volle inoltre, che quattro de’
suoi
più belli cavalli con alcuni cani fossero gittati
glio, e la collera indussero questo Eroe a far morire il migliore dei
suoi
amici, ed una quantità di guerrieri, che avrebbe
coraggio far fronte ai perigli, ed alle disgrazie, e trar profitto da
suoi
lunghi, e penosi viaggi. Dic mihi, Musa, virum c
di sua madre : ordina che siano cacciati dalla reggia, scongiurando i
suoi
sudditi di ajutarlo a reprimere la loro temerità.
ipessa, espone quanto ha sognato ai genitori, e caricato un carro de’
suoi
pannilini, si affretta colle sue compagne di anda
ra accaduto Ecco la sua narrativa. Dopo la presa di Troja, egli con i
suoi
compagni si pose alla vela, e sbattuto da una tem
i nell’Africa. Ivi fu maggiore il pericolo : gli abitanti offrirono a
suoi
compagni il loto2, frutto che aveva la proprietà
icilia che stava a fronte del porto. Avendo posto piede a terra con i
suoi
compagni entrò in una vasta caverna dove abitava
n occhio solo nel mezzo della fronte. Questo mostro che riconduceva i
suoi
armenti, accortosi che vi era gente nella caverna
utte le vie trovava mezzi per salvarsi, tenne a bada il Ciclope con i
suoi
racconti, e lo ubbriacò con vino generoso, che av
uscire dalla grotta : anche a questo pensò l’astuto Ulisse. Impose a
suoi
compagni, che nell’uscire gli armenti, si fossero
cciderla, se tentasse a sorte d’ingannarlo. Intimorita la Dea cadde a
suoi
ginocchi : giurò di far quanto avrebbe dimandato,
urò di far quanto avrebbe dimandato, e restituì allo stato di prima i
suoi
compagni. Ulisse si trovò così contento del tratt
pezia in un’isola consacrata al Sole presso le coste della Sicilia. I
suoi
compagni nella sua assenza sagrilegamente ne ruba
ebbe riveduto. Le dà parimente de’ consigli, onde ben regolarsi con i
suoi
persecutori. Nel dì vegnente questa principessa p
i un figlio, che credeva di non mai più rivedere. Restituito Ulisse a
suoi
stati, vi stabilì la pace, e fece fiorire le arti
di rientrare nelle proprie caverne. Enea che vedeva appena sette de’
suoi
vascelli credendo non senza fondamento che i rima
uriato elemento, entra in una picciola baja di Libia. Ivi frattanto i
suoi
compagni pensano a ristorare la flotta ; egli si
incipe Trojano. Venere intanto discesa dall’Olimpo avvisa Enea, che i
suoi
vascelli sono salvi, menochè un solo, in un porto
prossima alla bella Didone detta anche Elisa1. Dopo un istante vede i
suoi
compagni, che credeva annegati, avanzarsi, e dima
ere allora fa sgombrare la nuvola, e vedesi Enea in atto di offrire i
suoi
omaggi alla regina. Didone incantata dall’aria no
Troja. Enea vuol morire colle armi alla mano, ed alla testa di pochi
suoi
amici attacca quanti Greci incontra. Ma i suoi es
ed alla testa di pochi suoi amici attacca quanti Greci incontra. Ma i
suoi
essendosi serviti delle armi stesse tolte ai nemi
no : ivi morì il vecchio suo padre Anchise. Trapani fu il termine de’
suoi
viaggi, allorchè volendo di là far vela per l’Ita
go di Averno, discende al soggiorno de’ morti : ivi ritrova molti de’
suoi
amici, e gli addita Anchise sulle rive di Lete le
colo destinava in isposa a questo principe straniero, era l’erede de’
suoi
stati ; Amata sua madre, ad onta dell’Oracolo, l’
’aveva promessa a Turno Re de’ Rutuli. In tale occasione spedì Enea i
suoi
ambasciadori al Re Latino, per fare alleanza col
assò alla corte di Turno, lo stimola a prendere le armi col nerbo de’
suoi
soldati. I principi vicini prendono parimente lo
. Formò una statua bellissima, e pregò Venere che l’avesse animata. I
suoi
voti furono esauditi : il marmo si ammollì, e div
lo. Aconzio la vide nel tempio di Diana, e la chiedette per isposa ai
suoi
parenti : ma si oppose Cidippe a queste nozze. Ac
sul punto di maritarsi, era sorpresa da una febbre violenta, finchè i
suoi
parenti si determinarono di darla a Aconzio. A
ata si presenta a Tereo, e per maggiormente avvilirlo gitta innanzi a
suoi
piedi il capo intriso nel sangue dell’infelice fi
Heboni, e Neapolitae, si vede di altri emblemi fregiato. Macrobio ne’
suoi
Saturnali ci dice la ragione, onde Ebone sotto la
a Chiese di S. Maria Maggiore (la Pietrasanta), luogo in cui mentre a
suoi
tempi si edificava, furono ritrovati non pochi an
o de rerum nat. (2). Megalesie furono dette le feste a suo onore. I
suoi
Sacerdoti distinti coi nomi Galli, e Corybantes,
esto bellissimo episodio nel suo poema. L’Abate Metastasio in uno de’
suoi
meravigliosi drammi ha parimente seguito le orme
vero Dio, sembra, Læt. Lib. 2 de fals. Rel. che abbia riconosciuto i
suoi
natali nell’Egitto, e nella Fenicia(3) e che prop
quali oltre le istruzioni dell’intelletto anche il cuore ne ricava i
suoi
morali vantaggi, perciò bipartita sarà la nostra
di suo padre, dover cioè venire un giorno, in cui da uno degli stessi
suoi
figli era spogliato temerariamente del Regno, con
ttacco. Al solo vedere le cento sue teste, al solo udire gl’ orribili
suoi
fischi, al sol mirare il sulfureo suo fuoco impau
ciglio, intrepido nel cuore, forte nel braccio impugnando i vulcanei
suoi
fulmini gravemente il percosse, e ligato il profo
e Briareo, il vigoroso Encelado, e con essi tutto il folle stuolo de’
suoi
potentinemici, e così vinto, e domato il loro org
nza del suo fratelle Giove variamente cambiandosi a sfogar si diede i
suoi
affetti. Rapì quindi ed Ifimedia figlia di Triope
un parto di maggior rilievo, e vantaggio ; onde questa fatta paga de’
suoi
voti diede il proprio nome alla nuova Città chiam
ne, che tanta bruttezza tollerar non potendo di buon genio gli stessi
suoi
genitori, e soprattutto Giove geloso mai sempre d
, e resero al mondo celebre il suo nome non senza gloria degli stessi
suoi
collaboratori. Invenzioni del suo ingegno, e fatt
il gran Giove rendevasi il terror di chiunque osava far resistenza a
suoi
cenni. E chi in vero gli prestò braccio forte nel
braccio forte nelle sue antiche battaglie coi giganti ? Non furono i
suoi
fulmini, che atterrarono quei mostri infelloniti
i suo marito, non senza suo disonore, e discredito divise con altri i
suoi
affetti, sebbene poi la sottil rete distesa dal s
te gli viene attribuito. Del resto la favola hà sempre riguardati per
suoi
figli tutti coloro, che celebri si resero nell’ar
e di questo Nume sebbene abbiano espressi in un modo poco sensibile i
suoi
fisici difetti ; la favola non però amante sempre
nella sinistra, e quel, che è più bello, svisato, e storpio ad ampi i
suoi
fianchi, sicche ben disse chi disse, che la sua f
alla pietà crudele, Nemico de’ mortali ogni momento, Che tien seguaci
suoi
ira, e spavento, Che si pasce di sangue, e di que
ina, Autor di pianto per qualunque stato, Che l’uom più fiero a piedi
suoi
s’inchina. Dal mondo sol per lui fù il ben scacci
per altro la favola in lui ancor riconosce le sue, per aver divisi i
suoi
affetti e con Venere, da cui ebbe Ermione, e con
lo quelli appunto si erano, che da religiosa destra si apprestavano a
suoi
altari. Perchè poi questi animali fossero stati a
o è tutta adattata a simboleggiare, ed esprimere i diversi moltiplici
suoi
impieghi. Pingevasi egli colle ali alla testa, ed
il era potersi spedire di tante faccende, se il vantaggio non avea de
suoi
celeri vanni ? Presenta altresi nelle mani un cad
ttati di amorevolezza, di concordia, e di pace. Si veggono pendere da
suoi
labbri alcune ben formate catene di oro per signi
uasi attratti da dolci ben forti ligami. Scorgesi finalmente in molti
suoi
ritratti una verga, onde divisar il suo impiego d
ci diversi impieghi impertanto facil cosa è rilevare la diversità de’
suoi
nomi. Egli per cagion dell’uffizio di servire agl
col sottrargli il tempo, avessero del pari distolti da queste cose i
suoi
pensieri, oppur sia, che come invaghito de’ furti
lui non disse. Suo culto. Riceveva questo Dio al pari degli altri i
suoi
sacrificii. Su suoi altari(1) ove per altro soven
culto. Riceveva questo Dio al pari degli altri i suoi sacrificii. Su
suoi
altari(1) ove per altro sovente si trovava unito
e, che facevansi in suo onore, ammazzandole a colpi di frecce i sette
suoi
figli maschi, come pur colle sette donne fece la
da lei chiamato in soccorso,(1) che vittima addivenire degli ardenti
suoi
amori. Le stesse disavventure ebbe egli parimenti
re fatto consapevole di ciò il suo padre Orcamo da Clizia tradita ne’
suoi
amori da questo Dio, e non potendo tanta sventura
le : Delfico per la città di Delfo nella Beozia, ove rendeva i famosi
suoi
oracoli(1) Pitio per la gloria d’ aver ammazzato
on cigno, ed un gallo dall’ altro, e finalmente con rampanti grilli a
suoi
piedi. E come in vero non convenirgli tal sembian
lebravansi in suo onore i giuochi detti dal suo nome Apollinari, e ne
suoi
sacrificii offerivansi fra gli animali più specia
sue fortune, e viver content per l’altezza del grado, da tumultuanti
suoi
affetti incessanemente travagliata nelle stesse s
ordici sue Ninfe la più bella ; purchè questi mosso a compassione de’
suoi
affanni avesse con furia diventi annegata nelle o
il soggiorno.(1) Non contenta questa orgogliosa Dea di Ebe, e Vulcano
suoi
figli concepiti per opera del suo Giove, sollecit
se dietro le spalle le mani, ed un’ aurea incudine ligò destramente a
suoi
piedi. A tal vista risero sulle prime gli Dei, ma
ere. Per essa invero si scosse la terra, ed in vaghe forme presentò i
suoi
preziosi tesori a mortali, sichè questi rapiti da
te del fatto, dando presto di piglio a fiaccole accese mosse veloce i
suoi
passi a trovarla. Raggirossi affannosa per questa
consapevole del tutto dalla ninfa Aretusa, sollecita volse indietro i
suoi
passi ad informarne Giove per l’opportuno riparo.
cinta finalmente da lungo ammanto variopinto, tutti simboli de’ rari
suoi
pregi, e di sua diffusiva bontà, corteggiata da u
celebravansi in onor di questa Dea in titolo di riconoscenza dovuta a
suoi
larghi favori ; due però furono i più solenni. Il
Eleusi, ove per man del re Celeo ebbe la Dea cortese accoglienze ne’
suoi
affannosi viaggi(1). Di questa festa da durare no
Fù questa Dea gentil germogtio di Saturno, e di Opi, e ben retta ne’
suoi
giudizii mostrò fin da’ primi albori tale affetto
o opposto si fosse alle innocenti sue brame ; e quindi fatta paga de’
suoi
voti, da tal entusiasmo fù presa, che dagl’ ester
l fuggir dalle consumatrici fiamme della cara sua Troja, tra gl’altri
suoi
più cari dei penati, che seco divotamente si tras
e questa Dea in particolar maniera l’accompagnatrice fedele fosse de’
suoi
incerti viaggi, non che il fabro avventuroso dell
etti sibbene in tempii sacri ad altre Divinità ? Quale stupore se ne’
suoi
tempii tanto era la compostezza de’ suoi adorator
inità ? Quale stupore se ne’ suoi tempii tanto era la compostezza de’
suoi
adoratori, che anzicche essere animati sembravano
al prodigio se quelli rimossi per man di rispetto dalle vicinanze dei
suoi
altari, ben lungi da quei Sacri recinti con immot
istra, detto il corno dell’abbondanza, con viva fiamma, che onorava i
suoi
piedi ; benchè in alcuni suoi ritratti veggasi an
ondanza, con viva fiamma, che onorava i suoi piedi ; benchè in alcuni
suoi
ritratti veggasi ancora tenere nelle mani con gen
che difetto. Egli dopo averle sorteggiate strappava dalle braccia de’
suoi
genitori la eletta, ed al tempio immediatamente l
ere quanto di prodigioso portava ella nel seno. Deluso però restò ne’
suoi
sciocchi consigli il crudele. Imperocchè la grazi
, die chiaro a conoscere quanto dovea essere un dì gloriosa ne’ pregi
suoi
ammirandi(1). Sue vendette. Gonfia impertanto qu
di esser simile a questa Dea, e forse suporiore ancora nel lavoro de’
suoi
gentili ricami, avvegnachè nella contesa partita
favore delle sua rivale istessa, o per grazia degli Dei impietositi a
suoi
tormenti non fosse stata cangiata in ragno, nella
fù il fulminar dall’alto ed infilzare a scoglio acuto nel più bel de’
suoi
marittimi viaggi l’infelice Aiace di Oileo, se no
altri educata. Fù nominata Cesia per indicar il ceruleo de’ graziosi
suoi
occhi. Finalmente perchè inventrice di molte arti
, che l’amore, quale lusingando i sensi nel cuor trasmette i velenosi
suoi
strali ? fù detta finalmente Melene, cioè tenebro
eo. Egli per aver un di mentre divertivasi alla caccia data libertà a
suoi
occhi di mirare questa Dea, che insieme colle sue
ura cangiato in cervo, e quindi inseguilo, ed ucciso infelicemente da
suoi
cani. Nè solo così fieramente puniva ella chiunqu
a insidiare qualche seguace sua Ninfa. La infelice sorte di Orione da
suoi
dardi ucciso per aver tentato di far violenza ad
esto sol ristretto però non era il suo ammirabil potere. Suo potere e
suoi
nomi. Essa qual celeste divinità dal ciel tramand
potere e suoi nomi. Essa qual celeste divinità dal ciel tramandava i
suoi
benefici influssi, e co’suoi raggi nella notte pi
bosco, che non ne senta il valore. Per questi, ed altri innumerabili
suoi
effetti essa fù confusa colla luna, e con questo
Luna, Diana Ima, Suprema, feras sceptro, fulgore sagittas. Gl’altri
suoi
nomi poi men bisognosi di spiegazioni trovansi di
. Questo è quel Dio, di cui i rei consigli Fer la moglie tremar, ma i
suoi
furori Furo ingannati, e generò più figli. Perdut
llo stesso però, che fece egli a suo padre fatto gli venne da uno de’
suoi
figli, nè i barbari consigli di divorare ogni mas
ata falce nelle sue mani sostiene, ed un grazioso bambino s’avvolge a
suoi
piedi. Altri perchè lo confondono col tempo gl’ag
i tutte rivolse le sue cure a costruire tempii, ed altari in onor dei
suoi
Dri, e soprattutto di Giove Re, e Padre degl’altr
to, ed or dolore, Ora gioisce, ed or paventa, e geme. Tutti i seguaci
suoi
di pianti ei pasce, Gl’uomini, e i Numi a rea bat
ammanto coprendo orrendissime Arpie tanti cuori avvelena, quanti co’
suoi
strali feriscc, Omnia vincit amor, così Virg : q
o soffio non fosse restata abbattuta ; mente non evvi, che da vezzosi
suoi
diletti non fosse rimasta infatuata ; cuore non m
diletti non fosse rimasta infatuata ; cuore non mirossi, che da dolci
suoi
strali non fosse stato corrotto. Col tenero suo p
rocurò allevarlo finchè giunto non fosse alla età di poter produrre i
suoi
effetti ; benchè per altro al vederlo Essa contro
cce alla mano, con turcasso sugl’omeri, cou porporine, e dorate ali a
suoi
fianchi, qual’idea di instabilità, e leggerezza(1
a padre di vizii. Lo guardera cieco, ma lo sperimentera tutt’occhio a
suoi
danni. Lo vedrà ignudo, ma ben ricco lo scorgera
drà ignudo, ma ben ricco lo scorgera a vestirlo di ben mille perversi
suoi
abiti. I suoi baci gli apriranno ferite ; le sue
ben ricco lo scorgera a vestirlo di ben mille perversi suoi abiti. I
suoi
baci gli apriranno ferite ; le sue lusinglie gl’i
obbe Plutone da Saturno, e da Opi non altrimenti che Giove, e Nettuno
suoi
germani fratelli gli alti gloriosi natali, e cadu
i natali, e caduto non molto dopo dal suo soglio il padre, insiem coi
suoi
due rinomati fratelli il vasto impero si divise,
iunone, che Giove suo fratello, e marito spesso con questa divideva i
suoi
affetti, con soprafina invenzione pensò disbrigar
? Se serra nel suo seno la terra nel pigro inverno le sue dovizie, i
suoi
tesori, e comparir poi li lascia nella ridente pr
rtirsi insiem con qualche ninfa di suo genio in raccogliere gli amati
suoi
oggetti, e variemente disporli in grasiose manier
ere di restar solo sul trono abborrito, e negletto, per alleviarsi da
suoi
affanni montò un giorno il suo carro, e ratto sal
le sorprendenti sue doti. Tal vistosa figura pose in fiero tumulto i
suoi
affetti, e spinto dalla forza delle suscilate fia
livo con gentil lavoro, Ilare, grata, generosa, e pura Pinge ne’gesti
suoi
gioia, e decoro. Dal Ciel, dal mondo tutto è vene
vita un’ abil nocchiere. La cicogna poi, che fingesi tener stretta a
suoi
piedi manifesta ben chiaro le pruove del naturale
unto di questo uccello, che sempre più sollecito vive nell’allevare i
suoi
figli. Or se è vero, che la pietà al dir di Cicer
poi, che stringe nella mano ed il cane che costane si tiene dietro i
suoi
passi son veramente i simboli d’un’animo schietto
nze negli uomini fallaci, ma sol confidare in quel Dio verace e che à
suoi
confidenti promette con infallibil parola il vero
le pene de’mortali pingesi con urna, ed una verga, onde ombreggiare i
suoi
benefici influssi. E non è forse quell’urna, da c
riso inclina, Sguardo, che cinge al cor dolci catene. Spirano i gesti
suoi
ogni dolcezza, La sua voce nel cor piacer rinnova
e ogni sembianza, Ecco l’Occasïon, che l’uomo invano Che torni a voti
suoi
tien più speranza. Annotazioni Secondo la
arsi fuggir di mano le occasioni, che presentansi atte a promuovere i
suoi
vantaggi, e molto più quelli dello spirito, che u
no, Al mare, al fiume, al bosco, al monte, al piano Non tragge mai da
suoi
sudor contenti. Rapido a questo, e a quel par che
le veleno, che serba appunto in un vaso, onde compiere gli angustiati
suoi
giorni troppo chiaro ci dimostra il rimorso chi s
ro Mentre che incende il suo furor conforta : Volubil ruota è a passi
suoi
di scorta, Ed un timon, che scorre il salso imper
le guida i passi simboleggia la prestezza del vindicativo nel compire
suoi
rei disegni, ed il timone dimostra, che essa si a
guigne l’orme, La seguono il dolor, la tema, il lutto. Cadono a piedi
suoi
diverse Torme, Ecco la Crudeltà, che atterra il t
esta, che del mal sol gode. Della credenza altrui tiranna abusa, Tien
suoi
compagni tradimento, e frode, Compianger finge, e
mpresa, Spesso s’inoltra, e simular gli lice, E solo il tempo i falli
suoi
palesa. Costei, mortale, è d’ogni mal radice, Fro
re favella, Che gli solleva, anzi incoraccia il core, Che fra perigli
suoi
parve più bella, Perche figlia gentil del crëator
hiero. Ella trionfò tra mille, e mille affanni Senza mai vacillar ne’
suoi
consigli ; Ella fè impallidire i rei tiranni, E s
i cader lei fece oppressi, La gloria, ed il terror fù di Monarchi Fra
suoi
trïonfi generosi, e spessi. Del fanatismo fù la v
e Sacerdote. Ivi le fiamme sue cotanto estese, Che aperse all’ uom de
suoi
tesori il regno, Ivi la verità ciascun comprese,
In cui seppe cangiar dell’ uom la sorte. E da colà stendendo i vanni
suoi
Tutti raccolse i vacillanti figli, Gìunse senza t
. Coll’ opre, cogli affetti, e con favella, Col voler, col saper, co’
suoi
costumi Tanto fece avvanzar la navicella, Che obi
suo impero ogni cosa, così quella sopra di tutto estende ampiamente i
suoi
vanni. Est finitimus Oratori poeta così Cic. lib.
pe ingegnosa, e trasmutando lo scelto in sua sostanza può abbellire i
suoi
poemi in guisa, che valgono poi con gloria dell’
el verso sia sempre analoga all’ obbietto, di cui si parla in tutt’ i
suoi
rapporti ; in modo però che oscuro non diventi il
di Tito il vostro amore ; Ma il vostro amor non passi Tanto i confinï
suoi
, Che debbano arrossirne e Tito, e Voi. O nel des
querulo E giunto presso un’edera L’amico evoca, e smania, Che con
suoi
giri intrecciasi E il susurrar degli alberi Ric
a la Grecia oppressa Ricolmo d’ardimento, Con numeroso esercito E i
suoi
compagni providi Verso quel suol s’appressa. No
vendetta. Ma tosto che avvicinasi Dice a compagni : armatevi Fra
suoi
guerrieri carmi Ecco il momento estremo, L’invi
, e rotte ; Il Sol ritorna in sorte O qual lëon numidico Con tutt’i
suoi
Leonida In greggia di vitelli Cadde pugnando a
ua sorte, Dalla morte a lui presente. Se sperar non posso aiuto I
suoi
lombi a un masso appoggia, Meglio fia, ch’io cada
etto. Eccone intanto il modello Bruto, che condanna Tito, e Tiberio
suoi
figli a morte. Già la Romana libertà vagiva Per
lio, Bruto più di ciascun geme in perigli Perchè son congiurati i due
suoi
figli. Son venticinque giovani i rubelli, Che egl
poter con forte sentenza, quasi con colpo impreveduto, conchiudere i
suoi
detti. Il formar però poemi in questo metro degni
rar la greggia dal fatal periglio, E senza aver riposo Pretese di far
suoi
l’altrui tormenti, E oppresso, e desolato Mentre
a rea sventura Superbamente al mesto auriga impone, Che dia feroce ai
suoi
caval di sprone, E il corpo al genitor schiacciar
gli mai questa pertanto eccone la norma. Ovidio, che si licenzia da
suoi
Chi preveder potea si orribil danno ? Danno Chi
essere, anzi sempre la stessa si conserva nella natura de’ componenti
suoi
membri ; chiaro ognuno scorge come avendo io di e
masia appellasi Verso siccome in rapporto al numero, ed al valore de’
suoi
componenti cangia sempre di aspetto, così apre il
. Quale cosa ben sapendo Ulisse nel passar per quel luogo con tutti i
suoi
, a questi turò con cera gl’orecchi, e se stesso f
esser decantati, e descritti. Quindi Iddio per rimuovere sempre più i
suoi
Ebrei dal culto, e dal rito de’ Gentili, nel seno
per moltissimi lustri vivevano nell’Egitto, del tutto proibì farsi i
suoi
altari di lavorate pietre : Quod si altare lapide
e la lira delle verdeggianti foglie di quello, e volle altresì, che i
suoi
virgulti servissero di corona a quanti distinguev
’ultimi tempi della Republica, come chiaro l’insegna Dionigi al 3 de’
suoi
lib. Suo ritratto. (1). Il palladio, che conser
mente in suo onore : che anzi severamente puniva chi fuor dell’uso de
suoi
sacrificii l’avesse ammazzata, che perciò Marzial
pagati con tal sozzo danaro. Chi fù Diana. Sue vendette. Suo potere e
suoi
nomi. Suo ritratto. (1). Dalla cognizione di Dia
a adunque ad ognuno impresso quel documento, che diede un dì Seneca a
suoi
uditori : habete in animo Prudentiam, iu lingua
ii con fiaccole accese con occhio chiuso fuggiremmo anche l’ombra de’
suoi
ritralti. Suo ritratto. (1). Bella è la descriz
essa ? Bacco prese vendetta di Penteo, che ritirato avea i sudditi da
suoi
sacrifici, e chi non conosce aver Mosè punito Far
feta Elia sembra che ne parli, come d’un vero uomo, qualora rivolto a
suoi
sacerdoti in atto d’insultarli diceva : Clamate
Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la resero, in quasi tutti i
suoi
punti, maestra dell’incivilimento delle generazio
uanto asseriamo, quella cioè, che una religione qualunque ha sempre i
suoi
Mili, e i suoi Simboli, e le sue Allegorie, le qu
, quella cioè, che una religione qualunque ha sempre i suoi Mili, e i
suoi
Simboli, e le sue Allegorie, le quali tutte conse
po, in cui la superstizione pagana tenne alto e riverito il culto dei
suoi
numi ; rino a che una credenza più mite, una vera
are sè stesso all’ente che adora ; e quanto questo è meno visibile ai
suoi
sensi, tanto più volentieri l’uomo gli attribuisc
il Tempo, viene raffigurato, nell’età favolosa, in atto di divorare i
suoi
figli ; allegoria spaventevole, sotto alla quale
altri fatti ricordati dalla tradizione mitologica, e configurati nei
suoi
miti, che noi non esponiamo per amore di brevità.
sogno di appoggiarsi a prattiche esterne e sensibili che colpiscano i
suoi
sensi, e sieno ín relazione con questi. Gli antic
in compagnia delle rose dell’aurora : lo so. Serbi l’età ghiacciata i
suoi
calcoli, a noi lasci le nostre immagini ; serbi i
chi vollero idealizzare in Saturno il Tempo che divora tutto, anche i
suoi
figli. 3. Abans. — Nome dato ad Apollo da un temp
n cui Giove era adorato, ragione per la quale questo Dio, fra i tanti
suoi
nomi, ba avuto quello di Abretano. 24. Abseo. —
Acete. — Capitano d’un vascello Tirio. Essendo un giorno sbarcato coi
suoi
compagni sulle rive di un fiume, questi incontrar
e passato Ercole per discendere all’inferno. Senofonte riporta che ai
suoi
tempi si vedevano ancora le vestigie di tale disc
duto amico, fece legare Ettore al suo carro, e guidando egli stesso i
suoi
focosi destrieri, fece tre volte il giro delle mu
cati. Sofocle nella sua tragedia Edipo nell’atto V fa dire ad uno dei
suoi
personaggi queste parole che traduciamo alla lett
8. Acrise. — Re d’Argo. Avendo consultato l’oracolo seppe che uno dei
suoi
nipoti un giorno l’avrebbe ucciso. Per prevenire
Dea ne fu così irritata che lo cangiò in cervo e lo fece divorare dai
suoi
cani. Uno dei cavalli del Sole si chiamava anche
ottrarsi alle persecuzioni dell’usurpatore che si era impadronito dei
suoi
stati. Egli levò contro i Tebani un formidabile e
i mura perirorono quasi tutti. Poco dopo Adrasto persuase i figli dei
suoi
caduti compagni, a vendicarne la morte gloriosa,
r avidità di ricchezze, fece assassinare il suocero e s’impadronì dei
suoi
tesori. Ma non gioì a lungo del frutto del sangue
e di far sagrificare agli Dei tutti gli stranieri che approdavano nei
suoi
stati. 130. Aetherea. V. Atherea. 131. Aetlio. —
mando supremo di quell’esercito ove combattevano altri sei re sotto i
suoi
ordini. …. Ad alta impresa Te non scegliea la Gr
cio e Cilicio. Giove avendo rapito Europa, il padre Agenore ordinò ai
suoi
figli di andarne in cerca con espressa proibizion
he l’oscurità le impedi di riconoscere, e ch’ella scambiò per uno dei
suoi
nipoti a nome Amaneo. L’infelice Aidone, riconosc
la luce e che furono chiamati Aloidi dal nome di lui, fossero infatti
suoi
figliuoli, mentre lo erano di Nettuno, Dio al qua
ontrada dell’Asia sulle coste del mare Caspio, così chiamata perchè i
suoi
abitanti erano originarii del territorio d’Alba i
to una grandine di pietre. 234. Albunea, famosa Sibilla che rendeva i
suoi
oracoli in una foresta vicina alla città di Tybur
llora Calliroe avendo saputo il fatto supplicò Giove, e ottenne che i
suoi
due figli Acarnasso ed Anfotero, ancora bambini,
o dice invece che Arfinoe stessa per vendicare suo marito uccidesse i
suoi
due fratelli. Indi il figliuol dell’inghiottito
ui érano legati i destini della patria, la quale cadde per questo coi
suoi
abitanti in potere di Minos. Niso allora si dette
le ingannata da Nettuno, partorì Oto ed Efialto. Aloeo li allevò come
suoi
proprii figliuoli. Vedendo che ogni mese essi cre
e di Calidone. Avendo un giorno questo principe dimenticato Diana nei
suoi
sacrificii, la dea per vendicarsi di quest’oltrag
on seppe frenare il suo sdegno, e trasportato dal suo furore uccise i
suoi
zii. Allora, Altea per vendicare la morte dei suo
uo furore uccise i suoi zii. Allora, Altea per vendicare la morte dei
suoi
fratelli, gettò nel fuoco il fatale tizzone a cui
itava il tronco di un’antica quercia, la quale innalzava orgogliosa i
suoi
rami su tutte le altre, fu un giorno uccisa dal f
to ch’egli portava la tazza alle labbra, gli fu annunciato da uno dei
suoi
ufficiali, che il cignale di Calidone devastava l
e, secondo altri, di Assaraco e di una ninfa. Egli fondò Troia, e dai
suoi
amori con Venere, che si era perdutamente innamor
e. L’oracolo avea sentenziato che la città non sarebbe mai libera dai
suoi
nemici, se non si fosse trovato fra le più illust
attivo augurio, ed in effetti l’indomani la terra si spalancò sotto i
suoi
piedi inabissandolo coi suoi cavalli. Plinio ed O
l’indomani la terra si spalancò sotto i suoi piedi inabissandolo coi
suoi
cavalli. Plinio ed Ovidio, riferiscono che i poet
o principe invase gli stati di Pterelao, divenne formidabile a tutt’i
suoi
nemici e punì Cometo del suo tradimento. Gli scri
li gridò non esser azione da valoroso l’andarsi a battere seguito dai
suoi
. Alle inattese parole, Xanto rivolse il capo per
ettere la barbara usanza e gittare delle figure di uomini. Ovidio nei
suoi
Fasti, attribuisee ad un’altra origine la istituz
o odio contro di essi, quando venne a stabilirsi in Italia, ordinò ai
suoi
seguaci di gittare nel Tebro dei fantocci fatti d
di cui fu patria. Dal nome di questa città è venuto non solamente ai
suoi
abitanti in particolare, ma a tutt’i greci in gen
corpo. In un giorno di battaglia essa liberò il padre dalle mani dei
suoi
nemici, ponendo in fuga un drappello di quelli al
ogni anno nei campi un sacrifizio agli Dei facendosi accompagnare dai
suoi
dodici figliuoli. Qualche tempo dopo la fondazion
i versato in medicina. Secondo che riferisce Apuleio nel IV libro dei
suoi
Fiori, e Plinio nelle sue storie, veniva attribui
, la quale fu non meno della sua padrona famosa per la corruzione dei
suoi
costumi. 634. Astianatte. — Unico figlio di Ettor
lle mogli di Ercole. 636. Astilo. — Uno dei centauri che consigliò ai
suoi
compagni a non intraprendere la guerra contro i L
Astreo. — Uno di Titani padre degli Astri e dei venti ; Vedendo che i
suoi
fratelli avean dichiarato la guerra a Giove egli
ratelli avean dichiarato la guerra a Giove egli scatenò anche i venti
suoi
figli contro di lui ; ma Giove li precipitò sotto
. Atamante) la quale pei cattivi trattamenti costrinse Prisso ed Elle
suoi
figliastri a fuggire dalla casa paterna. 659. Ate
a giovane rivale, e che dopo di ciò lo avesse ricevuto nel numero dei
suoi
sacerdoti. Tutto ciò che evvi di vero sotto codes
n suo fratello Tieste lo invitò ad un banchetto e gli fece mangiare i
suoi
propri figliuoli. La tradizione favolosa racconta
e. Egli stabili con Ercole che gli avrebbe ceduto la decima parte dei
suoi
bestiami, quando lo avesse aiutato a netture le s
Però avendo Augia mancato ai patti Ercole sdegnato l’uccise e dette i
suoi
stati a Fileo suo figlio. 681. Augurio. — Specie
a per la sua ampiezza e pel tumulto continuo che l’immenso numero de’
suoi
abitanti facevano nelle sue mura ; le quali ebber
unì severamente Penteo, per essersi opposto alle solenni oscenità dei
suoi
riti ; trionfò di tutt’i suoi nemici, ed uscì sem
sersi opposto alle solenni oscenità dei suoi riti ; trionfò di tutt’i
suoi
nemici, ed uscì sempre vincitore dai mortali peri
tto diversi aspetti : talvolta con due corna sulla fronte, perchè nei
suoi
viaggi rivestiva sempre la pelle d’un becco, anim
rificavano a Bacco, quelli che più generalmente venivano immolati nei
suoi
sacrifizii, erano l’irco, perchè distrugge i germ
lla stessa, dolcemente commossa, supplicò la Dea a voler concedere ai
suoi
figli tutta quella maggiore felicità che un uomo
Βους, bove, ed ωφδος, occhio, era così denominata Giunone a causa dei
suoi
grandi occhi. 816. Boote. — Costellazione vicina
lo stesso Iddio proibisse per sempre la nascita di un uomo in uno dei
suoi
sacri recinti. Lo stesso autore fa similmente men
er costume d’immolare a Giove tutti gli stranieri che approdavano nei
suoi
stati. Fu ucciso con suo figlio, e con tutti i su
e approdavano nei suoi stati. Fu ucciso con suo figlio, e con tutti i
suoi
adepti, da Ercole, al quale egli preparava la ste
uggire, e allora Ercole ; abbattuta la porta della caverna, riprese i
suoi
animali, dopo aver ucciso il ladro. Quegli è Cac
o, e giunto nella Beozia, offerì un sagrifizio agli Dei, ordinando ai
suoi
seguaci di andare ad attingere l’acqua necessaria
tingere l’acqua necessaria per l’offerta alla fontana di Dirce ; ma i
suoi
compagni furono tutti divorati da un drago. Miner
o novellamente consultato l’oracolo, per interrogarlo sulla sorte dei
suoi
figli, ne ebbe in risposta che erano loro riserba
assassinare ; onde ella, temendo che l’istessa sorte fosse toccata ai
suoi
figli, li fece segretamente imbarcare per la Grec
e fu uccisa da Giove, quando questi trasse dalla prigione infernale i
suoi
zii Titani. È opinione assai generalizzata presso
retamente Macabro, suo fratello, da cui ebbe un bambino, il quale coi
suoi
vagiti palesò appena nato, il mistero di colpa ch
geva la sua nascita. Il padre di Canacea, furibondo per l’infamia dei
suoi
figliuoli, fece divorare dai suoi cani il neonato
anacea, furibondo per l’infamia dei suoi figliuoli, fece divorare dai
suoi
cani il neonato, e mandò alla madre un pugnale pe
i cui abitatori avevano a re un cane e ritenevano le sue carezze o i
suoi
latrati, come contrassegni della sua benevolenza
la pace fra le famiglie, divise per dissapori domestici. Ovidio, nei
suoi
Fasti, dice che veniva dato un gran pranzo, al qu
amoso cavallo di legno ; ma, secondo il solito. non si prestò fede ai
suoi
detti. …. O Pizio, acerho Nume, Grave salma al m
i guerrieri, montati su bianchi destrieri. Pausania però combatte nei
suoi
scritti quest’opinione, dicendo che le supposte a
ro però dice che questi erano i nomi dei cocchieri di Marte e non dei
suoi
cavalli. 1013. Cavalli di Reso. — V. Reso. 1014.
allo di legno, alto quanto una montagna, il quale aveva rinchiusi nei
suoi
spaziosi ed ampii fianchi un numero considerevole
so, per le ragioni precedenti, e anche ad Apollo, per la venalità dei
suoi
oracoli. 1029. Cedippe. — V. Acroncio. Vi furono
la Focide ; amò un gran numero di ninfe, ma fu sempre disprezzato nei
suoi
amori. 1033. Cefo. — V. Cebo. 1034. Celx. — Figli
fiume Peneo, chiamata Stilbia. Egli si stabili sul monte Pelione e i
suoi
discendenti furono detti Centauri. Essi furono i
montagne e di foreste, e celebre per le ghiande di cui si nutrivano i
suoi
abitanti, prima dell’invenzione del pane, e per i
si nutrivano i suoi abitanti, prima dell’invenzione del pane, e per i
suoi
colombi che, secondo la tradizione mitologica, pr
ggiavano dei prati su cui pasceva larga quantità di capre ; mentre ai
suoi
piedi strisciavano serpenti e rettili d’ogni mani
medicinali delle erbe e delle piante, divenne il più gran medico dei
suoi
tempi. Egli insegnò la medicina ad Esculapio, l’a
e la madre nel tempo della loro vecchiezza ; ed ama svisceratamente i
suoi
parti. Vi sono non poche medaglie dei tempi antic
ntochè quando quegli morì per la sua famosa caduta. Cigno abbandonò i
suoi
stati e recossi sulle sponde dell’ Eridano a pian
e divenuto vecchio, gli Dei mossi a compassione cangiarono in penne i
suoi
bianchi capelli, e lo trasformarono in cigno. L’a
1135. Cipfelide. — Nome patronimico di Cipfelo, tiranno di Corinto, e
suoi
discendenti. 1136. Cipresso. — Era ritenuto come
la tristezza, o perchè tagliato una volta non rinasce più, o perchè i
suoi
rami senza foglie hanno un aspetto lugubre. Si pi
icoperto il tripode sacro sul quale la pitonessa o sibilla, rendeva i
suoi
oracoli. Taluno fra gli scrittori dell’antichità,
miglia di Lajo, e fece morire Antigone, perchè avea dato sepoltura ai
suoi
fratelli — V. Antigone. È comune credenza ch’egli
o il suo dovere nei sagrifici, mandò una grande quantità di sorci nei
suoi
campi. Però essendosi Criniso corretto, Apollo st
izio dei propri figli, lo trattò assai male ed istigò Atreo e Tieste,
suoi
figliuoli, ad ucciderlo, ma eglino si ricusarono
alesare la verità, ed impedire che la sua morte fosse imputata ai due
suoi
fratelli. Ippodamia, delusa nelle sue crudeli spe
so da Ercole. 1318. Cromise. — Figliuolo di Ercole : avendo nudrito i
suoi
cavaili di carne umana, Giove lo fulminò. Vi fu a
poetici, che si credeva averne Omero stesso inseriti buon numero nei
suoi
poemi. Al dire di Diodoro, questa figliuola dell’
giuramento, s’innamorò di un’altra ninfa e fu cieco pel rimanente dei
suoi
giorni. 1346. Dafnomanzia. — Specie di divinazion
divino piangeva, danzando e gridando intorno a lui, impedivano che i
suoi
gridi fossero intesi da Saturno, che lo avrebbe d
idi fossero intesi da Saturno, che lo avrebbe divorato come gli altri
suoi
figli. 1364. Dattlomancia. — Specie d’incantesimo
’aria, quasi che l’anima del morto volasse nel cielo fra gl’immortali
suoi
pari a ricevere il culto che da quel momento le e
stante e fermo ; Ciò disse, e da furor spinta, con lui, Ch’adeguava i
suoi
passi arditamente, Si mise dentro a le segrete co
entro v’accolse, Cosi sperando un prezïoso dono Fare al marito, e del
suoi
falli antichi Riportar venia…. Virgilio — Eneide
nira, madre di Deifone, spaventata da un simile spettacolo, turbò coi
suoi
gridi i misteri della dea, la quale, montata in f
a stoffa, facendone un dono ad Ercole, persuasa così di ricondurlo ai
suoi
piedi. Dopo vario pensar le cade in mente Della
oni accesi d’un sacrifizio, malgrado gli sforzi che Lica e Filotette,
suoi
amici, fecero per arrestarlo. Dejanira, che amava
i del cielo. Callimaco — Inno a Delo. trad. di Dionici Stroc III. I
suoi
abitatori pretendevano che Apollo, dopo aver pass
coonte fu pure il nome di un greco, figliuolo di Megara, il quale coi
suoi
fratelli fu ucciso da Ercole. 1408. Demodice. — M
eperò la respinse di nuovo, ed allora la sibilla bruciò altri tre dei
suoi
volumi, seguitando a pretendere sempre lo stesso
ente la sua dimora celeste per visitarlo. Diana passava quasi tutti i
suoi
giorni alla caccia ed era sempre seguita da una m
cecato dalla passione dell’oro uccise il cognato per impadronirsi dei
suoi
immensi tesori. « … …il qual Licheo era molto ri
nome dell’assassino ; e dopo di averle additato ove erano nascosti i
suoi
tesori, le consigliò di fuggire e sparì. Didone c
da Iarba, re dei Getuli. Dapprincipio egli si oppose a che Didone coi
suoi
seguaci si stabilissero sulle terre soggette al s
tabilirsi in Italia. Si dice che egli vi fosse ucciso da Enea e che i
suoi
seguaci ne furono così addolorati, che gli dei co
ana. Ercole per comando di Euristeo, lo uccise facendolo divorare dai
suoi
stessi cavalli. 1459. Dione. — Ninfa, figlia dell
stesso, stanco della sua vita di delitto, persuase il più povero dei
suoi
seguaci a consegnarlo alla giustizia, onde ottene
dal nome di sua madre. Essendo stati distrutti tutti gli abitanti dei
suoi
stati, da una terribile pestilenza, egli ottenne
hi olimpici. Narra la cronaca che Ebota, fortemente sdegnato contro i
suoi
concittadini, perchè questi non avevano onorato l
connubio nacque Ecate. Teocrito lo Scoliaste, dice che Giove ebbe dai
suoi
amori con Cerere una figliuola che fu detta Ecate
cui per contrario moltissimi ripetono che quel filosofo inculcava ai
suoi
discepoli di non uccidere gli animali. Al dire di
ebe. La tradizione favolosa narra di lui che essendo sopravvenuta nei
suoi
stati una grande siccità, per la quale morivano g
suoi stati una grande siccità, per la quale morivano gran numero dei
suoi
sudditi, le due giovanette, uniche figlie del re,
vendo un giorno di comune accordo con Giove, intrattenuta Giunone coi
suoi
piacevoli discorsi, onde questa non avesse distur
re di cinquanta figliuoli tra maschi e femmine : la maggior parte dei
suoi
figli morì sotto agli occhi della madre, durante
uerriero greco, che essa aveva veduto, quando era regina, implorare a
suoi
piedi la sua protezione, ond’essere salvato dai g
il vedersi schiava di quell’istesso uomo che essa aveva protetto nei
suoi
giorni felici. Dopo esser rimasta ancor qualche t
stini che si legavano alla vita del fanciullo, lo consegnò ad uno dei
suoi
ufficiali, con ordine espresso di farlo morire, m
aveva che un solo figlio, risolvette di uccidere il primo genito dei
suoi
nipoti, che dormiva nel medesimo tetto di Itilo.
ù magnificenza e ricchezza. Ma sembra che il destino si opponesse nei
suoi
voleri a che il tempio di Efeso rimanesse perenne
olimpiade, Alessandro il conquistatore, entrò in Efeso alla testa dei
suoi
eserciti, e per ricompensare il popolo della conf
’Attica di cui i Mezioniti eransi resi padroni. Egeo fu il solo fra i
suoi
fratelli che non potette aver prole ; onde consul
a sull’istesso vascello che lo avea ricondotto in Creta ; ma egli e i
suoi
compagni, nell’ebbrezza della gioja, dimenticaron
uanta petti, Esser già stato col gran Giove a fronte, Quando contra i
suoi
folgori e i suoi tuoni Con altrettante spade ed a
r già stato col gran Giove a fronte, Quando contra i suoi folgori e i
suoi
tuoni Con altrettante spade ed altrettanti Scudi
u talmente afflitta, che pianse giorno e notte, riempiendo l’aria nei
suoi
lamenti, per modo che Diana, sturbata nei suoi sa
riempiendo l’aria nei suoi lamenti, per modo che Diana, sturbata nei
suoi
sagrifizi, la cangliò in una fontana, che dal suo
del seduttore, giurò di vendicarsi anche di lui ; ma Giove scagliò i
suoi
fulmini e costrinse l’ Asopo a risalire verso la
coniar moneta, e che fu uno di essi, per nome Fidone, che consiglio i
suoi
concittadini, onde facilitare il commercio maritt
o di partire per l’assedio di Troja, affidò ad Egisto la reggenza dei
suoi
stati, e la custodia della propria moglie Clitenn
dei suoi stati, e la custodia della propria moglie Clitennestra e dei
suoi
due figli Elettra ed Oreste. Egisto però sconosce
do. Omero — Odissea Lib. III. trad. di I. Pindemonte. Tutti ebbe i
suoi
desir l’iniquo Egisto : Agammennone a tradimento
elle fra le Naiadi. Allegra e spensierata, faceva sovente vittime dei
suoi
scherzi i pastori e perfino gli dei campestri. La
iunone, perchè gran numero di quegli animali le venivano immolati nei
suoi
sagrifizii. 1600 Egofora. — La tradizione favolos
o soprannome della Dea Giunone che Ercole, dopo assersi vendicato dei
suoi
nemici, avesse fabbricato un tempio a Giunone in
pra. 1601 Egollo. — Giovanetto Cretese il quale in compagnia di altri
suoi
campagni entro in una caverna consacrata a Giove,
are il mele che una immensa quantità di Ape vi lavoravano. Egolio e i
suoi
amici onde evitare le punture di quegli animali s
acco per alludere al gran rumore che si faceva nella celebrazione dei
suoi
misteri. 1619. Elena. — È questo uno dei più inte
a d’essere insieme la più bella e la più lasciva e corrotta donna dei
suoi
tempi. La bellezza di lei levò tanto grido, fino
a donna dei suoi tempi. La bellezza di lei levò tanto grido, fino da’
suoi
primi anni, che Teseo, affascinato alla vista di
ciò affidata alla custodia di Etra, madre di lui ; ma fu liberata dai
suoi
due fratelli Castore e Polluce, i quali la ricond
gl’innumerevoli mali di cui la sua fatale bellezza e la lascivia dei
suoi
costumi era stata cagione. Elena si chiamò pure u
di. Virgilio — Eneide — libro III. trad. di A. Caro Eleno fu tra i
suoi
fratelli quello che più sì distinse all’ assedio
losa era figlia del Sole e della ninfa Rodi. Essendo morta vergine, i
suoi
concittadini le tributarono gli onori divini. 162
a aveva nella città di Eleusi, di cui nell’articolo precedente, ove i
suoi
misteri venivano meglio che altrove celebrati. 16
ge, il più famoso fu quest’ultimo, il quale fu per gelosia ucciso dai
suoi
fratelli. Scopertosi il delitto, gli autori di es
nelle cronache, Elio fu figliuolo di Basilea e di Iperione, e fu dai
suoi
zii, i Titani, annegato nell’Eridano. Al dire del
re Trajano mosse per la spedizione contro i Parti, vi fu taluno fra i
suoi
confidenti, che gli consigliò di consultare l’ora
elle sue armi. Trajano che non divideva la superstiziosa credenza dei
suoi
contemporanei, rispose che non voleva fare il via
rimitiva sua forma, egli corse con tanta velocità, onde raggiungere i
suoi
compagni, la cui nave già stava per far vela, che
o. — Re della Tracia, il quale con sua moglie Rodope, volle farsi dai
suoi
sudditi adorare sotto la figura di Giove e di Giu
aledizioni del cielo. Ed essendosi il re stesso portato a vedere se i
suoi
ordini fossero stati eseguiti, Emone brandì il fe
ga e che Minerva lo arrestasse gettando l’isola di Sicilia innanzi ai
suoi
piedi. Però la gran maggioranza degli scrittori a
ortare il corpo del prode greco in Troja, quale trofeo del valore dei
suoi
soldati. Enea tentò varie volte d’impadronirsi de
onore, la triste gloria di esser moglie d’un vinto. Enea, con tutti i
suoi
seguaci, potè dopo qualche tempo, imbarcarsi su d
iata in quell’isola, lo costrinse a riparare in Sicilia, ove egli e i
suoi
Trojani ebbero le più affettuose e cordiali accog
Eneo in età assai avanzata fu cacciato dal trono, da Melas e da Agrio
suoi
nipoti, ma vi fu rimesso da Diomede. Egli però st
otente al grave ufficio dalla vecchiezza, abbandonò il reggimento dei
suoi
stati investendo del supremo potere Andremone suo
lla creazione ; ossia la prima donna del mondo, la quale consigliò ai
suoi
figliuoli di cibarsi di frutta. 1704. Eono. — Fig
dovè ritirarsi. Però qualche tempo dopo, accompagnato da una mano di
suoi
seguaci, ritornò nella casa d’Ipocoonte, ed uccis
ndo Pausania, Endimione propose in Olimpia un premio alla corsa a tre
suoi
figliuoli, proclamando che il vincitore gli sareb
cui governo era tenuto da Nestore, il quale condusse gran numero dei
suoi
sudditi all’assedio di Troja. Di novanta navigli
dio di averlo salvato dal naufragio, che fece perire gran numero dei
suoi
compagni nel ritornare alle loro patrie. 1716. Ep
cosa volesse e chi fosse. Finalmente fu riconosciuto dall’ultimo dei
suoi
fratelli, che egli avea lasciato bambino di pochi
dio di Troja. Essendo stata in un conflitto riconosciuta per donna, i
suoi
concittadini la lapidarono credendola una spia. 1
raggio, delle inimicizie che le crudeltà di Corace avevano accese nei
suoi
sudditi, lo detronizzò, ed aggiunse in breve temp
accese nei suoi sudditi, lo detronizzò, ed aggiunse in breve tempo ai
suoi
novelli stati anche la città di Corinto. Finalmen
valleria, e per fare che la battaglia fosse decisiva, dette ordine ai
suoi
soldati che al momento di caricare avessero tolte
no ad un altare di Giove, Euristeo non ebbe ritegno di attaccarli coi
suoi
seguaci. Ma gli Ateniesi presero le difese degli
nero Ossilo come inviato dai numi e lo scelsero a loro capo e sotto i
suoi
ordini, non mancando egli nè di coraggio nè di se
odo a concentrarsi sull’atletica figura dell’Ercole greco. Omero, nei
suoi
immortali poemi, non ci rivela traccia di una ori
uzioni, lo costringe ad errare sulla terra e sul mare, per compiere i
suoi
alti destini. Il cerchio del suo pellegrinaggio n
condotto a qualche male passo, lo inviò nelle campagne a custodire i
suoi
armenti. Ercole divenne ben presto di una forza e
a la Virtù, aveva il volto maestoso e pieno di dignità, il pudore nei
suoi
sguardi, la modestia nei suoi movimenti ed era ri
stoso e pieno di dignità, il pudore nei suoi sguardi, la modestia nei
suoi
movimenti ed era rivestita di una tunica bianchis
suo ritorno dai regni infernali. Fu allora che egli uccise Megara e i
suoi
figli, ma cadde egli stesso sotto il peso di un’e
izia di Giunone. Altri rapporta come, volendo espiare l’uccisione dei
suoi
figli, egli avesse seguito il comando di Apollo,
n Do. Egli tira d’arco con impareggiabile destrezza e persino uno dei
suoi
cavalli si chiama Airone, nome greco che Esiodo e
Minos colpito dalla straordinaria bellezza dell’animale, lo mandò nei
suoi
pascoli, sacrificandone un altro a Nettuno, il qu
propriarsi gli armenti di cui egli s’era impadronito, avendo ucciso i
suoi
due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nell
due nemici, si rese nella città di Tirrenia. Nella traversata uno dei
suoi
tori si sbandò, errando per le campagne di Reggio
ltri scrittori, Megara era già morta a quell’epoca, uccisa insieme ai
suoi
figli dalla mano stessa di Ercole. Poco tempo dop
a la mano di sua figlia Iole, a colui che lo avesse vinto, insieme ai
suoi
figli, nell’esercizio dell’arco, Ercole si presen
me peso del suo corpo faceva affondare la nave, e che abbandonato dai
suoi
compagni egli fosse giunto in Colchide per un cam
Padrone della città, Ercole fece morire a colpi di freccia il re ed i
suoi
figli, meno Podareo ed Esioda la quale dette in m
da Giunone, sull’isola di Coos, ma gli abitanti respinsero Ercole e i
suoi
compagni a colpi di pietre. Egli si vendicò impad
fu la presa di Pilo, in cui ebbe a combattere Periclimene, Neleo ed i
suoi
figli i quali tutti caddero sotto i suoi colpi. F
tere Periclimene, Neleo ed i suoi figli i quali tutti caddero sotto i
suoi
colpi. Fu in questo combattimento che Ercole ferì
a questo principe la corona, uccise Laogara, re dei Driopi, e tutti i
suoi
figli con lui, per punirli della loro ribellione.
egualmente Ercole uccise perchè si era opposto al suo passaggio per i
suoi
stati, quantunque Diodoro rapporto che Amintore f
ver dato la sepoltura a Ipposo, figlio di Ceixo, ad Argio ed a Melaso
suoi
compagni, caduti combattendo al suo fianco, egli
zò un altare a Giove, e volendo sacrificare a quel Dio, mandò uno dei
suoi
araldi a Trachina, onde avere un’abito da festa.
e ; i capelli crespi e foltissimi, il suo collo corto e muscoloso : i
suoi
tratti esprimono la temerità, la sua fronte la co
ò col patto che premio della pugna fossero, per parte del principe, i
suoi
stati, e per parte sua gli armenti di Gerione. Ne
momento egli ricuperò la vista, della quale godè fino all’ultimo dei
suoi
giorni. 1791. Eritto. — Sul monte Emo in Farsagli
er vendicarsi della infedeltà di Venere, allorchè questa dea ebbe dai
suoi
amori con Marte, Ermione, avesse fatto presente q
ante di Clazomene, il quale fu tenuto in conto di un possente mago. I
suoi
concittadini credevano fermamente che l’anima di
se ragioni obbligato Leandro a nascondere la sua fiamma, alla quale i
suoi
genitori, per antiche inimicizie, non avrebbero m
o). 1819. Erseo. — Soprannome di Giove che a lui veniva dall’essere i
suoi
altari in luogo scoperto e generalmente circondat
lapio ebbe una moglie per nome Epione (che significa calmante). Fra i
suoi
molti figli i più conosciuti sono Macaone, Podeli
sua fede ad Ercole, promettendogli in ricompensa di tanto servizio, i
suoi
invincibili cavalli. L’eroe infatti combattè ed u
re vecchissimo pregò la sua amante Medea di porre in opera alcuno dei
suoi
possenti segreti onde Esone ringiovanisse ; e che
questa una delle dodici fatiche dell’eroe. — Vedi Ercole. Diodoro nei
suoi
scritti sull’antichità, confonde le Esperidi con
fatto di Edipo, il quale esiliato della sua patria, drizzò per caso i
suoi
passi verso Atene, si fermò nel tempio delle Eume
. A cura Di questo padre, Antigone, rimani Quanto in favor de’genitor
suoi
Altri mai fa, nulla stimar si dee. Sofocle — Edi
delitti più atroci, insanguinarono la terra. Saturno stesso divora i
suoi
figli, e detronizza suo padre Urano, usurpando co
ettuno. 1873. Eufiro. — Uno dei sette figliuoli di Niobe, ucciso, coi
suoi
fratelli, da Apollo a colpi di frecce. V. Niobe.
se. 1884. Eumolo — Fu uno dei figliuoli di Atreo, il quale insieme ai
suoi
due fratelli Melampo ed Aleone vengono soprannima
ceano e secondo la favola madre delle Grazie che furono il frutto dei
suoi
amori con Giove. 1890. Eunomo. — Fu un famoso mus
di abilatori di quel cieco soggiorno. Ma la potenza irresistibile dei
suoi
armonici concenti ; la celeste melodia ch’egli tr
ri mesi sulle deserte rive del fiume Strimonio, riempiendo l’aria dei
suoi
gemiti dolorosi, e chiamando e piangendo la cara
, prendendo, da questo fatto semplicissimo, argomento ad un altro dei
suoi
innumerevoli miti, racconta che essendo stata la
Esculapio. Al dire di Omero, egli era uno dei più belli principi dei
suoi
tempi e comandava i Cetei, popoli della Misia, i
di entrare in città, e facevagli comunicare per mezzo di un araldo i
suoi
ordini. Quando Ercole mori, Euristeo perseguitò p
ldo i suoi ordini. Quando Ercole mori, Euristeo perseguitò per fino i
suoi
discendenti. — V. Eraclidi. — La tradizione ripet
ere, doveva far giuramente di viver celibe per tutto il rimanente dei
suoi
giorni. 1907. Eurito. — Uno dei giganti che dette
ta Lacedemone per nome Eurota, mise in derisione cotesta credenza dei
suoi
soldati e poco curante dei fulmini e dei lampi di
rante dei fulmini e dei lampi di che era il cielo corrusco, schierò i
suoi
guerrieri in ordine di battaglia, ed appiccò la z
nome di Fovio, gli venisse per essere stato il primo ad insegnare ai
suoi
concittadini la maniera di prendere gli orsi vivi
stò la denominazione di cignala, per alludere forse alla laidezza dei
suoi
costumi. 1932. Falce. — Questo strumento era l’at
ontro gli dei che nella guerra coi giganti, avevano distrutti tutti i
suoi
figli, avesse partorito questa specie di mostro,
era questo il nome che si dava ad un Fauno, Il quale più sovente dei
suoi
compagni, prediceva l’avvenire, e dava persino de
quei singoli fatti che avevano relazione con la religione pagana, coi
suoi
misteri, colle sue feste, col culto onde venivano
affigurato cieco e con le ali, forse per dinotare che non riconosce i
suoi
amici quando s’innalza. 1956. Faula — Fu il nome
e. Dicea che insigne de’ Feaci nave, Dagli altrui nel redire ai porti
suoi
, Distruggeria nell’oscure onde, e questa Cittade
opa. Allorquando Giove rapì la bellissima giovanetta, Agenore mandò i
suoi
figli Cadmo e Fenice, in traccia di lei. Ma non a
stato cangiato in genio, fu da Venere adibito alla custodia d’uno dei
suoi
tempii. Fetonte era similmente il nome di quel fa
rtabile il dolore che le dilaniava i fianchi fecondi, portò a Giove i
suoi
lamenti, supplicandolo che la liberasse da tanta
izia che Augia voleva usare ad Ercole, con negargli la ricompensa dei
suoi
servigi. L’eroe sdegnato contro la slealtà del re
i dette a fuggire rapidadamente, facendo risuonare il monte Pelio dei
suoi
nitriti. Cosi Saturno a vista della moglie Diffo
sto nel crudel bivio di essere spergiuro, o di cagionare il danno dei
suoi
concittadini, credè di poter eludere la propria c
; imperocchè nel passare per l’isola di Lemnos, volendo far vedere ai
suoi
compagni di viaggio la potenza delle sue frecce c
ad acerbi dolori, e privo d’ogni umano conforto su quelle rocce ove i
suoi
lamenti e le sue grida suonavano vuote ed inutili
sue frecce ; e ciò fece l’astuto greco onde riaccendere l’ardire dei
suoi
, i quali scorati dalia morte di Achille, disperav
eobola per sposare la novella amante. Ben presto Idea prese in odio i
suoi
figliastri e per liberarsene li accusò a Fineo di
della perversa donna, credè alle sue parole e fece cavar gli occhi ai
suoi
due figliuoli. Ma gli dei sdegnati fecero per mez
suo avo all’istesso crudele supplizio che egli aveva fatto subire ai
suoi
innocenti figliuoli. La cronaca aggiunge che gli
gli Argonauti, avesse chiesto a Fineo la grazia di porre in libertà i
suoi
sventurati figliuoli ; ma che quegli avesse recis
liberò a viva forza Pandione e Plesippo, uccise Fineo e divise fra i
suoi
due figliuoli i domini di lui. 2022. Fiscoa. — Ne
avonio amico di Catone, lo avverti del riguardo che avevano per lui i
suoi
concittadini, ond’egli per non turbare la festa,
enitore, informato del fatto e conscio delle continue dissenzioni dei
suoi
figliuoli, vide nell’ accaduto, più un perfido as
ssassinio, che una dolorosa combinazione, mandò in perpetuo bando dai
suoi
regni Peleo, Telamone e, la stessa Pfammate. 2040
o capo dei popoli Flegiani, postosi alla testa di un forte stuolo dei
suoi
seguaci, costringeva tutti i passaggieri che tran
lle sfere Tal’ ella mostri, ch’ ove uscir si veda L’ eletto suolo, al
suoi
desir si ceda. Pindaro — Ode VIII trad. da G. Bo
e, dalla prigione ove Saturno lo aveva rinchiuso per impadronirsi dei
suoi
regni, per ricompensare il suo liberatore lo aves
ninfe accompagnata Equitanti per mezzo all’ aura bruna. Rischiarò de’
suoi
rai Infausta notte, quando Giulivi canti alzando.
iate intorno al trono di Plutone, in atto di attendere ansiosamente i
suoi
ordini, onde slanciarsi a straziare i colpevoli.
unone si alzò ad un tratto, e Alcmena fu immediatamente sollevata dai
suoi
dolori. L’ incauta Galantide dette in un forte sc
dall’ ignoranza, da poi che la Donnola porta quasi sempre in bocca i
suoi
piccoli nati, e cangia quasi continuamente di pos
he sull’ antichità, che allorquando uno dei sacerdoti galli moriva, i
suoi
compagni portavano il cadavere sulle spalle, e ge
ichissimi popoli della Germania, i quali al dire di Giulio Cesare nei
suoi
commentari, non avevano altre divinità che il Sol
ta a Febo ; (Tanto l’amico d’onorar gli piacque !) Che nelle foglie i
suoi
lamenti imprime : E doppio. ua Ai nel fior trovas
iamato Giano, che era appunto il figliuolo che Creuse aveva avuto dai
suoi
amori con Apollo, e lo adottò. Giano divenuto adu
mo intraprendente ed ardito, si pose alla testa di un forte stuolo di
suoi
seguaci, corredò una flottiglia, approdò in Itali
al suo tempio, una larga sorgente di acqua bollente, che travolse nei
suoi
gorghi gl’irrompenti nemici e gli fece tutti mori
iglianza di Giacinto fu amato da Apollo, il quale gli offerse tutti i
suoi
doni : vale a dire il suo arco, le sue freccie ;
apee, fu re di Getulja. La tradizione narra che egli avesse fatto nei
suoi
stati innalzare in onore del dio, suo padre, cent
monte Pelio, el o affidò alle cure di Chirone, il più saggio uomo dei
suoi
tempi. Questi prese cura dell’educazione di lui,
ura ; e la sua nobile e bella persona, la fierezza che traspariva nei
suoi
atti, la disinvolta eleganza dei suoi movimenti,
la fierezza che traspariva nei suoi atti, la disinvolta eleganza dei
suoi
movimenti, impressi di reale maestà. Forte di br
già, sebbene giovanetta, una famosa maga, avesse potuto sottrarre coi
suoi
incantesimi Giasone, ai molti pericoli che lo cir
droni del prezioso vello, e quindi, presa con sè Medea, s’imbarcò coi
suoi
compagni per alla volta della Grecia. Ritornato a
aveva un dito alla bocca e gli occhi bassi, come persona raccolta nei
suoi
pensieri. Sulle mura dei templi, e più segnatamen
iganti fossero figli della Terra, la quale per vendicare la morte dei
suoi
figliuoli Titani, sterminati dagli dei, li avesse
oli istesse Giacquer sepolti i corpi scellerati, Dal molto sangue de’
suoi
figli aspersa Che fatta fosse tiepida la Terra, È
tar più terrore fra gl’immortali, di quello che non facessero tutti i
suoi
formidabili compagni riuniti insieme. E narra ch
più grande da essi adoperata. Al dire del cronista Flegone, furono ai
suoi
tempi, rinvenuti in una caverna in Dalmazia, alcu
Gige. — Uno dei formidabili Giganti che insieme a Briareo ed a Cotto
suoi
fratelli, dettero l’assalto a Giove, scalando le
nifica oscuro ; perchè, secondo il citato scrittore, egli rinchiuse i
suoi
fratelli in un cupo antro, ove regnava perpetua l
i si liberò poco a poco di tutti coloro che potevano fare ostacolo ai
suoi
ambiziosi disegni ; fece morire lo stesso Candaul
endo che questi lo avrebbe divorato, a somiglianza di tutti gli altri
suoi
figliuoli, se Rea, non avesse dato al marito, inv
Terra, gli aveva annunziato ch’ egli sarebbe detronizzato da uno dei
suoi
figli. Però Rea, addolorata di veder distrutti i
zato da uno dei suoi figli. Però Rea, addolorata di veder distrutti i
suoi
figli, non appena dati alla luce, pensò di sottra
e avea divorati. Ciò fatto, sentendosi Giove forte dell’ appoggio dei
suoi
fratelli, pensò di detronizzare il padre, onde im
vincitore dall’ardua prova, Giove divise l’ impero dell’universo coi
suoi
fratelli, Nettuno e Plutone, dando al primo il re
sacrifizii che lo accompagnavano, erano sparsi universalmente come i
suoi
templi, i suoi altari, ed i suoi oracoli ; fra i
lo accompagnavano, erano sparsi universalmente come i suoi templi, i
suoi
altari, ed i suoi oracoli ; fra i quali i più fam
, erano sparsi universalmente come i suoi templi, i suoi altari, ed i
suoi
oracoli ; fra i quali i più famosi furono quello
ano sangue, gli valse lo sdegno di Giove stesso, e l’ odio di tutti i
suoi
contemporanei. della Molossa Gente ad un tale a
gli uomini : e finalmente l’aquila, che con le ali spiegate riposa a’
suoi
piedi, era l’emblema della supremazia di Giove, s
, Moderatore, Vittorioso, Onnipotente, Invincibile ecc. Come pure dei
suoi
innumerevoli soprannomi i più generalmente usati
arda poi la divisione dell’ impero dell’ universo, fatta da Giove coi
suoi
fratelli, Nettuno e Plutone, essa pure ha dato ra
ndeva persino sulle coste dell’ Africa, e che Giove avesse diviso coi
suoi
fratelli l’ immenso dominio, ritenendo per sè i p
he significa rotondo. 2165. Giuba — Re di Mauritania, il quale fu dai
suoi
sudditi venerato come un dio. Al dire di Minuzio
izie. Giove allora per mettere un argine al grave sconcio, creò i due
suoi
figliuoli, Eaco e Radamanto, giudici dell’Inferno
fiume Tereno, ove, al dire del citato scrittore, si vedeva ancora ai
suoi
tempi un altare di cui prendean cura i sacerdoti
imano V. Briareo — valse ad arrestare i rei disegni di Giunone, e dei
suoi
aderenti. Giunone perseguitò senza tregua non sol
cettro in una mano, e con una corona sul capo, irradiata di raggi. Ai
suoi
piedi riposava comunemente un pavone, suo uccello
va era l’agnella ; mentre il primo giorno d’ogni mese, s’immolava sui
suoi
altari una scrofa bianca. Si badava però con ogni
tradizione ci ripete che Giove, innamoratosi di lei, la richiese dei
suoi
favori ed ella aderì volentieri volentieri alle v
osità i più celebri eroi, onde onorare degnamente l’illustre nome dei
suoi
antenati. … . .e a me la vita Ippoloco donò, di
in Cariste, sua patria, nella contrada Eubea ; e dopo la sua morte i
suoi
concittadini gl’innalzarono un monumento eroico e
ativi per scioglierlo ; ma non essendone venuto a capo, temendo che i
suoi
soldati non avessero da ciò tratto cattivi auspic
penti nella sua casa e che sorpreso d’avere gl’inaspettati ospiti nei
suoi
domestici lari, egli avesse interrogati gli Arusp
è almeno l’opinione del citato scrittore ; quantunque altri cronisti
suoi
contemporanei, attestano che le Grazie venivano d
lia carissima ; ma Ulisse fu irremovibile nel suo volere, e forte dei
suoi
diritti, condusse seco Pelenope. Nel momento ch’e
aereo viaggio segui senza accidenti ; ma poi rassicurato dal vedere i
suoi
sforzi coronati di successo, e trasportato dalla
i fosse allevato. Anche Enea ebbe, secondo la cronaca tradizionale, i
suoi
natali su questa montagna, ove Venere, sua madre,
ntro di Apollo stesso. …… di quell’Ida io dico Che tra’guerrieri de’
suoi
tempi il grido Di fortissimo avea, tanto che cont
ano e madre della famosa Medea. Idia fu una delle più belle donne dei
suoi
tempi. 2241. Idmone. — Celebre indovino della cit
mi che il padre dispietato compisse il suo voto, e lo scacciarono dai
suoi
stati e lo costrinsero a ricoverarsi sulle spiagg
elle sue cronache che Idomeneo, caduta Troja, ritornò felicemente nei
suoi
stati, ove morì poco tempo dopo nella città di Gn
ato dolore, alle preghiere del vecchio genitore, si precipitò sotto i
suoi
occhi sul rogo del marito, per morire con lui. If
oprie figlie ridotte a così mal partito, proclamo un bando in tutti i
suoi
stati ; promettendo la mano di una di esse, all’u
mezzo ordinò un sacrifizio ad Ercole, onde placare questo dio, che i
suoi
popoli credevano loro nemico, e appena tornato in
edersi di acqua per la navigazione. Ila però non fu più rinvenuto dai
suoi
compagni, i quali ritennero ch’egli si fosse anne
o, e che Ercole discendesse dalla nave insieme a Telamone, e ad altri
suoi
compagni, per tagliare le legna sul monte Ida, on
eli vicissitudini della guerra, il piccolo Polidoro, prediletto fra i
suoi
figliuoli, lo mandò presso il genero Polinnestore
rasse presso Epalio, re dei Dorii, il quale essendo stato rimesso nei
suoi
stati da Ercole, accolse benignamente il figlio d
o di parentela e d’amicizia con Ercole prese a difendere gli Eraclidi
suoi
discondenti ; assegnò ad essi uno stabilimento ne
i discondenti ; assegnò ad essi uno stabilimento nell’Attica ; legò i
suoi
sudditi d’interessi e di relazioni con quelli ; e
va vincitore, Atreo, re dei Pelopidi, dovesse cedergli lo scettro dei
suoi
stati ; mentre se era vinto, gli Eraclidi non avr
nelle onde di quel fiume. Al dire di Tito Livio, si vedeva ancora ai
suoi
tempi un monumento consacrato a Giove Indigeto, o
gli arcani di quello e di squarciare il fitto velo che lo nasconde ai
suoi
occhi mortali. I primi popoli che formarono della
padre loro, a detrimento dei propri figliuoli, pensò di far morire i
suoi
figliastri, e per raggiungere con più sicu rezza
icu rezza lo scopo crudele, profittò delle superstiziose credenze dei
suoi
concittadini, e dette ai suoi tenebrosi maneggi,
ofittò delle superstiziose credenze dei suoi concittadini, e dette ai
suoi
tenebrosi maneggi, una tinta di religione. In que
o, sdegnato contro Ipernestra, per averla trovata ribelle agli ordini
suoi
, la fece trascinare in una orrida prigione, coll’
a Teseo, dopo di aver distrutta le Amazzoni a Temiscira, ed uccisi i
suoi
due fratelli Amico e Migdone. Egli portò ad Euris
aveva ricevuto promessa di soddisfare ad ogni sua richiesta a tre dei
suoi
desiderii. Infatti, Ippolito nell’ uscire dalla c
la sua elevata posizione, dominava la pianura ove Ippolito eseguiva i
suoi
esercizii equestri ; ed aveva così agio a vedere
i. Narra la tradizione, che Apollo, per vendicare la morte di uno dei
suoi
sacerdoti, avesse mandata la pestilenza nel campo
i, cedette a suo figlio Alete il comando dell’armata che avea sotto i
suoi
ordini, e si esiliò dalla città di Naupatto. Suo
chi, e l’uso dei papiri. Aggiunge la cronaca che dopo la sua morte, i
suoi
figliuoli dedicarono alla memoria di lui alcuni m
rchitetti Trofonio ed Agamede, un grande edifizio onde rinchiudervi i
suoi
tesori. 2327. Iringa. — Una delle figliuole del d
re uno degli amanti di Penelope e per la sua grande povertà, da cui i
suoi
concittadini trassero argomento al proverbio : Pi
itando il tiranno Tifone, e poscia si consacrò tutta al benessere dei
suoi
sudditi governando l’Egitto finchè il più grande
nessere dei suoi sudditi governando l’Egitto finchè il più grande dei
suoi
figli, chiamato Oro, non ebbe raggiunta l’eta mag
monie diverse. ………………. I popoli Etiopi che il sole illumina dei primi
suoi
raggi, e gli Egiziani, che sono i primi sapienti
Copto, entrato nel tempio di quella dea, durante la celebrazione dei
suoi
misteri, fu all’uscire, colpito da morte istantan
llorquando alcuno degli Issedoni perdeva il proprio genitore, tutti i
suoi
parenti gli portavano in dono gran numero di anim
to allora il principe contro Issione, lo scacciò ignominiosamente dai
suoi
stati. La tradizione mitologica prendendo argomen
detto Giapeto. Fu uno dei giganti che Giove fulminò per aver dato coi
suoi
compagni la scalata al cielo. V. Giapeto. Ivi Gi
di A.Caro. 2368. Jodama. — Madre del famoso Deucalione, che ebbe dai
suoi
amori con Giove. 2369. Jola. — Detto più comuneme
iberatrice, e all’ombra degli altari, affatto ignaro di chi fossero i
suoi
genitori, i quali restarono similmente ignoti all
e le braccia della divinità ; un fiore gli adorna il capo ; mentre ai
suoi
piedi è deposto un grosso corno marino, da cui es
adizione mitologica irlandese narra, che il diluvio sorprese Kapa e i
suoi
due compagni in un luogo chiamato Tuat-Imbir, e c
Matura e fu figlio di Vassudeva e della bellissima Devakì. Entrambi i
suoi
genitori discendevano dalla stirpe degl’ Indù. Na
che quella rinchiude filtri nelle vene della gigantessa che spira ai
suoi
piedi. Kansa allora ; non punto scorato nella sua
care in Roma. Però essendo morto improvvisamente il censore Flacco, i
suoi
contemporanei ritennero che quella morte fosse av
si credettero che l’ira che la dea avea fatta ricadere su di Oeneo, e
suoi
discendenti, si fosse placata. Le cronache dell’a
e Lico s’impossessò del trono. Dopo qualche anno però, morto Lico e i
suoi
figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono dei s
, morto Lico e i suoi figliuoli, i Tebani rimisero Lajo sul trono dei
suoi
avi. ….. In questa terra Laio, o Signor tenea di
cadde in potere del vincitore. Condotta innanzi a Demetrio, seppe coi
suoi
irresistibili vezzi innamorarlo in modo, che ben
i attiene il citato poeta, che avendo una tempesta gettato Ulisse e i
suoi
compagni, sulle spiagge di quell’isola, i seguaci
l quale promise il castigo dei colpevoli. Infatti allorchè Ulisse coi
suoi
seguaci abbandonò la Sicilia, la sua nave fu assa
sa tempesta, che a stento riuscì egli solo a salvarsi, mentre tutti i
suoi
compagni annegaroao miseramente. Lampezie avea si
zza di quella macchina e paventando un’insidia, cercò di persuadere i
suoi
concittadini ad opporsi a che il cavallo fosse in
feriva un sacrifizio nel tempio, con la sola compagnia di due bambini
suoi
figli, dalla vicina isola di Tenedo si videro str
dotali, mandò un ultimo grido terribile verso il cielo e spirò come i
suoi
figli nell’orrendo attorcigliamento. La morte di
suoi figli nell’orrendo attorcigliamento. La morte di Laocoonte e dei
suoi
figliuoli fu da tutti ritenuta come il castigo de
imponendole di tenere le redini del governo, fino a che il primo dei
suoi
figliuoli avesse raggiunta l’età maggiorenne. Lao
tata libidine di regno, avvelenò l’un dopo l’altro i primi cinque dei
suoi
figliuoli, temendo d’essere un giorno spogliata d
ome infrangibile. 2437. Lapiti. — Da un figliuolo che Apollo ebbe dai
suoi
amori con una giovanetta chiamata Stobia, figlia
, e chiese a Latino un piccolo angolo di terra, onde stabilirvisi coi
suoi
troiani. Il buon re accolse cortesemente l’illust
alleanza con Enea, e gli offrì la figliuola Lavinia in consorte. Ma i
suoi
popoli si opposero a questa lega ed obbligarono i
sua amante, cangiò quei crudeli in rane. Erodoto però asserisce, nei
suoi
scritti sull’antichità, che Latona altro non fu s
, il quale per le sue immense ricchezze godeva del primato su tutti i
suoi
concittadini, ebbe la temerità di volere a forza
cro di legno, con una faccia così contrafatta e sconcia, che appena i
suoi
occhi l’ebbero fissata, egli ruppe in un violento
inia, che ad un principe straniero. Poco tempo dopo infatti Enea, coi
suoi
trojani, approdò sulle spiagge del Lazio, ed ebbe
oglie di lui, temè che il giovanetto principe non avesse attentato ai
suoi
giorni, onde assicurarsi il possesso della corona
alla morte di Ascanio, epoca in cui risalì sull’antico trono degl’avi
suoi
, che poi ella trasmise ai suoi successori, non la
cui risalì sull’antico trono degl’avi suoi, che poi ella trasmise ai
suoi
successori, non lasciando ai discendenti di Ascan
renza era serbato. Si dicea che Latino esso re stesso Nel desiguare i
suoi
primi edifizi, Là’ ve trovollo, di sua mano a Feb
ovollo, di sua mano a Febo L’avea dicato ; e ch’indì il nome diede A’
suoi
Laurenti. Virgilio — Eneide — Libro VII trad. di
ualche ora dopo l’ eroica donna moriva, orribilmente straziata ; ma i
suoi
numerosi complici furono salvi perchè essa seppe
a, che offesa Temi per la morte della sfinge, e per vedere spiegati i
suoi
oracoli, mandò nelle campagne di Tebe un’ enorme
ormato da Vulcano, che ne fece un dono a Giove, il quale al tempo dei
suoi
amori con Europa lo regalò alla sua concubina. Co
ie. 2471. Leonidee. — Ad eternare l’invitto coraggio di Leonida e dei
suoi
trecento spartani, per la difesa del passo delle
orquando Ulisse giunse sulle spiagge della Lestrigonia, mandò due dei
suoi
seguaci verso il re del paese, per nome Antifate.
il quale non appena li ebbe raggiunti se ne mangiò uno, e chiamando i
suoi
Lestrigoni fece raggiungere l’ altro fuggitivo, o
’ orribile scena, lasciando su quel luogo di morte più della metà dei
suoi
compagni. ….. I Lestrigoni l’ udiro, E accorrean
a madre di lei, ritenuta anch’essa come una delle più belle donne dei
suoi
tempi. ….. Leucotea prole D’Eurinome la prima pe
morte la sua diletta, ma non avendo poluto strapparla dalle mani dei
suoi
carnefici, perchè il destino si oppose, asperse d
aduta la città di Troia, Ulisse ritornando in patria accompagnato dai
suoi
seguaci, fu assalito da una violenta tempesta e g
ia italiana, nel paese dei Bruzî, ove dopo molti pericoli, giunse coi
suoi
a prender terra a Temessa. Calmatisi gli spiriti,
uoi a prender terra a Temessa. Calmatisi gli spiriti, Ulisse offrì ai
suoi
compagni uno splendido banchetto, ove Liba si ine
neva l’oracolo temuto ; e l’irrequieta ombra di Liba lasciò in pace i
suoi
uccisori. Aggiunge la tradizione che trovandosi i
grano, di danaro e di vino che l’imperatore regnante aveva donato ai
suoi
popoli. 2501. Liberatore. — I poeti dell’ antichi
ettro in una mano, un berretto nell’ altra, e con un gatto disteso ai
suoi
piedi. Era accompagnata dalle due dee, dette Adeo
le lo spinse a far trucidare tutti gli stranieri che transitavano pei
suoi
stati. Si vuole che Giove stesso, viaggiando, fos
crope regnava in Atene ; e che sul principio del suo regno fu caro ai
suoi
popoli, che egli cercò d’incivilire. La città di
ti più accreditati del paganesimo, racconta che Licaone per indurre i
suoi
sudditi all’ osservanza delle sue leggi, avesse f
pretesto di fargli ammirare il magnifico panorama che si stendeva ai
suoi
piedi, precipitò con un urto violento il mal capi
o, e fu ucciso da Apollo, perchè essendo Lino il più bravo musico dei
suoi
tempi, osò vantarsi di suonar meglio di quel dio,
ad investigare il luogo ; e che quegli abitanti lunge dal far male ai
suoi
messaggeri, fecero loro assaggiare il liquore di
Ulisse, e l’araldo che egli aveva mandati a terra, e tutti gli altri
suoi
seguaci, che poi gustarono di quel frutto, non vo
Elleni un’efficacia attiva e benefica, e la resero, in quasi tutti i
suoi
punti, maestra dell’incivilimento delle generazio
che l’Europa abbia posseduto, indipendentemente dagli antichi. Fece i
suoi
studi nell’ Università di Oxford, e compiutili, s
ri nel 1256. Le sue cognizioni matematiche, affatto straordinarie pei
suoi
tempi, gli acquistarono grande riputazione. 35.
e successo agli studi seri ed alle arti dilettevoli, volle porgere ai
suoi
concittadini un saggio delle sue cognizioni matem
d’ Oxford. Mori l’ 8 novembre del 1674 nel 66. anno della sua vita. I
suoi
avanzi riposano a Clipplegate nel cimitero di San
cantarono cogli armoniosi suoni di lei l’esistenza della divinità, i
suoi
beneficii verso gli uomini, la necessità dell’ or
a pratica del bene. » Diremo loro che la poesia sarebbe spoglia de’
suoi
ornamenti senza la Mitologia. E difatti essa pers
e l’intendimento di questa scuola per poi discendere a distruggere i
suoi
errori(1) : Audace scuola boreal, dannando Tutti
iore dei figli di Urano, apparteneva l’impero del mondo, ma cedette i
suoi
diritti a Saturno dietro le preghiere di sua madr
l fratello Saturno non alleverebbe figli maschi ; e questi divorava i
suoi
figli a misura che nascevano. Tuttavia Rea o Cibe
ha gli stessi attributi di sua madre colla quale è soventi confusa. I
suoi
sacerdoti chiamati Coribanti ed anche Cureti le r
ispargere profumi sul fuoco sacro che si manteneva contínuamente ne’
suoi
templi. Il pino è la pianta che le si consacrava.
si del trono Giove sposò sua sorella Giunone e divise l’impero co’due
suoi
fratelli Nettuno e Plutone, cedendo al primo il r
i Egizi lo chiamavano Giove Ammone. Gli altri nomi erano tratti o da’
suoi
attributi o dai luoghi da esso abitati. Quello di
a, dicono che Saturno fu re di Creta ; che fu spogliato del regno da’
suoi
figli com’egli ne aveva privato il padre suo ; ch
le donne costumate, e quelle di cattiva vita non potevano entrare ne’
suoi
templi. Sua messaggiera e ministra era Iride figl
primizie de’ frutti e v’era pena della vita per chi avesse sturbato i
suoi
misteri. Se le sacrificava il porco. Cerere si ra
si offriva il toro, il verro, l’ariete e qualche volta il cavallo. I
suoi
sacerdoti si chiamavano Salici. Fabbricaronsi mol
r la soverchia sua deformità ed ebbe un numero infinito d’amanti. De’
suoi
amori con Marte da cui ebbe Cupido se n’è già par
i marini, or sopra un cocchio tirato da due cigni o da due colombe. I
suoi
biondi capelli sono ornati da una corona di mirto
suoi biondi capelli sono ornati da una corona di mirto e di rose. Da’
suoi
occhi traspira la più viva gioia, le siede su le
nuamente alla caccia, e non abitava che nelle selve, accompagnata da’
suoi
cani. Fu sempre gelosa della sua bellezza e degli
ora natante e ch’egli poi rese ferma, e che ivi diede alla luce i due
suoi
figli. Apollo Il primo uso che Apollo
lle volte degli agnelli ed anche un toro. La palma e l’alloro erano i
suoi
alberi favoriti. Tra i fiori erano a lui consagra
pro, il giacinto, ecc. I giovani giunti alla pubertà consacravano ne’
suoi
templi la loro capigliatura, come le giovani depo
padre, al levare del quale doveva ogni giorno trovarsi per ricevere i
suoi
comandi, li serviva tutti con uno zelo infaticabi
veva cura di tutti i loro affari. Onde potesse velocemente eseguire i
suoi
ordini Giove gli aveva attaccate le ali alla test
te. Giove che non poteva violare il suo giuramento comparì armato de’
suoi
fulmini, e Semele, semplice mortale, restò arsa c
e vollero opporsi allo stabilimento del suo culto, trionfò di tutti i
suoi
nemici e di tutti i pericoli cui l’esponeva l’odi
giorno di festa solenne consacrata a Bacco. Questo Dio fu accolto ne’
suoi
viaggi cortesemente da Mida re di Frigia ed avend
i vino ; si raffigurava delle volte colle corna in testa ; perchè ne’
suoi
viaggi si era coperto sempre della pelle di un ca
o di Giove e di Giunone. Nacque egli così deforme, che appena nato, i
suoi
genitori lo precipitarono dal cielo, e cadendo ne
nferno Plutone figlio di Saturno e di Reà, salvato come gli altri
suoi
fratelli, ebbe in parte l’impero dell’inferno nel
si medesimi. La moneta posta in bocca al defunto indicava che tutti i
suoi
creditori erano soddisfatti, giacchè gli rimaneva
dipinge come brava cacciatrice, dotta avvelenatrice, che fa prova de’
suoi
veneficii cogli stranieri, avvelena il proprio pa
sta guisa stando sedute intorno al trono di Plutone, attendono esse i
suoi
ordini con un’impazienza che mostra tutto il loro
i stelle diceasi abittue l’Inferno colla Morte, col Sonno e coi Sogni
suoi
figli. La morte è la più implacabile tra le Dee.
suo tempo. Avendo occupato l’istmo di Corinto, infestava l’Attica co’
suoi
latrocinii e schiacciava col peso di enorme sasso
silo. Abbandonato da tutti si rivolse a Giove il quale ebbe pietà de’
suoi
rimorsi e per consolarlo della tristezza in cui t
i. Giove in riconoscenza lo avrebbe scelto unitamente a Gige e Cotto,
suoi
fratelli, per servirgli di guardia. Pretendesi da
. Oltre l’esser stato padre di Pane dicesi che fosser pur anche figli
suoi
le tre Parche, il serpente Pitone ed il Cielo ste
paventare chi cercava di avvicinarlo. Comparve in forma di spettro ai
suoi
figli Tmolo e Telegone giganti crudelissimi, e fu
i rado in pubblico e soltanto a certe ore determinate passeggiava co’
suoi
cortigiani. Facile e pronto di spirito, sapeva tr
tto un Dio marino figlio di Nettuno perchè era possente sul mare, e i
suoi
sudditi, popolo marittimo e dedito alla navigazio
ol capo circondato di nuvole, e stillante acqua da tutte le parti de’
suoi
vestimenti ; si mette anche seduto nella caverna
zza ; la Ricchezza e l’Indigenza, il Despotismo e la Schiavitù sono i
suoi
seguaci, e le cammina sempre dinanzi la Sicurezza
i uomini di vestire da donna, ed alle donne di abbigliarsi da uomo. I
suoi
seguaci correvano di notte in maschera al chiaror
nistri di questo potente Dio erano le Parche incaricate di eseguire i
suoi
ordini. Si rappresenta cieco col globo celeste s
si applicò con molta saggezza nell’amministrare con tanta giustizia i
suoi
popoli, che fu sempre dappoi riguardata come Dea
tanza si scorge la Carità che fugge con un fanciullo nelle braccia. I
suoi
sacerdoti celebravano la sua festa correndo gli u
all’astronomia, aveva predetto quel calore immenso che ebbe luogo ai
suoi
tempi e che desolò il suo regno. Vittoria
l castigo dei colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li puniva. I
suoi
castighi erano severi, ma giusti, e niuno potea s
. I suoi castighi erano severi, ma giusti, e niuno potea sottrarsi ai
suoi
colpi. Questa divinità sovrana dei mortali, giudi
ettro d’oro per comandare a’ flutti ; dall’ altra teneva sovr’uno de’
suoi
ginocchi il piccolo dio Palemone suo figlio attac
i sediziosi venti e le nere tempeste fuggire. I Tritoni conducevano i
suoi
cavalli, e ne reggevano le dorate redini. Una gra
osciuta, se ne ritornò colle Nereidi. Alcuni dicono ch’essa gittava i
suoi
figli in una piccola vasca d’acqua calda, per pro
o Saronico al braccio di mare dove Sarone annegò e desso fu messo da’
suoi
popoli nel numero degli Dei del mare, e divenne i
ostr’era. Fece edificare molte città. La sua giustizia e l’ amore pe’
suoi
sudditi, che lo risguardavano come il favorito de
alla quale ebbe parecchi fanciulli. Si rendette formidabile a tutti i
suoi
vicini e fece delle conquiste nelle isole poco di
gli estinti, abbia fatto costruire questo edificio per rinchiudervi i
suoi
tesori che, in forza di potenti talismani, erano
la famiglia di Eretteo sesto re di Atene, fu l’uomo più ingegnoso de’
suoi
tempi e vuolsi che fosse allievo di Mercurio. Egl
ce, erano come automati che si credevano animati. Dedalo aveva fra i
suoi
allievi un nipote per nome Ascalo, noto anche sot
fu tanto meglio accolto, quanto che la fama vi avea fatto conoscere i
suoi
rari talenti. Minosse II che regnava allora in Cr
i parte inferiore terminava in una specie di rabesco, descrivendo coi
suoi
giri allungati un tronco e le radici di un albero
Sirene, e avvertito da Circe, turò colla cera le oreochie di tutti i
suoi
compagni, e si fece pei piedi attaccare e per le
ncantato dai dolci suoni delle Sirene, avesse egli voluto fermarsi, i
suoi
compagni, aventi le orecchie ben chiuse, lungi da
i suoi compagni, aventi le orecchie ben chiuse, lungi dal secondare i
suoi
desiderii, a norma dell’ordine che avevano da lui
se che gli facevano, di insegnargli mille belle cose, che fè cenno a’
suoi
compagni di scioglierlo, loochè essi furono guard
icoso, si presentò ad Euristeo, sotto i cui ordini dovea imprendere i
suoi
combattimenti e le sue fatiche per la sorte della
sarebbe posto nel rango degli Dei allorchè avesse compiuto i gloriosi
suoi
destini. Giunone eccitò contro di lui Euristeo. Q
itò incessantemente ed ebbe cura di occuparlo bastantemente fuori dei
suoi
stati onde togliergli i mezzi di sturbare il suo
legato ad Euristeo. 9.° Vinse Diomede re di Tracia il quale pasceva i
suoi
cavalli di carne umana facendo loro divorare prin
o di Cadice. Questi era un gigante con tre corpi che faceva pascere i
suoi
buoi con carne umana. Per custode delle sue mandr
ltro che il sole. L’universalità del culto di Ercole, l’antichità de’
suoi
templi di Fenicia, di Egitto, quivi innalzatigli
in onore del medesimo Ercole eretti i quali segnavano il termine dei
suoi
viaggi in oriente. Tali colonne e tali altari ser
e marito di Pirra figlia di Epimeteo e di Pandora. Gli Dei fecero ai
suoi
dì perire tutti gli uomini con un diluvio univers
lontanarlo dalla sua corte. Finse Polidete di voler dare un pranzo ai
suoi
amici purchè ciascuno dei convitati gli facesse d
in Etiopia ove arrivò nel momento in cui Andromeda stava per finire i
suoi
giorni divorata da un mostro marino colà mandato
in sasso lo stesso Acrisio che volevagli contrastare il passaggio pe’
suoi
stati. Posto sul trono Ditti fratello di Polidete
ui prese il nome di mar Egeo ora Arcipelago. Ribellatisi finalmente i
suoi
sudditi contro di lui e vedendosi disprezzato dag
dagli Ateniesi, Teseo si ritirò a Sciro per finirvi tranquillamente i
suoi
giorni in una vita privata, ma il re Licomede gel
ore che ignorava la qualità del rapitore, ordinò a Cadmo e agli altri
suoi
figli di andarne in traccia per ogni parte e di n
re la sua riconoscenza agli Dei con un sacrificio. A tal fine mandò i
suoi
compagni a cercare acqua in un vicino bosco consa
ri danzavano ; poetiche esagerazioni per dinotare o la perfezione de’
suoi
talenti, oppure l’arte mirabile ch’ei seppe porre
to le prime lezioni di teologia iniziandolo ai misteri di Bacco, ed i
suoi
diversi viaggi in tal guisa in questa scienza lo
ffinchè il misero padre occupato a raccoglierle ritardato venisse ne’
suoi
passi. Giunsero alla corte di Alcinoo re dei Feac
astore e Polluce, Ercole, Enea, Giasone, Achille e molti altri furono
suoi
discepoli. Achille fu quegli per cui si pigliò, c
Centauro soffriva acerbi dolori, per cui pregò Giove di porre fine a’
suoi
giorni. Il padre degli Dei, tocoo dalla sua sciag
ni per andar in cerca di quel giovinetto da esso molto amato. Anche i
suoi
compagni non poterono consolarsi per tal perdita
nicato la prerogativa di traversare l’aria, e Nefele lo aveva dato ai
suoi
figli per sottrarli all’orribile sacrificio che l
ieva con cortesia i viandanti e custodiva le strade. Giano insegnò ai
suoi
popoli le divisioni dell’anno, l’uso delle barche
tivi per isciornelo : ma non avendo potuto riuscirvi, e temendo che i
suoi
soldati ne traessero cattivo augurio : Non import
ambidue favorevolmente, ed offrìloro il suo potere per appoggio ed i
suoi
stati per asilo. Edipo si ricordò un oracolo d’Ap
mendonte e Partenopeo caddero anch’essi estinti ; e Adrasto perduti i
suoi
capitani e gran parte delle sue genti dovè tornar
uscite che essa perfettamente conosceva. Edipo la forzò fin ne’propri
suoi
trinceramenti e la fece morire. Pelope, Atreo,
Ippodamia ed il regno. Egli si rese ben tosto formidabile ai principi
suoi
vicini ; estese il proprio dominio sopra tutta l’
ste s’impadronì del regno d’Argo e fu sua prima cura di allontanare i
suoi
pronipoti Agamennone e Menelao. I due giovani pri
per le sue conquiste e per la morte di Tieste, che gli aveva ceduti i
suoi
diritti, signore di Argo ed il più potente princi
to l’uccisore di Atreo che era suo cugino per vegliare al governo de’
suoi
stati. Invaghitosi della regina, gli riuscì di se
ani ; si aggiunsero ad essi Antenore re di una parte della Tracia co’
suoi
figli, Mennone re dell’Etiopia, Sarpedonte re di
e smisurati serpenti venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due
suoi
figli, e mentre erano i Troiani atterriti da tal
me traditor della patria. Omero però lo dipinge come uno de’ migliori
suoi
difensori, e fattolo venire alle mani prima con A
ii. Alessandro entra nel tempio di Giove Ammone e lascia alla porta i
suoi
cortigiani e financo il suo caro Effestione. Ves
ui solennemente portavasi da sacerdoti, e da’ segni che ella dava coi
suoi
movimenti, i sacerdoti interpretavano le risposte
. Col tratto del tempo in un giorno d’ogni mese, il Dio pronunciava i
suoi
Oracoli, i quali non si rendevano tutti nella ste
so di cui facevano uso i sacerdoti nei sacrifici. Ogni tempio aveva i
suoi
Sacerdoti, e molti di questi eran distinti con no
Giove, andavano a consultarlo, ma senza poter mutare gl’ inesorabili
suoi
decrèti. E qualora questi decreti fossero la cons
no scoprì la frode ; laonde per non vedere esclusi dal trono i Titani
suoi
figli, mosse guerra a Saturno, lo vinse, e lo imp
dell’ Europa che furono i primi ad essere abitati e inciviliti : ed i
suoi
figliuoli hanno lasciato più fama del padre. Poic
rra si spalancò al colpo del suo scettro, ed egli trasse la preda nei
suoi
tenebrosi dominii. La tenera fanciulla ed innoce
eto ; poichè la Terra (25) moglie di Celo (25) per vendicare i Titani
suoi
nipoti precipitati da Giove nel Tartaro, gli fece
Saggi politici.) 73. Simulando Giove di voler ricolmare anch’egli dei
suoi
doni Pandora, le regalò un vaso chiuso, con l’ord
bbe uno in Roma erettogli da Romolo ; e moltissimi altri per tutto. I
suoi
tre Oracoli (667) principali erano quelli di Dodo
ato da Plutone (213), che malvolentieri vedeva ritorsi da Esculapio i
suoi
morti, fulminò il medico temerario che troppo si
venture d’Apollo placaron Giove, che gli rese la divinità con tutti i
suoi
privilegj, e lo destinò a diffondere la luce sull
eguirlo occultamente e nascondersi in una folta macchia per ispiare i
suoi
passi. Cefalo, [ILLISIBLE]ssato dalla stanchezza
opravvesta di scarlatto con certi trinci e groppi che imitassero quei
suoi
riverberi nelle nugole, quando è vermiglia. Dalle
per effetto di stolto orgoglio vantarsi con tutti e continuamente de’
suoi
celesti natali ; quasichè l’avere Apollo per padr
ne a contesa di natali con Epafo (90), figliuol di Giove, e con altri
suoi
folli compagni ; e vantando, secondo il solito, l
idiscono le campagne. 119. La terra, adusta fin nelle viscere, alza i
suoi
gemiti a Giove (63), ed egli, per impedire l’ulti
laghi, Amabil sire é il cigno ; e coll’impero Modesto delle grazie i
suoi
vassalli Regge ; ed agli altri volator sorride, E
on la sua lira spezzato il capo al maestro. 122. Apollo pronunziava i
suoi
oracoli (667) in Delo, in Pataro, in Claro, in Te
(402 e seg.) stabilì i giuochi Pitii ; ed uno sul monte Soratte ove i
suoi
sacerdoti camminavano a piedi nudi sui carboni ac
gliavano d’assalto Priene sua patria, fu stimolato a porre in salvo i
suoi
averi ed i suoi scritti, ed egli partendo a mani
to Priene sua patria, fu stimolato a porre in salvo i suoi averi ed i
suoi
scritti, ed egli partendo a mani vuote rispose, i
in gran pregio la verecondia, e cangiò in cervo e fece inseguire dai
suoi
cani il cacciatore Atteone (aktè, sponda, gr.), c
e dell’ Oriente dove è posta l’ India, e illumina successivamente co’
suoi
raggi tutto l’universo. 152. Dopo il ritorno dell
e svolge ampiamente il concetto della Venere genitrice, dichiarando i
suoi
pregi ed il suo potere. Vediamone la elegante tra
ea, sperdi dal cielo All’apparir tuo primo ; a te sommette I giocondi
suoi
fior l’industre terra, T’arridon le marine, e ser
o. » Psiche, credula e insospettita, diventò impaziente di chiarire i
suoi
dubbi ; e il giovine incognito, saputi i consigli
» E si chinava su lui avidamente per contemplarlo, non badando che i
suoi
moti facessero pendere la lucerna ; sicchè una go
; poichè hai dubitato, tu sei colpevole verso l’ Amore, e indegna dei
suoi
beneficj. Amore non vuole diffidenza nè sospetti
glio Del Sonno, a cui le rose Amor sacrava Perché in silenzio i furti
suoi
chiudesse ; E si gli additi in aurea nube il sogn
one, il Candore sopra la fronte ; la Timidezza temperava l’ardore dei
suoi
sguardi ; il Sorriso animava con eloquenza le lab
erenice, sposa di Tolomeo Evergete re d’ Egitto, le offerse in voto i
suoi
capelli bellissimi, implorando ch’ei tornasse inc
le seducenti delizie terrene che rapiscono l’uomo, lo distraggono dai
suoi
doveri, e lo spingono a lacrimevol ruina tostochè
(568), ammonito da Circe (575), turò con cera le orecchie di tutti i
suoi
compagni, e fece legare sè medesimo all’albero mæ
così chiamata in onor della madre. Siccome la peste aveva spopolato i
suoi
stati, così ottenne dal padre che le formiche div
osì ottenne dal padre che le formiche diventassero uomini, e dette ai
suoi
sudditi il nome di Mirmidoni (92). Vi governò poi
la Rabbia, il Pallore e la Morte : in una parola ecco il rimorso co’
suoi
tormenti a’ quali niun colpevole può sottrarsi :
, Diana (138) nei boschi. Era fama che Ecate profondesse ricchezze a’
suoi
adoratori, gli accompagnasse nei loro viaggi, e d
feo, Icelo e Fantaso, e gran quantità di sogni, che tutti questi sono
suoi
figliuoli. I sogni siano certe figurette, altre d
rfetti. » (Vasari, loc. cit.) 241. Il Sonno (240) aveva anch’esso i
suoi
figli, ed erano i Sogni dei quali due o tre si di
ante in cielo, Tonar quaggiuso e folgorare a prova. Questi su quattro
suoi
giunti destrieri, La man di face armato, alterame
ori. Folle ! che con le fiaccole e co’ bronzi, E con lo scalpitar de’
suoi
ronzini, I tuoni, i nembi e i’folgori imitava Ch’
onativi promessigli per isposarne la figlia Dia ; ed esso gl’involò i
suoi
cavalli. Issione, dissimulando lo sdegno, chiamò
brati nello stesso giorno ; ma Danao, saputo dall’oracolo che uno dei
suoi
generi Io avrebbe detronizzato, ordinò alle figli
Quei che frode Hanno ordito ai clienti ; i ricchi avari, E scarsi a’
suoi
, di cui la turba è grande…. Tutti, che brutte ed
r disperse in pochi istanti. È cieco, per indicare ch’egli dispensa i
suoi
tesori a caso, tanto ai buoni quanto ai cattivi.
i lo adoravano sotto forma di una lancia confitta in terra.56 260. I
suoi
dodici sacerdoti istituiti da Numa eran detti Sal
ruttanti dai vulcani parevano uscire dalle sotterrance fornaci. Erano
suoi
garzoni i Ciclopi (Kyklos, circolo, ops, occhio,
(Petrarca, Parte I, Son. XXVI.) Sterope, Bronte e Piragmone erano i
suoi
più assidui lavoranti. — Questi Ciclopi furono pr
la perfetta bellezza di Venere non potesse cadere sotto la sferza dei
suoi
motteggi, ma egli trovò materia di biasimo nei co
ersona. Non aveva nè tempio, nè sacerdoti, nè sacrifizj di vittime. I
suoi
adoratori lo invocavano e prima e dopo il pasto,
te di fuoco, ed è in atto di sferzare con sanguinoso staffile. 288. I
suoi
sacerdoti, chiamati Bellonarj, ne celebravano le
e bernoccoluto e con la bocca ridente che arriva fino agli orecchi. I
suoi
capelli sono arruffati, e la barba incolta. Gli s
ua o Fatuella quand’era animata da ispirazione divina, e prediceva ai
suoi
contemporanei il futuro. Quindi il suo nome fu da
me e di Silvani Fur compagni di Febo. Infra le Muse Scherzar ne’fonti
suoi
vedeali Imetto, E ne’suoi colli il Tebro. Oggi, l
agna, gr.) proteggevano le montagne, e solevano accompagnar Diana nei
suoi
viaggi e nelle sue cacce. Queste ninfe insieme co
spesso per manto una pelle di cane. Ciascuna famiglia romana aveva i
suoi
propri Penati, e li portava seco ad ogni variar d
n difesa ancora. Ma dovendo cader, le sue reliquie Sacre, e gli santi
suoi
numi Penati A te solo accomanda, e tu li prendi P
n carro tirato da quattro cavalli ciechi al par di lei, e schiaccia i
suoi
adoratori, e ogni dì muta favoriti e ministri. Il
e prime creature lieta Volve sua spera, e beata si gode. In Italia i
suoi
tempj più famosi erano ad Anzio, città del paese
invidiosi, gl’ingrati, gli orgogliosi, gli spergiuri e gl’ inumani. I
suoi
gastighi erano rigorosi ma giusti, e gli stessi r
vede appoggiata ad un leone, simbolo della forza che deve sostenere i
suoi
giusti decreti. Prima del diluvio di Deucalione a
oichè davasi questo berretto agli schiavi messi in libertà. Gli altri
suoi
attributi sono uno scettro od una bacchetta chiam
onno chiude le sue pupille. Ogni evento felice l’affligge o sveglia i
suoi
sdegni ; destinata a patire ed a far patire, ella
rso il tempio dell’Immortalità e della Memoria a scolpirvi i nomi dei
suoi
adoratori. Quando il fulmine ruppe le ali alla st
ulla fronte maestosa, Figlia della virtù, nobil fierezza, Che i tardi
suoi
timidi amici sprezza. Era costei la più lucida De
e le loro mani ; e le facevano molte offerte, ma senza macchiar mai i
suoi
altari col sangue delle vittime. Sul rontespizio
gliosa bellezza ; ma ne andava tanto orgogliosa, che Minerva cambiò i
suoi
capelli in serpenti, e insieme con le sorelle che
l numero, quando si rammentò della sua arme fatale, e il rapitore e i
suoi
compagni diventarono pietre. L’eroe, vittorioso d
to gigante con tre teste, tre corpi e sei ali, che faceva custodire i
suoi
greggi da un cane con due teste, e da un drago co
e, e da un drago con sette. Dicono anche di lui che facesse nutrire i
suoi
bovi con la carne umana ; e sotto le forme di que
guisa di scorpion la punta armava. Ercole uccise Gerione e tutti i
suoi
sgherri, e gli tolse i bovi. 380. Augia, re dell’
i questa perfidia, si apparecchiava ad abbandonare il paese, quando i
suoi
tori passando in vicinanza della caverna comincia
non men che caro, Sacro è pur anco : il genitor, la madre, E i figli
suoi
, questo è d’Admeto il sangue : Or, qual di questi
tà in preda alla confusione. Vi si era rifugiata Medea (454), che pe’
suoi
delitti aveva dovuto fuggir da Corinto, e governa
eva al fianco ; e scoperti i perfidi disegni di Medea, la scacciò dai
suoi
stati. 407. Poichè Teseo fu dichiarato erede del
vendetta di Nettuno (185) che gli aveva promesso d’ esaudire tre dei
suoi
voti. Ippolito, salito sopra il suo carro, abband
, e si ritirò nell’ isola di Sciro, proponendosi di finirvi in pace i
suoi
giorni nelle dolcezze della vita privata. Ma Lico
ell’ isola, mosso da gelosia per la fama dell’ eroe, o istigatovi da’
suoi
nemici, lo fece assalire a tradimento e dirupare
, gloriosissima impresa e piena di rischi, promettendo di rendergli i
suoi
stati qualora tornasse vittorioso dalla Colchide
isele di sposarla. Medea, che era esperta nella magia, addormentò co’
suoi
incantesimi il drago, e spianò a Giasone la via a
i quella colpevole avventuriera bastarono per rivendicare a Giasone i
suoi
stati, perchè i figliuoli di Pelia li ritennero c
onia, di dove Arione passò a Corinto anche prima che vi giungessero i
suoi
nocchieri. Periandro, saputa la loro perfidia, se
questa città col suono della sua lira. 486. La favola aggiunge che i
suoi
compagni nell’andare a prendere l’acqua dalla fon
agognare la libertà e la repubblica. 506. Polinice, per far valere i
suoi
diritti, eccitò le armi di tutta Grecia contro il
lope, figlio di Tantalo (250) re di Lidia, costretto ad abbandonare i
suoi
stati a motivo di un terremoto, si rifugiò in Gre
l’ Asia Minore, fondata parecchi secoli avanti l’era volgare, sotto i
suoi
re, che furono Dardano, il fondatore, Erittonio,
) nel giudizio della bellezza. 520. Ma Venere (170) protesse sempre i
suoi
diletti Trojani, e talora trasse anche Giove nel
di Troja, e capo dell’esercito trojano, Ettore (591) e Paride (597),
suoi
figli : Laocoonte (605) ; Reso (570) re di Tracia
e che il codardo rapitore d’Elena prese la fuga). Tornato in Troja, i
suoi
compagni ed Elena stessa gli rinfacciarono la sua
tenda del Pelide. Egli allora sdegnatone all’ estremo si ritrasse ne’
suoi
alloggiamenti deliberato avendo di non voler più
oglie, dovè fuggire e ricoverarsi presso Dauno re d’Illiria, dove co’
suoi
compagni fu cangiato in airone. Pare che questa f
terza allor regnava. Ma fu tanto utile ai Greci per la saviezza dei
suoi
consigli, da far dire ad Agamennone, che se avess
. Corso il magnanimo fra mille spade, E i giorni a Nestore comprò co’
suoi
; Quindi l’ annovera tra i figli eroi L’antica et
ericolo, fece voto a Nettuno (185 che se gli concedeva il ritorno nei
suoi
stati, gli avrebbe immolato il primo vivente che
più servire ad un re tanto iniquo ; e l’obbligarono ad abbandonare i
suoi
stati ; laonde si rifugiò sulle coste della grand
ose in vigore nella nuova città le savie leggi di Minosse, e perciò i
suoi
sudditi molto l’onorarono dopo morte. Ajace.
i assalirono all’improvviso, uccisero Reso nel sonno, ed involarono i
suoi
cavalli prima che potessero abbeverarsi alle acqu
atiche d’un assedio che durò dieci anni, prima di poter ritornare nei
suoi
stati dovè ancora lottare per altrettanto tempo c
più possente fra loro, lo rinchiuse nella propria caverna con tutti i
suoi
compagni per farne lauto pasto. 573. Ulisse per s
ccecò il solo occhio che aveva in mezzo alla fronte ; indi comandò ai
suoi
compagni d’aggrapparsi sotto il ventre dei capron
tri ove stavano rinchiusi i venti contrarj alla sua navigazione. Ma i
suoi
compagni, vinti da indiscreta curiosità, apersero
Sole. Questa Dea, sendo esperta nella magia, usò tutto il potere de’
suoi
incantesimi contro lo scaltro re d’Itaca e contro
l potere de’ suoi incantesimi contro lo scaltro re d’Itaca e contro i
suoi
compagni, perchè non le uscissero dalle mani. Tra
del medesimo Dio obbligò Circe a restituire le primiere sembianze ai
suoi
compagni, indi si riconciliò con lei, e trovò il
per la sospirata isola d’Itaca, e fu gran ventura se tanto egli che i
suoi
compagni poterono resistere, come già narrammo, a
ava, tesseva la lana, lavava la biancheria, le sue vesti e quelle dei
suoi
fratelli ; e Minerva, Dea delle arti, vegliava su
bucato ; e quel giorno v’andò con le compagne per lavare le vesti de’
suoi
fratelli. Intanto che il sole le asciugava, Nausi
buona accoglienza annunziando all’ospite ch’ei farà allestire uno dei
suoi
migliori navigli perchè lo conduca ad Itaca. Ulis
i e doviziosi regali. Nausica lo accomiatò col più tenero addio, ed i
suoi
occhi seguirono per lungo tempo la nave. L’ eroe
Itaca dopo un’ assenza di venti anni. 579. Siccome parecchi principi
suoi
vicini, che lo credevano morto, erano andati a fa
ella bolgia dei frodolenti, fa palesare a lui stesso il vero fine dei
suoi
viaggi, e gli fa narrare in altro modo l’ esito d
cchi e tardi, Quando venimmo a quella foce stretta Ov’Ercole segnò li
suoi
riguardi,106 Acciocchè l’ uom più oltre non si m
per far credere che gli fosse stata data da Priamo (587) ; tantochè i
suoi
stessi soldati gli si levarono contro e lo lapida
; rifabbricò la città ruinata da Ercole (368), e rese floridissimi i
suoi
stati ; ma il rapimento d’Elena (601) commesso da
riamo, scampò da morte per cadere in misera schiavitù, nelle mani dei
suoi
nemici. Ulisse, dopo averla lungamente cercata, l
atta ed errante fra i sepolcri de’suoi figliuoli periti tutti sotto i
suoi
occhi. Presala seco, la menò alla corte di Poline
Tracia, al quale Priamo aveva dato in custodia Polidoro il minor dei
suoi
figli, con immensi tesori, ed ella trovò sulla sp
chille, e singhiozzando La tremenda baciò destra omicida Che di tanti
suoi
figli orbo lo fece… Achille stupì a quella vist
. ……….. E gli angui S’affilàr drittamente a Laocoonte ; E pria di due
suoi
pargoletti figli Le tenerelle membra ambo avvinch
e nei Campi Elisi (216) gli eroi trojani e suo padre, dal quale udì i
suoi
futuri destini e quelli della sua posterità. 614.
glio Ascanio, che fabbricò la città d’Alba-lunga ; e quindi i posteri
suoi
in numero di quattordici regnarono sul paese lati
rare un figliuolo, senza bisogno di pigliar moglie. Furono esauditi i
suoi
voti ; e dalla pelle del bove che aveva ucciso na
ritar tempio ed altari più giustamente di lei. 631. Latona commise ai
suoi
figliuoli la vendetta di tanta offesa ; laonde Ap
e non potè fare altro che sciogliersi in lacrime sopra i cadaveri de’
suoi
cari figliuoli ; e tanta era la sua immobilità ch
pubblica di Firenze vedonsi le statue che rappresentano la Niobe ed i
suoi
figliuoli, opere attribuite a scalpelli greci ; m
egnale : Ippomene si slancia il primo, e accortamente lascia cadere i
suoi
tre pomi d’ oro l’ uno a qualche distanza dall’ a
arrano che il gelso restasse tinto dal sangue dei due amanti, e che i
suoi
frutti cominciassero allora a nascere vermigli in
ma torre di dove Ero, già turbata da tristo presentimento, spingeva i
suoi
sguardi ora sulla superficie delle acque, ora sop
il suo fratello minore che era già vecchio, ed al quale narrò i casi
suoi
. Divulgatasi la fama di questo miracolo in tutta
a, e da ogni parte accorrevano gli uomini a consultarla, essendochè i
suoi
oracoli ottenevano venerazione presso i Romani co
ua tutela ; ed anche senza tale estremo bisogno, la patria adottava i
suoi
figli e provvedeva alla loro educazione ed alla f
oria riportata ai giuochi Olimpici, condusse un giorno in Olimpia due
suoi
figliuoli, i quali concorsero, e meritarono la co
carro tirato da sci cavalli, banchettava un giorno in una grotta coi
suoi
amici, quando ne cominciò a franare la volta, ed
il saggio moderar procuri, Nemico al folle orgoglio, E ognor pacato i
suoi
desir misuri. Lieti favor non durano, Benchè ad
l quale, volgendosi alquanto a tal vista, esorta palpitando vie più i
suoi
, chiamandoli a nome. Ma essi, animati dal vicino
e, Nel ritrassero pesto, insanguinato, Tal che nessun più degli amici
suoi
Ravvisar lo potea. Tosto arso a lui Fu il rogo ;
l’armonia del giorno, Se può destarla con soavi cure Nella mente de’
suoi
? Celeste è questa Corrispondenza d’amorosi sensi
te intorno Con un rampollo di felice oliva Spruzzando di chiar’onda i
suoi
compagni, Li purgò tutti, e ’l vale ultimo disse.
fratello. 697. Questo Dio, che prima era re d’Argo, avendo lasciato i
suoi
stati al fratello Egialea, andò a stabilirsi in E
parti alla testa di un grand’esercito, lasciando Iside a governare i
suoi
stati per lui, e dandole Mercurio (160) per consi
eci. Ebbe anche il nome di Padre delle battaglie, perchè adottava per
suoi
figliuoli tutti coloro che rimanevano uccisi comb
ran madre terra, sposata al Tartaro partorì Tifeo o Tifone ultimo dei
suoi
figli con cento teste e cento bocche dalle quali
In quest’isola del mar Egeo era un vulcano che vomilava fiamme ; edi
suoi
abilanli furono abilissimi nel lavorare il ferro
ca le sinuosità del suo corso, e quella in toro i danni cagionati dai
suoi
straripamenti. Ercole gli staccò un corno, ossia
ala di Metelina, ò celebre per la fertilità del suo territorio, per i
suoi
vini squisiti, e per essere stata patria d’uomini
propria nulrice che ivi lasciò sepolta. 105. Per compagnia. 106. I
suoi
segni. Intende delle cosi delle colonne d’Ercole,
’ infsuzia, alla vista della sua vecchia nutrice e delle compagne dei
suoi
verdi anni, le lacrime di tenerezza le inondarono
lavano le donne, le colombe e gli alberi : Giove Ammone pronunziava i
suoi
oracoli senza tanto apparato ; in alcuni luoghi s
a della mala fede di Laomedonte, ivi ; — fine del suo esilio, 110 ; —
suoi
figli, 111 ; — suoi oracoli, 122 ; — sua disfida
Laomedonte, ivi ; — fine del suo esilio, 110 ; — suoi figli, 111 ; —
suoi
oracoli, 122 ; — sua disfida con Marsia, 125 ; —
punito da Ercole, 380. Aulide, 529. Aurora, moglie di Titone, 112 ; —
suoi
figli, 113 ; — moglie di Cefalo, 116 ; — come é r
i Bacco, 153-155. Bacco. Sua nascita, 146 ; — sua educazione, 149 ; —
suoi
viaggi, 151 ; — sposa Arianna, 152 ; — feste in o
191. Celeo, re d’Eleusi, 54. Celo, Cielo o Urano. Sua moglie, 23 ; —
suoi
figli, 26. Cencreo, re di Salamina, 229. Centauri
Cercione, masnadiero ; suo gastigo, 413. Cerere, sua nascita, 51 ; —
suoi
figli, 52 ; — ratto del[ILLISIBLE]ua figlia Prose
atto di Proserpina, 53. Cibele. Sua nascita, 26 ; — sue nozze, 40 ; —
suoi
differenti nomi, 40-42 ; — come vien rappresentat
nti nomi, 40-42 ; — come vien rappresentata, 44 ; — sue feste, 47 ; —
suoi
sacerdoti, 48 ; sacrifizi istituiti in onor di Ci
rra, 647 e seg. Dia, 248. Diagora, 670. Diana. Sua nascita ; 137 ; —
suoi
diversi nomi, 138 ; — protegge Endimione, 139 ; —
di Venere, 608 ; — fuggendo da Troja perde Creusa sua moglie, 609 ; —
suoi
amori con Didone, 610 ; — suo stabilimento in Ita
tro di lui, 365 ; — come si placasse, 366 ; — sua educazione, 367 ; —
suoi
figli, 368 ; — le dodici fatiche d’Ercole, 369 e
9 ; — separa due monti, 390 ; — è di nuovo in odio a Giunone, 391 ; —
suoi
amori, 392, 393 ; — uccide il centauro Nesso, 394
da Giove, 290 ; — suo culto, 291 ; — come vien rappresentato, 292 ; —
suoi
figli, 293. Esiodo, 480. Esione, figlia di Laomed
oglie di Edipo, 491. Giove. Sua nascita, 28 ; — sposa Giunone, 64 ; —
suoi
figli, 146, 160, 170, 228-230, 270, 274 ; — guerr
meteo, 70, 71 ; — sue metamorfosi, 74, 75 ; — gastiga Licaone, 78 ; —
suoi
differenti nomi, 79 ; — suo culto, 81 ; — come è
esentato, 83 ; — pluralità di Giovi, 84. Giunone. Sua nascita, 85 ; —
suoi
figli, 86 ; — sua indole, 88 ; — sua persecuzione
a. Sue avventure, 125. Marte, Dio della guerra : sua nascita, 255 ; —
suoi
figli, 256 ; — ferito da Diomede, 257 ; — come vi
Diomede, 257 ; — come vien rappresentato, 258 ; — suo culto, 259 ; —
suoi
sacerdoti, 260 ; — pluralità di Marti, 261. Mauso
l cielo, 187 ; — gastiga Laomedonte, ivi ; — sposa Anfitrite, 188 ; —
suoi
figli, 189-191, 201-204 ; — come vien rappresenta
i. Pane, Dio dei pastori, 294 ; — suo simulacro, 295 ; — sue feste e
suoi
sacerdoti, 296 ; — considerato qual simbolo dell’
. Pelope, figlio di Tantalo, 250, 511 ; — sue avventure, 512, 513 ; —
suoi
figli, 514. Pelopidi, discendenti di Atreo, 368.
i Priamo, 589. Polifemo, gigante, 273 ; — tenta far perire Ulisse e i
suoi
compagni, 572. Polinestore, re di Tracia, 589. Po
8. Saturno. Sua nascita, 26 ; — suo impero, 27 ; — sua moglie, 28 ; —
suoi
figli, ivi ; — è combattuto e fatto prigione da.
196 ; — loro perfidi artifizj, 197 ; — tentano di sedurre Ulisse ed i
suoi
compagni, 198. Siringa. Sua metamorfosi, 299. Sis
Vello d’Oro, 449. Venere. Sua nascita, 170 ; — sposa Vulcano, 171 ; —
suoi
figli 172 ; — Cupido, 173 ; — Imene, 174 ; — le t
Adone, 177 ; — punisce Psiche, 178 ; — luoghi ov’era adorata, 179 ; —
suoi
diversi nomi, 180 ; — come rappresentata, 181 ; —
he, temendo Urano di perdere la signoria dell’ universo per opera dei
suoi
minori figli, i Ciclopi e gli Ecatonchiri, li rel
orte; e così avvenne. Crono temendo di essere detronizzato da uno de’
suoi
figli, li ingoiava tutti appena nati; già ave va
eati. Zeus divenuto signore dell’ universo, divise questo dominio co’
suoi
due fratelli, riservando a sè il Cielo, lasciando
una Niche; in fondo si scorge la figura di Rea che invoca pietà per i
suoi
figliuoli. Già si è detto che vinti i Titan
i i Titani, e ottenuta la signoria dell’ universo, Zeus la divise co’
suoi
due fratelli, Ades e Posidone, riservando a sè il
cui mezzo Giove aveva fissato il volto della Gorgone per atterrire i
suoi
avversari. 2. Alle attribuzioni fisiche del sommo
; ogni capo di famiglia era come un sacerdote di Giove, e in nome de’
suoi
dipendenti offriva a lui regolari sacrifizi. Inso
. Era ritenuto anche il principal dio degli oracoli, ed aveva anche i
suoi
oracoli egli stesso, principalissimi quei di Dodo
ninfa Adrastea, e ricevette il latte dalla capra Amaltea; e perchè i
suoi
vagiti non giungessero alle orecchie di Crono, i
on giuochi di guerra, ed essa serbasse un’ accanita ostilità contro i
suoi
nemici, ad es. nella guerra troiana contro i Troi
serpi, per fissarla nel centro della sua egida, a terrore de’ nemici
suoi
. In fondo tutto ciò rappresenta la nube temporale
era. 5. Numerosissimi cenni di Atena-Minerva, e parziali racconti de’
suoi
miti troviamo nella letteratura greca e latina. B
in terra prima di trovar un luogo sicuro dove dare alla luce i figli
suoi
. Finalmente ebbe ospitalità nell’ isola di Delo,
; e celebri cantori dell’ età mitica, come Orfeo e Lino, furono detti
suoi
figliuoli. Ma la più grande importanza presso tut
ttribuitogli potere divinatorio. Era creduto il profeta di Giove, e i
suoi
oracoli, considerati come l’ espressione infallib
arco e le saette, riferentisi al dio solare che ferisce col dardo de’
suoi
raggi (cfr. l’ espressione lucida tela diei di
visto Artemide nel bagno fu trasformato in cervo e fatto sbranare dà
suoi
proprii cani, che la dea aveva contro lui aizzati
fu ucciso da Eracle; e del selvaggio re tracio Diomede che pasceva i
suoi
cavalli con carne umana, finchè fu ucciso anch’ e
carne umana, finchè fu ucciso anch’ egli da Eracle e dato in pasto a’
suoi
cavalli istessi; e del re Tessalo Flegias (Phlegy
iere Amazzoni eran dette figlie di Ares. Men rozzo si mostrò Ares ne’
suoi
rapporti con Afrodite, secondo la leggenda riferi
offrendogli una parte del bottino; in caso di disdette, attribuite a’
suoi
sdegni, si cercava ammansirlo con grandi sacrifiz
fino, dove dice che, invocato da Stilicone perchè venga a difendere i
suoi
Traci, sorge dalle rupi nevose dell’ Emo e gridan
uoi Traci, sorge dalle rupi nevose dell’ Emo e gridando così eccita i
suoi
ministri: Fer galeam, Bellona, mihi nexusque rot
’ isola di Efesto; ivi era una grande officina dove lo si sentiva co’
suoi
Ciclopi a batter colpi e attizzar vampe di fuoco.
o degli Dei e l’ esecutore dei loro ordini. Veloce più del vento, co’
suoi
alati calzari narravasi che percorresse e terre e
on la figura di Giano bifronte. — Si assegnano a Giano come attributi
suoi
un bastone e una chiave, come Ovidio dice: Ille
te sul suo carro tirato da due cavalli bianchi. Si favoleggiò pure de
suoi
segreti amori. Tra le altre è celebre la leggenda
etto, e vestitasi del suo mantello d’ oro, si affrettasse a bardare i
suoi
cavalli Lampo e Faetonte (splendore e scintillio)
zionato come sposo di Eos, e come cacciatore, emulo di Artemide e da’
suoi
strali ucciso. Dopo questo, si diceva fosse stato
esse Muse, ma anche i teatri, le biblioteche, ecc. Ogni musa aveva i
suoi
distintivi, Clio un rotolo di carta e uno stilo;
mabilità, in genere tutte le qualità che rendono l’ uomo simpatico a’
suoi
simili. Le Cariti erano oggetto di culto fin da a
Eracle. Uno scultore moderno tentando questo argomento compì uno de’
suoi
capolavori, e questi è il Canova (1757-1822). La
e baciarsi. — Nelle opere antiche Eros apparisce solitamente alato, e
suoi
attributi son l’ arco e le freccie; talora anche
lie Epione, ossia quella che lenisce, che mitiga, che risana; e tra i
suoi
figli, oltre i due celebri medici ricordati da Om
adducendo le guarigioni miracolose da lui operate, le sue epifanie, i
suoi
oracoli. 4. Tra le opere letterarie ove si parla
si nell’ Antologia. Fra i Latini, va ricordato Catullo che in uno de’
suoi
poemetti scherzosi, volgendo la parola ad un amic
corona murale; nella mano destra tiene un mazzo di spiglie e sotto a’
suoi
piedi comparisce la figura del fiume Oronte. Solo
o; perciò incorse nello sdegno di Era che prese a perseguitar lei e i
suoi
due figli Learco e Melicerte. A dare sfogo a ques
la madre Idea o montana, e rappresentava la natura montagnosa che ne’
suoi
cupi recessi alberga e feconda tanta parte della
dare attorno su un carro tirato da leoni, o pantere, e col corteo de’
suoi
sacerdoti detti Coribanti (rispondenti ai Cureti
fe. Le leggenda di Dafni è ricordata più d’ una volta da Teocrito ne’
suoi
idillii, e diè poi argomento a un celebrato roman
in cura Dioniso bambino e lo allevò e divenne poi fedele compagno de’
suoi
viaggi. Più tardi lo si immaginò come un vecchio
, la quale avevalo immensamente arricchito. Ma avvenne a lui quel che
suoi
avvenire tra gli uomini; quanto più era ricco, ta
na di lieti canti e rallegra l’ animo di chi vive in essa, ha anche i
suoi
solenni silenzi e nella vasta solitudine avvien c
ia minacciava di sterminare l’ umana schiatta. Invano Zeus le inviò i
suoi
messi per ammansir la corrucciata e indurla a tor
leo e altri tre principi Eleusini, Trittolemo, Eumolpe e Diocle, come
suoi
sacerdoti iniziandoli ai misteri del proprio cult
n però da tutti tu accolto benignamente; trovò le sue opposizioni e i
suoi
nemici; onde la Dea dovè intervenire castigando i
solo le donne maritate. Il culto di Demetra per il senso riposto de’
suoi
riti, de’ suoi simboli, per la connessione di Dem
maritate. Il culto di Demetra per il senso riposto de’ suoi riti, de’
suoi
simboli, per la connessione di Demetra colle divi
ferno. Allorquando, dopo la vittoria di Zeus, questi aveva diviso co’
suoi
fratelli il dominio dell’ universo, toccò ad Ade
Cimmerii e l’ evocazione dell’ ombre e la predizione a lui fatta de’
suoi
casi futuri. Qui però non si parla di una discesa
ella morte di suo marito Ceice. Ivi si dan compagni al Sonno i Sogni,
suoi
figli e ministri, ed è Morfeo quegli che obbedend
i protettori della cucina casalinga. — Nè solamente ogni casa aveva i
suoi
Penati, ma anche lo Stato, considerato dagli anti
dola come cani di guardia, lavorivano la prosperità e la felicità de’
suoi
abitanti. Niun avvenimento, triste o lieto, accad
zia di Apollo, il quale, allorquando, in punizione d’ aver ucciso co’
suoi
dardi i Ciclopi fu obbligato a rimaner schiavo di
ra; invece la bella e fiorente Alcestide, sebbene affezionatissima a’
suoi
due figliuoli, non dubitò accettar la morte per p
i eroi greci a Troia, e si la notare specialmente per la bellezza de’
suoi
cavalli; Apollo stesso li aveva più volte abbever
alo. Apparecchiandosi a sacrificare la vacca a Zeus, avendo mandato i
suoi
compagni ad attingere acqua ad una fonte vicina p
dmo, insospettito, andò egli stesso alla fonte, e vista la strage de’
suoi
, sostenne fiera lotta col drago e infine l’ uccis
gliare una pietra sul drago, mentre dietro lui sta Atena che dirige i
suoi
colpi, e davanti una figura seduta che personific
lla più vecchia Autonoe, cioè Atteone, mutato in cerva e sbranato da’
suoi
cani per castigo di aver vista in bagno Artemide,
ornito di corna che prenunziano la metamorfosi, si difende da due de’
suoi
cani che lo hanno assalito. c) Antiope e i
ende da due de’ suoi cani che lo hanno assalito. c) Antiope e i
suoi
figli, Anfione e Zeto. 1. Allorquando Cadmo la
di straordinaria bellezza, chiamata Antiope. Costei avendo concesso i
suoi
favori a Zeus avvicinatosi a lei in forma di Sati
e, e per fortunata combinazione trovò nelle solitudini del Citerone i
suoi
due figli omai cresciuti, ai quali, dopo riconosc
eus), voleva impedire alle donne tebane il culto alla dea Latona e a’
suoi
figli, di cui ella stimavasi di molto superiore;
Frigia, dove ancor non cessa di versar lagrime. — Non più felice ne’
suoi
rapporti domestici fu Zeto. Egli sposò Aedona (l’
n piangere e lamentarsi. Convertita da Zeus in usignolo, continua co’
suoi
queruli trilli a rammentar la sua disgrazia. Dell
n altri giochi di Potnia presso Tebe; e la disgrazia fu che i cavalli
suoi
infuriati gli guadagnaron la mano e ne fecero str
il divino eroe se la cavò anche allora uccidendo a uno a uno tutti i
suoi
assalitori. Finalmente Jobate preso d’ ammirazion
stro s’ avvicinava pien di desiderio a lei, quando Perseo volando co’
suoi
alati calzari giunse in Etiopia. Subito s’ offrì
ai figli di Mezione o Mezionidi, si fosse rifugiato a Megara; di là i
suoi
quattro figli, teste nominati, i Pandionidi, si s
mitica. Allorquando Egeo prese congedo da Etra, pose la sua spada e i
suoi
sandali sotto un masso sul monti tra Trezene e Er
tiopa), Teseo pregò Posidone a punirlo, e questi, mentre Ippolito co’
suoi
diletti cavalli scarrozzavasi lungo la via del ma
iografia regolare, come si trattasse d’ una figura storica in tutti i
suoi
particolari, scrisse in più tardi tempi Plutarco.
ndo alcuni anche di Sarpedone, eroe licio. Zeus poi laseiò Europa e i
suoi
figli alla custodia del re del luogo, Asterio. Ch
eus Asterios, come a dire Dio degli astri, cielo stellato. Cacciati i
suoi
fratelli, Minosse regnò solo in Creta e si sposò
uo destino. Di che egli montato in furore, così la leggenda, uccise i
suoi
tre figli avuti da Megara e due figli di Iflcle.
n masso enorme. Nella bile velenosa sparsa dall’ idra morente tinse i
suoi
dardi, e ne ottenne che le ferite da quelli prodo
rapire la regina; allora le Amazoni presero le armi contro Eracle e i
suoi
. Ne seguì aspra zuffa; Ippolita fu da Eracle ucci
esso, sentito di che si trattava, non dubitò promettere il decimo de’
suoi
armenti, tanto era persuaso dell’ ineffettuabilit
he, offeso dai raggi cocenti del sole tramontante, puntò contro lui i
suoi
strali, onde Elios ammirato di tanto ardire gli l
orte, ma egli spezzò le catene ond’ era avvinto e uccise Busiride e i
suoi
figli, facendo poi anche baldoria alla tavola reg
bionda e bella figliuola Iole in isposa a chi sapesse vincere lui e i
suoi
figli nel trar d’ arco. Eracle aspirava alla mano
on voleva concedergli la figliuola pel motivo ch’ egli aveva ucciso i
suoi
bambini avuti da Megara, ed era stato in servitii
. La città fu presa e Laomedonte cadde per mano d’ Eracle con tutti i
suoi
figli, ac eccezione di uno, Podarce. Eracle diede
riscattato, e divenne capostipite dei Dardanidi. — A questo punto si
suoi
collocare la spedizione contro Augia e l’ istituz
di sposar Iole, tornò sull’ Oeta, ivi fe’ erigere un rogo per finir i
suoi
strazi tra le fiamme. Ma niuno de’ suoi voleva da
’ erigere un rogo per finir i suoi strazi tra le fiamme. Ma niuno de’
suoi
voleva dar fuoco al rogo; infine Peante padre di
in di lui onore e gli sacrificò uno dei buoi ricuperati. Evandro ed i
suoi
fecero festa ad Ercole che aveva liberato quei lu
enso Orazio parla di lui quando descrive l’ uomo retto e costante ne’
suoi
propositi, cui nè i torbidi politici nè gli accid
i ammansare quel firo animo. Riprese le armi e postosi alla testa de’
suoi
, diè tale assalto ai nemici che questi rimasero p
ne la cessazione della siccità. Allora Nefele intervenne in aiuto de’
suoi
figli, e fe’ loro dono di un ariete dal vello d’
e principali da Omero e da Esiodo, ispira poi, in questo o quello de’
suoi
momenti, nobili opere ai poeti posteriori; la qua
tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide mettono in iscena Giasone ne’
suoi
rapporti o con Medea o con Fineo o con Eeta e i C
o è nel Museo Lateranense, e rappresenta Medea in atto di preparare i
suoi
farmachi circondata dalle Peliadi, per far ringio
ersuasione che Polibo e la di lui moglie Merope (o Peribea) fossero i
suoi
veri genitori. Ma un giorno in un banchetto qualc
re. Egli allora pensò di evitar Corinto, dove credeva aver lasciato i
suoi
genitori, e s’ avviò per la strada di Tebe. A un
fratello. Si finse pronto a riconciliarsi con lui, e lo richiamò co’
suoi
a Micene. Tieste fidando nelle parole del fratell
co’ suoi a Micene. Tieste fidando nelle parole del fratello venne co’
suoi
due figli, Tantalo e Plistene, alla reggia di Mic
olita), moglie di Acasto, si invaghì di Peleo, ma lo trovò ritroso a’
suoi
desideri e allora calunniollo presso il marito, c
tre generazioni; pure vi prese parte e giovò colla sua saviezza e co’
suoi
consigli. Ulisse infine era d’ Itaca, figlio di L
li uomini; e da costui nacque Troo che diè il nome ai Troi o Troiani,
suoi
discendenti. Ebbe infatti tre figli, Ilo, Assarac
do Paride, che era bellissimo ed aitante della persona, vinto tutti i
suoi
fratelli in certe gare istituite da Priamo, venne
sicato da un serpe in un piede; dopo di che molestando i compagni col
suoi
lamenti e col fetore della ferita, si deliberò di
de ancella di Achille; e in fatto, lasciata Criseide al padre mando i
suoi
messi a prendere Briseide e la fè condurre alla s
alla sua tenda. Achille sdegnato di questo procedere si appartò fra i
suoi
, rifiutando di prender più oltre parte alla guerr
cità di non essere mai creduta, e avendo più d’ una volta predetta a’
suoi
la caduta di Troia, non era stata accolta che con
nni prima di tornare a Sparta; ma ivi giunto godette per il resto de’
suoi
giorni non interrotta felicità. Trista sorte inve
ll’ isola di Cipro e ivi fondò una nuova Salamina, ove si stanziò co’
suoi
. Ma la serie più interessante di avventure capitò
distrusse la lor città, ma poi sorpreso di notte, ebbe uccisi 72 de’
suoi
uomini. b) Partitosi di là, stava girando il prom
i (mangiatori di loto, un frutto di color rosso) nella Libia. Tre de’
suoi
compagni, mandati a esplorare il paese, gustarono
un mare in apparenza calmo e seducente. Ulisse tappò le orecchie de’
suoi
compagni con cera; egli stesso si fe’ legare all’
miva in quel momento che i Feaci lo sbarcarono e deposero con tutti i
suoi
tesori sulla riva, n) Negli ultimi anni la casa d
infine riconoscere da Penelope, con lei e col vecchio Laerte visse i
suoi
ultimi anni felicemente nella sua patria. La trad
avamente difenderla, ma poi visto che era tutto perduto si ritirò co’
suoi
sul vicino monte Ida portando a spalle il vecchio
nati comparsigli in sogno gli additarono l’ Italia come la patria de’
suoi
maggiori. Allora egli si rimise in mare diretto i
gorie dei vati, dei poeti, degli artisti. 2. Ogni stirpe greca ebbe i
suoi
vati e indo vini; in parte li abbiamo già ricorda
lla Tessaglia in Messenia ivi propago la sua stirpe; Melampo e Biante
suoi
figli vissero e fiorirono contemporaneamente alla
ra figlio della Musa Urania, come Orfeo di Calliope, e rallegrava de’
suoi
canti le regioni dell’ Elicona. Forse costui non
a terra, mentre l’ ardente Vucano va a visitare le gravi officine de’
suoi
Ciclopi. » 12. « In questa statua in piedi e ves
tirano i fiumi e si vedono uscir fuori le colline; ecco il mare rià i
suoi
lidi e nel loro alveo contengonsi i pieni fiumi;
dell’Autore, si acquisterà migliore intelletto del suo metodo4 e de’
suoi
fini, e apparirà splendidamente la singolare armo
ssea ancora imita l’astro medesimo allora che tramontando, sembra coi
suoi
raggi mandare l’ultimo saluto alla terra. Ma poco
ombro. Ciò per molti secoli fu infinito: ma lo spirito s’innamorò dei
suoi
principj, si mi schiò con essi, e questa misura f
invisibil natura, il supremo dominio delle cose, la spiritualità dei
suoi
moti. Nell’evo era simboleggiato l’universo. Eppu
umi. Orfeo, che molte cerimonie relio’iose istituì colla divinità dei
suoi
versi, viene accusato per alcuni di avere a suo c
a cosmogonia orfica, egli potrebbe trionfare di tutte le calunnie dei
suoi
avversarj. In tanta discordia di opinioni, non po
i quali aveano cento mani e cinquanta teste. Teneva Cielo rinchiusi i
suoi
figli, onde la Terra era afflitta. Nel suo dolore
tanto la discordia fra gli Dei, e Cielo minacciava di punire i Titani
suoi
figli. La Notte, benché niun dio degnasse il suo
i Titani la memorabil vendetta. Stige giunse la prima sull’Olimpo coi
suoi
figli; lo che tanto piacque a Giove che doni ed o
vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che uno dei
suoi
figli gli avrebbe tolto l’impero del cielo, onde
dava alla luce. Ma nulla basta contro il Fato. Rea consigliatasi coi
suoi
genitori presentò a Saturno una pietra coperta di
volendo vendicare i Titani, e generò l’ultimo e il più terribile dei
suoi
figli. Tifone, dalle di cui spalle nascevano cent
fé, mescono il sangue Quattro destrier d’alta cervice, e quattro Fidi
suoi
cani: e ciò bastasse: Ah ch’entro L’alma d’Achill
n voi deve produrre l’aridità di queste ricerche. Seneca intanto, coi
suoi
versi immaginosi, vi sarà di sollievo. Il Sacrif
idere Antiope sua moglie e figliuola di Marte, che Adrasto ed Ipponoo
suoi
figli seguirono gettandosi nel fuoco8; vittima vo
po tale Che prima al re titol di padre desse; Che tolta dalla man de’
suoi
più cari Fu condotta all’aitar tutta tremante: No
te, o Greci, odimi Achille: Adesso un Dio per me vi parla, e spiega I
suoi
decreti e la sua scelta. Un’altra Ifigenia macchi
, e forse del feral coltello Le dimore accusava, e il volsjo ammira I
suoi
natali e la sua sorte: il core Pietà furtiva perc
sse dopo la pugna famosa, e coll’eterna armonia della sua cetra e dei
suoi
versi di incognita e maravigliosa dolcezza così r
così riempisse il cuore dei numi. Il divino Pindaro colla maestà de’
suoi
versi ci dipinge l’aquila, assisa sullo scettro d
se la sua divinità il padre degli uomini e degli Dei, onde essere dei
suoi
amori contento. Dopo le nozze di Meti figlia dell
e folta, Che con la ninfa il tenesse nascosto; Qui lei fermata ed ai
suoi
preghi volta, Non pensa di partirsi così tosto, M
dando intorno. Del marito ha timor, che in ciel non vede, E conosce i
suoi
furti e la sua fede. Noi ritrovando in cielo, è
ttorno: Che, se ben dietro a lui si parte o riede, Dinanzi agii occhi
suoi
sempre la vede. Lascia che pasca il dì l’erbose
veramente parca che piangesse. Parca che con Giunone e col marito De’
suoi
strani accidenti si dolesse, E che chiedesse il f
e mai giocondo e grato E tornata che fu l’umana faccia, I pie dinanzi
suoi
si fer due braccia. L’unghia sua fessa di nuovo
lo insegna, riportando queste parole pronunziate da Romolo, mentre i
suoi
cedevano; — Padre desili uomini e degli Dei, qui
n eburnea cella, Nido d’ogni delizia, accoglie e serba Tutti i tesori
suoi
. Spiccan tra questi Due preziosi arnesi: e primo
conchiglie Formar candide bacche, a cui frammisto Fulgido elettro de’
suoi
rai l’asperge. Tra ‘1 scintillar di quei raggiant
ile adorna Vide al suo piede il già pentito sposo Chieder gemendo de’
suoi
proprii oltraggi, Quasi di proprie colpe, a lei p
la Fortuna Equestre, volle l’antica superstizione che colla morte de’
suoi
figli fosse della sacrilega rapina punito. Giunon
sse stabilito da Ercole, quando dopo aver pugnato con Ippocoonte ed i
suoi
figli, volle onorare la dea, che favorevole gli e
di soccorso, e tante Morì sul labbro la parola. E Giove Ed i fulmini
suoi
m’eran sugli occhi, Quando Giuno soggiunse: Ah mi
Nettuno al tumulto levasse il capo grazioso fuori del mare, e che ai
suoi
detti i rivali fratelli le contrastate acque abba
a meta in Ega, Ove d’auro coruschi in fondo al mare Sorgono eccelsi i
suoi
palagi eterni. Qui venuto, i veloci oro-criniti.
bra, e l’aria vezzosa del volto, son rammentati da Luciano in uno dei
suoi
Dialoghi, in cui delinea collo spiritoso suo stil
va dal Foro Romano l’ imminente Campidoglio colle sue fabbriche e coi
suoi
templi. In questo piano adunque, oltre le colonne
lacavano onorandolo sopra ogni altro dio come narra Giulio Cesare nei
suoi
Commentarj. Di Mercurio Agoreo, di cui il simulac
, il petaso, il caduceo, la borsa. Non sono però questi simboli tanto
suoi
proprii che senza uno o più di questi non s’incon
cia, che il dio intorno al collo sperava. Trionfò Apollo delli stessi
suoi
danni, facendo a sé sacro l’ albero in cui si can
Marziale un epigramma sovra il Saurottono, che si ammirava in Roma a’
suoi
giorni, e così si esprime: — fanciullo insidioso,
eo figlio di Antifemo. È fama che la Terra pronunziasse ella stessa i
suoi
oracoli in questo luogo, e pure i suoi Nettuno co
rra pronunziasse ella stessa i suoi oracoli in questo luogo, e pure i
suoi
Nettuno col ministero di Pircone. Si pretende che
dalle contrade Iperboree la costruzione del tempio ove Apollo dava i
suoi
oracoli: asserisce inoltre che molti fra loro pro
I poeti dicono che fu da Apollo ucciso un drago, cui la sicurezza dei
suoi
oracoli aveva la Terra affidata. Si racconta anco
una freccia mortale contro il bandito del Parnaso, e lo distenderà ai
suoi
piedi. Macchiato di un sangue così vile, ricorrer
cresce poi il piacere a considerare le perfezioni d’ogni sua parte. I
suoi
capelli raccolti in un nodo sopra la fronte, e ci
il sopracciglio del dio del giorno. Il lungi-saettante si ravvisa nei
suoi
sguardi, e la sua faretra appena agli omeri sembr
etteratura, che si è compiaciuta fare al pubblico un dono postumo dei
suoi
scrìtti. Mi conviene, dissi, dissentire in ciò ch
la tranquillità dell’animo rimaner sembrano inalterabili, e gli occhi
suoi
sono pieni di quella dolcezza, che mostrar suole
, e come amante Spera quel che desia; mentono al nume Pur gli oracoli
suoi
. Qual lieve paglia Arde, e splende per largo ince
este arti, e a compiacersi di riportarla come di uno dei più gloriosi
suoi
fasti. Ci narra Svetonio che volle esser venerato
sovente è detto da Omero, perchè equiparato al sole che da lontano i
suoi
effetti produce. Pagaseo, perchè in Pagase, ove l
, e dell’immenso Olimpo il re, che colla man tremenda Vibra i fulmini
suoi
, paventa, o figlio, Questo mio carro, e chi maggi
abil acque: ah tu più saggio Sii nei tuoi voti: — Avea Febo compiti I
suoi
consigli: non gli udì Fetonte, E la dimanda incal
ra il freno errante Abbandona. Lo sente Eto sul tergo, E dei fratelli
suoi
la fuga accresce: Non ha legge l’error: l’impeto
o le strade e i porti. — Così avendo favellato confermò colla testa i
suoi
detti. Andò quindi la fanciulla a Leuce monte di
ione del nostro simulacro non sia quella della caccia, ma che lanci i
suoi
dardi o contro il tentatore Orione, come canta Or
atto di cacciatori veggonsi i Fauni e anche i Centauri, che pur sono
suoi
seguaci: Narcisso in una pittura dell’Ercolano, q
i si attribuisce, non si osserva ora che nelle immao’ini di Bacco de’
suoi
seguaci. E questo l’ephaptis, che secondo Polluce
al cielo Facea l’ombre minori, allor che chiama L’Ianzio giovinetto i
suoi
compagni, Che gian pei boschi con error diverso:
a lo segue: ei fugge Pei luoghi istessi ove inseguì le belve; Fugge i
suoi
servi: dir volea: Fermate, Sono Atteone, conoscet
asti le infallibili saette sopra una città di scelerati, che contro i
suoi
, contro gli stranieri, molte colpe avea commesse.
etto orizzontalmente in guisa che stendasi sui circostanti oggetti. I
suoi
capelli sono d’ogni intorno della testa ripiegati
llenta alfine La fuga, e stanno ver la tomba antica, Che dei regi avi
suoi
l’ossa nasconde. Sospirando vi corro, e m’ accomp
e, ove discende L’acqua dei rivi che le piogge unisce. Qui violento i
suoi
nemici incontra Il cinghial, più di folgore veloc
ide. Incerto Fra vendetta e timor di fato eguale Stava il fratello: i
suoi
dubbi interrompe Meleagro, e nel sen ribagna il f
Ai templi degli Dei doni portava Altea pel figlio vincitor, ma vede I
suoi
fratelli estinti, e palma a palma Batte: d’alte q
me un simbolo della natura. Così si esprime quel dottissimo Padre ne’
suoi
commenti all’Epistola di San Paolo agli Efesini:
elice, che Giove sedusse, mentre s’aggirava sulla terra bisognosa de’
suoi
uffìcii pei danni dall’ ardimento di Fetonte prod
nte volte non ardì posarsi, E verso i lari errava, e per li campi Già
suoi
: fuggiva dei latranti cani L’ire minori fra scosc
un trofeo; per aver Medusa contrastato con Minerva sulla bellezza dei
suoi
biondi capelli, per tal presunzione cangiati in s
l’armi di Diomede, che dall’opportunità del luogo invitato, scese coi
suoi
compagni in questo loco, ove, ardendo le navi di
a onde il petto della dea si suppone armato, la quale coi rilievi dei
suoi
orli guerniti di serpi sospenda così il sovrapjos
lor che ai bagni Cari a Diana involontario errore Lo condurrà: ma dei
suoi
cani stessi Sarà cena feral: la madre afflitta Er
questa dea si trova suU’ altare della Villa Borghesi. Nel numero dei
suoi
attributi è ancora il ventaglio: il pomo, perchè
illo. A questo allude Properzio in quel verso: Portò Venere stessa ai
suoi
l’armi di Cesare — e a questo si riferiscono tutt
o, e sopra un basso rilievo della Villa Borghesi, si vede lavorar coi
suoi
compagni i Ciclopi, che qui hanno due occhi. I Fa
e corna Ventila a voto, e s’arrabatta e scrolla. Ma cade oppresso; i ‘
suoi
muggiti ascolti Se credi al ofuardo: le voraci fe
Marte per questo motivo. Aveva il nume, per assicurare il segreto dei
suoi
furti amorosi con Venere, posto Alettrione a cust
pace. Qualche volta egli è rappresentato sopra una biga condotta dai
suoi
figli il Terrore e la Fuga. Una sola figura del P
, e trema In rimirarlo. Opposta ad Euro giace L’implacabile casa, e i
suoi
furori Le fan corona. Son di ferro i muri, E di f
rona. Son di ferro i muri, E di ferro le soglie e le colonne. Quivi i
suoi
raggi perde il sole, e fugge L’atre sedi la luce
la profonda neve Dà loco. Regge con la man sanguigna L’atra Bellona i
suoi
cavalli, e stanca A lor con l’asta il polveroso t
di tutto ciò che si referisce all’agricoltura a questa divinità, e ai
suoi
primi allievi. Così lo staccio non poteva essere
porre nell’opere a Cerere relative. Una rappresenta questo insetto ai
suoi
piedi, l’altra al suo carro lo aggiunge. I galli
ostri oma^^sri innanzi alla Terra che la prima fra gli Dei qui rese i
suoi
oracoli; in seguito a Temi che a sua madre nel sa
provisa notte Splendon le fiamme che nel cielo avventa, E con i danni
suoi
l’incendio nutre. Ma benché bolla per soverchio a
e Frigie sedi Di Cibelle turrita. Onde le membra Pieghevoli dirige ai
suoi
serpenti, E l’aer fende, e tratta i nembi a volo.
stra ostenta le spighe, dono da lei fatto alla nostra specie, che pei
suoi
insegnamenti mutò la ghianda caonia con la pingue
li era la prima dispositrice, finalmente per ogni luogo a cagione dei
suoi
misteri che sembravano conciUare la filosofia col
un giorno, sedendo presso il simulacro della dea, o per astenersi dai
suoi
doni, o per timore della carestia già da lei mand
re apparizioni, spaventando le menti, le convinceva della santità de’
suoi
prestigi. Secondo Aristide, il tempio Eleusino ac
tutto germogli: Ibla fertil c’invidii, e a noi conceda La gloria dei
suoi
vinti orti: dispergi Nelle mie vene quel che spir
s’inspira a lui nel volto; Nelle fauci, nel sen gli soffia, e versa I
suoi
digiuni nelle vuote vene: Compita l’opra, la feco
cader del giorno. Sacrifìcavasi a questa dea il gallo come animale ai
suoi
silenzi: nemico. Molti figli attribuisce la Mitol
ndio, come vuole Pausania, o si ammirava, come vuole Plinio, anche ai
suoi
giorni ne’ porticati di Ottavia. Asserisce questo
ì vedendo, e l’adorò la terra. Venere al terzo Cielo Tornò da’ freddi
suoi
vedovi altari Te consigliando alla giurata guerra
che sono sulla terra perpetua eredità dell’uomo. Questo Dio però coi
suoi
benefizii ci rapisce, quasi crudele esattore, la
ata, simbolo dei seutimenti che per lui si estinguono. L’ara che è ai
suoi
piedi é forse quella di Trezene, ch’ebbe comune c
o, postivi quasi altrettanti emblemi ad esprimere la sua possanza e i
suoi
pregi. « Il primo, e il più raro, è il ghiro, ani
rar la forza Non potea: pel segnato arco ritorna. Ma fra la plebe dei
suoi
figli il padre Chiama Morfeo che mente ogni figur
ella Tessaglia, e si applicò con tanta saviezza a render giustizia ai
suoi
popoli che fu considerata sempre dopo come la dea
esse alla dea di poter dar pubblica testimonianza dell’inno cenza dei
suoi
costumi. Dopo la preghiera afferrò la fune in mez
i modi narrata. Ovidio narra che Ati scelto dalla dea per custode dei
suoi
santuari gli promise castità eterna. Innamoratosi
ma Dal placido riposo Ati riscossa Rimembrando con fresca memoria Dei
suoi
casi la flebile storia, E veggendo chiaramente Qu
titolo di Padre degli Dei, forse per la crudeltà ch’esercitò contro i
suoi
figliuoli. Forse ancora l’idea della sua atroce n
enza dubbio gli antichi a consacrare questa isola al dio del fuoco. I
suoi
sacerdoti avevano la reputazione di guarire le mo
consultare 1’ anima di Tiresia sui mezzi di ritornare felicemente ne’
suoi
stati. Si vede subito un fiume ch’è l’Acheronte:
nuto cieco: la sua aria è melanconica ed abbattuta, la sua barba ed i
suoi
capelli sono incanutiti per la vecchiaia: egli ha
pere dei grandi maestri. Conviene non ostante sapergli buon grado dei
suoi
viaggi, dei quali vi consiglio la letttura, onde
è un luogo chiamato Acè, cioè medicina, perchè Oreste fu guarito dai
suoi
furori, ed eglino vi hanno edificato un tempio al
iderio ardente E la voglia paterna, onde egli sia Compagno agli altri
suoi
malnati amanti. Io son pur, lassa me: vergine e d
ali alberghi Per numerar gli esanimati corpi Dei miseri fratei generi
suoi
. Che si giacean nei mal bramati letti, Nel sangue
le opere buone e cattive è comunemente rappresentata con una ruota ai
suoi
piedi, e tenente un freno nella mano, che da Buon
ne è di melo selvaggio per mostrare la durezza e l’inflessibilità de’
suoi
decreti. Una figura di marmo alla Villa Albani è
tura, è Nemesi probabilmente, ed hanno creduto per isbaglio un elmo i
suoi
capelli annodati sulla cima della testa. L’allego
lcro. « La misura del cubito era il primo e il più caratteristico dei
suoi
simboli, col quale non solamente la giustezza ind
per l’arte memorando, che da Varrone venia preposto a quanto sino da’
suoi
tempi aveva saputo effigiare la greca scultura, s
acere in quello della dea dell’ indegnazione, che sperava ultrice dei
suoi
torti, e tale infatti la rese la perfezione, coll
li vivaci. Stava accanto al padre Icaro, e tratta con ridente volto I
suoi
perigli, ignaro, ed or le piume Serra, che mosse
e e in medaglie: non così però in marmo, e col corredo conservato dei
suoi
attributi. La nostra, dissotterrata nello scavo a
n onore di questa divinità istituì pubblici giuochi dopo aver vinti i
suoi
nemici. Generalmente la Vittoria è rappresentata
se più lungo culto fra le deità del Paganesimo, non essendo cessati i
suoi
pubblici sacrifìzii che verso la fine del quarto
scrivere con piiì franchezza, e dall’altra suol tanto diffondersi nei
suoi
scritti, che male a proposito cercherebbe di regi
maniera di rappresentarla quando veniamo in un’esatta cognizione de’
suoi
studii prediletti e delle sue varie incombenze. I
a con cui i matematici indicavano nelle scuole loro le figure, sono i
suoi
distintivi, tanto conosciuti e tanto costanti, ch
i sottoporre epigrafe alcuna a questa Musa come abbastanza palese dai
suoi
attributi. « E vero che nella nostra statua cotes
camente lo stilo, non so se disposta a segnare sulla cera le note dei
suoi
pensieri, o disposta a rivolgerlo per cancellare
, come tutte le seguenti, di alloro, e che ha nell’area un volume coi
suoi
lacci svolazzanti: al rovescio si vede una figura
n ostante la sua bellezza ve lo mostrerà, la sua grande ‘ statura e i
suoi
rasi capelli. Presentemente egli piange prostrato
fece sull’uccisore di Patroclo. Mennone è non ostante in piedi fra i
suoi
Etiopi schierati in battaglia: aspro e terribile,
alazzo Ruspoli. Sopra una pietra incisa, rammentata da Winkelmann nei
suoi
Monumenti inediti, si vedono due Grazie che a Ven
perchè questo fiume, quantunque scorra nell’Egitto, ha nell’Etiopia i
suoi
fonti. Ah quanta forza e vigore mostrano i suoi o
to, ha nell’Etiopia i suoi fonti. Ah quanta forza e vigore mostrano i
suoi
occhi benché spenti dalla morte I Mirate la lanug
alute: onde Apollo era fatto padre di Esculapio, perchè il Sole con i
suoi
annuali giri comunica la salubrità all’aria. Alla
late adesso la pittura: la stanza ov’egli infuria contiene Megara co’
suoi
figli; i vasi, le mole per le vittime, le legna d
anto più che gli statuarii han voluto esprimere in un sol simulacro i
suoi
diversi attributi, altre volte non ne han conside
, le mie notti Da questa imago liberate: Invadono Gli aditi, e le de’
suoi
membra già care, Fra le mense ed il vino in preda
ula voce in questi accenti: Ninfe Amadriadi mi ascondete: Agave Ama i
suoi
figli: e saran ree le mani? Ah madre mia, madre c
bella Semele, che a Venere paragona. Lo splendore del giorno nuoce ai
suoi
amori: egli sollecita il sole a finire il suo cor
e chiama la notte troppo lenta a coprire col suo velo il mistero dei
suoi
piaceri. Finalmente giunge la notte: il cielo non
minato che dalle stelle. Giove discende sopra Semele, e gli prodiga i
suoi
favori, prendendo presso lei tutte le forme che r
Furberia, che errava sulle montagne di Creta sua casa: le racconta i
suoi
dispiaceri e i suoi timori: ella le dice di temer
a sulle montagne di Creta sua casa: le racconta i suoi dispiaceri e i
suoi
timori: ella le dice di temer che Giove non finis
te attaccato. La interroga qual è il mortale, o il dio che ha avuto i
suoi
primi favori. Dopo molte dimando la persuade che,
soglia, e ne fremeva L’Eolia casa: impaurito il sole Nuovo cammino ai
suoi
destrieri insegna Ino tremò: mesto terrore invade
bero vita Per me le spume, e da lor tengo il nome Grato. — Nettuno ai
suoi
preghi acconsente: Scioglie da tutta qualità mort
iceverlo, e pongono sulla sua testa una corona d’edera. Intralciano ì
suoi
capelli di un serpente tortuoso, di cui la fronte
cia della sua vendetta il toro crudele nello stesso tempo che pasce i
suoi
occhi nel veder le grazie del suo misero amante.
ht; inalza la sua coppa. Uditi questi detti, la giovine ninfa volge i
suoi
sguardi sul muro, ove dell’universo il fato sta s
to da una rupe con le gote gonfie pel corruccio, e punge le donne coi
suoi
sdegni violenti. Elleno non s’ avveggono di quell
basciata, Iride risale al cielo. Nelristante Cibele invia il capo dei
suoi
cori e delle sue danze per riunire un’armata, che
zione del pari che gl’Italiani da Fauno comandati. Emazione conduce i
suoi
guerrieri di Samotracia: e già tutte le schiere e
nto seguente il poeta ci dipinge Cibele che arma in favore di Bacco i
suoi
Genii e i suoi Dei. Ella chiama al suo soccorso i
poeta ci dipinge Cibele che arma in favore di Bacco i suoi Genii e i
suoi
Dei. Ella chiama al suo soccorso i due Cabiri fig
ta della quale Bacco si move. Il poeta ne descrive la sua armatura, i
suoi
vestiti, che rappresentavano il cielo e le stelle
una giovine cacciatrice, che stava sopra una rupe scoscesa avendo ai
suoi
piedi un leone terribile, che abbassava davanti a
spressa la passione di lui, con l’ostinazione di Nice, che ribelle a’
suoi
voti respinge le sue preghiere, e scocca una frec
e quali discende. La segue per tutto: ma la crudele nega soddisfare i
suoi
desiderii, lo minaccia, e s’ invola alla sua pers
ua verginità, vuole uccidersi e cerca il rapitore per trapassarlo coi
suoi
dardi. E costretta ad esiliarsi dalle selve a lei
li. Oronte dà esempi di valore ai proprii soldati, e nulla resiste ai
suoi
sforzi: egli si misura collo stesso Bacco. Il num
rmire come Bacco. Lo dio ha un sogno che lo sveglia, s’arma, chiama i
suoi
Satiri: Stafilo e Botri si svegliano con Pito: Me
n araldo al capo degl’Indiani, a Deriade per proporgli di accettare i
suoi
doni, o di prepararsi al combattimento, ed aspett
anti alcion percosser l’ali Alla vergine intorno, e in flebil carme I
suoi
casi piangendo, ombra le fanno Delle conteste piu
ale la Discordia, colle sembianze di Cibele, viene a rimproverargli i
suoi
ozii, e 1’ esorta a combattere contro Deriade. Ba
te in vite. In questa nuova figura ella incatena il suo vincitore coi
suoi
giri tortuosi. Invano tenta di liberarsi. Le ladi
fra le loro acque, e gareggiavano neir accarezzarlo. Melicerta ed Ino
suoi
parenti, divinità marine, gli sono liberali d’ og
e minacele, e rimanda il suo araldo. Gli dice che se vuol rivolgere i
suoi
passi verso la Battriana vi troverà il dio Mitra,
verà il dio Mitra, e in Persia Tassino Fetonte. Quanto a lui ricusa i
suoi
doni e il suo vino, e non vuol bere che le acque
isteo, Mercurio prende cura di Pane figlio di Penelope, e Vulcano dei
suoi
Cabiri. Bacco s’inoltra alla testa della sua arma
si del riposo in cui languiva, si duole degli ostacoli che Giunone ai
suoi
trionfi frappone. Ati l’amante di Cibele, di cui
veva partorito di poco; e Saturno che divora le pietre che prende pei
suoi
figli. Tali erano a un dipresso i soggetti mitolo
cielo e riprende le antiche sembianze. Deriade unisce incontanente i
suoi
guerrieri, che chiama da tutte le parti dell’Orie
isfatta. Non ostante Deriade pieno di un’orgogliosa fiducia dispone i
suoi
Indiani contro lo dio, e loro rivolge un discorso
questa vedendola afflitta ne domanda la ragione: Giunone le espone i
suoi
timori sulle conseguenze dell’afi’etto che Giove
al sonno sono presi, la Furia si arma contro Bacco, e già fischiano i
suoi
serpenti. Nella figura di un leone infuriato si p
gura di un leone infuriato si precipita sopra Bacco, e gli comunica i
suoi
furori. Ne sono descritti i terribili effetti nel
di sua madre, che teneramente lo abbraccia. Gli espone il motivo dei
suoi
timori per Bacco, e lo persuade a prender parte n
hé nero, ispirar questa passione, e Calcomedia compisce l’inganno coi
suoi
discorsi. Intanto ella profitta del silenzio dell
esidererebbe di mutar figura, e di prendere le sembianze di Giove nei
suoi
amori con Antiope, onde goder potesse, nella form
mira nel canuto petto Queste ferite. — Mise acuto grido Erigono: nei
suoi
sonni di pianto Desiava abbracciarlo, e le parea
monumenti avanzati all’ ignoranza ed al tempo. Quindi vi parlerò dei
suoi
seguaci, cioè dei Satiri, dei Fauni, dei Centauri
il primo a veder luce nell’antichità figurata. Vogliono che Bacco e i
suoi
seguaci si servissero delle aste armate, come si
assando la testa tanto la pieghi fino alla parte destra, che guardi i
suoi
fianchi, e che lo lanci come levandosi da terra,
: le sue forme sono belle, ed esercitate alla corsa. Apollo abbassa i
suoi
occhi al suolo fra la maraviglia e il dolore. Ahi
o, qualche volta un ramo di ferula, che come simbolo d’iniziazione ai
suoi
misteri si dà pure ai suoi ministri e alle sacerd
ferula, che come simbolo d’iniziazione ai suoi misteri si dà pure ai
suoi
ministri e alle sacerdotesse. Diodoro la vuol de
so con Pan; ora guerriero, ora protettore dell’ armento fu creduto. I
suoi
figli sono creduti deità fatidiche, sino ad Augus
imento lo espiò, raccolse liberalmente nel cielo, lo mise a parte dei
suoi
segreti. Issione divenuto felice ritornò scellera
fan di se mostra, come nel nostro marmo, in compagnia di Bacco e dei
suoi
seguaci. « Le tredici figure componenti il bassor
ici di Bacco negli antri di Nisa in Arabia, anzi l’accompagnarono nei
suoi
viaggi, come alcuno aggiunge, e furono cangiate n
il luogo agreste della scena, quale appunto amavasi da quel nume pei
suoi
diporti non meno che per gli arcani riti. « I bas
nor Jenkins, rappresenta il simulacro di Bacco fra le offerte dei dei
suoi
seguaci; la stessa è scolpita in un vaso e in un
le membra paterne, ed è in atto di lanciarsi in braccio al germano. I
suoi
capelli sono cinti già di diadema come a re si co
ore di religione. « Il petaso di Mercurio angoloso, la sua clamide, i
suoi
calzari somigliano estremamente a quelli coi qual
da un sarcofago la cui fronte adornava, ci offre Bacco nel mezzo dei
suoi
seguaci. Le nove figure che io compongono sono di
immagini appunto provano ancora che a Bacco stesso, piuttosto che ai
suoi
seguaci e ministri, debbono attribuirsi statue sì
to dai Corjbanti, ch’ella ha nelle mani, e colla tibia che ispirano i
suoi
compagni. Un flauto è alla bocca del Fauno abbigl
usa della sua fine funesta, perchè le Tracie femmine indispettite dei
suoi
rifiuti, percorrendo nel giorno delle feste di Ba
ndone putrefare le carni, ne sorgerebbero nuovi sciami a ripopolare i
suoi
alveari. Quel che disse il vecchio profeta si avv
atue che di lui vedonsi ovunque. L’estinto Leone, non si sa per quali
suoi
meriti, fu cangiato nella costellazione che ne po
de re dei Bistonii in Tracia pasceva di sangue e di carne umana certi
suoi
strani cavalli carnivori, ed egli andò a far visi
el tiranno, lo prese gentilmente per la vita e lo diede a divorare ai
suoi
cavalli stessi ; dei quali poi s’impadronì e li r
tardi, « Quando venimmo a quella foce stretta, « Ov ’Ercole segnò li
suoi
riguardi, « Acciocchè l’uom più oltre non si mett
dà la seguente spiegazione il Machiavelli nel cap. 12 del lib. ii dei
suoi
celebri Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio :
olte prima d’ora abbiamo avuto occasione di rammentar questo Eroe : i
suoi
concittadini lo hanno introdotto in tutte le più
eri e dei mostri che infestavano quelle regioni. E qui incominciano i
suoi
fatti eroici ; dei quali accenneremo soltanto i p
figlio. Medea prestamente fuggì e andò altrove a finire oscuramente i
suoi
giorni. Trovò Teseo tutto il regno in iscompiglio
le seguenti parole : « Nettuno aveva promesso a Teseo di appagare tre
suoi
desiderii : desiderò Teseo irato la morte del fig
o passava lungo la spiaggia del mare ; per la qual vista spaventati i
suoi
cavalli lo trascinarono furiosamente tra gli scog
tragedia di Racine, intitolata Fedra. Anche Teseo finì miseramente i
suoi
giorni ; in lui già avanzato negli anni si avverò
ondo altri Polibo) non era suo padre, e andò a interrogare intorno ai
suoi
genitori l’Oracolo di Delfo ; il quale gli rispos
’ho veduto per l’ultima volta ! e si acciecò ; e lasciato il regno ai
suoi
figli perchè alternativamente lo governassero un
vita, quantunque per causa di quella guerra avesse perduto ambedue i
suoi
generi ed una delle sue due figlie, non che il fr
estinato esclusivamente a parlare degli Indovini. LIV Pèlope e i
suoi
discendenti Dalle atrocità degli Eraclidi conv
ni durissime, cioè o di superarlo nella corsa dei cocchi (ed egli co’
suoi
cavalli figli del Vento era insuperabile), o di e
che in una tragedia latina si faceva dire ad Atreo : « È sepolcro ai
suoi
figli il padre loro121. » L’odio esecrando di At
uno degli Argonauti ; e di altre sue imprese e vicende, come pure de’
suoi
due celebri figli Aiace Telamonio e Teucro, parle
o la famosa guerra di Troia, è tempo di parlare di questa città e dei
suoi
re, come pure della vera causa di quella guerra.
ure della vera causa di quella guerra. LVI La città di Troia e i
suoi
re Dalla Grecia convien passare all’Asia Minor
ed a calare intesa : « Ed esser mi parea là dove foro « Abbandonati i
suoi
da Ganimede « Quando fu ratto al sommo concistor
re di Troia ; e di lui parlano più a lungo i Mitologi che di tutti i
suoi
predecessori ; ma lo rappresentano con caratteris
di gesta in quell’impresa, di esser fatti da Omero i protagonisti dei
suoi
due poemi l’Iliade e l’Odissea. E veramente di Ac
E ritiratosi nelle sue navi con Patroclo suo inseparabile amico e coi
suoi
Mirmidoni non si oppose, benchè in cuor suo ne fr
i dice da Apollo per ordine di Giove) nel suo regno di Licia perchè i
suoi
popoli gli rendessero solennemente i funebri onor
ndo il solito, ne fa soltanto un cenno, perchè sempre suppone noto ai
suoi
lettori tutto ciò che hanno scritto i classici gr
falso che sia) che due grossi serpenti si avvinghiarono a lui e a due
suoi
figli e li strangolarono tutti e tre. Fu detto su
ora nella galleria del Vaticano) nel quale vedesi Laocoonte con i due
suoi
figli in atto di fare i supremi sforzi per libera
ello della morte del vecchio re Priamo, che dopo aver veduti spenti i
suoi
più prodi e più cari figli, oltre una gran parte
ti spenti i suoi più prodi e più cari figli, oltre una gran parte dei
suoi
sudditi, e presa e incendiata dai Greci la sua ci
da tanti atroci dolori d’animo, avesse perduto la ragione e finito i
suoi
giorni gemendo ed urlando. Tutti gli altri e figl
roia, fu costretta a fuggire dal regno di Sparta che era il regno dei
suoi
antenati, e ricoveratasi presso una sua parente a
e. Neottolemo, ossia Pirro figlio di Achille, tornando in Grecia co’
suoi
Mirmidoni, condusse seco tra gli altri schiavi El
ssa sposa di Oreste, ed Oreste venuto alle mani con esso lo uccise. I
suoi
figli e discendenti si mantennero per molti secol
il figlio che era stato il primo a venirgli incontro, fu cacciato dai
suoi
sudditi e si rifugiò nella Magna Grecia, ove fond
l cor sofferse affanni, « Mentre a guardar la cara vita intende « E i
suoi
compagni a ricondur ; ma indarno « Ricondur desia
ende « E i suoi compagni a ricondur ; ma indarno « Ricondur desiava i
suoi
compagni, « Che delle colpe lor tutti periro. »
olo scampato a nuoto, giunse nell’isola dei Feaci, ultimo termine de’
suoi
errori e de’suoi travagli ; poichè ivi accolto on
dei pericoli nei quali incorsero, nel passarvi framezzo, e Ulisse e i
suoi
compagni : « Navigavamo addolorati intanto « Per
lstrom sulle coste della Norvegia. Di quel che avvenne ad Ulisse e ai
suoi
compagni nell’antro del Ciclope Polifemo la narra
ù mirabili astuzie, potè finalmente coll’aiuto del figlio e di alcuni
suoi
sudditi che gli erano rimasti fedeli, vendicarsi
di giungervi, ed altri che non tornò più in patria e perì insieme co’
suoi
compagni in una tempesta. E quest’ultima opinione
barbari, ammira la forza e l’astuzia, e sceglie per protagonisti dei
suoi
due poemi il più forte e il più astuto dei person
urbine, che fece affondar nel mare la sua nave con esso lui e tutti i
suoi
compagni. Queste particolarità, che son tutte d’i
el loro prestigio. Un altro fatto straordinario avvenne ad Enea ed ai
suoi
compagni nelle isole Strofadi, e fu di trovarvi l
reduto infallibile, tanto che niuno osava dubitare della veracità dei
suoi
presagi. Avendo egli detto nel tempo della guerra
da lui ottenne notizie sicure della sua famiglia, del suo regno e dei
suoi
futuri destini. Ebbe Tiresia una figlia chiamata
almente rammentando in una similitudine la Sibilla Cumana, che dava i
suoi
responsi colle foglie nella sua caverna, come abb
a nell’isola di Lesbo, congiurarono di ucciderlo per impadronirsi dei
suoi
tesori. Egli accortosene, cominciò a cantare e su
dei Centauri. 112. Orazio nell’Ode 18ª del lib. i, consigliando i
suoi
amici a non ber mai troppo, e specialmente nei ge
satio, seminagione, perchè quel nume la insegnò agli uomini de’ tempi
suoi
; o dalla voce ebraica sathar, nascondersi, perch
no dell’inganno, e credendone a parte Satùrno, coll’aiuto de’ Titàni,
suoi
figliuoli, gli mosse guerra, e vintolo, il trasse
(3). III. Discacciamento di Satùrno. Partizione dell’universo fra’
suoi
figliuoli. Età dell’oro. Satùrno adunque, dis
che gli Egiziani prestavano a certi animali. Ma finalmente Giove co’
suoi
fulmini inseguì il mostro, il quale pel Mediterra
corpo sovrapposta tutta quanta è la Sicilia. Spesso invano fa tutt’i
suoi
sforzi per liberarsi da quell’eterno peso che sde
gli uomini con un diluvio. Era nella Focide un monte insigne pe’ due
suoi
vertici, e sì alto che trapassava le nubi, chiama
ante a contemplare gli astri, e che sostenne la scienza del cielo co’
suoi
studii indefessi e coll’invenzione della sfera ar
contro la madre, col mostrar loro il capo di Medusa, e Polidètte ed i
suoi
sudditi cangiò in sassi. L’isola di Serifo (2) è
che ha dovuto dare occasione a’Poeti di fingere la trasformazione de’
suoi
abitanti in sassi. Persèo, nipote di Acrisio, re
genore, re della Fenicia, e di Argiope. La quale nel fiore degli anni
suoi
ed oltremodo bellissima, con un drappello di nobi
la giovenca stessa in sacrificio a Giove, o a Minèrva, e però manda i
suoi
compagni ad attignere l’acqua da un fonte nella v
ebbe da Tindaro i due gemelli Castore e Polluce ; ed Elena li chiama
suoi
germani fratelli, e nati dalla stessa sua madre (
eacus), altro figliuolo di Giove, fu il più giusto principe de’ tempi
suoi
, e perciò si annoverava fra’ giudici dell’inferno
ssò nella Frigia(2), ove introdusse un segreto e misterioso culto de’
suoi
Dei, che si conservò lungo tempo in quelle contra
i conservò lungo tempo in quelle contrade. Ideo, fig. di Dardano, co’
suoi
compagni si stabilì nelle montagne dette da lui I
l quale per natura è padre di tutti, ama che gli ottimi sien chiamati
suoi
figliuoli. Vicino al tempio di Giove Ammone ritro
ella chiesa di Aracoeli. Ed in questo tempio l’antica Roma vide tanti
suoi
guerrieri trionfanti render grazie a Giove delle
estuggine, animale che ancora porta la casa sul dosso, ed in pena de’
suoi
scherni condannolla ad un perpetuo silenzio. Si s
Polluce, la quale era di straordinaria bellezza. Or Menelao andò per
suoi
affari a Creta ; ed allora fu che Paride, mancand
che scatenasse i venti per disperdere la nemica flotta di Enea. Ma i
suoi
disegni sempremai le fallivano ; giacchè le conve
permettere suo malgrado che fosse posto nel numero degli Dei e che i
suoi
posteri regnassero su tutta la terra. VII. Gra
i. Appresso Omero(1) Giunone stessa si vanta della nobiltà divina de’
suoi
natali ; e ben conveniva che Giove avesse una con
empre assisa presso al trono della Dea, pronta ad eseguire gli ordini
suoi
; e quando moveva a fare le imposte cose, tutta f
andonato gli Assiri ed i Persiani, e poscia Alessandro il grande ed i
suoi
successori. Giova infine avvertire che il Fato di
ormi. Le sacerdotesse di lei le tessevano delle corone, e coprivano i
suoi
altari di un’erba che nasceva nel fiume Asterione
o nata le avesse offerto de’ sacrificii. Di ciò il Sole fece intesi i
suoi
figliuoli, cioè que’ di Rodi, affinchè fossero st
r irrigarne il beato suolo ; e Minerva fu anche con loro liberale de’
suoi
doni, percui si resero famosi nella scoltura, ved
isponeva, tutto era dal suo cenno divino comprovato. E però Omero ne’
suoi
poemi rappresenta Achille, Ulisse e tutti gli ero
, e ne fu con riso schernita da Giunone e da Venere, perchè, con que’
suoi
occhi azzurri e colle gote gonfie, appariva defor
re inventò l’uso di andare in cocchio per nascondere la deformità de’
suoi
piedi. Dopo morte fu convertito in una costellazi
adio e gli Dei Penati, cui egli innalzò de’tempii nella Samotracia. I
suoi
nepoti andarono a Troia e nella più riposta parte
a, Lampesia e Lampetusa. Il quale giovinetto, dandosi assai vanto de’
suoi
natali, da Epafo, fig. di Giove e d’Io, fu motteg
rarla, e si volse, ma solo per vederla svanire per sempre dagli occhi
suoi
e ritornare al soggiorno delle ombre. Allora squa
n molte sembianze e presagiva il futuro. Ei gli disse ch’eran morti i
suoi
sciami per gli oltraggi fatti ad Euridice, e per
avola dall’aver Niobe posta una sua statua di pietra sul sepolcro de’
suoi
figliuoli. Finalmente Pausania racconta che fu eg
iò soprastante rovina all’incauta città ; ma non si volle dar fede a’
suoi
presagi(1). Sposò Corebo che perì nell’ultima not
poesia, non che della musica e di tutte le belle arti. I poeti erano
suoi
sacerdoti e figliuoli ; essi credevansi da lui in
o di un antro del Parnasso, ove stavasi rìntanato, avea tutti morti i
suoi
compagni che a quel fonte erano andati ad attigne
che negli ombrosi boschetti di Tivolì, dal timo fabbrica il mele de’
suoi
dolci carmi(2). Nè sulla terra solamente, ma nel
icenza appena cedeva a quello di Diana in Efeso, ed ove Apollo dava i
suoi
oracoli in versi. Si vuole edificato da Manto, fi
li oracoli. Anche a Delo, luogo natale del nostro Apollo, dava egli i
suoi
oracoli. E passava sei mesi dell’auno, e proprio
ndannato a non poter bere in tutto il tempo che il fico ha immaturi i
suoi
frutti. Apollo pose fra gli astri il corvo, il se
non mendace ; e Callimaco afferma ch’ egli giura sempremai il vero. I
suoi
oracoli eran reputati veraci e fermi ; e si finse
ssomiglia il corpo di Ettore ad un fiore, che Apollo uccide co’ dolci
suoi
raggi : ……..Tu fresco e rugiadoso Or mi giacì d’
detto Peane (παιαν, Paean) dal greco (παιειν) che significa ferire. I
suoi
dardi uccisero il mostruoso Pitone ed i Ciclopi,
che colpisce da lungi, e più altri ; i quali dinotano che il sole co’
suoi
raggi che sono gli slrali di Apollo, da lontano f
tro fosse stato la divinità di quasi tutte le antiche nazioni. Avea i
suoi
tempii ed i suoi sacrificii, e si diceva fig. d’I
a divinità di quasi tutte le antiche nazioni. Avea i suoi tempii ed i
suoi
sacrificii, e si diceva fig. d’Iperione, mentre A
che, approdato Ulisse a quell’isola, ebbe il dolore di vedersi molti
suoi
compagni trasformati in porci per virtù di alcuni
i da Scilla, bellissima ninfa, fig. di Forco e di Cretide, con alcuni
suoi
magici farmaci avvelenò la fonte, ove Scilla era
atto di unire il canto al dolce suono della sua lira. Un cigno sta a’
suoi
piedi. Gli abitanti di Delo consacrarono una stat
morbidezza scherzi sull’altera struttura delle sue membra…… Gli occhi
suoi
son pieni di quella dolcezza che mostrar suole al
e il sopracciglio del Dio del giorno. Il lungisaettantesi ravvisa ne’
suoi
sguardi, e la faretra appesa agli omeri sembra ch
chi ravvisa Apollo cacciatore, chi quel Nume, dopo avere scagliato i
suoi
dardi contro i Greci ; altri, dopo la strage che
o, che nella destra tiene un flagello, e colla sinistra le redini de’
suoi
velocissimi cavalli. Ha intorno a se i dodici seg
gli uomini, e la luna per le donne esprimono la più alta bellezza. I
suoi
lunghi crini erano i raggi del sole, e gli si att
guarisce ; o perchè, quando Latona, partita dall’isola di Eubea, co’
suoi
figli Apollo e Diana, passando vicino all’antro d
a, antica città dell’ Asia Minore, ove ne’ sei mesi di inverno dava i
suoi
oracoli. Apollo Sosiano, Sosianus, cioè Salvator
entù, era dedicato ad Apollo, Dio delle scienze e delle arti. Sotto i
suoi
portici e ne’ suoi giardini Aristotele passeggian
ad Apollo, Dio delle scienze e delle arti. Sotto i suoi portici e ne’
suoi
giardini Aristotele passeggiando insegnava filoso
ttà dell’Epiro. Si vuole che Bacco, vedendo che Medea colla virtù de’
suoi
incantesimi restituito avea Esone alla primiera g
iali e feroci leoni. Un giorno, cercando nel covile di una lionessa i
suoi
leoncelli, fu posto a morte crudele da quella fie
pampini. Vestiva un abito di color d’oro che giungeva sino a’delicati
suoi
piedi ed era fatto alla foggia de’ Tirii. Fu sua
anto sdegno per le sue feste, che a tutto potere cercò distoglierne i
suoi
Tebani. Era egli fig. di Echione e di Agave, fig.
pel dispregiar che faceva le orgie di Bacco ; ma quegli, schernendo i
suoi
detti, cercava distornare i Tebani dal celebrar q
manca colle figliuole, nè il vecchio Tiresia. Solo Penteo rampogna i
suoi
, dileggia i misteri del Nume, ed alle rimostranze
ò Bacco un otre pieno di generoso vino per mostrarne l’uso a’ sudditi
suoi
; ed egli su di un cocchio con Erigone e col fede
i ellera, usato dal nostro nume nelle sue guerre dell’ India, e che i
suoi
seguaci portavano nelle feste di lui ; e perciò l
percui su di un asino, ove a stento si reggeva, accompagnò Bacco nei
suoi
viaggi e specialmente nelle Indie, coronato di ed
seriamente ci racconta che viaggiando Bacco vicino al monte Rodope, i
suoi
seguaci per caso batterono i loro bronzi, e che u
d’oro co’ ramoscelli. Giunone pregò la Terra di poterne piantare ne’
suoi
giardini ch’eran vicini al monte Atlante. Ora l’E
tere in duello con Menelao a patto che il vincitore abbiasi Elena e i
suoi
tesori. Si viene al combattimento, e Paride è nel
otrebbe solo scusare, dicendo avere egli seguita l’opinione de’ tempi
suoi
, che questi Dei inferiori, cioè, avessero i loro
o avea presagita la serie fatale degli avvenimenti di quell’eroe, de’
suoi
posteri e della nuova città che sorger dovea in I
nanzi a Giove sull’Olimpo, e delle calamità, onde opprimeva Enea ed i
suoi
Troiani, gravemente si duole. A tali pietose rimo
dovea rendere invitto, ed in cui erano bellamente effigiati i posteri
suoi
e la futura gloria de’ Romani. Enea lieto l’ammir
futura gloria de’ Romani. Enea lieto l’ammira e l’indossa a danno de’
suoi
nemici. Or avendo Giove nel consesso de’ numi imp
arii casi e molti acerbi e duri perigli, Fondò la sua cittade, e gli
suoi
Dei Ripose in Lazio : onde cotanto crebbe Il nome
ce lor canto. Era questa la gaia e splendida corte di Venere ; ma dei
suoi
figliuoli il principale era Cupido. Ella presso V
n delfino, con una colomba in grembo ; ora con Adone accompagnato da’
suoi
cani ; ora con Cupido e colle Grazie ; ma più spe
l’Oceano. Tiresia(5) ch’era per le città della Beozia assai conto pe’
suoi
vaticinii, consultato dalla madre, rispose che il
do Ne la battaglia, o con lo scudo intuona, O fulmina con l’asta, e i
suoi
cavalli Da la furia e da lui cacciati e spinti Ne
ivi, E calpestando i morti, e fan col suono Dei piè sino agli estremi
suoi
confini Tremar la Tracia tutta, e van con essi Lo
zzodì già suonava la cetra, e la sera rubava i buoi ad Apollo. Ma dei
suoi
furti parleremo appresso ; solo quì notiamo che G
on molto lucro, di ringraziare Mercurio, il quale lo avea aiutato ne’
suoi
negozii ed avea accresciuto il suo avere. E perci
o ladro. Orazio (1) chiama Mercurio tutto astuzia, allorchè volea co’
suoi
giocosi furti involar qualche cosa. Racconta posc
pollo trasse quel landroncello avanti a Giove per la restituzione dei
suoi
buoi, ed in che modo Mercurio si schermì destrame
esta ed a’ piedi, onde velocemente portasse per ogni luogo gli ordini
suoi
. Omero (2) e Virgilio (3) in bella guisa descrivo
e morte ; aduna e sparge i venti, E trapassa le nubi. Caro. Or ne’
suoi
frequenti viaggi portava in mano Mercurio questa
a del guscio di una testuggine, così spesso questo animale si vede ai
suoi
piedi. La lucertola poi che se gli vede vicino, f
Ippolito ; liberò Giove dal mostruoso Tifone che lenealo avvinto co’
suoi
serpentini stragrandi ravvolgimenti(2) ; per coma
lasi madre, perchè nudrisce gli uomini e gli animali che sono i figli
suoi
. E Plinio(4) dice che per ragione de’ grandi meri
to si rassomigliavano. Quindi l’Alamanni (2) : Il cornuto pastor co’
suoi
Selvani, Co’ suoi Satiri e Fauni, a lui compagni,
ano. Quindi l’Alamanni (2) : Il cornuto pastor co’ suoi Selvani, Co’
suoi
Satiri e Fauni, a lui compagni, Vengan con le zam
ato in disgrazia di Vertunno un uomo volubile e che non è padrone de’
suoi
pensieri. Alcuni derivano il nome Vertunno dall’a
nte, co’capelli fatti in trecce e sparsi di fiori ; i nudi e delicati
suoi
piedi sfiorar sembrano appena le tenere erbette,
ali passeggia. Zaffiro la solleva e la regge in aria sopra i leggieri
suoi
vanni. Ad ogni passo di lei spunta dal suolo un n
di Giano, o di Numa, e per la sua modestia meritò gli onori divini. I
suoi
misteriosi riti si celebravano in casa del Pontef
fferiva del latte, e di latte si spargeva la statua di lei (4) ; ed i
suoi
sacrificii si chiamavan Palilia o Parilia. Nel su
aturno e moglie di Sicano, antichissimo re della Sicilia, il quale a’
suoi
popoli insegnò l’uso del frumento. Vi fu già un t
l tartareo fondo. III. Continuazione – Ascalafo. Or in questi
suoi
viaggi, assetata la povera dea, andò ad una rusti
di che pianse, e fu in collera colla Sicilia tutta, quasi ingrata a’
suoi
beneficii, percui privolla di tutt’i suoi doni. A
lia tutta, quasi ingrata a’ suoi beneficii, percui privolla di tutt’i
suoi
doni. Allora, per pietà di sì gravi mali, la ninf
e dell’Alfeo. Or lieta la dea a tal nuova, volle che Aretusa i tristi
suoi
casi narrasse e per qual modo fosse stata in sì s
ndo Esiodo. III.Vulcano, dio degli Egizii – Sue doti, incumbenze e
suoi
pregiati lavori. I poeti han foggiato il loro
il grazioso racconto. IV.Di alcune imprese di Vulcano e di alcuni
suoi
figliuoli. Nella guerra contro i giganti il n
e che ciò faceva non per ragion di augurio, ma per attendere a’ serii
suoi
studii. I Romani aveano un tempio consacrato a Vu
n bel giorno di està, si lavava. Or Atteone che là vicino passava coi
suoi
veltri, seguendo l’orme di una fiera, fu da Diana
era, fu da Diana trasformato in cervo ; nel qual sembiante veduto dai
suoi
cani, fu da essi miseramente lacerato. Apollodoro
le è appoggiato ad una lancia ed ha appresso a se il suo cane ; ed a’
suoi
piedi è il teschio dell’ucciso cinghiale. Nel Mus
a, pareva che Diana fosse stata più avida di sangue umano ; e quivi i
suoi
sacrificii partecipavano della fierezza di que’ p
Annisiadi, le quali avean cura de’ calzari venatorii della Dea e de’
suoi
cani, attaccavano al cocchio di lei le cerve e le
amasi da’piè di bronzo (2), per dinotare la robustezza e velocità de’
suoi
piedi. In quarto luogo portò vivo sulle spalle il
e fosse andato a cogliere le poma d’oro nell’atto ch’esso sugli omeri
suoi
sosteneva il cielo invece di lui ; sebbene altri
ca ; e recatosi sull’Eta o Oeta, monte della Tessaglia, degli orrendi
suoi
ululatì riempì que’ luoghi ; e vinto finalmente d
. L’albero consacrato ad Ercole era il pioppo, di cui si coronavano i
suoi
sacerdoti e gli eroi che aveano operato famose im
Questo regno fu così detto da Argo, uno de’suoi re e fig. di Giove. I
suoi
pascoli erano di tanta rinomanza che si finge, Ne
oli erano di tanta rinomanza che si finge, Nettuno avervi pascolato i
suoi
cavalli. Con Argo confinava Micene, da Orazio(1)
endolo riconosciuto per suo re, Egitto sotto la condotta de’cinquanta
suoi
figli mandò contro di lui poderoso esercito e l’
cavò gli occhi e maledisse la sua infelice discendenza. Intanto i due
suoi
figliuoli Eteocle e Polinice, dopo la morte del p
rto, ed in tal guisa scoprì se stesso. Achille adunque alla testa de’
suoi
Mirmidoni, popoli della Ftiolide, andò cogli altr
tranze di Fenice, suo antico precettore, nè le instigazioni di tutt’i
suoi
amici erano state valevoli a farlo uscire di ques
el regno di Alba Longa. I Cesari ambiziosamente affettavano di essere
suoi
discendenti, siccome i Romani non lasciarono di d
o. III. Continuazione – Potenza di Nettuno – Alcuni dei principali
suoi
figliuoli. Come Nettuno era Dio del mare, cos
o rappresenta nell’atto che sorte dalle onde, facendo tremare sotto i
suoi
piedi i monti e le foreste : « Egli ha fatto tre
della nave Argo ; Erice, re della Sicilia. che per avere posto fra i
suoi
armenti uno de’buoi di Gerione, che Ercole avea s
Echidna. Raccontasi (1) che la maga Circe, ingelosita di Scilla, de’
suoi
veleni contaminò un bel fonte, ove quella vergine
o banchetti, e solo, spirato quel tempo, può egli rientrare in tutt’i
suoi
diritti. » Così riferisce Esiodo (3). Virgilio po
come nel celebre luogo di Virgilio, ove si dice che ciascuno soffre i
suoi
Mani(5), cioè i suoi mali, le sue pene. Ovidio e
o di Virgilio, ove si dice che ciascuno soffre i suoi Mani(5), cioè i
suoi
mali, le sue pene. Ovidio e Tibullo (1) allogano
faci delle Furie agitati e scossi. Ciascuno è dalle sue magagne e da’
suoi
errori in istrana guisa agitato ; ciascuno è dall
tra, mentre tiene nella sinistra un’anima, il Cerbero accovacciato a’
suoi
piedi, e d’appresso tre Arpie, per le quali forse
ia consumati dal fuoco. Anche i tori e le capre si bruciavano sopra i
suoi
altari(5). Il cipresso era l’albero di Plutone, e
e Cadmo stette appresso il padre suo, ma insieme con Cilice e Fenice,
suoi
fratelli (2), dovette andar cercando Europa, sua
racolo di Temi, che un figlio di Giove gli avrebbe tolti i tesori de’
suoi
giardini, M avea ben chiusi di mura, e affidati a
ura, e affidati alla guardia d’un Dragone, tenendo sempre lontano da’
suoi
confini ogni etraniero. Risvegliatisi pertanto in
a e Orione, nati da Micala, famosa Maga della Tessaglia, la quale co’
suoi
incantesimi più volte avea fatto discendere la Lu
età. Il pietoso figlio, osservando il genitore, vicino al termine de’
suoi
giorni, pregò Medea, che ridonasse al vecchio pad
a Giasone, e ne esagerò l’ingratitudine. Esaltò come il maggiore de’
suoi
meriti quello di aver ringiovinito Esone. Quelle
ta di Micene. Euristeo inoltre mandava dal predetto luogo all’ Eroe i
suoi
ordini per mezzo d’un araldo, chiamato Copreo. Di
mano una freccia, la quale egli trasse dal corpo d’uno degli estinti
suoi
compagni. Ercole lo onorò con magnifici funerali
garle, e quel re gli promise in ricompensa la decima parte di tutti i
suoi
animali. Entro lo spazio d’un gior no eseguì l’ E
ttà, che chiamò Tingi dal nome di sua moglie(c). Stanco poi Ercole de
suoi
travagli si pose a dormire sulle arene della Libi
ovviso ritorno di lui dall’ Inferno cangiò tutta la scena. Megara co’
suoi
figliuoli vennero liberati dalle mani di Lico, e
rito della sua frenesia. Conobbe allora la strage, che avea fatto de’
suoi
, se ne afflisse estremamente, e si tenne per lung
fale, si ritirò in una grotta. Colei aveva anche là coperto l’Eroe de
suoi
vestiti, ed ella aveasi indossata la pelle di leo
dicò, ch’Ercole avesse così punito il disprezzo, che aveasi fatto de’
suoi
sacrifizj (a). Ercole esorcitò la sua protezione
ò la moglie e il figlio appresso Pitteo. Nello stesso tempo nascose i
suoi
calzari e la sua spada sotto un grosso sasso, e c
te e Demofonte(g) (27). Questo Eroe, veggendosi calunniato appresso i
suoi
da un certo Lico (h), fece passare la sua famigli
e il terrore de’ Greci, e comparve il più forte e valoroso di tutti i
suoi
concittadini (b) (1). Questo Eroe trovò alla port
aventò Priamo dell’infausto vaticinio, e commise ad Archelao, uno de’
suoi
servi, di esporre il fanciullo, subitochè fosse n
e già riuscito vano il di lui ricorso(b). Paride volle cimentarsi co’
suoi
più valorosi nemici. Come poi vide andargli incon
o Menelao, fu sorpreso da tale spavento, che ben tosto si ritirò tra’
suoi
. Rianimato da’ rimproveri di Ettore, suo fratello
straordinario valore, lo fece comparire un’altra volta alla testa de’
suoi
(c). Allora fu, ch’egli venne alle mani con Achill
Ritiratosi sul monte Ida, poco distante dalla città(7), formò ivi co’
suoi
seguaci(8) una flotta di venti navi per fuggire(a
. Gli fu risposto, che si riducesse alle terre, popolate un tempo da’
suoi
antenati. Spiegò quindi le vele alla volta di Cre
al solo vedere Menelao talmente si atterì ; che si ritirò appresso i
suoi
. Ritornato al campo, sarebbe caduto sotto le mani
guisa,che non potesse fuggire. Menelao prese seco tre de’più robusti
suoi
compagni, entrò di buon mattino nella grotta di P
tto Licomede, un figliuolo, chiamato primieramente Pirro a motivo de’
suoi
biondi capegli, e poi Neottolemo, perchè in età a
e il comando di una parte de’Tessali. Affidò pure il comando di altri
suoi
soldati al prode Eudoro, nato da Polimela, figlia
offendeva. Intollerante il Greco Eroe di vedere vani tutti gli sforzi
suoi
, si levò alla fine dal braccio lo scudo, ed ora c
mento il pensiero di farlo perire. Avvenne, che Ulisse fu inviato da’
suoi
nella Tracia per riportarne de’viveri, ma se ne r
lisse giovò moltissimo a’ Greci nel tempo della guerra Trojana sì co’
suoi
consigli, che col suo valore. Egli insieme con Di
, perchè così si dolesse. Colui rispose, che Niuno era la cagione de’
suoi
mali. A tale risposta i di lui compagni lo eccita
a volta di quelle terre, quando Ulisse, sorpreso dal sonno, lasciò a’
suoi
compagni il governo del naviglio. Queglino, crede
di spavento, e minacciò d’ucciderla, se non avesse ritornati tutti i
suoi
compagni alla loro primiera figura(12). La Maga p
osto nelle Siene(13). Usò egli la precauzione di far turare a tutti i
suoi
compagni con cera le orecchie, onde non udissero
rne tre(b). Era altresì agilissimo alla corsa(c). Fece cadere sotto i
suoi
colpi Pulidamante, figlio di Pantoo(d) (1), e Cle
to, e che in pena di tanto ardire Giove lo avesse colpito con unò de’
suoi
fulmini(b). Fu quindi considerato anche dagli uom
eusina, ove era stato inalzatò il rogo al suo maritò. Là si vestì de’
suoi
più belli e preziosi ornamenti ; ascese sulla rup
corpo d’esercito(a). Polinice, mentre marciava contro Tebe, passò co’
suoi
compagni per la foresta di Nemea nell’Acaja. Tutt
zi a ciascuna delle sette porte di Tebe. Eccocle del pari distribuì i
suoi
più valorosi guerrieri in guisa, che da ogni part
ino il più distinto di nascita si fosse sacrificato pèrida salute de’
suoi
. E poichè al predetto Antipeno, nelle di cui vene
n quello qual regina, di pallido aspetto, che teneva le virtù sotto i
suoi
piedi(a). La Virtù rappresentasi giovine, bella,
sta Dea un altro tempio(c). L. Silla, divenuto trionfatore di tutti i
suoi
nemici, le instituì anche dei pubblici Giuochi(d)
quanta qualsivoglia donna della sua città potea vantarne in forza de’
suoi
natali. Ella quindi fabbricò un altro tempio alla
ltro amico ; in candida veste, perchè sinceri e ingenui sono sempre i
suoi
sentimenti. Sulla fronte porta scritto l’estate e
tringe altresì una face, e la rivoglie ad abbruciare un Pellicano co’
suoi
figliuoli : con che vuolsi indicare, che le azion
e ha le ali al dorso, e i piedi ignudi, per esprìmere l’ ampiezza de’
suoi
disegni, e la velocità, con cui li vuole eseguiti
rtuna, e l’altra il Buon-Evento. Era questo un Nume, che avea avuto i
suoi
primi altari ne’ campi, ove gli agricoltori porge
soldato riprese subito il perduto coraggio. Tullo stesso trionfò de’
suoi
nemici, e introdusse in Roma il culto di questa D
tà, ne rimase in quello stesso istante incenerita. Finalmente Ino co’
suoi
figliuoli si precipitò nel mare. Questa ultima do
ena. Costretto a guerreggiare contro i Teleboi, affidò il governo de’
suoi
Stati ad Anfitrione, suo nipote. Ritornossene vit
rdoti del tempio d’ Apollo Delfico per averne un oracolo favorevole a
suoi
disegni. La città di Tebe venne non molto dope af
a pianta nel bosco, sacro a Marte(a). Dopo tutto ciò Frisso terminò i
suoi
giorni, perchè Eeta lo fece morire per impadronir
o, perchè colei sperava, che il regno in tal guisa sarebbe rimasto a’
suoi
figliuoli. Ella manifestò il reo disegno alla ste
e della sorella, consultò l’Oracolo, e ne intese, che, per appagare i
suoi
desiderj, conveniva, ch’ ella si vestisse da sace
d. l. I., Conon c. 41. (b). Apollon. l. 4. Argon. (20). Medea co’
suoi
incantesimi operò grandi prodigi : ritornò le acq
Hyg. fab. 24. 25. (26). Medea trovò Ercole furibondo, lo risanò co’
suoi
rimedj, ma non ne ottenne alcuna assistenza(d).
. Fineo finalmente in pena della crudeltà, esercitata cogli anzidetti
suoi
figliuoli, restò ucciso da Ercole(e). (a). Joh.
Medo, il quale dopo la morte di suo padre salì sul trono, e diede a’
suoi
sudditi il nome di Medi (c). Altri dicono, che Me
morte fu anche chiamata Pasifae, perchè allora manifestava a tutti i
suoi
oracoli(e) (a). L. 3. (13). I vascelli mentov
empio di Serapide. Dicono, che quando il Sole nascente la toccava co’
suoi
raggi, essa rendeva un piacevole suono ; laddove
olo. L’avaro Trace, che niente d’inganno sospertava, seguito da’ soli
suoi
figliuoli, i quali erano ancor in tenera eta, tra
icolmando i Greci d’ingiurie e maledizioni per incontrare il fine de’
suoi
giorni, che tante sospirava. Ella vi riuscì, poic
nome ad una città, situata sul fiume Caico, e la stabilì Capitale de’
suoi
Stati(a). (a). l. 9. (a). Ovid. Epist. Heroid
è provedere alla sua salvezza. Assistito poscia da Giasone e da altri
suoi
amici(a), rientrò in lolco, e vi uccise Acasto, e
e’nemici, tenendo per una mano un suo nipore, e portando coll’altra i
suoi
Dei Penati, e i vasi sacri del tempio d’Apollo, d
Diomede rimesso il Pallade, rapito da Troja. Daquel tempo Naute, e i
suoi
discendente ebbero la custodia di quel sacro simu
bra di Sicheo. Compito quello, alzò un rogo, e sopra di quello finì i
suoi
giorni (c). Quesra sì intrepida azione le acquist
orrere sopra un campo, coperto di spighe, senza farle piegare sotto i
suoi
piedi, o sopra le onde del mare, senza restarne b
ra una pelle di tigre. Quando marciò contro Enea, fece cadere sotto i
suoi
colpi un’infinità di Frigj. Rimase uccisa da Arun
, e marito di Medesicasta, figlia di Priamo (e). Fece spirare sotto i
suoi
colpi Protoone (f). Essendo ritornato dall’assedi
jani(a). Ma Patroclo comparve ad Achille, e lo pregò di sollecitare i
suoi
funerali, onde potesse aver ingresso anch’egli ne
Greci avessero formata l’immensa mole di quel Cavallo. Rispose, che i
suoi
, dopochè rapirono il Palladio, non godettero più
e tale amore sentiva per lui, che veggendolo marciare alla testa de’
suoi
eserciti contro gli Assirj, promise di consecrare
i fosse ritornato a lei vincitore. Così avvenne : e Berenice appese i
suoi
capegli nel tempio dell’anzidetta Dea, eretto in
ebrati in di lui onore, e però detti Eaci(b). (5). Menestio doveva i
suoi
natali al fiume Sperchio, e alla bella Polidora,
rribile strage de’Trojani. Dopo la presa di Troja avendo udito, che i
suoi
gli si erano ribellati, si trasferì in Italia con
rovato. Il pascatore ubbidì, e ne ottenne in ricompensa, che egli e i
suoi
discendenti avessero il privilegio di conservare
dre avea inteso dall’Oracolo, ch’egli sarebbe stato ucciso da uno de’
suoi
figliuoli. Altemene in forza di tale predizione s
orte di Giocasta ; che Edipo regnò secolei in Tebe ; e che ivi finì i
suoi
giorni(e). (c). Declaustre Diction. Mythol. (
morte, ma continuò a vivere in Tebe. Come poi vide morire tutti due i
suoi
figliuoli, anch’ella si trafisse il petto colla s
67 (5). Apollodoro dice, che Edipo fu scacciato di Tebe dagli stessi
suoi
figliuoli, Eteocle e Polinie(a). (e). In Oedip.
ro di lui dal Tebano Menalippo. Egli prima di morite pregò alcuni de’
suoi
, che gli recassero la testa del predetto Menalipp
to, e che in pena di tanto ardire Giove lo avesse colpito con unò de’
suoi
fulmini(b). Fu quindi considerato anche dagli uom
eusina, ove era stato inalzatò il rogo al suo maritò. Là si vestì de’
suoi
più belli e preziosi ornamenti ; ascese sulla rup
ino il più distinto di nascita si fosse sacrificato pèrida salute de’
suoi
. E poichè al predetto Antipeno, nelle di cui vene
nia, nelle parti che ancor resistevano alle armi romane, conservava i
suoi
culti sanguinarj ; nè conosceva libazioni più gra
andro. Attraversata dagli eserciti macedoni, l’India avea dischiusi i
suoi
tesori all’avidità dell’Occidente ; era il nuovo
rsale. Il mondo romano, travolto in mille stranezze da’suoi vizj, dai
suoi
lumi stessi, dall’avvilimento di tutti i culti, d
il vecchio politeismo formava ancora la base della società romana : i
suoi
templi e i suoi idoli erano per tutto innanzi agl
eismo formava ancora la base della società romana : i suoi templi e i
suoi
idoli erano per tutto innanzi agli sguardi ; i su
i suoi templi e i suoi idoli erano per tutto innanzi agli sguardi ; i
suoi
poeti signoreggiavano la serva fantasia. Le sue f
tudine a cagione delle sue pompe e delle sue feste. e soprattutto de’
suoi
legami colle istituzioni dello Stato. Ma la relig
mi. Come ha trionfato di tanta rabbia ? Dandosi mansueto in balia dei
suoi
persecutori. Lamennais. Difesa de’ cristiani
fia mai che una setta, che ha del divino, con fuoco umano vendichi i
suoi
torti, e che si dolga di soffrire quel male, il q
i Parti, o l’altre genti qualunque siano, purchè d’un sol luogo e dei
suoi
confini, che le genti d’un mondo intero ? Noi sia
a però è grata a Dio. Preghiamo anco per l’imperadore, per i ministri
suoi
, per le potestà secolari, per la quiete delle cos
rir mai ! Ma si vede la festuca negli occhi altrui, e non si vede nei
suoi
la trave. Tante tribù, tante curie e decurie infe
vrebbe poi avuto bisogno questo albero dei popoli prima di stendere i
suoi
rami di nuovo su tutte quelle reliquie ? Che lung
’arena, bisognava che la Religione avesse, per così dire, anch’essi i
suoi
atleti ed i suoi spettacoli nei deserti della Teb
che la Religione avesse, per così dire, anch’essi i suoi atleti ed i
suoi
spettacoli nei deserti della Tebaide. Gesù Cristo
di siffatti elementi, non potendo da sè stesso porgere amica mano ai
suoi
bisogni, senza avere speranza d’incivilirsi, perp
ivina, nacque il politeismo, e quasi ogni aggregazione sociale ebbe i
suoi
Iddii peculiari, pochi eletti infuori, che scrban
uopre, che con questo nume indicavasi l’apparente corso del sole ed i
suoi
fenomeni, pruove. 26. S. Agostino v’intende non a
le cagioni produttrici del politeismo, e le origini del mito ne’varii
suoi
concetti, or portando nostra mente alla interpetr
i di non volgare sapienza, volendo esprimere la natura, le forze ed i
suoi
fenomeni, si giovarono di miti e di simboli. Per
a — Lo chiamavano Saturno, ei dice(3), voltando nella nostra lingua i
suoi
concetti, chè era solito divorare tutte le cose c
dai mali della vita. E non meno, attenendoci alla etimologia de’varii
suoi
nomi, di leggieri scorgerassi, come questo nume i
un’immagine dell’etere emanante dal suo seno, come dal suo centro. A
suoi
piedi ponevano tre figure muliebri circondate da
simbolo della terra. 21. A lui il vaticinio del futuro. Perciocchè i
suoi
risponsi erano obbliqui, ambigui e difficili ad i
llegoria, con cui si vuole indicare il corso apparente del Sole, ed i
suoi
fenomeni. Ei si dipingeva con un caduceo in mano,
e la parola. « È detto Mercurio, così egli(1), voltando in italiano i
suoi
concetti, quasi medius currens, perchè la parola
lla parola. Nelle classiche opere de’greci si possono spigolare molti
suoi
nomi tutti allusivi alla parola. E su le prime è
ti di Mercurio, e noi per adornare queste povere pagine riporteremo i
suoi
concetti, scegliendone solo poche parole tra la d
irilità e truculenza, quali caratteristiche trasparivano da gli occhi
suoi
, dipingendoli di color glauco, come si scorge nel
φρονες cioè stolti, insani, insipienti. A Venere assistono le Muse, e
suoi
compagni sono Suadela e Mercurio, poichè coloro c
e di Marte, col quale entrava essa in congiunzione, secondo i diversi
suoi
aspetti in cielo ». 45. Diana — Ella fu detta da
a cacciar ne’boschi, alimentava molti cani, e nulla si dava cura dei
suoi
beni di fortuna, fino a mancargli del tutto, onde
l tutto, onde si disse essere stato cambiato in cervo, e divorato dai
suoi
cani. 47. A lei si davano diversi nomi, e per que
udizione. A questo a noi sembra, che abbia inteso l’Alighieri in quei
suoi
versi(1), « Minerva spira e conducemi Apollo, E
pagnia delle Muse, onde fu detto Musagete. Ovidio non meno espone nei
suoi
Fastì (1) che i romani in ciascuno anno celebrava
o l’uno che soleva sacrificare tutti gli estranei, che giungevano nei
suoi
stati, e lasciando divorar l’altro, che era figli
X. Ercole vince Gerione, cui la favola da tre corpi, e ne conquista i
suoi
buoi, uccide un principe crudele, che perseguitav
arra la favola, che Cadmo nel fabbricare la città di Tebe, mandando i
suoi
compagni alla fonte di Dirce, per cavarne acqna,
hiamarono Afrodite. Urano da titainein affrettarsi appellò Titani i
suoi
figli, perchè affrettati si erano ad opra iniqua
hè ebbe a dar Giove suo ultimo maschio alla luce, ricorse ai genitori
suoi
Urano e Gea per consiglio ed aiuto, onde occultar
bbe Tereo; da Ilia, o Rea Silvia ebbe Romolo e Remo. Per nascondere i
suoi
amori con Venere tenea di guardia Alettrione, ma
enne assoluto. Marte riguardavasi come Dio principale della guerra, e
suoi
ministri, secondo Esiodo, erano il Terrore e il T
di; che camminavano per se stessi, le donne d’ oro che aiutavanlo ne’
suoi
lavori, i cani d’ argento e d’ oro, che stavan a
pria condannate a mostrarsi ignude, e poscia cangiate in pietra. De’
suoi
amori con Marte già si è detto Ma oltre a questo
la vita di lui, quanto il tizzone, rimise per vendicare la morte de’
suoi
fratelli il tizzone sul fuoco, e Meleagro consunt
due leoni, e colle chiavi in mano, con cui apre alla buona stagione i
suoi
tesori, e li chiude all’ inverno. I suoi sacerdot
i apre alla buona stagione i suoi tesori, e li chiude all’ inverno. I
suoi
sacerdoti eran detti Galli dal fiume Gallo nella
ufragio vicino all’ isola Scheria o Corfù e ricco di doni lo fece da’
suoi
trasportare in Itaca. Ovidio aggiugne; che per C
er sede giù nell’ Inferno insieme colla Morte, eoi Sonno, e co’ Sogni
suoi
figli. Morfeo figlio e ministro del Sonno era que
di Eolo avendo occupato l’ istmo di Corinto, infestava l’ Attica co’
suoi
latrocini, e schiacciava, secondo Lattanzio, col
ea nell’ isola di Creta. 9. Vinse Diomede re di Tracia, che pasceva i
suoi
cavalli colle carni degli ospiti, e da’ cavalli m
a altri Stenobea si accese di Bellerofonte, e non potendolo trarre ai
suoi
desideri, l’ accusò presso il marito quasi avesse
ei ne fu discaccialo. Mancavano a Tebe le mura, delle quali Cadmo e i
suoi
successori Polidoro e Labdaco non l’ avean recint
e non lungi da Tebe entra nel fiume Ismeno. Capo VII. Di Edipo, de
suoi
figli, e della guerra di Tebe. Edipo era figli
i Polibio andò a consultar l’ oracolo di Apollo per aver contezza de’
suoi
parenti, ed ebbe in risposta di non ritornare nel
uto e alla nuova perfidia di Eteocle, adunò incontanente il fiore de’
suoi
eserciti sotto la guida di sette illustri capitan
edonte e Partenopeo caddero anche essi estinti; ed. Adrasto perduti i
suoi
capitani e gran parte delle sue genti dovette tor
Giasone con trargli il sangue dalle vene, e nuovo sangue creargli co’
suoi
sughi incantati, e bramando le figlie di Pelia, c
condo altri, di Onagro re di Tracia e della Musa Calliope, fu a tempi
suoi
insigne musico e poeta, ed uomo eloquentissimo; e
e smisurati serpenti venendo dal mare avviticchiarono Laocoonte e due
suoi
figli; e mentre erano i Troiani atterriti da tal
li altri partivano era Timaslo insepolto; poi da Tiresia udì i futuri
suoi
casi; ragionò coll’ anima della madre Anticrea, c
dico. Sotto a questa sembianza egli andò prima da Eumeo guardiano de’
suoi
porci, ove essendo pur giunto il figlio Telemaco
ato in Cigno, e Mennone a’ preghi dell’ aurora convertito insieme co’
suoi
compagni negli uccelli detti Mennonidi; Paride uc
ella patria. Omero però nell’ Iliade lo dipinse come uno de’ migliori
suoi
difensori, e lo fa venire alle mani prima con Ach
va da! crepitare, dal fumo, traevansi gli auguri. Ogni tempio aveva i
suoi
Sacerdoti, e molti di questi erano distinti con n
ennemente portavasi da’ Sacerdoti, e da’ segni che ella dava co’ vari
suoi
movimenti, i Sacerdoti interpetravano le risposte
mò una falce, e la diede a Saturno, ond’ egli insieme co’ Ciclopi(5),
suoi
fratelli, che da Urano erano stati rinchiusi nel
avea divorati(b). Titano ne venne in cognizione, e unitosi quindi a’
suoi
figliuoli, caricò Saturno, e sua moglie di pesant
lissimo pastore della Frigia. Cibele lo avea poi stabilito preside a’
suoi
sacrifizj, a patto però che avesse doveto sempre
lince, animale di acutissima vista(d). Trittolemo poi, ritornato da’
suoi
viaggi, restituì a Cerere il carro(8), e stabilì
però aver diminuito in modo alcuno l’interno suo martirio. Di tutti i
suoi
beninon gli restava che una figliuola, di nome Me
o nell’ età, scacciò il padre suo dal trono, e ne divise l’impero co’
suoi
fratelli, Nettuno e Plutone. Destinò l’uno signor
ce che uno de’Dattili, di nome Ercole, trasferitosi con altri quattro
suoi
fratelli dall’Ida, monte di Creta, in Elide, ivi
i una foresta piena di quercie, da dove credevasi che il Nume desse i
suoi
Oracoli. Questi e per la loro origine e pel modo,
sse rispondere con più solennità, quanto quello di Giove Ammone, ma i
suoi
detti erano molto intricati ed oscuri. La statua
mia sua equità, non fece uso del suo potere, che per rendete felici i
suoi
sudditi, e per eccitarli ad onorare gli Dei e spe
etto tempj e altari. Così operando, talmente si rendette egli caro a’
suoi
, che ancor vivente ne riscuoteva gli onori divini
sia nato in Tebe(b) ; ma la maggior patte soggiunge, ch’ ei trasse i
suoi
natali nella città di Nisa, donde prese poi il no
e di donne, e seco loro s’accinse alla grande impresa. Opponevasi a’
suoi
disegni il fiume Idaspe, ed ei lo disectò. Conqui
(c). V’è chi dice, che Licurgo avea comandato, che si tagliassero ne’
suoi
Stati tutte le viti ; ch’egli stesso volle darne
ne, e raccolti ad uno ad uno gli occh di’ Argo, ne fregiò le code de’
suoi
pavoni. Sciolt poi il freno all’ ira e alla vende
avea cominciato a Inondare quelle campagne, e fu restituito dentro i
suoi
limiti (e). Ebbe il nome d’ Imbrasia dal fiume Im
i cipresso vennero collocate nel tempio. Giunone nella Laconia dava i
suoi
Oracoli da uno stagno, in cui, gettandosi delle f
, con cui Apollo manifestò, ch’egli dallo stesso tempio voleva dare i
suoi
Oracoli. Diodoro di Sicilia narra, che sul monte
rore profetico, si chiamava Coreta(b). Apollo poi, per rendere noti i
suoi
Oracoli nel tempio anzidetto, si servà di una Sac
iglia. Il Sole, spettatore di tale barbarie, cercò coll’ attività de’
suoi
raggi di aprire la strada alla misera, onde ritor
Delfo, e la Pitonessa in risposta gli vietò di più ritornarsone tra’
suoi
. Gli soggiunse, che prendesse dal tempio un tripo
lto ad Atteone, e lo cangiò in cervo. Così trasformato s’incontrò ne’
suoi
cani. Fuggì impaurito, ma finalmente raggiunto da
Anfiteno o Anfisteno, il di lui padre, Anficle, Irbo, suo figlio, e i
suoi
népoti, Astrabaco, e Alopeco, Spartani, divennero
Era chiamata Murcia o Murzia, ossia Dea de’pigri, perchè tali rende i
suoi
adoratori. Altridicono, che Venere da prima si di
cesa d’ Enea in Italia, e che quell’ Eroe non fece che arricchirlo de
suoi
doni(d). Si trovavano nel medesimo in gran copia
r lettera sfogava colla giovine le sue tenerezze, e talora drizzava i
suoi
voti alla porta di colei, come a una Divinità, e
Sacerdotessa d’Apollo, e donna fatidica. La celebrità degli avverati
suoi
vaticinj avea talmente reso famoso in Lenno e in
asse a’ Romani la felicità medesima, che aveano goduto Remo e Romolo,
suoi
figliuoli. La terza, acciocchè la fecondità, che
da’ Greci Efestiadi, e da’ Latini Vulcanie(e). Aveva per compagni ne’
suoi
lavori i Ciclopi(f). Secondo un’antica tradizìone
tratti guadagni, chiamata peculio (b). Questa classe di Servi aveva i
suoi
Dei particolari, deteti Anculi(c). (17). I Greci
glia di Foroneo, a cui successe nel regno degli Argivi. Adiratosi co’
suoi
sudditi, rinunziò il trono al fratello Egialeo, e
consultava(g). In altro modo pure ella si esprimeva : scrivea cioè i
suoi
detti sopra secche foglie, da lei disposte nell’i
che no bosco sacro del tempio di Apollo Sminteo sussistevi ancora a’
suoi
giorni il sepolcro di questa femmin(c). E quì si
uramente a chi la interrogava. Eraclide vuole che costei enunziasse i
suoi
vaticinj a’ tempi di Solone e di Ciro(d). La Frig
pastore Faustolo, e nutrice di Remo e di Romolo, proceduta da dodici
suoi
figliuoli, faceva ogni anno un sacrifizio per chi
in tali Giuochi, quando per la terza volta fece pure fronte a tutti i
suoi
Avversarj, nè gli restava a vincerne che uno, per
ento, sostenuto contro gli abitanti della città d’ Egesta. Gli stessi
suoi
nemici dopo morte gli alzarono un monumento, ed a
marmo in Pellene, in una spezie di Academia, ovela gioventù faceva i
suoi
primi esercizj. Questa ultima statua a lui ancor
ercizj. Questa ultima statua a lui ancor vivente era stata eretta da’
suoi
concittadini, per premiarlo d’aver riportato il p
poi la discorre in altro modo : Licaone, dic’egli, volendo ridurre i
suoi
Sudditi all’osservanza delle sue leggi, pubblicò,
sse il nome di un figlio di Cerere ; ch’egli accompagnasse la Dea ne’
suoi
viaggi(i) ; e che le facesse obbliare il dolore,
Egli viveva al tempo, in cui Pandione regnava in Atene(f). Insegnò a’
suoi
il culto degli Dei della Grecia ; e però fu denom
uì di passaggio possiamo ricordare, che ogni parte della porta avea i
suoi
Numi particolari. Il Dio Forculo presiedeva a ciò
cque da una giovine della Bassa Elidé, di nome Fiscoa. Fece guerra a’
suoi
vicini, si rendette molto potente, e alzò un temp
alo, che gli diede in moglie Ilebia, sua figlia, con una porzione de’
suoi
Stati (a). (4). Argo ebbe in moglie Ismene, figl
redetto, senzachè avesse mai alcuno, a cui potesse manifestare i casi
suoi
. Formò finalmente una tela di bianco velo, ed int
a veneravano Brizo, come la Dea de’ sogni, per mezzo de’ quali dava i
suoi
oracoli. Le donne di quella città offerivano a qu
l mezzo d’una foresta vicina all’antro, ove la Sibilla di Cuma dava i
suoi
Oracoli. Appenachè veniva staccato, un altro simi
bbe il delirio di lui, che finalmente sul fiore più fresco degli anni
suoi
morì d’acerbo dolore : Fu cangiato in un fiore, c
titudine i popoli. Di Minos si aggiunge, ch’egli attese a dirozzare i
suoi
sudditi con leggi, che poscia servirono di nonna
dde a Marsia(h). Questi dopo morte fu pianto dalle Ninfe, da’ Satiri,
suoi
fratelli, e da ogni pastore di que’ dintorni. Da
re Apollo e Diana(a). Niobe poi tal dolore concepì per la perdita de’
suoi
figliuoli, che Giove per pietà la convertì sul mo
bbe conseguito l’Imperio dell’ Asia. Non vi riuscì ; e temendo, che i
suoi
soldati ne ttaessero cattivo presagio, lo tagliò
Isola di Lesbo, e riputavasi il più eccellente suonatore di cetra a’
suoi
tempi. Dopo essersi trattenuto lungo tempo appres
nse col velenoso dente nello stesso piede, e sul più verde degli anni
suoi
la fece morire. Altri dicono, che fu punta da que
non potè fargli pagare il’ fio, che bramava, perchè quello venne da’
suoi
cittadini nascosto sotterra (c). (4). Alcuni las
bbe per madre Astipalea. Egli fu amantissimo dell’agricoltura. Uno re
suoi
servi, stanco d’affaticare in una vigna, da lui p
in vece perirono. Nettuno, che in quella circostanza avea soccorso i
suoi
figliuoli, li istruì della loro nascita, e della
a’ Numi. Ad amareggiare il di lei contento si presentarono agli occhi
suoi
i cadaveri di Plesippo e di Tosseo, che si portav
tore ; conchiuse, che Romolo medesimo ricercava di venire adorato da’
suoi
sotto il nome di Quirino. Così fu : i Romani gl’
a coloro, che non voleva ammettere in città(e). Anche Bellona aveva i
suoi
Sacerdoti. Questi si chiamavano dal nome di lei B
dovea fabbricare. Per gli usi del sacrifizio avea mandato alcuni dei
suoi
compagni a prender dell’acqua alla fonte che trov
ntela coi principali Dei, poichè Giove era suo genero, Venere e Marte
suoi
suoceri e Bacco suo nipote, oltre il proprio meri
ndatore di una illustre città, non ostante non fu felice, e neppure i
suoi
discendenti. Di lui ci dicono i Mitologi che si r
ritirò insieme colla moglie dalla vita pubblica e finì oscuramente i
suoi
giorni. Dei suoi posteri, non i Mitologi e i poet
olla moglie dalla vita pubblica e finì oscuramente i suoi giorni. Dei
suoi
posteri, non i Mitologi e i poeti soltanto, ma an
tento e sicuro egli stesso dell’opra sua, che non potè nasconderlo ai
suoi
lettori, ed asserì di aver superato Lucano ed anc
lla lingua latina e in tutte le più colte lingue moderne, con tutti i
suoi
derivati e composti (alfabetico, alfabetare, anal
senza tante sicumere e accordature d’orchestra. Finsero che Bacco nei
suoi
viaggi di proselitismo enologico avesse trovato n
Tracia, il quale aveva ordinato che si tagliassero tutte le viti dei
suoi
Stati, nel volerne recidere alcune di propria man
pel culto di Bacco. Fu poi generosissimo co’suoi devoti cultori, ma i
suoi
doni erano pericolosi per la sovrabbondanza stess
e di gozzoviglia. In questo senso l’usò anche il Petrarca in uno dei
suoi
più celebri sonetti : « L’avara Babilonia ha col
D’ira di Dio, e di vizii empi e rei « Tanto che scoppia ; ed ha fatti
suoi
Dei « Non Giove e Palla, ma Venere e Bacco. » Al
Il regno di Bacco è finito dove Febo non lo favorisce colla forza dei
suoi
raggi calorifici e chimici. Testimoni i Germani,
a Titano, e tra le altre quella di far sollevare urli e strepiti da’
suoi
sacerdoti, perchè non si udissero in cielo i vagi
ano si accorse della frode e della violazione dei patti, e insiem co’
suoi
figli mosse guerra a Saturno, lo detronizzò e lo
Cibele in una oscura prigione. Quando Giove fu adulto, coll’aiuto de’
suoi
fratelli Nettuno e Plutone fece guerra allo zio T
elesti regioni con tutta la famiglia dei Titani ; liberò di carcere i
suoi
genitori, ma prese per sè il regno del Cielo e di
a o adorava, nè perciò ebbe mai tempii ed offerte. Immaginavano che i
suoi
decreti, riferibili a tutte le future vicende (ec
e vi allude : tanto gli stava a cuore d’imprimer bene nella mente dei
suoi
lettori questa fondamentale dottrina del libero a
rrogazione delle pene ! A compagne del Fato e ministre esecutrici dei
suoi
decreti aggiungevansi dagli Antichi la Necessità,
aganesimo, era anche essa ministra del Fato e l’ultima esecutrice de’
suoi
decreti sull’esistenza dei viventi ; ma fu consid
lcano è conosciuto questo Nume anche dal nostro volgo ; e la fama dei
suoi
esterni difetti, benchè a lui non imputabili, si
me accade pur troppo nel mondo) ed è stata più durevole di quella dei
suoi
rarissimi pregi nella Metallurgia. A Vulcano infa
ongono in mano un martello e presso a lui un’incudine, e qualcuno dei
suoi
più celebri lavori di metallo. Molti sono i lavor
ibro viii dell’Eneide descrive prima la fucina di Vulcano coi Ciclopi
suoi
garzoni che lo aiutavano a fabbricare i fulmini ;
ll’albero della nave, avendo otturate prima le orecchie colla cera ai
suoi
compagni, e detto loro qual direzione tener doves
li animali viventi, non è vero che sia un animale carnivoro, perchè i
suoi
stromenti masticatorii sono atti appena a maciull
o « Lo sparso gregge : e sì il tumulto cresce, « Che fatto al carro i
suoi
delfini porre, « Quel dì Nettuno in Etiopia corre
da essi, ma vincerli e dominarli, facendoli servire o vivi o morti ai
suoi
proprii vantaggi234. Infatti l’uomo ha saputo rid
XXIX Plutone re dell’ Inferno e i
suoi
Ministri Pur di esser re, Plutone benchè nato i
Cerbero che aveva 3 teste, e difendeva meglio e con maggior fedeltà i
suoi
padroni che far non potesse una coorte di Svizzer
questa perifrasi : colei che di e notte fila, supponendo che tutti i
suoi
lettori sapessero bene la Mitologia, e che perciò
iva « Nelle tenebre eterne, in caldo e in gielo. » E usando i soliti
suoi
modi cortesi, « Batte col remo qualunque si adag
in cielo, « Tonar quaggiuso e folgorare a prova. « Questi su quattro
suoi
giunti destrieri, « La man di face armato, altera
on andassero in possesso generi estranei alla famiglia, propose che i
suoi
50 figli sposassero le 50 figlie di Danao. Questi
io per cacciarvi tanti storici personaggi dell’èra cristiana ed anche
suoi
contemporanei, di ogni classe e condizione, laici
ruti, proibi di mangiar la carne di qualsivoglia animale, e ridusse i
suoi
seguaci a cibarsi soltanto di vegetabili ; il che
adulazione al potere assoluto e dispotico del supremo imperante o dei
suoi
eredi e successori, non già come in Grecia un att
in Grecia un atto spontaneo delle popolazioni memori delle virtù dei
suoi
uomini illustri, e grate dei benefizii da essi ri
onquistatore del mondo, senza che pensasse mai a deificare alcuno dei
suoi
più celebri generali che a tanta gloria e potenza
ri dell’innocenza perseguitata favorirono quell’Eroe, sottoponendo ai
suoi
servigi il caval Pegaso posseduto prima da Perseo
cipitò dall’alto sulla terra ; e così miseramente finì Bellerofonte i
suoi
giorni. Il Pegaso continuò il volo sino al Firmam
ttane dagli avversari del Savonarola ed imprudentemente accettata dai
suoi
fautori, riuscì funesta al Savonarola stesso. Il
ano : Meleagro figlio del re Oeneo e duce di quella eletta schiera, i
suoi
zii Plessippo e Tosseo, fratelli di Altea sua mad
schio e la pelle del cinghiale lo cedè ad Atalanta. Ciò dispiacque ai
suoi
zii, mal tollerando che una donna con tal distint
orvi rimedio ; chè ella sola il poteva. Quelli che gli apprestavano i
suoi
affettuosi compagni furono affatto inutili, e la
veva formato la solida crosta del globo terrestre con tutti i diversi
suoi
strati ; e gradatamente prodotto tutti gli oggett
racconta Ovidio nel iv dei Fasti : ogni superstiziosa religione ha i
suoi
adattati alle fantasie ed alla credulità dei popo
entare elettro negativo, scoperto nel 1772 da Muller, e che per molti
suoi
caratteri imita le sostanze metalliche. Da questo
re, che prima si diedero diversi nomi a una stessa divinità secondo i
suoi
diversi attributi, o poi questi diversi titoli a
e13. Il notare questi diversi usi e significati della parola Natura e
suoi
derivati, credo che sia più utile per la studiosa
a tutto l’orbe scientifico che lo registra premurosamente in tutti i
suoi
periodici e in tutte le carte uranografiche coi c
via « Per discacciare i mostri ottima sia. « E prima fa che ‘l re con
suoi
baroni « Di calda cera l’orecchio si serra, « Acc
l’impresa, rimanendo spettatori e pieni di maraviglia gli stessi Eroi
suoi
compagni. Ecco perchè d’ora in avanti anche i nos
ebbe dovuto subire anche la morte, se non la di fendevano Adrasto e i
suoi
compagni. Dante in un sol verso accenna questo fa
alazzo di Teti, entrava in fondo ad una nave d’oro col suo carro ed i
suoi
cavalli, ed era trasportato velocissimamente per
ía. È facile lo spiegar questa favola, se riflettiamo che il Sole coi
suoi
raggi chiamati poeticamente dardi, o strali, o sa
i che vedeva togliersi le sue prede, ossia richiamare in prima vita i
suoi
sudditi, se ne lagnò con Giove ; e questi, non po
pere che l’ara consacrata ad Ercole in Roma chiamavasi Massima, e che
suoi
sacerdoti erano i Potizii e i Pinarii. Lo stesso
il politeismo dei Troiani e dei Greci già professato da Romolo e dai
suoi
compagni prima di fabbricare la città di Roma. Qu
olle seguenti parole : « Il popolo romano chiamò « Giove Ottimo per i
suoi
benefizii e Massimo per la sua potenza » 59. Era
i Barca. 66. Parlando il Vico di questa Catena nel libro secondo de’
suoi
Principii di Scienza Nuova, riferisce che in essa
fica ; ma essa pure, nella vita che diremmo privata o domestica, ha i
suoi
difetti non meno di Giove, sebbene di un altro ge
cristallino dell’occhio, ed ha appunto questo nome dalla varietà dei
suoi
colori, ed è quella che determina il colore parti
era adorata da quasi tutti i popoli idolatri ; e Cesare rammenta nei
suoi
Commentarii, che gli antichi Germani regolavano l
ulla faccia e lo trasformò in cervo, che nel fuggire fu raggiunto dai
suoi
propri cani e da essi miseramente dilaniato. Diss
iù impossibili ed incredibili era tanto famigerata, che la eternò nei
suoi
mirabili versi lo stesso Virgilio. Si riferisce a
del Leopardi. Il traduttore lo intitolò Titanomachia, aggiungendo ai
suoi
lettori questa avvertenza : « Già sapete che non
re275). Socrate diceva così per secondare il linguaggio e le idee dei
suoi
connazionali e per essere inteso da loro ; ma in
oteista. Bastino a provarlo le seguenti massime che egli insegnava ai
suoi
discepoli : « Il Dio supremo governa il mondo com
iose produzioni ; ed anche, secondo la Mitologia, pel gran numero dei
suoi
figli, che Esiodo fa ascendere a 6000 ; cioè 3000
eno seppe valersi Dante come di similitudine per dare idea di uno dei
suoi
più straordinarii e sublimi concetti. La favola è
, in questa parte, è più esplicito ed aperto degli altri ; e perciò i
suoi
libri sulla Natura degli Dei, sul Fato e sulla Di
nverso, » cioè ritornato nella prima mistura e confusione di tutti i
suoi
elementi2. I corpi elementari, secondo gli antich
re anche per Saturno e per Cibele, ma principalmente per Titano e pe’
suoi
discendenti, come vedremo a suo luogo e tempo. Ur
liberarla e la tenesse altrove nascosta o incognita pel rimanente dei
suoi
giorni. — Altri poi asseriscono che si calava nel
e umano, non fa la più bella figura, come abbiam notato di sopra, nei
suoi
doveri poi, che diremmo domestici, vale a dire di
ichè fa dire ad Enea dall’ombra di Ettore, che Troia affida ad esso i
suoi
Penati ; e inoltre gli comanda che cerchi loro al
— Il selenio è un corpo elementare elettronegativo che per molti dei
suoi
caratteri armonizza col solfo, ma è molto raro in
che poi fu detto Argolide. — Molte fondazioni furono poi fatte dai
suoi
figli e nipoti, detti Inachidi. — Foroneo, fi
a Cerere dagli emblemi coi quali è sempre rappresentata. Sono emblemi
suoi
distintivi una corona di spighe di grano sulla fr
io del Dio Pane con questa Ninfa sembra significare che solo ai detti
suoi
l’Eco rispose. Questo Dio era adorato principalme
v. l’èra crist. in occasione di una pestilenza che devastava Roma e i
suoi
contorni. Ancorchè la storia nol dica, possiamo t
faccie poi gli avranno servito anche meglio pel disimpegno di tutti i
suoi
molteplici uffici. La statua di Giano con due fac
i raffrenar coll’impero sovrano le anime dei malvagi, e vegliar che i
suoi
ministri non mancassero al loro dovere di torment
Antichi160. Perciò il culto di Mercurio era estesissimo, e Cesare nei
suoi
Commentarii ci lasciò scritto che i Galli adorava
bre per le sue Satire, nel parlar di giudizii diversi che ne davano i
suoi
contemporanei, così dice : « Sunt quibus in sati
rasformati in costellazioni, oltre Perseo, la sua moglie Andromeda, i
suoi
suoceri Cefeo e Cassiopea, e finalmente qualche t
per sè da quelle Dee un simil canto, che abbatta l’invida rabbia de’
suoi
nemici : « Ma qui la morta Poesia risurga, « O s
reduta manifestazione della volontà degli Dei287). Catone Uticense ai
suoi
amici che gli suggerivano (quand’egli era in Affr
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